Polizia Penitenziaria - Febbraio 2009 - n. 159

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Anno XVI - n.159

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il Sommario Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVI Numero 159 Febbraio 2009 Direttore Responsabile Donato Capece capece@sappe.it

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini Capo Redattore Roberto Martinelli Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale Redazione Politica Giovanni Battista Durante Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Sito Web: www.sappe.it Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

La Copertina Il Ministro Alfano e il Commissario Tolu in una foto di gruppo con le Fiamme Azzurre (foto M. Adolini)

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L’EDITORIALE Insoddisfatti dopo l’incontro con Alfano di Donato Capece

IL PULPITO Ancora attacchi ai poliziotti penitenziari di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTO Rapporto Eurispes 2009 di Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICO La morte di Eluana e la politica di Giovanni Battista Durante

LO SPORT Festa delle Fiamme Azzurre al CONI di Lara Liotta

LE FIAMME AZZURRE Pensioni: capire le innovazioni a cura di Lionello Pascone

COMMENTI Project Financing di Enzima

Società Giustizia & Sicurezza” Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

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Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

L’IMPORTO VA VERSATO SUL C. C. POSTALE N. INTESTATO A: POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & Sicurezza

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L’Editoriale

Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile

Insoddisfatti dopo l’incontro con il Ministro Alfano ei primi del mese di febbraio 2009, si è svolto al Ministero della Giustizia l’incontro tra il Ministro Guardasigilli Angelino Alfano, coadiuvato dal Capo del DAP e Commissario straordinario per le carceri Franco Ionta, e le Organizzazioni Sindacali più rappresentative del Corpo di Polizia Penitenziaria.

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Articoli di giornali riguardanti l’emergenza carceri

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L’incontro era stato chiesto con una lettera unitaria da parte dei Segretari Generali delle OO.SS. della Polizia penitenziaria dalla quale emergeva la necessità di un confronto sulle criticità in atto che investono il sistema penitenziario nella sua interezza, anche in considerazione dell’immobilismo decisionale in cui si trova attualmente ingessato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il SAPPE, oltremodo, ha chiesto al Ministro Alfano di impegnarsi, nell’immediato, su tre questioni che si ritengono prioritarie: offrire al sistema penitenziario quelle soluzioni che concorrano a deflazionare gli istituti di pena, favore l’adeguamento e l’implementazione delle risorse umane, e garantire un sistema di relazioni sindacali corretto ed efficiente. Il Ministro Alfano ha innanzitutto evidenziato come per il Presidente del Consiglio Berlusconi il tema delle carceri è una priorità di Governo ed ha condiviso la necessità di ripristinare un corretto sistema di relazioni sindacali nell’Amministrazione penitenziaria, fissando un nuovo incontro con

le OO.SS del Corpo nel mese di marzo 2009. Tutti noi abbiamo preso atto degli impegni - parziali - assunti dal Ministro Alfano, nella consapevolezza che non si è usciti comunque dall’alveo della manifestazione di intenti, e, pur valutando positivamente la calendarizzazione a breve di un nuovo incontro, nella speranza che nel corso di questi 30 giorni il Capo del DAP nonché Commissario straordinario per le carceri Ionta ci sottoponga delle proposte concrete per la soluzione perlomeno dei problemi più impellenti, quali le carenze di organico della Polizia penitenziaria e la deflazione per il sovraffollamento. Siamo rimasti comunque insoddisfatti per le risposte ottenute e vogliamo rilanciare ancora una volta l’allarme per un circuito penitenziario sempre più vicino al collasso del sistema, laddove l’aumento di mille detenuti al mese avvicina sempre più la soglia dei 63mila ristretti (ritenuta la capienza massima di tolleranza delle carceri italiane). Non per niente arrivano notizie da tutta Italia circa proteste e manifestazioni del personale sotto organico in alcune realtà con situazioni al limite del collasso e con la sicurezza degli istituti ridotta a minimi termini. E’ assolutamente indispensabile, pertanto, un intervento al più presto risolutivo dei problemi che sono stati esposti al Ministro nell’ultimo incontro. ✦

i risiamo… Ancora una volta il giornalista di turno a caccia di scoop (e questa volta si tratta nientepopòdimenoché del guru della fustigazione Gian Antonio Stella) crede di affondare le proprie mani pulite nell’acqua torbida della Polizia Penitenziaria. Il Grande Giornalista (autore, tra l’altro, del best seller La Casta) si arrotola le maniche della camicia bianca immacolata e affonda le candide mani nella sporca vicenda “ASI” (vedi l’articolo riportato a margine). La domanda sorge spontanea: che cosa avrà mai scoperto il grande Stella ? Un altro caso Mitrokhin ? Un nuovo Piano Gladio ? Un epigono del Principe Borghese ? Prima di rispondere a queste domande facciamo una piccola premessa. Cosa è “ASI” ? Cosa si nasconde dietro questo acronimo oscuro ? Si tratta forse dell’Agenzia Spaziale Italiana? Assolutamente no. Allora sarà l’Archivio Storico Italiano ? No, non è l’archivio storico. Forse l’Associazione Scout Italiani ? No, non è l’associazione degli scout. L’Automotoclub Storico Italiano ? No, proprio no. Forse è un codice… quello dell'aeroporto civile di Georgetown Wideawake ? oppure il codice ISO 639-3 della lingua buruwai ? No, non è un codice. Allora è un termine religioso, indica un gruppo di divinità principali della mitologia norrena, adorate dai seguaci del Paganesimo germanico e del moderno Etenismo. Macchè… non se ne parla proprio. Forse, potrebbe essere un toponimo… Asi è un fiume del Libano e della Siria. No. Non è nemmeno questo. Ma, allora… cosa ha scoperto Gian Antonio Stella ? (Mi verrebbe da dire l’acqua calda… ma mancherei di rispetto ai miei lettori che hanno il diritto di sapere di che cosa stiamo parlando.) L’ ASI – Area di Sviluppo Industriale – è semplicemente un Consorzio di vari Enti pubblici (Comuni, Provincie, Regioni) con il compito di agevolare lo sviluppo industriale ed imprenditoriale nella e della zona di cui si occupa. Cito ad esempio uno stralcio dello Statuto dell’ASI di Palermo: “Il Consorzio per l’Area di Sviluppo

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Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it

il Pulpito

Direttore Editoriale

Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera

Ancora attacchi ai poliziotti penitenziari Industriale della provincia di Palermo è stato costituito con Decreto del Presidente della Repubblica n. 75 del 04.01.1964 ai sensi della Legge 29/07/1957 n. 634 e successive modifiche ed ai sensi dell’art. 2 della L. R. n. 1/84. E’ un Ente Pubblico non economico dotato di personalità giuridica pubblica. Possono partecipare al Consorzio, oltre alla Regione Siciliana, Enti locali, Enti pubblici, Enti economici o finanziari sia pubblici che privati, nonché associazioni di rappresentanza degli industriali. Il Consorzio ha lo scopo di promuovere l’insediamento di piccole e medie imprese industriali nel comprensorio consortile”… Come appare subito evidente, stiamo parlando, tra l’altro, di un Istituto che risale addirittura alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso. Quindi, tenuto conto che il Grande Giornalista ha scoperto qualcosa che risale a mezzo secolo fa, forse stiamo parlando di revisionismo storico ? Forse Gian Antonio Stella ha ricostruito una realtà storica che stravolgerà tutti i libri di testo ? Macchè... uno dei più accreditati candidati italiani al premio Pulitzer ha semplicemente scoperto che la nomina nel Consiglio o nel Comitato di una ASI comporta ope legis il diritto (se dipendenti pubblici) al trasferimento nel luogo dove ha sede l’Azienda. E poi, scoop nello scoop, ha scoperto che in una determinata zona della Sicilia si sono verificati parecchi casi di nomina nella ASI di appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria. Da questa straordinaria indagine giornalistica il Nostro ha tratto un bell’articolo, pubblicato sul Corriere della Sera, laddove ha raffigurato i Poliziotti Penitenziari come fenomenali Furbetti dello Stato, capaci di qualsiasi stratagemma pur di essere trasferiti vicino casa propria. Sinceramente mi cadono le braccia di fronte a cotanta banalità... il Grande Gian Antonio Stella che si arrabatta per dimostrare che qualcuno (credo che si tratti di

Poliziotti Penitenziari solo in via incidentale) cerca di perseguire i propri interessi. Il Grande Gian Antonio Stella che si stupisce dell’applicazione di una legge dello Stato. Il Grande Gian Antonio Stella che scopre soltanto adesso che l’essere nominato in una ASI viene considerato come un mandato politico (Consigliere e/o Assessore comunale, provinciale o regionale). Magari, per maggiore precisione il Grande Gian Antonio Stella (purtroppo mi mancano i sinonimi) avrebbe potuto anche aggiungere che i Poliziotti Penitenziari (come tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine) che si candidano alle elezioni subiscono solo per effetto della candidatura un trasferimento d’ufficio (per almeno cinque anni) in una provincia diversa da quella della lista elettorale. Beh, non posso non esprimere tutto il mio rammarico laddove un Grande Giornalista come Stella sul Più Grande Quotidiano italiano si sofferma su questioni di lana caprina allorquando il Paese sta attraversando un periodo come questo, lacerato da grandi temi morali, da una gravissima crisi economica e da grandi dispute politiche e culturali, che avrebbero bisogno di essere affrontate ed approfondite da tutti i mezzi di informazione. Non voglio soffermarmi più di tanto, infine, sulla polemica circa le definizioni usate dall’articolista per indicare me e tutti i miei colleghi. E’ vero, infatti, (come si giustifica Stella in una sua nota) che un giornalista deve saper ricorrere ai sinonimi per evitare troppe ripetizioni, ma è altrettanto vero che è proprio in questo caso che si distingue il bravo giornalista dallo scribacchino: il bravo giornalista usa più sinonimi possibili senza dover ricorrere a quelli brutti, offensivi o semplicemente poco eleganti, lo scribacchino usa tutto ciò che gli viene in mente senza curarsi di chi legge. Per altro verso, non può essere chi scrive a stabilire se una definizione sia o meno offensiva per qualcun altro stante che è il senso comune (soprattutto quello che ap-

IL CASO - LE GUARDIE CARCERARIE

Tutti i trucchi per farsi trasferire al Sud Cariche nei consorzi ed elezioni nei paesini. Il cambio di città è dovuto in caso di un incarico pubblico. Chi canta le arie liriche? I cantanti lirici. Chi pedala in bicicletta? I ciclisti. Chi avvia le imprese? Gli imprenditori, direte voi. No: gli agenti carcerari. Almeno ad Agrigento. Dove i secondini (nominati dalla politica) sono quasi un terzo dei membri dell’Asi, il consorzio che dovrebbe sviluppare il sistema industriale locale. Hanno scoperto un trucco: un dipendente pubblico che ricopre un incarico pubblico può chiedere d’essere trasferito vicino a casa sua. Sia chiaro: non dipende da questi furbetti se esiste da anni l’andazzo di segretari, impiegati, postini, tecnici catastali e lavoratori pubblici vari che, assunti per coprire i buchi di organico nel Nord del Paese, cercano appena possibile di tornare vicino alla famiglia. Diciamolo, il tentativo di rientrare nei dintorni dei luoghi in cui magari vivono i vecchi genitori, la moglie, i parenti è umanamente comprensibile. Che però debbano rimetterci il funzionamento dei pubblici uffici e i cittadini che se ne servono, è assai discutibile. Anzi, è inaccettabile. Tanto più quando la sproporzione nella copertura degli organici nelle diverse parti del paese grida vendetta. Prendiamo, appunto, le guardie di custodia. All’estero, dicono i dati del Consiglio d’Europa elaborati dal Centro Studi dell’organizzazione non-profit «Ristretti Orizzonti », per ogni cento agenti carcerari ci sono 157 detenuti in Inghilterra, 165 in Olanda, 176 nella Repubblica Ceca, 199 in Scozia, 207 in Portogallo, 209 in Francia, 218 in Austria, 227 in Germania, 237 in Grecia, 283 in Spagna. Per non parlare di certi paesi ex comunisti quali la Russia (332) o l’Ucraina, dove ogni 100 secondini i carcerati sono addirittura 393. Bene: in Italia il rapporto è uno a uno: 101 detenuti ogni cento agenti. Questo sulla carta. In realtà l’enorme accumulo di persone finite in cella (o ritornateci dopo essere state rimesse in libertà con l’indulto del 2006 votato dalla sinistra e da una parte della destra, Forza Italia in testa) fa sì che i numeri siano del tutto sballati. A dispetto dei limiti fissati dall’Ue (8 metri cubi di spazio per ogni detenuto), limiti che imporrebbero all’Italia di avere nei penitenziari attuali non più di 43.102 «ospiti», i nostri carcerati sono già saliti, stando ai dati di tre giorni fa a 59.419. Sedicimila in più del consentito. Un esubero esplosivo. Al contrario, gli agenti di custodia effettivamente in forza dentro le 205 strutture penitenziarie (160 case circondariali, 37 case di reclusione, 8 istituti per le misure di sicurezza), al di là di tutti quelli che negli anni sono stati distaccati negli uffici ministeriali o addirittura in altre amministrazioni statali, sono scesi a 37.853. Cioè circa quattromila in meno rispetto alla pianta organica stabilita nel lontano 2001. Risultato: in questo preciso momento ogni cento secondini ci sono 156 detenuti. Ma anche qui, solo sulla carta. Le differenze tra le diverse aree del Paese, e torniamo al tema iniziale, sono infatti fortissime. Per ogni cento agenti «virtuali» in organico, ce ne sono infatti 16 in meno in Emilia Romagna e in Friuli ma 15 in più in Molise, 17 in meno in Val d’Aosta ma 6 in più in Puglia, 20 in meno in Piemonte e in Liguria ma quasi 16 in più in Calabria. Quanto al rapporto tra agenti e detenuti, valga per tutti questo confronto: ogni cento guardie ci sono oggi 192 carcerati in Lombardia, 201 nel Veneto, 231 in Emilia Romagna e 100 nel Lazio. Uno squilibrio intollerabile. Che è ancora più vistoso contando non solo gli operatori che stanno fisicamente dentro i penitenziari ma anche quelli distaccati in uffici vari della capitale. Domanda: come si sono creati questi squilibri? Una risposta è, appunto, nella storia dell’Asi di Agrigento. Cosa sia lo lasciamo dire al sito internet ufficiale: è un «ente di diritto pubblico» che «mira a favorire l’insediamento delle piccole e medie imprese nelle aree già individuate della Regione Siciliana». ...

partiene ad una intera categoria) che determina il gradimento di un appellativo. Possiamo discutere, poi, del diritto di ciascuno di scegliere le definizioni che vuole, ignorando la sensibilità altrui e con il solo limite della diffamazione e della calunnia. Sarò maldisposto, ma la scelta dei vocaboli operata da Stella (e a maggior ragione la strenua difesa del suo diritto a farla) mi fa pensare alla innocente cattiveria dei bambini laddove tanto più insistono sui nomignoli attribuiti a qualcuno, quanto più si accorgono che questo offende e fa soffrire il malcapitato. Del resto Gian Antonio assomiglia molto a Gian Burrasca... o no? ✦

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L’articolo di Stella

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Il Commento

Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

Rapporto Eurispes 2009: gli italiani non si sentono sicuri

Certezza della pena e cultura della legalità le ricette contro il crimine li italiani sono cresciuti, sono più consapevoli e sempre più desiderosi di forti e decisivi cambiamenti. Il Paese è andato avanti e attende, anzi pretende, che il Governo lo segua e ne assecondi gli obiettivi. E’ questa la fotografia della società italiana che emerge dal Rapporto Italia 2009 dell’Eurispes, giunto alla 21ª ma edizione e presentato il 30 gennaio scorso a Roma. «Il sistema Italia non può più attendere oltre – ha spiegato il presidente dell’istituto, Gian Maria Fara - e questa consapevolezza è diffusa nell’opinione pubblica a prescindere dall’orientamento politico degli italiani. Invece si continua ad assistere a una ridda di proposte, slogan, programmi che vengono puntualmente smentiti il giorno dopo». Se il governo non vuole dilapidare il patrimonio di consenso conquistato, ha ammonito Fara, «dovrà rapidamente produrre le risposte attese affrontando le grandi questioni sul tappeto», le più urgenti delle quali sono la riforma della giustizia, quella della pubblica amministrazione e la ridefinizione del modello di welfare in senso europeo. Eurispes vede rosa anche riguardo alla crisi economica in atto e, in controtendenza rispetto ad altri analisti, ritiene ci siano le premesse per un 2009 in cui l’economia italiana sara’ in ripresa.

G Il Presidente del l’Eurispes Gian Maria Fava

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Secondo l’importante Istituto di Studi politici economici e sociali sembra essersi fermato il calo di fiducia registrato negli scorsi anni: il trend discendente che ha segnato il distacco dei cittadini dalla politica e dalle Istituzioni subisce una battuta d’arresto nel corso del 2008 e all’inizio del 2009. Si segnala in particolare l’aumento della fiducia dei cittadini nei confronti del Capo dello Stato (62,1%), con un incremento dei consensi di quasi quattro punti percentuali. Per le altre Istituzioni prevalgono gli sfiduciati, ma si evidenziano tendenze positive: così accade per il Governo, che si porta avanti di 2 punti, dal 25,8% del 2008 al 27,7% del 2009, ma soprattutto per il Parlamento, che acquista un +6,8%

(da 19,4% a 26,2%); e cala la percentuale di cittadini che non ripongono alcuna fiducia nel Governo (da 31,1% a 27%). Oltre la metà degli italiani, il 53,7%, non ha fiducia nella Magistratura, mentre il 44,4% esprime fiducia. Si tratta di un dato in linea con quanto rilevato lo scorso anno (rispettivamente 53,6% contro 42,5%). Le Istituzioni che ottengono la fiducia delle percentuali piu’ elevate di cittadini sono le associazioni di volontariato (71,3%), i Carabinieri (69,6%), la Polizia (63,3%), la Guardia di Finanza (62,7%), seguita dalla Polizia penitenziaria (55,3%); solo il 47,2% ha fiducia nella scuola, il 38,8% nella Chiesa e nelle altre istituzioni religiose; ancora più bassa la quota relativa a sindacati (21,5%), Pubblica amministrazione (21,4%), associazioni di imprenditori (21%) e, all’ultimo posto, partiti (12,8%). Bassissima la fiducia nei partiti politici, coerentemente con quanto rilevato negli ultimi anni (in ulteriore calo dal 14,1% del 2008 al 12,8% attuale). Dal Rapporto emerge anche che l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di uomini impiegati nelle Forze dell’Ordine: 328.368 effettivi tra Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Corpo Forestale. Con 571 addetti all’ordine pubblico ogni

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100.000 abitanti l’Italia supera di gran lunga la Germania (321), la Gran Bretagna (268) e la Francia (227). Se consideriamo anche gli operatori delle varie Polizia municipali, provinciali, mortuarie, etc. il numero di addetti alla sicurezza cresce ancora. Questo mi convince sempre di più che sarebbe opportuno, per il nostro Paese, avere solamente due Corpi di Polizia dello Stato: uno ad ordinamento civile e l’altro militare. Ogni italiano destina inoltre per le spese a sostegno dell’ordine pubblico il 2,1% della ricchezza nazionale, pari a circa 500 euro pro capite. Fra i paesi Ue, l’Italia è seconda solo alla Gran Bretagna (2,5%), mentre precede la Spagna (1,85%), la Germania (1,7%) e la Francia (1,2%). Nonostante queste cifre e percentuali, dal Rapporto Italia dell’Eurispes si evidenzia che è del 24,2%, in calo rispetto al 2008 (38,3%), la percentuale dei cittadini che teme il furto nella propria abitazione, reato comunque in cima ai timori degli italiani. E’ del 17,1% la percentuale di quanti dichiarano di avere paura di un’aggressione fisica, +9% rispetto all’anno precedente. Segue chi teme le truffe (14,6% contro il 9% del 2008) e chi teme il furto dell’automobile o del motorino (10,6% contro l’11,4% del 2006). Sfiorano percentuali al di sotto del 10%, la paura dello scippo o del borseggio (9,6% contro 13,2% del 2008), la paura della violenza sessuale (8,4% contro 6,1% del 2008) e la paura della rapina (8,1% contro 7,4% del 2008). L’Eurispes, «per rispondere a risonanze mediatiche spesso non realistiche», ha voluto indagare quale tipologia di reati è stata realmente subita dai cittadini nell’ultimo anno. La maggior parte dei cittadini (una media nazionale dell’80%), afferma di non aver subito nessuno di questi reati. D’altra parte, l’elevato timore nei confronti del furto nella propria abitazione e’ confermato da un italiano su dieci (10,9%) che dichiara di esserne stato vittima. Seguono le truffe e/o i raggiri

(denunciati dal 9,3% dei cittadini) e le minacce (9,1%). Meno frequenti i casi di scippo (7,3%), le truffe su Internet (7,3%) e il furto dell’automobile (7,1%); ancora meno, le aggressioni fisiche subite (4,9%) e le truffe e i raggiri nel campo del lavoro, o meglio, nella ricerca dello stesso (4,7%). L’1,7%, infine, confessa di essere stato vittima, nell’ultimo anno, di violenza sessuale. Oltre la metà dei cittadini (57,6%) afferma che autori dei crimini siano italiani e stranieri in egual misura. Solo un italiano su quattro circa (25,4%) punta il dito contro lo straniero, mentre rappresentano il gruppo meno numeroso (11%) coloro che sono convinti che a compiere reati nel nostro Paese siano, soprattutto, nostri connazionali. Quando, però, si entra nello specifico e si domanda se alcune nazionalità commettano crimini in misura maggiore rispetto ad altre, la risposta è positiva nel 66,4% dei casi. «I dati quindi -rileva il Rapporto Eurispes- confermano una tendenza alla ‘tipizzazione’: il criminale, cioè, e’ colui che compie atti criminosi perchè è in possesso di determinate caratteristiche». Rumeni (40,7%) e albanesi (33,3%) rappresentano gli stranieri più temuti dalla cittadinanza. Seguono marocchini (10,5%), cinesi (4,4%) e tunisini (3,5%) mentre le altre nazionalità sembrano non destare particolare preoccupazione nei cittadini. In media un italiano su cinque (21,3%) correla l’insorgere e il perpetuarsi di fenomeni criminali al mancato funzionamento della macchina della giustizia in Italia: più precisamente, all’applicazione di pene non adeguate alla gravità del crimine commesso e all’abitudine diffusa nel nostro Paese alle scarcerazioni facili. Segue come possibile causa del fenomeno la mancanza di una cultura della legalità, che raccoglie il 15,3% dei consensi. Il potere delle organizzazioni criminali è indicato come causa, invece, dal 14,7%

dei cittadini, mentre a collegare il diffondersi della criminalita’ alla mancata integrazione sociale di coloro che divengono autori di reati è il 14,6% degli interpellati. Quasi un cittadino su dieci (9,3%) attribuisce parte di responsabilità allo Stato, mentre motivazioni strettamente legate alla sfera economica, nello specifico la difficile situazione vissuta e/o la mancanza di lavoro, raccolgono, rispettivamente, l’8% e il 6,1% dei consensi. Solo il 3,7% ritiene che a scatenare i fenomeni di criminalita’ siano, soprattutto, le scarse risorse a disposizione delle Forze dell’ordine.

La targa della sede dell’Eurispes

Un Paese affetto da criminalità può guarire? Il 37% dei cittadini indica nella certezza della pena lo strumento ideale per far fronte al diffondersi della criminalità. Seguono, come possibili soluzioni al fenomeno, l’inasprimento delle pene (19,4%) e la promozione di una cultura della legalità (13,8%), strumenti strettamente legati alla sfera della giustizia. Incrementare l’occupazione (7,3%) e rafforzare il dispiegamento delle Forze dell’ordine nel nostro Paese (7,2%) sono soluzioni indicate da una percentuale significativamente inferiore dei cittadini. C’è da augurarsi - ma ho personalmente molte dubbi - che chi di competenza ossia Parlamento e Governo - sappia trarne le dovute conseguenze. ✦

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l’Osservatorio

Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

La morte di Eluana e l’indecoroso spettacolo offerto dalla politica luana Englaro è morta e le polemiche si sono sicuramente attenuate; certo non finiranno, visto che, come più di qualcuno ha sostenuto, si tratta di un caso che è destinato a far discutere a lungo e che, soprattutto, potrebbe cambiare le sorti del nostro Paese, per ciò che riguarda il problema dell’eutanasia, ovvero della sospensione del trattamento terapeutico in soggetti che vivono in stato vegetativo permanente.

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Sopra, Beppino Englaro, padre di Eluana, accanto alle foto della figlia a fianco, la Cstituzione a destra il Prof. Marino

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di spazio, sia per non appesantire troppo il discorso, si può affermare che ogni soggetto è libero di decidere, in maniera consapevole, se sottoporsi o meno ad un qualsiasi trattamento sanitario, tranne i casi in cui sia la legge stessa ad imporlo. Il problema sta proprio nella consapevolezza della scelta o del consenso alla sospensione di trattamenti in atto. Le persone che si trovano nella condizione di Eluana - che la scienza medica sostiene essere in stato vegetativo persistente (SVP), proprio perché non c’è certezza assoluta sulla irreversibilità di tale stato (anche se non ci sono casi di persone che a distanza di tanto tempo si siano risvegliate da tale stato), al punto da poterlo definire vegetativo permanente – non possono validamente prestare il consenso alla sospensione della terapia, proprio in ragione dello stato in cui versano. Peraltro, gli ambienti più reazionari (compresa evidentemente la chiesa) sostengono che l’alimentazione e l’idratazione non rientrano tra i trattamenti sanitari e, quindi, non potrebbero mai essere sospesi. Su questo punto mi sembra però di poter convenire con quanto affermato dal professor Ignazio Marino, senatore del PD, il quale sostiene che l’alimentazione e l’idratazione somministrate con sondino gastrico introdotto nello stomaco attraverso la pratica di un foro non può certo non definirsi terapeutica.

Occorre intanto fare una premessa, prima di addentrarsi, sempre con molta cautela vista la delicatezza del problema, in qualsiasi considerazione riguardante casi come quello di Eluana. Per quanto riguarda la situazione del nostro Paese ogni uomo può decidere di togliersi la vita (il suicidio non è punito), oppure di lasciarsi morire di fame, di sete, ovvero rifiutando qualsiasi tipo di terapia; si tratta, come sostiene autorevole dottrina, di un diritto riconosciuto negativamente, in quanto non vietato. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge (...) – art 32 Costituzione. Semplificando molto, sia per ragioni Polizia Penitenziaria - SG&S n. 159 - febbraio 2009


Quindi, resta da chiarire quale tipo di consenso possa ritenersi valido da parte di un soggetto che si trova in stato vegetativo persistente, ossia nelle condizioni di Eluana che non era in grado di comunicare in nessun modo con il mondo esterno, né, sembra, di rendersi conto di ciò che le capitava intorno. E’ proprio rispetto a tale questione che sorgono i problemi maggiori e su cui è auspicabile che intervenga il legislatore, definendo modalità e tempi del consenso, rispetto alla possibilità di interrompere ogni forma di accanimento terapeutico nei confronti di soggetti per i quali non c’è alcuna possibilità di ritorno a una qualsiasi forma di vita attiva. Non c’è dubbio che l’unico consenso possibile e, quindi, consapevole, possa e debba essere quello preventivo, quello, cioè, dato dal soggetto prima che si verificasse il fatto che lo ha poi reso totalmente incapace. E’ questo un altro aspetto controverso della vicenda di Eluana Englaro, è probabilmente l’aspetto che andava maggiormente approfondito da parte della politica e dei media, atteso che da parte della povera ragazza non c’era stato alcun consenso preventivo. Infatti, le stesse sentenze dei giudici, per ultima quella della Cassazione che ha autorizzato definitivamente la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione, sono fondate sul consenso presunto, sulla base di quanto dichiarato dal padre di Eluana, Beppino Englaro, che ha da sempre sostenuto che la figlia, quand’era in vita, aveva più volte espresso il desiderio di non voler vivere nelle condizioni in cui, per un tragico destino, si sarebbe poi realmente venuta a trovare qualche anno dopo. Comunque, al di là di tutte le considerazioni di carattere tecnico – giuridico, che pure sono importanti se non fondamentali in una questione come questa, insieme a quelle etiche, altrettanto importanti, ciò che indigna più di ogni altra cosa è il fatto di aver constato ancora una volta che, purtroppo, viviamo in un Paese poco maturo, con una classe dirigente incapace di dare risposte serie e con toni pacati, un Paese in cui molti hanno fornito uno spettacolo veramente in-

decoroso, mostrando, a tratti, un atteggiamento più da stadio che da governanti e legislatori. In questa vicenda sarebbe stato meglio tacere, rispettando, com’era doveroso, la sentenza della Corte di Cassazione, rispetto alla quale si era firmato il giudicato e non c’era alcuna possibilità di intervenire legislativamente per modificarlo ma, soprattutto, il dolore dei famigliari che hanno mostrato grande equilibrio e dignità. E’ ovvio il riferimento al padre che è stato colui che si è esposto in prima persona ed è ora costretto a vivere sotto scorta. Anche questo è sintomatico di una profonda inciviltà, non dissimile da certi integralismi che solitamente si manifestano in paesi che siamo soliti definire arretrati. L’auspicio è che almeno in futuro si riesca ad affrontare la questione in maniera serena e, soprattutto, laica, resistendo, per una volta, alle tentazioni ideologiche ed ai condizionamenti.

E’ auspicabile che si vada oltre l’attuale proposta che vieta la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione per soggetti che si trovano nella situazione di Eluana Englaro, perché ritengo che sia giusto consentire a chiunque di interrompere ogni forma di vita che l’interessato non ritiene più dignitosa e meritevole di essere vissuta; per quanto mi riguarda sono tra coloro che non vorrebbero mai vivere in quelle condizioni. ✦

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al centro una foto di Eluana sotto, il Palazzo di Giustizia a Roma sede della Cassazione

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Lara Liotta

lo Sport

info@sappe.it Redazione sportiva

Salone d’Onore del CONI:

La Festa delle Fiamme Azzurre

l 5 febbraio nel Salone d’Onore del CONI, di fronte ad una platea di numerosissimi atleti, simpatizzanti e personalità politiche legate a vario titolo al mondo dello sport, si è svolta la giornata dedicata ai campioni della Polizia Penitenziaria militanti nel Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre. Così come ha rilevato il Ministro della Giustizia On.Angelino Alfano, Gli atleti delle Fiamme Azzurre sono innanzitutto uomini della Polizia Penitenziaria, ricordando come tutti quei campioni portino la divisa onorandola in un modo che il motto della giornata racchiude tutto: Al servizio dello sport. Fare l’atleta ad altissimo livello non è solo lo specifico degli agonisti del team dei baschi azzurri. La loro attività contribuisce, infatti, senza dubbio alcuno, alla crescita dell’immagine del Corpo grazie al risalto che i media danno alle loro imprese sui campi di gara di tutto il mondo. Come era naturale che fosse, occhi puntati sui medagliati di Pechino 2008: Giovanni Pellielo, medaglia d’argento e atleta più titolato nella storia del tiro a volo, e Tatiana Guderzo, medaglia di bronzo del ciclismo su strada con un prova coraggiosa capace di proiettarla sulla scena come una delle prime attrici del ciclismo internazionale. Altrettanto rilievo e prestigio per le imprese parlimpiche del campione Fabio Triboli, un oro e due bronzi tra competizioni su strada e su pista. Riflettori e obiettivi dei fotografi meritatamente puntati anche su Carolina Kostner, uno dei volti più popolari dello sport italiano, al rientro dalla rassegna continentale di Helsinki che

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In alto il tavolo delle autoritò a destra la platea della Sala d’Onore del CONI

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l’ha vista di poco al secondo posto, ma pure sempre in continua crescita tecnica e agonistica dopo i due titoli europei comunque già al suo attivo. La manifestazione, come da protocollo, è stata aperta dal presidente Giovanni Petrucci, nelle vesti del padrone di casa. Da parte del presidente, in apertura , un caloroso grazie al Ministro della Giustizia Angelino Alfano ed al Capo dell’Amministrazione penitenziaria Franco Ionta per aver scelto proprio il prestigioso salone del Coni per ospitare la giornata. Petrucci ha sottolineato come le Fiamme Azzurre siano un apparato che ottiene risultati con discrezione, con grazia e belle dichiarazioni. Altro merito delle Fiamme Azzurre secondo il presidente, quello

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di ospitare tra le loro fila gli atleti paralimpici , a testimonianza di quanto buono ci sia nel dna del gruppo. A conclusione del breve contributo una frase che lusinga: “Finchè ci saranno nel nostro Paese gruppi sportivi come le Fiamme Azzurre, lo sport italiano può continuare a lavorare tranquillo”. Il Capo dell’Amministrazione penitenziaria (e Presidente delle Fiamme Azzurre) Franco Ionta, nel suo discorso, ha voluto ricordare l’imponente sviluppo del gruppo dalle origini alla Pechino dei giorni nostri . Dalla prima medaglia olimpica di Roberto Bomprezzi a Barcellona 92, alle medaglie d’argento e di bronzo di Jhonny Pellielo e Tatiana Guderzo. Uno sguardo orgoglioso ai 47 podi mondiali, ai 59 europei, e ai 325 titoli assoluti conquistati in 25 anni di storia, e uno sguardo anche ai grandi risultati del quadriennio olimpico appena terminato ponendo l’accento sugli aspetti di socialità che si celano dietro qualsiasi competizione agonistica anche dura : il momento del confronto leale prima e quello dell’amicizia poi, fuori dai campi di gara. Altro punto saliente, i buoni propositi per il futuro, lavorare altrettanto bene senza sedersi sugli allori. Il riferimento erano i prossimi appuntamenti a cinque cerchi invernali ed estivi: Vancouver 2010 e Londra 2012. E’ stata poi la volta del presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli. Forte delle 3 medaglie di Fabio Triboli a Pechino che hanno confermato la necessità di aprire le porte di un gruppo professionistico a campioni di razza capaci di conquiste sportive di rilievo, Pancalli ha richiamato la pagina di indelebile importanza storica che è stata scritta il 12 luglio 2007 con la firma del protocollo d’intesa tra le Fiamme Azzure ed il Comitato Paralimpico Italiano, che ha sancito proprio lo storico ingresso. Grazie ad essa ,e per la prima volta, il gruppo sportivo di un Corpo dello Stato ha deciso di supportare lo sport paralimpico riservandogli finalmente un trattamento alla pari rispetto a quello di cui godono altri campioni normodotati. A marcare questo punto un’affermazione significativa: «Quegli atleti, campioni, onorano lo stesso tricolore, la stessa maglia azzurra e ottengono gli stessi importanti risultati degli altri». Il Ministro della Giustizia, On.le Angelino Alfano, ha raccontato con emozione come le Fiamme Azzurre siano state una scoperta per lui appena diventato Ministro della Giustizia. Poi subito dopo il suo insediamento, le Olimpiadi di Pechino e l’emozione di seguirne le imprese a cinque cerchi senza dimenticare che l’Italia ha rotto il ghiaccio proprio con le due medaglie dei nostri nella prima e nella seconda giornata di gare. Da quelle giornate di trepidazione e tifo

per i 18 della Polizia Penitenziaria, Alfano confessa di aver tratto uno spunto importantissimo relativamente alla funzione educativa dei campioni in un tempo in cui le prediche ed i discorsetti servono a poco. «Conta l’esempio e gli atleti sani hanno questa capacità di insegnare valori più di tante scuole». Anche nella vita di tutti i giorni chi fa sport si riconosce per i valori di cui è portatore. Lo sport agonistico è accettazione del risultato, o per dirla con le parole del Ministro: «umiltà della vittoria e dignità della sconfitta, rispetto di regole e condivisione». In conclusione un sentito grazie a tutti gli atleti : «Grazie a tutti i vincitori olimpici e a tutti coloro che hanno combattuto senza vincere; continueremo a starvi accanto e a tifarvi perché il vostro successo è quello dell’Italia intera». Chiusa la fase protocollare degli interventi è stato il momento delle immagini: un filmato ha mostrato le Fiamme Azzurre in azione dai campi olimpici alle gare nazionali.

E’ giunto poi il momento delle premiazioni agli atleti che si sono distinti nelle principali competizioni europee e mondiali durante tutto il passato quadriennio. Questi i nomi dei premiati: Vera Carrara ed Elisa Frisoni nel ciclismo; Carolina Kostner nel pattinaggio su ghiaccio; le primatiste italiane dell’atletica Vincenza Calì, Daniela Reina e Chiara Rosa; Francesca Ciani Passeri nel pattinaggio a rotelle; Nadia Cortassa e Charlotte Bonin nel triathlon; Sara Bertoli e Claudia Corsini nel pentathlon moderno; Francesco Bruyere e la squadra di judo capace di regalare nelle competizioni al gruppo ben quattro scudetti nazionali; la lottatrice Valentina Minguzzi, l’oro europeo del taekwondo Federica Mastrantoni; Paola Boz nel

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Sopra, il presidente del Comitato paralimpico Pancalli sotto, gli atleti insieme al Ministro Alfano e al Comm. Tolu, responsabile del Gruppo Sportivo in basso, Lara Liotta

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lo Sport

sumo, Federico Colbertaldo, forte realtà del nuoto azzurro; Francesca Quondamcarlo nella scherma, Irene Franchini e Monica Finessi nel tiro con l’arco; Stefania Cicali e Alice Fagioli nella canoa. C’è stato spazio per la consegna da parte degli stessi premiati al Ministro Alfano di una targa ricordo con l’inciso Al nostro primo tifoso. Non poteva mancare la presentazione delle nuove leve delle Fiamme Azzurre che hanno fatto recentemente il loro ingresso nelle file del Gruppo Sportivo: Audrey Alloh, Lorenza Canali, Tatiane Carne, Eleonora D’Elicio, Teresa Di Loreto e Valeria Roffino (atletica leggera); Alex Ascenzi (triathlon); Federico Manea (lotta greco-romana); Renata Spagnolo, Luca Baggio e Federico Bussolin (nuoto); Cecilia Maffei (short track); Tullio De Santis (pentathlon moderno); Giovanni Mulassano (skeleton); Monia Baccaille e Alex Buttazzoni (ciclismo); Alessandro Belverato, Elena Moretti, Marisa Celletti, Sharon Dinasta (judo). Da loro che rappresentano il presente con uno sguardo verso il futuro, comincia il nuovo quadriennio e una nuova realtà fatta di lavoro e, ci auguriamo di sempre maggiori soddisfazioni. ✦

foto di M. Adolini

A lato, alcuni degli atleti premiati e altre fasi dell’evento

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Le Fiamme Azzurre

Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

Pensioni: capire le innovazioni Sono davvero molteplici i fattori che concorrono a stabilire quando e come un lavoratore o una lavoratrice abbiano diritto alla pensione ’INPDAP ha emanato la Circolare n.7/2008, per fornire alle proprie sedi le istruzioni sull’applicazione delle disposizioni dell’art. 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247, che, in materia pensionistica e con effetto dal 1° gennaio 2008, hanno introdotto innovazioni e apportato modifiche alle norme pensionistiche contenute nella cosiddetta riforma Maroni. La Circolare contiene varie precisazioni tra cui le seguenti; Le innovazioni e le modifiche non si applicano alle gestioni pensionistiche e regimi in cui si chiedono requisiti diversi da quelli vigenti nell’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria), né si applicano ai regimi armonizzati concernenti il personale delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per i quali il Governo è stato delegato ad adottare uno o più decreti legislativi. Con riferimento alla pensione di anzianità in regime retributivo e misto, il diritto alla suddetta si consegue: nel periodo dal 10 gennaio 2008 al 30 giugno 2009, alla condizione che siano stati maturati almeno 35 anni di anzianità contributiva e che siano stati compiuti 58 anni di età; nei successivi periodi, ognuno dei quali definito, dal semestre 1° luglio 2009/31 dicembre 2009, dall’anno 2010, dall’anno 2011, dall’anno 2012, dall’anno 2013 e dall’anno 2014 in poi, alla condizione che, maturati almeno 35 anni di anzianità contributiva, risulti raggiunta anche l’età che, som-

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mata all’anzianità contributiva effettiva pari o superiore ai 35 anni, consenta di raggiungere la quota prescritta per il periodo considerato. Per ogni periodo l’età minima e l’anzianità minima contributiva debbono essere pienamente raggiunti senza alcun arrotondamento. Una volta verificata la sussistenza di detti minimi, alla determinazione della quota prevista possono concorrere sia i mesi che le frazioni di mese. In alternativa a tale sistema di quote, il diritto alla pensione di anzianità può essere conseguito, indipendentemente dall’età, con un’anzianità contributiva non inferiore a 40 anni (39 anni, 11 mesi e 16 giorni). Resta inoltre confermata la disposizione secondo cui il lavoratore che, entro il 31 dicembre 2007, abbia maturato i requisiti di età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa previgente, consegue il diritto alla pensione di anzianità con detti requisiti e con le previgenti decorrenze. Tale disposizione si applica ai destinatari del sistema di calcolo misto anche se optino per il sistema contributivo dopo il 1° gennaio 2008. Per il perfezionamento dei requisiti per acquisire diritto alla pensione di anzianità entro il 31 dicembre 2007, si deve tenere conto anche di eventuali anticipi dell’età pensionabile riconosciuti alle lavoratrici madri (4 mesi per ogni figlio nel limite di 12 mesi). In deroga alle nuove disposizioni sui re-

quisiti, continuano a conseguire il diritto alla pensione di anzianità con 35 anni di contribuzione e 57 anni di età anagrafica le lavoratrici dipendenti a condizione che optino per la liquidazione del trattamento in base alle regole del calcolo contributivo; i lavoratori in mobilità; i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione chiesta entro il 20 luglio 2007. Ai lavoratori dipendenti di enti o aziende privatizzate, iscritti all’INPDAP che, al 31 dicembre 2007, avevano in corso il periodo di preavviso finalizzato alla cessazione del rapporto di lavoro, non si applica la nuova disciplina sulle finestre di accesso, anche se maturino dopo tale data i requisiti anagrafici e contributivi per il diritto alla pensione di anzianità. In applicazione dell’art. 6, comma 2-bis, del D.L n. 248/2007, introdotto dalla legge di conversione 28 febbraio 2008, n. 31, nei confronti dei lavoratori dipendenti di enti o aziende privatizzate, iscritti all’INPDAP, che al 31 dicembre 2007 non abbiano in corso il periodo di preavviso e maturino il diritto alla pensione di vecchiaia dopo tale data, il libero licenziamento eventualmente adottato dal datore di lavoro è differito al momento dal quale decorre la pensione di vecchiaia. Quanto alla pensione di vecchiaia in regime retributivo, nei confronti dei lavoratori ai quali si applicano le regole sul sistema di calcolo retributivo o misto, le preesistenti norme sull’acquisizione del diritto alla pensione di vecchiaia non sono state modificate dalle disposizioni

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Febbraio 2009 della legge n. 247/2007. Circa la pensione di vecchiaia in regime contributivo viene precisato quanto segue. I destinatari del sistema di calcolo contributivo possono conseguire la pensione unificata di vecchiaia se in possesso dei seguenti requisiti: 5 anni di effettiva contribuzione e 60 anni di età, se donne; 5 anni di effettiva contribuzione e 65 anni di età, se uomini. Le lavoratrici che accedono al pensionamento con un’età inferiore ai 65 anni possono conseguire il diritto alla pensione, a condizione che l’importo della stessa risulti non inferiore a 1,2 volte dell’importo dell’assegno sociale. La pensione può essere conseguita a prescindere dall’età anagrafica raggiunta, se sono stati maturati almeno 40 anni di contribuzione. Il diritto alla pensione, inoltre, può essere conseguito in applicazione delle nuove disposizioni sul sistema delle quote, prima indicato a proposito della pensione di anzianità. Quando il sistema delle quote richiede un’età anagrafica di almeno 60 anni, in concomitanza con 35 anni di contribuzione, la lavoratrice sessantenne potrà

conseguire la pensione di vecchiaia in contributivo anche con un’anzianità contributiva inferiore, ma non al di sotto di 5 anni, a condizione che l’importo della stessa pensione risulti non inferiore a 1,2 volte l’importo dell’assegno sociale. In tema di decorrenza della pensione, relativamente alle pensioni di anzianità, a partire dall’anno 2008 se i requisiti siano stati maturati entro il 1° semestre dell’anno, la pensione può avere decorrenza dal 1° gennaio dell’anno successivo; se i requisiti siano stati maturati entro il 2° semestre dell’anno, la pensione può avere decorrenza dal 1° luglio dell’anno successivo. In favore di coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2007, si continua ad applicare, anche in tema di accesso alla pensione, la normativa previgente alla legge n. 243/2004. A seguito delle innovazioni, a partire dall’anno 2008, il sistema dell’accesso programmato o delle cosiddette finestre è previsto anche per le pensioni conseguite sulla base di almeno 40 anni di anzianità contributiva e per le pensioni di vecchiaia.

L’articolazione delle decorrenze risulta specificata nella tabella 3 e nella tabella 4 della Circolare, rispettivamente per le pensioni conseguite con almeno 40 anni di anzianità contributiva e per le pensioni di vecchiaia. Per le pensioni di vecchiaia che nel sistema contributivo si conseguono con un’età anagrafica inferiore a 65 anni per gli uomini e a 60 anni per le donne, e con un’anzianità contributiva inferiore a 40 anni, si applicano le due finestre di accesso previste per le pensioni di anzianità prima indicate. Per le domande di totalizzazione e cumulo di periodi assicurativi presentate dal 1° gennaio 2008: il limite minimo per totalizzare i contributi versati nelle varie gestioni passa da 6 a 3 anni; è possibile cumulare tutti i contributi versati anche se si è raggiunto il diritto a pensione in una delle gestioni. In materia di riscatto di titoli universitari, con effetto dal 1° gennaio 2008, sono state introdotte integrazioni alle modalità di riscatto dei seguenti titoli: diploma universitario, diploma di laurea, diploma di specializzazione, dottorato di ricerca. ✦

Benefici a favore delle vittime del dovere e della criminalità Lo Studio Legale dell’Avv. Antonio Nicolini, appositamente interpellato relativamente alla normativa di cui al D.P.R. 7 luglio 2006, n. 243, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 183 dell’8 agosto 2006, recante Regolamento concernente termini e modalità di corresponsione delle previdenze alle vittime del dovere e ai soggetti equiparati, ai fini della progressiva estensione dei benefici già previsti in favore delle vittime della criminalità e del terrorismo, a norma dell’articolo 1, comma 565, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ha comunicato che: La normativa di cui al D.P.R. n° 243/2006 è sicuramente applicabile, in astratto, al personale del Corpo di Polizia Penitenziaria; si tratterà di valutare caso per caso se l’attività di servizio sia stata prestata in condizioni straordinarie tali da esporre il di-

pendente a maggiori rischi o fatiche, in rapporto alle ordinarie condizioni di svolgimento dei compiti di istituto. In ogni caso, i dubbi in proposito verranno immediatamente fugati dall’Amministrazione di appartenenza, destinataria della domanda degli interessati (ovvero dei loro familiari), qualora non proceda, d‘ufficio. Pertanto, suggerisco, in ipotesi di incertezza, di inoltrare comunque la relativa istanza, attendendone l‘esito. Ne consegue che è opportuno che l’eventuale domanda che deve essere prodotta sia inviata anche per conoscenza alla Segreteria Nazionale dell’ANPPe di Roma, ai fini di una valutazione. ✦

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Le Fiamme Azzurre Donne in pensione a 65 anni c’è bisogno di equiparare l’età? ’intenzione del Ministro Renato Brunetta di spostare in avanti l’età pensionabile per il gentil sesso (a 65 anni) ha innescato un dibattito tra le persone a favore e quelle contrarie a questa ipotesi. A sorpresa, molte donne di carriera e di pensiero si sono dette favorevoli. Tra manager, sociologhe e sindacaliste non sono poche coloro che appoggiano l’ipotesi per le donne di andare in pensione alla stessa età degli uomini, in nome della parità, della buona salute prolungata, dell’inserimento sociale e della salvaguardia del bilancio pubblico. Non ha senso, tuttavia, dire un sì o un no senza distinguo, senza porre questioni fondamentali. Sarebbe semplicistico. Intanto, lavoratori e lavoratrici dovrebbero avere il medesimo trattamento, il che non è. In media, le donne italiane guadagnano il 16 per cento meno degli uomini, fanno

meno carriera e sono costrette molto più spesso dei compagni a rinunciare al lavoro o a non cercarlo neppure. Spiace dirlo, ma in questo campo siamo il più arretrato tra i Paesi europei. In secondo luogo, la giornata lavorativa media di un uomo è di otto ore, quella di una donna di nove. Perché se è vero che lui di solito sta più a lungo al lavoro, lei sgobba molto di più in casa. Mesi fa I’Istat ha pubblicato dati precisi. Ad esempio, in una coppia con figli, entrambi i partner occupati fuori casa, la moglie lavora per la famiglia cinque ore e quindici minuti al giorno, il marito un’ora e mezza. Tralasciamo stavolta il problema culturale del colloso maschilismo italiano che resiste imperterrito ai cambiamenti sociali. Al di là della buona volontà individuale, ci sono chiare responsabilità per la classe

politica nel suo complesso. Perché gli asili nido pubblici in Italia sono pochi? Perché il part-time è scarsamente incoraggiato? Perché si dà per scontato che le donne risolvano il problema di seguire figli piccoli e/o genitori anziani potendo contare su pochi aiuti esterni? E’ un fatto che troppe questioni femminili non sono considerate centrali nelle decisioni politiche. Il sistema pensionistico avrà anche bisogno di più contributi femminili, ma basterebbe che le donne avessero il medesimo tasso di occupazione degli uomini e lo Stato incasserebbe in un anno 260 milioni di euro in più. Su, facciano allora le riforme che servono, però considerando le molte facce dei problemi. Altrimenti non si avrà né la botte piena né la moglie ubriaca. ✦

Rovigo

Bergamo

Rovigo

raccolte firme pro estradizione

solidarietà

Socio ANPPE sventa un tentativo di furto

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Nei giorni scorsi sono state raccolte oltre 70 firme in un solo giorno, relative ad una iniziativa lanciata dal quotidiano Il Tempo, nella quale si chiede l’immediata estradizione di Cesare Battisti, terrorista degli anni ‘70 rifugiato in Brasile. La sezione ANPPe di Rovigo, inoltre, è molto vicina alla famiglia di Giuseppe Santoro, figlio del Maresciallo degli Agenti di Custodia ucciso dai terroristi nel mese di giugno nell’anno 1978, e nei prossimi mesi organizzerà delle manifestazioni in favore dell’estradizione del Battisti. ✦

La Sezione regionale dell’ANPPe esprime solidarietà al collega della Casa Circondariale di Piacenza, che ha avuto recentemente una colluttazione con un detenuto resosi famoso per un efferato delitto e ben noto alle cronache nazionali. ✦

Lutto a Brescia Il 21 gennaio 2009 è venuto a mancare il collega della Sezione ANPPe Vito Liccardi. Ai familiari giungano le più sentite condoglianze da parte della Segreteria Nazionale e dalla Redazione.

E’ stato un socio della sezione ANPPe di Rovigo a sventare un furto che tre ignoti stavano per mettere a segno in una villetta della zona di Borsea. Resosi conto subito della situazione, il collega, ha contattato telefonicamente il 113 che prontamente inviava una prima volante fermando l’auto dei malviventi con gli arnesi da scasso e alcuni armi da taglio. I rapinatori, invece, sono fuggiti a piedi dileguandosi nella zona. ✦

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Febbraio 2009 Reversibilità: a chi spetta e in quale misura La prima legge è del 1939. Il Parlamento con la sua approvazione affermò che oggetto dell’assicurazione era la tutela del rischio più grave che incombe sulle famiglie dei lavoratori. Norme e sentenze si sono susseguite allargando il diritto e la misura della pensione ai superstiti. La legge 335 del 1995 è intervenuta invece a ridurre le percentuali facendo riferimento al reddito ed estendendo la disciplina in vigore nell’Inps a quella dello Stato e degli Enti locali. Si è così realizzata l’unificazione delle regole tra lavoratori privati e pubblici. La pensione si chiama di reversibilità se la persona deceduta era già pensionata, mentre se non lo era è definita indiretta. In quest’ultima ipotesi il deceduto deve aver accumulato almeno quindici anni di contributi, o solo cinque di cui però almeno tre versati nel quinquennio precedente la morte. CHI NE PUÒ BENEFICIARE? La reversibilità spetta: • al coniuge anche se separato per pro-

pria colpa purché titolare di assegno alimentare; • al coniuge divorziato titolare di assegno alimentare; • al figli minorenni o studenti tra i 18 e i 21 anni o universitari per tutta la durata del corso legale di laurea e comunque non oltre 26 anni o inabili di qualunque età e a carico del genitore; • in mancanza del coniuge e dei figli, ai genitori che, alla data della morte, abbiano almeno 65 anni, non siano titolari di pensione e siano a carico dell’assicurato o pensionato; • in mancanza di coniuge, figli e genitori, ai fratelli celibi e sorelle nubili che, alla data della morte, siano inabili al lavoro, non titolari di pensione e a carico dell’assicurato o pensionato. IN QUALE MISURA? La pensione di reversibilità viene divisa nella misura del 60 per cento al coniuge; 20 a ciascun figlio; 40 a ciascun figlio, se non c’è il coniuge; 15 a ciascun genitore,

fratello e sorella. Se c’è un solo figlio l’aliquota è elevata al 70 per cento. La legge 335/95 ha disatteso la portata di una contribuzione regolarmente e cospicuamente versata, perché ciascuno beneficia della pensione in modo completo finché è in vita, ma subisce una riduzione di valore in caso di morte. Per modificare le cose serve un intervento del legislatore. Intanto nel 2008 la percentuale è ridotta nelle seguenti misure: • 25 per cento con reddito annuo sopra i 17.281,68 euro; • 40 per cento con reddito annuo sopra i 23.042,24 euro; • 50 per cento con reddito annuo sopra i 28.802,80 euro. Per questi calcoli vanno esclusi i trattamenti di fine rapporto, la casa di abitazione, gli arretrati a tassazione separata, la stessa pensione di reversibilità. Tale regola va ignorata se assieme al vedovo o alla vedova sono contitolari figli minori, studenti o inabili. ✦

La Messa celebrata a Caltanissetta

Caltanissetta: giornata in memoria dei caduti La delegazione ANPPe regionale ha partecipato alla celebrazione della Giornata in Memoria dei Caduti delle Forze dell’Ordine svoltasi a Caltanissetta. Alla manifestazione è intervenuto il Segretario Provinciale Raffaele Giovanni La Magra, portando la sua presenza alla Santa Messa appositamente celebrata per la manifestazione. Molto sentita la celebrazione con numerose Associazioni d’Arma della Provincia di Caltanissetta.

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dalle Segreterie

Catanzaro: inaugurazione dell’anno giudiziario i è svolta sabato 31 gennaio, presso l’aula magna della Corte d’Appello di Catanzaro la cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario 2009: una cerimonia dal sapore particolare che si è tenuta all’indo-

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Nelle foto alcune fasi della Cerimonia di Catanzaro

mani dello scontro tra le Procure Generali di Salerno e di Catanzaro con le note conseguenze che per quanto riguarda la Procura del capoluogo calabrese hanno determinato oltre il trasferimento del Procuratore Generale Dott. Enzo Jannelli, quella di due sostituti Massiccia la presenza di autorità civili, militari e religiose; a porgere gli onori un picchetto interforze costituito da appartenenti alle Forze di Polizia. La cerimonia si è aperta con il discorso

‘ndrangheta, definita da Sirena «delinquenza mafiosa che esercita il suo potere nelle attività economiche e sociali, attraverso le estorsioni, intimidazioni violente e attentati». La principale causa della lentezza, ha lamentato Sirena, risulta essere la carenza d’organico , costituito da 315 unità, del tutto inidoneo, essendo vacanti 37 posti di magistrati giudicanti di primo grado e 10 posti in grado d’appello, vistosa invece risulta essere la mancanza dei ruoli amministrativi. Il punto più critico nel distretto è la giustizia civile, con una pendenza notevole di processi, in attesa di giudizio. E’ seguito l’atteso intervento del Procuratore Generale Enzo Jannelli, che ha parlato, tra l’altro, dei rapporti tra istituzioni e forze politiche e tra politica e magistratura; ha ribadito con forza i principi sanciti dalla Costituzione e, tra questi, la presunzione di innocenza fino alla sentenza. Si è soffermato sulle questioni relative al procedimento penale e

all’attuale tema delle intercettazioni. Vari interventi si sono susseguiti nel corso della manifestazione, tra questi quello della Dottoressa Serenella Pesarin dirigente del Dipartimento della Giustizia Minorile, che è intervenuta in rappresentanza del Ministro Alfano. Per la Polizia Penitenziaria, impegnata come detto nei servizi di rappresentanza, erano presenti il Comandante della Casa Circondariale di Catanzaro Commissario Opipari ed il dirigente della struttura dott. Galati. ✦ Giuseppe Cosenza

Massa: fiocco azzurro in casa Novani

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del Presidente della Corte d’Appello Pietro Antonio Sirena, che nella sua relazione ha evidenziato i tempi lunghi della giustizia italiana. Riguardo alla Calabria, il territorio risulta essere abbastanza complesso, al fine di contrastare la

E’ nato Lorenzo, figlio del nostro segretario provinciale di Massa Mario Novani. Dalla Redazione e dal Sappe giungano i migliori auguri a lui, alla sua signora e alla sorellina di Lorenzo.

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Parma: consegnato un riconoscimento all’Isp. Michele Volpe Il 1° Febbraio 2009, il Comitato Fidal provinciale di Parma, ha consegnato all’Ispettore Capo Michele Volpe, Vice Comandante degli II.PP. di Parma, il premio d’oro di partecipazione a tutte le gare podistiche del Campionato Provinciale FIDAL previste in calendario nel 2008, per un totale di 19 appuntamenti. Complessivamente, nell’anno 2008, il nostro collega ha partecipato a 65 gare competitive e non tra Fidal e altri enti compresi i Campionati Italiani di Mezza Maratona a Riva del Garda del 16 novembre 2008, percorrendo globalmente 1.650 km. Questo riconoscimento premia il nostro atleta come il vero stakanovista della corsa, così come è stato definito in sede di premiazione dal Comitato Fidal, oltre ad essere stato l’unico su 250 atleti della sua squadra dell’Atletica Casone di No-

ceto (PR) a raggiungere un così prestigioso traguardo. L’Ispettore Michele Volpe ha ringraziato la sua famiglia e la propria società podistica e pubblicamente il proprio Coman-

dante di Reparto, il Commissario Augusto Zaccariello, il Direttore Silvio Di Gregorio ed i suoi colleghi, per la grande disponibilità dimostrata. L’impegno sportivo dimostrato dal Vice comandante Volpe viene equiparato alla sua grande professionalità, dedizione e spirito di sacrificio che quotidianamente dimostra in servizio. ✦ (nella foto Michele Volpe il primo da destra riconoscibile con la giacca gialla)

Montelupo Fiorentino: festa del Sappe Nel mese di ottobre 2008, si è svolto presso il Ristorante La Catalana di Gambassi Terme un incontro conviviale in onore dei prossimi 18 anni di fondazione del Sappe. Sono intervenuti alla bellissima serata, organizzata dal rappresentante locale Giuseppe Pagano, i colleghi di Firenze Sollic-

ciano, Gozzini e dell’OPG di Montelupo Fiorentino. Al termine della serata, dopo i consueti discorsi, si è festeggiato brindando e consumando una bellissima torta, raffigurante l’effige del Sappe con tanto di candelina. ✦

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Cinema dietro le sbarre LEONERA uinto film del giovane regista argentino Pablo Trapero, Leonera, presentato al Festival di Venezia e al Festifval di Cannes, è una coproduzione tra Matanza Films (la casa di produzione di Trapero) e l’Amministrazione Penitenziaria Statale argentina, che ha permesso non solo le riprese in 5 carceri ma anche l’utilizzo come attrici di ben 50 detenute in cambio di iniziative culturali (corsi di alfabetizzazione, recitazione e proiezioni di film) e di un trattamento di riguardo per il set, cioè l’eliminazione dei soliti luoghi comuni che dipingono ogni direttore e poliziotto penitenziario di un carcere femminile con tinte fosche, sadiche e pervertite. La pellicola è comunque un film molto forte sulla maternità e sull'innocenza che convive con il degrado, con la coproduzione del regista che ha, addirittura, coinvolto quale protagonista la giovane moglie realmente incinta all'epoca delle riprese. Il film non rinuncia comunque alla denuncia di un sistema carcerario che pur simulando umanità (il reparto delle madri) conduce sia le donne che i loro figli ad una irreversibile perdita di contatto con la realtà esterna. La trama racconta di Julia, la protagonista, che si sveglia nel suo appartamento di Buenos Aires, coperta di sangue accanto ai corpi di due uomini. Nonostante questo, la giovane donna va ugualmente al lavoro, come fosse in stato di trance,finquando, tornata a casa, prende coscienza dell'accaduto e chiede soccorso. Allora si scopre che uno dei due uomini è morto, mentre l'altro, Ramiro, si salverà. Julia viene, così, arrestata e accusata di omicidio. La giovane donna, che conviveva con i due uomini che erano suoi amanti, è incinta e decide di far nascere il figlio anche nel degrado della prigione. Sua madre, però, a portarglielo via e da quel momento Julia avrà un solo obiettivo: riunirsi al suo piccolo. Da notare che Leonera è il nome con cui in Argentina vengono chiamate le sezione dove i detenuti transitano in determinati momenti della loro condanna. Si tratta di celle di passaggio, di transito, tra la reclusione e il tribunale, tra il braccio di detenzione e il momento della visita, tra un reparto e un altro. Ma leonera, in spagnolo, è anche la femmina del leone e Julia è una leonera in tutti i sensi, è una belva che difenderà a tutti i costi la propria maternità e che farà di tutto per riavere il proprio cucciolo. E, nel finale, la zampata del leone di Julia sarà l’evasione dal carcere e la fuga, insieme al figlio, verso il Paraguay.

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In alto la locandina sopra e sotto alcune scene del film a destra il regista Pablo Trapero

La scheda del Film Regia: Pablo Trapero Altri titoli: Lion’s Den- Desencuentro Soggetto: Pablo Trapero Sceneggiatura: Alejandro Fadel, Martin Mauregui, Santiago Mitre, Pablo Trapero Fotografia: Guillermo Nieto Musiche: Graeme Revell Montaggio: Ezequiel Borovinsky Scenografia: Coca Oderigo Cotumi: Marisa Urruti Produzione: Pablo Trapero, Youngjoo Suh e Walter Salles per Matanza Cine, Cineclick Asia, Patagonik Film Group, Videofilms

Personaggi ed Interpreti: Julia: Martina Gusman Sofia: Elli Medeiros Ramiro: Rodrigo Santoro Marta: Laura Garcia Genere: Drammatico Durata: 113 minuti Origine: Argentina, Corea del Sud, Brasile 2008

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Note: - Martina Gusman figura anche come produttrice esecutiva. - In concorso al 61° Festival di Cannes (2008). Polizia Penitenziaria - SG&S n. 159 - febbraio 2009


a cura di G. B. De Blasis

Undisputed l campione di pugilato James Chambers, detto Iceman, viene rinchiuso in un carcere con l'accusa di molestie sessuali, ma non finisce in un istituto normale, bensì nel penitenziario di Sweetwater, carcere di massima sicurezza sperduto nel deserto del Mojave dove sono detenuti i peggiori delinquenti di tutti gli Stati Uniti. Iceman, che è stato campione del mondo dei pesi massimi, all'epoca pieno di milioni (ora è in bancarotta), ha un pessimo carattere e, quindi, ha un impatto con la galera e con gli altri detenuti, particolarmente duro. Si affida esclusivamente al suo compagno di cella per dialogare con gli altri ristretti, incaricandolo di mettere in giro la voce che non vuole essere disturbato e non vuole fare amicizia con nessuno. Non è affatto casuale che proprio nel penitenziario di Sweetwater si organizzino gli incontri di pugilato più importanti del circuito boxistico-carcerario. E non è altrettanto casuale che nello stesso carcere sia rinchiuso il campione degli incontri tra detenuti, Monroe Hutchen (interpretato da uno strepitoso Wesley Snipes). Per queste ragioni la mafia, il circuito pugilistico e la stessa amministrazione penitenziaria premono perché si organizzi un incontro tra i due campioni, ma il superbo e presuntuoso Iceman rifiuta categoricamente di salire sul ring per affrontare colui che ritiene un dilettante. Sarà un anziano detenuto (il tenente Colombo- Peter Falk) a scombinare i piani e gli equilibri che Iceman credeva di essersi creato. Ripstein (Peter Falk), infatti, riesce a provocare il campione facendogli sapere che all'interno del carcere c’è questo pugile imbattuto e fortissimo, che si organizzano combattimenti ogni sei mesi, e, che secondo lui, Iceman uscirebbe perdente da quell'ipotetico match. L’espediente di Ripstein funzionerà alla perfezione e l’antipatico campione del mondo cadrà nel tranello psicologico, accettando, infine, di disputare l’incontro. Nemmeno a dire l’esito dello scontro protagonista/buono - antagonista/cattivo per la gioia dello spettatore che è stato sapientemente preparato alla scena finale, spudoratamente ispirata al Rocky Balboa di Sylvester Stallone.

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A fianco la locandina sotto alcune scene del film

La scheda del Film Regia: Walter Hill Soggetto: Walter Hill, David Giler Sceneggiatura: David Giler, Walter Hill Fotografia: Lloyd Ahern II Musiche: Stanley Clarke Montaggio: Phil Norden,Freeman A. Davies Scenografia: Maria Rebman Caso Cotumi: Barbara Inglehart Effetti: Digital Dimension, David J. Barker, Josh Hakian Produzione: Miramax Films - Millenium Films - MPCA - Undisputed Productions - Amen Ra Films Hollywood Partners Munich Distribuzione: Lantia - DVD CVC Personaggi ed Interpreti: Monroe Hutchen: Wesley Snipes James Iceman Chambers: Ving Rhames Emmanuel Ripstein: Peter Falk James Kroycek: Fisher Stevens Guardia: Michael Rooker Yank Lewis: DaytonCallie Mingo Sixkiller: Wes Studi Al: Johnny Williams Chuy: Jon Seda Vinny: Joe D’Angerio Genere: Drammatico Durata: 96 minuti Origine: USA, Germania 2002

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Infogiustizia

Rimini: a dicembre il primo salone della giustizia

i è svolta a Roma mercoledì 18 febbraio, nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani presso il Senato, la presentazione del primo Salone della Giustizia che si svolgerà presso la Fiera di Rimini dal 3 al 6 dicembre 2009. L’iniziativa è stata illustrata dal presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, della collega alla Giustizia Alberti Casellati, del Capo del DAP Ionta, di rappresentanti della magistratura e delle forze dell’ordine, del Parlamento e dell’informazione. «Il Salone della Giustizia - ha detto il presidente Berselli - è il frutto di un lavoro iniziato da tempo con cui abbiamo voluto colmare un vuoto. Convegni sulla giustizia se ne fanno e se ne sono fatti tanti, anche troppi, considerati gli scarsi e deludenti risultati sinora raggiunti. Fiere per l’industria del settore e per la pubblica amministrazione ce ne sono in abbondanza. Ma un momento di dibattito pubblico giuridico-culturale, una sorta di Cernobbio del diritto su temi fortemente sentiti dai cittadini, che si coniugasse ad una importante realtà espositiva, un panorama delle attività, dell’intelligenza e delle innovazioni di tutte le imprese impegnate nel settore, certamente mancava. E’ quindi con le-

S In alto i padiglioni della Fiera di Rimini a lato il logo della manifestazione

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gittimo orgoglio che presentiamo questo 1° Salone nella certezza di poter dare un significativo contributo alla conoscenza del pianeta giustizia. Esso sarà negli anni futuri, sempre a Rimini, un imprescindibile evento per coloro che operano ai vari livelli per una giustizia moderna davvero al servizio dei cittadini».

La Giustizia è un tema da affrontare «senza lo spirito a volte fazioso e di parte che spesso vizia il dibattito, senza l’improvvisazione che spesso vizia e distorce l’informazione» su tv e giornali, ha detto il sottosegretario Letta, per il quale nel nostro Paese «c’è un’alluvione, forse esagerata, di dibattiti sulla giustizia». Letta ha sottolineato «il compiacimento del Governo per un’iniziativa certamente nuova e diversa» ed ha osservato: «Non è che in Italia non manchi la discussione sulla Giustizia». Basta «aprire tv e giornali per vedere che non c’è traccia di polemiche sulla Giustizia», ha aggiunto con ironia Letta che ha proseguito: «è vero che in Italia c’è un’inflazione di discussioni, dibattiti e polemiche anche aspre e aggressive.

L’iniziativa di Berselli è diversa perche’ si propone di affrontare la discussione su un tema così alto in maniera nuova». E ancora: «Sappiamo che i dibattiti di altra natura o polemiche che imperversano su tv e giornali nascono dal fatto che non sempre la realta’corrisponde al modello», ha affermato, auspicando la presentazione al salone della giustizia di un modello «raggiungibile e realistico». Quanto alle indagini, che devono essere «silenziose e riservate», Letta ha notato: «ma voi conoscete un’indagine silenziosa e riservata oggi in Italia e in questo frangente?». Poi, riferendosi alle parole del presidente della Corte di Cassazione, sui processi rapidi, con tempi certi, che rendano giustizia, ha detto: «è un modello a cui spero ci si possa avvicinare rapidamente». Scherzando, Letta ha aggiunto che nei padiglioni della fiera della città romagnola - dedicati alla legge, alle indagini, all’espiazione della pena e al processo Berselli «ci portera’ direttamente dal Parlamento al carcere passando per la fase dell’elaborazione delle leggi». «I tanti anni trascorsi in prima fila nel contrastare il crimine mi hanno convinto che l’unica strategia vincente è quella che vede realmente fianco a fianco Forze di Polizia e Magistratura. Ben venga, allora, il Salone della Giustizia, luogo di scambio e di esperienze, tecnologie, metodologie di

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Nuvola Rossa

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indagine che andranno a rappresentare un comune sapere a disposizione dell’investigatore», ha sottolineato il capo della Polizia Antonio Manganelli. «E’ molto significativa - ha commentato il generale Gianfrancesco Siazzu, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri - l’iniziativa di avvicinare il cittadino al mondo della giustizia». E quella del primo Salone di settore «è un’idea vincente e originale, capace di focalizzare gli sforzi che lo Stato compie per garantire giustizia alla comunità». «Un momento di incontro dinamico e interattivo, dai risvolti sociali ed educativi di assoluta rilevanza per la collettività», ha sottolineato il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale Cosimo D’Arrigo. Il Salone della Giustizia «costituisce un momento di comunicazione istituzionale di grande rilievo per l’ampiezza dei temi trattati e, per quanto riguarda l’Amministrazione penitenziaria, è una occasione prestigiosa per comunicare l’impegno e le risorse umane e professionali che gestiscono il sistema dell’esecuzione penale», ha detto il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta, che ha anche aggiunto: «il Corpo di Polizia Penitenziaria costituisce un pilastro del sistema carcere e del sistema della giustizia e della sicurezza in generale, un Corpo prestigioso che opera a garanzia della legalità e della sicurezza dei cittadini. E l’appuntamento di Rimini contribuirà a aumentarne la conoscenza e l’importante ruolo a pubblica opinione e stampa». Appuntamento alla Fiera di Rimini, dunque, dal 3 al dicembre prossimi. ✦

Il Ministro che buca lo schermo l mio giovane figlio Cavallo Speranzoso, non si è mai occupato di politica. Lui come tanti altri giovani sta un po’ alla larga dalla politica e soprattutto non gli piacciono i politici, anzi ha la tendenza ad essere un supercritico. Che l’onorevole sia di destra o di sinistra, per lui sono tutti mangiatàri e le loro false parole non riescono a scalfirgli il cuore indurito dall’affannosa ricerca di un lavoro che non c’è... Eppure, l’altra sera, subito dopo i fatti di Guidonia, sentendo le parole del Ministro Alfano in televisione (alle quali poi sono seguiti i fatti – mai più arresti domiciliari per i violentatori!) Cavallo Speranzoso mi ha guardato fisso negli occhi e mi ha detto: «Ma u sai papà chi stu Ministru Alfanu mi piaci veramenti!».

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Aggiungendo anche un aggettivo sul quale sorvoliamo ma che ha a che vedere con l’accresciuta virilità del giovane e battagliero Ministro della Giustizia. Che il nostro Ministro fosse un grande comunicatore l’avevo già scritto sulle pagine di questo giornale ma che bucasse il video fino a conquistarsi le simpatie dei più giovani, come fosse un divo del Grande Fratello o di Amici, questo sinceramente non l’avevo calcolato. E’ bastato che Alfano, traducesse il desiderio più intimo di milioni di cittadini, in provvedimento di legge, per creargli una simpatia istantanea, un vero feeling con gli italiani. Il suo decisionismo, il suo parlar chiaro senza fronzoli e senza tanti giri di parole,

l’immediatezza con la quale dispone l’ invio di ispettori Ministeriali in quelle Procure dove l’ attività dei Magistrati è poco chiara o non conforme alle regole, il passare dalla parole ai fatti come l’aver inasprito il regime del 41 bis, fanno crescere negli italiani la simpatia verso questo giovane politico che era stato etichettato come l’uomo di Berlusconi nel senso più negativo del termine. Io invece, da Vecchio Indiano continuo a credere in questo coraggioso siciliano, al quale, nonostante abbia una pletora di consiglieri sicuramente molto più accreditati di un vecchio capo tribù come me, vorrei consigliare di riaprire al più presto le isole di Pianosa, Asinara e Capraia così da adibirle solo a reclusori per mafiosi, per gli irriducibili. Se davvero vuoi battere la Mafia devi isolarla dal suo contesto sociale e pertanto, prendi un mafioso e mandalo a scontare la pena a Pianosa e si vedrà crollare il mondo addosso: possibilità di comunicare con l’esterno - zero; disagi per fruire dei colloqui, obbligo della video conferenza e quindi niente spostamenti e turismo giudiziario; applicazione certa delle regole poiché in quel contesto nessuno può subire condizionamenti di sorta. E’ stato un grave errore abbandonare le isole, un patrimonio storico - penitenziario unico al mondo che peraltro aveva preservato la natura dei luoghi per oltre un secolo; ma agli errori, caro Ministro, con questa penuria di posti letto per detenuti che ci ritroviamo, si può sempre rimediare. ✦

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Alcune immagini del Ministro Alfano

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L’insostenibile leggerezza del

Project Financing l sovraffollamento è un problema serio che solo noi poliziotti, i detenuti e qualcun altro ben informato, può davvero cogliere appieno. Le conseguenze negative del sovraffollamento sono evidenti: esso rende più difficile per il sistema penitenziario offrire condizioni di vita accettabili per i detenuti e per il personale penitenziario e di perseguire quindi i suoi obiettivi fondamentali e cioè come prima cosa isolare i criminali dalla società e poi favorire la possibilità ai detenuti, quando vengono rilasciati, di essere reintegrati con successo nella comunità. Negli ultimi dieci anni quasi tutti i paesi europei hanno sperimentato un drammatico aumento della popolazione carceraria: il rapporto tra detenuti e popolazione in Europa è aumentato di circa il 17% nel periodo 1997-2006. In Italia tra il 1995-2005 la popolazione carceraria è aumentata del 22%, più della media europea, mentre la capacità di accoglienza è rimasta pressoché stabile (+5,5%). Di conseguenza, il sovraffollamento nelle carceri Italiane è aumentato drammaticamente. Sono dati che emergono da uno studio dell’Università Bocconi di Milano dal titolo Evaluating the efficienciency of the italian penitentiary system (Valutazione dell’efficienza del sistema penitenziario italiano) pubblicato nel novembre del 2008, che ha elaborato i dati forniti direttamente dal DAP. In Europa alla fine del 2005 il rapporto tra popolazione carceraria e capacità totale degli istituti di pena è stato pari a 1,02 con grandi differenze tra i vari paesi: in Italia per esempio alla fine del 2005

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Nuovi progetti per l’edilizia penitenziaria?

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(ultimo dato riscontrabile prima dell’approvazione dell’indulto) tale rapporto ha raggiunto l’1,39 ed è aumentato fino al giugno del 2006 quando, per scongiurare un estremo disagio (leggasi rivolte in tutti gli Istituti penitenziari italiani), il Parlamento ha votato il provvedimento dell’indulto che ha letteralmente svuotato le carceri, portando il numero dei ristretti al di sotto della capienza totale regolamentare. Il Sappe aveva accolto con favore il provvedimento, a condizione però che si ponesse immediatamente mano ad una rivisitazione dell’intero sistema penitenziario, altrimenti come avevamo già previsto, in pochi mesi si sarebbe ritornati inevitabilmente ai numeri e ai problemi dell’estate del 2006, cioè alla situazione che ci troviamo di fronte oggi. La notizia è della fine di gennaio 2009: il Governo, su indirizzo del nostro Ministro, per far fronte al sovraffollamento

degli istituti penitenziari italiani, intende ricorrere al Project Financing (così come già stabilito dalla Legge 388 del 2000 art. 145 comma 34) in modo tale da costruire «nuovi istituti che potranno offrire un’accoglienza più dignitosa» (sono parole del Ministro Alfano) al crescente numero di persone detenute. E’ difficile però capire la vera portata della soluzione prospettata, soprattutto quando con i problemi del sovraffollamento ci si convive ogni giorno, 24 ore su 24, al di qua della porta blindata della cella e non si ha proprio modo e tempo di valutare le tante variabili in gioco. Un dato però emerge prepotentemente anche agli occhi del poliziotto penitenziario più ottimista: come può la costruzione di nuovi edifici complicati come solo un istituto penitenziario è capace di essere, presentarsi come soluzione al collasso che subiremo fra pochi mesi?

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Enzima info@sappe.it

Ma vediamo meglio cosa ci propongono. La finanza di progetto (o Project Financing in inglese) è un’operazione di finanziamento a lungo termine che consiste nel coinvolgimento di soggetti privati (Concessionari) da parte di soggetti pubblici (Concedenti), nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell’accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni futuri. In cosa consistono questi guadagni futuri? La Legge 11 febbraio 1994, n.109 Legge quadro in materia di lavori pubblici all’articolo 19 comma 2 prevede che: “La controprestazione a favore del concessionario consiste unicamente nel diritto di gestire funzionalmente e di sfruttare economicamente tutti i lavori realizzati...”. In pratica però, siccome gli istituti penitenziari (per ora) non sono gestibili da soggetti privati, per finanziare/risarcire la costruzione di nuovi istituti penitenziari si deve trovare un altro modo e lo stesso articolo infatti prosegue: “Qualora necessario, il soggetto concedente assicura al concessionario il perseguimento dell’equilibrio economico/finanziario degli investimenti e della connessa gestione in relazione alla qualità del servizio da prestare, anche mediante un prezzo, stabilito in sede di gara”. Ma tutti sappiamo che i soldi per finanziare queste opere di pubblica utilità non ci sono e allora arriviamo al dato davvero interessante proseguendo nella lettura dell’articolo: “A titolo di prezzo, i soggetti aggiudicatori possono cedere in proprietà o diritto di godimento beni immobili nella propria disponibilità, o allo scopo espropriati, la cui utilizzazione sia strumentale o connessa all’opera da affidare in concessione, nonché beni immobili che non assolvono più a funzioni di interesse pubblico...”. Quindi a titolo di risarcimento per il favore di aver costruito nuove carceri, il

Governo prevede sostanzialmente una permuta con quei fatiscenti edifici (dove lavoriamo noi oggi) situati nei centri storici di alcune città come Roma, Milano, Palermo, oppure con quelli situati in posti di indubbio valore naturalistico (ma facilmente convertibile in valore tu-

sovraffollamento e poi, questione che non è stata presa assolutamente in considerazione dal Governo, chi ci lavorerà in questi nuovi istituti penitenziari? La capienza regolamentare di tutte le carceri italiane è di circa 43.000 unità, quella tollerabile (ma non si conoscono

Un cantiere edile

ristico) come Pianosa, Procida o Nisida. Inoltre è facile prevedere che i nuovi istituti verranno edificati in aree periferiche della città e questo è un dato da tenere a mente. Un affare quindi! Ma per chi? Senza prendere in esame quello che è avvenuto negli ultimi decenni e che sembra continuare ad avvenire ancora oggi, quando gli interessi dei politici coincidono con gli interessi di privati/banche (considerazioni che potrebbero facilmente scadere in strumentalizzazioni di orientamento politico), un fatto è certo: questo affare non si traduce e non si tradurrà in un vantaggio/soluzione per la Polizia Penitenziaria. Prima di tutto perché il sovraffollamento lo stiamo vivendo oggi e diventerà ingestibile quest’estate se non prima e quindi, semplicemente, noi poliziotti che in carcere ci lavoriamo 365 giorni l’anno 24 ore su 24, non possiamo permetterci di aspettare anni(!) per porre rimedio al

i criteri per definire la tollerabilità) è di circa 63.000. A fronte di un’attuale carenza d’organico della Polizia Penitenziaria di più del 10% (dato presentato al Parlamento il 27 gennaio scorso dallo stesso Ministro), se si costruissero carceri per raggiungere per esempio una capienza regolamentare di 50.000 posti, con conseguente incremento anche della soglia tollerabile (che a sua volta è facile presumere verrà sfruttata/tollerata come viene sfruttata/tollerata ora alle spalle della Polizia Penitenziaria) e stanti gli attuali indirizzi della politica di non voler/poter incrementare l’organico della Polizia Penitenziaria, si arriverebbe alla previsione assurda di una capienza tollerabile di circa 73.000 detenuti a loro volta gestiti dalle attuali 40.000 unità di Polizia Penitenziaria, capienza che a sua volta determinerebbe una carenza d’organico della Polizia Penitenziaria di circa il 29% se calcolata sulla capienza rego-

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Il Ministro Angelino Alfano e il Cao del DAP Franco Ionta

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lamentare e del 48% se calcolata sulla capienza tollerabile. Ma almeno, si dirà, sarà un affare per i detenuti che vedranno migliorare le proprie condizioni detentive. Non è il parere di una ricerca di professori universitari italiani che collaborano con il l’IZA, un istituto tedesco di ricerca di studi sul lavoro. Nel marzo del 2008 infatti viene presentato Prison Conditions and Recidivism uno studio per valutare come e quanto le condizioni detentive hanno influito sulla recidività dei detenuti italiani che hanno usufruito dell’indulto del 2006. Dallo studio emerge che per ogni 10 km di lontananza dell’istituto penitenziario dal capoluogo di Provincia, la recidiva aumenta del 2,8%, una percentuale inquietante che i ricercatori giustificano con il fatto che distanze più lunghe implicano costi più elevati (in termini di trasporto, organizzazione e motivazione) per le associazioni, i gruppi, le organizzazioni dei volontari per lo sviluppo di attività sociali, istruzione, formazione e lavoro per i detenuti. Ciò significa che più è la distanza di un carcere dal capoluogo della provincia, più deboli sono i legami sociali in cui i detenuti vengono integrati (e quindi un più elevato grado di isolamento dal resto della società), con conseguente difficoltà di reinserimento e quindi maggiore propensione al prosieguo dell’attività delittuosa. In pratica verrebbe meno proprio l’efficacia del reinserimento dei detenuti nella società, quello che da tutti viene sbandierato come l’obiettivo principale dell’Amministrazione penitenziaria, ci-

tando in ogni dove l’inflazionato quanto inapplicato art. 27 della Costituzione. La cosa più assurda poi è che al Project Financing non ci crede nemmeno il Ministro è l’ha dichiarato al Parlamento sempre il 27 gennaio 2009 quando ha presentato la Relazione sulla Giustizia per l’anno 2008 consultabile on-line sul sito web del Ministero: «Sono giunte alcune proposte per la realizzazione di istituti in project financing, che tuttavia sono risultate impraticabili in quanto non sostenibili per la parte finanziaria a carico dello Stato. Tale strumento finanziario, infatti, prevede sostanzialmente la possibilità che il realizzatore privato dell’opera recuperi il capitale investito attraverso la gestione del servizio o dei servizi dalla stessa offerto, sempreché tale gestione produca redditi. Tuttavia, nel caso di un istituto penitenziario si è accertato che i servizi appaltabili al privato sono marginali e, comunque, insufficienti a produrre redditi di gestione tali da consentire il rientro dei cospicui capitali investiti. In pratica, l’operazione si dimostra fattibile qualora lo Stato partecipi al finanziamento dell’opera nella fase di costruzione con un cospicuo contributo finanziario pari al 6070% del costo di costruzione e, in fase di funzionamento, con una rata annuale mediamente di 4-5 milioni di euro, per un periodo determinato in 30 anni per piccoli penitenziari ed in 40 anni per quelli grandi». Appare chiaro quindi che l’edilizia penitenziaria sia stata quantomeno presa con leggerezza e perciò Signor Ministro, una proposta: per raccogliere fondi per l’edilizia penitenziaria si inizi a stornare i soldi, previa restituzione, delle varie centinaia di migliaia di euro, dello stipendio dell’attuale Capo del Dipartimento che in quasi un anno non ha fatto nulla e che (per questo?) è stato promosso anche Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. ✦

Donato Antonio Telesca L’Islam Carcerato l’dentità islamica nel pianeta penitenziario Edizione QuattroVenti

uesto testo è stato pensato per gli addetti ai lavori, come gli operatori penitenziari e sociali ad ogni livello, e per quanti vogliano approfondire la conoscenza delle dinamiche relazionali tra i detenuti musulmani e l’istituzione penitenziaria. Il “pianeta carcere” negli ultimi dieci anni ha subito una radicale trasformazione: la popolazione detenuta, soprattutto nei penitenziari del centro-nord, parla sempre più una lingua che non è l’italiano, ma corrisponde all’idioma del variegato mondo multi-etnico degli attuali detenuti, caratterizzato da una massiccia presenza di musulmani. La gestione di queste persone è estremamente difficile, sia perché gli operatori penitenziari mostrano dei limiti nella conoscenza del fenomeno, sia perché il diritto penitenziario risulta essere anacronistico, in quanto pensato dal legislatore per una popolazione detenuta italiana. Il fatto di non considerare la componente culturale e religiosa dei detenuti musulmani fa sì che queste persone pongano in essere atti violenti rivolti contro se stessi, persone e cose, proprio per reagire alla perdita lenta ed inesorabile della loro identità. Attraverso la comparazione dei dati statistici e delle interviste svolte sul campo, si è potuto osservare che questo processo origina due tendenze socio-culturali apparentemente contrastanti nei detenuti musulmani: in alcuni, si verifica una vera e propria re-islamizzazione, mentre, in altri, si acuisce il processo di secolarizzazione. Per risolvere la questione sollevata dall’islam nel carcere, ma più in generale quella degli extracomunitari,

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i Libri del mese occorrono sia riforme strutturali, a partire dalla revisione della legge BossiFini, sia interventi specifici, come l’introduzione di figure professionali, di mediatori interculturali, di psicologi di cultura araba, che di capacità culturali per istituire relazioni proficue con le organizzazioni esterne religiose. Solo in questo modo nei penitenziari sarà possibile gestire queste persone, che altrimenti, se abbandonate a se stesse, finiscono con il rappresentare un pericolo per l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari italiani. Per eventuali acquisti o informazioni si può contattare direttamente l’autore al n. 3287773536. ✦ Aldo Di Giacomo

Guida alla redazione degli atti di Polizia Giudiziaria a cura di Loris D’Ambrosio LAURUS ROBUFFO Edizioni pagg.144 - € 20,00 Guida indispensabile per una corretta redazione degli atti di polizia giudiziaria e per una agevole e completa compilazione. Uno strumento di valido aiuto per gli Ufficiali e gli Agenti. Questa valida iniziativa editoriale è articolata in una serie di schemi per atti di PG, ognuno dei quali preceduto da dettagliate note introduttive sull’atto ed integrato da pertinenti note esplicative

Elementi di Diritto Penale per la Polizia Giudiziaria a cura di Loris D’Ambrosio e Pier Luigi Vigna LAURUS ROBUFFO Edizioni pagg.192 - € 20,00 Il libro illustra i principali reati alla cui prevenzione e repressione è chiamata la Polizia giudiziaria. L’analisi dei reati è completata da riferimenti giurisprudenziali e processuali (competenza, arresto, fermo) e dalla indicazione degli elementi che differenziano le varie fattispecie. Molto utile per l’aggiornamento professionale e per la preparazione concorsuale.

Donato Antonio Telesca (Sant’Ilario1969) si è laureato con il massimo dei voti in Antropologia ed Epistemologia delle Religioni presso l’Università di Urbino. Ha conseguito, inoltre, la laurea in Sociologia con indirizzo socio-antropologico dei fenomeni religiosi ed, infine, si è diplomato in Scienze Religiose presso l’Istituto I. Mancini della medesima Università. Attualmente ricopre il grado di Ispettore Capo nel Corpo di Polizia Penitenziaria, con esperienza ventennale, e presta servizio nella Casa Circondariale di Pesaro.

Elementi di Procedura Penale per la Polizia Giudiziaria di Pier Luigi Vigna LAURUS ROBUFFO Edizioni pagg.192 - € 20,00 Nel libro, che si caratterizza per una esposizione completa ma di agevole lettura, sono esposti, oltre ai princìpi fondamentali che regolano il Codice di Procedura penale, gli istituti che rilevano per l’attività della Polizia giudiziaria, con utili esemplificazioni e puntuali richiami alle norme del codice. Si tratta di uno strumento finalizzato a rendere più agevole l’opera della Polizia giudiziaria e ad accrescerne la professionalità, valido sia per l’aggiornamento professionale che per la preparazione concorsuale. ✦ Erremme

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dal Mondo... ARGENTINA Partita di calcio e fuga dal carcere: in 5 evadono come Pelè orse sono stati ispirati dal film Fuga per la vittoria. Forse no. Fatto sta che hanno emulato in tutto e per tutto l’evasione di Sylvester Stallone, Michael Caine, Pelè, Bobby Moore e Osvaldo Ardiles, che di quel film erano i protagonisti. Ieri cinque reclusi, due dei quali ritenuti pericolosi, si sono volatilizzati allo stesso modo, sfruttando la confusione di una partita di calcio, dalla prigione della città di Santa Rosa, capoluogo della provincia della Pampa, nell’Argentina centrale. Come ogni giorno, raccontano i media, nel pomeriggio, nonostante il caldo torrido, i detenuti si sono impegnati in un picadito, cioè una partitella, nel cortile del carcere e, a causa del gran caldo, le guardie si sarebbero ritirate nel fresco delle loro stanze. Ciò è bastato perché i cinque, dopo aver bucato una rete, aiutati dai compagni, formassero una piramide umana e scavalcassero un muro alto cinque metri. Mentre piombavano a terra, sono stati visti da alcuni passanti allibiti: uno di loro ha avvisato i responsabili del carcere, innescando una caccia all’uomo che, però, non ha dato alcun risultato. Tra gli evasi, anche Samuel Vargas, 37 anni, fisico da atleta ed esperto in fughe: già il 20 novembre scorso, infatti, sempre durante un picadito, se ne era andato da solo dalla stessa prigione, venendo ripreso due settimane dopo.

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BULGARIA Dal governo progetto di amnistia, per 3.300 detenuti

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Il quotidiano bulgaro Vseki Den ha riportavo un nuovo progetto di legge del Consiglio dei Ministri per dare l’amnistia a circa 3.300 prigionieri. Motivo: far posto nelle carceri vetuste e sovraffollate, renderle luoghi di detenzioni in linea, per quanto possibile, con gli standard dell’Unione europea. Sono circa 12mila le persone imprigionate nelle carceri della Bulgaria; il nuovo progetto di legge, come aveva spiegato la Mi-

nistra della Giustizia Miglena Tacheva, prevede l’amnistia per chi è stato condannato a causa di crimini non gravi commessi prima del 1 luglio 2008, per chi è stato condannato a tre anni di detenzione per crimini con l’accusa di premeditazione e per chi è stato condannato a pene inferiori ai cinque anni per atti commessi per imprudenza. Il decreto non concerne invece i crimini commessi sotto l’influsso dell’alcol o quelli che hanno causato alla vittime gravi menomazioni fisiche o che ne hanno causato la morte. Il progetto comporterà inoltre l’alleggerimento di cinque anni di carcere a prigionieri che ne hanno già scontati oltre 15 e di due anni a chi ha già passato in carcere dai 10 ai 15 anni.

BIRMANIA Graziato un italiano condannato a 25 anni per droga Per il sospetto di aver detenuto quindici grammi di eroina era stato condannato a quindici anni di carcere e cinque di lavori forzati da un Tribunale del Myanmar, l’ex Birmania; poiché non aveva il visto sul passaporto, aveva avuto un’altra condanna a cinque anni con altrettanti di lavori forzati. La disavventura è capitata a un comasco di 34 anni che, nei mesi scorsi, è stato graziato dai giudici birmani, a condizione che fosse espulso, ed è potuto tornare a casa. Claudio F. era stato arrestato il 2 febbraio del 2007 in un hotel con altre due persone ed era stato condannato al termine di due processi che i suoi genitori non esitano a definire piuttosto sommari. Attraverso i canali diplomatici sua madre e suo padre hanno quindi ottenuto che fosse graziato ed è potuto tornare a casa dopo alcuni mesi di carcere. Nel frattempo, però, era stato avviato dalla giustizia della Birmania l’iter per il riconoscimento delle due sentenze e, nelle settimane scorse, il Ministero della Giustizia italiano ha trasmesso alla Procura Generale di Milano i due provvedimenti affinché, poi, la Corte d’Appello valutasse la loro efficacia.

USA Sperimentato primo carcere che va ad energia eolica Se nelle carceri italiane è stato portato il

sole, nella prigione statunitense di West Boylston sarà l’energia del vento a fare capolino. Le sbarre in questione sono quelle della prigione e Casa di Correzione Worcester County nella cittadina di West Boylston, dove lo sceriffo federale Guy Glodis ha recentemente reso nota l’intenzione di ridurre i costi dell’istituto di detenzione passando alle rinnovabili e più precisamente all’eolico. «Ora più che mai abbiamo bisogno di pensare al di fuori dal coro», ha spiegato Glodis in un comunicato stampa. «Investendo nella pulita energia eolica stiamo innanzitutto facendo risparmiare centinaia di migliaia di dollari ai contribuenti, mentre pianifichiamo il nostro futuro a lungo termine». Il progetto realizzato in collaborazione con il Massachusetts Renewable Energy Trust, procederà attraverso due fasi: la prima vedrà un periodo di test (12 mesi) attraverso l’installazione di una torre anemometrica alta 48,7 metri che misurerà velocità, direzione e turbolenze del vento. Contemporaneamente saranno studiati i livelli di rumore, lo spazio aereo ed ambientale. Il passo successivo sarà invece l’installazione della prima di tre turbine da 2,5 Mw ciascuna, che in condizioni ideali potrebbe produrre oltre 5,2 milioni di Kwh di energia elettrica in un anno, a fronte di un consumo da parte del penitenziario di circa 6 milioni di kWh l’anno. Sulla base di dati preliminari, una volta in opera le turbine porterebbero ad un risparmio superiore ai 350.000 dollari e l’ulteriore possibilità di vendere il surplus alla rete elettrica. Disordini in prigione federale vicino Orlando. Otto feriti gravi Disordini scoppiati in una prigione federale degli Stati Uniti hanno causato il ferimento di otto detenuti. I prigionieri hanno riportato gravi ferite da accoltellamento e almeno uno di loro ha una ferita d’arma da fuoco. Secondo quanto riportato dai giornali, l’entità dei ferimenti nel Colman Federal Correctional Complex, situato a nord ovest di Orlando, non e’ stata chiara sin da subito. Sette detenuti sono stati portati via con gli elicotteri dopo gli scontri di ieri e ricoverati nell’unita’ traumatologica del centro medico regionale di Orlando. Tutti i feriti sono tenuti sotto controllo da poliziotti penitenziari armati dopo la deci-

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sione delle autorità di mettere sottochiave le stanze dell’ospedale mentre i detenuti ricevono le cure mediche necessarie. Lo scontro sembrerebbe essere esploso nel cortile della prigione. Non sono ancora chiare le cause dei disordini nè il numero dei detenuti coinvolti.

UGANDA Per 400 detenuti respinto l’appello contro pena morte La Corte Suprema dell’Uganda ha opposto il suo rifiuto alla richiesta in appello dell’abolizione della condanna a morte per oltre 400 detenuti. Ma i giudici hanno definito irragionevole la detenzione dei condannati nelle celle della morte per più di tre anni e così la maggior parte di essi potrebbe vedere la propria condanna commutata nella prigione a vita. Nonostante la pena di morte non sia più utilizzata dal 1999, la corte ha fatto sapere che essa ha avuto una funzione di deterrenza. La possibilità di una modifica della condanna per gli oltre 400 detenuti interessati da questo caso giudiziario è emersa durante l’ultima seduta davanti alla corte d’appello nella capitale Kampala, alla quale hanno partecipato quattro di loro. La richiesta in appello per l’annullamento della condanna a morte è stata fortemente sostenuta dai gruppi per i diritti umani.

SPAGNA Metà dei Centri per minori a rischio: sono come lager! Celle di isolamento realmente atroci, buchi dalle pareti nere e senza finestre, per detenzioni a tempo indeterminato. Contenzioni fisiche varie volte al giorno con un’aggressività sproporzionata. Perquisizioni con nudi integrali ingiustificati. Atrocità pseudoscientifiche di esperti che giustificano l’uso di celle medievali per annullare la resistenza del detenuto. Non è un rapporto da Guantanamo ma della realtà quotidiana in almeno la metà dei centri per minori a rischio spagnoli ispezionati dal Difensore del Minore, Enrique Mugica. L’agghiacciante dossier, presentato da Mu-

gica, che ha visitato 28 dei 58 istituti esistenti in Spagna, ha shoccato il paese, fatto insorgere l’Unicef e indotto il Governo a ordinare un’indagine a livello nazionale. Intanto, alcune comunità autonome come quella di Valencia, hanno aperto in fretta e furia inchieste nei centri incriminati, in gran parte gestiti da istituzioni private sovvenzionate. È il caso della Fondazione Belen, che gestisce 8 dei 28 centri ispezionati, descritti dal Difensore del minore come autentici lager. Il recente suicidio di un ragazzino marocchino di 13 anni e il tentato suicidio di un 12enne hanno portato alla luce la situazione. Il Ministro dell’Educazione ha annunciato che porterà il rapporto a conoscenza della Procura Generale dello Stato perché apra un’inchiesta generale.

SAN MARINO Con sette detenuti il piccolo carcere è già strapieno Spesso si è ironizzato sul numero dei carcerati nella Repubblica di San Marino, in genere una o due unità (indicata come lo Stato con meno detenuti al mondo). Adesso, dopo l’arresto dei quattro autori dell’ultima serie di furti, i detenuti sono sette. Insomma uno in più delle celle disponibili nel braccio maschile. Gli ultimi quattro giovani arrestati, non possono dialogare fra loro prima dell’interrogatorio del giudice fissato per oggi. I genitori dei giovanissimi detenuti non si sono ancora presentati in Gendarmeria per assumere informazioni riguardo ai figli, ma qualcuno è già passato per il carcere per lasciare solo abiti ed effetti personali.

GERMANIA Commerciante italiano in carcere quattro mesi per errore Un commerciante di auto fermato, arrestato e detenuto in Germania per errore. L’accusa di truffa mossa dalla magistratura di Montecarlo per aver venduto a un cliente una Mini Cooper non di sua proprietà era infondata. Lo arrestano durante un banale controllo stradale mentre si trova in Germania e, in

seguito, scopre di essere oggetto di un mandato di cattura internazionale per una presunta truffa messa a segno a Montecarlo. Dopo 4 mesi di carcere, viene a galla che si è trattato di un errore burocratico che si è sviluppato nei meandri delle Procure francesi, monegasche e tedesche.

FRANCIA Ergastolano evaso ucciso dalla polizia in uno scontro a fuoco Due detenuti sono evasi dal carcere di Moulins-Yzeure, nel centro della Francia: uno di loro è morto nel corso di una sparatoria con la polizia. I fuggitivi avevano fatto perdere le loro tracce domenica 15 febbraio. Grazie a segnalazioni di persone che li avevano riconosciuti, gli agenti hanno intercettato i criminali vicino a Parigi. Nell’ulteriore tentativo di fuga è nato uno scontro a fuoco, che non ha lasciato scampo a uno dei due. I malviventi stavano scontando un ergastolo per una rapina con omicidio e dieci anni per uno scontro armato con la polizia. Nella sparatoria sono rimasti leggermente feriti anche tre poliziotti. Ad Amiens, nel Nord della Francia, i due avevano preso in ostaggio un automobilista costringendolo a portarli ad Arras, a 70 chilometri dal confine con il Belgio, dove i criminali hanno sequestrato un’altra automobile. I due hanno poi bloccato l’auto di una donna a Saint-Laurent-Blangy. La 51enne, sotto choc, ha detto di aver avuto «paura per la sua vita» quando i due uomini, armati di pistola, hanno cercato di trascinarla via con loro. I fuggitivi sono stati intercettati dalla polizia su un’autostrada fuori Parigi, all’altezza di Creteil. Uno dei due sarebbe rimasto gravemente ferito in un conflitto a fuoco con la polizia, mentre l’altro avrebbe riportato lievi traumi in seguito all’incidente scaturito dall’inseguimento. Notizie non confermate dal ministro dell’Interno, Michele Alliot-Marie, il quale, con un comunicato, ha sottolineato che «i due pericolosi fuggitivi sono stati catturati in meno di 48 ore». Due giovani donne, conoscenti dei due evasi, che si trovavano nel parlatorio del carcere al momento dell’evasione, sono state arrestate a Lione. ✦

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le Recensioni

Camilla Noli

La notte si avvicina Longanesi Editore pagg. 177 - euro 14,60 uesta è la storia di una donna che aveva tutto: un matrimonio felice, un lavoro in un’agenzia pubblicitaria, la sicurezza di essere stimata da tutti e desiderata dagli uomini. L’arrivo di due figli uno dopo l’altro, Cassie e Zach, doveva essere il coronamento di una vita invidiabile. Ma diventare madre significa per lei trasformare il sogno in un incubo. Accudire due figli così piccoli, una di quattordici e uno di due mesi, è un compito troppo gravoso per una donna che è costretta ad abbandonare il lavoro, a stare tutto il giorno sola in una grande casa di periferia mentre il marito fa carriera, a rinunciare al sonno perché i bimbi piangono e la vogliono, a tener testa alle sfide continue della piccola ma già forte e capricciosa Cassie. E così, una notte più difficile delle altre, quasi per caso, come per un’ispirazione improvvisa, commette il più impensabile dei gesti.

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Dorothy Hearst

La promessa dei lupi Nord Editore pagg. 357 - euro 17,60

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Europa, 14.000 anni fa. Kaala è una lupa e il marchio bianco, a forma di falce di luna, sul suo pelo grigio, ri-

vela che è di razza mista, una cosa inaccettabile per i membri del suo branco. Così, dopo che la madre è stata mandata in esilio, Kaala è costretta a una durissima lotta quotidiana per la sopravvivenza: tutti la disprezzano, quasi nessuno gioca con lei e persino il cibo le è spesso negato. Inoltre, sebbene nessuno lo sappia, Kaala ha infranto anche la legge principale del branco: è entrata in contatto col più grande nemico dei lupi, l’uomo. Non soltanto ha salvato una ragazzina che stava per annegare, ma da qualche tempo la affianca anche nella caccia, la protegge, la aiuta. E adesso, mentre la guerra tra gli esseri umani e i lupi sembra ormai inevitabile, per Kaala si avvicina il momento della scelta: rientrare nel branco e difendere la sua razza, oppure schierarsi al fianco di colei che le ha dimostrato affetto e amicizia. Una decisione che potrebbe segnare il futuro della vita sulla Terra.

Laurell K. Hamilton

loro non riuscirà a metterla incinta, ottenendo così il permesso di sposarla e di diventare re. Ma un evento straordinario costringe Merry ad affrontare una terribile minaccia. Una notte, dopo aver sognato una donna ammantata di luce che le porge un calice d’argento, si sveglia e scopre che quell’oggetto prezioso si è materializzato accanto a lei. Da questo momento, Meredith si ritrova non solo a doversi difendere da Taranis, sovrano della Luce e delle Illusioni, che vuole impadronirsi del calice per mantenere il suo dominio sulla Corte Seelie, ma anche dai misteriosi poteri che il calice risveglia in lei, poteri che a stento riesce a controllare.

Sedotta dalla luna

Ted Bell

Nord Editore pagg. 427 - euro 18,60

Spy

La principessa della Corte Unseelie Meredith NicEssus è finalmente tornata a casa, dopo aver vissuto a Los Angeles per tre anni sotto falso nome, lavorando per un’agenzia investigativa specializzata in crimini soprannaturali. E stata richiamata dalla zia, la regina Andais, con il preciso incarico di concepire un erede. Cosa tutt’altro che facile per Merry: le fey di sangue reale, infatti, generano pochi figli e quindi la stirpe rischia di estinguersi. Perciò lei non può limitarsi a un unico partner: sono cinque i sidhe prescelti cui si concede ogni notte, finché uno di

Longanesi Editore pagg. 541 - euro 19,00 Alex Hawke, agente segreto dell’M16 inglese, è riuscito a stento a sfuggire dalla giungla amazzonica, dove è stato catturato durante una spedizione. Nel corso della sua prigionia Hawke ha scoperto che Muhammad Top, il folle estremista islamico e fanatico del vudù che l’ha catturato, sta pianificando un tremendo attacco contro l’America. Tornato a Londra, Hawke si rende conto che le sue informazioni vengono accolte con perplessità e scetticismo dai capi dei Servizi

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a cura di Erremme

segreti... Ma in seguito Hakwe viene inviato a Key West per partecipare a un convegno sulla sicurezza internazionale organizzato dalla sua ex amante, il segretario di Stato americano Consuelo de los Reyes, e vi arriva in compagnia del suo grande amico, il geniale ispettore Ambrose Congreve. A Key West i due si riuniranno al loro altro, importantissimo compagno d’avventure, quell’armadio d’uomo di nome Stokely Jones. E al convegno la verità sulla situazione internazionale comincia a venire a galla...

Steve Berry

L’ombra del Leone Nord Editore pagg. 473 - euro18,60 Si trova in una sala del Museo di cultura Greco-Romana di Copenhagen: ecco tutto ciò che sa Cotton Malone quando riprende conoscenza. Ma come è arrivato lì? E perché è svenuto? Cotton non ha quasi il tempo di porsi queste domande che l’edificio viene avvolto dalle fiamme e, come dal nulla, appare Cassiopea Vitt, la donna che, in passato, lo ha aiutato a trovare il tesoro dei Templari e la Biblioteca di Alessandria. I due riescono miracolosamente a scappare e si rifugiano da Henri Thorvaldsen, l’eccentrico miliardario danese proprietario del museo. Apprendono così che quell’incendio è servito da copertura per due ladri che hanno rubato un medaglione raffigurante Alessandro Magno: secondo la leggenda, esistono otto medaglioni che, se affiancati, mostrano la soluzione del famoso “Rebus di Tolomeo”, un enigma che indica l’ubicazione della tomba di Alessandro Magno... Nel frattempo, a

Samarcanda, il primo ministro della Federazione dell’Asia Centrale - una nuova nazione nata dalla fusione delle ex repubbliche sovietiche - è in attesa di sapere se i suoi uomini si sono impossessati del medaglione conservato a Copenhagen: quell’oggetto, infatti, gli può assicurare un potere inimmaginabile... Per risolvere uno dei più grandi misteri della Storia e sventare una guerra in Medio Oriente, Cotton Malone deve ricostruire la storia dei medaglioni. Una storia intricata e sfuggente, che ha come protagonista Venezia: la chiave del mistero infatti si cela nella cripta della basilica di San Marco.

James Patterson

Il sesto colpo Longanesi Editore pagg. 342 - euro 17,60 Tempi duri per il tenente Lindsay Boxer. Un sabato mattina, pur essendo fuori servizio, riceve una chiamata dal suo capo: a bordo del traghetto Del Norte è avvenuta una sparatoria. Vi sono morti e feriti tra i quali, come scopre quando arriva sulla scena del crimine, la sua migliore amica, Claire Washburn, direttrice dell’Istituto di medicina legale di San Francisco. Un testimone ha ripreso la strage con la videocamera inquadrando il colpevole, probabilmente uno squilibrato, che è riuscito a scappare e gira armato di una calibro 38. Lindsay si mette subito in caccia. Un’altra sua amica, la giornalista del Chronicle Cindy Thomas, si trova in grave pericolo: nell’enorme palazzo in cui si è appena trasferita cominciano a verificarsi incidenti spaventosi, e intanto Yuki Castellano rischia di perdere in un processo impor-

tante, il primo per lei dalla parte dell’accusa. Le donne del Club Omicidi sono in crisi. Ed è solo l’inizio di una difficilissima partita in cui vince tutto chi si aggiudica l’ultima, imprevedibile mano... Ancora un imperdibile capolavoro di James Patterson.

Vincenzo R. Manca

Moro un Profeta disarmato Koinè Nuove Edizioni pagg. 186 - euro 14,00 Dopo lunghe riflessioni sulle vicende che hanno caratterizzato il sequestro e l’omicidio dello statista democristiano Aldo Moro, l’autore individua per la prima volta luoghi e ambienti in cui di fatto furono assunte le decisioni per il sequestro dello statista pugliese, i condizionamenti dei carcerieri sul suo comportamento, il modo in cui il sequestrato visse la tragedia poi culminata con la morte. Vincenzo Ruggero Manca, generale di Squadra Aerea, è stato eletto senatore nel 1996 ricoprendo, nel corso dell’esperienza parlamentare, gli incarichi di Capo Gruppo in Commissione Difesa e di Vice Presidente della Commissione Stragi. Ispirandosi alla prima edizione (9 maggio 2008) de “II giorno della Memoria” ed a chiusura dello scenario rievocativo nel trentennale della Vicenda Moro, l’autore del saggio propone un’intensa riflessione critica sui percorsi (giudiziario, parlamentare, saggisti-co, e pubblicistico) seguiti per la stessa, nel tentativo di accendere “documentalmente” fasci di luce su molte ambiguità, contraddizioni, ritrattazioni... ✦

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l’Ultima Pagina la Lettera gregio direttore, sono un assistente capo siciliano e presto servizio in un nucleo Traduzione, della Sicilia, che non citerò per ovvi motivi di opportunità. Giorni fa, mentre eravamo in attesa di una traduzione aerea, presso l’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo, vedemmo arrivare il nostro Ministro Alfano, il quale appena ci vide, oltre a salutarci da lontano, invertì il senso di marcia della propria auto, scese dall’auto e ci venne a salutare. A tutti noi che eravamo in fila ad aspettare l’aereo ci strinse la mano sorridendoci. Bene, questo piccolo gesto, fatto dal Ministro, ebbe su di noi un effetto benefico e non posso negare di essermi emozionato.

E

Ma passata l’emozione, ho iniziato a farmi delle domande: ma il Ministro Alfano, sa in che condizioni operano i Nuclei Traduzione? Qualcuno tra i suoi numerosi consiglieri o tra gli alti dirigenti del DAP, ha il coraggio di informarlo che non ci sono più soldi per la benzina? Che il 75% dei mezzi è ricoverato in officina senza alcuna speranza di riparazione per mancanza di fondi? Che noi poveri agenti partiamo giornalmente in missione affrontando gli anticipi di tasca nostra? Che una traduzione aerea iniziata alle 3 del mattino può protrarsi fino alle due della notte – con buona pace dell’accordo quadro e del contratto nazionale di lavoro? Che ogni operatore del Nucleo presta dalle 60 alle 80 ore di straordinario mensili – con gravi ripercussioni sui coordinatori che sono continuamente am-

moniti a gestire meglio lo straordinario? Direttore, come iscritto al Sappe , e come operatore del Nucleo le chiedo se c’è speranza affinchè il Ministro intervenga in tempi brevi rimpinguando i fondi in un settore che, come tanti altri degli Istituti di Pena, sta per affondare. Lettera firmata Caro Collega, vorrei tanto rispondere affermativamente ad entrambe le tue domande, ma posso farlo solo a metà. Sinceramente il Ministro è perfettamente a conoscenza delle condizioni dei Nuclei Traduzione e Piantonamento e, più in generale, dell’intero Corpo di Polizia Penitenziaria. Non so dirti, però, se potrà intevenire in tempi brevi per “rimpinguare i fondi del settore”. L’unica cosa che ti posso aggiungere è che sicuramente si impegnerà a farlo.

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

© 2009 Caputi & De Blasis

Hei Caputo, hai visto quanti atleti premiati?

anche io sono stato un campione da giovane... salto con l’asta. mi è servito molto anche per la carriera: ero sempre il primo ad arrivare sul posto di sentinella!

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LIBRI CONCORSI

LIBRO QUIZ Concorso per Sovrintendente di Polizia Penitenziaria 1000 questionari con domande e risposte a scelta multipla riguardanti le materie del concorso

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iscritti Sappe euro 18,00

I Segretari SAPPe che devono fare richieste cumulative possono contattare la Segreteria Generale al 06.3975901, oppure inviare un fax al 06.39733669 o via email: rivista@sappe.it. Chi vuole richiedere il libro e riceverlo al proprio domicilio può fare un versamento sul C.C.P. 54789003 - Polizia Penitenziaria Società Giustizia & Sicurezza, via Trionfale 79/A 00136 Roma, scrivendo nella causale “Libro Quiz”.


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