Utopie Minimaliste: 59 azioni spontanee per abitare lo spazio pubblico a milano

Page 1



POLITECNICO DI MILANO Scuola di Architettura e Società Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura

UTOPIE MINIMALISTE 59 azioni spontanee per abitare lo spazio pubblico

Relatore:

Prof. Lorenzo Consalez

Appello di Laurea: 25-02-2013

Tesi di:

Pietro Paolo Verde

Mat. 745980

Giacomo Volpe

Mat. 747223


CONTENUTI


PARTE PRIMA Riflessioni teoriche Prologo

7

Padiglione U.S.A. Una breve descrizione.

11

Strategie e tattiche De Certeau, Buber, Ward, Lefebvre. I teorici della partecipazione dal basso.

17

La vita per strada Trasformazioni e conflitti nell’utilizzo degli spazi pubblici.

27

La dichiarazione universale dei diritti urbani Diritti da proteggere, da conquistare e da estirpare secondo i cittadini.

43

Aldo Van Eyck I playground e la città.

49

La città dei bambini La strada come luogo dell’infanzia.

55

L’esperienza di Ugo La Pietra Abitare è essere ovunque a casa propria.

65

PARTE SECONDA Ricerca e catalogazione degli interventi Metodi della ricerca Individuazione degli interventi e relativa schedatura.

81

Diagrammi Catalogazione e restituzione grafica degli interventi.

85

PARTE TERZA Schede degli interventi Schede

106

Schede

108

Indice schede

226

BIBLIOGRAFIA

227



AMIRP ETRAP PARTE PRIMA



RIFLESSIONI TEORICHE



7/78

PROLOGO Il bisogno di spazi sociali è da molti anni uno dei principali problemi della città. Sono i cittadini stessi a reclamare con forza il diritto a riappropriarsi 1

degli spazi aperti per vivere la comunità. In un passo del romanzo di

Ferenc Molnár, I ragazzi della Via

Ferenc Molnàr, I ragazzi di via Pàl, quando uno scontro tra la banda di via

Pal, traduzione di Mario Brelic, Giunti Editore, Firenze, 2011

Pàl e le camicie rosse dell’Orto Botanico appare inevitabile, uno dei fratelli

Nella pagina precedente:

conducono le due giovani bande a battersi.

Pàsztor con estrema chiarezza racconta quali sono le cause che

“Swing”, di Kamila Szejnoch. Fotografia di Wojtek Jòzefowicz.

“Sapete benissimo che non facciamo la guerra per sete di dominio (...).

Immagine tratta da: Urban

La facciamo solo per avere un terreno dove si possa giocare a palla.

Interventions. Personal

Qui non è possibile e in via Eszterhazy bisogna sempre litigare per il

projects in public space. (vedi

posto. Abbiamo bisogno di un campo da gioco e basta! Un luogo da

bibliografia p. 227)

poter trasformare ogni volta in una storia diversa, da reinventare e costruire continuamente, senza margini alla fantasia. Quel lembo di terreno arido, incolto, irregolare, accidentato, della città di Budapest; quello spazio rinchiuso fra due caseggiati d’affitto che rappresentano la prateria americana quand’era mattina e nel pomeriggio il grande bassopiano magiaro - la puszta! - e il mare quando pioveva, o d’inverno il polo nord.”

1


!

PROLOGO!

8 /78

Questo lavoro parla di come i cittadini intervengono sugli spazi denunciando una inderogabile necessità di vivere in luoghi più sociali, più accessibili, in una parola migliori. L’occasione da cui è nata la passione per questo argomento è l’allestimento del padiglione statunitense per la tredicesima Biennale di Venezia tenutasi nell’autunno 2012. L’allestimento prende il nome di Spontaneous Intervention. Design actions for the Common Good e in esso vengono esposti e raccontati 124 differenti interventi spontanei realizzati da cittadini americani con l’intento di migliorare gli spazi più problematici delle città. Un tema globale trasferibile in ogni città del mondo che presenti le medesime problematiche sociali. Abbiamo così raccolto l’invito della curatrice Cathy Lang Ho a proseguire la sua ricerca anche in altri contesti. Ci siamo dedicati all’analisi della nostra città, Milano, nella quale ci è stato possibile orientarci con sufficiente destrezza. La ricerca si basa innanzitutto sullo studio di un metodo per individuare e catalogare i vari interventi spontanei. Partendo dalle problematiche più critiche all’interno della città, seguendo quindi un procedimento analitico, è possibile determinare le ragioni e di conseguenza gli obiettivi che hanno spinto alla mobilitazione. Nella prima parte il lavoro cerca di affrontare una base teorica, le prerogative su cui si basa in seguito tutta la ricerca. Negli anni numerosi studiosi hanno affrontato l’argomento della partecipazione dal basso. Sociologi, antropologi, architetti, stilisti... In molti si sono interessati ai fenomeni spontanei, e nostro intento è quello di raccogliere alcuni di questi pensieri multidisciplinari per comprendere come rappresentino un sentimento comune: tutti infatti sembrano concordare su un fatto, la privazione di spazi comuni, delle strade e delle piazze nella città contemporanea ha risvegliato nei cittadini un sentimento comune, la volontà di riappropriarsi di essi. In una seconda parte viene poi spiegato in che modo si è sviluppato il lavoro di ricerca sul campo, come è stato possibile individuare i vari interventi sparsi per Milano e i loro autori. Ma soprattutto si tratta dei metodi che ci hanno condotto a strutturare una precisa catalogazione. Infine, nelle ultime pagine, una serie di schede illustrano brevemente uno ad uno i vari interventi che abbiamo voluto prendere in analisi. Guardiamo ora per un momento al titolo che sintetizza tutto il nostro lavoro in due parole ricche di significato: Utopie Minimaliste.


9/76

“Il secolo scorso è stato quello delle utopie massimaliste. Ne conosciamo i risultati. Tuttavia la soluzione non è vivere senza utopie. Una generazione fa, quando la società dell’Occidente aveva raggiunto il maggior livello di equità della storia molti volevano abbatterla per crearne una più giusta. Oggi le differenze di ricchezza sono aumentate ad ogni livello e, per eccesso di sviluppo e di avidità, il futuro 2 Luigi Zoja, Per un’utopia minimalista, atti del convegno, ISMO. Lavori in Corso 2012-2013, Milano, 1 Dicembre 2012

dell’intero pianeta è a rischio. Eppure sia gli intellettuali sia quella che altrove ho chiamato la ‘nuova generazione critica’ si chiudono nel privato.” 2 La riflessione di Zoja parte dal presupposto che le grandi lotte sociali del ’68 non hanno prodotto i risultati sperati a causa della loro tendenza massimalista. La volontà di trasformare radicalmente il sistema in ogni sua forma ed aspetto era vittima di una evidente ingenuità. L’impossibilità di poter dare una risposta alternativa ad ogni singola componente della società. Schierandosi violentemente in contrasto con ciò che era lo stato di fatto, non è mai stato possibile una discussione tra le parti. Questo è il limite delle utopie massimaliste. Un integralismo assoluto che blocca le fazioni sulle loro posizioni. Da qui Zoja propone un atteggiamento diverso basato sulla discussione delle piccole cose che possono veramente essere risolte e che spesso risultano come quelle realmente essenziali, le più importanti. Questo modo di pensare potrebbe essere applicato anche in ambito architettonico-urbanistico. I grandi piani utopici e massimalisti del secondo dopoguerra, costantemente impregnati di questioni ideologico-politiche non raggiunsero mai gli obiettivi sperati. In molti casi anzi rappresentarono dei grandi fallimenti. Perché allora non ricominciare guardando a delle utopie minimaliste, ai piccoli interventi che partono dalle necessità reali dei cittadini.



PADIGLIONE U.S.A.

11/78

PADIGLIONE U.S.A. Una breve descrizione. “Questa installazione interattiva ha colpito la giuria per la sua 3 Venice: The Golden Lions. The 13th International Architecture Exhibition awarded Urban ThinkTank, Grafton Architects, and the Japan Pavilion, while distinguishing cino Zucchi and the Polis, Russian and U.S. Pavilion with special mention, Domus, 29 Agosto 2012

celebrazione della capacità degli individui di cambiare la società con gesti piccoli ma efficaci. La presentazione semplice e non pretenziosa è stata incantevole.”

3

Con queste parole la giuria internazionale della tredicesima Biennale di Architettura di Venezia premia l’installazione americana per mezzo di una menzione speciale. La curatrice Cathy Lang Ho ha voluto, tramite una scenografia semplice ma molto efficace, raccontare di come in molte città americane

Nella pagina precedente: Padiglione Americano Biennale

nel corso degli ultimi anni si sia manifestata una diffusione capillare di

2012.

interventi spontanei dei cittadini che affermano tramite questi atti il

Fotografia di Nico Saieh

proprio diritto alla città. Città che è molto spesso distante dai suoi

Immagine tratta da: Venice

abitanti, ma che vuole essere intesa come luogo in cui si esprime la

Biennale 2012: Spontaneous Interventions / USA Pavilion, www.Archdaily.com

democrazia. In questo modo la curatrice stessa descrive cosa rappresentano questi movimenti: “Al livello più semplice, senza ulteriori teorie complesse, questo movimento riguarda l’azione, riguarda moltitudini di risposte individuali


!

PADIGLIONE U.S.A.!

12 /78

a problemi minuti come spaccature sul marciapiede, o diffusi come gli incroci pericolosi, o grandi come gli innumerevoli lotti disabitati a causa di una economia depressa. Architetti e designers sono addestrati ad osservare e risolvere i problemi, come sappiamo, ed uno dei punti principali della loro educazione consiste nella collaborazione di gruppo che li inducono a sviluppare ipotetiche soluzioni ai problemi 4 Cathy Lang Ho, Spontaneous Intervention: design action for the common good, in ‘Architect’, the magazine of the American Institute of Architects, New York, Agosto 2012, p. 22 (traduzione di Giacomo Volpe)

reali, locali sociali o urbani. Trasferire le idee dal disegno al mondo vero è la parte più dura. Spontaneous Interventions: Design Action for the Common Good celebra coloro che agiscono, che prendono l’iniziativa di trasformare situazioni urbane problematiche in nuove opportunità o bellezze da condividere con gli altri, senza aspettare clienti o permessi, e in alcuni casi, rischiando persino la prigione. Tirandosi su le maniche, finanziando personalmente o trovando creative forme di finanziamento, usando ogni mezzo a disposizione per creare contatti e gruppi, mobilitandosi per passioni comuni, e semplicemente facendolo accadere; questi sono i modi operandi di una nuova classe di cittadini attivisti che oggi stanno cambiando la forma delle città.”

4

In un periodo di grande crisi economica e sociale è ancora più semplice comprendere come siano molte le ragioni per cui si desidera un maggior coinvolgimento civico che conduca le persone ad una partecipazione più diffusa a quei processi che hanno conseguenze su di loro. L’idea di fondo del padiglione è quella di creare un arsenale di tattiche che si possano replicare in città con problemi simili, come per quanto riguarda i luoghi inutilizzati, il disinvestimento, la crescita sbilanciata... Con l’intenzione di ordinare i progetti, i curatori hanno studiato un sistema di decodificazione col fine di mostrare l’orientamento di tutti gli interventi. Ad ogni autore di un progetto è stato richiesto di descrivere la caratteristica principale del proprio intervento scegliendo fra sei categorie: informazione (blu scuro), accessibilità (arancione), comunità (rosa), economia (verde chiaro), sostenibilità (verde scuro) e piacere (blu chiaro). Ogni intervento viene in questo modo accompagnato da un codice a barre personale con bande colorate secondo gli argomenti che esso tratta. La dimensione delle bande sono proporzionali al rilievo che il


PADIGLIONE U.S.A.

13/78

progetto attribuisce a quel particolare tema. Questi colori riflettono l’intera organizzazione e disegno dell’esibizione. Nella fase iniziale di ricerca, tramite l’utilizzo di una piattaforma online, sono stati raccolti oltre 450 esempi di interventi spontanei. In seguito da questo bacino ne sono stati selezionati 124 da rappresentare nei circa 400 mq del Padiglione Americano nei Giardini della Biennale. La qualità di 5 Informazioni tratte da: Ivi, pp. 22-24

intervento spontaneo è stata attribuita anche ad interventi artistici e graffiti, pur consapevoli del fatto che alcuni interventi sono figli più di una volontà di auto esprimersi che di una tattica per un cambiamento sociale. Lo scopo è quello di trovare la diversità dell’approccio dei vari progetti che trasformano lo spazio pubblico urbano per servire meglio il bene. Il concetto stesso di bene comune è mutabile e soggettivo, quel che può essere giusto per qualcuno non lo è per un altro, ma nei progetti selezionati è stato considerato ciò che porta beneficio al maggior numero di persone con rispetto per i bisogni quotidiani. Ponendosi la questione di come gli interventi dal basso rispondono ai problemi della città, il gruppo di lavoro americano ha strutturato una lista di 10 condizioni negative delle città americane: (1) degrado urbano, infrastrutture decadenti e mancanza di investimenti nelle città; (2) spazi pericolosi, banali o sporchi creati da pianificazioni autocentriche; (3) vuoti urbani, proprietà abbandonate e paesaggi danneggiati a causa della contrazione delle città; (4) un differente ordine di vuoti lasciati dalla bolla dei mercati immobiliari; (5) mancanza di accesso ai servizi; (6) insufficienti mezzi di trasporto; (7) inquinamento; (8) privazione dei diritti, esclusione, alienazione sociale e mancanza di informazione o conoscenza di come partecipare agli affari pubblici; (9) privatizzazione o corporizzazione degli spazi pubblici; (10) surplus degli spazi inutilizzati a causa della fretta, della poca sensibilità o dell’eccessivo sviluppo. 5 Queste problematiche sono evidenti nelle città di tutto il mondo e sono il risultato di processi e fenomeni che si perdono nei decenni se non nei secoli. Con l’intento di comprendere in che modo si è arrivati ad una tale proliferazione di piccoli eventi, lungo tutto il pavimento del padiglione corre una linea del tempo composta dalle date più significative per le città e per l’attivismo urbano americano (dalla fondazione della prima città nel 7500 a.c. all’occupazione di Zuccotti Park da parte di Occupy Wall Street nel 2011). La spontaneità può essere certamente una caratteristica che definisce queste azioni urbane, ma devono essere comprese a partire dal


!

PADIGLIONE U.S.A.!

14 /78

loro lungo e complesso contesto storico, politico e culturale. La linea del tempo vuole esprimere come le città siano continuamente in evoluzione, e queste azioni, piccole o grandi, pianificate dall’alto o dal basso, formali o informali, abbiano conseguenze e reazioni impreviste. Gli interventi, pur nella loro diversità, presentano uno zeitgeist, un sentimento comune che risponde a ciò che sta accadendo non solo in America ma in tutto il mondo (almeno quello occidentale). Questa universalità di intenti permette la ripetizione di medesime azioni in tutte le città. Proprio da questa riflessione è nata la volontà di censire con il medesimo intento gli interventi spontanei dei cittadini di Milano quali sintomi di un desiderio di cambiamento dal basso. A completamento del lavoro l’allestimento è stato accompagnato da un sito web che ripropone tutti i 124 progetti in modo molto chiaro e originale (www.spontaneousintervention.org). Nel portale sono riportate anche tutte le informazioni sul team di progettazione e una ricca rassegna stampa internazionale.


PADIGLIONE U.S.A.

15/78



17/78

STRATEGIE E TATTICHE De Certeau, Buber, Ward, Lefebvre. I teorici della partecipazione dal basso. Cominciamo cercando di definire la parola spontaneità. Secondo Il vocabolario della lingua italiana: “spontàneo [Der. del lat. spontaneus, 6

dall'avv. sponte, ablativo di spons spontis "libera volontà"] [LSF] Detto di

Il Vocabolario della lingua italiana, Treccani, Roma

atto, gesto, comportamento fatto per libera scelta e decisione di chi lo

7 Enciclopedia Dantesca,

questa definizione è presente una distinzione tra l’imposizione, la

Treccani, Roma, 1974

compie, senza imposizione né coercizione da parte di altri.” 6 Già in decisione presa da un essere altro e la libera scelta intesa come spontaneità. Dante va oltre suggerendoci una assoluta condizione di antitesi tra obbedienza e spontaneità. “Secondo D. la vera obbedienza

Nella pagina precedente: Locandina di Occupy Wall Street.

conviene... essere... comandata interamente, e non spontanea; ossia nell'ubbidire non si deve fare qualcosa che già si aveva in mente di fare, o

Immagine tratta da: Occupy

del tutto o in parte, bensì si deve eseguire un comando; insomma la

Wall Street Coast, www.

spontaneità e l'obbedienza sono due termini in contraddizione.” 7

occupywallstreetcoast. wordpress.com

É chiaro leggendo queste definizioni come sia impossibile trattare della spontaneità senza prendere in considerazione ciò che è imposto, ovvero la faccia opposta della stessa medaglia. Se non esistessero leggi, norme o codici da rispettare non potrebbe neanche esistere la libera volontà come non potrebbe esistere il vuoto se non ci fosse l’aria. Per quel che concerne il nostro argomento, gli interventi spontanei sono tali solo quando si pongono in contraddizione con una pianificazione che nasce dall’alto. Il che non comporta necessariamente uno scontro o una


!

STRATEGIE E TATTICHE!

18 /78

visione diametralmente opposta delle condizioni in cui viviamo, ma di certo un contrasto, una sfumatura diversa. A fornire un grosso contributo sul tema è stato Michel De Certeau attraverso la pubblicazione de L’invenzione del quotidiano 8. Egli coglie l’occasione tramite questo testo di riflettere su di una eccezionale creatività nascosta dell’uomo comune che, apparentemente “senza 8

M. De Certeau, Lʼinvenzione del quotidiano, traduzione di M. Baccianini, Ed. Il Lavoro, Roma, 2001

qualità”, dimostra una insospettabile capacità di inventare il quotidiano. De Certeau parla delle “astuzie delle arti del fare” che permettono agli individui, sottoposti ai vincoli globali della società moderna e in particolare della società urbana, di aggirare questi impedimenti, di utilizzarli e, con una sorta di fai-da-te quotidiano, di disegnarvi il proprio scenario e i propri itinerari specifici. Il quotidiano analizzato è, per definizione lo "spazio" del "non pensato", il luogo in cui l'individuo si "singolarizza" "inconsciamente" (dal camminare nella città alla pratica della lettura). Tra le straordinarie intuizioni di De Certeau ricordiamo in particolare l'elaborazione dei concetti di strategia e tattica. “[…] Per «strategia» intendo il calcolo dei rapporti di forza che diviene possibile a partire dal momento in cui un soggetto di volontà e di potere è isolabile in un «ambiente». Essa presuppone un luogo che può essere circoscritto come proprio e fungere dunque da base a una gestione dei suoi rapporti con un’esteriorità distinta. La razionalità politica, economica o scientifica è stata costruita su questo modello strategico. Intendo al contrario per «tattica» un calcolo che non può contare su una base propria, né dunque su una frontiera che distingue l’altro come una totalità vivibile. La tattica ha come luogo solo quello dell’altro. Si insinua, in modo frammentario, senza coglierlo nella sua interezza, senza poterlo tenere a distanza. Non dispone di una base su cui capitalizzare i suoi vantaggi, prepararsi a espandersi e garantire un’indipendenza in rapporto alle circostanze. […] Molte pratiche quotidiane (parlare, leggere, circolare, fare la spesa o cucinare eccetera) sono di tipo tattico. E così pure, più in generale, gran parte dei «modi di fare»: rivincite del «debole» contro il più «forte» (i potenti, la malattia, la violenza delle cose o di un ordine eccetera), tiri mancini, abili mosse […]. Nella nostra società, esse si moltiplicano con la disgregazione delle stabilità locali come se, non


STRATEGIE E TATTICHE

19 /78

essendo più fissate da comunità circoscritte, uscissero dalle orbite, erranti, e assimilassero i consumatori a immigranti in un sistema troppo vasto perché sia il loro e maglie troppo strette perché possano sfuggirvi. […] queste tattiche rivelano anche fino a qual punto l’intelligenza sia indissociabile dagli affanni e dai piaceri quotidiani che sottende, mentre invece le strategie nascondono sotto la parvenza di 9

Ivi, pp. 15-16

calcoli obiettivi il rapporto col potere che le sostiene, custodito dal luogo proprio o dall’istituzione.”

9

Entrambe le formulazioni hanno l’intento di definire le modalità di resistenza attraverso le quali l’individuo plasma il quotidiano. La strategia è legata alle istituzioni, è uno strumento di potere che consuma lo spazio ed è utilizzata per il controllo sugli altri. Le tattiche invece sono manifestazioni degli individui, sono temporanee e utilizzate come protesta. La visione di De Certeau esclude tuttavia una azione di mezzo che non sia né “tattica” né “strategica”. In una società moderna, una “società liquida” come la definisce con intuito Zygmunt Bauman, non si possono non considerare le interazioni tra queste due categorie. Nonostante si parli prevalentemente della divisione tra top-down e bottom-up (interventi dall’alto e dal basso), nonostante ogni protesta sia ricondotta per colpa della violenza allo scontro, nonostante tutte le incomprensioni tra istituzioni e cittadini, esiste un movimento ad un livello intermedio, fluido, più difficile da individuare, che non può essere considerato univocamente come svolto dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso. Allo stesso modo anche la responsabilità delle azioni è da ricercarsi in entrambi gli ambiti, smascherando il principio secondo cui le tattiche sono perpetuate dai cittadini e le strategie dalle istituzioni. Le istituzioni d’altronde sono composte da cittadini e i cittadini compongono le istituzioni. Molti degli esempi di azioni spontanei da noi riportati, non a caso, vedono una interessante interazione tra tattiche e strategie. È doveroso quindi avere una visione più competa e complessa dei meccanismi che regolano la società senza ragionare per compartimenti stagni. In uno dei capitoli conclusivi de L’invenzione del quotidiano, intitolato “Camminare per la città”, De Certeau rende noto, con l’ausilio di una metafora, il nocciolo della questione sul vivere quotidiano. Un uomo dall’alto del 110° piano del fu World Trade Center osserva Manhattan. Da


!

STRATEGIE E TATTICHE!

20 /78

quella posizione privilegiata si ha una visione falsata di quella che è la realtà là sotto. La città è stata progettata come una “città-concetto” che nasce da una “atopia-utopia” del sapere ottico. Con ciò l’autore vuole denunciare un approccio delle pianificazioni urbane che si sottrae all’oscuro intreccio dei comportamenti quotidiani restandone estraneo. Un approccio che predilige la “finzione” strategica di una vista a volo di 10

Ivi, p. 150 11 V. Gregotti, Architettura e postmetropoli, Einaudi, Torino, 2011

uccello rispetto ad uno sguardo reale. Per contrasto invece, un pedone che procede a livello stradale si sposta in modi tattici, mai pienamente determinati dalla pianificazione definita dalle istituzioni, operando scorciatoie o vagando senza meta in opposizione all'impostazione utilitaria delle griglie stradali. “Le successioni di passi sono una forma di organizzazione dello spazio, costituiscono la trama dei luoghi. Da questo punto di vista, le motricità pedonali formano uno di quei sistemi reali la cui esistenza crea effettivamente la città”

10

Allo stesso modo del pedone, il cittadino è costretto a convivere e sottostare alle istituzioni che ne limitano la libertà di “movimento”. Ma con le sue azioni quotidiane riesce a sottrarsene dando dimostrazione di una creatività nascosta. Il rapporto tra istituzioni e società civile, tra pianificazione ed interventi dal basso è con ogni probabilità la questione centrale per un miglioramento delle neo postmetropoli 11 di cui parla Vittorio Gregotti nella sua ultima pubblicazione. In questo senso è opportuno riportare il pensiero di Martin Buber che su di un articolo apparso sul World Review nel 1951 chiarisce la distinzione tra principio politico e principio sociale. Il principio sociale rimanda ai rapporti umani, il principio politico alle modalità con cui agisce lo stato. Il primo implica necessariamente la cooperazione tra individui e gruppi, il secondo implica il governo. Ecco la differenza. Il prevalere del principio politico su quello sociale è sostanzialmente legato alla “minaccia politica esterna”, quando cioè le persone si sentono minacciate dai propri simili. Buber fa interessanti osservazioni sul rapporto che s’instaura in una data società tra livello di dominio e perdita di spontaneità, una riflessione acuta che sottolinea i limiti della libertà di azione e l’inibizione della nostra capacità di agire


STRATEGIE E TATTICHE

21 /78

autonomamente. 12 Ad un primo sguardo la visione di Buber appare in contrasto con quella più positivista di De Certeau. Parlano invece della stessa condizione da due punti di vista differenti. Mentre De Certeau si sorprende dei metodi creativi con cui i cittadini tentano di sfuggire alla morsa delle istituzioni, Buber denuncia le due principali forme di Stato esistenti in quanto predicatori da una parte dell'individualismo 12

M. Buber, Sentieri in utopia. Sulla comunità, traduzione D. Di Cesare, Marietti, Milano, 2009 13

M. Buber, Society and The State, “World Review”, Londra, 1951 14 Encyclopaedia Britannica

Eleventh Edition, 1911, voce di P. Kropotkin, cit. in C. Ward, Il

bambino e la città, tradotto da P. Nicoletti Altimari, Lʼancora del mediterraneo, Napoli, 2000, introduzione di M. Rossi-Doria, p. 7

capitalistico (che vede solo una parte dell'uomo) dall’altra del collettivismo sovietico (che considera l'uomo solo come una parte). L’autore propone in contrasto una terza via: il comunitarismo. Per Buber ad ogni modo Stato e comunità non sono incompatibili: bisogna valutare periodo per periodo quanto Stato e' indispensabile e quanta libertà comunitaria e' ammissibile. Riprendendo proprio queste tesi Colin Ward, architetto ed urbanista britannico, si interroga sul perché il principio politico sia predominante su quello sociale e sottolinea, parafrasando Buber, come lo Stato si appropri del suo concreto potere politico unificante, grazie al sentimento di paura che ogni popolo sviluppa quando si sente minacciato. “Tutte le forme di governo hanno questo in comune: godono di un potere maggiore di quanto sia giustificabile dalle condizioni del momento; in effetti è proprio questa eccessiva capacità di dare disposizioni che noi chiamiamo potere politico. La misura di questo eccesso, che ovviamente non si può calcolare con precisione, rappresenta la differenza esatta tra l’amministrazione e il governo”. 13 Questo «surplus politico» va a scapito della spontaneità sociale ed è, secondo l’analisi di Ward, la più significativa intuizione di Buber. Questa spontaneità sociale, tenuta in gran conto dagli anarchici, non trova nessuna corrispondenza nei programmi politici se non in quanto forza strumentalizzabile a meri fini di dominio e di scontro tra poteri diversi. Colin Ward propone dalla sua un modello anarchico in cui i due principi, sociale e politico, necessariamente si fondono. Restituire assoluta libertà all’individuo contando sulla capacità di autolimitazione. Con la sua “risposta anarchica” Ward intende mettere in luce tutto quello che di positivo viene costruito nelle societas indipendentemente dalle funzioni pubbliche. Una visione che non ha nulla di ideologico o di proclamatorio, ma che si basa sull’osservazione della storia di un sistema


!

STRATEGIE E TATTICHE!

22 /78

di self help e su di un concetto di armonia espresso da Petr Kropotkin nell’Enciclopedia Britannica. “L’armonia non si ottiene per sottomissione alla legge o obbedienza alle autorità, ma grazie ai liberi accordi conclusi tra gruppi diversi, territoriali e professionali, liberamente costituiti nel nome della 15 H. Lefebvre, Il diritto alla città, traduzione di C. Bairati, Marsilio, Venezia, 1978 16 Informazioni tratte da: M. Crawford, Urban interventions and the right to the city, in ‘Architect’, the magazine of the American Institute of Architects, New York, Agosto 2012, pp. 84-85 (traduzione di Giacomo Volpe)

produzione e del consumo, nonché per il soddisfacimento dell’infinita varietà di bisogni e aspirazioni degli esseri civili.” 14 Tutto ciò è un tema di grande attualità data la crisi della nostra democrazia partecipativa. In un frangente storico in cui il principio politico controlla dall’alto l’ipertrofia della proposta scoraggiando le effettive capacità di attivarsi individualmente. Sintomi piuttosto evidenti della distanza tra principi sociali sono l’esponenziale astensionismo elettorale, mai fenomeno così rilevante nel nostro paese, e la disattenzione cronica verso l’azione spontanea. Amministrare non significa semplicemente prendere decisioni dall’alto. Significa favorire e mettere in comunicazione tra loro i processi sociali che “invadono” le strade e le piazze. Un altro fondamentale concetto che arricchisce le nostre premesse è rappresentato dalla questione dei diritti, solitamente trattati in riferimento all’idea di “diritto alla città” di Henri Lefebvre 15. Alcuni studiosi vedono questi diritti solo come una risposta agli evidenti errori del capitalismo, deridendo tutto quel che proviene da organizzazioni urbane non governative (NGOs) e da gruppi di attivisti, considerati come inefficaci pratiche politiche perché non costituiscono un approccio unificato e coerente abbastanza potente da opporsi al capitalismo globale. Il concetto di Lefebvre è quantomeno più emancipatorio. Egli vede la città composta da due elementi interdipendenti e di pari importanza, uno consiste nella realtà materiale, l’altro consiste nella realtà sociale. In situazioni specifiche, le interazioni tra questi due elementi può produrre risultati inaspettati e paradossali. Questa idea poi sottolinea la complessità, l’ambiguità e la contingenza come condizioni chiave per le politiche urbane. E Lefebvre identifica questi diritti dagli stessi soggetti urbani, enfatizzando la soggettività e l’opera umana. Per lui, i diritti alla città non sono mai predeterminati, ma sono sempre prodotti da particolari gruppi con specifiche richieste modellate dalle loro circostanze. Questo concetto senza limiti precisi riconosce le possibilità politiche di una


STRATEGIE E TATTICHE

23 /78

molteplicità di scenari, di rappresentazioni e di interventi urbani. Ciò autorizza artisti, architetti, attivisti culturali e cittadini ordinari a diventare attori chiave inventando nuove pratiche, strategie e tattiche col fine di rivendicare la loro città e per offrire possibili alternative progettuali alla vita urbana. 16 In definitiva tutti gli studiosi citati sembrano concordare con un fatto: 17 M. Augè, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, traduzione di D. Rolland, Eleuthera, Milano, 1993, p. 96

l’importanza del rivendicare un ruolo attivo all’interno della società da parte della cittadinanza. Pur contaminati certamente da precise ideologie politiche, questi pensieri raccontano con straordinaria attualità un fenomeno dialettico tra istituzioni e società troppo spesso assente. Tutto ciò si riverbera sull’organizzazione dello spazio urbano, storicamente uno dei sintomi di maggior immediatezza per quanto riguarda l’approccio politico delle istituzioni sulla società. Come spiega l’antropologo Marc Augé nelle città contemporanee si assiste ad una preoccupante diffusione dei cosiddetti nonluoghi. “Nella realtà concreta del mondo di oggi, i luoghi e gli spazi, i luoghi e i nonluoghi si incastrano, si compenetrano reciprocamente. La possibilità del nonluogo non è mai assente da un qualsiasi luogo; il ritorno al luogo è il rimedio cui ricorre il frequentatore di nonluoghi (che sogna, per esempio, una seconda casa radicata nel più profondo del territorio). Luoghi e nonluoghi si oppongono (o si evocano) come i termini e le nozioni che permettono di descriverli. Ma le parole di moda – quelle che non avevano diritto di esistenza una trentina di anni fa – sono quelle dei nonluoghi. Noi possiamo opporre le realtà del transito (i campi di transito o i passeggeri in transito) a quelle della residenza e della dimora; lo svincolo (dove non ci si incrocia) all' incrocio (dove ci si incontra); il passeggero (definito dalla sua destinazione) al viaggiatore (che s'attarda lungo il suo tragitto) – significativamente, coloro che sono ancora viaggiatori per le ferrovie ordinarie diventano passeggeri quando prendono un treno ad alta velocità; l'ensemble (nuovo insediamento periurbano, ovvero: «gruppo di abitazioni nuove» secondo il dizionario Larousse), dove non si vive affatto insieme e che non si situa mai al centro di nulla (grands ensembles: simbolo delle zone periferiche), al monumento, dove si condivide e si commemora; la comunicazione (i suoi codici, le sue immagini, le sue strategie) alla lingua (che si parla).”

17


!

STRATEGIE E TATTICHE!

24 /78

Per nonluogo si intende uno spazio che non può definirsi identitario, relazionale, storico. Il nonluogo “è il contrario dell’utopia”. È la surmodernità secondo Augé a produrre nonluoghi antropologici e a non permettere l’integrazione con i luoghi storici che divengono così “luoghi della memoria”, ovvero musei a cielo aperto che perdono la loro qualità 18

Ivi, p. 103

abitativa per assumerne una espositiva. Lo stesso autore ci suggerisce però un fatto determinante. “[...] esso, il nonluogo, (ndc.) non esiste mai sotto una forma pura; dei luoghi vi si ricompongono; delle relazioni vi si ricostituiscono; le «astuzie millenarie» dell'«invenzione del quotidiano» e delle «arti del fare», di cui Michel de Certeau ha proposto analisi così sottili, vi possono aprire un cammino e dispiegarvi le loro strategie. Il luogo e il nonluogo sono piuttosto delle polarità sfuggenti: il primo non è mai completamente cancellato e il secondo non si compie mai totalmente; palinsesti in cui si reiscrive incessantemente il gioco misto dell'identità e della relazione.” 18 Esiste quindi una possibilità di redenzione. Un modo per impedire l’affermarsi dei nonluoghi. È la via del quotidiano per dirla alla De Certeau al fine di riconquistare i diritti alla città.


STRATEGIE E TATTICHE

25 /78



27/78

LA VITA PER STRADA Trasformazioni e conflitti nell’utilizzo degli spazi pubblici. Secondo l’Articolo 20 del Codice della strada: 1. Sulle strade di tipo A), B), C) e D) è vietata ogni tipo di occupazione Nella pagina precedente:

della sede stradale, ivi compresi fiere e mercati, con veicoli, baracche,

Aerofotogramma di Heavenly

tende e simili; sulle strade di tipo E) ed F) l’occupazione della

Heights Fotografia di Ross Racine

carreggiata può essere autorizzata a condizione che venga predisposto

Immagine tratta da: Artworks

un itinerario alternativo per il traffico ovvero, nelle zone di rilevanza

2008-2009, www.rossracine.

storico-ambientale, a condizione che essa non determini intralcio alla

com

circolazione. 2. L’ubicazione di chioschi, edicole od altre installazioni, anche a carattere provvisorio, non è consentita, fuori dei centri abitati, sulle fasce di rispetto previste per le recinzioni dal regolamento. 3. Nei centri abitati, ferme restando le limitazioni e i divieti di cui agli articoli ed ai commi precedenti, l’occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 m. Le occupazioni non possono comunque ricadere all’interno dei triangoli di visibilità delle intersezioni, di cui all’art. 18, comma 2. Nelle zone di rilevanza storico-


!

LA VITA PER STRADA!

28 /78

ambientale, ovvero quando sussistano particolari caratteristiche geometriche della strada, è ammessa l’occupazione dei marciapiedi a condizione che sia garantita una zona adeguata per la circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria. 4. Chiunque occupa abusivamente il suolo stradale, ovvero, avendo ottenuto la concessione, non ottempera alle relative prescrizioni, è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 155,00 a euro 624,00. La violazione di cui ai commi 2, 3 e 4 importa la sanzione amministrativa accessoria dell’obbligo per l’autore della violazione stessa di rimuovere le opere abusive a proprie spese, secondo le norme del capo I, sezione II, del titolo VI. Note: La Legge 15/07/2009, n. 94 prevede che: “16. Fatti salvi i provvedimenti dell’autorità per motivi di ordine pubblico, nei casi di indebita occupazione di suolo pubblico previsti dall’articolo 633 del codice penale e dall’articolo 20 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, il sindaco, per le strade urbane, e il prefetto, per quelle extraurbane o, quando ricorrono motivi di sicurezza pubblica, per ogni luogo, possono ordinare l’immediato ripristino dello stato dei luoghi a spese degli occupanti e, se si tratta di occupazione a fine di commercio, la chiusura dell’esercizio fino al pieno adempimento dell’ordine e del pagamento delle spese o della prestazione di idonea garanzia e, comunque, per un periodo non inferiore a cinque giorni.” Giurisprudenza: Corte di Cassazione Penale, sezione quarta - Sentenza n. 32322 del 06/08/2009 Circolazione stradale - Artt. 20, 30 e 31 del Codice della Strada Occupazione della sede stradale - Sinistro stradale ed elementi causali nella determinazione del sinistro - Nonostante la condotta non diligente del conducente infortunato, risultano comunque determinanti gli strumenti adottati impropriamente per segnalare l’ostruzione della sede stradale che hanno aggravato le conseguenze dell’incidente stradale. Corte di Cassazione Civile, sezione seconda - Sentenza n. 29708 del 18/12/2008


LA VITA PER STRADA

29/78

Circolazione stradale - Art. 2, 3 e 20 del Codice della Strada - Nel sanzionare l’occupazione abusiva della “sede stradale”, faccia riferimento non solo alla carreggiata destinata al transito dei veicoli, ma anche a tutte quelle pertinenze e spazi che nel salvaguardare la visibilità e quindi la sicurezza degli utenti appaiono funzionali alla circolazione. Inoltre, il citato articolo vieta l’occupazione del 19 Decreto legislativo 30 aprile 1992 n.285, Nuovo codice della strada 20 M. De Certeau, L’invenzione del quotidiano, traduzione di M. Baccianini, Ed. Il Lavoro, Roma, 2001, p. 250 21 Ibidem

marciapiede nei centri abitati senza fare riferimento al tipo di strada classificata. 19 L’analisi di un’urbanistica del quotidiano, come ci ha suggerito De Certau, intesa come analisi delle pratiche urbane più svariate, significa analizzare il funzionamento delle città. Riteniamo che analizzare l’insolito sia importante, perché prestare attenzione a questi fenomeni significa prestare attenzione anche agli interpreti che gli danno vita. Solo in questo modo possiamo comprendere una parte di quella sottocultura urbana che stiamo cercando di raccontare nella nostra ricerca. Tracce di queste manifestazioni, finalizzate più o meno a rendere migliori gli spazi pubblici, sono visibili anche ad uno sguardo distratto nella quotidianità di ognuno di noi. A volte si fanno notare particolarmente e non possiamo ignorarle, altre volte si celano sembrando quasi invisibili, ma la loro forza intrinseca è quella di rimanere nella testa di chi le osserva creando un piccolo squilibrio rispetto al solito copione a cui partecipiamo ogni giorno. Partendo da tali considerazioni, e tralasciando alcune eccezioni, gli interventi citati in questa ricerca rappresentano azioni urbane che hanno come comune denominatore la volontà di migliorare lo spazio in cui essi si trovano, generando nuovi modelli di urbanità e processi in grado di determinare nuovi usi dello spazio pubblico. Questo capitolo intende visualizzare la città, e la strada con essa, come un insieme di processi, abbandonando la pretesa di averne una visione complessiva e seguendo l’idea che “bisogna volgere lo sguardo verso la proliferazione disseminata di attività creative anonime che aiutano a vivere e non si capitalizzano”

20,

perché solo così si può aprire

“uno spazio ricco di inaspettate occasioni, dove poter esercitare creatività e immaginazione.”

21


!

LA VITA PER STRADA!

30 /78

In una recente pubblicazione Beppe De Sario, trattando l’attivismo radicale degli anni ottanta, offre una significativa definizione di strada come spazio sociale. “La strada è qualcosa di più di un oggetto di studio, uno spazio sociale o la scena dell’ultima novità culturale. Essa è [...] una dimensione fondamentale per i giovani che hanno vissuto gli spazi pubblici [...] Uno 22 B. De Sario, Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell’italia degli anni ‘80, Xbook, Milano, 2009, p.10

spazio di storia, anzitutto; perché all’identità e alla differenza storica che emergono dal senso dei luoghi vanno il tessuto dei ricordi e la riconnessione di storie personali e politiche sfilacciate o desiderose di darsi forme inedite. È uno spazio di formazione e apprendimento [...] È uno spazio della politica, perché vi trovano posto alcuni processi chiave della politicizzazione contemporanea: l’esperienza di gruppo tra pari, il consumo, la produzione di codici, pratiche e significati culturali, la contestazione o l’esilio nello spazio urbano postindustriale, l’emergenza di movimenti basati sull’esperienza [...] La strada è inoltre uno spazio utopico [...] carico di un desiderio inattuale e sicuramente inaspettato” 22 Il saggio di De Sario tratta un argomento che ci tocca da vicino. Analizza quella sottocultura all’interno dell’attivismo urbano che, a partire dagli anni ottanta, muove i primi passi con le esperienze underground italiane. Esse danno vita alla cultura indipendente, ai centri sociali, all'autoproduzione e al consumo critico e ai primi esperimenti di telematica sociale. Nelle attività delle giovani generazioni prende corpo l’allontanamento sia dalle fallimentarie forme di lotta degli anni settanta, sia dal fenomeno consumista immediatamente successivo. Una serie di sottoculture, processi politici e linguaggi sommersi vengono descritti e raccontati come espressione di un nuovo sentimento di partecipazione più frammentato e più difficile da comprendere rispetto alle grandi lotte novecentesche. Nel 1994, Ted Polhemus, scrittore, antropologo e fotografo, scrisse Street Style, un saggio sui costumi della società, sostenendo che negli ultimi anni si è assistito ad un radicale cambiamento del ruolo della strada.


31/78

LA VITA PER STRADA

“La strada è sia il palcoscenico su cui si svolge lo spettacolo, sia la metafora della linea di fondo per tutto quello che si presume essere oggi reale e che sta accadendo nel nostro mondo. In passato, la cultura occidentale era più a suo agio e più riconoscibile all'interno di splendidi interni. Oggi, l’alta cultura ha lasciato il posto alla cultura popolare, è la cartina di tornasole della 'credibilità di strada' che è fondamentale. Se non si è ritagliato un angolo, si dimentica.” 23 T. Polhemus, Streetstyle: From Sidewalk to Catwalk, Thames & Hudson, New York, 1994

23

Allo stesso modo di De Sario, Polhemus studia la cultura di strada per comprenderne i caratteri innovativi ed in particolare la straordinaria influenza che ha esercitato su svariati livelli della società contemporanea, dalla cultura sportiva alla moda, dall’arte alla musica. Un fenomeno che non può essere solamente ricondotto ad una moda passeggera destinata a svanire, ma che include degli elementi chiave per comprendere l’evoluzione culturale degli ultimi decenni. Per la prima volta su larga scala, il concetto di strada come luogo pubblico viene sperimentato a Parigi verso la metà dell’ottocento da G. E. Haussmann, attraverso la realizzazione dei primi boulevard. Come è noto i boulevard consistono in strade caratterizzate dalla notevole larghezza che permette la convivenza di carrozze, pedoni e biciclette. La suddivisione degli spazi avveniva solitamente grazie all’utilizzo di marciapiedi alberati che separavano i controviali dalla carreggiata centrale principale. I marciapiedi, l’illuminazione notturna, gli impianti di irrigazione sono tutti dispositivi per noi scontati e banali, ma che a loro tempo favorirono la sosta, il passeggio e l’incontro. Non è un caso che da li a pochi anni Parigi fu invasa dai café e visse il suo periodo di massima vivacità culturale. Diversi usi urbani e sociali hanno avuto la possibilità di convivere in questi spazi rendendo la strada un materiale urbano in grado di assorbire modi d’uso diversificati. Nonostante siano immaginati come spazi plurali e complessi, sarà proprio a partire dalla realizzazione dei primi boulevard che i progetti infrastrutturali per quasi un secolo affermeranno la supremazia della teoria della linea retta, secondo la quale ogni strada doveva avere lo scopo di condurre da un punto A ad un punto B, enfatizzando il valore dell’automobile che veniva sempre più percepita come il manufatto risultato dei tempi moderni. L’eccessiva affermazione dell’automobile e la conseguente straordinaria crescita di reti infrastrutturali, all’interno e al di fuori delle


!

32 /78

LA VITA PER STRADA!

città, hanno prodotto la scomparsa di svariate attività sociali, politiche e finanziarie tipiche della strada. Nel corso del secolo scorso, un sistema di griglie ortogonali e nodi stradali si è progressivamente sostituito agli stretti percorsi tortuosi tipici dei borghi antichi. Le persone che erano solite occupare la strada hanno lasciato spazio ad arredamenti urbani come semafori, pali e lampioni. Come scrive Rem Koolhaas in S, M, L, 24 R. Koolhaas, Generic City, in S, M, L, XL: Small, Medium, Large, Extra-Large, Monacelli Press, New York, 2006

XL: Small, Medium, Large, Extra-Large “L’auto non è qualcosa che deve essere emulata, simbolizzata, accettata o rifiutata, essa è semplicemente un sottoprodotto della cultura del capitalismo e della società del consumo.”

24

Koolhaas continua sostenendo che l’automobile ha rappresentato, negli ultimi decenni, il mezzo più potente in grado di determinare e favorire il processo di industrializzazione del mondo occidentale. Il petrolio, l’asfalto, la comunicazione pubblicitaria, gli edifici commerciali, sono solo alcuni degli effetti determinati dalla diffusione dell’automobile. Come è ben presente nell’immaginario comune, la fiumana di FIAT 500 che nell’Italia degli anni Sessanta invadeva le strade del “bel paese” ha rappresentato non solo l’ingresso del nostro paese tra le grandi potenze industriali, ma anche l’affermazione della cultura del consumo di cui parla l’architetto olandese. E ciò ha naturalmente prodotto un cambiamento radicale della società. I primi ad affermare la superiorità dei sistemi infrastrutturali dedicati all’automobile furono gli esponenti del Movimento Futurista italiano. L’idealizzazione dell’autovettura come simbolo inequivocabile della modernità la portò a divenire un oggetto culto nei primi del Novecento e non solo. Persino per i Futuristi tuttavia, la diffusione delle macchine non doveva necessariamente comportare la perdita delle principali qualità della strada. In opere come La città che sale di Umberto Boccioni, datata 1911, lo spazio pubblico è rappresentato come una commistione delle più svariate attività. Non esiste una distinzione delle funzioni nella strada, tutti sembrano convivere in un ordinato caos spaziale. Era difficile per loro poter immaginare una progressiva estinzione della vita di strada che si sarebbe verificata alcuni anni dopo. Ma la totale fiducia di architetti e urbanisti verso l’infrastruttura come principale strumento per lo sviluppo di nuovi modelli di città ha condotto


33/78

LA VITA PER STRADA

all’affermazione di diversi progetti utopici e megastrutturali. Antonio Sant’Elia fu senza dubbio uno dei principali interpreti dell’idea di città come una immensa infrastruttura. La Città Nuova, da lui disegnata, è un chiaro segno dell’idea moderna di dare forma alla città a partire dall’infrastruttura. La convinzione, peraltro corretta, era quella che la mobilità avrebbe occupato, da li a breve, un ruolo importante nella 25 Ministry of Transport, Traffic in Towns. A study of the long term problems of traffic in urban areas (Buchanan Report), Reports of the Steering Group and Working Group appointed by the Minister of Transport, Londra, HMSO, 1963

progettazione tanto quanto l’abitazione. In seguito fu Le Corbusier con la teoria delle Sette vie e con i piani urbanistici per Algeri e Rio De Janeiro che continuò ad affermare la supremazia delle infrastrutture e la necessità di una netta separazione dei flussi di traffico. Il concetto di un rigido zoning funzionale diviene la pratica urbanistica più diffusa che si basa sulla scomposizione delle funzioni urbane e delle loro relative sedi. In ambienti così determinati, monofunzionali, resi interdipendenti l’uno dall’altro, l’uso dell’automobile risulta essere quantomeno necessaria. Per giunta, al crescere del numero di automobili, aumentano di conseguenza anche le infrastrutture e le cesure tra porzioni di città che esse determinano. Questa visione meccanicistica della città dominò per tutta la prima metà del ventunesimo secolo. Lo spazio aperto pubblico venne disegnato a partire dall’automobile, la progettazione di ampliamenti urbani e nuove centralità erano tarate su di esse. Basti pensare alle numerose città americane che, sotto la spinta di una economia in forte crescita, si espansero a dismisura seguendo quasi in ogni caso un principio di zoning finalizzato ad un uso sconsiderato della macchina. La criticità della città moderna consiste proprio nell’essere diventata un modello funzionale basato su principi caratterizzati dalla razionalità, trascurando i bisogni reali. Specializzazione funzionale, mito dell’automobile e attenzione particolare nella progettazione degli spazi privati a sfavore di quelli pubblici, sono le fondamenta sulle quali si basava questa forma di utopia. Una utopia autoritaria che ambiva alla determinazione di un nuovo ordine sociale facendo diventare la strada spazio non tanto di rapporti sociali, quanto canale di traffico motorizzato. Le cose iniziarono a cambiare nel 1961 quando, a Colin Buchanan, fu commissionata uno studio per delineare le politiche in grado di risolvere i problemi strutturali del traffico e della città dal Ministero Dei Trasporti britannico. Il “Rapporto Buchanan”

25 costituisce

il primo ed esemplare


!

LA VITA PER STRADA!

34 /78

atto della presa di coscienza della complessità del problema del traffico e della sua portata. A partire dalla sua pubblicazione, avvenuta nel 1963, vennero presentati i risultati della ricerca. Vi è espressa la piena consapevolezza del rapporto conflittuale tra aumento del traffico, accessibilità e qualità dell’ambiente urbano. Da studi come questo nascono i primi tentativi di modelli alternativi di urbanizzazione. La teoria 26 J. Jacobs, Vita e morte delle grandi città, traduzione di G. Scattone, Einaudi, Torino, 1969 27 Ivi, pp. 11-12

della grande macchina viene progressivamente abbandonata per fare ritorno ad una concezione più umana del rapporto con il traffico, specialmente nelle realtà europee dominate dai centri storici antichi. È proprio a partire dal Cuore della Città, come ci ricorda il titolo dell’ottavo CIAM tenutosi ad Hoddesdon nel ’53, che le teorie urbanistiche incominciarono ad assumere un approccio differente fino a considerare la strada come chiave della vita democratica e pubblica dei cittadini. In America furono autori come Jane Jacobs e Herbert J. Gans a portare allo scoperto gli enormi problemi delle città americane in termini di politiche urbanistiche centralizzate all’utilizzo dell’automobile. Jane Jacobs, sociologa e attivista politica, pubblicò nel 1961 un testo che cambiò almeno in parte la comune considerazione dello spazio urbano: Vita e morte delle grandi città.26 La Jacobs propone un nesso interessante fra la concezione e la pianificazione della città da una parte, e i comportamenti sociali dei suoi abitanti dall’altra. In una spinta polemica verso l’urbanistica moderna, l’autrice afferma come le teorie urbanistiche siano paragonabili alle superstizioni che guidavano la medicina fino al diciannovesimo secolo. “Come nel caso del salasso, così nel caso della ristrutturazione e della pianificazione urbanistica è sorta, su fondamenti inconsistenti, una pseudo-scienza che richiede anni di studio e una pletora di sottili e complicati dogmatismi… La pratica del salasso, che solo in casi eccezionali o fortuiti poteva risultare utile, venne infine abbandonata e sostituita da una pratica ben più ardua e complessa, consistente nell’elaborare, applicare e verificare, passo per passo, interpretazioni fedeli della realtà dedotte non da come essa dovrebbe essere, ma da come essa è. Al contrario, la pseudo-scienza dell’urbanistica e la sua gemella, l’architettura urbana, non hanno ancora rinunciato alle comode illusioni, ai pii desideri, alle espressioni simboliche, e non osano ancora avventurarsi nell’impresa di esplorare il mondo reale.”

27


LA VITA PER STRADA

35/78

L’indagine sulla crisi del modello urbano della Jacobs prende il via dall’osservazione della vita reale. Contrariamente ad un approccio classico non scientifico in cui l’oggetto della riflessione è precostituito, la sociologa indaga per primi quei comportamenti sociali degli abitanti che rappresentano il dato in cui si manifesta la crisi urbana. Ne viene che la 28 Ivi, pp. 12-14

prima fase di indagine presenta un carattere empirico e descrittivo e come scopo ha quello di introdurre nel campo d’esame una realtà bene osservata e non solamente intuita o precostituita. “Secondo me il modo migliore per riuscire a capire come funziona il mondo apparentemente misterioso e contraddittorio delle città è quello di esaminare da vicino e con la minor prevenzione possibile gli spettacoli e gli eventi più comuni, cercando di afferrarne il senso e di trovare gli eventuali fili conduttori che li colleghino a qualche principio.” E ancora: “La maggior parte delle idee che sono alla base di questo libro provengono da osservazioni fatte o raccolte in altre città [rispetto a quella dove abita, New York]… Quasi sempre il materiale per queste riflessioni era già presente sotto le finestre di casa; ma forse è più facile notare per la prima volta le cose lì dove esse non sono rese ovvie dall’abitudine”

28

Jacobs è riuscita a dimostrare uno stretto legame tra alcune funzioni urbane essenziali ed alcune caratteristiche della città. Se c’è una netta separazione tra spazi pubblici e privati, in particolare tra i marciapiedi come sedi di vita collettiva e le case come luogo della privacy, se le strade sono sorvegliate dai loro “naturali proprietari” come i negozianti ecc., e se i marciapiedi sono frequentati con sufficiente continuità lungo tutto l’arco della giornata, allora la strada è sicura, l’intero potenziale dei contatti umani si realizza e i ragazzi acquisiscono naturalmente le forme di vita e il costume della città. La spontaneità dei comportamenti degli abitanti gioca un ruolo di primo piano nella sicurezza delle strade. La sicurezza dipende, almeno in parte, dall’esistenza di una rete di sorveglianza spontanea e, per molti aspetti, inconscia.


!

36 /78

LA VITA PER STRADA!

“Noi abitanti di Hudson Street, come gli abitanti del North End di Boston o di qualsiasi altro quartiere vivo e vitale delle grandi città, non siamo stati dotati da madre natura di una particolare abilità nel garantire la sicurezza delle strade; né più né meno di coloro che cercano di vivere in un ambiente urbano privo di auto-sorveglianza, fuori dalla precaria tregua del turf [per territorio recintato, come certi 29 Ivi, p. 50 30 H. J. Gans, The Levittowners. Ways of life and politics in a new suburban community, Pantheon Books, New York, 1967

quartieri]. Siamo soltanto i fortunati detentori di un ordine urbano che è relativamente facile mantenere in quanto la strada è popolata di sguardi. Si tratta tuttavia di un ordine quanto mai complesso, composto da un numero enorme di fattori, la maggior parte dei quali possono ritenersi, in un modo o nell’altro, specialistici, e la cui azione si combina nel marciapiede. Quest’ultimo invece non ha in sé nulla di specialistico: e appunto in questo sta la sua forza”

29

31 J. Gehl, Vita in città. Spazio urbano e relazioni sociali, Maggioli editore, Rimini, 1991

Secondo l’autrice, commistione di forme e molteplicità d’uso della strada sono i dispositivi necessari per dare vita a una comunità vivibile e sicura, teoria che si contrappone a chi voleva mettere in campo nuove visioni di megastrutture o ipotesi legate allo zoning e al planning teorizzato nel novecento dal movimento razionalista In definitiva, le azioni che avvengono quotidianamente sulla strada possono essere relazionabili alla qualità della strada stessa e dello spazio pubblico circostante, portando di conseguenza evidenti miglioramenti nei rapporti tra le persone e nelle condizioni di sicurezza. Herbert J. Gans, dal canto suo, porta avanti lo stesso filo logico della Jacobs attraverso il testo The Levittowners.30 Il sobborgo americano di Levittown viene utilizzato come paradigma della forte relazione tra società ed ambiente costruito. Attraverso uno studio analitico, Gans, cercò di comprendere le ragioni di insediamenti apparentemente indeterminati come i grandi sobborghi del nord America. Come i due autori precedentemente citati, anche Jan Gehl, nel testo Vita in città. Spazio urbano e relazioni sociali

31 illustrò

i risultati di un

pensiero che poneva la strada al centro dei suoi studi. Egli la considerava come il luogo urbano per eccellenza in grado di assumere usi polivalenti e innescare relazioni tra le attività svolte nello spazio aperto e la loro qualità. “La vita nel tessuto urbano non è solamente un fatto di traffico pedonale, d’iniziative di svago, o di conflitti sociali. Vivere tra le case


LA VITA PER STRADA

37/78

(in strada) coinvolge tutto lo spettro delle attività che, combinate fra loro, rendono efficaci e attraenti gli spazi pubblici delle città e delle zone residenziali.”

32

A trovare un comune pensiero in questi autori, si può senz’altro citare l’unanime convinzione che siano le azioni che avvengono comunemente 32 Ivi, p. 18 33 J. G. Ballhard, La mostra delle atrocità, traduzione A. Caronia, Feltrinelli, Milano, 2001, p. 131

per strada a determinare la qualità della strada stessa. Qualità che si misura con l’aumento di socialità e della sicurezza. È proprio a partire da queste convinzioni che nascono i fenomeni di attivismo urbano, legati alla riconquista dello spazio pubblico nelle diverse città europee ed americane. Ma si solleveranno anche questioni antitetiche o quantomeno radicalmente differenti. A partire dagli anni cinquanta, specialmente negli Stati Uniti d’America, a causa dello sviluppo del mercato pubblicitario, gli spazi della città vengono invasi dai media. “Sulle mura inclinate del fortino era stata dipinta l’enorme figura di una donna bruna. L’ingrandimento era tale che il muro alla sua destra, grande come un campo da tennis, conteneva poco più dell’occhio destro e dello zigomo. Riconobbe la donna: era la stessa che aveva visto nei manifesti vicino all’ospedale, l’attrice Elizabeth Taylor. Eppure questi disegni erano qualcosa di più che gigantesche riproduzioni. Erano equazioni che incarnavano la relazione profonda fra l’identità dell’attrice cinematografica e i milioni di persone che erano i lontani riflessi di lei, insieme al tempo e allo spazio dei loro corpi e posizioni. I piani delle loro vite si intersecavano secondo angoli obliqui, frammenti di miti personali che andavano a fondersi con le divinità delle cosmologie commerciali. Le divinità che presiedeva alle loro vite, l’attrice cinematografica con il suo corpo frammentato, forniva un insieme di formule operative che consentivano loro il passaggio alla coscienza.”

33

L’immagine descritta da James G. Ballard parla di un mondo dominato dai mass media non troppo lontano da alcune città degli anni sessanta-settanta. Ancora una volta è l’automobile a creare una diversa prospettiva del tutto. Cartelloni, insegne luminose e neon sono strumenti nati appositamente per richiamare l’attenzione di coloro che in macchina


!

LA VITA PER STRADA!

38 /78

solcano le strade delle città. La strada diviene dunque luogo della comunicazione. È in questi anni infatti che si diffondono i principali studi sulla percezione visiva dall’interno dell’automobile. Kevin Lynch in The view from the road

34,

libro scritto a sei mani con l’apporto di Donald

Appleyard e John R. Myer, parla per la prima volta del paesaggio della strada dal punto di vista dell’automobilista. La finalità è quella di 34

D. Appleyard, K. Lynch, R. Myer, The view from the road, MIT Press, Cambridge, 1964 35 M. Smets, Il nuovo paesaggio delle infrastrutture in Europa, “Lotus” 110, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001, pag. 118. 36 R. Venturi D. Scott Brown, S. Izenour, Learning from Las Vegas, MIT Press, Cambridge, 1972

capovolgere la situazione di degrado che generalmente si percepisce dalle infrastrutture viarie per fornire da una parte all’automobilista che percorre la strada un’esperienza positiva godibile e dall’altra una guida per le trasformazioni dei luoghi che permetta, grazie ad una visione sistemica e dinamica, la riqualificazione complessiva della città. “Appleyard, Lynch e Myer nel loro famoso libro analizzano il modo in cui il paesaggio che si osserva dalla strada genera senso dello spazio e funzioni come riferimenti visivi e mezzi per orientarsi. Per raggiungere questi obiettivi sottolineano soprattutto l’importanza di costruire una sequenza.” 35 E ancora Venturi che, attraverso l’analisi della città di Las Vegas, sostenne che le insegne e i cartelloni pubblicitari lungo le strade rappresentavano una chiara espressione della “gente comune d’America”. 36 Pur trovando un retaggio all’interno della cultura popolare, queste immagini da lui definite vernacolari, servirono da modelli per forme architettoniche indirizzate in verità a pochi iniziati e non ad un pubblico di massa che rimaneva ignaro del loro significato recondito. Anche queste immagini, finalizzate a comunicare un certo potere politico ed economico, furono strumenti ribaltabili funzionali ad affermazioni dal basso. Contraffazione e ridicolizzazione del marchio diventano strumento essenziale per diffondere lungo le strade pubblicità alterate, disegni e messaggi sovversivi, con l’obiettivo di portare non solo al fallimento della campagna mediatica attraverso lo straniamento visivo ma anche a una piena consapevolezza di come le amministrazioni si concedono alla svendita dello spazio pubblico. Prima di terminare il discorso è necessario illustrare il magistrale lavoro di Donald Appleyard che si può considerare come una conclusione di tutti i ragionamenti precedenti.


LA VITA PER STRADA

39/78

“Il punto di vista scientifico e professionale dell’ambiente di solito sopprime i suoi significati… Gli specialisti dell’ambiente non sono mai stati consapevoli del contenuto simbolico di un ambiente, o della natura simbolica dei loro piani e progetti… I professionisti vedono l’ambiente solo come un’entità fisica, un contenitore di funzioni, un palcoscenico per iniziative e programmi sociali, un pattern di utilizzo del territorio, 37 D. Appleyard, Livable Streets, University of California Press, Berkeley, CA, 1981, p. 28 38 D. Appleyard, Livable Streets, University of California Press, Berkeley, CA, 1981

un’esperienza dei sensi – ma raramente come un simbolo sociale e politico”

37

Alla fine degli anni sessanta Donald Appleyard condusse uno studio, ormai rinomato, sulla strade vivibili intitolato appunto Livable Streets

38.

Questo testo divenne una delle pietre miliari dell’urbanistica contemporanea. Mettendo a confronto tra loro tre vie residenziali di San Francisco che presentavano condizioni fisiche molto simili se non quella della portata di traffico, iniziò a raccogliere dei dati oggettivi sulle diverse condizioni di vivibilità attorno ad esse. La via attraversata da duemila veicoli al giorno venne definita Light Street, Medium Street venne invece battezzata la via percorsa da ottomila automobili, mentre Heavy Street fu il nome assegnato alla strada più pesantemente invasa dal traffico (sedicimila veicoli). Appleyard dimostrò che i residenti di Light Street avevano tre volte più amici e due volte più conoscenti degli abitanti di Heavy Street. Inoltre, al crescere del traffico, lo spazio che gli abitanti consideravano come territorio proprio si restringeva. Appleyard suggerì che questi risultati fossero correlati ipotizzando che i residenti di Heavy Street avevano meno relazioni a causa del minor territorio nel quale venire in contatto con i vicini. Light Street era una comunità molto coesa con un forte senso di appartenenza. I gradini di accesso alle abitazioni erano utilizzati per sedersi e chiacchierare, i marciapiedi erano uno spazio di gioco per i bambini e di sosta per gli adulti e la carreggiata stradale era utilizzata da bambini per giochi come il calcio. Inoltre la via era vissuta come un tutt’uno e nessuna parte di essa veniva considerata uno spazio estraneo. All’opposto, Heavy Streets non aveva nessuna attività che si svolgeva in pubblico. I residenti erano molto preoccupati di se stessi e di conseguenza un sentimento diffuso di comunità era inesistente.


!

LA VITA PER STRADA!

40 /78

Appleyard sottolineava con forza le tendenze politiche che troppo spesso governano i processi di pianificazione e si spese moltissimo per valorizzare l’importanza di una pianificazione realmente democratica e dal basso. Egli sosteneva che tutte le parti che abbiano degli interessi in un luogo devono poter dare un contributo alla sua definizione, e che le parti più deboli devono avere delle garanzie che i loro interessi siano davvero rappresentati. Questa visione in un certo senso romantica di Appleyard ci sembra particolarmente rappresentativa di una certa sensibilità alle esigenze quotidiane che, attraverso l’esposizione dei progetti spontanei, abbiamo intenzione di sostenere come componente fondamentale della progettazione architettonica.


LA VITA PER STRADA

41/78



LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI URBANI

43 /78

LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI URBANI Diritti da proteggere, da conquistare e da estirpare secondo i cittadini. “Fermo restando che le vite di milioni di persone sono legate ad una città, crediamo che la definizione di “condizione urbana” dovrebbe 39

The Universal Declaration of the Urban Rights,

www.declarationderetosurbanos. com

essere nella agenda pubblica e soggetta al dialogo e al dibattito.”

39

Lo studio di architettura madrileno Zuloark, attento a quel che riguarda gli spazi pubblici, i beni comuni e la città, ha voluto reinterpretare in chiave urbana La Carta dei Diritti Umani proclamata dall’ONU nel 1948. Da qui

Nella pagina precedente: Declaración Universal de los

nasce la Dichiarazione Universale dei Diritti Urbani con l’intenzione di

Derechos Urbanos

essere una struttura coordinata per una costruzione comune, un ambiente

Immagine tratta da:

che promuove un pensiero attivo e rende possibile una gestione

Declarations, www.

qualitativa delle informazioni sulla città e su cosa significa essere

declaracionderechosurbanos. com

cittadino. Iniziamo illustrando in cosa consiste questa esperienza. Il gruppo Zuloark ha costruito una piattaforma online composta da un videoblog che permette di aggiungere un pensiero personale, un punto di vista ad una lista disordinata dei diritti urbani. È un resoconto in continua crescita che dà voce a chiunque manifesti un interesse verso il tema sociale trattato. Ogni partecipante lascia come traccia della sua partecipazione una dichiarazione tramite telecamera sui diritti fondamentali della città.


!

LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI URBANI!

44 /78

Per raggiungere l’obiettivo di raccogliere gli interventi in modo chiaro e pertinente è stato chiesto ad ognuno di rispondere a tre domande dirette: 1. Quale diritto fondamentale vorresti proteggere? 2. Quale diritto inedito vorresti introdurre o conquistare 3. Quale situazione esistente vorresti estirpare dalla tua città? Il procedimento ha reso poi possibile restituire sulla piattaforma online le differenti dichiarazioni filtrandole secondo 20 topic (mobilità, accessibilità, comunicazione e libera espressione ecc.) che forniscono una prima visione sulle richieste degli abitanti per una città migliore e offrono dei diritti di tendenza, ovvero preoccupazioni comuni degli intervistati. La metodologia applicata è semplice. Per poter presentare delle analisi e delle proposte è indispensabile trovare un sistema per riconoscere i sintomi della malattia, prima di poterli trattare con i farmaci appropriati. La città è il luogo per eccellenza dove si manifestano con chiarezza le differenze ma anche le similitudini dei suoi abitanti. Esiste inoltre una sorta di ideologia nascosta, difficile da individuare, che si lega ai nostri desideri, le nostre ambizioni e delusioni. Un “sistema sociale invisibile” che appartiene all’“Etica delle città” e che proviene direttamente dai cittadini. “Lasciateci spiegare: per distinguere ciò che è significativo da ciò che non lo è, dobbiamo considerare la città come qualcosa di più che un mero risultato fisico dell’evoluzione del sistema economico, parallelamente ai nuovi mezzi tecnologici a disposizione della società. La città si è auto costruita è può essere considerata come un test di intelligenza di ogni società in ogni momento storico, poiché riflette il modo in cui vengono affrontate le diverse problematiche delle società stesse. I responsabili ultimi delle città sono, naturalmente gli abitanti stessi. Proviamo a fare un passo alla volta, e se la città fosse concepita partendo dai diritti urbani dei propri cittadini? I protagonisti della città sono i cittadini stessi: loro esercitano i propri diritti e i propri obblighi. La città è l’infrastruttura dove si svolge la loro vita quotidiana, ed influisce direttamente sulla loro qualità di vita. Sembra ragionevole che abbiano qualcosa da dire al riguardo, ed uno dei problemi che abbiamo rilevato è l’esistenza di un grande divario tra


LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI URBANI

45 /78

coloro che amano e che odiano la città, coloro che la vivono e che la usano, e chi pende decisioni per loro. Le istituzioni chiamate a gestire le città, hanno difficoltà a coinvolgere i cittadini nel processo di costruzione di questo progetto collettivo, a cui manca, tra le altre cose, una direzione chiara ed obiettivi condivisi. La democrazia rappresentativa basata sulla delega delle decisioni, l’eccesso di 40 Zuloark, The Universal Declaration of the Urban Rights, in Studio, n.01, Milano, Inverno 2011, pp. 94-95 (traduzione p. 148)

politica nelle questioni di quartiere, hanno un urgente bisogno di mezzi di trasparenza.” 40 Non è abbastanza affidare il compito di costruire la città agli strumenti dell’urbanistica tradizionale. La città è qualcosa di più complesso che vive dell’interazione tra gruppi, tra individui. Una scala di progettazione opportuna deve quindi essere sviluppata per far fronte ai bisogni immediati e per portare avanti gli obiettivi di una comunità che già esiste. Il processo di pianificazione bottom-up, pur essendosi particolarmente diffuso negli ultimi anni, non è ancora abbastanza articolato per definirsi una strategia globale e proporre una visione di insieme. I cittadini quando si uniscono per trasformare il loro quartiere modificano la loro vita quotidiana, le loro abitudini. Ma ogni azione, ogni conquista rimane limitata alla propria territorialità. È difficile che diventi un’esperienza condivisa a causa della mancanza di una forza intrinseca. Vero punto di forza, ma anche limite dei movimenti bottom-up è la scala ridotta del problema affrontato. Si cerca di risolvere situazioni specifiche con soluzioni dirette. “Ci appassiona risolvere problemi urbani coinvolgendo i vari abitanti del quartiere e i punti di vista di chi richiede delle soluzioni. Noi crediamo che i progetti urbani possono sviluppare un alto impatto sociale a basso prezzo, scommettendo sull’intelligenza collettiva e il buon senso. [...] “Noi cerchiamo di costruire un testo, un ambiente di pensiero ed una riflessione di lavoro stabile per questi movimenti, oltre che definire strategie a lungo termine. Il punto forte di questi movimenti è quello di coniugare lo spazio fisico e gli incontri faccia a faccia con la costruzione di uno spazio pubblico di discussione su Internet, con la filosofia di Creative Commons e il dominio pubblico, che segue da


!

LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI URBANI!

46 /78

vicino la peculiarità e le modalità con le quali si lavora oggi nell’ambito della sfera digitale. In risposta a questo fenomeno, l’idea era di cercare strumenti che ci potessero permettere di condividere risultati e di renderli trasparenti e utili al di fuori dei quartieri, scegliendo con cura i lavori che vogliamo trasmettere con la nostra organizzazione sociale. Per far sì che questi 41

Ivi, p. 96 (traduzione p. 149)

rimangano immersi nel nostro codice genetico, che appaiano nella nostra agenda pubblica, consci che questa nostra “ideologia collettiva” avrà conseguenze che andranno oltre alle decisioni che prendiamo oggi, e come nella città sono concepite, stabilite e riprodotte alcune regole del gioco sociale, che si ripetono nel corso delle generazioni.”

41

Il pensiero di Zuloark è che tutti in qualche modo costruiamo la città, per pensieri, opere, o persino omissioni. Ed è per questo che è stata creata una Dichiarazione dei Diritti non categorica, ma fatta da affermazioni dinamiche che rispecchino i veri sentimenti dei diretti interessanti. Lo scopo non è lo sviluppo di un manifesto chiuso realizzato in un ambito ristretto di persone, ma deve risultare aperto, dinamico, con varie possibili conclusioni. E ancora, la città contemporanea sarà quella che affida la responsabilità esplicita della sua trasformazione a coloro che la usano, che vivono la città, a coloro che hanno bisogni e desideri, coloro che sono audaci nel loro utilizzo. La trasformazione della città è prodotta dai politici, dai pensatori, dagli urbanisti, ma soprattutto dai cittadini.


LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI URBANI

47 /78



ALDO VAN EYCK

49/78

ALDO VAN EYCK I playground e la città. I playground progettati da Aldo Van Eyck ad Amsterdam tra il 1947 e il 1965 rappresenta un esempio raro di incontro tra processi dal basso e 42 K. Frampton, Storia dell’architettura moderna, traduzione di S. Milesi, Zanichelli, Bologna, 2008, p. 325

pianificazione urbana. Quello che cominciò come un’armoniosa relazione partecipata tra cittadini e funzionari pubblici e si concluse come pianificazione ufficiale è ciò che conferisce a queste aree ricreative una unicità, non solo per quanto riguarda la storia dei playground, ma per la storia dei governi democratici e delle politiche dei welfare state.

Nella pagina precedente:

Van Eyck si inserisce nel contesto culturale del Team x in forte

Durgerdammerdijk playground.

polemica con le linee guida dei CIAM e dei maestri dell’International Style.

Fotografia di Joana

Egli “dedica tutta la sua carriera a sviluppare la forma del luogo adeguata

Vasconcelos Immagine tratta da: ‘Sunday

alla seconda metà del xx secolo”. 42 Attacca alle radici l’astrazione

adventure club’ exhibition at

alienante dell’architettura moderna, privilegiando una dimensione più

experimentadesign amsterdam

umana del progetto. Di particolare rilevanza è la distinzione che lui stesso

2008, www.designboom.com

fornisce tra spazio e luogo. “Place is the appreciation of space; that is how I see it. If I say: space represents the appreciation of it, my purpose is again to dethrone abstract properties to it academically. Now space-meaning need not be pre-ordained or implicitly defined in the form. It is not merely what a


!

ALDO VAN EYCK!

50 /78

space sets out to effect in human terms, that gives it place value, but what it is able to gather and transmit.”

43

Una descrizione che ci lascia intendere la visione rivoluzionaria di Van Eyck per quanto concerne l’approccio comune dell’epoca che vedeva gli spazi pubblici troppo spesso come residui del costruito conducendo la 43 A. Smithson (a cura di), Team 10 Primer, MIT Press, New York, 1968, p.96

realizzazione di spazi anonimi, sterili, tecnocratici. Van Eyck d’altra parte propone un modello fondato sul concetto di “inbetween”, ciò che sta tra le cose, derivato dalla filosofia di Buber. Amsterdam usciva in quegli anni, come tutta l’Europa, dalle enormi devastazioni della Seconda Guerra mondiale. La necessità di ricostruzione non era solo una questione fisica ma presentava anche un livello morale. I playground costituiscono una risposta su entrambi gli ambiti: da un lato sono delle occasioni per utilizzare spazi interstiziali e degradati, dall’altro sono luoghi che, dopo il terrore della guerra, sono in grado di offrire uno spazio sicuro ai bambini e di creare una forte identità urbana. Il primo playground progettato da Van Eyck nel 1947 nel quartiere di Bertelmanplein riporta una genesi particolare. Jacoba Mulder, direttrice del Dipartimento dei Lavori Pubblici di Amsterdam insieme a Cornelius Van Eesteren, un giorno mentre si stava recando in ufficio notò in quali condizioni di sporcizia e degrado fossero costretti a giocare i bambini del proprio quartiere. Arrivata in ufficio commissionò a Van Eyck, all’epoca dipendente del Dipartimento, di disegnare un’area di gioco per il quartiere. Una volta realizzato il primo playground arrivò in comune una lettera da parte di un cittadino richiedendone uno anche nella propria strada. Da qui centinaia di lettere furono spedite e in risposta centinaia di playground furono costruiti. Si ritiene che Van Eyck ne abbia disegnati quasi mille anche se molti sono di attribuzione incerta, un’opera imponente trattata recentemente dalla pubblicazione Van Eyck. The playground and the city di Liane Lefaivre, una delle maggiori studiose contemporanee dell’architetto olandese, in cui viene sottolineato l’aspetto civile dell’operazione. Lefaivre racconta come la straordinarietà del lavoro di Van Eyck consista proprio nella partecipazione della cittadinanza: come già accennato infatti per rendere possibile la costruzione di un playground era sufficiente inoltrare una richiesta scritta al Dipartimento dei Lavori Pubblici.


51/78

ALDO VAN EYCK

“Questi processi ad hoc che divennero linea di condotta furono eseguiti in accordo con quello che definisco il principio PIP, partecipativo, interstiziale e policentrico. Presi insieme i playground di Amsterdam possono essere visti come una fitta rete di spazi pubblici, che uniscono la città in un unico tessuto e creano un sentimento comune a tutta la cittadinanza.” 44 L. Lefaivre, Top-down metts Bottom-up, in ‘Architect’, the magazine of the American Institute of Architects, New York, Agosto 2012, p. 105 (traduzione di Giacomo Volpe) 45 Ibidem 46 J. Huizinga, Homo Ludens, Il Saggiatore, Milano, 1972

44

Un pensiero che deriva dalla teoria cibernetica di Norbert Wiener degli organismi auto-regolatori, che si adattano continuamente in risposta a nuovi input. Sono organismi che interpretano un processo di “intermediarità” attraverso interazioni di feedback. Un pensiero quello di Wiener che sicuramente Van Eyck conosceva e da cui ha rilevato alcune fondamentali considerazioni per il suo lavoro. Sempre Lefaivre, proseguendo, mette in relazione il lavoro del maestro del Team x con gli interventi spontanei esposti in Biennale: “Ma possono essere ancora rilevanti i principi PIP per le città di oggi? Io credo di si. Spero che gli interventi urbani raccolti in Spontaneous Interventins abbiano un impatto duraturo. Essi rappresentano una buona opportunità per farlo se inviteranno alla partecipazione dei residenti che sono colpiti dall’azione, prendendo un grande vantaggio dalle opportunità degli spazi trascurati, e sono concepiti non come progetti singoli e una tantum, ma come parte di un più grande network di spazi pubblici in aumento distribuiti per la città”

45

Ma Van Eyck si spinge oltre ad una semplice esperienza partecipata. Un contributo fondamentale è dato dalla convinzione profonda nella funzione civilizzatrice del gioco. Lefaivre propone un parallelismo con J. Huizinga e la sua teoria del gioco come fondamento di ogni cultura per l’organizzazione sociale. “La cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata. Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di forme soprabiologiche che le conferiscono un maggior valore. Con quei giochi la collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo. Dunque ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco”

46


!

ALDO VAN EYCK!

52 /78

Nella cultura olandese, secondo l’autrice, esiste storicamente una grande sensibilità per il bambino. La pittura fiamminga ha spesso avuto come soggetto il kinderspelen, il gioco dei bambini, che incarna l’eterno conflitto tra istruzione e divertimento. Il bambino viene raffigurato nella sua realtà, non come putto allegorico o come bambino idealizzato e immortale. Permane tra l’altro un forte legame tra gli spazi pubblici e il 47 L. Lafaivre, Puer ludens, Lotus 124, Milano, 2005, p.77

gioco che si svolge in essi, quasi come fossero i bambini gli unici destinatari di questi luoghi. Il ribelle Van Eyck, rappresentante di un modo alternativo di approcciarsi all’architettura, non fa altro che reinterpretare in chiave moderna un concetto profondamente radicato nella cultura del proprio paese. In Homo Ludens si sottolinea come l’attività ludica non sia in realtà congiunta ad alcun interesse di carattere economico e materiale, anche se viene identificata come una funzione che contiene un senso. “[...] riflette la volontà di instillare i valori repubblicani nei bambini sin dalla tenera età e condurli nella realtà della vita nella società borghese. Il modo più efficace per avviare questo processo conoscitivo nei bambini era, naturalmente, in uno spazio per il gioco.” 47 In queste parole si afferma l’importanza di concedere spazi per i bambini che imparano tramite il gioco come comportarsi da adulti. In una città contemporanea che esclude i bambini dalla progettazione degli spazi pubblici se non relegandoli in luoghi “protetti”, il discorso portato avanti da Van Eyck appare di grande attualità.


ALDO VAN EYCK

53/78



55/78

LA CITTÀ DEI BAMBINI La strada come luogo dell’infanzia. Abbiamo già trattato nel capitolo precedente la teoria del gioco di Johan Huizinga secondo cui un bambino apprende i valori essenziali per le future relazioni sociali attraverso il gioco durante i primi anni di vita. Il Nella pagina precedente:

tema del gioco apre di conseguenza un’altra problematica di pari dignità

Sheba Street, 1978

e interesse. Lo spazio del gioco.

Immagine tratta da: Look, But don’t play, www.playtimes. wordpress.com

I progetti di Van Eyck vennero realizzati in un contesto completamente differente da quello contemporaneo. Le città erano ancora di dimensioni relativamente ridotte, le automobili che ne solcavano le strade erano piuttosto rare e le strade vissute dai cittadini per le attività più svariate. Ora non è più così. Le macchine hanno conquistato sempre più spazio e le attività sono sempre più relegate agli spazi chiusi. Lo stesso discorso vale per i bambini che un tempo erano liberi di gironzolare per le strade mentre oggi tutto ciò gli è inibito. Bernard Rudofsky scrive che c’è stato un tempo in cui le strade erano per i bambini “un libro aperto, meravigliosamente illustrato, assolutamente familiare eppure inesauribile”. Ma i bambini di oggi vivono per la maggior parte del tempo segregati in casa. La cultura di strada che ha rappresentato un aspetto insostituibile per la formazione dei nostri avi è andata oramai perduta. In un interessante volume pubblicato nel 1973 Colin Ward e Anthony Fyson propongono agli insegnanti delle scuole


!

LA CITTÀ DEI BAMBINI!

56 /78

primarie e secondarie inglesi e americane di utilizzare l’ambiente urbano come una risorsa per le scuole, come strumenti fisici necessari all’istruzione. Fatto assolutamente raro nel nostro sistema scolastico troppo spesso troppo attento alle conseguenze dei possibili incidenti al di fuori dell’ambiente scolastico e insensibile agli effetti positivi che le attività esterne alla scuola possono produrre. Gli stessi edifici scolastici risentono 48

Schools Council, Out and About. A teacherʼs guide to safety on

educational visits, Methuen Educational, Londra, 1972, cit. in C. Ward, Il bambino e la città, tradotto da P. Nicoletti Altimari, Lʼancora del mediterraneo, Napoli, 2000, p. 33

di un concetto educativo che considerava la vita scolastica e la vita esterna come entità separate e che cercava: “Sia per l’orientamento che per il programma dei corsi, come per la concezione degli edifici, di perpetuare tale visione. Le finestre alte, spesso smerigliate, in modo che gli allievi non fossero distratti dalla vista dell’esterno, ma si concentrassero sui “fondamentali” insegnati in classe. Le porte della scuola e i cortili dalle alte cancellate venivano chiusi durante l’oratorio scolastico e i bambini rilasciati soltanto al termine. Storia, geografia, scienze, inglese e matematica erano materie studiate sui libri stampati e con compendi sulle lavagne, non tolleravano nessuna relazione con la città, l’ambiente e la comunità esterna.”

48

Anche se negli ultimi anni questa idea di separazione tra scuola e mondo esterno si è attenuato, per gli insegnanti è sempre più complicato intraprendere una didattica di strada. In un paese in cui il numero di cause civili è infinitamente più alto rispetto agli altri paesi europei non è semplice assumersi la responsabilità di una banda di ragazzini bombardati da infiniti stimoli. Ma la realtà è che le nostre strade non sono sicure. E i maggiori rischi non vengono tanto da presunti malintenzionati quanto dalle automobili e dagli automobilisti. Quale madre lascerebbe giocare il proprio figlio nel mezzo del traffico urbano? Quale insegnante si sentirebbe sicuro ad attraversare la strada con una ventina di bambini al seguito? Come raccontato con estrema chiarezza anni fa da Donald Appleyard in Livable Street, l’aumento costante del numero di automobili è inversamente proporzionale al numero di attività che si sviluppano in strada. è interessante a tal proposito la descrizione che Charles Dickens fa del percorso che ogni mattina da Camden Town lo portava ad una fabbrica di lucido da scarpe dietro Charing Cross dove lavorava. Le


57 /78

LACITTÀ DEI BAMBINI

strade erano brulicanti di persone e ogni incontro gli appariva straordinario. “C'erano gli anziani seduti fuori dalle soglie di St. Martin Lane, venditori ambulanti che gli gridavano dietro a Seven Dials, i bambini, vagabondi e questuanti che lo riconoscevano quando passava, amici 49

S. Jenkins, Evening Standard, cit. in C. Ward, Il bambino e la

città, tradotto da P. Nicoletti Altimari, Lʼancora del mediterraneo, Napoli, 2000, p. 29

50 R. Banham, Los Angeles. L'architettura di quattro ecologie, Einaudi, Torino, 2009

che prese a conoscere bene, nemici che lo costringevano a lunghe deviazioni per scansarli. Un’ampia gamma di attività si svolgevano davanti ai suoi occhi: comprare, vendere, scambiare, mostrare, rammendare, adulare, corteggiare, adescare, corrompere, e semplicemente, incontrare persone. Tutta Londra era lì per strada, e non c’era bisogno di presentarsi per primi.”

49

Ma le cose cambiano e già negli anni sessanta Reyner Banham trasferitosi dall’Inghilterra a Los Angeles osservava una nuova tendenza delle città moderne che la metropoli californiana esprimeva in modo radicale: “Cosí come antiche generazioni di intellettuali inglesi impararono l'italiano per poter leggere Dante in originale, io ho imparato a guidare l'automobile per leggere Los Angeles.”

50

La macchina diviene l’elemento cardine della progettazione urbana, gli spostamenti a piedi sono sempre più sconsigliati, la società della “comodità” si viene affermando. La strada perde così la sua caratteristica migliore ovvero quella di accogliere gli abitanti, di creare una relazione tra le cose e non solo una connessione tra due punti. In risposta ad un tentativo di educare una nuova generazione al funzionamento della città, Paul Goodman nel romanzo La città imperiale elabora una teoria di streetwork ovvero l’uso dell’ambiente urbano come risorsa educativa. “Da un lato, questa città, è l’unica che avrai e devi ottenerne il meglio. Dall’altro, se vuoi ricavarne il meglio devi essere capace di criticarla e cambiarla ed eluderla… È stato immediato pensare di usare la Città Imperiale stessa come una scuola. Invece di assaggiare delle fasulle imitazioni della città all’interno di una scuola, gettiamoci a capofitto nella realtà. Penso a bande di una mezza dozzina di bambini, a partire


!

58 /78

LA CITTÀ DEI BAMBINI!

dai nove, dieci anni, che rovistano la città accompagnati da una guida autorizzata a proteggerli, che accumulano esperienze adeguate alle loro facoltà.” “Perdiana!” gridò Orazio, gli occhi fuori dalle orbite al pensiero di un mucchio di altri bambini che si comportavano come lui. “Combineranno parecchi guai e bloccheranno il traffico!” 51 P. Goodman, The grand Piano, Colt Press, San Francisco, 1942, cit. in C. Ward, Il bambino e la città, tradotto da P. Nicoletti Altimari, L’ancora del mediterraneo, Napoli, 2000, pp. 30-31

“Tanto peggio per il traffico”, disse piatto il professore. “Io parlo della funzione primaria della vita sociale, per educare una generazione migliore, e la gente mi dice che non bisogna dare fastidio agli uomini d’affari. Proseguiamo. Fondamentalmente i nostri bambini devono imparare due cose: destrezza e sabotaggio. Lascia che ti spieghi. Noi abbiamo una grande città e una vasta cultura. Deve essere mantenuta come un insieme; si può e si deve accrescerla pezzo per pezzo. È relativamente permanente. È anche una vasta organizzazione corporativa; le sue imprese sono burocratizzate, le sue arti sono istituzionalizzate, i suoi costumi sono tutt’altro che spontanei: dunque, prima di esserne inghiottiti o schiacciati, per poter acquisire e mantenere un comportamento libero, un bambino deve imparare a ingannarla e a sabotarla a ogni occasione utile che gli si presenti”. “Aspetta! Aspetta!” disse Orazio “Non è una contraddizione? Dici che dobbiamo imparare a vivere in città a nostro agio e poi dici che dobbiamo sabotarla a ogni occasione. Da un lato dobbiamo amarla e servirla, dall’altra dobbiamo darle calci negli stinchi. Ti sembra che abbia senso?” “Sei in errore giovanotto. Nella Città Imperiale entrambe le cose nascono da una sola: se persisti in un compito onesto, presto sarai accusato di sabotaggio. Riesci a seguirmi?”

51

Goodman con queste parole coglie nel segno la questione. Ormai nell’immaginario collettivo esiste un diritto “divino” per cui le macchine hanno la precedenza su tutto il resto. Il traffico che continua ad aumentare nelle principali città del globo ci appare come inevitabile tanto che un pedone mentre attraversa la strada quasi è costretto a scusarsi per aver fermato un breve momento il flusso di macchine e guarda con aria sottomessa l’automobilista in prima fila che freme di ripartire. Franco La Cecla in Bambini per strada afferma come “le nostre città non sono fatte per i bambini”, è come se i bambini, che un tempo erano una parte


LACITTÀ DEI BAMBINI

59 /78

integrante della scena quotidiana, fossero spariti. La Cecla intende l’assenza di bambini come cartina tornasole del fenomeno che vede le piazze, le strade e le città tout court diventare sempre meno spazio di una vita pubblica. I primi a farne le spese sono i soggetti più deboli e di conseguenza in particolare i bambini. Le nostre culture, tanto affannate nel voler riempire di diritti i bambini, hanno deciso di considerare i 52 F. La Cecla (a cura di), Bambini per strada, Franco Angeli, Milano, 1995, pp. 10-11

bambini dei minori nel senso più degradato del termine. Impediamo a loro di assumersi la ben che minima responsabilità, sono semplicemente oggetti di tutela portatori sani di un handicap terribile: quello di non essere cresciuti. Le città “liberate dai bambini” trasformano i luoghi in cui viviamo oggi in posti invivibili anche per i grandi. “Attraversare una strada, un parco, fermarsi su un marciapiede, cercare di condurre una conversazione con un amico, giocare, respirare ed annusare, cantare per strada, o semplicemente “ciondolare” sono attività difficili da eseguire, impossibili, e a volte esposte a veri e propri pericoli. è sempre più vero che la città è pericolosa e che lasciarvi un bambino solo può causargli dei guai seri. Il punto è che non ci si chiede se questo è avvenuto proprio in conseguenza alla liberazione delle strade e delle città dai bambini. I bambini, come gli anziani ed altre categorie che vivono la città senza la frenesia del dover arrivare, erano (fin quando c’erano) la garanzia di una città possibile, umana, percorribile in tutti i suoi punti. Certo, c’è stata una dura guerra contro la strada e la vita di strada. Le città sono diventate dei luoghi in cui, con un processo lento e inesorabile, la strada è stata rubata allo “stare” degli abitanti e affidata al transito delle automobili.”

52

Secondo l’antropologo italiano esiste un forte legame tra la presenza dei bambini nelle strade e nei luoghi pubblici e l’utilizzo dello spazio aperto di una società. I bambini spariscono dalle strade quando esse incominciano a diventare qualcos’altro, ma è anche vero il contrario. Le strade spariscono quando si afferma un immaginario diverso di bambino. Il bambino “alla Nutella” come lo descrive La Cecla. Ovvero una specie protetta da tenere ben sotto controllo e meglio se in casa davanti al televisore. Oggi ragazzo di strada è sinonimo di teppista, bullo o comunque di un piccolo umano in serie difficoltà. Ma i bambini per strada


!

LA CITTÀ DEI BAMBINI!

60 /78

ci dovrebbero tornare, dovrebbero poterci vivere e star bene. La città è un materiale fondamentale dell’esperienza. Bambini che crescono non orientandosi, non conoscendo, non interagendo con la propria città rischiano di essere davvero degli handicappati per cui la città intera costituirà una barriera architettonica. Colin Ward ha scritto a proposito del rapporto tra bambino e città un 53 P. Thompson, The War with Adults, in ‘Oral History. Journal of the Oral History Society’, vol. 3, n. 2, autunno 1975

interessante libro dal titolo Il bambino e la città in cui si cerca di ricostruire la storia di come i bambini vivono l’ambiente urbano. Oltre a presentare una forte critica alle società moderne che escludono dagli spazi pubblici i bambini, Ward analizza in che modo gli stessi sia nel passato che nel presente hanno utilizzato gli spazi più impensabili per le loro attività di gioco. Analizza il punto di vista dei bambini che osservano ad una scala diversa rispetto a quella degli adulti e non sono condizionati da associazioni mentali preesistenti. La città per loro è un qualcosa di completamente diverso, i luoghi, la percezione degli spazi sono diversi. È un grande parco giochi in cui è possibile esprimere a fondo tutta la propria creatività, la propria personalità. Di certo la libertà conduce a dei problemi. I bambini entrano spesso in conflitto con gli adulti per le azioni disturbanti della quiete come giocare a palla, scavare, correre, urlare. Ward suggerisce che queste manifestazioni esagerate sono probabilmente dovute non ad un animo cattivo insito nel bambino, ma sono da vedersi come una protesta verso tutti quei limiti che la città e soprattutto i suoi cittadini impongono. È una sorta di rivoluzione infantile contro il disinteresse di coloro che progettano la città. Secondo Paul Thompson non si tratta solo di un conflitto territoriale o di resistenza, ma di un’autentica guerra contro gli adulti. I bambini, sostiene, “come altri sottogruppi sociali, hanno protestato a lungo contro la loro condizione facendo resistenza, a volte esplicita e altre dissimulata. Una guerra contro gli adulti che ha dei parallelismi e dei richiami con la lotta di classe e quella tra i sessi”.53 I bambini vivono la città. Ne scoprono aspetti inediti a tutti gli altri cittadini di certo in modo confuso e dinamico, costantemente accompagnato da paura e rischio. Attraverso il gioco non solo i bambini allenano le capacità motorie, ma anche la percezione dello spazio che li circonda e quindi la città. Steen Eiler Rasmussen parla dell’esperienza che un bambino fa attraverso l’uso di una palla della natura della struttura, del suo peso, della sua solidità e della sua corposità.


LACITTÀ DEI BAMBINI

61 /78

“L'enorme basilica di Santa Maria Maggiore si trova in uno dei famosi sette colli di Roma. Originariamente il sito era impervio, come si può vedere in un vecchio affresco in Vaticano. In seguito la salita venne addolcita e articolata con un volo di scalinate che salgono fino all’abside della basilica. i tanti turisti che vi vengono condotti in visita difficilmente notano il carattere straordinario del circondario. Non 54 S. E. Rasmussen, Experiencing Architecture, Chapman and Hall, Londra, 1959, cit. in C. Ward, Il bambino e la città, tradotto da P. Nicoletti Altimari, L’ancora del mediterraneo, Napoli, 2000, pp. 93-94

fanno altro che mettere la crocetta su uno dei luoghi indicati con delle stelle sulla guida e affrettarsi a quello successivo. Certo non sperimentano le caratteristiche del luogo nel modo in cui l’ho visto fare, alcuni anni fa, a dei bambini. Credo che fossero allievi di una scuola cattolica della zona. Trascorrevano l’intervallo delle undici giocando a uno strano gioco con un pallone sulla balconata esterna in cima alle scale. Giocavano a una specie di calcio usando anche la parete, come nello squash, una parete ricurva che sfruttavano con grande abilità. Quando la palla usciva, e usciva davvero, rimbalzava su tutta la scalinata correndo poi in mezzo alle macchine e alle vespe giù fino al grande obelisco, inseguita da uno scalmanato ragazzino. Non voglio dire che quei bambini italiani conoscessero i principi dell’architettura meglio dei turisti, eppure credo che inconsciamente ne avessero appreso alcuni elementi base: i piani orizzontali e le pareti verticali che costituivano quella salita. E avevano imparato a giocare sfruttando questi elementi. Mentre sedevo all’ombra a guardarli, ho sentito l’intera composizione tridimensionale del luogo come mai prima. Alle undici e un quarto i bambini scapparono via, schiamazzando e ridendo.”

54

C’è quindi un aspetto contraddittorio in chi afferma a gran voce i diritti dei bambini volendoli difendere ed allontanare dalla strada. I bambini hanno bisogno della strada. È interessante a tal proposito il brano di Peter Lee-Wright citato da Ward che ci aiuta a comprendere come anche su un tema delicato come il lavoro minorile sia doveroso osservare con occhi diversi le condizioni e il contesto che ci sta attorno. “Ahmet, di tredici anni, ed Emit, di quattordici, lavorano sempre fino a tardi, tagliando e saldando ad arco serbatoi per il carburante, ricavandoli da fogli di alluminio spessi sei millimetri. Questi ragazzini maneggiano il pesante metallo e la potenza mortale del saldatore con


!

LA CITTÀ DEI BAMBINI!

62 /78

noncurante facilità. Il cavo a terra è lì abbandonato alla base della lastra mentre l’intensa fiamma blu fonde un pannello con l’altro. Poche settimane prima, il loro capo è inciampato nel cavo e si trova ancora in ospedale per le bruciature riportate a causa della scossa quasi letale. I bambini non prendono nemmeno in considerazione la possibilità di fare lo stesso errore del capo, e dicono di essere contenti del lavoro a 55 P. Lee-Wright, Child Slaves, Earthscan, Londra, 1990, cit. in C. Ward, Il bambino e la città, tradotto da P. Nicoletti Altimari, L’ancora del mediterraneo, Napoli, 2000, pp. 22-23

dispetto delle cinquantacinque ore lavorative che rendono 20.000 lire turche ciascuno. Certo, nel loro caso l’orgoglio per il lavoro ben fatto e il considerevole aumento di autodeterminazione incidono sul grado di soddisfazione che gli viene dal lavoro. Entrambi esprimono il desiderio di aprire, a suo tempo, una propria officina ed Emit ci ha sorpreso dicendoci quanto è dispiaciuto per i bambini africani che muoiono di fame “e non hanno la fortuna di lavorare come noi”. Non sono molti i bambini lavoratori che hanno ambizioni così concrete e una tale consapevolezza. Eppure, in caso avessero la sfortuna di un incidente analogo a quello capitato al loro capo, non avrebbero diritto ad alcuna assistenza dal momento che per via dell’età la loro posizione lavorativa è illegale.”

55

Con ciò non si vuole affatto sostenere che il lavoro minorile sia qualcosa di condivisibile, lungi da noi è questo pensiero, ma abbiamo riportato il brano per far emergere la contraddizione tra la sensazione di pieno sfruttamento della ricchezza di risorse da parte dei bambini lavoratori e i nostri timori per la loro sicurezza. Lo stesso procedimento può essere applicato per il gioco dei bambini. Preferiamo avere dei bambini da salotto, a distanza da ogni possibile pericolo esterno, imprigionati fisicamente dalle pareti domestiche e mentalmente dalle mille suggestioni che la città potrebbe offrire. Restituire la strada ai bambini vuol dire anche restituire la strada ai cittadini. Rieducare, partendo dalle nuove generazioni, a un uso più sano e partecipato dello spazio pubblico. Se la funzione educativa del gioco di cui parla Huizinga rispecchia in qualche modo la realtà, sicuramente la carenza di spazi ad esso dedicati nell’ambito urbano rappresenta una grande lacuna della nostra società a cui dovremmo porre rimedio. Concludiamo a tal proposito con una citazione tratta da un’opera di Margaret Mead.


63/78 “Nel costruire un quartiere che soddisfi i bisogni degli uomini, dobbiamo cominciare con i bisogni dell’infanzia. Questi ci danno la base sulla quale possiamo costruire il ‘contatto’ con altri esseri umani, con l’ambiente fisico, con il mondo vivente, con le esperienze attraverso le quali si può realizzare la piena ‘umanità’ degli individui e della collettività.” 56 M. Mead, Neighboroods and Human Needs, New York, 1966

56

La visione apparentemente bambinocentrica proposta fino a questo punto non vuole essere in alcun modo una professione di fede verso i diritti dei bambini e le responsabilità sociali verso l’ambiente in cui si trovano a vivere. Purché sacrosanti ed indispensabili non è un tema che riguarda il nostro lavoro. Vogliamo invece mettere in risalto come al fine di sperare in futuro una città più viva, con strade più sicure e piazze colme di gente, sia indispensabile rendere partecipi anche le nuove generazioni. Se non si infonde una cultura degli spazi pubblici fin dai primi anni di età, sarà difficile che una volta adulti avvenga un cambiamento in questo senso. Rispetto e partecipazione alle cose pubbliche sono valori che richiedono tempo per svilupparsi in un popolo, perché quindi non cominciare dall’educazione.



65/78

L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA Abitare è essere ovunque a casa propria. “Ricordo che al mio paese, come in tanti paesi del meridione, molte pratiche quotidiane domestiche individuali e collettive venivano 57 U. La Pietra, Abitare la città. Ricerche interventi, progetti nello spazio urbano dal 1962 al 1982, Allemandi & Co., Torino, 2011, p. 174

realizzate sulla strada. La strada era uno spazio concepito come dilatazione naturale dello spazio privato, come uno spazio favorevole all’incontro e al dialogo tra i cittadini. Oramai tutti sappiamo che oggi, all’interno della struttura urbana non si manifestano più particolari azioni collettive tendenti a liberare gli individui da una condizione di passività creativa per una partecipazione alla trasformazione degli

Nella pagina precedente: Il Commutatore, 1970

spazi all’interno dei quali ci si trova a vivere e operare. Le poche

Fotografia di Ugo La Pietra

occasioni che la nostra società permissiva ci concede sono le

Immagine tratta da:

manifestazioni collettive programmate all’interno delle quali l’individuo

Ugo La Pietra, www.

rimane quasi sempre spettatore passivo o al massimo libera alcune

urbanemotiondidattica. wordpress.com

sue tensioni represse senza stabilire un giusto equilibrio tra le cose, persone e ambiente. La casa nella strada o la strada nella casa: ecco una pratica progettuale da sviluppare. Rompere la barriera tra privato e pubblico, creare delle conflittualità benefiche tra questi due mondi ormai troppo rigidamente separati, sono state alcune promesse che mi hanno portato a sviluppare opere e interventi per e sulla strada.”

57


!

LʼESPERIENZA DI UGO LA PIETRA!

66 /78

Tra tutti i personaggi che si sono occupati di interventi spontanei e di meccanismi per migliorare la città moderna trova di certo un posto di riguardo l’esperienza di Ugo La Pietra. Abitare è essere ovunque a casa propria, riportato come sottotitolo al capitolo, è uno degli slogan utilizzati da La Pietra stesso che riassume al meglio la sua opera. Ecco come egli stesso ne racconta la genesi. 58 Ivi, p. 151

“Quando lessi per la prima volta, su di un libretto che raccoglieva l’ideologia espressa negli anni cinquanta dall’Internazionale Situazionista, la frase ‘Abitare è essere ovunque a casa propria’ mi accorsi che molte delle mie operazioni erano rivolte proprio al tentativo di prendere possesso del territorio urbano in cui vivevo, superando il concetto di uno ‘spazio da usare’ per uno ‘spazio da abitare’. Queste convinzioni mi hanno accompagnato attraverso esperienze diverse e mi hanno fornito una base ideologica per affrontare il rapporto spesso faticoso con le istituzioni, con le correnti esteticoculturali e con le discipline formali e mi hanno quindi aiutato a superare le separazioni disciplinari: poiché per esplorare e conquistare uno spazio mi sono servito necessariamente di strumenti e di scale di intervento che di fatto non potevano appartenere ad una sola disciplina. La mia attività pittorica, quella editoriale, la ricerca nella didattica, i miei interventi, le opere tridimensionali e quelle architettoniche, i films, i libri, sono tutti momenti di esperienza e di lavoro condizionati da questo mio bisogno di ritrovare un mio spazio, un mio territorio, ‘il luogo da cui prendere ispirazione’ direbbe un pittore di fine Ottocento.”

58

Architetto, designer, pittore e da alcuni punti di vista anche urbanista, La Pietra si inserisce in un contesto sociale di grandi cambiamenti e contraddizioni come l’Italia degli anni sessanta. Ha sviluppato a partire dal 1962 un'attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto "individuo-ambiente". Agli esordi di questo processo di lavoro ha realizzato strumenti di conoscenza orientati a trasformare il tradizionale rapporto "opera-spettatore". Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre "ricercatore nelle arti visive". Artista anomalo e scomodo è stato sempre difficilmente classificabile in un ambito


67 /78

L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA

disciplinare preciso. “Con le sue ricerche dal 1960 ha attraversato diverse correnti: artistiche ("arte segnica", "arte concettuale", "arte ambientale", "arte nel sociale", "narrative art", "cinema d'artista", "nuova scrittura", "extra media", "neo-eclettismo", architettura e design radicale). Ha comunicato e divulgato il suo pensiero e le sue esperienze attraverso un'intensa attività didattica ed editoriale. Si è fatto promotore di gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design 59 Introduzione alla biografia tratta dal sito www.ugolapietra.com visitato nel Dicembre 2012

Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli, Fabbrica di Comunicazione, Libero Laboratorio) e di attività espositive coinvolgendo un grandissimo numero di operatori (artisti, architetti, designers).”

59

Nato a Bussi sul Tirino (Pe) il 16 novembre 1938, si è trasferito nel

60 Biografia tratta dal sito www.treccani.it visitato nel

capoluogo lombardo fin dai primi anni di vita. Ha studiato architettura al

Dicembre 2012

artista e designer dal 1962; nel 1963 è stato tra i fondatori del Gruppo del

Politecnico di Milano, dove si è laureato nel 1964. Ha lavorato come Cenobio. Ha svolto attività didattica al Politecnico di Milano (1964-73), presso la facoltà di Architettura di Pescara (1968-70) e presso l'Istituto statale d'arte di Monza. Fra gli innovatori del design radicale, si è distinto anche come allestitore e organizzatore di mostre di grande successo in Europa e in Giappone, fra le quali si ricorda Cinquanta anni di architettura italiana 1928/78 (Milano 1978). La sua intensa e influente attività di ricerca estetica ha dato interessanti risultati sul tema del rapporto fra individuo e ambiente, confluendo nella pubblicazione della teoria del 'sistema disequilibrante come metodo di lavoro per gli operatori estetici (Il sistema disequilibrante, 1970). Ha svolto inoltre un'intensa attività editoriale dirigendo prestigiose riviste italiane: IN (1971-73), Progettare in più (1973-76), Brera Flash (1976-80), Fascicolo (1977-80). Ha infine collaborato a numerose altre riviste specializzate, fra cui Domus. Negli anni 1979-80 ha progettato e coordinato la sezione degli audiovisivi alla Triennale di Milano. Ha disegnato diversi e originali oggetti d'arredamento per numerose industrie. Fra quelli prodotti da Busnelli, vanno segnalati: la poltrona Pretenziosa (1984), i divani Agevole e Flessuosa (1984), la sedia Autorevole (1985) e Articolata (1986), il tavolo e la sedia AT-Tese e Incrocio (1985). Per la ditta Poggi ha disegnato la libreria Una sull'altro (1970), per Tosi Mobili il letto a baldacchino Tela di Penelope (1978), per Arosio il sistema sperimentale d'arredamentoL'occultamento (1973). 60 Nato professionalmente nella Milano degli anni sessanta, una città attraente, ricca di fermento e proiettata verso il mondo internazionale ed


!

LʼESPERIENZA DI UGO LA PIETRA!

68 /78

europeo, La Pietra ne coglie fin da subito gli aspetti più contraddittori. Riesce a comprendere con sbalorditivo anticipo rispetto a molti alcune delle problematiche che emergeranno con maggiore chiarezza negli anni successivi. Come ad esempio la questione ambientale che egli intuisce essere elemento centrale nella civiltà contemporanea ed oggi noi ne comprendiamo fin troppo bene le ragioni. Philippe Daverio, in occasione del Palermo Design Week tenutosi nel 2009, ha definito La Pietra “un poeta del design”. Poeta in quanto possessore di una personale visione del mondo omnicomprensiva nelle sue delicatezze e nelle sue fragilità. È proprio nell’ambito delle fragilità del mondo che egli comprende il rapporto tra uomo e ambiente, e comprende anche la necessità di disequilibrare questo rapporto dialettico per affermarne uno differente. Ma l’aspetto probabilmente più “poetico” del lavoro di La Pietra consiste nella volontà di comunicare questa sua visione del mondo tramite le opere realizzate. Il suo design, in senso lato, è un sistema di comunicazione della politica. Una politica intesa come visione della nostra società, come volontà di forme di aggregazioni più umane, più vivibili, in una parola più poetiche. La sua è un arte del possibile. Si occupa della vita del quotidiano, si insinua tra le pieghe della società per risvegliare la consapevolezza e la capacità a rendersi autonomi protagonisti all’interno dall’ambito urbano. Tramite gli oggetti più consueti e le azioni più banali, La Pietra sviluppa un sistema eversivo che scuote il cittadino nelle sue primarie certezze. È con tali premesse che egli sviluppa il cosiddetto “Sistema disequilibrante”, una ricerca che mirava a “rompere il malefico equilibrio di molte situazioni cittadine divenute ormai fonte di nevrosi e di vera e propria alienazione”. “E il Witz” romantico “insieme al modello di ironia socratica costituiscono veramente il filo rosso che lega l’attività di La Pietra: egli si avvale dell’ironia (eironéia = dissimulazione) per smascherare il variopinto teatro di ‘finzioni’ attraverso cui, denudando le coscienze soddisfatte delle loro formule cristallizzate e delle loro pseudocertezze, comunica loro il valore supremo del dubbio e la sete di convinzioni autentiche. L’appello di La Pietra alla messa in crisi del consolidato è in realtà un monito contro l’effetto spersonalizzante delle strutture di potere che agiscono in ombra alla coscienza, e risuona nei suoi progetti di ‘Informazione alternativa’, della ‘Nuova prospettiva’ e del


L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA

69 /78

‘Commutatore’, volti a scuotere dalle fondamenta il sistema dei riferimenti umani partendo dalla percezione, dalle modalità di informazione e dai processi cognitivi di appercezione. Il sistema disequilibrante quindi scuote l’uomo rendendolo consapevole della chiusura in cui vive e del rischio di una futura desertificazione delle relazioni e sembra risuonare e accogliere la sfida delle parole di 61 G. Ranzi, L’eversione di responsabile di Ugo La Pietra, introduzione al testo in, U. La Pietra, Abitare la città. Ricerche interventi, progetti nello spazio urbano dal 1962 al 1982, Allemandi & Co., Torino, 2011, p. 6

Cornelius Castoriadis, secondo ci la nostra è una società che ha smesso di mettersi in discussione, che non riconosce più alcuna alternativa a se stessa e di conseguenza si ritiene dal dovere di esaminare, dimostrare, giustificare (e ancor meno provare) la validità dei suoi assunti taciti ed espliciti.”

61

Per semplicità nel racconto, divideremo il lavoro di Ugo La Pietra seguendo un ordine cronologico. Parleremo quindi degli anni sessanta e settanta, i due decenni più significativi per la straordinaria varietà e originalità della produzione. Si è calcolato che nell’arco della sua carriera La Pietra si sia occupato di circa novecento mostre tra personali e collaborazioni. Non ci è quindi possibile analizzare neanche la metà della metà della sua produzione artistica, ma cercheremo di sottolinearne gli aspetti che più si legano con la tematica da noi portata avanti in questo scritto. Gli anni sessanta sono quelli delle prime esperienze, i fattori che più lo influenzano in questi anni sono la passione per il jazz e l’attenzione verso la corrente artistica ed architettonica brutalista, conosciuta durante gli anni frequentati alla Facoltà di Architettura di Milano in cui Vittoriano Viganò, uno degli esponenti più rilevanti del brutalismo italiano, insegnava. È proprio all’interno della Facoltà di Architettura che iniziano le sue prime ricerche sull’ipotesi di un processo sinestetico tra le arti, intendendo un processo creativo che attraversa tutte le discipline formali. Una formulazione che lo condizionerà per tutta la sua carriera dedicandosi ai più svariati mezzi di comunicazione. In questo filone di partecipazione diffusa all’arte, si inserisce la fondazione tra il ’62 e il ’63 del Gruppo del Cenobio, nato dalla frequentazione di diversi artisti che gravitavano attorno all’accademia di Brera, e che lo introdurrà ad una passione profonda per la ricerca segnica. Negli anni appena successivi, tra il 1964-66 nascono le prime ricerche verso la definizione del segno come elemento di rottura di una situazione


!

LʼESPERIENZA DI UGO LA PIETRA!

70 /78

consolidata, definiti da Gillo Dorfles come “randomici”. Sono questi i primi segnali di quella teoria fatta da “elementi di disturbo” che sarà il “Sistema disequilibrante” del 1967. La ricerca della quotidianità e la volontà di scardinare la monotonia della vita urbana sono i temi che ci appaiono più vicini alla nostra ricerca delle utopie minimaliste di cui si parlava nella primissima parte del testo. Secondo La Pietra è proprio tramite l’utilizzo 62 G. Dorfles, Dal significato alle scelte, Castelvecchi, Roma, 1973

degli oggetti più consueti che si scalfiscono più in profondità gli animi. La routine, la consuetudine, quando viene interrotta crea un senso di straniamento che vuole diventare una spinta verso la partecipazione attiva dei cittadini. Il disequilibrare assume dunque una valenza sociale. Gillo Dorfles descrive il sistema con queste parole. “Nei suoi ‘Interventi disequilibranti’ sul territorio La Pietra ha svolto lo studio e la progettazione di modelli morfologici a scala urbana. Con questi modelli veniva saggiata la possibilità d’una interazione tra le proposte spaziali e la struttura urbana preesistente. In questo modo i fattori disequilibranti valevano come denuncia di una situazione aberrante in cui si trovava coinvolta la nostra civiltà massificata. Nell’intenzione di La Pietra si trattava di ottenere che l’attiva partecipazione degli individui potesse avere la capacità di introdurre modifiche strutturali nell’organizzazione della società urbana rompendo ‘quel processo di uniformità e di pianificazione formale, tipica delle nostre città, attraverso una serie di ‘elementi segnale’ di orientamento.” 62 La fiducia nelle azioni private, nei già citati bottom-up, avvicina notevolmente La Pietra a temi discussi solamente a partire da anni più recenti. Anche se le idee di liberazione dalla morsa delle istituzioni della società moderna sono un tema ricorrente in tutta la cultura giovanile riformista dei primi anni sessanta, egli, in un contesto milanese che apparentemente non aveva ancora subito le più drastiche trasformazioni di quello che iniziava a delinearsi come “miracolo economico” italiano, riesce a comprendere fin da subito le problematiche di una rapida crescita urbanistica invocando principi partecipativi in cui i cittadini avrebbero dovuto assumere un ruolo di attori protagonisti. La stessa teoria è portata avanti dalla già citata Margaret Crawford in un articolo pubblicato dalla rivista dell’AIA. Parlando dei diritti alla città,


L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA

71 /78

ella si interroga sul modo in cui gli interventi spontanei raccontati nel padiglione americano possano affermare dei principi diversi. Il primo passo è definito come “defamiliarizzazione”. “La prima opportunità è la defamiliarizzazione, la pratica culturale modernista del ‘farlo strano’. Applicato all’ambiente urbano, 63 M. Crawford, Urban interventions and the right to the city, in ‘Architect’, the magazine of the American Institute of

improbabili inserzioni e giustapposizioni di usi possono sconvolgere la nostra attuale percezione della vita e dello spazio urbano, aprendo nuove possibilità e rinvigorendo l’idea di cosa una città può essere. Dopo aver visto come è normalmente coperta di macchine una strada

Architects, New York, Agosto 2012, p. 85 (traduzione di Giacomo Volpe)

invece che invasa dai ciclisti della Massa Critica o con i parcheggi

64

La rifamiliarizzazione, in un secondo tempo, inverte la

U. La Pietra, Promemoria. Studi, progetti e ricerche per l’uso e la trasformazione della memoria

defamiliarizzazione, rendendo gli spazi urbani più familiari, più

individuale, collettiva... elettronica, Editore Katà, Milano,

solitamente private nella realtà pubblica incoraggia le persone a

1980

trasformati in mini giardini durante il PARK(ing) Day, la città non sembrerà mai più la stessa.

domestici e più simili ad un interno. L’inserimento di attività e qualità sedersi, a mangiare e a conversare in luoghi insoliti. Ciò può alterare drammaticamente le situazioni urbane, rendere più familiari quelli che erano luoghi duri . Inoltre, la rifamiliarizzazione, facendo coincidere due realtà che di solito sono opposte, può essere essa stessa una forma di defamiliarizzazione.”

63

Si tratta di un approccio molto simile a quello del designer italiano. È presente per entrambi la necessità di una rottura radicale con usi e costumi diffusi solitamente in città per cercare di produrre un cambiamento nella visione della stessa. Si cerca di affermare dei principi di liberazione dalle male consuetudini, dei principi di liberazione da una corrente urbanistica di cui nemmeno La Pietra condivide l’approccio. “Lo scopo fondamentale dell’urbanistica sembra proprio quello di isolare gli individui nella cellula abitativa familiare, di ridurre la loro possibilità di scelta all’interno di un numero ridotto di comportamenti preordinati, di integrarli in pseudo-collettività che consentono il loro controllo e la loro manipolazione.”

64


!

LʼESPERIENZA DI UGO LA PIETRA!

72 /78

È questo il nocciolo del problema verso cui Ugo La Pietra si impegnò e si sta impegnando tuttora: tentare di risollevare l’uomo che è anche abitante e cittadino, dalla condizione di “servaggio” fisico e mentale nel quale la società della burocrazia e della tecnocrazia lo ha rinchiuso. Rendere consapevole l’uomo di questa condizione di asservimento è il lavoro del nostro artista. La tecnologia e i nuovi media forniscono al cittadino maggiori informazioni e più libertà di quella che solitamente dispone e sono perciò dei mezzi fondamentali. Saper utilizzare, insomma, la società iper tecnologica in cui viviamo a proprio vantaggio, per raggiungere quella pienezza di informazione e quella libertà espressiva di cui ogni individuo dovrebbe poter fruire e che renderebbe ognuno una pedina attiva e creativa all’interno della società. All’interno del titolo “Sistema disequilibrante” sono raccolti alcuni dei lavori più significativi di Ugo La Pietra. Come ad esempio il “Commutatore”. Apparso in un cortometraggio datato 1970, il “Commutatore” è un oggetto che La Pietra considera come lo strumento emblematico di tutto il suo lavoro di ricerca sull’ambiente urbano. “Giorno per giorno perdiamo sempre più la capacità di recuperare i significati e i valori all’interno della scena urbana, nella quale il nostro occhio non vede altro che segnali, segnali a cui uniformiamo automaticamente il nostro comportamento. Con questa opera ho cercato di esprimere il tentativo di definire strumenti capaci di creare un nuovo atteggiamento di lettura nei confronti dello spazio urbano, per la conoscenza non tanto della ‘formula finita’ quanto della struttura più profonda. Molte volte, attraverso il suo uso, ho visto cose che non erano di immediata lettura, molte volte l’ho fatto usare ad altre persone. Uno strumento di conoscenza, quindi, e anche propositivo, realizzato in un momento in cui il cosiddetto ‘design radicale’ realizzava oggetti evasivi e utopici. Riallacciandomi al concetto di analisi della struttura urbana nei suoi due aspetti che la caratterizzano: la struttura superficiale e la struttura profonda (la struttura superficiale è di natura topologica fondata sulle nozioni di vicinanza, di continuità, di limite; la struttura profonda si basa sugli aspetti relazionali che determinano il significato in termine di


L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA

73 /78

azione nello spazio e contenuto semantico dell’organizzazione) è identificabile, proprio nel passaggio da un’altra, un momento particolare: esprimibile attraverso il concetto di ‘commutatore’ inteso come un elemento che si basa sulla riflessione dell’osservato e sulla formalizzazione di queste riflessioni.” 65 Oggetto di origine radicale e di facile costruzione, il Commutatore

65 U. La Pietra, Abitare la città. Ricerche interventi, progetti nello

sociale è uno strumento utile per l’osservazione del territorio visto che

spazio urbano dal 1962 al 1982, Allemandi & Co., Torino, 2011, p.

valori e i significati all’interno della scena urbana, nella quale il nostro

98

“giorno per giorno perdiamo sempre di più la capacità di recuperare dei occhio non vede altro che segnali”. Questo è uno strumento capace di creare un nuovo atteggiamento di lettura nei confronti dello spazio urbano perché si esprime attraverso tre parametri di conoscenza: “l’oggetto, ovvero l’elemento che riceve la significazione; il supporto, ovvero l’elemento che trasmette il senso all’oggetto e la variante, intesa come la valutazione di essenza e di qualità che chiude il rapporto e lo caratterizza”. O ancora “I gradi di libertà”, altri interventi che rientrano nel grande contenitore del “Sistema disequilibrante”. Nata come una ricognizione delle periferie milanesi, in compagnia di Livio Marzot, La Pietra iniziò una attenta osservazione di tutti quei piccoli fenomeni spontanei che avevano luogo nei quartieri periferici della città. Il titolo dell’intervento “I gradi di libertà” vuole intendere le azioni spontanee dei cittadini che si contrappongono alle regole determinate dall’alto e che assumono svariate forme. Egli individua cinque parametri di lettura per l’individuazione dei gradi di libertà: la manipolazione, gli itinerari preferenziali, il recupero, la reinvenzione e il desiderio di possesso. La Pietra compie un rilievo, una esplorazione attorno alla città per individuare tutte le tracce che riaffermano la necessità dell’appropriazione dello spazio. “Rivolgendo l’attenzione in particolar modo ad un’attività creativa in relazione alla fisicità che ci circonda, l’individuazione di alcune tracce formalizzate all’interno della città regolata ci fornisce elementi concreti di conoscenza di un atteggiamento o meglio di una aspirazione che è manifesta nell’uomo urbanizzato: il quale tende a riaffermare la necessità dell’uso dello spazio. In poche parole tende a manifestare il desiderio di riconquistare il ruolo individuale e collettivo nei processi di


!

74 /78

LʼESPERIENZA DI UGO LA PIETRA!

definizione e trasformazione della realtà che quotidianamente lo circonda. Queste tracce rappresentano gli unici ‘poveri’ risultati di un’analisi per la scoperta dei gradi di libertà che ancora esistono all’interno del sistema urbano; sono tentativi disperati e disorganici di una società che ormai non riesce più a trovare una ragione di ciò che fa, perché lo fa e dove lo fa. L’analisi delle tracce formalizzate 66 Ivi, p.116

recuperabili all’interno dello spazio urbano ci fa scoprire quindi come l’alterazione (la trasformazione) anche minima dello stesso possa rivelarci un desiderio represso di invenzione e un atteggiamento creativo che ancora persiste nel comportamento dell’individuo.”

66

Proseguendo con gli anni settanta, allo stesso modo dei progetti precedenti, la rivista “Progettare INPIÙ”, di cui fu direttore dal 1973 fino al 1975, diventa uno strumento utile a sviluppare le proprie tematiche. Grazie a questa pubblicazione, riuscì ad archiviare cinquecento schede dal titolo “L’uso della città”, compilate dai cittadini di Milano e successivamente spedite alla sede della redazione.Era un modo per dare voce alle necessità e problemi della gente. Per La Pietra è stata l’occasione di riflettere sulle capacità dell’uomo di intervenire nei processi di modificazione dell’ambiente, a partire dalla stimolazione dell’individuo urbano. È negli anni settanta che La Pietra svolge un’intensa attività di ricerca e di sperimentazione che lo porteranno all’utilizzo di numerosi mezzi espressivi. È il periodo del cosiddetto “extra media”. Lo troviamo impegnato infatti non solo nei tradizionali mezzi di comunicazione quali il disegno, la fotografia e le opere bidimensionali, ma sarà anche autore di performance, ambienti, interventi urbani e film, che lo avvicineranno sempre più ad una esperienza di lavoro sul campo. Egli si rimette sempre a tematiche volte all’attenzione verso il rapporto tra lo spazio collettivo e l’individuo che vengono affrontate anche in alcuni film che lo stesso La Pietra produce, come “Recupero e Reinvenzione” (1975), una sorta di catalogo di attrezzi e usi spontanei dello spazio urbano che si possono trovare osservando alcune tracce nella periferia di Milano e “La riappropriazione della città” (1977), film che sembra avere lo scopo di produrre un libretto delle istruzioni per l’uso della città, che si articola in tre parti: la prima riguardante “l’analisi del territorio”, in cui emergono le attività creative dell’uomo, la seconda


L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA

75 /78

dedicata alla “decodificazione”, ovvero una lettura dei luoghi fatta attraverso composizioni giocate per contrapposizione in cui si alternano immagini di luoghi dell’esperienza quotidiana a immagini codificate di cartoline e infine la terza parte chiamata “progettazione”, in cui vengono date indicazioni concrete sui modi di riappropriazione dello spazio pubblico. La conclusione di questo film, provocatoria e senza dubbio ironica, ci propone una scena in cui La Pietra, sceso in strada vestito di sole mutande e canottiera, con l’aiuto di un tavolo, si siede per farsi la barba, specchiandosi nella vetrina di un negozio, pronunciando la frase: “abitare è essere ovunque a casa propria”. Questa è la frase che riassume al meglio l’esperienza di Ugo La Pietra durante gli anni settanta. U. La Pietra supera, attraverso questo slogan, il concetto di uno spazio da usare con quello di uno spazio da abitare, con la finalità di portare l’individuo all’affermazione della propria identità attraverso un uso non convenzionale dello spazio pubblico. Ecco come egli stesso affronta l’argomento: “Ho sempre pensato che un essere umano garantisce la propria sopravvivenza attraverso la modificazione dell’ambiente in cui vive e opera, non solo ma ho sempre creduto che abitare un luogo vuol dire poterlo capire, amare, odiare, esplorare... Io non ho mai avuto un territorio in cui riconoscermi e riconoscere il mio passato, sono nato in un paesino del meridione e ho sempre vissuto in città. La città è quindi il luogo in cui ho cercato di espandere la mia personalità, è il luogo che ho cercato di amare che ho cercato di coinvolgere nei miei itinerari di vita e di lavoro, nel quale mi sono mosso spesso come l’esploratore si muove su di un territorio da conquistare. In questo libro ho cercato di raccogliere tutte le esperienze più importanti che in quaranta anni ho sviluppato proprio nella precisa volontà di conoscere, e di amare lo spazio in cui ho vissuto, in poche parole lo spazio in cui ho cercato di ambientarmi! Per questa operazione ho messo a frutto tutta una serie di capacità, di strumenti, di interessi, ho coinvolto persone, strutture e mezzi, e quasi senza volerlo, ho condizionato il mio lavoro che ha avuto quasi sempre come minimo comune denominatore l’ambiente urbano.


!

LʼESPERIENZA DI UGO LA PIETRA!

76 /78

L’ambiente urbano (espressione formalizzata di tutti gli elementi che costituiscono la nostra quotidianità) è così alla base di quasi tutte le mie ricerche; la ‘città’ e le ‘ricerche estetiche’ sono i due parametri fondamentali della mia attività proprio come la ‘campagna’ e la ‘sopravvivenza’ sono i due parametri che accompagnavano tutto il lavoro del contadino.” 67 Ivi, p. 151 68 Ivi, p.162

67

Soffermiamoci ora su uno dei progetti per noi più significativi degli anni settanta: la “Riconversione progettuale”, lavoro presentato alla Triennale di Milano tra il 1978 e il 1979. Il progetto consiste nella riconversione di alcuni oggetti tipici del contesto urbano (paletti, dissuasori del traffico, pali della luce, cabine telefoniche, ecc.) ad “attrezzature per la collettività”. Questi oggetti che nella loro configurazione primitiva ci ricordano ogni giorno i vincoli, gli ostacoli, le separatezze e le violenze della città, vengono riprogettate stravolgendone la destinazione primogenea. Da strutture di servizio della città divengono strutture di servizio per lo spazio domestico. La Pietra intende, attraverso tali provocazioni, sostenere la tesi che non debba esistere alcuna differenza tra spazio privato e spazio pubblico. Solo così i cittadini potranno riappropriarsi della città. “Il processo di riappropriazione dell’ambiente deve passare necessariamente attraverso la radicale trasformazione: delle situazioni repressive del nostro sistema, delle attrezzature urbane collettive che esprimono solo separatezza ed emarginazione. L’installazione ‘Paletti e catene’ fa riferimento alla compresenza e contaminazione di due categorie comportamentistico spaziali:1) spazio privato; 2) spazio pubblico; ciò per indicare che la riappropriazione dell’ambiente passa soprattutto attraverso la distruzione della barriera che esiste tra queste due categorie. Questi due spazi sono presentati in modo compromissorio a tal punto che l’arredo dello spazio domestico (tavolo, sedie, poltrone, letto, armadio, cassettiera ecc.) è realizzato con attrezzature normalmente usate per la segnaletica urbana (paletti, basi in cemento, catene).”

68

Tutto il lavoro di La Pietra sembra, in fin dei conti, rivolto a generare migliori condizioni di vita per l’uomo di strada, per il cittadino comune che


77 /78

L’ESPERIENZA DI UGO LA PIETRA

si trova a vivere gran parte del suo tempo lungo le strade della propria città. La riappropriazione di esse non può quindi essere considerata solo come frutto di un movimento alternativo e sovversivo che vuole esprimere un certo pensiero, una certa ideologia. La strada riguarda tutti e tutti ne subiscono lo sfruttamento monodimensionale delle automobili quasi fossero a loro esclusivo utilizzo. La Pietra anticipa di qualche anno una 69 M. A. Brayer, Ugo La Pietra. La fine dei modelli, contributo al testo in, U. La Pietra, Abitare la città. Ricerche interventi, progetti nello spazio urbano dal 1962 al 1982, Allemandi & Co., Torino, 2011, p. 21

notevole coscienza ecologica che ai giorni odierni ci appare come scontata, ma che a partire dagli anni sessanta non lo era affatto. I suoi progetti nascono indubbiamente da un’esigenza del tempo in cui sono nati, ma posseggono una qualità autonoma che li rende moderni ai nostri occhi. Apprezzato ma probabilmente poco compreso nelle tematiche più profonde, l’esperienza di La Pietra ha lasciato un importante segno all’interno di quella architettura radicale di cui era uno dei maggiori esponenti, ma che per molti versi ha anche saputo oltrepassare. La sua attenzione verso il microcosmo degli interventi spontanei, la decodificazione dei vincoli fisici e psicologici che assoggettano l’essere umano, lo smascheramento delle strutture di potere spesso sublimate, la rottura degli schemi precostituiti, il superamento della barriera tra spazio pubblico e spazio privato, il confine tra genius loci e globalizzazione, unicità e moltiplicazione, differenza e omologazione, sono tutti temi di straordinaria modernità che aprono la strada ad un attivismo urbano ancora timido e alle prime esperienze che avrà uno sviluppo importante negli anni a seguire anche grazie al lavoro di un personaggio unico come La Pietra. “Oggi un’intera generazione di architetti non potrà non ritrovarsi nel percorso di Ugo La Pietra, che attinge all’entropia e all’iperlocalismo, evidenziato dal materialismo del territorio come il nostro campo d’azione, e immagina l’architettura come un vettore di interazione locale nella sinestesia degli usi e delle appropriazioni.”

69



ADNOCES ETRAP PARTE SECONDA



LI

GA

E

R

NE RO

AT R

CH

N

RE

BA

ST

UR

ZONAIS OL

ADA ST

ECC A

LA B IBLIO

PRO G

CH IAM

ET T

AM

T EC

OC

IL A

A DI

UCC

CON

AGN A

NO

MARK MUSEO

GHOST BIKE

PINGUINI PAO

E

STREET AR T

NETW ORK

CIAL

SPERIM

ETICA

A

ISOL

O AD

E SC

A SO

THIS

bikemap

OG PR ET

A

DE SI A D GN FE IQ UA STIV R A RI ME TIER L E NT A DI NN LE E IU R SO K

ed u

LI C

RO MU

4

E

A.IT

immagining parco sud

SEGNAL

A

TA

EP OE SI

CI T

LA

NO

GN A

AG IR

SE DU

IN

ET

DIN NE

DAY

SK A TE

GO

CI

MARK MUSEO

GHOST BIKE

STREET AR T

PINGUINI PAO

TALE

RIMEN

ICA SPE

A SO

THIS

A ZZ IA

MB INI RID I SE

Z ORA

consorzio dam

I BA

ESPL

ZIONE

c’è spazio per tutti

bosco di gioia

dicreativ ità

giardinio in transito

giardini condivisi

COMITATO CASCIN

TERTULLIANO

il giardino di via forlì

OMIN DI COND CO IOTECA PUBBLI LA BIBL SPAZIO ITO PER LO GEST VO CREATI E AUTO O D NE RI ER RATO EL V OLITA LABO ROP RIO D EO MET RATO MUS APE X LABO R R E R MA T RE LIBE O E L 9 NO 5 esco adMisola IL A A NO MIL ZZA PIA IN LFA 28 GA NIL E O RR TO I PA E U IN ION G RIP Z N A P ET PI E CU SI T AV OC RA E C AY PA L L D DE G) D O IN ER RC K( O R RV PA PA PA NT SS HI RTE PA RC A A LE DA M A Z I AZ ST PI DI PO

za di spazi verdi ncan ma

TA IPA EC RT PA NE ZIO TA ET TE AN OG BR PR ILI QU ISE ED ION AZ A B AN E UR ION

garibaldi e l’isola partecipata

LIBERE RAPE METROP

BIKE MAP

temporiuso

GIARDINO TEMPORANEO

SA LA CIT TA’ CA I RIDISEGNANO I A I BAMBAIN DELL’ISOLA ZZ GIARDINO PIAIL NUOVO D N PARCO SU I G IN 28 IMMAGIN IO

ENTAL

L NI

SEGNA LET

A

ISOL

O AD

E SC

CIAL

NE T W ORK

SIA

IT T A

EP OE

AC

AG IR

OL

GN AN

RID I SE

MB INI

I BA

4

fuori dal vaso

FA AL

UT EN

ne zio ca

passparverd

NV BE

EG

privi ghi luo

[ 3]

RR TO

GIOIA

GIARDINI CONDIVISI

P

C OC

E ION AZ UP

NA

RO MU

2

[ 6]

TI

ada stecca

IL A

M zonaisola.it

T TI

CE

’I EL DI AL I IE R S R BO VI A

3

HIT E

STU DE N

GHOST BIKE

E LTR EO

A AT C IP

A

ARC

crossing path super bench

NO

E ERD

E RT PA

CAS

segnaletica sperimentale

TOR ORA comitato cascine L AB

EL V IO D

LA SO

RIB

4

invadono la città le auto

chiama milano

TO

1]

A ZZ

N HI RC

[1

PIA

A LE

TT AD IN I

2

E IL OB TI M IS [s] CL CI VA AL

public design festival

ART

ISTI

ET RE ST

CE

NA

IN

NE RO

DAY

SK A TE

GO

DIN UR NE BA R N CH SE AT DU R T O OM GRUPPAR A DI PKI(I DI QU NG QUA ARR TI TIER )D E ER AY E

A ZZ IA

[10]

E ART DA M

#S A L VACI CL

IST I

AD A

#S

P HO

pinguini pao

DA M

#S A L VACIC L

PO D ISTI

GHOST BIKE

MARK MUSEO

PINGUINI PAO

TALE

A

NETW ORK

CIAL

ETICA

THIS A SO

SEGNAL

ESC

SPERIM EN

SIA

IT T A

O AD

ISOL

EP OE

AC

AG IR

GN AN MB INI RID I SE

I BA

STREET AR T

A ZZ IA

ES ID UA

SPA ZI R 4

LI

ES ID UA

4

3

SPA ZI R

PO D ISTI

l

CI

4

LI

s oc ial e

luoghi senza ide ntit à

1] [1

TT AD IN I

O

P

luog hi i n uti lizz ati

[10]

na ba ur

GRm UP

ne zio ca

ST R

4

SESTO SAN GIOVANNI

TA IPA EC RT PA

via vigevano

s oc ial e

3

ed u

TERTULLIANO

AFFORI AD il giardino degli aromi A AG ST FE IR AL ST E P ECC AZ BE IO OE RO A BOVISA NE AM SIA MO AC AP BI LE AR albero mobile KI INS B N OS B TA G LL CO IKE AZ M piazzale archinto IO NE educazione urCb’Ea’ S BOSCO DI GIO AP GARIBALDI/ISOLA IA PRO nPaAZIO IN C urban chat room seduta di quartiere AT GE PER IT TA T IV T ’ TO TU ISM CU T O T CCA CADORNA I CHIA GN marxmuseo COL MA A MA TIV MIL street dinner PP AZIO AT AN C’è SPAZIO PER TUTTI UR O NI U COM i bambini disegnano la città RB A libere rape metropolitane ITAT NE street art WO O E [s]MO CAS RKBIL CIN S CON E [22] SOR ZIO ASSOCIAZIONI marxmuseo ILE CRIT go skate day DAM ALBERO MOB ICAL GA RD NAVIGLI CROSS ENIN IN G G G PATH PARKIN SUPER salvaciclisti AMACA BENCH inutilizzati i h g O podisti da marte ECO-BO luo BBLIC X AZIO PU ESCO TIVO SP GIARDINO ghost bike AD ISOLA O CREA AL RICCARDO ATORI ESTIV CATELL A L ABOR GN F SI E ARTISTI CD FUORI DAL VASO agire poesia BOX PUBLI E CO GARIBALDI E L’ISOLA [ 7] PARTECIPATA

A

laboratorio creativo per lo spazio pubblico

luoghi senza ide ntit à

NEO

dicreativ ità

GIOIA

CADORNA

NAVIGLI

EO

IL GIARDINO DELL’ISOLA

US

occupazione torre galfa

OM AB OR ZO SI NA DIN ISO ERI OD I VIA L A .IT FOR GOSK L I’ ATE DAY CEN A IN BEN NE R VEN O UTI IL GI A CA ARDI SA NO DE GLI AR OMI ST R EE T ART

invadono la città le auto

GIARDINO TEMPORA

immagining parco sud

di ver zi pa

G IN

parasite trip

smobile

2

BOVISA

s di

3

zati iliz ut in

N DE

M DA

AR

inutilizzati ghi luo

RO MU

SESTO SAN GIOVANNI

GIARDINO TEMPORAN

a nz

IO

LG

RI PO M

parco delle cave

MA NI

milano e oltre

CATELL A

m an ca

FUORI DAL VASO

GIARDINO

Z OR

TE

À

GIO IA

IL GIARDINO DELL’ISOL A

privi ghi luo

za di spazi verdi ncan ma

NS CO

A IC

CO D I

FUORI DAL VASO

O

G

N NI GI MA

IT

laboratorio del verde autogestito

CATELL A

M DA

US

IM

CR

BO S

giardino pubblico riccardo catella

AR GP

G IN

RI PO M

PARKING

GIARDINO

IN

N DE

TE

NCH PER BE TH SU ING PA CROSS I ROM GLI A O DE RDIN RD IL GIA RVE SPA PAS E BAN I UR ION LI R VAZ FO LTI A I CO IV D OD SU DIN CO IA R AR IL G GP

AMACA

4

AD A

GARIBALDI/ISOLA

coltivazioni urbane

BLO

temporiuso

ST R

4

bikemap

bosco in città

inutilizzati ghi uo

4

il giardino di via forlì

C’è SPAZIO PER TUTTI

O BBLIC AZIO PU TIVO SP AL IO CREA R IV O T S AT FE G L ABOR IA R SIGN DIN IC DE BAOGGXIO PUBL E CO DE cena in nero nil 28 in piazza luo VER gh DEL i RIO RE O T G this is a social network OLT gardening IA RA critical E O RD B G IOC NO A IN L A O A F L L IC MI GA ON E PA DI A dell’isola RR one urbana giardino RA VI 4 AS TO il nuovo cazi SI SI T PA AC NE RC di condominio edu la biblioteca ET OD TI A ZIO RIP EL ZZ PA NU U E L I E C P V RO BO PA CA N GE O C S CO N VE TT BE O 8I IN 2 CIT via borsieri L T NI

amaca parking

3

consorzio dam

E ALBERO MOBIL

ghi inutilizzati luo

AFFORI

c’è spazio per tutti

eco box

go skate day

ghost bike

esco ad isola

bosco di gioia

[s]MOBILE

piazzale archinto

4

milano e oltre

rdi i ve az sp

IO

AR

CO PA zonaisola.itNDI RA VI SI SI T ET RIP DE LL EC BO AV S CO E IN CI T BOS fuori dal vasoTÀ passparverd CO D I GIO IA

giardinio in transito

sociale entità za id n e s ghi luo

Z OR

LG

DI NI

E NC H PER B TH SU ING PA CROSS I ROM GLI A O DE RDIN RD IL GIA RVE SPA PAS E BAN I UR ION LI R VAZ FO LTI IA CO IV D OD SU DIN CO IA R

GIN MA

A IC

AR

PA RC O

garibaldi e l’isola partecipata

TERTULLIANO

BBLICO

IM

IT

GI

ada stecca

NAVIGLI

PARKING

AMACA

IO NE

OL

ST AZ

NS CO

chiama milano comitato cascine

crossing path super bench

ES ID UA

il giardino degli aromi

FE

IL G

privi di creatività luoghi

[s]MOBILE

AZIO PU VO SP

CR

public design festival

GIOIA

ILE ALBERO MOB

agire poesia

segnaletica sperimentale

GARIBALDI/ISOLA

CADORNA

parco delle cave

P HO

pinguini pao

giardini condivisi

anPcI aDI nzQUART a d IERE i

TO

TA IPA EC RT PA

via vigevano

RICERCA E CATALOGAZIONE DEGLI INTERVENTI

privi di creatività luoghi

C’è SPAZIO PER TUTTI

A

i bambini disegnano la città

marxmuseo

BOVISA

di ver zi pa

ET

albero mobile CREATI AL TA TORIO STIV LL AZ LABORA oneDuESrIGN FE IO NE educaziBL IC ban OX PU a E CO B AT T IV DE ISM VER O DEL marxmuseo E MA ORIO TR PP OL RAT AT E O B UR O LA AN LFA libere rape metropolitane MIL WO GA RK RE A R S O AS ET AC ION TI A U AZ ZZ P N IA CU VE P N OC IN BE salvaciclisti 28 IL N podisti da marte

street dinner street art

laboratorio creativo per lo spazio pubblico

smobile

CO

INS

urban chat room

SESTO SAN GIOVANNI

AFFORI

hi

il nuovo giardino dell’isola

MA NI

occupazione torre galfa

m an ca

critical gardening

laboratorio del verde autogestito

seduta di quartiere

4

la biblioteca di condominio

via borsieri

parasite trip

2

ISI

RI P

s di

GIO

PRO G

inutilizzati ghi luo

CO ND IV

ET

luo g

this is a social network

giardino pubblico riccardo catella

IT

LE BO CA S CO VE IN CIT TÀ BOSC OD I GIO IA

nil 28 in piazza

one urbana cazi edu

AS

P

cena in nero

DIN AG GIO

PA R DE L

SPA ZI R

GIA R

eco box

PA RC O

zati iliz ut in

man can za di

l

G

a nz

rdi i ve az sp

amaca parking

ITA MOBIL

IL G IAR

BLO

O

inutilizzati ghi uo

US

g luo

DOM I



81/104

METODI DELLA RICERCA Individuazione degli interventi e relativa schedatura. Dopo aver affrontato nella parte teorica l’argomento della partecipazione dal basso, il lavoro si è articolato in una ricerca e successiva catalogazione di interventi spontanei nel territorio milanese. Negli ultimi anni sono stati molti i protagonisti di questi fenomeni, il nostro obiettivo è stato quello di raccogliere il maggior numero possibile di queste intenzioni multidisciplinari per cercare di comprendere meglio come rappresentino oggi una tendenza comune e condivisa nella nostra città. Abbiamo quindi voluto delineare un insieme di linee guida sviluppate sistematicamente sulla base delle conoscenze teoriche e redatte allo scopo di rendere appropriata la nostra raccolta finale. Ne risulta un catalogo di 59 interventi spontanei che mostrano le più svariate tendenze per abitare lo spazio pubblico con una forte componente partecipativa e sociale. In questo capitolo vogliamo chiarire i criteri che hanno permesso questa catalogazione e il modus operandi del nostro studio di ricerca sul campo. Innanzitutto la ricerca è stata condotta esclusivamente nell’ambito territoriale della città di Milano, decisione che ci ha permesso di catalogare un maggior numero di esempi e di poterli verificare attivamente attraverso un’ampia raccolta di informazioni. Milano presenta numerose


METODI DELLA RICERCA

82/104

problematiche che minacciano l’uso sociale dello spazio pubblico, altro motivo per cui essa è scenario di studi su nuovi approcci sostenibile alla città. Quindi l’ampia disponibilità di spazi residuali che potrebbero ospitare molteplici usi e funzioni ha spinto e motivato molte di queste mobilitazioni spontanee che si sono sempre più diffuse nell’ultimo decennio. Durante le operazioni di analisi abbiamo individuato i criteri della catalogazione che possono essere riassunti in sette punti principali: 1. Ogni intervento viene iniziato direttamente da uno o più autori che intraprendono l’azione senza che esse sia stata imposta da altri. 2. L’intervento può essere promosso o patrocinato da istituzioni o associazioni ma con il requisito che esse operino senza scopo di lucro e per il bene comune. 3. Tutti gli interventi sono accessibili al pubblico e quindi a tutti gli abitanti della città o a gruppi di quartiere. 4. Lo scopo degli interventi è migliorare una o più specifiche problematiche rendendo un luogo più accessibile, sicuro, sociale o creativo. 5. L’azione si sviluppa nello spazio pubblico o in alternativa affronta questioni che riguardano il contesto urbano. 6. Sono preferibili tutte gli interventi che si basano sulla modalità partecipativa di più autori. 7. Possono essere interventi fisici e concreti nel contesto urbano, ma anche progetti di informazione e comunicazione digitale volti ad aiutare la comprensione degli abitanti su precise problematiche o nell’esplorazione e mappatura della città. Per la ricerca di questi interventi sono stati utilizzati i più svariati canali di informazione adeguandosi il più possibile ai metodi comunicativi degli autori stessi dei progetti. I recenti mezzi di comunicazione hanno facilitato il cambiamento dell’atteggiamento partecipato, soprattutto per quanto riguarda lo scambio di informazioni. Infatti la comunicazione orizzontale tra i cittadini ha aiutato a generare una maggiore connessione con il vicinato, oltre che con i progettisti, gli amministratori locali e gli esperti del settore che lavorano nella realtà urbana.


METODI DELLA RICERCA

83/104

L’uso del web 2.0, cioè di tutte le applicazioni online che permettono un alto livello di interazione tra sito web e utente, è stato fondamentale per la raccolta iniziale delle nostre informazioni. È stata condotta una ricerca ad ampio spettro tramite questi canali che hanno compreso l’uso di blog, forum, piattaforme di condivisione di media come Youtube, Vimeo e i social network come Facebook e Twitter. Successivamente a questa prima selezione è stata condotta una verifica sul campo, tramite il contatto diretto con le numerose associazioni e imprese culturali non governative (ONG) attive sul territorio. Queste organizzazioni si propongono come catalizzatori per favorire un miglioramento della città tramite la sperimentazione di nuove forme di comunicazione tra i cittadini e grazie all’elaborazione di progetti concreti e sostenibili in ambito pubblico. Operano attraverso il supporto di competenze professionali specifiche con la volontà di creare opportunità d’interazione e scambio al fine di sviluppare nei singoli uno spiccato senso di responsabilità sociale e per stimolare la partecipazione allargata. È stato inoltre necessario contattare alcuni gruppi di cittadini ordinari e attivisti che operano volontaristicamente come attori chiave inventandosi nuove pratiche e strategie per rivendicare la città e offrire possibili alternative progettuali alla vita urbana. Alla fese di ricerca segue un lavoro di schedatura dei 59 interventi spontanei che li illustra uno ad uno. Il format della scheda è stato progettato per illustrare il tipo di intervento, si è reso quindi indispensabile l’uso di elementi grafici e descrittivi che fossero reperibili sempre nella stessa posizione per facilitarne la lettura. È stato deciso di dare grande spazio alle immagini fotografiche in quanto aiutano a una rapida comprensione e denotano una larga partecipazione dei cittadini. Ogni esempio è stato identificato attraverso la compilazione di una scheda che ne identifica: nome del progetto, luogo, data, autore e il sito ufficiale dove è possibile reperire informazioni aggiuntive. La scheda è corredata di un elemento grafico a codice a barre che manifesta l’univocità dell’intervento. Ogni codice nasce dall’insieme delle categorie individuate per quel tipo di intervento: tipologia di luogo, problematica, strumenti, tipo di autore, forma di comunicazione e la durata.


Autori - Chi e come

g Dia

ra

a mm

1

84/104

D

ia

am r g

Am

2

a

m

m i te bit

c ati

i

i lem rob P -

rum e st

Diagramma Am bit

i ge

o gr afi

ci -

Do ve a v

i ent

3

vie

ne l’a

zio ne


85/104

DIAGRAMMI Catalogazione e restituzione gragica degli interventi. In questo secondo capitolo si cerca di riconoscere e poi selezionare, attraverso lo strumento del diagramma, le possibili relazioni tra i progetti successivamente presentati, seguendo un ordine puramente alfabetico, nelle schede inserite nell’ultima parte. La classificazione avviene per ambiti geografici, tematici e per autore. Il diagramma è uno strumento di analisi e di progettazione particolarmente efficace rispetto a queste finalità. È uno strumento analitico e sintetico che permette di visualizzare più informazioni allo stesso tempo. Si è utilizzato il diagramma per scrivere la parte centrale di questo studio, che cerca di ordinare, leggere e interpretare le informazioni raccolte durante la ricerca e raggiungere una, seppur non completa, ma necessaria sintesi. La parametrizzazione dei diversi casi studio, operata attraverso il diagramma, permette di porre sullo stesso piano informazioni raccolte in ambiti diversi e dati a volte non omogenei rinvenuti con strumenti e mezzi differenti (blog, siti internet, interviste, libri ecc.). Il diagramma, se inteso come strumento capace di mettere in relazione in modo sintetico i diversi aspetti di questi progetti, diventa anche l’occasione per far emergere con chiarezza le caratteristiche, quantitative e qualitative, e le peculiarità dei progetti che per l’atipico modo di essere presentati al pubblico, possono risultare a volte difficilmente comparabili.


DIAGRAMMI

86/104

Attraverso questo strumento flessibile è stato possibile esplicitare in modo preciso e dettagliato alcuni aspetti salienti di queste azioni/progetti. La sequenza delle elaborazioni grafiche risponde, in ordine, a tre quesiti: chi, come, dove. Con il primo diagramma abbiamo rappresentato una panoramica su coloro che realizzano in prima persona l’azione spontanea. Associazioni, studenti, artisti, architetti, gruppi di quartiere o più in generale cittadini, costituiscono categorie piuttosto complete entro le quali si possono collocare tutti gli attivisti che abbiamo catalogato. Conoscere l’autore è fondamentale per avere un’idea generale della situazione attuale, mettendo in evidenza quali siano i soggetti più interessati ad agire sullo spazio pubblico. In secondo luogo, rispondendo al quesito come, abbiamo strutturato un diagramma che mettesse insieme problematiche e strumenti dell’azione. Ovvero le situazioni negative della città che gli interventi vorrebbero migliorare e gli strumenti con cui si propongono di farlo. Il diagramma rappresenta quelli che possiamo definire ambiti tematici delle azioni. Infine una mappa di Milano colloca nell’ultimo diagramma i progetti in un luogo preciso e definito. Esistono alcune centralità costituite da quartieri che vedono la presenza di numerosi interventi, a volte per la presenza di una identità di quartiere molto forte o per la presenza di numerose associazioni al loro interno. Sempre in quest’ultimo disegno si inseriscono le tipologie di luogo legate alla relazione che le azioni hanno sul pubblico che le osserva o che vi partecipa. La realizzazioni di tali diagrammi è essenziale per poter avere una preziosa visione di insieme del materiale raccolto. La forza dei progetti non risiede infatti tanto nella loro singola espressione, ma nell’insieme di un fenomeno ormai molto diffuso anche nelle città italiane. Raccogliendo per temi, geografia e autori si osservano le principali tendenze e legami tra progetti. Parlando in generale emergono dei punti chiave che vogliamo anticipare rispetto ai disegni già dalle prossime righe. Per quanto concerne gli autori, sono le associazioni ad essere i principali attori. Fatto interessante è che spesso tali associazioni si affidano a forme di progettazione partecipata permettendo così un campo di intervento più ampio e un numero maggiore di adesioni. È necessario chiarire fin da subito che, da parte nostra, questa classificazione ha


DIAGRAMMI

87/104

privilegiato, per l’assegnazione degli autori, coloro che hanno partecipato attivamente alla realizzazione dell’intervento e non solo gli organizzatori. Non sono tanto i patrocini o il comitato promotore che ci interessa, ma l’attivismo. Problematiche e strumenti presentano una varietà maggiore e rendono bene l’idea di una costellazione di azioni slegate tra loro per metodi ma non per le intenzioni che spesso si ripetono. La medesima idea di costellazione la abbiamo voluta rappresentare nel diagramma che prende le sembianze di una mappa cieleste. La geografia infine rileva delle importanti distinzioni tra porzioni di città che rispondono in maniera differente al tema degli spazi pubblici.


88/104 Il primo diagramma offre una panoramica su coloro che realizzano in prima persona l’azione spontanea. Associazioni, studenti, artisti, architetti, gruppi di quartiere o più in generale i cittadini costituiscono categorie piuttosto complete entro le quali si possono collocare tutti gli attivisti che abbiamo osservato. I principali protagonisti sono le associazioni. Quasi la metà dei progetti è ideato da gruppi organizzati che, potendo usufruire solitamente di uno spazio in cui incontrarsi e di mezzi propri, hanno maggiore facilità ad agire anche strutturalmente sullo spazio pubblico. Pure i gruppi di quartiere e gli artisti forniscono un valido contributo al miglioramento dello spazio pubblico, anche se con intenzioni spesso diversi. Proprio con il fine di sottolineare l’eterogenea natura degli interventi abbiamo voluto arricchire lo schema con le forme di comunicazione. Le forme di comunicazione sono quattro: mobilitazione, progettazione partecipata, esplorazione urbana e azione disequilibrante. Con esse vogliamo manifestare come agiscono gli autori. I progetti possono comunicare in vari modi. Se ad esempio un progetto ha bisogno di una grande partecipazione spontanea per la sua riuscita, questo userà la mobilitazione come forma di comunicazione, se invece vuole creare uno straniamento nel pubblico sarà un’azione disequilibrante. È quindi il rapporto con il pubblico che intendiamo rendere noto, legandolo al protagonista dell’azione. Un movimento come una massa critica, ha una vasta partecipazione, è una mobilitazione e quindi gli autori sono i cittadini. È evidente uno stretto rapporto tra comunicazione e autori e per tale motivo abbiamo voluto inserirli nel medesimo diagramma. Il diagramma è da leggersi partendo dai progetti e seguendo le linee che conducono al corrispondente autore e, successivamente alla forma di comunicazione, per poi ritornare al punto di partenza. I colori che le linee assumono sono riferiti agli autori in modo da avere una visione immediata delle diverse quantità. Le forme di comunicazione sono invece accompagnate da tratteggi colorati che indicano le percentuali di linee divise per colore che arrivano a destinazione a partire dagli autori.


[10]

RE UART IE PI DI Q

CI

TT AD IN I

[1

1]

GRUP E IL OB TI IS CL CI VA AL

M [s]

#S

Indicazioni alla lettura: Il diagramma può essere letto a partire da ogni arco. I colori delle linee scaturiscono dal contatto con l’autore di riferimento che rappresenta l’informazione centrale del disegno. Gli autori sono divisi in modo da restituire la quantità di progetti realizzati, ad ogni tratto corrisponde infatti un progetto. In basso a destra si trovano le forme di comunicazione che raccolgono il totale dei progetti in soli quattro punti. Un indicatore a barre posto sotto il testo indica infine la percentuale di colore (corrispondente agli autori) che ogni forma di comunicazione riceve.

AD A AG ST IR E P ECC BE OE RO A AM SIA MO AC AP BI LE AR KI BO NG S C B IK O D EM BO I G AP C ’E SC I ’ SP OI OI A AZ NC PRO IO IT GE T TO PER T TA’ UT CU TI CCA C HI GN AM COL A AM T IV IL A AZI NO ONI COM URB ITAT A NE O CA SCIN CON E SOR Z IO CRIT DAM ICAL G A RDEN CROS SING ING PATH SUPER BENC H ECO-BO X ESCO AD ISOLA GIARDINO RICCARDO CATELLA FUORI DAL VA SO GARIBALDI E L’ISOLA PARTECIPATA

AL

ASSOCIAZIONI

[22]

GHOST BIKE GIARDINI CONDIVISI

ARTISTI

ARC

[ 7]

T TI

[ 6]

TI

E UR ION

GN

SE

WO RK S

Z ORA

inutilizzati

ZIONE

ghi luo

ESPL

AL

SE D

BL IC DE SI UT A D GN ET F IC A S I QU E ST IV PE AR AL RI T ST IE ME TH RE N T RE IS ET IS AL DI TE AS E N MP OC NE OR IA L UR IU R NE BA SO NC T HA WOR TR K VI A OO M BO IL G R SI ZO IAR N E AI S RI DIN OL OD A .I I VI T AF ORL GO S I ’ KAT ED C EN AY A IN BEN NE R VEN O UTI IL GIA A CA RDIN SA O DE GLI A ROM I ST R EE T ART

[ 3]

TA IPA EC RT PA NE ZIO TA ET TE AN OG BR PR ILI QU ISE ED ION AZ A B AN

PU

HIT E

STU DE N

ITA MOBIL

interventi gruppi di quartiere cittadini associazioni artisti architetti studenti percentuali per ogni forma di comunicazione dei relativi autori

O GIARDINO TEMPORANE LA CIT TA’ DISEGNANO I BAMBINI RI DELL’ISOL A GIARDINO IL NUOVO RCO SUD PA G IN IMMAGIN IO DOMIN N O C A DI O LIOTEC BBLIC U P LA BIB ZIO O SPA STITO PER L E O G IV O UT REAT RDE A RIO C ANE RATO EL V E OLIT L ABO ROP RIO D MET SEO RATO E U O P B M A A X L RE R RE M AR LIBE OLT E 9 A NO O5 N M IL A ZA MIL I AZ P A N 28 I ALF NIL EG R OR PAO T I E IN IP ION GU TR PAZ PIN ITE AVE CU AS OC C R PA LE AY EL )D O D (ING ERD RC V O RK R PA A P PA NT SS HI RTE PA RC A A M LE A ZA TI D AZ S I PI D PO

P HO


DIAGRAMMA 1 Autori e forme dellaURBANA ESPLORAZIONE comunicazione. Chi agisce e come. L’esplorazione urbana permette di individuare numerosi aspetti che riaffermano la necessita di spazio pubblico. Ad esempio la mappatura dei luoghi inutilizzati della città è un importante strumemnto per la comprensione dei fenomeni di degrado urbano e permette di scoprire nuove realtà con un forte potenziale di riuso. Il web è diventato per gli attivisti urbani un ottimo mezzo per esplorare la città, esso è infatti un grande contenitore capace di raccogliere e distribuire le tutte le conoscenze sul tema della città.

ecipata è o che ocessi di er capire ttadini

pazio orare ne si za ndono i uesto la

uilibranti ni e urbano. inserzioni ono

a vita e Vengono tà ed è sa una Dopo ada è a da invasa a Critica o rmati in

à, agli

la stessa.

MOBILITAZIONE

Dia

g

m ram

TE

a1

alità e cetto di

Autori - Chi e come

ECIPATA

DIAGRAMMA 1 - AUTORI

D

i

m ra g a

a

m

tem

2

at

ic i

i ent um str e mi ble Pro

iti Le azioni di mobilitazionembsono A tutte quelle iniziative colletive che mirano alla riappropriazione diretta della città. Queste azioni rapparesentano nuove forme di D comunicazione innovative in iagramma 3 grado di esprimere la voglia di recuperare il diritto alla strada e Am bit si esprimo attraverso i ge manifestazioni, eventi o corteiografic i-D ove di protesta più o meno avv ien legalizzati. Spesso queste e l’a zio ne azioni sono portatrici di dissensi comuni che si esteriorizzano attraverso libere azioni partecipate.

90/104

ASSOCIAZIONI ASSOCIAZIONI le associazioni svolgono un ruolo cruciale Le associazioni svolgono undi nella creazione di nuove opportunità ruolo cruciale nella interazione e scambio; con creazione l’intenzione di di nuove sviluppare neiopportunità singoli cittadinidi un senso scambio; con diinterazione responsabilitàesociale in grado di l'intenzione di sviluppare neicome stimolare la partecipazione allargata. singolidal cittadini unlasenso di dei notiamo diagramma maggiranza responsabilità sociale in grado progetti sono promossi da associazioni. di stimolare la partecipazione spesso sono promotrici di processi di allargata. partecipata Come notiamo dal in progettazione perchè sono diagramma maggiranza dei grado di mettere la in cooperazione una serie sono promossi da diprogetti cittadini con competenze specifiche associazioni. Spesso sono nei settori interessati. altre forme utilizzate promotrici per relazionarsidi conprocessi il pubblicodi sono la progettazione partecipata mobilitazione e l’esplorazione urbana. perchè sono in grado di mettere in cooperazione una serie di cittadini con competenze specifiche nei settori interessati. Altre forme utilizzate per relazionarsi con il CITTADINI pubblico sono la mobilitazione cittadini mostrano la loro volontà di e l’esplorazione urbana contribuire alle trasformazioni della città. usano infatti tutte le forme possibili per comunicare i loro intenti: partecipano CITTADINI a iniziative collettive per manifestare i I cittadini mostrano la loro di dissensi, esplorano la città per volontà conoscerla alle trasformazioni della incontribuire tutti i suoi aspetti e infine partecipano città. Usano infatti tutte le forme alla progettazione degli spazi iutilizzati per possibili per comunicare loro intenti: trasformarli in luoghi più fruibili secondo le partecipano a iniziative collettive per esigenze espresse. manifestare i dissensi, esplorano la città per conoscerla in tutti i suoi aspetti e infine partecipano alla progettazione degli spazi utilizzati per trasformarli in luoghi più fruibili secondo le esigenze espresse.

GRUPPI DI QUARTIERE molti quartieri, soprattutto nella periferia milanese, sono privati della coesione ERE sostenibile. I DI QUaAR GRUPP sociale necessaria unTIvivere questiquartieri, gruppi, nati nelle zone più Molti soprattutto nella periferia milanese, sonounprivati problematiche, mostrano elevatadella voglia coesione un di inserirsi sociale nella vitanecessaria del quartiereaattraverso vivere sostenibile. operazioni di progettazione partecipata, Questi gruppi, nati nelle zone più essi si propongono quindi come autori problematiche, mostrano un elevata della ricostruzione di nuove identità locali. voglia di inserirsi nella vita del quartiere attraverso operazioni di progettazione partecipata, essi si propongono quindi come autori della ricostruzione di nuove identità locali.


DIAGRAMMA 1 - AUTORI

91/104

ARCHITETTI gli architetti che operano interventi spontanei vogliono sottolineare il completo disinteresse per lo spazio pubblico in ARCHITETTI un società meramente commerciale. Gli architetti cheattraverso operano interventi comunicano soprattutto spontanei vogliono azioni disequilibranti, come il sottolineare gruppo che il completo disinteresse per ha colonizzato l’istituto marchiondi dilo spazio pubblico in un società meramente vittoriano viganò, abbandonato da anni commerciale. Comunicano soprate in stato di degrado, conazioni escrescenze tutto attraverso disequilibranti, gonfiabili e luminose che si adattano come il gruppo che ha colonizzato all’ambiente. l'Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò, abbandonato da anni e in stato di degrado, con escrescenze gonfiabili e luminose che si adattano all'ambiente.

STUDENTI STUDENTI Gruppi di giovani studenti operano spazio pubblico con l’intento di gruppi nello di giovani studenti operano nello per breve spazio modificarlo pubblico conanche l’intentosolo di modificarlo periodo. Partecipano a forme di anche solo per breve periodo. partecipano mobilitazione collettiva, mostrandosi a forme di mobilitazione collettiva, volenterosi nell’apprendere nuove mostrandosi nell’apprendere formevolenterosi per operare nella città. nuove forme per operare nella città.Galfa è uno L’ocupazione della Torre l’ocupazione della esempi torre galfa è uno dei dei pochi concreti di pochi esempi concreti di riappriopiazione riappriopiazione di uno spazio inutilizzato per restituirlo alla cittadidi uno spazio inutilizzato per restituirlo nanza che sempre più alla cittadinanza chesisiaccorge accorge sempre della mancanza di dedicati spazi dedicati alla più della mancanza di spazi alla cultura libera. cultura libera.

ARTISTIARTISTI gli artisti si esprimono esclusivamente Gli artisti si esprimono esclusivamenattraverso azioni disequilibranti. la street te attraverso azioni disequilibranti. La art intende utilizzareinfatti il paesaggio streetinfatti art intende utilizzare il urbano come scenario per messaggi e paesaggio urbano come scenario formeper di protesta. gli artisti propongono messaggi e forme di protesta. Gli opere artisticreative propongono semplici opere semplici per far riflettere creative per farcorrisponde riflettere il con fruitore, il fruitore, che spesso chepassante, spesso corrisponde con un un ignaro su vari temi che ignaro passante, su vari temi che riguardano problematiche dello spazio riguardano problematiche dello pubblico. spazio pubblico.


PROGETTAZIONE PARTECIPATA

DIAGRAMMA 1 - FORME DELLA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA La progettazione partecipata è un prezioso strumento che permette di avviare processi di La progettazione partecipata stimolo e di ascolto per capireè PROGETTAZIONE PARTECIPATA unvere prezioso strumento che le esigenze dei cittadini lapermette progettazione è un prezioso dipartecipata avviare processi di che abitano e vivono strumento permette di processi stimoloche e di ascolto per capire quotidianamente loavviare spazio dipubblico stimolo di Facendo ascolto per capire le vere le vereeesigenze dei cittadini lavorare esigenze dei cittadini che abitano vivono che abitano e vivono insieme diverse personeesi quotidianamente spazio quotidianamente lopubblico spazio permette la lo conoscenza facendo lavorare diverse persone pubblico Facendo lavorare reciproca e insieme si comprendono i si insieme permette la conoscenza reciproca diverse persone sie si problemi degli altri. Questo comprendono i problemi degli altri. questo permette la conoscenza approccio concorre alla approccio concorre alla crescita del senso reciproca e si comprendono i crescita del senso di diappartenenza appartenenza alla località e aiuta ae problemi degli alla altri.località Questo costruire il concetto di comunità approccio concorre allalocali. di aiuta a costruire il concetto crescita del senso di comunità locali. appartenenza alla località e aiuta a costruire il concetto di comunità locali.

AZIONE DISEQUILIBRANTE AZIONE DISEQUILIBRANTE Produrre azioni disequilibranti significa rendere strani AZIONE DISEQUILIBRANTE elementi urbano. produrre azionidell’ambiente disequilibranti significa Produrre azioni disequilibranti Ne risultano intattese inserzioni rendere strani elementi dell’ambiente significa rendere strani di nuovi usi che possono urbano. ne risultano intattese inserzioni di elementi dell’ambiente urbano. sconvolgere la nuovi usi che possono sconvolgere la Ne risultano intattese inserzioni nostra percezione della e nostra percezione della vita e dellovita spazio di nuovi usi che possono dello spazio urbano. urbano. vengono create nuoveVengono possibilità sconvolgere la nuove possibilità ed è edcreate è sollecitata l’idea di cosa una città nostra percezione della vita sollecitata l’idea di cosa unae possa diventare. dopo aver visto come dello possa spaziodiventare. urbano. Vengono città Dopo la strada è normalmente occupata da create nuove possibilità ed aver visto come la strada èè macchine invece che invasa dai ciclisti sollecitata l’idea di cosada una normalmente occupata della massa critica o con i parcheggi città possainvece diventare. invasa Dopo macchine trasformati in mini giardiniche durante il averciclisti visto come la strada è dai della Massa Critica o park(ing) day, la città, agli occhi dei normalmente occupata da in con i parcheggi trasformati passanti, nonsembrerà mai più la stessa. macchine invece cheilinvasa mini giardini durante dai ciclisti della Massa o PARK(ing) Day, la città, Critica agli con i parcheggi trasformati in occhi dei passanti, mini giardini durante nonsembrerà mai piùilla stessa. PARK(ing) Day, la città, agli occhi dei passanti, nonsembrerà mai più la stessa.

ESPLORAZIONE URBANA

92/104

ESPLORAZIONE URBANA L’esplorazione urbana permette di individuare numerosi aspetti che riaffermano la necessita di L’esplorazione urbana permette spazio pubblico. Ad esempio la ESPLORAZIONE URBANA di individuare numerosi aspetti mappatura dei luoghi inutilizzati l’esplorazione permette di che riaffermano la necessita di della città èurbana un importante individuare numerosi che spazio pubblico. Ad esempio la strumemnto peraspetti la riaffermano la necessita di spazio pubblico. mappatura dei dei luoghi inutilizzati comprensione fenomeni di ad esempio laèmappatura dei luoghi di della cittàurbano un importante degrado e permette inutilizzati della città un importante strumemnto perèrealtà la scoprire nuove con un strumemnto per la comprensione comprensione dei di forte potenziale di fenomeni riuso. Ildei web fenomeni di urbano degrado urbano e permette degrado e permette di è diventato per gli attivisti di scoprire nuove realtà con un forte scoprire nuove realtà con un urbani un ottimo mezzo per potenziale di riuso. il web è diventato forte potenziale diesso riuso. web esplorare la città, è Ilinfatti per gli attivisti urbani un ottimo mezzo è per gli attivisti undiventato grande contenitore capace per esplorare la città, esso è infatti un urbani un ottimo mezzo per di raccogliere e distribuire le grande contenitore capace di raccogliere esplorare la città, esso ètema infatti e tutte le conoscenze sul distribuire le tutte le conoscenze sul tema un grande contenitore capace della città. della città. di raccogliere e distribuire le tutte le conoscenze sul tema della città.

MOBILITAZIONE MOBILITAZIONE

Le azioni di mobilitazione sono tutte quelle iniziative colletive MOBILITAZIONE che mirano alla le azioni di mobilitazione sono tutte Le azioni di mobilitazione sono riappropriazione diretta della quelle iniziative colletive che mirano alla tutte quelle iniziative colletive città. Queste azioni riappropriazione diretta della città. queste che mirano alla nuove forme di rapparesentano azioni rapparesentano nuove forme riappropriazione diretta della comunicazione innovative in di comunicazione innovative in grado città. Queste azioni la voglia di grado di esprimere di esprimere la voglia di recuperare il rapparesentano nuove forme recuperare il ediritto allaattraverso stradadi e diritto alla strada si esprimo comunicazione innovative in si esprimo attraverso manifestazioni, eventi o cortei di protesta grado di esprimere la voglia di manifestazioni, eventi cortei più o meno legalizzati. spessooqueste recuperare il diritto alla strada e di protesta più o meno azioni sono portatrici di dissensi comuni si esprimo attraverso legalizzati. Spesso queste che si esteriorizzano attraverso libere manifestazioni, eventidi o cortei azioni sono portatrici azioni partecipate. di protesta più o che meno dissensi comuni si legalizzati. Spesso queste esteriorizzano attraverso libere azioni sono portatrici di partecipate. dissensi comuni che si esteriorizzano attraverso libere azioni partecipate.


ASSOCIAZIONI Le associazioni svolgono un 93/104 ruolo CIAZIONInella creazione ASSOcruciale di nuove opportunità di Le associazioni svolgono un interazione e scambio; con ruolo cruciale creazione l'intenzione di nella sviluppare nei di nuove opportunità di di singoli cittadini un senso interazione e scambio; responsabilità sociale incon grado l'intenzione nei di stimolare di la sviluppare partecipazione singoli cittadini senso di allargata. Comeun notiamo dal responsabilità sociale in grado diagramma la maggiranza dei di stimolare lapromossi partecipazione progetti sono da allargata. Come notiamo associazioni. Spesso sonodal diagrammadilaprocessi maggiranza promotrici di dei progetti sono promossi da progettazione partecipata associazioni. Spesso perchè sono in grado sono di promotrici di processi di una mettere in cooperazione progettazione partecipata serie di cittadini con perchè sono specifiche in grado dinei competenze mettere in cooperazione una settori interessati. Altre forme serie di cittadini con utilizzate per relazionarsi con il competenze specifiche nei pubblico sono la mobilitazione settori interessati. Altre forme e l’esplorazione urbana utilizzate per relazionarsi con il pubblico sono la mobilitazione ITTADINI eCl’esplorazione urbana I cittadini mostrano la loro volontà di contribuire alle trasformazioni della CITTADINI città. Usano infatti tutte le forme possibili comunicare intenti: I cittadiniper mostrano la loroi loro volontà di partecipano a iniziative collettive per contribuire alle trasformazioni della manifestare dissensi, città. Usano iinfatti tutteesplorano le forme la città per per conoscerla in tutti i suoi possibili comunicare i loro intenti: aspetti e infine partecipano alla per partecipano a iniziative collettive progettazione degli spazi utilizzatila manifestare i dissensi, esplorano per in luoghi piùi suoi fruibili cittàtrasformarli per conoscerla in tutti secondo le esigenze espresse. aspetti e infine partecipano alla progettazione degli spazi utilizzati per trasformarli in luoghi più fruibili secondo le esigenze espresse.

GRUPPI DI QUARTIERE Molti quartieri, soprattutto nella periferia milanese, sono privati della RTIERE a un DI QUAnecessaria GRUPPIsociale coesione vivere sostenibile. Molti quartieri, soprattutto nella Questi nati sono nelle zone periferiagruppi, milanese, privatipiù della problematiche, mostrano un a elevata coesione sociale necessaria un voglia di inserirsi nella vita del quarvivere sostenibile. tiere attraverso operazioni di progetQuesti gruppi, nati nelle zone più tazione partecipata, essi siun proponproblematiche, mostrano elevata gono come autori vogliaquindi di inserirsi nella vitadella del quarricostruzione di operazioni nuove identità locali. tiere attraverso di progettazione partecipata, essi si propongono quindi come autori della ricostruzione di nuove identità locali.


94/104 Le informazioni che il seguente diagramma vuole comparare sono le problematiche e gli strumenti dell’azione. Per problematiche si intendono le principali situazioni negative della città che si intendono combattere o mettere alla luce con i vari interventi. Gli strumenti dall’altra parte rappresentano il modo in cui questi interventi si realizzano. Collezionando questi elementi in un unico disegno ad un primo momento esso potrebbe apparire come una cacofonia indefinita data la grande varietà. In realtà scomponendo il diagramma ed analizzandone parte per parte è possibile ricavarne alcune preziose informazioni. Le problematiche emerse dall’analisi dei cinquantanove interventi sono sei: la mancanza di spazi verdi, la presenza di luoghi inutilizzati all’interno dell’area urbana, i luoghi pubblici privi di cretività (da intendere come luoghi progettati in modo superficiale o ignorando le esigenze delle popolazioni), la mancanza di identità sociale, l’invasione delle automobili nelle strade e la scarsa educazione urbana dei cittadini. Il diagramma è scomposto in sei raggi che dividono la superficie in altrettanti spicchi rappresentanti le problematiche. Essendo che, per quanto riguarda la maggior parte delle azioni, non è stato possibile asserire una attribuzione univoca, la presenza di ulteriori sottoinsiemi permette di inserire problematiche secondarie a quei progetti che lo richiedono. In questo modo all’interno della circonferenza nasce una serie di polarità che rappresenta graficamente l’interesse per una certa tematica piuttosto che un’altra. In secondo luogo le circonferenze concentriche rappresentano gli strumenti dell’azione divisi in nove elementi: blog, giardinaggio, gioco, progetto, manifestazione, installazione, attivismo, mappatura partecipata e workshop. I punti colorati indicano tutti i cinquantanove interventi e si posano sullo circonferenza relativa allo strumento principale che essi utilizzano per esprimersi. Una ulteriore rete di corde collega i progetti a diversi strumenti secondari. Mettendo sullo stesso piano strumenti e problematiche si rende possibile una lettura complessa dello stretto rapporto tra approccio ai temi più sensibili in un ambito urbano e metodi con cui ci si approccia ad essi.


Indicazioni alla lettura: Partendo dall’esterno, il diagramma ha una suddivisione per spicchi che corrispondono alle problematiche. Nel caso in cui il progetto affronti più di una problematica, una serie di sottoinsiemi interni agli spicchi completano l’informazione. Per quanto riguarda gli strumenti, essi sono rappresentati dalle circonferenze concentriche che finiscono con la circonferenza massima. I progetti sono indicati con dei piccoli cerchi colorati e si collocano all’interno delle relative circonferenza, spicchi e sottoinsiemi. Da questi partono delle linee che uniscono gli interventi ad ulteriori strumenti.

inutilizzati ghi uo

eco box cena in nero

one urbana cazi edu

il nuovo giardino dell’isola

PRO G

ET

parco delle cave

inutilizzati ghi luo

INS

MA

i bambini disegnano la città

educazione urba na

ZI ON E

piazzale archinto

marxmuseo PP AT UR

P HO

TA IPA EC RT PA

libere rape metropolitane go skate day

ghi inutilizzati luo

podisti da marte

via vigevano

ghost bike pinguini pao

agire poesia public design festival

chiama milano

s oc ial e

segnaletica sperimentale

comitato cascine

luoghi senza ide ntit à

temporiuso

zonaisola.it

crossing path super bench

il giardino di via forlì

fuori dal vaso

esco ad isola

c’è spazio per tutti

bikemap

inutilizzati

inutilizzati ghi luo inutilizzati ghi luo

consorzio dam bosco in città

WO RK S

P HO P HO

WO RK S WO RK S

P HO

coltivazioni urbane

na ba ur

strumenti primari

ed u

za di spazi verdi ncan ma

bosco di gioia

dicreativ ità

garibaldi e l’isola partecipata

ne zio ca

ada stecca

passparverd

immagining parco sud

privi ghi luo

smobile

milano e oltre

ghi luo

LA

salvaciclisti

giardinio in transito

interventi

IO NE

IV ISM O

WO RK S

marxmuseo

ST AZ

albero mobile TA L

A

privi di creatività luoghi

AT T

il giardino degli aromi FE

invadono la città le auto

urban chat room

street dinner

laboratorio creativo per lo spazio pubblico

TO

laboratorio del verde autogestito MA NI

street art

CO

hi

la biblioteca di condominio

via borsieri

occupazione torre galfa

critical gardening

di ver zi pa

GIO

s di

luo g

amaca parking

seduta di quartiere

DIN AG GIO

nil 28 in piazza this is a social network

giardino pubblico riccardo catella

m an ca zati iliz ut in

man can za di

GIA R

giardini condivisi

luog

hi in uti l i z zat i

problematiche

G

a nz

rdi i ve az sp

parasite trip

strumenti secondari

BLO

l

sociale entità d i a enz hi s g o lu


DIAGRAMMA 2 - PROBLEMATICHE

DIAGRAMMA 2

EDUCAZIONE URBANA la necessità di affermare una cultura civica per lo più assente nelle metropoli moderne è uno dei temi chiave su cui gli interventi si concentrano. attraverso esempi di progettazione partecipata o comunque coinvolgendo direttamente la cittadinanza si crea un senso di responsabilità per l’utilizzo dello spazio pubblico.

Autori - Chi e come

Dia

g

m ram

a1

Ambiti tematici. Problematiche e strumenti.

D

i

m ra g a Am

LUOGHI INUTILIZZATI innumerevoli sono a Milano gli spazi non utilizzati o abbandonati. il clamoroso caso della torre galfa occupata per qualche giorno da associazioni giovanili l’anno passato ha portato alla luce un problema diffuso e ignorato ormai da troppi anni e di difficile soluzione a causa di responsabilità private e pubbliche.

2

a

m

m i te bit

c ati

i-

i ent um str e mi ble Pro

Diagramma Am bit

i ge

96/104

o gr afi

ci -

Do ve a v

3

vie

ne l’a

zio ne

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ spesso gli spazi pubblici sono poco utilizzati a causa delle condizioni di degrado e la poca attenzione nella loro progettazione. la creatività di alcuni cittadini vuole porre rimedio ad una mancanza di estetica diffusa nella città.


DIAGRAMMA 2 - PROBLEMATICHE

97/104

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE l’affermazione di una identità sociale appare come punto centrale per la maggioranza degli attivisti. le relazioni tra condomini, vicini, e abitanti dello stesso quartiere sono spesso assenti soprattutto per la mancanza di spazi pubblici.

MANCANZA DI SPAZI VERDI la spinta ecologica avvenuta negli ultimi anni ha sensibilizzato notevolmente la popolazione riguardo il bisogno di luoghi più naturali anche all’interno degli ambiti urbani. tale partecipazione non ha tuttavia prodotto soluzioni sufficienti come ci ricordano vari interventi che denunciano il fatto.

LA CITTÀ È INVASA DALLE AUTOMOBILI ciclisti e pedoni hanno un ruolo assolutamente marginale lungo le strade dominate dalle macchine. il traffico inoltre crea grossi problemi ai cittadini e miete ogni anni numerose vittime.


DIAGRAMMA 2 - STRUMENTI

WORKSHOP sono otto gli interventi che utilizzano lo strumento del workshop con lo scopo di coinvolgere gruppi di persone specifici tramite laboratori guidati.

MANIFESTAZIONE le azioni che prevedono una manifestazione sono solitamente di breve durata e hanno un impatto diretto su un largo pubblico.

MAPPATURA PARTECIPATA per mappatura partecipata si intede uno strumento di ricerca e catalogazione di spazi proponendo allo stesso tempo un uso alternativo a quello esistente.

PROGETTO numerosi interventi prevedono la formulazione di un progetto per migliorare lo spazio pubblico.

ATTIVISMO lo strumento attivismo riguarda gli interventi che prevedono una grande partecipazione dal basso per la loro riuscita.

GIOCO il gioco come strumento per il coinvolgimento in una iniziativa risulta essere molto utilizzato negli interventi analizzati.

98/104


DIAGRAMMA 2 - STRUMENTI

INSTALLAZIONE l’installazione è uno degli strumenti più diffusi per la loro massima flessibilità

BLOG blog e piattaforme elettroniche permettono una rapida comunicazione tra utenti e una partecipazione più diretta .

99/104

GIARDINAGGIO la necessità di spazi verdi in città rende il giardinaggio uno degli strumenti più largamente utilizzati.


100/104 L’ultimo diagramma illustra gli ambiti geografici in cui si inseriscono i cinquantanove interventi spontanei analizzati nell’ultima parte del testo. Avendo ridotto il campo di ricerca ad un confine limitato come quello della città di Milano è stato possibile mappare con sufficiente precisione la posizione delle diverse azioni all’interno del tessuto urbano. Ad un primo sguardo risalta subito all’occhio una certa concentrazione in alcuni quartieri della città come garibaldi-isola, affori e tertulliano in cui associazioni o comitati di quartiere particolarmente attivi nella valorizzazione degli spazi pubblici hanno contribuito a creare una solida identità sociale al quartiere. Prendiamo ad esempio la cosiddetta “isola”, l’enclave che dallo scalo Farini si sviluppa tra via Gioia e via Farini. Negli ultimi anni le drammatiche trasformazioni dovute al cantiere Milano Portanuova hanno prodotto un rafforzamento del comitato di quartiere di zona che è riuscito ad ottenere dal Comune uno spazio dedicato ad attività sociali e culturali. Da allora si sono moltiplicate le iniziative e le proposte per migliorare la qualità di questa porzione di Milano e numerosi artisti e creativi vi hanno partecipato attivamente. Il diagramma offre inoltre una seconda chiave di lettura, sempre riguardante il luogo fisico dell’azione spontanea, ma dal punto di vista dell’interazione che assume con le persone. Le tipologie di luogo individuate sono cinque e presentano caratteristiche ben distinte tra loro: 1. piazza, intesa come luogo pubblico in cui l’azione è sostanzialmente statica, insediativa ed avviene con una larga partecipazione; 2. strada, per indicare un’azione in movimento o una relazione diretta con coloro che occupano la sede stradale 3. casa, ovvero un intervento non direttamente sul campo, ma informativo o di progettazione 4. muro, espressione di staticità e relazione passiva con la vita della strada 5. spazi residuali, luoghi non ancora utilizzati o abbandonati posti al centro dell’intervento. Questa ulteriore classificazione ci permette di avere un’idea complessiva di quali siano gli spazi urbani più soggetti alle azioni dei cittadini a seconda del tipo di messaggio che si ha intenzione di diffondere. Talvolta appare sufficiente agire sullo sfondo della quotidianità con interventi discreti che non coinvolgono direttamente. In altri casi invece l’azione è diretta e prevede un disturbo o comunque un’interazione diretta con i cittadini.


SESTO SAN GIOVANNI

A LOSI/IDLABIRAG A LOSI/IDLABIRAG

CAS

AIOIG AIOIG

ANRODAC ANRODAC ANRODAC

3

GIOIA

3 3

ILGIVAN

CADORNA

ONAILLUTRET

ILGIVAN ILGIVAN

4

2 2

2

ONAILLUTRET ONAILLUTRET

4 4

3

NAVIGLI TERTULLIANO

4

2

ST I

P PP

BOX DE VER

IL A NO

4 4 4

OESOUEM OSEUKSM KM RUAM RKARMAM

MARK MUSEO

GHOST BIKE

PINGUINI PAO

STREET AR T

NTALE

SEGNA L

ETICA

SPERIM E

A ISOL

CIAL

E SC

NE T W ORK

IT T A

AC

OL

O AD

A SO THIS

MB INI

RID I SE

GN AN

AG IR

EP OE

SIA

4

P IP UIIGPUNGIN N OAPOIAN OPIAUIPNGIN

ZA Z IA

OR O UM OR RU UM M

RETTESERETRSTS TRATTRTEARETA

EL OD E ORI T LTR A EO OR L AB NO A L LFA MI GA RE R SA O CA ET IA ION T Z U ZA PA EN AZ CU PI NV OC E N I B 8 L2 NI

I BA

E CO

P

N FE

IT TUT REP OIZAPS è’ C IT TUT REP OIZAPS è’ C RE]sP[ OIZAPS è’ C IETLTIUBTOM ELIBOM]s[ EELLIBIBOOMMO]sR[ EB LA ELIBOM OREB LA ELGIN BO IKM RAOPRAECBALA MA GNIKRA P CAMA IKRAP A OCIGLN BBUP ACAMALIBERE RAPE METROPOLITAN O IZAPS OCILB OVITA B PO ERC O IZ LAOVCI ILBBU IRO TSE UP OI APS OVITA ERC O TAROBA L LAVI F NGISEZAPS OBVIK ITAEEMAP OT R T D S RC OIIR C E L I XOBAVIT F NG O AL L ROTA AROB OCESEF N ISED C BUP BA L GISE ILBCUO XO D CIL PMITATO C EDXROBB OCE ASCINE BUP E V OC E EDR LED ER ED EV L OIRO ZONAIS TL RE ED T OL A.IT E O E V LE OI ARO AF ERRTLO ONAD OIRROTAR BA L LA TL E O LIM OT OBA A D G O A N ROB L A STE A CCA AS AFFLAG ERREO ONAA LIM AL A L T L A C A A G E R R E N IM LA B AZ ASAC ITU ERROT E OIZA I BL I Z SA A N O N P OT E AZ AIP C A ITU EVN T ENOIZA UCC CA D AZZA NI ITUNEV EB OIZAPUC O PRO I CO ZAIP N 82 NE N G P C ND O E U O T TO CC IP I 8 LIN VNEB MIN O NI 2 EB CU C IO C L H 82 IN CAG IA M LIN NA AM

A

GARIBALDI/ISOLA

OSHOGHG KOITBHSTG EKIEBKTEISB

itnev retni eud id azneserp itnev retni eud id azneserp irav ih goul luoghi vari irav ihgoul irav ihgoul elaupuntuale tnup ogoul luogo elautnup ogoul elautnup ogoul

presenza itnev rdi etndue i eudinterventi id azneserp

DESIG

E

A LOSI/IDLABIRAG AIOIG BOVISA

B I B IB I MA MAMA A AA NIB NIBNIB RIG RIGRIG SIDISRIDISIIRDIIR I P E P EP E GE GEGE EO EOEO AIS AISAIS ONAONNOANNAN L L L IC AIC IAC A AT TATATT T SE SESE A OCA OACOC SI DSI SDI D A LOA LAOLO IHTIHITHT S S S OS AOSOAS A LAICLALICAIC TEONTWETNEN RKORW KROKW NGENSGNEGSES CITECLITCAEITLEALA EEPIM RSEIARPESPAS A EMIERM ELAETLNEALTANTN

itnev retni ùip o ert

ev reinterventi tni ùip o ert presenza di tre oiittnnpiù ev retni ùip o ert

IC PUBL

K(

AFFORI

A AA Z ZZAZZZAA I II

R RATO L ABO

DA Y

AD IQ

IROFFA

ASIVOB ASIVOB

UA RT IE R

OO M

3

2

IN G)

4 4 4

IROFFA IROFFA ASIVOB

IG RA ID IG IN RAIG C TA D A I O N R PA TO DN I ID P CI VI OC IN RA IN TE H P R ISI IDNOC TISA AP PA V N E R P CRRAC ISIIVID IRT TISAARA D OE A AP LA IS P T ETIS ELLE ALOCRAP I SO ’ R R B E Z D I L C C O P RT VA LALZE O CS E PI E CPEILLEDNI O OLBDI A S EVACTETIC I OICBSAOB R C S O B IE R I EV À IC NAI O T N ID OC RS ÀT TIC G IG OOB ÀT AIO ID OACSSBOB IG I C AIOIG IDVO O I A

AD A

PA R

OSOASVAO SLA LVA DAVIDRLO IARD UOFIURFOUF

A LALLELTAEALTCLAECTAC ONOIN DIRODANRIIG ADIR GAIG

A LAOLSOIA’SLLILO ’LELSDIE’LO EID DLNO ODANRIIG N DIR ADILR GIALIIG LI

GAIG ADIR TDIRODANRIIG EIN MPREM OTEPOTMNO RAEORNPOA OEONEANO

4

NATILOPORTEM EPAR EREBIL NATILOPORTEM EPAR EREBIL NATILOPORTEM EPARAEMREEBKIILB P PAM EKIB EKOIBC PTAAM TIM E NI C S A C O C OTATIMO OCZ E NI C S A C M I T A T O ICSATCI.A LOSIANO ENTUTTI C’è SPAZIO PER Z O N A I S Z TI.A LO OSIANOADA [s]MOBILTEI.A LACCETS A S ADA T E C AC S AD L E ACCET BIB A ALBERO MOBIL ACETOIL IB A L P B ID C O TOIL B AOLR DN ACETOOILTBTIEG RP IM PAORKINCGID O CE C AMAOCINA MODNO IDAACCU OT TEGOARIPHC C O G G I TEAM HC OINIMODN AN CCUC OTIM AIHC GAO UC L OIN UBBALNICACCONA IM AM AI AZIO P ANG P A LIM AM S N O IV O AL T A E R IO C VALON

ST R

3 3

4

NAS OTSES INNAVOIG NAS OTSES NA IG NIN AS OV TO SE S INNAVOIG

LI

3 3

4

SPA ZI AASSA AASCC ARCE SI DU A

CO D I GIO IA

IP

3

SS PASA PP ZAZZ R IRRI I SEISIESE 3 DIDD AUAUAU IL ILIL

CI T

TR

CA VE

4 4

3

2 2

R PO M

IN

TE

LE

4

HCHNCENHECNE B RBERPEBPREP USUHSTHUTS HT APAGPNGAN ISPSIGSOSNROISRSOR CC C IMIOMOIMO RARIAL IRLA IL GEGDEDGED ONOIN O N IDARIADRA DR IGILGI LIIG LI #SDARLDERVERDVRREVR VACAIPASPSAPS CS S S ENEANAENA LAISPATPI AP POD BRBURUBRU IS I INOINOINO ILRILR ILT R DA IZAIZA IZA GO OFOAFIVAOIVF AIVMARVTITVELIOTLCVOITCLOC S K DUDU DUAT ID IOD OID O E NN N S S S C OCOC OC DAY IDRIDARI AIDI RAI G LG L G L MAMAENMAA RARP AP RAP I I I D OD O DINO N GNGI NI GNI GNGSNTRGN IZRIZR IZRERONIGNAIGANIGA IN IN EIEN OSONSNOSN MMMM MM T I I I OS OUS OS EDREDR EDDRIN OCOC OC UI URIB UI AGAG AGNE RO ROANRO LA LA LA R PMPMCH PM CI CI CI SE E E AET TIRTIR TIR DU T T T TR C C C

TE

BO S

S CO

DE L

GIARDINO TEMPORANE O

LG

BO

IL GIARDINO DELL’ISOL A

A IC

PA RC O

NC H

IT

2

TS S AR T R TS44 AD A R D A A 4 AD

FUORI DAL VASO

ER BE H S UP

CR

AT A OT AT PICE N OT IH ATAPI TRA AP CE P N C IC TR A L OTNIH RA E ET AP O C RA A SI’L IHCRA LAZ P A LO E RA EL ZA LOSI’L IDL ELAZ IP SI’ E AB AZZA GI IR L E ID IR Z IP AR DI I EISRIDLLABI AG AIP NI RE OBAB RA CIROEISRO AIVIRAG NISDROB A G PA I V B A IV RA ISI IV SI

LA O CATEL GIARDIN

G PAT

IN # # # I CROSS VLAVSLVALSAS CICACLICCAICA I AROM ITSIILTSITILSID EGL P P P INO ITSIIDTOSITIDSOIDO ARD D D D D A A M AM M IL GI A A A VER O ETRETERTR PAGSRKOSGOG S S K K S ETPAAETEATA E YADYAYDAD C CACN NEAUNRAEBNE I AN NIINI O NRZNEIRN EN TS TS TSRLI REA O TIVO O TEERTEETIAREEFRO COL ID ID IDV U U U NN NENNDN ABR ABARBR UD RE DRIENRO N N N OS IAR TAHCTAHTACHCARDCES DESDES PU U U M IL G OR OROR NGAT AT AT P DPA P MO MOMO I ID ID ID A O A A G GINQ Q Q (KRZI(KR(KR IN MA AU AUAU NOI RNI NI IM EITREITERITR DO)NGSD )GD )G DEN ER ER ER YCA YA YA SO AR IU

Indicazioni alla lettura: La lettura del diagramma avviene a partire dall’esterno, dai cinque archi che rappresentano le tipologie di luogo. Da qui una serie di linee corrispondenti ai 59 interventi si vanno a collocare nella mappa di Milano. Alcuni punti della mappa si illuminano e divengono più grandi a seconda del numero di linee che arrivano. Sono nominati solo quei puntiquartieri che hanno più di un progetto al loro interno.

RO MU


DIAGRAMMA 3 - AUTORI

102/104

DIAGRAMMA 3

Autori - Chi e come

Dia

g

m ram

a1

Ambiti geografici. Dove avviene l'azione.

D

i

m ra g a Am

m i te bit

c ati

i-

i ent um str e mi ble Pro

Diagramma i ge

PIAZZA all’interno del diagramma per piazza intendiamo il luogo pubblico in cui le azioni sono statiche e solitamentehanno una grande partecipazione.

SPAZI RESIDUALI luoghi non ancora utilizzati o abbandonati che vengono denunciati o valorizzati dall’intervento.

STRADA luogo che indica un’azione in movimento o una relazione diretta con il traffico stradale in forma di occupazione della carreggiata.

2

a

m

Am bit

CASA tutto ciò che non non riguarda un intervento sul campo, ma di tipo informativo o di progettazione.

o gr afi

ci -

Do ve a v

3

vie

ne l’a

zio ne

MURO inteso come attività passiva che non interagisce in modo diretto con il proprio pubblico come nel caso di installazioni artistiche o murales.


SESTO SAN GIOVANNI

SESTO SAN GIOVANNI

DIAGRAMMA 3 - LUOGHI

SESTO SAN GIOVANNI

103/104

GARIBALDI/ISOLA

GARIBALDI/ISOLA

GARIBALDI/ISOLA

SESTO SAN GIOVANNI una comunità intraprendente legata ad una ammiistrazione comunale ai movimenti sociali, ha permesso la realizzazione a Sesto di numerose iniziative collettive. in particolare il programma denominato “legami comunitari” ha innaugurato una serie di interessanti progetti con la partecipazione dei cittadini.

GARIBALDI - ISOLA le vicessitudini negli ultimi anni di questa porzione di città ha prodotto grandi cambiamenti. da quartiere popolare chiuso in se stesso per la scarsa accessibilità che era, oggi i cantieri di PortaNuova lo hanno reso una nuova centralità. proprio per difendere una forte identità locale a rischio, gli abitanti di isola, attraverso il comitato di quartiere, ha promosso numerose attività sociali e culturali che accompagnano la vita del quartiere.

TERTULLIANO

TERTULLIANO

AFFORI

TERTULLIANO TERTULLIANO GARIBALDI/ISOLA la presenza di numerose associazioni e progettisti ha fatto della zona tertulliano un polo culturale per tutta Milano. nil28, esterni e cascina cuccagna portano avanti ormai da qualche anno un discorso sulla valorizzazione del quartiere e dei suoi spazi pubblici tramite manifestazioni, progetti e installazioni.

AFFORI all’interno di un quartiere di recente urbanizzazione come Affori, il tema più sensibile sembra essere quello della salvaguardia degli spazi verdi a cui i gli interventi spontanei si rivolgono.

NAVIGLI



AZRET ETRAP PARTE TERZA



SCHEDE DEGLI INTERVENTI


In questa parte del lavoro segue la raccolta di 59 interventi spontanei che vengono illustra uno ad uno. Il format della scheda è stato progettato per illustrare il tipo di intervento attraverso l’uso di elementi grafici e descrittivi che fossero reperibili sempre nella stessa posizione per facilitarne la lettura.. È stato deciso di dare grande spazio alle immagini fotografiche in quanto aiutano a una rapida comprensione e denotano una larga partecipazione dei cittadini. Ogni esempio è stato poi identificato attraverso la compilazione di una scheda che riporta, in alto a sinistra: numero della scheda, nome del progetto, luogo, data, autore e il sito ufficiale dove è possibile reperire informazioni aggiuntive. La scheda è corredata poi di un elemento grafico che reinterpretai la forma del codice a barre. Questa illustrazione permette di manifestare l’univocità di ogni intervento che si colloca in una realtà precisa e concreta. Ogni codice riporta l’insieme delle informazioni individuate per il tipo di intervento al quale è accompagnato. Le prime due barre riportano il nome dell’intervento, poi si susseguono la tipologia del luogo, le problematiche che l’intervento intende risolvere, gli strumenti che esso usa per attuarsi, il tipo di autore che completa l’azione e infine la forma di comunicazione utilizzata per comunicare con il pubblico e la durata. Accompagnato al codice a barre troviamo un codice fiscale dell’intervento che, mediante caratteri alfanumerici, riporta le stesse informazioni sopra elencate.


107/226

DS

DURATA

FORME DELLA COMUNICAZIONE

AUTORE

STRUMENTO 3

STRUMENTO 2

STRUMENTO 1

PROBLEMATICA 2

PROBLEMATICA 1

NOME PROGETTO

TIPOLOGIA LUOGO

LA COMPOSIZIONE DEL CODICE A BARRE

7MIPT761

S DURATA

NOME PROGETTO

TIPOLOGIA LUOGO 3_strada 4_piazza 5_muro 6_ spazio residuale 7_casa

PROBLEMATICA

W_workshop I_ installazione B_ blog G_ giardinaggio C_ gioco R_ mappatura A_attivismo

M_la città è invasa dalle automobili

T_ progetto

N_educazione urbana P_luoghi privi di creatività Q_luoghi inutilizzati

S_strutturale

E_manifestazione

L_luoghi senza identità sociale

O_mancanza di spazi verdi

E_effimero

STRUMENTI

FORME DELLA COMUNICAZIONE 1_progettazione partecipata 2_azione disequilibrante 8_esplorazione urbana 9_mobilitazione

AUTORI 71_artisti 72_associazioni 73_cittadini 74_architetti 75_studenti 76_gruppi di quartiere


01 Milano_Via de Castillia dal 2012 AdA Stecca www.lastecca.org

Fotografie della sede di AdA stecca in Via de Castilia nel quartiere Isola.


109/226

ADA STECCA

DS

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

PROGETTO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

CASA

ADA STECCA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7IPT761

La rete di associazioni ADA Stecca nasce da un’esperienza di autorganizzazione pluriennale di spazi in abbandono da parte di una decina di associazioni. Artigiani e artisti fermamente motivati alla salvaguardia e alla valorizzazione di spazi pubblici dedicati all’associazionismo locale e ai cittadini di quartiere. L’Incubatore per l’Arte è stato affidato dall’Amministrazione comunale, mediante un comodato d’uso, all’Associazione Ada Stecca, che provvederà alla gestione, alla cura e alla manutenzione dell’edificio. L'Associazione è formata da 9 associazioni: Apolidia, Architetti Senza Frontiere, Cantieri Isola, ciclofficina +bc, Gas Isola Critica, La compagnia del parco-circolo Legambiente, AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), Controprogetto e lo storico pittore dell’Isola Francesco Magli. Al piano terra si svolgono attività di riparazione bici, autoproduzione arredi, atelier pittura, corsi, incontri e laboratori di cucina biologica e critica. Al primo piano invece si trovano degli spazi dedicati ad ufficio, corsi e incontri pubblici di architettura sostenibile, archivio trasformazioni di quartiere, italiano per migranti, incontro e gioco per bambini. Ci sono poi degli spazi flessibili aperti per raccogliere a rotazione proposte di corsi, workshop, seminari, dibattiti pubblici, cene sociali.

S


02 Milano_Vari dal 2003 Ivan Tresoldi www.poesiaviva.it

Fotografie di Ivan Tresoldi all'azione durante le sue performance


111/226

AGIRE POESIA

GP

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARTISTA

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

MURO

AGIRE POESIA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5 P I 7 1 2

Poeta-artista, Ivan nasce il 12 maggio 1981 nel quartiere della Barona, alla periferia sud di Milano. Studente della Facoltà di Sociologia, da sempre attento all’arte e alla società, fonda nel 2002 un laboratorio studentesco finalizzato ad una ricerca didattica sperimentale. Dall’estate 2003 assalta la strada a colpi di poesia, dipingendo e affiggendo per le vie di Milano alcune tra le sue poesie che presto raccolgono l’attenzione di cittadini, media e quotidiani. Ad oggi Ivan è considerato il riferimento principale per il neonato movimento della Poesia di Strada, “agire poesia” che propone e promuove nuove tecniche e contenuti d’una poetica che spezza il confine elitario della poesia e che si diffonde liberamente in piazza, nelle strade, tra la gente. Con le sue performance Ivan raggiunge il massimo livello di interazione tra poesia e spettatore. L’elemento corporeo trasforma la poesia in una dimensione fisica e collettiva dove il fruitore diventa elemento partecipante del contesto performativo contribuendo fisicamente alla chiusura dell’ atto poetico. “La performance è la declinazione della voce collettiva della poesia nel suo farsi agire poetico partecipato.” (Ivan, 2008).

E


03 Milano_vari 2007 Esterni/Patrick Hubmann www.esterni.org

Fotografie e disegni dell'Albero mobile progettato da Patrick Hubmann


113/226

ALBERO MOBILE

RB

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARTISTA

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA CREATIVITÀ

MANCANZA DI SPAZI VERDI

PIAZZA

ALBERO MOBILE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4OPIC712

Albero mobile è una struttura composta da un cassone in legno, con rotelle e sedute a ribalta lungo i 4 lati, all’interno c'è la possibilità di accogliere un albero rigoglioso, piante anti-smog, cespugli verdi. L’albero mobile con seduta è un elemento di arredo urbano pensato per offrire piccoli angoli d’ombra e natura, è facile da spostare e riposizionare secondo le esigenze. È infatti particolarmente indicato nei luoghi di lunga attesa. Le sedute a ribalta lungo i 4 lati fanno si che sia sempre possibile godere di un angolo d’ombra. Posizionando più carrelli vicini si possono creare temporanei viali alberati e piccoli boschi in città. Tutti i progetti di Patrick Hubmann hanno come obiettivi stimolare l'interazione, la socializzazione, favorendo stili di vita sostenibili e che puntano a coinvolgere la società. Progetti che partono da design e forme innovative ma che vengono realizzati con tecniche e lavorazioni tradizionali. “Creare come atto consapevole. Costruire con passione, cura e artigianalità. Creare nel rispetto della natura e soprattutto tenendo presenti le esigenze, a volte sottovalutate, della società.”

E


04 Milano_vari 30 Settembre 2006 Esterni www.esterni.org

Fotografie dell'Amaca Parking utilizzata durante eventi pubblici a Milano.


115/226

AMACA PARKING

AK

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

ASSOCIAZIONE

A U T O R I

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

PIAZZA

AMACA PARKING

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4IIC722

Amaca parking fa parte della collezione di Esterni che raccoglie oggetti sperimentati nello spazio pubblico, efficaci nello stimolare nuovi comportamenti e allestire luoghi d’incontro e socializzazione. È un'area di sosta collettiva costituita da 10 amache disposte a raggiera; un parcheggio per amache che rappresenta un punto di relax e tranquillità per isolarsi dal caos delle città, fare nuovi incontri, leggere o dormire. È ideale per riconvertire parcheggi auto in parchi, giardini e cortili. Un esempio del suo utilizzo è avvenuto in Corso di Porta Ticinese il 30 settembre 2006, quando una spettacolare Amaca Parking ha trasformato un parcheggio di automobili in un cantiere di socialità e di festa, un inaspettato punto di aggregazione nel cuore della città.

E


05 Milano_quartiere Isola Aprile 2009 Fondazione Riccardo Catella www.fondazionericcardocatella.org

Fotografie dei bambini all'azione nel ridesegno della cittĂ e della mostra a cielo aperto


117/226

I BAMBINI DISEGNANO LA CITTÀ

BC

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

CITTADINI

MANIFESTAZIONE

GIOCO

PROGETTO

LUOGHI SENZA IDENTITA SOCIALE

EDUCAZIONE URBANA

CASA

I BAMBINI RIDESEGNANO LA CITTA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7LNTCE731

I Progetti della Gente é un programma che prevede la realizzazione di progetti e iniziative sul territorio di Milano finalizzati a promuovere su base volontaristica e in collaborazione con le Amministrazioni, che rispondano ai bisogni, alle esigenze e ai desideri dei cittadini. Ad Aprile 2009 la Fondazione Riccardo Catella ha voluto attivare un percorso di ascolto nell’ambito del programma I Progetti della Gente dedicato ai bambini delle scuole elementari di diversi quartieri di Milano. La Fondazione ha chiesto ai bambini di disegnare come avrebbero voluto che fosse migliorato il proprio quartiere, ad es. con l’installazione di un gioco o di una porzione di giardino/parco giochi. Gli elaborati realizzati sono stati oggetto di una grande mostra “a cielo aperto” allestita da inizio aprile fino al 31 maggio 2009 sulle cencellate di cantiere dell’area di Porta Nuova.

E


06 Milano_Via Vigevano 35 Aprile 2012 Esterni www.esterni.org

Fotografie delle proposte progettuali di Esterni per occupare lo spazio pubblico dei parcheggi.


119/226

BENVENUTI A CASA

BA

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

STRADA

BENVENUTI A CASA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3LIC722

Via Vigevano è una via come molte tante altre vie milanesi che ospitano esercizi commerciali, studi professionali e abitazioni, percorsa ogni giorno da molti pedoni, tram e automobili. Durante il Public Design Festival, l'associazione Esterni ha voluto sperimentare un nuovo modo di vivere in città, un modello per abitare i quartieri in cui le persone sono in relazione tra loro: coloro che vi abitano, i passanti occasionali, i turisti... Al primo incontro, presso esterni museum, in via Vigevano 35, con residenti, commercianti e quanti hanno voluto partecipare al progetto sono state presentatate alcune proposte ed è stato distribuito un primo kit di elementi di comunicazione. I partecipanti all'incontro si sono chiesti come potrebbero essere questa strada e questa città senza le automobili parcheggiate. Dal 13 al 18 aprile il concetto di parcheggio di dimensione 2 metri per 5 (spazio dedicato alla sosta di un veicolo) è stato trasformato. I parcheggi di via Vigevano liberati dalle automobili hanno ospitato i progetti di design pubblico dei vincitori del bando di concorso internazionale.

E


07 Milano_web dal 2012 Ciclisti www.bikemap.net

Mappa del portale bikemap.net


121/226

BIKE MAP

KP

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

CITTADINI

MAPPATURA PARTECIPATA

BLOG

EDUCAZIONE URBANA

STRADA

BIKE MAP

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7NBR738

Bike Map è un progetto che mira alla promozione della mobilità ciclistica attraverso la mappatura dei percorsi ciclabili di Milano. In alcune città europee la bicicletta è già una modalità di trasporto molto diffusa, ma a Milano resta ancora un mezzo di trasporto dal potenziale poco sfruttato. I ciclisti chiedono l’istituzione di “Zone 30” in ambito urbano, la costruzione di strutture atte a favorire la ciclabilità nelle città, il monitoraggio e ripensamento delle strade e degli incroci più pericolosi e, a livello locale, maggiore impegno per contrastare il fenomeno della sosta selvaggia. L’informazione riveste un ruolo chiave nell’incoraggiare questo nuovo approccio nei confronti della mobilità in bicicletta, infatti grazie a questa mappatura è possibile intervenire sugli stili di vita e incoraggiare i cittadini alla cultura della bicicletta. Attraverso il portale bikemap.it ogni ciclista può segnalare, attraverso una mappa interattiva, i migliori percorsi da effettuare in città, così da permettere uno scambio di informazioni utile a migliorare la vita degli altri ciclisti.

S


08 Milano_Via Melchiorre Gioia 39 dal 2004 Controprogetto www.controprogetto.it

Fotografie dell'evento organizzato dai cittadini per salvare il Bosco di Gioia


123/226

BOSCO DI GIOIA

BG

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

GIARDINAGGIO

PROGETTO

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

BOSCO DI GIOIA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QOTG761

L’associazione Controprogetto è la prima ad occuparsi dell'ex vivaio Fumagalli (bosco di gioia). L'idea comune e condivisa era quella che il parco potesse essere restituito ai cittadini del quartiere. Dopo una fase di formazione sul progetto di nuova edificazione Garibaldi-Repubblica e dopo aver ricostruito la situazione legale del parco e la sua storia, è stato effettuato un sopralluogo ed un censimento di tutti gli alberi, tra i quali alcuni centenari. Il Bosco di Gioia rappresentava infatti un patrimonio naturalistico abbandonato, un'area che poteva essere fruibile dalla popolazione con pochi semplici interventi di sistemazione. Per promuovere questa visione, il 17 Luglio 2004 è stato organizzato un evento all'interno dell'area per mostrarla finalmente al quartiere. Nel 2005 furono raccolte oltre 15.000 firme per salvaguardare il bosco che sarebbe stato poi abbattuto l'anno successivo per fare spazio al nuovo palazzo della regione Lombardia.

E


09 Milano_via Novara dal 1974 Italia Nostra www.cfu.it

Fotografie del BoscoincittĂ , grande parco boschivo gestito da Italia Nostra


125/226

BOSCO IN CITTA'

BT

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONE

GIARDINAGGIO

PROGETTO

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

BOSCO IN CITTA’

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6OQTG731

Nel 1974 la sezione di Milano di Italia Nostra ha ricevuto dal Comune di Milano 35 ettari posti nella periferia Ovest di Milano, con l'obiettivo di trasformarlo in un bosco. Nasce così l'avventura del Boscoincittà, oggi parco pubblico di più di cento ettari, esempio di forestazione urbana e di attività culturali, sociali e naturalistiche da svolgere nel verde. Nel 1997, a questo parco si è aggiunto il Parco delle Cave, sito a Baggio. I due parchi sono gestiti da una struttura dedicata di Italia Nostra, il Centro di forestazione urbana (CFU) vero e proprio centro irradiatore di cultura e impegno civico sui temi del verde pubblico. Oltre a progettare e gestire i due parchi, il CFU organizza infatti viaggi di studio, edita dispense, conduce esperienze di educazione ambientale per la scuola e per gli adulti. L'associazione segue con attenzione le vicende del Parco agricolo sud Milano, considerato strategico per la sostenibilità ambientale della città. Lungo il lato ovest del parco troviamo la zona degli orti: piccoli appezzamenti di terreno dati da coltivare a singoli cittadini che ne fanno richiesta, e curati meticolosamente da numerosi anziani che si dedicano con passione a questa salutare attività e fanno di questi fazzoletti di terra dei veri e propri piccoli giardini.

S


10 Milano_Campus Bovisa 13 Ottobre 2012 Politecnico di Milano cespaziopertutti.posterous.com

Fotografie dell'evento C'è Spazio per tutti, tenuto negli spazi del Campus Bovisa


127/226

C'è SPAZIO PER TUTTI

CU

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

STUDENTI

GIARDINAGGIO

MANIFESTAZIONE

LUOGHI INUTILIZZATI

LUOGHI SENZA IDENTITA’ SOCIALE

PIAZZA

C’E’ SPAZIO PER TUTTI

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4QIEG751

Con il restauro di una cascina agricola del '700 sopravvissuta nel centro di Milano (2000 mq + altrettanti di corti e giardino) Progetto Cuccagna intende realizzare a Milano un "Centro polifunzionale di iniziativa e partecipazione culturale territoriale" con l'intento di farne un prototipo replicabile. Il Centro Polifunzionale avrà vita negli spazi riabilitati della Cascina Cuccagna, che il Comune ha assegnato, con bando pubblico, in concessione ventennale a Consorzio Cantiere Cuccagna, riconoscendo la validità del Progetto sul piano conservativo, socio – culturale. Milano ha urgente bisogno di luoghi di partecipazione civile, di attenzione tra generazioni e culture, di occasioni di solidarietà per contrastare l'esclusione e imparare di nuovo, insieme, ad essere una comunità. E Cascina Cuccagna intende essere proprio uno di questi luoghi. All'interno del complesso troviamo orti e serre didattici, una bottega a filiera corta, una trattoria, un'agenzia per il turismo agricolo-territoriale, spazi per ospitalità temporanea, laboratori, incontri e esposizioni, oltre 4000 mq a disposizione della cittadinanza.

E


11 Milano_Via Mario Pagano Aprile 2008 Esterni www.esterni.org

Fotografie del cantiere progettato da Esterni in Via Mario Pagano


129/226

IL CANTIERE PER LA CITTÀ

TC

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ASSOCIAZIONE

MANIFESTAZIONE

INSTALLAZIONE

LUOGHI INUTILIZZATI

EDUCAZIONE URBANA

SPAZIO RESIDUALE

CANTIERE PER LA CITTA’

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QNCI722

L'associazione Esterni ha proposto una nuova riflessione urbana sul tema del cantiere, luogo solitamente off-limits ai non addetti ai lavori e vissuto con grande disagio dagli abitanti. Il concept ideale alla base del progetto è stato illustrato con grande entusiasmo da Stefano Zicchieri di Esterni: "Abbiamo scelto il cantiere quale elemento imprescindibile della città che si espande, senza purtroppo tenere conto della collettività. Mancano la filosofia dell’edificare a misura d’uomo, la volontà di creare una vita comune e di conseguenza non ci sono luoghi di socializzazione pubblica dove incontrarsi, passare il tempo o semplicemente godersi il proprio quartiere seduti su una panchina." Fra gli interventi di rilievo ideati dal team di progettisti spiccano le fontane verticali che sostituiscono le cesate, con una funzionalità coerente che va oltre all’estetica, attutendo la dispersione della polvere normalmente prodotta da un vero cantiere. Le piante attaccate ai grigliati, i passaggi agibili per tutti, le panchine strategiche, la gru illuminata: sono tutti elementi che contribuiscono a trasmettere con grande forza espressiva il concetto di apertura del cantiere alla città, trasformando l’ostilità in accoglienza.

E


12 Milano_stazione di Porta Venezia 18 Novembre 2012 Critical Mass www.facebook.com/events/dinnerinthedark

Fotografie del flesh mob tenuto nella stazione metropolitana di Porta Venezia


131/226

CENA IN NERO IN METRÒ

CN

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

CITTADINI

A U T O R I

GIOCO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

STRADA

CENA IN NERO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3LC732

Come tutti i flash mob la data e orario sono programmati con anticipo, ma la destinazione è segreta fino all'ultimo, così come ignoto è lo scopo dell'incontro. Poi arriva la comunicazione via Facebook e in centinaia si ritrovano per 'Dinner in the dark' alla fermata del metrò di piazza Oberdan. Tovaglie bianche e candele per illuminare il mezzanino, ma tutto il necessario per la cena, dal cibo alle sedie, bisogna portarlo da casa. L'evento si rifà alle cene in bianco nate a Parigi nel 1988 da un'idea di François Pasquier e riproposte a Milano lo scorso luglio. La prima 'Dinner en blanc' aveva già riscosso molto successo, così come la cena a Porta Venezia. Tantissimi giovani, vestiti in abito da sera come per un'elegante festa di gala, hanno chiacchierato e mangiato al chiarore delle candele solo per il divertimento di passare insieme un'insolita serata, in un insolito posto. Duramte la cena di sottofondo ci sono gli annunci dell'Atm e il rumore dei treni che arrivano e ripartono, ma tutti fanno come se nulla fosse. Il flash mob ha contribuito a ridefinire in un "lampo" lo spazio pubblico per eccellenza, senza bisogno di alcuna somma di denaro e senza bandi né autorizzazioni.

E


13 Sul WEB dal 2003 chiama Milano www.chiamamilano.it


133/226

CHIAMA MILANO

CM

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

CITTADINI

A U T O R I

MAPPATURA PARTECIPATA

BLOG

EDUCAZIONE URBANA

CASA

CHIAMA MILANO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7NBR738

Chiamamilano è uno spazio interattivo a disposizione dei cittadini che nasce e si sviluppa grazie a tutti coloro che vogliono esprimere idee o raccontare notizie e curiosità, proporre progetti e contenuti innovativi sulla nostra metropoli, per poterla rendere più vivibile e aperta. Gli scopi sono: fornire ai cittadini milanesi gli strumenti di comunicazione per consentire una discussione sui vari temi di interesse della Citta', nonche’ l'accesso ai programmi elaborati e alle decisioni prese dalle istituzioni locali, al fine di migliorare la qualita' della vita degli abitanti; promuovere e contribuire a realizzare progetti sulla Città ai quali gli abitanti partecipino attivamente, anche dal punto di vista ideativo e progettuale; sviluppare e diffondere le conoscenze sulla Città e la progettazione partecipata. Attraverso il proprio portale web e un periodico mensile, Chiamamilano raccoglie voci, bisogni e proposte per una città migliore, informando i cittadini e denunciando i mille problemi della città.

S


14 Milano_quartiere Dergano dal 2012 al 2015 Con il patrocinio della Fondazione Cariplo www.coltivazionisociali.org

Fotografie dei momenti di festa nel quarteiere Dergano e della pianificazione del progetto


135/226

COLTIVAZIONI URBANE

UR

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

GIOCO

GIARDINAGGIO

WORKSHOP

MANCANZA DI SPAZI VERDI

EDUCAZIONE URBANA

SPAZIO RESIDUALE

COLTIVAZIONI URBANE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6ONWGC761

ColtivAzioni Sociali Urbane è un progetto che punta a rafforzare i legami sociali nel quartiere Dergano attraverso una serie di sperimentazioni collettive legate al cibo. Il progetto della durata di tre anni (2012-2015) ha dato vita a momenti di aggregazione che hanno reso il quartiere più vivo e sociale. Ha promosso la partecipazione attiva dei bambini e le loro famiglie, degli italiani e degli stranieri, dei residenti storici di Dergano e di quelli nuovi, con l’obiettivo di creare una rete di micro-servizi di utilità collettiva e di favorire un miglioramento concreto e misurabile del vivere nel quartiere. Sono stati proposti laboratori in cui sperimentarsi come coltivatori di orti urbani e giardinieri di spazi pubblici e workshop in cui scambiare e imparare ricette e tecniche di preparazione del cibo da tutta Italia e dal mondo. L'obiettivo è rafforzare i legami sociali nel quartiere e spingere gli abitanti a diventare i protagonisti delle loro azioni, lavorando assieme per offrire microservizi.

S


15 Milano_vari dal 2009 Comitato Cascine Milano www.cascinemilano2015.org

Fotografie di alcune delle cascine nell'interland milanese e manifesto dell'evento "cascine aperte" promosso dal comitato


137/226

COMITATO CASCINE

CC

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONE

WORKSHOP

MAPPATURA

PROGETTO

LUOGHI INUTILIZZATI

CASA

COMITATO CASCINE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4QTRW721

Il Comitato per la Fondazione Cascine Milano è costituito da soggetti – persone fisiche, associazioni di cittadini, fondazioni, cooperative sociali – che condividono la convinzione che le cascine milanesi rappresentino un patrimonio di luoghi e pratiche di grande valore storico, culturale e ambientale che è importante tutelare, tenere in vita e aprire alla città. Si è costituito il 3 settembre 2009 su iniziativa di un gruppo eterogeneo di soggetti che avevano collaborato ad una ricerca-progetto sul patrimonio delle cascine di proprietà comunale, promossa dal Comune di Milano e dal Centro Studi PIM e affidata a multiplicity.lab, laboratorio di ricerca del DiAP Politecnico di Milano. Il titolo della ricerca, “I Municipi dell’Abitare”, alludeva al ruolo che le più di 50 cascine di proprietà comunale poste a raggiera lungo i bordi di Milano avrebbero potuto avere come luoghi di riferimento, di ascolto e di risposta sui grandi problemi del disagio abitativo nella nostra città.

S


16 Milano_vari dal 2011 Consorzio Dam www.consorziodam.com

Fotografie delle attivitĂ promosso dal Consorzio Dam all'interno delle cascine milanesi


139/226

CONSORZIO DAM

CD

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

ASSOCIAZIONE

GIARDINAGGIO

MANIFESTAZIONE

LUOGHI INUTILIZZATI

SPAZIO RESIDUALE

CONSORZIO DAM

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4QEC718

Il Consorzio DAM Distretto Agricolo Milanese, è stato costituito il 28 gennaio 2011 al fine di valorizzare le attività agricole e sostenere le imprese del settore operanti nel comune di Milano. Nel maggio del 2012 la firma di un importante Protocollo di Intesa con il Comune di Milano, la Provincia di Milano e la Regione Lombardia, che definisce il Consorzio Dam interlocutore privilegiato per la neo ruralizzazione di Milano perché torni a essere, come nei secoli scorsi, una “città di campagna”. Fanno parte della società 31 aziende agricole che coltivano un territorio complessivo di circa 1500 ettari e si dedicano ad attività di trasformazione e allevamento. La coltura prevalente, secondo la tradizione lombarda, è il riso. Lo scopo perseguito è la tutela di beni comuni, suolo e acque e la riqualificazione paesaggistico-ambientale della zona, a partire dal ricco patrimonio di cascine e centri aziendali esistente. Il Consorzio opera con le caratteristiche della mutualità, con l’obiettivo di perseguire l’interesse pubblico generale, senza fini di lucro, nell’ottica di un’agricoltura professionale integrata con il territorio.

S


17 Milano_vari dal 2005 Attivisti

Fotografie di alcuni guerilla gardening all'azione.


141/226

CRITICAL GARDENING

CG

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

MOBILITAZIONE

A U T O R I

CITTADINI

ATTIVISMO

GIARDINAGGIO

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

CRITICAL GARDENING

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4OQIC739

Critical gardening nasce negli anni ’70 a New York, attorno alla figura di Liz Christy, ed è un movimento che agisce principalmente contro il degrado urbano e l'abbandono delle aree verdi. I pacifici guerriglieri che appartengono a questa corrente di azione e pensiero detta “Guerrilla gardening” (guerriglia del giardino) sono spesso giovani che studiano o fanno i lavori più diversificati e nel tempo libero restituiscono un po’ di “verde” con la convinzione che per migliorare la propria città sia sufficiente rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani di terra. Agiscono quasi sempre di notte e soprattutto nelle grandi aree urbane. Il processo che porta ad un’azione è il seguente: un gruppo di attivisti, formatosi spesso attraverso un forum dedicato, studia il territorio per individuare un’area da attaccare, convoca sul luogo tutti i partecipanti attraverso un tamtam segreto di mail, pianifica l’azione, si procura piante e semi scelti in base alla resistenza, al freddo e alla siccità e al colore. E infine inizia l’azione vera e propria. Stefano Massimelli, l’iniziatore del gruppo Milanese: “Sono piccoli gesti che parlano di una umanità metropolitana che spesso pensiamo persa nelle infinite problematiche di cui sono afflitte le nostre città. “

S


18 Milano_cavalcavia Bussa Aprile 2011 Raumlabor www.raumlabor.net

Fotografie del progetto Crossing Path Super Bench realizzato dai Raumlabor di Berlino


143/226

CROSSING PATH SUPER BENCH

PH

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

CITTADINI

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

SPAZIO RESIDUALE

CROSSING PATH SUPER BENCH

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6LPI742

Crossing Path Super Bench, un intervento di arredo urbano curato da Raumlabor Berlino e organizzato da Esterni in occasione di Public Design Festival al Cavalcavia Bussa, a ridosso di Porta Garibaldi, un pezzo di periferia nel centro di Milano. Luogo di attraversamento per eccellenza è infatti costituito da percorsi spontanei creati dal giornaliero attraversamento di pedoni e ciclisti e già in parte “istituzionalizzati” nelle mappe del comune di Milano. Come racconta Francesco Apuzzo di Raumlabor si è rivelato luogo ideale per un atto di appropriazione dello spazio pubblico. Questa rete di passaggi e percorsi informali è stata ri-interpretata e “istituzionalizzata” da Raumlabor con l’utilizzo e il preciso posizionamento delle classiche panchine milanesi lungo i lati di questi percorsi. Un’operazione semplice ma efficace, dove soffermarsi a riflettere, o semplicemente continuare ad attraversare lo spazio.

E


19 Milano_quartiere Isola Ottobre 2001 Isola Pepe Verde isolapepeverde.wordpress.com

Fotografie della realizzazione di un Eco Box


145/226

ECO BOX

EX

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

CITTADINI

GARDINAGGIO

WORKSHOP

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

MANCANZA DI SPAZI VERDI

PIAZZA

ECO-BOX

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4OLIGW731

Durante i giorni della mostra GREEN DESIRE è stato possibile esplorare attraverso diverse esperienze artistiche le proposte concrete alle esigenze della collettività. Ecobox é un modulo costruito con dei bancali per creare un giardino istantaneo in modo semplice e intuitivo, infatti grazie alla creatività dei partecipanti i bancali sono stati trasformati in vasi per piante e arbusti o sedute. L'associazione Isola Pepe Verde si propone di utilizzare il sistema ecobox sviluppato a Parigi dall'Atelier d'architecture autogérée per creare un giardino provvisorio in vista quello permanente che sarà situato tra via Borsieri e via Pepe dove c’è uno spazio comunale chiuso e abbandonato. Il laboratorio é un test per questo lungimirante progetto e vuole vedere la partecipazione degli abitanti di quartiere che soffrono della grave mancanza di spazi verdi a seguito della chiusura nel 2007 dei giardini di via Confalonieri. Isola Pepe Verde si propone di seguire la realizzazione e la gestione del nuovo spazio verde e di promuoverlo nel quartiere per farlo diventare un momento di partecipazione e socialità.

E


20 Milano_quartiere Isola Aprile 2012 Associazione Nuova Acropoli www.escoadisola.it

Fotografie delle azione di decoro del sottopasso e dell'area vicina alla stazione di Porta Garibaldi.


147/226

ESCO AD ISOLA

ED

STRUTTURELE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ARTISTI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

EDUCAZIONE URBANA

MURO

ESCO AD ISOLA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5PNITC711

Molti dei soci dell'organizzazione Nuova Acropoli utilizzano l’uscita di via Pepe della stazione di Milano Porta Garibaldi verso la zona Isola, dove si trova la sede. Più volte hanno segnalato lo stato di degrado della stessa ed è così nata l’idea di trasformare questo tratto urbano al fine di renderlo decoroso e vivo attraverso un coordinamento di iniziative artistiche e culturali tra le numerose realtà associative della zona. Esso prevede varie fasi di realizzazione, che permettano di coinvolgere soggetti pubblici e privati, affinché l’intervento non sia un episodio isolato, ma possa crescere con il tempo. Il progetto prevede il raggiungimento di una maggiore sicurezza del sottopasso perchè reso più vivo e frequentato dalla gente, attraverso le iniziative di: decoro dell’area attraverso murales artistici, o decorazioni in genere, a tema realizzati dai giovani; e animazione della zona, affinché, soprattutto di sera, non ci sia isolamento favorendo l’incremento degli utenti utilizzatori del passaggio.

S


21 Milano_Via Pepe 16 Ottobre 2012 Isola Pepe Verde isolapepeverde.wordpress.com

Fotografie del grande puntatore verde che mette in risalto lo spazio inutilizzato di via Pepe


149/226

FUORI DAL VASO

FV

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARTISTI

MANIFESTAZIONE

INSTALLAZIONE

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

FUORI DAL VASO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6OQIE712

Un gruppo di giovani artisti e curatori si sono uniti all’associazione di abitanti Isola Pepe Verde, per rivendicare lo spazio inutilizzato in via Pepe. L'installazione proposta è un grande puntatore verde di posizione che vuole richiamare l’attenzione dei visitatori della mostra Green Desire / Desiderio Verde sullo spazio residuale. Durante i giorni della mostra sarà possibile esplorare attraverso diverse esperienze artistiche le proposte concrete alle esigenze della collettività. Gli artisti e le opere presenti in GREEN DESIRE/DESIDERIO VERDE divengono dunque veicolo per uno sguardo diverso della realtà quotidiana circostante, uno sguardo che cerca, in modi differenti, una possibilità di trasformazione che non penalizzi l'ambiente (inteso come insieme di relazioni che determinano il divenire), ma anzi ne accetti la condizione di 'insieme', di legame orizzontale tra l'uomo-abitante e lo spazio che lo circonda. Se è pur vero che noi determiniamo l'ambiente in cui viviamo, è altresì vero che da esso ne siamo, a nostra volta, determinati.

E


22 Milano_quartiere Isola dal 2011 con il patrocinio del Comune di Milano garibaldielisolapartecipata.wordpress.com

Fotografie del cavalcavia Bussa e di momenti di progettazione partecipata per la sua riqualificazione


151/226

GARIBALDI E L'ISOLA PARTECIPATA

GI

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

PROGETTAZIONE

WORKSHOP

MAPPATURA

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI INUTILIZZATI

STRADA

GARIBALDI E L’ISOLA PARTECIPATA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3LQMTW761

Garibaldi e l’Isola partecipata è un percorso di progettazione partecipata nel quartiere Isola che ha per obiettivo la progettazione insieme ai cittadini del cavalcavia Bussa. L’intervento proposto ha come scopo generale quello di mettere a punto e sperimentare con gli abitanti, i membri delle associazioni del Quartiere Isola e del Consiglio di Zona 9 di Milano una serie di metodologie di incontro e di discussione pubblica, tali da garantire a tutti gli abitanti interessati la possibilità di partecipare ed essere ascoltati nelle decisioni che li coinvolgono e che hanno più a cuore. Il progetto prevede la realizzazione di una serie di incontri formativi sul tema della democrazia deliberativa e la sperimentazione in concreto delle stesse metodologie con un lavoro di accompagnamento e facilitazione di due distinti percorsi partecipativi. Il 1 dicembre 2012 si è svolta la Charrette per elaborare le proposte per il Cavalcavia Bussa. La Charrette è un modo nuovo di progettare che vede coinvolti insieme e ugualmente responsabilizzati architetti (designer e artisti) e i cittadini di quartiere. Il percorso si è concluso con la scelta della proposta di maggior gradimento, che sarà direttamente consegnata agli assessori, per diventare la base del progetto esecutivo.

S


23 Milano_vari dal 2009 Autori vari www.ghostbikes.org

Fotografie di alcuni esemplari di Ghost Bike


153/226

GHOST BIKE

GH

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

CITTADINI

INSTALLAZIONE

LE AUTO INVADONO LA CITTÀ

EDUCAZIONE URBANA

MURO

GHOST BIKE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5MNI732

Le Ghost Bikes servono a ricordare i ciclisti che sono stati feriti o uccisi sulla strada. Una bici, tutta dipinta di bianco, viene lasciata vicino al luogo dell’incidente, assieme ad una piccola targa. Servono come testimonianza della tragedia che si è verificata su un angolo altrimenti anonimo della strada, e per supportare silenziosamente il diritto dei ciclisti ad un uso sicuro della strada. Le prime Ghost Bikes sono state create a St. Louis, nel Missouri, nel 2003. Al momento oltre 460 Ghost Bikes sono comparse in più di 170 posti in tutto il mondo. Nel 2009 sono arrivate anche in Italia, a Milano. Per quelli che creano e posizionano le bici, la morte di un amico ciclista equivale ad un lutto in famiglia. Usiamo tutti le stesse strade pericolose e corriamo gli stessi rischi. Potrebbe succedere ad ognuno di noi. Ogni volta, si spera di non doverlo più fare, ma questi segni commemorativi continueranno ad essere costruiti fintanto che sarà necessario. Sul sito ghostbikes.org viene illustrato come chiunque possa creare una bici fantasma e vengono inoltre catalogati tutti gli esemplari presenti nel mondo.

E


24 Milano_vari dal 2012 Comune di Milano www.comune.milano.it

Fotografie e logo dei giardini condivisi promossi dal Comune di Milano


155/226

GIARDINI CONDIVISI

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ARCHITETTI

PROGETTAZIONE

GIARDINAGGIO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

MANCANZA DI SPAZI VERDI

LUOGHI INUTILIZZATI

GC

SPAZIO RESIDUALE

GIARDINI CONDIVISI

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QLOGT741

Giardini Condivisi è un progetto sperimentale avviato dal comune di Milano che permetterà di procedere alla riqualificazione a verde di aree pubbliche degradate e attualmente inutilizzate, grazie alla partecipazione delle associazioni. I giardini condivisi verranno utilizzati per il giardinaggio collettivo, ornamentale o orticolo, con particolare attenzione all’aspetto ecologico: saranno consentite solo pratiche biologiche, biodinamiche, ecosostenibili e vietato l’uso di pesticidi, diserbanti, sementi OGM. Il procedimento per la realizzazione dei giardini condivisi, si articola nelle seguenti fasi: - presentazione ai competenti uffici di Zone di una proposta di realizzazione del giardino condiviso su un’area di proprietà comunale - Verifica da parte dell’Amministrazione che l’area sia effettivamente di proprietà del comune e inutilizzata - Verifica da parte del Consiglio di Zona che il progetto presentato sia coerente con gli obiettivi e le finalità del “progetto giardini condivisi” -Stipula di un'apposita convenzione tra associazione e il competente settore Zona.

S


25 Milano_Via Montello da Maggio 2011 Giardini in transito giardiniintransito.wordpress.com

Fotografie del giardino temporaneo di Via Montello


157/226

GIARDINO TEMPORANEO

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ARCHITETTI

PROGETTAZIONE

GIOCO

GIARDINAGGIO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

MANCANZA DI SPAZI VERDI

LUOGHI INUTILIZZATI

GT

SPAZIO RESIDUALE

GIARDINO IN TRANSITO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QLOGCT741

Giardino in transito è nato grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini (architetti, paesaggisti e vivaisti), che si è volontariamente impegnato nel pensare e realizzare un intervento temporaneo per la riqualificazione dei giardini di Viale Montello – Bastioni di Porta Volta. Data l’assenza di significativi contributi economici e la forte incertezza nel destino dell’area di Viale Montello, si è scelto di cominciare da pochi elementi, riconoscibili ed indispensabili. A Milano esistono centinaia di spazi abbandonati, che potrebbero essere recuperati con l’intervento dei cittadini e delle realtà associative già presenti in ogni quartiere. Aree verdi recuperate al degrado, che possono alleggerire i costi di manutenzione da parte dell’amministrazione pubblica, garantire maggior sicurezza a luoghi fino ad oggi abbandonati e nel frattempo contribuire a rendere viva e sociale la nostra città. E’ un nuovo modo di guardare la città, con gli occhi di chi sa vedere in un’area abbandonata al degrado un giardino bellissimo, pronto a crescere grazie alla partecipazione attiva dei cittadini, pronto a trasformarsi, seppur temporaneamente, in uno spazio fruibile, dinamico e ricco di opportunità, un bene comune da vivere e da proteggere.

S


26 Milano_Via Ippocrate 45 dal 2003 Giardino degli Aromi ONLUS www.ilgiardinodegliaromi.org

Fotografie del giardino degli aromi negli spazi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini


159/226

IL GIARDINO DEGLI AROMI

GA

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

PROGETTAZIONE

GIARDINAGGIO

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

IL GIARDINO DEGLI AROMI

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QOGT721

Il Giardino degli Aromi Onlus nasce nel 2003 negli spazi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, a partire dall’iniziativa di un gruppo di donne con esperienza di coltivazione e raccolta di piante aromatiche e medicinali. L'onlus ha reso il giardino luogo aperto a tutti, vivo e recuperato dopo anni di presenza attiva della cooperativa. L’associazione oggi conta più di 200 soci e si occupa di accompagnare il reinserimento sociale di persone svantaggiate, svolgendo con loro attività in spazi verdi. Promuove esperienze comunitarie di orti urbani tra le quali “Libero Orto”, l’orto- giardino comunitario nato nel 2005 dall’incontro di persone desiderose di sperimentarsi in attività a diretto contatto con la terra e con gli altri. È un grande orto partecipato dove, a fianco delle parcelle assegnate a coloro che partecipano all’iniziativa, ci sono una serie di aree usate collettivamente. La coltivazione diretta permette di intervenire sulle proprie abitudini di consumo e di alimentazione, introducendo un’alternativa alla grande distribuzione, mentre l’esperienza comunitaria stimola la condivisione di storie, saperi e conoscenze.

S


27 Milano_Via ForlĂŹ Luglio 2012 Laboratorio di quartiere parpagliona www.sestosg.net

Fotografie dell'inaugurazione de giardino di Via ForlĂŹ


161/226

IL GIARDINO DI VIA FORLI'

GF

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

PROGETTAZIONE

GIARDINAGGIO

LUOGHI INUTILIZZATI

EDUCAZIONE URBANA

SPAZIO RESIDUALE

IL GIARDINO DI FIA FORLÌ

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QNEI761

Il progetto dei giardini di via Forlì è inserito nel programma contratto di quartiere, che attua interventi volti ad integrare riqualificazione urbanistica e politiche di welfare, ed è stato ideato in stretta collaborazione con il centro sociale Baldina. La riqualificazione dello spazio verde ha previsto l'eliminazione del campo da bocce non più utilizzato, l'inserimento di un nuovo pergolato e di nuove panchine per favorire l'incontro delle persone e la creazione di tre distinte aree gioco per i bambini piccoli, per l'età prescolare e per gli adolescenti. Attraverso diversi momenti di confronto e consultazione con i cittadini e le cittadine, si è scelto di pensare a diverse fasce di età per i giochi e per il relax. “Si è cercato di fare in modo che all'interno del parco potessero coesistere età diverse, certi che la convivenza e l'incontro tra generazioni e generi costituisca risorsa e valore aggiunto per tutti e tutte". Il nome del giardino, che l’Amministrazione ha deciso di intitolare a una donna, verrà scelto grazie a un’indagine sul Portale del Cittadino e sulla pagina Facebook del Comune.

S


28 Milano_Via Gaetano De Castillia, 28 dal 2007 Fondazione Riccardo Catella http://www.fondazionericcardocatella.org

Fotografie della sede Fondazione Riccardo Catella e del parco aperto al pubblico durante le ore giornaliere.


163/226

GIARDINO RICCARDO CATELLA

GP

STRUTTURELE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

ASSOCIAZIONI

PROGETTAZIONE

A U T O R I

GIOCO

GIARDINAGGIO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

GIARDINO PUBBLICO RICCARDO CATELLA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6OLGTC721

La Fondazione Riccardo Catella viene istituita nel 2005 in onore dell’imprenditore Riccardo Catella, con la missione di promuovere iniziative dedicate a favorire la diffusione di pratiche eccellenti nello sviluppo e nella progettazione del territorio milanese. La missione della Fondazione è di incentivare l’innovazione e la creatività italiana, favorendo l’approfondimento e la condivisione delle conoscenze nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, del verde e degli spazi pubblici, della sostenibilità ambientale, del design e della comunicazione. La sede della Fondazione sorge in un edificio, esempio di architettura industriale, realizzato alla fine dell’Ottocento come magazzino ferroviario ed utilizzato nel corso del Novecento come set cinematografico e laboratorio di arte contemporanea. La ristrutturazione, avvenuta nel 2005, ha tenuto conto del progetto esistente al fine di valorizzare l’edificio nella sua immagine esterna e ha visto la realizzazione di un parco pubblico aperto a tutti i cittadini del quartiere.

S


29 Milano_vari 21 Giugno 2012 Critical mass www.facebook.com/pages/Go-Skate-Day-Milano

Fotografie dell'evento Go Skateboarding Day


165/226

GO SKATEBOARDING DAY

SK

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

MOBILITAZIONE

A U T O R I

CITTADINI

ATTIVISMO

GIOCO

MANIFESTAZIONE

LE AUTOMOBILI INVADONO LA CITTÀ

STRADA

GO SKATE DAY

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3MECA73S

Come ogni anno dal 2003, anche il 21 Giugno 2012 si è tenuto il Go Skateboarding Day, la giornata in cui oltre 32 Paesi in tutto il mondo celebrano in vari modi la cultura e passione dello skateboard. Da alcuni anni ormai questa grande ricorrenza in Italia si accompagna al ‘Wild in The Streets’, ovvero un evento format nel quale tutti gli skaterboarders piccoli, grandi, professionisti e principianti, occupano le strade della propria città seguendo un percorso prestabilito che porta allo spot scelto per festeggiare la giornata mondiale dello skate. Una massa critica ha invaso le strade del centro, bloccando il traffico automobilistico con un muro di t-shirt colorate, cappellini con la visiera e tavole alzate al cielo. Questa critical mass ha contribuito, anche se solo per un giorno, a ridefinire in modo insolito lo spazio stradale, senza bisogno di alcuna somma di denaro e senza bandi né autorizzazioni.

E


30 Milano_Parco Sud dal 2007 Connecting Cultures www.imaginingparcosud.org

Fotografie di alcune attivitĂ all'interno del progetto Immagining Parco Sud promosso da Connecting Cultures


167/226

IMMAGINING PARCO SUD

IP

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

WORKSHOP

BLOG

MAPPATURA

LUOGHI INUTILIZZATI

EDUCAZIONE URBANA

SPAZIO RESIDUALE

IMMAGINING PARCO SUD

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6NQTBW728

Il progetto di ricerca e intervento artistico Imagining Parco Sud indaga, percorre, riscopre e trasforma la percezione comune del Parco. Nella prima fase di ricerca del progetto, l'associazione Connecting Cultures ha tracciato percorsi inusuali sul territorio, attraversando campagne e campi coltivati, visitando aziende agricole, associazioni e nodi di interesse strategico da un punto di vista urbanistico, sociale ed economico. Un work in progress che prevede la realizzazione di interventi artistici sul territorio, campagne fotografiche e progetti con gli studenti. Lo scambio e il confronto tra punti di vista diversi, l’approccio multidisciplinare dei partecipanti coinvolti, fa di Imagining Parco Sud un progetto complesso creativo e analitico al contempo. Oggi il sito web di Imaging Parco Sud diventa, oltre che un incubatore di progetti e un’occasione per connettere realtà sul territorio, una piattaforma interattiva in cui il pubblico (studenti, utenti, cittadini, agricoltori ed abitanti) potranno inserire luoghi, percorsi, memorie e discussioni relative al territorio agricolo che circonda Milano.

S


31 Milano_Via Rembrandt 12 da Febbraio 2013 Abitanti del condominio

Fotografie dell'inaugurazione della Biblioteca di condominio in via Rembrandt 12


169/226

LA BIBLIOTECA DI CONDOMINIO

LC

STRUTTURELE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

PROGETTO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

EDUCAZIONE URBANA

CASA

LA BIBLIOTECA DI CONDOMINIO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7LNT761

Una portineria in disuso è stata attrezzata con scaffali, poltrone e una macchinetta automatica del caffè per rendere più piacevole la lettura. Sono gli inquilini degli otto piani di appartamenti a darsi il turno per gestire i mille libri arrivati da mezzo quartiere. "Tutto è nato per caso tre mesi fa - racconta l'inquilina che abita al sesto piano da quarant'anni quando abbiamo trovato una decina di libri praticamente nuovi buttati per terra accanto a un bidone della spazzatura". I volumi sono stati trasportati nel vecchio bilocale della custode al pianterreno, ormai disabitato da quando in assemblea si è deciso di prendere un portinaio a mezzo servizio, in attesa di una nuova collocazione. Nei condomini ci sono dinamiche strane, si può vivere per anni a pochi metri di distanza senza scambiarsi nemmeno una parola. L'intento è quindi quello di trovare il modo di condividere qualcosa e di costruire uno spazio per socializzare. E i dieci volumi 'salvati' sono stati solo il punto di partenza, il prossimo passo che si prefissano i condomini è di aprire la struttura all'intero quartiere.

S


32 Milano_vari Giugno 2010 Esterni (finanziato da Fondazione Cariplo) www.esterni.org

Fotografie di alcune attivitĂ svolte all'interno del laboratorio organizzato da Esterni

L


171/226

LABORATORIO CREATIVO PER LO SPAZIO PUBBLICO

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

ASSOCIAZIONI

WORKSHOP

MANIFESTAZIONE

PROGETTAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

EDUCAZIONE URBANA

A U T O R I

GIOCO

LC

PIAZZA

LABORATORIO CREATIVO PER LO SPAZIO PUBBLICO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4NPTEWC721

Il laboratorio creativo sullo spazio pubblico è il dipartimento di ricerca di esterni nel campo della progettazione e del design degli spazi pubblici. È realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo nell'ambito del bando “Valorizzare la creatività giovanile in campo artistico e culturale”. Il laboratorio vuole indagare le città, in quanto contenitori di luoghi e persone dove si sviluppano problematiche e forme sempre inedite di conflitto e convivenza. I temi oggetto di studio, osservazione e approfondimento, sono: gli spazi pubblici, la mobilità, l'ospitalità, la sostenibilità, l'immigrazione, i disagi provocati dai cantieri edili. Laboratorio Creativo sullo Spazio Pubblico è un osservatorio permanente sulla città, dedicato alla definizione e prototipazione di soluzioni originali per la reinterpretazione e riqualificazione di strade, piazze, aree dismesse, cantieri o vuoti urbani. Le competenze coinvolte sono diverse e trasversali al fine di riuscire a inquadrare la complessità del tema e trovare risposte puntuali a diversi oggetti di analisi.

E


33 Milano_Sesto San Giovanni 2010-2013 Connecting Cultures www.sestosg.net/sportelli/sestoprogetta/legami

Fotografie dei ragazzi coinvolti nella costruzione di un gazebo per il parco di via Milano


173/226

LABORATORIO DEL VERDE ATUTOGESTITO

LV

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

PROGETTAZIONE

MANIFESTAZIONE

GIARDINAGGIO

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

EDUCAZIONE URBANA

PIAZZA

LABORATORIO DEL VERDE AUTOGESTITO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4LNGTE721

I cittadini del quartiere Parco delle Torri vogliono riqualificare e usare al meglio i tanti spazi verdi del quartiere perchè sono i luoghi dove poter giocare, rilassarsi e chiaccherare. Nell'Ottobre 2012, con l’aiuto di Legami Comunitari, c'è stata la possibilità di rendere migliore il parco di via Milano (ex fornace). Il progetto consiste nella costruzione di un gazebo, realizzato con materiali di riciclo. Tutto è stato reso possibile grazie al sostegno degli operatori e delle operatrici di Legami Comunitari, i quali dopo il primo incontro hanno ascoltato e preso in considerazione le richieste dei cittadini utilizzatori del parco, illustrando loro passo dopo passo l’andamento del progetto. Nel Novembre 2011 i cittadini hanno collaborato per costruire un Orto Condiviso in quartiere dopo alcuni incontri preparatori. "Ci piacerebbe che il nostro “OrCo” diventi “CoRo” di allegre zappe urlanti. Un luogo di socializzazione e comunicazione per grandi e piccini, dove imparare a coltivare in modo naturale, sfogliando libri e ascoltando storie".

E


34 Milano_vari dal 2011 Attivisti www.rape.noblogs.org

Fotografie di alcuni attivisti della rete Libere rape metropolitane


175/226

LIBERE RAPE METROPOLITANE

LR

STRUTTURELE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

ATTIVISMO

BLOG

GIARDINAGGIO

MANCANZA DI SPAZI VERDI

EDUCAZIONE URBANA

CASA

LIBERE RAPE METROPOLITANE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7ONGAB728

La rete delle Libere Rape Metropolitane nasce a Milano nel 2010 dalla tante persone accomunate dall'idea che il verde sia una preziosa risorsa comune. La rete vuole rappresentare uno spazio di incontro aperto e flessibile nel quale poter raccogliere esperienze anche molto diverse tra loro ma sempre accomunate dalla volontà di voler valorizzare il verde nella città di Milano. Tra gli obbiettivi si pongono di mappare le esperienze di orti e giardini condivisi e di facilitare la nascita e il consolidamento di nuove esperienze di giardini comunitari attraverso la proposta dell'aiuto reciproco. Una parte della rete si impegna invece nel dialogo con la giunta comunale con l’intenzione di proporre e discutere un nuovo regolamento sull’uso degli spazi pubblici che preveda la regolarizzazione di queste nuove forme di gestione del verde. Il primo successo di questo percorso è la delibera comunale che riporta le linee guida per la realizzazione di giardini condivisi da parte di associazioni senza scopo di lucro. (vedi scheda 24)

S


35 Milano_via Carl Marx settembre 2011 Connecting Cultures www.sestosg.net/sportelli/sestoprogetta/legami

Fotografie del MarXmuseo


177/226

MARXMUSEO

MX

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

MURO

MARXMUSEO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5PI722

L’attività vuole intervenire negli spazi del quartiere per riqualificarne l’immagine attraverso istallazioni che riproducano in grandi dimensioni capolavori conosciuti dell’arte, o opere di nuova creazione prodotte da artisti nel corso di altre attività. Tra gli spazi del quartiere è individuata, come particolarmente adatta, la “piazzetta” di via Marx dove hanno sede i servizi commerciali di base del quartiere (un discount, un bar, la farmacia). Qui un palazzo di proprietà del Comune diventa polo artistico con l'esposizione di una sola opera, godibile a prezzo zero. un progetto di Legami comunitari e propone agli abitanti di occuparsi del proprio quartiere cercando di migliorarlo. Il MarxMuseo è un museo leggero: non ha una struttura espositiva, se non una parete “visitabile” da chiunque percorra la via. In una seconda fase, meno sperimentale, verrà posizionato un pannello delle dimensioni di 6 metri X 15 circa, con immagini che potrebbero essere rinnovate annualmente. Il progetto nasce da un'idea di Magutdesign che ha lavorato gratuitamente all'idea «per restituire qualcosa – spiega Lodovico Gualzetti della società di comunicazione e design – al territorio che da anni ci offre opportunità di crescita lavorativa».

E


36 Milano_Bovisa, Barona, Quarto Oggiaro, Bicocca dal 2011 Connecting Cultures www.milanoeoltre.com

Fotografie dei ragazzi coinvolti nel progetto Milano e Oltre promosso da Connecting Cultures


179/226

MILANO E OLTRE

MO

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

BLOG

MAPPATURA

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

PIAZZA

MILANO E OLTRE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4LPRB728

Il progetto Milano e oltre: creatività giovanile verso nuove ecologie urbane intende intervenire nella città allargata per offrire a una selezione di giovani creativi un’occasione di formazione professionale qualificante che crei legami duraturi con il tessuto di piccole imprese nel campo delle arti visive, del design e dell’innovazione tecnologica e con nuove forme di committenza sociale. Intende sviluppare una serie di cantieri creativi in quattro aree del capoluogo lombardo: Bovisa, Barona, Quarto Oggiaro e Bicocca. Bovisa e la Bicocca sono dotate di nuovi poli universitari in continua crescita, ma con una relazione ancora labile se non inesistente con il tessuto sociale intorno. Zone quali Quarto Oggiaro e la Barona sono luoghi di immigrazione da molti decenni e quindi un laboratorio invisibile dei grandi cambiamenti sociali e culturali. Connecting Cultures svilupperà la piattaforma multimediale “Milano e oltre” che potrà diventare con il tempo un vero e proprio “database” della periferia, su cui gli utenti potranno scoprire, in maniera semplice e diretta, aspetti poco noti e interessanti del territorio periurbano milanese, ma soprattutto contribuire, con le loro segnalazioni, ad accrescere le informazioni, le mappe, i percorsi e le immagini di questi luoghi.

S


37 Milano_via Einstein 22 Aprile 2012 Distretto creativo NIL28 distrettocreativonil28.tumblr.com

Fotografie dell'evento Nil28 in Piazza


181/226

NIL28 IN PIAZZA

NL

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

GIOCO

MANIFESTAZIONE

INSTALLAZIONE

LUOGHI INUTILIZZATI

LUOGHI SENZA IDENTIÀ SOCIALE

PIAZZA

NIL28 IN PIAZZA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4QLIEC761

“NIL28 in Piazza” è un evento dedicato alla valorizzazione del quartiere Umbria/Molise attraverso il coinvolgimento dei suoi abitanti e con gli strumenti di una progettazione partecipata e sostenibile. Per una giornata intera, il 22 aprile, via Einstein, una via di rilevanza marginale utilizzata prevalentemente come parcheggio, diventa una piazza a tutti gli effetti e allo stesso tempo un momento espositivo grazie ad un palinsesto di progetti, attività e spettacoli. L’intervento ha voluto trasformare l’anonima via in uno spazio urbano qualificato e significante con la prospettiva di trasformare il progetto in un’operazione permanente. Il luogo attualmente è privo di qualità e caratteristiche, è appunto una via a traffico limitato ed utilizzata principalmente come parcheggio. Con questo intervento la via è stata trasformata in una piazza partecipata: i segni a terra sono diventati lo spazio urbano orizzontale e l’infrastruttura che ha definito le relazioni e le sinergie tra i partecipanti all’evento, che grazie alla loro fantasia, hanno interpretato il tema della piazza inteso nei suoi più svariati significati.

E


38 Milano_Via Borsieri Dicembre 2010 Isola Pepe Verde isolapepeverde.wordpress.com

Fotografie del nuovo giardino di via Pepe


183/226

IL NUOVO GIARDINO DELL'ISOLA

NI

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

PROGETTAZIONE

MANIFESTAZIONE

GIARDINAGGIO

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

IL NUOVO GIARDINO DELL’ISOLA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6OQGTE761

Il quartiere Isola soffre da alcuni anni in maniera grave della mancanza di spazi verdi e la situazione è diventata drammatica con la chiusura nel 2007 dei Giardini di Via Confalonieri. Un gruppo di abitanti del quartiere, uniti in Isola Pepe Verde, si è attivato ed ha trovato un’area che potrebbe essere trasformata in giardino e resa disponibile in breve tempo. Quest’area, di proprietà comunale, è attualmente in gran parte recintata e inutilizzata, in parte già coperta da manto erboso e in parte adibita a parcheggio. Data la sua vicinanza con le scuole materna, elementare e media, e situata un po’ fuori dai cantieri, è ideale per rispondere all'emergenza di verde di prossimità. L'area, sita tra Via Pepe, Via Borsieri e la fine del cavalcavia Bussa verso l’Isola, è abbastanza grande da contenere: - un giardino con panchine e spazi per rilassarsi un’area cani - un campo sportivo multifunzionale - uno spazio per l’arte e per il quartiere - tanti alberi e piante. Il motto dell'associazione è "per un verde da usare e non solo da guardare!"

E


39 Milano_Via Galvani 40 5 Maggio 2012 Studenti www.macao.mi.it

Fotografie dell'occupazione della torre Galfa in Via Galvani 40


185/226

OCCUPAZIONE TORRE GALFA

TG

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

STUDENTI

MANIFESTAZIONE

ATTIVISMO

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

LUOGHI INUTILIZZATI

PIAZZA

TORRE GALFA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4PQME752

Il 5 Maggio 2012 un gruppo di studenti e di artisti ha occupato un grattacielo di 32 piani, abbandonato da più di dieci anni. Lo stabile è un’imponente architettura razionalista inaugurata nel ’53, è in buone condizioni ed era stata bonificata dall’amianto nel 2008. L’azione è stata compiuta al termine di una consultazione pubblica avvenuta sul sito wmacao.tumblr.com, ribattezzato col nome di “Macao”, acronimo scelto per il nuovo centro di arti visive che, nell’intenzione degli occupanti doveva avere sede nel grattacielo. Gli occupanti dichiaravano: “c’è una logica che non accettiamo nel vedere un edificio abbandonato nel mezzo di una zona circondata da altri, grandi edifici in costruzione. Si tratta di prendere uno spazio abbandonato, simbolo dei guasti della finanza che ci ha portato nel punto della crisi in cui tutti ci troviamo, non per appropriarcene, ma per restituirlo alla cittadinanza”. Il 15 Maggio l'edificio è stato sgomberato dalle autorità.

E


40 Milano_vari Ottobre 2012 Parasite 2.0 www.parasite20.blogspot.it

Fotografie delle installazioni collocate nella stazione di San Cristoforo e nellĂŹistituto Marchiondi


187/226

PARASITE TRIPE

PT

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARCHITETTI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

LUOGHI INUTILIZZATI

SPAZI0 RESIDUALI

PARASITE TRIP

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6PQIC742

Parasite 2.0 è un gruppo nato da ex studenti del Politecnico di Milano con lo scopo di sottolineare il completo disinteresse per lo spazio pubblico in un'atmosfera meramente commerciale. Il progetto, Parasite Trip, è iniziato come parte di GrandTour_projects (un viaggio in Italia nel 2012, attraverso una serie di progetti raccontati da persone al lavoro sulle nuove forme di architettura). Era un esperimento per il Padiglione Italiano della 13.Biennale di Architettura ma quando li hanno informati che il loro lavoro avrebbe dovuto essere radicalmente ridimensionato, non hanno abbandonato il progetto. Hanno deciso di ricollocare le loro installazioni nel loro ambiente naturale, cioè lo spazio pubblico e le hanno realizzate in piena notte, senza il fastidio di chiedere autorizzazioni ufficiali. Le installazioni consistono in un percorso che va da Milano a Venezia, attraverso spettacolari catastrofi architettoniche italiane dal Rinascimento a oggi. Una delle installazioni è una rete strutturale aperta di polietilene stirato, posizionata nella non finita stazione milanese di San Cristoforo, di Aldo Rossi. Il gruppo ha anche colonizzato edifici abbandonati, tra cui l'Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò nella periferia milanese, con escrescenze gonfiabili e luminose che si adattano all'ambiente.

E


41 Milano_quarteire Baggio dal 1974 Italia nostra www.cfu.it

Fotografie del parco delle cave e dell'iniziativa promossoa da Italia Nostra: "Abbracciamo il Parco"


189/226

PARCO DELLE CAVE

PC

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIARDINAGGIO

PROGETTAZIONE

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI VERDE

SPAZIO RESIDUALE

PARCO DELLE CAVE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QOTG721

Il Parco delle Cave è un parco pubblico del Comune di Milano: 121 ettari di verde, immersi nell’abitato dell’ovest milanese. Comprende quattro laghi, boschi, corsi d’acqua, orti urbani, un’area agricola e antiche cascine. È stato fortemente voluto dai cittadini riuniti nel Comitato di Salvaguardia, tuttora protagonista della vita del parco. Negli anni 70 la Cava e l’area circostante diventano una discarica abusiva, attorno alla quale fiorivano attività illecite e occupazioni abusive. Vengono promosse iniziative culturali e sportive finché, nel 1984, si costituisce un comitato per il Parco delle Cave che riunisce le associazioni attive sul territorio. Nel 1996, dopo venti anni di lavoro e investimenti di diversi miliardi di lire, il Comune dispone solo di due aree da 20 ettari ciascuna, una nella zona nord e l’altra nella zona sud del parco, parzialmente realizzate. Ma nel 1997, l’Amministrazione comunale decide di cambiare radicalmente il metodo di lavoro e di affidare la concessione delle aree e la gestione del parco al CFU - Italia Nostra che ha realizzato e cura il vicino Boscoincittà. Nel giugno 2002 una grande festa promossa dalle associazioni del Comitato di salvaguardia presenta il parco alla città e lo promuove come parco cittadino, parte della cintura verde che il Comune intende realizzare nella periferia ovest di Milano.

S


42 Milano_corso Sempione 23 settembre 2012 Con il patrocinio del Comune di Milano milanoparkingday.over-blog.com

Fotografie dell'evento Park(ing) day tenuto in corso Sempione


191/226

PARK(ING) DAY

PK

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

MOBILITAZIONE URBANA

A U T O R I

GRUPPI DI CITTADINI

GIOCO

INSTALLAZIONE

MANIFESTAZIONE

MANCANZA DI VERDE

EDUCAZIONE URBANA

STRADA

PARK(ING) DAY

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4MEI738

Park(ing)Day è un evento che si è svolto il 22 settembre a Milano in Largo Cairoli con il patrocinio del Comune di Milano Zona 1. L'iniziativa della durata di un giorno, si inserisce all’interno di una iniziativa mondiale nata nel 2005 a San Francisco (Rebar) e che coinvolge cittadini, artisti, attivisti che per un giorno trasformano temporaneamente alcuni stalli di parcheggio auto in qualcosa di diverso come ad esempio un giardino improvvisato, un luogo d’incontro o uno spazio da condividere. L'evento a Milano si è svolto durante la European Mobilty Week che viene celebrata nelle principali città europee con l'obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul miglioramento della qualità di vita in contesti cittadini grazie a una gestione accorta della mobilità urbana. Tutti i partecipanti di Park(ing)Day hanno in comune la visione di una città dove natura, arte, design e poesia vivono in strada e dove sia possibile immaginare e creare nuovi rapporti tra il cittadino e il paesaggio urbano.

E


43 Milano_quartiere Dergano 24 Marzo 2012 De.De.P (design democratico e partecipato) www.dedep.org

Fotografie dell'evento tenuto nelle aree verdi tra via Butti e via Guerzoni nel quartiere Dergano


193/226

PASSPARVERD

PS

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIOCO

MANIFESTAZIONE

GIARDINAGGIO

LUOGHI INUTILIZZATI

MANCANZA DI SPAZI VERDI

SPAZIO RESIDUALE

PASSPARVERD

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6QOGEC721

A Dergano-Bovisa due aree verdi tra via Butti e via Guerzoni in stato di incuria sono state animate dalle associazioni di quartiere e altri protagonisti come l’associazione de.de.p (design democratico e partecipato), il giardino degli aromi, le libere rape metropolitane, cascina albana, architetti senza frontiere e la rete del progetto “coltivazioni sociali urbane”. Sabato 24 marzo centocinquanta fra adulti e bambini hanno occupato il sentiero di piastrelle grige, gli spazi verdi fra le grate di sfogo di un parcheggio sotterraneo con evidenti segni di abbandono. Sul reticolato che corre lungo il passaggio sono apparsi disegni di farfalle su carta colorata, fioriere pallet costruite per l’occasione dove sono state piantati profumi e fiori. Il primo appuntamento ha posto le basi del progetto e ha dato la possibilità a ognuno di scrivere che cosa vorrebbe in quello spazio. Il 15 maggio sono iniziati i lavori: de.de.p ha costruito una panchina seguendo le istruzioni di Enzo Mari di “autoprogettazione” e ha chiesto ai bambini di pensare e disegnare dei cartelli stradali che indicassero cosa si dovrebbe fare in quello spazio comune. Inoltre, de.de.p ha presentato la prima bozza di un erbario del passaggio per far conoscere le piante che lì screscono spontanee.

S


44 Milano_piazzale Archinto da Dicembre 2011 Fondazione Riccardo Catella www.fondazionericcardocatella.org

Fotografie degli interventi di riqualificazione avvenuti in Piazzale Archinto con la partecipazione degli abitanti del quartiere


195/226

PIAZZALE ARCHINTO

PA

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIOCO

GIARDINAGGIO

PROGETTO

MANCANZA DI SPAZI VERDI

STRADA

PIAZZALE ARCHINTO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3OTGC721

L’intervento di riqualificazione di piazzale Archinto è promosso nell’ambito del programma di interventi per lo sviluppo del Distretto Urbano del Commercio Isola e fa parte de "I progetti della gente". La riqualificazione ha previsto la sistemazione del verde e l’installazione di giochi per i bambini, con l’obiettivo di migliorare la vivibilità, il decoro e la sicurezza dell’area e di favorire la fruizione di questo spazio pubblico da parte dei cittadini, dalle famiglie con i bambini e degli anziani. fasi del progetto: • identificazione dell’area e delle criticità da risolvere grazie all’attività di ascolto del quartiere; • sviluppo del progetto con il supporto dello Studio Land, continuando ad interfacciarsi con il quartiere per condividere le scelte progettuali; • cordinamento con i Settori tecnici del Comune nella fase di progettazione per rispettare i vincoli legati alla successiva manutenzione dell’area; individuazione di Partners tecnici disponibili a partecipare all’attuazione dell’intervento.

S


45 Milano_vari dal 2001 Paolo Bordino www.paopao.it

Fotografie di alcuni esemplari di Pinguini realizzati da Paolo Bordino


197/226

PINGUINI PAO

PP

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARTISTI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

MURO

PINGUINI PAO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5PIC712

Pao (Paolo Bordino) è un artista milanese di strada della generazione writer. Nasce a Milano nel 1977 e dopo una gioventù spesa tra concerti punk e ska si trasferisce a Londra dove sperimenta fino in fondo il grigiore della società contemporanea. La sua grande idea è stata quella di utilizzare i paracarri stradali come supporto tridimensionale per i personaggi di un suo fumetto. I primi esemplari sono nati di nascosto nella notte, in una via della periferia Milanese, erano esemplari neri e sporadici ma successivamente sono diventati una stirpe e hanno iniziato a popolare tutta la città. (Via Aosta, via Bocconi, via Conchetta, via Mario Pagano, via Giovanni Lanza, piazza Arcole). Pao dipingendo con lo spray pinguini e altri personaggi che suscitano stupore nei passanti si era accorto delle potenzialità che graffiti e murales hanno come strumento di liberazione dell'individuo dall'oppressione di una società sempre più grigia e meccanizzata. «Milano è così grigia e io voglio colorarla: voglio che i milanesi tornino a sorridere vedendo i miei pinguini e sfido chiunque a dire che è più bello un muro grigio».

E


46 Milano_vari dal 2009 Associazione Sportiva Dilettantistica www.podistidamarte.it

Fotografie dei Podisti da Marte durante alcune delle loro azioni


199/226

PODISTI DA MARTE

PO

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

MOBILITAZIONE URBANA

A U T O R I

CITTADINI

MANIFESTAZIONE

ATTIVISMO

MANCANZA DI SPAZI VERDI

STRADA

PODISTI DA MARTE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3OAE739

I podisti da marte sono una critical mass di podisti nata a Milano nel 2009. Una volta al mese cercano di contagiare la città con un concentrato di buone intenzioni: salutano i passanti e sono cortesi con gli automobilisti, aggregano i runners che incontrano e a volte regalano anche fiori. Usando le parole di Paolo Garimberti (Presidente della RAI, che ha parlato di loro su "I diari della bicicletta" di Repubblica), mettono le basi di un "corso pratico di educazione urbana". Le linee guida sono: - non è una gara, corriamo insieme per goderci il centro di Milano - correte al vostro ritmo, nessuno resterà da solo - è per tutti, il tapascione, il neofita, il top runner - salutate tutti i passanti che incontrate - tirate nel gruppo i podisti che trovate lungo il percorso - non siate aggressivi con nessuno, né passanti, né automobilisti - comunicate con gli altri marziani: parlate la stessa lingua - i Vigili Urbani sono nostri grandi amici - è GRATIS, non è prevista alcuna iscrizione

E


47 Milano_Via Cuccagna 2 dal 2008 Consorzio Cantiere Cuccagna www.cuccagna.org

Fotografie della cascina Cuccagna , sede dell'associazione Esterni


201/226

PROGETTO CUCCAGNA

PG

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONE

PROGETTO

LUOGHI INUTILIZZATI

LUOGHI SENZA IDENTITA’ SOCIALE

CASA

PROGETTO CUCCAGNA

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7QIT721

Con il restauro di una cascina agricola del '700 sopravvissuta nel centro di Milano (2000 mq + altrettanti di corti e giardino) Progetto Cuccagna intende realizzare a Milano un "Centro polifunzionale di iniziativa e partecipazione culturale territoriale" con l'intento di farne un prototipo replicabile. Il Centro Polifunzionale avrà vita negli spazi riabilitati della Cascina Cuccagna, che il Comune ha assegnato, con bando pubblico, in concessione ventennale a Consorzio Cantiere Cuccagna, riconoscendo la validità del Progetto sul piano conservativo, socio – culturale. Milano ha urgente bisogno di luoghi di partecipazione civile, di attenzione tra generazioni e culture, di occasioni di solidarietà per contrastare l'esclusione e imparare di nuovo, insieme, ad essere una comunità. E Cascina Cuccagna intende essere proprio uno di questi luoghi. All'interno del complesso troviamo orti e serre didattici, una bottega a filiera corta, una trattoria, un'agenzia per il turismo agricolo-territoriale, spazi per ospitalità temporanea, laboratori, incontri e esposizioni, oltre 4000 mq a disposizione della cittadinanza.

S


48 Milano_vari dal 2008 Esterni www.publicdesignfestival.org

Fotografie di alcune iniziative svolte in concomitanza del Public Design Festival


203/226

PUBLIC DESIGN FESTIVAL

PD

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

MANIFESTAZIONE

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

PIAZZA

PUBLIC DESIGN FESTIVAL

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4LPIE768

Public Design Festival è il primo festival in Italia che parla di design degli spazi pubblici e propone progetti da vivere, usare e sperimentare. Nuove idee per lo spazio pubblico concepite e realizzate sia da Esterni, che da importanti designer internazionali con l'obiettivo di stimolare, in coloro che hanno il potere di intervenire nelle città, una progettazione creativa del vivere urbano. Gli spazi pubblici sono il luogo da cui partire per progettare le città del futuro, dove gli abitanti delle città si riconoscono come comunità, luogo di crescita democratica, culturale e civile. Sono quattro le zone interessate, scelte perché simboleggiano 4 aree pubbliche differenti tra loro - Cadorna, Cascina Cuccagna, Parco Esposizione Novegro, Rubattino - ma accomunate dalla necessità di essere in qualche modo ridisegnate intorno ai cittadini. In ognuna di queste aree esterni ha proposto la sua personale interpretazione di progetto per lo spazio pubblico attraverso la produzione e rappresentazione di idee. Il team di progettazione è infatti oggi impegnato nella realizzazione di strutture temporanee che ospiteranno progetti e servizi.

S


49 Milano_via Cadolini 16 Aprile 2011 Distretto creativo NIL28 distrettocreativonil28.tumblr.com

Fotografie dell'evento seduta di quartiere in via Cadolini organizzato da Nil28


205/226

SEDUTA DI QUARTIERE

SE

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

MURO

SEGNALETICA SPERIMENTALE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5LPIC722

Seduta di Quartiere é il primo evento di “start up” organizzato da NIL28 (la sigla sta per Nuclei di Identità Locali), associazione culturale che si propone di avviare un percorso di valorizzazione del quartiere UmbriaMolise attraverso un dialogo stretto tra abitanti e mondo della creatività. L'associazione è capitanata dallo studio Metrogramma ma tante altre sono le realtà note presenti, 5+1 AA, dotdotdot, blob creative group, Salottobuono e tanti altri. Sabato 16 aprile, in concomitanza con il salone del mobile, è stata allestita una tavolata di oltre 130 metri lungo via Cadolini grazie alla fantasia degli studi di professionisti e creativi che hanno aderito all’iniziativa. Ogni studio ha partecipato acquistando, con una quota associativa, 4 metri a testa da personalizzare a piacere e per stare insieme seduti a tavola ogni commensale ha portato una sedia come simbolico auto-invito, oppure ha potuto auto-costruirsi uno sgabello con un kit di montaggio in cartone.

E


50 Milano_vari 2009 Esterni www.esterni.org

Fotografie di alcuni cartelli di segnaletica sperimentale realizzati da Esterni


207/226

SEGNALETICA SPERIMENTALE

SE

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

MURO

SEGNALETICA SPERIMENTALE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5LPIC722

I cartelli di segnaletica sperimentali, realizzati da Esterni, sono pensati con lo scopo di creare aree di socializzazione e integrazione. Sono identici per dimensione e forma a quelli esistenti ma rivisti e reinventati per stimolare nuovi comportamenti, segnalare nuovi e diversi percorsi stradali, modificare con messaggi semplici e spiazzanti la percezione dello spazio. Alcuni esempi: Obbligo di saluto, Procedere a passo di danza, Periferia, Questa è una piazza, Sorridi i stanno filmando, Spot area inquinata da pubblicità, Vietato esibirsi. Vengono prodotti in ferro scatolato, disponibili in varie dimensioni e misure: triangolare (lato) 0,6 e 0,9 mt, rotondo (diametro) 0,4 e 0,6 mt.

E


51 Milano_zona Navigli 14 Aprile 2010 Parasite 2.0 www.parasite20.blogspot.it

Fotografie dell'installazione decontestualizzante posta in zona Navigli a Milano


209/226

STREET DINNER

SD

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARCHITETTI

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

STRADA

STREET DINNER

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3PI742

L'impossibilità di espressione per dei giovani a livello accademico e professionale porta alla nascita di PARASITE 2.0, laboratorio collettivo e aperto, basato sul libero confronto di idee interrogandosi sullo stato della vita urbana. L’installazione punta sulla decontestualizzazione, cercando di mostrare come qualunque angolo e scarto che la città offre è luogo dello stare senza avere bisogno di particolari regole e disegni, ma come basti poco per trasformarsi in un’estensione delle nostre camere e dei nostri salotti. L’opera, collocata in uno spazio utilizzato come orinatoio a cielo aperto si apriva completamente allo spettatore che era invitato ad interagire, accomodandosi al tavolo e consumando la bottiglia di vino.

E


52 Milano_vari dal 2003 Clet Abraham www.facebook.com/clet.abraham

Fotografie di alcuni cartelli stradali modificati con originalitĂ da ll'artista Clet Abraham


211/226

STREET ART

SA

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARTISTI

INSTALLAZIONE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

MURO

STREET ART

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5PI712

Clet Abraham è un artista che da due anni a questa parte incolla in notturna stickers removibili sui segnali stradali delle principali città italiane e non, regalando ai passanti un sorriso di stupore. Ma il fine di Clet è molto più profondo e vale la pena soffermarsi e comprendere meglio i suoi blitz estetici, che non sono un inno all’anarchia ma un monito a riflettere sulla sua concezione di società, sempre più standardizzata, incanalata e costretta da regole a discapito dell’espressione e intelligenza individuale. Clet definisce provocatoriamente i comuni segnali stradali come «unica forma d’arte contemporanea che sia riuscita a imporsi con prepotenza nello spazio pubblico». E così i suoi personaggi, Cristi crocifissi, Madonne, angeli, diavoli, moderni Cirenei con pesanti travi sotto il braccio, diventano i simboli della sua crociata artistica. La speranza è che queste azioni urbane possano destare l’attenzione anche delle amministrazioni locali che secondo l'artista non danno il giusto valore allo “spazio pubblico”, alle piazze e alle strade delle nostre città, che sarebbe bello potessero diventare il palcoscenico di appuntamenti culturali ed espressioni artistiche.

E


53 Milano_vari dal 2008 Cantieri Isola, Precare.it www.temporiuso.org

Fotografie di alcune attivitĂ svolte dall'associazione culturale temporiuso e mappa dei luoghi inutilizzati di Milano


213/226

TEMPORIUSO.net

TR

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

BLOG

WORKSHOP

MAPPATURA

LUOGHI INUTILIZZATI

EDUCAZIONE URBANA

SPAZIO RESIDUALE

TEMPORIUSO

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6NQRWB728

Temporiuso.net, è un’associazione culturale per la promozione di progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono. Il progetto di ricerca-azione è stato avviato nel 2008 in partnership da Cantieri Isola e da Precare.it, oggi riunite nell’associazione temporiuso. Cantieri Isola è un’associazione culturale che opera alla valorizzazione del quartiere Isola, Precare.it è un gruppo di attivisti nato a Milano per promuovere il progetti sul riuso di edifici in abbandono. Il 30 marzo 2012 il Comune di Milano ha deliberato e approvato il Protocollo d’Intesa tra Comune, DiAP Politecnico di Milano e Temporiuso.net per l’avvio sul territorio milanese di sperimentazioni di riuso temporaneo di edifici ed aree in abbandono, sottoutilizzate o di prossima trasformazione. I risultati del progetto mirano all’avvio di bandi di assegnazione e concorsi d’idee per il riuso temporaneo, allo start-up e gestione di spazi ad uso temporaneo, alla creazione di un data-base accessibile per spazi ed utenti del riuso temporaneo, all’individuazione di un modello gestionale il riuso temporaneo.

S


54 Milano_zona Navigli 14 Aprile 2010 Parasite 2.0 www.parasite20.blogspot.it

Fotografie dell'installazione This is a social network realizzata da Parasite 2.0


215/226

THIS IS A SOCIAL NETWORK

TH

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARCHITETTI

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

MURO

THIS IS A SOCIAL NETWORK

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

5LIC742

L'impossibilità di espressione per dei giovani a livello accademico e professionale porta alla nascita di PARASITE 2.0, laboratorio collettivo e aperto, basato sul libero confronto di idee interrogandosi sullo stato della vita urbana. Cos’è oggi lo spazio pubblico? Nel proliferare di agorà sul web, il socialnetwork deve tornare in strada, trasformando una parete cittadina dimenticata e inutile, ma perfettamente ordinata e dipinta, in una bacheca di condivisione di pensieri. Da queste considerazione nasce THIS IS A SOCIAL NETWORK. L’installazione composta da una penna e da un pacco di Postit, è stata posizionata durante la Milan design week 2010, puntando a generare un luogo di scambio di idee sulle questioni sollevate, o che dovrebbe sollevare, un evento del genere in una città come Milano che ha perso il rapporto con le sue strade. Nei messagi lasciati nessuno ha sollevato questioni ritenute interessanti.

E


55 Milano_darsena di Porta Ticinese 25 Aprile 2010 Parasite 2.0 www.parasite20.blogspot.it

Fotografie dell'installazione Urban Chat Romm realizzata da Parasite 2.0


217/226

URBAN CHAT ROOM

CH

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

ARCHITETTI

A U T O R I

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

STRADA

URBAN CHAT ROOM

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3LIC742

L'impossibilità di espressione per dei giovani a livello accademico e professionale porta alla nascita di PARASITE 2.0, laboratorio collettivo e aperto, basato sul libero confronto di idee interrogandosi sullo stato della vita urbana. Cosa rende un luogo spazio pubblico? Il dialogo, l’interazione tra chi lo vive? Due sedie e 36 candele bastano a trasformare per una sera 4 mq in una URBAN CHAT ROOM (25/04/2010), piccola matrice d’origine di spazio pubblico urbano. Il sito scelto è la darsena, il vecchio porto commerciale milanese che nonostante si trovi in una delle poche aree dedicate alla vita notturna è fonte di degrado per la città. L’installazione voleva spingere ad interrogarsi sullo stato attuale dell’area e sul modo di vivere lo spazio aperto nella Milano dell'era virtuale.

E


56 Milano_Via Borsieri da Maggio 2011 Fondazione Riccardo Catella www.fondazionericcardocatella.org

Fotografie della riqualificazione di un tratto di Via Borsieri avvenuto grazie alla Fondazione Riccardo Catella


219/226

VIA BORSIERI

VB

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

A U T O R I

ASSOCIAZIONI

GIOCO

PROGETTAZIONE

GIARDINAGGIO

MANCANZA DI SPAZI VERDI

STRADA

VIA BORSIERI

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

6OGTC721

La Fondazione Riccardo Catella tra il 2010 ed il 2011, con il supporto dell’Arch. Andres Kipar e dello Studio LAND, ha concentrato la propria attenzione sul tema della progettazione del paesaggio urbano e degli spazi pubblici con l’obiettivo di sviluppare un format per riqualificazioni “a livello di quartiere” replicabile in diverse aree della città in una prospettiva di continuità nel tempo. L'intervento di Via Borsieri è stato realizzato tra aprile e maggio 2011 all'interno del programma “I progetti della gente” della Fondazione. Ha previsto il rifacimento della pavimentazione dei marciapiedi con materiale lapideo, la predisposizione del sistema di irrigazione e la piantumazione delle aiuole e il ripristino dei dissuasori. Inoltre, nell’ambito della realizzazione del progetto, sono state anche definite le linee guida relative alla scelta degli elementi di arredo per i commercianti, che contribuiscono alla qualificazione estetica della via. Gli obiettivi sono valorizzare i temi della vivibilità urbana, dell’innovazione e della sostenibilità nell’ambito della progettazione degli spazi pubblici; sviluppare la fase progettuale “dal basso” coinvolgendo i cittadini con l’intento di rispondere alle loro esigenze e prevedere una fruizione innovativa e reale del territorio urbano.

S


57 Milano_quarteire Isola dal 2010 City0, Esterni, Mediatria www.zonaisola.it

Fotografie del quartiere Isola,


221/226

ZONAISOLA.IT

ZO

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

ESPLORAZIONE URBANA

A U T O R I

GRUPPI DI QUARTIERE

ATTIVISMO

MAPPATURA PARTECIPATA

BLOG

EDUCAZIONE URBANA

CASA

ZONAISOLA.IT

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

7NBRA768

Zonaisola.it è un luogo di informazione e di attivismo sull’Isola, un quartiere di Milano che sta vivendo grandi trasformazioni e ha bisogno di buone idee e buoni progetti per accompagnarle. È un sito indipendente, basato sulla partecipazione volontaria, costruito da persone che nel quartiere vivono o lavorano, pensato per dare voce e mettere in rete una comunità ricca di competenze, esperienze, progetti da realizzare e storie da raccontare. Sul sito si trovano informazioni puntuali sulle grandi trasformazioni urbane in atto, sul nuovo negozio che apre sotto casa, sulle soluzioni intelligenti per rendere le strade più pulite e i marciapiedi più liberi dalle auto. E’ il luogo in cui lanciare proposte sulla nuova viabilità o sulle opere pubbliche davvero necessarie o sui nuovi servizi da realizzare nel quartiere. Parleremo del meglio che viene progettato e realizzato in altri quartieri in Italia e in giro per il mondo. I quartieri sono fatti da persone che intrecciano quotidianamente le loro esperienze di vita e di lavoro; sono il luogo in cui possiamo sperimentare e applicare soluzioni di mobilità e sostenibilità ambientale; sono lo spazio migliore per favorire l’integrazione sociale; sono l’ambiente in cui piccoli e grandi crescono e trascorrono una bella fetta della loro vita e della loro giornata.

S


58 Milano_Cadorna 12 Aprile 2012 Acces_SOS cargocollective.com/qartit

Fotografie dell'elemento [s]mobile realizzato da Acces_SOS atp


223/226

[S]MOBILE URBANO

SM

EFFIMERO

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

AZIONE DISEQUILIBRANTE

A U T O R I

ARTISTA

GIOCO

INSTALLAZIONE

LUOGHI SENZA IDENTITÀ SOCIALE

LUOGHI PRIVI DI CREATIVITÀ

PIAZZA

[S]MOBILE

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

4LPIC712

Acces_SOS atp è un'associazione temporanea che lavora per migliorare lo spazio pubblico urbano ed il suo grado di vivibilità. Per la città di Milano hanno progettato [s]mobile: una serie di elementi, cubi in cemento armato che si muovono su ruote e che offriranno nuove funzioni al piazzale davanti alla stazione di Cadorna. E' un arredo urbano troppo pesante da portarsi a casa ma anche un immobile spostabile con carrello a proprio piacimento. [s]mobile si muove, si sposta e la configurazione è variabile. Chi aspetta ne approfitta, chi è stanco si riposa, chi vuol parlare si accomoda, chi lavora in piedi lo desidera, chi viaggia con le valigie lo sfrutta, chi ha bambini si stende, chi ha tempo libero ci prende il sole, chi è arrabbiato lo insulta. Posizionato sul flusso del traffico pedonale in asse con l'attraversamento del semaforo, [s]mobile è di ingombro così le persone lo scansano, lo guardano, lo ignorano, lo usano.

E


59 Milano_vari dal 2012 Attivisti www.salvaiciclisti.it

Fotografie dei #salvaciclisti all'azione


225/226

#SALVACICLISTI

SC

STRUTTURALE

FORME DELLA DURATA COMUNICAZIONE

MOBILITAZIONE

A U T O R I

CITTADINI

BLOG

ATTIVISMO

LE AUTOMOBILI INVADONO LA CITTÀ

EDUCAZIONE URBANA

STRADA

#SALVACICLISTI

LUOGO PROBLEMATICA S T R U M E N T I

3MAB739

#salvaiciclisti è un movimento popolare e spontaneo indipendente da partiti e associazioni che chiede alla politica interventi mirati per aumentare la sicurezza dei ciclisti sulle strade italiane sulle quali sono morti negli ultimi 10 anni 2.556 ciclisti. Propongono un modello di città con meno automobili e più libertà di muoversi a piedi, in bici, con i mezzi pubblici e combinando queste modalità. Salvaiciclisti è quindi un'idea di mobilità che diventa libera azione partecipata. Tutto parte dall’iniziativa Cities fit for cyclists del Times e dal manifesto di 8 punti che viene ripreso dai blogger italiani e rilanciato in rete sotto il nome di #salvaiciclisti. Le iniziative chiedono l’istituzione di “Zone 30” in ambito urbano, la costruzione di strutture atte a favorire la ciclabilità nelle città, il monitoraggio e ripensamento delle strade e degli incroci più pericolosi e, a livello locale, maggiore impegno per contrastare il fenomeno della sosta selvaggia. Inoltre hanno dato vita ad un documento che contiene le linee guida per rendere nostre città più vivibili partendo da interventi mirati sulla mobilità: è il Libro Rosso della Ciclabilità e della Mobilità Nuova. (rosso è il colore del sangue riversato sulle strade dai ciclisti morti)

S


INDICE DEGLI INTERVENTI

1.

ADA STECCA

31. LA BIBLIOTECA DI CONDOMINIO

2.

AGIRE POESIA

32. LABORATORIO CREATIVO PER LO SPAZIO

3.

ALBERO MOBILE

4.

AMACA PARKING

33. LABORATORIO DEL VERDE AUTOGESTITO

5.

BAMBINI RIDISEGNANO LA CITTÀ

34. LIBERE RAPE METROPOLITANE

6.

BENVENUTI A CASA

35. MARXMUSEO

7.

BIKEMAP

36. MILANO E OLTRE

8.

BOSCO DI GIOIA

37. NIL28 IN PIAZZA

9.

BOSCO IN CITTÀ

38. NUOVO GIARDINO DELL’ISOLA

PUBBLICO

10. C’E’ SPAZIO PER TUTTI

39. OCCUPAZIONE TORRE GALFA

11. CANTIERE PER LA CITTÀ

40. PARASITE TRIP

12. CENA IN NERO

41. PARCO DELLE CAVE

13. CHIAMA MILANO

42. PARK(ING) DAY

14. COLTIVAZIONI URBANE

43. PASSPARVERD

15. COMITATO CASCINE

44. PIAZZALE ARCHINTO

16. CONSORZIO DAM

45. PINGUINI PAO

17. CRITICAL GARDENING

46. PODISTI DA MARTE

18. CROSSING PATH SUPER BENCH

47. PROGETTO CUCCAGNA

19. ECO-BOX

48. PUBLIC DESIGN FESTIVAL

20. ESCO AD ISOLA

49. SEDUTA DI QUARTIERE

21. FUORI DAL VASO

50. SEGNALETICA SPERIMENTALE

22. GARIBALDI E L’ISOLA PARTECIPATA

51. STREET DINNER

23. GHOST BIKE

52. STREET ART

24. GIARDINI CONDIVISI

53. TEMPORIUSO

25. GIARDINO IN TRANSITO

54. THIS IS A SOCIAL NETWORK

26. GIARDINO DEGLI AROMI

55. URBAN CHAT ROOM

27. GIARDINO DI VIA FORLI

56. VIA BORSIERI

28. GIARDINO RICCARDO CATELLA

57. ZONAISOLA.IT

29. GO SKATE DAY

58. [S]MOBILE

30. IMMAGINING PARCO SUD

59. #SALVACICLISTI


AIFA RGOILBIB BIBLIOGRAFIA



227/239 Capitolo 1 Padiglione U.S.A. Una breve descrizione. - F. Bernstein, Project for the People at the U.S. Pavilion in Venice, Architectural Record, 18 Luglio 2012 - D. Chipperfield (a cura di), Biennale Architettura 2012.Common Ground, catalogo della 13a Biennale di Architettura di Venezia, Marsilio Editore, Venezia, 2012 - L. A. Custer, 124 Ways to change a city: Spontaneous Interventions at the Venice Biennale, BMW Guggenheim Lab (blog), 17 Settembre 2012 - G. Douglas, Spontaneous Interventions, Cosmetropolis (blog), 5 Settembre 2012 - R. Forbes, Bikes (and the U.S. Pavilion) Win at the Venice Biennale, Public Bikes (blog), 21 Settembre 2012 - J. Hattam, Pop-Up Gardens, Other ‘Urban Interventions’ To be Showcased at Venice Architecture Biennale, Treehugger.com, 26 Maggio 2012 - M. Kimmelman, Critic’s Notebook: Projects Without Architects Steal the Show, New York Times, 11 Settembre 2012 - C. Pearson, Spontaneous Urbanism, Architectural Record / Off the Record, 17 Maggio 2012 - K. Rosenfield, Venice Biennale 2012: U.S. Pavilion Announces Designers and Partecipants, ArchDaily, 28 Giugno 2012 - C. Wing-Zi Wong, Spontaneous Interventions: U.S. Pavillon, Discolé, 13 Settembre 2012 - K. Wong, ‘Silver’ for the U.S. Pavilion in Venice, New Museum (blog), 13 Settembre 2012


BIBLIOGRAFIA

228/239

- Michelle Obama e il padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia, AT Casa - Corriere della Serra, 5 Settembre 2012 - U.S. Pavilion, International Architecture Exhibition at the Venice Biennale, Architect, the magazine of the American Institute of Architects, New York, Agosto 2012 - Venice Architecture Biennale Announces Golden Lion: Toyo Ito’s Pavilion takes the exibition’s top honor and the U.S. Pavilion gets a special mention, Architectural Record, 29 Agosto 2012 - Venice Biennale 2012: U.S. Pavilion Preview, Designboom, 28 Giugno 2012 - Venice: The Golden Lions-The 13th International Architecture Exhibition awarded Urban ThinkTank, Grafton Architects, and the Japan Pavilion, while distinguishing cino Zucchi and the Polis, Russian and U.S. Pavilion with special mention, Domus, 29 Agosto 2012

Capitolo 2 Strategie e tattiche De Certeau, Buber, Ward, Lefevbre. I teorici della partecipazione dal basso. - M. Augè, Disneyland e altri Nonluoghi, traduzione di A. Salsano, Bollati Boringhieri, Torino, 1999 - M. Augè, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, traduzione di D. Rolland, Eleuthera, Milano, 1993 - M. Buber, Sentieri in utopia. Sulla comunità, traduzione D. Di Cesare, Marietti, Milano, 2009


BIBLIOGRAFIA

229/239

- M. Crawford, Urban interventions and the right to the city, in ‘Architect’, the magazine of the American Institute of Architects, New York, Agosto 2012 - M. De Certeau, L’invenzione del quotidiano, traduzione di M. Baccianini, Ed. Il Lavoro, Roma, 2001 - A. Fernandez Per, Javier Arpa, The pubblic chance, A+T, 2008 - V. Gregotti, Architettura e postmetropoli, Einaudi, Torino, 2011 - R. Klanten, M. Hubner, Urban Interventions. Personal projects in public spaces, Gestalten, Berlino, 2010 - H. Lefebvre, Critica della vita quotidiana, traduzione V. Bonazza, Dedalo, Bari, 1977 - H. Lefebvre, Il diritto alla città, traduzione di C. Bairati, Marsilio, Venezia, 1978 - H. Lefebvre, La produzione dello spazio, Moizzi, Milano, 1976 - H. Lefebvre, La rivoluzione urbana, traduzione di A. Gioia, Armando, Roma, 1973 - C. Ward, Anarchia come organizzazione,traduzione di G. Luppi, A. M. Brioni, Eleuthera, Milano, 1996 - C. Ward, Social Policy: an anarchist responce, Freedom Press, 1996 - C. Ward, L’anarchia. Un approccio essenziale, R. Ambrosoli, Eleuthera, Milano, 2008 - A + T, Strategy Public, n. 35-36, Vitoria-Gasteiz, Primavera-Autunno 2010


BIBLIOGRAFIA

230/239

- A + T, Strategy and Tactics in pubblic space, n. 38, Vitoria-Gasteiz, Autunno 2011 - A + T, Strategy Space, n. 37, Vitoria-Gasteiz, Primavera 2011

Capitolo 3 La vita per strada Trasformazioni e conflitti nell’utilizzo degli spazi pubblici. - D. Appleyard, Livable Streets, University of California Press, Berkeley, CA, 1981 - D. Appleyard, K. Lynch, R. Myer, The view from the road, MIT Press, Cambridge, 1964 - J. G. Ballhard, La mostra delle atrocità, traduzione A. Caronia, Feltrinelli, Milano, 2001 - M. De Certeau, L’invenzione del quotidiano, traduzione di M. Baccianini, Ed. Il Lavoro, Roma, 2001 - B. De Sario, Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell’italia degli anni ‘80, Xbook, Milano, 2009 - H. J. Gans, The Levittowners. Ways of life and politics in a new suburban community, Pantheon Books, New York, 1967 - J. Gehl, Vita in città. Spazio urbano e relazioni sociali, Maggioli editore, Rimini, 1991 - J. Jacobs, Vita e morte delle grandi città, traduzione di G. Scattone, Einaudi, Torino, 1969


BIBLIOGRAFIA

231/239

- R. Koolhaas, S, M, L, XL: Small, Medium, Large, Extra-Large, Monacelli Press, New York, 2006 - K. Lynch, The image of the city, MIT Press, Cambridge, 1960 - Ministry of Transport, Traffic in Towns. A study of the long term problems of traffic in urban areas (Buchanan Report), Reports of the Steering Group and Working Group appointed by the Minister of Transport, Londra, HMSO, 1963 - T. Polhemus, Streetstyle: From Sidewalk to Catwalk, Thames & Hudson, New York, 1994 - M. Smets, Il nuovo paesaggio delle infrastrutture in Europa, “Lotus” 110, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001 - R. Venturi, D. Scott Brown, S. Izenour, Learning from Las Vegas, MIT Press, Cambridge, 1972

Capitolo 4 La dichiarazione universale dei diritti urbani Diritti da proteggere, da conquistare e da estirpare secondo i cittadini. - The Universal Declaration of the Urban Rights, www.declarationderetosurbanos.com - Zuloark, The Universal Declaration of the Urban Rights, in Studio, n.01, Milano, Inverno 2011


BIBLIOGRAFIA

232/239

Capitolo 5 Aldo Van Eyck I playground e la città. - W. J. Curtis, L' architettura moderna del Novecento, Bruno Mondadori, Milano, 2002 - K. Frampton, Storia dell’architettura moderna, traduzione di S. Milesi, Zanichelli, Bologna, 2008 - J. Huizinga, Homo Ludens, Il Saggiatore, Milano, 1972 - L. Lefaivre, Top-down metts Bottom-up, in ‘Architect’, the magazine of the American Institute of Architects, New York, Agosto 2012 - L. Lefaivre, I. de Roode, Aldo van Eyck, The playground and the city, Stedelijk Museum Amsterdam, NAi Publishers Rotterdam, 2002 - L. Lafaivre, Puer ludens, Lotus 124, Milano, 2005 - V. Ligtenlijn, Aldo van Eyck, Works, Birkhauser, Berlino, 2005 - A. Smithson (a cura di), Team 10 Primer, MIT Press, New York, 1968

Capitolo 6 La città dei bambini La strada come luogo dell’infanzia. - R. Banham, Los Angeles. L'architettura di quattro ecologie, Einaudi, Torino, 2009 - F. La Cecla (a cura di), Bambini per strada, Franco Angeli, Milano, 1995


BIBLIOGRAFIA

233/239

- F. La Cecla, Surrogati di presenza. Media e vita quotidiana, Mondadori Bruno, Milano, 2006 - P. Goodman, The Empire City, Bobbs Merril, Indianapolis, 1959 - P. Goodman, The grand Piano, Colt Press, San Francisco, 1942 - J. Huizinga, Homo Ludens, Il Saggiatore, Milano, 1972 - F. Molnár, I ragazzi della Via Pal, traduzione di Mario Brelic, Giunti Editore, Firenze, 2011 - P. Lee-Wright, Child Slaves, Earthscan, Londra, 1990 - I. e P. Opie, Children’s Games in Street and Playground, Oxford university Press, Oxford, 1969 - Schools Council, Out and About. A teacher’s guide to safety on educational visits, Methuen Educational, Londra, 1972 - C. Ward, Il bambino e la città, traduzione di P. Nicoletti Altimari, L’ancora del mediterraneo, Napoli, 2000 - C. Ward, A. Fyson, Streetwork. The exploding school, Routledge and Kegan Paul, Londra, 1973

Capitolo 7 Ugo La Pietra Abitare è essere ovunque a casa propria - G. Bettetini, Aldo Grasso, U. La Pietra (a cura di), La casa telematica, E.A. Fiera Internazionale, Società editrice Kata, Milano, 1983 - A. Branzi, Il design italiano 1964-1990, Milano, 1996.


BIBLIOGRAFIA

234/239

- G. Celant (a cura di), Ugo La Pietra, catalogo mostra, Bergamo, 1967 - G. Dorfles, Dal significato alle scelte, Castelvecchi, Roma, 1973 - W. Grub, Boutiquen, Shops und Schicke Laden. Internationale Beispiele verkaufsfordernd gestaltet, München, 1974 - U. La Pietra, Abitare la città. Ricerche interventi, progetti nello spazio urbano dal 1962 al 1982, Allinea, Firenze, 1982 - U. La Pietra, Abitare la città, Allemandi & Co., Torino, 2011 - U. La Pietra, Ad Arte: 1985-1995: dieci anni di ambienti e oggetti per abitare con arte, Allinea, Firenze, 1995 - U. La Pietra, Autoarchiterapia, Jabik & Colophon, Milano, 1975 - U. La Pietra (a cura di), Casa aperta, Giardino all’italiana: mostre cantiere organizzate in occasione del Cersaie 1988 e 1989, Allinea, Firenze - U. La Pietra (a cura di), La casa del desiderio, Allinea, Firenze, 1989 - U. La Pietra (a cura di), La conversazione elettronica. Modificazione dello spazio abitativo e dei suoi rituali attraverso l’uso di sistemi telematici, Allinea, Firenze, 1985 - U. La Pietra (a cura di), Cultura balneare. Analisi campione sul territorio di Cattolica e Palermo. Estate 1986, Allinea, Firenze, 1987 - U. La Pietra, Domesticare. Ambienti e oggetti per abitare con arte, Allinea, Firenze, 1988 - U. La Pietra (a cura di), Genius Loci, catalogo della mostra tenuta a Verona nel 1988, Allinea, Firenze, 1988


BIBLIOGRAFIA

235/239

- U. La Pietra, Il giardino delle delizie. Spettacolarità e concettualità nei progetti di orti e parchi urbani a Milano, Bologna, Roma, Palermo, Allinea, Firenze, 1986 - U. La Pietra, I gradi di libertà, Jabik & Colophon, Milano, 1975 - U. La Pietra, Il sistema disequilibrante, Galleria Toselli, Milano, 1970 - U. La Pietra, Strutturazioni tissurali. Il segno randomico 1965/66, Annotazioni d'Arte, Milano, 2009 - U. La Pietra, La grande occasione, Edizioni Plana, Milano, 1976 - A. Pansera, Storia del disegno industriale italiano, Roma-Bari, 1993 - P. Portoghesi, M. Marini, Design e forme nuove nell'arredamento italiano, Roma, 1978 - M Tafuri, Storia dell’architettura italiana. 1944-1985, (nel capitolo “nuove crisi e nuove strategie”) Einaudi, Torino, 2002


SITOGRAFIA

236/239

- AdA Stecca, http://www.lastecca.org - Agire Poesia - Ivan Tresoldi, http://www.poesiaviva.it - Albero Mobile - Patrick Hubmann, http://www.patrickhubmann.com - I bambini disegnano la città - Fondazione Riccardo Catella, http://www. fondazionericcardocatella.org - Amaca Parking - Esterni, http://www.esterniservice.com - Bike Map, http://www.bikemap.net - Il bosco di Gioia - Controprogetto, http://www.controprogetto.it - Bosco in città - Italia Nostra, http://www.cfu.it - C'è spazio per tutti - Politecnico di Milano, http://www.cespaziopertutti. posterous.com/ - Cena in nero in metro - Critical Mass, www.facebook.com/events/ dinnerinthedark - Chiama Milano, http//www.chiamamilano.it - Coltivazioni urbane, http//www.coltivazionisociali.org - Comitato Cascine Milano 2015, www.cascinemilano2015.org - Consorzio Dam, www.consorziodam.com - Crossing Path Super Bench - Raumlabor, http//www.raumlabor.net - Fuori dal Vaso - Isola Pepe Verde, http://www.isolapepeverde. wordpress.com - Esco ad Isola - Associazione Nuova Acropoli, http://www.escoadisola.it


SITOGRAFIA

237/239

- Isola Pepe Verde, http://www.isolapepeverde.wordpress.com - Garibaldi e l'isola partecipata, http://www.garibaldielisolapartecipata. wordpress.com - Ghost Bike, http://www.ghostbikes.org - Giardini Condivisi - Comune di Milano, http://www.comune.milano.it - Giardini in transito, giardiniintransito.wordpress.com - Il Giardino degli Arommi - Giardino degli Aromi ONLUS, http://www. ilgiardinodegliaromi.org - Il laboratorio del verde aitogestito - Laboratorio di quartiere parpagliona, http://www.sestosg.net - Go skate day - critical mass, http://www.facebook.com/pages/GoSkate-Day-Milano - Immaging Parco Sud - Connecting Cultures, http://www. imaginingparcosud.org - Legami Comunitari - Connecting Cultures, http://www.sestosg.net/ sportelli/sestoprogetta/legami - Libere Rape Metropolitane - La rete delle rape, http://www.rape.noblogs. org


SITOGRAFIA

238/239

- Milano e oltre - Connecting Cultures, http://www.milanoeoltre.com - Nil 28 in piazza/seduta di quartiere - Distretto creativo NIL28, http:// www.distrettocreativonil28.tumblr.com - Isola Pepe Verde, isolapepeverde.wordpress.com - Occupazione torre Galfa - Macao, http://www.macao.mi.it - Parasite Trip - Parasite 2.0, http://www.parasite20.blogspot.it - Il parco delle cave - Italia nostra, http://www.cfu.it - Park(ing) Day - atm, http://www.milanoparkingday.over-blog.com - Passparverd - De.De.P, http://www.dedep.org - Piazzale Archinto - Fondazione Riccardo Catella, http://www. fondazionericcardocatella.org - Panettoni Pao - Paolo Bordino, http://www.paopao.it - Podisti da marte - Associazione Sportiva Dilettantistica, http://www. podistidamarte.it - Progetto Cuccagna - Consorzio Cantiere Cuccagna, http://www. cuccagna.org - Public Design Festival - Esterni, http://www.publicdesignfestival.org - Parasite 2.0, www.parasite20.blogspot.it - Street Art - Clet Abraham, http://www.facebook.com/clet.abraham - Temportiuso - Cantieri Isola, http://www.temporiuso.org - ZonaIsola - City0, http://www.zonaisola.it


SITOGRAFIA

- [s]mobile - Acces_SOS, http://www.cargocollective.com/qartit - #salvaciclisti, http://www.salvaiciclisti.it

239/239



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.