Polizia Penitenziaria - Gennaio 2009 - n. 158

Page 1

Anno XVI - n.158

Sappe:

11.000 iscritti raggiunto il 30% di rappresentativitĂ

Gennaio 2009


CQS: la finanziaria che ti serve. ✔ Cessioni del quinto ✔ Prestiti con delega ✔ Prestiti a Pensionati ✔ Mutui ✔ Consolidamento debiti RICAVO NETTO t 6.000,00 9.000,00 12.000,00 21.500,00 26.000,00

60 MESI 125,00 188,00 250,00 447,00 537,00

120 MESI 74,00 111,00 147,00 262,00 313,00

PRE STITO CON DELEGA

Bla©k

CESSIONE Q UI N TO STIPENDIO

M E S SAGG IO PU BB LICITA R IO CON F I N A LITA’ PRO MOZ ION A LE - FO G LI A N A LIT ICI E S POST I I N AG E N Z IA

Prestito espresso ?

RICAVO NETTO t 6.500,00 11.000,00 13.000,00 19.000,00 24.000,00

60 MESI 135,00 230,00 270,00 398,00 495,00

120 MESI 81,00 135,00 160,00 236,00 294,00

Numero Verde

800. 754445 TAN dal 4,00% al 5,50%. TEG / TAEG 8,95%, - 9,66% massimi riferiti agli esempi. Gli esempi indicati sono comprensivi degli oneri assicurativi riferiti ad un dipendente di 30 anni di età e 10 di servizio. (Riferito al periodo gennaio / marzo 2009).

Siamo presenti a: TORINO, MILANO, PADOVA, FIRENZE, ROMA, FROSINONE, PESCARA, NAPOLI, FOGGIA, LECCE, TARANTO, CAGLIARI, SASSARI, PALERMO, TRAPANI

Direzione Generale:

Via Antonio Pacinotti, 73/81 Roma - tel.06.55381111 www.cessioniquintostipendio.it Intermediario Finanziario UIC n.37323

A richiesta verrà consegnata, prima della stipula, una copia completa del contratto per la valutazione del contenuto.

in convenzione con


il Sommario Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVI Numero 158 Gennaio 2009 Direttore Responsabile Donato Capece capece@sappe.it

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini Capo Redattore Roberto Martinelli Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale Redazione Politica Giovanni Battista Durante Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Sito Web: www.sappe.it Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

Società Giustizia & Sicurezza” Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

La Copertina Petronas towers Kuala Lumpur (Malesia) foto M. Caputi

4 5 6 8 10 14 24

L’EDITORIALE Amministrazione penitenziaria assente di Donato Capece

IL PULPITO Ci rinnoviamo nel segno della tradizione di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTO Cesare Battisti: ingiustizia è fatta! di Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICO Quali progetti per le carceri di Giovanni Battista Durante

SOCIETA’ Il corpo e la mente: l’abbraccio di Lara Liotta

LE FIAMME AZZURRE I pensionati chiedono meno sprechi a cura di Lionello Pascone

COMMENTI ReggioCalabria e il suo carcere incompiuto di Umberto Vitale

Per ulteriori approfondimenti visita il sito

Stampa Romana Editrice s.r.l.

www.sappe.it

Via dell’Enopolio, 37 00030 S. Cesareo (Roma) Finito di stampare: Gennaio 2009

CHI VUOLE RICEVERE LA RIVISTA DIRETTAMENTE AL PROPRIO DOMICILIO, PUO’ VERSARE UN CONTRIBUTO DI SPEDIZIONE PARI A 20,00 EURO, SE ISCRITTO SAPPE, OPPURE DI 30,00 EURO SE NON ISCRITTO.

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

L’IMPORTO VA VERSATO SUL C. C. POSTALE N. INTESTATO A: POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & Sicurezza

54789003

Via Trionfale, 79/A - 00136 Roma indicando l’indirizzo dove va spedita la rivista

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

3


Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it

L’Editoriale

Direttore Responsabile

Primi sei mesi di gestione Ionta al DAP caratterizzata da una totale inerzia

Amministrazione Penitenziaria assente primi sei mesi di Franco Ionta alla guida dell’Amministrazione penitenziaria si sono contraddistinti per una totale inerzia ed assenza di iniziative nonostante il grave sovraffollamento di detenuti e la costante carenza di poliziotti penitenziari. Per questo la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, la prima e più rappresentativa Organizzazione di Categoria con oltre undicimila iscritti, ha formalizzato il 14 gennaio 2009 una richiesta di incontro urgente con il Ministro della Giustizia Angelino Alfano stante l’assoluta mancanza di rapporti che i Sindacati del Corpo hanno con Franco Ionta, nominato Capo dell’Amministrazione penitenziaria sei mesi fa – l’11 luglio 2008. Abbiamo chiesto al Ministro Guardasigilli un incontro urgente per esaminare e individuare interventi correttivi rispetto alcune importanti criticità che caratterizzano il sistema penitenziario e l’operatività del Corpo di Polizia Penitenziaria. Da tempo il Sappe auspica che una riforma organica del sistema giustizia del Paese ponga tra le priorità di intervento anche la rivisitazione delle politiche penitenziarie, che necessitano di riforme strutturali non più rinviabili. Svanito l’effetto indulto, le carceri italiane sono infatti tornate a riempirsi. E siamo alle soglie di una nuova emergenza, visto che ci stiamo avviando - in tempi estremamente brevi - ad avere 60mila detenuti, con grave pregiudizio per i carichi di lavoro già pesanti e stressanti dei poliziotti penitenziari. Non ci è dato sapere quali strade intende percorrere il Ministero della Giustizia

I

Il Ministro della Giustizia Angelino Alfano

4

per fronteggiare questa significativa criticità. Men che meno ci sono noti gli orientamenti dell’Amministrazione penitenziaria, il cui Capo Dipartimento Ionta (che è anche Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria e che ha disatteso del tutto le nostre aspettative circa un suo ruolo

da protagonista per una riforma strutturale del Corpo) si contraddistingue invece per una mancanza di confronto con le Organizzazioni sindacali davvero singolare e inaccettabile. Nessuna informativa ci è infatti pervenuta dal nostro Capo - il quale, per altro, ha delegato tutte le sue funzioni ai vice Capi Dipartimento, rendendo così virtuale la sua responsabilità... - su come l’Amministrazione penitenziaria intende muoversi per il prossimo futuro rispetto all’operatività del Corpo si Polizia ed alle criticità penitenziarie. E allora un incontro con il Ministro Alfano è assolutamente necessario ed urgente. La questione generale del sovraffollamento non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell’edilizia penitenziaria. Ciò non solo per la mancanza di risorse economiche proporzionate alle esigenze

e per i tempi lunghi di esecuzione dei lavori, ma anche per la carenza di risorse umane - specificamente Polizia penitenziaria e personale del Comparto ministeri e segnatamente nelle sedi del Nord Italia - necessarie per la gestione delle nuove strutture. Se le attuali dotazioni organiche sono già insufficienti per le esigenze relative all’epoca della loro individuazione, non vi è dubbio che la situazione sia andata ancor di più aggravandosi a seguito dell’apertura, dopo il 2000, di nuove strutture penitenziarie, della realizzazione dei nuovi padiglioni detentivi e della ristrutturazione di sezioni detentive inutilizzate. In tale contesto, l’auspicio del Sappe è una espansione dell’esecuzione penale esterna, ossia il sistema delle misure alternative, che può essere incentivata offrendo garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone, sia dalla stessa collettività. Un controllo permanente, una verifica puntuale di dove il condannato si trovi e di che cosa faccia, che coinvolga sempre più la Polizia penitenziaria ed avvalendosi anche di sistemi di controllo tecnologici come, ad esempio, il braccialetto elettronico. Proprio per approfondire queste ed altre tematiche di fondamentale importanza e di assoluta priorità per il sistema penitenziario del Paese e per l’operatività del Corpo di Polizia Penitenziaria, che sembrano non destare l’interesse del Capo DAP Franco Ionta, rinnovo l’auspicio anche delle colonne della nostra Rivista - che il Ministro Alfano incontri quanto prima una delegazione della Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it

il Pulpito

Direttore Editoriale

Ci rinnoviamo nel segno della tradizione Restyling e nuova veste grafica per la nostra Rivista ono convinto che, più di diciotto anni fa, nemmeno i fondatori del Sappe - compreso in primis Donato Capece - avevano la consapevolezza che saremmo stati ancora qui, oggi, pieni di vitalità e animati dallo stesso spirito costitutivo. In questo lungo e non sempre facile percorso, uno degli strumenti e dei simboli più significativi del nostro operare è stato, certamente, questa Rivista che ha ormai brillantemente superato i quindici anni di vita ed i centocinquanta numeri. E dire che, in quel lontano 1994, quando decidemmo di iniziare la nostra avventura editoriale, gli stessi componenti di quel primo comitato di redazione prevedevano (o confidavano) una vita molto breve per la Rivista del Sappe. Invece, e a dispetto di tutti coloro che non hanno mai creduto in questo progetto, siamo ancora qui vivi e vegeti e con la consapevolezza di essere ancora (come lo siamo sempre stati) la voce più autorevole del panorama editoriale penitenziario. Ovviamente, così come il Sindacato e parecchie sue articolazioni si sono rinnovate, riorganizzate, adeguate nel tempo, anche la nostra Rivista ha seguito un suo percorso evolutivo nella veste grafica, nell’impianto, nei contenuti e, pur tuttavia, è sempre stata coerente alla nostra filosofia ed alle nostre ispirazioni. Oggi ci è sembrato giungere, nuovamente, il momento di una riflessione per un ulteriore rinnovamento che, sempre fedele alla tradizione, ripensasse forme e capacità di comunicazione giornalistica. L’idea di ammodernare la veste tipografica della nostra rivista, oltre che di arricchirla con più immagini e di cercare

S

di renderla più vicina alle singole segreterie attive su tutto il territorio nazionale, è fondamentalmente scaturita dalla voglia di rinnovare nei suoi confronti l’interesse dei lettori e, magari, di attirarne di nuovi. Nihil sub sole novum (Ecclesiaste 1,10), a questa massima di saggezza ci siamo ispirati per il neonato numero 158, che vede le stampe in questo mese di gennaio del duemilanove. Il comitato di redazione ha, così, realizzato per il primo numero del 2009 un importante restyling grafico ed editoriale. La ricercatezza dei contenuti, sempre originali e selezionati, e un layout ancora più raffinato, rigoroso ed elegante, sono le linee guida che hanno ispirato il rinnovamento, cercando di orientare la rivista sempre di più verso la qualità. Polizia Penitenziaria - Società, Giustizia & Sicurezza ha sedici anni di vita e una riconoscibilità del marchio ben consolidata. Il nostro obiettivo, attraverso la realizzazione di un accurato restyling, è quello di realizzare un nuovo prodotto editoriale di forte impatto giornalistico, valorizzandone il prestigio storico e qualificando ulteriormente l'elevato profilo della testata. La nuova veste grafica prevede l'uso di diversi font e di nuovi impaginati di forte appeal che speriamo si possano tradurre in una lettura più piacevole e fluida, con un layout moderno ed essenziale ed uno stile che si differenzia dalle altre riviste per l'immediata riconoscibilità e per una originale identità. Il nuovo Polizia Penitenziaria Società, Giustizia & Sicurezza ambisce essere un mensile di settore che si rivolge ad

un lettore evoluto ed esigente, che vuole una rivista che sappia coniugare stile, autorevolezza e accuratezza dell'informazione ad un forte potere suggestivo ed emozionale. Gli adeguamenti della veste grafica sono stati certamente favoriti dalle nuove possibilità tecnologiche ma sono stati anche resi necessari dal cambiamento del gusto dei lettori, dal loro nuovo modo di guardare alla pagina, ai caratteri, alla disposizione di testi e fotografie. E’ soprattutto per questo che abbiamo voluto realizzare un completo restyling grafico, ma lo abbiamo voluto fare anche per dare un tocco di modernità alla nostra Rivista, pur nel rispetto dell'importante tradizione che ha fatto del nostro mensile un solido punto di riferimento per gli iscritti e (permetteteci un pizzico di presunzione) per tutti i colleghi poliziotti penitenziari. Ad un primo sguardo il cambiamento più evidente risulterà, senz’altro, la nuova impaginazione e soprattutto la nuova testata. Passa in archivio, infatti, lo storico marchio rotondo per lasciare il posto ad una nuova testata rettangolare, trasversale alla copertina, che, a nostro parere, infonde armonia all'intera prima pagina. Abbiamo cercato di valorizzare ogni singolo articolo in un nuovo disegno che riguarda tutte le pagine, allo scopo di aiutare chi legge ad orientarsi meglio tra i vari temi trattati. In conclusione, adesso, non possiamo far altro che augurarci che tutto l’impegno profuso in questo lavoro di ammodernamento corrisponda ad altrettanto gradimento da parte di tutti i nostri vecchi e nuovi lettori. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

La nuova testata

5


Il Commento

Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

Il terrorista Cesare Battisti ‘rifugiato politico’ in Brasile

ingiustizia è fatta! l Brasile ha dunque concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, l’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi tra il 1977 e il 1979, la cui estradizione era stata chiesta tempo fa dall’Italia a Brasilia.

I

A fianco una foto segnaletica di Cesare Battisti a destra il Mresciallo AA.CC Antonio Santoro, Comandante del carcere di Udine

6

Battisti, 52 anni, si trova agli arresti in un carcere della capitale brasiliana dal marzo dell’anno scorso. «E’ tradizione del Brasile considerare di concedere lo status di rifugiato politico ogni volta che riteniamo che esiste un fondato timore di persecuzione politica contro un cittadino‘», ha spiegato Pedro Abramovay, segretario agli affari legislativi del ministero della giustizia. L’annuncio è arrivato tramite un comunicato diffuso nella notte del 13 gennaio scorso dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, che si è così pronunciato in modo opposto a quanto deciso dal Conare (Comitato Nazionale per i Rifugiati), che nel novembre scorso aveva respinto per tre voti contro due la richie-

sta di asilo politico formulata da Battisti. La nota ricorda che la decisione riguardante «lo scrittore italiano Cesare Battisti» e’ stata presa sulla base «dello statuto dei rifugiati del 1951 e della legge 9.474 del 1997», che prevedono quali ragioni valide per la concessione dello status di rifugiato «il fondato timore di persecuzione per motivi di razza... o di opinione politica». La nota segnala tra l’altro che Battisti è stato condannato solo dopo la sua fuga in Francia nel 1981, sulla base di accuse non fondate su prove certe, ma della testimonianza del pentito Pietro Mutti. Qualche giorno prima, in un’intervista al settimanale brasiliano Epoca, Battisti aveva detto di essere sicuro di «finire morto» nel caso di un rientro in Italia, dichiarandosi «certo che se tornassi, finirei vittima di una vendetta. Nel 2004 ho sofferto in Brasile - aveva precisato un tentativo di sequestro da parte dei servizi segreti paralleli italiani». In dichiarazioni apparse sul quotidiano Estado de S.Paulo, Genro aveva ricordato che stava «cercando informazioni sul tipo di punizione che hanno sofferto gli apparati illegali di repressione che agirono in Italia in quel periodo, e che erano legati alla mafia e alla Cia. Devo conoscere questo perchè, se questi apparati sono ancora intatti, c’e’ un rischio per Battisti». Genro aveva subito dopo aggiunto che nel caso di un sospetto fondato che una persona possa soffrire qualsiasi tipo di persecuzione in patria in relazione a fatti collegati alla propria azione politica, «questa persona deve essere considerata rifugiata». Il ministro ha informato della sua deci-

sione il presidente Luis Inacio Lula da Silva, hanno ricordato gli on-line brasiliani subito dopo la pubblicazione della nota, precisando che «la concessione di tale status non passa dalla Presidenza della Repubblica», ed è pertanto «responsabilità del ministero della Giustizia».

Ora, ricordano i media, il Tribunale supremo federale del Brasile (Stf) dovrà archiviare la richiesta di estradizione avanzata da Roma. Diciamo subito che la scelta compiuta dal Ministero della Giustizia brasiliano di concedere lo status di rifugiato politico al terrorista pluriomicida Cesare Battisti, negando dunque l’estradizione in Italia, e’ grave ed offensiva. Grave perchè c’e’ il concreto timore che possa preludere ad una remissione in libertà dello stesso Battisti attualmente detenuto in carcere in Brasile. Offensiva perchè ritenere che in Italia possa essere considerato un perseguitato politico significa oltraggiare il nostro sistema democratico, forte di garanzie che non

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


necessitano di patenti. Il Governo italiano non deve dunque accettare una decisione del genere, soprattutto per il rispetto dovuto alle vittime ed ai loro familiari. Sconcerta e addolora che le autorità brasiliane considerino il terrorista assassino Battisti un rifugiato politico da non estradare in Italia, sottraendolo così ad una giusta condanna alla quale fugge da un tempo immemorabile. Chissà se in Brasile conoscono il curriculum del ‘perseguitato politico’ Cesare Battisti. Glielo ricordiamo: un maresciallo degli agenti di custodia di Udine, un gioielliere milanese e un macellaio mestrino iscritto all’Msi che in comune avevano soltanto l’aver sparato ad un rapinatore, un agente della Digos di Milano. Queste sono le vittime per le quali la giustizia italiana ha condannato all’ergastolo Cesare Battisti, l’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) a cui il Brasile ha concesso lo status di rifugiato politico contro la richiesta di estradizione dell’Italia. A Rio de Janeiro Battisti fuggì nel 2004, poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che l’avrebbe estradato in Italia da Parigi, città‘ dove l’ex militante dei Pac, così come altri terroristi coperti dallo ‘scudo’ della dottrina Mitterand, si era rifatto una vita come affermato scrittore noir. L’arresto in Brasile, nel marzo del 2007, mette fine alla sua latitanza. Le vittime di Battisti tra loro non si conoscevano, unite nel destino da un terrorismo che in quegli anni lasciava morti sulle strade ad un ritmo impressionante. Antonio Santoro fu il primo a cadere sotto i colpi dei Pac. A 52 anni viveva una vita tranquilla con la moglie e i tre figli, a Udine, dove comandava con il grado di maresciallo il carcere di via Spalato. Il 6 giugno del ‘78, quando lo uccisero, non era ancora passato un mese dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani e l’Italia era ancora sotto choc. Lo attesero sotto il carcere e quando arrivò lo freddarono con una pistola militare. A sparare, secondo gli inquirenti

furono proprio Battisti e una complice, con la quale si scambiò false carezze fino al momento di colpire. I due, fu ricostruito poi, fecero perdere le loro tracce confondendosi tra i turisti: a bordo di una ‘2 cavalli’ con tanto di gommone sul tetto, si allontanarono verso Grado. Per i Pac quello fu il battesimo del fuoco. E il ‘79 ne fu il triste prosieguo: tre omicidi, due a Milano e uno ancora nel nord est, a Mestre. Il 16 febbraio la prima, duplice azione: a Milano fu ucciso il

giovani entrarono nella sua macelleria a Santa Maria di Sala e gli spararono con una calibro 6,35. La colpa di Sabbadin era quella di aver ucciso un rapinatore che due mesi prima era entrato nella macelleria. Il ‘79 dei Pac non era ancora finito: il 19 aprile fu la volta di Andrea Campagna, agente della Digos milanese, uno ‘sbirro’. Uno sconosciuto si avvicinò al poliziotto appena 25/enne in via Modica, nel quartiere della Barona, e sparò. Cinque colpi di pistola calibro 375 ma-

gioielliere Pierluigi Torregiani; a Mestre il macellaio Lino Sabbadin. Nella rivendicazione fu scritto che «era stata posta fine’» alla loro «squallida esistenza». Il gioielliere e il macellaio avevano in comune una cosa: spararono e uccisero un rapinatore. E per questo furono puniti; una vendetta insomma. Torregiani fu ammazzato poco prima delle 16, davanti alla sua gioielleria nel rione Bovisa. Gli spararono mentre usciva dal negozio assieme al figlio: il gioielliere fece in tempo ad estrarre la pistola e a far fuoco, ma non a salvarsi. Suo figlio, poco più che adolescente, invece si salvò. Ma fu ferito alla spina dorsale e rimase paralizzato. Due ore dopo, alle 18 fu la volta di Lino Sabbadin. Due

gnum lo colpirono nella zona sinistra del torace, in corrispondenza del cuore. Per lui non ci fu nulla da fare. Poco dopo una telefonata al Secolo XIX e a Vita rivendicò l’omicidio a nome dei Proletari Armati per il comunismo. Un bel curriculum da perseguitato politico, non c’è che dire. Si è tentato di fare passare Cesare Battisti prima (quanto era latitante in Francia) per uno scrittore raffinato e oggi, in Brasile, per un rifugiato politico. Ma Battisti altro non è che un assassino, come hanno riconosciuto diverse sentenze passate in giudicato. Ed è per questo che riteniamo questa una pagina buia per le istituzioni brasiliane, ministro brasiliano della Giustizia Tarso Genro. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

Il ministro brasiliano della Giustizia Tarso Genro nel riquadro la Corte Suprema di Brasilia

7


l’Osservatorio

Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

Quali progetti per le carceri ei giorni scorsi, parlando in conferenza stampa a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affermato che la situazione delle carceri è sotto pressione.

sti giorni il ministro della Giustizia per ciò che riguarda la politica delle carceri, se non informalmente e per sommi capi, per averlo appreso da notizie c.d. di corridoio, oppure da qualche amico che siede in Parlamento.

Per il presidente Berlusconi il sistema carcerario non deve togliere dignità o addirittura la vita alle persone, per questo servono carceri nuove e anche diversificate per coloro che sono in attesa di giudizio. Per questo pensiamo di ricorrere a un decreto legge. Il decreto legge a cui ha fatto riferimento Silvio Berlusconi dovrebbe essere presentato in Consiglio dei ministri il 23 gennaio 2009, quindi, quando sarà pubblicato questo articolo sapremo cosa è successo e di cosa si è occupato il governo in concreto, visto che ad oggi (22 gennaio 2009) le Organizzazioni Sindacali del Corpo di Polizia Penitenziaria non sanno di cosa si sia occupato in que-

Ci è stato detto che il ministro ha intenzione di deflazionare le carceri attraverso l’acquisto di circa cinquemila braccialetti elettronici, dei quali, però, non sappiamo che uso ne verrà fatto. Ci è stato detto che il ministro vuole costruire nuove carceri, ma non sappiamo dove troverà i fondi e, soprattutto, con quale personale intenderà farle funzionare. Ci è stato detto che il ministro vorrebbe ampliare la capienza degli attuali istituti, ma non sappiamo come intende farlo e, anche in questo caso, con quale personale farle funzionare. Intanto in qualche regione è stata fatta una ricognizione per verificare la disponibilità di posti, mi riferisco all’Emilia Romagna,

N

Sopra, il Ministro Alfano con il Presidente Berlusconi al centro la Rocca Caterina Sforza che ospita il carcere di Forlì

8

tanto per fare un esempio, pur sapendo a priori che è la regione dove il rapporto tra popolazione detenuta e personale di polizia penitenziaria è il più basso d’Italia. Quindi, per il momento, l’unico risultato concreto e che si conosce è che sono stati impiegati un commissario, un ispettore e un agente, nonché un’auto di servizio, per fare una ricognizione che, con ogni probabilità, non fornirà alcuna indicazione positiva circa la disponibilità di posti. Basti pensare che tempo addietro abbiamo verificato, nel corso di una visita effettuata da una delegazione del Sappe, che nel carcere di Forlì alcuni detenuti dormivano addirittura per terra. Questo è quello che si dice; il 23 gennaio, probabilmente, sapremo dalla stampa quello che il governo intende fare per risolvere i problemi delle carceri. Oggi, 22 gennaio, mentre stiamo scrivendo, ci è giunta la convocazione del Capo del Dipartimento per il 13 febbraio; una breve nota nella quale il Presidente Ionta comunica la sua volontà di voler in-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


contrare le organizzazioni sindacali e anticipa che seguirà una ulteriore comunicazione nella quale sarà stabilito l’ordine del giorno. Ci sembra opportuno evidenziare che questa convocazione giunge nel momento in cui tutte le organizzazioni sindacali hanno espresso attraverso lettere e comunicati congiunti la loro insoddisfazione per l’inoperosità dei vertici del Dipartimento rispetto alle tante questioni che necessiterebbero di essere quantomeno affrontate nel più breve tempo possibile. Ci sono tanti progetti che erano stati avviati con la precedente gestione e rispetto ai quali ci piacerebbe sapere che cosa intendono fare il nuovo Capo del DAP e il Ministro. Vorremmo sapere, per non dire che è anche un nostro diritto, che cosa si intende fare con il progetto che prevedeva la collocazione della polizia penitenziaria negli UEPE (Uffici per l’esecuzione penale esterna), con il NIC (Nucleo Investigativo Centrale e relativa definizione dei criteri di accesso), con il GOM (Gruppo Operativo Mobile e relativo decreto di riorganizzazione), con le piante organiche che andrebbero individuate anche nelle sedi e servizi come i provveditorati, le scuole e il DAP, nonché negli istituti, ma sulla base delle reali e concrete situazioni esistenti, e non soltanto su base

Ovviamente, il primo segnale che dovrebbe giungere, dal Ministro e dal Capo del DAP, a nostro avviso è costituito dal dialogo con le organizzazioni sindacali. Dialogo che vuol dire anche e soprattutto intesa e concertazione, non cogestione, rispetto alla formulazione di proposte e progetti per la riorganizzazione del settore che ci occupa.

teorica, con le modifiche ordinamentali. L’elenco potrebbe continuare, ma ci fermiamo alle questioni che riteniamo prioritarie e che sono tra quelle che le Organizzazioni Sindacali hanno presentato al Capo del DAP all’atto del suo insediamento. Ad oggi, però, l’unico atto concreto che ci è giunto è stato quello delle deleghe attribuite ai vice capo Dipartimento che, non ce ne voglia il Presidente Ionta, ma sono apparse ai più quasi come un atto di disimpegno, da parte sua, rispetto alla gestione del DAP. Vogliamo ancora dissentire da queste posizioni, ma è opportuno che giunga al più presto qualche segnale concreto.

Siamo convinti, dopo ormai quasi venti anni di presenza sindacale all’interno dell’Amministrazione penitenziaria e non, che l’isolamento non aiuta e non giova a nessuno, anche perché, siamo altrettanto convinti, che il sindacato ha la capacità di reagire a qualsiasi tentativo reazionario e involutivo, non gli mancano certo gli strumenti né, tantomeno, la capacità di mettere in difficoltà la controparte. Non vorremmo considerare l’ipotesi che alla crescita deontologica e professionale del sindacato che, indubbiamente, in questi anni c’è stata ed è sotto gli occhi di tutti, corrisponda un’involuzione dell’amministrazione e del potere politico. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

In alto, il Capo del DAP Franco Ionta e il crest del GOM sopra la sede di Lago Daga

9


Lara Liotta

Società

info@sappe.it Redazione sportiva

Il corpo e la mente:

l’abbraccio che dal corpo arriva all’anima il mezzo universale per ottenere un contatto fisico ed emotivo profondo seppure sia un tabù in molte famiglie. Spesso guardato con diffidenza se riferito alle persone che più si hanno in pratica nei rapporti di frequentazione collaudati e duraturi, l’abbraccio passa dal corpo per arrivare all’anima a dare calore o a curare le ferite inferte a sentimenti e relazioni. Esistono degli appositi meccanismi fisiologici che contribuiscono a spiegare quale nutrimento fisico, quale potere riparatore e rivitalizzante abbia il contatto diretto tra due persone nell’atto di abbracciarsi. Il contatto però, come si accennava, pone allo stesso tempo tutta una serie di problematiche dovute a convenzioni sociali e resistenze che impediscono ai membri di una famiglia o gli amici di trarre beneficio da questo mezzo di incontro. L’identificazione tra abbraccio e sessualità induce i genitori a tenere a distanza i loro figli (tabù dell’incesto), e porta gli amici ad evitare persino di abbracciarsi o di camminare tenendosi per mano (tabù dell’omosessualità). La mancanza di abitudine al contatto rischia di tramandare questa barriera anche alla generazione successiva creando un circolo vizioso nato dall’ignoranza dei bisogni corporei e perpetuato da una generazione all’altra.

é

10

Un circolo che deve essere demistificato e distrutto. Il paradosso più grande di tutta la vicenda è che, proprio nel momento in cui si ha più bisogno dell’abbraccio, diventa assai difficile richiederlo. E’ la situazione del post conflitto tra due amanti, due fratelli, un genitore ed un figlio, etc etc.

Alcune forze dovute a condizionamenti profondi impediscono a ogni individuo tra quelli degli esempi rappresentati di fare il primo passo verso l’altro per iniziare la riconciliazione. Non è raro che in alcuni momenti di introspezione gli individui ritengano che nella vita della propria famiglia o nelle abitudini familiari di altre persone manchi qualcosa.

Le descrizioni dell’infanzia mostrano un elemento comune: alla sofferenza viene sempre opposta la repressione. «Non piangere», al pianto spesso viene risposto con un insulto «Non fare il bambino» . Talvolta il pianto richiama una punizione «Se continui a piangere , te ne do un’altra», «Ti chiudo in camera se non la smetti». Nell’esperienza bionergetica è un assunto fondamentale che le manifestazioni spontanee e naturali di sofferenza come piangere, tremare, battere i piedi e dare in escandescenze, non equivalgono alla sofferenza ma, al contrario, rappresentano la soluzione e il superamento dell’esperienza dolorosa. Scaricare le sensazioni non basta però a ripristinare l’energia del corpo, ma l’abbraccio è un ottimo modo per ripristinarla efficacemente. Il meccanismo fisiologico che spiega il perché l’abbraccio ha un effetto così potente può essere solo immaginato. Ciò che è nota è invece la straordinaria immediatezza dei suoi benefici. La stimolazione sensoriale diretta della muscolatura e della pelle produce un immediato effetto vivificante, e dopo pochissimo, anche un allentamento della tensione muscolare. Quando ci offriamo di abbracciare qualcuno perché piangendo manifesti una

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


sofferenza, in genere continuiamo a farlo anche dopo il pianto. Ciò aiuta il ripristino dell’energia corporea. Il calore sensoriale e la pressione corporea leggera aiutano a tenere rilassata la persona., e , a livello psicologico, la persona comincia a sentire un’energia maggiore. Questo è il momento migliore per rielaborare in senso positivo l’esperienza dolorosa con uno spirito aperto: si cercano collegamenti con il passato con uno sguardo al futuro per progettare nuove azioni. I pensieri positivi derivano dall’esperienza sensoriale e corporea positiva e viceversa. L’abbraccio trasforma la scarica di dolore in esperienza di accumulazione di energia. In base a quanto viene riportato da taluni soggetti in relazione alla vita familiare, la mancanza di conoscenza emotiva è la maggiore responsabile dei traumi dell’infanzia. Certi principi di cura che implicano la manifestazione della sofferenza e del dolore, o lo scarico delle emozioni, non sono conosciuti. Più comune è l’abitudine sociale di comportarsi bene e salvare un’apparenza tranquilla e formalmente accettata nella vita sociale e relazionale. La gente generalmente non tocca l’argomento delle emozioni. Le persone rimangono preferibilmente sulla rassicurante superficie dei rapporti umani. Non sta bene essere emotivi; è un segno di debolezza. Il punto della questione è proprio nel paradosso manifestare la sofferenza = ridurre la sofferenza, che è un concetto teoricamente accettato ma ugualmente difficile da mettere in pratica nella vita concreta. Nei gruppi di terapia psicologica si affronta spesso tale problema, cercando di dirimere l’intricata trama di nodi emotivi che dai genitori, e dai genitori dei genitori arriva ad un dato soggetto e da questi viene replicata ai suoi discendenti. La funzione del padre dal punto di vista dell’abbraccio è quella di fornire un con-

tatto affettuoso più saldo e solido a causa della sua maggiore forza muscolare rispetto alla madre. I figli, specialmente adolescenti, hanno bisogno di questo contatto solido per liberare un qualche tensione interna, ma lo stesso vale per le figlie, le mogli, i mariti stessi. «E’ imbarazzante», «Non mi sento a mio agio», «Noi non facciamo quel genere di cose» sono espressioni frutto delle norme dettate da convenzioni sociali che si tramandano. Il toccarsi è impedito da un tabù. Non si vuole essere seduttivi, e non sapendo come abbracciare o toccare per dare consolazione e affetto in un modo asessuale, il buon genitore non si avvicina per niente, o smette di farlo quando il figlio diventa troppo grande. Non si è mai troppo grandi per essere stretti e ricevere consolazione e affetto. Non si è mai troppo affermati, troppo realizzati nella carriera o nella vita pratica in generale per riuscire a fare a meno di un abbraccio. Non si può essere mai nemmeno abbastanza specializzati nel crimine per esimersi da questa legge che regola l’equilibrio interno delle persone a prescindere da qualunque convenzione, o da qualsiasi capacità di cavarsela da sé

si voglia attribuire all’individuo adulto. Dalle parole di Sant’Agostino comprendiamo come «gli stessi ladroni, per insidiare con maggior veemenza e sicurezza alla pace degli altri, vogliono la pace con i loro compagni», e il citato abbraccio, mezzo privilegiato di mediazione non verbale, è in grado di riportare la pace che viene meno nelle relazioni umane. Puoi soddisfare tutti i bisogni fisici del bambino, puoi dargli tutto ciò che praticamente gli occorre, ma se manca l’abbraccio il bambino non crescerà un essere integro. Da qualche parte rimarrà profondamente triste, senza cura, rifiutato, ignorato. E’ stato accudito, ma non nutrito. Per tornare alla mancanza di contatto non sessualizzato tra due corpi che domina il nostro mondo civilizzato da oriente a occidente, è un segno della nostra ignoranza. La gente non sa come iniziare un contatto corporeo non sessuale e come parteciparvi. Tutto questo contribuisce a perpetuare la situazione familiare in cui il contatto corporeo è dolorosamente assente. La proibizione sociale esercita degli effetti che si riflettono in varie parti del corpo .

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

Nelle foto, abbracci

11


Società

L’abbraccio nell’arte in un dipinto di Klimt

12

Si crea nel corpo una tensione generale che tende ad aumentare per la sensazione di imbarazzo o vergogna quando ci si trova di fronte all’idea del contatto a cui non si è abituati. Difficile chiedere un abbraccio a qualcuno che non vi è abituato. Inoltre, altra barriera contro questo gesto, se una persona è troppo tesa, come spesso accade, allora l’abbraccio non mette a proprio agio ma aggrava la tensione. Sarebbe necessario una sorta di apprendistato fatto di pratica diretta in grado cominciare a sciogliere la tensione. Ulteriore problema che ostacola il contatto quando questo è più necessario, nei momenti cioè di angoscia psicologica: la persona che potrebbe offrire un contatto confortante è in genere la stessa che ha provocato quell’angoscia. Prendendo l’esempio del genitore/figlio, il genitore ha appena sgridato il bambino o si è rifiutato di soddisfare una sua richiesta. Il bambino è angosciato, soffre o magari piange. Quella sofferenza richiederebbe che fosse accolto tra due braccia amiche. Può il genitore che vuole tenere il punto

su una questione educativa prendere tra le braccia il figlio e alleviare il suo dolore? La risposta è si, ferma restando la sua posizione di educatore. Nella relazione genitore/figlio si può supporre che sia responsabilità del genitore avvicinarsi per primo. Ma in un rapporto tra adulti, con partners su un piano paritario, problema tipico è che nessuno dei due muove un passo per ritornare dall’altro dopo un aspro dissidio. Ad esempio marito e moglie hanno una discussione. Lui ferito e arrabbiato, lei lo stesso. Entrambi ad un certo punto della discussione ritengono che le parole non servano e si separano negli ambienti. Forse uno lascia la stanza e sbatte la porta, forse entrambi si allontanano tenendosi il broncio. Chi dei due prenderà l’iniziativa per riavvicinarsi all’altro nuovamente ? Perché è così difficile fare quel primo passo ?. La risposta alla seconda domanda sta nella dinamica dell’avvicinamento che pone una forte difficoltà quando qualcuno offeso o arrabbiato decide di ricon-

ciliarsi con l’altro. Muoversi verso una persona quando si sente che questa è la fonte delle proprie sofferenze, e sentire l’intensificarsi di queste sensazioni per un attimo, richiede una grandissima maturità ed un altrettanto grande equilibrio. Muoversi ed avvicinarsi all’altro durante un conflitto è vissuto come una resa. In un certo senso lo è perché tendendo la mano la rabbia cede il passo a sentimenti di mitezza e di vulnerabilità maggiore. Con il passo successivo del contatto, dell’abbraccio al partner, si verifica la scarica più profonda dei sentimenti negativi, associata anche a pianto in alcuni casi. L’abbraccio, specialmente se prolungato, reintegra l’energia. L’idea di arrendersi spesso inibisce la fase di riavvicinamento. Ciascuno segretamente desidera che l’altro cambi idea e decida autonomamente di mettersi dalla sua parte accettando le argomentazioni motivo di dissidio. “Forse ricomincerà di nuovo, magari un altro attacco, un altro rimprovero, un altro rifiuto”, questi pensieri spesso frenano il riavvicinamento e qualsiasi gesto di apertura. Il risultato finale è che l’abbraccio necessario a curare il corpo ferito e lo spirito rifiutato verrà a mancare. Senza questo fondamentale strumento emotivo, l’angoscia non si scioglierà né l’energia si ricreerà dopo il malessere patito. Imparare a dare il giusto rilievo all’abbraccio, a superare gli ostacoli e a dispensarne senza il terrore di apparire deboli o di sentirsi vulnerabili mettendo a nudo le proprie sensazioni, può migliorare le relazioni interpersonali ed proprio stato psico-fisico. Provare per credere, la qualità della vita e l’umore ne gioveranno almeno quanto si otterrebbe con la pratica regolare di uno sport , o con un dolce gustoso che ci si concede di tanto in tanto. Superate le prime perplessità , in tempi di crisi, l’abbraccio non costa nulla, vale tanto, e lesinarne è sciocco. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009



Le Fiamme Azzurre

Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

I pensionati chiedono meno sprechi e pensioni più pesanti l Parlamento sta discutendo una proposta di legge presentata da più parlamentari di diversi schieramenti politici che rivede alcuni privilegi dati negli anni ad alcune categorie di lavoratori e una migliore armonizzazione delle pensioni con conseguenti aumenti di retribuzione. Il 7 ottobre 2008, la proposta di legge (atto C. 1427) è stata assegnata alla Commissione di Lavoro, in sede referente, alla Camera dei Deputati, con i pareri delle Commissioni 1ª Affari Costituzionali e 5ª Bilancio e Tesoro. Ultimati altri lavori, il testo definitivo verrà sottoposto all’esame e all’approvazione dell’Aula di Montecitorio. La proposta prevede: la rivalutazione delle pensioni ordinarie e privilegiate dell’1,450% per ogni anno maturato dalla data di origine delle stesse, con decorrenza 1° gennaio 2008 e la successiva rivalutazione, con decorrenza 1° gennaio 2009, sulla base dell’indice annuale delle retribuzioni contrattuali stabilito dell’Istituto Centrale di Statistica, da applicare in misura intera sull’importo complessivo della pensione. Copertura finanziaria mediante l’ultimo dei fondi bancari, assicurativi e finanziari.

...dei contributi alla stampa; ... delle faraoniche retribuzioni e liquidazioni di fine rapporto riservate ai boiardi di stato, spesso, artefici di gestioni fallimentari; ...dei costi della politica. Non è ammissibile che il Quirinale ci costi più di quanto non costi la Casa Bianca agli americani e che il Parlamento ci costi quattro volte quello dell’Inghilterra.

I

L’aula parlamentare

14

L’abolizione ... del vitalizio e della indennità di fine mandato, illegali perché deliberati dall’ufficio di presidenza, violando l’art. 69 della Costituzione: “i membri del parlamento ricevono una indennità stabilita della legge”, già attuata; ... della pensione a più di 40.000 personaggi (Sindacalisti e Politici) che hanno dichiarato di aver lavorato in nero, fro-

L’applicazione ... ...delle riforme pensionistiche a tutte le categorie;

dando lo Stato, per partiti, sindacati, patronati e cooperative (legge 252/1974); ... della doppia pensione ai sindacalisti; ... del rimborso, ai parlamentari, delle telefonate e del taxi per raggiungere l’aeroporto e la riduzione della diaria e degli altri privilegi; ...dei tanti inutili garanti, agenzie, authority, comitati, commissioni, che succhiano sangue e sudore del mondo del lavoro e dei pensionati; ...dell’aggancio automatico della pensione alla retribuzione, riservato ad alcune categorie di super privilegiati, o, in alternativa, l’estensione a tutte le categorie; ... delle consulenze, da autorizzare, eventualmente, con legge II ridimensionamento.. ...del finanziamento dei partiti. Abolito da un referendum abrogativo e reintrodotto con tre leggine che hanno consentito ai partiti di triplicare le loro entrate;

La separazione.. ...della previdenza dell’assistenza con la revisione delle trattenute previdenziali. L’Italia con la più alta contribuzione (34,25%) offre il peggior servizio dell’Europa; La drastica riduzione ... ...dei parlamentari. Tenuto conto che l’America, con una popolazione 5 volte la nostra, ha 530 parlamentari, da noi 150 deputati e 100 senatori sarebbero anche troppi; L’immediata applicazione ... ...del comma 122 dell’art. 2 della legge 662/1966: “tutti coloro che hanno ricoperto cariche pubbliche a qualsiasi titolo che sono cessati dalla carica perdono il diritto all’uso dell’autovettura”; La destinazione... ... delle economie realizzate al miglioramento delle pensioni, al sociale, ai meno abbienti, alla sanità ed alla edilizia popolare. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Gennaio 2009

Pensioni di invalidità e cumulo totale A gennaio i redditi da lavoro e pensioni Inps e Inpdap diventano cumulabili, con l’esclusione degli assegni di invalidità Dall’1° gennaio 2009, grazie all’articolo 19 della legge 6 agosto 2008 n. 133, le pensioni di anzianità a carico dell’Inps (dipendenti e autonomi), dell’Inpdap e di tutte le altre forme sostitutive ed esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria sono totalmente cumulabili con i redditi da lavoro. La norma include non solo le pensioni di anzianità che avranno decorrenza dall’1° gennaio 2009, ma anche quelle che sono già in godimento e possono avere decorrenze anche molto remote sulle quali vengono effettuate trattenute totali o parziali. Le vecchie regole, dunque, che consentivano il cumulo totale solo con 40 anni di contributi oppure con 58 anni di età e 37 di contributi, non esistono più. Il predetto articolo trascura le pensioni di vecchiaia calcolate col sistema retributivo, perché queste ultime già da tempo sono totalmente cumulabili con i redditi, sia da lavoro dipendente che autonomo. Inoltre il legislatore ha stabilito

che, sempre a decorrere da gennaio 2009, sono totalmente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente anche le pensioni conseguite col calcolo contributivo. Il risultato finale è che ora sia le pensioni di anzianità che quelle di vecchiaia diventano tutte interamente cumulabili. L’abolizione del divieto di cumulo non va confusa con la necessità, per ottenere le pensioni di anzianità e di vecchiaia, di abbandonare il lavoro. In questo caso, quando si parla di cessazione del rapporto di lavoro, ci si riferisce solo a quello dipendente. E quindi necessario smettere l’attività entro la fine del mese precedente la decorrenza della pensione. Questa condizione non è richiesta per i lavoratori autonomi, i quali possono continuare il lavoro. Anche i dipendenti, che devono essere disoccupati al momento della decorrenza della pensione, possono poi riprendere il lavoro e cumulare interamente pensione e retribuzione.

INVARIATA L’INVALIDITÀ Nulla cambia invece per gli assegni di invalidità, che non sono sottratti dalle trattenute quando i soggetti pensionati prestano attività lavorativa. Costoro, in presenza di redditi da lavoro dipendente o autonomo, si vedono ridurre l’assegno del 25 per cento se il reddito annuo nel 2008 è oltre 23.042,24 euro; del 50 per cento se viene superata quota 28.802,80 euro. Se dopo questo abbattimento l’assegno resta superiore al minimo (443,12 mensili), il lavoratore dipendente ha un’altra trattenuta pari al 50 per cento della parte eccedente il minimo, il lavoratore autonomo invece del 30 per cento, ma non oltre il 30 per cento del reddito stesso. Dal 2001 anche gli assegni di invalidità, se liquidati con 40 anni di contributi, sono interamente cumulabili con il reddito da lavoro autonomo e dipendente. Per il perfezionamento dei 40 anni valgono anche i contributi versati dopo il pensionamento, purché siano inseriti nel calcolo di supplementi di pensione. ✦

Assegno di incollocabilità Ai mutilati e agli invalidi per servizio, con diritto a pensione o ad assegno delle categorie dalla seconda all’ottava, che siano incollocabili ai sensi del secondo comma dell’art. 1 della legge 2 aprile 1968, n. 482, e successive modificazioni ed integrazioni, in quanto, per la natura ed il grado della loro invalidità di servizio, possano riuscire di pregiudizio alla salute ed alla incolumità dei compagni di lavoro od alla sicurezza degli impianti e che risultino effettivamente incollocati, è attribuito, in aggiunta alla pensione o all’assegno rinnovabile per servizio, e fino al compimento del 65° anno di età, un assegno di incollocabilità nella misura pari alla differenza fra il trattamento corrispondente a quello previsto per gli invalidi ascritti alla prima categoria con assegno di superinvalidità di cui alla tabella E, lettera h), esclusa l’indennità di assistenza e di accom-

pagnamento, e quello complessivo di cui sono titolari. Gli invalidi provvisti di assegno di incollocabilità, e per la durata di questo, vengono assimilati, a tutti gli effetti, agli invalidi ascritti alla prima categoria. Resta impregiudicata la facoltà di chiedere la revisione della pensione o dell’assegno per aggravamento delle invalidità per servizio. Il trattamento di incollocabilità è attribuito, sospeso o revocato, secondo le modalità stabilite dalla legislazione concernente i mutilati e gli invalidi di guerra. Ove a seguito della revisione per aggravamento l’invalido sia ascritto alla prima categoria senza assegni di superinvalidità, viene conservato, se più favorevole, sempreché ne ricorrano le condizioni e, in particolare, permanga l’effettivo stato di incollocamento, il trattamento. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

15


Le Fiamme Azzurre Pensione indiretta o di reversibilità agli orfani maggiorenni studenti universitari ’Inpdap con nota n. 44 del 25 novembre scorso ha chiarito quali sono le condizioni per il riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità (o della quota parte spettante) ovvero alla prosecuzione del pagamento a favore degli orfani maggiorenni studenti universitari, il cui originario trattamento pensionistico decorra da data anteriore all’entrata in vigore della legge 8 agosto 1995, n. 335, nei casi, in particolare, di interruzione del corso di studi, passaggio ad altro corso di laurea, rinuncia agli studi. Le perplessità derivano dalla circostanza secondo la quale le suindicate fattispecie dovrebbero ricadere, nella disciplina del D.P.R. 29 dicembre 1973, n. 1092, per la cui applicazione dovrebbe quindi continuare a valere la prassi amministrativa fondata su disposizioni interne impartite prima del subentro dell’INPDAP nella titolarità della gestione e pagamento delle pensioni pubbliche. A tale proposito, considerando manifestamente irragionevole l’attuazione di differenti modalità di soluzione a posizioni pensionistiche sostanzialmente identiche e per non svantaggiare, conseguentemente, gli aventi diritto, alla luce anche dell’orientamento giurisprudenziale della Corte dei Conti, ritiene opportuno modificare i criteri fin qui seguiti, disponendo che il diritto o meno alla prestazione deve essere valutato in base alla normativa vigente al momento in cui si è realizzato il presupposto di fatto e di diritta richiesto dalla legge. Pertanto, le pensioni liquidate agli orfani maggiorenni studenti universitari, le cui variazioni del corso di studi avvengano temporalmente dopo il 17 agosto 1995, ancorché i trattamenti pensionistici stessi siano stati attribuiti anteriormente alla data del 17/8/1995, devono essere definite secondo la disciplina del trattamento pensionistico a favore dei superstiti di iscritto e pensionato vigente nell’ambito

L

16

dell’assicurazione generale obbligatoria, estesa per effetto dell’art. 1, comma 41, della richiamata legge n. 335/1995, alle pensioni pubbliche. In concreto occorre fare riferimento al numero degli anni accademici per i quali l’interessato è stato complessivamente iscritto: solo se l’anno accademico di iscrizione, durante il quale si è verificato il decesso del lavoratore, è contenuto nel numero di anni previsti dal corso legale di studi si può considerare realizzata la condizione richiesta per la concessione della pensione. Pertanto, mentre realizza tale condizione la iscrizione classificata “fuori corso” di uno studente che non ha superato gli esami propedeutici, purché non siano stati superati nel complesso i limiti di durata del corso legale, non la realizza la iscrizione classificata “in corso” quando tali limiti siano stati superati. La pensione spetta anche agli studenti universitari che, dopo aver ultimato o interrotto un corso di studi, ottengano l’iscrizione ad altra facoltà ovvero ad altra corso di laurea della stessa facoltà: In questo caso, se vengono riconosciuti utili, agli effetti del nuovo corso, uno o più anni relativi al precedente corso, la durata del nuovo corso si riduce del numero di anni accademici riconosciuti utili. Si rammenta che in applicazione dell’art. 19 del R.D. 31 agosto 1933, n. 1592, e successive modificazioni, l’anno accademico inizia il 1° novembre di ogni anno e termina il 31 ottobre dell’anno successivo con esclusione implicita, pertanto, del periodo di prolungamento della sessione autunnale eccezionalmente previsto solo al fine di consentire il sostenimento degli esami di profitto e di laurea e da riferirsi, in ogni caso, all’anno accademico appena conclusosi. In sostanza la durata dell’anno accademico non viene prolungata fino al termine delle ulteriori sessioni di esame, ma, secondo

l’ordinamento universitario, gli esami sostenuti in tali sessioni possono ritenersi come validamente superati nell’anno accademico concluso il 31 ottobre precedente. Lo status di studente universitario si perde comunque at compimento del 26° anno di età ovvero al conseguimento della laurea non seguito dalla iscrizione ad un corso di perfezionamento oppure ad altro corso di laurea. Al fine di corrispondere a quesiti riguardanti le lauree brevi, si fa presente che la materia è regolamentata dal decreto 3 novembre 1999, n. 509 del Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica (Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei), come modificato dal successivo decreto 22 ottobre 2004, n. 270, i quali stabiliscono che le università rilasciano i seguenti titoli: 1) laurea (L); 2) diploma magistrale (LM); 3) diploma di specializzazione (DS); 4) dottorato di ricerca (DR). Da quanto precede, si evince che il diritto a pensione spetta per la sola durata del corso di laurea (L); i pagamenti possono essere ripristinati, sempre comunque entro il 26° anno di età, nel caso di ammissione al corso di laurea magistrale (LM) per il quale occorre essere in possesso della laurea o del diploma universitario di durata triennale ovvero di altro titolo di studio conseguito all’estero, riconosciuto valido. ✦

LUTTO La Redazione e gli iscritti ANPPe tutti partecipano al dolore per la scomparsa del socio Grippo Rocco deceduto, il 3 gennaio 2009, all’età di anni 90. Sentite condoglianze alla famiglia e ai parenti tutti.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Gennaio 2009 Illegittimo l’articolo 169 del DPR n.1092/1973 Con sentenza n. 323/2008 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 169 del d.P.R. 29 dicembre 1973, n. 1092 (Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato), nella parte in cui non prevede che, allorché la malattia insorga dopo i cinque anni dalla cessazione dal servizio, il termine quinquennale di decadenza per l’inoltro della domanda di accertamento della dipendenza delle infermità o delle lesioni contratte, ai fini dell’ammissibilità della domanda di trattamento privilegiato, decorra dalla manifestazione della malattia stessa. Ha osservato in particolare la Corte che le attuali conoscenze mediche hanno messo in luce l’esistenza di malattie in cui, fra la causa della patologia e la relativa manifestazione, intercorre un lungo

e non preventivabile periodo di latenza in assenza di alcuna specifica sintomatologia (come ad esempio in quelle provocate dall’esposizione all’amianto). Risulta, pertanto, evidente che quando l’infermità si manifesta successivamente al decorso del termine quinquennale dalla cessazione del servizio, l’art. 169 cit. esige irragionevolmente che la domanda di accertamento della dipendenza della infermità dal servizio svolto sia inoltrata entro un termine in cui ancora diletta il presupposto oggettivo (l’infermità) della richiesta medesima. Ne consegue che, in tali casi, in palese violazione sia dell’art. 38, secondo comma, sia dell’art. 3 Cost., l’esercizio del diritto alla pensione privilegiata risulta pregiudicato ancor prima che venga ad esistenza, determinando quella ingiustificata disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti che hanno con-

tratto malattie a normale decorso e lavoratori dipendenti con patologia a lunga latenza denunciata dal giudice rimettente. Pertanto, con riferimento ai casi nei quali la malattia insorga allorché siano già decorsi cinque anni dalla cessazione dal servizio, ferma restando la disciplina attuale per le altre ipotesi, la citata norma è stata dichiarata costituzionalmente illegittima nella parte in cui non prevede che, in tale ipotesi, il temine quinquennale di decadenza per l’inoltro della domanda di accertamento della dipendenza delle infermità o delle lesioni contratte, ai fini dell’ammissibilità della domanda di trattamento privilegiato, decorra dalla manifestazione della malattia stessa. La Corte Costituzionale ha, peraltro, ricordato che, per ottenere il riconoscimento del diritto alla pensione privilegiata, l’infermità deve in ogni caso trarre evidenti origini dal servizio sulla base di una rigorosa verifica della dipendenza dal medesimo. ✦ Avv. Antonio Nicolini

Pubblico Impiego: Le novità La Manovra d’estate ha portato diverse novità nel comparto del Pubblico impiego. Analizziamone qualcuna. Sul fronte della causa di servizio, la Legge 133 del 6 agosto 2008, a partire da 1° gennaio 2009, ha abolito tutti i benefici economici aggiuntivi previsti dalle norme precedentemente in vigore in caso di riconoscimento di malattia dipendente da causa di servizio. Ciò comunque ad esclusione degli appartenenti ai comparti Difesa e Sicurezza. Quindi dall’anno prossimo, tutti gli altri lavoratori della categoria riceveranno solo sull’equo indennizzo. Saranno inoltre aboliti gli aumenti periodici in favore dei dipendenti pubblici mutilati o invalidi per il servizio, e quindi non è più prevista l’abbreviazione dell’anzianità di servizio ai fini della determinazione degli aumenti periodici, che incrementavano lo stipendio. Inoltre, al raggiungimento dei 40 anni di anzianità contributiva. le Amministrazioni pubbliche potranno collocare a riposo d’ufficio il personale, rispettando le decorrenze del trattamento pensionistico e con un termine di preavviso di sei mesi. Per quel che riguarda il personale dei comparti Difesa, Sicurezza ed Esteri, per la peculiarità di questi settori, si dovranno emanare appositi decreti che specifichino le modalità di applicazione di questi principi. Dalle disposizioni dette rimangono esclusi i magistrati ed i docenti universitari. ✦

Ragusa: Incontro Interforze Tutte le Associazioni Interforze di Ragusa e provincia si sono incontrate per mettere a punto una serie di iniziative da effettuare nei prossimi mesi nel comune ragusano. Presente anche l’ANPPe Ragusa con il Segretario Raffaele Antonio La Magra ed altri iscritti alla Sezione. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

La delegazione Anppe di Ragusa

17




dalle Segreterie

Treviso uniformi nel donare nche quest’anno il personale di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Treviso ha risposto in forze alla campagna “Uniformi nel donare”, promossa lo scorso 10 novembre 2008 dall’Avis provinciale trevigiana e dall’Ulss 9 per avvicinare le divise alla donazione del sangue e trasmettere un messaggio positivo alla popolazione. Presenza significativa è stata proprio quella del nostro Corpo che, con i suoi 21 iscritti, è il primo donatore. «Riteniamo che la solidarietà verso il prossimo sia di primaria importanza per noi, che facciamo questo mestiere - spiega Mauro Scipioni - e ben volentieri abbiamo aderito anche alla seconda edizione di questa iniziativa». Hanno partecipato a questa campagna la Polizia di Stato, la Polizia Municipale, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Guardia Forestale e Vigili del Fuoco. Il Presidente dell’Avis provinciale di

A

Nelle foto momenti della campagna di sensibilizzazione dell’Avis

Treviso, Gino Foffano, ha ringraziato il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria di Treviso per la grande sensibilità che continua a dimostrare verso un gesto di solidarietà di fondamentale importanza. ✦

Campobasso Festa del Corpo Si è svolta, nel mese di ottobre 2008, la cerimonia di celebrazione dell’Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria. Alla manifestazione hanno partecipato numerose autorità civili e militari del capoluogo molisano. Suggestiva e commovente la cerimonia di consegna degli attestati di benemerenza e riconoscimenti al personale in servizio e in pensione del Corpo. ✦

LUTTO

20

Il personale della Polizia Penitenziaria si è stretto intorno alla famiglia Loreto per la perdita di Giuseppe, Sov.te Capo in servizio presso la Casa circondariale di Ragusa. I funerali si sono svolti l’8 dicembre 2008 presso la Chiesa di S. Giovanni Battista in Ragusa. Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Sappeinforma Convegno a Monastir

Polizia Penitenziaria sicurezza e territorio el mese di novembre 2008 presso la Scuola di Monastir il Sappe ha organizzato un importante convegno dal titolo Idee a confronto Polizia penitenziaria risorsa per la sicurezza del territorio Prevenzione della recidiva e della sicurezza sociale. All’incontro ha partecipato il Segretario Generale Dott. Donato Capece che ha espresso: «I problemi della legalità, della giustizia e della sicurezza sono problemi che investono il nostro Paese da sempre. Ritengo che non ci sia, a memoria d’uomo, un momento storico in cui nel nostro Paese non si sia parlato e dibattuto di, problemi legati alla legalità, alla giustizia e alla sicurezza. Si tratta di problemi che assumono connotazioni diverse, a seconda del momento storico in cui vengono collocati, ma ciò che è indubbio è che ci accompagnano da sempre e assumono rilevanza anche in relazione all’attenzione che i mass media riservano agli stessi. Oggi ci troviamo in un momento storico in cui, nell’affrontare il tema della sicurezza, occorre fornire risposte concrete. Ciò che la gente chiede è maggiore sicurezza, ma è importante riuscire a gestire questi problemi senza lasciarsi travolgere dall’onda emotiva, senza assumere iniziative che possono, alla fine. risultare inefficaci, ovvero avere ricadute negative su altri settori dell’intero sistema giudiziario e dell’esecuzione penale in particolare. Il Sappe ritiene che non tutti i reati possono e devono essere puniti con la detenzione, non solo per l’incapacità delle nostre strutture di tenere in carcere tutti gli autori dei reati che vengono commessi, ma anche e soprattutto perché la detenzione, a volte, potrebbe risultare inefficace.

N

II tema più ricorrente, in questo momento, è senz’altro quello dell‘immigrazione clandestina. Un problema che nel nostro Paese è sorto ormai tanti anni fa, ma che purtroppo non è mai stato affrontato in maniera efficace, non tanto dal punto di vista normativo, poiché ritengo che le norme ci siano e per alcuni versi possano anche essere sufficienti, ma soprattutto dal punto di vista amministrativo. Se il sistema delle espulsioni non ha funzionato adeguatamente è perché probabilmente non si è creduto fino in fondo in questo strumento e non sono state investite risorse sufficienti; comunque, non è con il carcere che si può risolvere questo problema, ecco perché riteniamo che il reato di immigrazione clandestina potrebbe avere il solo effetto di aumentare le presenze in carcere, senza però contribuire a risolvere il problema. Riteniamo, quindi, che il carcere debba essere la sanzione da applicare a coloro che commettono gravi reati, ma rispetto al carcere bisogna trovare delle misure alternative, in aggiunta a quelle che già sono previste nel nostro ordinamento. Il Sappe auspica ulteriori interventi e strategie per combattere la criminalità, compreso l’intervento dell’esercito nelle

zone a rischio, auspichiamo una maggiore certezza della pena, ma ci interroghiamo anche sulle possibili ricadute che le iniziative in essere possono avere sul nostro sistema penitenziario, in termini di sovraffollamento e di sostenibilità organizzativa. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

Sopra, la regione Sardegna a lato il programma e il simbolo del Convegno

21


Cinema dietro le sbarre Killer diario di un assassino iller, diario di un assasino è una pellicola basata su di una storia vera ben realizzata nel creare aspettative e tensione, anche se il ritmo ogni tanto e' un po' televisivo e la regia non e' delle migliori. Forse, il film si fossilizza troppo sulla critica del sistema carcerario e sul rapporto fra la guardia buona e comprensiva (abbastanza simile al Tom Hanks del Miglio verde) e l'assassino brutale che sembra trovare solo con lui un canale comunicativo. Il giovane ebreo Henry Lesser, sollecitato da nobili ideali e speranze riformiste, ambisce diventare agente penitenziario in uno dei più malfamati carceri del paese. Sua moglie Esther seppure molto preoccupata per il futuro del marito, lo appoggia incondizionatamente fino a quando riesce ad ottenere un posto nel carcere di Leavenworth, dove, però, scopre ben presto che la corruzione è molto diffusa dietro le sbarre e si estende anche alle guardie carcerarie. La scoperta che lo sconvolge di più è quella della violenza e dell'ingiustizia che regnano nel sistema carcerario, situazione che lo porta a provare una sorta di solidarietà verso i detenuti ed in particolare nei confronti di Carl Panzram che si trova a Leavenworth con l'accusa di furto con scasso. Infrangendo, anch’egli, le regole, Henry procura al detenuto carta e penna per scrivere le sue agghiaccianti memorie. Inizia la faticosa costruzione di un'amicizia, che porta addirittura Henry a cercare di salvare Carl dalla condanna alla pena capitale. Nella speranza che la scrittura aiuti Carl a esorcizzare alcuni dei suoi dèmoni, Henry ogni notte gli porta della carta e la mattina, alla fine del suo turno, porta via le pagine scritte. Tornato a casa, rinchiuso nel suo studio, Henry legge quei fogli, spinto dalla curiosità e scopre la sorprendente testimonianza della forza di un uomo tutta concentrata nel male che egli rivendica come proprio. Leggendo dei delitti, delle violenze e degli stratagemmi messi in atto da Carl o da lui subiti, Henry incomincia a dubitare della validità del sistema carcerario che ha giurato di servire. L'insolenza di Carl rende questi un facile bersaglio per le vessazioni delle guardie, che tentano ripetutamente di ricondurlo all'obbedienza Carl, però, si ribella e nel buio della lavanderia uccide ferocemente a bastonate la guardia più cattiva, così da dimostrare, una volta per tutte, ad Henry di essere davvero un assassino. Nonostante tutto ciò, e consapevole che Carl sarà condannato a morte, Henry spedisce ad un noto psicanalista le memorie di Panzram nella speranza che questo serva a riconoscerlo incapace di intendere e di voler ed evitargli la condanna. Invece lo stesso Carl rifiuta il riconoscimento dell'infermità mentale e, persino, l'aiuto del difensore d'ufficio. Inevitabilmente, la giuria emette un verdetto di colpevolezza e lo condanna a morte. Paradossalmente, infine, il detenuto accoglie con sollievo la sentenza e invita Henry ad assistere all'esecuzione, che considera la propria rivincita e la propria vittoria contro il sistema carcerario.

K

Sopra, la locandina in lingua francese

22

La scheda del Film Regia: Tim Metcalfe Titolo originale: Killer, Journal of Murder Tratto dal libro di Thomas E. Gaddis e James O. Long Soggetto: James O. Long, Thomas E. Gaddis Sceneggiatura: Tim Metcalfe Fotografia: Ken Kelsch Musiche: Graeme Revell Montaggio: Richard Gentner Scenografia: Sherman Williams Arredamento: Paul Hotte, Paul D. Austerberry Cotumi: Kathryn Morrison Produzione: C Janet Yang, Park Levinson - Ixtlan Production in associazione con Breakheart Films Distribuzione: Medusa 1996 - Medusa Video Personaggi ed Interpreti: Carl Panzram: James Woods Henry Lesser: Robert Sean Leonard Karl Menninger: John Bedford Lloyd Esther Lesser: Cara Buono R.G. Grieser: Robert John Burke Warden Quince: Richard Riehle Sam Lesser: Jeffrey DeMunn Sally: Lili Taylor Richard Lesser: Christopher Petrosino Warden Charles: Steve Forrest Elizabeth Weaks: Ellen Greene Genere: Drammatico Durata: 92 minuti Origine: USA 1995

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


a cura di G. B. De Blasis

Hunger (Fame) iamo in Irlanda del Nord, nella prigione di Long Kash, nell’anno 1981. In una sezione del carcere denominata blocco H sono rinchiusi detenuti separatisti repubblicani che cominciano ad inscenare una manifestazione contro la direzione del carcere concretizzata nella blanket protest e nella dirty protest, proteste delle coperte e dello sporco, per ottenere il riconoscimento dello status di prigioniero politico. Tra i manifestanti c’era Bobby Sands, attivista dell’IRA, che intraprese uno sciopero della fame che lo portò, dopo 66 giorni, alla morte. Bobby Sands aveva appena 26 anni quando iniziò lo sciopero della fame nella prigione di Maze (il nomignolo con il quale veniva chiamata Long Kash) pochi mesi dopo che i detenuti del blocco H avevano iniziato la loro dura lotta, rifiutando le uniformi del carcere, indossando solo le coperte, rifiutando di lavarsi e vivendo in celle sporche di escrementi, in condizioni igieniche al limite dell’emergenza sanitaria. Steve McQueen, autore anche della sceneggiatura scritta a quattro mani con Enda Walsh, porta sullo schermo la storia di Bobby Sands divisa in tre parti; la prima, che documenta cosa significava vivere nel blocco H sia come prigioniero che come guardia carceraria, violenta, movimentata e con una colonna sonora assordante. La seconda incentrata esclusivamente sul dialogo tra Bobby Sands (Michael Fassbender) e padre Dominc Moran (Liam Cunningham) che è il leit motiv del film, durante la quale emergono le motivazioni, la disperazione e la determinazione del protagonista. La terza ed ultima parte è quella del digiuno, pregnata dalla sofferenza della denutrizione, fatta di silenzi lunghissimi che lasciano parlare le immagini fino alla morte del martire detenuto. Hunger è un film di esordio molto duro per il video artista inglese Steve McQueen (che ha esposto le proprie opere nei musei di tutto il mondo) che si cimenta con un argomento difficile come può essere un film di denuncia sulle torture subite dai prigionieri dell'IRA. Nella Maze Prison morirono 9 prigionieri per denutrizione nei giro di pochi mesi. In Hunger, come in Fuga di Mezzanotte, la detenzione è ai livelli di una tortura fisica e psicologica, con i prigionieri vessati dalla mortificazione più profonda. Il film colpisce soprattutto per il fatto di essere una storia vera. Ha vinto la Caméra d’Or nella sezione Un certain Regard, al festival di Cannes ed ha partecipato all’ultimo Torino Film Festival. In Francia è uscito nelle sale a novembre 2008, in Italia dovrebbe uscire a breve tempo.

S

A fianco la locandina sotto alcune scene del film

La scheda del Film Regia: Steve Mcqueen (II) Soggetto: Steve Mcqueen (II) Sceneggiatura: Enda Walsh, Steve Mcqueen (II) Fotografia: Sean Bobbitt Musiche: Leo Abrahams, David Holmes Montaggio: Joe Walker Scenografia: Tom McCullagh Cotumi: Anushia Nieradzik Effetti: Bob Smoke Produzione: Blast! Films, Channel Four Films, Film4 Distribuzione: Medusa Film Personaggi ed Interpreti: Bobby Sands: Michael Fassbender Sacerdote: Liam Cunningham Ray Lohan: Stuart Graham William: Lalor Roddy Gerry: Liam McMahon Sig.ra Lohan: Laine Megaw Davey: Brian Milligan Madre di Ray: Helena Bereen Genere: Drammatico Durata: 90 minuti Origine: Gran Bretagna 2008 - Camera D’or al 61° Festival di Cannes (2008) dove è stato presentato come film d’apertura della sezione “Un certain regard”. - Presentato al 26° Torino Film Festival (2008) nella sezione “Lo stato delle cose” ha ottenuto una menzione speciale dalla Giuria del Premio “Maurizio Collino - uno sguardo ai giovani”

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

23


Umberto Vitale Segretario Generale Aggiunto Sappe vitale@sappe.it

Commenti

Carceri, continua l’emergenza

Reggio Calabria e il suo carcere incompiuto ell’articolo di novembre 2008, il Segretario Aggiunto Giovanni Battista Durante sulla questione emergenza carcere riportava «Dopo un primo interessamento del ministro della Giustizia sulla questione del braccialetto elettronico, attualmente nessuno parla più dell’emergenza carcere, a parte qualche organizzazione di settore come la nostra, di alcuni addetti ai lavori e della stampa quando emerge qualche notizia di rilievo. Infatti, proprio nei giorni scorsi, il Corriere della Sera ha pubblicato vari articoli, tra cui un editoriale in prima pagina a firma di Piero Ostellino, dal titolo Delle carceri e delle pene, indulto e affollamento, nonché un ampio reportage di Luigi Ferrarella e Dino Martirano che, partendo da un rapporto dell’ASL su San Vittore e Monza, hanno tratteggiato quella che è la situazione di molti penitenziaria italiani». Ora un articolo a firma di Roberto Rizzo sempre sul Corriere della Sera, evidenzia il nuovo carcere di Reggio Calabria che, nonostante fosse stato finito da tempo, non sia stato mai aperto: anzi, con il tempo sta andando in malora. «Questo istituto – si legge nell’articolo

N

La struttura quasi ultimata del nuovo carcere di Reggio Calabria

24

- è pronto ad ospitare fino a 300 reclusi, terminato nel 2005 è costato, più di 90 milioni di euro. Ci sono i muri di cinta e le torrette di sorveglianza con l’impianto di aria condizionata; i blocchi detentivi a tre piani con le celle, da 2 a 6 detenuti, larghe anche 30 metri quadri dotate di tv a colori.

Ci sono le telecamere a circuito chiuso dell’impianto di sorveglianza, le scrivanie e i computer negli uffici amministrativi. E allora, proprio quando il vecchio penitenziario reggino di San Pietro strabocca di esseri umani, perché non apre il nuovo carcere di contrada Arghillà? Manca la strada. La strada di accesso al carcere di Arghillà, periferia Nord di Reggio, non esiste. Meglio, esiste un tortuoso sentiero asfaltato che passa tra i vigneti della zona, un percorso ritenuto non idoneo

per il trasporto dei detenuti dall’amministrazione penitenziaria. E per fare la strada vera e propria, l’allacciamento che dovrebbe collegare la struttura carceraria alla tangenziale e dunque allo svincolo della SalernoReggio Calabria, non ci sono i soldi. In più, manca l’impianto di raccolta acque». Nell’articolo si legge inoltre «La storia del peni-tenziario fantasma inizia nel 1988 quando l’allora sindaco Italo Falcomatà individuò l’area dove realizzare l’opera. Nel 1993 fu indetta la gara d’appalto vinta da un consorzio (CMC di Ravenna e Pizzarotti di Parma). Lavori iniziati, fermati, proseguiti, rifermati da intoppi burocratici ma, faticosamente, il carcere di Arghillà ha preso forma e inghiottito finanziamenti. Per tentare di sbloccare la situazione il 1° dicembre 2006 è stato nominato Commissario straordinario per il completamento dei lavori il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi. Che ora minaccia le dimissioni: «Mancano ancora 20 milioni di euro per completare l’opera, il 30 ottobre ho scritto la quarta protesta. Sono pronto a dimettermi». Il sindaco di Reggio Calabria Giovanni

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Scopelliti (An) constata che il carcere è «una delle tante incompiute, ma la competenza è dei ministeri Infrastrutture e Giustizia». Ma non vi è solo la situazione paradossale di Reggio Calabria: ci sono altre carceri in Italia con situazioni di emergenza strutturale. Appena un anno addietro il Sindaco di Bologna Sergio Cofferati ha inviato all’Amministrazione Penitenziaria un’ordinanza con la quale evidenziava la grave situazione del carcere della Dozza e ordinava, per l’appunto, di procedere a una serie di interventi per riportare quel carcere a livelli di vivibilità accettabili per i reclusi e per coloro che ci lavorano. La stessa situazione si è verificata qualche mese addietro in un altro carcere della stessa regione. La situazione non è migliore in altre regioni. Basti pensare al Lazio, dove c’è un vecchio carcere come Regina Coeli che andrebbe sicuramente ristrutturato oppure chiuso; alla Campania, con Poggioreale, alla Sicilia con l’Ucciardone di

Palermo e via discorrendo. Dal Nord al Sud la situazione è grave, sia per le condizioni strutturali, igienico e sanitarie, sia per gli aspetti organizzativi resi difficili dalla carenza di personale e dal sovraffollamento. Risolvere il problema del sovraffollamento significa ampliare la capienza degli attuali duecentocinque istituti, vuol dire costruire altri padiglioni oltre a quelli già esistenti; è quindi necessario un ulteriore impiego di risorse economiche. Al Ministro Alfano ribadiamo: tra le iniziative di ampliamento degli istituti esistenti perché non pensa anche di rendere operative le tante strutture esistenti e mai aperte, come Reggio Calabria e Mileto oggetto di una nostra recente visita in cui abbiamo avuto l’occasione di vedere una struttura realizzata e mai aperta, che potrebbe ospitare dai 70 ai 100 detenuti. Tale struttura versa in stato di abbandono, con il perimetro circostante utilizzato come isola ecologica. ✦

Sopra, ancora immagini del nuovo istituto reggino a sinistra, la visita dei rappresentanti del Sappe presso la struttura abbandonata di Mileto

25 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Attualità

Misure Alternative:

il Ministro Maroni “apre” al baccialetto elettronico ono settimane, mesi, anni che denunciamo come la mancanza di una strategia d’intervento sul sistema penitenziario nazionale, che avrebbe dovuto essere contestuale al provvedimento d’indulto del luglio 2006, avrebbe riportato in poco tempo le carceri italiane a livello allarmanti di affollamento. Oggi i detenuti presenti sono ben oltre quota 58mila e gli organici del Corpo di Polizia Penitenziaria carente di ben oltre 4mila unità. E’ dunque urgente intervenire subito, con provvedimenti straordinari possibilmente inseriti nella riforma globale del sistema giustizia annunciato recentemente dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano, altrimenti rischiamo davvero l’implosione del sistema penitenziario nazionale. Da tempo denunciamo come sia urgente adottare provvedimenti per deflazionare le strutture penitenziarie del Paese. Lo diciamo spesso, lo ribadiamo anche in questa occasione: è davvero necessario ricostruire il sistema carcerario del Paese, a cominciare dalle espulsioni dei detenti stranieri. Da sempre sosteniamo, e per molto tempo lo abbiamo fatto in solitudine, di rendere stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi affidando però a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale, potenziando quindi l’area penale esterna e prevedendo per coloro che hanno pene brevi da scontare l’impiego in lavori socialmente utili all’esterno del carcere con l’introduzione del sistema di controllo

S

Il Ministro dell’Interno Roberto Maroni

26

del braccialetto elettronico in dotazione al Corpo di Polizia Penitenziaria. Argomento, quest’ultimo, affrontato alla Camera dei Deputati lo scorso 3 dicembre nel corso dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. È la magistratura che decide se utilizzare o meno il “braccialetto elettronico” per i detenuti. E quindi lo scarso utilizzo di questo strumento non è responsabilità del ministero dell’Interno, ma dei giudici. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni, rispondendo in aula ad un’interrogazione dell’Udc, con cui si è chiesto il motivo del “congelamento” dell’uso del braccialetto e i costi che sono stati sostenuti dallo Stato per attuare la rete informatica di rilevamento. Maroni ha ricordato come la misura sia stata introdotta dal decreto-legge 341 del 24 novembre 2000, convertito in legge 19 gennaio 2001. Successivamente – ha spiegato –, è stata avviata una fase speri-

mentale per l’uso di questo braccialetto nelle città di Milano, Roma, Napoli, Catania e Torino. Si è trattato di una fase sperimentale con diverse e distinte tecnologie e diverse ditte, coinvolgendo la società Telecom Italia per la componente della rete e non dello strumento. Alla fine di questa sperimentazione, il ministro dell’interno dell’epoca, su conforme parere dell’Avvocatura generale dello Stato, propose alla società Telecom di assumere la veste di referente unico per la gestione del sistema. Conseguentemente, il 6 novembre 2003, venne definito, in accordo con Telecom Italia, una nuova modalità di erogazione di queste prestazioni, passando dal noleggio degli apparati alla fornitura diretta del servizio. E con la Telecom è stato stipulato un contratto che ha comportato un impegno finanziario, una tantum, all’epoca, per l’attivazione del servizio, pari a circa 10 milioni e 369 mila euro, per il 2003, e un canone annuo di 10 milioni 899 mila 600 euro, dal 2004 fino al 2011, per la realizzazione della rete, cosa che Telecom ha fatto – ha aggiunto il Ministro dell’Interno. Visto lo “scarso utilizzo” del braccialetto, ha chiarito Maroni, “ho parlato con i responsabili Telecom per vedere cosa si poteva fare, ma Telecom ha dato attuazione all’accordo regolarmente”. Ora il governo sta valutando “nuove tecnologie per attuare la rete che c’è, visto che – ha concluso Maroni – in Francia - per esempio - l’uso del braccialetto è massiccio e le evasioni sono praticamente az-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


Erremme info@sappe.it

zerate”. Una nuova politica della pena, dunque, che preveda un ‘ripensamento’ organico del carcere e dell’Istituzione penitenziaria con al centro un nuovo ruolo professionale ed operativo della Polizia penitenziaria è necessaria e indifferibile. Auspichiamo che il ministro Alfano tenga conto che un ampliamento delle misure alternative alla detenzione e dell’area penale esterna con contestuale adozione proprio del braccialetto elettronico di controllo dei soggetti detenuti che vi accedono dovrà necessariamente prevedere un nuovo ruolo della Polizia Penitenziaria, e cioè svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di Polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative. Ci auguriamo quindi che il ministro Alfano incontri quanto prima il Ministro dell’Interno Roberto Maroni per arrivare a definire quel decreto interministeriale Interno e Giustizia, incomprensibilmente sospeso, finalizzato a disciplinare il progetto che prevede l’utilizzo della Polizia Penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe). Ci sono già stati diversi incontri tra Amministrazione penitenziaria e Sindacati del Corpo per definire il ruolo della Polizia penitenziaria negli Uffici per l’esecuzione penale esterna, e cioè svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di Polizia proprio la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova. Non sappiamo perché quel decreto sia stato sospeso, ma è necessario porlo tra le priorità di intervento sul sistema carcerario del Paese. Il controllo sulle pene eseguite all’esterno e sull’adozione del braccialetto elettronico, oltre che qualificare il ruolo della Polizia Penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione. Efficienza delle misure

esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure, che nell’opinione pubblica, non vengono attualmente riconosciute come vere e proprie pene. Confidiamo nella sensibilità del Ministro della Giustizia Angelino Alfano, che nel corso dell’incontro alla Funzione Pubblica del 3 dicembre scorso per la definizione della ‘coda contrattuale’ delle Forze di Polizia, ha reso davvero onore

rizzare con molto entusiasmo il fondamentale apporto della Polizia penitenziaria nelle attività di sicurezza del Paese, hanno sottolineato come l’assunzione di tante nuove competenze del Corpo (polizia stradale, traduzioni, banca dati DNA e ruoli tecnici, polizia giudiziaria) in aggiunta a quelle istituzionali abbiano, in un certo qualmodo, ‘liberato’ risorse delle altre Forze di polizia a favore dei compiti di prevenzione e repressione del crimine. Il Guardasigilli, in quella sede, ha caldeggiato con il collega Brunetta la necessità Ora d’aria

alle decine di migliaia di appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria quotidianamente impegnati in un duro e difficile lavoro con parole di alto spessore morale e di lodevole riconoscimento professionale. Le parole del Guardasigilli, tese a valo-

di riallineare tutte le disparità giuridiche e di trattamento economico della Polizia penitenziaria con le altre Forze dell’Ordine prima di pervenire ad un generale riordino delle carriere dell’intero Comparto Sicurezza. Il SAPPE ha espresso pubblicamente il suo più sincero apprezzamento per un Ministro della Giustizia che ha così dimostrato di interpretare nel migliore dei modi le esigenze e le aspirazioni del Corpo di Polizia Penitenziaria, facendosene autorevole portavoce nei confronti della compagine governativa. Significativo il passaggio secondo cui alla necessità non più rinviabile di aprire altre carceri non può essere disgiunto un aumento dell’organico della Polizia penitenziaria. Ci auguriamo, ora, che alle belle parole facciano seguito fatti concreti, per scongiurare l’ipotesi che quelle stesse parole possano rimanere una mera enunciazione di principio. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

27


l’Evento Campionato Italiano di Sci del Corpo di Polizia Penitenziaria FI Police SKI - Sestriere (TO) 23/29 marzo 2009

estriere ospiterà anche per il 2009 le FIS POLICE SKI, i Mondiali di Sci dei Corpi di Polizia che giungono con la prossima edizione al settimo anniversario. L’edizione del 2009 vede gareggiare i più importanti atleti dei Corpi di Polizia italiani e stranieri per conquistare l’ambitissimo titolo di Campione Mondiale di Sci dei Corpi di Polizia il titolo di Campione Italiano di Sci dei Corpi di Polizia, e quest’anno ci sarà una competizione nella competizione; infatti le gare infrasettimanali saranno valide anche per l’assegnazione del Titolo di Campione Italiano di Sci del Corpo di Polizia Penitenziaria. La Manifestazione organizzata dallo Sci Club Teamitalia con la collaborazione tecnica di Vialattea, si configura da anni come una grande festa dello sport, dove il grande livello degli atleti presenti e l’alto livello delle performances in ogni gara, non tolgono nulla al clima di festa e di complicità che si instaura tra tutti i militari presenti e tra i famigliari che spesso accompagnano gli sportivi per godersi una rilassante vacanza sulla neve.

S Sopra una panoramica del Sestriere nell’altra pagina la locandina della manifestazione

28

Proprio da queste fondamentali caratteristiche connesse alla manifestazione, è nata l’idea di istituire il Primo Campionato Italiano di Sci della Polizia Penitenziaria, come ci testimonia il Commissario Antonio Ricciardelli, che da anni collabora con lo Staff Teamitalia «Quest’anno, dopo opportuni contatti con lo Sci Club Club Teamitalia, a Sestriere, nell’ambito dei Mondiali di Sci dei Corpi di Polizia, si terrà il I° CAMPIONATO ITALIANO DI SCI DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA. L’evento nasce con la volontà di creare una gara esclusivamente dedicata al nostro personale, raccogliendo il desiderio espresso più volte dai nostri Agenti, che convenivano da svariate località d’Italia a questo importante appuntamento sportivo. Ci auguriamo quindi di poter accoglierli numerosi, unitamente alle nostre famiglie, per trascorrere una settimana dedicata allo sport ed al relax». Anche quest’anno il programma delle gare è particolarmente fitto e prestigioso, le gare infrasettimanali di martedì 24

mercoledì 25 e giovedì 26 marzo saranno valide dunque sia per il Titolo Italiano dei Corpi di Polizia che per il Titolo iridato del Corpo di Polizia Penitenziaria, mentre il Week end finale sarà dedicato ai Mondiali di Sci dei Corpi di Polizia, dove gli austriaci Werner Hinterberger e Thomas Bogensperger detengono il Titolo rispettivamente nello Slalom Speciale e nel Gigante. Da sempre alle gare partecipano i migliori atleti italiani che vestono le divise dei Carabinieri, della Finanza, della Forestale, dell’Esercito, della Polizia di Stato e dell’Aeronautica, da molti anni però la Polizia Penitenziaria costituisce il Gruppo più numeroso e per questo anche il Dr. Antonino Porcino, Direttore della Casa Circondariale di Bergamo, saluta con entusiasmo questo nuovo Campionato interamente dedicato ai suoi Agenti «Preliminarmente vorrei ringraziare tutto lo staff di Teamitalia, impegnato nell’organizzazione di eventi culturali e sportivi che suscitano un considerevole interesse di pubblico. Una delle manifestazioni sportive più importanti organizzate da Sci club Teamitalia e da Teamitalia è costituita dai Campionati Mondiali di sci dei Corpi di Polizia. L’evento, è diventato uno degli appuntamenti FIS più importanti a livello mondiale. È evidente che tale iniziativa, oltre a dare risalto alle Istituzioni rappresentate dai diversi gruppi sportivi e ai loro appartenenti, che seguono con passione ed entusiasmo le performance dei propri colleghi, rappresenta un significativo momento di aggregazione tra le Forze di Polizia non solo italiane, ma anche estere e che ha risvolti positivi anche e soprattutto nell’attività lavorativa quotidiana; a Roberto Gualdi, presidente di Teamitalia, va riconosciuto il merito di aver voluto aggregare le forze di polizia realizzando questo evento sportivo che ormai da anni è divenuto un appunta-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


il Libro del mese

Luigi Daga Scritti e Discorsi 1980 -1993 ochi conoscono la storia di Luigi Daga, il magistrato al quale è intitolato il Largo di Roma dove ha sede il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Era nato a Catanzaro il 26 agosto 1947 e, magistrato di appello addetto al Ministero di Grazia e Giustizia, era Direttore dell’Ufficio VI Studi e Ricerche – dell’Amministrazione penitenziaria. Proprio nella nostra Amministrazione trascorse una lunga parte della sua carriera: era uno studioso e un profondo conoscitore, apprezzato in sede internazionale, di ogni problematica del carcere e del mondo penitenziario Direttore dell’Ufficio Studi e Ricerche, venne inviato in missione in Egitto, al Cairo, dal 23 al 29 ottobre 1993 per partecipare, in qualità di relatore, al VI Congresso dell’Associazione egiziana di Diritto Criminale. Avrebbe dovuto svolgere una relazione nell’ambito della tavola rotonda sul nuovo codice penale francese ed il progetto di riforma del codice penale italiano. Ma il 26 ottobre subì un sanguinoso attentato presso l’Hotel Semiramis de Il Cairo, a seguito del quale morì a Roma il successivo 17 novembre 1993. A quindici anni dalla tragica scomparsa di Luigi Daga, l’Amministrazione Penitenziaria ne ha voluto onorare la memoria e l’opera attraverso un’approfondita analisi della sua opera, attraverso gli scritti, editi e inediti, messi a disposizione della famiglia di Luigi Daga e curati da Giuseppe di Gennaro e Giuseppe La Greca, che con Daga ebbe stretti rapporti di collaborazione oltre che di amicizia. Questa interessante raccolta dei suoi Scritti e Discorsi aiuta a comprendere perché Luigi Daga è iscritto a pieno titolo tra le persone che maggiormente hanno contribuito al rinnovamento dell’istituzione penitenziaria e fatto conoscere la ricchezza e la complessità del sistema penitenziario italiano in tutto il mondo, facendo conoscere l’Ufficio Studi del DAP ben al di là dei confini del nostro Paese. In occasione del decennale della sua morte, il Presidente emerito della Corte Costituzionale (già Ministro Guardasigilli) Giovanni Conso disse che Luigi Daga aveva la profonda convinzione della recuperabilità del detenuto e del valore di ogni persona, quand’anche abbia commesso un reato. Seppe aggiunse Conso trasformare queste convinzioni in impegno al servizio dell’istituzione. E la lettura delle quasi 600 pagine di questo interessante libro Luigi Daga: Scritti e Discorsi 1980 - 1993, curato dall’Ufficio Studi, Ricerche, Legislazione e Rapporti Internazionali dell’Amministrazione penitenziaria, permette anche a chi non ebbe la fortuna di conoscerLo personalmente un valido giurista ed un profondo conoscitore e rinnovatore dell’istituzione penitenziaria italiana. ✦ roberto martinelli

P mento al quale tutti vorrebbero partecipare. Partecipiamo con orgoglio quest’anno alla prima edizione dei Campionati di Sci della Polizia Penitenziaria che saranno un ulteriore momento di incontro e socializzazione tra le forze di polizia. La Polizia Penitenziaria con il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, nel corso degli anni, ha ottenuto brillanti risultati in diverse discipline sportive e le Olimpiadi di Pechino rappresentano la dimostrazione più evidente. L’appuntamento al Sestriere è un’importantissima occasione per conseguire anche nello sci iridati successi. Sono certo che i nostri atleti, cui vanno i miei migliori auguri, non deluderanno le nostre aspettative». Per gli sportivi ed appassionati sono dunque assicurate emozioni e grandi prestazioni, ma non mancheranno momenti di aggregazione e di festa, anche grazie all’inserimento delle Fis Police Ski nel Rossignol Demo Ski Tour Europe, che porterà al Villaggio sulla neve organizzato da Teamitalia ulteriori occasioni di divertimento e di aggiornamento sulle ultime novità tecniche nel mondo dello sci. A confermare l’importanza sportiva, ma anche istituzionale di questa manifestazione la presenza della RAI che trasmetterà le gare del week end finale sul canale satellitare RAI SPORT. Tutti gli ingredienti per una grande manifestazione sportiva sono pronti e ben miscelati, non resta che attendere di goderci questa nuova grande edizione delle Fis Police Ski. Per info e contatti Teamitalia Srl via Zelasco, 1 24122 Bergamo Tel. 035237323 Fax 035224686 teamitalia@teamitalia.com www.teamitalia.com ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

La copertina del libro del mese

29


dal Mondo... USA Detenuto si strappa un occhio e lo ingoia n detenuto condannato a morte si è strappato in Texas l’occhio sinistro, l’unico funzionante, e lo ha poi inghiottito. I legali di Andre Thomas, 25 anni, affermano da tempo che il detenuto ha gravi problemi mentali. Thomas era stato condannato a morte nel 2004 per avere ucciso la moglie, il figlio di 4 anni e una figliastra di 13 mesi. Alle sue vittime l’uomo aveva strappato il cuore. Le guardie del carcere di Livingston (Texas) hanno trovato il detenuto riverso a terra, con la faccia piena di sangue e l’occhio mancante. Una Corte d’Appello texana aveva respinto in ottobre la richiesta degli avvocati di riconoscere la instabilità mentale del detenuto. Dopo il nuovo incidente Thomas è stato trasferito in un carcere per detenuti malati di mente. La data dell’esecuzione non è stata ancora fissata.

U

Detenuti sempre più magri: lo sceriffo risparmiava sul cibo e si teneva il resto

30

Teneva a stecchetto i suoi detenuti e, con il beneplacito della legge locale, si intascava la differenza tra il budget a sua disposizione e quanto effettivamente speso per i pasti dei condannati. Il giochino ha consentito a Greg Bartlett, uno sceriffo di Morgan County, in Alabama, di mettere da parte un discreto gruzzoletto. Ma a farne le spese sono stati i suoi prigionieri che, secondo diverse testimonianze, sono arrivati a perdere molti chili con questa dieta forzata e non richiesta. Un giudice federale, sollecitato da diverse segnalazioni, si è però reso conto di quanto stava succedendo e ha deciso di mettere fine all’andazzo disponendo l’incarcerazione dello stesso sceriffo nella sua stessa prigione. Un provvedimento della durata di una sola notte a cui far però corrispondere un cambiamento sostanziale della composizione del menù. La legge dell’Alabama continua a recepire i contenuti di una norma dell’inizio del

secolo scorso che consente ai tutori della legge di gestire in proprio il budget penitenziario potendo anche trattenere per sè gli eventuali risparmi. Ma per il giudice U.W. Clemon che ha emesso la sentenza il problema è proprio questo: «Quella legge è un invito al commettere reati, lo sceriffo aveva un interesse diretto e pecuniario nel non nutrire i detenuti». Lo stanziamento a disposizione dello sceriffo per i pasti dei prigionieri non era particolarmente elevato: un dollaro e 75 centesimi a prigioniero. Eppure mr. Bartlett riusciva a fare economia anche su quelli.

SPAGNA Spogliarello in carcere, chieste dimissioni direttore Il 2 gennaio scorso un carcere spagnolo è stato teatro di uno spettacolo di spogliarello, svolto davanti a 300 detenuti. Lo ha rivelato un sindacato di polizia penitenziaria, secondo il quale ad assistere allo spettacolo, a Picassent (Valencia), c’erano anche alcuni condannati per reati sessuali. Di fronte allo spettacolo alcune poliziotte si sarebbero allontanate «disgustate e preoccupate per la loro incolumità». Il sindacato ha chiesto le dimissioni del direttore. Spogliarello in carcere, perdonato il direttore che lo autorizzò La direzione delle istituzioni penitenziarie spagnole ha deciso di non destituire il direttore del carcere di Picassent (Valencia), dove lo scorso 2 gennaio si tenne un controverso spogliarello di fronte a circa 300 detenuti, alcuni dei quali condannati per reati sessuali. Lo riferiscono i media spagnoli. Ramon Canova, direttore del centro, si è scusato per lo spettacolo che fu denunciato dal sindacato di polizia carceraria come «pornografico». Secondo i poliziotti infatti la spogliarellista era scesa tra il pubblico dopo essersi coperta di latte in polvere, iniziando a sfregarsi contro i detenuti, arrivando a toccare i genitali di qualcuno di loro ed a introdurre un vibratore in bocca a un condannato. Canova ha assicurato che l'or-

dine era stato mantenuto durante tutto lo spettacolo. La mancata destituzione è stata criticata dalla portavoce del Partido Popular (opposizione) nella commissione Interni della Camera, che ha chiesto «misure drastiche» nei suoi confronti. Anche la sinistra di Izquierda Unida intende chiedere spiegazioni in parlamento per uno spettacolo definito «machista e avvilente».

SCOZIA Detenuti di Edimburgo recitano video-storie per i figli Anche i papà detenuti devono poter leggere una fiaba della buona notte ai loro figli. Partendo da questo principio, un istituto penitenziario di Edimburgo ha deciso di offrire ai padri che stanno scontando una pena detentiva in carcere, la possibilità di riprendersi con una telecamera, mentre leggono una fiaba. Il tutto verrà poi inviato, sotto forma di dvd, ai propri bambini. Se l’iniziativa dovesse avere successo, potrebbe essere estesa ad altri istituti penitenziari del Regno Unito. Il nuovo progetto pilota, definito “Storybook Dads” (Padri da libro delle favole), è stato lanciato nel carcere scozzese di Saughton, in occasione della presentazione di una moderna biblioteca. Sottoposta ad un intervento di ristrutturazione e modernizzazione, costato 19mila euro, la rinnovata struttura metterà a disposizione un punto in cui i detenuti potranno riprendersi con una telecamera, mentre leggono una fiaba. La biblioteca, che è stata arricchita da computer portatili, potrebbe presto essere aperta anche ai familiari dei detenuti, inclusi i figli. Ai detenuti viene anche offerta la possibilità di segnalare alla bibliotecaria una lista di testi che si vorrebbero avere a disposizione. La mossa del carcere di Edimburgo, comunque, rischia di sollevare altre polemiche da parte degli stessi politici che, nelle scorse settimane, avevano puntato il dito contro un’altra struttura, a West Lothian. Nel carcere di Addiewell, infatti, i detenuti hanno, nella loro cella, un televisore a schermo piatto, e possono anche ordinare i loro pasti preferiti. Per i

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


detrattori dell’iniziativa, se i livelli di comfort sono troppo elevati, si rischia di far sì che un carcere non rappresenti più un valido deterrente, in grado di contribuire a ridurre il numero di crimini.

INGHILTERRA Elicottero telecomandato sopra prigione Guardie della prigione di Elmely, in Inghilterra, recentemente hanno intercettato un elicottero telecomandato che volava sopra le mura del carcere dirigendosi verso le celle dei prigionieri con un piccolo carico attaccato sotto la fusoliera. Gli agenti credono che il carico in questione fosse droga o un cellulare, ma una ricerca effettuata sul posto ha dato esito negativo. Pare che questo “elicottero fantasma” e il suo carico siano spariti misteriosamente dopo l’arrivo sul carcere. Il sistema è abbastanza ingegnoso, ma molto probabilmente non ha funzionato. L’elicottero era stato ripreso dalle telecamere del servizio di sorveglianza a circuito chiuso già la notte precedente, quindi la sicurezza se lo aspettava.

precarie, strutture fatiscenti, violenza e abusi. Il video integrale è ora in mano a due registi, Karim Bellazzaar e Omar Dawson, che sperano di realizzare un documentario.

hanno ricevuto aiuto dall’esterno. E’ la quinta evasione registrata nelle Filippine dall’inizio dell’anno, in tutto 19 detenuti erano riusciti a fuggire nei precedenti episodi del 2009.

11 suicidi in carcere in 15 giorni

CINA

Undici suicidi dall'inizio del 2009. Ovvero 11 in 15 giorni. Un dato preoccupante anche in un paese, come la Francia, in cui il tasso dei suicidi in carcere è tra i più elevati d'Europa, il doppio di quello italiano o tedesco, il triplo di quello spagnolo. Per questo il direttore dell'amministrazione penitenziaria ha raccomandato alle direzioni delle carceri una serie di misure di vigilanza per arginare il fenomeno. Tra queste, l'aumento della frequenza delle ronde e la riduzione dei tempi in cui i detenuti restano da soli. Cinque degli undici suicidi del 2009 riguardano, inoltre, persone arrestate per crimini di carattere sessuale, e quindi verrà intensificato il controllo sui detenuti arrestati per questo tipo di reato.

FILIPPINE Detenunti evadono in massa attraverso un tunnel

FRANCIA Telecamera clandestina, ripresa la vita del carcere Alcuni detenuti della prigione di FleuryMérogis, vicino Parigi, hanno filmato per mesi la loro vita quotidiana con una telecamera introdotta di nascosto nel carcere. Mostrare la vera realtà delle carceri francesi e sconfessare i documentari edulcorati della comunicazione ufficiale. Con questo obiettivo alcuni detenuti della prigione di Fleury-Mérogis, nel Dipartimento di Essonne, vicino a Parigi, hanno filmato per mesi la loro vita quotidiana con una telecamera introdotta di nascosto nel carcere. Le immagini (alcuni minuti del video sono pubblicati sul sito di Le Monde) confermano con la loro crudezza la denuncia fatta poche settimane fa dal Consiglio d’Europa: condizioni igieniche

Una dozzina di detenuti sono evasi ieri da una prigione nel sud delle Filippine attraverso un tunnel lungo 10 metri e largo un metro, che era sfuggito ai controlli dei responsabili del carcere. Lo riferisccono oggi fonti di polizia. Gli evasi erano quasi tutti coindannati a scontare pene per omicidio e possesso illecito di armi da fuoco, mentre alcuni risultano essere militanti islamici per il gruppo integralista Abu Sayyaf. «Era ormai troppo tardi quando le guardie carcerarie si sono accorte del varco usato per fuggire», ha detto Bensali Jabarani, capo della polizia nella regione di Mindanao, il quale ha riferito inoltre che un agente, accortosi della fuga di massa, è riuscito ad aprire il fuoco contro uno dei detenuti mentre questo si dava alla fuga. «Avranno pianificato la fuga per mesi», ha aggiunto Jabarani affermando che probabilmente gli evasi

Fuma nella toilette del treno, tre giorni di carcere Un uomo ha passato tre giorni in carcere per aver violato il divieto di fumo su di un nuovo treno cinese ad alta velocità. Lo rivela l’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua sul suo sito. L’uomo è stato sorpreso mentre fumava nella toilette di un treno sulla nuova linea Tianjin-Pechino, inaugurata per le Olimpiadi, con convogli particolarmente moderni e lussuosi. La punizione da lui subita è particolarmente inusuale in Cina, dove i divieti di fumo vengono sistematicamente violati.

BELGIO Due detenuti evadono da Palazzo di Giustizia di Bruxelles Spettacolare evasione al Palazzo di Giustizia di Bruxelles. Una mattina di gennaio, verso le 9, un uomo girava, all’apparenza incerto sul suo cammino nel seminterrato del tribunale di Bruxelles. Voleva andare alla Camera delle incriminazioni. Una volta arrivato lì davanti ha spinto la porta e gettato una pistola a due uomini, che erano lì in attesa del loro giudizio, che si svolge a porte chiuse. Con l’aiuto delle armi i due hanno minacciato tutti: giudici, avvocati, cancellieri, i funzionari della sicurezza. Uno dei due ha poi puntato la pistola alla tempia di un usciere e con la minaccia di ucciderlo ha costretto tutti a stendersi a terra. Gli uomini, accusati di rapina, e il loro complice sono poi fuggiti a piedi, attraverso i lunghi corridoi del palazzo, sotto la sguardo stupito degli avvocati presenti. Da notare che in Belgio gli agenti delle forze di sicurezza che accompagnano i prigionieri al palazzo non sono armati. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

31


le Recensioni Khali, dove, forse, è rinata Ubar, l’Atlantide della Sabbia...

Robyn Young

Crociata Nord Editore pagg. 694 - euro 18,60

James Rollin

La città sepolta Nord Editore pagg. 530 - euro 18,60 orna in libreria l’avventura firmata James Rollins. Painter Crowe, agente della Sigma, deve scoprire quale segreto nasconde la città perduta di Ubar: ma il deserto non è l’unica minaccia che dovrà fronteggiare... L’esplosione che ha distrutto l’Ala Kensington del British Museum di Lombra sembra non avere mandanti. Le organizzazioni terroristiche mondiali appaiono sconcertate al pari delle autorità governative. Perché colpire un grandioso monumento culturale in una città così importante e poi non rivendicare l’attentato? Ma si tratta veramente di un attentato? Deserto Arabico. Per generazioni, la famiglia di Lady Kara Kensington si è dedicata ad arricchire di preziosi manufatti arabi l’ala del British Museum che porta il suo nome. Adesso però Kara ha un nuovo obiettivo: scoprire chi ha ridotto in polvere il sogno dei suoi antenati e il suo sogno di archeologa. E le tracce puntano tutte verso Ubar, la leggendaria città della regina di Saba. Però Ubar non esiste, perché, come ancora raccontano i beduini, è stata spazzata via da una tempesta di sabbia… Washington. Painter Crowe, agente segreto della Sigma, accetta l’incarico di scoprire chi ha provocato la terribile esplosione di Londra. Sebbene armato di strumenti tecnologici all’avanguardia, Painter si rende subito conto che ci vorrà ben altro per arrivare alla radice del mistero. Perché esso è legato al deserto e alla regione del Rub al-

T

32

In qualità di cavaliere templare, Will Campbell è stato addestrato a combattere; in qualità di membro della società segreta chiamata Anima Templi, però, è anche un uomo di pace. Quindi la tregua stipulata tra cristiani e musulmani proprio grazie all’Anima Templi, dopo lunghi anni di scontri sanguinari, lo riempie di speranza. Eppure, intorno a lui, si agitano ombre inquietanti: Edoardo, re d’Inghilterra, ha inaspettatamente promesso al papa di mettersi a capo di una nuova crociata e, ad Acri, ultimo caposaldo dello Stato crociato, uno spietato gruppo di mercanti, che devono la loro ricchezza al commercio di schiavi e di armi, sta complottando per riaccendere le ostilità in Terrasanta. Mentre una nuova, atroce guerra sembra ormai inevitabile, Will è combattuto tra il solenne giuramento di templare, l’incarico all’interno dell’Anima Templi e l’amore per Elwen, la donna alla quale vorrebbe donare tutto se stesso e che invece non può neppure avvicinare.

J. Patterson e H. Roughan

Come una tempesta Longanesi Editore pagg. 312 - euro 16,60 Per recuperare il rapporto con i figli dopo la morte del marito, Kathrine Dunne organizza una vacanza in barca a vela con i suoi tre figli, ormai allo sbando. La figlia adolescente Carrie soffre di bulimia e attacchi depressivi, tanto che a diciott’anni medita il suicidio. Mark, di sedici, è una specie di bradipo svagato che fuma maijuana dalla mattina alla sera. Il

fratello più piccolo, Ernie, parla come un adulto e si abbuffa in continuazione. L’idea della vacanza sembra la scelta migliore. Anche il nuovo, affascinante marito di Kathrine, avvocato di grido e innamoratissimo compagno, sembra d’accordo. Ma l’apparenza inganna, come ben sa Gérard Devoux, ex agente CIA e ora killer professionista, assoldato per eliminare la famiglia Dunne. Nell’ambiente Devoux è soprannominato l’Illusionista, perché la sua specialità è far scomparire le persone. E la vacanza si trasforma in un incubo senza fine.

Franck Thilliez

Foresta Nera Nord Editore pagg. 360 - euro 18,60 L’offerta è una di quelle che non si possono rifiutare: un sacco di soldi per un lavoro che non prenderà più di un mese. E a David Miller non importa se le condizioni sono quantomeno singolari: rimanere chiuso in una villa nella Foresta Nera, insieme con Arthur Doffre, il facoltoso committente, per scrivere un libro su un serial killer - tristemente noto col soprannome “Boia 125” - responsabile della morte di sette coppie e suicidatosi quasi trent’anni or sono. Raggiunta la casa, David si trova subito immerso in un’atmosfera surreale: la villa, lontanissima dal villaggio, è stata costruita intorno a una quercia secolare e le grandi vetrate che la caratterizzano sono prive di ante e di tapparelle. In più, la neve copre ogni cosa. Ciò che lo aspetta, poi, non è meno inquie-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


a cura di Erremme

tante: lo studio in cui dovrà produrre almeno dieci pagine ai giorno si affaccia su una sorta di mattatoio; la presenza di Doffre è costante e implacabile; i racconti sul Boia 125 sono raccapriccianti. Ma soltanto con l’arrivo allo chalet di una donna terrorizzata e gravemente ferita quell’incubo claustrofobico giungerà al culmine, esplodendo in un’imprevedibile e agghiacciante follia...

fronti di tutte le persone che hanno contribuito a rendere viva l’isola e soprattutto agli animali che, in vario modo, hanno svolto il loro compito seppur terminando con il sacrificio della propria vita.

Dorothy Hearst

La strada della libertà Longanesi Editore pagg. 471 - euro 18,60

Marco Verdone

Il respiro di Gorgona Libr. Editrice Fiorentina pagg. 160 - euro 12,00 Gorgona è rimasta l’unica isola/carcere italiana nella quale si allevano quasi tutte le specie animali domestiche. Il rapporto con gli animali rappresenta il tema fondamentale che mostra come la loro presenza possa contribuire a far svolgere una carcerazione di qualità. Da 15 anni gli animali sono curati con la medicina omeopatica che non solo na permesso di arricchire l’approccio terapeutico, di risparmiare, di rispettare gli animali, l’ambiente e i consumatori, ma di stabilire relazioni di scambio e di amicizia con molte realtà. In questo modo Gorgona, l’isola più piccola e settentrionale dell Arcipelago Toscano, è venuta in contatto con l’ampio respiro del resto del mondo. E difficile raccontare il carcere dall’esterno. Questa testimonianza, della quale è autore il medico veterinario nonchè consulente della Casa di Reclusione di Gorgona, aiuterà ad aprire una finestra su una realtà complessa e a valorizzare la detenzione condotta con l’ausilio della terra, delle piante e degli animali. Il libro rappresenta anche un tributo nei con-

«Caricateli!» Un grido che divenne il motto della Red Ball Express: per i soldati americani che avevano il compito di trasportare approvvigionamenti al fronte dopo il D-Day del 6 giugno 1944 significava accendere i motori e cominciare estenuanti marce in colonna, con qualsiasi tempo. Loro dovevano «solo» guidare i camion e consegnare i materiali. Ma per Joe Amos, giovane autista nero del battaglione trasporti, è impossibile tenersi lontano dagli scontri per liberare la Francia dai tedeschi. La storia dell’eroico battaglione si identifica col dramma di una generazione stravolta dalla guerra: il fanatismo razzista di cui è oggetto Joe Amos ha il suo corrispettivo nella tensione del rabbino Kahn, veterano del primo conflitto mondiale sulle tracce del figlio pilota disperso: il suo sarà un continuo duello con Dio, un’incessante domanda sulla necessità di quella carneficina, ma anche un’ininterrotta richiesta di grazia e, al tempo stesso, di perdono per aver ucciso. La liberazione di Parigi coinciderà con la fine di uno spietato traditore americano di nome Chien Blanc, arricchitosi con la borsa nera. I destini di questi tre uomini, incrociandosi, diventano la dolorosa testimonianza di una storia che

nessuno è mai riuscito a spiegare veramente

Stephanie Barron

Jane e la disgrazia di Lady Scargrave TEA Edizioni pagg. 315 - euro 10,00 In visita presso l’amica, la bellissima e giovane Isobel Payne, Contessa di Scargrave, Jane Austen è testimone di una tragedia: il Conte Frederick, marito di Isobel, colto da improvviso e inspiegabile malore, muore in poche ore. La scomparsa prematura del marito, dopo tre soli mesi di matrimonio, getta la povera Isobel nella più cupa disperazione. Tuttavia la vedova scopre ben presto che non si tratta che dell’inizio delle sue disgrazie: di li a breve infatti una misteriosa missiva la raggiunge, nella quale sono contenute oscure minacce e la duplice accusa di omicidio e di adulterio. Terrorizzata, Isobel invoca l’aiuto di Jane, la sola di cui si può fidare, ma soprattutto l’unica, tra i presenti al castello nella notte della tragedia, che non tragga alcun vantaggio dalla morte di Lord Scargrave. Contando sulle sue ben note doti di comprensione dell’animo umano, Jane si trova così coinvolta in una pericolosa indagine che la porterà a varcare nientemeno che i cancelli della prigione di Newgate e persino la soglia della Camera dei Lords, arrivando a mettere a repentaglio la sua stessa vita. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009

33


l’Ultima Pagina la Lettera pettabile redazione, vorrei sapere gentilmente se la donazione sangue è considerata giornata di congedo straordinario o giornata di riposo per donazione, se viene considerata giornata di congedo straordinario e il dipendente ha consumato i 45 giorni previsti durante l’anno cosa si deve conteggiare? Inoltre gradirei sapere se i giorni di malattia di mio figlio fanno parte anche nei 45 giorni annui, di congedo straordinario, oppure se sono oltre. Riggi Antonio

S

Come è noto, la Legge 13 luglio 1967, n. 584, all’articolo 1, stabilisce che i donatori di sangue e di emocomponenti con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l’intera giornata

in cui effettuano la donazione, conservando la normale retribuzione per l’intera giornata lavorativa. Con l’entrata in vigore del Decreto legge n. 112 del 2008, convertito in legge n. 133 del 2008, alcune Associazioni di donatori di sangue hanno da subito espresso la propria preoccupazione nella previsione che le decurtazioni stipendiali previste per le assenze dal servizio dei pubblici dipendenti (art. 71) riguardassero anche coloro che si assentano dal lavoro per donare il sangue ad uso trasfusionale. Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, il 5 agosto scorso, si impegnò a garantire il normale svolgimento di tali rilevanti attività, anche alla luce degli ordini del giorno approvati in sede di conversione alla Camera del decreto legge 112 che impegnavano il Governo ad adottare le opportune iniziative al fine di evitare ogni possibile penalizzazione retributiva, anche retrodatandone la decorrenza dall’entrata in vigore del DL 112. Il Ministro si impegnò inoltre a predi-

sporre quanto prima una normativa quadro sui permessi in modo da eliminare qualsiasi dubbio interpretativo creatosi in applicazione del decreto legge 112 ed evitare una penalizzazione dei lavoratori pubblici che con grande senso di altruismo compiono un gesto di solidarietà. Allo stato, però, tali impegni non si sono ancora concretizzati in provvedimenti legislativi e, quindi , le penalizzazioni previste si applicano anche a chi va a donare il sangue. Il congedo straordinario, a qualunque titolo fruito, non può superare nell’anno i 45 giorni. E’ opportuno però precisare che l’articolo 5, comma 3, del DPR 170/2007 prevede che “in caso di malattia del figlio di età non superiore a tre anni i periodi di congedo di cui all’articolo 47 del decreto legislativo 16 marzo 2001, n. 151, non comportano riduzione del trattamento economico, fino ad un massimo di cinque giorni lavorativi nell’arco di ciascun anno oltre il limite dei quarantacinque giorni”.

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

Il solito raccomandato... dopo solo sei mesi. Il mio amico Peppe per la promozione da vice commissario a commissario ha dovuto aspettare quattro anni...

© 2009 Caputi & De Blasis

Hey Caputo, hai sentito la notizia... hanno nominato Ionta commissario.

34 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 158 - Gennaio 2009


LIBRI CONCORSI

LIBRO QUIZ Concorso per Sovrintendente di Polizia Penitenziaria 1000 questionari con domande e risposte a scelta multipla riguardanti le materie del concorso

euro 24,00

iscritti Sappe euro 18,00

I Segretari SAPPe che devono fare richieste cumulative possono contattare la Segreteria Generale al 06.3975901, oppure inviare un fax al 06.39733669 o via email: rivista@sappe.it. Chi vuole richiedere il libro e riceverlo al proprio domicilio può fare un versamento sul C.C.P. 54789003 - Polizia Penitenziaria Società Giustizia & Sicurezza, via Trionfale 79/A 00136 Roma, scrivendo nella causale “Libro Quiz”.


M E S SAGG IO PU BB LICITA R IO CON F I N A LITA’ PRO MOZ ION A LE - FO G LI A N A LIT ICI E S POST I I N AG E N Z IA

Bla©k

Prestito espresso ?

CQS: la finanziaria che ti serve. ✔ Cessioni del quinto ✔ Prestiti con delega ✔ Prestiti a Pensionati ✔ Mutui ✔ Consolidamento debiti in convenzione con

Numero Verde

800.754445 Intermediario Finanziario UIC n.37323

Direzione Generale:

Via Antonio Pacinotti, 73/81 - Roma tel.06.55381111 - www.cessioniquintostipendio.it Siamo presenti a: TORINO, MILANO, PADOVA, FIRENZE, ROMA, FROSINONE, PESCARA, NAPOLI, FOGGIA, LECCE, TARANTO, CAGLIARI, SASSARI, PALERMO, TRAPANI A richiesta verrà consegnata, prima della stipula, una copia completa del contratto per la valutazione del contenuto.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.