Rohlfs gerard studi linguistici sulla lucania e sul cilento dialetti e grecità del cilento congedo e

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GERHARD ROHLFS

Studi Linguistici sulla Lucania e sul Cilento

CONGEDO EDITORE


ISBN 8877863579


DIALETTI E GRECITĂ€ DEL CILENTO *

* Titolo orig.: Mundarten und Griechentum des Cilento, in ~Zeitschrift fur Romanische Philologie~57 (1937), pp. 421-461.



I1 Cilento è in senso più stretto la zona montuosa a ovest del fiume Alento (cisAkntum). In senso più ampio il nome indica tutta l'area tra la Piana di Paestum lungo il basso Sele ( S i l m ) e Sapri, sul mare. Nell'antichità questa zona apparteneva alla Lucmia. Nell'epoca dele colonie greche era sotto l'influsso politico e culturale degli Eleati (&a) e dei Posidoniati (hooe~6avia).Dopo il lungo dominio romano fece parte per circa 100 anni del regno bizantino. Poi fu mnessa al ducato longobardo di Benevento e, dopo la divisione di questo nell'840, segui le sorti del principato di Salerno. Da allora il Cilento costituisce la parte più meridionale dell'attuale Campania. È una zona montuosa frastagliata, divenuta più accessibile al traffico appena 30 anni fa. Ancora oggi nell'estremo sud del Cilento (Basso Cilento) alcuni villaggi (Morigerati. Ispani, S . Cristoforo) sono accessibili solo a dorso di mulo. Nel Cilento non esistono grandi centri abitati. Sono invece frequenti piccole comunità rurali e gruppi di casolari per lo più molto vicini. Agricoltura. frutteti e vigneti, allevamento sono le risorse della popolazione.Negli ultimi anni si 0sserva la tendenza a ripopolare più intensamente le zone costiere, abbandonate nel medioevo per la minaccia saracena. Dovunque sorgono le 'Marine', centri nuovi sulla costa: Camerota, Ascea, Acciaroli. Agnone, S. Maria di Castellabate. La popolazione si sposta ora dai monti al mare. I1 Cilento costituisce per la lingua e i costumi il graduale passaggio dal meridione calabrese alla Campania vera e propria. Sui dialetti del Cilento è stato pubblicato solo, alcuni anni fa, uno studio sulla fonologia di Lewis A. Ondis (Phonology ofthe Cikntan ciialect, New York, 1932). Questa opera non risponde però a rigidi criteri scientifici. Il materiale linguistico trattato non è localizzato con sufficiente precisione, la trascrizione e l'interpretazione linguistica lasciano molto a desiderare, per non parlare poi delle etimologie, spesso del tutto fantasiose (cfr. la mia recensione in 'Literaturblatt", 1935, col. 435). Grazie all'inchies ta per l'Atlante linguistic0 italiano (AIS), ebbi occasione di recarmi nel 1924 a Omignano (punto 740), nel cuore del Cilento. Nell'estate del 1935 e 1936 feci altri due viaggi in questa zona, per cui mi fu possibile raccogliere u n materiale abbastanza ampio. Ciò mi permette di delineare u n quadro dello sviluppo iinguistico di tutto il Cilento. Non mi sembra necessario descrivere tutta la


fonetica: molti fenomeni linguistici sono infatti ampiamente diffusi al di fuori del Cilento, hanno uno sviluppo chiaro e non destano quindi u n interesse particolare. Qui mi limiterò percio a discutere alcuni fenomeni che contraddistinguono il Cilento quale importante zona di passaggio tra la Calabria e la Campania. Questa posizione particolare del Cilento è evidente anche nella diffusione dei relitti lessicali greci. Mentre il Basso Cilento ha in gran parte solo quei vocaboli greci caratteristici della Calabria settentrionale, nel Cilento settentrionale in genere si registrano ancora solo quegli elementi greci che sono presenti anche nei cosiddetti dialetti centro-meridionali (campano, irpino, pugliese, abruzzese). La trascrizione adoperata qui e quella del19Atlantelinguistico italiano (AIS)ad eccezione di alcuni casi, in cui mi uniformo al sistema di trascrizione adottato in questa rivista: C (= C dell'AIS), 6 (=g), 'h (= x ) , !e (=ye), z p (= wo). Deviando dal sistema della "ZRP4h".qui compare C per l'affì-icata mediopalatale (it. macchia) e g per il corrispondente sonoro: u è uguale alla u della "ZRPh". - Per la trascrizione delle vocali atone cfr. p. 86 . Per le singole località adopero le seguenti abbreviazioni: = Ascea A Li = Licusati Lo = Caste1 S. Lorenzo = Centola C Ca = Castellabate M = S. Mango Mo = Morigerati Ce = Celle Cp = Capaccio O = Omignano (p. 740 d. AIS) P = Perdifumo Cr = Ceraso Pe = Pellare (presso Vallo) Cs = Caselle in Pittari R = Roccagloriosa Cm = Camerota Cpr = Campora Ro = Roccadaspide S = Stella Cilento CU = Cuccaro G = S . Giovanni a Piro T = Torre Orsaia V =Vallo = Laurito L Ringrazio per la loro preziosa collaborazione durante le mie inchieste il Comm. Gaetano Passarelli di Vallo della Lucania, la signorina Titina Virgili di Morigerati, l'aw. Giovannantonio de Luca di Torre Orsaia, il dott. Leopoldo Finamore di Roccagloriosa, il signor Ferdinando Palazzo di S . Giovanni a Piro, il signor Giovanni Buonomo di Ascea e il podestà di Camerota. del quale non ricordo i1 nome. Ringrazio anche il Dr. Th.Elwert (Roma)che gentilmente copiò per me alcuni brani da u n libro di Laudisius, Paleocastren Dioeceseos Historico-chronologicaSynopsis (Napoli, 183l). introvabile in Germania. 1. Dittongazione. - I1 Cilento partecipa a quei fenomeni di dittonR;ii.ione caratteristici di tutto il meridione, ad esclusione di poche aree. Mentre qiiindi le vocali aperte E e 6 restano tali davanti a -E o


-A in sillaba finale (mqld "miele", frqud "febbre", prqta "pietra", k ~ r d "cuore", r ~ t "ruota", a s ~ k r "suocera"), a in sillaba tonica si dittongano in ìe e uo in presenza di una -T o -5 finali. L'accento si trova però sul secondo elemento del dittongo: piédì, p d r k u , in contrasto con la maggior parte dei dialetti calabresi (i piedi, u piiorku). La dittongazione si realizza in sillaba aperta e chiusa: piéri (Ca) "piedi" ma peri (Ca) < PEDEM, miériku (L) "medico", Eéttu (L), siérpu (C, Ca) "serpe", mbiemu (0)"inferno", Ciévutsu (C) "gelso" ma &&tsa (C) "gelso bianco", zirivieddu (G. Mo) "cervello", piettu (G, Mo) "petto", Suliérnu (O),Aliéndu (O)"fiume Alento", Piéste (Ca)C PAESTUM; vQyd(Ca)~ 6 @uu (L), kgbriu (T) VEM ma al pl. vgbi (Ca), @sso (Ca)ma al pl. Qssa, KCORIUM, katgbyu (L) "casa misera" <h-a~dqaov,gbriu (L) C HORDEUM, sgbkro (Ca) "suocero" ma sqkra (Ca) "suocera", @ortoM, gbsirno (V) "fiuto" 6 0 6 ~ . Nell'area in cui ho svolto l'inchiesta solo il dialetto di Camerota non partecipa a questa dittongazione. Esso non conosce infatti dittonghi: péttu. lqitu, vQnu "inverno", m q r n u "inferno", i rtndi''i denti*, meriku. seru; Qvu. kQQu, i v Q ~ i sQkru, , Qssu, Qrtu, k~llu,kqrivu "corvo". Carnerota si allontana dunque dallo sviluppo fonico della provincia di Salemo e di tutta la zona linguistica campano-lucana. La totale mancanza di dittonghi in questo dialetto deve avere dei motivi particolari. La spiegazione più immediata potrebbe essere l'ipotesi che si possa trattare di un'isola linguistica sorta per irnrnigrazione da un'area dell'estremo sud in cui non ci fosse dittongazione. Mancano però altri elementi a sostegno di questa spiegazione. In particolare anche il vocabolario di questo dialetto si inserisce organicamente nei rapporti lessicali dei dialetti cilentanf circostanti. Ciò non esclude però che questo interessante fenomeno fonico in ogni caso debba essere considerato in relazione con i dialetti delle altre zone meridionali in cui non si verifica dittongazione. Queste sono: alcune aree della Sicilia (particolarmente nel sud e nel centro dell'isola), la Calabria meridionale e la parte più meridionale della Terra d'otranto. A queste zone si aggiungono a nord solo alcune località isolate: Rossano (prov. di Cosenza), alcuni villaggi del bacino del Sinni (Lucania sudorientale) e Maratea (Lucania sudoccidentale), dove ho svolto una inchiesta per l'Atlante linguistico italiano. Nei tre territori più grandi citati sopra la romanità poggia s u una neoromanizzazione che risale appena al medioevo e che ha sostituito le lingue originariamente dominanti (greco, arabo) solo relativamente tardi1. In base a tali considerazioni queste forme linguistiche atipiche nell'italiano meridionale si possono dunque a ragione collega-

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Cfr. da ultimo Rohlfs, Scavi linguistici nella Magna Crecla. 1933,pp. 55 ss. e 85.


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re con quella lingua aulica medioevale, della quale si servivano i poeti meridionali (Giacomo da Lentino, Rinaldo d'Aquino, Giacomino, Pugliese ecc.) nella loro poesia illustre. Lingua che assunse probabilmente la funzione di una ico~vqal di sopra dei dialetti meridionali. E abbastanza noto che questa lingua comune (letteraria) era fortemente influenzata dal toscano. Ciò può spiegare anche la mancanza della dittongazione. In effetti il toscano mostra in molti casi la vocale semplice [vecchio. tempo. lepre, occhio,foco, ossol, laddove i dialetti meridionali che seguono lo sviluppo normale hanno dittonghi (per es. calabr. viecchiu, tiempu, liéputu. uocchiu, fuocu. uossu)2.Questa forma tipicamente meridionale di dittongazione, in quanto prodotto di uno sviluppo secolare della pronuncia, era legata a determinate leggi armoniche. Essa perciò non poteva assolutamente essere fatta propria da aree che hanno ricevuto la lingua italiana dall'estemo, come una sorta di lingua letteraria. I1 rifiuto di ogni forma di dittongazione si spiega non da ultimo anche con la mancanza di dittonghi nei sistemi fonici delle due lingue (greco e arabo) che dominavano originariamente in queste zone. I1 problema è ora stabilire se questa spiegazione è applicabile anche ai dialetti isolati delle aree settentrionali, che ugualmente non hanno dittonghi. Rossano (prov. di Cosenza) è u n noto e vivace centro di cultura monastica greco - basiliana. Maratea, come rivela lo stesso nome (cfr. in Grecia ~ n p a i ~ ÉMapaiSi65, a~, M a p a V i 6 "luogo dove cresce il finocchio") fu sede di un insediamento greco. Lo stesso vale per Camerota (< gr. ~ a p a p o r "a d ~volta").In effetti Camerota è l'unico centro del Cilento che ha conservato nel suo lessico la maggior parte dei relitti linguistici greci (cfr. sotto p. 1 0 8 ~ s . ) . Casi particolari: In alcuni vocaboli la mancanza della dittongazione. nonostante la presenza di -ii o -i nella sillaba finale, si spiega con il comparire di una a nella sillaba seguente. Questa infatti impedisce la dittongazione anche quando si trova nella sillaba finale (in tutto il Cilento: pr@aupietra",sepa'siepe", rpta "ruotan,spkra "suoceran).Si tratta dei seguenti proparossitoni: Cefalo (Ca)< ~ É < p a h o ~skQrfano (Ca) < , air6prarva, t ~ n a k o (Ca) 'un tipo di erba" < % v g , QECCUIO (Cp, O) 'oppio", 'loppion (der. di OPULUS), trqkkano 'pezzo di ramo non spaccato", kasendam (Cm, L, R) "lombrico" < dorico ya5 Evrepov. Cfr. in proposito gli accurati elenchi in H. Lausberg, Die Mundarten Sudlukaniens, 9 130 ss. K r ~ k k u(O)'gancio" e u n gallicismo (fr. croc), che anche in napoletano conserva la forma non dittongata h ~ k k o . Tra i vocaboli in cui manca la dittongazione si registra anche p@u In proposito cfr. ora F. Schurr, 'Roman. Forsch.", 50, p. 285.


(L, R), péo (Ca, P, S) "peggio" c PEJUS. Anche in napoletano si ha: peo, peuo (D'Ambra), Ischia p a ò (Freund, p. 5),mentre in calabrese pié-

ju, col dittongo. Sembra che, almeno in certe aree, la desinenza -us dei neutri e di altre declinazioni non abbia avuto alcun effetto sulla vocale tonica. Così si spiega sQru(Cm, Cs) < *sp~us (su socrus) contro cal. sett. suoru. Cfr. anche nel dialetto laziale di Serrone l a pékuUpecora",ma Eéku. témbo, letto, immémoecc. (v. "Arch. Rom.", 13, 206). In Puglia invece, dove ugualmente non si registra metafonia, cfr. a Trani pais c PEJUS (in sillaba aperta). m&d c MELIUS (in sillaba chiusa), potrebbe essere piuttosto la palatale seguente a impetarant. véC& (ma vient "vento"), dire il fenomeno, come in *VECLUS: barese v@% (vient), leccese vetcu (vientu), cfr. Ribezzo, li dialetto di Francavilla Fontana, 5 10. I1 suffisso per la formazione di etnici -otu C -Wqs(cfr. LGII, p. 584) stranamente non partecipa alla dittongazione. Si dice S k a ~ t(R) i "gli abitanti di Scario", LauGQtu (V) "abitante di LauriaW3.Questa constatazione concorda con osservazioni fatte anche in altre aree. Anche in provincia di Cosema infatti si dice SkaliyQtu(Scalea),Mant@u (Amantea),sebbene qui 5 davanti a -6e i si dittonghi. In altri casi si ha invece la normale dittongazione: cosent. gabilluotu "gabelliere" (Rohlfs, Dizion), b&ariUotu "venditore" (Accattatis, p. 88).La diversità nel trattamento di w non si spiega supponendo che w sia stato talvolta trattato come lat. 6. In questo caso l'esito dovrebbe allora essere -utu, pl. -uti!La mancata dittongazione potrebbe piuttosto dipendere dal fatto che greco -<5q5(pl. -Gzai) originariamente aveva nella sillaba finale una vocale che non causava dittongazione. Si consideri che nel dialetto greco ancora parlato in Calabria, il suffisso compare ancora oggi come -ota (Condofurjbta "abitante di Condofuri", Vunembta "abitante della contrada Vunema", yalota "uomo della costa")! Si deduce quindi che l'attuale desinenza -qtu deve aver sviluppato la -u solo in un'età relativamente recente4. In mierkuri (0)'mercoledì", v@rwt-i(0)"venerdì" la dittongazione della sillaba pretonica si spiega considerando il tipo del composto: MERCURIS-DIES, VENERIS-DIES. Interessante è vjgtta (Ca, Cp, P) "presto", "sollecitamente", diffuso anche nei dialetti dalla Basilicata (Picemo vietta, Ripacandida aviettd). La forma vietto "subito". "tosto" indicata da Nittoli per il dialetto irpino. fa supporre che la -asia sorta solo in u n secondo momento. In questo caso la base latina è ~ZCTUS"portato". Per il significato astratto si veda ital. a d un tratto (c TRACTUS), calabro-greco sirSi dice però AZypti (A) per indicare gli abitanti di Ascea. Anche il sufisso -otto, sorto per influsso di -@G, nel meridione spesso non subisce dittongazione, cfr. C. Merlo, Fomlogia del dialetto di Sora, p. 144.


ma "presto". "subiton d p p a "il tratto" (Rohlfs. LGII. p. 493). I n f ^ r - f. sg. "forbicin(O) < FORFICEM. che si registra colla forma dittongata anche in napoletano (D'Ambra. p. 192: laf@rfece) e nella maggior parte dei dialetti carnpani (cfr. AIS. C. 1076).il dittongo sembra causato dalla i della siliaba postonica. Questo fenomeno si verifica regolarmente anche in calabrese per i sostantivi femminili proparossitoni. cfr. cal. iéricu, piérticu, codiéspina < oi~oSEsrrorva,liésina ecc. (Rohlfs. NDDC. p. 21). La forma judmu (G. Mo). yubrnu (CA, V). molto diffusa nel sud. (registrata isolatanon continua il lat. DIURNUM. ma la forma g i ~ m o mente anche in Toscana. cfr. AIS. C. 336). prestito dell'italiano settentrionale diffusosi nel sud. La forma locale yiimu si trova ancora nel dialetto arcaico di Camerota. 2. Le vocali chiuse e e o (in presenza di -a, -e. -o nella sillabafvale). - Lo sviluppo di queste vocali (lat. E, i >e lat. 6. C > o) nella nostra zona non è uniforme. I1 Cilento meridionale (a sud di Vailo) partecipa allo sviluppo caratteristico dell'estremo sud: la vocale palatale compare come i, la vocale velare come u (cfr. sic. situ, nuco. I1 Cilento settentrionale mostra invece le forme foniche comuni nel napoletano (setu, no&). Qui sotto dò una serie di esempi per ogni località. Ornignano: tela IéJgga neod. uéna uokka. @Ed. no&. Castellabate: temba "zolla" C *-IIMPA. urénna "cruscan C lat. med. BRINNA (FEW I, 5 16) C gall. *IIIII~NNOS. ;edda 'ala" <AXILUI. késta "questa". f ucétola "beccaflco" < 1~1cEDULA.pdSk@nd"sasso". yoska "loppa" (v. p. 48).vokka n&d. Vallo: meta "bica". q é t a "bietolan(<*BLETA). sétu, vrénnu, parrédd a "cincialiegra". Sédda "ala". tréppdtd "treppiede" <TRI"PEDEM. vQdda "bolliren.f Gétoh, mogdttjra "grande giarra da acqua" (V. glossario). y&ka Laurito: situ, pi%. kattid, sayitta"fu1mine". knsta. munna (Vallo. Caste1 S. Lorenzo morena) "mora". timba (Perdifumo. Stella témbu) ''~olla"C GIEIIA x * - ~ M I > A . nuzd, y h k a Torre 0rsaia: y iia "bietola". slrippa "sterilen (Castellabate s t r é p pa). piEi, kaiina guskca, nuzi, arnippd "arare per la seconda volta" ( < ~ R U M I ~ I : I < E ) . Roccagloriosa: strippa. tlmba. tripitd, katina, piid, yiiska, miirula "mora" (nap. morola). n u h . S. Giovanni a Piro: kaiina vivi < iiir3i.r. faidda "favilla". sUa kunnih. Sidda "ala" piZi, ?ira, misi "mese". nivi, uUZi. suli "sole". vUkka. Morigerati: katinu, vivi, faidda, s i r a kunnih, &idda "alan. pizi, Zira, misi, nivi, vuci, siili, vukka Camerota: katu.ia ayitu, minna (Omignano ménnu) "seno della


donna", h b a , ur[nna, HUia 'ala", sikka, fu6itula. ska, vha, n h , strippa, y s k a . 'hiird "flore". &MCABSCONDERE. "mattone". vuWca, maAscea: nwtkida (Capaccio rnort@h)"mirto". y a k a , tlmba,musira (Castellabate mqséra) 'stasera". 3. Le vocali chiuse e e o (davanti a -3 e -i). -Nel Cilento settentrionale. dove e e o restano invariate. in posizione tonica si metafonizzano rispettivamente in i e u se nella sillaba finale compaiono i, e i. Nel resto deli'area. più a sud. compaiono sempre i e u Ornignano: @cka ma sudco, Ipp ma Iupo, rossa ma nisso, sQrda ma sllrdo, roi thuZi 'due tavole" C*DUAE ma ruji dmmini < *DUI

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Castellabate: éra 'essa" CILLA ma iro "egli", késta ma kisto 'questo". kéra ma kUo "quello". yérita < * D ~ I T Ama yirito < D I G I ~ . vérola 'vedova" ma viro10 "vedovo". Casi particolari. Seguono lo sviluppo di o e e anche alcuni vocaboli che hanno ori. (Ca)"erica" < mginariamente fi e i:@li& (O)"pulce" C ~ C E M oli& CEM. EémiOd (O)'cimice" C C~WCEM.pé~n~ndOd (Ca.V) "cimice". Ritengo che l'abbreviazione della vocale tonica sia da connettere con I'accento proparossitono~Questo fenomeno dwe essere molto arcaico. poiché P ~ E Xè attestato già in Columella. Interessante è anche la forma @tu (A, Cu) 'grande bica di fieno" la q. Similmente nella Basilicata meridionale troviamo: C ~ T A con , céra < CERA, kannéla C CANDELA, réna C ARENA a Maratea (p. 742 delkannek r m sera. @su< MRNSEM a S. Chirico Raparo 1'AIS). (p. 744 del19AIS).Anche i dialetti di alcuni villaggi della Calabria settentrionale hanno questa situazione fonica, che corrisponde a quella del sardo per la sua differenziazione di E e i e il passaggio di E > 9 (davanti a -a,-e, -o).Lo studio sulla Lucania meridionale del mio allievo Heinrich Lausberg offrirà ulteriori spiegazioni in proposito. In jékato (Ca. P, S) "fegato" la a della sillaba seguente ha impedito la metafonia. Interessante è inoltre aristaUarista"e "lisca" (Ca, O, S)<AIUSTA. nell'area in cui i > E davanti a a Cfr. anche le forme abruzz. (Roccasicura) &ka "arista" (in Finamore. ed. 1880) rischia "arista", "lisca", camp. &ka "lisca" < *ARISIULA. Sembra che l'esito particolare sia stato causato dal germ. &ka > ital. lisca Colpisce anche la forma y6md (0,S).SfOmd (Ca).che sembra rinviare a * F L ~ Ninvece che a FZ~~MEN.O abbiamo qui un caso di ipercorrettismo ('scriptio inversa')? Allora si dovrebbe dedurre che anche nel Cilento settentrionale una volta dominava u invece di o h&, V&). Solo in un secondo tempo, per influsso del napoletano, questa u è diventata o, provocando anche la sostituzione di yumd


(così per es. a Lo) con y o m . - Similmente si dovrebbero allora considerare e r d (O) "ridere" e iddu rézd (O) "egli dice". La e di queste forme rappresenta uno sviluppo singolare, estraneo a tutta la storia fonica dell'italiano. Tuttavia è possibile che anche in questi casi l'esito particolare sia condizionato dalla posizione della vocale in sillaba proparossitona (dicere, ridere). L'esito di OCTOBERnon è uniforme. Da u n lato abbiamo attn'fo (Lo. uttqhvu u Ra) ttnlfo (Cp),tbufu (T).th-uvo (Cu) dall'altro W ~ v (Cm), (A).Basil. tbqvua Maratea (AISC. 325. p. 742) corrisponde al secondo gruppo. La vocale tonica u è lo sviluppo normaledi una forma *-BRU. Nell'altro caso si h a l'impressione che nel sud abbia preso piede l'italiano letterario ottobre (comenel caso di giorno) con Q aperta. Nellla carta dell'AIS è registrato infatti per la Calabria ottqbn, per la Basilicata attqbrd e per la higlia attqbrd. Le forme del Cilento elencate sopra dovrebbero essere state prese in prestito in u n periodo anteriore. come deduciamo dalla presenza del dittongo. Esse poche ha ant ~ trebbero essere dovute a quella stessa ~ o medioevale che impedito la dittongazione a Camerota e Maratea. La forma m.@tsa (0)"milza" (germ. a. *MILTJA)presuppone una vocale E. Lo stesso vocalismo deve essere alla base delle forme registrate in Campania. Calabria e in ampie zone della Sicilia e della Lucania. A questo corrispondono anche arag. nieka, prov. mèka Non è stata ancora trovata una spiegazione convincente sotto ogni aspetto per questa forma fonica anomala (cfr. Rohlfs. Le Gascon., 5

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346). 4. Vocalifuiai e atone. - Nella nostra area tutte le vocali non ac-

centate si indeboliscono. Esse hanno un'articolazione più rilassata rispetto alla Toscana e alla Sicilia. Nella trascrizione utilizzata qui ho ritenuto di poter rinunciare a indicare queste sottigliezze fonetiche. Solo la e articolata debolmente è trascritta d. I1 lettore sappia dunque che u n sostantivo comefocétola in realtà va letto f"cétOla. Solo a Camerota le vocali atone sono distinte e chiare. - Nel Cilento meridionale (a sud di Vallo) compaiono in sillaba atona solo le vocali a, i, u (come in Sicilia e in Calabria meridionale). Lo stesso vale naturalmente anche per le vocali in fine di parola. Questa situazione si è conservata abbastanza inalterata a Camerota. Nelle altre località la generazione più giovane pronuncia per lo più già e (d) e o. Si vedano alcuni esempi: zipkddu, 8tn-m~"giallo limonen. M i Laurito: &mi~cu"setaccion. tu "lievito", gun~zzu,patri, stnimmulu "trottola". aféri "ghiron. Morigerati: iddu vivi "egli beve". vGi uvoce", skli "sole", nivi "neve". J~itula"beccafico". Ciriviéddu "cervello". fllmu, fnindi "fronten. m@i "mieteren, peri "piede".


Torre Orsaia: siriku "baco da seta", pizi "pece", nGi "noce". kapu, Zipu "legno", natdi. , Camerota: aku 'ago", f ~ i t u l a voyi "bue". yiniparu, tipitu, muqrina "mia moglie", ~irivellu"cervello", venisi "tu vieni". Nella parte settentrionale del Cilento abbiamo prevalentemente e (i$e o per i e u. Tuttavia anche qui in alcune località (0,Lo. Ra) si conservano -i e, caso ancora più frequente. -a 5. Le occlusive sonore. -Nella nostra area normalmente l'esito di lat. B. D, G è rispettivamente v, r (attraverso lo stadio intemedio 6) e y. Lo sviluppo da occlusiva a spirante si è verificato naturalmente prima in posizione intervocalica. La spirante si è poi generalizzata. per cui anche in posizione iniziale prevocalica compaiono i nuovi fonemi. Dunque non si dice solo yhita (C)C GABATA, siuo (V) C SÉBUM. p@d vérola (Ca),v@a (Mo)C V~DUA,fayo C FAGUM. U riendi (Mo)"i denC SDEM. ti", ma anche vijiaru (0)C BIF-ERUS, niyi (0)"due", ra "dare", ritertsa (C, L) "l'altro ieri" (< DIES TERTIA). Le consonanti occlusive restano invece in costrutti sintattici stretti quando, per influsso di una consonante finale originariamente presente, si verifica un'assimilazione, cioè u n raddoppiamento consonantico. In tal caso la v primaria ha lo stesso trattamento di v secondaria, cioè anche v si raddoppia in bb. Si dice vakka ma tre yd ma tre bb@i, na rqnola ma tre dd@-zold (Lo) (C TRES) bbakkd (Ca), v@ "tre donnolen, la yaddina ma tre gguddini (O), *sti (0)"vestire" ma e bbdstutu (0)"e vestiton. e bbém (0)"è veron, tu viri "tu vedi" ma ki bbiri (Mo) "che vedi?". Anche l'articolo femminile plurale o il pronome personale corrispondente provocano un raddoppiamento della consonante seguente. Qui e evidente dunque, come nel napoletano, l'influsso di u n antico IUS (Meyer-Lubke, Rom Gramm. I, § 621). Non ritengo necessario partire da una forma ricostruita *IWC come fa Merlo ("Studi Rorn.". 14.84). Merlo esclude infatti ILLAS per la mancanza di u n corrispettivo ILLOS nella declinazione maschile. Ma u n tale parallelismo non dwe esserci assolutamente stato. Anche in francese antico come e noto. si dicwa, vienent lifrere et le serours. Nella Lunigiana l'antica desinenza -ASè in parte rimasta fino ad oggi: le stelu, tre fava do cassa (Salvioni. Ladinia e Italia. p. 16. v. Wartburg in "ZRPh." 56, 6), mentre non si ha -0s. Così nella nostra area si dice la vina, ma li bbini (Mo), la vuzi ma li bbuZi (Mo), la yaddina ma Z i ggadini (Mo),la v@lama E, b b i ~ b(0).na vénama Z i bbeni (P ), uQgu "io vendo", ma b bbengu (0)"le vendo". ra "dare" ma td ld ddao (S) m ma ld ggammd ( S ) ,ecc. "te le do", la y Lo stesso sviluppo da occlusiva a fricativa si verifica anche nei nessi rb e bc Uaroa (0)"barba", Eiérdvo (Ca) 'acerbo", vrattso (S) 'braccio", vréma (P. S) 'crusca" C BRINNA. Nel nesso gr (in inizio di pa-


rola) questo sviluppo è passato attraverso lo stadio y fino alla scomparsa totale: r h t a (Ca) "coccio" < *GRASTA < y h p a , r e a (Ca) 'covone di grano" C GREMIA. rdno "grano". In molti vocaboli questa pronuncia è oggi diffusissima. Tuttavia si può sentire anche la fricativa velare: yramba (0)"granfiaW.yrasta (A. C. Cm. R. T) "pezzo di tegolo". Anche in posizione intervocalica la fricativa y è spesso così debole da scomparire del tutto. come per es. in j a g C FAGUS. più frequente dij@o, j&u Tra le due vocali possono allora comparire nuovi suoni di passaggio, la cui natura è determinata dalle vocali che si incontrano. Dopo u si inserisce W .dopo i una y. Si dice dunque juwu ( S ) ma lu wattu(0)"il gatto". Li g a t t i (0)"i gatti". u C JUGUM. la yatta (0). wrLddo (V) "il gallo". ma i yhddi M "i galli". Casi particolari. - Nei vocaboli proparossitoni d postonica può facilmente diventare i (cfr. Freund, Beii~iigezur Mundart von Ischiu, 538):ngutina (0,S ) "incudine". tripitu (Cm). tripiti (L. R) "treppiede" (Cm).Jic'itula ( C ) "beccafico" C FICEDULA. C ~ P E D E M ju?itula . 6. g inorganica - Per la sua labilità la fricativa g compare anche quando non è etimologicamente giustificata. Infatti g compare come suono di passaggio tra vocali: d i a r r e a (R).péyu (L, R) accanto a peo (Ca. P, S ) "peggio", m i l e u (T) "frassino" (cff. calabr. milléu, sic. m d d é u "id.").ynryu@yu (C. Ce. T) 'gufo" (cfr. calabr. gruguléju "id."). Ancora più frequentemente g compare in posizione iniziale prevocalica, anche se la parola precedente non termina con una vocale: yarda (V. Ca) 'arde", yé (O) "è". y h i (0)"ha". pla (V) "sbadigliare- < HALARE, yeu (L,T) "ion-<EGO. y6na "aia" < AREA. ymtu (L) "alto". y&lnu (R) "agnello" < AGNUS. E interessante osservare che l'esistenza di questo suono non è notata dagli abitanti del luogo. mentre è awertita dalle persone trasferitesi qui da altre province. Questo sviluppo si verifica anche nelle regioni meridionali vicine. particolarmente spesso nelle zone di confine calabro-lucane (cfr. Rohlfs. NDDC. p. 23). Anche nei dialetti neogreci si osserva questo fenomeno5. 7. La spirante J . - Latino J , in cui sono confluiti anche G davanti a vocale palatale e il nesso DA, compare come -y: yubko, ydtttt, yd n n h (0).y ~ (Ca, o P). yimmu (R) "gobba" < * GIMBUS, yirito (Ca)alterato da DIGI-IUS. y h u (Cm)"giorno" < DIURNUM, Qyi (O)"oggi". r a y u (O) "razza" < RADIUS, uhryu (Mo) "orzo" < HORDEUM. In posizione iniziale y preceduto da vocaboli che provocano raddoppiamento (cfr. 8 5).assume la forma 8g: Lu yiritu (0)ma Ziggeritu, la yQga (o)ma &&gdule giovenche". yutu "andato" ma yé ggutu (O) "è andato". 8. 1 nessi con .i Thumb, Handbuch der neugriechischenVolkssprache (19lo),elenca le seguenti forme dei dialetti g-ci: &&pag (&q),+q&,( d a &ohp> (&x&o>), m-, ( ~ ( x E ~anche o ) . in posizione iniziale: , (&ncpa)ecc. (p. 18). ( a h ) ,y$qw,y ~ S ( pmqa q &q)


1 - In posizione preconsonantica L si vocalizza > u: megtsa (0)'rnilza". k a p (0)'caldo". Si@u (L) 'scelto". &gtsano (P. S) 'ontanon < *ALSINUS. sqtsi%%a (Ca) 'salsiccia". 2 - I gruppi CL, PL e a > C, in posizione interna > cc: &ud, g & ~ o CUIU , (O. Cm) < ~ E N U S . &mmu (O) 'piombo". purcakka 'porcellana" C PORT(U)LACA. séeca (O. P) < s m . 3 - I1 gruppo BL diventa y in posizione iniziale. t in posizione inter(V. P) 'bianco": nito (Pe)'nibna: yétu (Ca)'bietola" < B ~ A yQgo .

bio" C NIB(U)LUS, néta (O) 'nebbia", ssutiz (Ca), szlh (O) 'lesina" < SUBULA. - I1 gmppo CL ha lo stesso sviluppo: térd(Pe, Ra,S) 'ghiro" < GUREM,tanna 'ghianda". tiva 'zolla" (C) C GLEBA. 4 - I1 nesso n- dà nella maggior parte del Cilento y (Cp. Cu. L. Lo. O. S. T. V): yatu (L. O) 'fiato". yuri (Mo) 'fiori". yumi (Mo). yomd (O. S)'fiume". ycska (Cu. V). y k k a (C. T) 'loppa" C * n u s cC~ *FUSCUIA (gr. qow~a). yord (O) 'flore". y&a (O) 'spaccare" < * m c CARE <*FACUIARE. y(>kka(P)'chioccia" <*nacc~. A Camerota e a Centola (qui però solo presso la generazione più anziana) abbiamo uno stadio sicuramente più arcaico. Qui domina l'esito 'h (= tedesco ich. 'humd (Cm). 'hzlru (C. Cm) 'fiore". 'wkka (C. Cm), 'hQkku 'fiocco". 'hetta (Cm) 'treccia di cipolle" < FLECTA. 'hibba 'cardine di porta" < *NBBA < FIBULA. A Castellabate si registra u n suono intermedio tra e 'h, indicato qui con Sy: Syomd. s y ~ t t a , Syibba -In posizione interna l'esito di -m-è generalmente 5: a356 (Ca. Cu. Cp. L. P. V) 'trovare" < AFFIARE. & S a (O) "sofllare" < SUFFLARE. 5 - SCL- si sviluppa in -Sk-:rnaSku (O) "serratura" C MASCULUM. iSka M 'terra sul fiume" C 'ISCIA < INSUIA: &a (Ca. P. T) "grande scheggia di legno" C *ASCIA < ASSULA. Altri esempi al 5 11. - Nella nostra area l'esito di questo suono 9. La geminata -u-. è d a cioè un'occ1usiva postdentale doppia. Nel Cilento. per quanto potei accertare. il suono ha perduto l'originaria cacurninalità. caratteristica della Sardegna. Sicilia. Calabria e Puglia meridionale

(@l-

Esempi: parrédda (Ca, S. V) 'cinciallegra" C *PARRIU, v@.ldd (Ca, O. S)'bollire". pQddola "farfalla" (v. glossario). Cipzldda (L. T) 'cipolla". fayidda (Cu) 'favilla". kukuddu m) 'bozzolo" cucmus. pisgddi (Ca) 'piselli". murtidda (A) 'mirto". yadduia (Ca. L. O. T) 'gallina". L'unico centro che non partecipa a questo mutamento è Camerota. Qui infatti -LL- si conserva: kQUu, yaluna murtilIa. k@Uu, SiUa 'ala" < AXILLA. Eiriv~llu'cervellon. piskrillu 'dopodomani". La geminata -LL- ha uno sviluppo particolare nelle forme che continuano il pronome ILLE. tranne quando questo ha assunto la funzione di articolo. L'esito è -r-: iro (Ca "egli". era (Ca) 'essa". kiro (Ca, O) 'quello". kéra(Ca. O) 'quella". ri(0)dativo 'a lui". 'a lei". Oltre al pro-


(0) nome posso aggiungere solo l'esempio p&u (Mo). p-O "pulcino" (C PULLICINUS). cfr. basil. (Teggiano) puri&u 'id." (AIS, C. 1126).Tuttavia non è certo se questo vocabolo debba essere veramente considerato insieme con le forme pronominali citate qui. In questo caso forse r deriva da 2 che si trovava in seguito a sincope (*PULCINUS) in posizione preconsonantica. Lo stesso si verifica in molti dialetti della Campania (e nelle aree limitrofe) malva > mCuva, siiUco > siirko, s6lma > s6rma Non è molto chiaro perché i pronomi seguano uno sviluppo anomalo. In ogni caso lo sviluppo è molto diffuso non solo in Campania, ma anche in Puglia. Abruzzo. Basilicata. Calabria ecc. Si può ipotizzare che lo sviluppo particolare dipenda in qualche modo dall'uso proclitico di questi vocaboli6. per cui r (originariamente suono cacuminale) rappresentava una forma con '. l articolazione debole del suono cacuminale & 10. 1nessi con le nasali. - Come in tutto il sud (tranne la Calabria meridionale. alcune zone della Sicilia nordorientale e la Terra d'otranto) i nessi MB e ND si assimilano in mm e m y&mma "gamba". ? U m "piombo". strhmolo "trottola" ophppo~.tanna "ghianda". manna "mandare", kannéla (O, Ca, V ) "candela". Cfr. anche nu mmclli (Mo) "non vale". Se preceduta immediatamente da una nasale (n o m). ogni consonante si sonorizza: @mbu (O)"tempo", lambu (O)'lampo". témba (Ca)t'zolla" < *IIMPA. k h b a (C, Ca. P , R. T) "bruco" C ~ & Awndu q, (O) bbAlento". rendd (Ca, O) "dente", Eiéndu (O) "cento*. raiJgo (V) "ragno" < *CRANCU (CANCER), raga (0)"ronca", r~gutina(0)'incudine". kravUng6 (Ca) "foruncolo" < c ~ ~ ~ ~ u ~ manginu c u ~ . u s ,(0)"mancino". I1 nesso NF ha il seguente sviluppo: nf > nv > mb: qmba (Ca) 'russare" C *RUNFARE (cfì-.nap. ronJae)), mbgrnu (0)"inferno". mbukd (Mo. O) "riscaldare" (cfr. nap. nfocare "accendere"). mbiisso (0)'umido" (cfr. nap. nfllso "bagnato"). mbamata (0)"polenta" ("infarinata"). I1 nesso NS attraverso lo stadio nts ha l'esito sonoro n&: ndzud (Ca. O, V) "sposare" (cal. nsurare) C *IN-UXORARE. ndzbfia (0)"sugna" (cal. nsiigna), ndzinu (0)"in seno". I1 raddoppiamento di m intervocalica. caratteristico del napoletaPer il confronto si potrebbe considerare berdfattd "bello" ('belve fatto") molto diffuso nei dialetti pugliesi (dove LL > dd): Trani betdfattd (Samo, p. 30).Albembello nafemdna krafdltd 'una bella donna" (AIS, C. 49, p. 728). La separazione delle forme dell'articolo nel dialetto di Molfetta si spiega nello stesso modo. Nel plurale femminile e nel neutro in posizione prevocalica domina dd se la vocale è accentata, se invece l'accento cade suiia seconda sillaba si ha r. Si dice dunque dd'ajrd "le aie", ma r'aloiud 'le olive", cid'cigrd 'l'oro" ma r'&itf 'l'aceto"; cfr. in proposito C. Merlo, 'Studi Romanzi", 14, pp. 32 - 33 (deli'estratto), e 'ZRPh." 30, p. 23, nota 1. ' I1 suono cacuminale r C lo sviluppo normale di -11- in alcune località della Piana calabrese meridionale (Polistcna, I,au rcann): kava.m, stura, s t i j a 'stella", k ~ m (Rohlfs, NDDC., p. 24). Anche nel guascone compare r per -Il-, ma solo iri posizione interna: bèro < BEUA, bouri: < WLURE, cara 'tacere" < *cmm, g a r b < GNIINA (liohlfs, 1 2 Gascon 8386).


no (fUmmo "fumo"). è attestato solo nei sostantivi ~ i (Ca) m"parte più fina del cavolo" ("cima").ncizimma (Ca. Cp) "sopra" ("incima"). 1 1. Palatalizzazione di s preconsonantica. - Già nel 5 8 abbiamo visto che il nesso -SCL- nella nostra area diventa -Sk-.Agli esempi dati sopra ( d k u , %ka,&ka) aggiungiamo ora: pdgkonò (Ca).pskund (Cm)"sasso" < *PESCLONE (der. di PESSULUS), kordGko (Pe) "agnello tardivo" < *CHORDASCULUS. ; k m & (Ca.T) "gridare" < EXCIAMARE. Skiimu (Ca. V) "schiuma". rdlca "raschiare". In tutti questi casi la palatalizzazione è causata dalla i che si sviluppa dalla I postconsonantim: SCL > sQ > Sk. Ma vi sono altri vocaboli in cui la palatalizzazione avviene spontaneamente. Esempi del genere si trovano in tutti i dialetti del Cilento. ma sono sempre solo casi isolati: la maggioranza dei vocaboli ha infati s pura. La palatalizzazione avviene più frequentemente davanti k, di rado davanti p, mai davanti t. Anche in questo caso il dialetto di Carnerota assume una posizione particolare: infatti. almeno davanti k, il passaggio s > 5. rappresenta la norma. Esempi: ytiSka (A. Cm) "loppa" < *i;i.usc~(gr. cpoVqa). Skérda (Lo. V). Skdrda (Ca). Skrédda (A, T ) "scheggia" (germ. SKARDA). m k a (C) "favo di miele" ( < gall. * BRISCA) Sp&a (Cm. S) "cercine" @.m t p a ). SpdQga (Ca) "terreno sterile" < SPELUNCA. &kunnd (Cm) "nascondere". rnGkara (Cm) "ascella" (paq6iXq).Skurigllu (Cm) "gobba" (altrove skcu-tieddo). Sp&gam (Cm)"germoglio di asparago" < ASPARAGUS. Nel suo studio Phonology of the Cilentan dialect (pp. 64 - 65) Onis segnala ancora altri vocaboli (senza indicarne il dialetto di provenienza): Skhtola, végkoud, frisko. fusko, Sp&ta, &&a, Sput&e, vegpra, Gpetttire. 12. Alcune ossenxlzioni s u k morJologia Nel dialetto della nostra area soprawivono alcuni vocaboli che hanno la stessa desinenza -u (o -o) al singolare e al plurale. Essi corrispondono al tipo della 4s declinazione latina (MANUS: MANUS): CUCU (O). &o (Ca)"ago" e "aghi".fko (Ca.V).fku (Cu)'fico" e "fichi", m&nu (O. T) "mano" e "mani". k & p (Ca. M, P. V). k&pu(A, T) "testa" e "testew. s ~ r (Cm. u Cs) "sorella" e "sorelle". Tutti i vocaboli elencati sopra sono di genere femminile. Già in latino ACUS. FICUS (inVarrone e Marziale) e MANUS appartenevano alla 4a declinazione; c m . chiaramente modificato in *CAPUS~, e SOROR (> *SORUS per influsso di NURUS) sono passati a questa declinazione solo in u n secondo tempo. In alcune località il plurale di aku e &ora (L, T). &ara (Mo). E la stessa formazione che si è fossilizzata anche nel toponimo Campora (a nord di Vallo). Della geminazione della consonante iniziale dopo la forma plurale dell'articolo femminile ILIAS (O d e1 pronome personale femminile)

.

La forma CAPUS è effettivamente attestata nel Corp. Lnscr. L d ,Vi. 29849'.


abbiamo già parlato nel § 5. Altri esempi sono: U kk(O) 'le cognate". Zi pHkuri (0)'le pecore". i l~~ (G)'le legna", U ssqri (Mo) 'le sorelle". li nndci (Mo) 'le culle". U ggurpi (Mo) 'le volpi". U bbulliti muidi (Mo) 'le volete mettere". L'antico neutro si conserva. L'articolo luinfatti in alcuni casi provoca il raddoppiamento della consonante seguente, specialmente se si tratta di sostantivi che indicano sostanze senza determinarne la quantità. L'articolo lu deve essere una continuazione di i u n i o (Merlo presupporrebbe anche in questo caso u n *I=, cfr. 'ZRPh.". 30. 449). Esempi: lu mmqli (Mo) 'il miele". lu Uatti (Mo). lu ppipu (Mo) 'il pepe". lu ppani (Mo). lu lliuutu (Mo) 'i1 lievito". I1 condizionale si basa sulle forme del piuccheperfetto indicativo 'potrei". vwera (0)'berrei". ye(HABUERAM, LEGERAM). Si veda p9tera (0) ra (Cm. L, M. S) 'andrei" C I (V) ERAM, p@.@ra (0)'piacerebbe". rivi (O)"voi fareste". nui kunci@-amil(Mo)'noi canteremmo". iddi vu~runu (Mo) 'essi vorrebbero". Questo condizionale è ancora molto vitale nei dialetti montani del meridione. Domina in un'area delimitata che va da Catanzaro (Calabria) fino al19Abruzzo(cfr. la C. 1035 'beverei' dell'AIS). I1 tentativo di Esser ("Rom. Forsch.". 39, 278) di ricondurre questo condizionale al congiuntivo imperfetto latino non è assolutamente soddisfacente. Anche nella flessione verbale il dialetto di Camerota si comporta in modo diverso. La 2° e 3&persona singolare conservano infatti la desinenza latina. rispettivamente -s e -T: m h & s i 'tu mangi". @isi 'tu vieni". viuisi 'tu bevi". fciisi 'tu fai"; M G a t i 'egli mangia". viviti 'egli beve". switi 'egli sa". &ti 'egli va". f&ti 'egli fa". Attualmente però queste forme tendono a scomparire. I1 mantenimento della desinenza flessiva consonantica è u n tratto comune con u n territorio che comprende la parte più meridionale della Basilicata e l'estremo nord della Calabria. cfr. a Maratea (Basilicata) vidisi 'tu vedi". viditi'egli vede", &vasi e dcwati, a Oriolo (Calabria settentrionale) vuzdsd 'tu vieni". y ~ k d d d'egli giuoca", vdnitdsd 'voi venite". kammtnaodsd 'tu camminavi". a Fagnano (prov. di Cosenza) yéras i 'tu andresti" ecc. (cfr. Rohlfs. NDDC. p. 15).

fa&-

GLOSSARIO In questo glossario dò u n campione del materiale lessicale che ho raccolto. limitandomi a citare i vocaboli più rari e arcaici. Sono elencati anche alcuni vocaboli particolarmente interessanti per il loro sviluppo fonico. Forse questo vocabolarietto spingerà qualche nativo della zona a raccogliere in modo più completo il lessico del CiLe forme napoletane e calabresf che cito per il confronto sono prese dai vocabolari di D'Ambra e Rohlfs. - I vocaboli per i quali non è segnato l'accento sono accentati sulla penultima sillaba.


lento. Ciò sarebbe tanto più auspicabile in quanto h o ad oggi per tutta l'area della provincia di Salemo non esiste alcun vocabolario dialettale! abbakk t'abbaka (Mo) 'non hai che pensare!" abbruskd (Mo) 'bruciare". &h(Cm. O. T). e z o (S). &&h (Ca. P) m. 'assiolo". Altre forme meridionali nella leggenda della C. 508 dell'AIS. addo (Ca)'da". vauo adci'u m@iko (Ca)"vado dal medico". Abbreviazione di addove. dffzko (T) m. 'afan. &fnku (A)m. 'orlo di un panno". Cfr. calabr. Uéfncu, réJcu "id.". 6gm (A. C) f. 'stramba". 'ampelodesmo" (tipo di erba tagliente con lunghi fili). Forse da ACER. nell'antico significato di 'tagliente". agriddu (O) 'grillo". @u (Cu. G. L. Mo). @no (Ca. S), y@~u(R). &nju (T) m. "agnello" (C AGNUS)

.

arfiéddu (0)'pianerottolo della scala". Derivato da altre forme molto diffuse nel meridione e con lo stesso signincato: &IO* giifiu (cfr. AIS. C. 870), nap. gafFo (D'Ambra). calabr. g&ful,gaivu (Rohlfs. NDDC 290). Dal long. *WAIFA (REW 9483a). akkovtc (Ca). akkuvd (0)tr. 'nascondere". Vocabolo tipico della regione lucana (cfr. AIS. C. 900). alatru v. ymtru. alLIttsu (C) m. 'luccio". Cfr. nap. aiuzzo. calabr. aluzzu @ri v. lu-o. uppila (0)'turare" C OPPILARE. ariera (0.R) f. 'beccaccia". ardikola (Pe) f. "ortica". (Cm) rifl. 'desiderare il becco". Cfr. calabr. riccia "id". &C& moppù 0 ,amlppù (T)tr. 'arare un terreno per la prima volta": nap. d m p e r e 'dirompere il terreno coll'aratro". arv@éddi (C),y h u l i (R) pl. 'crescione". asprecida (Ce. Cr) f. "sp. di cicoria dallo stelo ruvido": v. spdraina. assutav. suzcr. assavula (0)intr. 'volare" (C *EXADVOLARE). dkunnd (Cm)tr. 'nascondere". (Ca. Cp. Cu, L. P, V) tr. 'trovare" (C AFFLARE). attraméndika (Mo). ndraméndika (Mo) "frattanto". at0ij.h (R).attnifo (Ro. L). t m f o (Cp),m f u (G).ttnifu (T) ttnu>u (Cu). a#+ M, a#rQvu (Cm).attqbvu (A)m. 'ottobre". Cfr. 8 3. auléana (Ca.S) f. "susina". Cfr. camp. (Gallo) aue&nd, (Ausonia) avrégena, calabr. mricinu. auwéodnd 'id." (REW 9034a). e t s a n o (Cr. M. P. S. V). &^ano (lo)"ontano" (C *ALSINUS). a - p g &(Ca, O). un& (V) tr. 'gonfiare": cfr. calabr. unchiare*sardo


unflare 'id." ( e INFIARE x CONFURE). a w h o (Ca, P, S ) a w . 'quest'anno". b a r w o [Ra) m. 'ragazzo" (REW 956). battaZQmo (A) m. 'pipistrello" (letteralmente 'batte-gomitolo") : cfr. calabr. glibmmaru 'gomitolo". &ddaJitQla (Ra) f. "donnola": v. siiiur&Mu bufiula (Ca) f. 'afa". f. "sp. di minestrone". i a m m m d ~ (Cm) h Ediék (Ca, O), &Cita (A), &EébZa (S)f. *orbettino" (<CAECILIA). ze&na (Ca, S), EiEiriniéddu (O) m. "ugola". %gole (S),E9goli (Cp) pl. 'ciccioli". Cdrdvfind (L) m. 'sp. di serpe", 'cervone": cfr. pugl. (Serracapriola) Cdru@-td,calabr. cérvu 'sp. di serpe". Etrmind (Cp, O, S). Eemwiu (A,C. Cm) m. 'comignolo". Vocabolo tipico della regione lucana. Rimanda a una forma *CELMEN (cfr. lat. CULMEN), cfr. bas. z ~ l m d'id." (AIS. C. 863). & h t h . . (Ca, V ) ,Eisth.a (T)f. 'testuggine". Forse da * T E ~ U G I N E M con dissirnilazione. ziEimbriggiilu ( C ) m."scarabeo stercorario". Etto (Ca], 2<ik(O) m. "pungiglione dell'ape". C$goli v. Eégole. z~tola(Ca, T) f. "giarra di creta". CGula (A)f. 'giarra di creta". Cm&(O) intr. "cadere" (del lampo). catro (Lo) m. 'ghiaccio" C CLATRUM. cabulo (Ca, O) m. "ghiaccio". d- vedi sotto r-. dzurQ~la(L) f. 'scarabeo stercorario". dzirra (L)f., dzirm-dzirru(Cm)"raganella della settimana santa": Cfr . sardo sett. tsim~la 'id." (AIS, C. 789). Onomatopeico. fqédda (Ca, S) f. 'favilla". falaska (V) f. "sp. di stramba": cfr. cal. falacca 'id.". fmdtiéddo M m. 'cruschello". fq%t&na (A, Cm), laitrtaf%Cdt&na (Ca. Cp) f. "geco". In Puglia luzqrtafi-$itha, v$érta frGithnia e sim. (AIS, C. 456). féra ( C ) f. "delfino" < (BESTIA) FERA. fdrt-&ttsa(0)f. "brina"; cfr. camp. (Montefusco)fdrrattsond 'ghiaccio", (Ischia)fdn-ammd 'ghiaccio" (Freund, p. 36),fdr& 'gelare" (ib., p. 93). Da FERRUM. fdmin@ (R) f. "terreno sterile" e FERRUGINEN 'ruggine". Jilinia (R) fd linia (Ca) f. 'ragnatela" e FULIGINEM x FILUM. firska (T),fnssiila (R) f. "padella"; calabr. frissura "id." < FRIXORIA. frcya (Ca, M) f. 'frana". Forse da FRANGERE come frana C*FRAGINEM. -fraSfdda(O, Pe, S. V) f. "erica", 'scopa". Da ital. frasca

.


fravdrina (V) f. ''muro a secco". Der. da

FAI~IUCA.

fringu (R. T. C. A).frjgo (M, P. S. Ca) m. "sp. di ginestra" (Spartium junceum). m g u (Cr. Cu) "giunco". I1 doppio significato è dovuto al fatto che i rami di questo tipo di ginestra, quasi senza foglie. sono simili appunto a giunchi. Cfr. calabr. fruzgulu "vincastro". "vimine" < WNCULUM. m i n a (Cm) f. "vaso di terracotta per escrementi umani". friska (Mo)f. "favo": cfr. basil. (S.Chirico Raparo) frisku, (Castelmezzano)fréska. salern. (Acerno) vréska "id." WS. C. 1159) < celt. *BRISCA.

frulEi (T. R) m. "ramo d'olivo che si pota". fnryuhisu (0)m. "gufo": cfr. pugl. (Carovigno)fnwuliisu camp. (Acemo) grufulusu "id." (AIS. C. 508). fruSk6 (0)intr. "fischiare". fuk&a (R. T) f. "focolare". fuzétola (Ca,V).fuEitula(Cm, G),JZitula (Mo)f. "beccaficon C FICEDULA. @ddulu (O) m. "bozzolo di seta": cfr. camp. (Ottaviano)fQlbr-d,sardo SU Qdde "id." WS. C. 1164).Der. da FOLWS "pelle" (di animale). O y(Ca. V). yalatru (R).yralatu (T). aIatro (P)m. "avena selvatica": cfr. calabr. ghlatru. gralatu, basil. galdtrd. rom. kalatru "id.". Per la diffusione del vocabolo si veda la C. 633 del19AIS. y229go (Cp). vcd9go (Ca. S ) m. 'palmo". y~un68lwid(Cm) m. "orecchioni", "parotite". y h i t a (Cm. Ca. V. C). yagta (T. R). &uata (M) f. "truogolo di legno" < GABATA. yCwdro (C)agg. "molle" (dell'uovo con guscio imperfetto). y h m (Cm) "vuoto". y a f m (Cm) "buca in u n albero. una roccia": cfr. calabr. g a m . g a f m "con guscio imperfetto". yrand~~rtola (Lo. Ra) f. 'lucertola". yranUng6 (Mo). yranwlula (G) f. "ranocchio". Nfiu (T) m. "ciglione tra solco e solco". ymffa (A).yurju (Cm).ruJa (Cm)intr. '6russare":cfr.calabr. gruffuliare "id.". ygadiéddu (T) m. "tessuto di frasche di ginestra di forma ovale per seccarvi i fichi". yualho (Ca), y a l h o (Lo), w a l h u (L) m. "bifolco". y u ~ v. h vaztc, yuattsu (T)m. "bambino". yuarr&ina (C) f. "coracino" (pesce): cfr. nap. guarracino "id.". W t a (0)intr. "piangere". inda la kasa (Mo) "nella casa". isk-lérta (0)"il giorno precedente all'altro ieri" < DIES QUARTA. influenzato fonicarnente da y itfrtsa (v. ristertsa). itcrtsa v. rityrtsa


kgnatu (L. O) m. "cognato". kal&r-jga (R. T) f. "frana" . Cfr. REW 1485 a: Rohlfs. LGII 553. k m é n d a (Mo) f. 'mucchio di lino messo al sole per essere riscaldato". ka@rGa (Ra. Lo) f. 'testa cornuta" (del becco o del montone). Forse identico a calabr. cambrcia 'pelle di camoscio conciata". Der. da CAMOX. kan@éddu (L). kanEellu (Cm) m. 'cancello" e 'basto". kanitz (C. Go. Mo. T) f. 'crusca" C * m w 'ciò che è dato ai cani". 'id.". kannakka (Cp. S) f. 'collana" C arab. kmbiciia (Cm)f. 'piccola grata che serve da trappola per uccelli"; cfr. calabr. catricula 'trappola per pigliare uccelli" C cu-ncu. kupittsjii (T). kqpottsid (Ca)intr. 'sonnecchiare"; cfr. calabr. cupuzzi6 'lasciar andare giù il capo per sonno". karabgbttolo (Ca)m. 'buco insidioso": cfr. calabr. carauubttulu 'carcere". karc@dna (T) f. 'sp. di ranocchio": karcÙj&ina (C) f. 'solco". 'incavatura". I due vocaboli sono in relazione. nonostante ii loro significato molto diverso. I1 secondo è chiaramente una metafora presa dal regno animale come PORCA 'striscia di terreno tra due solchi". calabr. r h u l a 'supporto in cui gira il perno di pietra del mulino". Altro materiale per ii confronto in 'Arch. f. das Studium der neueren Sprachen". 149. p. 78 ss. kas&ttsa (Ca) f. 'grande mucchio di covoni sull'aia". katamond (Lo) m. 'vaso di terracotta per bere". katattsina (C) f. 'piantaggine marina". (0)f. 'lucciola". katd kat&a (V). kùtakat&k k a t d s s u (Mo) m. 'carbonaia": cfr. camp. (Ottaviano. Gallo) katdttsd 'id.". kuvatc (Cu. L. A, R. Cm) f. 'bica di grano". kaumnò (T) m. "bica di grano". kQ& (C. Ca) f. 'senza corna" (della capra). k g z o l a (Ca). k F a r a (S)f. 'albicocca". kQla(O) f. 'gazza". antroponimo Cola (=Nicola). konnOU) (O) 'inghiottire" C CONDUCERE. kontsuprino M. kuntsuprinu (R) 'cugino" C c o ~ s o s r u ~ s . korCbnd(0)"grillotalpa**: cfr. camp. (Acerno) ~ ~ Q C C U(Trevico) kQrca , . s/c~rca"id." (NS.C. 467). basil. (Picerno) k ~ r t acalabr. kor%dn&a (M. O. S) f. 'talpa". k o r u ko (Pe)m. 'agnello tardivo": cfr. calabr . curd&cu 'id ." c*ciio~DASCULUS

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kQta (Ca. 0. V) f. 'letame". Identico a ital. colta 'quantità raccolta". M i t u (L) 'lievito": cfr. calabr. criscitu 'id." C * C R E ~ ~ I W .


W

a(Li)f. 'grande giarra di creta per acqua". Originariamente forse indicazione di quantità ('quarta parte di un barile"). cfr. calabr. quarta'misura antica per i liquidi". Così si spiega calabr.. sicil. quartara, cortara 'grande giarra per acqua". kulma (C) f. 'legame di covone". kunato (Ca. Cp. O. P, S) m. 'scure" C CUNEATUS. kg3vo (Ca, Cp, O) m. 'ritorta cheserve per attacare il giogo al timone": cfr. pugl. (Palagiano. Ascoli Satriano) k@vd (Carovigno) kgévu. camp. (Gallo. Montefusco) kyoud, calabr. k ~"id." i (AIS. C. 1241) lat. coirus "id.". kuparu (L. R) m. 'buco" kuni~2ttsula(Mo) f. 'lucciola". kutima (C. Cu. R. T. L. V) f. 'letame": v. kota lampada. (Ca)f. 'cozza". 'mitilo". lavina (C. Ca, O , S) f. 'torrente", 'ruscello" C LABINA. h v i n h (T) m. 'torrente". lavund (C) m. 'sorta di pesce". @ska ( S ) f. 'stramba". 'ampelodesmo" < germ. USKA 'giunco". 2dvato (Ca, O) m. 'lievito". libbérba (lo.Ra) f. 'albicocca": cfr. calabr. libbérgia, libbérgina 'id.". ko (Ca), bsbuigu (0)m. 'lentischio" Zi.sti~~ Upam (C) f. 'vipera". liviimu (Ce. Cu) m. 'sp. di ginestra senza spine" (Cytisus glabrescens) < LABURNUM. &éndu(Mo) 'magro" < LEN-IUS. Iignu (C. G. L. Mo. T ) . Zi-pmu (R)m. 'legno". Plurale i Uiuna (G). ld l@gna (O). Zéona (Ca. Cp. P). Qndru (L) m. 'pozzanghera"; cfr. calabr. Z~ndru'id.". lurdu (Mo) 'sporco" < LURIDUS. Libia (Cp). nutria (0).iitia (R, T) f. 'lontra" C lat. LUTRA x h66p~a (Briich. 'ZRPh.". 55. 503). Zimba (A. Cu. L. Mo,R T. Cm). e m b a (Cp. M. P. S)'zolla di terra". Incrocio di fiva e temba (timbd. (REW 3787). tu.0 (Cu).@rd (Ca, Ra, S ) . a r i (L. Mo) m. 'ghiro" G~EREM tiva (C) f. 'zolla di terra" C GLEBA. h e r t a (Ce) f. 'lucertola". rndma')M (Ca) pl. 'orecchioni". 'paro tite". mammarella (Ca)f. 'nonna". mandd sino v. vandisinu. mundrairo (Ca) m. 'porcile". marakQc!8u(Cm)m. 'sp. di pisello". Un tipo di polenta fatta con questi piselli si chiama nmriMc&ta (Cm). mararJgulu (Cu. L). m-golo (V) m. 'palmo": v. v r a ~ g u mariqlgolo (Ca) m. 'ragno".


marauQtta (Ca. O) f. 'rospo". marauQttoici (Ca) f. 'rospo". maravwtto (P) m. 'rospo". marrm~ginu(Cm)m. 'ragno". manika (Mo. T) f. 'chiocciola". manittsa (Ca. O) f. 'chiocciola". mntr@d.a (Ca). W Q n a (P). matrQla ( M . S) f. 'sp. di cantaride". mattolo (Ca) m. 'mazzo di spighe raccolte": cfr. calabr. rnattuh 'fascio di fieno". m. 'mattone'. Der. da MALW. ~ t w i (Cm) d m d h @ 0.mila@u (Mo) m. 'melo selvatico". md@&% M m. 'bernoccolo". 'corno". mdnòtilra v. m i t u r a , mdsddd (Ca. Pe) m. 'tovaglia". rn@a(A, C) f. 'grande mucchio di paglia". Interessante è la (lat. META); cfr. p. 85 . minna (Cm)f. 'seno della donna". rninniddo M m. 'capezolo". mingarélli (Cm) pl. 'crescioni". naQrra (Cu)f. 'legame del covone". Forse identico ad abruzz. (Fara S. Martirio. Crecchio) mQm 'spiga". mu (Mo) miia (A) 'ora". 'adesso" e MODO; cfr. calabr. mu 'id.". m&h (Ce. Cu. C. R) f. 'pulicara" < *MUIULUS (REW 5796a). A Camerota d a significa sia 'pulicaria" che 'cisto". Le due piante. entrambe dal profumo intenso. crescono molto vicine. Cfr. griza (p.109). mriddzdro (Ca)m. 'argano per tirare la barca a terra". Forse vocabolo greco. munitura (G). rninnitura (Mo). rndndtura (V) f. 'molenda". mg5rdvu (Cu) m. 'moccio". mupd (L) 'muto". murekula (0). mdrékola (S).moréana (Cp) f. 'mora di rovo". muréna (C). m r @ a (Cu) f. 'mora di rovo". m.rd9.n~ u m. 'muro a secco', &Cinu (A) 'muc(C. R).m ~ n h (cm) chio di pietre": cfr. camp. (Venafro) marréand 'roccia". (T)f. "mirto". nw@dda (Ca).m i & @ mia (R). miirla ( G ) .rnllrgula (T) f. "mora di rovo".

rnuzdfa (Ca) f. 'sorta di pescen;cfr. salent. rnusdéa 'Gadus rninutus" (Rohlfs. Etym WOrterb., no 2604). sic. mustia 'pesce di mare" (Biundi) calabr. mustera 'un pesce". cors. mustelici 'un pesce". prov. mod. moustelo 'id.". Dunque da MUSIELA (cfk. Alessio, "It. dial.".x. 113). musua (A). mpsera (Ca. M) 'stasera": cfr. laz. m a s s f ~ apugl. , mass & . a'id." (AIS. C. 340) < IN MEDIOAD SERA.

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d i t ~ r (R). a m6sitora (0.V). meSdt@-a (A)f. "grande giarra d'acqua" < *MISCITORIA. ~ k r a f r ^(Cm) a f. "scarabeo stercorario"; cfr. calabr. muscr6Jia 'cetonia". m d k u (C) m. "osso della spalla" < ~ ~ s c u u i s . naska (Pe) f. "sorta di fungo"; cfr. calabr. nasca "id.". ncwass@ (Mo) "poco fa" Cne ha assai"). ndirithdu (Mo) "Erattanto" C INTERIM TANIUM. n d z i m (Ca. Cp. O) "sopra" ('in cima"). né& (V) f. "castagna sbucciata". cfr. laz. (Veroli) ni#o. fem. né&, (Sonnino) né& sardo sett. néé6u 'magro" (NS. C. 185). nemikkob (Ca). nimikuli (0).minnikuli (Mo) f. pl. "lenticchie". ngaf2a (V) tr. "premere in un cesto". ngasa (Ca) tr. "premere in un recipiente". n-Gqg&(0)"insegnare" e 'manomettere". Incrocio di m q 6 (pugl.) "insegnare" e camp. figdfici "manomettere" (<ENCAENIARE). niskulu (0)m. "lombrico"; cir. camp. (Monteiusco) is'kolo. (Ausonia) Gkdro, pugl. (ruvo) Ekdld "id.". - forse da *ESCULUM da ESCA. cfr. camp. (Ottaviano)égka, pugl. (Lucera) iska'lombrico" (AIS. C. 457). n i p (R).nioro (Ca. S. V). niyuru (L) "nero". nQura (0)f. "nuora". Sorto per influsso di sQya (0)"suocera". nunku (Mo) m. "nodo". fiera (Cp. R) f. "suocera". nord (cp) m. "suocero". $kunu (Cm. Cp) m. "oppio". "loppio" (Acer campestre). Der. da OPULUS.

oli& (Ca) m. "erica". "scopa": cfr. calabr. zllize "id". < GLEX. Pappih (Cm) m.. pbppuli (Mo) pl. 'ragnatela"; cfr. calabr. pdppice "id.**. parQiula (T) f. "farfalla". parridda (C. Mo). parredda (Ca. S. C) f. "cinciallegra". Der. da lat. PARRA 'id.". p a s t i n a t h (Mo) m. "piantatoio". pdstinu (0)m. "vigna". patdpatissa (Cm) f. 'sp. di farfalletta". @mmdCd (Ca. Cu. V): pimmi2i (Cm, G . Mo. R. T). p M & (Cm. L. A) m. "cimice": cfr. calabr. pinnizi, pimmic'e, sardo puiniye 'id." (AIS. C. 473). Forse incrocio di CIMEX con un'espressione del latino provinciale *PINNEX ("ZRPh.". 46. 162). ~ g o (Ca. h Cp. V). pennula (Cu. L). @nola (Lo) f. 'grappolo d'uva" < UVA PENDULA. @ m&a (A) f. "grappolo d'uva"; cfr. calabr. pennicd, piénnice "id.". E n s i k a (L. Ca). pensdka (Cp. St) "forse" ("penso che").

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per&@ 0.pdrqjno (Ca. S) m. 'pero selvatico". penuila (V) f. "terreno sterile e incolto". @serea (Cp) f. 'chiodo per fissare il soggolo dei buoi al giogo". p e q g o k (Pe) pl. 'terreno sterile". piégsdu m. p @ h l u (Cm) m. "scanno di legno". 'sedile rustico": piégsolo (Ca)'ceppo di legno"; cfr. calabr. piéssulu 'pezzo di legno" < PESSULUM. pudca (L). na - 'un poco". pia (L). nu - 'un poco". pgiému (Ce) m. 'bambino". pfCema (Ce) f. 'bambina". piékoro (Ca. P. S) m. 'montone". piiigblu (L)m. "bica di grano": cfr. camp. (Acerno) pifiond 'id." Entrambi derivati da p i m u s . pinnikahc v. spinnikatu pinni@~(C) m. 'manipolo di lino" < PENDICULUS. pirm&ndi (A) m. "precipizio". piskrdt (A. T. V). piSka(Cm). prd skrui (M) "dopodomani" < POSI--CRAS. piskriddu (A. R T ) . pdskriddd (Cu. Ca). pisknllu (Cm).prdskriddi ( M ) 'il giorno dopodomani". pkkrQttu (R. T ) . piscr@zzi (0).p s k w t t s d (Cu). pgkrqttu (Cm). pdskni (Ca). p r d s k w i (M). prdskqhtti (S)'il secondo giorno dopodomani". I giorni che seguono 'dopodomani*sono espressi con forme diminutive in cui la vocale palatale indica il giorno più vicino. la vocale velare il giorno più lontano. Cfr. le numerose forme scherzose che ho raccolto nel meridione. nella leggenda della carta 348 del19AISe nel mio vocabolario calabres e sotto la voce pisc+u e piscrottu Per il napoletano D'Arnbra segnala pescrigno e p e s c w z z o (p. 287). p ì h h d (Cm).prgkqnd (Ca. Cp) m. 'sasso". Der. da camp. (Gallo)piéSku, pugl. (Salve) peSku 'sasso" *PE~CULUM < PESSULUM. pittsatdm (Cm) m. 'membro virile". pittsatula (T) f. 'pane di granone". p4ddola (R. C). pbddula (0)f. 'farfalla": cfr. calabr. pbllaru, @lluru, po.laru 'id.". Cfr. lat. POLLEN 'fior di farina". cfr. pugl. (Carovigno. Vernole) pQnnula 'flor di farina" e 'farfalla". popollina (C. P ) . popoldiia (M. S) f. 'ragnatela". pQrCa (Cm)f. 'solco": cfr. basil. (S. Chirico Raparo) p@a 'striscia di terreno tra due solchi" < PORCULA. p r e n a (Ca) f. 'pollastra": pruzino (0)'pulcino" (v. 9 9). p& (A. C . Cm. T. V) f. 'resta di spiga". Cfr. camp. (Pico)puka laz. mer. (Sonnino)puka 'spina del riccio". irpin. puca "lisca di pesce". 'innesto" (Nittoli. p. 176).nap. puca 'innesto" (D'Ambra 30 1) ecc. Si troka anche nella Romania sudoccidentale: span.


pua, arag. puga 'spina". 'aculeo". 'innesto". guascone puo 'pointe de rocher" (Palay).La forma base doveva essere u n *PUCA (da PUNGERE). pii>puU (A, R 'I) pl. 'ragnatela". purdito (Ra. Lo). pùrdito (Ca)m. 'puledro d'asino": cfr. calabr. pud@itru'id. ". pUn@ T). pUn.0 (Ca. Cp. P) m. 'pugno". raiJgu (O) 'gambero". r 9 3 u (C. Cu. 0).r q g o (Cp) 'ragno" <CANCRU. rh-ika (T)f. 'elleboro". In realtà 'radice". perché la radice di questa pianta è adoperata nella medicina popolare. Così si spiega anche calabr. mer. riZit6, rizot&'id." (da &a 'radice"). v. Rohlfs. LGII. p. 439. ra&a f. 'elleboro" C RADICUIA: v. rarika. r h t r a (R). g r h t a (A). r h t a (Cu. V. Ca). &tra (3f. 'capra giovane" < *HAEDASTRA. rekuma (C). dckuma (Cm)f. 'fascio di 10 manipoli di lino" < DECUMA (DECIMA).

rC?fa(Ca. Ra. S) f. 'scheggia di legno" < REGUIA. Cfr. cal. sett. rigghia 'grande mucchio di grano". carnp. (Montefusco)r ~ ' m u c c h i o di paglia". (Acemo) r&a 'neve accumulatasi in u n mucchio". refia (Ca) f. "covone di grano" <GREMIA. r d e i t o (0.P) m. 'frana". cfr. calabr. dimybyitu 'grande rovina" < * D I S R O G ~ M(invece di lat. classico DISRCJTUM) 'precipitato". rimata (Cu). ddm~ita('V) f. 'precipizio": v. rdwito. rist@tsa (A. C). distértsa 0 'il giomo prima dell'altro ieri" ritértsa (A. C. Cm, Cu. L). ditertsa (R. T). yitqrtsa (0).itqrtsa (Ca)'l'altro ieri" < DIES ~GRTIA. Non è chiaro perché il giomo più lontano sia indicato con la forma in S . ripa (Ca) f. "precipizio". rqnola (Lo). nqnnola (C) f. 'donnola". riEC~la(Cu) f. 'attaccamani" (Galium aparine). rpsakaparzna (C) f. "geco". rosedcia (Ce. R) f. 'cisto marino" (Cistus salvifolius). resola (Cr) f. 'cisto marino" (Cistus salvifolius). rum&(Ca. 0)intr. 'ruminare". niiia (C. Mo) f. 'euforbia"; cfr. calabr. nina, pugl. (Avetrana. Galatina) nifia 'id." Significa propriamente 'rogna". &lo (Ca) m. 'gorgo nel mare". d u l u (0)m. 'mestone". rus@ddu (C) m. 'cisto marino" (Cistus salvifolius). ruvettsu (A). ruv@ttsu (A. C. R). rdvgttso (Lo. S). ariuféttso (Ca. M). riuiéttsu (Mo)m. 'pettirosso" <*RUB-AECEUS. ruuitu (C) m. 'rovo". muitaru (R)m. 'rovo". Si noti l'accentuazione; in calabr. si ha ruoet-


r-lir~ct tali, r~~v)idlrl, i&-u "id.". sayetta (0)f. 'fulmine". Altrove il vocabolo significa "navetta del te-

laio" (v. p.111). sakrir@-a(Mo) f. "donna curiosa"; v. ssaknsi. salagra (T, Cm) f. 'coperta rustica". "panno rozzo" < 'SALABDA (forse di origine araba). cfr. Rohlfs, LGII. p. 447. saliz@a (Mo)f. 'lucertola". Incrocio del tipo *SAURICULA (v. p. li1 ) con LACERTA. sanittsu (Cm)m. "terreno incolto"; cfr. calabr. sanizzu "id." Identico a calabr. s u n h "sano", "robusto", "duro". s&&na (Cp, V). s b c i n a (Mo)f. "fascio di legna". ~Cl,ftdTI@ (C, Ca, V) f. "padella" < MRTAGINEM. satsviccu (T). sautsiccu (R) m. 'salsiccia". s 9 g a (Ca) f. "fessura". s@ (Lo. Ra) f. "siepe". sera (Ca, Ra. S) "ieri sera". séta (V), sita (L) f. "stacci0 da farina". siddo (P. Pe. S)m. "boleto", "fungo porcino"; cfr. calabr. simu, sillu "id." < lat. NNGUS SUILLUS (Marziale) "fungo porcino". siérpu ( C . O), slérpo (Ca) m. "sp. di serpe". sjéstu (0)m. "traccia". "rotaia". Identico a nap. siesto, ital. sesto. siégro (Ca),siero (A). fem. segra (Ca) "non coltivato", "lasciato a riposo". Fa pensare a una forma base *SÈLDUS. forse u n incrocio ~ tra SOLIDUS (cfr. ital. terreno sodo) e greco ~ é p o o"incolto". sino (Ca. Pe. V) m. "grembiale". sifiur@da (R. V) f. "donnola"; cfr. guascone damisele "donnola" (Palay) propriamente "damigella". siilurina (L) f. "coccinella". skapittsund (C. R) m. 'cruschello"; cfr. calabr. scapezzune "id.". skittsd kattsd kéa (V) "pioviggina". skarrafim (Ca, M) m. "scarabeo stercorario". skattsata (Mo) f. "focaccia". "schiacciata". skm;attsu (Mo) m. "nervo di bue". skurtsom (R) m. "maschio della vipera". s@a (Mo, O) f. "suocera". spdrana (Cu)f. "sp. di cicoria dallo stelo ruvido"; cfr. calabr. asprajin a "id." C *ASPRAGINEM. V. aspr@ida sparta@nd (R. V), start@nò (T). spar@Om (Cu). skarf&nd (C). zbdltafom (Cm). zbattatuni (Mo), spartab6Iu (G). sportdlom (Ca, P) spor?%Qnd(S) m. "pipistrello" < VESPER~LIONEM. spilhrtso (Cu) m. "biancospino". spinnikahc (G).pinnikatu (G) "sbarbato". (Mo)"all'improwiso"; cfr. nap. assacrédere "ricressakrisi \\alladere". assacriso "ricreduto" (D'Ambra).

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s t w t u (Cm) m. 'grande caldaia di rame": cfr. gr. di BOM stemato 'pentola" e STACNATUM. stfauukko (Ra) m. 'salvietta": cfr. calabr. styiauucca 'id.". Dal calabr. sty a r e 'pulire" e STUDIARE. sticco (Cp) m. 'manico di zappa". (R). stiéri (G. Mo). stiérd (Pe). steru (Cm) m. 'stalla". 'porcile" s@ tu < E-RIUS 'POS~O fuori". stib (Ca. Cp. S. V) f. 'manico di zappa" e HASTILE 'manico della lancia". str&yi (0)'detrarre il filo dall'arcolaio" e EXTRAHERE. stqdppolo (Ca) m. 'stroppo del remo". stufatiiro (Ca.0)m. "pentola di creta". sgdm (Ca)m. 'bisnonno". Forse forma abbreviata di sor auo 'signor nonno". come nap. sivavo "bisnonno" (D'Ambra. p. 437) < si "signore" (Nittoli 2 12) + vavo "nonno". cfr. camp. (Acerno) sudvbuu "bisnonno" ( N S . C. 16. p. 724). s~ (0).assuta (Cp. Cu. Mo). ssufa (Ca) f. 'lesina" e sueurn. s@yro (M). sgbym (Mo. 0).s@kru (G). s@kro (P) m. 'suocero". s u s a (0)rifl. 'alzarsi"; cfr. calabr. s u s m s h e r e rifl. 'alzarsi". Der. da SURSUS. g a b b h u (Cpr) f. 'pecora giovane": cfr. calabr. sciabbunu, basil. Sabband "id.". &nola (Ca) f. 'vitalba". Skarda (Ca).Skérda (Lo). gkrédda (A.T) f. 'scheggia di legno" egerm. SKARDA.

~kuuurarajo(S)m. 'scarabeo stercorario". SpdQga (Ca) f. 'terreno sterile". tammarukoìu (Cpr) tramarQttsula (Cm) f. 'lumaca'. tammanr'ttso (Cu) m. 'lumaca". tm@zula (T) f. 'fusaiolo". tauana(Cm) f. 'za'nzara". t m h o (M. P, S). ts&o (Ca) m. 'zanzara". temba (Ca) f. 'zolla di terra" e * ~ M P A . cfr. calabr. timpa 'precipizio", "burrone". t-td (Ca) m. 'pietra di conflne" e *-IERMITEM. temd m 'becco". Onomatopeico: durante la monta il becco emette u n suono simile alla r. Allo stesso modo potrebbe spiegarsi abruzz.. pugl.. camp. sett. tsllrrd 'becco" (AIS. C. 1080). tiddikd (Mo. O) tr. "solleticare". turu (T) m. 'chiocciola". t ~ r t a(Ca) f. 'legame del covone". tray&ra (Cm) f. 'roccia franata". 'frana di pietreW.Cfr.Punta ?)-agma a Capri. trakko2.a (Cp. S). trastola (Ca) f. 'raganella".

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b-appina (A, Cu. Cm. R. V). trappita (Lo) f. "talpa". b-enuh (P) f. "raganella": cfr. pugl. (Avetrana) trenuh "id." [AIS. C. 789). i p i t i (A.Cm. R). b-épptù (Ca. Cu. P. S).bippci (Mo)m. "treppiede". b-Qkkano(Ca) m. "pezzo di ramo non spaccato". bufi v. attnlfu t u n n b a (T) f. "stramba". "arnpelodesmo". Tipo di erba con la quale si fanno le funi per la tunnba 'rete per i tonni". "tortora". tllrturu (Cm) m. "legno per girare il subbio" < nim~ tsampQno (Lo) m. "zanzara"; v. tautmo. t s q g a (V) f. "pozzanghera": cfr. nap. zango "fango". tsm~gar@rip(V) f. "terreno fangoso". tsappino (Ca) m. "pino marittimo": cfr. calabr. tsappinu, tarant. tsapphd "id.". tsékkola (V) f. "nottolino di legno". tsévola (V) f. "vecchio panno"; v. tsivob. t s i h u (R) m. "zio". tsiku (A. C. Cu. L. R. T), tsiko (Ca. Cp) agg. "piccolo": cfr. laz. (Serrone. Sonnino) tsiko "id." (AIS. C. 39). tsirulo ( S ) m. "viticcio di vite". tsivulu (L) 'cencio". "strofinaccio". ts@a (in tutta l'area) "ragazza": in alcune località c'è anche la forma maschile tsu6Qu (O, R. V ) .tsq* (Cm)"ragazzo". Il vocabolo è identico a nap. zdria "persona furba". "volpe" (D'Ambra. p. 41 l ) , calabr. sett. zdria "animale cattivo", "soggetto cattivo" (Cedraro, p. 146).Il vocabolo è dunque originariamente u n insulto. che ha poi perduto a poco a poco il suo carattere peggiorativo. tsukulu (Cm. R. T ) .tsukkolo (Cu)m. "legame con cui si attacca il giogo al timone". Forse in relazione con irpin. zoca "fune" (REW 805 1). wnbra (L) intr. "russare": cfr. romba r u . "id." (p. 90). m g d v. a-ungu m a (T) f. "vortice di fiume" < UNDA. w f a (C) intr. "russare". : @ a (Mo) "soffiare" C (S)UFFVUIE. &%h (O).& UIniav. lutqa uttwnbrd (V) m. "ottobre" < *OCT~MBER (come SEPTEMBER, NOVEMHEH). v a e r a (Ca)f. "porca tra due solchi": cfr. nap. valera "spazio tra una trave e l'altra nei soffitti a travi" (D'Ambra, p. 389). valb~gov. galQgo. vdtu (R.T ) ,gwutu (C. Cm), buto (A) m. "rospo". Probabilmente di origine onomatopeica, cSr. carnp. (Gallo) w d a "piangere". vandisinu (L), man&jsino ( S )m . "grernhiale" < "avanti-seno".


&@sd

(V). v h t s u (0)m. 'legame di manipolo" < BALTEUM. Anche in Puglia. Sicilia (mdgsu). Lazio e ne@ Abmzzi (secondo i dati del19AIS). &m (Ca. O) f. 'nonna". (O) m. 'nonno". V&VU velana (A. Cm. R, T). volaria (Cu. L. S) f. 'pecora giovane". 'pecora OVIS 'pecora con imene intatto". che non ha fìgliato" e %m u i l h @ (P. S) f. 'chiara dell'uovo" e ALBUGINEM. uilgbttsu (0)m. 'tuorlo d'uovo" Cfr. camp. (Ausonia) uo@co. laz. mer. (Serrone)veldcco. abr. udlo? "id." (AIS. C. 1135).Nel Cilento (R, T) viludtlsu (Cm) vrllQtlsulu. u d l~ ltsa(Pe) "ovolo". engula (O) f. 'bacchetta". verme& (Ca.P) m. 'lombrico". *ma (Cm)f. 'ontano"; cfr. basil. (Lagonegro. S. Chirico Raparo) uérna "id." < gall. VERNA. &rrdcc&i (Ca) intr. 'scherzare". vizziddatu (Mo) 'focaccia pasquale" e BUCCELLATUM. vizzo (Ca. S) m. 'pane coronato di u n uovo". vtétta (Ca. Cp. P). e t t a (L) 'presto": cfr. irpin. vietto 'subito". 'tosto" < vEcnis (v. p. 83). v i J m (0)m. 'agnello che nasce oltre il mese di dicembre" C BIFERUS. vula (Mo) f. 'verga". vimnia (Cm) f. 'genitale della donna" e *VERRIGINEM (da VERRES) . viSinl (R) f.. viSito (Lo) m. "querciuola". Vocabolo diffuso in tutto il meridione. cfr. calabr. v & h ,v g i g u , sic. (Mistretta. Baucina) &S@ju. (Bronte) buSSiggu, pugl. (Salve) w d i y a (Locorotondo) u~&&&, a b r u z . (Atessa. Morrone) *v ecc. I1 significato e 'giovane quercia'. "castagno giovane". 'pianta giovane". 'germoglio" (NS. C. 592). vitacca (Ce. R. T ) f. 'vitalba". vrhrJgu (R. T ) m. "pa1mo":cfr. nap. vracco, varacchio, calabr. varanghd, vardngulu "id.". vrùyira (O) f. "succhiello": nap. vergara 'id.". vrinna (Cm. C). vrénna (Ca. M. P. S) f. 'crusca" e *BRINNA (documentato nelle Fonnulae Imperiales di Ludovico i1 Pio). v. FEW I. 516. urola (Cu. V ) . v n l h (Cm) f. "caldarrosta". viiddi (Mo). voddd (Ca. O. S) 'bollire". vurredda (R)t. vu@éddu (T) m. 'mucchio di dieci covoni di grano". Der. da BURRA (REW 1411). viittso (Ca) m. 'piccola barca". 'gozo". yakka (0)tr. 'spaccare" < *FIACCARE e *FACULARE. ybkkula (0)f. 'fiaccola". gdnestra (Ca) 'tessuto di frasche di ginestra per seccarvi i fichi".


yermitd (Ca. V ) m. 'manipolo di grano". yeta (Ca). ayéta M. yita (T).ayita (Cm)f. 'bietola" C *BLETA C *BE-IUIA. yir-nmi (Cu. R A) m. 'gobba" C 'GIMBUS. m. 'scricciolo"; cfr. calabr. jirilh, yiZlu, @i&lu 'id." <REyuriddu (0) GILLUS.

yiittsa (R)f. 'sp. di chiocciola": cfr. pugl. (Vico Gar.) yetts f. 'sp.di chiocciola nera" (AIS. C. 459. p. 709 < A E G ~ U S'nerastro". yzlvia (Mo) f. 'giuggiola". cfr. calabr. yuyula. nap. y6im.a 'id." (gr. CiSu<pov) Zbakulu (Cm) "moto".

La GrecitB del Cilento.

1. I toponimi. Chi da Salerno si reca nel Cilento nota immediatamente il carattere greco di alcuni toponimi. Già subito dopo Paestum il treno si ferma ad Agropoli Poi si oltrepassano le stazioni di Ascéa e Policastro. Consultando una carta del Touring Club si osserverà come questi nomi greci siano diffusi s u tutta la regione. Essi sono relativamente rari nella parte più settentrionale del Cilento (Gr6mlu, Montecorice, Ortodonico) e compaiono sempre più frequentemente man mano che si scende verso il Basso Cilento. Agrbpoli, nei documenti medioevali Acropolis C &icp6nohy'città alta". 'città fortificata". Ambiluognu, toponimo presso Laurito. deriva da u n *&pmhchv~ov, dimin. di gr. a. &pm)rdv"vigneto". AntUia monte presso Laurito. gr. .rà drvnihia 'ciò che è posto verso sud". cfr. gr. di Bova andilyo 'terreno esposto al sole" (Rohlfs. LGII. p. 41). A m . toponimo presso Pisciotta. gr. &ppo~ 'roccia scoscesa" (v. sotto p.108) (57). Ascéa, località vicina alle rovine dell'antica Velia ('~hÉa).I1 sumsso rimanda chiaramente a u n vocabolo greco. ma quale? Per i1 suffisso cfr. i centri costieri a sud del Cilento: Maratea (Basilicata) <papa&ag "luogo dove cresce molto fìnocchio" (cfr. in Grecia i toponimi ~apai9gci5,Mapnz9iFi5, ~apaiYh), Scaléa (Calabria), da mettere in relazione con il toponimo Z K Q ~ L Ò sull'isola ! di Samcs, e Amanìéa (Calabria). Calatripida. toponimo presso Laurito. Probabilmente identico a gr. volgare h-ahorp-6rqro~ "ben forato". Cameroìa: gr. ~ ~ x p ~ x p"a (0volta". ~ 6 i cfr. il toponimo ~ a p a p oin r ~Grecia. presso Lailrito, chiaramente derivato da gr. C a m m m ~ s otoponimo . a. ~ a p p a p o'euforbia". ~ che sopravvive in forme derivate (kamm m n i k m & r i , kcmmmac'i) nei dialetti di tutta la Calabria e la Sicilia (LGII. p. 204). I1 suff~ssoè di origine romanza (-osus):


nella nostra area serve appunto alla formazione di toponirni derivati da nomi di piante. cfr. Lentiscosa (da kntischio). villaggio presso Camerota. Cat6nu, villaggio presso Ascea. gr. moderno ra70Gva "tenda". Si trova in documenti in napoletano antico (a. 968) nella forma catone "casa" (Capasso. Monwnenta ad Neqpolitani ducatus historimpertinentiu, 11. I parte. p. 166). Cfr. il toponimo Catona presso Reggio Calabria. CrOpanu, toponimo presso Camerota. gr. ~6xpavov"letame". Il vocabolo è ancora oggi usato nei dialetti calabresi: crdpana "terreno concirnato ad addiacci" (Rohlfs. NDDC. p. 205). Conbhe, località a nord di Roccadaspide. Probabilmente in relazione con ~ov6p65"grasso". "grosso" (570). Ckcaro, località a sud di Vallo; cfr. Kou~oupa,toponimo che si inv contra due volte in Grecia. Cfr. gr. * ~ o u ~ o u p o"vetta" (266). Foria villaggio presso Cen tola. gr.T& xo,pin "i villaggi" (576).Lo stesso vocabolo si incontra in una serie di .toponiminel191taliasudoccidentale: M a "sobborgo di Messina"; Forio, toponimo presso Radicena (Reggio Calabria); Forio, località dell'isola d'Ischia: Ghorio di Roghudi, Ghorio di Roccaforte. Ghorio di Bagaladi tre centri nel territorio di Bova (Calabria). Inoltre a Napoli esistevia Foria, a Nordest delle antiche mura cittadine; il nome fa riferimento ai villaggi che originariamente sorgevano in quel luogo.fuori dalle mura. Grh~ola.toponimo a nord di Paestum. gr. &up~opqrlhov "mela selvatica". che continua nei dialetti calabresi come agrbrnulu (9). nio, toponimo presso Futani, gr. 6Atoc "sole". Lequa toponimo presso Celle di Bulgheria, gr. XEUICOC"bianco". k 6 q "pioppo bianco", ck. A E ~ K un ~ . toponimo attestato quattro volte in Grecia (295). Malaniu, monte presso Vallo. probabilmente gr. p&huMa "nuvola neran. Maurici, toponimo presso Roccagloriosa, dall'antroponimo in Grecia è attestato il toponimo ~ a u p i ~ . ~ a u p i r n o Anche ~. MetuoJu, toponimo presso Roccagloriosa, gr. tardo ~ E T ~ X L O"cortile V del convento" (329). Montecorice, località a sud di Castellabate, chiamata nel medioevo Montecoruce, dal r. ~ 6 p a "corvo"; cfr. in Grecia K o p a ~ o ~ o ~ v ~ c ("monte del corvo" Montecoruino (prov. di Salerno). Ortoddnico, località a ovest di PolZica, chiaramente *6peo - 8 6 v a ~ o "si5 mile a una canna dritta" (op&55+Gov@, cfr. gr. a. &p%- aicavi905 "con spine diritte'. &p+ ~ a h a p "con lo stelo diritto". q P a p q j h n i , toponirno presso Roccagloriosa. irazii5 ' 1 w h c . Dal mnome di u n parroco, come i toponirni calabresi Papandréa, Pa-

9.


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pasidero (Isidoro) Papaglionti (Leonzio) v. Scaui Unguistici p. 241. PolicaSbo. in documenti medioevali Paleocasbum < nahatd - Kaorpov 'antica rocca". Cfr. Palostracu (C * Palocasbu) in provincia di Messina (Scavi linguistici, 224). 'come la rosa". o ' Rddio, villaggio presso Pisciotta. gr. Stkos * q 'di Rodi"? La località (il monastero?) potrebbe essere stata fondata dall'ordine dei cavalieri di San Giovanni. scacciati da Rodi nel XVI sec.. cfr. Antonini. La Lucaniu, Napoli. 1717. vol. I. p. 329. Romanii. toponimo presso Morigerati (v. Antonini. I. 414) T O PupavoN. Il nome indica un insediamento di Romani in ungarea linguistica greca. Ser@timo. forma più arcaica Serapbtamo (XVIIIsec.). oggi chiamato in vernacolo ~ar@tolo. fiume che nei pressi delia stazione di Centola sfocia nel Mingardo. Un altro fiume (tra Torre Orsaia e Caselle in Pittari) si chiama gara@tamo. Anche presso Senise in Basilicata si incontra il nume Serra.tamo, che sfocia nel Sinni; cfr. infine le forme. alquanto frequenti nella Calabria meridionale. ~arap~tamo, tsara.tam.u, tserapbtarrm (LGII. p. 355).In tutti i casi la forma base è eqpoiro7apoq 'torrente". Scbio, piccolo centro di pescatori presso Policastro. gr. a. Ecqdtp~ov "apparecchio per varare le navi". Sicili, villaggio presso Torre Orsaia. gr. otic~h6c"siciliano". 2. Elementi greci nel lessico. L'influsso greco nel lessico è ancora più evidente che nelia toponomastica. I1 materiale è raccolto in ordine alfabetico. I numeri rimandano alle pagine del mio Lewicon graecanicm Italiae inferioris. abbrayatu (Cm. L. T. R. ). abbruyatd (Ca). abbraytctu (A) 'rauco": cfr. gr. ppay& 'id." (95). (Cp. V). dmu (Cu. A. T). dyimu (Cm) 'azzimo". 'poco lievitato" C ayupoq 'id." ( 14). qgala (Mo)f. 'sp. di scotola montata su un treppiedi dove si batte il lino dopo che è stato sotto al mai~ganu"C gr. a. &yic&q 'braccio" (4). @ulo (Ca).y@ulu (R)'molle". 'dal guscio imperfetto" < gr: 'molle" (43). h u (Cm. G) m. 'roccia scoscesa": y h n u è il nome di uno scoglio presso Roccagloriosa: Amo, toponimo presso Pisciotta: A m o , villaggio nella Calabria meridionale. Nei documenti medioevali della Calabria e della Basilicata si registra ilppoq: per es. a. 1114 (Calabria)E{< TÒ Sppov 70 h q f i v o v (Trinchera. Syliabus, p.

~


99).Deriva da gr. a. 6tppÒ~'articolazione". 'spalla". che nei dialetti greci moderni ha anche il significato di 'cima del monte" (secondo una informazione fornitami gentilmente dal prof. Anagnostopulos) (57). a-unizi (A).~ cfr. gr. ayoq 'id." (6). ~ (Ca) m. n'agnocasto". a Eéfalo (Ca). E#falu (C) 'cefalo" < & p A o ~(236). Eéndra (Ra.S).~éénda(Ca.V) f. 'cresta del gallo". Dal gr. ~Évrpov'punta". 'spina" (232). Ceramild (Cm. T) m. 'tegolo" < gr. a. mpoylE6i.o~'id." (233). k n . u (L. Mo, T) m. "sacchetto". Dal gr. h-ippa "piccolo saccow(239). Citrinu (T. R). Eihinu (L) 'giallo", nEitrinlisu (Cm). niitrinfitu (V) 'ingiallito" < inrp~voq"giallo limone" (241). elendra (A) f. 'biscia d'acqua". cfr. greco di Bova hendra e élendra 'id." < Ex~Gva.gr. volgare Zxevrpa 'serpe" (162). e n a a (Cm. C. R. T) f. 'biscia d'acqua". Presumibilmente da h&pta 'lontra" (v. p. 97). confuso con Zxt8va e influenzato da questo nell'accentuazione ( 148). J U u n d (Cm)m. 'giaciglio di lepre". Cfr. calabr. fullune. basil. follond, camp. fuddond, 'id.". Dal gr. p U a 'id." (551). yrùsta (A. C. Cm. R. T ) . r&ta (Ca) f. 'pezzo di tegolo o di piatto" <yhpa"vaso" (102). yridza f. 'pulicaria" (L. T) 'cisto nero" (A. C. Ce. Cu. R). Corrisponde esattamente a cal. mer. kridza, gr. di Bova klidza 'pulicaria". che continuano la forma dialettale arcaica ~v.Uca(Teocrito), non il gr. comune rovl>[a 'id." (257). Per la confusione tra 'pulicara" e 'cisto" cfr. p. 98 sotto la voce rmkca. yrQmu (Cm) m. 'avena selvatica". cfr. calabr. sett. vruomu, gromu 'id." < pp6pos 'avena" (97). 'yunfi%u (L. R). yunG2o (Cp. S. V )m. 'ginocchio: cfr. inoltre calabr. gunzl.%'h,basil. mer. yunfi& abruzz. gune& 'id.". Le forme foniche non si adattano a lat. GENUCULUM. Si può pensare all'influsso di gr. yovu, se non si vuol ritenere che queste forme conservino una forma regionale di latino provinciale (*GONUCULUM). che aveva lo stesso grado di gr. y6vu ( l12). y t m y u l @ (L).ymyul&u (C. Ce. T ) . gru@ (A) m. 'gufo". Cfr. gr. moderno (Arcadia) ~ i i p p u l i c q'gufo" (112). kakkavu (Cm. R. T). kakkmo (Cp. v). kakkamu (A.C) m. 'caldaia dei pastori' < x6iotaBo~'id." (196). f. 'bruco": kambu (Cm) kamba (A, C. Ca. Cu. Cp. T. R. V). ktcmbra (h) m. 'bruco". Gr. r @ q 'id." (205). k&kma (Cm. L. T. R) f. 'parte del mulino dove gira la ruota e dove esce l'acqua" < rQrapov 'prigione" o dal pl. ra rtiprapa (215). Il vocabolo è attestato nell'antichità solo presso scrittori siciliani (Sofrone. Diodoro). È dunque u n prestito da lat. CARCER.


kmattsu (Ce. Mo. T. R) m. "palo di vite". (a Cm) "pertica per i fagiuodim. di x@a&"palo" (560). li" C ~ap&nov, kaséndaru (Cm. L. R). kasiéndaru (G) m. "lombrico" C dorico Zvrepov per attico f i q Evrepov "id." (107). kutz@yum. "porcile" (A)."casa misera" (C. L). katg5yo (Ca)"magazzino a pianterreno di una casa". anche in senso traslato I&t u k a t ~ y u(Cm) "vecchio decrepito". katgbyu (Mo) "cretino"; katOya (V) "casa misera" < h-CY7hyY~oi"sotterraneo" (227). I1 significato traslato (cir. anche Forio d'Ischia kat-yd "persona decrepita") potrebbe essere dovuto a confusione con & ~ ~ a "vecchio ~ 6 ~decrepito" ~ o ~ (227). krbkaci (Cm) m. "ranocchio": cir. calabr. sett. crachici, crdcaci, crbcaci "id." < * h-p(Xh-a: (iormato come h-6paS "corvo").Di erigine ononiatopeica. cfr. gr. inoderrio ~aph-bhiov"rospo" (215). k@pu (C) m. "letame" < Konpoi "id." (259). kukkuvaga (Ca. O. P. S ) S. "civetta" < h-ouh-icoupi~~a "id." (264). matra (comune) S. "madia" kiaKrp<x"id." (312).Da qui rnatrald (Pe) "tipo di tino in cui si pigiano i grappoli di uva". cfr. calabr. , m t trale. malraru "cassetta per la Sarina". mdskula (C. Cu). maslcera (a). rnaSkcara (Cm) T. "ascella" C vaUX&hq "id." (319).Da qui maslcali (Mo) "ascella", sutt' a m h k a (G) "sotto l'ascella". mbuya (R. T) tr. "mettere i buoi al giogo". Cfr. calabr. paju, irpin. pajo "cinghie del giogo" C *xiiylov (377). mbglomo (Ca) m. "medusa di mare": cfr. calabr. bromu. mbruornu "id." C Bp6poq 'tanfo" (99). rnekifia 0.malha (C. Cu) f. 'piaga". "guidalesco". "contusione" C phavia "macchia nera" (322). Della stessa origine anche rnolgbno (Ca. Cp. S) 'bernoccolo"? (T). ami@ (Ce) m. "frassino". Da gr. p Z a "id." (323). m@ru-nola(Ca. O) f. "giarra col collo stretto". cfr. calabr. bumbulu, blimbula "id." C P6ppuhoq "id." (89). munita (Cm, R). moneta (P. S ) f. "boleto"C bav1qS "sp. di fungo" (28). Influenzato fonicamente da BOLETUS. naka (L. R. T) f. "culla" c v u q "vello della pecora". gr. volgare (Maina. Zaconia) v k a "culla fatta con u n vello" (346).Più a nord domina il vocabolo ~Qkola.ugualmente greco. ngimh (Cm. Cu). n&& (Cu. P. M. Va) tr. "imbastire" C *INFLIMARE C *INFIMUWZE. dal gr. tpipciw "legare" (540). (Ca). palc%~gdsd(C) m. "lenza con molti m g 7 i s i (Cm). pakl~~gaso ami" C ~ohuoiymmpov"id." (416). "id." (383). parac~éddu(t). pardell~(Cm)m. "porcile" crapa~6hh~ov Modificato in posizione finale dal s u ~ s s -EUS. o piro (S)m. "trottola": cfr. laz. piro "piuolo" C gr. volgare mTo5 "piuo-

mim


lo" (154). Dalla stessa radice pirom (0)'cavicchio". pudia (T).purla (C. Cm, L), pdraa (Ca. Cp. P ) 'lembo inferiore della gonna" < m%a 'id." (413). rittsMpoli (Pe)pl. 'capolini spinosi della lappa", cfr. calabr. rlzzopu-

lu 'riccio di mare", 'riccio di castagna". Contiene nella seconC giovane", che nei composti ha la funzioda parte gr. R O ~ 'il ne di u n diminutivo, cfr. gr. moderno cpoMoirouhv 'piccolo

mantice" (421). s@tta (C, Cm) f. 'navetta del telaio", anche nap. suétta de io telaro (D'Ambra, p. 3 17) < oa$zza 'id." (445): prestito dal lat. SAGI-ITA. sakkuraJu (Cm)m. "ago da sacchi" e oa~~opcicp~ov "id." (446);forme fortemente modificate sono aku sakkuraloi (A, R, T ) :&o sakkuldrd (Ca) "id." s & y o (Ca) m. "sp. di pesce", anche nap. s w o 'id." <aaGpog 'id." (450). sipitu (Cm), sipandu (A, Mo. R) m. 'consolida maggiore" (Syrnphytum tuberosum) <c~iylcpwov'id." (491). skartéllu (Cm), scaraéddo (Ca. V) m. "gobba": cfr. sardo skartemu "tipo di cesta". Da c~irii:i.i.us< i c & p ~ a X b"tipo ~ di cesta" (218). spayarbna (C. Ca. Cp) S. b'asparagodei boschi" (Asparagus acutifolius) < ironapaywuia (Plutarco) (63).

sp&a (comune) S. "cercine", "cencio di cucina" <oneipa "cercine" (474).

spartu (Cm)m. "ginestra" (Spartiumjunceum) <an&proS "id." (473). spindzu (A. R) m. "sp. di Sringuello" <oxiviYiov "id." (477).V. anche spinzaru ( C ) . spindzomj (V) "id." stdppa (Cm. R. T ) .streppa (Ca. S).slirpa (Mo)f. "(capra.pecora) che q è rimasta senza figliare" < o ~ ~ p i ( p"id." (483).

shimmulu (comune)f. 'trottola". Da gr. mpoppos "id." (488). Il vocabolo è diffuso in tutta la Campania e neil'Abbruzzo (ano a Teramo), v. AiS, C. 75 1. suricqcca (Cm), suric#cula (C), salikrec?a (A).s a l i g r w a (Cu. V ) f. 'lucertola"; cfr. cal. a sett. suricca "id." C *SAURICUIA. Da gr. aa6pa 'lucertola" (450). surivzhd (Cm),salaurund (Cu, L), salagrg&mu(A) m. 'ramarro". Forma alterata di *WURONE. Da gr. onupn 'lucertola" (450). timbdiio (Ca, V ) , timbhnu (Cm) m. "fondo della botte" C zupx'aviov 'pezzo di legno sottile rotondo" (524). tqnako (Cu, S . V ) m. "sp. di canna sottile" < S o v g "id." (129). b & i ~(Ca) f. 'drago marino" < Gpawatva 'dragonessa" (130). tr6fa(A, Ca. Pe. S. V) f. "ceppaia di castagno o di faggio" rpocpri 'giovane progenie" (515). bopéa (Ca)f. 'temporale d'estate di breve durata" < zponaia 'rivolgi* I , P111


mento del vento" (514). tutomirto (Ca). tuttumalu (0)m. "euforbia" C *nfiupahtov. dim. di ~ ~ f i u p a 'id." h o ~ (503). I1 vocabolo è diffuso in tutto il meridione. fino all'Abruzzo ( N S . C. 6 3 1). tsilu (A. C. Cm. R, T). tsilo (Lo. Ma. S) m. 'diarrea degli animali" C *~biho5,cfr. gr. a. 6 h o gr. ~ moderno &ha 'id." (521). tsimmaru (comune) m. "becco" < ivapoS "giovane becco" (568). tsirmu (T). t s i m (C)f. "porcile". "recinto per maiali" C SeGypa "chiusura" (168). &isi (Cr), O i i s d (V). auti&d (Pe) m. "cisto marino". Cfr. a Cefalonia che si basa probabilmente s u una forma P O ~ K ~ O"id.", O *Bournai905(93). ybsirnu (C, L), d s i m o (V). b i m u (Cm)m. "fiuto del cane" < 6 q ~ "oo~ dore" (369). Da qui il verbo agsdrnid (P) "fiutare". ut<ddano (V). vallaro (Ca) m. 'castagna lessa" < pcUcxvos "ghianda". "castagna" (77). $lu (Cm). viéru (G) m. "canale del mulino" C PÉho5 "freccia" (84).Per il significato astratto cfr. calabr. sqiitta "caduta di acqua sulla ruota del mulino" C SAGITTA 'freccia". Finora non sono documentate attestazioni del vocabolo greco nel meridione. @koh (Ca. Cu. Cp, P. V) f. 'culla". q k a (Cm) 'altalena". Cfr. gr. a. pau~ah&w "cullare" (Rohlfs Scavi linguistici nella Magna Grecia. p. 255) (82). $pa (Ca) f. "boga" (pesce) < "id." (95). y&i (A. C) m. "timone della barca" < o;&iclov "id." (359). y h k a (Ca. Ce. L. P. S).jugka (Cm.A),joska (Cu.V) f. "loppa" C *FLUSCA C *FUSCUIA. der. da c p h q (gr. volgare cpokh-a) "vescichetta"; cfr. calabr. fusca 'loppa" (549). zbh~u (T)"sbarbato": cfr. calabr. spanu "id." C mavo5 "id." (473).I1 carattere sonoro della consonante iniziale della seconda sillaba provoca la sonorizzazione di tutto il gruppo. Esempi simili sono in Calabria: zbuggu (altrove s p y g u ) 'spanna". zbilhaccanto a spilare, zbrenduri "splendore", zbrugare accanto a spurgare. zburiu accanto a spuriu, zdp-unu accanto a stemma (vedi i vari esempi nel mio Dizionario). Cfr. sopra p. 98 muzdéa

.

C MUSTELA.

Oltre a questi elementi lessicali. nella nostra zona sono riniasii in uso due suffissi greci. Sulla desinenza - h 5 per la formazione di etnonimi (Skarioti.Laurioti. ~ G u o t isi ) è discusso sopra a p. 83. L'altro suffisso è -una. In greco antico il sufTisso formava sostantivi che indicavano u n insieme di piante: icptvovia"luogo dove crescono molti gigli". bosuvia "cespuglio di rose". Nel caso di piante selvatiche che crescono in grande quantità. può verificarsi che sia difficile distinguere la pianta isolata. Si spie-

.


ga così come dei collettivi possano diventare il nome di una pianta singola. come per es. nel caso di franc. bruyere e fouyère (cfr. v. Wartburg. FEW. 111. 515)1°. Dalla nostra zona dovremmo citare spayarOfia "asparago dei boschi" (v. sopra). che continua direttamente il gr. a. drsirapayda. Anche kardbfia (C. Cr) "tipo di cardo" poè attestato gr. ~apGoS.Po, trebbe corrispondere a u n ~ a p h v i ainfatti trebbe però anche derivare da u n sostantivo latino, come aytsanbfia (Cr. O ) "ontano di macchia". che deriva da &@sano "ontano" < *ALSINUS (p. 93). I1 miglior modo per risolvere il problema dell'origine di questi elementi greci è considerare la diffisione geografica dei singoli grecismi. Si vede così che s u 74 vocaboli. non meno di 39 sono diffusi anche nei dialetti a nord del Cilento: in napoletano. nei dialetti montani della Campania. a Ischia. nell9Irpinia,in parte ancora neila Capitanata e in Abruzzo. Si tratta dei seguenti vocaboli (lindico neli la forma fonica che hanno i lemmi elencati sopra): abbrayW i@m,@ulo, EéfaIo, Céndra, J U i i n ò , yrhta, kakkmu, k h b a , kat@ju, kukkuv@a, mhtra, mbayd., rnekWia, rnbmmola, munita, naka, ngimd. piro, pudia, s e t t a , s w o , skart@lu, sp&ra, stnppa, s hunmulu, timbdfio, tr&ina, tr6Ji tropéa, tutombto, tsilu, t s m z@simu. vaddano, v~kola,@m, y & , yUska Questi vocaboii non sono dunque affatto peculiari dei dialetti del Cilento. In base alla loro più o meno grande area di dinusione nelle province dell'alto mezzogiorno possiamo concludere che si tratta di vocaboli entrati già nel latino della Magna Grecia. Anche altri 23 vocaboli, dei 35 grecismi rimasti. non sono limitati ai dialetti del Cilento. ma costituiscono gli ultimi avamposti settentrionali di aree lessicali che continuano verso il sud nella regione montuosa calabro-lucana (parte meridionale della provincia di Potenza. e parte settentrionale della provincia di Cosenza). Si tratta dei seguenti vocaboli: . zer-ld, &rnu, Cibinu, y r i d z a , yqjmu, wui?6u, guruyu&u, kdrkar n i w p w g r i s i , parara, kasendnru, krakdi, kryhpu, m&k& Eiému, sakkuraAu, spayar6fia,sp&rtu, spindzu, suriCt$Ca, surivfim, Questi vocaboii rappresentano dunque quella grecità del territorio calabro-lucano a cui ho dedicato u n capitolo a parte (p. 69 ss.) nel mio volume Scaui linguistici nella M a g n a Grecia Gli stretti legami geografici di questi elementi con la grecità dei territori posti a sud è ancora più evidente se constatiamo che dei 23 vocaboli 18appar-

(~m

'O I1 s u fisso - oda é ancora diffuso nel greco di Bova (Calabria): ligunia 'vitalba" spcu-tunh -@ne spdassunia mrovetom sparog unia 'asparagoselvatico- (&m&stra arborea" (&zo~>. Cfr. Rohlfs, Scavi linguistici pp. 15 e 157.

(hw,

113


tengono solo ai dialetti del Cilento meridionale (da Vallo verso sud). Da questa analisi risulta dunque che la grecità della regione di confine calabro-lucana si estende molto più a nord di quanto abbia creduto finora di poter supporre. I1 suo confine settentrionale va collocato chiaramente non prima della linea Ascea-Vallo. Restano ancora 12 vocaboli che richiedono una discussione a parte. Di questi, 6 si registrano solo nella Calabria meridionale. dove la presenza di relitti lessicali greci è molto forte: aunizi, élendra, m b r g O m o , rittsybpuli. tQnako e uCisi. Tra questi uno (élendra) è addirittura attestato solÒ nell'area greca di Bova. ~ u e s minoranza b insignificante di vocaboli potrebbe influenzare solo in misura irrilevante l'interpretazione della situazione linguistica. Può trattarsi di vocaboli che forse sopravvivono anche in altri dialetti della Calabria settentrionale. ma non sono stati ancora registrati. Gli ultimi 6 vocaboli (angalu, h u , endr^, kurrattsu. sipitu, velu), per quanto abbia potuto finora constatare non sono attestati altrove nel meridione, almeno non come nomi comuni o non nella particolare forma fonica e con il significato comune nel Cilento. Infatti m ha il suo corrispondente nel toponimo Armo, (Calabria meridionale), @dria rimanda alla stessa forma base da cui si é formato il termine calaniitnlu, Zitri4: kurrattsu conbrese per indicare la lontra (nitinua i'gr. ~cqaiclov.che si e conservato nel calabrese meridionale karki, gar&i 'tacca", 'capruggine". Così dunque l'apporto di elementi greci veramente nuovi da parte dei dialetti del Cilento è minimo. Si e però visto che la grecità, specie nel Cilento meridionale, ha lasciato molti relitti lessicali, più di quanto avremmo finora osato pensare. D'altra parte dall'analisi dei diversi elementi è risultato che la grecità del Cilento non rappresenta una particolarità di questa zona. Essa costituisce piuttosto u n insieme organico con la grecità del territorio di confine calabro-lucano. Il problema della origine della grecità del Cilento va dunque considerato in relazione con quella grecità. Lo sviluppo storico-culturale del Cilento coincide in effetti largamente con quello del territorio confinante a sud. Entrambi furono nell'antichità sede di colonie greche. Nel Cilento abbiamo soprattutto n o m t h v i a (Paestum)e ' W a (Velia).In base alle nostre attuali conoscenze non sappiamo infatti se l'origine di AgropoU l 1 e Ascéa risalga all'antichital2. Le due citLa più antica attestazione che conosciamo dell'attuale Agropoli è una lettera indirizzata da Gregorio Magno al vescovo Felice di Agriopoli nel 592 OMon g e m , epkt. 2, 42). Poiché si tratta di una sede vescovile, non è molto probabile che la città sia stata fondata nel breve periodo del dorninfo bizantino, che inizia solo nel 552. n Si può ricordare a questo proposito che anche in altre province deli'Italia meridionale ancora prima deil'inizio del dominio bizantino compaiono toponimi gred per i quali non abbiamo notizia dall'antlchità. Così Nid tera (Calabria)è documentato neil'ltfrier.Antonln (I1 I sec.). Nelia Tabula Peutingeriana (IVsec.) è citata Mesochom ( M e o p o v ) , stazione tra Taran-


tà potrebbero essere molto più antiche di quanto oggi generalmente si pensa in base a vaghe supposizioni. Nel 552 il Ciiento è annesso al regno bizantino. Come la Lucania e la Calabria, dipende dal governo greco fino a quando. verso la metà del VI1 secolo, cade sotto il dominio dei Longobardi. In verità l'Impero d'oriente ha in seguito tentato più volte di riacquistare il Cilento. Ma non c'è più stato u n dominio effettivo abbastanza lungo, per cui il governo dei Bizantini nel Cilento durò appena cento anni. Nei secoli seguenti nel Cilento, come in Calabria e Lucania meridionale (Basilicata), si fondarono molti centri monastici greci. I1 nome della località S. Giovanni aPiro con il suo ex monastero basiliano Abbatia S. Ioannis ab Epyro ~ouXmipou)mostra ancora oggi nel s u o sccoi i wovq 705 àyiou ?w&ou do nome chiare tracce di questo influsso del monachesimo greco 1 3 . Anche nel toponimo Metmju (presso Roccagloriosa). che risale al biz. ~ ' S O X L OYcortile del monastero", c'e una reminiscenza del moV nachesimo greco. Ancora nell'XI e XII sec. i documenti di questo monastero sono redatti prevalentemente in lingua greca". Va ricordato inoltre che il rito greco in alcuni centri del Ciiento (tra cui Castellabate, Pisciotta e Roccagloriosa) ha resistito molto a lungo alla chiesa romana15. I1 rito greco e attestato molto a lungo a Cuccaro ( h o al 1493),Camerota (1551 circa) e Morigerati (a. 1608)16. Anche il toponimo Papajanni (presso Roccagloriosa) e il cognome P a p ~ l e o(per es. a Camerota) sono legati ai riti greci. I due nomi rimandano chiaramente al periodo in cui in queste località il religioso (biz. rane) aveva cura della vita spirituale della comunità. Nel corso degli anni dunque il Cilento ha subito influssi greci molto diversi. Non è quindi molto facile dire a quali di queste forze sia to e Oria. I due nomi sono chiaramente forme greche (cfr. Rohlfs, Scavi linguistici pp. 209 e 226). Possiamo considerarli una prova della presenza nel meridione di altre comunità greche, oltre le colonie greche che conosciamo già prima del dominio bizantino. lS In Laudisius, Paleocastren Dloceseos Hfstorico-chrondogfcaSy nopsls (Napoli, 1 83 1) a p. 34 S. si legge: il'urba Graecorum plurima advenit, ea tempestate [cioèalla h e deli'XI sec.], in Diocesirn, expulsa a Duce Guiscardo ex Calabria et Apulia ad abbatiam S. Ioannis ad Epyro et ad alteran S. Coni Camerotae se conhgiens. Opera Calogerorum illorum, eximia tunc pietate fulgentium, quae Pagorum Bactalearum [oggi Battaglia, a nord di Vibonati] et Morigeratorum jecerun t fundamenta; unde pos thac aliquae Bonatos [cioè Vibonati] etiarn declinarunt, ubi Vibonam antiquarn sitam esse quidarn opinatur.. . Nonnullae vero Graecorum farniliae Camerotae, Riveliae consociatae.v Cfr. Antonini, L a Lucania, I, 337. la Cfr. Antonini, op. c lt., I, 251, 414; Racioppi, Storia dei popdt della Lucania. 1889, 11, 98. la Tracce del rito greco sembrano essersi conservate ancora più a lungo, cfr. in Laudisius, op. C&, p. 47:a r a e c i tamen ipsi, licet ad Latinum ritum redacti, adhuc Graeco more annuas praestationes Cathedrae Episcopali persolvunt, et in mernoriarn Graeci ritus. quotannis, aqua velu t Latini Sabato Sancto, aspergun t alicubi. Ex MenologicofGraecorum. sexto decimo Kalendas januarii, agitur et Camerotae S. Danielis Prophetae, jam Graecae Parochiae, Titularis, dies Festus, ad totam Dioecesim nunc extensus; ex Martyrologio Romano enim MI Kal. Augusti agendus esset.~


da attribuire 1'infìusso linguistico greco nei dialetti cilentani. I1 problema è particolarmente spinoso perché non sappiamo niente sul periodo in cui la lingua delle colonie greche non fu più parlata nella nostra zona. Sembra che a Paestum dopo l'occupazione romana la lingua greca non sia sopravvissuta più a lungo, ma non sappiamo quanta parte della popolazione indigena si fosse spostata già prima nelle aree montuose, più salubri, per sfuggire alla malaria. La presenza. solo a 8 Km. più a sud di Paestum. di Agropou (~KponoluS). la cui esistenza è attestata dall'epoca di Gregorio Magno. ma sulla cui fondazione non sappiamo niente di più preciso. pone seri problemi. Di Velia sappiamo che era una 'civitas foederata*.A differenza di Paestum non ha mai ospitato una colonia romana. È ammesso da tutti che a Velia la grecità si sia conservata flno all'età imperiale: #fu sul Tirreno tenace custode dell'ellenismo non abbandonando mai l'uso della sua lingua. come dimostrano le marche in greco che ancor nell'età imperiale romana portavano i mattoni dell'eccellente argilla delle sue contrade e le iscrizioni in pietra pur greche che continuano a comparire accanto alle latiner (Ciaceri. Storia della Magna Grecia. I. 1924. p. 305)". Non abbiamo però alcuna notizia sui secoli successivi, ne sappiamo se la lingua greca si fosse conservata anche in altri centri. Bisogna anche sollevare il problema se durante il periodo del dominio bizantino-longobardo si siano insediati nel Cilento dei coloni emigrati dalla Grecia. Non abbiamo in proposito alcun elemento certo, a parte le notizie sui monaci che. espulsi, si sono stabiliti qui e provenivano in parte direttamente dalla Grecia, in parte dalla Calabria e dalla Puglia (v. sopra p. 74, nota 13).Inoltre è poco probabile che gli emigrati greci abbiano scelto quale loro meta il Cilento. trovandosi questa zona in una posizione per loro molto meno favorevole rispetto a altre province italiane. Tuttavia non va dimenticato che la scoscesa e sinistra montagna tra Camerota e Roccagloriosa si chiama ancora oggi Monte Bulgheria Tutti gli scrittori locali che si sono occupati del problema ritengono che questo nome sia la prova di un*immigrazionedi Bulgari in questa zona. Si ricorda che i Bulgari, insieme a Gepidi, Sarmati e Pannoni. erano nelle schiere longobarde che invasero l'Italia al seguito di Alboino. Si è anche cercato di stabilire una relazione con quegli Slavi che il duca longobardo Grimoaldo I insedio nel VI1 sec. nella zona di Isernia e Boiano (provincia di Campobasso)18.Questa zona però si trova a circa 200 l7 Cfr. anche l'opinione di Th. Momrnsen: Velia dicta urbs a Phocaeensibus condita sola in ora rnaris superi Lucana, quae Graeca semper manserit" (Corp. inscr. lat,X,I, 51). l4 h storico longobardo Paolo Diacono racconta in proposito: #Perhaec tempo- Vulgarum dux Alzeco nomine cum ornni suo ducatus exercitu ad regem Grimuald venit, ei se serviturum atque in eius patria habitaturum promittens. Quem ille ad Romualdum filium

...


Krn. a nord del Monte Bulgheria e anche i dialetti attuali del Cilen-

to non presentano alcun tratto che possa riferirsi alla presenza. nel passato. di elementi slavi nella popolazione. Potrebbe piuttosto convincere l'opinione di Racioppi. che vorrebbe vedere in questi 'Bulgari*dei monaci greci di origine bulgaralg.A questo proposito va anche ricordato che nel medioevo con Bulgarl spesso si intendeva semplicemente 'eretici". senza alcun riferimento a una determina ta provenienza etnica? In origine si adoperava questa espressione in riferimento ai Catari provenienti dalla Bulgaria. ma anche ai Manichei e più tardi anche in riferimento agli Albigesi. Se non si vuol credere che i seguaci del rito greco fossero marchiati dai cristiani romano-cattolici come 'Bulgari*(il nome Bulgaria compare già in un documento del 1086).tuttavia molto probabilmente e possibile che alcune comunità religiose eretiche ancora non ben individuate abbiano avuto un certo ruolo nella nostra zona21. Concludendo. dall'analisi obiettiva dello sviluppo storico non emerge nessun indizio certo che ci permetta di assegnare gli elementi linguistici greci del Cilento a un determinato periodo. Resta allora solo la possibilità di trarre alcune deduzioni in base al materiale linguistico stesso. Tralasciando i vocaboli entrati presumibilmente già nel latino volgare (v. sopra p.113). restano altri 35 grecismi, elencati sopra (p.113).Noi constatiamo che 18 di questi vocaboli sono sia del greco antico sia del greco moderno e non possono quindi essere determinanti per fissare una cronologia. Dei rimanenti vocaboli. 10 sono attestati solo nel periodo greco antico: Kippa, mica, Bpopo~,~&pwapov,@.q gv~epov,06pcpwov, amapaywvia, om~@iov,a y y o ~ e kvu6pia. Particolarmente importante è l'appartenenza di due di que&v~epov, forse anche ~aipicapov)alla grecità dorica della sti ( d a , Magna Grecia. Restano ancora 7 vocaboli. di questi vocaboli. due (youpyouhaq, ?cpa~a@ non sono attribuiti a nessun periodo determinato. in quanto forme onomatopeiche. La forma rapa&hhiov. documentata solo nel dialetto neogreco di Syme. deriva da un prestito latino (CELIA). e può dunque essere eventualmente sorto in Italia me-

w,

Beneventum dirigens, ut ei cum suo populo loca ad habitandum concedere deberet, praecepit. Quos Romualdus dux gratanter excipiens, eisdem spatiosa ad habitandum loca, quae usque ad illud tempus deserta erant, contribuit, scilicet Sepinum, Bovianum et Isemiarn et alias cum suis territoriis civitates, ipsumque Alzeconem, mutato dignitatis nomine. de duce gastaldium vocitari praecepit. Qui usque hodie in his ut diximus locis habitantes, quamquam et Latine loquantur, linguae tamen propriae usum minime arniserut (HistoriaLangob a h n u n , ediz. degli Script. rer. Gerrn, VII, 5, 29). 'O Racioppi, op. cit, vol. 11, p. 100. 'O Cf?. il materiale raccolto in Du Cange, I, 772, per es. in un testo del 1206 ('haereticos quos Bulgaros vocarit"),o in un testo in franc. a. ('se aucuns est soupepnné de bouguerie, la Iustice le doit prendre et l'envoyer à l'Evesque, et se il en estoit prouvez, l'on le doit ardoir"). I1 nome Bulgheria come toponimo si incontra nei pressi di Cesena (Romagna]; cfr. F. Schiirr, 'Rev. de Ling. Rom.", 9, 2 12.


ridionale. I1 composto oaiciropkptov è attestato non prima del periodo bizantino, ma poteva naturalmente comparire in ogni epoca. non deve essere sorS Ugualmente il composto P O U K L ~ ~ O>POUICLOOS to prima dell'età greca moderna. La forma élendra non e né greco moderno né greco antico. I1 sufTisso -rrodh<è caratteristico della lingua volgare neogreca ma si basa su gr. a. Z~XOS. per cui anche in questo caso non è possibile fissare con assoluta certezza ~ n ' e p o c a ~ ~ . Traendo le conclusioni da quest'analisi linguistica, non può esservi dubbio che i relitti lessicali greci del Cilento rimandano prevalentemente all'antichità.

llAnche gli elementi greci accertati nei toponirni (v. sopra p.106 ss.) non offrono prove sicure. I vocaboli ~a~ylapwroS, s, dzpavov, xovtipk, x q i o v , drPioPqbv, ;j~i%, ~ E ~ ~ K ophvh, &&, ~ v ~ o m ew& @ p ~ o v .sono sia del greco antico che del greco moderno. Il diminutivo, $CLgr. a. apx&iìjv, forma attestata] non è né gr. antico né gr. moderno. Appartengo~ M O (dal V no solo al greco antico & ~ ~ a p eg W k i a . . D'altra parte mxuGva e ptx&iov non sono documentati prinla del periodo bizantino. I1 composto mxhorp&q.sg è sì attestato solo nel greco moderno, ma è una forma sicuramente possibile anche nel periodo più antico.


INDICE COSIMO DAMIANO Fonseca. Presentazione . . Colonie linguistiche galloitaliche in Basilicata Colonie galloitaliche sul Golfo di Policastro . Dialetti e grecitĂ del Cilento . . . . . .

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Finito di stampare per conto di CONGEDO EDITORE - Galatina (LE) nell'amo 1988 dalle GRAFICHE PANICO - Galatina (LE)


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