Anno XVI - n.165
Settembre 2009
Roma, Sala delle Colonne
Convegno: Emergenza carceri
Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002
Sicurezza, sovraffollamento, sistema sanzionatorio. Ruolo strategico della Polizia Penitenziaria
il Sommario Anno XVI - n.165
Settembre 2009
Roma, Sala delle Colonne
Convegno: Emergenza carceri
ANNO XVI Numero 165 Settembre 2009 Direttore Responsabile Donato Capece capece@sappe.it
Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis deblasis@sappe.it
Direttore Organizzativo Moraldo Adolini Capo Redattore Roberto Martinelli Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale Redazione Politica Giovanni Battista Durante Redazione Sportiva Lara Liotta Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Sito Web: www.sappe.it Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -
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Sicurezza, sovraffollamento, sistema sanzionatorio. Ruolo strategico della Polizia Penitenziaria Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002
Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
La Copertina Il Convegno tenutosi a Roma sull’Emergenza carceri (foto M. Adolini) (La copertina di questo numero della Rivista è listata a lutto per onorare i Parà della Folgore caduti in Afghanistan)
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L’EDITORIALE Un convegno per coinvolgere tutti di Donato Capece
IL PULPITO Emergenza carceri: Convegno a Roma di Giovanni Battista De Blasis
IL COMMENTO Commenti a margine del Ferragosto di Roberto Martinelli
L’OSSERVATORIO POLITICO Vince chi convince di Giovanni Battista Durante
LO SPORT Nel Taekwondo basta avere Fede... di Lara Liotta
LE FIAMME AZZURRE Disinteresse per pensionati e invalidi a cura di Lionello Pascone
OPINIONI Mio padre era un Agente di Custodia di Nuvola Rossa
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Finito di stampare: Settembre 2009
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L’Editoriale
Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile
Emergenza carceri Un Convegno per coinvolgere tutti
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ggi, nelle carceri italiane, è record! Con oltre 64mila detenuti presenti a fronte di una capienza regolamentare pari a 43.327 posti (20mila detenuti in più!), è stato superato addirittura l’indice massimo di capienza tollerabile. E’ il numero più alto di ristretti nelle carceri italiane nella storia della Repubblica! Sono 12 le Regioni fuori legge (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto), che hanno superato tale capienza rispetto a tutte le altre che, comunque, hanno travalicato quella disponibilità recettiva per cui sono state progettate e costruite. L’allarmante situazione delle carceri italiane sta determinando in molti istituti penitenziari tensioni tra gli stessi detenuti e inevitabili problemi di sicurezza interna che ricadono sulle donne e gli uomini della Polizia penitenziaria, come hanno dimostrato le proteste di detenuti avvenute in numerose sedi. Il Corpo di Polizia Penitenziaria (carente nei suoi organici di ben 5mila e 500 unità!) ha mantenuto fino ad ora l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari, a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, nonostante continue e costanti umiliazioni e aggressioni. Ma la situazione rischia di degenerare ogni giorno di più. Non si può perdere ulteriore tempo. Ogni anno si congedano, per pensionamenti e infermità, circa 1.000/1.500 appartenenti alla Polizia penitenziaria. Ebbene, a fronte di questo significativo dato le nuove assunzioni non superano il 10% di quelle cifre… Bisogna dunque trovare soluzioni concrete per deflazionare le carceri e per aumentare gli organici della Polizia penitenziaria. Anche nell’importante Convegno che si è tenuto alla Camera dei Deputati il 22 settembre scorso abbiamo rinnovato l’auspicio di una svolta bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, anche alla luce della sostanziale inefficacia degli effetti dell’indulto. Si mettano da parte le polemiche per il bene dello Stato e dei suoi fedeli servitori, le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si concentrino sforzi comuni per varare una legislazione penitenziaria che preveda un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione, delineando per la Polizia Penitenziaria un nuovo impiego ed un
futuro operativo, al di là delle mura del carcere, parallelamente all’affermarsi del suo ruolo quale quello di vera e propria Polizia dell’esecuzione penale, interna ed esterna al carcere. Alla vigilia dell’indulto dicemmo che quell’iniziativa sarebbe stata un autentico suicidio politico se alla stessa non si fosse aggiunta una profonda rivisitazione delle politiche della Giustizia e dell’assetto dell’Amministrazione penitenziaria. Dobbiamo amaramente dire che avevamo ragione: oggi abbiamo più detenuti di quando venne approvato l’indulto. Questo dimostra l’occasione persa dalla classe governativa e politica quando, approvato l’indulto, non raccolse il nostro auspicio di ‘ripensare’, allora, il carcere e di adottare con urgenza rimedi di fondo al sistema penitenziario, chiesti autorevolmente più volte anche dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Non si perda oggi ulteriore tempo prezioso e si dia corso ad una urgente svolta politica bipartisan per una nuova politica della pena, non più differibile. Si adottino provvedimenti concreti di potenziamento dell’area penale esterna, che tengano in carcere chi veramente deve starci, e si potenzino gli organici della Polizia Penitenziaria a cui affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale. Quella della sicurezza è una priorità per chi ha incarichi di governo ma anche per chi è all’opposizione parlamentare. E’ una priorità per tutti. E’ necessario dunque un ‘ripensamento’ organico del carcere e dell’Istituzione penitenziaria, prevedendo un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione, rendendo efficace e concreto l’intendimento che i detenuti stranieri (oggi oltre 23mila!) scontino la pena nelle carceri del proprio Paese d’origine e l’affidamento ai servizi sociali, con contestuale impiego in lavori socialmente utili - che è detenzione a tutti gli effetti - il periodo di pena residua ai circa 20mila detenuti condannati a pene inferiori a 3 anni. E se la pena evolve verso soluzioni diverse da quella detentiva, anche la Polizia Penitenziaria dovrà spostare le sue competenze al di là delle mura del carcere, parallelamente all’affermarsi del suo ruolo quale quello di vera e propria Polizia dell’esecuzione penale, all’interno ed all’esterno delle carceri. Un concetto che non è nuovo ma che è sempre stato una prerogativa essenziale di un Corpo di Polizia dello Stato, quale è la Polizia Penitenziaria, che a 19 anni dalla sua istituzione necessita di una nuova riforma, indispensabile al riassetto gerarchico e funzionale. Tutto questo abbiamo messo sul tavolo del Convegno di Roma. Ora la palla passa ai parlamentari e agli uomini delle Istituzioni che pure in molti erano presenti nella Sala delle Colonne. F
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il Pulpito
Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it Direttore Editoriale
Roma, Sala delle Colonne
Convegno: Emergenza carceri Sicurezza, sovraffollamento, sistema sanzionatorio. Ruolo strategico della Polizia Penitenziaria alla fine, la lunga stagione di mobilitazione delle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria è culminata in un grande convegno nazionale sulla drammatica situazione delle carceri. Nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, a due passi da Fontana di Trevi, il cartello dei sindacati del Corpo ha cercato di mettere insieme politica, amministrazione e addetti ai lavori per discutere dell’emergenza carcere e per suggerire rimedi alla sofferenza penitenziaria. Fortunatamente, abbiamo ottenuto una grande risposta politica registrando la partecipazione di numerosi parlamentari: Gasparri, Berselli, Li Gotti, Ascierto e Saltamartini del PDL, Casini e Vietti dell’UDC, Tenaglia e Serra del PD e Russo Spena di RC. Nemmeno l’amministrazione si è sottratta, questa volta, al confronto sul tema emergenziale e il Pres. Ionta, Capo del DAP, si è assunto l’onere (e l’onore) di introdurre i lavori in qualità di relatore. Insieme a lui, l’On. Ascierto, padrone di casa e promotore insieme a noi dell’iniziativa, il dott. Maisto, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna e l’Avv. D’Errico, Coordinatore dell’osservatorio sulle carceri dell’Unione Camere Penali. Dall’altra parte della sala, hanno affollato la platea del Convegno giornalisti, personale e numerosi dirigenti dell’amministrazione, tra i quali di Somma, Santi Consolo, De Pascalis, Culla, Giuliani, Zaccagnino, Giuffrida, soltanto per citarne alcuni.
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Graditi ospiti anche gli amici di Sap e Sapaf, Nicola Tanzi e Marco Moroni, che hanno partecipato a testimonianza della vicinanza e della solidarietà della Consulta Sicurezza, l’organismo che insieme al Sappe rappresenta la maggioranza delle forze dell’ordine ad ordinamento civile. Presenti anche Segretari Confederali di Cgil, Cisl e Ugl vicini anch’essi ai problemi del carcere e alla sofferenza del personale penitenziario. In definitiva, Sappe, Osapp, Sinappe, Cisl, Ugl e Cgil hanno dimostrato, ancora una volta, grande compattezza di fronte alla grave emergenza penitenziaria dando prova di saper accantonare ogni tipo di rivalità quando si tratta di cercare rimedi alla tragicità della situazione. Evidentemente, sono stati neutralizzati quegli agenti patogeni che mettevano a rischio l’integrità e la salute del cartello sindacale che, trovato l’antidoto, ha proseguito, in piena salute, per la sua strada. (Anche il CNPP, pur nella sua ostinata contraddittoria incompatibilità, è stato gradito ospite in platea). F
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Nelle foto sopra, il tavolo della Presidenza in basso a sinistra la platea
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Il Commento
Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore
Commenti a margine del Ferragosto penitenziario uello di quest’anno è stato un Ferragosto oggettivamente storico. Non s’era infatti mai vista una concentrazione di visite parlamentari in tanti Istituti penitenziari in così poche ore come quelle fatte il 13, 14 e 15 agosto scorsi. Deputati, senatori e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici, Segretari Generali dei Sindacati di Polizia penitenziaria più rappresentativi, garanti per i diritti delle persone private della libertà si sono uniti alla “comunità peniten-
ripresa dei lavori parlamentari potremmo farlo soltanto nelle prossime settimane. Per ora ci congratuliamo con tutti coloro i quali hanno promosso, ideato, organizzato questa storica iniziativa. E’ il momento di arrivare a ringraziare i politici di tanta disponibilità dimostrata in giornate in cui ognuno vorrebbe pensare ad altro e accantoniamo la maliziosa ed inopportuna domanda: «perché, tranne rarissime eccezioni, un decimo di questa disponibilità non siete riusciti a trovarla negli altri 364 giorni dell’anno?».
ziaria” per una ricognizione approfondita della difficilissima situazione delle carceri italiane. I bilanci su quanto queste visite influiranno per definire l’agenda politica alla
Siamo ovviamente pronti a riconoscere anche l’impegno delle altre sigle sindacali della Polizia penitenziaria che hanno promesso di contribuire alla riuscita dell’evento.
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Rita Bernardini in visita al carcere di Salerno
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Non è il momento, questo, di ricordare i nostri appelli espressi ogni anno - dal 2005(!) - per lo stesso invito (“Ferragosto Alternativo”) rivolto a tutti i Parlamentari a visitare gli Istituti penitenziari italiani, all’epoca già sovraffollati, sia pure non come la situazione odierna. Appello espresso anche lo scorso 4 agosto, ancor prima della stessa parlamentare radicale del PD Rita Bernardini che ha avuto tuttavia l’evidente merito di essere riuscita a coinvolgere tanti colleghi politici. Appello rispetto al quale dunque non abbiamo bisogno di rivendicare alcuna paternità. L’attuale emergenza dovrebbe travalicare qualunque calcolo politico e sindacale. Eppure, c’è chi ha confessato di avere sorriso… Il momento di estrema gravità che i nostri 39 mila colleghi e le loro famiglie sono costretti a vivere, sopportare, subire, per le indifferenze mostrate fino ad oggi da tutto l’arco parlamentare ci impongono, come primo e più rappresentativo Sindacato di Polizia Penitenziaria, di accantonare qualsiasi “polemica da quartierino”, ma lo stesso senso di responsabilità quali maggiori rappresentanti della categoria della Forza di Polizia deputata al mantenimento della sicurezza negli Istituti penitenziari della Repubblica ci obbliga a vigilare sulle prossime iniziative che scaturiranno da queste visite in carcere nelle giornate di Ferragosto. Rivolgiamo ai tanti rappresentanti dei cittadini che si sono recati in visita nei giorni scorsi in carcere l’invito e il monito a non sottovalutare la portata storica del loro gesto.
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Il Corpo di Polizia Penitenziaria ha mantenuto fino ad ora l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato nonostante vessati da continue umiliazioni ed aggressioni da parte di una parte minoritaria della popolazione detenuta e da politiche repressive che non hanno avuto il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione. L’intero Corpo di Polizia Penitenziaria è allo stremo e questo, per le aspettative generate dalla risonanza mediatica che ha raggiunto l’ottima (ripetiamo) iniziativa delle visite in carcere dei parlamentari e dei politici, rischia di trasformarsi in un gigantesco boomerang se non si tradurrà in iniziative concrete sia da parte dell’Esecutivo che della sovrana attività Parlamentare. Alla vigilia dell’indulto del 2006 dicemmo che quell’iniziativa sarebbe stata un autentico suicidio politico se alla stessa non si fosse aggiunta una profonda rivisitazione delle politiche della giustizia e dell’assetto dell’Amministrazione penitenziaria. Da allora, abbiamo assistito alla caduta di un Governo, al tracollo di un largo settore della classe politica italiana che stenta ancora a riprendersi, mentre decine di migliaia di poliziotti penitenziari per quelle parole non ascoltate sono costretti a mettere a rischio la propria salute e quella dei propri cari, anche esponendoli a malattie infettive che si ritenevano debellate in Italia ma che sono largamente diffuse in carcere. Fin qui il Personale ha mostrato di man-
tenere fede alla propria promessa rinnovata ad ogni Festa del Corpo: “Al servizio del Paese”. Ma è giunto il momento che i rappresentanti dello stesso Paese dimostrino che queste visite non sono state passerelle mediatiche. Non possiamo nemmeno pensare ad una eventualità del genere. Per questo rivolgiamo ancora una volta i sentiti ringraziamenti a tutte le persone che, dopo aver visto con i propri occhi come si lavora e si vive in carcere, dimostreranno di impegnarsi nella difficile risoluzione dei problemi che affliggono
decine di migliaia di persone (e, di riflesso, i rispettivi nuclei familiari) che - per scelta o meno... - vivono quotidianamente il carcere. Come SAPPE, subito dopo Ferragosto abbiamo proposto un termine di cento giorni entro i quali trovare soluzioni politiche e amministrative per evitare il tracollo del sistema penitenziario italiano. Termine ultimo entro il quale ci auspichiamo sarà raggiunto un accordo bipartisan dopo discussioni serie, responsabili, a costo di non rivolgere lo sguardo ad immediati consensi elettorali, certi che solo l’onestà politica ed intellettuale possa essere l’unica arma contro l’omicidio che si sta perpetrando nei confronti del Corpo di Polizia Penitenziaria. Quanto avverrà nelle prossime settimane peserà, nel bene o nel male, nelle coscienze delle persone che da noi (ma non solo!) sono state sollecitate a volgere lo sguardo al mondo carcere ed in particolare alle peculiarità e difficoltà operative della Polizia Penitenziaria. F
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Sopra, Rita Bernardini Sotto, visita di Ferragosto di rappresentanti Radicali al carcere di Novara
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l’Osservatorio
Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica
Vince chi convince I
Nelle foto, Giulio Tremonti e Gianfranco Fini
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l presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini ha deciso di querelare il Giornale e il suo direttore per le affermazioni che lo stesso direttore aveva fatto qualche giorno addietro. Ricordiamo che Vittorio Feltri aveva scritto sul suo giornale un fondo attraverso il quale invitava il presidente Fini a fare attenzione alle cose che diceva, perché esisterebbe un dossier sexy su Alleanza Nazionale o che, comunque, riguarderebbe personaggi dello stesso ex partito. Quando Gianfranco Fini e il suo legale, l’avvocato e presidente della commissione giustizia Giulia Bongiorno hanno annunciato che stavano valutando se intraprendere azione legale contro Feltri e il suo giornale, lo stesso direttore aveva vergato un altro fondo durissimo contro l’ex leader di AN, dal titolo «Ultima chiamata per Fini: o cambia rotta o lascia il PDL» nel quale ammoniva il presidente della Camera a stare molto attento a «delegare ai magistrati» il compito di fare giustizia, perché «oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E’ sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di AN per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme». Il commento dell’entourage di Fini è stato il seguente: «E’ un attacco mafioso, inaudito e gravissimo». A tale dichiarazione è seguita un’iniziativa concreta a difesa del presidente della
Camera: tutti i parlamentari dell’ex partito di Fini hanno firmato un documento a sostegno del loro ex leader, anche se inizialmente non tutti avevano condiviso la lettera preparata da Italo Bocchino. Si tratta di una vicenda che non è passata e non passerà inosservata, vista l’importanza dei personaggi coinvolti, così come non sono passate inosservate le dichiarazioni di Fini su questioni politiche ed etico sociali che negli ultimi tempi lo hanno allontanato molto dalle posizioni di altri esponenti del PDL. Ma un conto è dividersi sulle idee, altra cosa è suicidarsi con l’uso di veleni che nulla hanno a che vedere con la politica; veleni che stanno coinvolgendo tutti gli schieramenti e tutti i partiti politici, a cominciare dalla storia delle veline, delle escort e delle cene in Puglia di questo o quell’altro esponente politico.
Sono storie a volte vere, altre volte arricchite dalla fantasia, ma ciò che emerge è che spesso si tratta di fatti che non riguardano la vita politica dei personaggi coinvolti. Trattandosi, però, di persone che della propria immagine hanno fatto il motivo principale del loro successo, chi usa questi argomenti lo fa con la consapevolezza che queste storie hanno la grande forza di intimidire gli interessati oltre che influenzare l’opinione pubblica e, quindi, i consensi dei personaggi coinvolti, anche se in Italia i fatti privati non sembrano influenzare molto l’orientamento politico degli elettori, al contrario di quanto avviene nei sistemi e nelle società anglosassoni, con particolare riferimento all’America. E’ quindi sulle idee che bisogna confrontarsi.
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«Il PDL deve discutere sulle idee di Fini. Serve una tregua» ha affermato Giulio Tremonti in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera. L’invito di Tremonti dovrebbe essere raccolto da tutti e in primis da Silvio Berlusconi, perché la politica non è un’azienda dove c’è un capo che decide per tutti, ma un luogo di confronto e di dialogo, nell’ambito del quale si formano delle maggioranze e delle minoranze che comunque devono essere rispettate. Sicuramente oggi Fini è in minoranza nel PDL rispetto ad alcuni temi, come quello degli immigrati, del testamento biologico, della laicità dello Stato e delle questioni etiche in generale, ma comunque si tratta di temi che devono essere discussi e sviluppati anche all’interno di un partito conservatore, quale molti riten-
gono sia il PDL, anche se tale affermazione necessita di approfondimenti che non possono essere fatti in questa sede. Nell’intervista al Corriere della Sera Tremonti ha altresì affermato che «La macchina politica è come un computer. E’ fatta di hardware e da software. E’ fatta dagli apparati, che vanno dalla base verso i vertici – dagli amministratori locali agli organi di presidenza – e da idee e principi, simboli e messaggi. Fini ha posto tutte e due le que-
stioni: quella dell’hardware e quella del software. Ci sono nella politica contemporanea due forme di hardware, e corrispondono all’alternativa non casuale tra partito della libertà e popolo della libertà. La scelta, nell’alternativa tra partito e popolo, è stata nel senso del popolo….Un computer è un corpus mecanicum, che resta inerte, senza il software. E su questo campo, in questo mese, si è sviluppata l’azione di Fini. Ed è su questo, su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, globalizzazione, catalogo dei valori e dei principi, che non solo tra fondazioni ma dentro il PDL si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi convince». Vince chi convince. E se Fini convincesse più di Berlusconi? F
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Nella foto, Vittorio Feltri
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lo Sport
Lara Liotta info@sappe.it Redazione sportiva
Nel Taekwondo delle Fiamme Azzurre basta avere Fede...
l Korea open di Incheon (Corea), Federica Mastrantoni ( 53 kg) ha regalato all’Italia del taekwondo un magnifico oro in una delle più prestigiose gare di avvicinamento al Campionato Mondiale in programma ad ottobre prossimo a Copenhagen (Danimarca). L’open coreano è ormai una classica del raduno estivo che il Team Italia svolge proprio nella patria e culla del taekwondo. Con il valore aggiunto di essere in questa edizione un test privilegiato per tutti i possibili iridati del vicino mondiale, possiamo ben dire che l’oro di Federica brilla molto e di una luce che ci rassicura per quel che sarà… fra poco più di un mese e mezzo, nella città della Sirenetta e di Andersen. E’ una Federica Mastrantoni raggiante quella che sentiamo subito dopo la straordinaria impresa. Emblematica la sua frase di commento iniziale “Finalmente ce l’ho fatta, me-
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Nelle foto, alcune fasi della premiazione di Federica Mastrantoni
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daglia d’oro all’open in Corea… sono troppo felice”. Le chiediamo notizie sulla gara e sulle sue sensazioni e Federica ci rassicura : “ Non combattevo così da tanto, ero tranquillissima, sicura, serena e felice di ciò che facevo. Forse è proprio per questo che ho vinto, affrontando ogni combattimento col sorriso che mi mancava da tempo”. In totale Federica ha disputato quattro incontri con la finale compresa. Il primo con il Giappone non ha lasciato dubbi sul fatto che la nostra splendida atleta fosse in forma: 15 a 0 perentorio e senza appello per la nipponica. Il secondo incontro contro la rappresentante della China Taipei, valevole per la semifinale, è stato invece dominato per 8 a 5. Nella semifinale qualche brivido fino alla fine con rovescio di sorti per le due contendenti. Federica stessa ci ha raccontato come è andata : « Fino ad otto secondi dalla fine perdevo per 2 a 1, poi, all’ultimo ho tentato il tutto per tutto con un calcio circolare di attacco. Lei però e’ andata indietro schivandolo e ha contrattaccato. Io a mia volta l’ho contrastata con un calcio all’indietro, che vale 2 punti, andando così in vantaggio a pochissimo dalla fine. Ero stremata perché non ho mollato fino agli ultimi secondi». In finale Federica se l’è dovuta vedere
con la coreana padrona di casa e pluridecorata campionessa della disciplina. E’stato un rush finito solo al golden point dopo il parziale pareggio per 3 a 3 nei tempi regolamentari. Un oro quello della Mastrantoni, che le riporta il sorriso dopo tre anni di travagliate vicende sportive a caccia di una qualificazione olimpica per Pechino, mai raggiunta , a causa di diete un po’ debilitanti nel tentativo di gareggiare in una categoria di peso più bassa che non era, né potrà essere, la sua, e di piccoli infortuni che le hanno segnato, per buona parte di questi ultimi periodi agonistici, anche il morale e la voglia di fare bene. Una Mastrantoni ritrovata dunque dopo questo risultato che l’ha resa felice soprattutto per il modo in cui ha gestito la gara «pensando a cose positive, che ce la potevo fare», e, potenza della convinzione nei propri mezzi, così è stato. Federica ce l’ha fatta e d’ora in poi ci auguriamo possa essere più consapevole del suo talento e delle sue enormi possibilità. Pensierino per il futuro: «Spero di affrontare così anche il mondiale di ottobre». F
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Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre l’importanza di chi lavora “dietro le quinte”
il team fisioterapico na delle cose fondamentali che lo sport agonistico dovrebbe insegnare a chi lo pratica, a maggior ragione se in un certo momento diventa anche un mestiere oltre alla passione della vita, è quella di non dimenticare mai che dietro ad ogni prestazione, dietro ai successi o insuccessi che possono rincorrersi lungo tutta una carriera di gare, record e campionati, c’è un gruppo, un team di persone che lavora in direzione di quelle prestazioni e di quei risultati. Ad ognuno di quegli operatori, parlando di società sportive organizzate e di consolidate tradizioni, è affidato un compito, una parte di lavoro svolto soprattutto dietro le quinte, fuori dalla ribalta in cui l’atleta si mostra e dimostra, e che è fatto di giornate senza orari, che cominciano presto o finiscono tardi, senza applausi e senza medaglie. Questa constatazione dovrebbe tendenzialmente far sentire l’atleta sempre protetto e tutelato nel suo ruolo, consapevole dei propri doveri, dell’importanza di ciò che svolge e, non ultimo, dello scudetto dietro cui l’attività sua e di quelle tante altre persone viene ad esistere. Quando si parla di attaccamento alla maglia si intende, secondo me, anche il rispetto delle figure professionali che si prodigano per far sì che tutto proceda nel migliore dei modi per coloro che quella maglia indossano e portano in gara. L’ultimo degli uomini di una scuderia automobilistica che per giorni, mesi e stagioni staziona ai box alla ricerca della perfezione raggiungibile per i mezzi e le tecnologie del momento, si sente partecipe dello sventolio della bandiera a scacchi come il primo dei piloti che taglia il traguardo perché ne ricorda ogni momento di lavoro condiviso a caccia di quel successo. E’ bello vedere quando il pilota vittorioso non si dimentica di fare un cenno al gruppo festante dei suoi e di rilasciare una dichiarazione riconoscente anche verso il loro operato, oltre che sulla bella prestazione personale conclusasi su un gradino del podio. A proposito di tale riflessione, questo mese siamo andati a visitare uno dei luoghi fondamentali grazie ai quale anche l’attività degli atleti della Polizia Penitenziaria può dire di avere i suoi tutori: il settore sanitario delle Fiamme Azzurre. A comporlo tre uomini: il Dott. Alessandro Bomprezzi insieme ai due fisioterapisti Paolo Ranaldi e Giuliano Pompili, nella fisioterapia di Casal Del Marmo, quartier generale e punto di ritrovo di tanti campioni che necessitano di consulti o trattamenti. Una squadra affiatata, competente, nata e sviluppatasi con le
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Fiamme Azzurre a partire dalla metà degli anni 80, quando il gruppo sportivo dei baschi azzurri iniziava la sua attività con i settori atletica e pentathlon. La struttura che oggi conosciamo non esisteva agli albori della società. Paolo Ranaldi, con un’esperienza già matura al seguito delle squadre nazionali di atletica, è stato il primo ad essere reclutato per la nuova avventura nel marzo 1986. Parliamo ancora del Corpo degli Agenti di Custodia, a quattro anni dalla riforma. Ogni mattina svolgeva gran parte del lavoro sanitario/amministrativo relativo agli atleti al Dap, il pomeriggio si recava al campo di Casal Del Marmo per assistere sotto l’aspetto fisioterapico coloro che vi si allenavano giornalmente. Era il periodo in cui gli atleti si trovavano a Roma in raduno permanente, secondo un’impostazione che, Fiamme Azzurre a parte, quasi tutti i corpi militari o militarmente organizzati hanno sostanzialmente conservato nel tempo. Il momento storico era di grande entusiasmo. L’entusiasmo delle nuove avventure, degli inizi, della voglia di crescere e di vincere che accompagna i progetti che promettono di non essere solo i desideri velleitari di pochi appassionati. La scelta iniziale della direzione del gruppo sportivo fu di puntare su giovani che potessero creare lo zoccolo duro di una
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Nella foto, il medico del gruppo Sportivo Alessandro Bomprezzi, al centro, e i fisioterapisti Giuliano Pompili, a sinistra, e Paolo Ranaldi a destra
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lo Sport
A destra, Giuliano Pompili alla macchina di ipertermia sotto, Ranaldi e Bomprezzi
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squadra che, lo possiamo ben dire oggi, sarà in continua ascesa con lo scorrere del tempo. La mole di impegni inizia a crescere e ad affiancare Paolo, nel 1988, contattato dall’allora responsabile del settore tecnico dell’atletica leggera Renato Marino, viene reclutato Giuliano Pompili, un omologo collega con caratteristiche idonee, anch’egli proveniente dall’esperienza al seguito delle squadre nazionali Fidal. In un primissimo periodo, la fisioterapia era un tavolino portatile da sistemare dove servisse assistenza agli atleti e che Ranaldi e Pompili avevano con sé ad ogni seduta di lavoro. Per la location attuale si dovrà attendere fino al 1991, anno in cui le buone intuizioni di chi vedeva nella Fiamme Azzurre la bella realtà che con il tempo sono diventate, iniziano a manifestarsi nei primi successi. Al primo scudetto tricolore, conquistato dall’atletica in quell’anno, segue la decisione del Direttore Generale dell’Amministrazione Penitenziaria Niccolò Amato di destinare al settore sanitario una struttura idonea a supportarne il servizio. L’Amministrazione dota i due ragazzi di tutte le strumentazioni necessarie per lavorare bene e così la fisioterapia inizia a prendere una forma articolata ed organizzata. Altri scudetti, altre vittorie, prime partecipazioni internazioni importanti del club della Polizia Penitenziaria. Le Fiamme Azzurre, lo stato di benessere dei suoi militanti, le
possibilità di crescita sportiva che rappresentavano, cominciano a diventare motivo di interesse per tanti promettenti agonisti di tutta Italia che iniziano ad aspirare al reclutamento. Diventano lontani i tempi in cui si dovevano individuare e convincere delle nuove leve disposte a credere al progetto del team della Polizia Penitenziaria. Nel 1992 approda al gruppo il Dott. Alessandro Bomprezzi.
Atleta di Pentathlon, ex Fiamme Oro, giovane, qualificato in medicina dello sport, medicina aeronautica e spaziale, osteopatia, agopuntura, valutazioni cardiologiche e funzionali, già medico della primavera della Roma. L’uomo giusto per completare la squadra sanitaria. Il fratello Roberto, anch’egli medico, specializzato in neurologia, in quello stesso anno a Barcellona ha consegnato alla storia delle Fiamme Azzurre la prima medaglia olimpica, di bronzo. I suoi trascorsi da atleta sono stati sicuramente la migliore palestra di vita possibile per aiutarlo a comprendere tutte le possibili problematiche, non solo fisiche, che un atleta incontra nello spazio che intercorre tra una vittoria ed il percorso utile da compiere per raggiungerla. L’idea è sempre quella di aiutare, di ottimizzare il rendimento e di venire incontro non dimenticando mai che una buona prestazione è frutto dell’attenzione ai dettagli ed è data dal convergere di tanti elementi in maniera produttiva: le doti naturali geneticamente determinate, l’allenamento, la scelta del materiale tecnico, le condizioni fisiche e psicologiche. Secondo quanto affermato da Bomprezzi nel descrivere il suo lavoro di medico sociale: “Nelle Fiamme Azzurre, società seria e responsabile, da sempre è primaria la tutela dell’atleta, non c’è stato mai un forzare cure o recuperi per la fretta di arrivare. Molto spesso anzi, la questione è proprio quella di fermare gli atleti per evitare loro futuri e maggiori problemi”. Il discorso tutelare è svolto dunque ragionando a lungo termine: curarsi bene fin da subito per non incorrere in complicazioni più serie poi. Se l’atleta, per motivi di distanza geografica o di fiducia vuole scegliere altre strutture sanitarie, altre persone, è libero di farlo. Da referente della società Bomprezzi deve sempre essere informato su ciò che accade e sul percorso terapeutico che segue. Nel caso di patologie che richiedono particolari trattamenti o interventi, in ogni momento l’agonista è sempre supportato con i consigli su strutture e specialisti mirati. Grazie a esperienze e rapporti di stima reciproca maturati nel tempo, molti sono i contatti con enti sanitari di vaglia disposti ad assistere i campioni del gruppo. Sostenere senza essere impositivi è il leitmotiv di Alessandro, Giuliano e Paolo. Per riuscire in ciò, fondamentale è il rapporto di fiducia tra chi cura e chi è curato, quell’elemento delicato che non si compra, ma si costruisce giorno per giorno
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attraverso una dedizione autentica e la capacità di ascolto ai problemi di chi necessità di supporto. A volte è cruciale anche solo quella rara capacità di ascolto al di là delle medicine o delle macchine. I dolori spesso vengono esasperati dall’ansia di gara, spesso basta far capire di essere presenti perché l’atleta gareggi in tranquillità. Il massaggio o la forza che sono in grado di instillare poche parole rassicuranti, rendono questo mestiere un lavoro pratico e di presenza dunque. Paolo ricorda come una delle menti creatrici delle Fiamme Azzurre più illustri, Pietro Mennea fosse solito affermare che al momento della prova dei cambi di staffetta, che anche se il tecnico non faceva o non diceva nulla, il fatto di essere dietro agli atleti in quei momenti, era già un essenziale contributo allo sforzo e alla convinzione di chi doveva correre. Con il doping c’è chiarezza fin dall’inizio con i nuovi reclutati sulla lotta ferma a pratiche proibite: i pochissimi casi che si sono verificati hanno comportato l’allontanamento dei positivi ai test. Più chiari di così…! C’è da dire che in genere i casi di doping sono stati determinati più da superficialità che volontà di artefazione delle prestazioni. Tutti hanno l’obbligo di firmare l’informativa che comporta l’obbligo di comunicare i farmaci assunti in caso di patologie, ma non sempre questo basta, perché doping è considerato anche l’uso di farmaci da banco usati per i disturbi più lievi, che, in fatto di aumentare le prestazioni o le doti fisiche, non hanno nulla a che vedere. Il Team di Casal Del Marmo è responsabile di tutto ciò che accade a livello sanitario e referente della società. Tra le incombenze c’è anche una discreta mole di lavoro amministrativo per i quasi 130 atleti attualmente in attività. Di questo lavoro fanno parte a pieno titolo i controlli delle idoneità, le analisi di laboratorio (nel ciclismo c’è in particolare un obbligo continuo di informare sulla salute degli atleti con esami programmati a cadenze precise), i rapporti con i medici delle federazioni, con l’Istituto di Medicina dello Sport relativamente agli atleti di interesse olimpico, la conservazione di referti e documentazione medica. Giuliano, nella nostra visita in fisioterapia, ci mostra un archivio in cui è contenuta e conservata la vita sanitaria di tutti coloro che sono transitati nel gruppo sportivo, dall’inizio al congedo, o al passaggio ad altro impiego all’interno dell’Amministrazione Penitenziaria. Ci racconta che quando a volte sfoglia alcuni dei faldoni un po’ di malinconia lo assale nel leggere nomi di persone che hanno concluso la loro avventura nelle Fiamme Azzurre. “Per ognuno di loro c’è dietro una storia, un lavoro, un rapporto umano e di amicizia. A volte capita di rincontrare qualcuno che ha messo su famiglia o ha fatto carriera occupandosi d’altro”. Il tempo che scorre si misura anche da aneddoti di vita in evoluzione, o che purtroppo improvvisamente si interrompe. Nel giugno scorso, il magazziniere Giuseppe Micheli, che fin dagli
inizi ha svolto con passione il suo ruolo al servizio delle Fiamme Azzurre, ancora giovanissimo, per gravi problemi di salute ci ha lasciati. La gestione del magazzino avviene in un luogo adiacente alla fisioterapia, e Giuliano sottolinea come quella di Giuseppe, sempre prodigo di passione per quel lavoro svolto per anni fianco a fianco, e avventore scherzoso delle stanze di cura, sia una mancanza forte, un vuoto difficilmente colmabile. Approfittando della chiacchierata a tre a Casal Del Marmo nella quale tutte queste informazioni ci sono state date, è emersa con forza la tesi di apertura: ogni vittoria di un atleta, ogni ritorno all’attività di chi si è seguito e sostenuto con un attento lavoro, è anche una grande soddisfazione del team sanitario oltre che dell’atleta stesso e dell’intero gruppo sportivo. “La cosa importante è far bene il proprio lavoro” ci dice con la sua consueta modestia Paolo, non nascondendo che comunque come il riconoscimento del proprio servizio faccia senza dubbio piacere. Il ringraziamento dell’atleta è il grande suggello dell’impegno profuso. I biglietti scritti a mano o gli articoli di giornale (tutti conservati gelosamente), le dichiarazioni nelle interviste o le telefonate a caldo dell’immediato post-gara, sono la testimoPaolo Ranaldi durante il trattamento di un atleta
nianza tangibile di aver operato bene, di essere considerati parte di una vittoria, di un record abbattuto, di un pass olimpico staccato; di aver chiuso per l’agonista un ciclo di sofferenze e di incertezze quando tutto sembrava difficile, insuperabile ed invece loro tre, che tutto sarebbe evoluto nel migliore dei modi possibile, non avevano mai smesso di crederci per primi. F
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Le Fiamme Azzurre
Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria
Governo e Parlamento si disinteressano dei pensionati e degli invalidi el duemilaotto e nei primi masi di quest’ anno, l’azione dell’Anppe è stata frenata dal contesto politico/economico mondiale e dall’esigenza, in nome dei parametri economici europei, di ridurre lo squilibrio tra entrate e le uscite. Soprattutto sul piano pensionistico/legislativo, non si possono non evidenziare i due grandi fattori che hanno ancora influito sulla soluzione, anche parziale, delle nostre giuste rivendicazioni e cioè: a) progressivo disinteresse del Parlamento alle aspettative degli invalidi pur in presenza di alcuni, precisi punti di riferimento; b) contrarietà del Governo a provvedimenti implicanti aumenti di spesa o riduzioni di entrata. Quali sono state le rivendicazioni dell’Anppe? Affrontati e, costantemente seguiti, gli aspetti legati all’assegno sostituivo dell’accompagnatore militare, all’estensione dei benefici riconosciuti in favore delle vittime del terrorismo, alle vittime della criminalità organizzata e del dovere, stanziati, per la prima volta, dei fondi (10 milioni) per il riconoscimento della causa di servizio al personale militare e civile che abbia contratto infermità o patologie tumorali connesse all’esposizione all’uranio impoverito (di cui al recente DPR 37/2009) le rivendicazioni riguardano: • titolari di 1ª categoria di pensione tabellare il cui trattamento dovrebbe essere almeno agganciato alle competenze mensili che riceve il militare volontario o un apprendista dello Stato,(circa 900 euro) con proporzionali incrementi anche per i titolari dalla 2ª all’8ª categoria di cui all’art. 3 della proposta di legge, atto Camera n. 1826 dell’on. Pelino, n.2070 dell’on. Bobba e del disegno di legge n. 814 del sen. Butti nel più ampio programma/progetto per una pe-
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requazione dei trattamenti previdenziali e risarcitori con gli analoghi emolumenti previsti in campo europeo. Certo è che tutti i lavoratori, pubblici e privati, devono avere lo stesso sistema assicurativo, con uguali procedure ed uguali indennizzi, da qui la scissione tra trattamento previdenziale ordinario determinato su quanto maturato durante il servizio e trattamento previdenziale risarcitorio, esente da imposte, calcolato sullo stipendio medio annuo della categoria di appartenenza ed in proporzione al grado di invalidità riconosciuta; • cosiddetti “pensionati d’annata”, penalizzati dall’indicizzazione programmata (che è stata virtuale e non reale) il cui ultimo provvedimento legislativo risale ad oltre 20 anni fa e che si trovano con un divario economico rispetto al collega, ora collocato in quiescenza, anche del 100150% in meno e che spesso combattono con la propria condizione di sopravvivenza economica e sociale di cui alla proposta di legge n. 1427 dell’on. Formisano. In proposito, il disinteresse parlamentare e governativo, che dura da quattro lustri, è inqualificabile; • titolari di pensione di reversibilità per i quali la famosa legge Dini prevede una riduzione del trattamento riguardo al proprio reddito e dopo che la Corte Costituzionale, nei primi mesi del 2008, ha negativamente chiarito la questione del calcolo della IIS agli effetti delle stesse pensioni maturate dopo l’entrata in vigore della legge 335/95, ma riferite a trattamenti pensionistici diretti considerati prima di tale data e, più in generale, l’aspetto dell’IIS su più trattamenti pensionistici anteriori al 31.12.94. Perciò le disposizioni concernenti la concessione della IIS siano applicabili limitatamente alle pensioni dirette liquidate fino al 31.12.94 ed alle pensioni di reversibilità ad esse riferite, a prescindere dalla morte del coniuge (quindi anche se successiva
all’entrata in vigore della legge 335/95), come contenute nelle proposte di legge, atti Camera 475 (on. Formisano), 1158 (on. Lamorte), 1704 (on. Vannucci), 1827 (on. Pelino); • l’estensione del diritto all’assegno supplementare in favore delle vedove dei grandi invalidi per servizio, di cui alle proposte di legge atti Camera 1421 on. Paglia e 1827 on. Pelino; • fruitori della ben nota legge 68/99 sul collocamento al lavoro dei disabili, affinché non si debba ancora denunciare la quasi totale disapplicazione della norma che è riuscita ad avviare non più del 56% dei soggetti iscritti e sia, inoltre, emanata quella più volte sperata disciplina organica in favore delle vedove e degli orfani di cui al mai concretizzato art. 18 della stessa legge sanando, nel contempo, la disposizione di cui all’art. 3, comma 123 della legge 244/2007 con la previsione che le particolari norme previste in favore dei superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, estese ai superstiti di coloro che sono deceduti per fatto di lavoro, siano applicate anche al coniuge superstite di coloro che siano morti per causa di servizio, nella logica che non possa esistere differenza tra l’orfano di un lavoratore “con la tuta” e quello che indossa “una divisa” (di cui al progetto di legge n. 1822 on. Pelino) in un quadro, però, ove anche l’invalido, la vedova o l’orfano che vorrà inserirsi nel mercato del lavoro dovrà sempre più, avendo frequentato corsi di formazione, essere imprenditore di se stesso o socio d’aziende o cooperative. L’azione più pregnante viene poi rivolta all’annoso problema del riconoscimento della defiscalizzazione parziale delle pensioni privilegiate. Sin dal mese di gennaio 2008 dettagliati promemoria,via via aggiornati nei contenuti rispetto ai provvedimenti all’esame del Parlamento, (es. D.L 112/2008, DPEF
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Settembre 2009 2009/2012, Finanziaria 2009 e provvedimenti collegati) sono stati trasmessi al Presidente del Consiglio, ai Ministri per i Rapporti con il Parlamento e riforme istituzionali, del Lavoro e previdenza sociale, della Solidarietà sociale, della Riforma nella PA., della Difesa, dell’Economia e finanze, dell’Interno, della Giustizia, delle Politiche agricole e forestali, ai sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, della Solidarietà sociale, ecc, nonché a senatori e deputati. Inoltre, pur nella consapevolezza che il proprio ruolo istituzionale non consentiva l’intervento su materie di competenza d’altri organi dello Stato, segnalazioni sono state inviate al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato e della Camera. Da questi interventi sono scaturiti gli ordini del giorno presentati, rispettivamente, dagli onorevoli Bianconi e Pelino e dalla senatrice Negri, in data 23 luglio, 13 e 26 novembre 2008 per impegnare il Governo ad “adottare ogni possibile iniziativa per sancire il carattere risarcitorio delle pensioni privilegiate ordinarie“, ma dopo la loro accettazione da parte del-
l’Esecutivo i successivi, collegati emendamenti sono stati dichiarati “inamissibili” o perché ritenuti estranei al contenuto del provvedimento o perché comportanti aumenti di spesa o riduzioni di entrata. In occasione di una audizione da parte dello Comissione Lavoro del Senato, sono stati evidenziati: a) la semplificazione e lo snellimento delle procedure amministrative relative al riconoscimento, nei confronti dei dipendenti pubblici civili e militari dello Stato, delle infermità dipendenti da causa di servizio, nella considerazione che, a tutt’oggi, l’iter burocratico non termina mai prima di 8/10 anni; b) partendo dall’osservazione che, nella grande maggioranza dei Paesi europei, esiste un unico sistema pensionistico, previdenziale e risarcitorio si dovrebbe prevedere il principio d’eguaglianza formale, sancito dall’art. 3 della Costituzione, secondo cui il legislatore dovrebbe assicurare ad ogni lavoratore, pubblico o privato, identità di trattamento risarcitorio, quando equivalenti siano le condizioni soggettive e oggettive (infortunio nello svolgimento delle sue funzioni/compiti); c) L’estensione ai mutilati ed invalidi per servizio ed ai familiari dei caduti diversi benefici previsti
da vigenti disposizioni in favore dei mutilati ed invalidi di guerra, fino alle più recenti leggi 26 gennaio 1980, n. 9 e 2 maggio 1984, n. 111, che hanno sancito un’identità nella classificazione delle mutilazioni ed infermità dipendenti da causa di servizio con quelle di guerra previste dal DPR 30 dicembre 1981, n. 834 e sue successive integrazioni; d) un’identica misura del trattamento economico (ed adeguamento automatico) per quanto riguarda gli importi degli assegni di superinvalidità, di assistenza e accompagnamento e cumulo previsti nei confronti dei grandi invalidi per servizio rispetto a quelli attribuiti ai grandi invalidi di guerra (art. 2 legge 29 gennaio 1987, n. 13). Con riferimento quindi, ai provvedimenti all’esame della Commissione, per quanto di interesse per la nostra categoria, è stato espressa, nel suo complesso, la piena condivisione per la proposta di legge n. 1457; e) estensione dell’esenzione dei farmaci di classe C in favore degli invalidi per servizio di prima categoria. La vita e la struttura di un’Associazione come la nostra devono fondarsi sulla solidarietà, sull’umiltà e sulla volontà dei propri iscritti. F
Cagliari: Festa del Corpo Il 24 giugno 2009, in occasione della Festa del Corpo celebrata a Cagliari presso la Fiera Internazionale della Sardegna - Palazzo dei Congressi, la sezione ANPPe era presente con il proprio Labaro, accanto ai Gonfaloni della Regione, della Provincia e del Comune, decorato alla medaglia d’oro al valor militare. A coordinare le Associazioni combattentistiche e d’Arma è stato preposto l’Ass.te capo Paolo Spano. F
Le foto della Cerimonia
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Le Fiamme Azzurre Enna: Festa regionale della Polizia Penitenziaria
Come di consueto, il Provveditorato Regionale della Sicilia ha celebrato presso il Castello di Lombardia a Enna, la Festa Regionale del Corpo. Nell’occasione il Provveditore Orazio Fa-
ramo ha, ancora una volta, sottolineato la presenza dell’ANPPe, dicendo testualmente ai nostri giovani colleghi: « ... di non disperdere i semi che i nostri pensionati ci hanno lasciato, ringraziando di ciò l’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria oggi qui rappresentata dalla sua sezione di Ragusa...» Nel discorso del Vice Capo del Dipartimento Consigliere Santi Consolo, invece, non è stata pronunciata una sola parola che riguardasse l’Associazione, accrescendo ancora di più, la convizione nei nostri pensionati di essere stati dimenticati dall’Amministrazione a cui hanno dato tanto. Sono seguiti attestati di stima da parte di altre autorità presenti, tra cui l’ex Capo
del Dipartimento Pres. Giovanni Tinebra, che si è complimentato con il personale Anppe presente, tenendo sempre alto lo spirito di Corpo. F Giovanni La Magra
Alessandria: lapide in onore dei caduti della rivolta del ‘74
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Il 20 giugno 2009, è stata posta davanti alla Casa Circondariale di Alessandria, in piazza Don Soria, alla presenza delle vedove Cantiello e Gaeta una lapide in commemorazione della rivolta avvenuta il 9 e 10 maggio 1974, dove persero la vita il Brigadiere Gennaro Cantiello e l'Appuntato Sebastiano Gaeta, oltre ad altro personale civile dell'istituto. Erano presenti numerose autorità fra cui il sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio, il vescovo Mons. Giuseppe Versaldi, il Prefetto Dott. Francesco Paolo Castaldo e il Questore Dott. Mario Rosario Masini. L'iniziativa è stata fortemente voluta e realizzata dal Presidente dell'Anppe di Alessandria Cav. Antonio Aloia e da tutti gli iscritti all'Associazione per ricordare i colleghi uccisi durante la tragica rivolta nel carcere di Alessandria. F Leonardo Salerno Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009
Settembre 2009 Venezia: premio “amico forze dell’ordine 2009” Nella splendida cornice della cerimonia in onore di tutte le vittime del terrorismo, organizzata dall’Anppe - Venezia, si è svolto l’annuale Premio Amico Forze dell’Ordine, che ogni anno viene assegnato ad un personaggio che si è messo in evidenza nei confronti delle Forze di Polizia. Per l’anno 2009, in occasione del decennale della manifestazione, l’Anppe ha premiato il Comune di Barletta, città decorata con Medaglia d’Oro al Valor Militare. Il Comune di Barletta veniva premiato per la costante presenza in occasione di richieste di collaborazione per l’organizzazione della cerimonia in onore della Madonna della Sfida, e la particolare attenzione alle problematiche legate all’ordine pubblico, il premio veniva ritirato dal Sindaco Ing. Nicola Maffei. Il secondo premio è andato all’Onorevole Alfredo Mantovano, Sottosegretario all’Interno, persona sensibile soprattutto per il suo attaccamento alle Forze di Polizia ed agli ideali che le Istituzioni rappresentano. Premiato come Amico Forze dell’Ordine - 2009 il Direttore degli uffici postali di Mira (Ve ) Massimo Zampieri, da sempre impegnato nel sociale e attento alle problematiche giovanili. Infine, targa d’Onore , all’Onorevole Mirko Tremaglia, ex Ministro per gli Italiani nel mondo, artefice del gemellaggio con la comunità Italiana di San Antonio -Texas; in occasione della cerimonia Madonna della Sfida, molto toccanti sono state le parole dell’On. Tremaglia, parole che hanno avuto il loro peso per la concessione della Targa d’Onore : «Un Popolo senza memoria non può avere un futuro». F Filomeno Porcelluzzi
Il Comm. Ezio Giacalone (PRAP Padova) premia Massimo Zampieri
Il Sindaco di Barletta ritira il premio
Venezia: Quadrangolare di calcio per beneficenza La Polizia Penitenziaria scende in campo per aiutare la ricerca. Si è svolto presso lo Stadio Baracca di Mestre un quadrangolare di calcio tra AVA (Associazione Albergatori ), Polizia Penitenziaria, Polizia di Stato e Polizia Municipale a favore della ricerca contro le malattie genetiche rare del cervello. La gara sportiva vedeva in palio il terzo trofeo in memoria di Alvise Maschietto, Presidente del gruppo Giovani Albergatori dell’AVA e figlio dell’attuale presidente dell’AVA, Franco Maschietto. Per la compagine dei Baschi Azzurri solo un piazzamento d’onore, ma tanta soddisfazione per aver dato il dovuto appoggio ad una giusta causa. F Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009
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dalle Segreterie Pesaro: autoconsegna e protesta del personale dell’Istituto di pena
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el mese di luglio 2009, nella città di Pesaro si sono svolte due manifestazioni di protesta del personale della Polizia Penitenziaria; prima, per 14 giorni il personale si è autoconsegnato per protestare contro le gravi situazioni in cui versa l’istituto pesarese; successivamente, ha messo in atto una grande manifestazione svoltasi di fronte alla Prefettura di Pesaro per denunciare la mancanza cronica di personale. Alle due manifestazioni sono intervenuti, e hanno solidarizzato con i poliziotti, gli Onorevoli David Favia, Carlo Ciccioli, Luca Paolini, Amedeo Ciccanti, il Sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli, il Presidente della Provincia Matteo Ricci, il Consigliere Regionale Giancarlo D’Anna e vari esponenti del mondo po-
litico locale. Il Prefetto della città ha ricevuto in rappresentanza di tutti i sindacati il Consigliere Nazionale del Sappe Aldo Di Giacomo. F
Lamezia Terme: una grande squadra di calcio a cinque
Sassari: Laurea in istituto L’Assistente Manuela Manueli in servizio presso la Casa Circondariale di Sassari, nel mese di luglio 2009 ha festeggiato con molta soddisfazione la chiusura dei propri studi con la sospirata Laurea in Economia e Commercio, conseguita presso l’Università degli Studi di Sassari. Congratulazioni da parte delle Segreterie Locale e Provinciale del Sappe nonchè dalla Redazione della Rivista.
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a rappresentativa della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Lamezia Terme, sostenuta dal S.A.P.Pe., si è aggiudicata per la terza volta, sulle quattro edizioni svoltesi, il Torneo Interforze di Calcio a Cinque, disputatosi presso il Lido del Finanziere di Lamezia Terme. Alla manifestazione hanno partecipato le squadre locali della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Municipale, del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Penitenziaria. La finale, svoltasi il 12 agosto 2009, tra le squadre della Polizia Penitenziaria e dei Carabinieri è finita sul punteggio di 2 a 1 per la squadra sostenuta dal S.A.P.Pe. Per la cronaca, agli atleti biancoazzurri sono stati assegnati anche il titolo di capocannoniere al collega Alessandro Gagliardi con 22 centri e il titolo di miglior portiere al collega Giovanni Cosentino. F Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009
Spoleto: operazione del Nucleo Investigativo Centrale Nel mese di luglio 2009 è stata brillantemente portata a termine l’operazione denominata cleaning che ha portato in carcere anche il Direttore Sanitario dell’istituto di Spoleto. Determinante per le indagini è stato l’apporto fondamentale di personale del Nucleo Investigativo Centrale di Spoleto, Perugia e Terni. Le indagini erano partite nel 2008 dietro segnalazione della Divisione Investigativa Antimafia. A margine dell’ottimo lavoro svolto dal NIC della Polizia Penitenziaria, il DAP ha recentemente trasferito alcuni dei detenuti coinvolti per motivi di opportunità penitenziaria in altre sedi. Rimane ora da comprendere quali possano essere i motivi per cui l’Ufficio detenuti ha creduto bene di premiare alcuni dei detenuti implicati nel fatto, trasferendoli in istituti prossimi al loro nucleo familiare; uno di essi, siciliano, è stato trasferito a Palermo, un’altro, calabrese ma residente in Lombardia è stato trasferito a Parma. In tutta sinceritò non crediamo che siano questi i segnali giusti da dare ai detenuti protagonisti ti tali incresciosi episodi, compiuti, spesso, per ottenere benefici di vario genere. F
Ampio spazio della operazione sulla stampa locale
Massa: ultimo saluto a Salvatore Poche settimane fa, un destino crudele spezzava la vita di un grande amico, prima ancora che collega, pioniere del Sindacato Sappe: l’Ispettore in congedo Salvatore Di Bernardi. Nato da umile famiglia 57 anni fa a Rotondella, un piccolo Comune della Provincia di Matera, aveva impostato la propria esistenza su principi di alto spessore morale, con un forte senso dello Stato ed evidente altruismo. Ne è prova l’opera di volontariato che
lo stesso svolgeva, con dedizione, tra le fila della Croce Rossa Italiana, benché già in pensione da diverso tempo. Ma il vero amore della sua vita è sempre stata la famiglia alla quale era morbosamente legato e senza la quale non muoveva un passo. Alla moglie Vera e alla figlia Barbara le più sentite condoglianze e i sentimenti più vivi di affetto e vicinanza. Mario Novani Segretario Provinciale S.A.P.Pe. Massa
VERONA: lutto in segreteria Il giorno 2 agosto a Verona è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Vincenzo Buccheri, Presidente del Movimento Cristiani Lavoratori “M.C.L.”, Ente con il quale questa segreteria provinciale collabora da molti anni, per la compilazione delle varie dichiarazioni dei redditi degli iscritti al Sappe. Vincenzo, oltre ad essere stato uomo di grande statura morale che credeva nei sani valori della vita e della famiglia, è sempre stato disponibile e attento alle problematiche della Polizia Penitenziaria e nel tempo si è rivelato un
grande amico del Sappe, tanto da interessarsi, in prima persona, insieme ad altri politici locali, affinchè a più di cento, dei quasi 350 colleghi del carcere di Verona, venisse assegnato l’alloggio pubblico. Il Segretario Provinciale Sappe di Verona Gerardo Notarfrancesco e tutti i delegati lo vogliono ricordare con gratitudine per il suo lungo e appassionato impegno associativo e civile. Ciao Vincenzo resterai sempre nei nostri cuori. Gerardo Notarfrancesco
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dalle Segreterie Napoli: Salvataggio provvidenziale armine Nunziata, 34 anni, agente di Polizia Penitenziaria in servizio a Napoli Poggioreale, durante le proprie vacanza in Sardegna ha soccorso una bagnante in difficoltà, mettendo a rischio la propria vita per salvare quella di una donna che stava annegando. Carmine Nunziata si è gettato in mare ed ha trascinato a riva Monika Hodek, 65 anni, tedesca ma da tempo residente a Castelsardo, in provincia di Sassari. E’ proprio il meraviglioso, e allo stesso tempo pericoloso, mare della Sardegna che è stato protagonista di questo episodio. La Signora Hodek dopodichè ha scritto al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e alla direzione della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale, per ringraziare e raccontare come la generosità e la preparazione di Nunziata Carmine abbia permesso di salvarle la vita. F
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Viterbo: Servizio d’ordine pubblico per la Polizia Penitenziaria dell’istituto locale
ei giorni 3 e 6 settembre 2009 si sono svolte a Viterbo due importanti manifestazioni nell’ambito delle celebrazioni in onore della patrona della città Santa Rosa; il trasporto della famosa Macchina di Santa Rosa e la visita del Santo Padre Benedetto XVI.
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Con professionalità, il Reparto di Polizia Penitenziaria di Viterbo ha partecipato allo svolgimento del servizio di Ordine Pubblico, riscuotendo apprezzamenti da parte delle varie figure istituzionali presenti. Assume gran valore il fatto che i colleghi
impegnati in quei giorni abbiano dato la loro disponibilità essendo liberi dal servizio. Questo ha reso possibile sia lo svolgimento del servizio di Ordine Pubblico sia il normale andamento dei servizi d’istituto. F
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Burnout stress correlato nizio la mia collaborazione con questa rivista trattando il burnout, un argomento che fino a qualche tempo fa era collegato strettamente alle realtà lavorative denominate helping profession, ovvero a quelle professioni che hanno come obiettivo principale quello di instaurare una relazione di aiuto che Perlman (1979) definisce con delle caratteristiche ad essa strettamente complementari: calore, empatia, interessamento, autenticità. Nella analisi del fenomeno del burnout può risultare utile anche la psicologia di comunità, in quanto non si limita allo studio del disagio del singolo individuo, ma osserva soprattutto l’interazione complessa tra l’individuo, il suo ambiente lavorativo e l’intero contesto sociale; inoltre, essa in modo più lungimirante punta alla risoluzione del rischio di burnout negli operatori attraverso interventi preventivi e non di tipo riparativo. Sebbene non esista una definizione di burnout univocamente accettata, potremmo identificare questo fenomeno come una sindrome complessa, con una componente prevalentemente collegata alla psiche, che si instaura come una risposta emotiva, cognitiva e comportamentale, ad una condizione di stress lavorativo prolungato, i cui effetti si ripercuotono non solamente sulla salute dell’operatore, ma anche sulla sua produttività e capacità nell’adempimento dei compiti insiti nell’organizzazione lavorativa. La condizione di disagio non colpisce soltanto la sfera personale ma diventa un
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problema pubblico, poiché si ripercuote sul funzionamento dei servizi che operano a beneficio della comunità intera. Esaurimento emotivo, depersonalizzazione e mancata realizzazione professionale sono le tre grandezze principali che definiscono la sindrome; la prima diventa evidente quando il soggetto ha la percezione di non poter offrire niente agli altri (colleghi e detenuti), sviluppando così sentimenti di depressione, impotenza, rabbia, irritabilità con sintomi e segni fi-
sici tra i quali possiamo annoverare insonnia, nausea, tensioni muscolari e stato di affaticamento; la depersonalizzazione si manifesta con una totale indifferenza che fa da propellente ad un comportamento di negatività verso se stessi e gli altri; la mancata realizzazione professionale implica la sfiducia nelle proprie potenzialità con una continua revisione a livello critico di tutto ciò che si è costruito in precedenza. Vi sono molte professioni, tra le quali potremmo annoverare i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, gli avvocati, gli insegnanti, gli Agenti di Pubblica Sicurezza, che non sono propriamente ricomprese nelle helping profession, ma che
hanno come pilastro portante il rapporto diretto e continuativo con uno specifico utente; ed è proprio questo rapporto che può essere definito come fonte di stress, per la sua continuità e particolarità. Appare chiaro che la categoria della Polizia Penitenziaria rientra in quanto sopra descritto proprio perché gli Agenti sono coloro che sono incaricati di punire il reo attraverso la reclusione. Inoltre, in particolare si devono considerare le varie tipologie di detenuti e internati su cui l’agente deve esercitare il controllo, la sorveglianza e la rieducazione, tra i quali possiamo annoverare i detenuti in attesa di giudizio, i condannati in via definitiva, gli stranieri, i tossicodipendenti, i sieropositivi, i malati mentali, i cosiddetti colletti bianchi... Il compito a cui essi sono chiamati, proprio per la sua particolarità, racchiude in se molti fattori di stress, in considerazione dei rischi e della continua tensione a cui gli agenti sono sottoposti quotidianamente. Inoltre se si considerano gli agenti di Polizia Penitenziaria, che operano all’interno di uno stesso istituto di pena, come una comunità, è possibile notare come paradossalmente non si sia sviluppato un meccanismo di solidarietà, tipico delle comunità, che, in genere, conduce ad una capacità di risposta positiva ad eventi stressanti. Gli agenti di Polizia Penitenziaria sono sottoposti invece, ad un continuo stress dovuto sia alla relazione con i detenuti, le loro problematiche, le loro condizioni, sia alla relazione con i colleghi, i superiori e i dirigenti dell’istituto penale, sia alla realtà organizzativa e ai compiti isti-
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tuzionali che a volte appaiono più o meno delineati e contradditori. Lo stress, che questi operatori sopportano può quindi essere visto come una conseguenza della interrelazione con l’ambiente ed insorge tutte le volte che è presente uno squilibrio tra le richieste dell’ambiente stesso e le risorse personali. Gli elementi di stress, denominati stressors, che possono predisporre l’insorgenza del burnout nell’ambito lavorativo sono i più intensi e svariati. I fattori ambientali sono riconducibili a varie tipologie tra le quali possiamo comprendere gli stressors esterni ovvero il tipo di lavoro, il carico esageratamente elevato, le scadenze pressanti, le non perfette attribuzioni di ruolo, la totale o parziale mancanza di informazioni, la scarsa partecipazione alle decisioni, le cattive relazioni con i colleghi e i superiori, il rapporto continuativo con un numero elevato di soggetti a cui si possono aggiungere, altresì, le caratteristiche organizzative del lavoro, le aspettative e le aspirazioni dei lavoratori, quali insicurezza sulle opportunità di carriera e le incertezze economiche; altri fattori sono
costituiti da gli stressors interni, tra i quali ricomprendiamo i bisogni, le aspettative, gli ideali, le motivazioni ed i conflitti personali. Queste fonti di stress, valutati come fattori che possono causare demotivazione e insoddisfazione, possono inevitabilmente condurre ad un deterioramento delle prestazioni professionali degli Agenti ed alla messa in opera di eventuali strategie di coping provocando quell’atteggiamento distaccato e innaturale con i detenuti e gli internati, tipici del burnout (come il ritiro, l’evitare situazioni spiacevoli il distacco), messe in atto per lenire lo stato di pressione costante e crescente e il senso di incapacità a cambiare la condizione di malessere, che risultano sicuramente in contrasto con lo svolgimento del lavoro. Anche i fattori individuali, quali le caratteristiche demografiche, i tratti psicosomatici e la attitudine verso il lavoro sono correlabili con la sindrome del burnout. Se però, a seguito di una interazione fra condizioni soggettive e oggettive di stress e l’attuazione del proprio lavoro, si verificasse un declino sempre maggiore
delle capacità di resistenza al proprio dovere da parte degli Agenti, sarebbero diversi i problemi e le conseguenze che si ripercuoterebbero, prima nei detenuti, poi nella realtà penitenziaria ed anche nell’istituzione giustizia. Infine l’analisi dei compiti e delle funzioni degli Agenti Penitenziari ha portato a considerare una contraddizione in relazione al loro ruolo: la partecipazione degli operatori all’osservazione e al trattamento dei detenuti al fine riabilitativo, coerente con il dettato costituzionale, potrebbe collidere con la più consolidata funzione di controllo e sorveglianza degli stessi, costituendo potenzialmente un ulteriore fattore di rischio di burnout. Ed è proprio per i motivi sin qui citati che sarebbe preferibile, attraverso un monitoraggio continuo del sistema penitenziario, una maggior attenzione allo stato di benessere degli Agenti di Polizia Penitenziaria, anche attraverso una puntuale applicazione della Legislazione inerente la Sicurezza sul Lavoro tendere ad un miglioramento delle condizioni degli operatori per garantire il funzionamento di un così delicato ganglio del nostro Stato. F
Dott.ssa Lucilla Mugnaini • Dirigente Medico I Livello presso il Servizio di Medicina Legale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS); • Dirigente Medico nella Disciplina Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza - Presidio Ospedaliero “S. Maria della Speranza” - U.O. Pronto Soccorso - Battipaglia (SA); • Assistente Pneumologo presso il reparto di Pneumologia Riabilitativa IRCCS S. Raffaele; • Assistente Medico presso il reparto di Medicina e Medico di guardia presso la Casa di Cura Privata, “Villa Pia”; • Medico di guardia e consulente Pneumologo del Centro Studi Medicina
Preventiva presso La Corte dei Conti di Roma;
Nella foto la dott.ssa Lucilla Mugnaini
• Dirigente Medico nelle attività territoriali programmate (Compiti d’Istituto - Medicina Scolastica – Vaccinazioni) nel territorio del I Distretto - Fiumicino; • Membro delle seguenti società scientifiche: European Respiratory Society (ERS) dal 2004; European Academy of Allergology and Clinical Immunology (EAACI) dal 2004; Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR) dal 2005. Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (SIMEU) dal 2006. • Docente di corsi della Scuola Medica Ospedaliera e Consulente tecnico d’ufficio (CTU) per il Tribunale Civile di Roma.
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Cinema dietro le sbarre La banda Baader Meinhof
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l film La banda Baader Meinhof di Uli Edel racconta, senza alcuna esitazione, la guerriglia urbana della Rote Armee Fraktion, il famoso gruppo terroristico tedesco denominato con l’acronimo RAF. La pellicola inizia nella Germania Federale del 1967 quando, durante una manifestazione pacifica contro la visita di stato dello Scià di Persia Reza Pahlavi, la polizia attacca duramente i manifestanti, spara e uccide lo studente Benno Ohnesorg. Ulrike Meinhof, giornalista militante della sinistra radicale tedesca, scrive articoli di fuoco contro il pugno duro del governo tedesco e in difesa degli studenti che le Autorità e il resto della stampa descrivono come meri teppisti. La Meinhof, oltretutto, si schiera apertamente contro l’intervento americano in Vietnam. In seguito, Ulrike conosce e intervista in carcere Gudrun Ensslin, figlia disinibita di un pastore protestante, madre di un figlio ripudiato e compagna di politica e di cuore di Andreas Baader, arrestata e condannata per aver appiccato un incendio in un magazzino di Francoforte. Affascinata dalla forza delle loro idee e della loro azione politica, la giornalista aiuta Gudrun a far evadere il suo compagno nella primavera del 1970. Proprio l’evasione di Baader diventa l’atto di nascita della RAF e determina l’inizio della clandestinità anche per la Meinhof. Viene, così, elaborato proprio dalla Meinhof il manifesto programmatico del gruppo armato, ed inizia, per il gruppo, la frequenza dei campi militari palestinesi, dove verranno addestrati alle armi e alla guerriglia urbana. Baader, Meinhof e Gudrun, rientrati in patria dalla Palestina, cominceranno a rapinare banche e compiere attentati dinamitardi e omicidi per abbattere il capitalismo e combattere lo Stato nemico. Trascorreranno in questo modo dieci anni di piombo e sangue fino al suicidio collettivo nel carcere di massima sicurezza di Stammheim, a Stoccarda.
Sopra, la locandina sotto, alcune scene del film
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La scheda del Film Regia: Uli Edel Titolo originale: Der Baader Meinhof Komplex Tratto dal libro-inchiesta: Der Baader-Meinhof Komplex del giornalista Stefan Aust. Soggetto: Stefan Aust (II) (libro) Sceneggiatura: Bernd Eichinger, Uli Edel (co-sceneggiatore) Fotografia: Rainer Klausmann Musiche: Florian Tessloff, Peter Hinderthür Montaggio: Alexander Berner Scenografia: Bernd Lepel Arredamento: Johannes Wild Costumi: Birgit Missal Effetti: Die Nefzers Produzione: Constantin Film Produktion, Nouvelles Edititions de Films, G.T. Film Production Distribuzione: BIM,DVD: BIM /01 Distribution Home Video Personaggi ed Interpreti: Ulrike Meinhof: Martina Gedeck Andreas Baader: Moritz Bleibtreu Gudrun Ensslin: Johanna Wokalek Horst Herold: Bruno Ganz Peter Homann: Jan Josef Liefers Petra Schelm: Alexandra Maria Lara Dietrich Koch, assistente di Horst Herold: Heino Ferch Brigitte Mohnhaupt:Nadja Uhl Susanne Albrecht: Hannah Herzsprung Jan-Carl Raspe: Niels Bruno Schmidt Holger Meins: Stipe Erceg Christian Klar: Daniel Lommatzsch Peter-Jürgen Boock: Vinzenz Kiefer Stefan: Volker Bruch Genere: Drammatico Durata: 149 minuti Origine: Germania, 2008
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a cura di G. B. De Blasis
Celda 211
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Il giovane Juan Oliver (interpretato da un convincente Alberto Ammann) è riuscito a farsi assumere come guardia penitenziaria. Per non sembrare troppo sprovveduto il primo giorno di servizio, decide di rendersi conto in anticipo del nuovo luogo di lavoro e si presenta in carcere ventiquattro ore prima. Purtroppo per lui questa non si rivela una scelta felice. Infatti, mentre si trova all’interno del braccio di massima sicurezza, viene colpito alla testa da un pezzo di intonaco che si stacca dal soffitto e perde conoscenza. Si risveglierà, più tardi, all’interno della cella 211 dove i suoi colleghi l’avevano disteso per andare a cercare soccorso. Nel frattempo, però, proprio all’interno della massima sicurezza è scoppiata una rivolta dei detenuti capeggiata dal pericolosissimo Malamadre. A questo punto, l’unica speranza di salvezza per Juan Oliver è quella di fingersi anch’egli un detenuto e mimetizzarsi tra gli altri nel cuore della rivolta. Celda 211 è un film di genere che si ispira apertamente al prison-movie americano laddove il protagonista, Juan, è un personaggio ordinario calato in un contesto straordinario. Ma un occhio il regista Daniel Monzon lo strizza anche al maestro Hitchock allorquando decide di rovesciare i ruoli con il personaggio principale che si finge oppositore per sopravvivere e che si scopre, alla fine, capo carismatico e principale fautore della rivolta carceraria. Una rivolta che, come accade nel miglior cinema di genere, ha una forte connotazione politica e affronta argomenti come la condizione carceraria e la denuncia delle violenze di regime, le questioni diplomatiche con il governo basco e la gestione dei terroristi dell'ETA. E non manca, infine, la condanna del ruolo fondamentale dei media sull'opinione pubblica.
A fianco la locandina sotto alcune scene del film
La scheda del Film Regia: Daniel Monzón Titolo originale: Celda 211 Altri titoli: Cellule 211 - Cell 211 Tratto dal romanzo: Celda 211 di F.P. Gandull Soggetto: F.P. Gandull (romanzo) Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría (adattamento), Daniel Monzón (adattamento) Fotografia: Carles Gusi Musiche: Roque Baños Montaggio: Cristina Pastor Scenografia: Antón Laguna Costumi: Montse Sancho Produzione: La Fabrique 2, La Fabrique de Films, Morena Films, Telecinco Cinema, VACA Films PRESENTATO ALLA Distribuzione: 6ª EDIZIONE DELLE Personaggi ed Interpreti: 'GIORNATE DEGLI Malamadre: Luis Tosar AUTORI' (VENEZIA, Juan Oliver: Alberto Ammann 2009). Utrilla: Antonio Resines Elena: Marta Etura Apache: Carlos Bardem Almansa: Manuel Morón Releches: Luis Zahera Tachuela: Vicente Romero Armando Nieto: Fernando Soto Elvis: Jesús Carroza Direttore del carcere: Manolo Solo Germán: Félix Cubero Calígula: Juan Carlos Mangas Antonio Durán 'Morris': Jesus Del Caso Genere: Drammatico Durata: 104 minuti Origine: Francia, Spagna 2009
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Opinioni
Aldo Maturo* avv.maturo@gmail.com w
I furbetti della
104 « Nella foto, particolare di un diversamente abile in carrozzina
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...stanare i farabutti e gli approfittatori”». Questo il nuovo motto di Brunetta, già fustigatore dei fannulloni di Stato, che -con il braccio armato dell’INPS - ha lanciato la nuova campagna contro gli statali che fruiscono della legge 104, quella che dal 1992 detta i principi in materia di diritti, integrazione sociale e assistenza della persona. La nuova sfida è partita forse dalla constatazione che nel 2007 i giorni di permesso fruiti da questi dipendenti-familiari sono stati 4.313.388, pari al 6% di tutte le assenze nel pubblico impiego e, benché i disabili siano ben presenti al nord come al sud, nel meridione la fruizione dei permessi è stata doppia rispetto alle altre zone d’Italia. Materia del contendere è l’art.33 della legge 104/1992 nella parte in cui prevede che, oltre ai genitori, anche i parenti ed affini entro il terzo grado, conviventi, hanno diritto a tre giorni di permesso mensile fruibili anche in maniera continuativa a condizione che la persona con handicap in situazione di gravità non sia ricoverata a tempo pieno. Altro importante beneficio era che il familiare lavoratore, con rapporto di lavoro pubblico o privato, che assisteva con continuità un parente o un affine entro il terzo grado handicappato, aveva diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e non poteva essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede. Da anni l’interpretazione di tali norme ha riempito gli scaffali delle segreterie dei Tar in un infinito contenzioso tra i dipendenti e la Pubblica Amministrazione. Bisogna riconoscere che sono stati ri-
spolverati nonni, zii e congiunti ignorati da anni, si sono modificate fittiziamente residenze anagrafiche per istruire pratiche finalizzate soprattutto ad ottenere trasferimenti di sede o per restare comodamente nella propria sede di servizio anche quando all’avanzamento di grado e/o carriera era correlato per tutti gli altri colleghi il trasferimento di sede. Brunetta ha saputo, ha sondato ed è partito contro i furbi della legge 104. Il disegno di legge 1167 prevede che il beneficio dei tre giorni di permesso mensile compete qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. Il predetto diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza alla stessa persona con handicap in situazione di gravità. Per i trasferimenti di sede, invece, il genitore o il familiare lavoratore, con rapporto di lavoro pubblico o privato, che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado handicappato ha diritto a scegliere, ove possibile, la
sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere (prima era al domicilio del dipendente) e non può essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede Ferma restando la verifica dei presupposti per l’accertamento della responsabilità disciplinare, il lavoratore decade dai diritti qualora il datore di lavoro, avvalendosi dei competenti organi della pubblica amministrazione, accerti l’insussistenza o il venir meno delle condizioni richieste per la legittima fruizione dei medesimi diritti. Ma Brunetta sa che alla base di queste richieste ci deve essere il riconoscimento, per il familiare infermo, dello status di handicap in forma di particolare gravità. Ed allora è andato alla fonte e, probabilmente senza nutrire una eccessiva fiducia per i medici delle Commissioni ASL, ha inserito nel decreto legge 26.6.2009 l’art.20, chiamandolo appunto, senza tanti scrupoli, Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile. Con esso ha stabilito che: 1) A decorrere dall’1.1.2010, le commissioni di accertamento presso le Asl saranno integrate da un medico del-
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l’INPS quale componente effettivo; 2) L’accertamento definitivo dell’invalidità civile e dell’handicap sarà effettuato dall’INPS. Il decreto non ne parla ma è’ da ritenere che dopo la visita alla ASL bisognerà essere risottoposti ad una nuova visita davanti ad una Commissione Medica INPS; 3) Spetterà alla commissione Inps il compito di accertare la permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei soggetti riconosciuti invalidi civili e portatori di handicap; in caso di comprovata insussistenza dei prescritti requisiti sanitari, verranno revocati i correlati benefici; 4)Dall’1.1.2010, le domande per il riconoscimento dell’invalidità civile (sordità, cecità, handicap e disabilità) non si presenteranno più alle Asl ma all’Inps che le trasmetterà per via telematica alle Asl. All’istanza sarà allegata la certificazione medica completa attestante l’invalidità, le cui tabelle percentuali saranno comunque riviste (e certamente ridotte). Ultimo passaggio interessante è che anche nei procedimenti giurisdizionali civili relativi a prestazioni sanitarie previdenziali, nel caso il giudice nomini un consulente tecnico d’ufficio, all’indagine dovrà assistere un medico legale dell’INPS, su richiesta, a pena di nullità, del consulente nominato dal giudice. Il medico INPS potrà assistere alle udienze, compiere indagini, chiedere chiarimenti alle parti, assumere informazioni da terzi. Questi medici dell’INPS di certo saranno molto rigorosi visto che se il Ministero dell’Economia e delle Finanze da solo, o in solido con l’INPS, viene condannato, è l’INPS che dovrà pagare le spese legali, di consulenza tecnica o del beneficio assistenziale (Art.20/ 5 D.L.26.6.2009). E visto che era in vena di potenziamento dei poteri dell’INPS, il nostro Ministro ha previsto, con l’art.19 dello stesso decreto, che al fine di assicurare un quadro completo delle assenze per malattia nei settori pubblico e privato, nonché un efficace sistema di controllo delle stesse in
tutti i casi di assenza per malattia, la certificazione medica sarà inviata per via telematica, direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria che la rilascia, all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale e dal predetto Istituto sarà immediatamente inoltrata, con le medesime modalità, all’amministrazione o al datore di lavoro privato interessati (chissà quanto tempo aspetterà il capo ufficio prima di sapere perché il Sig.Fantozzi non è presente in ufficio...) Ritornando alla 104, certo è che l’INPS dovrà di certo rivedere alcune sue posizioni. Con la circolare n.90 del 23.5.2007, destinata a rappresentare una svolta storica nella gestione della materia, aveva impartito alle sedi periferiche il seguente indirizzo : «... Per la concessione dei benefici in parola non ha rilevanza il fatto che nell’ambito del nucleo familiare della persona da assistere si trovino conviventi familiari idonei a fornire l’aiuto necessario, né è indispensabile che l’assistenza sia quotidiana se sussistano i caratteri della sistematicità e
dell’adeguatezza rispetto alle concrete esigenze del caso. I benefici (…) debbono essere riconosciuti anche a quei lavoratori che, pur risiedendo o lavorando in luoghi anche distanti dalla persona disabile, offrono al medesimo disabile un’assistenza sistematica ed adeguata». ...Addirittura il requisito dell’esclusività dell’assistenza - diceva l’INPS - è compatibile anche ove sia presente e concomitante il ricorso alle strutture pubbliche e addirittura al ricorso di assistenza con personale badante, mentre resta escluso solo in caso di ricovero a tempo pieno per le intere 24 ore. Solo qualche anno prima la stessa INPS, con circolare 128 del 2003, aveva preso atto che sono da riconoscere come validi i motivi di indisponibilità all’assistenza a carico di quei parenti che hanno in famiglia più di tre minorenni o un bambino di età inferiore a 6 anni. Anche la magistratura dovrà rivedere posizioni spesso consolidate. Il Tar di Napoli, sez. VII, 10.5.2007 aveva ritenuto, ad esempio, che «la finalità della norma non è infatti volta solo al riavvicinamento del soggetto al nucleo familiare, ma è diretta ad evitare che il portatore di handicap si trovi senza assistenza a causa della lontananza della sede di servizio della persona che se ne occupa in modo continuativo» ed aveva aggiunto : «il legame che la norma intende tutelare…. è diretto in modo specifico verso quel soggetto su cui ricadono il maggior sforzo e la maggiore responsabilità nell’assistenza al portatore di handicap tanto da potersi qualificare, solo per tale persona, come continua ed esclusiva, circostanza che richiede, al riguardo, una esplicita dichiarazione e documentazione da parte di chi aspiri al beneficio». Ora si cambia. Tutto azzerato, tutto da rivedere. Brunetta ordina, l’INPS esegue, i furbi tremano. * Avvocato, già Dirigente dell’Amnministrazione Penitenziaria
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Sopra, il logo dell’INPS sotto, il Ministro Brunetta
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Dibattito
Ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria
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La comunicazione della RdB
aro Giovanni Battista De Blasis, ho letto il Tuo articolo riguardante il ruolo tecnico della Polizia Penitenziaria e l’apertura di un dibattito per l’eventuale accesso nel Corpo ad altri operatori pubblicato sulla rivista Polizia Penitenziaria Società Giustizia e Sicurezza num. 163 - giugno 2009. Ho letto anche attentamente la lettera pubblicata e scritta dall’Educatore C3 Emanuela Merluzzi. Per fornirti il mio modesto parere, (ma anche quello della segreteria regionale da cui sono stato delegato) voglio rappresentarti quanto segue: Gli Assistenti Sociali hanno sempre ostacolato l’entrata della Polizia Penitenziaria nell’area penale esterna, tanto hanno fatto che ancora le cose stanno in stand by. Manco a farlo apposta per
ostacolare il progetto di crescita delle competenze del Corpo, hanno schierato politici, dirigenti e sindacati, e ancora oggi come puoi riscontrare da una comunicazione sindacale recentissima della RdB datata 29 luglio u.s. che ti allego in copia, si continua a considerare i poliziotti in servizio negli UEPE una sorta di controllori degli Assistenti Sociali. Dei poliziotti, come dice il comunicato, che negli UEPE ci sono solo perche non utilizzabili o perché qualcuno ha deciso di far fare loro una vacanza... Come si può aprire un tavolo di confronto con questi operatori? Oggi tutti vogliono entrare nella Polizia Penitenziaria, Educatori, Assistenti Sociali, Medici, Infermieri e centralinisti, tutti aspettano con ansia che i ruoli tecnici della Polizia
Penitenziaria aprano a loro le porte del paradiso, per venire non a fare i poliziotti, ma a comandare, cosa che oggi non possono fare grazie a Dio. Dei ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria in Sardegna ne abbiamo parlato già nel 2002 nel Convegno regionale, ma noi abbiamo tutta un’altra visione sui ruoli tecnici, nessun premio per chi ci ha ostacolato sempre su tutto. A mio parere (e anche della segreteria regionale) e nell’interesse di tutti gli appartenenti al Corpo, Ti chiedo vivamente di abbandonare questa ipotesi, non apriamo le porte agli sconosciuti potrebbe essere molto pericoloso, pertanto, chiediamo subito la chiusura del dibattito per il bene di tutti. Cordialmente ti saluto. Paolo Spano
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Opinioni
Nuvola Rossa info@sappe.it
Mio padre era un Agente di Custodia
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nostri antenati agenti di custodia, si sa, non godevano di grande considerazione da parte della società cosiddetta civile; erano considerati rozzi ed ignoranti, degli aguzzini che godevano nel maltrattare i detenuti. A prescindere, quindi, dai luoghi comuni che gli Agenti di Custodia si sono portati dietro nel tempo, bisogna però in qualche modo rendere giustizia a queste figure eroiche, la cui vita era stata letteralmente venduta allo Stato (in virtù di turni massacranti, dell’esercizio di una disciplina feroce da parte dei superiori gerarchici – che oggi chiameremmo mobbing). La maggior parte degli agenti di custodia era dotata di un grande spirito di sacrifi-
cio ed abnegazione, era gente di modesta estrazione sociale, culturalmente sapeva appena scrivere e far di conto, erano piccoli di statura; ma questi nani cattivi (per buttarla sull’ironico) hanno avuto il proprio riscatto sociale nei figli. Figli che si sono inseriti perfettamente nel tessuto sociale della città dove i loro padri -mandati a fare servizio - decidevano di restare. Figli che hanno fatto carriera nelle pubbliche amministrazioni, nella gerarchia militare, fino ad occupare le massime cariche politiche comunali. E’ questo il caso di Salvatore Burrafato, neo eletto Sindaco del Comune di Termini Imerse con il 54,21% delle preferenze (MPA - varie Liste Civiche), figlio del Vice Brigadiere degli Agenti di Custodia Antonino Burrafato, ucciso dalla Mafia il 29 giugno del 1982. Burrafato,43 anni, presidente del Consiglio Comunale uscente, funzionario alla presidenza della Regione conquista la carica di primo cittadino, con la benedizione del sottosegretario Gianfranco Miccichè. Nella prima dichiarazione da neo Sindaco, Salvatore Burrafato esordisce con queste parole: dedico al vittoria a mio padre. Appena ho saputo della vittoria, sono stato con mia madre davanti alla lapide che ricorda il luogo del suo
IL CONSIGLIERE COMUNALE E PROVINCIALE di Edoardo Barusso HALLEY Editrice – pagg. 200 - € 15,00 Sono un buon numero i colleghi che svolgono un mandato elettorale e molti sono quelli risultati eletti alle ultime competizioni amministrative. Spesso, specie nei primi tempi, hanno qualche difficoltà nel sapere cosa fare e quali sono le normative che regolamentano la materia. Fondamentale è dunque questo libro, che rappresenta un’utile ed agile guida operativa per chi è chiamato ad amministrare l’Ente locale. Uno strumento di lavoro di quotidiana e facile consultazione in cui anche chi non è un tecnico della materia può trovare le risposte alle domande fondamentali su quello che è il suo ruolo nel Comune e nella Provincia, le sue competenze, le sue prerogative, i suoi diritti e i suoi doveri, le modalità con cui relazionarsi con gli altri soggetti operanti nel Comune o nella Provincia. A questa finalità vuol rispondere l’impostazione del volume che non è quella classica: si articola
sacrificio. Ma Burrafato non è solo, nella lista di figli di agenti di custodia che sono diventati sindaci. Un illustre predecessore di Burrafato, infatti è Michele Megale, ex Sindaco della città di Trapani, figlio dell’agente di custodia Megale Giovanni nato a Melfi l’8 maggio 1905, inviato in servizio a Trapani negli anni trenta. Megale, monarchico della prima ora, aderisce in seguito alla Democrazia Cristiana, ricoprendo varie cariche, consigliere comunale, assessore ed infine Sindaco di Trapani, nonché presidente della Azienda Municipalizzata dei Trasporti (SAU) e dell’Ente Luglio Musicale. Tra gli eventi più importanti della sua sindacatura, l’aver ricevuto l’8 maggio 1993 Papa Giovanni Paolo II a Trapani. Sarebbe bello conoscere, dalla pagine di questo giornale, quali altri esempi positivi ci sono in Italia di figli di agenti di custodia assurti a posizioni di rilievo nella società; sarebbe questo un omaggio postumo a questi piccoli uomini che sacrificarono i propri affetti, il tempo libero, le proprie idee politiche a favore di uno Stato che per oltre un secolo li ha considerati uno scalino un po’ più alto dei detenuti. F
infatti in una serie di domande e risposte, corredate da alcune utili tavole sinottiche denominati quadri di sintesi. Autore del libro è Edoardo Barusso, libero professionista, specialista in diritto amministrativo e scienza dell’amministrazione, docente universitario a contratto e già segretario comunale e direttore generale di Enti locali. Il volume è aggiornato sino alle recentissime novità normative introdotte dal D.L. n. 112/2008, convertito dalla Legge n. 133/2008 e dal Decreto Ministro Interni 12 febbraio 2009 in tema di indennità e rimborsi spese, nonché dal D.L. n. 92/2008 convertito dalla Legge n. 125/2008 in tema di estensione dei poteri di ordinanza del Sindaco. Per acquisti, rivolgersi alla HALLEY EDITRICE SRL: Via Circonvallazione 131 – 62024 Matelica (MC) Tel.: 0737.781212 Fax: 0737.787963 E-mail: halleyeditrice@halleyeditrice.it web: www.halleyconsulenza.it, www.halley.it
Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009
Nelle foto sopra, Michele Megale a sinistra Salvatore Burraffato Sindaco di Termini Imerese
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le Recensioni Giuseppe Puppo
Ottanta metri di mistero La tragica morte di Edoardo Agnelli KOINé Nuove Edizioni pagg. 176 - euro 14,00 na vera e propria inchiesta giornalistica, condotta in presa diretta, che si legge tutto d’un fiato e che porta all’acquisizione di molti elementi concreti. Sconvolgenti. Cosa si nasconde dietro la tragica morte di Edoardo Agnelli? Fu vero suicidio o un complotto ai danni del futuro erede della famiglia più potente d’Italia? Dopo otto anni di silenzi e indifferenza, Giuseppe Puppo affronta, avvalendosi di testimonianze inedite, uno dei tanti misteri rimasto ancora insondato. Lo fa con marcato piglio giornalistico-investigativo, coinvolgendo il lettore pagina dopo pagina. Un libro certamente scomodo, come ha dimostrato anche l’improvvisa revoca della sala per la presentazione del volume che si sarebbe dovuta tenere a Torino il 23 febbraio scorso…
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Alan D. Altieri
HELLGATE Al confine dell’inferno TEA Editrice pagg. 332 - euro 10,00
Potere delle istituzioni e dominio della criminalità: abbraccio mortale ormai consumato. Politica-spettacolo a base di sangue & budella: un dilagare in prime time dagli schermi televisivi alle strade delle città. Devastazione delle coscienze e giustizia fai-da-te insanguinata dalla follia e dalla vendetta: fatto compiuto. Ansia di redenzione collettiva: ennesimo show che si distorce nelle fiamme del rogo. Benvenuti nel mondo alla rovescia: il mondo in cui viviamo facendo finta di guardare dall’altra parte, il mondo che ci sbattono in faccia le storie di “Hellgate”, la nuova antologia di racconti di Alan D. Altieri. Guida in questo viaggio “al confine dell’inferno” è un personaggio molto scomodo, Andrea Calamo. Già commissario capo della Omicidi, ora comandante del Dipartimento speciale investigativo, eroe solitario sull’orlo del baratro che non esita a guardare in basso, diventando un consapevole “scrutatore della morte. Forse la sola cosa che abbia mai conosciuto. Assieme a tutte le strutture della distruzione”. Accanto ai primi cinque racconti, interamente riscritti dall’autore, torreggia il potente inedito finale, “Tutti al rogo!”, scritto espressamente per questo volume. Come ci avverte Altieri, un “nonluogo da binario morto, dove la politica è un manicomio criminale, la religione è un delirio perverso, l’etica è un reality tossico.” Benvenuti quindi oltre il confine dell’inferno!
Constance Young è la star indiscussa della televisione, ma il progetto di passare a un altro network (portandosi dietro il suo pubblico fedelissimo) viene fermato quando viene trovata morta sul fondo della sua piscina. L’unicorno d’avorio che aveva sempre indossato negli ultimi giorni è sparito. Le persone che la odiavano sono molte, a partire dalla sorella Faith, che si è dovuta sobbarcare tutto il peso della madre malata; poi c’è il suo assistente, Boyd, sempre pronto a chiacchierare con le redazioni dei giornali scandalistici; e sicuramente non era amata da Lauren Adams, l’affascinante presentatrice che avrebbe presto preso il suo posto a Key News. Mentre la polizia indaga, l’amica Eliza Blake conduce una sua indagine parallela. Anch’essa volto di successo della rete e madre single, Eliza è decisa a capire chi voleva sbarazzarsi di Constance e per farlo si avvale dei suoi sorprendenti colleghi: Annabelle, produttrice, capace di qualsiasi macchinazione, legale e non; B.J., tuttofare, impavido e affascinante cameraman, dotato di cervello e muscoli; Margo, recente acquisizione, psichiatra, abile nell’immergersi nei complessi meandri della mente umana. Insieme, indagano e più vanno a fondo, più la trama si fa complicata e la lista dei sospetti e dei moventi si allunga.
Mary Jane Lark
Va in scena il delitto
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CORBACCIO Edizioni pagg. 311 - euro 17,60 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009
a cura di Erremme
Robyn Young
Requiem NORD Edizioni pagg. 640 - euro 19,60 Le crociate sono ormai finite e del regno cristiano in Oriente sono rimaste solo rovine. Segnato nel corpo e nello spirito da anni di battaglie in Terra Santa, il cavaliere templare Will Campbell torna a Parigi, nella speranza di poter finalmente deporre le armi per seguire i dettami dell’Anima Templi, la società segreta nata all’interno dell’ordine con lo scopo di perseguire la pace. Ma, in quel mondo dominato da intrighi e tradimenti, la pace è un sogno impossibile. I templari, infatti, hanno stretto un’alleanza con re Edoardo sovrano d’Inghilterra e nemico giurato di Will -, che intende avvalersi del loro aiuto per marciare alla conquista della Scozia. Will è dilaniato dai dubbi, perché seguire fedelmente i fratelli templari nell’impresa lo renderebbe parte di un complotto ai danni della sua amata terra natia: combatterà per una causa nella quale non crede, tradendo la propria patria, oppure prenderà le armi in difesa della Scozia, rompendo il voto fatto all’ordine? Nel frattempo, il nuovo re di Francia, accecato dalla bramosia di potere, sta tramando per distruggere l’ordine templare: se la lotta per la conquista della Terra Santa si è conclusa, la battaglia per la sopravvivenza dei cavalieri è appena cominciata...
Ian Rankin
Partitura finale LONGANESI Edizioni pagg. 450 - euro 18,60 È autunno inoltrato, a Edimburgo: un poeta russo dissidente, Aleksandr Todorov, viene ucciso con un colpo alla nuca, guarda caso mentre una delegazione di uomini d’affari russi è in città.
Le alte sfere premono per archiviare il caso quanto prima. Ma un altro violento omicidio a breve distanza dal primo, che ha come vittima un tecnico del suono letteralmente bruciato vivo, convince Rebus che ci sia sotto ben altro. Ancor più quando Big Ger Cafferty, vecchia conoscenza dell’ispettore e un tempo re della malavita di Edimburgo, viene aggredito brutalmente poco tempo dopo gli altri due delitti. Rebus è sicuro che i crimini siano collegati: troppe le coincidenze, troppe le persone coinvolte che sembrano conoscersi – cosa quanto meno sospetta, se tutti non fanno altro che tentare di nasconderlo. Ma qual è il filo che lega le loro vite? In casi del genere, è difficile non pestare i piedi a qualcuno per arrivare alla verità, si tratti pure di malviventi russi. E c’è chi pensa di affibbiare a Rebus una sospensione, pur di tenerlo lontano dai guai...
Jan Guillon
Il nemico in noi CORBACCIO Edizioni pagg. 368 - euro 19,00
Stoccolma 2008: in una retata notturna vengono arrestati nove presunti terroristi sospettati di progettare attentati contro la regina. Nonostante mesi di indagini non si raggiunge però alcun risultato definitivo; sembra infatti che alle pesanti accuse non corrispondano prove sufficienti a giustificare la detenzione prolungata degli accusati.
Il clima peggiora quando i servizi di sicurezza arrestano l’intera redazione di una rivista culturale curda, con l’accusa di voler pubblicare materiale riservato: secondo le fonti filogovernative il terrorismo è riuscito a infiltrarsi e a strumentalizzare il mondo dei media, mentre secondo i giornali di sinistra ci si trova di fronte a un colossale attacco alla libertà di stampa e di parola. Il giorno della sentenza che conclude il processo ai primi arrestati con condanne severissime, quattro veri terroristi entrano in un teatro e uccidono oltre cinquanta spettatori per vendicare i fratelli innocenti... Ma fra gli agenti dei servizi di sicurezza c’è la bella agente Ewa Johnsén, determinata a scoprire la verità e preoccupata che il vero nemico, in realtà, sia quello creato. F
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l’Ultima Pagina le lettere pett. Rivista SAPPE. Innanzitutto infiniti complimenti per la vostra rivista. Ogni mese in Istituto è attesissima da iscritti e non. Vi suggerirei, se mi è lecito, di creare un po’ più di spazio per quelle brevi risposte da dare ai Colleghi su problematiche di ogni genere. Volevo solamente lanciare un’idea per la distribuzione del vestiario: Non si potrebbe averlo in maniera individuale ed in Istituto in pacco sottovuoto spedito direttamente dal magazino centrale?
S
Inoltre non si potrebbe dare la possibilità ai Colleghi che vogliono acquistare qualcosa (vestiario-mostrine-medaglie ecc.) di ordinarlo e pagarlo direttamente in busta paga? Così facendo, quanto risparmierebbe lo Stato in autisti, magazzinieri, ecc ? Grazie per l’attenzione. Ass.te Mazzara Antonino Palermo - Ucciardone pett.le Rivista, sono un iscritto al Sappe dal 1993 è sono molto fiero delle nostre iniziative portate a buon fine rispetto ad altre sigle sindacali, volevo chiedervi c’è stato qualche mese fa che si parlava delle buste paga online, cosa si sta facendo in me-
S
rito? E’ vero che altre Forze di Polizia l’hanno già? E’ un grande passo per l’amministrazione, mentre per il nostro Sindacato sarà un’altra vittoria rispetto ad altri sindacati che stanno a guardare. Un cordiale saluto dal vostro iscritto. Trecca Savino Ringraziamo entrambi i colleghi per i complimenti. Facciamo tesoro dei suggerimenti di Antonino e Savino che cercheremo di recepire in un intervento scritto al DAP trasformandoli in proposte del Sappe. Come al solito, daremo conto di tutto sul nostro sito web.
IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO
© 2009 Caputi & De Blasis
... e per far fronte alla gravissima carenza del personale di Polizia Penitenziaria, proponiamo di introdurre un’ora lavorativa di cinque quarti d’ora.
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radici salde e profonde sostengono gli alberi piu’ grandi.
Sappe: la forza nelle radici.