Inediti n.26
Alessandra Carnaroli
POESIE CON KATANA CANGURA
Poesia 2.0
Collana di poesia «INEDITI»
Poesia 2.0, 2017 www.poesia2punto0.com redazione@poesia2punto0.com
n.26
Alessandra Carnaroli
Poesie con katana Cangura
Poesia 2.0 2017
da Poesie con katana
I parte
carico e scarico
1 scania iveco prime parole italiane dopo ti stupro
2 scarpa con tacco boccolobiondo bocchino tutto compreso pacchetto manichino
3 bianco è colore che piÚ sta bene con scopata si pulisce sangue sperma basta una sciacquata
4 reggiseno treccine attaccate acqua e sale per pulire non ricresce pelo nĂŠ imene
5 si chiamava franco papino di bambine il cazzo duro bene chiedeva ti piace la fila di pane do da mangiare alle affamate
6 sono 100% africana fica di frutta adesso ti spremo
7 ti piace sabrina carpenter chiedeva prima di entrare era il suo modo di bussare
8 stai morbida non ti faccio male metto solo la chiave
9 conto i tir prima di dormire che mi sono passati sopra
10 non è più dolore è strofinare e cicale
11 faccio svelto non ti preoccupare ho la colonia dei bambini da portare al mare
12 i migliori sono i padri di famiglia ti trattano come a una figlia
II parte
murini / inserisci un emoji
sperimentiamo prima sui topolini ma in questo caso saltiamo diretti l'evoluzione della specie /cane che muove il sedere con cuore somministriamo cura per non perdere mi piace / faccia che strizza l’occhio e fa la linguaccia faccia che bacia genitore di bambino roditore fa audience /faccia sorridente con occhiali da sole wow cuore cuore
ti metto le lucine come albero di natale /wow /e la candela della fonte battesimale la bibbia bianca come esca /ok ok pray for c. /mani che pregano cuore con fiocco sole palloncino palloncino solo dio sa quando è il suo turno /top top top non osi uccidere l’uomo ciò che a lui sfugge / gattino arrabbiato faccia con occhiale incollato grrr grrr
ci vogliono togliere i figli lo stato omicidio legalizzato / diavoletto faccia arrabbiata verranno quando invecchiamo a toglierci figli che si ammalano o amputati / due facce spaventate come guardiezoofile sulla panda verde con i cani alla catena i nostri figli tolti dalla cuccia per due pulci sulla schiena /grrr gatto orso coniglio iena
sicuramente i giudici non sono madri / cuore che batte neonato non hanno utero sullo stomaco / faccia che strizza l’occhio faccia che ride con lacrima di gioia
Comunque vada, c. ha già vinto. vittoria batti cinque Ha vinto tanti cuori / cuore cuore love produce vita e resurrezione cuore trafitto/ il miracolo della carne in continua ossidazione /faccia che ride saldatore cambia colore come bracciale di rame è azzurro chiaro tipo bambino maschio sano / cuore azzurro wow mi piace
cervello devastato /non mi piace sigh cuore spezzato
Dio permette questo non lo provoca, nĂŠ ci gode. /faccia triste lacrima lacrima I sadici sono i medici e i magistrati preoccupati solo di ammazzare di togliere l'aria e l'acqua ad un bambino VIVO /grrr diavoletto faccia blu sulla fronte
rompete la boccia al vostro pesciolino! / faccia arrabbiata esplosione bomba
Da in caso di smarrimento/riportare a:
di è ca di quando bambina
do (dì-dò) sa
ora è bar-ritrovo freccette di ragazzi:
chi riporta la vecchia
a cuccia?
sta sul bordo del bidet è azzurra e bianca si chiama serve a
sta sul bordo dellalingua
non decolla
c’è scritto ingredients:
aqua ammonium lauryl sulfate
batti le mani mamma come bambina mi sono appena sposata tiri il riso al fotografo
qui paste e biscotti
qui sale/olio/aceti
qui non aprire! buco nero/ porta delle scale
quando ti sei lavata l’ultima volta senti di sudore andiamo sotto la doccia doccia: tutto molto strano bagnato manopola del freddo monopoli del caldo accappatoio e siccitĂ
e questo gattino da dove viene chi l’ha portato a perdere pali sul mio cappottino?
terra nel vaso per il ciclamino poi acqua per tutto il giardino
filo che mi stai attaccato alla mano filo cosa vuoi da me mi perseguiti il dito e un ago
la forma di questo buco che mi guarda ricorda una bocca urla vergogna vecchia butta qui l’acqua della pasta
da Cangura
5 IN(D)IZI
luda è una puttana si vede come la muove che te la mette sotto il naso si sente nell’aria. La puzza delle puttane è l’odore della pelle sudata, delle gonne di poliestere, dei sacchetti di plastica. È molto bella si capisce c’ha il tempo per farsi i peli la piastra per mettere lo smalto. Si sposta come i leoni dall’upim all’ovs, si apposta, va a caccia. È venuta a portarci via la casa i soldi del motorino la vacanza a rimini. Mio padre l’ha trovata in un locale dove si fanno le cene aziendali i balli di gruppo le donne sui pali l’ha pescata come quei peluche dietro il vetro, come l’aragosta nella vasca che ti guarda “voglio questa con le antenne lunghe, me la imbusta grazie.”. È moldava. Ha venticinque anni. Può essere mia sorella grande vestita male. Può essere mia madre.
Vedi che si baciano ma sono due donne due ragazzine dove sono i genitori in questi momenti perché non le picchiano. Una c’ha i capelli rosa cosa pretendi. L’altra è rasata si veste da maschio è il maschio. Vedi che non ci si può baciare in bocca farsi le carezze nel mezzo della spiaggia ci sono i bambini che guardano e imparano subito sono come le spugne. vedi che la stende sull’asciugamano gli monta sopra io mi devo girare. Queste cose fanno schifo, non è naturale. Nella vita c’è il maschio e la femmina apposta, come s’incastrano se no come si riproducono. Meglio che crepano. Serviva un’educazione diversa servivano le bastonate. Gli passava la voglia di toccarsi le tette, non gli veniva manco in mente. A me come genitore mi dispiace se un figlio ti diventa così è una condanna. Se si ammalano l’ha voluto il signore accetti e porti la croce ma questa situazione come reagisci, l’hanno voluta loro, l’hanno cercata. Pensa la vergogna che si danno la mano per strada si strusciano coi capezzoli, si danno i bacini. Io guarda se mi porti a casa una donna ti disconosco come figlia, come ti ho fatto ti rimangio e non mi pento.
Arianna non vuole un figlio quella vacca. È un’egoista. Tanto è una donna mi dici cosa cerca? A un certo punto la sveglia suona è una cosa biologica proprio del corpo umano. Lo sanno anche le bestie quando è ora montano, l’istinto è quello. Poi un giorno che sei pronta li cerchi e non ti arrivano. Gli ovuli c’hanno una scadenza non sei sempre giovane invecchi. Per un maschio è diverso, anche a settant’anni per dire ci riesci. Ma una donna . cos’è una donna senza figlio. Rimane monca. Vedi che gli manca qualcosa. Un pezzo. Per una donna è un completamento, un incastro che serve. Magari è l’amore che non c’è non è convinta. O è una moda. Lo fanno in tanti di stare senza figli andare in vacanza, al ristorante. Dormire fino a tardi. Non vuole sacrificarsi, non vuole le smagliature. Allattare. Ci tiene al fisico. Ma il fisico non è per sempre. Un figlio sì. Ce l’hai anche quando muori. È una parte importante. È una tua creazione personale. Una benedizione. Pensa a quelle che li vogliono ma non ce la fanno a farli come fanno? Prendono gli ormoni e niente. Li adottano ci spendono migliaia di euro. Vanno all’estero. Gli va bene anche un figlio nero è abbastanza. si adattano. Arianna è un’egoista. Vedi che però tutto ritorna. Vedi che se tra qualche anno si sveglia e poi deve farlo con l’impianto poi impara. Il signore non dimentica. Il signore fa le parti giuste. Senza figli dice che aumenta anche il cancro alle ovaie è un boomerang ti torna contro. Un figlio ti protegge come la madonna sul cruscotto. Sei più equilibrata più in pace con te stessa, più cristiana.
Farò quello che mi dici. Voglio fidarmi. Sei tu l’uomo in questa casa, da sempre. Io lavoro per togliermi lo sfizio, per dire che sono moderna. Capisco come ti senti non è facile al giorno d’oggi. Perdere il posto intendo. Finire in cassa integrazione a quarant’anni con due figli. Ti senti in affitto, che sono io che comando. È ingiusto. Impazzisci certo. Ti lasci andare, ti lavi poco, non ti pettini. Esci solo per le sigarette e il caffè corretto. Il minimo proprio. Un filo di gas. Come mi hai detto non ho pazienza. Dovrei metterci più grazia quando ti rispondo. Abbassare la testa. Ti faccio incazzare se alzo gli occhi è una cosa brutta, un gesto senza rispetto. Di disgusto. Allora sul divano scatti è normale. Butti per aria il tavolo con le foto del matrimonio i battesimi. Mi metti le mani addosso ma è un attimo. Poi ti penti. Perché sei un marito buono in fondo. Un padre giusto. Dai agli altri quello che si meritano bastoni o carote, sono io che scelgo come mi comporto. Hai toccato il fondo ti ci hanno buttato. Da capofamiglia a scendi letto non si può accettare. Dovrei cucinarti un piatto speciale. Comprarti un biglietto per la partita. Un vino buono. Basta Tavernello. Uno non si può abbassare a tanto. La carne dell’iperdiverso non la digerisci, ovvio. Magari mi tolgo un rene. Lo vendo. Possiamo risollevarci economicamente. Farò la mia parte.
Si voleva buttare dal terrazzo per colpa del cane che l’aveva fatta litigare. il marito la teneva per i fianchi diceva stai ferma, aspetta. Cosa devo aspettare non cela faccio più è meglio morire. Questa cosa del cane l’aveva scioccata pensava va bene i peli ma la piscia per casa. Quella no. Non la posso sopportare. Lodore. Lo sporco. Ha pure un figlio in casa. Nelle mattonelle il liquido si assorbe. Lascia l’alone. Poi col sole torna fuori il tanfo. Lei è sempre stata precisa. Pulita. Una che lava. Candeggia. ma il figlio si lamentava voglio un cane voglio un cane e glielo hanno regalato. Piccolino. Di razza. Vivace. Gli mangiava le ciabatte le coste dei libri le mutande sporche. Un cuscino. E piangeva quando lo lasciavano solo e loro uscivano era un lamento continuo i vicini brontolavano. Non ha retto. Basta poco a volte per impazzire. È un attimo. La tazzina che si rovescia. Una scheggia. E viene fuori tutto quanto quello che uno ha represso. È successo così dopo cena. Ha visto la finestra ha detto adesso mi butto. Questo cane basta. Sporca molto mi rende la vita un inferno. Eravamo così felice in tre. Adesso guarda ha guastato tutto. Dipendiamo da lui. Neanche in vacanza possiamo andare. Una gita in montagna. Una pizza. O me o lui. E si è sporta. Non so se c’era anche il figlio presente. Pensa che spavento. Tua mamma con la maglia corta che si vedono le mutande, la pancia che fa perno sul ferro. Tuo padre abbracciato come a un salvagente, qualcuno che si affaccia per il chiasso. Rientra, la minaccia. Ci guardano tutti. Ci sentono. Poi comunque lui è più forte, ce l’ha fatta. Come si fa a ricominciare dopo. Ci vuole pazienza. Una ringhiera più alta.
MIRANDE
6 io e la laura eravamo sole nella panda gialla, la chiamavamo il cimitero degli insetti perché nei finestrini chiusi ci morivano le mosche e molte vespe. noi ci giocavamo che era una astronave e il parasole era il computer e il freno a mano era il pulsante che sparava i razzi missili e il volante era il volante. i ruoli erano che lei era il capo che guidava fino alla luna, dalla luna agli anelli di saturno il capo ero io, al ritorno si faceva al contrario, chi non guidava lavorava al computer, chiamava la base sparava ai nemici. a turno ci chiamavamo: va va principessa aurora superstar, gordon che negli spazi va, kitty la terra aiuterà, che erano le parole che ci ricordavamo della sigla di un cartone animato spaziale che andava in onda su tv centro marche. se c’erano dei feriti durante gli scontri finivano sul sedile dietro dove si poteva stare sdraiati o si poteva fare l’amore. quello era il secondo gioco preferito, lo avevamo scoperto a casa di mio cugino che teneva i giornalini sotto il materasso. noi li leggevamo: prima ci facevano ridere e dicevamo ma cos’è sta roba, poi più li leggevi e più ti veniva una strana sensazione proprio lì sotto, che non era pipì che scappava ma era come se ti ci batteva il cuore, e capivi che non stava bene fare quella cosa di leggere e sentire quella cosa tra le gambe, come un ciambellone che si gonfiava e diventava zucchero e poi diventava liquido e bolliva. ma più leggevi e meno ti fermavi ci siamo abbracciate come nelle figure nere per calmare la talpa tozza e calda che ci scavava tra le gambe, si costruiva la tana in mezzo al niente, portava peli e rametti faceva una chiesa enorme di vetro e di carne lei stava sotto e io sopra, io ero il maschio e lei la femmina. aveva giurato che teneva la mano
davanti alla bocca perché i baci sulla bocca non si potevano dare, stava brutto e portavano le malattie, portavano la carie. io mi emozionavo e le davo con la lingua sul collo, le davo i bacini sulla pancia e sulle tettine che sembravano due cingomme secche attaccate da molto tempo sotto il banco. noi facevamo l’amore in un’unica posizione che era quella che io stavo sopra e lei sotto e sudavamo e ci piaceva, ma sempre con le mutande e mai bocca a bocca. poi una volta abbiamo scoperto la miranda, che ce l’abbiamo tutte ma quella di un altra è come un gusto nuovo del gelato, il puffo per esempio che noi abbiamo scoperto alla gelateria maremio dopo diverso tempo che era stato inventato.ci strofinavamo la miranda sedute di fianco e io non sapevo neanche che c’era un buco dove ci si poteva anche entrare con le maniche del grembiule.strofinavo, strofinavo e arrivavo all’osso come con le pesche quando avevamo finito non ci amavamo più, io tornavo una bambina e lei era una bambina: si giocava a mamme, a prendere, a fare i giornalini. alla miranda non ci pensavo finchè un altro giorno non ci annoiavamo e ricominciavamo a strofinarci come i fiammiferi e dava gusto per un po’. poi non so perché ma un giorno abbiamo smesso ci siamo scordate. lei ha cominciato a giocare con la mery, io ero più grande sono andata alle scuole medie, ho conosciuto cristian carloni e ci siamo baciati con la lingua in gita di un giorno a firenze. da allora mi sono piaciuti sempre i maschi. proprio alle femmine non ci ho più pensato, magari sì, qualcuna mi può piacere per come veste o per i capelli o per l’intelligenza, ma non mi reputo una persona omosessuale. questa cosa della miranda e della panda mi è venuta in mente adesso che parlo con lei dottoressa e forse può centrare qualcosa col fatto che non riesco ad accettare la mia gravidanza.
7 qualche volta ci penso di aprire la finestra e buttarmi fuori con i pantaloni larghi che ci sta dentro tutto il paese e la maglietta coi bracci forti che alzano venti bambini alla volta. qualche volta mi vedo saltare come una gatta che insegue un topo nerissimo, gli stacca i baffi e però non bastano a tenermi per aria e sbatto per terra, faccio un rumore di piatti rotti e forchette dappertutto. le persone fanno finta di non capire quando dico che non ce la faccio più. uno non lo dice per niente, ma perché è vero che le loro voci mi entrano nel cervello come le piume dei piccioni, scrivono parole bruttissime con l'inchiostro rosso che forse è il sangue o forse è l'alchermes per le torte imbottite dei compleanni. le mie figlie mi mangiano, invece delle carezze mi danno i morsi e usano la voce come un cucchiaino per scavarmi la fossa nel gelato. i loro occhi mi fanno paura, sanno aprire le porte e piangono acqua bollente: bisogna stare attenti a non toccarle quando piangono o ti bruci tutta. qualche giorno io le tocco solo con gli schiaffi. mio marito dice che c'ho l'esaurimento nervoso perché pulisco il bagno invece di uscire e andare da mia madre per esempio. mia madre quando mi vede dice o che le bambine sono sporche o che le pesche che ho comprato sono mosce o che gli devo lasciare le bambine così io vado a casa a pulire. se dico a mio marito di tenere le bambine così io esco da sola a comperare un gelato lui fa piangere a tutti perché gli allaccia le scarpe nel buchino troppo stretto o le sgrida perché sono lente a trovare gli elastici per i capelli e allora io resto a casa e
comincio a pensare che ho fatto solo tanti sbagli nella vita, che mi sono riempita le guance di croste e graffi da sola. che è tutta colpa mia se non riesco a staccare la faccia dal pavimento, non ce la faccio proprio è come se le mie figlie, più mia madre, più mio marito mi sono saliti tutti sulla testa e stanno lì un po' a ridere forte, un po' a piangere, un po' a starnutire, un po' a provare a farmi aprire la bocca. ma proprio non mi va giù niente, neanche la saliva che torna fuori come uno scontrino pieno di zeri e mia madre dice che non mangio per fare scena o per diventare come quelle della televisione o come quelle madri che ammazzano i figli nell'acqua della lavatrice o di un lago o del bagnetto. per me è come se gli fanno un altro battesimo, gli fanno sentire com'era quando erano nella pancia e non davano problemi e t'immaginavi che li amavi. se vuoi è come buttarli nell'amore dove ritorni senza punti tra le gambe, senza tagli sul cuore. ma questi pensieri li tengo per me se no ho paura che gli altri pensano male, pensano che sono pericolosa soprattutto per le mie figlie e me le possono togliere ti immagini se me le tolgono?. ma tanto è difficile essere pericolose se non ce la fai più a muovere le ginocchia come fai a prenderle se fuggono? io da un po' non muovo più le ginocchia, sarà perché devo stare in posizioni scomode per fare i pavimenti. sto meglio stesa con le gambe rigide come ghiaccioli, anche per fare l'amore con mio marito non mi muovo e guardo lo spigolo della libreria dove s'incrociano le luci delle auto e i respiri delle bambine che dormono di là. allora mi sembra davvero che il soffitto non reggerà e la mia testa finisce schiacciata tra dio e la barba dura di mio marito che mi serve come corona. mi è venuto anche il gomito della casalinga per lavare i copripiumoni a mano perché mia madre dice che non è il caso
di portarli in lavanderia, che queste cose bisogna saperle fare da sole come i cappelletti, la marmellata, le fave dei morti. l'osso sacro ancora mi fa male, ma deve essere stato il calcio che mi ha dato mio marito qualche giorno fa anche se non me lo ricordo più bene perché era da tanto tempo che mi diceva che me lo dava, che mi serviva per farmi alzare dal letto più di un dottore e più delle medicine. l'ho aspettato da così tanto che forse l'ho preso o forse no, ogni volta che mio marito parlava io chiudevo gli occhi e stringevo il culo, mi preparavo a volare come nei cartoni che guardano le bambine. comunque l'osso sacro adesso e la cosa di me che mi fa più male in assoluto. anche i piedi non si staccano da terra: sono come una vecchia figurina che non viene via neanche con l'alcol: noi da piccole ne avevamo attaccata una di un cagnolino nello sportello del mobiletto del bagno e la guardavo quando stavo seduta sul water. un po' mi faceva compagnia, un po' ci parlavo, un po' la grattavo con le dita che non mi servivano per pulirmi. i capelli sono sporchi e li devo lavare, di solito aspetto il sabato che c'è a casa mio marito e posso fare con più calma, ma adesso sono davvero zozzi. quando ero piccola si lavavano solo di sabato perché così eri pulita per andare a messa la domenica, per fortuna ora le cose sono cambiate e alle bambine posso fargli il bagno quando ho tempo, anche la domenica pomeriggio così sono pronte per andare a scuola il giorno dopo. c'ho anche un po' di cervicale, ma quella sono anni che ci combatto, da quando ero piccola e era estate e non volevo asciugare i capelli perché mi sembrava che ce li avevo più lunghi, come quelle delle principesse che buttavano le trecce e mia madre mi diceva che così mi veniva la cervicale e c'aveva
ragione, ma io ancora non lo sapevo e mi andava bene così, di stare con la gola in alto come un fucile che spara il cielo e di toccarmi il sedere con le doppie punte. le dita delle mani sono tutte storte: sarà per l'acqua che ho toccato sempre sia quando ho le mestruazioni sia nella quarantina dopo aver partorito, che dicono che proprio non ti puoi sforzare e non devi lavare niente neanche i capelli ma ci pensi che prima stavano quaranta giorni senza lavarsi la testa?', o forse è colpa della fede che è troppo stretta ma non ho avuto il coraggio di dirlo a nessuno perché mi sembrava un brutto segno, e se lo dico adesso magari mi prendono in giro che non l'ho detto prima. le mani mi rimangono aperte come se devono parare un pallone o il pollo arrosto come in quella pubblicità che mi piaceva tanto ma mi sembrava fintissima perché a casa nostra il pollo si uccideva, si cuoceva e si mangiava direttamente senza tirarlo da nessuna parte. ho le mani come i portieri anche se non so giocare a calcio e non c'ho i guanti. sono uscita di casa senza tanto non fa freddo, ho anche lasciato aperto la finestra. adesso che ho parlato un po' di questo mio esaurimento che mi fa star male, mi blocca come se passa dappertutto un vento freddissimo, sto un po' meglio quindi potete rimettere il collo dentro le vostre giacchette e tornare a casa o nei negozi a spendere il mese e a vedere la televisione coi parenti. non vi preoccupate, non è successo niente, sono solo scivolata su tutte queste robe che cascano dagli alberi come i luccichini dagli occhi dei matti.
11 sto imparando a mangiare in modo corretto come dicono i giornali: ho fatto tutte le diete che c'erano scritte da gioia a novella duemila e anche quella della clerici che di cucina se ne intende perché per tanti anni ha condotto un programma sul cibo. adesso lo conduce un'altra più giovane, lei farà il festival di sanremo e a casa nostra sta a tutti simpatica. in molti la preferiscono per esempio a pippo baudo, alcuni dicono che è meglio paolo bonolis ma è perché sono un po' maschilisti, pensano che una donna non è buona a condurre da sola una cosa grande come il festival la ventura ad esempio non ce l'ha fatta anche se con altri programmi va benissimo. la clerici ha fatto anche una bambina con uno straniero sembra felice beata lei che la vita gli sorride e perde peso con la dieta delle zuppe dopo la gravidanza. io cerco di mangiare in modo corretto, non sono andata da un dottore perché costano ma anche un po' mi vergogno: spogliarsi, salire sulla bilancia, stare con le mutandine magari davanti a un uomo io non me la sento... poi sentirsi dire che sono grossa non ce la faccio più. una volta ero riuscita a dimagrire ma per poco tempo. ho fatto così: ho smesso tutta una volta di mangiare la carne e mangiavo solo la pasta in bianco con solo l'olio a crudo sopra e poi molta frutta, anche cinque mele al giorno e le carote perché all'inizio avevo fame. all'inizio c'hai ancora lo stomaco largo, poi piano piano la fame ti passa lo stomaco ti si chiude; è come un giubbotto che ti sta sempre più stretto e alla fine ti ci entra solo il succo di limone perché c'ha la vitamina e non ti vuoi ammalare quando è inverno e rischiare una polmonite. io ero arrivata a pesare prima cinquanta nove chili, poi cinquantadue. a quarantotto mia mamma ha cominciato ad avere paura, mi
diceva mangia che sei troppo secca e io non vedevo l'ora di diventare magra perché è bello quando tutti ti dicono che sei troppo magra. lo senti che un po' ti invidiano, un po' fanno finta di provare pena, ma tu lo sai che invece loro hanno voglia di essere come te, con le gambe che non si toccano e in mezzo ci passa la mano. tutti vogliono mettere i jeans senza faticare e gli piace sedersi senza che ti viene la cellulite nel sedere quando ti appoggi. a tutti gli piace che se ti metti di profilo non devi tirare la pancia. a tutti gli piace avere la schiena che non si prende. io fuggivo che sembravo come un pesce magro: ero tutta pelle e galleggiavo sul grasso degli altri, sulle loro bocche che facevano le bolle di lardo e sapevano dire solo prosciutto, prosciutto. loro erano il bianco e io il rosso carne, loro erano la ciccia e io ero tutta testa, ero come una mongolfiera che poteva volare perché dentro c'aveva solo l'aria. e andavo sopra i monti e andavo sopra i paesi e gli altri rimanevano a sudare in basso. io facevo anche molto sport, molti addominali e molte volte le scale di casa per bruciare le calorie. prima mangiavo e poi facevo gli addominali sul letto perchè così facevo più fatica mia madre mi sentiva saltare da di sotto e un po' si preoccupava no per il soffitto che tanto non cascava perché io ero troppo magra non sfondavo niente neanche una coppetta del gelato se mi ci mettevano dentro pesavo quasi meno del mio gatto che l'avevano castrato e come tutti i gatti castrati stava solo sul termosifone in inverno e sotto i cespugli in estate e ingrassava. poi un giorno ho smesso con la dieta perché ho cominciato a vomitare e quello è un'altra cosa all'inizio ti sembra bellissimo perché mangi quello che vuoi e ti torna tutta in una volta la fame e le madri sono felicissime e ti preparano le cose più unte perchè devi recuperare e dopo tu vomiti nel water fai un po' di fatica
magari ti si rompono le vene degli occhi ma ti liberi però non dimagrisci molto rimani di peso costante ma almeno puoi mangiare cose che ti danno soddisfazione come le patatine fritte ma anche cominci a mangiare cose un po' disgustose come la maionese con le olive verdi o il panettone avanzato col tupper ai frutti di bosco o la mortadella con la marmellata o con la nutella perché è come se devi imparare il gusto della fine il gusto che dopo non c'è più niente nè di peggio nè di meglio e un po' come dire la morte del panettone motta con sopra il tapper ai frutti di bosco è un po' come dire la morte sua .e comunque dove sei ci deve essere un bagno se no ti prendono i rimorsi e sei finita proprio non riesci a fare niente se non vomiti non stai a sentire se ti parlano guardi la televisione e non capisci niente e se fai un compito in classe magari di matematica non sei capace neanche di fare le operazioni del più devi solo andare in bagno io una volta in gita di classe a venezia avevo mangiato molte kinder barrette che per me sono una droga e poi i pistacchi e le dixi al formaggio e dovevo vomitare perché proprio stavo male ma non sapevo dove, eravamo in piazza san marco e dovevamo entrare per vedere la chiesa e io sapevo che non potevo entrare in un bar per chiedere di andare al bagno perché prima devi consumare ma quei bar sono molto cari perché sono proprio lì nel centro di venezia e mi sono cominciati i sudori freddi le orecchie mi facevano vvvvv come se ci era entrato dentro un moscone tutti mi dicevano cosa c'hai e io volevo solo vomitare ma vi vergognavo a dirlo mi vergognavo perché lo sentivo che diventavo un po' rossa e un po' verde con le orecchie che mi scottavano e le dixi che tornavano sù tutte acidissime poi ho sentito solo che c'avevo tutti i capelli appiccicati alla faccia e molti piccioni intorno
alla professoressa sono riuscita solo a dirgli che forse ero incinta lei ha detto una cosa che nella confusione di tutti mi è sembrata come una porca madonna ma è più probabile di no conoscendo il tipo di professoressa e i giapponesi ci facevano le foto fino a che vedevano il vomito e andavano via mosci mosci poi qualcuno ha pulito con l'acqua nella chiesa ci siamo andati tutti in silenzio e nessuno mi ha più parlato neanche in corriera. siccome avevo sedici anni quando siamo tornati a casa le professoresse hanno chiamato mia madre ma senza mio padre perché si sa che i padri possono essere più violenti. allora gli ho detto tutto a mia madre prima che glielo dicevono i professori lei ha capito che avevo detto una stupidaggine non aveva capito che vomitavo per dimagrire e ormai era come un'abitudine ha detto alle professoresse che avevo detto una bugia per sembrare grande e non fare la figura di una che gli fa male la pancia quando è fuori casa che forse era stato uno yogurt scaduto o il viaggio in corriera che non ero incinta perché ero ancora vergine mio zio dentista poteva testimoniarlo inoltre non avevo mai avuto un ragazzo che lei sapesse e uscivo poco di casa quindi non avevo il tempo di trovarmelo e anche le mestruazioni erano regolari. dopo un po' ho smesso anche di vomitare sono ingrassata di nuovo e tutti hanno ricominciato a dirmi che così stavo meglio che si vedeva che ero in salute che ero più felice con qualche chilo in più io comunque non mi sono più piaciuta se devo dire la verità sento il sedere nel senso che lo sento che quando faccio qualcosa io sento che c'ho il sedere che è grosso che è pieno di buchi di cellulite e non è piavevole. è come se mi siedo su una donna che mangia di continuo cose molto grasse come i bomboloni fritti è come averci uno che ti segue e fa fatica suda e c'ha il fiatone e è come una spia che vuole vedere tutto quello
che fai e vuole sentire quando parli al telefono e si mette il profumo se ti metti il profumo e corre quando cominci a correre anche se non ti sta dietro e soprattuto gli viene fame spesso e se ti siedi per mangiare lui ti si mette sotto e aspetta vuole quello che mangi tu si apre come se c'ha una bocca è come se il mio sedere è il mio moroso sgolfanato che mi vuole tutta e mi vuole grandissima adesso comunque cerco di mangiare in modo corretto la verdura la frutta la pasta integrale ma anche il tofu i semi e i germogli. mia sorella ha scoperto proprio oggi che c'ha la tiroide, è successo mentre faceva la piega a una signora che gli raccontava del figlio che si stava per sposare dei fiori che li pagava lei invece della sposa perché così gli faceva un regalo e li sceglieva lei e voi dovete sapere che a mia sorella gli succede questo quando una cliente parla e parla magari di fiori o di vestiti mia sorella guarda nello specchio davanti dove si vede anche la faccia della signora e il casco i bigodini e novella 2000 aperta e tutto il resto guarda questo specchio sorride fa si con la testa e intanto spazzola e magari pensa che c'ha da pagare all'apprendista o a cosa deve fare di cena stasera non per cattiveria ma proprio perché la testa dopo un po' gli parte per conto suo dopo il quarto quinto cliente lei comincia a pensare ad altro è normale a me mi verrebbe di farlo anche prima di pensare alla cena, al mutuo eccetera. e mentre pettina questa signora che voleva comprare lei i fiori per il matrimonio del figlio perché forse non gli piacevano i gusti della sposa e mia sorella fa siììì e sorride e manda giù la saliva come al solito però questa volta gli sembra di vedere una cosa strana gli sembra di vedere che nel collo c'ha come una palla che va su e giù quando manda giù la saliva allora si accorge che c'ha la tiroide, come nostra madre, come zia ivana e la teresa e molte donne di questo paese e di altri vicini. ci sono
infatti molte donne che si sono tolte la tiroide tutta o un pezzo o perché avevano le analisi sballate o perché ce l'avevano proprio ingrossata e in ogni famiglia si fa uso di eutirox. adesso i dottori spiegano a tutte quelle che si ammalano di tiroide che si ammalano perché siamo lontani dal mare, ma non è che viviamo in montagna perché da casa mia ci metto quindici minuti per arrivare al mare allora io penso che è colpa di cernobil e che non ce lo vogliono dire. io quando c'è stato cernobil c'avevo otto anni e il primo maggio ero in un prato a mangiare il panino col prosciutto e mio padre faceva le salsicce sul fuoco e mia madre aveva portato il termos con il caffè e come noi hanno fatto tutte le famiglie di tutti i paesi che festeggiavano il primo maggio. dopo è arrivata la paura che non si poteva toccare l'erba non si poteva mangiare l'insalata dell'orto, noi non bevevamo nemmeno il latte fresco solo quello a lunga conservazione. ma intanto io e la mia amica m. che era la mia migliore amica delle elementari e poi delle medie passavamo il pomeriggio a aspettare la nube tossica guardavamo il cielo e quando vedevamo una nuvola abbastanza grande che poteva sembrare una nuvola tossica dicevamo ecco la nuvola tossica tenevamo il respiro correvamo in casa e pensavamo così di esserci salvate dalla nuvola tossica e facevamo ogni giorno così un po' per divertimento un po' per sicurezza. venticinque anni dopo scopri che tua madre c'ha la tiroide tua sorella c'ha la tiroide tua zia c'ha la tiroide e anche la tua amica m. a trent'anni c'ha la tiroide e ti dicono signora lei c'ha la tiroide perché non abita vicino al mare invece di dirti signora lei ha respirato la nuvola tossica quando mangiava le salsicce sul fuoco, quando stendeva i panni quando prendeva il fresco nel porticato quando andava a passeggio con le sue amiche che adesso c'hanno infatti tutte la tiroide come lei.poi
sono operazioni e medicine per tutte e c'è anche chi gli è venuto il tumore. c'è questa cosa terribile dei ragazzi che erano appena nati o nella pancia delle madri o di pochi mesi quando c'è stata la tragedia di cernobil, c'è questa cosa che già qualcuno nei paesi vicini hanno cominciato a ammalarsi di tumore. a vent'anni. e questa cosa rende la tragedia di cernobil ancora più tragica anche se i dottori continuano a dire che non c'entra niente che i tumori negli occhi o nel sangue o nel cervello vengono a caso per uno sbaglio del cervello o dei cromosomi non c'entra cernobil non c'entra il mare è così purtroppo è una tragedia punto. per cui mia sorella c'ha la tiroide ma non è colpa di cernobil è colpa del mare e del fatto che anche mia madre ce l'ha avuta e gliela ha passata.ora questo non è che fa stare più tranquilla mia sorella che ora deve andare a farsi tutti gli esami e deve lasciare il negozio all'apprendista che ancora fa solo lo sciampo e la messa in piega, finisce di sicuro che un po' di clienti li perde e se pensi che ancora pur essendo sposata da tre anni non ha ancora fatto un figlio per paura di perdere i clienti se si mette in maternità puoi capire quanto gli scoccia questa cosa di assentarsi per fare gli esami. per il resto un po' di paura ce l'ha ma lei crede di averla presa in tempo questa tiroide e poi dice che se senti in giro oggi ce l'hanno tutti tutti devono prendere l'eutirox e fare le analisi per vedere i valori della tiroide si devono controllare, io dico di sì ma comunque proprio tranquilla non riesco a stare. comunque spero che le clienti la capiscono e non vanno dalle altre parrucchiere degli altri paesi, sarebbe una mancanza di sensibilità nei confronti di mia sorella e della sua malattia.
R odore di olio bruciato macchina a fuoco scivola dalle mani come seppia quando cerchi ditogliergli il becco, uccellino. caduto dal. nido. me lo fanno toccare dopo che chiedo chiedo per diobuono appena metto mano mi fugge, ancora ho mani di merda dico, dicono non guardare è mellio.obedisco. cercavo te io e tuo padre, roman urlava rumeno nato italiano frequentante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia di C. quasi notte poche luci e rumori di metallo che schiaccifoglie noccioli rametti rimasti nelle casse dopo la pulitura con aria passano sotto macina ventole ho bisogno d’aria mario amore dov’èfinito roman? fuggito dalla mia mano la sua manina sudata sempre scappa curioso vole vedere tutto sapere nomi vole girare come trottolina, macina, lui sempre sui divani a saltare fare le tendeindiani nei tavolini mangiare ovetti ovetti di nascosto. bravo a scrivere suo nome roman urlavamo cosa c’è la gente ci aiut a a cercare si è nascosto gioco di bambini bambini nascondini a cinque anni come è fatto ci chiede il padrone è basso dico moro scuro in facci di notte come ombra fugge sempre
roman si sono avviccinnati tutto a me che piangevo chi mi toccava la spalla mi tenevauna schiena sentono voce dicono voce da buco profondo un pianto sentono urlo di bambino pieno dÏ scarto foglie noccioli bucci e roman a bocca sotto come respirano i polmoncini giratelo poca aria correte dicono scala io sento mancare ogni gamba dito costole che si rivoltano come calcio in pancia manca fiatomanca poco dicono scala tutti vogliono scendere io io io dicono chiamano 118 chiamano pompieri chiamano dio cristo luce cÏè puzzo di immondizia duro nel naso in gola acido roman resiste due ore poi muorelo risalgono uomini in tuta da mare.
Alessandra Carnaroli è nata a Fano (PU) e vive a Piagge. Pubblica nel 2001 Taglio intimo, Fara editore. Nel 2005 la raccolta poetica Scartata è finalista al premio "A. Delfini". Nel 2006 alcune poesie sono pubblicate, con una nota di A. Nove, in 1° non singolo (sette poeti italiani), Oèdipus edizioni. Nel 2011 pubblica Femminimondo, Polimata, con una nota di T. Ottonieri. Nel 2011 partecipa a RicercaBo. La raccolta inedita Prec’arie è finalista al premio Miosotis 2011, D’If edizioni. Elsamatta esce nel 2015 nelle edizioni IkonaLiber con una nota di M. Giovenale ed è finalista al Premio Pagliarani 2016. Primine, edizioni del Verri, 2017, prefazione di A. Cortellessa, è finalista al Premio Pagliarani nel 2017. L'ultimo libro edito è Ex-voto, collana Croma K diretta da Ivan Schiavone, Oèdipus 2017. Prose e racconti sono pubblicati in diversi siti e riviste ("Alfabeta2", "Il Verri", "Atti Impuri", "Nazione Indiana" on line).