Polizia Penitenziaria - Giugno 2009 - n. 163

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Anno XVI - n.163

Annuale 2009: i Reparti schierati rendono gli onori al Gonfalone dell’Anppe Giugno 2009


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Direzione Generale:

Via Antonio Pacinotti, 73/81 Roma - tel.06.55381111 www.cessioniquintostipendio.it Intermediario Finanziario UIC n.37323

A richiesta verrà consegnata, prima della stipula, una copia completa del contratto per la valutazione del contenuto.

in convenzione con


il Sommario Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVI Numero 163 Giugno 2009

La Copertina La delegazione ANPPE sfila con il Gonfalone all’Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria (foto M.Adolini)

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Direttore Responsabile Donato Capece

L’EDITORIALE I Reparti rendono gli onori al Gonfalone dell’ Anppe di Donato Capece

capece@sappe.it

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini Capo Redattore Roberto Martinelli Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale Redazione Politica Giovanni Battista Durante Redazione Sportiva Lara Liotta Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Sito Web: www.sappe.it Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

Società Giustizia & Sicurezza”

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IL PULPITO Un po’ Paperissima, un po’ Scherzi a parte di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTO Una Festa nell’emergenza di Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICO Continua la protesta dei sindacati di Giovanni Battista Durante

LE FIAMME AZZURRE I cinque principi ONU per gli anziani a cura di Lionello Pascone

LO SPORT Astrea: una tranquilla conferma... di Lara Liotta

OPINIONI Quando i clandestini eravamo noi di Aldo Maturo

Per ulteriori approfondimenti visita il sito

Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994 Stampa Romana Editrice s.r.l. Via dell’Enopolio, 37 00030 S. Cesareo (Roma)

www.sappe.it

Finito di stampare: Giugno 2009

CHI VUOLE RICEVERE LA RIVISTA DIRETTAMENTE AL PROPRIO DOMICILIO, PUO’ VERSARE UN CONTRIBUTO DI SPEDIZIONE PARI A 20,00 EURO, SE ISCRITTO SAPPE, OPPURE DI 30,00 EURO SE NON ISCRITTO.

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

L’IMPORTO VA VERSATO SUL C. C. POSTALE N. INTESTATO A: POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & Sicurezza

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Via Trionfale, 79/A - 00136 Roma indicando l’indirizzo dove va spedita la rivista

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L’Editoriale

Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile

Annuale del Corpo 2009

I reparti schierati rendono onore al Gonfalone dell’Anppe on si può certo dire che la cerimonia celebrativa solenne della Festa del Corpo di Polizia Penitenziaria sia stata quest’anno un successo: forse solo la coreografia, unica al mondo, ha dato risalto alla manifestazione. Non è avvenimento ordinario ammirare, in una giornata sfolgorante di sole, l’Arco di Costantino con alle spalle il Colosseo, vale a dire molti secoli di storia in un colpo solo. Una manifestazione all’aria aperta, non relegata all’Aula magna della Scuola di Roma, con una affluenza di pubblico considerevole e onorata dalla presenza delle più alte cariche dello Stato: nella circostanza, però, troppe incongruenze - assenza delle organizzazioni sindacali a parte - più o meno marcate e visibili sia sotto il profilo della organizzazione sia nelle articolazioni della cerimonia. Un discorso esclusivo merita la partecipazione del Gonfalone dell’Associazione Nazionale della Polizia Penitenziaria (ANPPe) che, per la prima volta, ha fatto parte integrante dello schieramento e ha sfilato unitamente ai Reparti, con gli onori dovuti. E di tale intervento non si deve assolutamente ringraziare il Dipartimento che, ancora una volta, aveva ignorato l’ANPPe e, soprattutto i pensionati del Corpo degli Agenti di Custodia e del Corpo di Polizia Penitenziaria, che ne costituiscono fondamentalmente la struttura. Infatti, come nel passato, il dipartimento ha inviato all’ANPPe cinque giorni prima della manifestazione, un biglietto d’invito per un posto in tribuna, alla stregua di quelli consegnati ai tanti ospiti, ignorando il valore istituzionale dell’Associazione; ignorando il DPR 14 luglio 2008, con cui sono stati riconosciuti all’ANPPe ufficialmente lo stemma e il Gonfalone. Assurdi, in proposito, i chiarimenti forniti dall’Ufficio del Cerimoniale e della Rappresentanza del DAP, che, per giustificare una macroscopica carenza, ha ritenuto che in quell’invito fosse implicito l’inserimento dell’ANPPe e del Gonfalone nello schieramento, comprensivo, quindi dell’alfiere e della scorta: un tentativo tardivo di recuperare una situazione deprecabile. Non è possibile assistere ancora a questa totale indifferenza del DAP nei confronti dell’ANPPe.

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Il Gonfalone dell’Anppe sfila all’Annuale 2009

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Dopo aver rinnovato lo Statuto e aver provveduto al nuovo assetto dei quadri rappresentativi a livello nazionale e periferico, formalizzati in un Congresso, nel decorso mese di dicembre 2008, a cui sono intervenuti anche i vertici del DAP, è stata richiesta la tutela del Ministero della Giustizia nei confronti dell’Associazione, analogamente a quanto in essere per la altre Associazioni similari delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, interessando direttamente il Gabinetto dell’On.le Ministro. Ma dopo cinque mesi dall’istanza, non vi è ancora riscontro: tutto fa pensare e non in modo pretestuoso, a qualche ostruzionismo del Dipartimento, per non dire a una specie di boicottaggio. Se così fosse, si ravvisano gli estremi di una pseudo-guerra fratricida, su base amministrativa, senza che il DAP si renda conto di quanto valore e prestigio assumerebbe l’Amministrazione stessa riguardo all’immagine e alla rappresentatività grazie ad una presenza dell’ANPPe autentica e concreta, su tutto il territorio. Tali argomentazioni, peraltro, restano avallate anche da un’ulteriore indifferenza del DAP ad assumere determinazioni dopo un incontro specifico che ha avuto luogo nei primi giorni di maggio, finalizzato ad un’analisi di problematiche che non avrebbero alcuna difficoltà ad essere positivamente accolte. La dimenticanza, o meglio la non considerazione del Gonfalone associativo, alla cerimonia più importante e significativa dell’anno non può non suscitare sentimenti di sconforto, dal momento che quei colori, quello Stemma, quel Drappo racchiudono simbolicamente l’eroismo e il sacrificio dei Caduti e sono una testimonianza tangibile e permanente dell’impegno della professionalità, della solidarietà di tutto il personale del Corpo, nell’arco della sua storia. Speriamo che quanto verificatosi in occasione della Festa del 17 giugno 2009 serva a richiamare definitivamente l’attenzione sull’ANPPe, sugli oltre 3.000 iscritti, sul personale in quiescenza del Corpo, esaudendone le legittime aspettative e collocando l’Associazione in una dimensione di rilievo e in una posizione di rispetto, dai contenuti ineludibili di valore e di rappresentatività ✦

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Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it

il Pulpito

Direttore Editoriale

Annuale del Corpo 2009

Un po’ Paperissima, un po’ Scherzi a parte a qualche giorno in qua, negli ambienti televisivi di Mediaset si rincorrono voci di corridoio per le quali Antonio Ricci sarebbe interessato allo staff del cerimoniale del DAP, al quale vorrebbe offrire l’organizzazione della nuova stagione di Paperissima o di Scherzi a parte. Le ragioni ? Sembrerebbe che lo stesso Ricci abbia molto apprezzato l’aspetto comico dell’organizzazione della Festa del Corpo della Polizia Penitenziaria. Indubbiamente, pur non essendo un addetto ai lavori, debbo ammettere che quest’anno siamo riusciti ad inanellare una lunghissima serie (quasi da record) di gaffes, lapsus ed equivoci. In realtà, va detto che la performance degli organizzatori è iniziata già nelle fasi preliminari alla Festa vera e propria.

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All’interno della Scuola di via di Brava a Roma, dove si è svolto l’addestramento del personale da impiegare nella cerimonia, abbiamo assistito a vere e proprie gags, degne della migliore tradizione dei films di Natale dei fratelli Vanzina. Dalle esercitazioni di un presunto reparto anti-sindacati in assetto antisommossa, alle grottesche conseguenze di una lancio di prova dei lacrimogeni che, quasi come

nel film Le comiche del duo Boldi-Pozzetto, ha costretto all’evacuazione un intero edificio della vicina Banca Nazionale del Lavoro per gli effetti del gas sprigionato. Dall’impiego di 80 (ottanta!) autisti per le esigenze organizzative dello staff, allo spiegamento del doppio delle forze necessarie, 250 allievi agenti a fronte dei circa 150 schierati ( perché “non si sa mai...”). Dall’invio di un invito generico all’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria, per una persona sul palco laterale che, successivamente, si intendeva valesse “per il Presidente, per il Gonfalone, per l’Alfiere e per due accompagnatori”, fino alla precettazione del personale per riempire i palchi vuoti. Poi, il giorno della Festa... Si inizia con la dimenticanza delle Autorità di via Arenula (Sottosegretari, Capo e vice Capi di Gabinetto e Capi Dipartimento) che, lasciate dalle loro scorte ai Fori Imperiali per ordinanza del Sindaco, si sono dovute incamminare senza accompagnamento e in ordine sparso verso l’arco di Costantino, tra turisti giapponesi e figuranti vestiti da antichi romani. (E questo avrà sicuramente alimentato il malumore di chi per antipatia nei confronti di Franco Ionta voleva addirittura disertare la cerimonia). Poi la sistemazione di comparse sul palco delle autorità dove abbiamo potuto ammirare anonimi colleghi e cittadini qualunque a fianco di Alte Autorità istituzio-

nali e a pochi passi dal Capo dello Stato. A seguire tutti ad ascoltare, in diretta nazionale sulla Rai, le inverosimili discordanze negli interventi del Ministro e del Capo del Dap (ma anche nei dati ufficiali diffusi dallo stesso Dap) sulla presenza dei detenuti nelle carceri (con Alfano che ne dichiara nientemeno che 6.300). Infine, come una ciliegina sulla torta di panna alla Buster Keaton, il Capo del Dap (che si autodefinisce Capo della Polizia Penitenziaria) Franco Ionta che abbandona il palco (seguito da quasi tutti i presenti) prima di rendere i dovuti onori alla bandiera del Corpo ed ai Gonfaloni presenti. Beh, non vedo cosa altro sarebbe potuto succedere per trasformare l’annuale 2009 in un format delle famose trasmissioni di Antonio Ricci. Mi domando se davvero il cognome di qualcuno è soltanto una casuale omonimia... In conclusione, e scherzi a parte, non posso non esprimere, invece, tutta la mia ammirazione per l’impeccabile professionalità dimostrata dai colleghi schierati nei Reparti che con la propria abnegazione hanno onorato le uniformi che indossavano. ✦

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Nelle immagini, i loghi delle trasmissioni Mediaset

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Il Commento

Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

Una Festa nell’emergenza i è svolta a Roma il 17 giugno scorso, sotto la prestigiosa cornice dell’Arco di Costantino, l’annuale Festa del Corpo di Polizia penitenziaria, che ha celebrato il 192° anniversario di fondazione. Una Festa coincisa quest’anno con un sovraffollamento penitenziario allarmante, mai registrato nella storia della Repubblica italiana: i 206 penitenziari italiani stanno letteralmente scoppiando, con 63.350 detenuti (di cui circa il 40% stranieri), contro una capienza regolamentare di 43.262 posti e una tollerabilità di 63.568. Sovraffollamento drammatico che ricade principalmente sulle donne e gli uomini del Corpo, quotidianamente impegnati nella prima linea delle sezioni detentive e nel trasporto dei detenuti, con mille difficoltà e gravemente sotto organico. Personale al quale, nel tradizionale e molto apprezzato messaggio arrivato dal Quirinale in occasione della Festa nazionale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso «il più sentito ringraziamento», ricordando il difficile compito che svolgono gli agenti, impegnati alla sicurezza e alla rieducazione in una situazione spesso caratterizzata da «sovraffollamento e tensioni». «Sono lieto di esprimere, a nome della Nazione e mio personale, il più sentito ringraziamento alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria che quotidianamente, con vivo senso di appartenenza alle istituzioni democratiche della Repubblica e di adesione ai valori costituzionali, svolgono il meritorio e delicato compito di garantire la sicurezza e la legalità negli istituti e contribuiscono, nel contempo, allo svolgimento delle attività rivolte alla rieducazione e al reinserimento della popolazione detenuta. Nel contesto particolarmente complesso della gestione carceraria – ha scritto ancora Napolitano - reso ancor più problema-

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Reparti schierati sotto lo stemma araldico del Corpo

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tico dal fenomeno del sovraffollamento, la generosa e altamente professionale capacità di intervento e coordinamento degli appartenenti al corpo consente di affrontare le situazioni di maggior disagio e tensione efficacemente e con modalità differenziate e flessibili che tengono conto dei diversi profili e del grado di pericolosità dei detenuti”. Il Presidente della Repubblica ha ricordato “l’impegno, lo spirito di servizio e la capacità organizzativa profusi nelle attività quotidiane, con turni di lavoro faticosi” e le attività di soccorso svolte nelle località dell’Abruzzo colpite dal

recente sisma: il personale della Polizia Penitenziaria ha meritato la gratitudine di quelle popolazioni». C’erano le più Alte cariche dello Stato a festeggiare il 192° anniversario della Polizia penitenziaria: c’erano il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, il premier Silvio Berlusconi, il Ministro dell’Interno Maroni ed ovviamente il Guardasigilli Alfano. C’era, accolto con tutti gli onori, il Gonfalone dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria ANPPE, i pensionati del Corpo. Non c’erano i rappresentati dei cinque principali sindacati degli agenti (tra i

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quali il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE): pur avendo disdetto la manifestazione concomitante con la festa del Corpo, ci siamo sentiti infatti delusi dall’incontro avuto col Ministro la sera precedente la Festa. Il Guardasigilli ha preso la parola dopo l’intervento del capo del Dap, Franco Ionta, che ha richiamato alla«massima allerta» sui pericoli causati dal sovraffollamento sottolineando la necessità non solo di costruire nuove carceri ma anche di fare un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione grazie alle quali i livelli di recidiva sono dimostrati abbassarsi. Se «in carcere, dove tutte le dinamiche e i conflitti sono esasperati, il controllo e la gestione delle pulsioni e dei conflitti e’ la base su cui poggia il sistema della sicurezza», allora «sicurezza è anche garantire adeguate condizioni di lavoro e di benessere organizzativo per gli operatori della polizia penitenziaria. Migliorare il sistema penitenziario – ha ricordato Ionta - è un obiettivo da realizzare, anche con la previsione di una apertura maggiore alle misure alternative alla detenzione». Cosa che il SAPPE propone da anni, da ultimo nel 2006 contestualmente all’approvazione dell’indulto, ma sistematicamente disatteso dalla classe politica. Infatti, «la certezza della pena è certamente un principio indiscutibile – ha premesso il Capo Dap - ma bisogna comprendere anche una pena flessibile sostiene il cambiamento della persona condannata ed è un valido strumento deflattivo delle presenze nelle carcere, con ricadute positive sui livelli di vivibilita’ delle carceri. E’ necessario procedere ad una revisione dell’organico della Polizia Penitenziaria, allo sviluppo delle carriere, a un recupero e a un riutilizzo nei compiti primari della polizia penitenziaria, che sono quelli della sicurezza e della sua gestione all’interno degli istituti penitenziari». Ha usato la parola allarme anche il ministro Alfano, che delle carceri ha la responsabilità politica e che ha tenuto a mettere in evidenza come il Governo di cui fa parte «non intende arretrare di un millimetro sul fronte della sicurezza sociale e della certezza della

pena». Piuttosto, verranno costruite nuove carceri, ampliate quelle vecchie e si avvierà un reclutamento straordinario di agenti. Il ministro della Giustizia va dritto per una strada che non prevede, appunto, «inutili perdonismi», seppure lui stesso sia consapevole dei «livelli di allarme»’ da sovraffollamento, «anche per l’approssimarsi del periodo estivo». La soluzione è, invece, un piano che – ha annunciato - subito dopo i ballottaggi delle amministrative sarà sottoposto al Premier e poi portato in Consiglio dei ministri. L‘obiettivo è la «realizzazione in tempi ragionevolmente brevi» di 48 nuovi padiglioni che amplieranno le carceri già esistenti; la ristrutturazione di due istituti penitenziari; la costruzione ex novo di 24 carceri, anche con «il contributo essenziale delle imprese private» facendo ricorso al project financing. A conclusione di questi interventi – ha assicurato Alfano - entro la fine del 2012 saranno realizzati 17.891 nuovi posti letto per un costo totale di circa 1,5 miliardi di euro. Peccato che nulla, di tutto questo, Alfano ha detto ai Sindacati della Polizia penitenziaria nell’incontro avuto la sera precedente la Festa. Sindacati, in rappresentanza del 95% dei Baschi Azzurri, che hanno infatti stilato un calendario di proteste in tutta Italia che si concluderanno con una manifestazione nazionale a Roma il 22 settembre. Quest’anno, infine, alle Autorità e gli ospiti intervenuti alla Festa è stato consegnato un gadget davvero originale: un libro che raccoglie una serie di breve racconti scritti, scelti fra i tanti giunti a seguito del concorso letterario promosso dall’Ufficio Stampa e Relazioni Esterne

del DAP. Il libro – Quella volta che… La Polizia penitenziaria si racconta, 240 pagine per un costo di € 15,00, edito dalla Casa Editrice Laurus Robuffo presso la quale è possibile acquistarlo - contribuisce a mostrare i lati umani e professionali dei poliziotti penitenziari, che hanno raccontato in prima persona il valore, le difficoltà, le emozioni del proprio lavoro, anche ricorrendo all’ironia. Racconti caratterizzati da un forte senso di appartenenza ai Baschi Azzurri; densi di umanità, senso del dovere, spirito di servizio e professionalità. Una bella iniziativa, per la quale rivolgo il mio plauso agli ideatori e, ovviamente, agli scrittori in divisa. ✦

Sopra reparto del GOM schierato e la copertina del libro di racconti

A fianco la rappresentanza dell’Anppe con il Gonfalone

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l’Osservatorio

Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

Continua la protesta dei sindacati della Polizia Penitenziaria …) Intanto le organizzazioni sindacali, in testa in SAPPE, hanno iniziato lo stato di agitazione sul territorio nazionale, vista la disattenzione dell’Amministrazione nelle relazioni sindacali e l’assenza di una seria politica penitenziaria. (…) Il mese scorso ci eravamo lasciati con questa frase. Come era facilmente prevedibile, vista la disastrosa politica penitenziaria di questo ultimo anno (ridateci Mastella e Ferrara), la situazione è progressivamente peggiorata, fino al punto che le organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria, tranne una, hanno indetto una serie di manifestazioni sul territorio nazionale; manifestazioni che con ogni probabilità, se non ci saranno iniziative immediate e concrete, culmineranno in una protesta nazionale a Roma il 22 settembre prossimo. E’ opportuno fare un po’ il punto della situazione, partendo da dove ci eravamo lasciati. Visto il silenzio dell’Amministrazione e, soprattutto, la scarsa attenzione alle relazioni sindacali, la maggioranza delle organizzazioni sindacali ha fatto un sit – in di protesta davanti al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, al termine del quale una delegazione è stata ricevuta dal Capo del Dap. L’esito dell’incontro non ha soddisfatto nessuna delle organizzazioni che hanno partecipato all’incontro, soprattutto per la mancanza di progetti politici che possano dare, nell’immediato, una risposta

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A fianco l’istituto di Milano San Vittore

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concreta alle gravi criticità che affliggono il sistema penitenziario italiano, basti pensare che in meno di tre anni, cioè dal luglio 2006, data di emanazione del provvedimento di indulto, la popolazione detenuta è cresciuta di circa trentamila unità. Se il trend di crescita continuerà ad essere questo, nei prossimi quattro anni i

detenuti sfioreranno la soglia dei centomila. Quest’ultimo dato ci deve far riflettere, soprattutto in relazione al piano carceri, nel quale è previsto un incremento di diciassettemila posti nei prossimi quattro – cinque anni, attraverso la costruzione di altri padiglioni e di ventiquattro nuovi istituti penitenziari. Se la matematica non è un’opinione, come sicuramente non lo è, nei prossimi quattro anni dovremmo avere diciassettemila nuovi posti nelle carceri, in quelle esistenti e in quelle da costruire, e circa quarantamila detenuti in più rispetto a quelli attuali, con un saldo negativo di almeno ventimila posti mancanti; quindi, tanto clamore per nulla, ammesso, peraltro, che il piano carceri riesca ad essere realizzato, considerato che dal punto di vista finanziario ha la copertura per solo

un terzo della spesa prevista: il governo dovrà trovare un miliardo di euro per la realizzazione completa del suddetto piano. A ciò bisognerà aggiungere l’assunzione di almeno cinquemila agenti, come peraltro abbiamo già più volte sottolineato, per far fronte alle nuove esigenze ed a quelle attuali, visto che gli organici del Corpo di Polizia Penitenziaria sono già in grave sofferenza. Detto ciò, torniamo alla cronaca degli ultimi giorni. Dopo il sit – in di protesta e l’incontro con il Capo del Dap, le organizzazioni sindacali hanno indetto una manifestazione nazionale per il diciassette giugno, nell’occasione della festa del Corpo. A ciò è seguita la convocazione del ministro della giustizia per il 23 giugno, ma le organizzazioni sindacali hanno confermato la protesta, anche in considerazione delle pressanti richieste provenienti dalla periferia. Il Ministro, dimostrando sicuramente senso di responsabilità istituzionale, ha anticipato la convocazione al sedici giugno, ma l’esito dell’incontro, come peraltro avevamo previsto, non ha dato i risultati sperati, fermo restando l’apprezzamento per la disponibilità del Ministro e per le parole dallo stesso espresse soprattutto il giorno dopo, nell’occasione dell’annuale del Corpo. Il giudizio sull’incontro del sedici è stato sintetizzato dalle organizzazioni sindacali nella seguente espressione, oggetto di un comunicato stampa: «Valutazioni critiche per l’inconcludenza dell’incontro dovute soprattutto

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alla volontà del Ministro Alfano di chiudere a qualsiasi prospettiva di un progetto condiviso che le OO.SS. avevano pure offerto. Riaffermare che l’unica opzione del Ministro e dell’intero Governo per deflazionare le criticità del sistema penitenziario sia quello di affidarsi al piano carceri non può trovarci concordi. Nel merito e nel metodo. Pur prendendo atto che il Ministro nel corso della festa del corpo celebrata oggi ha fatto cenno ad un piano di assunzioni straordinarie ci chiediamo come mai questa prospettiva, o meglio tale impegno, non ha inteso rappresentarlo nel corso dell’incontro con le rappresentanze sindacali. Analogamente non possiamo non rilevare concrete contraddizioni tra le indicazioni del ministro rispetto alla lotta agli imboscati e i provvedimenti emanati dal DAP. Solo negli ultimi giorni il DAP ha, infatti,

distolto unità di polizia penitenziaria ad istituti penitenziari per destinarli ad uffici dipartimentali. Inoltre i Segretari generali esprimeranno la loro solidarietà al personale attraverso una serie di visite che effettueranno il 15 agosto in diversi istituti penitenziari.» In un incontro tenutosi il giorno successivo a quello con il Ministro le Organizzazioni sindacali hanno individuato le date ed i luoghi delle manifestazioni da fare sul territorio nazionale. 30 giugno – Casa Circondariale San Vittore di Milano (Lombardia, Triveneto, Piemonte, Liguria) 8 luglio – Casa Circondariale Dozza di Bologna (Toscana, Umbria, Marche ed Emilia Romagna) 21 luglio Casa Circondariale Poggioreale Napoli (Campania, Calabria, Molise) 28 luglio Casa Circondariale Bari (Puglia, Abruzzo, Basilicata)

7 settembre Casa Circondariale Ucciardone di Palermo (Sicilia) 16 settembre Casa Circondariale Buoncammino di Cagliari (Sardegna)

22 settembre Manifestazione nazionale a Roma. Adesso tocca al Governo dare delle risposte concrete ed immediate. ✦

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Una veduta di Palermo Ucciardone

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Le Fiamme Azzurre

Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

I cinque principi ONU per le persone anziane l XX° Secolo sarà ricordato per quanto riguarda il cammino dell’umanità verso il miglioramento delle condizioni di vita, per ridurre la mortalità infantile, per controllare le grandi epidemie - per gli sforzi fatti e i successi anche imprevisti raggiunti: viviamo di più rispetto a 50 anni fa, la popolazione mondiale con più di 60 anni oggi è triplicata e si prevede che in breve tempo superi il miliardo, ben oltre il 13.7% dell’intera popolazione mondiale. Ma il tema dell’invecchiamento arriva tardi alla attenzione delle Comunità Internazionali. Solo negli ultimi 20 anni infatti - con la Risoluzione numero 46 del 1991 vengono sanciti i Principi delle Nazioni Unite per le Persone Anziane con 18 articoli stesi sulla base del Piano Internazionale sull’Invecchiamento, redatto anch’esso dalle Nazioni Unite dieci anni prima. Vengono fissati i principi essenziali da garantire alle persone anziane in tutti i Paesi del mondo. Le parole chiave sono: indipendenza, partecipazione, cura, autorealizzazione e dignità: Indipendenza Le persone anziane dovrebbero: • Avere accesso a cibo, acqua, dimora, vestiario e cure sanitarie adeguate, a prescindere dalla loro situazione economica, familiare e comunitaria e dal loro grado di autosufficienza. • Aver l’opportunità di lavorare o aver accesso ad altre opportunità di guadagno. • Essere messe in grado di partecipare nelle decisioni e nelle modalità di esecuzione riguardanti il ritiro dalle attività lavorative.

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• Aver accesso ad appropriati programmi educativi e di formazione. • Essere messe in grado di vivere in ambienti sicuri, arredabili secondo il proprio gusto e la propria personalità, ed adattabili in base alle proprie necessità. • Essere messi in grado di vivere nella propria casa il più a lungo possibile.

Partecipazione Le persone anziane dovrebbero: • Essere integrate nella società, partecipando attivamente nella stesura e nella realizzazione di politiche che riguardino direttamente il loro benessere, e condividere le loro conoscenze e le loro abilità con le generazioni più giovani. • Essere messe in condizione di cercare e sviluppare opportunità di servizio per la comunità e di servire come volontari con funzioni adeguate ai loro interessi ed alle loro capacità. • Essere messi in condizioni di formare movimenti o associazioni di persone anziane. Cura Le persone anziane dovrebbero: • Avere il sostegno e la protezione dalla famiglia e dalla comunità, secondo il sistema di valori culturali di ogni società.

• Avere accesso alle cure che li aiutino a mantenere o a riguadagnare il livello ottimale di benessere fisico, mentale e emotivo ed a prevenire o ritardare l’attacco delle malattie. • Aver accesso ai servizi sociali e legali per incrementare la loro autonomia, la loro protezione e la loro cura. • Essere messe in grado di utilizzare appropriati livelli di cure istituzionali che forniscano protezione, riabilitazione e stimoli sociali e mentali in un ambiente umano e sicuro. • Essere messe in grado di godere dei diritti umani e delle libertà fondamentali, indipendentemente dal luogo di residenza, sia esso la propria casa o una struttura di cura o di riabilitazione, compreso il completo rispetto della loro dignità, del loro pensiero, dei loro bisogni e della loro privacy ed il diritto di prendere decisioni sulla loro cura e sulla qualità delle loro vite. Auto-realizzazione Le persone anziane dovrebbero: • Essere messe in grado di sfruttare tutte le opportunità per il completo sviluppo delle loro potenzialità. • Aver accesso alle risorse educative, culturali, spirituali e ricreative della società. Dignità Le persone anziane dovrebbero: • Essere messe in grado di vivere in condizioni di dignità e di sicurezza, lontano da situazioni di sfruttamento e di abuso fisico o mentale. • Essere trattate in modo imparziale, indipendentemente dalla loro età, dal loro genere, dalla loro provenienza razziale o etnica, dalla loro condizione di disabilità o da altre condizioni, ed essere valutate indipendentemente dalla loro situazione economica. ✦

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Giugno 2009 Le richieste dell’ANPPe nell’incontro con il Vice Capo Vicario del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Nel corso della riunione che ha avuto luogo il 7 maggio 2009, sono state affrontate, tra l’altro, tematiche che dovrebbero essere definite con cortese sollecitudine, tenuto conto dell’importanza che rivestono per l’attività e l’organizzazione dell’ANPPe.

Si tratta, in particolare, di aspetti che rivestono la massima priorità, quali; • la disponibilità di un locale in istituto (qualora non possibile, utilizzo della stanza sindacale); • l’accesso libero in istituto di pensionati che rivestono carica statutaria;

• la possibilità di conoscere da parte di un responsabile dell’Anppe di nominativi del personale collocato in congedo. Con l’incontro avuto si spera di accelerare la risoluzione di dette problematiche nell’interesse di tutti gli iscritti ANPPe. ✦

L’ANPPe chiede al Capo del DAP l’intitolazione dell’Istituto penitenziario di Alessandria Questa Associazione, anche in accoglimento di significative proposte formulate a livello locale, ritiene di rappresentare di intitolare la Casa Circondariale di Alessandria Don Soria al Brigadiere Gennaro Cantiello e all’Appuntato Sebastiano Gaeta che, unitamente ad altri operatori penitenziari, nell’anno 1974, rimasero ostaggi di detenuti in rivolta, perdendo poi valorosamente la vita. I predetti, vittime del dovere, sono stati insigniti delle massime onorificenze, per l’eroismo dimostrato nella descritta cir-

costanza. In proposito, si rammenta che la procedura sarebbe identica a quella con cui è stata intitolata la Casa Circondariale di Torino Le Vallette alla memoria degli agenti Lorenzo Cotugno e Giuseppe Lo Russo. Poiché la richiesta potrebbe trovare realizzazione in occasione della prossima cerimonia celebrativa della Festa del Corpo, programmata per il mese di giugno 2009, si invita a determinazioni più che sollecite. ✦

L’ANPPe scrive all’INPDAP sul prelevamento di contributo Pervengono segnalazioni da parte di numerosi appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria in congedo, a cui è preclusa la possibilità di accedere a determinati benefici erogati dall’I.N.P.D.A.P. (mutui, borse di studio, soggiorni etc..), in quanto sembra che non risulterebbero iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali di cui all’articolo 1, comma 245, della Legge 23

dicembre 1996, n. 662. In realtà, qualora la situazione sopra indicata corrispondesse al vero, non può sottacersi che nessuna informazione, a livello personale, sarebbe stata effettuata per pubblicizzare adeguatamente e consapevolmente i titolari di trattamento pensionistico circa i contenuti degli articoli 1 e 2 del Decreto del Ministero dell’Economia e della Finanze 7 marzo

2007, n. 45, pubblicato nella G.U. n. 83 del 10 aprile 2007, relativamente al prelevamento del contributo, come previsto dall’articolo 3 del citato Decreto 45/2007. Questa Segreteria Nazionale chiede un’attenta verifica ed eventuali direttive che possano evitare penalizzazioni, connesse ad una carenza informativa che non appare addebitabile agli interessati. ✦

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Le Fiamme Azzurre In Europa le pensioni non si toccano Tra gli effetti più negativi della crisi finanziaria molti pensano che si potrebbe inserire la riforma dei sistemi pensionistici nei paesi della Ue. In realtà, allo stato degli atti, non c’è ancora da preoccuparsi seriamente, almeno per la maggior parte dei cittadini europei in odore di pensione, con sistemi pensionistici pubblici a ripartizione. Un recente Documento della Ue definisce infatti abbastanza solido il sistema europeo nel suo complesso, anche se la crisi ha evidenziato alcuni punti di debolezza; il Documento si sofferma su diversi tipi di regimi, da quelli a capitalizzazione a quelli prefinanziati e a ripartizione. Per tutelare i lavoratori Per quanto attiene ai titoli dei fondi pensione privati, certamente hanno subito un forte calo degli utili nel 2008, peral-

tro diversificato a seconda del loro tipo di regime, ma l’analisi esclude che dipenda dagli investimenti in titoli “spazzatura”, quelli che hanno fatto naufragare le banche mondiali. In linea generale, i sistemi pensionistici professionali a prestazioni definite garantiranno la pensione attesa, visto che il rischio degli investimenti è coperto dal sistema e i dividendi sono garantiti, ma in caso di adeguamenti apportati ai fondi per compensarne le perdite, non si possono escludere effetti più gravi. Per tutelare i lavoratori in caso di insolvenza delle società promotrici dei sistemi a prestazioni definite, sia la Ue che gli Stati membri hanno perciò varato apposite norme. Chi scarica il rischio interamente sui lavoratori sono invece i regimi a contribuzione definita, perché la pensione versata dipende direttamente dal ritorno dato

dagli investimenti che rientrano nel fondo. Chi ha davanti a sé ancora diversi anni di lavoro può sperare che gli investimenti tornino a fruttare, ma non tutto è perduto neanche per chi sta per andare in pensione perché potrebbero resistere alla crisi, purché il loro regime pensionistico segua una strategia basata sul ciclo di vita, che cerchi di ridurre i rischi progressivamente quando ci si avvicini alla pensione stessa. I pensionandi a sistema contributivo, invece, con tutta probabilità dovranno probabilmente accettare una pensione più bassa, oppure lavorare più a lungo per compensare le perdite. Quindi per i sistemi pensionistici europei in generale la situazione non è così disperata e la loro sostenibilità ancora è buona, ma se la crisi economica dovesse persistere con la conseguente crescita della disoccupazione, allora sì che i Governi potrebbero prendere provvedimenti seri e impopolari. ✦

Abolizione dei limiti di cumulo tra pensione e reddito A decorrere dal 1° gennaio 2009, le pensioni dirette di anzianità, a carico dell’assicurazione generale obbligatoria (AGO) e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché le pensioni dirette conseguite nel regime contributivo in via anticipata rispetto ai 65 anni per gli uomini e ai 60 anni per le donne, fermo il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni, sono totalmente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente.

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E’ quanto contenuto nell’art. 19 della legge 133/2008 che riguarda coloro che, a seguito dalla cessazione del rapporto di lavoro, abbiano conseguito il diritto a pensione e successivamente intrapreso un’altra attività lavorativa (eventualmente anche con una pubblica amministrazione) purché questa non sia una continuazione, derivazione, rinnovo del precedente rapporto di lavoro che ha dato origine alla pensione. Fino al dicembre 2008 era possibile cumulare la pensione soltanto con i redditi da lavoro autonomo e nella misura del 30% della quota che eccedeva il trattamento minimo INPS ed entro il limite del 30% del reddito, mentre per i redditi da lavoro dipendente il divieto di cumulo era totale. Per quanto riguarda le pensioni dirette di vecchiaia calcolate con il sistema contributivo, queste sono interamente cumulabili con i redditi di lavoro dipendente e autonomo, in presenza delle seguenti condizioni: a) età pari a 65 anni se uomini o 60 se donne;

b) 40 annidi anzianità contributiva, o; c) 35 anni di anzianità contributiva e 58 anni di età fino al 30 giugno 2009, o; d) 35 anni di anzianità contributiva e 60 anni di età ovvero 36 anni di anzianità contributiva e 59 anni di età (quota 95) dal 1 luglio 2009 fino al 31 dicembre 2010, o; e) 35 anni di anzianità contributiva e 61 anni di età ovvero 36 anni di anzianità contributiva e 60 anni di età (quota 96 dal 1 gennaio 2011 fino al 31 dicembre 2012, o; f) 35 anni di anzianità contributiva e 62 anni di età ovvero 36 anni di anzianità contributiva e 61 anni di età (quota 97) dal 1 gennaio 2013. In applicazione del riferito art. 19, sempre a decorrere dal 1 gennaio 2009, i titolari di pensioni di anzianità non sono più obbligati a comunicare l’inizio di un’attività lavorativa (dipendente o autonoma) ma ne hanno facoltà per evitare duplicazioni di benefici (es. detrazioni, assegno nucleo familiare ecc) con conseguenti conguagli a debito in sede di dichiarazioni dei redditi. L’abolizione del divieto di cumulo non riguarda, ovviamente, i requisiti della pensione per cui al momento della sua decorrenza il dipendente non deve essere occupato e perciò deve essersi dimesso dallo stesso almeno il giorno precedente. Questa condizione non è necessaria se si svolge lavoro autonomo. La novità, infine, non riguarda le pensioni ai superstiti e quelle di invalidità per le quali continua ad applicarsi la normativa vigente. ✦

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Giugno 2009 Lutto per l’anppe di Cremona

VENEZIA: l’ANPPE è sempre presente alle celebrazioni del 25 aprile e del 2 giugno

L’ Associazione A.N.P.Pe. di Cremona è triste nel dare l’annuncio della scomparsa del Collega Giuseppe Scerbo Assistente Capo U.P.G. del Corpo di Polizia Penitenziaria collocato in congedo nell’anno 1994 ed iscritto alla sezione di Cremona. Lo si ricorda affettuosamente per la dedizione dimostrata, anche come pensionato, al Corpo di Polizia Penitenziaria e per la presenza a tutte le manifestazioni dei pensionati dei Corpi di Polizia e a tutte le manifestazione Istituzionali svolte a Cremona. Il Presidente dell’Associazione ANPPE di Cremona lo ricorda con affetto. ✦

In una Piazza San Marco tirata a lucido per gli eventi istituzionali si sono svolte le cerimonie per ricordare le ricorrenze del 25 aprile 2009 e del 2 giugno 2009. In entrambe le cerimonie la Sezione Anppe-Venezia era presente con una delegazione, con a capo il Presidente Vitantonio Petrelli, rappresentando così tutti i pensionati del Corpo di Polizia Penitenziaria. L’Anppe veneziana dimostra, ancora una volta, l’ottimo radicamento dell’associazione sul territorio onorando in pieno quei valori che tali ricorrenze vogliono ricordare, in uno spirito di Pacificazione Nazionale, celebrando tutti quei ragazzi che, da entrambi gli schieramenti, si sacrificarono per la Patria. Filomeno Porcelluzzi

PORTO AZZURRO: concessa a Ciro Granata l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana

lutto per l’anppe di alessandria Il giorno 12 giugno 2009 è venuta a mancare la mamma di Antonio Aloia, Segretario Regionale ANPPe di Alessandria. All’amico Antonio giungano le più sentite condoglianze dalla Redazione.

Con decreto del Presidente della Repubblica 27 dicembre 2008 è stata conferita l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana al Cav. Ciro Granata (al centro nella foto), socio ANPPe, nonchè tra i primi sostenitori della nostra Rivista.

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dalle Segreterie Sperlonga: Consiglio regionale del lazio i è svolto lo scorso 27 maggio, presso il Grand Hotel La Playa di Sperlonga (LT), il Consiglio Regionale del Lazio. All’incontro hanno partecipato i Segretari delle 5 provincie del Lazio, tutti i segretari locali dei 21 istituti penitenziari laziali e tutti i componenti della Segreteria Generale a partire da Donato Capece, Giovanni Battista De Blasis, Umberto Vitale, Giovanni Battista Durante, Roberto Martinelli e il Coordinatore Nazionale dell’Anppe Lionello Pascone.

S In alto a destra il Segretario Generale Donato Capece consegna una targa al Sindaco di Sperlonga Rocco Scalingi

Ospite d’onore il Sindaco della cittadina laziale, Rocco Scalingi,che ha espresso all’assemblea il saluto di tutta l’amministrazione comunale. Tra i vari messaggi giunti anche quello del Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Durante i lavori del Consiglio sono stati oggetto di discussione molteplici temi tra i quali sono stati messi in risalto l’endemica carenza di personale, i carichi di lavoro, l’indennità meccanografica, l’assicurazione per gli autisti, l’edilizia agevolata, la doppia presenza, le nuove tute di servizio, il benessere del personale etc; tutte argomentazioni che saranno portati all’attenzione dei vertici del Ministero della Giustizia, del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Provveditorato. Si è anche analizzata l’azione politica intrapresa negli ultimi anni e le nuove proposte che saranno oggetto di riflessione per il prossimo futuro, oltre alla relazione sull’andamento degli iscritti nella

Regione Lazio. Un ringraziamento particolare all’amico Umberto Vitale che ha permesso lo svolgimento del Consiglio Regionale in un posto incantevole. ✦ Maurizio Somma

Genova: ottavo consiglio regionale della liguria i è concluso positivamente l’8° Consiglio Regionale SAPPe della Liguria, svoltosi nella Casa Circondariale di Genova, nel mese di maggio 2009. Sono stati 42 i delegati presenti, in rappresentanza di tutte le sedi della Liguria. Un segno di particolare interesse per l’attività sindacale svolta alla ricerca di soluzioni per le legittime richieste del personale della Polizia Penitenziaria. Molto gradita è stata la presenza del Segretario Generale del Sappe Donato Capece. All’assise regionale, sono intervenuti quali graditi ospiti; l’On. Roberto Cassinelli (Componente Commissione Giustizia della Camera), l’On. Giovanni Paladini (Italia dei Valori), l’ex On. Egidio Pedrini, il Consigliere regionale Gianni Plinio, l’Assessore Provinciale di Genova con delega alle carceri Milo Bertolotto e il Segretario Regionale SAP Salvatore Marino. Gli intervenuti si sono trovati tutti d’accordo con le richieste del SAPPe sull’attuale drammaticità delle carceri liguri.

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Consigli Regionali Sappe Lucca: settimo consiglio regionale della toscana l Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria della Regione Toscana ha celebrato, mercoledì 10 giugno 2009, il 7° Consiglio Regionale nella splendida sala del Ciambellano del Palazzo della Provincia di Lucca. Hanno partecipato all’evento oltre il Segretaro Regionale, i quadri Provinciali delle strutture ed istituti della regione, nonchè il neo Segretario Francesco Falchi. Ha aperto i lavori il Segretario Regionale Pasquale Salemme, che ha ringraziato tutti i presenti e l’instancabile Segretario Generale Donato Capece che, nonostante i numerosi impegni, non ha voluto mancare all’appuntamento nel capoluogo lunigiano. Il Segretario Regionale Pasquale Salemme ha affrontato molte tematiche relative alle situazioni lavorative degli istituti e servizi della Toscana. In particolare ha sottolineato i traguardi in termini di visibilità, raggiunti con la creazione del nostro nuovo sito internet www.sappetoscana.it e il blog ad esso connesso. Attenzione è stata riposta dal Segretario Regionale sulla forte posizione assunta, di recente, nei confronti del PRAP che, a

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causa di un vero e proprio stillicidio di interventi sulla Casa Circondariale di Pisa e di tecniche di gestione del Direttore di Istituto, ha legittimato il SAPPe con l’implicito benestare del Provveditore Regionale ad andare avanti qualora si volesse, in ogni singola sede, a colpi di maggioranza durante le riunioni sindacali di ogni sede della Regione. ✦

Il Segretario regionale Michele Lorenzo ha ricordato all’On. Cassinelli l’impegno che il Ministro Alfano si è assunto con il SAPPe Ligure per affrontare le problematiche collegate alla Polizia Penitenziaria. L’intervento del Segretario Generale Donato Capece, che ha illustrato l’attività della Segreteria Generale Sappe ha chiuso i lavori, dando appuntamento al prossimo anno per il 9° Consiglio Regionale.

Nele foto le fasi del Consiglio Regionale del Sappe Toscana sotto, quelle relative al Consiglio Regionale della Liguria

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dalle Segreterie Umbria: Assemblee del Sappe a Perugia e Spoleto l 20 maggio 2009, il Segretario Generale Donato Capece, coadiuvato dagli Aggiunti De Blasis e Vitale, è intervenuto nell’ambito delle Assemblee indette dal Sappe Regionale Umbria, dando informazioni relative alle code contrattuali che probabilmente verranno pubblicate nello specifico D.P.R. nel mese di giugno. Poi ha parlato del rinnovo del contratto dove c’è una proposta di base del Governo che non soddisfa circa il Riordino delle carriere: su cui si sta lavorando per far trovare i fondi al Governo, perchè occorrono cifre dell’ordine superiore ad 1 milardo di euro. Ha ricordato, inoltre, il ruolo del sindacato e specificamente l’impegno del Sappe, che fin dalla sua fondazione ha cercato di far crescere il Corpo sia in termini di visibilità esterna che di consapevolezza del proprio valore, dando un contributo fondamentale per ottenere le specializzazioni che molti pensavano irrealizzabili. Il Capo del DAP, nonché Commissario straordinario del governo per le carceri, pur visitando i PRAP d’italia, non sembra percepire realmente di cosa abbia urgente bisogno il Corpo. A fronte dell’intenzione di Franco Ionta e del Ministro Alfano di riaprire nuove carceri, nuovi padiglioni, non viene considerata la possibilità di assunzione di Agenti. Anche Spoleto, dove il SAPPe fin dall’inizio dell’anno ha segnalato con numerose note una carenza di agenti di oltre 60 unità, ha visto riaprire un reparto detentivo senza alcuna integrazione di organico, e neanche il provveditore ha preso alcuna iniziativa in tal senso. Da segnalare, a seguito dei noti e tragici eventi sismici che hanno colpito la regione Abruzzo, che nella C.R. di Spoleto sono stati tradotti circa 80 detenuti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis provenienti dalla C.R. L’Aquila, per l’ubicazione dei quali è stato aperto un nuovo

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intero reparto detentivo in una sola notte. Un plauso va al personale che in quella notte e nei giorni a seguire continua in silenzio e con alto senso del dovere a gestire al meglio la situazione, che sta comunque determinando un notevole aggravio dei carichi di lavoro, con evidenti ripercussioni negative sulla fruizione dei più elementari diritti del personale. ✦

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Forlì: Assemblea sappe alla presenza del Senatore Filippo Berselli Nel mese di maggio 2009 si è svolta presso l’istituto di Forlì una assemblea sindacale alla presenza del Presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli. All’incontro hanno partecipato molti iscritti e simpatizzanti del Sappe. Sono state discusse alcune delle più importanti emergenze dell’Istituto forlivese. Interessante è stato l’intervento del Senatore che ha dimostrato interesse alle problematiche carcerarie dell’istituto, talmente fatiscente ed al collasso che lo stesso Senatore - ha precisato - che al più presto avrebbe contattato il Capo del DAP Franco Ionta per sottolineare la gravità della situazione. Importante ed utile alla discussione l’intervento del Segretario Generale Aggiunto Giovanni Durante; le sue affermazioni sono state molto gradite al personale. Al termine dell’Assemblea si è consumato tra i partecipanti e il Sen. Filippo Berselli un aperitivo, organizzato dalla segreteria provinciale Sappe. Maurizio Cancedda

Como: festeggiati i 15 anni di sindacato

Il 22 maggio 2009, la Segreteria Provinciale SAPPe di Como ha festeggiato il suo 15° anno di attività sindacale. La cerimonia svoltasi presso l’istituto comasco ha visto la partecipazione di molti iscritti e simpatizzanti. Presente, inoltre, una delegazione della Segreteria Regionale SAPPe Lombardia. Visto il successo ottenuto gli organizzatori hanno già dato, da ora, appuntamento al prossimo anno per i festeggiamenti del 16° anno di attività, con un incontro ancor più festoso di quello svolto nel corrente anno. ✦ Giovanni Orrù

Sicilia: E’ on-line il sito web del Sappe Sicilia

Toscana: nuovo sito regionale Sappe Dallo scorso mese di aprile è on line il nuovo sito SAPPe della regione Toscana. Questa apprezzabile iniziativa ha ottenuto soltanto nei primi due mesi di vita circa 2.500 visite. Il fiore all’occhiello del sito è sicuramente il blog informativo della

Segreteria Regionale, che può essere visibile digitando: http://blog.sappetoscana.it. Tutti i colleghi della polizia penitenziaria sono chiamati a discutere e ad esprimere opinioni sugli argomenti trattati. Da segnalare, inoltre, che il Sappe Toscana è presente anche su Facebook con un proprio profilo ed un gruppo di discussione sulle tematiche penitenziarie. Un plauso va sicuramente ai promotori di queste iniziative Pasquale Salemme, Antonio Sodano, Barbara Marchioni, Mario Salzano, Mario Novani e Salvatore Tutino. ✦

Un nuovo portale web è pronto per dare notizie riguardanti le attività sindacali del Sappe; dopo la Calabria, la Toscana ed altre regioni, ora è la volta della Sicilia grazie al Vice Segretario Regionale Cataldo Calì e al Delegato Regionale Antonino Leone. Il link è già da ora visitabile per consultare le numerose notizie inserite. Nei prossimi giorni sono previsti aggiornamenti per migliorare l’utilità del sito, con l’inserimento di tutti i dati sindacali disponibili e le convenzioni stipulate in sede locale e nazionale. ✦

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Lara Liotta

lo Sport

info@sappe.it Redazione sportiva

Astrea: una tranquilla conferma nella Quarta Serie na stagione tra alti e bassi ma l’obiettivo salvezza è stato raggiunto e questo basta a sorridere di un campionato che è stato per l’Astrea di prestazioni a volte sfortunate, altre eccellenti, altre ancora brillanti o sotto tono, con la ormai storica difficoltà a tener testa a compagini che hanno bilanci economici societari di gran lunga più corposi dei biancoazzurri (c’è anche chi arriva ad investire un milione di euro a stagione) e stiamo parlando ancora del campionato dilettanti!. Con la squadra al completo di un organico che conta militanti del Corpo e altri buoni giocatori a praticare uno sport dove il denaro fa spesso la differenza sulla composizione e sui valori del suddetto organico, le cose vanno come devono andare, e nemmeno si può recriminare più di tanto sull’obiettivo di ogni anno di restare nel girone G: l’Astrea ha le potenzialità per fare bene con ciò che ha, e c’è da dire che, comunque, tra difficoltà e sofferenze, quel

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Nella foto: giocatori e dirigenti al completo

che può lo fa sempre. Il problema di base resta quello dell’assunzione dei calciatori. Il contrattare, pagare e portarsi nella rosa l’attaccante, o il difensore, che serve non è nelle possibilità di una squadra con lo status ministeriale qual’ è quello dell’Astrea: a parte le disponibilità di bilancio, sicuramente limitato rispetto ad altri team, il rispetto delle leggi in materia di assunzioni impone dei criteri di incorporamento che mal si attagliano al mondo del calcio. Un mondo che anche e non solo per questo, considerando le masse che muove e l’audience che attira sui media del globo, appare sempre più come una realtà in tutto parallela rispetto alle tante altre esistenti nello sport italiano e nell’ambito della stessa Polizia Penitenziaria. Il riferimento su quest’ultimo punto è chiaramente alle Fiamme Azzurre, l’altra vetrina privilegiata da cui si veicola l’immagine buona del Corpo, una delle tante per l’esattezza. Le difficoltà di reclutamento dell’Astrea sono le stesse che incontravano le

Fiamme Azzurre quando vi si accedeva solo per concorso pubblico, senza i canali specifici in materia di assunzioni che oggi consentono invece di prendere dalle discipline agonistiche del Coni il meglio in poco tempo, tenendo conto del curriculum più nutrito e dei margini di miglioramento più promettenti in riferimento all’età ed al livello massimo presumibilmente raggiungibile dall’atleta in questione. La speranza è che anche l’Astrea, con i suoi 61 anni di storia (anno di fondazione 1948), possa presto ritrovare nuova linfa attraverso ingressi importanti che la rendano più competitiva e ambiziosa negli obiettivi, che la facciano tornare magari la stessa dei tempi d’oro della serie C, con una maggioranza di calciatori appartenenti della Polizia Penitenziaria. Non crediamo che tutto ciò sia pretendere troppo e speriamo sia solo questione di tempo perché si realizzi. Riguardo al campionato appena tra-

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scorso c’è da rilevare che, al giro di boa di un girone di andata discreto, l’Astrea ha cambiato passo in positivo in quello di ritorno, dopo l’avvicendamento nella guida tecnica avvenuto in un momento di crisi di motivazioni e risultati: Mister Davide Cacciatori è subentrato al pur valido Castagnari riuscendo a risollevare le sorti di una squadra che appariva incapace di reagire nel momento in cui le vittorie erano fondamentali per finire il campionato senza l’incubo della zona retrocessione. Davide Cacciatori, Ispettore Capo della Polizia Penitenziaria, ha iniziato a tirare i primi calci al pallone nella Vis Aurelia. La carriera professionistica è poi continuata in squadre come Frosinone, Civitavecchia e Foligno. Negli ultimi nove anni di pratica è stato dell’Astrea fino a concludervi la carriera nel 1992 distaccandosi progressivamente dal calcio vissuto in prima persona. Condotto nuovamente al pianeta calcio dal Ds Marcello Tolu, Mister Cacciatori ci ha raccontato l’impatto con la squadra che ha trovato, ed il modo in cui è riuscito ad affrontare la fase non semplice da gestire. In poche battute questa è stata la sua disamina dello scorcio di campionato vissuto alla guida dell’Astrea a partire dal

mese di marzo: «Il primo impatto è stato con una squadra in grande difficoltà dal punto di vista psicologico: la situazione di classifica era precaria e la stagione precedente non era stata per nulla esaltante. Il primo lavoro è stato quindi prevalentemente a carattere psicologico, cercando di riequilibrare la spesa di energie profuse spesso inutilmente. Da parte dei ragazzi ho incontrato un’ottima disponibilità, una grande assunzione di responsabilità e voglia di riemergere. Un mese di impegno e di conferme positive con risultati meritati che ci hanno tolto dalla situazione critica. La salvezza matematica è arrivata purtroppo solo dopo un altro mese. C’ è stata infatti qualche battuta d’arresto. Il fatto di esserci ben comportati nel mese precedente ha comportato forse troppa euforia e l’idea di avercela già fatta. Tutto ciò è un errore in un campionato molto equilibrato e difficile in cui la continuità è un elemento vitale per progredire in buona posizione di classifica. In ogni caso, non posso non sottolineare il merito dei ragazzi di aver risposto subito e positivamente al

cambio imposto dal Presidente e dal Ds Tolu». Sul suo rientro nel mondo del calcio Cacciatori ha aggiunto che dopo cinque anni che ne era fuori, scevro da qualunque altra esperienza a parte qualche anno in Eccellenza, la fase più dura è stata comprendere il campionato e la squadra che si sarebbe trovato a dirigere e che, soprattutto, mai avrebbe immaginato di guidare. Merito del Ds Tolu riguardo al rimettersi in gioco nello sport amato e praticato, è stato quello, per dirla con parole sue : di avermi rispolverato la cantina, e come inizio non è stato male. Conferme sul buon feeling raggiunto con i giocatori ci sono arrivate anche dal Capitano Emanuele Ripa che ha vissuto in prima persona il momento di difficoltà psicologica del team e l’ottima ripresa grazie al buon lavoro di Cacciatori accolto di buon grado da lui e dal resto della rosa. Il capitano continua ad essere una figura di fondamentale apporto per i compagni di squadra e l’equilibrio del gruppo. Quest’anno inoltre, salvezza raggiunta a parte da parte della prima squadra, in casa Ripa ed in casa Astrea c’è da festeggiare un altro importantissimo successo venuto dal fratello del capitano bianco-

Nelle foto: a sinistra il Mister Davide Cacciatori a destra, il DS Marcello Tolu e il DA Felice Pietrangeli

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lo Sport

A destra, una fase degli allenamenti sotto, la mascotte della squadra Federico Ripa

azzurro alla guida della juniores: Luca Ripa ha condotto alla vittoria la rosa del settore giovanile. Professionista serio e appassionato nonché militante convinto del Corpo e a sua volta ex calciatore del Team della Polizia Penitenziaria, Luca, partito nelle previsioni per arrivare nei primi tre posti, ha saputo creare un collettivo vincente e capace di opporsi ad avversari blasonati e di valore come ad esempio il Monterotondo, finalista nelle ultime due stagioni, il Cynthia, la Viterbese o il Flaminia Civita Castellana, e questo, con le stesse limitazioni di bilancio di cui patisce tutto il mondo Astrea ma non gli avversari come detto.

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L’impegno ed il lavoro sistematico hanno però ben pagato e se si guarda all’ultima promozione ad una finale di categoria centrata dai juniores biancoazzurri, questo è il primo grande risultato utile arrivato dopo la stagione 2004/2005.

Dietro a tanti buoni risultati c’è sempre una mano invisibile e sapiente capace di gestire e determinarli. Ritenuto indispensabile per la sopravvivenza della squadra dallo stesso capitano Ripa, abbiamo sentito il Ds Marcello Tolu sulla stagione appena trascorsa e sul futuro della squadra. Queste le sue parole:«Il bilancio della stagione è senz’altro positivo avendo centrato l’obiettivo di restare in categoria. Io ho sempre creduto nel valore della squadra ricevendo poi conferme nei risultati. Posso sbilanciarmi nel dire che qualche punto in più sarebbe stato la giusta conseguenza di quanto fatto in campo dai nostri. Sui punti in classifica ha influito senza dubbio la mancanza di uno stadio proprio per l’indisponibilità di Casal del Marmo, il che significa giocare sempre fuori casa con effetto ambientale sfavorevole (assenza di buona parte del pubblico e sostenitori). In ogni caso il girone di ritorno è stato molto esaltante e non devono ingannare le ultime tre gare disputate (due sconfitte ed un pari in casa). Il campionato, frutto anche del buon lavoro di Castagnari, ha visto un cambio alla guida tecnica intervenuto nel momento più opportuno: non arrivavano più i risultati e Cacciatori è stato bravo a comprendere la situazione, a portare praticità e sicurezza nei mezzi della squadra e a farle cambiare marcia». Pensando al futuro dell’Astrea Tolu ha aggiunto: «Si lavora intensamente per gli arruolamenti, per cercare di avere un

canale d’ingresso come avviene per le Fiamme Azzurre. Questo garantirebbe continuità nella vita dell’Astrea che con i suoi 61 anni di storia è una probabile candidata ad essere insignita della medaglia d’oro al merito sportivo. La squadra è una tradizione consolidata non solo del calcio laziale ma anche di quello italiano e pertanto ritengo che vadano superati i problemi amministrativi, legati ai necessari requisiti di legge, che finora hanno negato all’Astrea gli arruolamenti». A proposito di storia dell’Astrea ci pare importante spendere due parole per il Team Manager dell’Astrea Felice Pietrangeli. Dalle fasi embrionali della squadra al momento in cui è divenuta la realtà sportiva consolidata rilevata dal Ds, Felice è sempre stato primo tifoso e prezioso collaboratore al servizio della squadra. Da oltre trent’anni ne segue vittorie e sconfitte, momenti di gioia e fasi meno liete con la costante di esserci sempre e comunque in modo egregio e discreto, con il sorriso sornione di chi la sa lunga e la capacità di dire solo il giusto quando serve. Su di lui il Ds Tolu ha detto che « E’ il punto di riferimento mio e della squadra, c’è da sempre e non si potrebbe parlare di Astrea senza di lui: pensare ad un’Astrea senza Felice è come immaginare un campionato di formula uno senza Ferrari». ✦

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Sappeinforma

4 giugno 2009: polpen day Manifestazione di protesta davanti al DAP ella mattinata del 4 giugno 2009 si è svolto un sit-in di protesta organizzato dal SAPPe e da altre quattro sigle sindacali davanti al DAP. Iniziativa cui hanno aderito (con la propria presenza fisica in Largo Luigi Daga) anche gli Onorevoli Rita Bernardini e Maurizio Turco del Partito Radicale. La manifestazione ha avuto una grande riuscita, anche in relazione alla massiccia partecipazione all’astensione dalla consumazione del vitto presso le MOS di tutti gli istituti penitenziari. La protesta è stata sospesa quando il Capo del DAP ha inteso incontrare le delegazioni delle OO.SS. manifestanti. Durante l’incontro il Pres. Ionta ha dichiarato la sua piena disponibilità alle richieste sindacali rimandando a «difetti di comunicazione» alcune critiche mosse al suo operato. Il Capo del DAP ha ribadito di ritenere «opportune» le sue visite sul territorio; e che intende agire per una maggiore razionalizzazione delle risorse e dell’impiego delle unità in servizio. Infine, intende, incidere sul servizio T.P. Il Sappe è da settimane che denuncia l’insostenibilità di una situazione di sovraffollamento senza precedenti (ad oggi i detenuti presenti sono 63.044, di cui 23.339 stranieri, contro un limite regolamentare di 43.201 e una tollerabilità di 63.702), con un crescente numero di casi di agenti aggrediti o di proteste difficili da gestire dal momento che il personale è sotto organico. Il Segretario Generale Donato Capece, inoltre, non ha mancato di esprimere perplessità in merito al piano straordinario di edilizia penitenziaria messo al punto dal Capo del DAP Franco Ionta che prevede la costruzione di 22 nuove carceri (di cui 9 già fi-

La immagini della protesta davati al DAP

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nanziate) e di 46 padiglioni nei vecchi istituti, così da arrivare a creare 17.129 posti letto in più, entro dicembre 2012, (di cui 4.605 nel giro di un paio di anni). Nei giorni scorsi il Sappe sugli stessi argomenti aveva registrato la solidarietà del Presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri che aveva dichiarato: «Confermo che le loro richieste sono fondate e che agiremo per il riordino delle carriere. Continuo, poi, ad auspicare una diversa e più attenta conduzione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Rinnovo quindi l’invito al ministro Alfano ad agire di conseguenza». ✦

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Cinema dietro le sbarre Un prophète Il film Un prophète è un prison movie francese che racconta la metamorfosi di Malik, un 19enne finito in galera, che lentamente e progressivamente si trasforma da manovale della delinquenza al servizio di una banda di corsi in un piccolo boss perfettamente in grado di badare ai suoi interessi . Nel film ritroviamo tutti gli stereotipi tipici del cinema carcerario, usati tutti con intelligenza, ai quali si vanno via, via aggiungendo tutte le caratteristiche e le dinamiche dei grandi gangster movie della storia recente e meno recente del cinema. Malik El Djebena ha soltanto 19 anni quando viene condannato a sei anni di prigione. Entra in galera senza niente, una banconota e dei vestiti troppo usurati, che secondo la Polizia Penitenziaria non vale nemmeno la pena di conservare. Quando esce è a capo di un impero, con tre macchine che lo scortano in giro per la città. Tra i due Malik c’è il carcere, la protezione offertagli da un mafioso corso, l’omicidio come rito d’iniziazione, l’acquisizione di conoscenze e traffici, le incursioni in permesso fuori dal carcere, dove gli affari prendono il via. Certamente, tutto ciò avviene all’interno di una prigione il cinema lo ha già raccontato tante altre volte, così come ci ha già raccontato della nascita di un padrino. La novità di Malik è nella capacità di apprendere in fretta. Il ragazzo impara ad uccidere ma, allo stesso tempo, impara anche che nel carcere c’è una scuola dove possono insegnargli a leggere e a scrivere. Impara da autodidatta il dialetto franco-italiano della Corsica. Si procura un’arma, che obbligherà il capo a tener conto di lui. Dagli arabi impara a capire cosa vogliono, dai Marsigliesi impara a trattare, da un amico, forse, imparerà a voler bene. I compagni di galera prendono a definirlo un profeta, perché lui è quello che parla, con gli uni e con gli altri, quello che porta i messaggi dentro e fuori, che conosce la gente che può far comodo negli affari. Egli fa grandi cose, insomma; la sua via è tracciata come quella di chi ha una missione. Alla fine, il regista Audiard ci racconta l' universo senza speranza delle carceri francesi, dove si impara solo a essere più violenti e più avidi di quanto non si fosse prima di entrare.

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Sopra, la locandina sotto, alcune scene del film

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La scheda del Film Regia: Jacques Audiard Altri titoli: A Prophet Tratto da un’idea Abdel Raouf Dafri Soggetto: Abdel Raouf Dafri Sceneggiatura: Abdel Raouf Dafri (sceneggiatura originale), Nicolas Peufaillit (sceneggiatura originale), Jacques Audiard Thomas Bidegain Fotografia: Stéphane Fontaine Musiche: Alexandre Desplat Montaggio: Juliette Welfling Scenografia: Michel Barthélémy Costumi: Virginie Montel Produzione: Why Not Production, CHIC Films, Page 114, BIM, France 2 Cinéma, UGC, Celluloid Dreams Distribuzione: BIM Personaggi ed Interpreti: Malik El Djebena: Tahar Rahim César Luciani: Niels Arestrup Ryad: Adel Bencherif Jordi: Reda Kateb Vettorri: Jean-Philippe Ricci Reyeb: Hichem Yacoubi Professore: Gilles Cohen Pierre Leccia Antoine Basler • Grand Prix al Jean-Emmanuel Pagni 62° Festival di Frédéric Graziani Cannes (2009). Genere: Drammatico Durata: 153 minuti Origine: Francia, 2009


a cura di G. B. De Blasis

Life ay Gibson (Eddie Murphy), truffatore dilettante, e Claude Banks (Martin Lawrence), un cassiere al verde, si incontrano nel locale di Spanky, un gangster con cui entrambi hanno debiti. Spanky comunica a Gibson che non ha alcuna intenzione di aspettare ancora per il pagamento delle somme dovute e fa immergere Banks nell'acqua gelata come monito per lo stesso motivo. Gibson tenta di imbonire Spanky facendogli assaggiare un whiskey speciale del Mississippi e proponendogli anche di diventare suo socio in affari per salvare sé stesso e Banks. Spanky accetta, a condizione che i due si mettano in viaggio verso il Mississippi per andare a prendere un carico di quel whiskey speciale. Non potendo più tirarsi indietro, i due partono e raggiungono la piccola cittadina dove un uomo chiamato Lo Smilzo gli venderà il whiskey. Gibson, però, ha la malaugurata idea di entrare in un locale della zona per tentare la fortuna al poker, ma viene imbrogliato da un anziano nero di nome Wiston Hancock e perde tutto, compreso l'orologio d'argento, unico ricordo del padre. Anche Banks ha la sua disavventura e si fa sedurre da una prostituta che lo deruba di tutti i suoi soldi. Così due si ritrovano senza un dollaro e decidono di tentare di tornare a casa. Nel frattempo Wiston Hancock si imbatte in Warren Pike, lo sceriffo razzista della città che, lo insulta e lo minaccia. Hancock, però, reagisce ferendo Pike alla guancia, che per tutta risposta lo uccide rubandogli anche l’orologio d’argento. Gibson e Banks scoprono il cadavere di Hancock, ma prima che riescano a fuggire vengono scoperti e condotti proprio dallo sceriffo Pike, che approfitta dell’ occasione per nascondere l'omicidio che lui ha commesso accusando i due malcapitati del delitto che nel successivo processo vengono condannati all'ergastolo da scontare in un penitenziario dello Stato del Mississippi. Per 65 anni in carcere, Gibson e Banks vedono morire tutti i loro compagni di cella e ogni tentativo di fuga fallisce miseramente, fino a quando, dopo essere riusciti a vendicarsi dello sceriffo Pike riescono, ormai novantenni, finalmente a fuggire inscenando la loro morte durante un incendio, da loro stessi causato nell'infermeria del carcere, e ad andare a vedere una partita di baseball allo stadio.

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A fianco la locandina sotto alcune scene del film

La scheda del Film Regia: Ted Demme Soggetto e sceneggiatura: Matthew Stone, Robert Ramsey Fotografia: Geoffrey Simpson Musiche: Wyclef Jean Montaggio: Jeffrey Wolf Scenografia: Dan Bishop Cotumi: Lucy Corrigan Effetti: Daniel Sudick Produzione: Brian Grazer, Eddie Murphy per Universal pictures - Imagine Entertainment Distribuzione: Universal Pictures Personaggi ed Interpreti: Rayford Gibson: Eddie Murphy Claude Banks: Martin Lawrence Dexter Wilkins: Ned Beatty Dillard: Nick Cassavetes Sylvia: Lisa Nicole Carson Pokerface: Barry Shabaka Henley Biscuits: Miguel A. Núñez Jr. Cookie. Anthony Anderson Can'T Get Right: Bokeem Woodbine Winston Hancock. Clarence Williams III Sceriffo Pike da giovane: Ned Vaughn • Candidatura Goldmouth: Michael 'Bear' Taliferro agli Oscar 2000 Willie Long: Obba Babatundé per il miglior Make-up Spanky: Rick James Mae Rose da giovane: Allyson Call Mae Rose: Poppy Montgomery Genere: Commedia Durata: 109 minuti Origine: USA 1999

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Dr. Paolo Meo p.meo@cesmet.com

METtiamoci in salute

Medico Infettivologo e tropicalista

Convenzione MeT A corollario di una interessantissima convenzione stipulata dal Sappe con il Centro Medico Poliambulatoriale MET, grazie alla quale sarà possibile accedere ad una serie di servizi medici-diagnostici a prezzi assolutamente agevolati, il dott. Paolo Meo (responsabile del Centro) si è reso disponibile a curare una rubrica redazionale di carattere scientifico divulgativo nella quale saranno trattati anche alcuni argomenti di attinenza professionale. Lo stesso dott. Meo sarà ben disposto a rispondere, dai prossimi numeri, ad eventuali domande che gli saranno poste per il tramite della redazione. Per esordire con la rubrica e spiegare la convenzione, partiamo con una breve introduzione ed un saluto di presentazione del dott. Paolo Meo.

entili amici del SAPPe, sono lieto di potermi presentare. Sono il dr. Paolo Meo Medico infettivologo e tropicalista, ho passato circa 20 anni della professione di medico in Africa, assistendo sia le popolazioni locali che il personale di grandi imprese italiane. Ho diretto il Centro di Medicina Tropicale e di Medicina dei Viaggiatori MET di Roma per oltre 20 anni. Attualmente presiedo la società MET che ha organizzato il servizio di assistenza ai viaggiatori in Italia ed in Europa, attraverso organizzazioni mediche

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di fiducia in tutto il mondo. Da oggi, oltre alla rubrica sulla medicina che troverete sulla vostra rivista, inauguriamo un nuovo servizio che la presidenza del sindacato ha voluto mettere a disposizione di tutti gli iscritti e che riguarda la salute. Il servizio sanitario che qui vi espongo è particolarmente innovativo perché studiato per assistere voi e le vostre famiglie e per fornirvi un’assistenza medica, chirurgica e odontoiatrica durante i viaggi sia in Italia che all’estero. A Roma, sede centrale della struttura sanitaria, ed in altre città è stato attivato un sistema di poliambulatori, strutture sanitarie e professionisti, tutte collegate e coordinate dalla società medica MET, che applicano, sulle prestazioni eseguite, un tariffario nazionale, particolarmente vantaggioso, concordato con la vostra presidenza. Presentando la vostra THCARD potrete accedere ai servizi polispecialistici ed effettuare esami di laboratorio e di radiologia. La TH CARD da l’accesso ad un call center, attivo 24 ore al giorno, che vi consente di parlare con medici per consigli o orientamenti. La TH CARD vi offre inoltre la possibilità di accedere ad una assistenza sanitaria

con sconti sulle prestazioni e costi concordati. Potrete acquistarla presso le sedi regionali o nazionali del vostro sindacato o mettervi direttamente in contatto con la segreteria del MET. Durante i vostri viaggi in Italia il Call Center medico è sempre pronto ad attivare una visita, un intervento di uno specialista, inviare una ambulanza o organizzare un ricovero in una delle cliniche fiduciarie. Il centro medico MET, specializzato in medicina dei viaggi, vi assiste anche durante i vostri viaggi all’estero, previa attivazione della TH CARD speciale per l’estero, con la quale potrete richiedere anche l’intervento di un medico a domicilio. Con la vostra TH CARD, che potrete estendere al nucleo familiare viaggerete tranquilli, con un medico sempre a portata di telefono, e sarete assistiti anche a casa durante tutto l’anno. Rimango a vostra disposizione e risponderò alle vostre domande. Scrivetemi all’indirizzo mail: p.meo@cesmet.com i quesiti più interessanti verranno pubblicati con la risposta sulla rivista. Al prossimo numero, Dott. Paolo Meo

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Opinioni

Quando i clandestini eravamo noi Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purchè le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a control-

Immagini d’epoca di italiani in cerca di occupazione

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lare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione” .Da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912. Non ci andava meglio in Svizzera, negli anni ’70 con leader che scrivevano : “Le mogli e i bambini degli immigrati? Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle. Che minacciano nello spettro d’una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini. Dobbiamo liberarci del fardello». «Dobbiamo respingere dalla nostra comunità quegli immigrati che abbiamo chiamato per i lavori più umili e che nel giro di pochi anni, o di una generazione, dopo il primo smarrimento, si guardano attorno e migliorano la loro posizione sociale. Scalano i posti più comodi, studiano, s’ingegnano: mettono addirittura in crisi la tranquillità dell’operaio svizzero medio, che resta inchiodato al suo sgabello con davanti, magari in poltrona, l’ex guitto italiano». In quegli anni - ieri rispetto alla Storia - in Svizzera c’erano circa 30.000 bambini italiani clandestini, portati di nascosto dai

genitori siciliani e veneti, calabresi e lombardi, a dispetto delle rigorose leggi elvetiche contro i ricongiungimenti familiari, genitori terrorizzati dalle denunce dei vicini che raccomandavano perciò ai loro bambini: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere. Prima degli anni ’50 gli italiani andavano a Bucarest per lavorare nelle fabbriche e nelle miniere e alla scadenza del permesso di soggiorno restavano in Romania, clandestini. Nel 1942 il Ministro dell’Interno fu costretto ad inviare a tutti i Questori una circolare con la quale li si invitava a non far espatriare gli italiani in Romania.

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Mail Ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria apriamo un dibattito con tutti gli operatori In India, nel 1893, il console italiano scriveva a Roma per dire che in quella città tutti quelli che sfruttavano la prostituzione venivano chiamati “italiani”. Tra la prima e la seconda guerra mondiale molti italiani andavano in America con passaporti falsi o biglietti inviati da pseudo parenti italo americani. In realtà una volta sbarcati li attendevano turni di lavoro massacranti perché ripagassero, senza stipendio, il costo di quel viaggio della speranza. Non sono aneddoti. E’ storia, tratta dalla Mostra Tracce dell’emigrazione parmense e italiana fra il XVI e XX secolo (Parma, 15 aprile 2009). Gian Antonio Stella, nel suo bellissimo libro Quando gli albanesi eravamo noi, ci ricorda che «….Quando si parla d’immigrazione italiana si pensa solo agli ‘zii d’America’, arricchiti e vincenti, ma nessuno vuole sapere che la percentuale di analfabeti tra gli italiani immigrati nel 1910 negli USA era del 71% o che gli italiani costituivano la maggioranza degli stranieri arrestati per omicidio» o ancora che il primo attentato nella storia con un’auto imbottita di esplosivo è stato fatto a New York, non da terroristi ma da criminali italiani contro una banda avversaria. Forse ci ricordano che la nostra Terra gira, gira velocemente nello spazio e nel tempo creando nuovi ricchi ed ammassando nuovi poveri. I ruoli si invertono ma i clandestini restano anche se hanno un colore diverso. Fuggono da Paesi in cui l’unica prospettiva è morire per fame o morire per guerre volute da altri. Ed allora questa gente può solo correre, correre, correre impazzita verso il nord, verso il mediterraneo, verso quelli che credono essere orizzonti migliori. ✦

* Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

Ho ricevuto una e-mail dai toni molto cortesi da una Educatrice penitenziaria che mi ha indotto ad una riflessione sulla necessità di aprire un dibattito su alcuni temi. A tale riguardo ho ritenuto scambiare una breve corrispondenza on line con l’autrice di queste note proponendo di pubblicare l’e-mail sulla nostra rivista al fine di sollecitare, appunto, una riflessione comune sull’argomento. Ottenuto l’indispensabile assenso dell’autrice, pubblico integralmente l’intervento con l’invito a tutti i nostri lettori ad inviare un commento, una propria opinione, una critica o una proposta attinente quanto scritto dalla dottoressa Merluzzi. Mi riservo io stessso di intervenire successivamente nel merito della questione. Giovanni Battista De Blasis Gentile De Blasis, sono un’educatrice della prima generazione (nel 1983 sono entrata in servizio) e ora - da tempo ormai - lavoro ai minorenni. Io conobbi Donato Capece ai tempi della stesura della mia tesi di laurea: fu molto gentile e mi ricevette personalmente quando ebbi bisogno di reperire del materiale ...anche se sto alla giustizia minorile da tempo, ho continuato a seguire il DAP attraverso i miei vecchi colleghi ed amici, nonchè a leggere tutte le riviste del DAP e poi mi sono specializzata anche in criminologia. Questo per presentarmi. Oggi ho quasi 26 anni di anzianità (purtroppo sono rimasta educatore e basta) e sono un C3 . Vorrei proprio dirle “SONO D’ACCORDISSIMO” con il suo articolo Aridateci i Marescialli (che nostalgia... e se parliamo di Marescialli cosa devo pensare? che anche lei ha nostalgia del Corpo militare? !!) Ripeto io sono entrata in servizio agli adulti nel 1983 dopo 4 anni di volontariato ex art. 78 OP. !! Pertanto ricordo benissimo le persone a cui lei fa riferimeno nell’articolo. Ma la domanda sorge spontanea: non capisco perchè lei dia tanto la colpa di ciò ai vertici del DAP!! Fatevi un esame di coscenza: non pensa che la colpa di tutto quello di cui lei parla sia anche e forse soprattutto del modo in cui avete lavorato voi dei sindacati della Polizia Penitenziaria ? Siete proprio innocenti di fronte ai cambiamenti di cui lei stesso parla ? Di fronte ai cambiamenti di mentalità, di modus agendi, ..le circolari, gli esami, i concorsi, la FORMAZIONE ? Ha fatto tutto il DAP da solo? Ad ogni modo sono stata proprio felice di leggere il suo articolo perchè ho ritrovato le stesse mie idee e riflessioni che faccio continuamente, ad esempio l’osservazione circa l’emarginazione di coloro che sono portatori di esperienza e professionalità a discapito di obiettivi nuovi e di concezioni del vostro ruolo molto diverse da prima ... più moderne... (ma io direi anche con la puzza sotto il naso ...come si dice a Roma ) e allora la soluzione? A me pare che ultimamente dentro il carcere per adulti si riesce un po’ a respirare un clima nuovo e insieme vecchio (i cicli e i ricicli storici vichiani?) ...ci sono agenti, mi sembra, che sarebbero recettivi ad apprendere una filosofia del controllo e della conoscenza dell’utente del tutto nuova per loro, nuova, ma riconosciuta quasi inconsapevolmente come vincente, rispetto alla mentalità da super tecnici degli ultimi anni... mi corregga se sbaglio la mia percezione . Vorrei, infine, esprimere la mia sull’articolo del medico Andrea Servili - stesso numero di marzo ‘09. D’accordo, ma allora penso che voi dovreste cominciare a prendere in esame l’idea dei ruoli tecnici anche per altre figure, oltre al medico, tipo gli educatori e i criminologi magari. Ultimamente mi sto occupando un po’ del pensiero e del progetto in tal senso di alcuni colleghi di tutta italia, educatori semiliberi, grandi professionisti, ma rimasti al palo dal punto di vista della carriera professionale e ormai stretti tra gli psicologi andati a guadagnare molto di più alle ASL, i vicedirettori meduriani fin dal primo incarico e voi, verticalizzati al massimo grado, con la possibilità di fare una bella carriera! Grazie per avermi letto e buon lavoro . Emanuela Merluzzi - Educatore C3

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dal Mondo...

STATI UNITI Detenuta muore dopo 4 ore al sole Una donna di 48 anni è morta dopo essere stata lasciata per quattro ore in pieno sole in una cella a cielo aperto di un carcere di Phoenix, in Arizona. Marcia Powell, prostituta che stava scontando una pena di 27 mesi, doveva stare temporaneamente in quel luogo per poi essere trasferita in un'unità psichiatrica. Ma l'esposizione prolungata al sole a 42 gradi l'ha uccisa. Il fatto ha suscitato la collera di un'associazione in difesa dei carcerati. Rinchiusa all'aperto e lasciata al sole, la detenuta prima ha perso conoscenza, poi è stata trasportata in ospedale, dove è morta qualche ora più tardi. Sull'accaduto l'amministrazione panitenziaria dello Stato ha aperto un'inchiesta e ha provveduto a chiudere le 233 celle simili sparse nelle dieci prigioni dell'Arizona. Per far luce sulla vicenda e chiarire senza dubbi le cause del decesso, con molta probabilità verrà effettuata l'autopsia sul corpo della 48enne, ma al momento il giudice competente non ha ancora deciso il da farsi. Nel frattempo le associazioni per i diritti dei detenuti si sono fatte avanti per protestare contro le violenze subite dai carcerati e le difficili condizioni di detenzione in Arizona. Detenuto chiede i danni per un'erezione non curata Fa causa al carcere dove è rimasto detenuto per 55 anni perchè gli è stata mal curata una erezione durata ben 55 ore! É quanto accaduto a Dawud Yaduallah, che in seguito all’assunzione di psicofarmaci si è trovato di fronte a questo spiacevole episodio; come riportato dal New York Post il carcerato ha chiesto aiuto dopo 14 ore di erezione e l’infermiera pare avergli consigliato di mettere del ghiaccio, così, dopo altri due giorni, è stato condotto in ospedale e da allora lamenta vari disturbi tipo eiaculazione precoce, dolore durante i rapporti e disfunzioni varie.

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Fuga da Alcatraz? Ora è una gara Erano duemila i partecipanti che alle 8 di domenica hanno partecipato alla 29esima edizione della Escape from Alcatraz, la Fuga da Alcatraz in versione triathlon che si corre a San Francisco dal 1980. La prova più importante della manifestazione è stata

ovviamente la prima, cioè la nuotata dall''isola penitenziario che sta in mezzo alla Baia, a 1,5 miglia dalle coste cittadine. Quasi 2 chilometri e mezzo di bracciate nell'acqua gelida, piena di correnti e infestata dagli squali che hanno sempre scoraggiato la fuga di tutti i detenuti del carcere che fu anche di Al Capone. Tutti tranne quel temerario, che in realtà non si è certi se sia sopravvissuto o meno, che ispirò l'omonimo film, Fuga da Alcatraz (1979) con Clint Eastwood.

CANADA Fuga dal carcere di Kingston, è caccia all'uomo È riuscito a fuggire dal carcere di Kingston il 42enne Andrew John Wood, condannato all’ergastolo per l’omicidio di un 21enne di Etobicoke, Robert Ryan Glenn. La polizia penitenziaria del Frontenac Institution si è accorta della fuga dell’uomo sabato mattina. L’ipotesi è che Wood sia riuscito a lasciare l’istituto tra le sette e trenta e le undici e mezza del mattino. Un portavoce di Correctional Services Canada ha spiegato che il carcere non è direttamente controllato da guardie all’esterno. Si tratta infatti di un carcere di minima sicurezza. Il 42enne era stato assegnato al Frontenac perché ritenuto non pericoloso, nonostante la condanna all’ergastolo per omicidio di secondo grado. Andrew John Wood è stato giudicato colpevole per l’omicidio del 21enne di Etobicoke, colpito con un proiettile alla testa, nel 1989. Al momento dell’arresto, l’uomo viveva a North York, tra la 401 e Don Mills Road. La polizia ha lanciato una caccia all’uomo in tutto l’Ontario.

SVIZZERA Un detenuto scappa facendo un buco nel muro Un 21enne in detenzione preventiva è riuscito ad evadere dopo aver scavato un buco nel muro del carcere di Sciaffusa. L'evaso era stato arrestato un mese prima perché sospettato di traffico di droga e non è stato considerato pericoloso. Gli agenti hanno scoperto un buco di 25 per 35 centimetri sulla facciata in arenaria del carcere.

La parete ha uno spessore di 60 centimetri. Il detenuto ha probabilmente utilizzato pezzi del mobilio della sua cella per forare il muro, secondo il portavoce della polizia Patrick Caprez. Il 21enne era stato arrestato il 12 maggio a Basilea per un presunto traffico di droga ed è stato subito a Sciaffusa per il rischio di collusione. È ora ricercato dalla polizia a livello nazionale. Il carcere di Sciaffusa è da tempo considerato vetusto, ma nessuno ha mai pensato che fosse possibile forare una parete per scappare. La tecnica del buco non è tuttavia un''esclusiva delle vecchie carceri. Un episodio analogo si è verificato nel 2007 a Frauenfeld, nel canton Turgovia, in una prigione costruita negli anni '90. Un romeno che si trovava in preventiva da dieci giorni era riuscito ad evadere dopo aver asportato alcuni mattoni del muro della sua cella.

GRAN BRETAGNA Caccia all'evasa da 5 giorni: era nascosta in carcere Si pensava che fosse fuggita dal carcere, e per cinque giorni la polizia l'ha cercata in ogni dove. Ma in verità era molto più vicina di quanto si pensasse: nel carcere stesso. Aishatu Ishaku, una nigeriana di 35 anni nata in Russia, è stata trovata in una specie di soppalco, all'interno del centro educativo dell'istituto di pena. Subito dopo essersi accorti della sua assenza, venerdì scorso, i poliziotti hann fatto partire una caccia all'uomo, con tanto di elicottero. La sua foto segnaletica è stata distribuita nei porti e negli aeroporti. Ma della donna, che doveva scontare una condanna per frode, non c'era nessuna traccia. Tra l'altro, la sua evasione era la prima dopo 12 anni, nel carcere di Holloway (a Londra). Alla fine, l'amara sorpresa, con tanto di comunicato stampa del ministero della Giustizia inglese: la prigioniera era stata trovata nell'istituto stesso. Nei cinque giorni, si era nutrita con acqua e cibo di cui aveva fatto ampia scorta. Il carcere, intanto, ha fatto partire un'indagine interna per capire come sia potuta accadere qualcosa del genere.

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fonte: www.pianetacarcere.itw

SPAGNA L'Eta pianificava un'evasione spettacolare con l'elicottero Il gruppo armato indipendentista basco Eta pianificava l’evasione di alcuni attivisti dal carcere di Huelva, nel sud della Spagna. Lo rendono noto i media iberici, citando fonti dell’antiterrorismo. Tre membri dell’organizzazione, detenuti nel carcere, sono stati interrogati dalla Guardia civile sul tentativo di evasione. Tra loro, figura anche Gorka Garcia Sertutxa, che sconta una pena a 109 anni di prigione per aver progettato l’assassinio di re Juan Carlos nel 1995. L’agenzia basca Vasco Press, riferisce che l’Eta progettava una spettacolare evasione dal carcere con l’aiuto di un elicottero, con il quale gli evasi sarebbero poi stati trasportati in Portogallo. Tra le ipotesi allo studio del gruppo armato, che avrebbe pianificato l’operazione nel maggio dello scorso anno, anche quella di sequestrare la famiglia di un pilota per costringerlo a partecipare all’evasione.

croce, spiega che non basta il rilascio, ma ora «vogliamo che sia fatta giustizia». Sapon Costa spiega che per giorni è rimasto rinchiuso in una cella senza nemmeno conoscere i capi d’accusa a suo carico. Alla base dell’arresto vi sarebbe il possesso di bevande alcoliche proibite, servite durante un party che si è tenuto la sera del 24 al Castel Inn, la struttura di lusso presso la quale lavora. «Un gruppo di ragazzi e ragazze - racconta - sono stati rilasciati dopo aver versato una somma di denaro agli agenti. Io sono povero e non avevo nulla da dare loro». Egli aggiunge che solo dopo qualche giorno ha saputo dell’accusa a suo carico. «I clienti – conclude – hanno introdotto le bevande dall’esterno. Solo i ragazzi presenti alla festa e il manager dell’hotel - che avrebbe montato ad arte le accuse per licenziare l’uomo e assumere familiari e amici - erano a conoscenza del contenuto delle bottiglie».

CAMBOGIA

BANGLADESH Cuoco cattolico: «In carcere momenti terribili» «Ho vissuto momenti terribili – racconta ad AsiaNews – rinchiuso in una piccola cella per 20 persone, anche se i detenuti in realtà erano 240. Per tutto il corpo si è diffusa una malattia della pelle, il cibo che ci davano non bastava nemmeno a un bambino. Le condizioni delle carceri di Dhaka sono davvero disumane». Sapon Costa è stato rilasciato su cauzione il 6 giugno scorso; uscito di prigione si è recato con tutta la famiglia nella Chiesa cattolica della città per ascoltare la messa e ringraziare Dio. Onima Corraya, moglie del cuoco, aggiunge di aver «pregato la Madonna» e ringrazia «i sacerdoti e la comunità cattolica per la solidarietà e il sostegno». La donna auspica che il marito possa «riprendere il lavoro». Nelle giornate successive all’arresto numerose associazioni cristiane e attivisti per i diritti umani avevano perorato la sua causa, chiedendo un processo libero e giusto e indagini imparziali sulla vicenda. P. Edmond Cruze, sacerdote della Santa

«Uccidevamo i bambini in carcere» Ammissione choc davanti al tribunale speciale per i crimini commessi durante la dittatura comunista. I bambini imprigionati nel carcere di Tuol Sleng (S-21) dai Khmer rossi in Cambogia vennero atrocemente assassinati per evitare che si vendicassero una volta divenuti adulti: lo ha detto oggi il responsabile del carcere, Kang Khev Iev, alias il compagno Duch. «Quando i bambini arrivavano al carcere avevo ordinato che fossero uccisi, perchè eravamo preoccupati che potessero vendicarsi» se fossero sopravvissuti, ha detto Duch alla corte. «Dovevo adempiere alle direttive del partito comunista», si è difeso l’ex capo dell’S-21, un liceo scientifico di Phnom Penh trasformato in un luogo di tortura, dove interrogò e fece morire almeno 15 mila persone. Duch ha poi confermato che alcuni dei bambini vennero uccisi atrocemente, sbattendoli contro gli alberi: «Non ho ordinato io questo crimine, ma sono convinto che i miei compagni lo abbiano fatto».

L’ex dirigente dei Khmer, nel corso del processo del tribunale speciale, istituito dal governo della Cambogia e dall’Onu nel 2003 dopo quattro anni di laboriosi negoziati, ha già ammesso le sue responsabilità per i crimini commessi nella S-21. Rischia una condanna all’ergastolo

FRANCIA Al via il Tour dei detenuti Recuperare socialmente il detenuto non è impresa facile. Aiutarlo nel reinserimento in società, magari dopo anni passati all''interno di una cella, può essere un lavoro faticoso anche per le istituzioni più moderne e progressiste. C'è però una novità. In Francia i detenuti del carcere di Lille parteciperanno a un Tour de France davvero speciale, organizzato solo per loro. «E' un modo per evadere» dice ironicamente uno dei partecipanti mentre all'interno della palestra del carcere si allena pedalando alla cyclette. I detenuti pedaleranno lungo i 2.300 chilometri del percorso, scortati da 124 persone fra guardie e allenatori e si fermeranno in 17 città del Paese. Ogni città in cui il Tour si fermerà è dotata di una casa circondariale ma questi speciali corridori dormiranno in hotel. La gara non prevede una classifica finale e nemmeno la possibilità di sprintare a poche centinaia di metri dal traguardo. Grazie al Tour i prigionieri potranno farsi vedere dai loro familiari in situazioni meno degradanti da quelle di una stanza parlatorio. «Dobbiamo essere in grado di dimostrare alle autorità che siamo persone responsabili, che possiamo avere successo nella vita e che si possa tenere in considerazione anche la possibilità di una riduzione della pena» dice uno dei detenuti. Intanto, gli allenatori si danno da fare per motivare gli improvvisati atleti e li aiutano nella preparazione della gara. Per tutti l'obiettivo è quello di giungere a Parigi dove ci sarà l'arrivo della gara. L'iniziativa è comunque positiva: far lavorare in equipe i detenuti, abituarli a condividere la fatica, le gioie e i dolori è il traguardo dichiarato delle direttrici penitenziarie che si sono date da fare per portare a termine il progetto. ✦

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le Recensioni tecipato a un master in scrittura creativa ed è stata premiata come scrittrice più promettente..

Sally Nicholls

Volevo vivere per sempre PIEMME Edizioni pagg. 210 - euro 15,00 am ha gli occhi azzurri, undici anni, una voglia a forma di quadrifoglio sul ginocchio – dicono che porti fortuna, ma finora non ha proprio funzionato – e, cosa straordinaria, gli sono finalmente ricresciuti tutti i capelli. La sua più grande passione sono i fatti, le scoperte, gli eventi straordinari; vorrebbe che ci fosse una risposta per ognuna delle mille domande che gli frullano per la testa e a cui gli adulti si rifiutano di rispondere. Per questo ha deciso che, se diventerà grande, farà lo scienziato, così finalmente potrà indagare su quelle cose che nessuno sembra conoscere: gli UFO, le ragazze e la morte. Su quest’ultima, soprattutto, pare proprio che non si sappia nulla, perché ogni volta che lui prova a parlarne la gente cambia discorso. Da quando è uscito dall’ospedale, Sam studia a casa con Mrs. Willis, che non è per niente male, anche se è un po’ troppo buona per essere una vera prof. È stata lei a dargli l’idea di scrivere un libro sulla sua vita. All’inizio gli è sembrato strano, anche perché di solito i bambini dei libri o sono eroi o vengono picchiati dai compagni di scuola. Però poi Sam ha capito che scrivere poteva essere un modo per fermare il tempo e anche quella sua brutta malattia, per raccontare tutte le cose belle che ha fatto, come quando è andato in slitta con sua sorella, e anche per assaporare ciò che forse non farà mai, come dare il primo bacio a una ragazza. Un modo, insomma, per vivere per sempre. Primo romanzo di Sally Nicholls, laureata in Filosofia e già premiata come scrittrice più promettente. Ha venticinque anni, è nata a Stocktonon-Tees dove, giovanissima, si è laureata in Filosofia. Si è trasferita a Londra dove ha par-

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Ian Sansom

Che cosa è successo a Mr. dixon? TEA Edizioni pagg. 240 - euro 10,00 È la vigilia di Pasqua. Oggi è il grande giorno: il primo giorno della mostra itinerante sulla storia del più importante emporio della città, il leggendario Dixon & Pickering’s, che compie ben cento anni. E Israel Armstrong, bibliotecario itinerante di Tundrum e curatore dell’esposizione, è di ottimo umore. Anche se piove – a Tundrum piove sempre –, lui non ha bevuto il suo caffè – ormai è un lontano ricordo – e la gente del luogo sembra fare di tutto per rendergli la vita impossibile. Insomma, ogni cosa va per il verso giusto. Almeno fino a quando si scopre che il proprietario dell’emporio è sparito. Dov’è finito Mr. Dixon? E cosa ne è stato delle centomila sterline che custodiva nella sua cassaforte? Inutile dire che il sospettato numero uno è proprio Israel, che nel giro di poche ore si ritrova ammanettato, accusato di rapimento e furto e per giunta senza lavoro – la biblioteca di Tundrum e Distretto non intende affatto infangare il suo buon nome annoverando tra le sue fila un pregiudicato. Riuscirà Israel a trovare la chiave di quella sparizione, salvare il posto e non trascorrere i prossimi anni in una cella dell’Irlanda del Nord? Perché Gloria non risponde mai alle sue telefonate? E si può sapere perché a Tundrum sembrano avercela tutti con lui? Ma, soprattutto, c’è nessuno qui che ha sentito parlare di Franz Kafka?

James Patterson

Sulle tracce di Mary LONGANESI Edizioni pagg. 304 - euro 16,60

Il detective dell’FBI Alex Cross si sta godendo una vacanza con i suoi figli a Disneyland quando il direttore dell’agenzia lo chiama perché si occupi di una catena di omicidi tra i divi di Hollywood. L’ultima vittima, la famosissima attrice Antonia Shifman è stata assassinata in modo così barbaro da essere quasi irriconoscibile. Il criminale non sembra una persona qualsiasi e c’è bisogno di tutto il talento del profiler Alex Cross per identificarlo. Un giornalista del Los Angeles Times, specializzato nel gossip, ha ricevuto una serie di email da parte di una donna che si fa chiamare Mary Smith, la quale afferma di essere l’assassina e non sembra intenzionata a fermarsi. Ma chi si nasconde dietro questo nome: un fan ossessionato? Un attore frustrato? O dietro c’è qualcosa di ben più terribile? Dai messaggi del killer emergono tanti rompicapo da ridurre in briciole qualunque certezza e persino Alex Cross rischierà di perdere una delle partite più difficili della sua carriera. Ancora un sensazionale romanzo per James Patterson, l’autore di thriller più letto nel mondo.

Gianfranco Nerozzi

Il cerchio muto NORD Edizioni pagg. 580 - euro 18,60 È una notte qualsiasi. Dunque è una normale tragica notte qualsiasi. Domattina i giornali saranno pieni di numeri, di statistiche. Ma la storia non cambierà: qualcuno – probabilmente giovane, magari ubriaco – avrà finito di vivere sull’asfalto di una strada, poco lontano da una discoteca. Ma nessuno ci pensa. Perché sono cose che capitano agli altri. Non ci pensa Clorinda, che stanotte compie diciotto anni ed è finalmente pronta a volare via. Da un padre troppo presente, da un’esistenza trascorsa in solitudine, da una gabbia di ricordi e di ossessioni. Vola verso

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a cura di Erremme

il luogo dei suoi sogni, là dove tutto è musica, sorrisi, palpiti, vita: una discoteca. Non ci pensa Franco, che sta correndo all’impazzata con gli occhi fissi sulla strada e con la testa piena di rabbia e di dolore perché non riesce a cambiare, a laurearsi, a diventare un poliziotto come suo padre. Invece il destino ci ha pensato. A far incontrare Clorinda e Franco. In uno schianto. In un urlo. E poi nel silenzio. A mettere sulla strada di Franco e Clorinda una giovane donna dal passato difficile e dal presente confuso: il vice questore Chiara Monti. E tutto il suo cuore gonfio di segreti. Dall’incidente, Franco esce con un senso di colpa che gli brucia l’animo. Così, per non morire consumato da quell’angoscia, comincia a raccogliere per conto di Chiara tutte le informazioni possibili sulle «stragi del sabato sera»: la dinamica degli scontri, i referti medici, la storia delle vittime. E si rende conto con terrore che quegli incidenti apparentemente casuali sono uniti l’uno all’altro. Che sono anelli di una catena destinata a legare per sempre lui, Clorinda e Chiara. Sul confine tra la luce e il buio, dove il sogno e la realtà si confondono, si muove Gianfranco Nerozzi: preparatevi a essere conquistati da uno degli autori più talentuosi della narrativa italiana contemporanea…

Sam Bourne

Il segreto del Monte Sacro LONGANESI Edizioni pagg. 438 - euro 18,60 Baghdad, aprile 2003. Il giovane Salam è deluso: nel saccheggio del Museo di Archeologia seguito alla caduta di Saddam è riuscito a impossessarsi solo di una tavoletta d’argilla, mentre i suoi amici hanno messo le mani su tesori ben più redditizi. Ma non fa nemmeno in tempo a rammaricarsi che il padre gliela sequestra, rivendendola per pochi dollari a un trafficante di antichità... Gerusalemme, alcuni anni dopo. Il conflitto tra israeliani e palestinesi sta per giungere a uno storico trattato di pace, quando una serie di morti misteriose rischia di compromettere tutto. La prima vittima è Shimon Guttman, uno studioso sionista che stava disperatamente tentando di mettersi in contatto con il premier israeliano. Cosa aveva di tanto urgente da comunicargli? Per argi-

nare la crisi, il dipartimento di Stato americano decide di inviare una delle sue migliori negoziatrici, Maggie Costello, ritiratasi dopo un grave errore che ancora le pesa addosso. Per lei è l’occasione del riscatto, e intuendo che il successo della missione dipende dalla soluzione di una serie di oscuri omicidi solo apparentemente slegati tra loro, si lancia nelle indagini, scoprendo che tutto è collegato al rinvenimento di un’antichissima tavoletta. Quale segreto si nasconde dietro i misteriosi segni tracciati su di essa? E cosa può portare la soluzione dell’enigma, la pace perpetua o la più terribile delle guerre?

Liaty Pisani

Il diario della signora TEA Edizioni pagg. 240 - euro 10,00 Oggi in Italia, il fascista si veste di grigio ed è un uomo di mondo. Nulla a che a vedere con il passato. Ma il passato non può essere rinnegato, anche perché quel passato è ancora vivo e presente nei ricordi di qualcuno. Come nella memoria della Signora Brandini, che nel suo diario ha registrato tutto di quegli anni terribili. Ma soprattutto un evento drammatico di cui fu spettatrice e che la segnò in maniera indelebile: il massacro di un gruppo di ebrei ospiti nel suggestivo Grand Hotel Meina, sulle rive del Lago Maggiore. Erano i giorni successivi all’8 settembre 1943, la signora Brandini, all’epoca, aveva solo 17 anni. I suoi occhi videro tutto: amici trucidati dalla furia delle SS. Ma a segnarla non fu solo il ricordo di quella strage. È il sapere che i responsabili di quella carneficina non sono mai stati condannati. Per quale orribile motivo? Come è possibile che oggi vivano una vita agiata sotto falso nome? Che i loro figli addirittura facciano rivivere il pensiero fascista in ambito politico? È per questo motivo che dopo tanti anni vuole finalmente

rendere pubblico il suo diario. E per farlo chiede aiuto a due uomini d’eccezione, lo scrittore Giorgio Zevi e l’artista Frank Veronese. Un’impresa assai pericolosa, perché le persone coinvolte nei tragici eventi non hanno alcun desiderio di essere dipinti come criminali e adotteranno ogni mezzo pur d’impedire la pubblicazione del diario.

Martina Cole

Onore di famiglia NORD Edizioni pagg. 496 - euro 18,60 È appena uscito di prigione, ma Freddie Jackson si sente il padrone del mondo: mentre scontava la sua condanna, infatti, ha avuto la possibilità di stringere le amicizie «giuste» e adesso è pronto per sfruttarle, per salire ai vertici della malavita londinese, per diventare il re dei bassifondi. Ma sulla sua strada incontra un ostacolo insospettabile, il ragazzo che lui stesso aveva introdotto nell’ambiente criminale. Suo cugino Jimmy è infatti diventato un rispettato uomo di potere, combattuto tra la fedeltà e la riconoscenza verso l’antico protettore e un’istintiva sete di potere… Anche Jackie ha aspettato con pazienza Freddie, desiderando solo che il marito tornasse a casa. E quasi dimenticando quanto sia difficile vivere con un uomo come lui, violento, attaccabrighe e donnaiolo. Confinata nella gabbia di un’esistenza votata al sacrificio, Jackie si affida all’unica scappatoia che conosce: l’alcol. E inizia a coltivare un irrefrenabile sentimento di odio nei confronti della sorella minore, Maggie, che invece sembra determinata a volare via, libera e felice, col suo nuovo amore: Jimmy… Una famiglia dovrebbe rimanere unita, ma, dietro le porte chiuse, la gelosia e l’inganno sono come un veleno senza antidoto. E, per i Jackson, non c’è onore di famiglia che tenga, davanti alla possibilità di arricchirsi, di vincere e, soprattutto, di dominare. Perché nel loro mondo non ci si può fidare di nessuno. Tutti sono in vendita. E pronti a tradire. ✦

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l’Ultima Pagina la Lettera gregio dr. Capece, premesso che ho apprezzato molto la nota del Sappe indirizzata al Garante per la protezione dei dati personali, scaturita dall’iniziativa di fare un censimento su scala nazionale sugli agenti che si candidano alle elezioni politiche – amministrative – in quanto tra le righe mi sembra di poter scorgere una pericolosa deriva autoritaria intesa a comprimere i diritti degli appartenenti alle forze dell’ordine di partecipare attivamente alla vita politica della città o del proprio paese, devo comunque fare delle osservazioni su un fenomeno (che seguo da anni) e che ha ormai raggiunto proporzioni devastanti. Mi spiego meglio: sono stato un precursore delle candidature politiche, il primo in assoluto nella mia città – il primo in assoluto a diventare consigliere comunale – il primo in assoluto ad essere sconfitto poi dal gioco al massacro dell’aspettativa elettorale, infatti, quando avrei dovuto cogliere appieno i frutti di un lavoro politico tessuto giorno dopo giorno, con l’impegno sindacale prima e tra i cittadini dopo, ben 40 colleghi della mia casa circondariale si candidarono alle elezioni amministrative con il risultato di frammentare il voto e far disperdere centinaia di

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voti utili a confermare un poliziotto penitenziario nelle istituzioni, proclamando la sconfitta del candidato più forte ovvero di colui che ci credeva volendo portare nuovamente un poliziotto penitenziario tra gli scranni della massima autorità comunale. Ebbene l’aspettativa elettorale così come concepita oggi e così come si presta ai vari giochetti di trasferimenti o solo di riposo (staccare la spina), non va bene; essa oltre ad essere vissuta dalla popolazione “esterna” al carcere come un assurdo privilegio non può essere utilizzata come una ulteriore forma di congedo (congedo ordinario – straordinario – elettorale!) a scapito di chi ha davvero intenzione di fare politica; l’elezione non può essere vissuta dal poliziotto penitenziario, che da anni anela la mobilità, come l’ultima spiaggia per un trasferimento (così come la nomina al consorzio ASI). Non è nemmeno giusto, anzi è vessatorio, il fatto che candidandosi nel proprio comune, se non si viene eletti, si debba essere trasferiti in altra sede; ciò da luogo a quei giochetti – così come Ella ha giustamente ricordato in una intervista giorni fa - a favore di chi, stanco di fare servizio in una sede disagiata, si candida alle comunali dove ricade l’Istituto di Pena, e non essendo eletto anzi per il solo fatto di essersi candidato deve essere trasferito in altra sede (sicuramente a lui gradita), tanti ne conosco e onestamente a qualcuno gli ho pure suggerito in passato come fare per

fuggire dall’isola….. Però questo stato di cose deve cessare, perché non è possibile che alle amministrative un esercito di poliziotti penitenziari si candidi lasciando nel massacro chi resta a lavorare. La soluzione a mio parere è molto semplice: basterebbe modificare la Legge 121 con un semplice comma abolendo questo assurdo (lo riconosco) privilegio dell’aspettativa elettorale retribuita – si otterrebbero di colpo due obiettivi: più uomini nelle carceri (perché nessuno sacrificherebbe il proprio congedo ordinario) e l’elezione di quei candidati seri (per intenderci non quelli che ad ogni elezione colgono zero voti) che potrebbero rappresentare degnamente all’esterno la polizia penitenziaria. Dr. Capece, chiedo scusa per i toni per questa missiva dal contenuto forse un po’ sgradevole per i professionisti dell’aspettativa elettorale, ma bisogna tirare un po’ il freno a mano a qualcuno se poi vogliamo essere credibili e rispettati all’esterno. Grazie. Lettera Firmata Registriamo, di recente, anche alcuni interventi del DAP sulla materia. Per il resto non si possono che condividere le riflessioni del collega che prendiamo come spunto per proporre eventuali modifiche al prossimo rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO CHI VUOL ESSERE PENITENZIARIO?

6.350

63.472 62.961

© 2009 Caputi & De Blasis

E adesso... per 1milione di euro chi sa dirmi quanti sono oggi i detenuti in italia?

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radici salde e profonde sostengono gli alberi piu’ grandi.

Sappe: la forza nelle radici.


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