Polizia Penitenziaria - Maggio 2010 - n. 173

Page 1

Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002

Riccardo Turrini Vita è il nuovo Direttore Generale del Personale



Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVII Numero 173 Maggio 2010

La Copertina Riccardo Turrini Vita fotografato dietro la scrivania del suo ufficio (© fotomarty)

L’EDITORIALE IL PULPITO Festa del Corpo? No Grazie!

Direttore Responsabile Donato Capece

di Donato Capece

capece@sappe.it

IL PULPITO Turrini Vita è il nuovo DG del Personale

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis

di Giovanni B. De Blasis

deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini

IL COMMENTO Aumenta la presenza delle donne

Capo Redattore Roberto Martinelli

di Roberto Martinelli

martinelli@sappe.it

Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale

L’OSSERVATORIO POLITICO I tribunali condannano il DAP di Giovanni Battista Durante

Redazione Politica Giovanni Battista Durante Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Web: www.poliziapenitenziaria.net Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

LO SPORT Il Presidente Napolitano premia le FF.AA. a cura di Lalì

LE FIAMME AZZURRE “Graecia docet” a cura di Lionello Pascone

ANNUALE 2010 A Roma l’Annuale del Corpo 2010 la festa della Polizia Penitenziaria

Società Giustizia & Sicurezza” Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Per ulteriori approfondimenti visita il sito

Stampa Romana Editrice s.r.l. Via dell’Enopolio, 37 00030 S. Cesareo (Roma)

www. poliziapenitenziaria.net

Finito di stampare: Maggio 2010 CHI VUOLE RICEVERE LA RIVISTA DIRETTAMENTE AL PROPRIO DOMICILIO, PUO’ VERSARE UN CONTRIBUTO DI SPEDIZIONE PARI A 20,00 EURO, SE ISCRITTO SAPPE, OPPURE DI 30,00 EURO SE NON ISCRITTO.

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

L’IMPORTO VA VERSATO SUL C. C. POSTALE N. INTESTATO A: POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & Sicurezza

54789003

Via Trionfale, 79/A - 00136 Roma indicando l’indirizzo dove va spedita la rivista

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

3


Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile

La Festa del Corpo? NO, Grazie l Sappe non ha presenziato alla Festa nazionale della Polizia Penitenziaria che si è tenuta a Roma il 18 maggio 2010, alla presenza del Presidente della Repubblica. Abbiamo ritenuto non vi fosse proprio nulla da festeg-

4

giare. Le carceri scoppiano per il pesantissimo sovraffollamento e la classe politica tutta assiste inerte all’implosione del sistema penitenziario, che con l’avvicinarsi dell’estate arroventerà certamente le carceri italiane. Gli unici a pagare lo scotto di questo dramma sono le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria, che è l’unica rappresentante dello Stato che sta fronteggiando concretamente questa emergenza anche mettendo a repentaglio l’incolumità fisica dei suoi Baschi Azzurri, come certificano le decine e decine di gravi ed inaccettabili aggressioni avvenute fino ad oggi a nostri Agenti un po’ in tutta Italia. Agenti che stanno lavorando logorati dallo stress generato da condizioni particolarmente difficili come quella di essere gli unici esposti a malattie come l’HIV, la tubercolosi, la meningite e altre malattie che si ritenevano debellate in Italia e che invece spopolano nelle celle delle carceri italiane. E devono far riflettere anche i troppi suicidi di Agenti di Polizia Penitenziaria, l’ultimo dei quali proprio giorni addietro a Campoli Appennino (Fr). Per l’assenza di provvedimenti concreti a tutela dei poliziotti penitenziari che lavorano ogni giorno in precarie condizioni di sicurezza ed in Istituti di pena sovraffollati oltre ogni misura, noi, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, non siamo intervenuti alla Festa del Corpo del 18 maggio 2010. Non ha proprio senso presenziare ad una cerimonia che allo stato tutto può essere meno che una Festa per coloro che ogni giorno, 24 ore su 24, vivono la tensione nella prima linea delle sezioni detentive delle sovraffollate carceri italiane. Perché qualcosa si faccia, subito e concretamente, ci appelliamo al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E, per farlo nella maniera più diretta e visibile possibile, ab-

biamo organizzato un presidio di protesta il 26 maggio, per quello che sta avvenendo all’interno degli istituti penitenziari della Repubblica Italiana, dove la situazione è ogni giorno sempre più allarmante. La capienza detentiva degli istituti penitenziari di ben 12 Regioni italiane è stata superata oltre il limite tollerabile, l’indice cioè che individua il limite massimo per la stessa amministrazione penitenziaria di vivibilità delle carceri: stiamo parlando di realtà importanti, anche sotto il profilo della criminalità organizzata, come la Calabria, la Campania, la Puglia e la Sicilia che insieme all’Emilia Romagna, al Friuli Venezia Giulia, alla Liguria, alla Lombardia, alle Marche, al Trentino Alto Adige, alla Valle d’Aosta ed al Veneto che hanno registrato il tutto esaurito. Tutte le altre Regioni hanno superato comunque di gran lunga la capienza regolamentare degli istituti, il numero di posti letto previsti. Più dell’84% delle carceri in Italia, dunque, ospita più detenuti di quanti ne prevede la capienza regolamentare: e più del 51% supera addirittura quella tollerabile. Dal 13 gennaio 2010 ad oggi, è cresciuta di 163 posti la capienza regolamentare delle carceri italiane (429 quella tollerabile), mentre nello stesso periodo i detenuti presenti sono aumentati di 2.475 unità. In 57 istituti penitenziari su 204 rilevati dal DAP (quasi il 28%) il numero degli stranieri è superiore a quello degli italiani mentre in 106 carceri si registra una presenza di stranieri detenuti superiore alla media nazionale del 37%. Solo 11 dei 98 restanti istituti che ospitano una percentuale di stranieri inferiore alla media nazionale, sono situati al Nord. Insomma, l’analisi penitenziaria nazionale è impietosa ed imporrebbe l’adozione di urgenti provvedimenti. Ma la classe politica sta a guardare, ed allora non ha proprio senso presenziare ad una cerimonia che allo stato tutto può essere meno che una Festa per coloro che ogni giorno, 24 ore su 24, vivono la tensione nella prima linea delle sezioni detentive delle sovraffollate carceri italiane. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it Direttore Editoriale

Riccardo Turrini Vita è il nuovo direttore Generale del Personale inisce, dopo poco più di tre anni, l’esperienza di Massimo De Pascalis a capo del personale dell’amministrazione penitenziaria. La direzione De Pascalis è stata caratterizzata da due periodi ben distinti: il primo sotto la guida del dipartimento di Ettore Ferrara nel quale ha, sicuramente, esercitato un ruolo di grande rilievo ed ha esercitato un potere rilevante, proporzionato (se non superiore) alle funzioni svolte; il secondo, sotto la guida del dipartimento di Franco Ionta, sicuramente di più basso profilo, in posizione defilata e con poteri inadeguati alle funzioni svolte. Entrambi i periodi, e non poteva essere altrimenti, sono stati contraddistinti da risultati alterni, che hanno più o meno raggiunto gli obiettivi prefissati ed hanno più o meno soddisfatto personale, utenza e organizzazioni sindacali. In altre parole, la gestione De Pascalis ha avuto alti e bassi e potrebbe essere riassunta con quella formuletta che compariva sulle mie pagelle scolastiche, e che tanto mi ha perseguitato durante la mia adolescenza: «E’ molto intelligente, ma potrebbe fare di più...» La fine del mandato del dott. De Pascalis è coincisa con il tentativo di segnare la discontinuità con il passato sull’attribuzione delle funzioni di direttore generale del personale ai dirigenti generali dell’amministrazione penitenziaria, con la nomina di un magistrato. Assai convinto di questa scelta il Capo del Dap Ionta che, pare, avesse convinto anche il Ministro Alfano. Alla fine, però, la nomina di un Magistrato non si è concretizzata per la mancanza di convergenza sul nome da scegliere. Premesso, però, il predetto segnale di discontinuità si è addivenuti, alla fine, ad una soluzione di compromesso cosicché le preferenze di Ionta ed Alfano sono convenute su Riccardo Turrini Vita, attualmente dirigente generale dell’amministrazione penitenziaria ma proveniente, però, dai ruoli della Magistratura ed inquadrato per effetto della recente legge Meduri. Il nuovo capo del personale, quindi, rimane sempre un dirigente dell’amministrazione penitenziaria ma con l’imprinting desossiribonucleico della magistratura. Per quello che ci riguarda, poco importa se il direttore generale del personale sia un dirigente o un magistrato: la cosa più importante è la scelta della persona. (Certo non possiamo nascondere le nostre ambizioni a vedere un uomo in divisa seduto su quella poltrona, o su un’altra, eventuale, della direzione generale del Corpo.) Per il momento, come abbiamo fatto sempre, aspettiamo di vedere cosa sarà in grado di fare e di darci Riccardo Turrini Vita che, comunque, conosciamo come uomo di grande valore e di

Riccardo Turrini Vita è nato a Roma 1'8 agosto 1961, è entrato in magistratura il 22 dicembre 1987, è stato magistrato di corte d'appello ed è oggi dirigente generale dell’Amministrazione. Dottore in giurisprudenza ed in diritto canonico ha conseguito il perfezionamento in diritto romano; è cavaliere di gran croce jure sanguini del S.M.O costantiniano di San Giorgio; Commendatore dell'ordine pontificio di San Gregorio Magno; Medaglia d'argento al merito della Croce Rossa Italiana, cavaliere di grazia magistrale dell’Ordine di Malta. E' stato docente incaricato presso le Università di Roma Tor Vergata e di Roma La Sapienza. Ha iniziato la carriera come giudice del tribunale di Pordenone e successivamente al tribunale di Roma, nelle sezioni civili. Dal primo luglio 1994 presta servizio al Ministero della Giustizia, prima come capo della segreteria del sottosegretario di stato, poi come direttore dell'ufficio affari legislativi dell'organizzazione giudiziaria, direttore dell'ufficio rapporti con il parlamento del gabinetto del ministro, addetto al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ove ha presieduto il comitato ministeriale di studio sui circuiti penitenziari. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 giugno 2002 è stato nominato direttore generale dell’esecuzione penale esterna, con incarichi rinnovati nel 2004 e nel 2006. Con decreto 16 aprile 2010, del Ministro della Giustizia, è stato nominato direttore generale del personale e della formazione. E' stato rappresentante del Governo italiano nel Consiglio D'Europa, all'assemblea plenaria del comitato direttivo per i problemi penali e penitenziari e consulente giuridico presso l'ONU, Alto Commissariato dei diritti umani. E’ altresì esperto del Consiglio d’Europa e vicepresidente dell’Organizzazione europea della Probation. Quale membro del comitato sulle misure alternative in Europa ha elaborato la proposta di raccomandazione sulle misure alternative, accolta dal Consiglio dei Ministri presso il consiglio e divenuta Raccomandazione 29 novembre 2000, n. 22. Presso l’ONU, Alto Commissariato dei diritti umani, è stato consulente giuridico della posizione comune dell’unione Europea per un protocollo contro la tortura ed i trattamenti inumani. Sempre per l’ONU è stato consulente internazionale del Piano per l’Algeria.

grande cultura, molto preparato sotto il profilo amministrativo e giuridico e con un esperienza più che decennale nel ministero della giustizia e nell’amministrazione penitenziaria. Sappiamo, però, come sicuramente saprà anche lui, che una cosa è la teoria ed un’altra è la pratica e che la capacità di ben amministrare uomini e cose della Polizia Penitenziaria va dimostrata sul campo, con i fatti e con i risultati. Tutto il resto sono soltanto chiacchiere e perdita di tempo. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

5


Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

Corte dei Conti Aumenta la presenza delle donne ma ancora poche ai vertici a presenza delle donne tra i dipendenti pubblici aumenta ma resta bassa soprattutto nelle posizioni di vertice. E’ quanto emerge dalla Relazione annuale sul costo del Lavoro pubblico 2010, a cura della Corte dei Conti e di recente pubblicazione, in relazione ai singoli comparti. Una poliziotta penitenziaria

I posti chiave infatti, stando all’analisi svolta sulle risultanze gestionali relative al 2008, sono appannaggio degli uomini in vari ambiti dalla magistratura contabile a quella militare, nella carriera diplomatica, e in particolare tra gli ambasciatori, tra i dirigenti dei penitenziari (anche se cresce in percentuale) e ancora nei corpi di Polizia. Diverso è il caso delle donne prefetto che raggiungono il 52% nel 2009. Per quanto riguarda magistratura e Avvocatura dello Stato, le donne rappresentano il 40% del totale, si registra nel 2008 un incremento rispetto al 2007 di 155 unità. “Ciò nonostante, la presenza delle donne ai vertici delle magistrature è’ ancora assai ridotta osserva la Corte dei Conti - In percentuale, le donne sono maggiormente presenti nella magistratura ordinaria (42%); seguono l’Avvocatura dello Stato (35%), la Corte dei conti (21%), il Consiglio di Stato/Tar (18%) e la magistratura militare (11%)”. Se si considerano i dati al 1° gennaio 2010, peraltro ancora non ufficiali, si osserva un incremento della presenza delle donne in tutte le categorie di personale in esame, ad eccezione dell’Avvocatura dello

Stato dove è confermata la percentuale del 35%: nella magistratura ordinaria circa il 44% del totale della categoria, nella Corte dei conti circa il 24%, nel comparto Tar/Consiglio di Stato circa il 20%. Complessivamente, a questa data le donne sono 4.295 con un incremento rispetto al 31 dicembre 2008 di 162 unità. Scarsa anche la quota rosa tra il personale diplomatico - appena il 16% nel 2008 (15% nel 2007) - che continua a presentare divari più accentuati nelle qualifiche alte. Leggendo i numeri nel 2008 figura infatti una sola donna nel ruolo di ambasciatore (1 nel 2007 e 2 nel 2006); in quella di ministro plenipotenziario, sempre nel 2008, le donne sono aumentate di 2 unità (16 nel 2007). Mentre il dato relativo alla qualifica di consigliere d’ambasciata si è mantenuto stabile, le altre qualifiche di consiglieri di legazione e di segretario di legazione vedono una leggera diminuzione della presenza femminile. Al 31 dicembre 2009, le donne rappresentano il 17% (155) delle unità in servizio. La carriera diplomatica, tra l’altro, ha subito una certa trasformazione in quanto ha visto una riduzione delle qualifiche da sette a cinque (ambasciatore, ministro plenipotenziario, consigliere di ambasciata, consigliere di legazione, segretario di legazione) e ora prevede una permanenza minima di almeno quattro anni all’estero presso gli uffici all’estero o in organizzazioni internazionali, prima della


promozione a consigliere di legazione. Tuttavia tra il personale dirigente della carriera penitenziaria aumenta, anche se di poco, la presenza femminile in percentuale. Infatti a fronte di una diminuzione dell’organico dal 2006 al 2008 del personale in servizio del 6,5% e del calo della presenza femminile del 5%, aumenta l’incidenza delle donne (60%) sul totale del personale in servizio. Da 298 che erano scendono a 283, ma nel 2006 era 506 il totale dei dirigenti mentre nel 2008 era 473. La percentuale si conferma anche nei dati provvisori relativi all’anno 2009. L’esercito delle donne nei Corpi di Polizia, limitatamente alle categorie per le quali è stato possibile effettuare la rilevazione - osserva la Corte dei Conti - è in aumento anche se, peraltro, riguarda ancora in misura limitata le posizioni di vertice. Complessivamente nel 2008 erano 21.543 su un organico di 358.026. Nel dettaglio, nell’Arma dei Carabinieri le donne erano 913, nella Polizia di Stato 14.894, nella Guardia di finanza 707, nella Polizia penitenziaria 3.427 e nel Corpo forestale 1.602. Quanto ai Vigili del Fuoco le donne vi hanno fatto il loro ingresso nel 1989. Da allora le presenze sono aumentate nei settori amministrativo-contabile ed informatico, oltre che nei ruoli tecnici ed anche in quelli strettamente operativi; risulta in crescita il numero delle volontarie. Dopo la nomina avvenuta nel maggio 2005 della prima donna comandante dei vigili del fuoco, sono state nominate altre tre donne dirigenti del Corpo. Fa eccezione la carriera prefettizia dove l’incidenza delle donne sul personale complessivo supera di poco il 50% che si e’ incrementato al 52% nel 2009. A tutto il 2008 la dotazione organica complessiva era di 1.699 unità, con 1.478 presenze in servizio ed una carenza del 34,2% nella sola categoria dei vice prefetti aggiunti, a fronte di eccedenze per le qualifiche superiori del prefetto e del vice prefetto.

Poliziotta e mamma

C’è ancora molto da lavorare, dunque, perché venga adeguatamente valorizzato il ruolo delle donne nel mondo del lavoro e nel Pubblico impiego in particolare? Probabilmente si: puntiamo dunque maggiormente sulla meritocrazia dell’individuo (sia esso uomo o donna, sia chiaro) ma teniamoci ben lontani da soluzioni assolutamente illiberali come quote rosa. Sono molto diffidente, in generale, verso quote di qualsiasi colore perché mandano il messaggio sbagliato: che il merito non conta e che la strada verso il successo è di soffiare sul fuoco della politica delle identità. Il sistema delle quote rosa è certamente illiberale anche e soprattutto perché sovrimpone il criterio dell’ equilibrio fra i generi a quello del merito. E’ ad esempio quel che sta succedendo nel paese ritenuto tra gli Stati assolutamente all’avanguardia nella realizzazione delle pari opportunità: la civile, modernissima Svezia. Nel grande regno del nord, le leggi sulla pari opportunità sono, dal 2003, particolarmente rigide. E adesso sono le donne a dire basta e a chiedere la loro abrogazione o sostanziale rettifica perché in alcuni rami accademici per professioni di grande impegno, in cui le donne qualificate sono più numerose degli uomini, a cominciare da Medicina e Psicologia, im-

porre una parità numerica 50 e 50 di fatto discrimina le donne brave e decise ma respinte perché in eccesso di numero rispetto alla parità assoluta o quasi richiesta dalla legge. Ma esistono anche altre ragioni, più sostanziali. Le donne formano una categoria sociale particolare. Nelle società europee sono state spesso oggetto di una evidente discriminazione, anche giuridica. La famiglia è stata lungamente regolata dai principi della patria potestà e della trasmissione dei beni ai figli maschi. La donna ha avuto il diritto di voto soltanto nel Novecento.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

Suffragetta al voto

7


La regina Elisabetta I d’Inghilterra

8

Le prime lauree femminili risalgono agli inizi del secolo scorso. E nel mondo dell’educazione vi furono anni, non molto lontani, in cui le insegnanti venivano relegate nelle aule delle scuole elementari. Ma la letteratura cortese le ha esaltate. Le monarchie non hanno esitato a collocarle sul trono. La Chiesa le ha santificate. Il culto Mariano le ha nobilitate. La letteratura e l’arte ne hanno riconosciuto, anche se tardivamente, i talenti. Mi rendo conto che il loro potere, quando l’hanno conquistato, era troppo spesso il risultato della loro attrazione o della loro situazione familiare. Ma pochi contemporanei pensarono che Isabella di Castiglia, Elisabetta d’ Inghilterra, Caterina de’ Medici o Caterina di Russia – tutte donne con un ruolo centrale nella Storia - fossero esseri inferiori. Il metodo delle quote rosa è poi fondato sul principio femminista che le donne vogliano, tutte o quasi, fare il mestiere degli uomini. E ignora il fatto che molto donne siano soprattutto desiderose di fare quelli per cui hanno una insostituibile vocazione naturale. Fare la madre è un mestiere. Educare i figli è un mestiere. Governare la famiglia è un mestiere. Pretendere che le donne facciano soltanto quelli è maschilismo. Supporre che quei mestieri siano meno importanti di una carriera politica o aziendale, è stupido. Non varare politiche sociali adeguate, in grado anche di armonizzare il fondamentale ruolo della donna nella famiglia con quello nel mondo del lavoro è desolante e grave. F

Dopo Milano anche i tribunali civili di Bologna e Roma condannano l’Amministrazione Penitenziaria opo Milano anche i Tribunali civili di Bologna e Roma hanno condannato il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria a risarcire i famigliari di due detenuti morti rispettivamente nel carcere bolognese della “Dozza” e in quello romano di Rebibbia. Per quanto riguarda quello di Rebibbia, l’uomo, Marco Zodiaco, era deceduto mentre era in attesa di giudizio, a seguito di insufficienza cardiorespiratoria determinata da assunzione di sostanze stupefacenti. All’interno del carcere, ha rilevato il giudice del Tribunale civile di Roma, sarebbe stata introdotta della droga in dosi sufficienti per almeno due persone, il che deporrebbe per un’evidente carenza nei controlli da parte dei dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria in servizio presso il carcere di Rebibbia. Sempre in base alla sentenza, la mancanza di controlli avrebbe integrato una chiara violazione di quelle disposizioni dell’ordinamento penitenziario che pongono a carico dell’Amministrazione l’obbligo di garantire il diritto di ogni detenuto all’integrita’ fisica. In secondo luogo, l’omissione sarebbe stata una concausa dell’evento letale, in quanto soltanto grazie alla carenza (o alla superficiale esecuzione) dei doverosi controlli sui detenuti stessi fu possibile a Marco Zo-

diaco (o ad altro detenuto che lui frequentava) entrare in possesso di sostanza stupefacente e, quindi, assumerla. Pertanto, il giudice ha stabilito che la responsabilità dell’Amministrazione consiste nel non aver impedito, come era suo dovere istituzionale, che il detenuto potesse avere la disponibilita’ di sostanza stupefacente. Il giudice ha dunque stabilito che il danno risarcibile e’ costituito soltanto da quello morale, patito dai famigliari, ed e’ quantificabile in 75.900 euro ciascuno in favore dei genitori, 42.900 ciascuno in favore delle due sorelle del detenuto morto e 49.500 dell’altro fratello minore. Sulle suddette somme dovranno essere calcolati gli interessi, per un totale complessivo di circa 350.000 euro. A Bologna, invece, il 21 febbraio 1996 FU arrestato un giovane franco-tunsino, Georges Alain Laid, colpevole di aver rubato nel negozio di scarpe Gianfranco Pini, nel centro di Bologna. Sette mesi dopo, Georges Alain Laid fu trovato morto alla Dozza. Si era impiccato con la giacca del pigiama alla maniglia del bagno della cella di isolamento, dove era stato rinchiuso in seguito a una rissa con altri detenuti. Sarebbe uscito dopo sei giorni. Dopo 13 anni l’Amministrazione penitenziaria è stata condannata a pagare 100 mila euro (con la rivalutazione e gli interessi dal ’96). Il risarcimento stabi-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

lito dal Tribunale di Bologna è stato confermato dalla Corte d’Appello per i danni morali ed esistenziali subiti dalla madre di Georges Alain. I giudici hanno stabilito che, almeno in sede civile, il carcere è responsabile del decesso, anche se dovuto a suicidio. All’inizio della vicenda fu ipotizzato l’omicidio, tant’è che la Procura aprì un’inchiesta e due agenti della polizia penitenziaria e un ispettore furono arrestati con l’accusa di voler coprire l’assassino e di averlo aiutato a mettere in scena un finto suicidio. Un’ipotesi che agli occhi dei più apparve fin da subito assurda, tranne che a pochi, compreso qualche politico prevenuto nei nostri confronti. I periti dell’accusa e quelli della difesa arrivarono a conclusioni opposte, i primi affermarono che Georges Alain era stato ucciso, i secondi che si era suicidato. Alla fine, proprio per l’impossibilità di stabilire la dinamica, il pm chiese l’archiviazione e il gip la accolse. L’opposizione all’archiviazione fu respinta, ma la causa civile andò avanti. E, per due volte, la parte offesa ha avuto ragione: nel 2004, con la sentenza di primo grado, e nell’ottobre scorso, con quella d’appello. Sulla base della motivazione sia in caso di omicidio, sia di suicidio la responsabilità dell’amministrazione penitenziaria sussiste comunque in virtù del rapporto che a essa lega funzionari e agenti. Si tratta di una responsabilità oggettiva. Nonostante il proscioglimento degli agenti in sede penale, in ogni caso, secondo i giudici civili, la vigilanza non fu sufficiente e il detenuto non sarebbe dovuto restare solo, in isolamento. Questa, secondo i magistrati, fu una decisione inopportuna, perché Laid era solito procurarsi traumi ripetuti, perché pochi giorni prima della morte gli era stato diagnosticato uno stato ansiosodepressivo per la morte del fratello,

perché questo stato era caratterizzato da idee autosoppressive. Per tutti questi motivi i medici avevano segnalato la necessità di sottoporlo ad attenta sorveglianza e di tenerlo in cella con altri detenuti. Non solo, il giovane era tossicodipendente e, poche ore prima della sua morte, fu accertato che era ubriaco. Una tesi, questa, diversa da quella sostenuta dal Pubblico Ministero, secondo il quale si trattò di un evento imprevedibile. A questi due casi si aggiunge quello di Milano, di cui abbiamo già reso ampia documentazione in un precedente articolo. Si tratta di tre casi diversi l’uno dall’altro: quello di Milano, come si ricorderà, era riferito ad un detenuto morto per aver inalato gas da una bomboletta. I suicidi per impiccagione e per inalazione del gas costituiscono quelli più frequenti in carcere, potremmo dire la totalità, tranne rare eccezioni, come quello avvenuto a Rebibbia, per assunzione di sostanze stupefacenti. Com’è noto, la media dei suicidi in carcere è di circa settanta all’anno. Visto il principio giurisprudenziale di merito (speriamo in un’inversione di tendenza della Cassazione) che si sta affermando, se tutti i famigliari dei detenuti morti suicidi in carcere dovessero ottenere una sentenza di risarcimento la situazione diventerebbe davvero difficile da sostenere per l’Amministrazione, ma ciò che ci preoccupa maggiormente è il rischio di una possibile rivalsa nei confronti del personale, laddove dovesse riscontarsi la colpa grave nel comportamento degli stessi; cosa non impossibile, viste le enormi difficoltà in cui opera lo stesso personale di polizia penitenziaria. Forse è il caso che l’Amministrazione cominci a preoccuparsi di stipulare delle assicurazioni. F

INCENTIVI AUTO PER LE FORZE DI POLIZIA Il Gruppo FIAT ha confermato per il 2010 il Premio Fedeltà per gli acquisti dl vetture nuove di Lancia, Fiat, Alfa Romeo e Veicoli Commerciali. Lo sconto riservato sarà immediatamente fruibile presso la Rete Concessionaria in Italia, in forma dl sconto aggiuntivo dietro presentazione di dichiarazione in originale rilasciata dal Comando o dall’Amministrazione di appartenenza con cui si attesta che l’interessato presta servizio attivo. Il suddetto premio è cumulabile solo con le Iniziative commerciali mensili. E’ possibile la cointestazione della vettura, purché il primo intestatario sia il beneficiario della presente iniziativa. Per ogni eventuale ulteriore informazione ci si può rivolgere al numero:

199.61.61.61

199.62.62.62

199.63.63.63

VEICOLI COMMERCIALI

199.65.65.65 Il premio va dai 150 ai 600 euro a seconda del modello di auto che si acquista. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

9


Coppa Italia Dilettanti

Disputata a Casal del Marmo la finale del trofeo nazionale

Nelle foto l’esultanza dei giocatori della Tuttocuoio dopo la vincita della Coppa Italia Dilettanti

A fianco Il Presidente della Repubblica Napolitano consegna il premio a Francesca Quondamcarlo

10

esta doveva essere e festa è stata la 44° finale della Coppa Italia Dilettanti ospitata dall’impianto di Casal Del Marmo. L’ambito trofeo è andato alla Tuttocuoio, la formazione toscana (già vincitrice del campionato di Eccellenza e della Coppa Italia regionale) è riuscita a trionfare sulla molisana Capriatese Boys per 3 a 1. La Tuttocuoio e la Capriatese erano già matematicamente promosse in serie D per la prossima stagione ma, non paghe dell’obiettivo già raggiunto, si sono affrontate senza concedersi sconti sul campo. Partita molto combattuta e molto seguita da stampa e tv locali oltre che dalle telecamere Rai. Effetto particolarmente suggestivo è stato vedere gli spalti, in genere mai al completo di sostenitori, interamente gremiti da tifosi festanti e colorati. L’impianto ha superato a pieni voti la prova grandi eventi. Il giudizio più autorevole e più convinto sulla struttura e sull’ospitalità ricevuta è giunto da Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicario della FIGC. Il presidente ha dichiarato come quella di Casal Del Marmo sia infatti una struttura all’altezza di eventi professionistici e la cosa non può che far piacere alle Fiamme Azzurre e all’Astrea che ne hanno fatto la loro casa sportivamente parlando. Sull’evento sportivo ancora Tavecchio ha commentato «Abbiamo assistito ad una sfida esaltante - ha commentato che è stata la logica conclusione di una fase nazionale della competizione che ha dimostrato ancora una volta l’altissimo valore raggiunto dal calcio di Eccellenza. Faccio i complimenti alle due squadre che si sono affrontate con grande agonismo. A loro va il mio ‘in bocca al lupo’ per l’avventura in Serie D: sono certo che si faranno ben valere».

Annuale 2010 Il Presidente Napolitano premia due atleti delle Fiamme Azzurre

Federico Colbertaldo e Francesca Quondamcarlo delle Fiamme Azzurre, alla presenza delle più alte autorità dello Stato, sono stati meritatamente premiati e celebrati nel corso della 193° edizione della Festa del Corpo di Polizia Penitenziaria che si è tenuta a Roma il 18 maggio all’Arco di Costantino nell’ambito delle celebrazioni di rito riguardanti tutti gli appartenenti al Corpo. Vertici dei grandissimi risultati riportati da tutto il gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria nel corso dell’anno 2009, Federico e Francesca, accompagnati davanti al Capo

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


a cura di Lalì info@sappe.it Redazione sportiva

Nelle foto il team vincitore degli Europei di pattinaggio di Nantes con la nostra Francesca Ciani Passeri (la terza in piedi da sx - accanto alla mascotte)

dal pattinaggio un Titolo Europeo per le Fiamme Azzurre Nantes Francesca Ciani Passeri ha regalato alle Fiamme Azzurre il 26° titolo continentale della loro storia. La rassegna europea nella cittadina francese si è tenuta dal 6 all’8 maggio al Palais des Sports di Beaulieu. Francesca, in forza al Team della Polizia Penitenziaria e per l’occasione al gruppo costituente la squadra vincitrice composto dalla Roma Roller Team, dal Pool Pattinaggio Roma e dal Fonte Roma Eur, ha dato il suo prezioso apporto ad un collettivo meraviglioso che è vanto e ed espressione del miglior pattinaggio a rotelle italiano. Nella rassegna appena conclusasi, per dare un po’ di numeri, erano presenti 1000 atleti, 90 gruppi e 10 nazioni in totale. Che il pattinaggio azzurro sia fortemente quotato e performante è stato dimostrato da un podio alla fine interamente occupato dalle tre formazioni italiane presenti. Alla fine Zodiac, il tema dell’esercizio del consorzio romano, per così dire, è stato premiato con il più alto dei punteggi e con il più prezioso dei metalli. Un’esibizione nella quale, come recitava la presentazione del programma ufficiale: Lo Zodiaco torna in vita: il potere di alcuni segni prevale sugli altri, ma in perfetta armonia nell’intero Universo. Complimenti a Francesca, portacolori del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre per aver trionfato con la squadra a Nantes portando a casa meritatamente una medaglia sicuramente tutta per Valerio, suo figlio di appena otto mesi, prima stellina di un firmamento di cui lei stessa è stata protagonista. F dello Stato Giorgio Napolitano, al Ministro della Giustizia Angelino Alfano e al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta dal Responsabile del Gruppo Sportivo, Comm. Marcello Tolu e dal Vice Responsabile, Comm Francesco Pennisi, hanno avuto l’emozione di apprendere personalmente la gioia delle istituzioni e degli appartenenti per i successi agonistici raggiunti. A Francesca Quondamcarlo è stata conferita la promozione per merito straordinario ad Assistente mentre Federico Colbertaldo è stato promosso al grado di Agente Scelto. Doveroso e mesto è stato il ricordo dei due militari uccisi ad Herat il 17 maggio: il loro è stato l’ennesimo tributo di sangue nell’ambito di una lunga e difficile transizione verso

LA CLASSIFICA DEGLI EUROPEI – PICCOLI GRUPPI (8/5/2010) 1. Roma Skating Club (con FRANCESCA CIANI PASSERI/Fiamme Azzurre) ITA 94.90 (47.00/merito tecnico + 47.90/impressione artistica)

2. Portogruaro Division ITA 94.30 3. Pattinaggio Malo ITA 93.70 4. Blanes ESP 93.00 5. Sant Celoni ESP 90.90 6. Orvault Roller Skating FRA 85.70 7. Deslizar POR 8. Fundacio Vilanova ESP seguono altre 11 formazioni di 8 Paesi

una possibile democrazia tutta da insegnare e impiantare in terre controllate da Taliban che agiscono spesso come schegge impazzite in un teatro di povertà e arretratezza. Al di là del rispetto del doveroso ricordo, per tornare alle vicende sportive che più da vicino riguardano il Corpo, complimenti a Francesca , Federico e a tutti gli altri protagonisti delle Fiamme Azzurre, orgoglio della Polizia Penitenziaria tutta, per i risultati raggiunti nella stagione passata e in quella già in corso nell’ambito delle competizioni nazionali ed internazionali disputate in cui a vario titolo si sono resi protagonisti. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

Sotto, ancora il Presiidente Napolitano che si congratula con Federico Colbertaldo alla Festa del Corpo 2010

11


Ufficiali degli Agenti di Custodia Evoluzione o involuzione del sistema organizzativo del Corpo?

Nella foto la pubblicazione distribuita in occasione dell’Annuale del Corpo

12

el rispetto della linea editoriale di questa Rivista che, fin dalla sua nascita nel lontano 1994, ha voluto rappresentare una sorta di melting pot dell’amministrazione penitenziaria dove ospitare pareri, opinioni e punti di vista di tutte le figure professionali che si muovono e lavorano al proprio interno, siamo ben lieti di ospitare l’apprezzato e qualificato intervento del gen. Alfonso Mattiello, direttore del Gom e illustre rappresentante della categoria degli ufficiali del Corpo. Il Gen. Mattiello ci ha onorato di un bell’articolo di carattere storico che racconta efficacemente alcuni aspetti del nostro passato professionale. Ci auguriamo che questa possa essere solo la prima occasione di una collaborazione editoriale che diventi fissa e continuativa, non solo con Alfonso Mattiello ma con chiunque altro, ufficiale del Corpo, voglia inviarci un suo contributo. In occasione dell’Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria è stato fatto omaggio agli invitati di una pubblicazione inedita sulla Polizia Penitenziaria che fa espresso riferimento alla storia, ai simboli e ai valori del Corpo. Debbo dire che sono stato profondamente colpito dal contenuto di questa pubblicazione che, ripercorrendo con immagini e con parole la nostra storia recente, mi ha ricondotto alla mente quella che è stata anche parte della mia storia, avendo ormai più di 33 anni di servizio effettivo nel Corpo ed essendo, tra l’altro figlio d’arte - mio padre e mio

nonno hanno servito lo Stato con questa divisa fin dal 1921-. La nostra storia è una storia di sacrifici e di sofferenze ma soprattutto è una storia di uomini e donne, servitori dello Stato, che hanno sempre rispettato quei principi, quei simboli e quei valori che vengono di nuovo richiamati nella pubblicazione a cui facevo riferimento. Rivedere le vecchie fotografie e rileggere le motivazioni delle onorificenze concesse ai nostri colleghi che hanno sacrificato la vita, mi ha motivato a scrivere su quello che era il nostro mondo prima della riforma e di come esso si sia trasformato dopo il 1990. Alla fine della guerra gli Agenti di Custodia non superavano le10-12.000 unità e nei 40 anni successivi gli organici furono incrementati di circa 20.000 unità, molti dei quali furono assunti dopo gli anni ’70 per contrastare in modo efficace l’insorgere della violenza terro-

ristica e criminale che insanguinò il Paese richiedendo un grande sacrificio di vite anche all’Amministrazione Penitenziaria. Il Corpo disponeva di tre Scuole (Portici,

Cairo Montenotte e Parma), che lavoravano a pieno ritmo per addestrare i giovani che venivano arruolati negli Agenti di Custodia e nei periodi di sospensione dei corsi il personale delle Scuole veniva movimentato per alleviare il lavoro degli altri colleghi o per intervenire nelle rivolte che spesso animavano la vita degli Istituti Penitenziari. La nostra organizzazione era tale che a livello centrale il cd. Comando del Corpo degli Agenti di Custodia era inserito all’interno dell’Ufficio II della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena e si occupava solo del personale militare, era diretto da un Magistrato e tutti i capi-reparti e capi-sezione erano Ufficiali e Sottufficiali degli Agenti di Custodia. L’Ufficio aveva più o meno le stesse competenze che oggi ha la Direzione Generale del Personale e della Formazione con la differenza che, allora, la presenza di numerosi appartenenti agli Agenti di Custodia a capo delle varie articolazioni dell’Ufficio poteva garantire una competenza specifica che, almeno in teoria, doveva essere migliore. Vorrei, per il momento, soffermarmi su quest’aspetto dell’organizzazione dell’epoca per meglio comprendere qual’era la posizione degli Ufficiali degli Agenti di Custodia e anche per chiarire certe valutazioni che oggi vengono fatte sui vari forum dalle Organizzazioni Sindacali da persone che parlano per sentito dire, senza però aver avuto la possibilità di conoscere quello che è stata l’evoluzione o l’involuzione, per come la si voglia meglio intendere, del sistema organizzativo del Corpo.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


di Alfonso Mattiello*

Come si può apprendere dalla pubblicazione edita dall’Amministrazione Penitenziaria, e che raccomando a tutti di leggere, il ruolo degli Ufficiali fu istituito nel 1945 con un organico di pochissime unità e fu delegato ad occuparsi solo dell’addestramento nelle scuole e della disciplina, senza mai chiarire quale dovesse essere effettivamente il loro compito all’interno di un Corpo, che, da civile fu trasformato in militare con un Decreto Luogotenenziale negli anni in cui il Ministro di Grazia e Giustizia era Togliatti che, mi sembra di ricordare, non fosse né democristiano né appartenente a schieramenti di destra. In poche parole le stellette agli Agenti di Custodia furono date da un Ministro Comunista. In tutti gli anni che vanno dal ’45 al ’71 l’organico degli Ufficiali fu di pochissime unità impiegate a Roma (Ufficio del personale militare e di Custodia), nelle Scuole e nei Comandi Regionali. I famosi Comandi Regionali istituiti con circolari interne non ebbero mai un riconoscimento normativo, e gli Ufficiali che vi erano impiegati si occuparono per molti anni di casermaggio, dell’armamento e del vestiario. Nel periodo di massimo splendore del ruolo degli Ufficiali, l’organico non superò le 66 unità complessive senza mai essere completamente coperto. In quegli anni iniziò anche ad essere animata la discussione, fra le varie categorie professionali, circa la necessità di affidare agli Ufficiali, negli istituti, le attribuzioni già proprie del maresciallo degli Agenti di Custodia con la qualifica di Titolare del servizio di custodia. Ricordo benissimo che alla fine degli anni ’70 l’allora Ministro Morlino riunì i vertici della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena per sapere se gli Ufficiali fossero d’accordo ad essere inviati come titolari del servizio di custodia negli Istituti più grandi. Su questa riunione e su i suoi esiti si ri-

ferì che gli Ufficiali si fossero rifiutati di fare i Comandanti degli Istituti, ma nessuno chiarì che l’Ufficiale più elevato dell’epoca, che svolgeva le funzioni di Comandante del Corpo Col. Spinaci, rispose al Ministro che non c’era nessuna preclusione da parte degli ufficiali a ricoprire quei ruoli a condizione che fossero chiariti, con atti formali, le competenze che avrebbero avuto gli ufficiali ed i rapporti da tenere con il Direttore dell’istituto, al fine di evitare d’essere considerati semplicemente dei sostituti dei marescialli e che, come costoro, non avrebbero avuto la possibilità di comandare un bel niente ma di assumere solo gli oneri dovuti ad una situazione gestionale molto critica. Gli anni ’70 furono anni bruttissimi per l’Amministrazione Penitenziaria e per il Corpo degli Agenti di Custodia, perché il loro organico limitato non era sufficiente ad arginare le continue esplosioni di violenza che si verificavano all’interno di molti Istituti Penitenziari. Parlo di anni che videro il verificarsi di migliaia di evasioni e di diverse decine di omicidi fra detenuti con il sacrificio di tanti appartenenti al Corpo. Sarebbe interessante oggi parlare con alcuni degli appartenenti al corpo degli Agenti di Custodia dell’epoca, tutt’oggi in servizio, e farsi narrare le storie di quegli anni, anche per farsi spiegare come in molte delle situazioni più drammatiche e negli episodi più cruenti di quegli anni fossero presenti anche alcuni degli Ufficiali del Corpo. Oggi la maggior parte del personale in servizio è stata assunta dopo il 1990 e quindi poco sa dell’organizzazione precedente, molti infatti ritengono che gli Ufficiali siano stati esclusi dalla riforma perché considerati strumenti d’oppressione nei confronti del Corpo da parte dei vertici dell’Amministrazione.

Vorrei chiarire che dal ’45 al ’90, nonostante le continue richieste, non fu mai emanata una Legge che chiarisse lo status giuridico degli Ufficiali e le loro competenze, la preoccupazione principale dei vertici dell’epoca fu quella di continuare ad assicurare lo status quo dei rapporti di poteri esistenti all’interno del sistema carcere. E’ anche doveroso ricordare che il ruolo esercitato da alcuni Ufficiali dell’epoca all’interno dell’Ufficio Centrale, soprattutto negli anni precedenti la riforma, non fu certamente esaltante e i contrasti esistenti fra di loro non consentirono, nel momento in cui il testo di riforma nasceva, di intervenire per renderlo più appropriato alle nuove esigenze che si andavano affermando. Gli Ufficiali dell’epoca hanno anche pagato lo scotto della provenienza dai ruoli dell’Esercito, quindi, senza un preparazione culturale e professionale specifica, così come sarebbe stato necessario per chi aspirava ad esercitare funzioni di vertice in un Corpo di Polizia. Molte di queste problematiche erano note agli Ufficiali dell’epoca e, alcuni progetti di riforma del Corpo, tenevano conto di tutti questi aspetti che era necessario trattare, ma furono messi da parte nelle lunghe discussioni parlamentari che portarono poi alla riforma del ’90. Alla fine la soluzione fu trovata con la famosa legge 395/90 che, riformando il Corpo, lo ha privato per 10 anni di un ruolo direttivo e oggi, a circa 20 anni dalla riforma, il Corpo non ha ancora risolto molti dei problemi che già furono oggetto di manifestazioni e di proteste negli anni pre-riforma. Ringrazio dell’ospitalità concessami in queste pagine dalla redazione del SAPPE e spero di poter nuovamente intervenire per trattare argomenti molto più specifici ed importanti che riguardano gli aspetti operativi dei servizi affidati al Corpo di Polizia Penitenziaria. * Generale di Brigata Direttore del Gruppo Operativo Mobile

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

In alto un distintivo del Corpo degli Agenti di Custodia sotto il fregio per il berretto degli ufficiali del Corpo AA.CC.

13


Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

“Graecia docet” n questi giorni, il Governo greco sta ricevendo gli aiuti economici da parte della Unione Europea per far fronte alla temuta bancarotta, cioè alla insolvenza per debiti contratti, che non potevano più essere saldati. Il popolo ellenico pagherà caramente tale dissesto, dal momento che sono stati soppressi i rinnovi contrattuali per un triennio e, parimenti, le tredicesime e le quattordicesime, quando spettanti e saranno ridotte le retribuzioni dei dipendenti e dei pensionati pubblici; misure analoghe non interessano i lavoratori del settore privato. In Italia, più di trent’anni fa, le indennità di buonuscita di coloro che andavano in pensione furono trasformate in obbligazioni cedolari del Tesoro, da riscuotere, in modo frazionato, negli anni a seguire; circa venti anni or sono, fu formulata l’ipotesi, poi fortunatamente subito rientrata, di sospendere l’erogazione degli

stipendi per un mese, ferma restando, comunque, la liquidazione, in epoca successiva, magari rateizzata. Per l’occasione della ricorrenza del 1° Maggio, festa del Lavoro, celebrata da sempre a livello internazionale, i Vertici sindacali, riuniti a Rosarno in Calabria, hanno voluto stigmatizzare l’importanza di riforme radicali e sostanziali del mondo del lavoro; uno di essi ha, però, anche testualmente richiamato l’attenzione sulla necessità di ridurre le tasse per i lavoratori e per i pensionati. Ecco, una parola dimenticata! C’è qualcuno che ancora si ricorda che esistono i pensionati, una categoria di ex lavoratori, composta da 12 milioni di persone, vale a dire da un quinto della popolazione, peraltro tuttora in grado di offrire molto alla società, nonostante siano poste in un dimenticatoio mortificante. Viene da riflettere sulle misure adottate in Grecia, temendone conseguenze simili

per il nostro Paese: infatti, dal momento che, nell’ultimo quinquennio, il potere d’acquisto per i pensionati si è ridotto per lo meno del 30%, senza che sia intervenuto alcun sostegno finanziario del reddito, cosa succederebbe se venisse disposta una ulteriore decurtazione sul trattamento economico mensile? Certamente molti andrebbero a chiedere l’elemosina all’angolo delle strade, un obolo sulle scale di una chiesa. Eppure l’attuale maggioranza parlamentare, e governativa, prima della consultazione elettorale faceva promesse, si impegnava per una rivisitazione delle pensioni d’annata, per compensazioni e recuperi di carattere fiscale: tutto dimenticato, anzi si è avuto il coraggio di stabilire, in un decreto, che, nell’anno 2008, l’adeguamento ISTAT era stato eccessivo! Senza voler essere pessimisti, prepariamoci responsabilmente ad affrontare una Grecia italiana. F

Pensioni d’annata: Ancora un’appello

14

li appelli in merito alle pensioni d’annata non hanno ancora sortito effetti.La questione si trascina irrisolta sin da quando venne scardinato il principio, fino ad allora costantemente seguito dal Governo, della liquidazione delle pensioni in base agli aumenti periodici concessi al personale in attività di servizio. Peraltro, dal 1975, con la modifica del vecchio ordinamento giuridico, venne cambiato il sistema della dinamica di adeguamento delle pensioni, sganciandola dai parametri della qualifica gerarchica e dal servizio prestato. All’abolizione di tale sistema fu introdotta una dinamica annua

di rivalutazione inflazionistica che ha, di fatto, reso diversissime le pensioni molto datate da quelle attuali. Esistono, quindi, un crescente malessere del personale cessato dal servizio vari decenni fa ed una forte spinta a creare le premesse per un riallineamento tra le pensioni d’annata in parola e gli attuali valori delle pensioni più recenti. Note sono le istanze, per non dire le suppliche, rivolte in più legislature alle Autorità politiche, al fine di aggiornare le vecchie pensioni con argomentate riflessioni, contenute in concrete proposte di legge, intese ad alleviare l’attuale disparità. Ma pur essendo tutti a conoscenza della situazione non si fa nulla! F

PoliziaPenitenziaria Penitenziaria- SG&S - SG&Sn.n.167 173- -novembre maggio 2010 Polizia 2009


L’ANPPE partecipa alle Celebrazioni del 25 aprile: A Reggio Calabria...

...e a Rovigo

Prima uscita istituzionale per il Labaro della Sezione ANPPe di Reggio Calabria. Domenica 25 Aprile 2010, una delegazione della Sezione ha partecipato alla cerimonia celebrativa del 65° Anniversario della Liberazione. Presso la Stele del Partigian, alla presenza di numerose autorità cittadine e di molte Associazioni delle Forze dell’Or-

Nella Sala Consiliare del Comune di Rovigo una delegazione dell’A.N.P.Pe. ha presenziato alla cerimonia del 25 aprile 2010. Nel corso della manifestazione oltre all’intervento del Sindaco Prof. Fausto Merchiori ha preso la parola anche il Vice Sindaco del Consiglio Comunale dei Ragazzi Andrea Simone Tramacere. La Sezione ANPPe di Rovigo ringrazia il Comune di Rovigo per l’invito alla cerimonia. F

dine e delle Forze Armate, è stata deposta una corona d’alloro in onore dei Caduti per la libertà. Inoltre, nel mese di maggio 2010, un’altra delegazione dell’ANPPe sarà presente alla festa della Polizia di Stato che si svolgerà a piazza Duomo. Grande soddisfazione per il personale in quiescenza del Corpo di Polizia Penitenziaria che ha partecipato all’evento e di quello che dovrà partecipare alla festa della Polizia di Stato. F

Rovigo: Partecipazione alla celebrazione “Vittime del dovere” Nella splendida cornice della Citta’ di Venezia, sabato 17 aprile 2010, ha avuto luogo la manifestazione Vittime del Dovere - Madonna della Sfida. Alla cerimonia, organizzata dalla locale Sezione di Venezia, hanno partecipato molte sezioni ANPPe di tutte le regioni italiane. Da segnalare la sezione di Ragusa, la più distante dal capoluogo veneziano. Presente in grande numero la Sezione di Rovigo con il referente per il Nord Est che intende complimentarsi con il Presidente dell’ANPPe di Venezia Vitantonio Petrelli per la riuscita della cerimonia.

Si ringrazia il Segretario ANPPe della Sicilia Giovanni Raffaele La Magra per la consegna della targa Semper Justitia Fidelis donata alla Sezione di Rovigo, insieme ad un’altro riconoscimento che, di fatto, ha siglato un gemellaggio Veneto/Sicilia. Presenti alla manifestazione il Prof. Lionello Pascone Coordinatore Nazionale, gradito ospite della Sezione di Rovigo e il Signor Giuseppe Santoro, figlio del compianto Maresciallo Antonio Santoro caduto vittima, a Udine, di un attentato terroristico. F Roberto Tramacere

BRESCIA: lutto in sezione La Sezione ANPPe di Brescia è in lutto per la scomparsa del collega Gaetano Vitale, avvenuta il 29 aprile 2010. Tutti gli iscritti si sono stretti intorno alla famiglia per la scomparsa del caro Gaetano. La Redazione e la Segreteria Nazionale si uniscono alla sconforto e formulano le più sentite condoglianze.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

15


MADONNA DELLA SFIDA: conclusione della manifestazione che proietta l’ANPPE oltre oceano

Nella foto, le manifestazioni di Venezia

16

i chiama Progetto Memoria-Madonna della Sfida la manifestazione organizzata dall’ANPPe (Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria) di Venezia, in collaborazione con il Comites di Houston, il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo e l’Associazione Culturale Terra e Vita di Barletta e l’Associazione argentina Celty e The Nassau County Sheriff’s Department Columbia Association di New York, per onorare tutte le vittime del dovere e del terrorismo.

La manifestazione, che ha avuto luogo il 17 aprile nella Chiesa di San Luca Evangelista a Venezia, è iniziata con la celebrazione di una Santa Messa in onore

della Madonna della Sfida; celebrazione svolta contemporaneamente anche in Texas, a San Antonio, visto che quest’anno, per la prima volta, alla città lagunare si sono gemellate anche Rosario, Buenos Aires e Cordoba (Argentina). In tutte le città, dunque, le comunità si sono ritrovate in un momento di preghiera, per onorare la memoria delle vittime di origine italiana del terrorismo argentino, in particolare l’Ingegnere Reinaldo Dal Bosco (profugo fiumano). A Venezia e San Antonio, dopo la celebrazione, c’è stato un ricevimento seguito dalla premiazione del concorso di disegno sul tema Il mio amico poliziotto: al concorso, dedicato alla memoria dei Marescialli Francesco Di Cataldo (Barletta) e Savino Sinisi (Andria), entrambi vittime del dovere, hanno partecipato anche tre scuole elementari degli Stati Uniti. Facendo seguito ad un progetto iniziato con grande successo nel 1999, la manifestazione è proseguita con la consegna dell’annuale premio Amico Forze dell’Ordine, che per il 2010 ha visto premiati il Generale di Brigata (Polizia Penitenziaria) Lionello Pascone Coordinatore Nazionale dell’ANPPe, il Comandante Vincenzo Arcobelli, Presidente del Comites di Houston e il Coordinatore del Ctim Nord America.

Le cerimonie di Venezia e Barletta sono state anche occasione per ufficializzare la nascita del Comitato Cerimonia Madonna della Sfida che, con la sezione veneziana dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria, annualmente collabora all’organizzazione del Progetto Memoria, per ricordare tutte le vittime del dovere e del terrorismo. Primo progetto del Comitato sarà la creazione di una Casa della Memoria, intitolata al Maresciallo Francesco Di Cataldo (originario di Barletta) per raccogliere, catalogare e conservare materiale documentario inerente agli anni di piombo e alla storia del nostro Paese.

Presidente Onorario del nuovo Comitato è stato nominato Enzo Vanzan, papà di Matteo, il lagunare veneziano caduto in azione di guerra in Iraq.

PoliziaPenitenziaria Penitenziaria- SG&S - SG&Sn.n.167 173- -novembre maggio 2010 Polizia 2009


Nelle foto, le celebrazioni svoltesi in Argentina,

Negli Stati Uniti, il parroco Father Quang D. Tran ha celebrato la Santa Messa e ha ringraziato per il loro coraggio le forze dell’ordine presenti, ringraziando anche le famiglie dei Caduti per la loro abnegazione e lo spirito di sacrificio, a nome di tutti i cittadini. Dopo la cerimonia si è tenuto un ricevimento nel Salone della Societa` Cristoforo Colombo, attigua alla chiesa, dove gli organizzatori dell’evento sono stati riconosciuti dal Cons. Roberto Ferruzzi,

membro del Com-it-es, tra i quali il Sign. Bobby Corbo, Richard Kohnen, Jay Pantusa, Ron Bucchi, il Cons. Sam Greco e Paul Scrivano. Altresi’ il Cons. Ferruzzi, ha ringraziato le Signore della Societa` Altar Rosary, fra le quali le Signore Rozana Corbo, Cathy Aguirre, Della Andretti, Carol Bucchi, Kathy Greco, Gloria Ferruzzi, Frances e Terry Lopez. F dedicato alle Progetto Memoria l de ne io az or a nella data commem svolgerà a Venezi si In occasione della e ch gi ra st le iniziaismo e delle auso per la lodevo pl ro vittime del terror st no il o an Sfida per ga da Oltreoce lla Madonna della de na odierna, vi giun co l’i so io e simbolo relig del Dovere. tiva che vede com e tutte le vittime in ag m Im a su la o al , perchè in concoricordare attorn Vostra Cerimonia la al e ar ip ec rt pa trò sa alla presenza Purtroppo non po Texas , la S. Mes in o ni to An n Sa gili del Fuoco e mo a , del corpo dei Vi mitanza celebria se io lig Re e ri ta vili, Mili delle Autorità Ci ro ed il coordine. Or ll’ l’intuito, al lavo al delle Forze de ie az gr fa no nsibilità di ciata un an e ha avuto la se ch i Iniziativa comin zz lu el rc Po o valori ed ico Mimm e credono in quei ch lia dinamento dell’am Ita a tr Al ll’ azionali de rdo. coinvolgere i conn Dovere, del Rico so della Patria, del li ta en olgerà un concor sv am si nd gi fo ideali all’estero og ni ai lia to Ita i ca gl di r de pe to liziotto Assieme al Comita Il mio Amico Po a m te il n co i ragazz di disegno per i ri istituzionali. endano che per pimento dei dove em ad i affinchè compr caduti nell’ an ov gi i e ar zz ili ruzione della r sensib to ma sola ricost en Un’ occasione pe im rc sa ri o en i chi si è sanon c’e’ pi a civile che onor nz i morti e i feriti ie sc co a un e esto occorr legalità. memoria, per qu pubblico e della ne di or liani dell’ de la te America e degli ita rd No crificato per la tu l de e or ol vittime Comitato Tric alle Famiglie delle ita nt se A nome di tutto il ù pi a nz ilitari, la nostra vicina Autorità civili e M le al e em sidero esprimere si as gi a cerimonia di og e - Sez.Venezia e che onorerete alla membri dell’ANPP ai ed te en le id ia es rd al Pr ne il Saluto più co a quelle religiose ga con gratitudi un gi vi ti, an ip ec tutti i part Arcobelli Com. te. Vincenzo A Dallas, Texas U.S.

il Comandante Vincenzo Arcobelli

A fianco, la lettera inviata dal Coordinatore del Nord America per gli Italiani nel Mondo Com.te Vincenzo Arcobelli e alcune immagini della cermonia svoltasi negli Usa

17 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010




Trapani: incontro Scuola / Polizia Penitenziaria ell’ambito degli incontri sulla legalità, anche la Polizia Penitenziaria ha incontrato gli studenti al fine di illustrare il ruolo di questo Corpo di Polizia nell’ambito del contrasto alla criminalità. L’incontro che si è tenuto con tutti gli alunni della scuola media Rubino di Fulgatore (Trapani) è stato organizzato dalla professoressa Cathrine Drago, e ha visto partecipare il Commissario della Polizia Penitenziaria Giuseppe Romano e il direttore della Casa Circondariale Renato Persico. Gli aspetti semisconosciuti del lavoro del poliziotto penitenziario e il grande rilievo che la Polizia Penitenziaria ha nel porre in atto tutti gli strumenti affinchè la criminalità, specie quella mafiosa, venga a contatto con l’ambiente esterno; ruolo importantissimo che ancora oggi, la società mediatica che si nutre di scoop, conferenze stampa a seguito di retate e fiction televisive, non riconosce appieno.

Visto il clamoroso successo avuto tra gli alunni che sono rimasti letteralmente affascinati dai racconti carcerari del Commissario Romano, questo incontro è sicuramente il preludio di altri - visto anche l’interesse mostrato da altre scuole ad avere degli incontri con la Polizia Penitenziaria. F

Bari: il degrado della 2ª sezione Nel vedere le foto della II Sezione del Carcere di Bari (oltre 270 detenuti a fronte di un centinaio di posti), si potrebbe pensare di non essere in Italia ma in un paese del terzo mondo. Nonostante le continue denunce del SAPPE, nessuno interviene, si continua a non fare niente, il DAP nel mese di settembre 2009 aveva quasi deciso di chiudere la sezione ma poi qualcosa si è fermato. Si continuano a spendere milioni di euro per carceri inutilizzate, e non si interviene per evitare sia ai detenuti che alla Polizia Penitenziaria di vivere e lavorare nel più osceno degrado. Condizioni fatiscenti si trovano anche in altre carceri pugliesi, a partire da Foggia, Lucera, San Severo, Turi, Altamura; tutto ciò a causa della carenza di fondi per la manutenzione. F

ALESSANDRIA: 3° Anniversario

20

La Segreteria Provinciale SAPPe di Alessandria ha celebrato, Venerdì 23 Aprile 2010, presso la Sala Conferenze della Casa di Reclusione di San Michele di Alessandria una Santa Messa in memoria del Sovrintendente Giorgio Melis, scomparso prematuramente tre anni or sono. Nell’occasione, hanno partecipato numerosi colleghi e amici della Casa Circondariale.

Varese: brillante operazione del Nucleo di P.G. Nel corso di una complessa attività di indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Giudiziaria della Polizia Penitenziaria di Varese, su disposizione della locale Procura della Repubblica, personale del suddetto Nucleo, con l’ausilio del Nucleo Regionale Cinofili di Milano, ha effettuato due perquisizioni locali in zona limitrofa alla città di Varese, le quali si sono concluse con il sequestro di sostanze stupefacenti in entrambe le abitazioni. L’attività di indagine è nata a seguito dell’arresto in flagranza in occasione di un tentativo di introduzione in Istituto di sostanza stupefacente. Grazie alla sinergia con la locale A.G. e alla collaborazione del Nucleo Regionale Cinofili si è riusciti ad ottenere due ottimi risultati per il personale della polizia penitenziaria: congratulazioni agli uomini del reparto di Varese per la brillante operazione di polizia.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


Alessandria: il SAPPE incontra il Prefetto Il 27 Aprile 2010 una delegazione del Sappe, costituita dal Vice Segretario Regionale D’Ambola Enrico, dal Segretario Provinciale Casula Salvatore e dai delegati provinciali Mezzarano Salvatore e Contini Gianni ha incontrato il Prefetto di Alessandria Dott. Francesco Paolo Castaldo, per rappresentare le drammatiche condizioni in cui operano tutti i poliziotti penitenziari alessandrini. In particolar modo, dopo ampia discussione e dopo aver portato a conoscenza l’Autorità governativa delle svariate questioni che affliggono gli istituti della città, la delegazione ha vivamente chiesto un autorevole intervento nelle sedi opportune innanzitutto per l’assegnazione di personale e per risolvere questioni annose che da tempo affligono il personale. F

Milano Bollate: il SAPPE chiede un punto di ascolto per il personale di polizia Penitenziaria Il SAPPe Provinciale con una lettera aperta ha chiesto l’apertura di un punto di ascolto per il personale dell’istituto di Bollate come già avvenuto con la Casa Circondariale di Monza. Nella lettera si legge: «Dalle vie telematiche e dai media in generale, apprendiamo troppo spesso di eventi tragici che colpiscono i nostri colleghi (ed i loro cari), senza alcuna distinzione di età e tanto meno sociale. In effetti, tutti noi che serviamo fiduciosi lo Stato, a priori abbiamo dovuto fare delle scelte difficili, condizionando molte volte coloro che ci vivono accanto quotidianamente, o che vorrebbero viverci accanto, ma che tante motivazioni, culturali, sociali e nondimeno, economiche, ci costringono a vivere divisi, lontani centinaia di chilometri, con le conseguenze che le statistiche poi ci riportano. Infatti, all’interno di tutti i Corpi di Polizia, la casistica delle separazioni è fra le più alte, rispetto a tutte le altre tipologie di “attività”». Ecco allora che accade che ci si rifugi in alternative consolatorie, in conseguenza di stati depressivi.

Infatti, alla luce degli ultimi episodi, avvenuti nella nostra Amministrazione, ...vogliamo farci portavoce di quanto accade intorno a noi, senza voltare la testa dall’altra parte. Sull’esempio della Casa Circondariale di Monza, chiediamo di valutare la possibilità di attivare anche presso questa struttura, vanto di progettualità, quanto già avviato, con ottimi risultati, presso la Consorella lombarda, per non dimenticare che ogni divisa nasconde una persona con tutte le sue debolezze ed il suo bagaglio di sofferenze. F

Livorno: 8º Consiglio Roma: esibizione della regionale Sappe Toscana banda del corpo per il Natale di Roma Il 13 maggio 2010, si è svolto l’8° Consiglio Regionale del S.A.P.Pe. della Toscana. L’incontro si è tenuto presso la Sala consiliare della Provincia di Livorno, in Piazza del Municipio. Vi hanno partecipato tutti i rappresentanti sindacali della regione. E’ intervenuto il Segretario Generale Donato Capece che ha illustrato il piano straordinario nazionale delle carceri che il Governo dovrebbe realizzare al più presto. Il Segretario Regionale Pasquale Salemme ha introdotto i lavori richiamando le problematiche degli Istituti della Regione e la carenza del personale di Polizia Penitenziaria nelle Strutture toscane. F

Il 21 aprile 2010, in occasione della commemorazione del 2763° anniversario della fondazione dell’Urbe, Natale di Roma, la Banda Musicale del Corpo di Polizia Penitenziaria si è esibita in Piazza Navona a Roma. Il concerto ha avuto il pienone di pubblico: hanno assistito ed ascoltato le bellissime arie musicali anche numerosi turisti che hanno trovato la rappresentanza musicale del Corpo all’altezza delle più qualificate bande musicali europee.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

21


Il 18 maggio a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è tenuto il

193° Annuale del corpo di Polizia Penitenziaria

Nelle foto, immagini della Festa del Corpo

ome è ben noto, quest’anno il Sappe ha deciso di disertare la Festa annuale del Corpo in segno di protesta verso la drammatica situazione delle carceri. Ferme restando le proteste, vogliamo comunque testimoniare alcune fasi della cerimonia con questo servizio fotografico.

22 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


Ancora foto della Cerimonia

foto: Moraldo Adolini - Š 2010 SG&S Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

23


YOL

In alto, la locandina del film sotto, alcune scene

el 1981, nel carcere di Imrali, isola dell’Egeo, cinque detenuti turchi ottengono, dopo lunghi anni di detenzione, una sospirata settimana di permesso da trascorrere con le proprie famiglie. Il più giovane dei cinque non riesce a compiere nemmeno il viaggio di andata perché dimentica i documenti che attestano il permesso e, al primo posto di controllo, viene immediatamente arrestato e ricondotto in carcere. Gli altri quattro detenuti, invece, riescono tutti a raggiungere le proprie famiglie ed i propri clan in diverse regioni della Turchia, dove ognuno subirà un differente destino. Il curdo Omer raggiunge il suo villaggio del Kurdistan, dove i suoi paesani sono sempre in lotta contro i militari turchi e si darà alla macchia coi ribelli fuggendo dalla vicina frontiera con la Siria e, forse, la sua clandestinità finirà con la morte. Melviit si riunisce alla sua fidanzata e ad i suoi genitori, ma ben presto si accorge di essere passato da una vita sorvegliata, quella della prigione, a un'altra vita sorvegliata, quella dell'ambiente familiare che finisce per addolorarlo e per pesargli ancora di più. Il trascorrere dei giorni in quell’ambiente gli fa prendere coscienza dell'oppressione di certi usi e imposizioni, che gli impediscono di sentirsi un uomo veramente libero. Mehemet Salih tenta di fuggire in treno con la sua donna e i suoi bambini ma viene sorpreso in atteggiamento intimo e, suscitata la furiosa reazione della gente, viene ucciso dal giovane cognato. Infine Seyit Ali, l’ultimo detenuto, è quello che esce di prigione con uno scopo bene preciso: deve uccidere la propria moglie, secondo la legge di famiglia, per recuperare l’onore perduto per il tradimento di lei. Questa è la parte più drammatica del film con scene ambientate sulle montagne, battute dalla tormenta di neve invernale, dove la donna muore congelata, in una specie di Giudizio di Dio, dopo una lunga e crudele agonia e nonostante l'estremo soccorso prestato dal marito. Il film si conclude con la scena finale dove Omer, il curdo, si dà alla clandestinità al grido di Bisogna battersi! Yol è stato Palma d'oro al festival di Cannes del 1982 ed è un raro esempio di film prodotto dalle Nazioni Unite. Altra particolarità di Yol è quella di essere stato diretto, nella prima parte, dal regista Yilmaz Guney mentre era in prigione con l’accusa di omicidio.

La scheda del Film Regia: Serif Goren, Yilmaz Güney Soggetto e Sceneggiatura: Yilmaz Güney Fotografia: Erdogan Engin Musiche: Sebastian Argol Kendal Montaggio: Yilmaz Güney Produzione: Edi Hubshmid K. L. Puloi G. F. Cactus Distribuzione: Academy Personaggi ed Interpreti: Seyit Ali: Tarik Akan Tuncay Akca Hale Akinli Sevda Aktolca Hikmet Celik Omer: Necmettin Cobanoglu Mehemet Salih: Halil Ergun Meral Orhonsoy Serif Sezer Semra Uccar Genere: Drammatico Durata: 109 minuti Origine: Turchia, 1981

24 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


a cura di G. B. De Blasis

FELON ic Roman Waugh è quello che si potrebbe definire un mestierante del cinema, laddove ha svolto quasi tutte le mansioni possibili. Stuntman, prima, tecnico, sceneggiatore, attore e regista poi. Proprio come regista, dopo un primo sfortunato tentativo nel 2001 con The Specialist, si afferma nel 2008 con il prison movie Felon. Scritto e diretto da Waugh, Felon è stato girato nel Penitenziario di Stato del New Mexico, vicino a Santa Fe ed è stato definito dal New York Times «uno dei film carcerari più realistici mai realizzati». La sceneggiatura del film è ispirata a fatti realmente accaduti nel 1990 nel carcere statale della California, Corcoran, denunciati dal Los Angeles Times che ha scoperto che in quel penitenziario per otto anni gli agenti avevano sparato ed ucciso più detenuti di qualsiasi altro istituto del paese. Il protagonista del film, Wade Porter, è un tranquillo cittadino medio americano che vive con la propria compagna Laura ed un figlio di tre anni in una modesta casa della California del sud. Una notte, però, un ladro si introduce nella sua abitazione e Wade scopertolo, lo insegue in strada con una mazza da baseball e, accidentalmente, lo uccide. Nonostante il tentativo di invocare la legittima difesa e l’omicidio colposo, Wade viene condannato per l’uccisione del ladro e spedito nel carcere di Corcoran. Per sua maggiore sfortuna, viene subito coinvolto in una rissa tra detenuti e subisce un aumento della pena e viene destinato nella sezione di massima sicurezza.Wade stringe una forte amicizia col suo compagno di cella John Smith (Val Kilmer), che sta scontando una condanna all'ergastolo per aver ucciso i due uomini che avevano assassinato sua moglie, sua figlia e tutti i loro familiari. L’antieroe della storia è il Tenente Jackson, sadico e sanguinario capo delle guardie penitenziarie e promotore di combattimenti all’ultimo sangue tra detenuti. La parte più drammatica del film si sviluppa nel deterioramento dei rapporti tra Wade la sua compagna e la sua famiglia che, incapace di comprendere la tragedia che sta vivendo l’uomo nel carcere, se ne distacca sempre più, travolta dai problemi finanziari che la costringono a vendere la casa ed andare a vivere con la propria madre. Felon, in definitiva si muove su due binari ben distinti, uno che vuole generare sdegno per le condizioni carcerarie disumane, e l’altro che ammicca ai fan dei film d’azione e di combattimento estremo. Nessuna delle due anime finisce però, alla fine, per prevalere.

A fianco, la locandina sotto, alcune scene del film

La scheda del Film Regia: Ric Roman Waugh Soggetto: Ric Roman Waugh Sceneggiatura: Ric Roman Waugh Fotografia: Dana Gonzales Musiche: Gerhard Daum Montaggio: Jonathan Chibnall Scenografia: Vincent Reynaud Produzione: Stage 6 Films, Toley Productions, Pantry Films Distribuzione: Sony Pictures Personaggi ed Interpreti: Wade Porter: Stephen Dorff John Smith: Val Kilmer Laura Porter: Marisol Nichols tenente Jackson: Harold Perrineau Maggie: Anne Archer Gordon: Sam Shepard Sgt. Roberts: Nick Chinlund Genere: Drammatico Durata: 104 minuti Origine: USA 2008

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

25


Aldo Maturo* avv.maturo@gmail.com

UNA LEGGE PER AMICA:

L’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

26

’amministratore di sostegno ha festeggiato lo scorso 9 gennaio i sei anni di età (L.9.1.2004 n.6) ma è ancora troppo piccolo per essere conosciuto da tutti. Noto è o può esserlo a quelli che hanno la sfortuna di doversi dividere tra la propria famiglia e i genitori, zii o parenti incapaci di provvedere da soli alle proprie esigenze di vita quotidiana, perché affetti da alzheimer, da demenza senile o altre menomazioni. In realtà non è rara la nomina di un amministratore di sostegno anche per chi si trova nella incapacità temporanea di provvedere ai propri interessi a causa di una infermità parziale o temporanea ovvero per una menomazione fisica o psichica non tanto grave da richiedere il ricorso all’interdizione. La legge, che è stata fortemente voluta anche per rimediare in parte alle conseguenze della Basaglia - la famosa legge 180 del 1978 che chiuse i manicomi imponendo nuove vie per la cura dei malati di mente - si applica quando non ricorrono gli estremi per ricorrere alla inabilitazione ed alla interdizione del soggetto. L’art.404 del codice civile – così come riscritto dalla legge in esame – stabilisce che La persona che, per effetto di una infermità fisica o psichica, si trova nella impossibilità anche parziale o temporanea di provvedere ai propri interessi, può essere assistita da un amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la residenza o il domicilio. La legge, diversamente dall’interdizione (che è applicabile alle persone inferme di mente incapaci di provvedere ai pro-

pri interessi) e dalla inabilitazione ( applicabile a persone affette da parziale infermità di mente, a quelle che per prodigalità sperperano il proprio denaro, a quanti per uso di alcool o di droghe arrecano danni a loro ed alla famiglia) crea una sinergia tra l’amministratore di sostegno ed il soggetto debole da seguire e da curare, tra questi e la sua famiglia quando ne ha una - lasciandogli un margine di autonomia, di capacità di agire, di fare scelte di vita giornaliere, tanto che i poteri conferiti all’amministratore di sostegno non sono assoluti ma sono modulati sulle capacità di autonomia residua del soggetto affidatogli. La richiesta di nomina al giudice può essere fatta dallo stesso interessato (anche se minore), dal coniuge, da chi stabilmente convive con lui, dai parenti entro il 4° grado (es. figli, nipoti, genitori, nonni, cugini, etc.), dagli affini entro il 2° grado, dal tutore, curatore, dal pubblico ministero e dai responsabili dei servizi socio-sanitari che seguono il soggetto. Nella richiesta – che non comporta alcuna spesa per chi la propone - devono essere contenute tutte le indicazioni pos-

sibili e utili al giudice tutelare per inquadrare il problema e quindi la descrizione della menomazione o della malattia, le capacità residue, la situazione familiare, sociale e lavorativa, la giustificazione dei motivi per i quali si richiede l’amministratore e, se viene proposta una persona, i motivi di tale scelta, le esigenze dell’interessato e gli atti per i quali si chiede la compresenza dell’amministratore,etc. Sarà poi il giudice, nei successivi 60 giorni che ha a disposizione per fare il decreto di nomina, ad effettuare altri accertamenti, sentendo l’interessato, i parenti, i servizi socio sanitari. La scelta del giudice avviene in genere scegliendo una persona tra i parenti sopraindicati ma egli può anche, ove lo ritenga, nominare una persona estranea alla famiglia se ritiene che tale scelta garantisca maggiormente gli interessi della persona da seguire. Dopo la nomina del suo amministratore il soggetto debole conserva la capacità di compiere tutti quegli atti della vita quotidiana e quelli che il giudice non ha lasciato alla competenza esclusiva dell’amministratore o alla compresenza dell’interessato e dell’amministratore. Nel decreto di nomina, infatti il giudice dovrà indicare quali sono i compiti dell’amministratore, quali atti giuridici possono essere compiuti solo se è presente l’interessato e l’amministratore, quali atti deve fare l’amministratore in sostituzione della persona che assiste, quanti soldi al mese deve consentirgli di spendere ove abbia una pensione, uno stipendio o un conto corrente bancario, quali sono gli obblighi reciproci tenendo presente che l’amministratore può in qualunque momento essere convocato dal giudice o

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


chiedere di essere da lui sentito per prospettargli le problematiche che gli si presentano, fermo restando l’obbligo di presentare a fine anno una relazione e una rendicontazione contabile delle entrate e delle uscite. E’ chiaro che se il soggetto ha bisogno di una badante perché non ha nessuno che lo accudisce materialmente e ci sono le condizioni finanziarie per pagarla, l’amministratore l’assumerà, la pagherà e a fine anno presenterà il rendiconto al giudice. L’incarico, inutile a dirsi, è assolutamente gratis, perché non è prevista alcuna retribuzione fatto salvo in casi eccezionali – a fronte di un grosso impegno e ove le condizioni economiche dell’interessato lo consentano – un rimborso spese nell’ammontare stabilito dal giudice.

L’interessato, l’amministratore di sostegno, il pubblico ministero ed i soggetti della famiglia già sopra indicati, se ritengono che sono venuti meno i presupposti per la presenza dell’amministratore di sostegno, rivolgono istanza motivata al giudice che provvede con decreto motivato, dopo aver assunto tutte le informazioni e dopo aver sentito, separatamente e/o congiuntamente, l’interessato e l’amministratore. Nell’esercizio del suo mandato l’amministratore deve seguire rigorosamente non solo i compiti affidatigli dal giudice ma anche tutta la normativa prevista dal codice in regime di tutela, per la parte compatibile con questa nuova figura, che prevede in caso di violazioni anche l’annullamento degli atti compiuti, su istanza dei parenti, eredi o dello stesso interessato.

Come abbiamo visto, quella dell’amministratore è una figura delicatissima che protegge il soggetto senza togliergli parte dei suoi diritti e ciò avviene quando ciò è assolutamente indispensabile per evitare che l’atto da lui compiuto possa risultare dannoso per se stesso. E’ una figura che si affianca al soggetto, quasi a prenderlo per mano per aiutarlo a camminare e a dribblare gli ostacoli di questo nostro mondo, sostenendolo e lasciandolo partecipe della maggioranza delle sue decisioni, nell’ambito di un programma concordato e condiviso, finalizzato non solo a curare gli aspetti economici del soggetto ma anche a salvaguardare e sviluppare la sua personalità consentendogli una vita quotidiana meno alienante.. * Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

27


iva la libertà ! Meglio in carcere che con mia moglie

l a e d d a c c A o i r a i z n e t i Pen

Meglio il carcere che rimanere con mia moglie, questo ha riferito ai carabinieri che stavano effettuando un controllo presso la sua abitazione dove si trovava agli arresti domiciliari, affermando di voler andare dietro le sbarre. Non sopporta più la convivenza forzata con il coniuge, dal quale era di fatto separato da tempo. Protagonista di questa incredibile vicenda un trentaquattrenne, arrestato nel luglio scorso, per detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Era stato sorpreso in autocon 2 panetti di hashisc e il Gip del tribunale di Barcellona, in attesa della celebrazione del processo, gli aveva concesso gli arresti domiciliari, all’ottavo piano di una palazzina, in cui risiedeva anche la moglie. Costretto a rimanere in casa e dopo liti continue, non ha resistito al protrarsi di quella convivenza; il 16 ottobre scorso, quando i carabinieri hanno suonato alla porta per il controllo, ha pensato che sarebbe stato molto meglio lasciare quella casa e andare in carcere. Detto fatto. Si è fatto trovare all’ingresso della palazzina e si è consegnato ai militari dell’Arma. Viva la libertà, avrebbe gridato, meglio il carcere che le scenate con mia moglie. E così è stato: gli arresti domiciliari sono stati revocati, anche se con il suo legale aveva chiesto al tribunale della libertà di Messina di poter riottenere il beneficio della detenzione in casa, non con la moglie, ma presso parenti. Nel riesame, però, il 23 dicembre scorso, è stata confermata la revoca della misura dei domiciliari. Nel frattempo, dopo il rito abbreviato, l’uomo è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione per l’accusa di detenzione di droga. Mi ha particolarmente colpito perché fa pensare che, talvolta, anche il carcere può essere visto come liberazione da qualcosa di peggiore. Fa pensare che, qualche volta, la prigione è dentro di noi. Certo che è davvero paradossale sentire qualcuno che grida “Viva la Libertà” andando in galera. A me ricorda il film di Totò Dov’è la libertà che raccontava, appunto, una storia molto simile, nella quale il protagonista, uscito dal carcere dopo tanti anni di reclusione, non riesce ad ambientarsi nel mondo di fuori e chiede di tornare dietro le sbarre dove si sentiva meglio a proprio agio. Strano il mondo… strana la vita. F

Stati Uniti: detenuta aggredisce agente penitenziaria schizzando latte dal seno Stati Uniti, nella Contea di Daviess, nella città di Owensboro, nello stato del Kentucky, una donna è stata arrestata perché sorpresa in stato di ubriachezza. Nel carcere di Owensboro l’agente penitenziario Lula Brown ha accompagnato la donna, Toni Tramel di 31 anni, nell’area docce per aiutarla a togliersi i vestiti ed indossare l’uniforme carceraria, perché non era in grado di farlo da sola a causa dello stordimento indotto dall’alcool. L’agente ha chiesto alla Tramel di darle la sua maglietta prima di indossare l’uniforme verde del carcere, quando improvvisamente la detenuta ha estratto il suo seno e ha cominciato a schizzare del latte sulla faccia e sul collo della guardia. La donna ha poi tentato un secondo assalto, ma senza successo, perché nel frattempo veniva immobilizzata. F

Svezia: detenuto aggredisce poliziotti penitenziari a suon di flatulenze

28

Singolare vicenda accaduta nel carcere di Kirseberg, a Malmoe, in Svezia. Un giovane detenuto ventunenne ha inscenato una inconsueta forma di protesta nei confronti delle autorità carcerarie e del personale della polizia penitenziaria. Infatti, quelle che inizialmente erano state considerate dalla direzione del carcere come manifestazioni fisiologiche di meteorismo, erano invece delle vere e proprie dimostrazioni concrete di protesta nei confronti delle guardie penitenziarie, per mezzo di quella che Dante Alighieri, nella Divina Commedia, ha definito La tromba di culo. Ovviamente, la direzione del carcere ha diffidato il detenuto dal continuare con le flatulenze minacciando seri provvedimenti disciplinari. Il giovane petomane, da parte sua, si è difeso sostenendo che i propri venticelli erano tutto rumore e niente puzza. Ci mancava soltanto questa: i poveri poliziotti penitenziari costretti a fronteggiare anche la guerra batteriologica. F Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


fonte: www.poliziapenitenziaria.net

Troppo grasso per stare in carcere

L’uomo raffigurato nella foto si chiama George Jolicur, di 38 anni, ed è riuscito ad evitare di finire in carcere per effetto del proprio peso di 273 Kg. George Jolicur, come è facile immaginare, è amante della buona cucina e per appagare questa sua passione ha messo in atto per mesi una truffa ai danni di ignari ristoratori. La truffa messa in atto dal gigantesco George consisteva nell’ordinare pasti luculliani nei migliori ristoranti della città, mangiarne la maggior parte ed, infine, lamentarsi della qualità del cibo facendo riportare indietro dai camerieri la rimanente quantità, per potersi poi rifiutare, in tal modo, di pagare il conto. In un frangente, ad esempio, Big George ha ordinato cinque enormi frullati e, dopo averne bevuti due, ha convinto i gestori del locale che il latte era avariato al punto che, gli stessi, hanno rinunciato a farsi pagare quelli consumati. Dopo tanti imbrogli riusciti, però, è scattato l’arresto dopo che Jolicur aveva consumato l’ennesimo pasto pantagruelico e rimandato indietro le ultime briciole. Il proprietario del locale, purtroppo per lui, non è caduto nel tranello e si è rifiutato di non far pagare il pasto all’uomo ricorrendo alle autorità. Jolicur, residente a Sandford, in Florida, è riuscito, però, ad evitare il carcere: è troppo grasso e lo Stato della Florida ha deciso che mantenerlo dietro le sbarre costerebbe troppo, anche e soprattutto per le cure mediche di cui necessita. George non ha potuto nemmeno partecipare al processo che lo ha visto imputato per truffa, perché anche i costi per portarlo davanti ad un giudice sono stati ritenuti troppo alti. Alla fine della vicenda si è giunti ad un accordo che ha evitato il carcere a Big George in cambio del pagamento di una multa di circa 900 euro. F

Anche in Italia chi è troppo grasso evita il carcere E anche in Italia si verifica un caso di detenzione scampata a causa di eccesso di peso. Infatti, i carabinieri della Compagnia di San Lorenzo dopo averlo arrestato per rissa, non sono riusciti a tradurre in carcere tale Salvatore Spatola, trentanovenne palermitano di professione tatuatore, a causa della sua enorme mole che gli impediva di entrare a bordo dei mezzi dell’Arma. A seguito dell’impedimento per causa di forza maggiore, gli stessi carabinieri, nel pomeriggio del medesimo giorno, hanno eseguito l’ordine di carcerazione emesso dal giudice del Tribunale di Palermo, che ha accolto l’istanza dei militari dell’arma, notificandogli la condanna ad otto mesi di detenzione domiciliare. F

Detenuto messicano in fuga resta incastrato tra le sbarre Episodio surreale nel carcere Valle Hermoso, Stato Tamaulipas, Messico, dove Roberto Carrillo detenuto di quarantadue anni si è reso protagonista di un tentativo di evasione degno delle migliori gags dei classici cinepanettoni dei fratelli Vanzina. Carrilo, infatti, ha tentato la più classica delle fughe scavando il canonico “buco” per uscire dalla cella. Purtroppo per lui, però, nella fretta di evadere ha calcolato male le misure oppure non ha avuto la pazienza di portare a termine l’opera di perforazione ed è rimasto incastrato a metà strada. In effetti, il buco era stato realizzato tra il soffitto ed il cancello della cella e Carrillo è rimasto bloccato a testa in giù proprio tra il soffitto e le sbarre. Non avendo altra scelta il maldestro detenuto ha dovuto chiedere aiuto ai poliziotti penitenziari che non hanno potuto far altro che tirarlo giù dalla scomoda posizione e rimetterlo in cella. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

29


MET: attivi i nuovi Servizi l MET, Clinica del Viaggiatore, società medica convenzionata con il SAPPe, e legata ormai da oltre un anno al Sindacato ed ai suoi iscritti, ha realizzato e lanciato, anche in vista delle ferie estive un prodotto sanitario di grande interesse per coloro che viaggiano sia in Italia che all’estero. La Carta Travel Health proposta mette a disposizione tua e della tua famiglia una serie di servizi medici e di cortesia con il rimborso delle spese dirette fino all’ammontare del massimale da te indicato e scelto. La card è personale e nominativa ed è valida per il periodo del viaggio indicato. Se usufruisci dei servizi, attraverso il Call Center del MET hai diritto alle prestazioni senza dover anticipare alcuna cifra per le prestazioni realizzate dai medici fiduciari o dalle strutture mediche indicate dal Call Center stesso. La CARD è valida sul territorio nazionale, per i viaggi effettuati in Italia ed in tutto il mondo, per i viaggi internazionali. TRAVEL HEALTH CARD SAPPe - ANPPe (con rimborso diretto spese mediche) La Travel Health Card con il rimborso diretto per le spese mediche è disponibile per tutti gli iscritti alla SAPPe ed all’ANPPe, in occasione dei loro viaggi nelle seguenti tipologie: THCARD INTERNATIONAL (valida per i viaggi in tutto il mondo) THCARD ITALIA (valida per i viaggi ovunque in Italia) THCARD ROMA (valida per i viaggi a Roma e provincia)

30

LA THCARD INTERNATIONAL Con la THCARD INTERNATIONAL è possibile viaggiare in tutto il mondo seguito e consigliato dagli operatori della centrale telefonica del MET. Telefonando al Call Center è possibile richiedere i servizi medici, di cortesia ed i trasporti (ambulanza) realizzati dal MET e dai suoi fiduciari in tutto il mondo.

LA THCARD ITALIA Con la THCARD ITALIA è possibile viaggiare in tutto il territorio nazionale, comprese le isole, con il numero verde della centrale telefonica del MET, pronta ad attivare i servizi medici, anche domiciliari i servizi di cortesia ed i trasporti (ambulanza) realizzati dal MET e dalla sua rete fiduciaria. LA THCARD ROMA Con la THCARD ROMA passa i tuoi giorni nella capitale sicuro ed informato attraverso la centrale telefonica del MET. Riceverai a richiesta i servizi medici, di cortesia ed i trasporti (ambulanza) realizzati dal MET e potrai accedere ai musei comunali con sconti e percorsi preferenziali. LA VALIDITA’ La THCARD, valida in corso di viaggio, può essere acquistata con le seguente fasce temporali: da 1 a 7 giorni continuativi; da 8 a 21 giorni continuativi; da 22 a 30 giorni continuativi; da 31 a 60 giorni continuativi; Per coloro che viaggiano frequentemente all’estero o in Italia è possibile attivare una THCARD valida 1 anno ed utilizzabile durante i viaggi effettuati, per un periodo massimo di 60 giorni, anche frazionato nel tempo. E’ possibile effettuare il rinnovo della THCARD alla scadenza del periodo di copertura, per l’ulteriore tempo di 60 giorni. SERVIZI SANITARI: • accesso al Call Center MET multilingue, h24, 365 giorni all’anno, tramite numero unico dedicato: • numero verde per chiamate dall’Italia; • numero per chiamate dall’estero; • consulto medico telefonico, h24, 365 giorni all’anno; • consulto telefonico con un medico specialista in medicina tropicale e medicina dei viaggi per consulenze durante i viaggi in paesi tropicali o disagevoli; • invio di un medico generico e segnalazione di medici specialisti in albergo o in casa;

• attivazione di ricoveri in clinica; • richiesta ed attivazione di ambulanza. SERVIZI DI CORTESIA: • invio, su richiesta, delle Informazioni Cliniche del paziente ai familiari o ai propri medici; • recapito medicinali urgenti nelle aree dove il servizio è attivato; • rimborso spese per il rientro del paziente convalescente; • rimborso spese per il rientro di un familiare o di persona indicata; • rimborso spese per il familiare accanto in caso di ricovero in ospedale; • rimborso spese per il prolungamento del soggiorno in caso di malattia accertata; • rimborso spese per il rientro dei figli minori, se presenti. ULTERIORI SERVIZI: • rientro Sanitario con aereo di linea barellato o aereo ambulanza, secondo la decisione dei responsabili del Call Center MET; • trasporto della salma fino a € 5.200; Rimborso spese telefoniche fino a €100; • invio somme di denaro; • trasmissione messaggi urgenti; • interprete a disposizione; • attivazione del Servizio Legale per l’Infortunistica (pratiche legali per Infortunistica e Medicina Legale) e per rimborso perdita bagagli e ritardo / cancellazione voli. I RIMBORSI La THCARD SAPPE - ANPPe offre la copertura diretta del costo dei servizi di cortesia e inoltre consente la copertura diretta delle prestazioni sanitarie, realizzate tramite l’attivazione del Call Center medico del MET, fino al massimale stabilito. Le fasce di rimborso stabilite sono di: € 2.500 (THCARD base) € 10.000 (THCARD plus) • Rimborso Diretto delle Spese Mediche effettuate attraverso la Travel Clinic MET, i cui servizi vengono attivati per i possessori della THCARD base, è così stabilito: Fino a € 2.500

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


Franchigia fissa: € 50 a sinistro per spese uguali o inferiori a € 50. • Rimborso Diretto delle Spese Mediche effettuate attraverso la Travel Clinic MET, i cui servizi vengono attivati per i possessori della THCARD plus, è così stabilito: Fino a € 10.000 Franchigia fissa: € 100 a sinistro per spese uguali o inferiori a € 100. • Rimborso per smarrimento bagaglio: fino a €. 1.000 (sono esclusi dalla copertura laptop, notebook, palmari, cellulari ed apparati audiovisivi). I PREZZI CONVENZIONATI CON SAPPE ed ANPPe Per la THCARD base con rimborso fino a € 2.500: da 1 a 7 giorni € 8

da 8 a 21 giorni € 14 da 22 a 30 giorni € 18 da 31 a 60 giorni * € 22 *rinnovo per ulteriori 60gg. (continuativi) al costo di € 8 1 anno (utilizzabile in corso di viaggio, per un periodo massimo di 60 giorni frazionabili)** € 52 **rinnovo per ulteriori 60gg. (frazionabili) al costo di € 28 Per la THCARD plus con rimborso fino a € 10.000: da 1 a 7 giorni € 14 da 8 a 21 giorni € 24 da 22 a 30 giorni € 30 da 31 a 60 giorni * € 42 * rinnovo per ulteriori 60gg. (continuativi) al costo di € 14

1 anno (utilizzabile in corso di viaggio, per un periodo massimo di 60 giorni frazionabili) ** € 78 **rinnovo per ulteriori 60gg. (frazionabili) al costo di € 48 MODALITA’ DI ACQUISTO Potrai acquistare la THCARD SAPPE – ANPPe entrando nel sito web www.cesmet.com, selezionando la sezione VENDITA THCARD, utilizzando il sistema di pagamento sicuro attraverso la carta di credito, indicando nome e data di partenza del tuo viaggio, Potrai anche telefonare al numero 06.39030481 prenotando la THCARD e fornendo nominativi dei viaggiatori e data di partenza e di rientro del viaggio, ed il numero della carta di credito. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

31


altrimenti il ghetto sarà raso al suolo. Perché salvare la vita del bottegaio vuol dire salvare tutto il suo popolo. Le sue uniche armi sono la sottile arte del ragionamento e la millenaria sapienza ereditata dai tanti rabbini che l’hanno preceduto. Ma nei meandri del ghetto si aggira una realtà ben più cruda dello spettro antisemita.

Susanna Gregory

LA RELIQUIA DI CAMBRIDGE NORD Edizioni pagg. 426 - euro 18,00

32

ambridge, settembre 1352. L’anno accademico sta per cominciare e Matthew Bartholomew, docente di arte medica presso il Michealhouse College, vorrebbe dedicare gli ultimi giorni liberi al completamento della stesura di un trattato sulle febbri. In realtà, sembra che la città stessa sia in preda a una violenta febbre: dopo alcuni aspri scontri tra gli studenti e la popolazione locale – scontri fomentati da qualcuno che agisce nell’ombra con uno scopo tanto preciso quanto misterioso – , viene ritrovato il cadavere di James Kenzie, uno studente scozzese, al quale è stato sottratto un prezioso anello, pegno d’amore della giovane Dominica Lydgate. Ben presto la tensione a Cambridge raggiunge il parossismo, anche perché, mentre si avviano le ricerche per trovare l’assassino di James, Dominica scompare senza lasciar traccia. E neppure lo straordinario ritrovamento di alcune ossa della mano del martire Simon d’Ambrey riesce a conciliare gli animi, anzi scatena una furibonda lotta tra i college, ansiosi di accaparrarsi la reliquia e soprattutto il denaro dei pellegrini che verranno a onorarla. L’unico che si sottrae alla frenesia collettiva è proprio Bartholomew che, scettico e perspicace come sempre, raccoglie con pazienza indizi e formula ipotesi. E sembra pure l’unico a essersi accorto che, nella mano scheletrica del sant’uomo, è stato infilato un anello identico a quello rubato...

Kenneth Wishnia

Lee Child

IL QUINTO SERVITORE

NIENTE DA PERDERE

LONGANESI Edizioni pagg. 494 - euro 19,60

LONGANESI Edizioni pagg. 406 - euro 19,60

Un grido squarcia il velo della notte. È un nome ripetuto ossessivamente per le strade di Praga da una voce disperata. Il nome di una vittima. È una bambina. È cristiana. Ed è stata sgozzata il Venerdì santo del 1592. Il suo corpo dissanguato viene rinvenuto in una bottega ebraica. Benyamin Ben Akiva, quinto servitore del ghetto, si precipita sulla scena del crimine per far luce sull’accaduto, ma le cose si mettono subito malissimo. La folla reclama a gran voce una punizione esemplare che metta fine una volta per tutte alle sordide pratiche giudaiche: «Ogni anno gli ebrei ammazzano un cristiano per mescolarne il sangue al loro maledetto pane pasquale». Il proprietario della bottega finisce in catene con l’accusa di omicidio rituale, mentre la moglie e la figlia vengono affidate alle cure del vescovo Stempfel, l’inquisitore appena giunto in Boemia per estirpare la malapianta della stregoneria. E questa volta nemmeno la protezione dell’imperatore Rodolfo salverà gli ebrei dalla furia vendicatrice della popolazione cristiana. Benyamin ha solo tre giorni di tempo per trovare il vero colpevole e consegnarlo alle autorità,

In quel posto incredibile che si chiama Stati Uniti esistono, fra le mille stranezze, due piccole città: si trovano in Colorado e una si chiama Hope, l’altra, a pochi chilometri di distanza, si chiama Despair. Speranza e Disperazione: due opposti che non sembrano creare alcun problema a Jack Reacher, in fondo lui vuole soltanto un caffè prima di rimettersi in viaggio. A Despair, però, nessuno vuole stranieri tra i piedi e Reacher si ritrova prima in cella, poi espulso. Per vederci chiaro, per capire che cosa nasconda di così oscuro e minaccioso quel piccolo paese nel nulla, Reacher ha bisogno di un alleato. Lo trova in una poliziotta di Hope, Vaughan, una donna tanto bella quanto determinata che, come lui, vuole scoprire la verità. E, forse, riuscire così a dare un senso al dolore che la attanaglia... Jack Reacher non ha legami, non ha una casa, non ha particolari speranze ma non è nemmeno disperato, non ha un passato e del futuro non si preoccupa mai. Ha però una debolezza, forse l’unica che può permettersi... Ma l’amore è un lusso, per chi non ha niente da perdere.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


a cura di Erremme

era soltanto una corrente minoritaria del giudaismo, sia riuscita a sopravvivere per oltre venti secoli e a imporsi come una delle religioni più diffuse sull’intero pianeta.

James Patterson

MAX NORD Edizioni pagg. 288 - euro 16,60

Steve Mosby Max, Fang, Iggy, Nudge, Gasman e Angel sono stati le cavie di un esperimento genetico che ha mutato per sempre il loro DNA. Fuggiti dal laboratorio in cui sono cresciuti, e costantemente braccati dai loro stessi creatori, i ragazzi sono costretti a combattere non solo per se stessi, ma anche per la salvezza del mondo intero... È la seconda volta che, a Max e al suo gruppo di amici, viene offerta la possibilità di stabilirsi finalmente in una casa sicura e di frequentare una scuola, proprio come tutti gli altri ragazzi della loro età. Ma, di nuovo, lo stormo è obbligato a rifiutare, perché la madre di Max – la sua mamma naturale – è stata rapita da un folle assassino, il cui obiettivo ultimo è scatenare una catastrofe ecologica su scala mondiale. I sei ragazzi accettano quindi di collaborare con la Marina degli Stati Uniti, in prima linea nella caccia all’uomo che sta mettendo in pericolo la sopravvivenza della Terra, ma scoprono che il loro compito è spingersi là dove si nasconde la fonte del male: negli abissi dell’oceano. E può esserci qualcosa di più terrorizzante – per individui che sono al novantotto per cento umani e al due per cento uccelli – del doversi avventurare in un mondo sconosciuto, gelido e oscuro come il mare? Corrado Augias, Remo Cacitti

INCHIESTA SUL CRISTIANESIMO BIBLIOTECA REPUBBLICA pagg. 276 - euro 9,90 Arriva in edizione economica un libro di successo. Che cosa è accaduto dopo la morte di Gesù e com’è nata la religione che da lui ha preso il nome? Fino a che

NESSUNO VERRA’ punto gli storici, esaminando fatti e testi e prescindendo da ogni considerazione di fede, possono ricostruire gli avvenimenti che hanno trasformato quel profeta umiliato, ucciso su un patibolo romano, nel fondatore di una delle più grandi religioni? Gesù non ha mai detto di voler fondare una Chiesa che portasse il suo nome, né di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, ristabilendo l’alleanza tra Dio e gli uomini. Non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio. Da dove viene allora tutto il complesso apparato di norme, cariche, vestimenti, liturgie, formule, che caratterizza la Chiesa che a lui si richiama? Corrado Augias si confronta e dialoga sulla storia del cristianesimo delle origini con lo studioso Remo Cacitti. Una complessa avventura umana che ha il suo punto di svolta nella figura dell’imperatore Costantino, il primo a trasformare il cristianesimo in uno strumento di potere, opera che sarà poi completata, al termine del IV secolo, da un altro imperatore, Teodosio, che lo renderà religione imperiale. Grazie a questa documentata ricostruzione, si giunge a comprendere perché la fede cristiana, che inizialmente

NORD Edizioni pagg. 360 - euro 18,60 Ha trascinato la ragazza in uno scantinato, l’ha legata e l’ha lasciata al buio, senza acqua né cibo. Ora deve soltanto aspettare che muoia. Nessuno verrà a salvarla, perché nessuno sa che è scomparsa. Chi mai si preo c c u p e re b b e per un’amica che non vede da qualche giorno, ma che risponde regolarmente agli SMS e alle email? Chi potrebbe mai credere che quei messaggi rassicuranti sono invece le provocazioni di uno spietato assassino? Sam Currie è un detective, Dave Lewis è un giornalista. Li unisce lo strazio insanabile per la morte violenta di ciò che avevano di più caro al mondo: un figlio per Sam, il fratello minore per Dave. Ma li unisce anche la disperazione nata dalla consapevolezza di non aver fatto nulla per impedire quella morte. Sono due uomini inutili, che non hanno niente da perdere e che si ritrovano, per strade diverse, ad affrontare il serial killer, armati solo delle cicatrici del passato e della speranza di potersi finalmente redimere. Ma, per farlo, dovranno prima scendere a patti con la loro coscienza che, implacabile, ripete la stessa accusa rivolta dall’assassino ai parenti delle vittime: Tu l’hai lasciata morire... F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

33


Lettera alla Redazione pett.le Redazione, vorrei porre il seguente quesito sulle pensioni. Come è noto la riforma della pensioni prevede tre sistemi di calcolo: retributivo, misto e contributivo. La legge 335 del 1995, prevede per l’accesso al sistema retributivo 18 anni di contributi al 31/12/1995. Per gli appartenenti alle Forze di polizia è stato emanato il decreto legislativo n. 165 del 1997.

Sulla questione pongo tre domande, la prima: • Anche per gli appartenenti alle Forze di polizia l’anzianità contributiva di almeno diciotto anni, per liquidazione della pensione con il sistema retributivo, deve essere posseduto al 31/12/1995 (qualcuno ad esempio sostiene che deve essere posseduta al 31/12/97). Qual è il riferimento normativo? • La seconda: Ai fini del calcolo dell’anzianità contributiva si conteggiano anche gli aumenti quinquennali per cui con 15 anni di effettivo servizio e i 3 anni di aumento si raggiunge la soglia prevista. • La terza: I periodi di lavoro all’estero contribuiscono al raggiungimento del-

l’anzianità contributiva dei 18 anni per l’accesso al sistema retributivo . Lettera firmata La Legge di riferimento è la cosidetta “Dini” del’8 agosto 1995, n. 335. Questa prevede che al 31/12/1995 si debba essere in possesso di 18 anni di contribuzione. Quindi almeno 15 anni di servizio più i tre anni di riscatto. Valgono ai fini del raggiungimento dell’anzianità contributiva dei 18 anni anche i periodi di lavoro all’estero se riscattati. Per ulteriori approfondimenti contatti l’ANPPe (06.3975029). La Redazione

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

NON C’E’PEGGIOR SORDO... VA BENE CAPUTO, PUOI SMONTARE MEZZ’ORA PRIMA OGGI POMERIGGIO...

© 2010 Caputi & De Blasis

COMANDANTE, MA È POSSIBILE CHE IO NON VENGA MAI ASCOLTATO DA NESSUNO... È FRUSTRANTE PARLARE E NON VENIRE ASCOLTATO...

34 Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010


radici salde e profonde sostengono gli alberi piu’ grandi.

Sappe: la forza nelle radici.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.