Polizia Penitenziaria - Gennaio 2010 - n. 169

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002

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Continua a volare alto il gabbiano del Sappe


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Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVII Numero 169 Gennaio 2010

La Copertina Il grafico delle percentuali degli iscritti ai sindacati di Polizia Penitenziaria (elaborazione grafica M. Caputi)

L’EDITORIALE AAA Cercasi Poliziotti Penitenziari

Direttore Responsabile Donato Capece

di Donato Capece

capece@sappe.it

IL PULPITO Dati sindacali 2010

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis

di Giovanni Battista De Blasis

deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini

IL COMMENTO Solide promesse per un’alba nuova?

Capo Redattore Roberto Martinelli

di Roberto Martinelli

Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale

L’OSSERVATORIO POLITICO I lauti rimborsi elettorali dei partiti

Redazione Politica Giovanni Battista Durante

di Giovanni Battista Durante

Redazione Sportiva Lara Liotta Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director)

LO SPORT Il Centro Sportivo di Casal del Marmo

Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669

LE FIAMME AZZURRE Incremento pensioni, indietro tutta...

E-mail: rivista@sappe.it Sito Web: www.sappe.it

OPINIONI L’uomo del fiume

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

di Aldo Maturo

Società Giustizia & Sicurezza” Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

di Lara Liotta

a cura di Lionello Pascone

Per ulteriori approfondimenti visita il sito

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Stampa Romana Editrice s.r.l. Via dell’Enopolio, 37 00030 S. Cesareo (Roma) Finito di stampare: Gennaio 2010

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Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

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Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile

AAA cercasi poliziotti penitenziari

Un plotone di Agenti in parata

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l 26 gennaio 2010 presso la Sala Livatino del Ministero della Giustizia, il Guardasigilli Angelino Alfano ha illustrato il Piano carceri del Governo, recentemente approvato in Consiglio dei Ministri. All’incontro hanno partecipano anche il Capo di Gabinetto, Settembrino Nebbioso, ed il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria con poteri di Commissario straordinario Franco Ionta. Personalmente, ho apprezzato la sensibilità del Ministro Alfano, che ci ha voluto incontrare per illustrare i contenuti del piano carceri, ed ho espresso un parere assolutamente positivo in relazione all’utilizzo delle procedure edilizie straordinarie ed alla necessità dell’assunzione, sempre con procedure di urgenza, di 2mila unità di Polizia Penitenziaria. Il ministro della Giustizia nell’incontro ha precisato che il Piano avrà un costo complessivo di 1,5 miliardi euro, con la prevista edificazione di 18 nuove carceri di cui 10 flessibili (probabilmente di prima accoglienza o destinate a detenuti con pene lievi) e di 47 nuovi padiglioni affiancati a strutture carcerarie già esistenti. Questi interventi porteranno, complessivamente, alla realizzazione di più di 20mila nuovi posti negli Istituti penitenziari. Noi abbiamo espresso «fiducia nel piano carceri» e chiesto al Ministro ed al Governo un ulteriore sforzo per una riforma strutturale del sistema penitenziario, con più misure alternative, strumenti di controllo elettronico e, soprattutto, espulsioni come già avviene in Spagna. Il Piano prevede, inoltre, delle misure deflattive che prevedono, da un lato, la possibilità di scontare ai domiciliari l’ultimo anno di pena residua ad eccezione di coloro che sono stati condannati per reati gravi e, dall’altro, la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità per riabilitarsi con conseguente sospensione del processo.

Il Ministro ha anche confermato l’assunzione di 2.000 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria in tempi rapidissimi, con riduzione dei corsi di formazione a sei mesi. E’ prevista una norma in Finanziaria per finanziare il sistema giustizia attraverso lo stesso sistema. I proventi delle sanzioni e spese di giustizia (per una stima di circa 60 milioni di euro) saranno destinati a Capitoli di bilancio della Giustizia con una quota parte riservata alle assunzioni di personale di Polizia Penitenziaria. Sarebbe anche auspicabile che una parte delle assunzioni avvenga attraverso un concorso pubblico aperto a tutti. Noi, ripeto, abbiamo fiducia nel piano carceri e personalmente ho chiesto al Ministro, e di riflesso al Governo, un ulteriore sforzo per una riforma strutturale del sistema penitenziario, di recuperare all’interno del Piano carceri tutti gli idonei e non idonei dei concorsi riservati alle Forze Armate ed in particolare il suo impegno per una soluzione del contenzioso che vede coinvolti i neo Agenti di Polizia Penitenziaria del 160° e 161° corso che rischiano di essere licenziati per effetto di un ricorso amministrativo. Finalmente qualcosa si muove, presto il Corpo di Polizia Penitenziaria potrà contare su un aumento dell’organico non risolutivo, ma sicuramente significativo. Inoltre, in occasione dell’incontro ho rinnovato l’invito al Ministro a mettere mano alle piante organiche del Corpo di Polizia Penitenziaria subito dopo la firma dell’accordo sul Fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali per il personale del Corpo relativo all’anno 2009. L’anno 2010 è iniziato bene, sono partiti provvedimenti che il Sappe ha sempre auspicato, ora nel corso dell’anno bisogna vigilare affinchè tali provvedimenti si concretizzino e non restino, come a volte accade, nelle sabbie mobili dell’iter burocratico italico. ✦

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Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it Direttore Editoriale

dati sindacali 2010: il Sappe continua a rappresentare il 30% del personale er effetti di nuove affiliazioni (due il Sinappe, due il CNPP e una l’USPP) a dicembre 2009 è cambiata la graduatoria dei sindacati. Ferma restando la leadership del Sappe (il doppio degli iscritti rispetto alla seconda organizzazione), che rimane di gran lunga il primo sindacato della Polizia Penitenziaria, si sono modificate le posizione dei sindacati del Corpo. Ha perso, per la prima volta, la seconda piazza l’Osapp che è stato scavalcato dal Sinappe. Resta quarta la Uil, mentre è scivolata al quinto posto la Cisl; invariate le ultime tre posizioni. Ovviamente i dati di dicembre sono in qualche modo dopati dalle revoche che, presentate entro il 31 ottobre, non erano ancora detratte a ciascuna sigla sindacale. La situazione di dicembre è quella riassunta nella seguente tabella, raffrontata con gli stessi dati del dicembre 2008 (anch’essi al lordo delle revoche). SIGLA SINDACALE

ISCRITTI DIC. 2009

ISCRITTI DIC. 2008

1) Sappe 2) Sinappe 3) Osapp 4) Uil 5) Cisl 6) Uspp 7) Cgil 8) Fsa-Cnpp

11.088 5.664 5.530 4.634 3.931 3.451 2.645 2.370

11.277 4.338 5.961 4.474 4.503 3.243 3.003 2.322

(1) (5) (2) (4) (3) (6) (7) (8)

Nota: I sindacati affiliati sono i seguenti: Affiliati Sinappe: Lisiapp (635 iscritti); Clpp (211 iscritti). Affiliati Uspp: Siappe (970 iscritti) Affiliati Fsa-Cnpp: Sialpe (120 iscritti); Alsippe (28 iscritti) Successivamente, i dati di gennaio hanno in qualche modo confermato le mie previsioni.. Avevo anticipato (ma questo lo sapevo per certo) che il Sappe avrebbe confermato lo stesso numero di iscritti dell’anno precedente e così è stato. Avevo previsto che l’Osapp avrebbe superato l’incidente di percorso del mese di dicembre, riguadagnando la seconda posizione, ed ho azzeccato la previsione. Così come ho indovinato tutti gli altri pronostici che vedevano il Sinappe terzo sindacato, la Uil quarta e, poi, via, via Cisl, Ugl, Cgil e Cnpp (a seguire una tabella riassuntiva del numero di iscritti di ciascuna organizzazione sindacale a partire dall’anno 2008).

Peraltro, mi fa piacere, quest’anno, aver letto l’opinione di qualcun altro sull’andamento delle iscrizioni interrompendo, così, la solitudine del Sappe nell’analisi dei dati annuali, immancabile sul numero di gennaio della nostra Rivista. Se non ricordo male, scrissi il primo commento sui dati delle iscrizioni nel lontano 1995, ben quindici anni orsono. Sono statO, oltremodo, molto contento di avere avuto la possibilità, quest’anno, di utilizzare anche lo strumento di comunicazione offerto dal blog che ha consentito di raggiungere una più vasta platea di lettori in tempi notevolmente più brevi rispetto a quelli mensili del nostro periodico ufficiale. Come è facile osservare, i dati degli iscritti sono sostanzialmente stabili rispetto all’anno scorso con la sola differenza della Uil che è finita in quarta posizione. Di tutte le organizzazioni sindacali canta vittoria, legittimamente, soltanto il Cnpp che è quella che ha fatto registrare il maggior incremento che, sebbene non sia numericamente rilevante in generale, è estremamente significativo in termini di crescita percentuale di quel sindacato. Mi soffermo, soltanto, su alcune considerazioni statistiche (più per esercitazione accademica che non per rilevanza politica). Il Sappe conferma una consistenza numerica pari a circa il doppio della seconda organizzazione sindacale. Curiosamente, quest’anno, il numero degli iscritti del Sappe (10464) è esattamente pari al totale degli iscritti della triplice confederale, Cgil, Cisl e Uil (10464). Il Sappe ha una rappresentatività del 29%, Cgil, Cisl e Uil altrettanto, l’Osapp il 15% e le rimanenti organizzazioni sindacali, insieme, il 27%. SIGLA ISCRITTI ISCRITTI ISCRITTI sindac. gen.2010 gen.2009 gen.2008 Sappe 10.464 Osapp 5.501 Sinappe 4.587 Uil 4.514 Cisl 3.623 Ugl 3.097 Cgil 2.327 Cnpp 2.269

10.592 5.187 4.295 4.480 3.638 3.026 2.493 1.951

10.222 5.567 3.506 4.168 4.221 2.757 2.764 1.968

Nota: Il SINAPPe comprende anche gli iscritti di CLPP (109) e LISIAPP (310) per un totale di 419. L’UGL comprende anche gli iscritti del SIAPPe (616). Il CNPP comprende anche gli iscritti di SIALPe (80) e ALSIPPe (375) per un totale di 455. L’UGL negli anni precedenti si chiamava USPP e comprendeva LISIAPP, CLPP. Il SIALPe a gennaio 2009 era compreso nel SAPPe con circa 140 iscritti. Il SIAPPe a gennaio 2009 contava 841 iscritti. ✦

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Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

Pacchetto carceri:

solide promesse per un’alba nuova?

Nella foto, progetto edilizio

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ichiarazione dello stato d’emergenza fino a tutto il 2010; interventi di edilizia penitenziaria per la costruzione di 47 nuovi padiglioni e 18 nuovi istituti secondo il modello L’Aquila, con la predisposizione di oltre 21mila posti in più che porteranno la capienza totale a 80mila unità; interventi normativi che introducono la possibilità della detenzione domiciliare per chi deve scontare solo un anno di pena residua e la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni, che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità; assunzione di 2000 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria. Sono quattro i ‘’pilastri’’ su cui poggia il “Piano carceri” approvato il 13 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri con il quale il Governo intende risolvere i problemi di sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani. Ad illustrarlo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, assieme al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nella notte del 13 gennaio 2010 nelle carceri italiane hanno dormito 64.670 persone: “una cifra record” ha dichiarato il presidente Berlusconi nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, non sapendo probabilmente che qualche giorno prima la cifra dei detenuti presenti era arrivata a quota 66mila. Berlusconi ha sottolineato che uno «Stato civile deve togliere la libertà a chi ha commesso un reato ed è stato giudicato colpevole” ma “non può anche togliere la dignità

e attentare alla salute di queste persone con situazioni igieniche che potrebbero compromettere la salute». Il sovraffollamento delle nostre carceri che presenta un saldo attivo di circa 700 persone al mese - è tale che può essere affrontato solo con gli strumenti previsti in caso di emergenza. La dichiarazione dello stato di emergenza nazionale - disposta da un apposito Decreto firmato dal presidente Berlusconi il 13 gennaio sulla base della legge 225/1992 - durerà fino al 31 dicembre 2010. La dichiarazione dello stato di emergenza è il punto di partenza dell’articolato piano di intervento del Governo per risolvere il sovraffollamento degli istituti penitenziari. Al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta, saranno dati poteri di Commissario delegato. Il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d’appalto. Il braccio operativo con cui gestire

l’emergenza carceri sarà la Protezione Civile. La procedura di emergenza, che seguirà lo stesso modello adottato per il dopoterremoto a L’Aquila, consentirà di edificare 47 nuovi padiglioni affiancati a strutture carcerarie già esistenti. I finanziamenti per realizzare il Piano sono stati già individuati: 500 milioni di euro risultano stanziati in Finanziaria e altri 100 milioni di euro provengono dal bilancio della Giustizia. A partire dal 2011, ed è questo il secondo pilastro, saranno realizzate le altre strutture di edilizia straordinaria 18 nuove carceri di cui 10 flessibili (probabilmente di prima accoglienza o destinate a detenuti con pene lievi) a cui se ne aggiungeranno altre 8 in aree strategiche anch’esse flessibili - previste dal Piano. Complessivamente, tali interventi porteranno alla creazione di 21.709 nuovi posti negli istituti penitenziari elevando la capienza totale a 80mila unità. Il terzo pilastro del piano, necessario per consentire una progressiva diminuzione della popolazione carceraria, è l’in-

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troduzione di misure deflattive. Le due norme di accompagnamento decise riguardano, da un lato, la possibilità di scontare con i domiciliari l’ultimo anno di pena residua ad eccezione di coloro che sono stati condannati per reati gravi e, dall’altro, la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità per riabilitarsi con conseguente sospensione del processo. La soluzione del problema carceri passa anche attraverso l’implementazione dell’organico di Polizia Penitenziaria. Il quarto pilastro prevede l’assunzione di 2.000 nuovi agenti al fine di gestire, in termini di dignità del lavoro e di dignità della detenzione, la popolazione detenuta che, ad oggi, ammonta a circa 64.800 unità come riportato dai dati del DAP sulla situazione della popolazione detenuta all’interno degli istituti penitenziari alla data del 13 gennaio scorso. «La dichiarazione del Presidente del Consiglio dei Ministri sullo stato di emergenza nazionale carcere è il punto di partenza dell’articolato piano di intervento del Governo per affrontare non solo il problema del sovraffollamento ma più in generale per dare avvio al nuovo corso del sistema carcere»: così Franco Ionta, Capo del DAP e neo Commissario Delegato per l’emergenza carceri, ha introdotto il suo ragionamento per uscire dall’emergenza carceraria, sintetizzando quanto è stato discusso dal Consiglio dei Ministri. Oltre a quanto già detto, Ionta ha tenuto a sottolineare che la stabilizzazione del sistema carcerario passa anche attraverso l’implementazione dell’organico di Polizia Penitenziaria al fine di gestire, in termini di dignità del lavoro e di dignità della detenzione, la popolazione detenuta. Secondo le indicazioni dell’art. 2 comma 212 della legge finanziaria 2010 è prevista l’assunzione di 2.000 unità di Polizia Penitenziaria, i cui tempi devono necessariamente calibrarsi sull’andamento progressivo dello stato delle costruzioni

dei nuovi edifici o padiglioni penitenziari. Oltre all’assunzione di 2000 nuove unità, il Capo del DAP ritiene che occorra supplire al fisiologico turn over determinato dai posti resi vacanti dal personale che lascia il servizio per raggiunti limiti di età. Nell’arco dei prossimi tre anni, ha spiegato, si prevede un turn over di circa 800 unità in meno all’anno: la previsione, quindi, è di supplire tale carenza con la possibilità di assumere ulteriori 1.800 unità di Polizia Penitenziaria. I tempi di assunzione di nuovo personale saranno ridotti rispetto alle ordinarie procedure di reclutamento tramite concorso pubblico, in quanto per almeno mille unità si potrà attingere utilizzando la graduatoria degli idonei non vincitori del concorso per VFP1 pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 10 ottobre 2008 mentre sarà necessario bandire un nuovo concorso per l’assunzione delle rimanenti mille unità. Per accelerare ulteriormente l’immissione in servizio delle nuove unità di personale, l’attuale durata di dodici mesi di formazione sarà ridotta a sei mesi, dagli attuali dodici mesi. Ionta a tenuto a sottolineare che il terzo punto del pacchetto carceri, e cioè l’introduzione

di misure deflattive alla carcerazione, escluderà quei soggetti che scontano una pena per i reati gravi, quali quelli previsti dall’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario e, inoltre, per coloro che contravverrano alle disposizioni sarà previsto un aumento di pena rispetto a quella ora prevista per il reato di evasione. «I provvedimenti - ha concluso il capo del DAP - devono poter marciare contestualmente e progressivamente nell’arco dei prossimi tre anni. Solo in questo modo sarà possibile raggiun-

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Sopra, una gru simbolo delle nuove costruzioni

Sotto, il Ministro Angelino Alfano

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Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

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gere l’obiettivo che mi sono dato nell’assumere l’incarico di Capo del DAP, ovvero la stabilizzazione del sistema penitenziario, perché lo stato emergenziale non sia più la condizione ordinaria di un sistema che impegna energie, professionalità, risorse capacità in grado di far funzionare una macchina complessa quale è l’Amministrazione Penitenziaria». Dopo tante parole sul carcere, dunque, sembra finalmente emergere la concretezza del fare. Per questo abbiamo espresso e rinnoviamo da queste colonne il nostro apprezzamento al Ministro Guardasigilli Alfano. Il Primo sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, esprime un parere assolutamente positivo in relazione all’utilizzo delle procedure edilizie straordinarie ed alla necessità dell’assunzione, sempre con procedure di urgenza, di 2.000 unità di Polizia Penitenziaria più ulteriori 1.800 per permettere il turn over dei pensionamenti. Certo, se si vuole arrivare ad avere in Italia una capienza detentiva di complessivi 80mila posti non basta assumere solo 2mila Agenti. Se queste assunzioni sono invece la prima tranche di un più complessivo sistema di incremento sostanziale degli organici del Corpo, allora bisognerebbe incontrarsi quanto prima per mettere mano alle piante organiche del Corpo di Polizia Penitenziaria. Ma al Guardasigilli chiediamo che in questa rivisitazione del sistema carcere del Paese si faccia uno sforzo in più: da un lato porre in essere ogni strumento per arrivare a definire finalmente i circuiti penitenziari differenziati e dall’altro giungere finalmente a stiplare concreti accordi con i Paesi esteri affinchè i detenuti stranieri (ben 25mila in Italia) scontino la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza. A cominciare dai sei Paesi dai quali provengono il maggior numero di detenuti stranieri: Marocco, Tunisia, Romania, Albania, Nigeria e Algeria. Che ne dice, Ministro Alfano? ✦

I lauti rimborsi elettorali dei Partiti italiani un momento di grande crisi economica, in Italia e nel mondo, e tutti siamo chiamati a fare grossi sacrifici; tutti, tranne i partiti politici che per le elezioni del 2008 hanno investito 136 milioni di euro e ne riceveranno in cambio 503, ossia 367 in più, con un guadagno del 270% in un quinquennio. In pratica, il capitale viene moltiplicato per undici in soli cinque anni: un rendimento che nessun investimento, soprattutto in tempi di crisi, sarebbe in grado di garantire. Altro aspetto interessante della vicenda: per accedere al Parlamento esiste una soglia di sbarramento del 4%, ma per ottenere i contributi è sufficiente raggiungere l’1%; i soldi di coloro che non raggiungono l’1% se li dividono gli altri partiti. Tutto ciò è possibile perché le norme approvate da tutti i partiti, con l’eccezione dei radicali, dopo il referendum del 1993 che ha abrogato il finanziamento pubblico dei partiti stabiliscono che chi partecipa alle elezioni ha diritto ad un rimborso proporzionato ai voti raccolti. I partiti si spartiscono ogni anno circa 200 milioni, con una riduzione del 10% introdotta con la Finanziaria del 2008. Si tratta di quattro euro l’anno per ogni elettore, di cui un euro per la Camera, uno per il Senato, uno per le europee e

uno per le regionali. Quindi, in un ciclo elettorale completo di cinque anni si arriva a un miliardo di euro. Cosa succede se interviene la scadenza della legislatura? I cittadini potrebbero essere indotti a pensare che i partiti non prendono più i soldi. Non è così, perché chi fa le leggi ha sempre l’opportunità di intervenire. Infatti, con una legge approvata prima delle elezioni del 2006 il Parlamento ha deciso che i partiti continuano a percepire i rimborsi anche nel caso di elezioni anticipate. Quindi, anche i partiti che oggi non sono più in Parlamento, in virtù di quella legge, continuano a percepire i rimborsi elettorali. Tutto ciò è frutto delle diaboliche iniziative legislative, con le quali i parlamentari hanno anche aggirato il famoso referendum promosso dai radicali nel 1993; referendum che ottenne l’eccezionale consenso dell’85%. E non finisce qui. I nostri bravi parlamentari hanno pensato bene di fare in modo che l’euro pro capite non si calcoli tenendo conto di quanti vanno effettivamente a votare, ma in base al numero degli iscritti alle liste elettorali. Vediamo nel dettaglio cosa è avvenuto per ogni singolo partito, in base ai meccanismi finora descritti.

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Il Popolo della LibertĂ ha speso 68.475.142 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 206.518.945, con un utile di 138.043.803

La Sinistra Arcobaleno ha speso 10.924.762 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 9.291.249, con un passivo di 1.633.152.

Il Partito democratico ha speso 18.418.043 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 180.231.506, con un utile di 161.813.463

La Destra ha speso 2.442.360 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 6.202.918, con un utile di 3.760.558

La Lega Nord ha speso 3.476.704 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 41.384.553, con un utile di 37.907.849

Il Partito Socialista ha speso 4.403.291 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 2.491.755, con un passivo di 1.911.535

L’Italia dei Valori ha speso 4.451.296 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 21.659.227, con utile di 17.207.931

Il Movimento per l’Autonomia ha speso 880.697 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 4.776.916, con un utile di 3.896.319

L’UDC ha speso 20.864.206 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 25.895.850, con un utile di 5.031.644

Altre formazioni politiche hanno speso 1.663.969 di euro ed hanno ottenuto un rimborso di 4.641.642, con un utile di 2.977.673

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Lara Liotta info@sappe.it Redazione sportiva

Il Centro Sportivo di

CASAL DEL MARMO

torna alla Polizia Penitenziaria

Nelle foto, le nuove tribune al centro, il Capo del DAP Franco Ionta

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l 10 gennaio 2010 il meraviglioso Centro Sportivo di Casal del Marmo è ritornato in dotazione alla Polizia Penitenziaria. Due anni e mezzo di attesa, un’infinità per l’A.s. Astrea Calcio rimasta senza casa per tutto il periodo dei lavori di ristrutturazione e costretta a giocarsi contro gli ospiti della serie D tutti match del campionato in uno stadio, quello di Ostia, che era in fondo un’altra trasferta entro i confini laziali per la diversa affezione che si può nutrire per un campo che non sia il proprio. Tanta attesa c’era anche da parte del G.S. Fiamme Azzurre per i fondamentali apporti che il nuovo polo può dare a discipline come l’Atletica Leggera , sia nelle gare indoor, sia in quelle outdoor, grazie a dotazioni tecniche e impiantistiche di assoluto pregio. Il D day della riapertura di Casal del Marmo, in occasione dell’ultima partita di andata del girone G dell’Astrea (Astrea-Gaeta), è stato tenuto a batte-

simo dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta che, da primo tifoso dei colori sportivi del Corpo, è giunto a prendere visione del rinnovato impianto, ma anche a sostenere i nostri in campo. Ancora di più, come un buon Ct al fischio di inizio delle partite più impegnative, ha voluto salutare ed incitare la squadra negli spogliatoi, poco prima che guadagnasse l’ingresso nel tunnel verso il prato.

Nuovi uffici da dedicare al lavoro delle Fiamme Azzurre, magazzini, spogliatoi, un’ampia superficie di parquet riservata a palestra con le migliori macchine e le dotazioni attrezzistiche del momento, le torri-faro, la tribuna omologata per accogliere 2000 spettatori ed una tribuna stampa attrezzata in posizione privilegiata. Per l’atletica, si diceva, un’importanza particolare rappresenterà il poter nuovamente avere nelle disponibilità la pista esterna intorno al terreno di gioco insieme alle aree lanci e salti già molto apprezzate in passato nel corso di manifestazioni regionali e nazionali di società organizzate proprio dalle Fiamme Azzurre. Ma la novità che potenzia il livello delle dotazioni è senz’altro il ripristino dell’impianto indoor dell’atletica con l’unico “pistino” al coperto della capitale che è un autentico gioiello dell’atletica regionale laziale. Una struttura che fino al 2005 aveva ospitato importanti manifestazioni sportive, che suscitò l’attenzione del nuovo comandante delle Fiamme Azzurre sopraggiunto proprio nel 2005, Marcello Tolu, tra i primi a desiderare che non cadesse in di-

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suso, che fosse piuttosto valorizzata, e che oggi, finalmente recuperata a nuovo splendore, molti ci invidiano a Roma e dintorni. Un sistema di illuminazione potentissimo nel momento serale in cui abbiamo curato il servizio, ci mostra un rettilineo di sei corsie, realizzato in sportflex e lungo 150 metri. L’impianto contiene le pedane per la disputa dei concorsi di salto (alto, asta, lungo e triplo) e di lancio (peso) previsti dal programma tecnico al coperto. Unica in Italia, la struttura ospita una pedana di allenamento adibita al lancio del disco. La giornata di domenica 10 ha concesso una tregua dal maltempo. Uno squarcio nel cielo plumbeo ha fatto intravedere la possibilità di non bagnare l’inaugurazione del nuovo impianto e la partita anche con l’acqua dopo il brindisi di rito. Il match di campionato dell’Astrea contro il Gaeta, nonostante ciò, non si apriva lo stesso con buoni auspici considerando le assenze importanti che abbiamo patito nella formazione schierata in campo in cui mancavano importanti pedine di un attacco che in genere fa la differenza, e, da non trascurare, la posizione di classifica dei nostri avversari meritatamente al secondo posto in classifica con 34 punti. Tutto annunciava l’idea di una gara affatto facile per i nostri. Pur combattuta con onore si è rivelata tale. Il risultato finale di 4 a 2 lascia poco spazio alle recriminazioni. Nel girone di ritorno appena iniziato ci sarà la necessità di lottare e guadagnare preziosi punti in classifica in un campionato dilettanti, è bene ricordarlo, è tutt’altro che facile da giocare nello status di calciatore statale considerando la ormai storica difficoltà a tener testa a compagini che hanno bilanci societari di gran lunga più corposi dei biancoazzurri. Con la squadra al completo di un organico che conta militanti del Corpo e altri buoni giocatori a praticare uno sport dove il denaro fa spesso la differenza sulla composizione e sui valori del suddetto organico, le cose vanno fin troppo bene, e nemmeno si può recriminare più di tanto sull’obiettivo di ogni anno di restare nel girone G. E’ un obiettivo anche di questa stagione, e della volontà di tener fede a questo impegno da parte dei nostri si può essere certi. Il problema di base resta quello dell’assunzione dei calciatori.

Il contrattare, pagare e portarsi nella rosa l’attaccante, o il difensore, che serve non è nelle possibilità di una squadra con lo status ministeriale qual’ è quello dell’Astrea: a parte le disponibilità di bilancio sicuramente limitato rispetto ad altri team, il rispetto delle leggi in materia di assunzioni impone dei criteri di incorporamento che mal si sono attagliati finora al mondo del calcio e si spera siano finalmente in via di più idonea definizione.

Molto viene messo dai ragazzi della squadra e del Team dell’Astrea in termini di cuore e dedizione. Una piccola novità da segnalare è stata il recente avvicendamento panchina della nostra prima squadra. Il Direttore Sportivo Marcello Tolu non è riuscito a trattenere il dimissionario allenatore Di Franco e attualmente, alla guida dei nostri della prima squadra, siede il Mister Andrea Calce a cui vanno i migliori auguri di buon lavoro e di un fine stagione tranquillo, che ripaghi gli sforzi dell’Amministrazione Penitenziaria, della società, e di chi crede nei suoi colori. ✦

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Sopra, la palestra sotto, Franco Ionta e il Ds Tolu negli spogliatoi dell’Astrea

a sinistra un’azione di gioco della partita Astrea Gaeta a fianco G. B. De Blasis con il segretario Stefano Di Franco

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La pagliacciata delle mozioni sulle carceri: nessuna pone al centro la Polizia Penitenziaria Oggi e domani saranno in discussione alla Camera due mozioni sottoscritte da politici appartenenti a quasi tutto l’arco parlamentare. Sono il primo segno di vitalità e di interesse ai problemi che il sistema penitenziario sta vivendo da anni e giungono dopo la “passerella mediatica” degli stessi politici svolta lo scorso ferragosto quando si sono recati “in gita” presso parecchi istituti penitenziari. Seguono anche a precisi ed autorevoli interventi del Capo dello Stato Napolitano e di importanti rappresentanti della Chiesa Cattolica che hanno posto l’attenzione sulle difficili condizioni di vita della “povera” popolazione detenuta. Le soluzioni che le due mozioni presentano al Parlamento sono più o meno le stesse che anche il Sappe ha più volte indicato come interventi urgenti ed indispensabili per arginare l’imminente crollo dell’intero sistema penitenziario. Il problema allora dov’è? Il problema sta nel fatto che i politici fanno il loro mestiere di “politico” e quindi non si interessano realmente al problema in quanto tale, ma lo guardano dalla prospettiva del tornaconto elettorale che le loro azioni/dichiarazioni determineranno nel breve e in taluni casi anche nel lungo periodo. E’ evidente ormai che come “bacino elettorale” la Polizia Penitenziaria non ha nessuna rilevanza politica tanto è vero che nelle due mozioni si allude ad un’effettiva mancanza di organico del Corpo, ma lo si fa come mero dato statistico, quasi una formalità da assolvere che oltretutto è utile a dare una parvenza di completezza del proprio discorso. Tutto qui. Nella loro disamina del problema la Polizia Penitenziaria è un trascurabile dato accessorio. Nelle due mozioni non si fa alcun riferimento al fatto che i problemi che il sistema penitenziario sta vivendo da anni, in realtà, sono affrontati ed arginati esclusivamente dal Corpo di Polizia Penitenziaria 24 ore su 24, 365 giorni l’anno nella quasi totale mancanza di riconoscimento di questo lavoro svolto se non in occasione di manifestazioni ufficiali come la Festa del Corpo o cose simili. Il problema vero, reale, e che purtroppo non è di facile soluzione, trae origine dal fatto che i politici che “sfruttano” (sfruttano in maniera legittima visto il loro tipo di mestiere) l’emergenza penitenziaria, le Associazioni che si battono indifesa dei diritti delle persone detenute, non sono

Piano Carceri: La riflessione di un poliziotto penitenziario del sud in servizio al nord

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Carissimi colleghi, con il nuovo piano carceri del ministro Alfano, appare quantomai doveroso fare una riflessione sulla questione. Ma con il nuovo piano apriranno nuovi istituti al sud? O continueranno a edificare istituti al nord con la conseguente carenza di organico di personale di polizia penitenziaria, di direttori, di vice direttori, di assistenti sociali, di medici, di infermieri, di educatori, di ragionieri? Se viene edificato un carcere al sud: - si sbloccherebbero gli interpelli nazionali; -si creerebbero opportunità di lavoro per infermieri, medici, assistenti sociali, avvocati,ecc.; -il personale sarebbe più motivato a lavorare in un carcere vicino casa -si accenderebbe una speranza a chi lavora al nord da 15 anni e quindi lavorerebbero anche loro più motivati: -si darebbero posti di lavoro al sud al resto al personale civile che orbita intorno al carcere in modo da non ricorrere a migrazioni verso il nord, detto personale sarebbe anch'esso più motivato; -un carcere al sud forse costerebbe di meno; -lavorerebbero ditte del sud per la costruzione delle strutture e per la manutenzione, lavorerebbero ditte per la gestione ad esempio del sopravvitto, officine per la manutenzione dei mezzi ecc.; -visto che si parla anche di detenuti, forse eviteremmo a tante famiglie che non per colpa loro, hanno dei figli, dei mariti, dei padri che hanno

in grado di scendere a confrontarsi con la realtà della vita penitenziaria che non è fatta solo dal continuo appellarsi all’art. 27 della Costituzione e dal citare i pronunciamenti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (su cui tutti siamo d’accordo in linea di principio), ma è fatta di problemi reali che solo la Polizia Penitenziaria è in grado di capire, che sta quotidianamente arginando e di cui peraltro sta scontando le conseguenze dovute alla mancata presa di posizione, da parte dei politici e dell’opinione pubblica, in difesa dei propri diritti in quanto lavoratori e in quanto unici rappresentanti dello Stato a cui è stato chiesto di farsi carico del problema “carceri”. I continui riferimenti agli organici degli psicologi, degli educatori, degli assistenti sociali, ai diritti violati delle persone detenute, su cui ruotano anche queste due mozioni, le potremmo considerare una goliardica presa per i fondelli se tutto ciò non fosse fatto alle “spalle” di migliaia di appartenenti alla Polizia Penitenziaria che a costo di enormi sacrifici (anche di vite umane) stanno impedendo il crollo dell’intero sistema penitenziario; enormi sacrifici che oltretutto ricadono su altrettante migliaia di rispettive famiglie di poliziotti penitenziari. Continuare a sbandierare come soluzioni, degli interventi legislativi, degli interventi di edilizia penitenziaria, delle auliche dichiarazioni di diritto (che nella migliore delle ipotesi saranno applicati soltanto fra svariati mesi), senza al contempo porre al centro e come primo urgente intervento l’adeguamento dell’organico di Polizia Penitenziaria e una seria, precisa presa di posizione a favore delle immediate esigenze del Corpo, è un comportamento irresponsabile, disonesto, umiliante (per il ruolo istituzionale ricoperto da chi propone solo “più diritti per i poveri detenuti”), che si tradurrà nell’ennesima pagliacciata da parte di chi ha la il mandato elettorale di gestire al meglio l’Amministrazione Pubblica. Non è onesto continuare a parlare dei problemi “dei poveri detenuti” quando a fronteggiare la situazione in cui versano da anni (e non da ieri) gli istituti penitenziari della Repubblica Italiana, si lasciano in prima linea solo gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria. Di questa irresponsabile recita da parte dei nostri politici che andrà in scena tra poco, forse non riusciremo, come categoria, a darne peso nelle prossime tornate elettorali, di certo peserà nelle coscienze di chi non pone al centro l’Istituzione che per prima ed unica sta pagando il costo dell’abbandono in cui versa il nostro sistema penitenziario italiano: la Polizia Penitenziaria. sbagliato, ed effettuare viaggi stressanti per il nord, eviteremmo che questi poveri bambini debbano fare 1000 km per vedere i propri gentitori; -forse spostando meno detenuti dal nord al sud per i processi, perchè starebbero nel territorio dove hanno commesso il reato, si spederebbe di meno. (non mi si venga a dire che loro nel territorio creerebbero reti per continuare a delinquere perchè comunque potrebbero farlo in qualsiasi posto di italia, e poi non sono tutti mafiosi i detenuti, ci sono anche i soggetti con problemi legati all droga, soggetti cd ladri di galline ecc..); -eviteremmo di fare provvedimenti di missione al personale di polizia penitenziaria dagli istituti del sud a quelli del nord (3 istituti presenti nella sola Milano); -se si sbloccassero gli interpelli ordinari, forse si farebbe meno ricorso a provvedimenti di distacco, di tasferimenti sottobanco ecc. Ci sarebbero tante cose da dire spero che i nostri rappresentanti sindacali ne approfittino per cavalcare l'onda e per fare finalmente la voce grossa affinchè il governo nell'individuare le sedi per i nuovi istìtuti consideri che la costruzione di istituti al sud significa lavoro e al sud c'è bisogno di lavoro. Credetemi oggi il vero problema della polizia penitenziaria è l'impossibilità di vedere nel futuro, il futuro è lavorare a casa, lavorare bene e lavorare sereni. Stare al nord è difficile per chi fa un lavoro come il nostro. evvero che i sacrifici devono essere fatti ma non è possibile stare più di 15 anni al nord... Grazie spero che anche il DAP consideri queste proposte e che forse qualche sindacalista sveglio, capace, onesto e vicino ai veri problemi della polizia penitenziaria, si faccia portavoce della questione, altrimenti rimarremo sempre allo stesso punto... Grazie. Un Poliziotto Penitenziario

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Le riflessioni del vecchio Cesare Cantelli sul poliziotto penitenziario del sud che lavora al nord Come promesso nella replica al suo commento, voglio rispondere all’amico Antonio che ha chiesto un mio parere sulla questione dei colleghi del sud in servizio al nord. Le mie riflessioni, come saprai certamente, sono soltanto appunti che scrivo sul mio diario. Ricorderai, infatti, l’abitudine nata nel lontano 1955 a Regina Coeli di scrivere sul mio diario tutte le esperienze quotidiane durante il servizio in sezione. Ormai sono diventato un vecchio saggio, il primo novembre di quest'anno dovrei compiere 105 anni (55 dei quali passati in servizio) e credo per questo di potermi permettere anche di esprimere qualche opinione sul mondo penitenziario. Sin da quando ho indossato per la prima volta la divisa grigioverde nel 1955 ho assistito al problema dell’emigrazione sud - nord, nella stragrande maggioranza dei colleghi agenti di custodia. Non è difficile intuire che la diversa percentuale di disoccupazione, e di converso la diversa disponibilità di posti di lavoro a tutto discapito delle regioni meridionali dell’Italia, continua a determinare una osmosi di lavoratori dal sud al nord alla ricerca di un pareggio demografico della forza lavoro. La Polizia Penitenziaria (così come quasi tutte le altre forze di polizia) non sfugge a questo fenomeno. Sono tantissimi anni (già prima dei tempi miei) che si cerca di trovare una soluzione a questo problema che, oltre al grave disagio risentito dai colleghi (e dai propri familiari) forzatamente emigrati al nord, crea non pochi problemi anche all’amministrazione, all’organizzazione del Corpo e allo svolgimento del servizio. Questo, ovviamente, perché troppo personale affetto da saudade e continuamente alla ricerca di un modo, più o meno lecito, di tornare al proprio paese ed ai propri affetti, non può non creare problemi e disservizi nello svolgimento dei compiti istituzionali. E, seppure tale problema può essere in qualche modo mitigato laddove troviamo Direttori e, soprattutto, Comandanti di grande sensibilità e con grandi capacità di buon governo del personale, in alcune sedi grazie a dirigenze e comandi poco sensibili e poco capaci, si degenera in vere e proprie situazioni di emergenza con tassi di assenteismo che, talvolta, raggiungono addirittura il cinquanta per cento. Ed è per questo che penso, e lo ribadisco, che quello del personale originario del sud in servizio al nord sia anche (se non soprattutto) un problema dell’amministrazione. Nel corso degli anni sono state tante le proposte per la soluzione della questione ed altrettanto numerosi sono stati i provvedimenti effettivamente adottati. A dire il vero, negli anni novanta siamo stati molto aiutati dall’altissima percentuale di turn over e all’altissimo numero di nuove assunzioni di personale che hanno determinato una osmosi al contrario che, addirittura, generò un altro gravissimo problema: l’esagerato abbassamento dell’età media e dell’anzianità di servizio al nord fino al punto che all’inizio degli anni duemila riscontrammo alcune situazioni nelle quali durante la notte il più alto in grado dell’istituto risultava essere un agente con non più di un paio d’anni di servizio. Per altro verso, poi, si è verificato il fenomeno opposto al sud laddove, in alcuni casi, esistevano istituti nei quali non c’era nessuno in servizio con meno di cinquant’anni di età con la spiacevole conseguenza che il personale anziano era costretto a fare turni stressanti (comprese le notti) e che qualifiche superiori dovevano per forza esercitare funzioni inferiori (ad esempio sovrintendenti capo che prestavano servizio di sentinella). Si pensi che, verso la fine degli anni novanta, sono stati attuati piani di trasferimento che, nell’arco di un solo anno, hanno determinato lo spostamento di quasi diecimila unità di Polizia Penitenziaria. Poi, però e purtroppo, per una serie di svariate concause c’è stata una

netta inversione di tendenza e, dopo aver raggiunto punte di oltre quarantaduemila unità, l’organico del Corpo ha cominciato, progressivamente ed irreversibilmente, a ridursi fino ad arrivare, quest’oggi, al record minimo di appena trentasettemila uomini. Tutto ciò, ovviamente, ha significato scarsissime assunzioni annuali che hanno inevitabilmente generato una stagnazione della mobilità del personale che, negli ultimi anni, si è ridotta a poche centinaia di unità. I principali rimedi che, nel tempo, sono stati adottati risultano la legge 104, prima, e i distacchi temporanei per gravi motivi familiari, poi. Anche per la legge 104 c’è stata una genesi simile a quella dei trasferimenti a domanda: un numero spropositatamente alto all’inizio (quando bastava produrre un semplice certificato riguardante un parente di qualsiasi grado) e praticamente la riduzione a pochi casi all’anno adesso. Questo si è verificato, però, molto gradualmente attraverso l’influenza di numerose circolari applicative dei Ministeri del Lavoro e della Funzione Pubblica e, soprattutto, in conseguenza del consolidamento di numerosa giurisprudenza e di numerosissime sentenze della giustizia amministrativa e di Cassazione che hanno regolamentato la materia. Nello specifico, oggi sono state stabilite regole precise per il diritto al trasferimento che vanno dal riconoscimento della condizione di gravità del disabile, all’esclusività e alla continuità dell’assistenza richiesta fino alla circoscritta distanza chilometrica dal luogo di residenza del diversamente abile da assistere. In questo panorama, fin qui scoraggiante, si andranno però, fortunatamente, ad inserire delle novità abbastanza importanti introdotte dal Piano Carceri e dalla recente legge finanziaria 2010. Il Piano Carceri ha stabilito l’assunzione di duemila nuovi agenti di polizia penitenziaria. La legge finanziaria ha abolito il blocco del turn over per le forze di polizia consentendo, nei prossimi tre anni, l’assunzione di ulteriori milleottocento agenti. In quest’ultimo caso, però, sebbene avremo comunque effetti positivi per la mobilità a domanda del personale, non avremo altrettanti effetti positivi per l’incremento organico, tenuto conto che nello stesso periodo andranno in pensione duemilaquattrocento unità di polizia penitenziaria. Ma non possiamo sperare soltanto nelle nuove assunzioni e nei piani di mobilità ad esse conseguenti, sia perché si potrebbe replicare il fenomeno della fine degli anni novanta allorquando c’era personale troppo giovane al nord e troppo anziano al sud, sia perché la distribuzione del personale sul territorio deve comunque rispondere a criteri di omogeneità ed equilibrio. Secondo la mia opinione, in questo senso, si dovrebbe perseguire una politica di invogliamento a restare al nord, al fine di risiedervi con le proprie famiglie, attraverso la dotazione di alloggi a costi agevolati e la concessione di incentivi economici che controbilancino la differenza del tenore di vita, innegabilmente esistente tra nord e sud. Sempre in questa direzione, ritengo praticabile la strada dei bandi di concorso circoscritti a determinate regioni con la previsione certa e immodificabile di destinazione soltanto in determinate sedi di servizio. E ancora, ritengo praticabile la politica degli incentivi economici concessi a chi acconsente di prestare servizio di missione in determinate situazioni (ad esempio il trattamento di missione forfetario) come è stato fatto con discreto successo questa estate per Perugia ed altre sedi nel centro-nord Italia. Rimane, poi, da riservare maggiore attenzione alle procedure dei distacchi senza oneri per gravi motivi di famiglia, attualmente disciplinati e regolamentati dall’art. 7 del CCNL, che vanno ricondotte nell’alveo della temporaneità, che costituisce la ratio della norma. In altre parole, i distacchi non possono essere disposti a tempo indeterminato, ma vanno concessi per congrui periodi al maggior numero possibile di richiedenti secondo il semplice principio “un po’ di meno, ma per tutti”. Per quello che riguarda, infine, i trasferimenti ai sensi della legge 104 è innegabile che l’amministrazione deve esercitare fino in fondo il proprio potere-dovere di controllo, anche perché, non dimentichiamolo, chi dichiara la sussistenza delle condizioni previste da quella legge se ne assume tutte le responsabilità di carattere penale. Caro Antonio, spero di essere stato chiaro nell’esprimere la mia opinione, nella speranza che tu voglia continuare a leggere il mio diario sul quale seguiterò ad annotare le mie esperienze. Un abbraccio. Cesare Cantelli

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Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

Incremento pensioni indietro tutta ...

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n definitiva, sono davvero briciole quelle riservate ai pensionati, anche perchè il computo inflazionistico reale è ben superiore a quello ufficialmente stimato; anzi, si ha il coraggio di procedere a un adeguamento sugli incrementi 2009, tale da ridurre, nel mese di gennaio 2010, gli emolumenti pensionistici. Da ultimo, può aggiungersi che mentre si sostiene che la legge finanziaria 2010 non ha previsto un peggioramento della pressione fiscale, si assiste; • all’aumento dei prezzi dei carburanti; • all’aumento del canone radiotelevisivo; • all’aumento delle tariffe di luce e gas; • all’aumento dei biglietti per treni e aerei e dei pedaggi autostradali; • al quasi certo aumento delle addizionali IRPEF, regionale e locale, tenuto conto delle diminuite erogazioni da parte dello Stato. E tutti questi oneri incidono giornalmente sui redditi delle famiglie, per cui dire che non sono state previste tasse è solo un eufemismo. I pensionati contano solamente al momento delle consultazioni elettorali, dopo, non se ne vuole neppure sentir parlare: comunque per lo schieramento politico, chi non è più in attività di servizio non esiste più sotto ogni aspetto. Eppure nelle aule parlamentari e nei palazzi governativi sono giacenti iniziative legislative che dovrebbero, in qualche modo, venire almeno incontro alle richieste ormai annose del personale in congedo quali; • la defiscalizzazione dell’IRPEF sull’indennità di pensione privilegiata; • la rivisitazione economica delle pensioni d’annata. Finora però pur essendo ben note tali ri-

vendicazioni più che legittime, non succede nulla! E quanto tempo ancora passerà? Nel 2010 le pensioni aumenteranno dello 0,7 per cento: un incremento magro, che corrisponde al basso tasso di inflazione dell’anno conclusosi. Ma sulla rata di gennaio i pensionati non vedranno questo pur modesto scatto di reddito ed avranno anzi la sorpresa di ritrovarsi a parità di altre condizioni con un importo leggermente più basso di quello accreditato con le mensilità 2009 (e ancora di più rispetto a dicembre). Un fatto senza precedenti, pur se temporaneo, che dipende dalla necessità di restituire una piccola fetta del più sostanzioso incremento riconosciuto lo scorso anno per compensare l’aumento dei prezzi. Tecnicamente, si chiama perequazione automatica: vuol dire che i trattamenti previdenziali (sganciati ormai da quasi vent’anni dalla dinamica degli stipendi) vengono incrementati di anno in anno in base all’andamento dei prezzi al consumo nell’anno precedente, misurato dall’indice per le famiglie di operai e impiegati. Il compito è toccato, come di consueto,

ad un decreto con le firme del Ministro dell’Economia e di quello del Lavoro. Ma stavolta lo scenario è leggermente diverso da quello solito, visto che il 2009 è stato, per quanto riguarda l’andamento dei prezzi il più freddo dal 1959 (allora per il costo della vita ci fu addirittura una lieve diminuzione). In via provvisoria, l’inflazione media dell’anno ormai alla fine è stata fissata allo 0,7 per cento: e questa sarà la percentuale dell’incremento per il 2010, relativamente alla quota di pensione lorda che non supera il valore di cinque volte il trattamento minimo (cioè 2.288 euro mensili). Sugli importi superiori a questa soglia la rivalutazione viene applicata non in misura intera ma per i tre quarti, e dunque sarà dello 0,525 percento. Per i titolari di più pensioni di enti previdenziali diversi l’adeguamento tiene conto dell’importo complessivo e, di conseguenza, potrebbe essere applicato in pieno con un po’ di ritardo. La situazione insomma appare opposta a quella di inzio 2009, quando i pensionati si videro riconoscere una perequazione provvisoria del 3,3 per cento in corrispondeza dall’inflazione relativamente elevata del 2008. Quella percentuale però è risultata a conti fatti leggermente sovrastimata (perché la corsa dei prezzi, frenò decisamente a fine anno) ed è stata quindi fissata in via definitiva al 3,2 per cento. La base su cui calcolare l’incremento dello 0,7 percento sarà quindi limata verso il basso, e la differenza dello 0,1 percento, relativa però a tutte le mensilità 2009, sarà recuperata con la rata di pensione di gennaio 2010; rata che quindi risulterà più bassa di quelle dello scorso anno, pur se di pochi euro. ✦

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pensioni d’annata appello dell’ANPPe ai Presidenti di Camera e Senato Sino ad oggi, malgrado le reiterate e le insistenti richieste, persistendo il profondo disinteresse di tutte le parti politiche e dei Sindacati competenti, nulla si è riusciti ad ottenere e la categoria dei cosiddetti “pensionati d’annata” viene continuamente dimenticata, bistrattata e pesantemente penalizzata economicamente in maniera indecorosa. E’ noto che un lavoratore, posto in quiescenza attualmente, percepisce un trattamento economico di circa il 50% superiore a quello di un lavoratore di pari anzianità di servizio e pari qualifica funzionale, andato in pensione 10/20 anni or sono. Tale incostituzionale diversità di trattamento pensionistico viene determinata dai seguenti fattori: - le pensioni perdono ogni anno circa il 25% (se non di più!) del loro potere di acquisto, per erosione inflattiva; - ai lavoratori posti in quiescenza non vengono estesi i miglioramenti retributivi attribuiti ai lavoratori in servizio come conseguenza delle contrattazioni nazionali e di categoria, che apportano ogni anno miglioramenti economici di circa il 3% del potere d’acquisto. Questi fattori determinano una notevole

divaricazione tra pensioni concesse in anni diversi, valutabili intorno al 5/10 % (50% in soli dieci anni!!), divaricazione destinata ad allargarsi sempre di più se non si adotteranno opportuni sistemi dinamici di adeguamento annuale delle pensioni stesse, con la conseguenza che tra qualche anno la popolazione più anziana sarà sempre più confinata alle soglie di sopravvivenza, proprio nel periodo della vita nel quale maggiori sono le esigenze di assistenza e di cure. La situazione è in evidente violazione degli articoli 12 e 23 della Carta Europea sottoscritta a Strasburgo il 13 maggio 1966, degli articoli 2,3,136,137 e 141 del trattato istitutivo della Comunità Europea del 25 marzo 1957, del trattato di Maastricht e del trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997; per di più, contrasta con la giurisprudenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea (Sentenza 11 marzo 1981 nella causa 69/80 e sentenza 22 dicembre 1993 nella causa 152/91) nonché con la giurisprudenza della Corte di Cassazione (Sentenza delle Sezioni Unite) del 1°febbraio 1997, n. 974. E vi è da aggiungere che una situazione del genere contrasta, infine, con gli arti-

coli 3 e 36 della Costituzione, che dispongono la pari dignità tra tutti i cittadini (principio di uguaglianza) e riconoscono il diritto ad un trattamento economico (retribuzione e pensione) sufficiente ad assicurare agli aventi diritto ed alle loro famiglie una esistenza libera e dignitosa. L’aggiornamento delle vecchie pensioni e l’aggancio delle stesse alla retribuzione costituisce, pertanto, una esigenza morale, sociale, giuridica e costituzionale. Premesso quanto sopra, richiamando tutte le promesse fatte, l’ANPPe, l’unica Associazione rappresentativa, a livello nazionale del personale in quiescenza del Corpo di Polizia Penitenziaria, chiede ai rispettivi Presidenti di Camera e Senato, di conoscere quali provvedimenti si intendano adottare, con la massima possibile urgenza, anche in presenza delle grandi ristrettezze economiche attuali che costringono a sacrifici non certamente accettabili e prima che tutti gli interessati, non più in tenera età, passino a miglior vita, per sanare questa penalizzante, inaccettabile e non più sopportabile contingenza che identifica una gravissima ingiustizia e una inconcepibile disparità di trattamento economico. ✦

Ragusa: lutto nella sezione ANPPe La Segreteria Provinciale dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria di Ragusa e tutti i soci sono addolorati per la scomparsa del socio Orazio Firera. Assistente Capo prima degli Agenti Di Custodia poi Poliziotto Penitenziario. Integerrimo e uomo giusto, strappato improvvisamente all’affetto dei suoi cari e di tutti noi, la settimana prima del Santo Natale.

In Ricordo: Razzieddu, Tu che ti battevi per il giusto sempre presente per dare consigli nei momenti bui ai colleghi meno esperti, tu mai poliziotto ma uomo di riferimento per tutti noi continua da lassù a guidarci nel nostro difficile cammino terreno, prega per noi. Giovanni La Magra.

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Rovigo: nuova sede ANPPE Nelle foto le fasi della cerimonia di inaugurazione della sede ANPPe di Rovigo

Nella foto i quattro Comandanti da sx: Umberto Zannarini, Cesare Patrizio, Giancarlo Olianas e Mauro Zannarini

Nel mese di Ottobre 2009, è stata inaugurata la nuova sezione dell’ANPPe di Rovigo, alla presenza del Presidente Donato Capece e del Coordinatore Nazionale Lionello Pascone. Alla cerimonia, particolarmente sentita dagli iscritti locali, sono intervenuti il Prefetto Aldo Adinolfi, il Procuratore

Capo della Repubblica di Rovigo Dario Curtarello, il Questore Luigi De Matteo oltre ai Comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e al rappresentante dell’ANPS. Nella circostanza, è stata anche dedicata la Sala Congressi all’Agente Scelto Marco Frezza, deceduto tragicamente undici

anni or sono, all’età di 26 anni, figlio di un socio ANPPe: la targa è stata benedetta dal Cappellano del carcere. E’ seguito un lauto rinfresco. Un plauso e un riconoscimento particolari vanno, comunque, tributati al Consigliere Nazionale ANPPe Roberto Tramacere che, con un’attività e un entusiasmo davvero encomiabili, ha saputo organizzare, anche sotto un profilo coreografico, l’intera cerimonia. Grandissimo, nella circostanza, l’intervento del Direttore della Casa Circondariale di Rovigo Tiziana Paolini a cui vanno i ringraziamenti della sezione. ✦

Rovigo: raduno annuale dell’ANPPe Si è svolto, nel decorso mese di dicembre, in prossimità delle feste natalizie, il secondo raduno annuale della sezione ANPPe di Rovigo. Hanno partecipato numerosi soci, iscritti e simpatizzanti, nonchè il Comandante della Casa Circondariale di Rovigo Umberto Zennarini. ✦

Venezia: la Polizia penitenziaria incontra gli studenti nel 2009

Nelle foto gli incontri di Venezia

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«Educare alla legalità ed al rispetto delle regole», questo è stato l’obiettivo dei progetti educativi 60 minuti di legalità, promossi dall’ANPPe di Venezia in collaborazione con il Reparto della Casa Circondariale di Venezia. Progetto che si è posto quale obiettivo lo sviluppo del senso di responsabilità civica e di appartenenza alla comunità sociale. Gli incontri organizzati dal Presidente dell’associazione della Polizia Penitenziaria Vitantonio Petrelli e portati avanti dal Sovrintendente Capo Filomeno Porcelluzzi, ha visto la partecipazione dell’avvocato Lisa Andreani del Foro di Venezia che ha illustrato ai giovani la costituzione italiana collegata alla legalità, mentre la giornalista de Il Gazzettino Monica Andolfato ha illustrato il concetto di informazione alla legalità. Ha concluso gli incontri con i ragazzi delle

scuole di Borbiago, Mira e S. Giuseppe di Venezia,il commissario di Polizia Penitenziaria Ezio Giacalone, che ha spiegato l’impegno sociale e il ruolo del Corpo di Polizia Penitenziaria ancora poco conosciuto all’opinione pubblica. Il ciclo 60 minuti di legalità del 2009 si è concluso con l’incontro con i ragazzi della scuola elementare di Arino di Dolo (Venezia) a cui hanno partecipato anche Licia Marino (Giudice presso il Tribunale per i Minori di Venezia) e Daniela Caputo (Comandante di reparto della Casa Circondariale di Venezia), entrambe esortando i piccoli partecipanti ad affrontare la vita con serenità, perchè fra gli adulti e le istituzioni c’è sempre chi ascolta i piccoli cittadini. In chiusura, la Dottoressa Marino ha ribadito: «noi abbiamo a cuore il vostro benessere, io stessa ho scelto di occuparmi di disagio giovanile per rendermi utile. Non abbiate paura di denunciare chi vi fa del male». ✦

PoliziaPenitenziaria Penitenziaria- -SG&S SG&S n. n.167 169 -- novembre gennaio 2010 2009 Polizia


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Venezia: “per non dimenticare” al 4° anno di vita L’Associazione di cui ho l’onore di far parte, è da anni impegnata in diverse attività nel campo del sociale, nel mantenere vive le tradizioni del Corpo, nel rinsaldare lo spirito di amicizia tra il personale in quiescenza e quello in servizio; si è ispirata inizialmente al ricordo di coloro i quali per adempiere i propri doveri istituzionali, si sono immolati per la tutela della società. In seconda analisi, è nata in ciascuno di noi un’ampia intesa di pensiero, rivolto non solo agli operatori del corpo di Polizia Penitenziaria ma pure a tutti quegli umili servitori dello Stato che hanno assicurato l’ordine e la sicurezza pubblica e a quelli delle Forze Armate, quali garanti della difesa della Patria e portatori di pace e democrazia in particolari aree del mondo. E’ a questa vasta schiera di operatori che l’Associazione ha inteso dedicare annualmente la cerimonia religiosa che si celebra nell’antichissima chiesa di - San Luca Evangelista - nel centro storico di Venezia. L’ispirazione accennata è nata in noi, a seguito di una preziosa donazione di una riproduzione dell’icona della Madonna della Sfida dall’Associazione culturale Terra è Vita di Barletta (BA). L’icona (Paolo Serafini Modena 1849) è custodita nella cattedrale della stessa città e venerata a seguito della storica disfida di Barletta, quale ringraziamento per la vittoria conseguita dai nostri cavalieri e che rappresentò, per la società dell’epoca, l’origine di una diversa coscienza verso nuovi ideali di vita, improntati al rispetto della dignità umana, della libertà e dell’italianità. Prendendo spunto da questi antichi valori, abbiamo voluto collegare questo avvenimento alla memoria di tutti gli operatori dello Stato che hanno sacrificato la propria vita per la tutela della legalità e delle isti-

tuzioni democratiche, a difesa del sacro suolo della Patria. Proprio in questo contesto abbiamo voluto annualmente ricordare la figura e la memoria di uno di questi operatori affinchè il loro sacrificio non cada nell’oblio, ma resti vivo nella nostra mente e sia tramandato ai giovani. Inizialmente, ossia nel giugno del 2007, abbiamo ricordato la memoria del maresciallo di Pubblica Sicurezza - Savino Smisi - in servizio presso la Questura di questa città, il quale, nel gennaio 1980, ha pagato con la vita e, in maniera tragica, per adempiere ai propri doveri Istituzionali. La figura di questo padre esemplare riscuoteva apprezzamenti e stima per la sua rettitudine e serietà, nel suo ambiente lavorativo e tra la popolazione. Nell’aprile 2008 sono state ricordate le brutalità subite ed il tragico epilogo della vita di un grande uomo appartenuto al Corpo degli Agenti di custodia, Andrea Schivo. L’agente Schivo, persona dotata di considerevoli qualità umane e di sensibilità verso il prossimo, pur consapevole dei rischi a cui andava incontro, mosso da umana pietà verso poveri sventurati e soprattutto nei confronti dei bambini, recapitava loro delle cibarie. Scoperto dagli aguzzini tedeschi, fu deportato nel lager di Flossenburg in Germania, ove trovò la morte. Questo umile servitore dello Stato è stato, a perenne memoria, insignito della massima onorificenza dello Stato d’Israele Giusto tra le Nazioni. Nel 2009, invece, abbiamo ricordato la figura e la memoria del maresciallo dell’Esercito Italiano, Giovanni Pezzulo, il quale per alleviare le sofferenze della popolazione di una località in prossimità di Kabul (Afganistan), ha perso la vita in un vile agguato teso da terroristi Talebani,

mentre distribuiva generi alimentari e medicinali. Il Maresciallo Pezzulo, originario di Carinola (CE) dal 1980 faceva parte dell’Esercito Italiano e all’interno dello stesso, aveva acquisito varie specializzazioni. II suo sacrificio e quello di tanti altri operatori di pace che non debbono mai cadere nell’oblio.

Quest’ultimo nostro riconoscimento, ha riscosso una notevole e vasta risonanza nell’opinione pubblica. Alla cerimonia, infatti, erano presenti le massime autorità comunali, provinciali, regionali, militari e del governo, nella persona del Prefetto, S.E. Dott. Luigi Pizzi. Era inoltre presente il Sindaco di Barletta (BA) Nicola Maffei con la sua delegazione e rispettivo Gonfalone. Significativa è stata anche la presenza di una scolaresca di 5ª elementare, con la propria insegnante della Scuola S. Giuseppe di Venezia. Il sacrificio e il dispendio di energie per la realizzazione di questi eventi, volti ad infondere, anzitutto ai giovani la cultura della legalità, del rispetto per la dignità umana e per la pace da parte di questa minuscola compagine, trova conforto e al tempo stesso maggior vigore nel proseguire in questo nostro cammino. ✦ Vitantonio Petrelli

Le immagini della Cerimonia di Venezia

Nella foto la Festa della Befana

Venezia: Befana 2010, tanti dolci per i bambini dei baschi azzurri Si è ripetuta anche per il 2010 la tradizionale consegna delle calze per la festa dell’Epifania, grazie all’interessamento, puntuale e fedele, della sezione Anppe Lagunare: «abbiamo organizzato come meglio si è potuto fare - ha detto il Presidente della locale sezione, Vitantonio Petrelli - ma riusciamo a trovare sempre gente che offre la propria collaborazione per la migliore riuscita della distribuzione delle calze». Infatti, anche per il 2010, le calze sono state offerte ai piccoli appartenenti alle famiglie dell’Associazione di Venezia, dall’associazione benefica “Rialto Mio” e dalla benefica Unione Nazionale Cavalieri d’Italia. ✦ Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

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San Cataldo: assemblea del Sappe presieduta dal Segretario Generale l 20 gennaio 2010, si è svolta presso i locali dell'istituto un'importante Assemblea del personale alla presenza del Segretario Generale del Sappe Dott. Donato Capece. All'incontro hanno partecipato numerosi poliziotti di San Cataldo e rappresentanze provenienti anche dalle realtà di Caltanissetta, Enna, Agrigento e Palermo. Sono intervenuti anche il Segretario Nazionale Calogero Navarra ed il Vice Segretario Regionale Salvatore Nuara. Dall'incontro sono emerse alcune problematiche irrimandabili, tra questi: istituti obsoleti; forze di Polizia Penitenziaria numericamente insufficienti; assenza delle adeguate condizioni di vivibilità per i detenuti e sovraccarico di lavoro per gli agenti. Una visita importante, dunque, quella dei vertici nazionali e regionali del Sappe, che hanno potuto constatare la fatiscenza dell'istituto carcerario di San Cataldo, come ha affermato il Se-

gretario Generale Donato Capece, il quale ha anche detto che «la struttura è obsoleta, qui tutto sembra essersi fermato a trent'anni fa, chiederemo risorse finanziarie per la ristrutturazione dell'istituto e per individuare altri posti letto detentivi. L'organizzazione lavorativa degli agenti di Polizia Penitenziaria della Casa di Reclusione di San Cataldo è ormai superata. E' necessario rivedere i carichi di lavoro e rendere indipendenti i nuclei di traduzione dei ristretti. E' d'obbligo mettere in sicurezza la sala regia all'ingresso, che è il cuore pulsante dell'istituto. Servono, poi, interventi mirati alle sezioni A e B, dove c’è un sovraffollamento di detenuti nelle celle». ✦

Paola: celebrata la Giornata sulla legalità

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Nel mese di novembre 2009, presso le Scuole Statali Elementare e Media del 1° Circolo di Paola, si è tenuta la Giornata sulla legalità. Sono intervenute le Forze dell’Ordine presenti sul territorio, dando un contributo di educazione alla legalità. Ogni Corpo di Polizia ha illustrato le proprie competenze sull’attività a tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico nel territorio. Fondamentale il contributo apportato dal Comando della Polizia Penitenziaria dell’Istituto Penitenziario di Paola, intervenuto sulla devianza giovanile, suscitando interesse anche tra i genitori degli alunni, che hanno visto nel Corpo un coinvolgimento attivo nel percorso di crescita dei loro bambini. ✦ Eugenio Argentino Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010


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radici salde e profonde sostengono gli alberi piu’ grandi.

Sappe: la forza nelle radici.


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Trapani: riconoscimento al Commissario Giuseppe Romano

ono stati sette i trapanesi premiati alla settima edizione del premio provinciale di arte, cultura, sport e spettacolo, che si è svolto in data 13 dicembre 2009 al teatro Gabel Hamed di Erice. IL POLIZIOTTO PENITENZIARIO

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Isp. Sup. Cav. Berardino Iovine

che, essendosi distinti in vari settori, hanno contribuito ad esportare positivamente il nome della città di Trapani e della Sicilia oltre i confini regionali e nazionali. Tra questi, per l’appunto il nostro Commissario Giuseppe Romano, che ha all’attivo ben tre romanzi e un saggio storico sulle delle carceri della provincia di Trapani. Mi sembra che questa sia una bella risposta per tutti coloro che non sono ancora convinti che anche gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria possono fare cultura. ✦ Nuvola Rossa

Nuoro: Natale con i bambini dell’Ospedale San Francesco Vicini ai bambini ricoverati in pediatria. Anche quest’anno gli agenti della Polizia Penitenziaria di Badu e Carros, hanno rinnovato l’appuntamento con i piccoli pazienti ricoverati all’Ospedale San Francesco di Nuoro. Una delegazione dell’istituto con l’immancabile Babbo Natale ha portato doni ai bambini del reparto augurando loro una pronta guarigione. ✦ Marco Flore

La POESIA

Lo vedi camminare in mezzo alle sezioni con il mazzo di chiavi appeso ai pantaloni, è lui, l’agente di Polizia Penitenziaria, per molti ancora “guardia carceraria”. Il suo lavoro certo non è bello, passare la vita a chiudere un cancello, tornare a casa con il cuore in gola se il detenuto gli dice una parola, turno su turno, ora su ora con la divisa addosso che onora e che mai nessuno gli toglierà finchè la porta con dignità. Non ha certezze non ha orario e deve vivere con lo straordinario. Fra una sezione, una sentinella cambia servizio ma la sua vita è quella. Fa turni di notte, mattina e sera nel solito posto .... sempre in galera. Per lui il detenuto non ha riguardo e se non fa la doccia lo chiama bastardo. Ogni mattina nella sezione apre la cella per la conta e battitura, dietro le sbarre con il detenuto sembra lunghissimo ogni minuto. E’ dura, si sa, ma lo fa con dignità con un sorriso e tanta volontà

L’evento è stato organizzato dal L.A.S.A (Liberi Acconciatori Siciliani Associati). A ricevere il premio I Mulini durante la manifestazione sono stati il Commissario Giuseppe Romano (nella veste di scrittore per la sezione cultura), il campione mondiale di Off Shore avvocato Peppe Corso, la campionessa europea – disabile - di tiro con l’arco Veronica Floreno (sez. sport), il sassofonista della band Ottoni Animati Alessandro Mancuso (per la musica), l’attrice Laura Carpinteri, il musicista Giancarlo Ingrassia e la stilista Valentina Sanclemente. La manifestazione mira a dare dei riconoscimenti a quei talenti trapanesi

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Oltre le sbarre n un carcere di massima sicurezza dello Stato di Israele sono ristretti sia arabi che ebrei condannati per reati politici e comuni a scontare le rispettive pene. Inevitabilmente, la tensione tra i due gruppi etnici è altissima e tra l’altro viene alimentata da un cinico direttore. L’israeliano Uri ha già goduto di licenze e sta per raggiungere finalmente la figlia che spesso lo veniva a trovare, l'arabo e terrorista Issam è invece completamente sopraffatto dall'odio più feroce e capeggia un piccolo gruppo di connazionali, terroristi come lui. Durante uno rappresentazione canora, organizzata nel carcere in contemporanea con la Radio di Stato per trasmettere una canzone composta da un detenuto, scoppia una furibonda rissa. Durante i disordini viene ucciso un detenuto e il comandante degli agenti penitenziari - che in prigione fa il bello ed il cattivo tempo - accusa gli arabi dell’omicidio. In verità, all’origine di tutto vi sono loschi traffici di droga, che il proprio il comandante ha posto in essere, con favori e pressioni di ogni genere su qualche carcerato più debole e disponibile. Il giovane detenuto Dolon, più volte sottoposto da parte dei compagni a crudeli violenze personali, si impicca e gli viene trovato un biglietto nelle mani che accusa il capo delle guardie per tutti i suoi intrallazzi. Uri promuove allora uno sciopero della fame, mentre Issam, questa volta d'accordo con lui, sollecita una commissione ministeriale di inchiesta. Quasi tutti i detenuti, arabi inclusi, aderiscono alla protesta, e Uri non cede alle promesse e ai ricatti del famigerato comandante, sebbene sia ormai prossimo alla liberazione e nonostante il suo atteggiamento rischia di non farlo uscire. Neppure Issam cede quando la Direzione cerca di utilizzare la moglie e il figlio per dissuaderlo. Infatti, Issam malgrado le forti emozioni, dice alla donna di andarsene a casa e torna, quindi, nella sua cella. Come segno di dissenso contro le crudeltà e i soprusi tutti i detenuti, senza distinzione di fede o di razza e dietro l'esempio di Uri, si schierano con Issam cantando la canzone composta dal compagno per la radio. In alto, la locandina del film a fianco alcuni attori a destra il regista Uri Barbash

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La scheda del Film Regia: Uri Barbash Titolo originale: Beyound the walls Soggetto: Benny Barbash, Eran Pries Sceneggiatura: Benny Barbash, Uri Barbash, Eran Pries Fotografia: Ammon Salomon Musiche: Ilan Virtzeberg Montaggio: Tova Asher Scenografia: Costumi: Produzione: April Film Distribuzione: PIC (1985) - Warner Home Video Personaggi ed Interpreti: Jacob Ayali Fitussi: Rami Danon Assaf: Assi Dayan Walid: Adib Jahashan Issa Mugrabi Capo Guardia: Hillel Ne Eman Lduetedf Noussir Yechiel: Roberto Polak Sanj: Naffi Salach The Nightingale: Boaz Sharaabi Hoffaman: Haim Shinar Uri: Arnon Zadok Issam: Mohammed Bakri Genere: Drammatico Durata: 100 minuti Origine: Israele, 1984

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a cura di G. B. De Blasis

Un condannato a morte è fuggito opo aver subito un durissimo interrogatorio della Gestapo, un prigioniero politico cerca di darsi alla fuga, ma viene catturato e rinchiuso nella cella di un carcere. Da quel momento in poi il detenuto cerca in tutti i modi di darsi alla fuga nonostante l’arrivo di un compagno di cella che lo spia e lo tiene sotto controllo. La sopraggiunta condanna a morte aumenta le sue intenzioni di fuga e nonostante l’angoscia, alla fine riesce ad attuare il suo piano e a riconquistare la libertà. La storia è ambientata a Lione nel 1943, dove il tenente Fontaine, uomo della Resistenza, è arrestato e condannato a morte per aver fatto saltare un ponte . Riuscirà però ad evadere grazie all'aiuto degli altri prigionieri. Ottimo film di Robert Bresson, che con questa pellicola vuole trattare più il tema umano e della libertà, che non la vicenda della detenzione e dell'evasione. Il regista francese si sofferma a lungo sul protagonista, con primi piani sul volto e sugli oggetti che utilizzerà per la fuga. Indovinatissime le musiche di Mozart che si combinano con il rumore dei passi dei nazisti o con le chiavi dei cancelli. Bresson utilizza attori non professionisti e cerca di porre al centro del film l'atmosfera che vive l'uomo all'interno del carcere, eliminando tutti i riferimenti storici tanto che non viene inquadrato quasi mai l'esterno, ma tutto è girato all'interno del carcere, specialmente nella cella. Il film ha vinto a Cannes il premio per la migliore messa in scena. François Truffaut lo ha definito uno dei migliori film francesi degli anni cinquanta.

A fianco, la locandina sotto, alcune scene del film

La scheda del Film Regia: Robert Bresson Titolo Originale: Un condamné à mort s'est échappé ou Le vent souffle où il veut Altri titoli: A Man Escaped, The Wind Bloweth Where It Listeth, Le vent souffle où il veut Soggetto: tratto dal racconto di André Devigny Sceneggiatura: Robert Bresson Fotografia: Leonce-Henri Burel Musiche: Wolfgang Amadeus Mozart Montaggio: Raymond Lamy Scenografia: Pierre Charbonnier Suono: Pierre-Andrè Bertrand Produzione: Societe Nouvelle des Etablissements GaumontNouvelle Editions de Films/Alain Poirè/ Jean Thuillier Distribuzione: Globe - San Paolo Audiovisivi (1999) Lab 80 Film Personaggi ed Interpreti: Fontaine: François Leterrier Jost: Charles Le Clainche M. Blanchet: Maurice Beerblock Pastore: Roland Monod Orsini: Jacques Ertaud Hebrard: Jean Paul Delhumeau Prigioniero n. 110: Jean Philippe Delamarre Ufficiale tedesco: Klaus Detlef Grevenhorst Jacques Oerlemans Terry: Roger Treherne Prigioniero X: Cesar Gattegno Genere: Drammatico, B/N Durata: 95 minuti, Origine: Francia, 1956

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Aldo Maturo* avv.maturo@gmail.com

Partono i “rumori” del carcere

L’uomo del fiume

Foto tratte dal sito www.osservatoriorepressione.org

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n uomo sta passeggiando lungo la riva di un fiume, quando si accorge che c’è una persona che sta affogando, lottando inutilmente contro le rapide. Improvvisamente si avvede che dall’altra parte della riva un pescatore si è nel frattempo tuffato in acqua nel generoso tentativo di raggiungere il disgraziato che sta affogando: con fatica riesce ad agguantarlo e a trascinarlo a terra, ove gli pratica la respirazione bocca a bocca, salvandolo. Ma dopo pochi minuti si ripete una situazione analoga: un altro uomo rischia di soccombere nel fiume e il medesimo pescatore si getta in suo aiuto e ancora una volta riesce nel suo eroico intento. Ma in breve di nuovo la situazione si ripete, una due tre volte ancora, fino a quando il pescatore, di fronte ad un altro in pericolo di vita, invece di buttarsi in acqua comincia a correre risalendo la corrente del fiume. Stupito, lo spettatore lo ferma chiedendogli: «Ma che stai facendo? Perché non cerchi di salvare quel disgraziato come hai fatto con gli altri?» «Questa volta - risponde il pescatore voglio andare a vedere chi diavolo getta in acqua questi uomini» La storia di Saul Alinsky rappresenta in maniera plastica la frustrazione di quanti lavorano nel mondo dell’emarginazione rimettendo in discussione, ogni giorno, il proprio lavoro di fronte alle poche vittorie ed alle tante sconfitte. La cosa è ancor più evidente nel carcere, che ogni tanto esce dalle nebbie che lo circondano per finire sotto i riflettori. Lo vediamo in questi giorni con gli spazi sulla stampa occupati dal problema del

sovraffollamento. Dubito che qualche gruppo politico assuma disinvoltamente la paternità di un provvedimento clemenziale, notoriamente sgradito alla maggior parte dell’elettorato poco sensibile ai rumori del carcere. Di segnali concreti, a chi vive nel carcere di qua o al di là delle sbarre, non ne arrivano molti mentre l’arrivo quotidiano di centinaia e centinaia di arrestati è un dato reale e statistico. Oltre il 48% dei detenuti sono in custodia cautelare, le presenze sono circa 66.000 su 43.327 posti letto disponibili, tanto che si è pensato anche di riaprire Pianosa ed altri penitenziari dismessi. L’esperienza del passato - anche quella dell’ultimo indulto - ci ha insegnato che, a legislazione o giurisprudenza immutata, nello spazio di due o tre anni il problema del sovraffollamento si ripropone nella sua drammaticità. Un’altissima percentuale degli indultati, infatti, è ritornata in carcere, per naturale predisposizione a violare disinvoltamente le leggi alla ricerca di una vita più facile o per scelte condizionate dalla impossibilità di rientrare in una società che apre

periodicamente le porte del carcere ma chiude disinvoltamente quelle dell’accoglienza. Il progetto di restyling giudiziario in corso in questi mesi, l’impossibile incarico affidato al Capo del Dipartimento di risolvere il problema dell’edilizia penitenziaria in due anni (un carcere non è un recinto da campo profughi) diventa pericoloso se non rientra in un piano di più ampio respiro, se non si depenalizzano alcuni reati minori, se le misure alternative restano un sogno nel cassetto, se il carcere resta solo un problema per gli addetti ai lavori. Il tema carcere non è merce elettorale, perchè dietro la demagogia, dietro le quinte dei convegni e dei dibattiti televisivi, c’è il destino dei 66.000 detenuti giornalmente residenti pressati oggi in una gigantesca pentola a pressione che comincia da nord a sud a far sentire il suo gorgoglio, i suoi rumori fatto di scodelle battute contro le inferriate. Speriamo solo che il bollore non raggiunga il punto di non ritorno e che il coperchio non salti. Chi ha vissuto il carcere degli anni bui

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sa cosa significano quei rumori. E’ indubbio che vi è una costante ed insanabile contraddizione tra una sacrosanta esigenza di sicurezza che sale dal Paese e la necessità di maggiori investimenti in termini di risorse umane e finanziarie per rendere decorose e sufficienti le nostre strutture penitenziarie. E’ altrettanto vero che il problema non si risolve costruendo nuove carceri, anche perché – se la mentalità non cambia – saranno poco efficienti, vuoi per mancanza di personale vuoi per mancanza di soldini. Da decenni il carcere è una istituzione perennemente rattoppata a causa di una disattenzione storica ed invero politicamente trasversale. Da sempre si sono fatti i conti della serva con un bilancio che a stento e male assicura la gestione del quotidiano. L’emergenza finanziaria che caratterizza il Paese ed i tempi tecnici necessari per realizzare nuove strutture non autorizzano rosee previsioni. Gli operatori hanno sempre chiesto maggiore attenzione e maggiori investimenti perché un carcere solo custodiale è un carcere violento e continuerà a restituire cittadini violenti in un processo di reciproca irreversibile autoalimentazione che ne accentua il fallimento.

Questa foto risale al 1923 ed e’ stata scattata nel Carcere di Rossano Calabro (Cosenza) da Ernesto Tramacere il primo in piedi sulla dx (quello con i baffi). Tra di loro ci sono Benedetto Russo, Scarcia Pasquale, Faggetto Vincenzo, Tramacere Ernesto, Quartaroni Gerardo, Fanara Giuseppe, Sicola Domenico.

Sotto: Istituto Minori di Procida 1973 foto ricordo dopo la locale Festa del Corpo del personale degli Agenti di Custodia.

E’ un grande dilemma. Basta scegliere, come il pescatore di Alinsky: o si nuota insieme o si va sul ponte, a buttar giù pensando di aver risolto così il problema. ✦ *Avvocato, già Dirigente Amministrazione Penitenziaria Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

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La cute è un organo spia: controllala e saprai come stai n occasione del nuovo anno la MET S.r.l., società di Servizi Medici e il suo Presidente dott. Paolo Meo, sono lieti di rivolgervi i migliori saluti. Con l’occasione vogliamo ricordarvi che, presso il nostro studio medico, sito in Via Trionfale 79/a, è possibile effettuare un Check-Up geriatrico, per la valutazione obiettiva dell’organismo ed in particolare dei seguenti parametri: • esami di laboratorio emato chimicimetabolici; • radiografia del torace; • esame elettrocardiografico; • ecografia addome e pelvi; • esame dell’udito; • controllo della vista computerizzato. Vi informiamo inoltre è stato attivato presso il nostro studio il servizio di Dermatologia, gestito dalla dott.ssa Manuela Carolla, specialista in Dermatologia e Medicina Estetica, che si avvale anche di un moderno dermatoscopio per effettuare l’esame di epiluminescenza. Qui di seguito una sua appassionata descrizione delle applicazioni della branca dermatologica. Nelle foto, a fianco la dott.ssa Manuela Carolla dall’alto a destra: sezione della cute, mappatura dei nei e dermatoscopio

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La cute è uno specchio che riflette una grande varietà di anomalie fisiche e psichiche. In pochi lo sanno, ma è proprio attraverso le prime manifestazioni cutanee di molte malattie che è possibile effettuare diagnosi precoci ed intervenire con terapie adeguate. In questi casi quindi diventa fondamentale il ruolo del dermatologo, che riesce a curare in tempo patologie che, altrimenti, si svilupperebbero indisturbate. Per fare qualche esempio: sulla base di manifestazioni esterne si può individuare il morbo celiaco che dà origine alla Dermatite erpetiforme di During o, talvolta, all’alopecia areata. La gastrite causata da Helicobacter Pylori è segnalata invece da un’acne rosacea. Orticaria cronica e vitiligine spesso si associano ad una tiroidite autoimmune; mentre un prurito diffuso, in assenza di altre manifestazioni cutanee, può essere la spia di un linfoma di Hodgkin, di una neoplasia viscerale, di un’insufficienza epatica o renale o ancora di una parassitosi intestinale. Solo per dare un’idea, è sempre il dermatologo che scopre polipi intestinali e lupus. C’è inoltre un altro nemico che una visita dermatologica può sconfiggere: il melanoma. In Italia come in Europa ha un’incidenza che va dai 5 agli 8 casi ogni 100.000 abitanti. I rischi di un melanoma sono genetici ed ambientali. Le persone con un elevato numero di nei, con la pelle particolarmente chiara, capelli biondi o rossi, hanno una maggiore probabilità di sviluppare tale neoplasia. Se a questo poi si aggiungono le ustioni solari, tipiche del periodo estivo o verificatesi in occasione di viaggi ai tropici durante la stagione invernale, tale rischio aumenta notevolmente. Anche in questo caso la prevenzione è l’arma vincente: di qui la necessità di una corretta fotoprotezione e di sottoporsi pe-

riodicamente a controlli ambulatoriali approfonditi dei nei già esistenti, al fine di individuare ed asportare quelli sospetti. Molto importante è anche l’autovalutazione, ma da soli si possono controllare solo i nei di gambe, braccia, torace e addome, mentre la parte posteriore del corpo ha bisogno di un occhio esterno. Tali difficoltà possono essere superate grazie alla “mappatura” dei nei o “epiluminescenza”, una metodica non invasiva eseguita mediante uno specifico strumento chiamato “dermatoscopio” che, collegato ad una fotocamera digitale, consente di scrutare ogni centimetro di pelle fin negli strati profondi, registrando le caratteristiche di ciascuna lesione pigmentata e consentendo l’individuazione di strutture e segni, invisibili ad occhio nudo. ✦

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Davide Caldirola

CONFESSIONI DI UN PRETE SAN PAOLO Edizioni pagg. 156 - euro 12,00 n fondo chi sa davvero cosa pensa un prete? Una confessione a cuore aperto, per credenti e non credenti. Incontri quotidiani, curiosi a volte ma anche profondi e rivelatori; un prete tra la gente, che si muove tra le bancarelle del mercato del suo quartiere e parla con le persone più volentieri in casa che dal pulpito: il ritratto di un tempo difficile, nel quale non può però venir meno la speranza. Confessione di un sacerdote a credenti e non credenti, scritta con il cuore in mano e con la volontà di dialogare e ricordare, come lo stesso anno sacerdotale indica, che il prete è servitore della gioia, fratello della speranza in tempi non facili, in cui le tematiche dell’educazione, del futuro della nostra civiltà, di una politica sempre più lontana, di una scienza polemica”con la fede impongono a tutti un esame di coscienza su quale umanità vogliamo essere. J. Austen - S. Grahame-smith

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È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di altro cervello. Così inizia Orgoglio e pregiudizio e zombie, versione fedelmente aggiornata del celeberrimo (e amatissimo) capolavoro di Jane Austen, grazie a numerose scene inedite in cui, a farla da protagonisti, sono appunto gli zombie. Pubblicato da una piccola casa editrice americana, questo romanzo ha suscitato l’entusiasmo sia dei neofiti sia dei più fanatici ammiratori della Austen, scalando in breve tempo tutte le classifiche di vendita e imponendosi come il fenomeno editoriale dell’anno. E il motivo di un successo tanto clamoroso è semplice: al fascino di una storia d’amore senza tempo, si aggiunge il divertimento di una lotta senza esclusione di colpi contro l’orribile flagello che si è abbattuto sull’Inghilterra, arrivando fino al tranquillo villaggio di Meryton, dove l’indomita Elizabeth Bennet, insieme con le sue sorelle, è impegnata a contrastare orde di famelici morti viventi. Un ruolo che le calza a pennello, almeno finché non arriva il bello e scontroso Mr Darcy a distrarla... Pieno di romanticismo e avventura, di cuori infranti e cadaveri affamati, di argute schermaglie e duelli all’arma bianca, Orgoglio e pregiudizio e zombie trasforma una pietra miliare della letteratura mondiale in un libro che si ha, finalmente, davvero voglia di leggere. O che non si vede l’ora di rileggere. Graziano Versace

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Sullo sfondo di una Calabria ferita dalle faide, un’amicizia incrollabile nata attorno alla passione per il cinema. Un romanzo evocativo ed emozionate che fa pensare alle at-

mosfere di Nuovo cinema Paradiso e di Io non ho paura. Daniele Gerace e Cesco Deleo sono due ragazzi di dodici anni che vivono a Taurianova in provincia di Reggio Calabria. Daniele è arrivato da poco dall’Australia; Cesco ha sempre vissuto a Taurianova. Tra i due nasce subito una grande amicizia, avvalorata dalla passione comune per il cinema che presto si traduce in una serie di sottrazioni più o meno indebite di locandine cinematografiche. L’arrivo di un nuovo proiezionista, Pepé Mandraffì, li costringe però a essere più prudenti. Mandraffì si rivela inoltre un fine intenditore di film. Conosce tutto sul mondo dorato del cinema, e Cesco e Daniele rimangono letteralmente affascinati dai racconti dell’uomo, chissà se veri o immaginari. Ma l’amicizia tra Cesco e Daniele viene messa a dura prova dalla recrudescenza di una faida ormai decennale nella quale è implicata anche la famiglia di Cesco. Suo padre viene ucciso in un agguato e per il ragazzo comincia un periodo difficile, dal quale riesce a uscirne solo grazie a Daniele. K. Kurtz e D. T. Harris

IL TEMPIO E LA CORONA NORD Edizioni pagg. 512 - euro 19,00 Anno Domini 1306. Grazie all’aiuto di Arnault de Saint Clair e del suo giovane allievo Torquil Lennox, Robert Bruce è stato incoronato re sulla Pietra del Destino, il trono mistico che legittima il potere dei sovrani di Scozia. Ma nuove minacce si stagliano all’orizzonte: mentre, dall’Inghilterra, Edoardo Plantageneto invia un’armata per sottomettere gli scozzesi, in Francia un oscuro nemico trama contro i Templari e i loro alleati. La Decuria, una

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a cura di Erremme

setta esoterica legata alle forze delle Tenebre, è infatti riuscita a infiltrare le proprie spie nella corte inglese per potersi impossessare della Pietra e impedire così ai cavalieri di edificare in Scozia il Quinto Tempio, la nuova sede dell’Ordine. E anche in patria i Templari vivono giorni d’angoscia: Filippo il Bello ha stretto un patto con papa Clemente V allo scopo di sciogliere la confraternita, diventata tanto ricca e influente da minacciare gli equilibri politici europei. Perciò, quando l’esercito inglese ottiene una serie di schiaccianti vittorie che obbligano Bruce a fuggire sull’isola di Iona, i Templari devono affi-

dare la loro sorte alle abilità e al coraggio di Arnault. Toccherà a lui affrontare un lungo e pericoloso viaggio verso Gerusalemme per recuperare la sacra reliquia che potrebbe salvare l’Ordine e il regno di Scozia dalla distruzione... Augusto Cavadi

IL DIO DEI MAFIOSI SAN PAOLO Edizioni pagg. 244 - euro 18,00 Come può la maggioranza dei mafiosi dirsi cattolica e frequentare le chiese? Qualcosa certamente non funziona: o nella loro testa o nella teologia cattolica. O in tutte e due. Come è possibile che una società a stragrande maggioranza cattolica partorisca

Cosa nostra e stidde, ’ndrangheta, camorra e Sacra corona unita? Un interrogativo del genere ne coinvolge, a valanga, molti altri. Impegnativi e impertinenti. E questo potrebbe spiegare perché lo si è posto assai raramente. Per rispondere, l’autore ha enucleato i tratti essenziali della teologia dei mafiosi; ha scoperto preoccupanti rassomiglianze con la teologia cattolico-mediterranea; ha delineato, per sommi capi, una teologia critica oggettivamente alternativa rispetto alla visione teologica mafiosa. Questo percorso intellettuale affronta gli aspetti culturali di un fenomeno complesso come la mafia e si rivela utile per ampliare l’analisi scientifica e per affinare le strategie di prevenzione e di contrasto. ✦

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ARGENTINA Un detenuto impicca la moglie in carcere Un detenuto che sta scontando una condanna a 20 anni per rapine e sequestri in Argentina ha impiccato sua moglie che era andata a trovarlo.Il corpo della donna è stato rinvenuto senza vita in bagno nel carcere di Marcos Paz, alle porte della capitale Buenos Aires, secondo quanto riferito da fonti dell’Spf, il servizio penitenziario federale. E’ stata aperta un’inchiesta per accertare il movente dell’omicidio della donna, madre di una bimba di appena 45 giorni, nel bagno della sala visite.

buone idee? Quanti detenuti saranno coinvolti?» chiede l’Osservatorio internazionale delle prigioni. Per il momento, la situazione resta drammatica. Francia: ex detenuto farà carceri umane Parigi ha scelto un ex detenuto per guidare una missione che renda più umane le sue prigioni. E’ Pierre Botton, ex uomo d’affari. Negli anni Novanta fu uno dei detenuti più mediatici di Francia, finito in prigione per ricettazione. E’ stata lo stesso Ministro della Giustizia, Michele Alliot-Marie, ad affidargli l’incarico. Ma la cosa lascia perplessi alcuni media francesi. Botton ha passato 20 mesi dietro le sbarre in ben sette prigioni diverse.

FRANCIA

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Triste record: Francia al primo posto per i suicidi in carcere Nel 2009, ci sono stati 115 suicidi nelle carceri francesi, numero che sale a 122 se si addizionano i casi di chi si è dato la morte mentre era in permesso di uscita oppure subiva una forma alternativa, come il braccialetto elettronico. Nel 2008, i suicidi erano stati 108. Il tasso di suicidi in carcere si è moltiplicato per cinque dagli anni ’60 a oggi. La Francia è al primo posto in Europa in questa poco democratica statistica. La Cgt spiega questa situazione con la sovrappopolazione, la mancanza di personale (di sorveglianza, ma anche medici e lavoratori sociali) e l’eccesso di misure controproducenti che mirano a ridurre questo tasso. Per esempio, ormai ai carcerati francesi viene consegnato un kit di protezione che dovrebbe rendere più difficile il passare all’atto: materasso anti-fuoco, lenzuola che non si strappano, pigiama di carta. Invece, dicono alla Cgt, non viene fatto nulla per ridare la voglia di vivere a chi si trova messo a confronto con la violenza della detenzione. Un quarto dei suicidi è concentrato nei primi due mesi di carcerazione. Il Ministro della Giustizia, Michèle AllliotMarie, ha promesso di intervenire. Entro il 2017 ci saranno 68mila posti nei carceri francesi, suddivisi in una sessantina di istituti, che non dovrebbero più superare i 700 detenuti. Alliot-Marie ha ripromesso anche quest’anno la generalizzazione delle celle individuali. E assicura che tra qualche anno verranno proposte «cinque ore di attività giornaliere» ad ogni detenuto. «Quali mezzi veranno dedicati a queste

SVIZZERA Diramate le statistiche, le carceri scoppiano L’Ufficio federale di statistica ha diramato un comunicato stampa in cui viene segnalato un incremento del numero di detenuti rinchiusi nelle strutture carcerarie dell’intera Confederazione. Secondo i dati raccolti, le persone private della libertà nel settembre 2009 erano 6084, il secondo livello più elevato dal 1999 (il 31% in detenzione preventiva, il 59% sottoposto all’esecuzione di pene e misure, il 7% a misure coercitive ai sensi della legge sugli stranieri e il 3% per altri motivi diversi). Il tasso medio d’occupazione degli spazi era del 91%, ossia di ben 5 punti superiore al 2008. Questa realtà è stata registrata particolarmente elevata nei Cantoni della Svizzera latina, dove si è raggiunto il 100% della disponibilità, con alcune carceri che hanno registrato addirittura una sovraoccupazione. Il Dipartimento delle istituzioni svela qualche cifra relativa alla specifica situazione del Ticino. Che non appare dissimile rispetto alle medie svizzere, e certo collima con quella registrata in Romandia. Se da tempo ormai si constata un’alta occupazione del carcere giudiziario (La Farera) e di quello penale (La Stampa e Lo Stampino), il 2009 si è rivelato da questo punto di vista più difficile. Il 1° gennaio 2009 c’erano 148 detenuti alla Stampa, mentre il 31 dicembre se ne contavano 156 (8 in più). Nella struttura della Farera il 1° gennaio 2009 c’erano 33 detenuti, il 31 dicembre ben 53 (20 in più). Da sottolineare è il fatto che, contrariamente a quanto è sempre avvenuto nel passato, stavolta non c’è stata flessione alcuna durante il periodo delle festività natalizie. Le giornate totali di

carcerazione alla Stampa e allo Stampino sono state complessivamente 53.912 nel 2008, 55.345 nel 2009 (con un incremento dunque di 1433 giornate). A ciò si deve aggiungere che alla Farera queste giornate sono state 15.054 nel 2008 e 16.968 nel 2009 (con un aumento di 1914 giornate). Il quadro tracciato coincide di fatto con un’occupazione pressoché completa delle strutture, cosa suscettibile di creare problemi di gestione, che fortunatamente non si sono verificati nel corso dello scorso anno. Anche il Ticino, dunque, riflette l’evoluzione negativa riscontrata nell’intero Paese. Il Dipartimento sta dunque studiando le misure che si ritengono idonee per migliorare o perlomeno alleggerire la pressione che oggi viene esercitata sulle nostre strutture carcerarie. «Una situazione per far fronte all’’emergenza - dice a Radio3 il direttore delle carceri ticinesi Fabrizio Comandini - potrebbe essere la posa di 19 letti a castello, così da aumentare la capacità della Farera».

USA Droga e proibizione. Il sistema Usa scoppia Secondo l’autorevole recensore di tre opere sul sistema giudiziario e penitenziario statunitense, i falchi della repressione stanno oramai pensando a una cauta ritirata strategica. Qualche dato: negli Usa finiscono in carcere 80 detentori di droga contro soli 20 spacciatori, il che è la causa prima del fenomenale aumento della popolazione carceraria - dal 1975 a oggi di ben sette volte, con un’impennata dopo la dichiarazione reaganiana di guerra alle droghe nel 1982 -. Con il dilagare da uno Stato all’altro di leggi tre colpi e sei fuori gioco, alla terza condanna, anche solo per un paio di canne, per il furto di un trancio di pizza, per un insulto a un poliziotto che senza motivo ti sta massacrando, si va all’ergastolo. La crescente discriminazione a danno dei soggetti delle minoranze sfavorite ha elevato a otto volte la probabilità di un afroamericano di finire in carcere rispetto a quella di un bianco; e per buona giunta, il primo sconta per un piccolo reato, come la semplice detenzione di droga, una condanna mediamente altrettanto lunga quanto quella di un bianco per un reato di grave violenza, una disparità di trattamento che stride sempre di più dopo il successo di Obama. E ancora: sono stati in gran parte abbandonati o ridimensionati i programmi per i de-

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fonte: www.pianetacarcere.itw

tenuti di educazione e riabilitazione, di assistenza post-scarcerazione, il che ha fatto esplodere il tasso di recidivismo. Ovviamente, più se ne ingabbiano - la popolazione carceraria è arrivata a quota 2.300.000; in proporzione in Italia sarebbero oltre 450mila, anziché soltanto 65mila circa - e più se ne devono prima o poi liberare. Quindi si prevede che dei 700mila scarcerati nel 2009 ben 490mila torneranno all’ovile entro tre anni. Crisi aiutando, a questo punto molti Stati sono alla canna del gas. Non riescono più a sostenere l’escalation delle spese per i Corpi di Polizia, i tribunali, le carceri (se ne apre una nuova ogni settimana e un detenuto costa più di uno studente in una buona università). Quindi si è già avviato qua e là un cauto alleggerimento delle leggi penali, una depenalizzazione dell’uso di cannabis su ricetta medica, una proliferazione di corti di giustizia ad hoc, per favorire le pene alternative al carcere collegate a programmi di cura e riabilitazione, pur risparmiosamente in via di rilancio. Si ingrossa la schiera dei potenti Schwarzenegger in testa - che chiedono a gran voce la legalizzazione e tassazione delle droghe leggere, per sfoltire le carceri e salvarsi dalla bancarotta. Infine, Obama ha mosso alcuni primi e significativi passi per porre fine alla war on drugs. Sul piano psico-socio-antropologico, il giurista Cole spiega chiaramente come la penalizzazione delle infrazioni minori, e in particolare quella della semplice detenzione di droga, insieme alla feroce persecuzione dei soggetti deboli, sospinge un numero sempre crescente di cittadini a perdere fiducia nella legittimità ed equità del sistema giustizia: una china fortemente scivolosa, poiché quanto più scende il livello di fiducia nella giustizia, tanto più cresce la frequenza e gravità dei reati. Altrettanto ben dimostrato è che gli investimenti nelle misure alternative al carcere, in quelle a favore degli ex detenuti (educazione, lavoro, casa), in quelle mirate ad abbattere le discriminazioni e lo stigma che li emarginano, recano benefici anche economici assai maggiori che non le spese a perdere per la repressione: e non solo per la riduzione dei tassi di recidivismo, ma anche per il ripristino della produttività delle persone. Ma diciamolo chiaramente: il proibizionismo serve ormai troppi interessi illegali e legali tra loro strettamente intrecciati, come dimostra un semplice esempio. Un taglio dei profitti dei narcos colombiani, quindi il blocco del flusso di denaro sporco verso le banche della Florida, ridurrebbe di circa il 20% il Pil di quello Stato.

BRASILE Ribellione carcere, 3 morti 6 agenti sequestrati Tre detenuti morti: è il bilancio di una ribellione scoppiata in un carcere di Curitiba, in Brasile. Almeno 6 agenti penitenziari sono stati presi in ostaggio dei rivoltosi. «Il penitenziario è una bomba per il sovraffollamento di detenuti- ha detto il portavoce della Pubblica Sicurezza dello stato del Paranà - E’ bastato togliere una parte degli agenti per le ferie estive e la rivolta è scoppiata». Il carcere ospita 1.700 detenuti, in uno spazio per 500.

LIBIA In Libia amnistia per i detenuti che imparano a memoria il Corano In Libia imparare i versetti del Corano a memoria potrebbe diventare presto la via di uscita anticipata dal carcere a beneficio dei detenuti comuni. Non è ancora realtà, ma la proposta è al vaglio del Consiglio Supremo di giustizia, l’organo che esercita il potere giudiziario nel paese del Colonnello Muammar Gheddafi. Una misura che potrebbe diventare un sistema alternativo di uscita anticipata dal carcere. La Libia sta conducendo da tempo una politica di amnistie, anche di detenuti ex terroristi. Meccanismi che hanno portato allo svuotamento di alcune storiche carceri. La decisione di includere nell’amnistia «anche le persone che imparano a memoria il Corano», come si legge oggi sul quotidiano arabo on line Al Manara, e quindi di introdurre lo studio del libro sacro per i musulmani come metodo di riabilitazione per i detenuti, farà parte delle disposizioni soggette a ratifica del Consiglio Supremo, la cui prima riunione ordinaria per l’anno 2010 è stata diretta dallo stesso Ministro della Giustizia, Mustapha Abdul Jalil. Il metodo della riabilitazione dei detenuti, che passa attraverso lo studio del Corano, è stato già applicato ai prigionieri rilasciati lo scorso ottobre, circa un centinaio, tutti ex appartenenti al Gruppo Combattente Libico Islamico (Lifg), legato ad Al Qaida, e al Gruppo cosiddetto Jihad. Gli ex miliziani islamici, sotto gli auspici della Fondazione Gheddafi, hanno trascorso due anni studiano il corano e rivedendo le loro convinzioni politiche. I prigionieri, che hanno aderito al programma di riabilitazione attraverso lo studio del testo sacro e che erano tutti detenuti da più di dieci anni nel carcere Fellah

di Tripoli, nel quartiere Abu Slim, rappresentavano il terzo gruppo di detenuti islamici liberati in Libia negli ultimi due anni. La proposta di questi giorni, cioè liberare chi studia il Corano, fa seguito alla fase di amnistie e rilasci che sono iniziati in concomitanza con i festeggiamenti per il quarantesimo anniversario del leader Gheddafi al potere. Lo scorso primo settembre è infatti passata la decisione di dare la grazia a 1.273 detenuti e di sostituire la pena di morte con l’ergastolo per tutti coloro che erano stati condannati alla massima pena prima del primo settembre.

INGHILTERRA Governo cerca neolaureati, per dirigere carceri Diventare direttore di un carcere non è di solito in cima ai desideri di un neolaureato. Il governo britannico ha però deciso di varare un progetto pilota per invogliare i giovani a scegliere questo tipo di carriera. D’altra parte la paga, visto i tempi di crisi, non è affatto male: 22 mila sterline l’anno al primo impiego e scatto a 30 mila dopo 1218 mesi. Bastano otto settimane di corso per iniziare il lavoro sul campo nelle prigioni di sua Maestà e poco più di un anno per arrivare a posizioni dirigenziali. Un percorso accelerato che vuole colmare il divario generazionale che al momento affligge il sistema carcerario britannico. «Stiamo cercando persone che abbiano il giusto potenziale per ricoprire ruoli chiave nelle prigioni del Regno Unito e che col tempo possano diventare direttori o vicedirettori», ha spiegato all’Independent Jim Heavens, capo del settore risorse umane del National Offender Management Service. «Non è un lavoro adatto a tutti ma è perfetto per coloro che sono alla ricerca di sfide». I tirocinanti dovranno lavorare in istituti di vario tipo - carceri minorili, maschili, femminili, di sicurezza - e poi avranno la possibilità di fare esperienza presso il Probation Service, dipartimento che si occupa di gestire la libertà vigilata dei detenuti. Se si includono i costi dell’addestramento il governo investirà nell’arco di tre anni 100 mila sterline per ognuno dei 12 candidati ammessi al programma. Circa l’80% dei partecipanti - se si guarda ai numeri di esperienze passate - trovano un impiego stabile nel sistema carcerario britannico. E, visto che circa la metà degli attuali direttori di prigione proviene da programmi simili, le prospettive di far carriera sembrano quasi assicurate. ✦

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Lettera al Manifesto entile Direttore de il Manifesto, ho appena appreso da una notizia Ansa, che il Manifesto e l’Associazione Antigone hanno chiesto al Ministro della Giustizia che anche i giornalisti siano autorizzati all’ingresso in carcere. Sono pienamente d’accordo su questa proposta e spero che venga accolta in tempi brevissimi. Auspico che il SAPPe - Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria maggiormente rappresentativo del Corpo spinga questa proposta per rendere il carcere trasparente e sgombrare dal campo tutti i dubbi che ultimamente sono stati posti sul trattamento dei reclusi e sulle morti sospette da certi giornalisti.

Finalmente qualcuno veda l’emergenza che quotidianamente affrontano gli appartenenti al Corpo negli Istituti di pena del nostro paese, quasi 45.000 tra uomini e donne per un sovraffollamento delle carceri con 65.000 detenuti reclusi, oltre gli altri molteplici servizi istituzionali di competenza della Polizia Penitenziaria. Mi auguro che questo avvenga nel più breve tempo possibile anche perche non è più tollerabile che certi organi di informazione negli ultimi tempi hanno giocato al massacro dell’onorabilità della Polizia Penitenziaria e dei suoi appartenenti, una crociata mediatica che ha disconosciuto il ruolo altamente svolto dagli appartenenti al Corpo che ogni giorno con grandi sacrifici garantisce l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari. Finalmente si parlerà anche di tutti i casi

di tentati suicidi che vengono sventati giornalmente dagli agenti nelle sezioni detentive e delle aggressioni subite dal personale da detenuti pericolosissimi. Finalmente toccherete con mano la realtà del pianeta carcere, qualche giornalista si sentirà anche in dovere di rettificare tutte le notizie distorte che hanno creato sospetti e danni in termini di immagine alla Polizia Penitenziaria, accuse gratuite che ci sono state rivolte e che non ci meritiamo per l’impegno che profondiamo nel nostro lavoro ogni giorno per far funzionare al meglio gli istituti di pena del paese. Nell’occasione Le porgo i più Cordiali saluti. Paolo Spano Poliziotto Penitenziario Vice Segretario Provinciale SAPPe Cagliari

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

IONTA INCITA L’ASTREA

© 2010 Caputi & De Blasis

Ragazzi, l’importante non è vincere. L’importante è partecipare ...senza perdere nè pareggiare.

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