BLADE DIARY x ECÓ

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BLADE DIARY Il BLADE DIARY é un diario sulla cultura underground del Rollerblading. Ritrae tutti i pro della prima generazione e i nuovi talenti che si stanno affacciando sulla scena. É un album di famiglia. Dopo il boom degli anni ‘90, i businessmen hanno abbandonato il mercato e l’ industria del Rollerblading é collassata. I giovanissimi atleti professionisti si sono riorganizzati in una cultura e in un’ industria interamente auto prodotta e auto gestita. Così la scelta dei supporti della mostra é coerente con la natura D.I.Y (do it yourself) del racconto, le stampe 50x70 cm sono manifesti da strada e il catalogo è una fanzine fotocopiata come quelle che si distribuivano durante i concerti punk negli anni ‘70. Le foto sono figlie di Vita. Di vita vissuta, quella vera. Quella che non si nasconde dietro falsi sogni. Quella che va rincorsa. E morsa. E strappata. Quella dei bagni nell’oceano. Di notte, con una luna che il mondo lo fa tuo. E’ nostro, il mondo. Come in Messico, fuori da un finestrino. Quel ragazzo si chiama Brian, il suo cognome è Freeman. Ma gli amici lo chiamano B Free.

BIO Pietro Firrincieli, classe ‘85, nasce a Ragusa e cresce a Verona dal primo anno fino ai 18. A 28 torna a Casa, in una campagna sulla costa della Sicilia orientale: è il terreno del nonno, ha voglia di prendersene cura, vuol veder nascere i fichi d’india. Nel frattempo si laurea in Graphic Design e Multimedia nel 2007 e l’anno dopo fa da assistente a Maurizio Marcato; così inizia il suo percorso nella fotografia commerciale specializzandosi in design di interni e architettura. Tra il 2009 e il 2010 fa un Master all’Agenzia Contrasto a Milano e nello stesso periodo inaugura lo studio fotografico Kassel&Wassel con Alberto Sinigaglia e abita a Cesuralab, il collettivo di foto giornalismo fondato da Alex Majoli, fotografo dell’Agenzia Magnum. A febbraio 2011 molla tutto, perché in altre parole non si potrebbe dire. Inizia il BLADE DIARY. Nel 2012 diventa staff photographer per Be-Mag Magazine e pubblica storie dall’Europa agli Stati Uniti, poi il Messico.

Federica Farnisi


Francoforte. Dovevamo girare dei clip per il nuovo video dello sponsor e scattare l’ intervista di Olav per Be-Mag Magazine. In questi casi, se si vuole portare a casa il materiale, Ê meglio chiedere scusa dopo, che permesso prima.


Mannheim. A Olav piace Jonny Cash, Il whisky e i videogiochi. Mentre scrivo questa didascalia, a Oslo, sta nascendo suo figlio.



Roma. Il quarto braccio da destra é il mio. Il mio primo tatuaggio. Nessuno di noi riusciva a guardare in macchina per assicurarsi che l’ inquadratura fosse dritta, e così ognuno di noi, con la mano libera, la teneva “in bolla” dal proprio lato. Fratellanza.


Copenaghen. Roskilde Festival. Alex al Blading Camp. Il giorno dopo sarebbe stato cacciato dal festival, assieme a Joe, per aver rubato della cocaina trovata in una tenda e aggredito la security.


Copenaghen. Roskilde Festival. Una tenda del Blading Camp.


Copenaghen. Roskilde Festival. Il Blading Camp. meglio noto come “Trash Camp�.


Berlino. Summerclash competition. Alex alle 8 di sera.


Sayulita. L’ultima cosa che mi sarei aspettato di trovare dopo 20 minuti di corsa sfrenata sul retro di un pick up nel mezzo della giungla messicana Ê uno skatepark. Dopo la session abbiamo attraversato la strada e scavalcato un cancello, in 15 minuti di cammino su un piccolo sentiero siamo arrivati ad una baia deserta e abbiamo fatto il bagno.


Sayulita. Sul retro di un pick up, senza limiti di velocità , sull’ unica strada nel mezzo della giungla.


Copenaghen. Real Street Competition. Jon Jon Bolino é il più talentuoso blader della nuova generazione, da quando il suo sponsor é fallito si mantiene vendendo marijuana in California dove é legale.


Berlino. Lo stile parte dalla musica, passa dalla strada, poi arriva in passerella e piĂš tardi ancora nei negozi. Tra 10 anni ci saranno ragazzini vestiti come Montre Livingston senza avere idea di chi siano i Black Sabbath. Ci sono giĂ stiisti che non lo sanno.



Messico. Il cognome di Brian ĂŠ Freeman. Gli amici lo chiamano B Free.


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