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anno XIX • n.191 • gennaio 2012 www.poliziapenitenziaria.it
SappeTimes: il TG del Sappe
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L’EDITORIALE Superare l’emergenza carceri con l’impegno di tutti
Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
di Donato Capece
IL PULPITO Carcere ai privati, soppressione del DAP e Polizia Penitenziaria all’Interno come specialità della Polizia di Stato
ANNO XIX • Numero 191 Gennaio 2012
di Giovanni Battista De Blasis Direttore Responsabile: Donato Capece capece@sappe.it
IL COMMENTO La detenzione presso le camere di sicurezza e lo scandalo delle carceri fantasma
Direttore Editoriale: Giovanni Battista De Blasis deblasis@sappe.it Capo Redattore: Roberto Martinelli martinelli@sappe.it
di Roberto Martinelli
Redazione Cronaca:Umberto Vitale Redazione Politica: Giovanni Battista Durante
IN PRIMO PIANO Nasce SappeTimes il TG del Sappe
Redazione Sportiva: Lady Oscar Progetto Grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director)
di Federico Pilagatti
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GIUSTIZIA MINORILE La polizia Penitenziaria “specialista nel trattamento dei detenuti minorenni”
Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di:
di Ciro Borrelli
Polizia Penitenziaria - S G & S Registrazione: Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994 Stampa:Romana Editrice s.r.l. Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)
CRIMINI & CRIMINALI Ludwing: la crociata purificatrice al grido di Gott Mit Uns
Finito di stampare: Gennaio 2012
di Pasquale Salemme
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Donato Capece Direttore Responsabile Segretario Generale del Sappe capece@sappe.it
Superare l’emergenza carceri con l’impegno di tutti
E’
approdato nell'aula del Senato il dl svuota-carceri voluto dal ministro della Giustizia Paola Severino e approvato dal Cdm nel dicembre scorso. Tra i primi effetti del provvedimento, come è noto, l'uscita progressiva dal carcere di circa 3.300 detenuti, poiche' verra' innalzata da 12 a 18 mesi la pena residua che e' possibile scontare ai domiciliari. Inoltre la misura sancisce l'uscita dal circuito penitenziario degli arrestati in flagranza di reato, e in generale di quanti alimentano il fenomeno delle cosiddette porte girevoli entrando in carcere per la sola immatricolazione per poi essere Nella foto scarcerati o inviati ai domiciliari. Il un arresto dl prevedeva originariamente la possibilita' di utilizzare le camere di sicurezza di questure e caserme delle forze dell'ordine. Nella commissione Giustizia del Senato, tuttavia, e' stata apportata una modifica, privilegiando la destinazione degli arrestati o i fermati in flagranza ai domiciliari. Vero è che le indiscrezioni di stampa riportino come a Palazzo Madama si stia lavorando a un nuovo emendamento - formulato dal governo o dagli stessi relatori della proposta di modifica in Commissione - per riformulare nuovamente la misura. Il timore, infatti, e' che, per come scritta in Commissione, gli oneri per le forze dell'ordine sarebbero ancor maggiori, con in piu' il rischio che finiscano ai domiciliari anche persone accusate di delitti gravi. La riformulazione, invece, puntera' a circoscrivere con piu' precisione la misura ai casi di arresto in flagranza per reati minori e in attesa di processo per direttissima davanti a giudice monocratico. Quando leggerete queste righe, il decreto sarà probabilmente già stato convertito in legge. Come è noto, il SAPPE si è espresso favore-
volmente sui suoi contenuti, che sicuramente determineranno una flessione negli ingressi giornalieri nelle carceri a tutto vantaggio delle criticità penitenziarie e delle condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, particolarmente gravose per il costante sovraffollamento. Non a caso, registriamo, nelle ultime ore, continui e preoccupanti segnali di tensione nelle carceri penitenziarie. Segnaliamo infatti una nuova evasione, a Milano, dalla struttura a custodia attenuata per madri detenuti con figli minori di 3 anni. A Milano Bollate, poi, abbiamo avuto l’ennesimo episodio di ag-
gressione di una detenuta contro una unità di Polizia Penitenziaria femminile, che è dovuta ricorrere alle cure presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano. E a Torino, un detenuto italiano che ha tentato il suicidio è stato salvato in tempo dai poliziotti penitenziari. Non solo. In questi primi pochi giorni del 2012 ci sono state altre 2 evasioni (dai penitenziari di Pisa e Roma Regina Coeli); agenti aggrediti a Foggia, Saluzzo, Lucca, Porto Azzurro, Bologna, due risse a Como ed una nel minorile di Firenze (con sei agenti intossicati); suicidi tentati e sventati dai Baschi Azzurri a Torino, Como, Potenza, Porto Azzurro, Foggia; e purtroppo anche morti suicidi, a Genova, Firenze ed Augusta.
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Questi gravi episodi devono fare seriamente riflettere sulle evidente problematiche del sistema, rispetto alle quali è assolutamente necessario una riforma organica e strutturale. Ma la sistematica periodicità con cui avvengono impone una ferma presa di posizione, che allo stato manca. Per questo il SAPPE ha proclamato lo stato d’agitazione del Corpo di Polizia Penitenziaria: perché non può certo ricadere solo ed esclusivamente sulle donne e gli uomini del Corpo l’incapacità politica e quella istituzionale del Dap a fare fronte alle criticità ed alle problematiche del carcere in Italia. Rispetto al decreto legge del Governo, è opportuno chiarire che la ormai famosa norma inserita circa la permanenza degli arrestati nelle camere di sicurezza non fa altro che ribadire una disposizione–da tempo impropriamente disattesadel codice di procedura penale. E la diffusa inosservanza di questa previsione ha di fatto determinato il grave problema del sovraffollamento penitenziario, peraltro aggravato dalla presenza di circa il 42 per cento dei detenuti presenti che sono in attesa di giudizio. Ogni anno circa 20 mila persone entrano ed escono dagli istituti penitenziari nell'arco di tre giorni. Un recente studio del DAP sul fenomeno delle detenzioni brevi (fino a 7 giorni) e brevissime (fino a 3 giorni) ha recentemente evidenziato che il fenomeno, nel periodo 2008-2011, ha avuto un ruolo fondamentale nel determinare il peggioramento delle condizioni di vita negli Istituti di pena, e quindi delle condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, e il problema del sovraffollamento. Ben vengano le norme introdotte per contrastare il sovraffollamento e l’emergenza penitenziaria. Ma tutti devono fare la propria parte, non sempre e solo la Polizia Penitenziaria!
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Giovanni Battista De Blasis Direttore Editoriale Segretario Generale Aggiunto del Sappe deblasis@sappe.it
Carcere ai privati, soppressione del DAP e Polizia Penitenziaria all’Interno come specialità della Polizia di Stato
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ome è ormai noto a tutti l’art. 43 del Decreto Legge sulle privatizzazioni (vedi box) ha introdotto il project financing per la realizzazione delle infrastrutture carcerarie. A norma di tale articolo è prevista una concessione ai privati, per una durata non superiore a venti anni, della gestione dell’infrastruttura (carcere) e dei servizi ad essa connessi, con esclusione della custodia. In altre parole, ad eccezione della Polizia Penitenziaria, verrebbero privatizzate tutte le figure professionali che operano nei penitenziari a partire dal direttore dell’istituto. In effetti, a rifletterci bene, l’ipotesi della privatizzazione delle carceri, che una volta ci faceva tanta paura, se interpretata in un certo modo ed applicata correttamente, non è affatto una cattiva idea. In buona sostanza si tratterebbe di far costruire un nuovo carcere ad una società privata che, una volta completata l’opera, assumerebbe anche la gestione della struttura sotto ogni aspetto (direzione, amministrazione, vitto, sopravvitto, rieducazione, istruzione, socialità, ecc. ecc.) ad eccezione dell’ordine e della sicurezza che rimarrebbe funzione esclusiva della Polizia Penitenziaria organizzata autonomamente e senza alcun rapporto gerarchico e funzionale con il direttore dell’istituto. Peraltro, questo tipo di gestione, se applicata a tutti gli istituti penitenziari, potrebbe comportare la possibilità di sopprimere tutti i provveditorati regionali e il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per come sono attualmente concepiti. In alternativa, il DAP potrebbe essere trasformato in Dipartimento Sicurezza Penitenziaria rimanendovi in forza soltanto il Corpo. Oppure, sicuramente ancor meglio, la Polizia Penitenziaria potrebbe passare alle dipendenze del Ministero dell’Interno diventando una specialità della Polizia di
Stato, alla stregua della polizia stradale o della polizia ferroviaria, peraltro, in tal modo, si risolverebbe anche la diatriba sulla custodia preventiva nelle camere di sicurezza delle quali ci andremmo ad occupare noi; come potremmo anche occuparci dei CIO per gli immigrati clandestini. Francamente sono convinto che una riforma del genere dell’esecuzione penale non potrebbe che portare benefici per tutti, a partire dalle condizioni di vita dei detenuti e fino alle condizioni di lavoro di tutti gli operatori, privati o pubblici che siano. Per altro verso, non mi sembra in alcun modo condivisibile l’allarmismo di chi intravede rischi di illegalità o di illegittimità costituzionale nella privatizzazione delle
carceri o, almeno, in questo tipo di privatizzazione. Infatti, a mio avviso, mantenendo il Corpo della Polizia Penitenziaria la responsabilità dell’ordine e della sicurezza degli istituti di pena e ferma restando la competenza della Magistratura di Sorveglianza sul controllo della corretta esecuzione delle condanne, lo Stato, pur con l’ausilio dei privati, continuerebbe comunque ad esercitare la propria funzione costituzionale sulla esecuzione della pena. E pur tuttavia, lo stesso Stato risparmierebbe miliardi di euro l’anno con la soppressione del DAP e di tutte le sue appendici. Ne vogliamo almeno parlare ?
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DECRETO-LEGGE 24 gennaio 2012, n. 1 Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitivita'. (12G0009) (GU n. 19 del 24-1-2012 - Suppl. Ordinario n. 18) Art. 43 Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie 1. Al fine di realizzare gli interventi necessari a fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all'eccessivo affollamento delle carceri, si ricorre in via prioritaria e fermo restando quanto previsto in materia di permuta, previa analisi di convenienza economica e verifica di assenza di effetti negativi sulla finanza pubblica con riferimento alla copertura finanziaria del corrispettivo di cui al comma 2, alle procedure in materia di finanza di progetto, previste dall'articolo 153 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, sono disciplinati condizioni, modalita' e limiti di attuazione di quanto previsto dal periodo precedente, in coerenza con le specificita', anche ordinamentali, del settore carcerario. 2. Al fine di assicurare il perseguimento dell'equilibrio economico-finanziario dell'investimento al concessionario e' riconosciuta, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e dei servizi connessi, a esclusione della custodia, le cui modalita' sono definite al momento dell'approvazione del progetto e da corrispondersi successivamente alla messa in esercizio dell'infrastruttura realizzata ai sensi del comma 1. E' a esclusivo rischio del concessionario l'alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell'opera. La concessione ha durata non superiore a venti anni. 3. Se il concessionario non è una società integralmente partecipata dal Ministero dell'Economia, il concessionario prevede che le fondazioni di origine bancaria ovvero altri enti pubblici o con fini non lucrativa contribuiscono alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di almeno il venti per cento del costo di investimento.
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Roberto Martinelli Capo Redattore Segretario Generale Aggiunto del Sappe martinelli@sappe.it
La detenzione presso le camere di sicurezza e lo scandalo delle carceri fantasma
Q Nella foto a destra l’ entrata di un OPG
In basso il Capo del Dipartimento Franco Ionta
uando sarà disponibile questo numero di Polizia Penitenziaria, si sarà sicuramente concluso l’iter parlamentare del Decreto Legge, varato a dicembre dal Governo, contenente interventi urgenti per concorrere ad attenuare la tensione provocata dal sovraffollamento delle carceri. Il provvedimento è stato a lungo discusso dalle competenti Commissione Giustizia e, per il parere, dalla Affari Costituzionali e da altre Commissioni del Senato, per poi passare all’altro ramo del Parlamento, la Camera dei Deputati. In particolare, come è noto, l'articolo 1 rivede il 558 del codice di procedura penale, in materia di convalida dell'arresto. È introdotto il divieto di conduzione della persona arrestata nella casa circondariale, con possibilità di deroga solo qualora non sia possibile assicurare altrimenti la custodia dell'arrestato da parte degli agenti operanti l’arresto. Con l'articolo due del decreto legge viene rivisto il 123 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, stabilendo che l'interrogatorio delle persone che si trovino in stato di detenzione deve avvenire dove la persona è custodita.
L'articolo 3 prevede l'innalzamento da 12 a 18 mesi della soglia di pena detentiva, anche residua, per l'accesso alla detenzione domiciliare. Il Capo Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria Ionta ha messo in luce, in un'audizione in Commissione Giustizia, i positivi riflessi che le nuove norme potranno avere sulla emergenza del sovraffollamento di vari istituti di pena. «Capisco le resistenze delle altre forze di polizia - ha detto nel corso della sua audizione ma se è vero che la situazione nelle carceri è diventata insostenibile, allora ciascuno faccia uno sforzo per consentire una deflazione e per poter arrivare ad una gestione degli istituti penitenziari più ragionevole e dignitosa». L'audizione del capo del Dap ha seguito quella del vice capo della polizia Francesco Cirillo che aveva polemizzato sul provvedimento che prevede l'uso delle camere di sicurezza della polizia, al posto della detenzione in carcere, per gli arresti in flagranza, fino al processo per direttissima. Nell'audizione Cirillo aveva sottolineato come queste strutture fossero poche e inadeguate. Ionta ha invece chiesto uno sforzo comune, «altrimenti ciascuno si arrocca sulle sue posizioni e il carcere rischia di diventare il ricettacolo delle deficienze di tutti». In particolare, ha sottolineato, da vent'anni nel codice penale esiste l'articolo 558 che prevede l'uso delle camere di sicurezza, con i nuovi provvedimenti approntati dal ministro della Giustizia, quindi, «il 558 è stato chiarificato e rafforzato, chiedendo di motivare quando si destina una persona alla
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prigione anzichè alla cella di sicurezza». E nel ribadire l'esigenza di uno sforzo comune per affrontare l'emergenza carceri ha concluso: «pregherei di guardare con attenzione e riflessione ai provvedimenti che non sono nè estemporanei nè estranei al sistema ma fondati su equilibrio e saggezza per ripristinare condizioni di dignità della detenzione e della stessa Polizia penitenziaria». Ionta ha anche annunciato che entro quest'anno nelle carceri ci saranno quattromila posti nuovi. «Tempio Pausania e Oristano sono praticamente pronte e contiamo di aprirle in primavera. Per Cagliari e Sassari ci vorrà qualche mese di lavoro, così come per i 17 padiglioni in avanzato stato di costruzione che saranno completati nel 2012 - ha spiegato il capo del Dap che ha aggiunto - Da poco abbiamo aperto il carcere di Gela che si trascinava da moltissimi anni e quello di Trento che è una struttura di grande dignità e tecno-
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logia». Ionta ha parlato anche delle 39 case mandamentali dismesse da oltre 15 anni, in tutto 832 posti, rispetto al cui recupero periodicamente si invoca come soluzione, seppure parziale, al drammatico problema del sovraffollamento: «riattivarle sarebbe diseconomico e non vantaggioso. Hanno impianti precedenti alle disposizioni di legge del 2000, dunque non a norma, quindi andrebbero rifunzionalizzate e poi per gestirle ci vorrebbe personale, il che graverebbe ancora sugli organici della polizia penitenziaria già in sofferenza». Di oltre 6mila e 200 unità, secondo i dati forniti dallo stesso Ionta in Commissione. Un'eventuale dismissione degli istituti per fare cassa, ha poi precisato il capo del Dap, non dipende dal Dipartimento perchè la proprietà delle strutture è passata al Demanio. Il caso simbolo delle carceri fantasma, quello di Arghillà, a Reggio Calabria, «è uno scandalo. È stato costruito negli anni '80, è costato tra gli 80 e i 90 milioni di euro». E la mancanza di una strada di accesso, «è un problema nel problema». Ma della questione, sempre attuale, degli istituti nuovi e mai aperti e delle strutture costate milioni di euro ma che non hanno mai ospitato un detenuto se ne è occupata anche l’Associazione Antigone. Disseminati lungo tutto lo Stivale, sono 38 in tutto gli istituti penitenziari che, negli ul-
Nelle foto in alto interno di un OPG
timi venti anni e più, sono stati costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e poi rimasti inutilizzati, sottoutilizzati o in totale stato d'abbandono. «Finora un carcere di 200 posti è costato sui 10 milioni di euro. A volte anche di più. Ma al momento non si può quantificare in modo preciso la spesa complessiva delle carceri fantasma, gli istituti di pena chiusi o mai aperti», ha spiegato il presidente di Antigone Patrizio Gonnella. «Con i pochi soldi ora disposizione del Dap al limite si potrebbero costruire una, forse due nuove case circondariali. Posto che per realizzare nuovi complessi si impiegano non meno di 5 anni, andremmo
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a finire al 2017. Non è questa la soluzione». L'elenco delle carceri 'fantasma’ è lungo. Si va da Nord a Sud, con situazioni e storie diverse. Ad Arghillà (Reggio Calabria), il carcere è inutilizzato. Mancano solo la strada d'accesso, le fogne e l'allacciamento idrico ma per il resto è ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d'avanguardia. Ancora più particolare la situazione di Bovino (Foggia), con una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre. Ad Accadia (Foggia), il penitenziario consegnato nel 1993, è ora di proprietà del Comune e mai utilizIn basso zato. Ad Agrigento, sei sole detenute occu- il Carcere di pano i 100 posti della sezione femminile. Arghillà
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Nelle foto Ad Altamura (Bari) si aspetta ancora ancora l'inaugurazione di una delle tre sezioni delinterni l'istituto mentre a Gorizia risulta inagibile di un OPG
un intero piano dell'istituto carcerario. Il carcere di Irsina (Matera), è costato 3,5 miliardi di lire negli anni '80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune. Il carcere di Castelnuovo della Daunia (Foggia) è arredato da 15 anni e mai aperto. Il penitenziario di Codigoro (Ferrara) nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all'uso, ma ad oggi è ancora chiuso. La casa di reclusione di Cropani (Catanzaro) è occupata da solo un custode comunale; a Frigento (Avellino) l'istituto è stato inaugurato e chiuso a causa di una frana. Come è accaduto per Gragnano (Napoli). Il carcere di Galatina (Lecce) è totalmente inutilizzato. A Casamassima (Bari), il carcere mandamentale è stato condannato all'oblio da un decreto del Dipartimento, spiega il rapporto di Antigone. L'Istituto di Licata (Agrigento) è stato completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato. La struttura di Maglie (Lecce) è solo parzialmente utilizzato per ospitare detenuti semi-liberi. Non è finita. A Mileto (Vibo Valentia), il carcere è stato ristrutturato e chiuso. Mentre a Minervino Murge (Bari), la struttura non è mai entrata in funzione. A Monopoli (Bari) nell'ex carcere mai
inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni. Il carcere di Morcone (Benevento) è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto. Carcere fantasma anche quello di Orsara (Foggia), dove è presente una struttura mai aperta. L'istituto di Pinerolo (Torino) è chiuso da oltre dieci anni senza che sia stata individuata l'area ove costruirne uno nuovo. A Revere (Mantova), dopo vent'anni dall'inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti è ancora incompleto. I lavori sono fermi dal 2.000 e i
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locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati. La struttura penitenziaria di Rieti, completamente nuova e in grado di contenere 250 detenuti, è utilizzata solo per un terzo della sua capacità ricettiva a causa della carenza di personale. Il carcere di San Valentino (Pescara), costruito da quasi 20 anni, non ha ospitato mai alcun detenuto e ora è in totale stato di abbandono. A Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all'epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale. A Volturara Appula (Foggia), la struttura da 45 posti è ancora incompiuta. Sono stati infine soppressi gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Cropalati (Cosenza), Petilia Policastro (Crotone), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Spinazzola (Barletta-Andria-Trani). A Pescia (Pistoia), il ministero ha soppresso la casa mandamentale. A Squillace (Catanzaro) il carcere è stato ristrutturato e poi chiuso. A Udine è stata chiusa la sezione femminile, mentre a Venezia e Vicenza la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità. Non mi risulta che nessuno ha pagato o paghi per questi scandali, che sono costati alle tasche dei cittadini onesti decine e decine di miliardi sicuramente più utili per nuove scuole e nuovi ospedali. Ma accade anche questo, nell’Italia patria del diritto (o dei dritti ?)...
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Giovanni Battista Durante Redazione Politica Segretario Generale Aggiunto del Sappe durante@sappe.it
Ciao Caterina lettera sull’essenza della vita
VITTORIO GREVI CLAUDIO GIOSTR A FR ANCO DELLA CASA
ORDINAMENTO PENITENZIARIO COMMENTATO
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CEDAM Edizioni pagg. 1.400 - euro 160
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opo ben 5 anni dall’ultima edizione, vede la luce la Quarta edizione del fortunato commentario delle Leggi sull’Ordinamento Penitenziario italiano, interamente a cura del prof. Della Casa. La nuova edizione del volume offre un affresco completo e approfondito della normativa contenuta nella legge penitenziaria, nel relativo regolamento di esecuzione e nella legislazione ad essa collegata. Notevoli, per quantità ed importanza, sono le innovazioni che negli ultimi cinque anni hanno riguardato questo settore dell’ordinamento: dalle nuove norme, alle sentenze della Corte Costituzionale, inoltre, vegono attentamente monitorate sia le più importanti circolari emanate dai vertici dell’Amministrazione penitenziaria sia, in un’ottica grandangolare dalla quale sarebbe anacronistico prescindere, le sempre più numerose pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo, relative alle tematiche penitenziarie. Risulta ulteriormente arricchita la già copiosa Appendice, nella quale è stato inserito il testo della Raccomandazione R(2010)1, recante le Regole europee sulla messa alla prova. L’opera, divisa in due tomi, è strutturata secondo la classica formula del commentario articolo per articolo e i commenti alle novità normative indicate vengono svolti negli articoli del Testo Unico sull’Ordinamento penitenziario e delle norme del codice di procedura penale. Un’ampia Appendice arricchisce e completa l’opera. Indispensabile.
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iao Caterina, lettera sulla soglia, è il libro scritto da Tiziana Iaquinta, ricercatrice di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli studi Magna Grecia di Catanzaro, facoltà di medicina, dove si occupa di ricerche relative a questioni di pedagogia generale e in particolare delle metodologie dei laboratori. Ciao Caterina è lo struggente e permanente saluto di un giovane papà lanciato, alla sua piccina quando, colto da un destino di morte improvvisa, trasmette per sempre il suo messaggio negli occhi, nel cuore e nella vita di quella donna/madre adorata che l’aveva concepita. E proprio lei, la compagna di una vita, fulminata da un distacco incredibile, lo scandisce ripercorrendo le tappe della figlia non a ritroso, ma anche sulla soglia del futuro: Caterina, la deliziosa scolara che faticherà a capire, che si affannerà a sfuggire, ma che inevitabilmente sarà costretta ad accettare. Una meravigliosa testimonianza raccolta nell’interessante e coinvolgente missiva, Ciao Caterina. Lettera sulla soglia, pp. 80, pubblicato da Armando editore, Roma 2011, che sembrerebbe un tragico romanzo, ma è invece un’autentica lezione di vita, rivolta alla piccola Caterina e scandita pensando ai giorni da domani, alla spiegazione della morte, con l’amorevole monito materno: Difendi il tesoro: elementi fondamentali per quanti approfondiscono i problemi coniugali ed educativi, come già notava Pierre Dufoyer, quando scriveva: «Sarà bene che i genitori ricordino che sono essi gli educatori dei propri figli e che questi domani saranno, in larga misura, ciò che essi avranno installato nei loro cuori con l’insegnamento e l’esempio quotidiano, durante l’infanzia.» L’autrice l’ha scritto tutto d’un fiato, senza ripensamenti o riletture, a un solo mese dalla morte del proprio compagno Giuseppe Trombino, un giovane ed affermato avvocato del foro di Cosenza.
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Nel sottofondo del racconto scorre l’amara consapevolezza che l’ineluttabile perdita di una persona così cara rappresenti una delle esperienze più dolorose che l’essere umano può provare. Ma se per l’adulto una tale scomparsa appare come qualcosa d’inconsolabile - scrive Pietro De Leo in un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud -, per i bambini la perdita di un genitore acquista dimensioni catastrofiche, come puntualmente annotò Erna Furman: «Non esistono morti tranquilli per i genitori di bambini piccoli. Ogni qual volta che diciamo “il suo genitore è morto” esprimiamo l’inevitabile orrore e la tragedia che una tale morte rappresenta». E’ arduo, infatti, nella fattispecie stabilire la demarcazione tra il senso del dolore e un possibile trauma: processi intrinsecamente legati tra di loro. I proventi delle vendite andranno in beneficenza: saranno devoluti in favore della biblioteca della casa circondariale di Cosenza.
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TIZIANA IAQUINTA
CIAO, CATERINA ARMANDO Editore pagg. 77- euro 8,00
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Nasce SappeTimes il TG del Sappe
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Nei riquadri le speakers di Sappetimes a sinistra Cristina Angiuli a destra, Claudia Signore sotto Federico Pilagatti
ella rete di internet ormai i siti si sprecano, c’è di tutto e di più. Peraltro con la presenza di un sito nazionale del SAPPE, molto bello, professionale ed esauriente non si avverte certo la mancanza di informazioni sulle varie attività del Corpo. Si vuole ricordare che proprio dalla Puglia, tanti anni fa, partì la conquista di internet attraverso un sito che si chiamava sappepuglialucania.it che si proponeva di sfruttare le grandi potenzialità di internet per raggiungere il maggior numero possibile di colleghi. Quando poi arrivò il sito nazionale ritenemmo di concludere l’esperienza considerato che non potendo offrire nulla di nuovo , andavamo a costituire l’ennesimo doppione di qualcosa già visto. Ultimamente ci siamo resi conti che forse potevamo offrire un qualcosa di innovativo unendo le potenzialità del collega Giannicola Girone, bravissimo webmaster, e del collega Francesco Pilagatti, esperto di video. Così è nato sappetimes.it, un sito che si propone di offrire un servizio multimediale ai colleghi con notizie nazionali, regionali e locali ed un notiziario video in cui verranno lette, accompagnate da immagini, le notizie ritenute più interessanti . Il video notiziario verrà offerto ogni qual volta ci saranno notizie che meritano un commento od un approfondimento. Siamo anche contenti di aver dato la parola a tutti i segretari locali che avranno a disposizione anche questa piazza per rendere pubbliche le problematiche dei loro Istituti. Comunque sappetimes.it non si limiterà
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solo a questo poiché stiamo studiando tutta una serie di iniziative che solo la tecnologia ci può permettere di portare a compimento. Per esempio un collegamento in diretta, streaming, con un esperto per parlare di materie che interessano i colleghi, a partire dall’avvocato Putignano, all’esperto di Segreteria che potrà dare tutte le informazioni sulle malattie, cause di servizio, congedi ecc. ecc. e così via. Quando ci sarà un argomento importante, vedi le pensioni, il danno biologico, l’uso legittimo delle armi, lo straordinario eccedente le 36 ore, e tanto altro ancora, ci sarà un esperto che risponderà in diretta alle vostre domande. Stiamo pensando anche ad un giochino che consentirà ai colleghi di scegliere l’uniforme di servizio e gli altri capi di vestiario sia nella foggia che nel colore. A seguito delle preferenze che verranno espresse, lanceremo un sondaggio. Aspettiamo anche vostre rivendicazioni, foto di denuncia, video, filmati e quant’altro per documentare le grosse inefficienze dell’Amministrazione. Noi saremo la vostra voce contro chi cerca di zittirvi. Tante idee, per voi a costo zero, per offrire notizie, informazioni sempre fresche sulle iniziative che verranno poste in essere, anche a seguito di suggerimenti che ci perverranno da voi. Sappetimes.it sarà il luogo del dibattito, del dialogo, della denuncia, non come certi sindacati che usano i propri siti per la propria immagine e propaganda. Federico Pilagatti
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a cura di Lady Oscar Redazione Sportiva rivista@sappe.it
Arrivano altri 15 nuovi campioni nel Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre
D Nelle foto a destra Aldo Montano
sopra Stefania Berton & Ondrej Hotarek
In un anno indissolubilmente legato ai Giochi estivi di Londra 2012, le Fiamme Azzurre, il gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria, festeggiano l’arrivo di 15 nuovi campioni impegnati in 11 diverse discipline. Molti dei nuovi appartenenti alla Polizia Penitenziaria saranno protagonisti dell’appuntamento a cinque cerchi ed inoltre, con queste assunzioni, le fila del gruppo si incrementano anche di due nuove ed importanti sezioni finora inesistenti nelle Fiamme Azzurre: il Badminton ed il Pugilato (con campioni di assoluto rilievo nelle rispettive discipline). In questo concorso non sono state dimenticate le specialità invernali già prodighe di talenti come Carolina Kostner, nel pattinaggio di figura femminile, e della coppia di danza Anna Cappellini e Luca Lanotte nella danza, rinforzate dall’arrivo della coppia di artistico Stefania Berton-Ondrej Hotarek in vista dei Giochi invernali di Sochi 2014.
Tra i nuovi big della Polizia Penitenziaria ci sono anche due personaggi molto noti nello sport ma anche nel mondo televisivo in generale: Aldo Montano e Clemente Russo, per la scherma ed il pugilato. Aldo, toscano di Livorno, proviene da una famiglia di grandi schermidori: Mario Aldo (il padre), Aldo (il nonno) e tre cugini del padre, Mario, Tullio, Tommaso e Carlo (unico fiorettista della famiglia), hanno partecipato a passate edizioni delle Olimpiadi nella sciabola, salendo tutti sul podio nella gara a squadre dopo anni di militanza nello storico gruppo livornese di scherma Fides di Livorno. Da tre anni legato sentimentalmente ad una delle
donne più belle del mondo dello spettacolo, Antonella Mosetti, in carriera Aldo vanta un palmarès di tutto rispetto. Ai campionati del mondo di Catania 2011 l’ultimo oro individuale conseguito nella sciabola, dopo l’argento di San Pietroburgo nel 2007 ed il bronzo a l’Avana nel 2003. E’ stato anche bronzo a squadre nell’ultima edizione siciliana dei mondiali 2011, dopo le piazze d’onore conquistate, sempre in team, a Lisbona 2002, Lipsia 2005, Antalia 2009 e Parigi 2010. Oltre all’oro continentale a Zelaegerszeg nel 2005, vanta, tra gli altri risultati, sei titoli italiani assoluti. Un personaggio che per fama e per bravura potrà rappresentare l’omologo maschile della bella e brava Carolina Kostner negli sport sul ghiaccio, dando lustro e visibilità alla Polizia Penitenziaria. Oltre a Montano, tra i reclutati, l’altro famoso dello sport e del mondo dello spettacolo, anche per la partecipazione a reality show ed a trasmissioni televisive come Scherzi a parte o La Talpa, per non parlare dell’ultimo film sul pugilato Tatanka è Clemente Russo. Proprio la partecipazione a quest’ultimo impegno del regista Giuseppe Gagliardi è costata a Russo la sospensione dalle Fiamme Oro, agevolando il passaggio dalla militanza in Polizia di Stato a quella nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, con un palmarès di tutto rispetto e ottime probabilità di fare di nuovo bene nelle prossime olimpiadi di Londra dopo l’argento conquistato a Pechino 2008, oltre che, in ottica futura, nel settore tecnico della disciplina appena creata tra le fila della Polizia Penitenziaria. Nativo e residente a Marcianise, nella categoria dei massimi (91kg), ha conquistato un oro nei Campionati Mondiali di Chicago 2007 ed il titolo iridato delle WSB (World Series of Boxing) nella stagione 2010/2011, che gli ha fatto ottenere la terza “carta olimpica” per i Giochi di Londra 2012. Ha inoltre vinto i Giochi del Mediterraneo 2005 ad Almeria. Altro campione campano, medesimo sport, stessa città di Clemente, uguale apparte-
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nenza sportiva,essendo cresciuto come il famoso conterraneo nella scuola dell’Excelsior con il Maestro Domenico Brillantino, Vincenzo Mangiacapre milita nella categoria “superleggeri” (64kg). Nel 2010 ha conquistato la medaglia d’argento nel prestigioso Gee Bee Tournament di Helsinki, nel 2011 ha ottenuto la “carta olimpica” per i Giochi di Londra conquistando la medaglia di bronzo nei Campionati Mondiali di Baku, dopo essere salito sul podio - sempre bronzo - anche in occasione della rassegna continentale di Ankara. Nel settore multidisciplinare del pentathlon le Fiamme Azzurre hanno dato il benvenuto anche a Gloria Tocchi, romana, stabilitasi a Guidonia Montecelio, che nella sua disciplina attualmente è senz’altro la miglior esponente emergente della scuola italiana degli ultimi anni, vantando oltretutto una partecipazione ai Giochi Olimpici giovanili di Singapore nel 2010. L’esordio precocissimo sui palcoscenici internazionali c’è stato già a 13 anni, nel 2007, negli Europei della categoria “youth B” in Spagna, in cui si classificò dodicesima. Nel 2009 ha raggiunto l’argento ad Abrantes, in Portogallo, e nel corso della carriera giovanile ha conquistato altre medaglie importanti nella categoria “youth A”, con il bronzo mondiale nel 2010 a Uppsala e bronzo europeo nel 2011 a Szekesfehervar. Più volte campionessa italiana di categoria, vanta anche un titolo tricolore assoluto nel tetrathlon (2010). Stefania Berton di Asiago e Ondrej Hotarek, nativo di Brno (Repubblica Ceca) sono la nuova coppia reclutata nell’artistico sul ghiaccio. Risiedono a Milano e si allenano
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abitualmente nelle strutture di Sesto San Giovanni. Hanno formato solo tre anni fa, nel 2009 una coppia di artistico, difficilissima disciplina sul ghiaccio, che da subito si è distinta a livello internazionale per poter aspirare a risultati di successo, al punto di scalare il ranking mondiale dell’Isu nel 2011 fino al 6° posto di specialità dopo il 5° posto agli Europei di Berna ed il 10° nei Mondiali di Mosca (migliori risultati di sempre da parte di una coppia azzurra). Oltre ai successi nel NRW Trophy (Dortmund 2010) e nella “Cup of Nice”(Nizza 2011), la coppia BertonHotarek ha colto recentemente il primo podio nell’Isu Grand Prix in occasione della Rostelecom Cup di Mosca 2011. Per i due bravissimi campioni ci sono anche da annoverare due titoli italiani assoluti, nel 2010 a Milano e nel 2011 a Courmayeur. Massimiliano Carollo e Domico Di Guida, sono invece i due nuovi specialisti della sezione judo delle Fiamme Azzurre, già ricca di campioni del calibro dei fratelli Bruyere, di Francesco Faraldo e Marco Maddaloni, tanto per citarne alcuni. Nato a Palermo, Massimiliano Carollo risiede a Settimo Torinese e proviene dal grande vivaio piemontese dell’Akiyama, già vivaio per campioni come i già citati fratelli Bruyere e dell’altro campione delle Fiamme Azzurre Lorenzo Bagnoli. Cintura nera 3° Dan, è un eccellente specialista della categoria 73kg con prospettiva di salire a livello assoluto negli 81kg. Nelle categorie giovanili si è distinto in campo internazionale con gli argenti europei conquistati da cadetto (Sarajevo 2008) e da “under 23” (Tyumen 2011). Nel 2011 ha vinto i tornei di Coppa Europa juniores a Lignano e a Paks (in Ungheria era già stato bronzo nel 2010). Vanta titoli tricolori in tutte le categorie: esordienti 2005, juniores 2008 e 2011, “under 23” 2009 e 2010. Domenico Di Guida, napoletano, risiede a Napoli, ed è cresciuto nella straordinaria scuola dello Star Judo Club della famiglia Maddaloni. Cintura nera 3° Dan, è attualmente il più grande talento emergente nelle
categorie pesanti. La sua categoria sono i 100kg. In carriera a livello internazionale nel 2008 ha conquistato l’oro europeo cadetti (Sarajevo), nel 2009 bronzo mondiale ed europeo juniores (Parigi e Yerevan), nel 2010 bronzo europeo juniores(Samokov), e altro bronzo tra gli “under 23” (Sarajevo). Nel 2011 un “grand slam” di medaglie con l’oro europeo juniores (Lommel), l’argento mondiale juniores (Cape Town) e il bronzo europeo “under 23” (Tyumen). In campo nazionale ha ugualmente fatto incetta di titoli italiani: cadetti (2007 e 2008), juniores (2009, 2010 e 2011) e “under 23” (2009, 2010 e 2011).
Settore di nuova apertura per le Fiamme Azzurre sarà, come anticipato, il Badminton con Agnese Allegrini, romana ma residente a Vignanello (Viterbo), ma si allena a Milano. E’ la migliore singolista italiana e vanta numerosi successi in campo internazionale: nel 2011 l’oro al Bahrein International, l’argento al Denmark International e bronzi agli Internazionali di Timisoara (Romania), Marrakech (Marocco), Male (Maldive) e San Paolo (Brasile). In campo nazionale ha vinto ben quattro Campionati Italiani assoluti dal 2001 al 2011. Nel 2008 ha altresì partecipato ai Giochi Olimpici di Pechino. Elena Cecchini, nativa di Udine e residente a Mereto di Tomba (Udine), è un grandissimo talento che va a rimpinguare le fila del ciclismo, soprattutto nelle discipline su pista, pur essendosi distinta in carriera sia in pista, sia su strada, con ottimi risultati a livello internazionale: da junior è stata argento nella corsa a punti (2009) e bronzo nello scratch (2010), mentre ha vinto il titolo europeo nella corsa a punti (2010), oltre ad un argento con la formazione azzurra dell’inseguimento a squadre.
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A fine 2011 ha esordito nella Coppa del Mondo elite in occasione della prova di Astana (Kazakhstan), conquistando il bronzo nella gara a punti. Vanta numerosi titoli nazionali: strada juniores (2009), corsa a punti e inseguimento a squadre juniores (2010). Udine, in una disciplina completamente diversa ( la canoa), ha dato i natali anche a Sofia Magali Campana, residente attualmente a San Giorgio di Nogaro (Udine). E’ un punto fermo della squadra azzurra come specialista del K2 e del K4: nel 2011 ha partecipato a tutte le prove di Coppa del Mondo oltre agli Europei di Belgrado e ai Mondiali di Szeged. Sempre nell’ultima stagione ha conquistato il titolo tricolore assoluto nel K4 200m e ha vinto i campionati nazionali “under 23” nel K4 500m e nel K4 5000m. Ancora per la canoa, nuovo arrivo tra le fila delle Fiamme Azzurre da festeggiare, è quello di Susanna Cicali, sorella della nostra pluricampionessa della sezione Stefania, fiorentina e residente a Bagno a Ripoli (Firenze). Susanna è una specialista del fondo Più volte in medaglia nella categoria juniores, a livello internazionale, da juniores ha vinto il titolo mondiale nel K2 maratona (Tyn nad Vltavou 2009) oltre ad un argento nel K1 (Banyoles 2010), mentre in campo europeo vanta un bronzo nel K2 1000m a Szeged 2208, un argento nel K2 500m a Poznan 2009, un argento nel K2 500m e un bronzo nel K2 200m a Mosca 2010. Nel 2011 ha vinto i titoli tricolori nel K1 5000m sia tra gli juniores che tra gli “under 23”. Ed oltre ad essere una campionessa di vaglia, è anche una ragazza bellissima, finalista al concorso Miss Italia 2011, e vincitrice della corona di Miss Italia Sport. Ai nuovi ragazzi reclutati va il nostro in bocca al lupo, l’augurio di buon lavoro e la speranza che possano ottenere tante soddisfazioni per loro stessi, per le Fiamme Azzurre e la Polizia Penitenziaria tutta.
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Nelle foto a sinistra Clemente Russo
al centro Agnese Allegrini
In basso Susanna Cicali
a cura di Ciro Borrelli rappresentante Sappe ICF Roma borrelli@sappe.it
La Polizia Penitenziaria “specialista nel trattamento dei detenuti minorenni”
I Nella foto L’ Istituto Centrale di Formazione del DGM di Roma
l 25 ottobre 2011 è stata una data storica per il contingente di Polizia penitenziaria in servizio nell’ambito minorile. A distanza di due anni (ottobre 2009) dalla firma del Decreto sulla specializzazione da parte dell’ Onorevole Angelino Alfano, le due Direzioni Generali del Personale del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento Giustizia Minorile hanno finalmente raggiunto un accordo sulle modalità di attuazione dei corsi. Secondo le intese pattuite, circa settecentocinquanta unità del Corpo di Polizia Peni-
tenziaria, già in servizio nella Giustizia Minorile da oltre 5 anni, saranno ammesse con accesso diretto ad un corso di formazione di due settimane presso l’Istituto Centrale di Formazione del Personale, così come previsto dall’ultimo accordo del mese di dicembre 2011. Il restante personale di Polizia Penitenziaria, appartenente al Corpo da meno di 5 anni, qualora intendesse conseguire la specializzazione nel trattamento dei detenuti minorenni, potrà partecipare (previa ammissione mediante selezione per titoli) ad un corso articolato in moduli didattici
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di carattere teorico e pratico riguardanti gli aspetti normativi, deontologici e educativi. Detto corso avrà la durata di tre mesi. Nel suo aspetto pratico, è previsto un tirocinio di durata non inferiore ad un terzo del percorso formativo (un mese circa) sul posto di servizio, in affiancamento nei servizi minorili. Al termine del corso è inoltre prevista una prova di verifica in forma scritta e orale tendente ad accertare l’apprendimento delle competenze specifiche per il settore minorile. I corsi di formazione per questa tanto attesa specializzazione dovrebbero partire, salvo imprevisti, nel mese di febbraio 2012. Lo specialista nel Trattamento dei Detenuti Minorenni, per la specificità delle funzioni di sicurezza e trattamento, deve possedere: • Attitudine e soprattutto una personalità equilibrata e corretta dal punto di vista deontologico in linea con le nuove teorie psico-pedagogiche. La qualità dei rapporti che deve instaurare rappresenta una condizione imprescindibile per la buona riuscita dei progetti educativi elaborati per i minorenni; • Capacità di saper valutare in ogni momento le molteplici situazioni ed avvenimenti che possono incidere positivamente o negativamente sul processo evolutivo del minore detenuto. Per concludere, utilizzando le parole del decreto ...il personale di Polizia Penitenziaria deve far fronte con particolare professionalità, attraverso un atteggiamento positivo e di autocontrollo ad eventuali momenti di criticità del minore che si trova in un particolare stato dell’età evolutiva... Speriamo che questo corso possa segnare un salto di qualità per il personale di Polizia Penitenziaria del settore minorile.
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Tornano i Campionati Mondiali di sci dei Corpi di Polizia
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Un impegno organizzativo importante e di grande valore, testimoniato anche dalla presenza della RAI che segue da anni la manifestazione diffondendo sia in chiaro che su satellite le fasi più emozionanti della competizione.
Programma di gara
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Per offrire a tutti i partecipanti, atleti e spettatori, una calda accoglienza durante lo svolgimento delle gare verrà allestito presso il parterre, un Villaggio Expo, il Rossignol Demo Tour Europe con le ultime novità tecniche.
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eta storica del turismo sportivo internazionale, è una località che permette di vivere emozioni complete e continue per tutte le quattro stagioni. Location di un instancabile succedersi di eventi: dallo sport - estivo e invernale - alle manifestazioni turistico culturali e folkloristiche. Dopo aver ospitato i Campionati Mondiali di Sci del 1997, Sestrière è stato il cuore sportivo delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Con i suoi 120 km di piste è al centro del comprensorio della Via Lattea che collega le stazioni di Sauze d’Olux, Cesana e Claviere per 400 km di tracciato complessivo, tutti dotati di impianti di innevamento programmato.
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Nelle foto alcune immagini delle precedenti edizioni
Sestrière
o Sci Club Teamitalia organizza anche quest’anno l’evento FIS WORLD SKI CHAMPIONSHIPS OF POLICE FORCES - Campionati Mondiali di Sci dei Corpi di Polizia, che avranno luogo a Sestriere dal 14 al 18 marzo 2012. Una manifestazione a carattere internazionale aperta alla partecipazione dei migliori giovani atleti dei Corpi di Polizia e degli Sci Club. L’organizzazione curata dallo Sci Club Teamitalia, con il supporto di Teamitalia, ha ottenuto in questi anni riconoscimenti da parte delle principali autorità federali ed Istituzionali, che ogni anno confermano la loro preziosa collaborazione a sostegno di questa grande iniziativa sportiva.
Genova: il Cardinale Angelo Bagnasco incontra una delegazione di Marassi Teramo: nuova perquisizione in carcere con cani antidroga
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n occasione delle recenti festività natalizie, l’Arcivescovo di Genova (e presidente della CEI, Conferenza Episcopale Italiana) Cardinale Angelo Bagnasco ha voluto incontrare presso la Curia genovese il collega Bennardo Sanfilippo ed i figli Domenico e Stefano, rispettivamente di 14 e 19 anni. Bennardo, come ricorderete, è il marito di
Angela Chiaramonte, una delle sei vittime della tragica alluvione che ha colpito il capoluogo ligure lo scorso 4 novembre . All’incontro erano presenti anche alcuni colleghi del Nucleo Traduzioni del carcere di Genova, dove presta servizio Bennardo, e padre Francesco Lia, parroco della parrocchia di Santa Margherita del quartiere genovese di Marassi.
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E’ la terza volta in un mese. Sono stati impegnati circa 50 agenti di polizia penitenziaria e due cani antidroga arrivati da Avellino. Stavolta è stato trovato solo uno spinello fatto volare in un cortile. Due settimane prima furono trovati circa 50 grammi di hascisc. «E’ stata - spiega Giuseppe Pallini, segretario provinciale del Sappe - un’operazione di routine finalizzata al rinvenimento di stupefacenti e oggetti non consentiti. Il nostro sindacato plaude l’iniziativa del nuovo comandante che si dà da fare per il rispetto delle regole nell’istituto». Un carcere problematico, per la carenza di personale e sovraffollamento. «L’istituto di Teramo - conferma Pallini è diventatato ricettacolo da tutto l’Abruzzo di detenuti difficile da gestire e con problemi psichici: dirottano tutti qui approfittando del fatto che c’è la guardia medica su 24 ore. E’ il riconoscimento per l’impegno del personale che opera con abnegazione. Il Provveditore ci aveva promesso che non avrebbe più inviato detenuti ingestibili, ma non ha mantenute le promesse». Il Sappe ricorda che è in attesa di un incontro col nuovo direttore sulla riorganizzazione del lavoro. (a.f.)
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Roma: corso di Formazione e Sicurezza all’I.C.F. di Roma
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l 13, 14 e 15 dicembre 2011 si è tenuto all’Istituto Centrale di Formazione del Personale di Roma un Corso di aggiornamento sul Sistema d’indagine (S.D.I.) rivolto al personale di Polizia Penitenziaria che opera nelle strutture minorili della capitale. I due Focal point nazionali per la Giustizia Minorile hanno ribadito l’importanza della riservatezza e delle responsabilità del personale di Polizia penitenziaria che ha il compito di interagire con il sistema per la sua alimentazione e per trarre le informazioni necessarie per le attività istituzionali e investigative. Ricordiamo che il personale di Polizia penitenziaria abilitato all’uso dello S.D.I. (Sistema d’indagine), al pari delle altre forze di Polizia, è tenuto a inserire on-line nella Banca dati - istituita presso il Ministero dell’Interno - le informazioni inerenti i fatti reato, avvenuti all’esterno e all’interno delle strutture di competenza, redigendo i relativi atti di polizia giudiziaria oltre alle eventuali denunce esposte dai cittadini per le quali è previsto l’inserimento nello S.D.I.. Ciro Borelli
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Avellino: quattro Nuoro: la Polizia Penitenziaria con i gemellini per il bambini ricoverati in pediatria collega Daniele Biondi
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n parto eccezionale è avvenuto nella clinica Malzoni il 3 ottobre. La notizia è stata data solo ora perchè i neonati avevano manifestato dei problemi respiratori dopo la nascita. La moglie del nostro collega Daniele Biondi, Annalisa, 32 anni casalinga, ha avuto quattro splendidi gemellini con un parto cesareo: sono 3 femminucce e un maschietto; le bimbe si chiamano Nicole, Monica e Sofia e il maschietto si chiama Raffaele. Un’equipe di 12 persone tra medici, anestesisti, infermieri e ginecologi hanno assistito la donna e ora i problemi di salute si sono risolti e i bambini godono di ottima salute.
icini ai bambini ricoverati in pediatria. Anche quest’anno gli agenti di Polizia Penitenziaria di Nuoro hanno rinnovato l'appuntamento con i piccoli pazienti ricoverati all'Ospedale San Francesco di Nuoro. Una rappresentanza dell’istituto sardo composta da alcuni agenti, dal Direttore, dal Commissario e dall'immancabile
Babbo Natale ha portato doni ai bimbi augurando loro una pronta guarigione, inoltre, è stato donato diverso materiale didattico per la scuola del reparto. L’iniziativa ha riscosso l’apprezzamento dei genitori dei bimbi nonchè di tutto il personale medico ed infermieristico. Marco Flore
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Roma: record italiano di sollevamento pesi su panca per l’ Assistente Molino Alberto
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i segnala un nuovo successo conseguito dall’Assistente di Polizia Penitenziaria Alberto Molino, in servizio presso l’I.P.M. di Casal del Marmo a Roma, il quale all’ultimo campionato italiano di panca F.I.P.L.(Federazione Italiana Power Lifting) svoltosi a Cecina il 9, 10 e 11 dicembre 2011, dopo un’avvincente lotta per il titolo italiano di specialità distensione su panca, nella categoria di peso fino a 120 kg, con un’alzata di 235kg si è aggiudicato la medaglia d’argento, piazzandosi al secondo posto assoluto. Ma la grande soddisfazione veniva dal fatto che con tale alzata, stabiliva il nuovo record italiano master 1 cioè nella categoria di età oltre i 40 anni. Forte di tale risultato, Alberto si è qualificato per il prossimo campionato europeo (E.P.F.) che si svolgerà ad agosto in Italia nella città di Terni. Chi conosce Alberto e la passione che mette in questo sport, duro ma che negli anni lo ha visto sempre ai vertici delle maggiori competizioni nazionali (già tre volte campione italiano ed una volta campione europeo), è sicuro che darà il suo massimo per tenere alti i colori italiani e del Corpo di Polizia Penitenziaria. Appuntamento alla prossima competizione continentale. Complimenti dalla redazione e dai colleghi.
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a cura di Giovanni Battista De Blasis
Anni di piombo
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In alto la locandina sotto alcune scene del film
e due figlie di un severo pastore protestante Juliane e Marianne Klein, sono diversissime tra loro: la prima ha un carattere duro e orgoglioso mentre l'altra sembra mite ed ubbidente e, come tale, è la preferita del padre. Le due ragazze assistono sconvolte ad una proiezione scolastica degli orrori commessi dai nazisti nei famigerati lager dove la degradazione umana ha causato la morte di milioni di innocenti per fame e per stenti. Affrancate dalla famiglia, Juliane, entra a lavorare in un giornale femminista e inizia a fare politica, mentre Marianne si unisce ad un gruppo terroristico ed entra in clandestinità, finchè dopo qualche anno viene arrestata e reclusa in carcere. Juliane nelle visite in carcere alla sorella rimarrà sempre più scossa dalla irremovibilità di Marianne e dalle sue convinzioni
della bontà d'una scelta che lei non riesce a condividere. Tuttavia, le diversità di vedute e di ideali finiscono per rafforzare il legame di amore-odio tra le due sorelle e, mentre Juliane continua il suo lavoro politico con metodi democratici appoggiata dal compagno Wolf, la sorella inizia un lungo sciopero della fame che dopo averne stremato le forze, la porta fino alla morte. Un indagine interna al carcere sembra accertare in maniere inequivocabile il sucidio per impicagione. La disperazione di Juliane per quanto accaduto e il sospetto che la causa della morte non sia stata il suicidio portano la sorella di Marianne alla ricerca di un’altra verità. Per questo scopo Juliane abbandona la vita relativamente facile condotta fino ad allora per dedicarsi alla disperata impresa di scoprire la verità sull’accaduto. Ma quando il risultato delle sue indagini porterà alla conclusione che si trattò veramente di un omicidio, Juliane non realizzerà nessun scoop giornalistico perchè nel
Regia: Margarethe von Trotta Titolo Originale: Die Bleierne Zeit, Die Sceneggiatura: Margarethe von Trotta Musiche: Nicolas Economou Fotografia: Franz Rath Montaggio: Dagmar Hirtz Scenografia: Barbara Kloth, Georg von Kieseritzky Costumi: Jorge Jara, Monika Hasse Produzione: BIOSKOP FILM Distribuzione: GAUMONT VALE (1982) Personaggi ed Interpreti: Wolfang: Rüdiger Vogler Il Padre: Franz Rudnick Sabine: Verenice Rudolph La Madre: Doris Schade
frattempo la storia raccontata non sarà più attuale e non interesserà più a nessun lettore. E così a Juliane non resterà che raccontare la storia della sorella a suo nipote Jan, il figlioletto di Marianne da lei abbandonato per potersi dedicare a quella che credeva la sua missione e che non poteva essere intralciata da emozioni o sentimenti.
Marianne Klein: Barbara Sukowa Juliane Klein: Jutta Lampe Jan a 10 anni: Patrick Estrada Pox Juliane a 17 anni: Ina Robinski Marianne a 16 ann: Julia Biedermann Jan a 4 anni: Samir Jawad Juliane a 6 anni: Barbara Paepcke Marianne a 5 anni: Rebecca Paepcke Werner: Luc Bondy Margit Czenki Carola Hembu Anna Steinmann Wufhild Sydow Genere: Drammatico Durata: 106 minuti Origine: Germania, 1981
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• LEONE D'ORO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 1981. • DAVID DI DONATELLO 1982 PER MIGLIOR REGISTA STRANIERO (MARGARETHA VON TROTTA).
Pasquale Salemme Segretario Nazionale del Sappe salemme@sappe.it
Ludwig: la crociata purificatrice al grido di “Gott Mit Uns”
N Nelle foto al centro una fibbia nazista
sotto Abel & Furlan durante il processo
ell’immaginario collettivo i criminali sono, solitamente, soggetti provenienti dai ceti meno abbienti spinti all’illegalità dalla povertà e dall’emarginazione sociale, fattori che determinano gioco forza una maggiore esposizione alla delinquenza. Ma, al di là dei fattori di disorganizzazione sociale del territorio, cosa spinge un individuo o un gruppo di persone ad allontanarsi dalle norme condivise all’interno di ogni specifico contesto sociale se, costui o costoro, sono educati, riguardosi, studiosi e religiosi: insomma persone per bene? E soprattutto quali sono le condizioni e le circostanze che contribuiscono alla loro devianza, se non hanno alle loro spalle un’esperienza familiare segnata da traumi o violenza che, solitamente, costituiscono la base ricorrente di ogni serial killer? Sono le domande che hanno spinto sociologi e psicologi del tempo a formulare le tesi più svariate su quanto avvenne nella Verona bene (quartiere Borgo Trento) negli anni ‘80. Allorquando due ragazzi dell’alta borghesia veronese furono arrestati in flagranza di reato, mentre si accingevano a dare fuoco ad una discoteca di Castiglione delle Stiviere (Mantova). All’epoca dell’arresto Marco Furlan, 24 anni, figlio di un noto primario del Centro Ustionati di Verona, era uno studente di chimica. Wolfgang Abel, 25 anni, era il figlio di un dirigente assicurativo tedesco, laureato a pieno voti in matematica. Entrambi veronesi, amici fin dai tempi del liceo Fracastoro con eguali simpatie di destra. Da allora i loro nomi, la loro storia, i loro gesti
sono finiti sotto una sola icona: «Ludwig». Fino ad allora il gruppo «Ludwig» era ritenuto responsabile, complessivamente, della morte di 27 persone. Ma che cosa era «Ludwig»? «GOTT MIT UNS», era il motto di Ludwig, presente nei volantini di rivendicazione, che dal 1979 al 1984 fece 15 morti tra l’Italia e la Germania. E’ proprio la scritta Gott mit uns che indirizzò gli investigatori dell’epoca a collegarla ai gruppi neonazisti: la dicitura (Dio è con noi) era presente sulla fibbia della cintura della Hitlerjugend, la gioventù fedelissima al dittatore nazista. La scritta non era l’unico elemento di stampo nazista che orientò, inizialmente, gli inquirenti sulla pista dell’estrema destra, vi erano anche l’aquila sormontante la svastica e i caratteri runici della scrittura, oltre ai messaggi: «siamo gli ultimi eredi del nazismo» e «ferro e fuoco sono la punizione nazista». Il battesimo del fuoco avvenne proprio a Verona. Una notte di agosto del 1977 Guerrino Spinelli, un barbone di origine abruzzese, venne arso vivo, in borgo Milano, nella sua roulotte. Nel 1978 invece viene accoltellato e ucciso Luciano Stefanato, 44 anni, sommelier omosessuale di Padova ed egual sorte tocca, l’anno dopo, a Claudio Costa, tossicodipendente di Venezia. I tre omicidi vengono rivendicati dalla sigla «Ludwig» il 4 novembre del 1980, con una lettera inviata a «Il Gazzettino» del Triveneto. Peraltro dei tre omicidi erano stati accusati diverse persone, poi risultati innocenti. La particolarità della rivendicazione riponeva nella circostanziata e minuziosa elencazione dei particolari utilizzati nei tre attentati. Nel dicembre del 1980 viene uccisa, a Vicenza, a colpi di scure, Alice Maria Berretta, prostituta ultracinquantenne. Il 24 maggio del 1981 è la volta di Luca Martinotti, 18 anni,
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bruciato mentre dorme, insieme con un amico, in una torretta (una sorta di bastione incustodito) a Verona, dove normalmente dormivano sbandati e drogati. L’anno successivo, poco distante dal santuario di Monte Berico, nel quale prestavano la loro opera, vengono massacrati a martellate i frati vicentini Gabriele Pigato e Giuseppe Lovato. La rivendicazione dei tre omicidi (Martinotti e i due frati) arriva il 23 luglio del 1982 all’ANSA di Milano: «Ludwig dopo il rogo di San Giorgio a Verona ha colpito di nuovo a Vicenza sul Monte Berico. Siamo gli ultimi eredi del nazismo. Il fine della nostra vita è la morte di coloro che tradiscono il vero Dio. Gott mit uns». L’ultimo omicidio di Ludwig, prima di passare alle stragi, è quello di un altro religioso, padre Armando Bison a Trento, con un punteruolo a forma di crocefisso conficcato nella testa. Il pomeriggio del 14 maggio 1983, viene incendiato il cinema a luci rosse Eros Sexy Center di Milano. All’interno della sala a guardare «Lyla, profumo di femmina», si trovavano una trentina di persone. Sei persone perdono la vita nel rogo. Livio Cerasoli, non è nel cinema, ma vi entra vedendo le fiamme, nel tentativo di portare soccorso e perde la vita anch’egli. La strage al cinema di Milano è certamente il gesto criminale più tragico ed eclatante della sigla. Il 7 gennaio 1984, il fuoco devasta la Sex Diskothek Liverpool a Monaco di Baviera: solo una serie di circostanze fortunate e il pronto intervento dei soccorritori evitano conseguenze ben più gravi. Nel rogo, però, muore Corinna Tartarotti, cameriera di 20 anni. La sequenza di crimini, rivendicati da Ludwig termina il 3 marzo del 1984, in coincidenza dell’arresto in flagranza di reato Wolfgang Abel e Marco Furlan, mentre, come già detto, con taniche di benzina si accingevano a dare fuoco al Melamara, una discoteca di Castiglione delle Stiviere,
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goffamente travestiti da Pierrot. Un anno dopo l’arresto tutti i procedimenti riguardanti l’inchiesta Ludwig vengono riuniti a Verona. Il fascicolo viene assegnato al sostituto procuratore Francesco Pavone. A procedere formalmente contro Wolfgang Abel e Marco Furlan è chiamato il giudice istruttore Mario Sannite. Il 9 maggio 1985, il giudice istruttore spicca i mandati di cattura a carico di Wolfgang Abel e Marco Furlan per sette omicidi volontari e quattro reati di strage con 15 vittime complessive addebitate al gruppo Ludwig. E’ singolare riportare quanto scriveva il G.I.: «Giudicando da meri elementi esteriori, cioè dai simboli usati nei messaggi, si pensò che la Ludwig fosse un’organizzazione di stampo nazista. Un’ipotesi che, sempre sulla base di elementi estrinsechi, trovava conforto in riferimenti testuali presenti in alcuni messaggi. Ma a questa interpretazione si obiettò che Ludwig non potesse essere giudicato e storicamente definito alla stregua di simboli che gli autori della sigla usano o dei richiami concettuali che essi fanno. Doveva, invece, essere giudicato e definito in base alle azioni che svolge e agli scopi che si prefigge chi dietro a questa sigla si cela. Prendendo in considerazione le vittime preferite da Ludwig, si rilevò trattarsi sempre di persone che avrebbero contravvenuto ai principi etici di cui si fanno paladini i compilatori dei tristi messaggi di rivendicazione («Il fine della nostra vita è la morte di coloro che tradi-
scono il vero Dio»; «Al Liverpool non si scopa più»). Si concluse perciò che la ideologia di Ludwig, al di là, dei simboli e della auto identificazione, nulla in comune avesse con le matrici ideali e le direttrici costanti del nazismo» (Augusto Canepa-il caso Ludwing). Il 10 febbraio del 1987, al termine di 21 udienze, durante le quali Abel e Furlan non comparirono mai in aula, la Corte di Assise di Verona condannò i due imputati a 30 anni di carcere. Il 15 giugno 1988 la Corte d'Assise d'Appello di Venezia rimise in libertà entrambi per decorrenza dei tempi di carcerazione e ordinò a Furlan il soggiorno obbligato a Casale di Scodosia (PD), da dove fuggì nel febbraio del 1991, poco prima della definitiva condanna in cassazione. Fu catturato nel maggio del 1995 a Creta, dove viveva sotto falso nome e venne riportato in Italia. Precedentemente, il 10 aprile del 1990 la Corte d'Appello di Venezia lo aveva condannato in contumacia a 27 anni di carcere, condanna confermata l'11 febbraio 1991 dalla Corte di Cassazione; nella medesima occasione anche Abel fu condannato a 27 anni. Poco dopo l'arresto, avvenuto a Creta, Marco Furlan tentò il suicidio in carcere, provando a impiccarsi alle sbarre con un lenzuolo. Nel 2008, dopo aver scontato 18 anni di reclusione (grazie anche ad alcuni condoni e alla buona condotta) venne scarcerato e affidato in prova ai servizi sociali. A settembre del 2009, poi, la misura di sicurezza del ricovero in casa di cura (prescritta insieme alla sentenza definitiva in quanto giudicato seminfermo di mente) venne sostituita in libertà vigilata. Nel novembre del 2010 è tornato definitivamente libero. Il giudice di sorveglianza di Milano che gli ha revocato la misura di sicurezza della libertà vigilata nel provvedimento ha evidenziato tre punti: il superamento dei problemi psicologici di Furlan, il buon reinserimento sociale e il
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comportamento positivo durante il periodo della libertà vigilata. Per onor di cronaca Wolfgang Abel, considerato la mente del gruppo, in 23 anni di carcere si è sempre dichiarato innocente, «vittima di una persecuzione». I periti l’avevano descritto come persona dal carattere dominante, fredda e molto intelligente, ma affetta da un «vero delirio a struttura paranoicale». Alle sue spalle cinque tentativi di suicidio in carcere. Il Tribunale di sorveglianza di Verona lo scorso settembre gli ha concesso la semilibertà e adesso lavora come contadino nei vigneti della Valpolicella sulle colline di Negrar. In precedenza, nel mese di giugno, il giudice del Tribunale di sorveglianza di Verona aveva respinto la richiesta di libertà definitiva avanzata da Abel in seguito alla «pericolosità sociale» emersa dalla perizia psichiatrica, disposta dallo stesso magistrato, secondo cui emergeva un «elevato rischio evolutivo di scompensi psicotici in situazione di stressor». Quest’ultimo è un termine specialistico con il quale si intendono tutti quegli stimoli che portano l’organismo e la psiche allo stress. In pratica, in determinate situazioni di tensione psicologica, potrebbe perdere il contatto con la realtà. I dubbi se la sigla Ludwig era solo Furlan e Abel o un gruppo ben più organizzato continuano a rendere il «giallo» vivo nelle memorie dei parenti delle vittime e non solo. A favore della prima ipotesi vanno sostanzialmente il processo penale e la condanna inflitta ai due, e la circostanza che dall'arresto di Abel e Furlan la furia omicida di Ludwig si è arrestata. E la loro cattura è avvenuta in un momento in cui le azioni sanguinose stavano assumendo una frequenza forsennata ed una dimensione allucinante (non più un omicidio l’anno, ma una strage ogni pochi mesi). Ventisette morti ammazzati, ma solo quindici riconosciuti, marchiati e affibbiati a Ludwig. Quindi, al di là delle sentenze e basandosi su una giustizia sommaria, quasi un anno di carcere per ogni vita tolta. Alla prossima ...
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Nelle foto a sinistra Wolfgang Abel & Marco Furlan
A l centro un giornale dell ’epoca
In basso volantino di rivendicazione
Luca Pasqualoni Segretario Nazionale ANFU pasqualoni@sappe.it
Il fenomeno delle porte girevoli
I
l nuovo Ministro della Giustizia, a distanza di pochi mesi dal suo insediamento, ha presentato al Consiglio dei Ministri un decreto legge avente ad oggetto, tra l’altro, il sistema penitenziario, in virtù di una espressa delega legislativa in tal senso. Tra le misure di maggiore interesse vi è la c.d. probation giudiziaria o messa alla prova, fino a ieri relegata alla fase dell’esecuzione penale, fatta eccezione per il processo minorile, ed oggi introdotta anche in fase di cognizione rispetto ai quei reati puniti con pena non superiore a quattro anni: in questo senso la probation giuNella foto una porta diziaria costituisce un elemento girevole di assoluta novità anche in ragione della scelta di affidarne la concessione ad una istanza dell’imputato. La sospensione con messa alla prova è, infatti, rimessa a una richiesta dell’imputato, da formularsi fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado e consiste in una serie di prescrizioni e prestazioni di pubblica utilità, il cui esito positivo determina l’estinzione del reato. Potrà essere concessa soltanto una volta a condizione che il giudice ritenga che l’imputato si asterrà dal commettere ulteriori reati: valutazione prognostica che in quanto tale presenta insuperabili limiti intriseci, poiché a nessuno è dato di predire il futuro, neanche ai magistrati. Tra gli obiettivi che il pacchetto giustizia si prefigge di raggiungere particolarmente avvertito è quello di porre fine al c.d. fenomeno delle “porte girevoli”, in forza del quale nel solo 2010 oltre 21.000 persone, unità in più unità in meno, sono entrate ed uscite dalle patrie galere per un periodo non superiore a tre giorni, anche se una rigorosa applicazione del precedente testo dell’articolo 558 del codice di procedura
penale nella parte in cui al secondo comma vietava che si potesse applicare la disposizione prevista dall’articolo 386, comma 4, ovverosia vietava agli ufficiali ed agenti che hanno proceduto all’arresto o al fermo di mettere il fermato o all’arrestato a disposizione del pubblico ministero conducendolo nella casa circondariale del luogo ove è avvenuto l’arresto e il fermo, sarebbe stata sufficiente ad impedire il fenomeno de quo. All’uopo, all’articolo 558 c.p.p. vengono apportate le seguenti modifiche ed integrazioni:
a) il comma 4 è sostituito dal seguente: “se il pubblico ministero ordina che l’arrestato in flagranza sia posto a sua disposizione, lo può presentare direttamente all’udienza, in stato di arresto, per la convalida ed il contestuale giudizio, entro quarantotto ore dall’arresto. Si applicano al giudizio di convalida le disposizioni dell’articolo 391, in quanto compatibili”. b) dopo il comma 4 è aggiunto il seguente: “nei casi di cui al comma 2 e 4, l’arrestato non può essere condotto nella casa circondariale del luogo dove l’arresto è stato eseguito, né presso altra casa circondariale, salvo che il pubblico ministero non lo disponga, con decreto motivato, per la mancanza o indisponibilità di altri idonei luoghi di custodia nel circondario in cui è stato eseguito l’arresto, per motivi di salute della
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persona arrestata o per altre specifiche ragioni di necessità”. Conseguentemente, vengono apportate all’articolo 123 delle norme di attuazione, coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, le seguenti modifiche: a) l’articolo 123 è sostituito dal seguente: “salvo quanto previsto dall’articolo 121, nonché dagli articoli 449, comma 1 e 558 del c.p.p., l’udienza di convalida si svolge nel luogo dove l’arrestato o il fermato è custodito. Nel medesimo luogo si svolge l’interrogatorio della persona che si trovi, a qualsiasi titolo, in stato di detenzione. Tuttavia, quando sussistono eccezionali motivi di necessità o di urgenza il giudice con decreto motivato può disporre il trasferimento dell’arrestato, o del fermato o del detenuto per la comparizione davanti a sé”. b) in questa ottica dopo l’articolo 163 delle norme di attuazione, coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, viene inserito il seguente: “nei casi previsti nell’articolo 558 del c.p.p.. l’arrestato viene custodito dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria presso le camere di sicurezza del circondario in cui è stato eseguito l’arresto. Il pubblico ministero può disporre che l’arrestato venga condotto nella casa circondariale del luogo ove l’arresto è stato eseguito, o presso la casa circondariale, anche quando gli ufficiali e agenti che hanno eseguito l’arresto, rappresentino la pericolosità della persona arrestata o l’incompatibilità della stessa con la permanenza nelle camere di sicurezza ovvero altre ragioni che impediscono l’utilizzo di esse”. Con la prima modifica all’articolo 558 del cp.p. si prevede che, nei casi di arresto in flagranza, il giudizio direttissimo deve essere necessariamente tenuto entro, e non oltre, le quarantotto ore dall’arresto, non essendo più consentito al giudice di fissare
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l’udienza nelle successive quarantotto ore. Con la seconda modifica, viene introdotto, in linea di principio, il divieto di condurre in carcere le persone arrestate o fermate, per i reati di non particolare gravità, prima della loro presentazione dinanzi al giudice per la convalida dell’arresto o del giudice del dibattimento nel caso di giudizio direttissimo. Tuttavia, dall’esame congiunto degli interventi normativi modificativi l’intento di limitare il fenomeno delle “porte girevoli” appare più decantato che realizzato, dal momento che le deroghe all’associazione in carcere sono tante e tali da svilirne la portata. Cominciamo dalla mancanza o dalla indisponibilità di altri luoghi idonei nel circondario ove è avvenuto l’arresto: la previsione per essere realmente efficace avrebbe dovuto essere supportata da una previa e seria ricognizione delle camere di sicurezza, sia per quanto riguarda la loro esistenza, o meglio presenza, presso i presidi territoriali delle Forze dell’Ordine disseminati sul territorio nazionale, sia per quanto riguarda la loro disponibilità, intesa quale agibilità e salubrità, poiché il predetto monitoraggio si appalesava doveroso costituendo condicio sine qua non in relazione alla loro mancanza o alla loro indisponibilità delle camere di sicurezza: e ciò al fine di evitare argomentazioni speciose di stampo corporativo, come è accaduto, in grado di paralizzare, sotto tale profilo, l’attuazione del nuovo dato normativo. Che le argomentazioni del Vice Capo della Polizia di Stato, rilasciate all’indomani delle predette modifiche al codice di procedura penale abbiano un sapore alquanto corporativo non solo è dimostrato dalla perentoria replica del Ministro della Giustizia On.le Paola Severino che ha evidenziato la preventiva concertazione con il Capo della Polizia dott. Mario Manganelli del provvedimento normativo modificativo in parola, mettendo, nel contempo, in luce la discrasia tra i vertici del Ministero dell’Interno, ma anche dal fatto che la mancanza e l’indisponibilità affliggono, più di ogni altra cosa, anche e soprattutto gli Istituti penitenziari a causa dell’ormai noto ed endemico fenomeno del sovraffollamento e della vetustà degli edifici di restrizione:
nondimeno gli arrestati sono da sempre associati in carcere senza che ciò abbia mai costituito motivo ostativo alla loro custodia. In ordine ai motivi di salute della persona arrestata, occorre rilevare come molte realtà carcerarie abbiano presidi sanitari con soluzione di continuità, specie nelle ore notturne, tanto che anche sotto tale profilo ciò che per le altre Forze dell’Ordine finisce per costituire un valido motivo ostativo alla custodia fino all’udienza di convalida, per la Polizia penitenziaria viene stranamente superato: sotto tale profilo gli agenti operanti dovrebbero interloquire necessariamente con l’Ufficio Matricola prima di addurre motivi sanitari a cui neanche l’Istituto penitenziario può far fronte, evitando che il pubblico ministero finisca per adottare un decreto motivato che si rilevi nei fatti inutilmente dato. Infine, la norma richiama altre ragioni specifiche di necessità: la previsione è talmente generica da essere rimessa al prudente apprezzamento del pubblico ministero di turno che ne dovrà dare contezza nel decreto motivato, se non fosse che nessuna norma di carattere sanzionatorio è prevista nel caso in cui la motivazione adottata dal pubblico ministero sia apparente o evanescente, così come non è prevista alcuna forma di sindacabilità del medesimo da parte della Direzione dell’Istituto, magari investendo della bontà della motivazione direttamente il Procuratore Capo. Il principio per cui l’arrestato deve essere custodito dalle Forze di Polizia che hanno proceduto all’arresto viene definitivamente obliterato con la possibilità offerta agli ufficiali ed agenti di polizia che hanno eseguito l’arresto di poter addurre la pericolosità della persona arrestata o l’incompatibilità con la permanenza della stessa presso le camere di sicurezza, dal momento che davvero non si comprende come la pericolosità possa essere trattata e contrastata più efficacemente in carcere: forse, in questa incompatibilità, dobbiamo leggere una implicita attestazione di maggiore capacità da parte della Polizia penitenziaria! Parimenti, se l’arrestato va in escandescenze, perché tale situazione dovrebbe essere incompatibile con la permanenza nella camera di sicurezza: la situazione non è
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specularmente uguale nella cella, o meglio nella camera detentiva? Da ultimo, nel prevedere nell’articolo 163 delle norme di attuazione, coordinamento e transitorie altre ragioni che non consentono l’utilizzo delle camere di sicurezza, resta davvero difficile credere che, in assenza di un omologo decreto motivato del pubblico ministero di cui all’articolo 558, comma 4 bis, necessario per ritenere l’arrestato in carcere, l’obiettivo delle porte girevoli possa effettivamente cessare o quanto meno ridimensionarsi. Alla luce di quanto osservato gli interventi normativi in parola sembrano più avere una valenza squisitamente retorica che perentoria anche in considerazione del fatto che la nozione di reati di non particolare gravità se può dirsi acquisita al patrimonio lingui-
stico comune è giuridicamente oscura in assenza di un elenco esemplificativo o tassativo o di un compasso edittale con capacità discriminatorie effettive. In conclusione, possiamo affermare che, purtroppo, le misure tradiscono le premesse e, nell’ambito delle Forze dell’Ordine, disvelano la scala gerarchica istituzionale in cui è collocata la Polizia penitenziaria, che non a caso viene definita la quarta Forza di Polizia, visto che, nella fattispecie e non solo, l’esigenze della medesima sono postergate a quelle di tutti gli atri Corpi di Polizia e, invece, sarebbe indispensabile che il fenomeno delle porte girevoli trovasse fine anche mediante un opera di sensibilizzazione da parte del Consiglio Superiore della Magistratura alle varie Procure della Repubblica.
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Nella foto Il ministro della Giustizia Paola Severino
Giovanni Passaro passaro@sappe.it
Indennità per servizi esterni
C
ortesemente, vorrei conoscere le disposizioni dell’Amministrazione Penitenziaria in materia di indennità per servizi esterni. In particolare, apprendere in caso di sopraggiunta malattia durante lo svolgimento del servizio quale è il periodo necessario per far sorgere il diritto all’indennità. Complimenti per la rubrica. Grazie. Lettera firmata
L'indennità per servizi esterni trova la sua origine nell'articolo 12 del Decreto Presidenziale 5 giugno 1990 n. 147 il quale prevedeva che "il supplemento giornaliero dell’indennità di istituto, previsto dall’art. 2 della Legge 28 aprile 1975 n. 135 nella misura stabilita dall’art. 7, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 1987, n. 150, è triplicato per il personale impiegato nei servizi esterni, ivi compresi quelli di vigilanza esterna agli istituti di pena, organizzati in turni sulla base di ordini formali di servizio. In seguito è intervenuto il decreto presidenziale 31 luglio 1995 n. 195 che all’articolo 9, comma primo, ha previsto che “a decorrere dal 1° novembre 1995 al personale impiegato nei servizi esterni, organizzati in turni sulla base di ordini formali di servizio, ivi compresi quelli di vigilanza esterna agli istituti di pena e quelli svolti dal personale del Corpo forestale dello Stato, è corrisposto un compenso giornaliero pari a £ 5.100 lorde”. Tale compenso è stato poi ulteriormente disciplinato dal Decreto Presidenziale 16 marzo 1999 n. 254 che all’articolo 50 ne ha esteso la spettanza” al personale che eserciti precipuamente attività di tutela, scorta, vigilanza, lotta alla criminalità, nonché tutela della normativa in materia di poste e comunicazioni, impiegato in turni sulla base di ordini formali di servizio svolti all’esterno dei comandi o presso enti e strutture di terzi”. Il decreto presidenziale n. 140 del 2001 ha
rideterminato, con decorrenza primo gennaio 2001, in lire 8100 lorde, il compenso giornaliero. Con D.P.R. 18 giugno 2002, n. 164 - art. 9 - l'importo giornaliero dell'indennità per servizi esterni è stato rideterminato, con decorrenza 1° settembre 2002, nella misura giornaliera di euro 6,00 lorde, contestualmente, la norma ha apportato una riduzione del periodo temporale d'impiego, nel servizio o nelle attività che danno titolo all'attribuzione dell'indennità, determinandolo, nell'ambito del turno di servizio giornaliero, in un periodo di attività non inferiore a tre ore, da intendersi svolta in maniera continuativa. Con D.P.R. 11 settembre 2007, n. 170 - art. 8 al comma 1- è ribadito, tra l'altro, che l'indennità per servizi esterni è corrisposta in misura unica giornaliera: il comma 2 prevede, con decorrenza 1° novembre 2007, " al personale che, per esigenze dell'Amministrazione, effettua un orario settimanale articolato a giorni alterni, l'indennità di cui al comma 1 compete in misura doppia. Ai fini dell'invarianza della spesa le indennità per servizi esterni attribuibili a ciascun dipendente, nell'arco del mese, non possono essere superiori a 30". Con la lettera circolare prot. GDAP 0388688-2007 del 13/12/2007 il DAP con valore meramente ricognitivo, ha individuato la seguente articolazione dei servizi che danno diritto all'attribuzione dell'indennità in argomento, qualora siano svolti
per almeno tre ore continuative ed in parte già indicati espressamente nella lettera circolare n. 2642411.1 del 13 settembre 1999: 1. tutti i servizi svolti all'interno del muro di cinta o della portineria di ingresso per le strutture prive di muro di cinta; 2. i servizi di sorveglianza perimetrale, fissi e mobili, ivi compresi quelli che fanno capo ai preposti; 3. i servizi di portinerie esterne ed interne, delle porte carraie e dei block houses; 4. i servizi di controllo tramite le sale regie e le centrali operative regionali; 5. i servizi di vigilanza ai detenuti ed internati in regime di semilibertà o di ammissione al lavoro all'esterno; 6. i servizi di vigilanza costiera, in navigazione, di vigilanza al natante agli ormeggi o, quando il natante è in avaria, a terra nella manutenzione ordinaria o straordinaria del natante; 7. i servizi di sorveglianza esterna alle strutture centrali e periferiche dell'Amministrazione della Giustizia; 8. i servizi relativi alle esercitazioni di tiro a fuoco presso i poligoni di tiro per il personale istruttore, i direttori di tiro e per i partecipanti all'esercitazione; 9. i servizi traduzioni e piantonamento dei detenuti e degli internati; 10. i servizi che attengono alle attività di polizia giudiziaria svolte dal personale nelle varie articolazioni dell'amministrazione penitenziaria; 11. i servizi di autista, avuto riguardo ai compiti connessi a tale prestazione ed in virtù dell'estensione del diritto all'indennità prevista nell'art. 11, comma 1 del DPR 16 marzo 1999, n.254. Tra i compiti connessi rientrano anche quelli relativi alla consegna o ritiro di atti, relativi alle attività del pro-
FONTI NORMATIVE: • • • • • •
D.P.R. 5 giugno 1990, n.147 art.12; D.P.R. 31 luglio 1995, n.395 art.9; D.P.R. 16 marzo 1999, n.254 art.11; D.P.R. 9 febbraio 2001, n.140 art.7; D.P.R. 18 giugno 2002, n.164 art.9; D.P.R. 11 settembre 2007, n.170 art.8.
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prio ufficio, presso qualsiasi Ufficio o Servizio, centrale o periferico, dell'Amministrazione della Giustizia o di altra amministrazione, nonché alla notifica di atti a detenuti sottoposti alla misura cautelare degli arresti e della detenzione domiciliare. Come si evince dalle norme riportate, l’indennità in parola, ha avuto all’origine l’evidente finalità di compensare le situazioni di disagio psichico e fisico che il personale è chiamato ad affrontare, i rischi connessi
alle attività lavorative espletate all’esterno degli uffici dell’apparato burocratico (cfr. Consiglio di Stato, parere, terza sezione, 28 luglio 1998). Successivamente però, come visto, con il decreto n. 254 del 1999 e con la conseguente estensione dell’indennità in parola anche a tutte le attività svolte “presso enti o strutture di terzi” è mutata l’originaria natura dell’indennità. Più esattamente alla luce del tratteggiato (e attuale) assetto normativo, si ritiene che
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oggi ai fini della spettanza dell’indennità in questione possono ritenersi sufficienti i seguenti requisiti: a) che si tratti di servizio svolto all’esterno e cioè non all’interno della struttura di appartenenza quali comando, compagnia, tendenza, stazione, nucleo, (a decorrere dall’entrata in vigore del decreto presidenziale n. 254/99 anche il servizio esterno svolto preso uffici o enti di terzi); b) che si tratti di servizi organizzati in turni coincidenti con l’orario obbligatorio giornaliero (a decorrere dall’entrata in vigore del decreto presidenziale n. 164/2002 i turni di durato inferiore alle tre ore; c) che si tratti di attività espletate in base a formali ordini di servizio (cfr. T.A.R. Lazio, Sez. I bis 19.1.2004 n. 2058). Per quanto sopra, l’indennità per servizi esterni, in caso di sopraggiunta malattia durante il servizio, compete esclusivamente al personale impiegato per un periodo non inferiore alle tre ore continuative, a prescindere dall’espletamento del servizio in regime di lavoro straordinario ovvero a completamento del turno ordinario di servizio giornaliero.
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Nella foto Polizia Penitenzia impiegata in servizi esterni
La convenzione Sappe/Studio Legale Guerra Per rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti, • assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo; il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale Associato •assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo; Guerra, come partner legale in materia previdenziale. • compenso professionale convenzionato. Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen- in materia di PENSIONE PRIVILEGIATA sionistico pubblico, civile e militare. per il personale cessato dal servizio e/o i superstiti L’assistenza interessa: La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensione • la causa di servizio e benefici connessi; ordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenza • le idoneità al servizio e provvedimenti connessi: da causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e la • i benefici alle vittime del dovere; conseguente pensione privilegiata; • la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegni • il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensione accessori su pensioni direttte e di riversibilità. ordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipendenza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità delle La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratori stesse; dell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso delle • il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria, visite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria. già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministraIn particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga- zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensione rantisce ai propri iscritti: privilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria; • il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privilein materia di CAUSA DI SERVIZIO giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi; • valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do- • il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa delle manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equo medesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai suindennizzo; perstiti. • assistenza legale nella fase amministrativa; L’assistenza comprende: • valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorso • esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domanda contro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizio per la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolo e del’equo indennizzo; civile; • assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu- • valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorso risdizionali; contro il provvedimento negativo della pensione privilegiata; • compenso professionale convenzionato. • valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e di riversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionistico in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO liquidato; • valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta- • assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale contro mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro- il provvedimento pensionistico negativo; muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato; • compenso professionale convenzionato. • assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo; •assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo; PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE • assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento di Gli iscritti al Sappe possono: trensito; • rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza; • compenso professionale convenzionato. • rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Magnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabianca in materia di VITTIME DEL DOVERE n.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel. • valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizioni 0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951); di legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime del • visitare il sito www.avvocatoguerra.it dovere;
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etley, costa di Southampton, autunno 1808. Jane sta ammirando le rovine abbandonate dell’abbazia di Netley, quando viene raggiunta da un personaggio sconosciuto, avvolto in un grande mantello, che le consegna una missiva e si dilegua. Si tratta di un messaggio di Lord Harol Trowbridge, funzionario di Sua Maestà e amico di vecchia data di Jane, che le assegna una pericolosa missione: dovrà contattare e ottenere le confidenze di una sospetta spia francese, la bella vedova Sophia Challoner, donna misteriosa e intrigante, che al momento si trova ospite proprio nella pensione di Netley. Ma di lì a poco la situazione precipita nel dramma: una fregata della Marina viene data alle fiamme nelle acque di Southampton e il maestro d’ascia è trovato morto. Qualcuno lo ha assassinato. È solo l’inizio di una guerra clandestina, scandita da morte e terrore, per fermare la quale Jane dovrà mettere in gioco tutto, persino la sua stessa vita e quella dei suoi cari, in nome della salvezza del suo Paese.
noto da sempre che le posizioni assunte e che assume l’Associazione Antigone divergono spesso da quelle del SAPPE. Ma il contributo che forniscono ogni anno sulla realtà della situazione penitenziaria italiana è indubbiamente prezioso e utile. Quest’anno il rapporto si divide in tre parti. La prima descrive i numeri e le cause del sovraffollamento delle carceri italiane, mettendo in luce le ragioni per cui le carceri del nostro paese sono oggi tra le più incivili d’Europa. La seconda parte descrive i modi in cui, in una simile condizione di intollerabile sovraffollamento, i diritti fondamentali delle persone detenute sono messi costantemente a rischio. La terza parte prova ad aprire uno spazio di riflessione sull’edilizia penitenziaria, individuata dal governo quale risposta fondamentale all’attuale condizione di sovraffollamento, cercando di gettare un po’ di luce e aprire un confronto su di una operazione fino a ora portata avanti nel più assoluto silenzio. Nel Rapporto si mette in evidenzia il numero dei suicidi e e morti in carcere: nel 2009 le morti sono state 113 di cui 72 suicidi, 18 da accertare, 22 per malattia e 1 per omicidio. Nei primi nove mesi del 2010 i suicidi, invece, sono stati 55. Interessante anche il raffronto europeo: l’Italia presenta infatti un tasso di sovraffollamento
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di 147,1 detenuti ogni 100 posti. Al 1° settembre 2009, data dell’ultima rilevazione di SPACE I, il tasso di sovraffollamento in Italia era analogo (148,2%) e rappresentava un record assoluto in Europa, superato solo dalla Serbia (157,9%). In Francia il tasso era del 123,3%, in Germania del 92%, in Spagna 141%, nel Regno Unito del 98,6%, mentre la media europea era del 98,4%. Le analisi contenute nel Rapporto - dal sovraffollamento e le sue cause, dai diritti negati all’architettura, l’edilizia e gli affari - ne fanno una lettura utile ed indispensabile.
A CUR A DI PIERO VIGNA
ELEMENTI DI DIRITTO PENALE PER LA POLIZIA GIUDIZIARIA LAURUS ROBUFFO Ediz. pagg. 208 - euro 22,00
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iunge alla terza edizione un altro testo indispensabile. Con una esposizione completa, ma di agevole lettura, vengono esposti, oltre ai princìpi fondamentali che regolano il codice di procedura penale, gli istituti che rilevano per l’attività della polizia giudiziaria, con utili esemplificazioni e puntuali richiami alle norme del codice. Il libro si conferma documento indispensabile per una competente quanto qualificata attività. Illustra i principali reati alla cui prevenzione e repressione è chia-
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a cura di Erremme
mata la polizia giudiziaria. L’analisi dei reati è completata da riferimenti giurisprudenziali e processuali (competenza, arresto, fermo) e dalla indicazione degli elementi che differenziano le varie fattispecie. Si tratta di uno strumento finalizzato a rendere più agevole l’opera della polizia giudiziaria e ad accrescerne la professionalità.
VINCENZO RUGGIERO
IL DELITTO, LA LEGGE, LA PENA GRUPPO ABELE Edizioni pagg. 272 - euro 16,00
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l carcere scoppia in ogni parte del mondo. Il numero dei detenuti aumenta ovunque in modo esponenziale pur in una sostanziale stabilità del numero dei reati. Parallelamente cresce il senso di insicurezza dei cittadini dimostrato, tra l’altro, dal boom degli acquisti di armi per difesa personale. In questo contesto ripensare la natura, la funzione e la filosofia della pena non è una fuga in avanti ma un necessario esercizio di realismo. È questo il senso del volume di Ruggiero che esamina criticamente, partendo dai classici, le idee che stanno alla base dei sistemi penali moderni e della stessa concezione dei delitti e delle pene. Le domande sono quelle di sempre: chi punire? Perché punire? Come punire? L’approccio è quello abolizionista dove per abolizionismo si intende non tanto un programma compiuto di interventi quanto un approccio, una prospettiva, una metodologia, uno specifico angolo di osservazione alternativi al pensiero unico repressivo e finalizzati alla individuazione di qualcosa di meglio dell’attuale sistema penale.
JAMES ROLLINS
IL TESCHIO SACRO NORD Edizioni pagg. 482 - euro 19,60
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tah, 18 maggio. Centinaia di cadaveri mummificati raccolti intorno a un teschio rivestito d’oro: a prima vista, sembra il macabro epilogo di un antico rituale suicida; ma, per l’antropologa Margaret Grantham, c’è qualcosa che non quadra. Anzitutto, sebbene risalgano al XII secolo, i resti trovati in quella caverna nel cuore delle Montagne Rocciose non sono riconducibili a nessuna popolazione indigena; inoltre l’arma usata è un pugnale forgiato in una particolarissima lega d’acciaio, impossibile da realizzare anche con le tecniche più all’avanguardia... Washington, 30 maggio. Painter Crowe, direttore della Sigma Force, è sconcertato: sua nipote Kai, un’attivista per i diritti dei nativi americani, è stata accusata di aver fatto esplodere la bomba che ha distrutto una grotta nello Utah, causando la morte della professoressa Grantham. Convinto che la ragazza sia innocente, Painter si lancia nelle indagini e, insieme con l’amico e collega Grayson Pierce, scopre che quella misteriosa necropoli e quell’enigmatico teschio sacro sono soltanto il primo tassello di un complotto che risale all’epoca coloniale e che rischia di minare le fondamenta stesse degli Stati Uniti. Perché la Dichiarazione d’Indipendenza e la storia della nascita della nazione americana forse sono soltanto una menzogna, una menzogna ideata per occultare una sconvolgente verità...
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GIOVANNI CALESINI
PRONTUARIO DEI CONTROLLI DI POLIZIA LAURUS ROBUFFO Ediz. pagg. 400 - euro 36,00
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l Prontuario annotato nasce dall’esperienza del testo Leggi di pubblica sicurezza ed illeciti amministrativi uscito in prima edizione nel 1991 ed ampliato seguendo i suggerimenti degli operatori di Pubblica Sicurezza. Reca una descrizione sintetica di tutte le violazioni, con sanzioni, procedure ed Autorità competenti in materia penale ed amministrativa. La nuova edizione contiene le modifiche introdotte dal D.L. 23/6/2011, n.89, Disposizioni urgenti per il completamento dell’attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari, nonchè la normativa aggiornata in materia di misure di prevenzione.
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a cura di Giovanni Battista De Blasis deblasis@sappe.it
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uasi venti anni di pubblicazioni hanno conferito al mensile Polizia Penitenziaria la dignità di qualificata fonte storica, oltre quella di autorevole voce di opi-
nione. La consapevolezza di aver acquisito questo ruolo ci ha convinto dell’opportunità di introdurre una rubrica - Cosa Scrivevamo - che contenga una copia anastatica di un articolo di particolare interesse storico pubblicato quindici e più anni addietro. A corredo dell’articolo abbiamo ritenuto di riprodurre la copertina, l’indice e la vignetta del numero originale della Rivista nel quale fu pubblicato.
La copertina e la vignetta del numero del mese di novembre 1995
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I buoni e i cattivi di Hari Seldon
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o vissuto, passo per passo, tutte le vicende che hanno portatoalla realizzazione del Decreto Legislativo 195/95 (il Comparto Sicurezza) prima ed alla sigla del Contratto Nazionale di Lavoro, poi. Le ho vissute assistendo a tutte le vicissitudini note ed ignote, pubbliche e private che le hanno accompagnate. E di tutto ciò ho reso conto nell’articolo “Cronaca di una figuraccia annunciata” avendo la presunzione potesse assumere valenza pedagogica rispetto a futuri impegni. Ebbene, non avrei mai potuto credere qualcosa di più sbagliato e di più lontano dalla realtà. I miei sogni e le mie illusioni sono miseramente svaniti il tre novembre 1995 nella Sala del Consiglio Nazionale Forense di via Arenula ove si è tenuto un incontro, presieduto dal Sottosegretario di Stato Donato Marra, tra una rappresentanza delle Organizzazioni Sindacali ed i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria. L’oggetto dell’incontro era (o avrebbe dovuto essere) l’accordo quadro nazionale previsto dal DPR 395/95. Il primo colpo alle mie utopie è stato inferto dall’intervento del rappresentante del Si.na.p.pe. che, dopo aver candidamente dichiarato d’essere un direttore penitenziario, ha pensato bene di sollevare “la questione dei dirigenti”. Altrettanto demolitore delle mie chimere (ma sicuramente molto più doloroso) è stato l’intervento del secondo Re Mago (ricordo che questi novelli Gaspare, Melchiorre e Baldassarre compongono il sedicente Polo Sindacale), Giuseppe Di Carlo che qualificatosi orgogliosamente Sovrintendente del Corpo di Polizia Penitenziaria (salvo poi cadere nel più classico dei lapsus freudiani quando, concludendo l’intervento, ha dichiarato: «quando il mio sindacato non sarà più rappresentativo me ne tornerò a fare l’impiegato») nonché rappresentante del Si.A.L.Pe. ha riempito la sala di elogi sperticati all’amministrazione ed ai suoi rappresentanti prendendo le difese, con le più astruse alchimie verbali, di ogni singolo dirigente presente. Evidentemente il luogo (sala forense) ha risvegliato l’istinto del tri-
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buno, peccato che invece di difendere la plebe abbia preferito assumere la difesa d’ufficio, peraltro non richiesta ne necessaria, dei patrizi. Ma il mio definitivo ritorno alla cruda realtà c’è stato quando ho avuto modo di constatare direttamente le posizioni dell‘amministrazione penitenziaria, allorquando, in maniera inequivocabile, il Vice Direttore Generale Vecchione ha esternato il proprio assioma: «Se avete dei fatti precisi da denunciare va bene, altrimenti lasciateci lavorare in pace». Al di là della discutibile (quanto scorretta) dichiarazione per la quale il confronto con le rappresentanze del personale sia “una inutile perdita di tempo” e della presunzione con la quale si giudica “lavoro” la propria attività e “passatempo” quella degli altri, debbo dire, con tutta sincerità, che ho sentito sulla mia pelle quell’aria di supponenza e di arroganza secondo cui, in maniera pregiudiziale, da una parte del tavolo risiede la verità mentre dall’altra trova posto soltanto la demagogia. Non posso evitare di evocare nuovamente Bertold Brecht nel confessare di aver avuto la netta impressione che, noi rappresentanti del personale, ci siamo dovuti sedere dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati. Eppoi, il Cons. Vecchione dovrebbe sapere che non è Polically correct dileggiare a bassa voce (ma non troppo) le dichiarazioni degli altri. In definitiva l’andamento dell’incontro, improntato ad un atteggiamento di estrema chiusura dell’amministrazione verso il dialogo in generale e verso le relazioni sindacali in particolare, condotto in buona sostanza dal Vice Direttore Generale (il Direttore Generale non possiede ancora il reale polso della situazione), ha dimostrato l’impostazione dirigista del Cons. Vecchione probabilmente ispirato da una esperienza pluriennale in Magistratura che lo ha formato secondo criteri di indipendenza. Ma, mi si consenta di notare che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non è un aula di Tribunale. Perché se il nostro Paese, dopo decenni di esperienze, ha scelto la strada del confronto dialettico tra le parti
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sociali è evidente che questa sia una via proficua (vedi la riforma delle pensioni). Ma è altrettanto evidente che il Cons. Vecchione non pensa a lungo termine e sembra aver accettato l’incarico di Vice Direttore Generale dell’amministrazione penitenziaria come una croce da portare il minor tempo possibile. Ultimo aneddoto dell’incontro: in un passaggio della discussione, in verità abbastanza animata, tra il Dott. Vecchione ed un interlocutore sindacale il Magistrato ha tagliato corto dicendo, testualmente: «Le rispondo con le parole di Di Carlo». Cosa pensare di sindacalisti che forniscono alla parte pubblica gli argomenti per controbattere ad altri sindacalisti. La conclusione può essere solo che esistono sindacalisti BUONI e sindacalisti CATTIVI e che ciascuno si colloca in una delle due categorie secondo chi lo giudica. Per quanto mi riguarda preferisco essere sempre giudicato cattivo dall’amministrazione, i doveri di bontà li ho soltanto verso chi rappresento.
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Nelle foto Salvatore Vecchione al centro ancora il Cons. Vecchione insieme ad un giovane Franco Ionta (con i baffi) sotto il sommario del nunero di novembre 1995
inviate le vostre foto a: rivista@sappe.it
1960 - Scuola di Cairo Montenotte (SV) 8° Corso Allievi AA.CC. “Astrea” (foto inviate da Mario Di Menna)
1986 - C. C. di Como Festa del Corpo Antonio Ciulla, Francesco Pennacchi, Domenico Idraià (foto inviata da Antonio Ciulla)
1976 Mattia Ricciardi (secondo da dx) e altri colleghi durante il pranzo in occasione della Festa del Corpo (foto inviata da Domenico Ricciardi)
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1981 - Scuola di Portici (NA) Giuramento del 67° Corso Allievi AA.CC. (foto inviata da Antonino Orazio Di Vita)
1981 - Scuola di Portici (NA) Distaccamento di Ercolano (foto inviata da Gaetano Stagnitta)
1983 -Casa Circondariale di Cagliari foto di gruppo (foto inviata da Alessandro Serra)
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inviate le vostre lettere a rivista@sappe.it
Si rammenta che sono in distribuzione presso le Segreterie Locali, per tutti gli iscritti SAPPe, le nuove tessere, il calendario e l’agendina tascabile del 2012.
di Mario Caputi & Giovanni Battista De Blasis © 1992 - 2012
il mondo dell’appuntato Caputo© IL POZZO DEI DESIDERI
VOGLIO AVERE...
...SPIRITO DI SACRIFICIO, CAPACITÀ DI ADATTAMENTO, PAZIENZA, TOLLERANZA, COMPRENSIONE, ONESTÀ E SENSO DEL DOVERE.
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