Polizia Penitenziaria - Settembre 2010 - n. 176

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Ucciardone: 170 anni e li dimostra tutti



Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

La Copertina Una veduta aerea del carcere Ucciardone di Palermo

ANNO XVII Numero 176 Settembre 2010

L’EDITORIALE Firmato il Contratto Nazionale di Lavoro

Direttore Responsabile Donato Capece

di Donato Capece

capece@sappe.it

IL PULPITO Ricorsi al T.A.R. gratis: chi paga le spese?

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis

di Giovanni B. De Blasis

deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini

IL COMMENTO Ferragosto in carcere

Capo Redattore Roberto Martinelli

di Roberto Martinelli

martinelli@sappe.it

Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale

REPORTAGE Ucciardone: 170 anni e li dimostra tutti Reportage sul carcere di Palermo

Redazione Politica Giovanni Battista Durante Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Web: www.poliziapenitenziaria.net Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

LE FIAMME AZZURRE On line da settembre il portale dell’Anppe a cura di Lionello Pascone

L’OSSERVATORIO POLITICO Il disegno di Legge Alfano al Senato di Giovanni Battista Durante

LO SPORT Ottavo titolo per Johnny Pellielo a cura di Lalì

Società Giustizia & Sicurezza” Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

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Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

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Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile

Firmato per senso di responsabilità

il contratto

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onostante tutto, le risorse stanziate restano insufficienti e la nostra firma nasce soprattutto dal senso di responsabilità che è giusto avere in un momento così delicato per l’economia nazionale e mondiale. Il 10 settembre 2010 abbiamo firmato al Dipartimento della Funzione Pubblica, il Contratto di lavoro delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, relativo agli anni 2008 e 2009. Abbiamo chiesto alla classe politica di avere lo stesso senso di responsabilità nei confronti delle Forze dell’Ordine e di chi rischia la vita quotidianamente per garantire la sicurezza, rispettando da oggi in poi gli impegni presi. Il vecchio contratto era scaduto nel 2007. Abbiamo raggiunto un’intesa con la parte governativa che prevede per il personale in divisa incrementi stipendiali a partire da circa 60 euro netti mensili per i ruoli base, oltre agli arretrati dal gennaio 2009. Il Governo si è impegnato a tramutare in legge gli ordini del giorno, approvati in estate contestualmente all’ultima manovra finanziaria, che contengono garanzie in materia di avanzamenti di carriera, assegni funzionali, riordino e previdenza complementare. A disposizione complessivamente 700 milioni per circa 500.000 operatori delle forze dell’ordine e delle forze armate, oltre a 100 milioni per la cosiddetta specificità della professione. Il Ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, al termine del tavolo per la firma del rinnovo economico per il

biennio 2008-2009, ha annunciato la firma dell’accordo che prevede un incremento medio di 100 euro pro capite al mese mentre per gli altri dipendenti pubblici l’aumento è stato inferiore, arrivando a circa 70 euro. «Le risorse - ha evidenziato - non sono mai bastevoli, ma il Governo ha preso un impegno serio. E’ stato anche sottoscritto l’impegno già preso dalle Camere con l’approvazione di due ordini del giorno relativi al comparto e contestuali alla manovra economica. Il prossimo Consiglio dei Ministri, la prossima settimana, dovrà approvare definitivamente l’accordo». Anche il Sottosegretario Mantovano si è espresso favorevolmente uscendo dalla riunione dicendo: «...E’ stata una condivisione sofferta che fa leva sul senso di responsabilità sia del Governo che delle Organizzazioni Sindacali. Certo, i tempi di ristrettezze coinvolgono tutti: ciascuno di noi avrebbe voluto maggiori risorse perchè il settore merita: Un settore che è in prima fila per la sicurezza di tutti gli italiani, ci auguriamo che non ci si fermi qua e che gli impegni presi su previdenza complementare e indennità possano essere mantenuti. Speriamo che nei prossimi giorni nel Consiglio dei Ministri possa essere preso qualche impegno concreto». All’incontro erano presenti anche i Sottosegretari alla Difesa Guido Crosetto, alla Giustizia Giacomo Caliendo ed il Viceministro all’Economia Giuseppe Vegas. ✦

l fenomeno dei ricorsi al Tribunale Amministrativo ha avuto fasi alterne nel nostro ambiente. Dopo un periodo iniziale di iperattività giurisdizionale di alcune organizzazioni sindacali, che ha provocato una fase di instabilità al Dap con l’annullamento di alcuni corsi e concorsi, sembrava ci fosse stato un ridimensionamento fisiologico di questo fenomeno. In questo ultimo periodo, invece, alcuni piccoli sindacati della Polizia Penitenziaria sono tornati a concentrarsi quasi a tempo pieno sui ricorsi giurisdizionali al TAR, proposti ai colleghi a costi agevolati e, talvolta, a costo zero (con il solo vincolo del patto di lite ovvero la cessione di una percentuale delle eventuali provvisionali all’avvocato che ha patrocinato la causa), a condizione dell’immediata iscrizione al sindacato. Ovviamente, considerata la strumentalità di questi ricorsi finalizzata all’iscrizione al sindacato, l’offerta aumenta smisuratamente nel periodo settembre/ottobre per evidenti esigenze di tesseramento. In altre parole, l’autunno è il periodo dei saldi per i ricorsi al TAR che vengono proposti per ogni plausibile sciocchezza che sia possibile argomentare in un ricorso giurisdizionale. In tal modo, a fianco di ricorsi amministrativi legittimi e sacrosanti, si materializzano alcune pretese improbabili (e talvolta assurde), che promettono il raddoppio o la triplicazione di varie indennità, fisse o accessorie, oppure l’estensione di retribuzioni particolari previste in alcuni comparti, contemplate da altri contratti collettivi, che abili avvocati riescono a sostenere con argomenti anche inverosimili e paradossali. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla richiesta di retroattività decennale, comprensiva della previsione di arretrati, anche nell’ordine di decine di migliaia di euro. Come già detto, il fenomeno del contenzioso amministrativo non è una novità nel panorama della Polizia Penitenziaria e non è una cosa nuova nemmeno il

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Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it Direttore Editoriale

fatto che alcuni sindacati del Corpo strumentalizzino i ricorsi al TAR per racimolare qualche tessera. Fino ad ora, tuttavia, avevamo preferito evitare l’argomento per sottrarci da inutili polemiche con chi, per ovvi motivi di convenienza, avrebbe sostenuto in ogni modo le proprie ragioni, fino a renderle verosimili con la conseguenza di sconcertare ancor di più i colleghi. Oggi, però, con l’entrata in vigore del Nuovo Codice del Processo Amministrativo (D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104), non possiamo non prendere posizione informando i colleghi di alcuni rischi che si correranno, d’ora in poi, nell’intraprendere ricorsi amministrativi che si dovessero rivelare infondati. Innanzitutto, una delle novità del nuovo codice, in vigore dal 16 settembre, è che non sarà più possibile presentare tutti i ricorsi amministrativi al TAR del Lazio, ma, secondo il principio della territorialità, ciascun ricorrente potrà adire solamente il TAR laddove si trova la sede di lavoro. Ma la novità più importante e che maggiormente ci riguarda è quella relativa alle spese di giudizio. La nuova disciplina in tema di spese è stata mutuata dal codice di procedura civile con l’espresso richiamo agli artt. 91 – 97 del c.p.c. E’ stata confermata, cioè, la regola secondo cui le spese seguono la soccombenza (cioè chi perde paga). Pertanto, come è facile intuire, l’intento della nuova procedura in tema di spese è quello di evitare istanze manifestamente infondate o inutili aggravi procedimentali. Vieppiù, diventano applicabili al processo amministrativo anche le ipotesi di responsabilità aggravata che prevedono la condanna al risarcimento del danno, oltre che delle spese, qualora la parte abbia agito o resistito in giudizio in malafede o con colpa grave o nel caso in cui la parte che abbia ottenuto un provvedimento cautelare risulti soccombente per l’inesistenza del diritto e non abbia

Ricorsi al TAR gratis: CHI PAGA LE SPESE PROCESSUALI E I DANNI IN CASO DI CONDANNA? agito con la normale prudenza. Anche chi propone un’istanza cautelare deve considerare il rischio di essere condannato alle spese della fase cautelare, potrebbe dover prestare cauzione in caso di accoglimento da cui derivino effetti irreversibili e potrebbe essere chiamato a dover risarcire il danno se non ha agito con la normale prudenza. Oltremodo, il Giudice Amministrativo può condannare, anche d’ufficio, la parte soccombente al pagamento di una somma equitativamente determinata a favore della parte vincitrice qualora la decisione sia fondata su ragioni manifeste o su orientamenti giurisprudenziali consolidati. Per questi motivi, è opportuno che ognuno tenga bene in conto il rischio di dover pagare di tasca propria migliaia di euro, tra rimborsi delle spese di giustizia, risarcimento del danno e provvisionali, in caso di perdita del ricorso. Ed è indispensabile prestare attenzione a quei ricorsi al TAR in saldo che vengono proposti gratis da certi sindacalisti (in cambio della tessera sindacale) perché potrebbero ritorcersi contro il proponente con notevole esborso economico (per il quale non potrà subentrare ne il Sindacato che lo ha proposto ne l’Avvocato che lo ha preparato). E’ necessario che ognuno valuti bene i contenuti dei ri-

corsi prima di firmare il mandato ad un avvocato perché, una volta presentato il ricorso, è il ricorrente che si assume tutte le responsabilità processuali a titolo personale. Non si deve perdere di vista il fatto che i ricorsi amministrativi sono una cosa seria, un diritto costituzionale posto a tutela dei diritti soggettivi dei cittadini e per questo da utilizzare e proporre con serietà, attenzione e competenza professionale. Noi continueremo (come abbiamo sempre fatto) a valutare attentamente, caso per caso, la materia del contendere e a proporre ai nostri colleghi soltanto quei ricorsi giurisdizionali che riteniamo manifestamente fondati o, comunque, che abbiano una ragionevole percentuale di possibilità di successo e che, soprattutto, escludano la mancanza della normale prudenza. ✦

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La sede del TAR del Lazio a Roma

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Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

Ferragosto in carcere: quel filo sottile tra sensibilità e ipocrisia

Visita in carcere

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E’ il numero dei detenuti che erano presenti il 22 settembre scorso nelle oltre 200 carceri italiane. E’ il numero più alto mai registrato nella storia del Paese. Tutte le Regioni italiane hanno abbondantemente superato la capienza regolamentare, quella cioè per si è stimato che un carcere possa funzionare correttamente seguendo i dettemi della nostra Costituzione. Da tempo il SAPPE sta perseguendo una campagna di diffusione di questi dati per far conoscere all’opinione pubblica la reale situazione che migliaia di Poliziotti Penitenziari sono costretti a fronteggiare 24 ore al giorno. Ed è principalmente solo grazie alla professionalità e al senso dello Stato che hanno le migliaia di poliziotti penitenziari - carenti in organico di più di 6mila unità - che si riescono a contenere i disagi e le proteste delle quasi 69 mila persone detenute. Il settore penitenziario è l’ultima fase di un processo di politiche sulla giustizia. Se questo settore è al collasso, come i dati dimostrano ampiamente, significa che qualunque provvedimento a monte verrà avvertito in carcere solo dopo alcuni mesi. Non ha prodotto, ad esempio, alcun provvedimento o effetto deflattivo lo stato di emergenza nazionale delle carceri proclamato con un decreto del Governo il 13 gennaio 2010. La situazione oggi è tale che la Polizia Penitenziaria ha dato

fondo a tutte le risorse e a tutti i sacrifici. Se la politica non interverrà al più presto è certo che il prezzo più alto lo pagheranno le migliaia di appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria e le loro famiglie. I politici che hanno dato bella mostra del loro interessament” ai problemi del carcere in occasione dello scorso Ferragosto hanno l’obbligo politico e morale di trovare al più presto una soluzione, magari ascoltando anche le proposte di chi, come la Polizia Penitenziaria, in carcere ci lavora 24 ore al giorno 356 giorni l’anno.

Ne hanno l’obbligo per non confermare quello che molti pensano e che l’ex magistrato di Sorveglianza Alberto Marcheselli ha scritto su Il Giornale: e cioè che gli ipocriti dell’emergenza carceri protestano solo d’estate… A più di un mese da quelle visite, infatti, non abbiamo visto nulla di concreto. E nulla di concreto era stato fatto dopo l’analogo Ferragosto in carcere dello scorso anno. Abbiamo assistito alle solite denunce di una situazione insostenibile per i detenuti e qualche interrogazione parlamentare, ma se questo è l’unico risultato di una

mobilitazione che ha avuto ampia visibilità mediatica, allora era meglio evitare quella passerella di celebrità, che ha generato molte aspettative nei confronti delle persone detenute e che ha sfruttato ancora di più il lavoro della Polizia Penitenziaria chiamata ad un lavoro straordinario che non è nemmeno più pagato. Qualche ulteriore considerazione la merita proprio l’happening di Ferragosto ideato dai Radicali (ma che in realtà vede i politici in visita nei penitenziari nei giorni immediatamente precedenti il 15 agosto, perchè è notorio che il 16 di agosto i giornali non escono...). Sono stati quasi 200 i parlamentari e consiglieri regionali che quest’anno hanno visitato le carceri per toccare con mano la tensione ed il malessere che serpeggia nei penitenziari a causa del sovraffollamento dei detenuti e della carenza di Poliziotti Penitenziari, ma ci dispiace sottolineare il fatto che siamo quasi certi come una buona azione che dovrebbe servire a sensibilizzare il Palazzo e gli Enti locali sulla preoccupante situazione di sovraffollamento che si vive nelle carceri (come peraltro accaduto già lo scorso anno) si sia in realtà tramutata in una inutile ed ipocrita passerella mediatica, occasione in cui ci si è stracciati le vesti per qualche minuto davanti alle telecamere e taccuini. Bisogna avere il coraggio di dire basta a chi vorrebbe confinare e relegare nella terra sconosciuta del penitenziario tutte le contraddizioni di una classe politica che promette alla gente più sicurezza ma dimentica colpevolmente le donne e gli

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uomini della Polizia Penitenziaria che lavorano quotidianamente in prima linea nelle carceri italiane con mille difficoltà e gravemente sotto organico. Quando nel 2009 i radicali fecero propria una iniziativa che il SAPPE sollecitava dal 2000 (e cioè coinvolgere le Istituzioni a solidarizzare con le donne e gli uomini del Corpo almeno nel giorno tradizionalmente dedicato alle ferie estive, e cioè a Ferragosto) il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria la salutò con grande interesse, poiché tanta era la speranza di portare alla ribalta un mondo che viene sistematicamente censurato e dimenticato. Invece dopo un anno siamo in una situazione più drammatica e nessuno fa nulla, nonostante le tante promesse, i buon intendimenti ed i fiumi di inchiostro versati. Già lo scorso anno rivolgemmo ai tanti rappresentanti dei cittadini che recarono in visita lo scorso Ferragosto in carcere l’invito e il monito a non sottovalutare la portata storica del loro gesto. Ricordammo che il Corpo di Polizia Penitenziaria ha mantenuto (e mantiene) l’ordine e la sicurezza negli oltre 200 penitenziari nazionali a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato nonostante vessati da continue umiliazioni ed aggressioni, da parte di una popolazione detenuta esasperata dal sovraffollamento e da politiche repressive che non hanno avuto il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale, di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti, su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro, siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso, per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione. Dicemmo, ancora, che l’intero Corpo di Polizia Penitenziaria era allo stremo e

Nelle foto immagini di interni carcerari

che per questo, per le aspettative generate dalla risonanza mediatica che raggiunse l’iniziativa delle visite in carcere dei Parlamentari e degli Eletti negli Enti locali rischiava di trasformarsi in un gigantesco boomerang se non si sarebbe tradotta in iniziative concrete sia da parte dell’Esecutivo che della Sovrana attività Parlamentare. Ma non è cambiato nulla, ora come allora. Forse perché, proprio come ha scritto Marcheselli su Il Giornale, i commenti di chi ha visitato le carceri nei giorni estivi si sono spessi ridotti ad es-

risolve per legge, punitiva o premiale che sia, più che per magia. L’edilizia penitenziaria è una risposta logica, ma trascura di domandarsi se non sia più produttivo ed economico migliorare controlli e supporti delle misure alternative. Analisi impossibile, per ragioni che è forse malizioso indagare: in Italia non esiste alcuno studio nazionale, consolidato e scientifico, del fenomeno della recidiva. Non vale però la pena di affannarsi troppo: a settembre ricominciano attività parlamentare e processi vip e, diceva Fabrizio de André, dopo esserci indignati e impegnati, po-

sere «slogan vuoti e improvvidi destinati alla fine triste degli ombrelloni a fine estate.» Ed ha ragione anche quando scrive che «i condannati fuori sono più dei detenuti in carcere. In carcere stanno moltissimi poveracci, ma ciò non dipende dal codice, ma dall’assenza di supporti (casa, lavoro) che escludano la recidiva. Il degrado, dove c’è, non si

tremo gettare la spugna con gran dignità.» Io voglio pensare che non abbiamo una classe politica così cinicamente assente e indifferente ai problemi penitenziari e auspico che coloro i quali hanno potuto rendersi conto dal vivo cosa significhi vivere e lavorare in carcere si impegnino davvero per trovare una soluzione al sovraffollamento.Il tempo sarà testimone. ✦

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Ucciardone:170 anni e li dimostra tutti

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a realizzazione del carcere dell’Ucciardone fu assai lunga e complessa e l’iter burocratico ebbe praticamente inizio ben 28 anni prima dell’inaugurazione della struttura, che avvenne l’11 aprile 1840, quando 399 detenuti vennero definitivamente tradotti dal carcere della Vicaria, ormai in pessime condizioni strutturali che igienico sanitarie, alla Grandi Prigioni Centrali o Vicaria Nova (così veniva chiamato inizialmente l’Ucciardone dai Borboni). Il nuovo carcere venne edificato fuori dalla cinta muraria della Città di Palermo, verso Monte Pellegrino , in una località che al tempo della dominazione Angioina era coltivata a cardi spinosi per il pascolo dei bovini. I francesi chiamavano quei cardi Les Chardons; il popolo palermitano s’impadronì del termine, lo corruppe e chiamò quel luogo Lu Sciarduni, per arrivare finalmente a L’Ucciardone denominazione che è rimasta ed è entrata nella nomenclatura stradale della città di Palermo. Le Grandi Prigioni vennero considerate, all’epoca, una delle più avanzate strutture carcerarie d’Europa, paragonabili soltanto alle carceri di Filadelfia (U.S.A.). Il criterio di costruzione dell’Ucciardone, infatti, si ispirava alle nuove concezioni che si andavano affermando nel campo del diritto penale (Cesare Beccaria, Filippo Volpicella, ma anche del giurista palermitano Tommaso Natale). La pietra necessaria per costruire il maestoso edificio fu cavata dalla tenuta Terre Rosse appartenente ai Baroni Lanza di Trabia. Gli enormi buchi, furono successivamente trasformati in un giardino all’inglese che è ancor oggi uno degli angoli più belli di Palermo. Nel Bagno di Espiazione delle Grandi Prigioni di Palermo venne assegnato il se-

Reportage sul carcere borbonico di Palermo

Delenda Ucciardone! Il mio amico Commissario Ultimo (in graduatoria) mi parla sempre dei colleghi dell’Ucciardone per i quali prova una grande stima. Questi, pur lavorando in un carcere borbonico, dove il tempo si è fermato veramente al 1840, in condizioni estreme, in ambiente malsano infestato da fauna di ogni genere (vedi l’articolo “safari all’Ucciardone” ), con comunicazion i verbali e grida gutturali, senza sottufficiali, con assistenti capo di sorveglianza generale, con 160 uomini in meno rispetto alla pianta organica, e insomma, abbandonati a se stessi, riescono comunque a portare avanti un Istituto che, potrebbe andare avanti anche da solo per forza d’inerzia. Il mio amico Commissario Ultimo, alla fine di ogni discorso, così come Catone il Censore pensava che era necessario distruggere Cartagine (delenda carthago), conclude dicendo : ritengo sia necessario che l’Ucciardone chiuda (Delenda Ucciardone, per parafrasare Catone). Infatti, così come i Romani, solo dopo la 3ª guerra punica e dopo aver distrutto Cartagine, diventarono una potenza mondiale, chiudendo

l’Ucciardone il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria – secondo lui – acquisterebbe prestigio presso l’opinione pubblica in quanto metterebbe fine alla parola “vergogna” più volte espressa da parlamentari in passerella in visita alla fortezza borbonica per le condizioni di vita dei detenuti non degne di un paese civile, darebbe la possibilità a centinaia di agenti di trasferirsi in altre carceri dove le condizioni lavorative sono più dignitose, e restituirebbe alla meravigliosa città di Palermo uno dei più bei monumeti dell’epoca borbonica, conosciuto tristemente in tutto il mondo come carcere per antonomasia. Una chiusura da molti parlamentari indignati solo paventata, ma nei fatti mai nessun uomo politico si è intestato tale battaglia che è prima di tutto una battaglia di civiltà, in quanto avere il coraggio di chiudere un carcere come l’Ucciardone, allineerebbe l’Italia fra i paesi civili d’Europa. E quindi, se anche parla di calcio o della Juventus o della Champions League, il mio amico Commissario Ultimo, aggiunge alla fine del discorso queste parole: Comunque, io penso che l’Ucciardone debba essere chiuso! Nuvola Rossa

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Ucciardone: l’On. Pino Apprendi è in “apprensione” per l’8ª sezione. Curioso, Apprendi in apprensione..

guente personale: • 1 Comandante di 1^ classe con ducati 25 al mese di soldo; • 1 Meritorio con ducati 4; • 1 Cappellano con ducati 16; • 1 Comite con ducati 13; • 2 Algozini con ducati 10 per ciascuno; • 12 Custodi con ducati 9 per ciascuno; L’Ucciardone è conosciuto in tutto il mondo, alla stregua di carceri come Sing Sing o Alcatraz, e rappresenta nell’immaginario collettivo, il carcere per antonomasia. Nel corso dei suoi 170 anni di vita, all’interno del carcere borbonico sono stati commessi i più biechi misfatti (l’omicidio di Gaspare Pisciotta, l’omicidio di Vincenzo Puccio) e dal suo interno, tante volte, è partito l’ordine di eliminare qualcuno. Omicidi eccellenti i cui mandanti non sono stati mai scoperti e sui quali non è mai stata fatta piena luce tranne che in qualche caso, grazie alla collaborazione dei pentiti di mafia, come nel caso dell’omicidio dell’Assistente di Polizia Penitenziaria Giuseppe Montalto. Giuseppe Romano 3 dicembre 2008 – La Repubblica (Autore Europarlamentare del PRC Giusto Catania) L’ Ucciardone, la vecchia fortezza borbonica diventata carcere nel 1832, anche per le sue caratteristiche strutturali è inadeguata a ospitare detenuti. è un edificio imponente e affascinante. I fusti delle magnolie secolari rendono quasi bucolico l’ ampio atrio attorno al quale si diramano a raggiera, a mo’ di panopticon, le torri, i bracci con le celle dei detenuti, i cui piani sono costellati da robuste sbarre alle finestre. Ho visitato la casa circondariale guidato dal direttore e dalla commissaria della polizia penitenziaria. Il

Leggo sul Giornale di Sicilia, un brevissimo trafiletto, dal quale si evince che il Vice Presidente della Commissione Attività Produttive dell’Assemblea Regionale Siciliana, On. Pino Apprendi chiede che “ dalle parole si passi ai fatti e si collaudi subito l’8ª sezione dell’Ucciardone” e ciò per alleggerire la pressione nelle altre sezioni; in pratica per sfollare un po’ di detenuti dalla 6ª, 7ª, 9ª e portarli all’8ª, in condizioni più vivibili. Preciso che l’articolo occupa un’area di cm.4 x cm.5; questo è lo spazio che il glorioso Giornale dell’isola riserva alle visite dei parlamentari nel giorno di Ferragosto nell’inferno della carceri siciliane- addirittura l’articolo dedicato alla visita della Bernardini è ancora più piccolo! Questo è sintomatico di quanto all’opinione pubblica (e ad alcuni giornalisti) gliene freghi delle carceri e delle condizioni di vita dei detenuti... per non parlare poi delle condizioni di vita e lavorative degli agenti... Ma, giustamente, l’Onorevole Apprendi, dopo aver visitato alcune strutture carcerarie dell’isola ha lanciato un grido di allarme – Aprite l’ottava sezione dell’Ucciardone – credendo (a torto) che ciò sia la panacea per i mali dell’Ucciardone credendo quindi che aprendo la sezione ottava, le altre sezioni d’incanto si alleggerirebbero. Il grido d’allarme lanciato dal parlamentare si trasforma immediatamente in grido di dolore per la polizia penitenziaria: ma è possibile che non si faccia altro che parlare di aprire nuove carceri o nuove sezioni detentive senza calcolare che per fare funzionare le carceri occorrono agenti di polizia penitenziaria, ragionieri, educatori, infermieri, dottori ecc.? (dei direttori non c’è bisogno, perché le carceri vanno avanti da sole visto che in questo periodo ci sono direttore

che dirigono 3 - 4 carceri... ...scusate la polemica ma è fortemente voluta). L’Onorevole Apprendi forse non è a conoscenza che all’Ucciardone mancano 160 agenti dall’organico e che per far funzionare una struttura detentiva di tre piani occorrono alla meno peggio 34 agenti; nella ipotesi in cui, invece, vorremmo dare condizioni lavorative ottimali agli agenti di Polizia Penitenziaria occorrerebbero 42 agenti. Questi sono calcoli tecnici dei quali saremmo ben lieti di fornire la consulenza, visto che la Regione Sicilia è famosa per la prodigalità con la quale assegna consulenze milionarie... Oltretutto, poiché nessuno conosce le trame del DAP meglio di noi addetti ai lavori, aprendo la 8ª sezione non si alleggerirebbe l’Ucciardone, bensì il nostro Dipartimento farebbe un mega sfollamento dagli istituti del Nord, con il risultato di intasare anche l’ottava sezione senza alcun beneficio per il buon vecchio Ucciardone, ma anzi aggraverebbe di più la condizione di sovraffollamento e carico di lavoro degli agenti - dei quali, a questo punto, potremmo ipotizzare una sollevazione popolare. Insomma, onorevole Apprendi, non stia in apprensione per l’Ucciardone; noi la ringraziamo per il suo interessamento per le condizioni di vita dei detenuti ma visto che, in caso di apertura dell’ottava sezione, verrebbero a mancare circa 190 agenti, inizi a mostrare buona volontà verso la polizia penitenziaria facendo rientrare nei ranghi i dieci – dodici uomini della scorta dell’assessore che sono uomini della Polizia Penitenziaria e che darebbero una boccata d’ossigeno agli agenti superstiti dell’Ucciardone, dei quali pare a nessuno importi nulla. Nuvola Rossa

direttore è un uomo gentile che conosce uno per uno i detenuti. La commissaria è una donna dai tratti dolci e decisamente incompatibili con le caratteristiche letterarie dei carcerieri. Non è la prima volta

per me all’ Ucciardone. Stavolta l’ iniziativa si inserisce nell’ ambito della campagna internazionale per l’ abolizione dell’ ergastolo che dal primo dicembre è ricominciata con lo sciopero della fame a staf-

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Ucciardone mon amour Il mio amico commissario Ultimo (in graduatoria) mi raccontò un giorno che dopo aver lavorato all’Ucciardone, di aver subito, quella sensazione che si prova di ritorno dall’Africa, meglio conosciuta come mal d’Africa; in questo caso mal dell’Ucciardone, una sensazione che è un misto di malinconia, affetto, ricordi indelebili, insomma una sorta di saudade in salsa siciliana. Si, l’Ucciardone di Palermo, il carcere per antonomasia gli aveva fatto questo effetto; la mattina quando lui arrivava a Palermo e incrociava quel maestoso muro di cinta carico di storia ed intriso di sofferenza umana, provava rispetto per quel luogo storico dal quale, nel tempo, erano transitati migliaia di detenuti, molti oppositori del regime borbonico, briganti, banditi, mafiosi e che custodiva segreti mai svelati come l’omicidio Pisciotta. Un luogo sicuramente affascinante. Attraversare quei viali, ammirare quelle poderose mura o i secolari ficus del piazzale grande era uno spettacolo che si rinnovava ogni giorno, per il quale il mio amico Commissario si sentiva un privilegiato solo per il fatto d’esserci. E quanta sofferenza ancora pervade il mio amico Commissario quando si parla dell’Ucciardone in termini negativi, da parte dei radicali o del garante dei diritti dei detenuti... ma bisogna fare i conti con la realtà e cioè: cosa nel tempo è diventato l’Ucciardone? Un carcere invivibile dal punto di vista dei detenuti, stipati in 10 – 12 detenuti per stanza, dove d’estate la temperatura delle celle e delle sezioni detentive sono degne di una sala mac-

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Il torrione su via Enrico Albanese

chine di una petroliera; dove il caldo fa proliferare migliaia di scarafaggi e dove i ratti delle fogne fanno capolino nei passeggi sbucando fuori dai tombini, attirati da pezzi di pane o formaggio lanciati apposta dai detenuti che per passatempo poi, riempiono bottiglie d’acqua di due litri e dopo aver preso la mira, le lanciano come bombe sui topi spiaccicandoli sull’asfalto. Dove la zona detentiva di transito dei detenuti che vengono arrestati, denominata da decenni con ironico cinismo, canile”, oggi fa discutere e crea scandalo tra i benpensanti come i radicali sempre attenti ai diritti dei detenuti. Ma è un carcere invivibile anche per gli agenti (ma già, a loro non pensa nessuno – carne da macello – costretti dal pendolarismo a bivaccare in due caserme (una ex sezione detentiva e l’altra c.d. La Rotonda) spesso alle prese con la mancanza d’acqua, con problemi di docce, con il caldo terribile. Costretti dall’alto numero di assenze dal servizio ad accorpamenti plurimi di posti di servizio e spesso ad operare con uno o due agenti per sezione (in una sezione in media vi sono ristretti 300 detenuti!), costretti a fronteggiare le legittime proteste dei detenuti, da soli, senza sottufficiali e fronteggiando situazioni calde solo grazie al loro altissimo senso del dovere e una grande professionalità. Eppure il DAP sembra aver dimenticato i glorfiosi agenti dell’Ucciardone, abbandonandoli a se stessi, con una mancanza di personale di 180 unità, che ha del surreale, tra distaccati, ammalati, sindacalisti, legge 104 ecc. Il mio amico Commissario Ultimo diceva a questi ragazzi che, solo per il fatto di

trovarsi all’Ucciardone e recarsi ogni mattina in sezione, solo per quello avrebbero meritato almeno 50 euro al giorno in più come gratifica; e non scherzava, parlava sul serio il mio amico... Cos’è diventato oggi l’Ucciardone? Un carcere decadente dove si è riusciti, nel tempo, perfino a distruggere la 9^ sezione, quella un tempo riservata ai mafiosi e dove gli stessi scontavano la pena in un clima di estrema severità – gestita da una squadra di agenti preparati e indomiti – tanto che i detenuti mafiosi spesso lamentandosi con il Comandante chiedevano: Ma chi ssemu n’ta na sezioni 41 bis? - Oggi la 9^ sezione, dove un tempo vi lavorò anche l’indimenticato Giuseppe Montalto, è una sezione detentiva come le altre. E’ un carcere che non potrà mai essere ripristinato con le prescrizioni dettate dall’Ordinamento Penitenziario, non si capisce pertanto l’ostinazione con la quale si sono portati avanti i lavori dell’8^ sezione. Il mio amico Commissario “Ultimo” dice con amarezza e con una lacrima che gli scende sul viso, che l’Ucciardone è un carcere da chiudere e da consegnare ai cittadini palermitani come monumento; che ne facciano un museo o un centro congressi poco ci importa. E’ un carcere che calpesta la dignità di detenuti e poliziotti penitenziari, la pena scontata all’Ucciardone è una pena doppia; lavorare all’Ucciardone per un poliziotto penitenziario oggi è una sofferenza sia per il carico di lavoro che per quella sensazione di sgradevole abbandono da parte del vertice del DAP, che li pervade quando, di sera montano da soli, in sezioni di 300 detenuti. Nuvola Rossa

fetta dei detenuti. Per tale ragione ho scelto di visitare i detenuti sottoposti al regime di «fine pena: mai» rinchiusi all’ Ucciardone. Le condizioni di detenzione sono pessime. La casa circondariale non rispetta affatto gli standard previsti dal regolamento carcerario in vigore dal giugno 2000: non esistono le docce nelle celle, anzi tutti si lamentano del pessimo funzionamento dell’ unica doccia situata in fondo al corridoio, il freddo traspira dalle robuste mura, l’ umidità mangia le

ossa, le celle non sono riscaldate. Mancano i corsi di formazione e la possibilità di studio. Tutti sanno (detenuti, direttore e forze di polizia) che in realtà la struttura non avrebbe le caratteristiche, formali e legali, per ospitare ergastolani. Eppure ne incontriamo sei. Hanno tutti voglia di parlare: «Io voglio pagare per i reati che ho commesso - ci dice un ragazzo con uno smaccato accento napoletano - ma vorrei essere recuperato nella società. Con l’ ergastolo sono condan-

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Era una calda notte d’estate. Seduto su una panchina all’interno del carcere dell’Ucciardone vedevo l’asfalto muoversi, ondeggiare; pensavo tra me e me – è il caldo che provoca questo strano fenomeno... il caldo mi rendeva apatico, gli occhi socchiusi, quando sento un brivido scorrermi lungo la schiena. Provo un senso di fastidio, ma non è un brivido, posso sentire le zampette viscide e le antenne che mi fanno il solletico. Realizzo subito e scatto all’impiedi terrorizzato: uno scarafaggio mi è entrato nella camicia della divisa. Inizio lo spogliarello mentre con lo sguardo metto a fuoco l’asfalto davanti a me. Centinaia di blatte marroni, sbucate dai tombini e da chissà dove corrono freneticamente avanti e indietro sull’asfalto alla ricerca di avanzi, di spazzatura. Mi levo la camicia e lo scarafaggio cade a terra, ma non gli do il tempo di reagire. Con un colpo secco lo spiaccico sul terreno trasformandolo in una poltiglia giallastra. Maledetti scarafaggi! Nel frattempo che mi sono levato la camicia una decina di zanzare mi ha punto in diverse parti della schiena e della braccia, una sulla guancia: maledette zanzare! Devo vendicarmi. Vado in stanza prendo una bottiglia di alcool e consumo la mia vendetta: il mio piccolo safari personale, la svuoto su quel tappeto di insetti nocivi e poi con un fiammifero li faccio bruciare. Si, così, morite, contorcetevi, maledetti scarafaggi dell’Ucciardone! La mia è una battaglia personale contro tutti gli animali nocivi che si annidano all’interno della fortezza borbonica, che il Dipartimento vuole a tutti i costi aperta, nonostante le evidenti carenze igieniche. Giorni fa, un collega non ha potuto posare l’arma d’ordinanza perché un ratto era proprio lì

sulla maniglia della porta dell’armeria; forse si voleva arruolare? Forse voleva fare un turno di sentinella? Abbiamo pensato anche di installare delle bat box per favorire l’ingresso dei pipistrelli il cui cibo preferito, notoriamente sono le zanzare; ma il risultato qual è stato? Che ci sono talmemte zanzare all’interno dell’Ucciardone che i pipistrelli sono diventati obesi e inappetenti e le zanzare ancora proliferano, anzi dopo che la zanzare tigre si è accoppiata con la zanzara dell’Ucciardone è nato un ibrido chiamato zanzara TIGR-ONE ed è riconoscibile per le strisce rosanero sul dorso. Che dire poi dei topi che di notte si aggirano indisturbati per i viali, per le sezioni, nei passeggi contribuendo con i loro escrementi ad aumentare le carenze igienico sanitarie dell’Istituto. D’altronde questi topi sono più grossi della dei gatti che si aggirano all’interno dell’Ucciardone. Gatti orribili, malati e rinsecchiti con occhi gonfi e deformi. L’Ucciardone è un carcere da chiudere; a prescindere delle carenze sanitarie e della infestazione di insetti e quant’altro non è ammissibile che un assistente della polizia penitenziaria faccia il capoposto comandando le sezioni: 6ª, 7ª,9ª, 4ª 3ª e cubicoli. 800 detenuti un solo capoposto, un povero assistente in balia delle onde! I poliziotti penitenziari devono poter lavorare in ambienti dignitosi e salubri, con giusti carichi di lavoro. I detenuti devono poter espiare la loro pena dignitosamente. Solo Dio ci può aiutare. C’è una frase ricorrente che gira all’Ucciardone e che sintetizza la rabbia degli agenti nei confronti dei vertici dell’Amministrazione che hanno la colpa di avere abbandonato negli anni questo carcere, stanziando ad esempio solo 8.000 euro l’anno per la manutenzione ordinaria: SEMU N’MANU A NUDDU! Nuvola Rossa

STORIE DI TUTTI I GIORNI Dopo la cronaca giornalistica, ecco la cronaca reale 4 agosto 2010 – Relazione di Servizio (cronaca in prosa) (Autore Un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria) Alle ore 15.30 prendevo in consegna l’intero istituto, dopo pochi minuti venivo avvisato, dal collega preposto in una delle nostre sezioni, che un detenuto era affetto da “appendicopatia”, giungevo subito sul posto, ed unitamente al medico si valu-

tava la condizione del detenuto stando in attesa di ulteriori analisi, per valutare meglio se vi erano i presupposti dell’art. 17 O.P. Mentre eravamo impegnati in questa emergenza, il collega di un’altra sezione ci allertava sullo stato di salute di un altro detenuto. Pertanto unitamente al Medico ed ai due infermieri prontamente intervenivamo; il detenuto presentava segni di “insufficienza respiratoria”e, nonostante la terapia medica infusionale e l’ossigenoterapia praticate, persisteva la sintomatologia dispnoica. Viste le condizioni

Safari all’Ucciardone

nato alla pena di morte dentro questa cella». Ormai, la vecchia fortezza borbonica non è più il Gran Hotel Ucciardone, il luogo dove i mafiosi potevano continuare a comandare inviando ordini verso l’ esterno. Il carcere indurisce gli animi, ma da queste celle traspaiono tratti di umanità straordinari: è la storia di un vecchio signore che, dopo 43 anni di carcere, sogna di poter passeggiare per le strade del suo paesino, situato tra le pendici dell’ Etna e il mar Ionio, tenendo per mano la sua nipotina. Una persona che ha evidentemente perso il contatto con la realtà e che si diletta nella pittura. Ci mostra i suoi disegni: ha una mano ferma e una propensione al ritratto. «Questa è mia nipote». Ci passa dalle sbarre della cella un cartoncino arrotolato: «Mi piacerebbe inviarle questo ritratto». Ma non può farlo perché le disposizioni ministeriali impediscono la trasmissione di disegni all’ esterno: potrebbero esserci messaggi cifrati. Nonno Nino, così lo chiamano tutti, è un artista interessante. Un vecchietto apparentemente innocuo, condannato per vari omicidi dentro le carceri. Ha scontato una pena lunghissima ma, tuttavia, sembra destinato a dover terminare i suoi giorni nella cella umida dell’ Ucciardone. La sua storia descrive l’ assurdità della detenzione permanente, racconta l’ orrore di una pena di morte, lenta e inesorabile, da consumare dopo aver perso le speranza di potersi redimere. Dal primo dicembre è ricominciata la protesta degli ergastolani in tutte le carceri italiane per chiedere che venga discusso il disegno di legge presentato da Maria Luisa Boccia per l’ abolizione dell’ ergastolo. Intanto, settecento detenuti, ergastolani di diverse carceri italiane, hanno avviato un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’ uomo di Strasburgo. Settecento ricorsi individuali per denunciare collettivamente il fatto che l’ ergastolo, che in altri Paesi europei non esiste, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali e del principio costituzionale secondo il quale la pena deve avere esclusivamente un carattere rieducativo.

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Nella foto la sesta sezione

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cliniche critiche del detenuto, iniziate le manovre del BLS da parte del personale sanitario, visti i presupposti dell’art. 17 O.P., il Medico mi chiedeva di allertare la centrale operativa del 118, sempre nel contempo avvisavo l’A.D. e il Comandante di Reparto che giungevano sul posto. Si lascia immaginare che in quel momento vi si trovavano in servizio in tutto l’istituto appena 25 unità di Polizia Penitenziaria (a fronte delle 45 previste) a causa della cronica carenza di Agenti. Composta la scorta con n° 3 unità, (solo DIO può capire i

vi sono altri mezzi a disposizione tanto che, d’accordo con il collega degli autisti della A.D., deve essere utilizzato l’automezzo a targa civile. Ma le disgrazie non vengono mai da sole e si pone infine il problema di quale telefonino possa essere fornito al capo scorta visto che ne abbiamo solo uno ed è stato utilizzato per la prima emergenza. Interviene in nostro aiuto la buona vecchia arte d’arrangiarsi e così ci siamo messi d’accordo con il capo scorta che avevo individuato, in questo modo: lui mi faceva delle brevi chiamate con il telefonino per-

posti che ho dovuto scoprire per fronteggiare l’emergenza), si inviava il detenuto presso il reparto di rianimazione di un locale Nosocomio, accompagnati da una nostra autovettura, consegnando anche al capo scorta un telefonino di servizio. Specifico ciò, per far capire il seguito. A questo punto si ritorna all’emergenza precedente, laddove valutate da parte del sanitario le ultime analisi, lo stesso mi chiedeva di allertare nuovamente la centrale operativa del 118 poichè vi erano anche qui i presupposti dell’art. 17 O.P.; di conseguenza anche in questo caso ho dovuto scoprire ulteriori posti di servizio, cercando di ridurre al minimo il rischio della sicurezza dell’intero istituto. Tutto ciò è stato possibile soltanto grazie alla piena disponibilità di due colleghi preposti all’ufficio matricola, nonchè di un altro del locale spaccio e di tutto il personale operante in quel turno. Purtroppo, giunti al momento di utilizzare un altro automezzo dell’amministrazione, per accompagnare anche in questo caso l’ambulanza si scopre che non

sonale, io gli dicevo di staccare e lo richiamavo con il telefono dell’istituto, ed altre volte per avere notizie lo chiamavo direttamente. Nel frattempo, e scendendo nei particolari, si evidenzia che alcuni componenti delle due scorte, visto l’orario di uscite delle ambulanze, non hanno potuto cenare, considerando la carenza cronica del personale sia in quel momento, che sempre, non è stato possibile mandare il cambio. Sempre di comune accordo con la scorta, ho fatto pervenire dei panini imbottiti prelevati dalla locale M.O.S.. Con quale mezzo ho fatto arrivare i panini alle scorte? Ad una scorta una volta rientrato l’autista dopo il ricovero ha portato i panini ai colleghi con la propria autovettura per fine turno, mentre per l’altra scorta è venuto a prelevarle l’autista con il mezzo dell’amministrazione nel frattempo che il ricovero non era ancora avvenuto. Tutto questo, ovviamente, è stato portato a buon fine grazie alla collaborazione di tutti i colleghi che si trovavano in quel turno. ...E quello che non si è potuto scrivere nella relazione di servizio:

Dopo tutto pensate che sia finita qui? Nemmeno per sogno perché nel frattempo arrivano nuovi giunti, accadono problemi vari in tutto l’istituto ecc.ecc. Allora mi domando cosa deve fare di più un Assistente Capo? Perchè da Roma non interviene nessuno sulle condizioni critiche dell’istituto? Alla fine del turno di servizio come coordinatore della Sorveglianza Generale sono crollato fisicamente e mentalmente, tanto che il giorno seguente sono dovuto ricorrere alle cure del sanitario. Inoltre per il turno notturno seguente mi avevano incaricato nuovamente della Sorveglianza Generale. Mi domando come mai nessuno si impegna ad elogiare il lavoro che viene svolto all’interno dell’Ucciardone, da parte degli Assistenti. Per finire mi farebbe tantissimo piacere se si parlasse di noi sia sul blog che sulla rivista, anche per dare qualche merito a tutti i colleghi dell’Ucciardone, che in questo periodo stanno attraversando una profonda crisi con aumento di detenuti e poco personale di qualsiasi qualifica. Lettera firmata Cerchiamo di capire meglio di che cosa stiamo parlando. Chi è l’Assistente Capo ? Assistente Capo, assume la qualifica dopo quindici anni di servizio, 110,50 di parametro stipendiale (ex quinto livello retributivo, ex quinta qualifica funzionale), carriera esecutiva, circa 1600 euro di stipendio e nessuna speranza di progressione in carriera fino alla pensione, perché all’apice del proprio ruolo. Nella catena di comando della Polizia Penitenziaria sono sovraordinati gerarchicamente all’Assistente Capo ben tre qualifiche del ruolo dei sovrintendenti, cinque qualifiche del ruolo degli ispettori e quattro qualifiche del ruolo dei commissari (senza tener conto degli ufficiali del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia e dei direttori e dirigenti dell’amministrazione penitenziaria). In altre parole, sopra all’assistente capo (per qualifica, profilo professionale e stipendio) sono previste dodici figure professionali (sempre senza tener conto degli ufficiali del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia e dei direttori e dirigenti dell’amministrazione penitenziaria). Ma all’Ucciardone, di notte, comanda un Assistente Capo ! ✦

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1950 - foto di gruppo

1960 - servizio di sentinella

1960 - ingresso direzione

L’ASSISTENTE CAPO DELL’UCCIARDONE di Nuvola Rossa Sono un assistente capo dell’Ucciardone Quando mi va bene lavoro da solo alla 6ª sezione 2°, 3°, 4° piano, sono il mio pane quotidiano nell’inferno del mitico carcere siciliano 1970 - donazione plasma alla c.r.i. se però, la notte, mi va male divento di colpo capoposto generale non ci sono più sovrintendenti né ispettori ho grandi responsabilità: se sbaglio son dolori! Mi sento triste e abbandonato Persino dal sindacato mi sono cancellato Di me se ne frega pure il Ministero Di scappare via dall’Ucciardone non faccio mistero Qualcosa mi dovrò inventare Una nonna handicappata da accudire Oppure avvicinarmi alla politica, con una tattica accorta Fino a farmi distaccare in una scorta Se poi mi distaccassero in quella dell’assessore Avrei finito di soffrire a tutte l’ore Porterei il vanto alla polizia penitenziaria E non monterei più in sezione nè passeggi per l’ora d’aria.

1970 - festa del corpo

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Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

On line dal 1° settembre il nuovo portale internet dell’Associazione www.anppe.it l nuovo portale Internet per i pensionati del Corpo di Polizia Penitenziaria e delle Forze di Polizia e militari è disponibile cliccando all’indirizzo www.anppe.ited è una delle due iniziative promosse dall’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria (Anppe), fondata nell’anno 1998, la prima ed unica Associazione rappresentativa del personale in quiescenza del Corpo di Polizia Penitenziaria. L’obiettivo è quello di evidenziare e valorizzare l’importante funzione sociale delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e dei rispettivi aderenti nel garantire sicurezza ai cittadini, nel promuovere principalmente tra i giovani percorsi di legalità, nel vigilare per la salvaguardia dell’ambiente e dei beni culturali e monumentali, nel partecipare alle attività di Protezione Civile. L’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria Anppe costituisce una lunga e permanente continuità storica, che dal Corpo di Polizia Penitenziaria, ri-

salendo al Corpo degli Agenti di Custodia, e’ di spessore centenario ed e’ stata posta recentemente sotto la tutela e il coordinamento del Ministero della Giustizia. L’altra iniziativa promossa dall’Anppe è il servizio di consulenza in materia previdenziale Sos Previdenza, con l’attivazione di numero verde gratuito da tutta Italia per richiedere informazioni, chiarire dubbi, ricevere pareri.

L’iniziativa estesa ovviamente anche al Personale di Polizia Penitenziaria in servizio, presenta lo scopo di agevolare la risoluzione delle problematiche in tema di servizio, equo indennizzo, pensione privilegiata, pensione ordinaria, indennita’ di buonuscita, ed ogni altra questione di natura pensionistica e previdenziale in senso ampio. ✦

NASCE S.O.S. PREVIDENZA S.O.S. PREVIDENZA è un nuovo ed importante servizio di consulenza e assistenza in materia previdenziale riservato agli iscritti all’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria e al Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Il servizio, realizzato d’intesa con lo Studio legale dell’Avvocato Antonio Nicolini di Cagliari denominato S.O.S. PREVIDENZA, consiste nell’attivazione di un numero verde gratuito da tutta Italia (800.089.432) per richiedere informazioni, chiarire dubbi, ricevere pareri dapprima telefonici e successivamente scritti.

numero verde 14

800.089.432 PoliziaPenitenziaria Penitenziaria- SG&S - SG&Sn. n.176 Polizia 167 --settembre novembre2010 2009


Nota INPDAP deducibilità delle spese mediche sul cumulo per l’assistenza sanitaria maggiorazioni Nel caso in cui un contribuente sia rizione, sostenute dai soggetti portatori di servizio coverato in un istituto di cura, le spese di handicap indicati nell’art. 3 della Pervengono da diverse sedi richieste di chiarimenti in merito alla possibilità di cumulare, ai fini pensionistici, maggiorazioni di servizio riconosciute a diverso titolo anche in considerazione di quanto stabilito, per il personale civile e militare dello Stato, dall’articolo 39 del DPR 1092/1973, che testualmente recita Un periodo di servizio, di cui sia prevista la computabilità in base a diverse disposizioni dei presente testo unico, si considera una solo volta secondo lo normativa più favorevole. Si rende opportuno precisare che il richiamato articolo sancisce un principio di carattere generale in merito alle modalità di computo di diversi benefici che incidono sui medesimi periodi di servizio, riconoscendo agli aventi diritto il beneficio più favorevole tra quelli teoricamente spettanti. Di conseguenza, nei confronti di tutto I personale delle amministrazioni pubbliche iscritte all’INPDAP non è consentito il cumulo di maggiorazioni ai fini pensionistici, indipendentemente dalla circostanza che tali benefici siano legati ad una situazione oggettiva di servizio ovvero connessi allo stato fisico del lavoratore.Pertanto, anche nell’ipotesi in cui si tratti di benefici attribuiti a diverso titolo ossia uno correlato ad una situazione oggettiva di servizio (ad esempio quella connessa al servizio di confine prevista dall’articolo 21 del DPR 1092/1972) e l’altro ad una condizione di svantaggio fisico (esempio, beneficio connesso allo status di sordomuto ovvero invalido oltre il 74% di cui all’articolo 80 comma 3, della legge 388/2000), dovrà essere valorizzata solo la maggiorazione risultante più favorevole ai fini pensionistici. ✦

deducibili sono quelle riferite alle spese mediche e di assistenza, con esclusione di quelle sostenute per la permanenza nell’Istituto. Considerando che nei casi in cui le spese di assistenza specifica sono pagate per una parte dal contribuente e per la rimanente quota dai familiari, gli istituti sanitari certificano tali spese indicando come unico soggetto il ricoverato oppure riportando la frase per l’ospite sono state pagate. E’ stato posto quesito all’Agenzia delle Entrate per conoscere se sia possibile per il familiare che ha sostenuto in tutto o in parte il costo annotare sulla fattura l’importo versato, con l’ulteriore presentazione della documentazione comprovante il sostenimento della spesa. In riscontro, la Direzione centrale normativa, nell’ambito della circolare n.39/2010, ha così precisato: ai sensi dell’art. 10, comma 1, lett.b) del Testo unico delle imposte sui redditi, sono deducibili, ai fini Irpef, le spese mediche e quelle di assistenza specifica necessarie nei casi di grave e permanente invalidità o menoma-

legge n.104/1992. In caso di ricovero di un portatore di handicap in un istituto di assistenza, non è possibile dedurre l’intera retta pagata ma solo la parte che riguarda le spese mediche e paramediche di assistenza specifica, separandole da quelle che si riferiscono al vitto e alloggio. Ai sensi del comma 2 dell’art. 10, le spese in oggetto sono deducibili anche se sono state sostenute per le persone indicate nell’art. 433 del codice civile (coniuge, figli; genitori; generi e nuore, suoceri; fratelli e sorelle) non fiscalmente a carico. Pertanto, nell’ipotesi in cui l’Istituto di cura certifica le spese deducibili indicando come unico intestatario della fattura il paziente ricoverato, il familiare che ha sostenuto effettivamente tutto o in parte il costo, per dedurre le spese mediche e di assistenza specifica, dovrà integrare la fattura, annotando sulla stessa l’importo da lui versato, con l’obbligo di produrre, in sede di controllo, tutta la documentazione comprovante la spesa sostenuta. ✦

Revisione dell’Equo Indennizzo Se nella definizione della pensione privilegiata la categoria è stata modificata, ad esempio dalla 7ª alla 5ª, il pubbico dipendente, nel caso di aggravamento della menomazione, ancorché accertato dopo la cessazione dal servizio, ha titolo a chiedere, per una sola volta, la revisione del beneficio già goduto. La relativa domanda deve essere inoltrata all’Amministrazione di appartenenza (ovvero all’ultimo Ente amministrativo) entro il termine di 5 anni dalla data in cui è stato notificato il primo decreto di equo indennizzo.

Ovviamente, la revisione dell’equo indennizzo è ammessa se la menomazione aggravata venga ascritta, a una categoria superiore a quella precedentemente attribuita. In sede di liquidazione del successivo equo indennizzo viene detratto quanto liquidato in precedenza. Va da sé che, qualora non fosse stato erogato alcun equo indennizzo, lo stesso spetta nella misura corrispondente alla nuova categoria accertata senza detrazioni. ✦

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Invalidità INPS:domanda per i connazionali all’estero A partire dal primo giorno dell’anno corrente (1° gennaio 2010), è entrata in vigore una nuova disciplina, e con essa nuove norme, interessanti tutti i connazionali che vogliono o devono fare domanda presso l’INPS di invalidità, sordità o cecità civile, ma anche di handicap e disabilità. Novità introdotte allo scopo, come si usa dire, di semplificare la vita al cittadino e, nel contempo, di garantire trasparenza ed equità di trattamento. Perché semplificazione vuoi dire, per la Pubblica Amministrazione, possibilità di più accurati controlli, così da poter individuare un maggior numero di frodi. Quali sono queste novità? In primis, cambia l’indirizzo a cui inoltrare le richieste: all’Istituto previdenziale e non più alla ASL di zona. Quindi, il modo di presentazione della domanda: solo per via telematica e corredata da un certificato medico compilato on line (ossia sempre attraverso Internet) dal proprio sanitario curante.

Per garantire la riservatezza dei dati da trasmettere (che sono, come si dice, sensibili), l’ente previdenziale richiede l’identificazione dell’interessato mediante la digitazione del proprio PIN (Personal Identification Number, ovvero: numero personale di identificazione). Come averlo? E’ sufficiente telefonare al Contact Center INPS (numero 803.164) o richiederlo sul sito Internet dedicato (www.inps.it). Ottenuto il PIN, la persona si recherà dal proprio medico curante, il quale, abilitato e dotato di strumentazione telematica, inserirà i dati dell’assistito e compilerà, appunto, il richiesto certificato medico on line - della validità di 30 giorni solari - che, al termine, il richiedente avrà in copia. Richiedente che, solo, da questo momento, potrà presentare la domanda di invalidità (ripetiamo: tramite il sito Internet dell’INPS), avendo cura alla fine di stamparsi una ricevuta che riporti il protocollo della domanda stessa e il giorno

di presentazione. Sempre per via informatica, all’utente verrà suggerita una data per la visita presso la ASL corrispondente al CAP di residenza. Si potranno, però, scegliere anche giorni diversi (tra quelli indicati sul computer). I tempi? La prima visita (se ordinaria) verrà fissata entrò 30 giorni dalla presentazione della domanda, entro 15 in caso di patologia oncologica. Una volta definito l’appuntamento, l’invito verrà formalizzato con una raccomandata a/r, spedita all’indirizzo indicato nella domanda. Gli interessati, con l’invito in questione, troveranno pure l’elenco della documentazione da portare alla visita e le modalità da seguire nel caso di un impedimento a rispettare l’impegno concordato. E siamo arrivati all’ultima nota: ove fosse necessaria una visita domiciliare, il medico di base dovrà redigere un altro certificato telematico ed inviarlo all’INPS almeno 5 giorni prima della data fissata. ✦

Il DAP risponde all’ANPPE sulla richiesta di estensione della convenzione Telecom Consip per i pensionati del Corpo

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Lo scorso mese abbiamo pubblicato nelle pagine dell’ANPPe corrispondenti alla pagina 15 del n. 175 di Polizia Penitenziaria, una lettera inviata al Dap nella quale si chiedeva l’estensione della Convenzione Consip Telecom ai pensionati del Corpo. Il Dap ha inviato la risposta alla nostra lettera, ma purtroppo è negativa. Per opportuna visione la pubblichiamo integralmente. Con riferimento alla nota 2499 del 03.06.2010, che si allega in copia, si rappresenta quanto segue. Questa Direzione Generale ha diramato le lettere circolari prot. n. 182285 del 27/05/2008 n. 202798 dei 12/6/2008 in merito all’adesione alla convenzione Consip “telefonia mobile 4”. Tale adesione, che ha permesso di fornire ai dipendenti utenze alle vantaggiose tariffe della convenzione, è stata possibile motivando la determinazione sulla base dell’esigenza dell’Amministrazione consistente nella

“raggiungibilità” dei dipendenti stessi. Si tratta infatti di utenze di tipologia denominata “risponditore” (con possibilità dl ricevere chiamate in Ingresso per i citati motivi dl raggiungibilità e di effettuare chiamate in uscita senza aIcun onere per I’Amministrazione. D’altro canto, la Società Telecom, gestore del servizio, non avrebbe potuto applicare le condizioni tariffarie previste dalla convenzione in oggetto a personale non appartenente ad Amministrazioni pubbliche che non avessero aderito alla convenzione CONSIP. In ultimo, per ciò che attiene l’opportunità di assegnare le Sim Card al personale con qualifica dl medico e/o infermiere che presti servizio all’interno delle strutture penitenziarie, si sottolinea che si è giunti a tale determinazione per ragioni istituzionali, considerato che tale personale, pur dipendente da altra Amministrazione pubblica, svolge un servizio sicuramente di utilità per

l’Amministrazione Penitenziaria: in relazione a detto personale sussiste, quindi, l’interesse dell’Amministrazione a che esso sia “raggiungibile”. Naturalmente, l’assegnazione, comunque connessa al servizio reso (con conseguente restituzione della SIM Card da parte del personale medico e paramedico che cessi di prestare servizio nei confronti del detenuti e degli internati), è stata possibile perché la Telecom è stata a ciò consenziente, trattandosi comunque di personale alle dipendenze e in servizio presso pubbliche amministrazioni (le Aziende Sanitarie Locali). Per quanto attiene ai pensionati, non trattandosi di mero benefit concesso ai dipendenti, non risulta praticabile un’estensione ad essi dell’assegnazione delle SIM Card in convenzione perché priva delle citate giustificazioni, come peraltro confermato da Telecom, all’uopo sentita. ✦

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Campobasso: Festa del Corpo Il 9 luglio 2010, si è tenuta una Santa Messa in onore di San Basilide, protettore del Corpo, celebrata dal S.E. Monsignor Bregantini vescovo della Diocesi di CampobassoBoiano alla quale ha partecipato il Presidente della Sezione di Sorveglianza, unitamente al Direttore della Casa Circondariale di Larino Dott.ssa La Ginestra, oltre a numerosi iscritti ANPPe. ✦

Rovigo: Raduno dei bersaglieri Domenica 12 settembre 2010, nell’ambito dei festeggiamenti “Buon Compleanno Delta” si è tenuto a Taglio di Po’ (Rovigo) il Raduno Provinciale dei Bersaglieri comprendente la commemorazione della giornata delle Associazioni d’Arma. Alla manifestazione sono intervenute le Associazioni dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, dei Carristi, dei Fanti, dei Lagunari, dei Marinai, dell’Aeronautica, degli Autieri, degli Alpini e dell’Istituto Nastro Azzurro. La Cerimonia si è svolta alla presenza di molte Autorità civili che hanno presenziato all’alzabandiera, alla S.S. Messa sul Sagrato della Chiesa e alla deposizione di una Corona d’Alloro al Monumento dei Caduti. Infine, è stata effettuata una sfilata, molto suggestiva, per le vie del paese della Fanfara dei Bersaglieri. Presenti numerosi Soci e simpatizzanti dell’ANPPe di Rovigo. ✦ Roberto Ernesto Tramacere

fiocchi rosa

Alessandria: Volontariato ANPPE

Il 9 agosto 2010, è nata Viola Passaretti, nipote dell’iscritto ANPPe Pasquale Passaretti; alla piccola, ai genitori, ai nonni i migliori auguri da parte degli iscritti ANPPe, dalla Segreteria Nazionale e dalla Redazione. Il 23 agosto 2010, è nata Sofia Mastruzzo, figlia di Davide ed Elisa, nipote del Segretario Provinciale ANPPe di Brescia Franco Mastruzzo. I migliori auguri da parte della Segreteria Generale, dalla Rivista e da tutti gli iscritti della Sezione provinciale.

Il Corpo di Polizia Municipale di Alessandria ha ringraziato l’iscritto Antonio Milano per la professionalità dimostrata nell’espletametno di ordine pubblico quale volontario in occasione della manifestazione Madonnina dei Centauri, avvenuta l’11 luglio 2010. Il Vice Commissario Giuseppe Ceravolo ha inviato una nota dove si legge: “Poiché l’impegno profuso e la capacità di far fronte alle problematiche sorte nella mattinata sono state notate ed apprezzate dallo scrivente ed hanno sicuramente dato lustro a questo Dipartimento, mi permetto, quale Ufficiale responsabile del servizio, di congratularmi per quanto espletato”. ✦

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Reggio Calabria: Conferenza stampa Sappe Il 27 luglio 2010 è stato lanciato l’ennesimo grido d’allarme dalla Casa Circondariale di Reggio Calabria, nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione al gran completo dei rappresentanti locali del Sappe con il sostegno del Segretario Generale Aggiunto, Giovanni Battista Durante. E’ intervenuto anche il consigliere regionale Giovanni Nucera, da tempo impegnato sull’asse istituzionale e sindacale per il sostegno alle politiche carcerarie. Il Sappe ha riassunto in cifre la situazione della Casa Circondariale di San Pietro dove i detenuti attualmente presenti sono 350, a fronte di una capienza regolamentare fissata a 160. Il personale di Polizia Penitenziaria è pari a 199 unità ma effettivi sono solo 155. Senza contare che dal 2004 esiste una sezione destinata alle detenute senza che vi sia stato alcun incremento di unità femminili. Infine è stato ricordato, nel corso della conferenza, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Calabria Dott. Paolo Maria Quattrone. Il Segretario Musarella lo ha citato come «uno dei più grandi dirigenti d’Italia». ✦

Roma: Campionati Europei di Judo (versione EJU) per Stefano pressello Un altro appuntamento per l’atleta Pressello Stefano, in servizio presso il Centro Amministrativo “Giuseppe Altavista” di Roma. In vista dei Campionati Europei di judo in Croazia, che si svolgeranno dal 7 al 10 ottobre 2010, l’atleta romano ha iniziato la preparazione atletica e tecnica già dal mese di Agosto 2010. Nonostante dei piccoli problemi fisici che sono sorti ultimamente, l’atleta è pronto a ripetersi, ottenendo ancora dei brillanti risultati. Nel frattempo, c’è da sottolineare il risultato ottenuto nella gara internazionale federale di judo 1° Open d’Italia Master svoltasi a Follonica il 12 settembre 2010, dove Pressello si è piazzato sul gradino più alto del podio; oro benaugurante nel mese antecedente ai Campionati Europei. Nel frattempo, fervono i preparativi per i Campionati Europei; la Fijlkam ha individuato la squadra che rappresenterà l’Italia e trasmesso i nominativi alla federazione European Championships (EJU), tra i quali è presente Stefano Pressello che, nonostante i piccoli problemi fisici, è pronto a ripetersi, con la speranza di un brillante risultato, come il 2° posto agli Europei a Londra nel 2005 e il 2° Posto in Germania nel 2007. I Colleghi e tutti gli amici, come d’obbligo, inviano a Stefano un in bocca al lupo! ✦

Ostia: Convegno e prima edizione premio sicurezza Si è svolto lo scorso 19 Luglio, presso il Parco Pallotta di Ostia, il Convegno e la 1° Edizione del Premio Sicurezza. All’incontro ha partecipato in rappresentanza del SAPPe il Segretario Nazionale - Segretario Regionale del Lazio - Maurizio Somma, unitamente ai vertici delle altre Forze di Polizia presenti sul territorio del litorale romano e ai rappresentanti del Comune di Roma intervenuti in rappresentanza del Sindaco Giovanni Alemanno. Ospite d’onore il noto attore comico Enzo Salvi. Durante i lavori del Convegno sono stati oggetto di discussione molteplici temi inerenti la sicurezza dei cittadini e del territorio, nonché i problemi degli istituti penitenziari capitolini. E’ stato molto apprezzato, dai numerosi presenti, l’intervento del Segretario del Sappe che ha illustrato, tra l’altro, i compiti a cui è demandato il Corpo di polizia penitenziaria. Durante la manifestazione sono stati premiati vari appartenenti alle FF.OO., tra cui l’Ass. Bagaglia in servizio presso la C.C. di Roma Regina Coeli. Un ringraziamento particolare al Consigliere Luigi Zaccaria che ha permesso la realizzazione di questo Premio, nell’ambito della manifestazione Pizza in Tour che si è svolta dal 3 al 25 luglio 2010. ✦ Andrea Arzilli

fiori d’arancio

Catania: Nozze in Segreteria

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Il 1 giugno 2010, si è unito a nozze Mirko Grasso, figlio del Segretario Silvio Grasso, con Rosaria Santoro. Agli sposi ed ai loro genitori vanno i migliori auguri da parte della Segreteria Generale e dalla Rivista. Polizia Penitenziaria - SG&S n.176 - settembre 2010


Lamezia Terme: Torneo interforze I colleghi di Lamezia Terme si sono aggiudicati per il quarto anno consecutivo il Torneo Interforze di Calcio a 5, organizzato presso il Lido del Finanziere dall’’Associazione Fiamme Gialle. Alla manifestazione hanno partecipato ben otto squadre (Polizia Penitenziaria, Ordine Avvocati, Guardia di Finanza, Comune, Uffici Giudiziari, Carabinieri, Ospedale e Vigilanza). Alle gare ha assistito una nutrita cornice di pubblico, che ha avuto modo di apprezzare oltre a bei gesti tecnici di calcio, la lealtà e il corretto comportamento di tutti i partecipanti. La vittoria, come detto, è andata meritatamente alla rappresentativa della Polizia Penitenziaria, mentre, al secondo posto, si è piazzata la squadra dell’ordine degli avvocati e al terzo posto

gli Uffici Giudiziari, infine, al quarto posto, la Vigilanza. Al giocatore della polizia penitenziaria Alessandro Gagliardi è stato assegnato il titolo di capocannoniere, avendo realizzato ben 20 reti. Un ringraziamento particolare a Francesco Molinaro per l’impegno profuso e alla Segreteria del SAPPE per il sostegno della squadra alla partecipazione al Torneo. ✦ nella foto, in piedi, da sinistra: Francesco Molinaro,Giovanni Cosentino , Giuseppe Strangis, Massimo Carnevale. Accosciati, da sinistra; Eugenio Spizzirri, Alessandro Gagliardi, Felice Molinaro.

Cagliari: in pensione il provveditore regionale Il 1° luglio 2010, è andato in pensione il Dott. Francesco Massidda già Provveditore Regionale della Sardegna. Dirigente Generale, iniziò la carriera nel 1973 come Vice Direttore alla Casa Reclusione di Mamone. Dopo un anno, diventa Direttore titolare e nell’ottobre dell’anno successivo viene assegnato alla Casa Circondariale di Nuoro come Direttore titolare, tenendo anche la titolarità della C.R. di Mamone. E’ il 1980 quando viene inviato all’Asinara in qualità di Direttore e ci rimarrà fino al 1986 data in cui gli viene assegnata la direzione della Casa Circondariale di Sassari fino al 1988, tenendo la titolarità anche della C.R. di Mamone. Nel 1991, dopo aver frequentato il corso di Formazione dirigenziale, diventa Dirigente e viene assegnato in qualità di Vice Provveditore Regionale a Cagliari e, dal novembre dello stesso anno, diventa Provveditore titolare. Nel 1996, dopo aver vinto una selezione pubblica per Direttore Generale A.S.L. di Olbia, lascia l’Amministrazione per svolgere il nuovo ruolo; rientrerà nell’Amministrazione Penitenziaria nel 2000, assegnato al D.A.P. dove svolgerà diversi incarichi ministeriali.

Nel 2001, è assegnato in qualità di Provveditore ad Ancona, dove rimarrà fino a giugno 2002 data in cui è nuovamente assegnato, in qualità di Provveditore titolare a Cagliari, fino al 31 luglio 2010. Al Dott. Francesco Massidda i nostri più sinceri auguri per la meritata pensione e un particolare ringraziamento per la sua disponibilità e attenzione verso le problematiche del Corpo. ✦ Paolo Spano

LECCE: DETENUTI CHIEDONO DANNI PER SOVRAFFOLLAMENTO A causa del sovraffollamento delle celle e delle condizioni disumane di reclusione, 20 detenuti italiani e stranieri del carcere di Lecce hanno presentato ricorsi al Tribunale di Sorveglianza, chiedendo all’Amministrazione Penitenziaria un risarcimento di 600 euro per ogni mese di reclusione. La notizia è stata riportata nei giorni scorsi dalla Gazzetta del Mezzogiorno. I ricorsi sono stati presentati dall’Avvocato Alessandro Stomeo, che sostiene l’insufficienza delle spazio vitale per i detenuti in cella. Secondo il legale, nell’istituto di Lecce Borgo San Nicola, c’e’ un metro e mezzo quadrato di superficie calpestabile e un detenuto può stare in piedi, quindi, solo se gli altri sono stesi a letto. Borgo San Nicola ha una capienza di 650 detenuti, ma ne ospita 1.488 in celle da 11,5 metri quadrati, con letti a castello e una sola finestra.

LUTTO IN VIA ARENULA, A ROMA Il 19 agosto 2010, e’ scomparso il sovrintendente Nicola D’Asio, amico e collega in servizio da più di 27 anni presso il Ministero della Giustizia, in via Arenula a Roma. Ci ha lasciati all’ età di 46 anni: lo si ricorda come un grande uomo, generoso, altruista, pieno di buoni sentimenti, una persona che credeva nella divisa e nel Corpo in cui si era arruolato. E’ venuto a mancare improvvisamente; i funerali si sono svolti a Lucera, sua città natale, presso la locale Cattedrale. Un saluto e un grosso abbraccio al nostro amico Nicola che da lassù sicuramente pregherà per tutti noi. Sarai sempre nei nostri cuori. Giuseppe Soprano Polizia Penitenziaria - SG&S n.176 - settembre 2010

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Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

LUTTO A VERONA

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Luca Galeotti era vicesegretario provinciale del Sappe. Era arrivato a Verona il 29 luglio 1994 dopo essersi arruolato l'11 marzo dello stesso anno. «Questo di Verona era il suo primo incarico», ha ricordato il direttore Antonio Fullone, che è stato tra gli ultimi a vedere Galeotti vivo. «Mi ero preso il fine settimana di ferie - diceva il direttore - sono stato chiamato di notte per la tragedia. Avevo salutato Galeotti il venerdì precedente, uscendo dall'istituto. Lui aveva un incarico in segreteria, quindi lavoravamo gomito a gomito fin da quando sono arrivato qui. Era una persona molto positiva» ricorda il direttore, «anche nello svolgere il suo ruolo di sindacalista era sempre propositivo con una professionalità e una maturità non comuni. Spesso si avverte il sindacato come parte avversa, invece con Galeotti c'è sempre stata collaborazione, aveva tanti progetti, li sottoponeva, si valutavano. Era molto rappresentativo in carcere e il suo sindacato è quello con più iscritti. Faccio fatica a parlare di lui, perchè questa morte è difficile da affrontare - ha concluso il direttore - proprio per il tipo di persona che era Luca, per il modo che aveva di proporsi alla gente, ai colleghi». Sabato notte il tam tam dell'incidente ha raggiunto e svegliato molti colleghi e sono stati tanti quelli che si sono precipitati sul luogo della tragedia o all'ospedale, come Gerardo Notarfrancesco, segretario provinciale del Sappe che di Luca è anche amico da 17 anni: «L'esperienza del sindacato l'abbiamo iniziata 15 anni fa, ma noi siamo, eravamo soprattutto amici. Luca era una persona speciale, sempre pronto a dare una mano». ✦

Il disegno di legge Alfano sulle pene detentive brevi approdato al senato l Disegno di Legge presentato dal Ministro Angelino Alfano Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno è approdato al senato, dopo essere stato approvato alla camera dei deputati, in sede legislativa. La discussione, al Senato, prosegue in sede referente, con un iter, quindi, più lungo ed un esito più incerto.Bisogna rammentare che il disegno di legge de quo prevede la possibilità che La pena detentiva non superiore a dodici mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena, è eseguita presso l’abitazione del condannato o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza, di seguito denominato domicilio. La stessa disposizione prevede, poi, delle cause di esclusione, riferite a soggetti che si trovano in determinate condizioni, quali: • condannati per taluno dei delitti previsti dall’articolo 4-bis legge 354/75; • delinquenti abituali, professionali o per tendenza; • detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare; • pericolo di fuga, pericolo che possa commettere altri delitti, quando non sussiste l’idoneità e l’effettività del domicilio, anche in funzione delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato. E’ previsto l’inasprimento della pena per coloro che si rendono responsabili del reato di evasione. Ciò che ci interessa più da vicino, come Corpo di polizia penitenziaria, riguarda l’adeguamento degli organici. Infatti, nel disegno di legge in discussione, è stato inserito ed approvato un emendamento che prevede testualmente ivi compreso l’adeguamento dell’organico del Corpo di Polizia Penitenziaria occorrente per fronteggiare la situazione emergenziale in atto. A tale ultimo fine e per assicurare, inoltre, la piena operatività dei relativi servizi, il Ministro della giustizia è autorizzato all’assunzione di personale nel ruolo degli agenti e degli assistenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, nei limiti numerici consentiti dalle risorse derivanti dall’applicazione del comma 212.

In più, è prevista la possibile riduzione del corso di formazione. La disposizione inserita nel testo prevede, infatti, che gli allievi agenti frequentino Un corso di durata compresa tra sei e dodici mesi, diviso in due cicli. La durata del corso è stabilita, nei limiti anzidetti, con decreto del ministro della giustizia. Di seguito pubblichiamo il resoconto della Commissione Giustizia del Senato, del 21/09/2010. IN SEDE REFERENTE Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dallo stralcio, deliberato dalla Camera dei deputati, degli articoli 1, 2 e 10, del disegno di legge n. 3291 d’iniziativa governativa. (Esame e rinvio) Il relatore (PdL) riferisce sul disegno di legge in titolo, il quale già approvato dalla Camera dei deputati, si inserisce nel quadro della politica di deflazione carceraria perseguita dal Governo. Si sofferma dapprima sull’articolo 1, il quale prevede la possibilità di scontare presso la propria abitazione o in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza la pena detentivanon superiore a dodici mesi. Dopo aver dato conto delle cause ostative alla concessione del beneficio dell’esecuzione della detenzione presso il proprio domicilio, elencate nella norma, illustra la procedura per l’applicazione del beneficio sia per icondannati nonancora detenuti sia per quelli già detenuti. Al riguardo sottolinea come la procedura implichi l’accertamento dell’idoneità del domicilio e, nel caso in cui il condannato è sottoposto ad un programma di recupero o intenda sottoporsi ad esso, della documentazione prevista per l’affidamento in prova dall’articolo 94 del Testo unico stupefacenti. Dopo aver illustrato l’articolo 2, il quale 2 reca modifiche all’articolo 385 del codice penale, prevedendo aumenti di pena per il delitto di evasione, si sofferma sull’articolo 3, il quale introduce una nuova circostanza aggravante comune,

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consistente nel fatto che il soggetto abbia commesso un delitto non colposo durante il periodo in cui era ammesso ad una misura alternativa alla detenzione. Dà conto, poi, dell’articolo 4, il quale novella, in primo luogo, l’articolo 2, comma 215, della legge finanziaria per il 2010, prevedendo che le risorse derivanti dalla gestione dei crediti relativi alle spese di giustizia di cui al comma 213, oltre che le maggiori entrate derivante dall’attuazione del comma 212 siano destinate anche alla finalità dell’adeguamento dell’organico del Corpo di polizia penitenziaria occorrente per fronteggiare la situazione emergenziale in atto. A tal fine, la norma rinvia a un successivo decreto del Ministro della giustizia l’introduzione di disposizioni per abbreviare i corsi di formazione iniziale degli agenti del Corpo di polizia penitenziaria. La disposizione contiene infine una novella all’articolo 2, comma 221, della legge finanziaria 2010, volta ad evitare che le medesime risorse di cui al comma 212

affluiscano anche al fondo di cui al comma 250 del suddetto articolo 2. Illustra infine l’articolo 5, il quale prevede che, entro centottanta giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, il Ministro della giustizia riferisca alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento della pianta organica del Corpo di polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria anche in relazione all’entità della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati. Prende quindi brevemente la parola il senatore (PD) per sottolineare l’opportunità di prevedere una forma di automatismo nella concessione del beneficio al fine di evitare inutili aggravi nel lavoro della magistratura di sorveglianza, che dovrebbe essere chiamata a pronunciarsi solo qualora ne faccia richiesta il Pubblico Ministero. Il sottosegretario Caliendo fa presente che tale previsione, originariamente contenuta

nel disegno di legge, è stata espunta dal testo nel corso dei lavori parlamentari presso la Camera dei deputati. Il senatore (PD) chiede che siano acquisiti dati relativi all’ambito soggettivo di applicazione del provvedimento, in particolare ritiene necessario conoscere il numero dei detenuti che devono scontare pene inferiori a due anni e la percentuale di detenuti extracomunitari. Dopo aver osservato come del beneficio penitenziario in esame possano usufruire soltanto i soggetti che dispongono di un idoneo domicilio, sottolinea il rischio che si venga a determinare un’iniqua disparità di trattamento fra detenuti. Il presidente Berselli avverte che la discussione generale sul provvedimento sarà avviata nella seduta antimeridiana di domani. Chiede ai rappresentanti dei Gruppi parlamentari di rendere noto quanto prima il loro assenso alla richiesta di riassegnazione del provvedimento in sede deliberante. ✦

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Ottavo titolo italiano per

Johnny Pellielo

...e pass olimpico per londra 2012

Nelle foto Giovanni Pellielo e il logo delle Olimpiadi di Londra 2012

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’ultimo impegno in ordine di tempo è stato il campionato italiano individuale di fossa olimpica a Concaverde di Lonato del Garda (Bs). In occasione dei tricolori, nella categoria Eccellenza (nomen omen est), il nostro Giovanni Pellielo si è messo al collo l’oro con il punteggio finale di 144/150. La gara si disputava sui 125 piattelli più altri 25 per i migliori sei giunti in finale. Il portacolori della Polizia Penitenziaria ha chiuso la partita staccando di tre piattelli i diretti contendenti per l’argento ed il bronzo, appaiati a 141 punti. Dopo lo spareggio per assegnare la piazza d’onore e la terza, il campione delle Fiamme Azzurre è salito per l’ottava volta in carriera sul gradino più alto del podio nazionale. Prove tecniche per le olimpiadi di Londra i test che lo separano al grande evento a cinque cerchi. Di tempo per trovare la condizione migliore ce n’è ancora molto, ma è difficile non andare già da ora con il pensiero a quel che sarà a Londra 2012 dopo che Giovanni, per l’ennesima volta con largo

anticipo, ha conquistato il pass olimpico. E’ il sesto in carriera a partire da Barcellona 92 con, tra l’altro, un bronzo e due argenti conquistati. Risultati fuori portata per i due terzi degli atleti olimpici del globo, che sorprendono soprattutto per la semplicità di Giovanni Pellielo, che li racchiude senza mai

comportarsi da divo dello sport, senza mai essere fuori dalle righe nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti dentro o al di fuori i contesti di gara, ancora capace di restare se stesso mentre altri al suo posto, o con molto meno, sarebbero già cambiati, avrebbero perso l’umiltà che invece lui mantiene dal piattello più ostico ai rapporti con la gente, dall’alto

di un gradino del podio o molto più in basso, accanto a chi, bambino al Gaslini di Genova, quotidianamente lotta per sopravvivere ad un male troppo grande su corpo piccolissimo, che magari non conoscerà mai le luci di una ribalta sportiva che consacra campioni, e, forse, da grande non potrà mai dire grazie ad uno come Giovanni che per loro si prodiga con impegno e attenzione costanti. Il nostro atleta è anche questo, e sarebbe riduttivo non ricordarlo parlando di lui solo per le medaglie o i titoli che conquista. Tornando allo sport, a Londra la trentesima kermesse dei giochi estivi si aprirà il 27 luglio 2012. Avviato il count-down, nel primo appuntamento utile per l’assegnazione delle carte olimpiche (nel tiro a segno e nel tiro a volo) con i piazzamenti ottenuti nei rispettivi campionati mondiali, il cam-

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a cura di Lalì info@sappe.it Redazione sportiva

pione vercellese a Monaco si è portato a casa la sua nella fossa olimpica maschile con il quarto posto finale.

Un risultato che non si è accompagnato con un podio, ma che dà ugualmente ragione al suo talento ripagandolo con il biglietto per Londra ormai in tasca. Il non averlo centrato avrebbe fatto dell’appuntamento iridato di Monaco una delusione in considerazione dell’odiosa medaglia di legno. Invece Johnny, nelle dichiarazioni dell’immediato dopo gara è apparso sereno, soprattutto non dimenticando le condizioni di gara non ottimali, non solo per lui, ma anche per tutti i big che in gara si sono fronteggiati in finale: i piattelli sembravano di marmo ed in effetti, a guardare i punteggi insolitamente bassi di tutti i tiratori migliori, il dubbio che ci sia stato un problema di consistenza dei piattelli viene da accoglierlo come fondato. L’atleta delle Fiamme Azzure era oltretutto entrato in finale con il miglior punteggio (123/125) in parità con il ceco Jiri Liptak e ciò testimonia che quella in terra tedesca non era partita affatto come una giornata negativa. L’oro ed il titolo di Campione del Mondo sono andati allo spagnolo Alberto Fernandez (143/150), che in questo 2010 è anche Campione d’Europa in carica, l’argento al russo Alexey Alipov (142 +2) ed il bronzo al ceco Liptak (142 +1), Johnny seguiva a 141. E’ stata abissale la distanza che ha separato Jhonny dai primi italiani in classifica sotto di lui: Erminio Frasca (Fiamme Oro) e Massimo Fabbrizzi (Carabinieri) non sono infatti andati oltre il 119/125, lontani anni luce dai sei in finale. Alla fine della fiera il team azzurro si è

confermato al vertice della disciplina nella classifica a squadre: l’ Italia Campione del Mondo (361/375) è stata se-

guita dalla squadra cinese (359/375) e dal team sanmarinese (359/375) a pari punti ma terza a causa della peggiore ultima serie.

Nel Tav di Valle Aniene, l’impianto romano di Lunghezza, dal 23 al 25 luglio si è infatti tenuta la rassegna iridata della disciplina praticata dalla fiamma azzurra sarda di Oristano. Giulia ha incontrato nella connazionale Petrella una rivale di tutto rispetto e alla fine ha avuto la meglio su di lei dopo una situazione di parità che ha condotto la gara sull’incertezza fino all’ultimo tiro. Ma al termine di una prova al cardiopalma Giulia si è portata a casa un titolo mondiale prestigiosissimo per lei e per il club sportivo della Fiamme Azzurre che rappresenta . Per il settore maschile della fossa olimpica targata Polizia Penitenziaria, nella stessa edizione in cui si è festeggiato il successo di Giulia, anche Marco Panizza è salito sul podio conquistando un prezioso bronzo con il risultato finale di 195/200. ✦

A fianco il logo dei Campionati di tiro tenutesi a Monaco in Germania

A sinistra Giulia Pintor a destra Marco Panizza

Un altro trionfo per le Fiamme azzurre è arrivato da Giulia Pintor nella fossa universale (disciplina non olimpica), pochi giorni prima. A giudicare dai risultati e dal valore degli atleti nostrani, quanto sono lontani i tempi in cui la disciplina del tiro a volo disinteressava la maggior parte degli europei mentre diventava un cult negli Stati Uniti!. E’ nella seconda metà dell’800, quando qualche bontempone statunitense decise un giorno di fare un diverso uso degli addobbi di natale facendo lanciare le palle decorative da una apposita balltraps, che nacque l’attività progenitrice della disciplina del tiro a volo. Il giochino divenne in breve popolarissimo in America mentre in Europa non trovò accoglienza in quanto considerato poco impegnativo. Diversamente fu accolta nel 1880 la proposta dagli Usa di un bersaglio mobile in argilla a forma di disco. Il bersaglio si diffuse in Inghilterra con il nome di claybird (uccello d’argilla), come pigeon d’argile (piccione d’argilla) in Francia ed infine in Italia e Spagna dove il dischetto fu ribattezzato piattello. L’effetto Olimpiadi (il tiro a piattello specialità Trap o Fossa Universale fu ammesso come sport facoltativo ai Giochi di Parigi del 1900) giovò alla promozione internazionale della disciplina. La FITAV è nata in Italia nel 1927, ha avuto come primo presidente Ettore Stracchini ed in quell’anno è entrata a far parte del CONI con 151 società e 916 tiratori.

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Sotto Ettore Stracchini

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a cura di G. B. De Blasis

Vallanzasca gli angeli del male FILM FUORICONCORSO -2010

inchiuso in carcere per scontare la condanna dell’ergastolo per i crimini commessi, un anziano Renato Vallanzasca ripercorre i ricordi di una gioventù passata a capo di un clan criminale noto alla cronaca come Banda della Comasina, che negli anni '70 imperversò a Milano tra rapine, sequestri e omicidi. Nel 1985, Renato Vallanzasca, 35 anni, è detenuto in isolamento nel carcere di Ariano Irpino. È lui stesso a raccontarci le sue prime imprese adolescenziali che lo condurranno alla prima reclusione in un carcere minorile. È l'inizio di una carriera che, insieme ad alcuni amici d'infanzia, lo condurrà a divenitare Il boss della Comasina. Si parte da Milano, negli anni 70, quando Renato Vallanzasca inizia a frequentare l’ambiente della malavita, con un gruppo di amici d’infanzia che hanno cominciato con le rapine sin da giovanissimi. In quel periodo Renato conosce Consuelo, colei che diventerà la sua compagna e la madre di suo figlio, ed inizia a fare la bella vita in competizione con la banda di Francis “Faccia d’angelo” Turatello. Ma ben presto, alle rapine si aggiungono anche gli omicidi... La battaglia con il clan Turatelo si trasformerà ben presto in una guerra senza esclusione di colpi, che diventerà sempre più dura, così come sempre più sanguinose diventeranno le rapine ascritte alla Banda Vallanzasca. La sceneggiatura del film è stata scritta da Michele Placido con la collaborazione di Kim Rossi Stuart e Andrea Purgatori, è ed ispirata al libro autobiografico Il fiore del male. Bandito a Milano scritto dallo stesso Vallanzasca in collaborazione con il giornalista Carlo Bonini. Renato Vallanzasca sta scontando una condanna complessiva a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione con l'accusa di sette omicidi di cui quattro compiuti direttamente, una settantina di rapine e quattro sequestri di persona nonché numerosi tentativi di evasione. È detenuto da 38 anni. Il film, per il rischio di mitizzare la figura di un assassino, ha inevitabilmente, provocato tantissime polemiche: dai giornalisti, ai politici, dalle associazioni Vittime del Dovere ai Sindacati di Polizia che hanno invitato a boicottare la visione della pellicola nelle sale.

In alto, la copertina del libro due scene del film e, a destra il regista Michele Placido

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La scheda del Film Regia: Michele Placido tratto dal libro:Il fiore del male - Bandito a Milano di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca Soggetto: Carlo Bonini, Renato Vallanzasca Sceneggiatura: Andrea Purgatori, Angelo Pasquini, Michele Placido,Gerardo Amato, Andrea Leanza, Kim Rossi Stuart, Toni Trupia Fotografia: Arnaldo Catinari Montaggio: Consuelo Catucci Scenografia: Tonino Zera Costumi: Roberto Chiocchi Musiche: Negramaro Produzione: ELIDE MELLI PER COSMO PRODUCTION, 20TH CENTURY FOX ITALIA Distribuzione: 20TH CENTURY FOX ITALIA Personaggi ed Interpreti: Renato Vallanzasca: Kim Rossi Stuart Consuelo: Valeria Solarino Enzo: Filippo Timi Antonella D'Agostino: Paz Vega Sergio: Moritz Bleibtreu Frances Turatello: Francesco Scianna Spaghettino: Toni Pandolfo Fausto: Gaetano Bruno Rosario: Nicola Acunzo Armando: Stefano Chiodaroli Giuliana: Federica Vincenti Nicoletta. Monica Barladeanu Padre di Renato: Gerardo Amato Carmen: Lia Gotti Genere: Biografico, Drammatico, Politico Durata: 125 minuti Origine: Italia, 2010

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Giovanni Passaro* passaro@sappe.it

Il ricorso alla commissione medica di 2ª istanza sospende l’efficacia del giudizio della C.M.O.? a nuova rubrica Diritto & Diritti nasce con l’ambizione di essere un aiuto tangibile per i colleghi invalsi da controverse questioni di natura giuridica. E a tal fine aspettiamo di leggere quanti più quesiti possibili ai quali cercheremo di dare puntualmente esaurienti risposte.

PROVVEDIMENTO MEDICO-LEGALE DI IDONEITA’ E CONSEGUENTE RICORSO Gent.ma redazione, sono un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria con la qualifica di assistente, in servizio presso la Casa Circondariale di Roma Regina Coeli, volevo sottoporre il seguente quesito: a seguito d’infortunio in servizio, il Dirigente Sanitario dell’Istituto mi ha inviato a visita presso la competente CMO. Dopo circa due mesi di convalescenza, sono stato giudicato idoneo al servizio. Considerato che avevo riportato una lesione ai legamenti e camminavo a fatica, ho proposto ricorso alla Commissione Medica di 2ª istanza. Nonostante la proposizione del ricorso mi hanno fatto riprendere servizio regolarmente, vorrei sapere se è legittimo. Caro collega, la normativa di riferimento della materia in argomento è rappresentata dal D.P.R. 461/01, che ha abrogato tutte le previgenti disposizioni normative e regolamentari in materia in contrasto con la nuova normativa. Appare opportuno rilevare che la legge 416/26, così come modificata dal D.P.R. n. 1485/65, attraverso il suo regolamento applicativo R.D. 1024/28, attribuiva ai processi verbali emessi dalle Commissioni Mediche ospedaliere e di 2ª istanza natura provvedimentale e prevedeva la possibilità per il dipendente di poter presentare ricorso alla C.M. di 2ª istanza nei modi e nei termini previsti.In tale contesto, disposizioni della Direzione Generale della sanità Militare disciplinavano il caso di attesa del giudizio di appello, periodo durante il quale, a seguito di ricorso, rimanevano sospesi gli effetti del giudizio medico legale della C.M.O.. Con l’entrata in vigore del D.P.R. 461/01 e, quindi, con la perdita dei processi verbali emessi dalle C.M.O. delle caratteristiche di atto con natura provvedimentale, la tipologia di contenzioso descritta si riduce unicamente all’ipotesi di ricorso

amministrativo in ordine al solo giudizio di idoneità, da prodursi a cura del dipendente entro 10 giorni dalla notifica del giudizio alla Commissione Medica di 2ª istanza per il tramite della propria sede di appartenenza. Per quanto sopra, in tutte quelle situazioni in cui il soggetto giudicato idoneo debba rientrare in servizio ma questi proponga, seppur nei limiti temporali e secondo le procedure previste dalla citata norma, ricorso avverso il giudizio di idoneità della Commissione Medica di 2ª istanza, deve comunque riprendere la propria attività di servizio in quanto, il predetto ricorso avverso il giudizio di idoneità non produce alcun effetto sulla posizione di stato che, invece, potrà subire una eventuale modificazione solamente a seguito del pronunciamento della Commissione Medica di 2ª istanza. In conclusione, in tutte le situazioni in cui il dipendente giudicato idoneo dalla Commissione Medica Ospedaliera ed in attesa del pronunciamento della Commissione Medica di 2^ istanza avverso la mancata accettazione del giudizio di idoneità, debba essere comunque impiegato nelle previste attività istituzionali di servizio. Spero il mio contributo sia valso a trafugare i tuoi dubbi. Cordialmente * Giovanni Passaro Vice Sovrintendente in servizio a Roma - Regina Coeli, laureato in Scienze Giuridiche e in Giurisprudenza

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Aldo Maturo* avv.maturo@gmail.com

Profondo Rosso

Nella foto un assegno da compilare

orse è la cartina di tornasole del bilancio in rosso che caratterizza la maggioranza delle famiglie italiane se è vero che gli x assegni a vuoto rappresentano più di 2 miliardi di euro di impegni non pagati. Il Sud primeggia, e la cosa non meraviglia, ma anche le altre parti d’Italia non ridono come non ridono tutti quelli che accettano gli assegni come sistema di pagamento ormai sostitutivo dei contanti e si ritrovano invece con un foglietto vuoto in mano. Alla crescita del fenomeno contribuisce sia la difficoltà a gestire il bilancio familiare entro i limiti di stipendi insufficienti sia forse la depenalizzazione del vecchio reato di emissione di assegno a vuoto e di emissione di assegno senza autorizzazione, oggi oggetto di un sistema sanzionatorio di tipo amministrativo che solo nei casi più gravi ha una tutela di carattere penale (D.Lgs.n. 507/99) sostituendo però al posto della reclusione una sanzione amministrativa pecuniaria Distinguiamo allora i due tipi di assegno non senza aver prima ricordato che: TERMINE DI PRESENTAZIONE Gli assegni si presentano in banca, per il pagamento, entro 8 giorni dalla data riportata in intestazione, per gli assegni pagati nello stesso comune di emissione ed entro 15 giorni per quelli fuori piazza. VALIDITA’ DELL’ASSEGNO

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L’assegno di conto corrente bancario si prescrive dopo sei mesi dalla data di emissione. Se quindi il creditore presenta l’assegno alla banca dopo tale termine, la banca, anche se ci sono i soldi sul c/c, per pagare l’assegno deve chiedere conferma ed autorizzazione al correntista che lo ha emesso.

Se quest’ultimo la nega, l’assegno si restituisce insoluto, non protestato e prescritto. ASSEGNO A VUOTO (tecnicamente : SENZA PROVVISTA) E’ l’ipotesi forse più ricorrente e si ha quando il soggetto effettua un pagamento emettendo un assegno che è privo di copertura. Il suo conto è in rosso, come si dice comunemente. Il cliente con l’assegno dà ordine alla banca di pagare la somma indicata detraendola dal suo conto corrente, ma nel conto corrente o non ci sono fondi o non sono sufficienti a coprire l’importo richiesto. Chi emette questo tipo di assegno è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria che va da €516 a €4000 e se l’assegno è di importo superiore a €10.000 si applica la sanzione pecuniaria da €1000 a €6197,48 (prima la pena era della reclusione da 3 mesi ad un anno) Scattano poi le sanzioni amministrative accessorie più importanti, come il divieto di emettere assegni per un periodo compreso tra i 2 e i 5 anni, l’interdizione dall’esercizio di un’attività professionale

o imprenditoriale, l’incapacità a stipulare contratti con la Pubblica Amministrazione. Se si violano tali divieti c’è la sanzione penale della reclusione da 6 mesi a 3 anni, nonché la pubblicazione della sentenza ed il divieto di emettere assegni per non meno di 2 anni. ASSEGNO SENZA AUTORIZZAZIONE E’ questa l’ipotesi che ricorre quando ad esempio: 1) si firma un assegno ma il conto era stato chiuso prima di emettere l’assegno; 2)il conto bancario non prevedeva la possibilità di emettere assegni; 3) è stato emesso un assegno su conto intestato ad altro soggetto; 4) vi sono altre motivazioni che non giustifichino l’emissione di un assegno. Le sanzioni sono uguali a quelle previste per l’assegno scoperto ma la sanzione amministrativa può arrivare fino a 12.395,00 euro. (prima era prevista la reclusione fino ad 8 mesi). ARCHIVIO CAI (CENTRO DI ALLARME INTERBANCARIO)

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Entrambe le ipotesi di assegno sopraindicate prevedono la registrazione negli archivi CAI (Centro di Allarme Interbancaria) che è una banca dati della Banca d’Italia in cui vengono inseriti tutti i dati nominativi di chi ha fatto questo tipo di operazione bancaria (o postale). A seguito dell’iscrizione scatta la revoca di ogni autorizzazione ad emettere assegni per un periodo di sei mesi dalla segnalazione del nominativo. Per lo stesso periodo è vietato a qualunque banca o ufficio postale di stipulare nuove convenzioni di assegno con il traente e di pagare i titoli da lui emessi dopo l’iscrizione del suo nominativo in archivio, anche se emessi con disponibilità di fondi (coperti). Per gli assegni senza autorizzazione l’iscrizione nell’archivio informatizzato viene richiesta entro 20 giorni dalla presentazione al pagamento del titolo. Nell’ipotesi di assegno a vuoto (totale o parziale) l’iscrizione è eseguita dopo che siano trascorsi sessanta giorni dalla scadenza del termine di presentazione del titolo e se l’assegno è presentato in banca fuori dei termini di 8 e 15 giorni (in piazza o fuori piazza) non scattano gli estremi di emissione senza provvista (a vuoto) e quindi la banca non può attivare la procedura da cui scattano le sanzioni. Se l’assegno non è pagato (insufficienza di fondi) o è pagato dalla banca in modo parziale (carenza di fondi) chi ha emesso l’assegno dovrà pagare anche una penale pari al 10% della somma dovuta e non pagata. PREAVVISO DI REVOCA Per i casi di mancato pagamento di assegno a vuoto (senza provvista), prima di chiedere l’iscrizione negli archivi CAI la banca entro 10 giorni deve mandare all’indirizzo indicato dal traente (cliente infedele) una raccomandata con ricevuta di ritorno contenente il preavviso di revoca con cui lo si invita a coprire l’assegno - sia pur con pagamento tardivo comprensivo di capitale,penale del 10% ed interessi del 3% - entro 60 giorni di calendario, avvisandolo delle conse-

LE SANZIONI

guenze derivanti dalla sua eventuale iscrizione nell’archivio CAI. Sarà avvisato poi che dalla data di iscrizione al CAI – data che dovrà essergli indicata - scatterà la revoca di autorizzazione ad emettere assegni e dovrà restituire tutto il carnet di assegni in suo possesso. Il cliente può effettuare il pagamento dell’ assegno scoperto nelle mani del portatore, presso la banca o presso il pubblico ufficiale che ha elevato il protesto. RESPONSABILITÀ DELLA BANCA La banca (o l’ufficio postale) è obbligato in solido a pagare l’assegno a vuoto se omette o ritarda l’iscrizione al CAI oltre i termini di legge e se autorizza il rilascio del carnet di assegni in favore di un soggetto che risulta iscritto nel registro CAI o provvede a rilasciare una nuova autorizzazione prima della scadenza del termine di 6 mesi dalla data di iscrizione al CAI. In ogni caso la responsabilità della banca è limitata fino ad un importo di euro 10329,14 per ogni titolo(Art.35 del D.Lgs.507/1999 e art.10 L.386/1990). In queste ipotesi il destinatario dell’assegno potrà valersi per la rivalsa sia nei confronti del cliente(traente) che della banca (trattario) il medesimo non sia stato coperto. In realtà i giorni sono più di 60 e in particolare 60+8 (termine di presentazione su piazza)=68 giorni dalla data di emissione oppure 60+15 (termine di presentazione per assegni fuori piazza)=75 giorni dalla data di emissione.

In presenza di assegni a vuoto la banca provvede ad attivare la procedura per l’informativa al Prefetto del luogo di pagamento dell’assegno, competente per l’applicazione delle sanzioni previste. Le sanzioni amministrative non si applicano se il traente (chi ha emesso l’assegno a vuoto), entro sessanta giorni dalla data di scadenza del termine di presentazione del titolo, effettua il pagamento dell’assegno, degli interessi, della penale e delle eventuali spese per il protesto o per la constatazione equivalente. Se invece la violazione contestata è relativa ad emissione di assegno senza autorizzazione, il pagamento dell’assegno e delle relative spese non consente l’archiviazione degli atti e al verbale di contestazione seguirà ordinanza ingiunzione prefettizia con l’irrogazione della relativa sanzione pecuniaria sulla base del numero e dell’ammontare degli assegni emessi e con la conseguente sanzione accessoria del divieto di emettere assegni per un periodo non inferiore a due anni. L’interessato può presentare scritti difensivi al Prefetto e produrre documentazione giustificativa. Il Prefetto, ricevuta la segnalazione, entro 90 giorni dal ricevimento degli atti provvede con raccomandata a notificare la violazione al soggetto che ha emesso l’assegno. L’interessato ha 30 giorni di tempo per inviare scritti difensivi corredati da idonea documentazione e non può chiedere di essere sentito personalmente. Il Prefetto, dopo aver valutato le deduzioni presentate, emette ordinanza di archiviazione o ordinanza di ingiunzione al pagamento. Entro 30 (trenta) giorni dalla notifica del provvedimento di ordinanza ingiunzione, il trasgressore deve effettuare il pagamento della sanzione pecuniaria dandone comunicazione alla Prefettura – alla quale può chiedere anche la rateizzazione del pagamento - oppure proporre opposizione al provvedimento davanti al Giudice di Pace, competente per territorio. L’opposizione non sospende l’esecutività del procedimento. ✦ Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

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A fianco la sede della Banca d’Italia a Roma

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Polonia: Nel programma di trattamento dei detenuti inserita una visita ad Auschwitz l quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, citando il portavoce del Museo di Auschwitz Jaroslaw Mansfelt, ha reso noto che nell’ambito di un progetto regionale di reinserimento sociale, i detenuti delle prigioni polacche sono stati portati a visitare il Museo del più grande ex campo di sterminio nazista. Secondo il portavoce Mansfelt le autorità penitenziarie sono convinte che conoscere la terribile storia del campo di concentramento può essere un elemento utile per il programma di reinserimento.

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Accadde al io r a i z n e t i n Pe Stando al quotidiano polacco, durante la visita di un giorno, i prigionieri hanno ascoltato delle conferenze sul sistema

carcerario del Terzo Reich, sulle opere d’arte lasciate dagli ex prigionieri e sugli esperimenti medici realizzati dai nazisti. Per gli ideatori del progetto l’esperienza di una tale visita potrebbe aiutare a prevenire gli atteggiamenti di intolleranza e di disprezzo degli altri. Un analogo progetto era stato avviato, qualche tempo fa, anche per i detenuti irlandesi condannati per atti di terrorismo. ✦

Polonia: una donna finisce in carcere per una crisi da astinenza sessuale

Brasile: arco e frecce per introdurre telefonini in carcere

La focosa quarantaduenne Hanna Wozniak, di Koszalin in Polonia, è stata prima denunciata dalla polizia e successivamente condannata da Giudice ad un anno di carcere per abuso dei servizi di emergenza. Hanna avrebbe fatto oltre settecento chiamate telefoniche ai servizi di emergenza (polizia, vigili del fuoco e pronto soccorso sanitario) soltanto allo scopo di trovare qualcuno che fosse disposto a fare sesso con lei. La donna si sarebbe rivolta anche al consiglio comunale della sua città e, addirittura, all’esercito. L’ultima sua prodezza è stata quella di appiccare un incendio al fine di far intervenire i pompieri che, dopo aver spento le fiamme, sperava potessero placare anche i suoi bollenti spiriti. Questo ultimo tentativo è costato, però, alla inconsolabile Hanna la condanna ad un anno di galera. Per tutta risposta la signora Wozniak si è giustificata lamentando il fatto che «da troppo tempo non c’era più un uomo nel suo letto». ✦

Dopo aver fallito con molti altri sistemi il tentativo di introdurre cellulari in una prigione, una gang brasiliana ha fatto ricorso ad un adolescente armato di arco e frecce, per lanciare apparecchi telefonici verso la casa circondariale. Il piano, però, si è infranto sulla schiena di un poliziotto penitenziario. La stampa brasiliana ha riferito che il ragazzino è stato catturato quando una delle sue frecce ha colpito un poliziotto alla schiena. L’uomo, fortunatamente, non è stato ferito in maniera grave perché il cellulare attaccato alla punta della freccia ha attutito l’impatto. In effetti il sistema non era affatto idiota se, prima di quel colpo, il ragazzo era, comunque, riuscito a infiltrare quattro dispositivi telefonici all’interno del carcere. ✦

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fonte: www.poliziapenitenziaria.net

Scandalo in Nord Irlanda: un milione di sterline per pagare personale penitenziario sospeso dal servizio

Prigione in vendita su e bay Due cuori e una capanna. O meglio: 50 capanne nella contea di Durham (Inghilterra) costruite durante il secondo conflitto mondiale dai prigionieri di guerra degli inglesi. Harperley Camp (questo il nome del campo) fu eretto fra il 1940 e il 1944 dagli stessi soldati detenuti, anche italiani, ed è stato il sogno di una coppia inglese che l’aveva acquistato nel 2001. E che lo ha rimesso in vendita su eBay, con base d’asta di un milione di euro. James e Lisa McLeod hanno infatti fallito nel tentativo di unire il “sacro” della guerra e il “profano” del business. Il sacro erano le incisioni, ancora leggibili, fatte dai prigionieri sui muri delle celle. Il profano, gli interventi fatti in questi ultimi anni: un ristorante, un negozio di prodotti agricoli, un museo, una cappella e una biblioteca. Visti gli eccessivi costi di manutenzione, la coppia è stata costretta a investire in altri progetti: «Il luogo ha un grande potenziale e se qualcuno ha soldi da investire ci piacerebbe continuare a essere coinvolti» hanno precisato i McLeod. ✦

Sidecar cellulare Un poliziotto a Los Angeles (Usa) nel 1925 durante il test di un curioso modello di “cellulare a tre ruote”: un sidecar modificato. La cella mobile avrebbe dovuto portare in carcere in modo più celere gli arrestati, ma fin dal suo collaudo si rivelò un buco nell’acqua: era troppo sbilanciata e non permetteva di raggiungere grandi velocità. Soprattutto, c’era il rischio che da un momento all’altro potesse ribaltarsi. ✦

Scandalo nel Corpo di Polizia Penitenziaria nordirlandese dove un’interrogazione parlamentare dell’Onorevole Patsy McGlone rivela che il Northern Ireland Prison Service ha continuato a pagare lo stipendio al personale penitenziario sospeso dal servizio con un esborso di un milione di sterline negli ultimi cinque anni. Il Northern Ireland Prison Service è un’agenzia all’interno del Dipartimento di Giustizia che cura la gestione e la fornitura dei servizi nell’ambito del sistema carcerario del Nord Irlanda. Gli stipendi corrisposti al personale carcerario sospeso dal servizio sono stati pari a unmilione di sterline, nell’arco di 5 anni. E ben 440.000 sterline sono state versate soltanto nel corso dell’ultimo esercizio.

Il Northern Ireland Prison Service ha rivelato le cifre in risposta ad un’interrogazione parlamentare presentata da Patsy McGlone, rappresentate SDLP all’Assembly. Un portavoce della polizia penitenziaria ha dichiarato che le attuali procedure sono state oggetto di riesame, ma che, comunque, il Northern Ireland Prison Service prende molto sul serio presunte violazioni di condotta del personale e che, in alcuni casi, è opportuno che il personale non permanga al lavoro. Ovviamente, le procedure di sospensione dal servizio vengano applicate nei confronti di poliziotti oggetto di indagine per colpa grave oppure in attesa del risultato di un’azione disciplinare per gravi violazioni. Purtroppo, le procedure di indagine possono potrarsi anche per un lungo periodo. Nello specifico il portavoce delNorthern Ireland Prison Service ha evidenziato che la maggior parte dei pagamenti dell’anno scorso è andato al personale del carcere di Maghaberry che è stato sospeso nell’ambito di un’inchiesta sulle circostanze del suicidio del detenuto Colin Bell. Patsy McGlone ha affermato di essere rimasto di stucco davanti alle cifre presentate in risposta alla sua interrogazione al Ministero della Giustizia ed ha preannunciato una ulteriore interrogazione per ottenere nuovi dettagli. ✦

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STEVE MARTINI

AMANDA GRANGE

LA TESTIMONE SCOMODA

MR. DARCY, VAMPIRE

LONGANESI Edizioni pagg. 480 - euro 19,60

TEA Edizioni pagg. 254 - euro 12,00

atja è giovane e bella, di una bellezza provocante. È piena di sogni, e ha ciò che le serve per realizzarli. Katja potrebbe avere tutto dalla vita. Eppure è proprio la sua vita a essere in pericolo. Perché Katja è diventata particolarmente scomoda per qualcuno. Qualcuno di estremamente pericoloso. Quando l’avvocato Paul Madriani decide di difenderla, però, è lui a ritrovarsi in pericolo. Non si tratta soltanto di scagionare la bella Katja dalle prove schiaccianti che la accusano di un efferato duplice omicidio: la posta in gioco infatti sembra alzarsi ogni minuto che passa, perché Katja è a conoscenza di qualcosa che potrebbe cambiare non solo il suo destino, ma anche quello di migliaia di persone ignare della minaccia che pende sul loro capo. Una minaccia che gravita ben al di là dell’aula di tribunale. Katja non è soltanto un’accusata: è una testimone che sa troppo. Per questo non basta la condanna. Solo la sua morte può impedire che la minaccia venga sventata. La sua morte... E quella di chiunque la difenda.

voro lo trattano con indifferenza, se non con disprezzo. Ma un giorno la fortuna gli sorride, e la schedina giocata con tanta pazienza anno dopo anno risulta vincente. Valdemar decide di tenere per sé questa notizia e comincia a costruirsi una vita parallela, che comprende un’idilliaca casa nel bosco. Anna Gambowska è una ragazza difficile, in fuga da un centro di recupero per tossicodipendenti. Vent’anni, una chitarra, uno zaino e un passato burrascoso che sta cercando di lasciarsi alle spalle quando si imbatte in un’idilliaca casa nel bosco... L’ispettore Gunnar Barbarotti è bloccato in un letto d’ospedale con una gamba rotta, quando Alice Ekman Roos gli chiede di indagare sulla scomparsa del marito. Il caso non sembra complicato, finché le ricerche condotte dai colleghi dell’ispettore non portano al ritrovamento di un cadavere: di chi si tratta? E cos’ha a che fare con Anna? O con Valdemar? A questo punto Barbarotti non può fare a meno di essere incuriosito dalla figura di quest’uomo all’apparenza tanto banale da risultare interessante.

Elizabeth e Darcy, i protagonisti dell’indimenticabile Orgoglio e pregiudizio, si sono sposati e si accingono a raggiungere il Lake District, a nord del Paese, quando una misteriosa missiva indirizzata a Darcy sconvolge i loro piani all’ultimo momento. Gli sposi devono partire per un lungo viaggio in Europa, passando per Parigi, attraversando le Alpi per raggiungere infine Venezia. Elizabeth, tuttavia, percepisce uno strano turbamento nell’amato consorte: la loro, più che un vacanza, pare una fuga, e Darcy sembra preda di un terrore antico... Una storia d’amore leggendaria e immortale per una copia leggendaria e… immortale. Una prova d’amore che porterà Elizabeth e Darcy fino alla bocca dell’inferno.

HAKAN NESSER

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L’UOMO CON DUE VITE

MAURIZIO TRAVERSO

GUANDA Edizioni pagg. 450 - euro 18,50

IL RESPIRO DI JENNIFER

Ante Valdemar Roos ha quasi sessant’anni e conduce un’esistenza ordinaria. Sua moglie non lo capisce; le figlie di lei lo considerano un fallito; i colleghi di la-

ERGA Edizioni pagg. 176 - euro 8,00 Un giallo classico, dove il lettore può passare in rassegna tutti i personaggi, assi-

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a cura di Erremme

stere a tutte le conversazioni e gli interrogatori che il Maresciallo Aldo Cei e l’investigatore Gianni Pepe conducono e seguire gli andirivieni dei protagonisti tra san Terenzo, Tellaro e Lerici. L’Autore giocando sull’intreccio e sulla psicologia dei personaggi, costruisce spiegazioni logiche con un linguaggio lontano dal ritmo cinematografico da camera mobile, e più vicino a quello “letterario” del palcoscenico teatrale ed i colpi di scena (che nel Respiro di Jennifer certo non mancano) muovono soprattutto dalle rivelazioni dei personaggi. In questo tipo di romanzo il lettore è sfidato da chi scrive ad individuare il colpevole, analizzando gli stessi indizi sui quali l’investigatore costruisce le proprie ipotesi e come dice l’Autore stesso nella conclusione, “il lavoro di chi si presta al servizio della giustizia, può dirsi realizzato soltanto quando chi sbaglia venga messo in condizioni di pagare le sue colpe”, quando torna cioè l’equilibrio, e solo a quel punto il romanzo è davvero concluso. A. FUMAGALLI - L. COTTA R.

SCEGLIERE UN FILM 2010 ARES Edizioni pagg. 440 - euro 19,00 Come i sei precedenti volumi (20042009) di successo, Scegliere un film 2010 è uno strumento ideale sia per genitori che vogliono scegliere un film da godere in famiglia sia per chi organizza

cineforum, soprattutto in contesti educativi (scuole, gruppi, giovanili, associazioni...). Ma anche studiosi e professionisti dell’audiovisivo e i semplici appassionati potranno trovare uno sguardo acuto, intelligente e originale per comprendere a fondo i film analizzati. Il volume raccoglie infatti i circa 160 titoli considerati più significativi fra quelli usciti da giugno 2009 a maggio 2010. Le recensioni, firmate da giovani e brillanti professionisti dei media (sceneggiatori, story editors, studiosi), privilegiano la componente narrativa: il tipo di storia raccontata, i personaggi e i valori di cui si fa portatrice, con una valutazione che tiene in primo piano le componenti etico-antropologiche del film. Per rendere la consultazione più rapida e immediata, a ogni film è stato attribuito un voto in stelline, da una a cinque. Il voto non è per cinefili, ma per un pubblico di persone «normali», ed è il frutto di un giudizio complessivo che tiene conto dei pregi estetici, ma soprattutto contenutistici. ELISABETTA SALA

ELISABETTA LA SANGUINARIA LA CREAZIONE DI UN MITO, LA PERSECUZIONE DI UN POPOLO

ARES Edizioni pagg. 384 - euro 20,00

Di tutta la grande famiglia dei fratelli riformati, gli anglicani sono quelli che più si avvicinano ai cattolici. Ciò è dovuto al noto senso di moderazione degli inglesi, che hanno saputo trovare un buon compromesso tra gli estremi. Il mirabile equilibrio fu raggiunto da una sovrana straordinaria, tollerante e di larghe vedute, che seppe contrastare il fanatismo religioso della sorella (Maria la sanguinaria) riuscendo a creare una fede che fosse veramente nazionale. Elisabetta I fu la regina più amata della storia. Fu lei a saper capire il suo popolo come nessun altro; fu grazie a lei che l’Inghilterra si affermò come potenza mondiale; fu intorno a lei che i suoi sudditi si strinsero come un sol uomo nel momento del pericolo. Lei la regina adorata, osannata, celebrata, e dai più grandi poeti, come Gloriana, la Regina Vergine. Tutto ciò è romantico e commovente; peccato che, come questo libro dimostra documenti alla mano, sia profondamente falso. Il regime elisabettiano fu, di fatto, un sistema totalitario tra i più amari della storia. Peccato che il mito di Gloriana sia stato sapientemente costruito, pezzo dopo pezzo, da una minoranza al governo che fece carte false per conservare il potere. Peccato che il popolo si sia visto perseguitato, impoverito, oppresso come mai prima di allora. Peccato che la tanto decantata vicinanza degli anglicani al cattolicesimo sia nata da un duplice desiderio fondamentalmente molto semplice e concreto: gettare fumo negli occhi dei sudditi e formare una gerarchia di agenti governativi travestiti da ecclesiastici. Peccato che l’evoluzione-involuzione degli inglesi sia costata migliaia di vite umane, molte delle quali (tra cui anche la Regina di Scozia) finirono immolate e squartate sul patibolo per alto tradimento. Peccato che, come nel Mercante di Venezia shakespeariano, lo scrigno d’oro contenga soltanto un teschio. ✦

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Lettera al Direttore gr. Direttore, ancora una volta la nostra Amministrazione ha dimostrato il totale disinteresse nei confronti degli uomini e delle donne del Corpo, che ogni giorno sacrificano la propria vita nell’interesse della collettività. D’altronde, come può capirci chi dall’alto di un ufficio pretende di gestire il personale come se fossero delle pedine assuefatte al volere di chi ha potere decisionale, senza un minimo di confronto e di collaborazione. Questa volta però non sarà così, perchè

quegli uomini e quelle donne hanno una propria testa per pensare e per reagire di fronte a quest’ultimo sopruso perpetrato. Noi tutti siamo pronti a mettere in atto ogni iniziativa consentita dalla legge, se non verranno recepiti gli emendamenti proposti dal sindacato più rappresentativo del Corpo. Soprattutto oggi, nel bel mezzo di una crisi mondiale, sarebbe un gesto significativo, nell’ottica del principio dell’economicità, permettere al personale interno al Corpo della Polizia Penitenziaria, in possesso di titoli e requisiti professionali, di poter transitare negli istituendi Ruoli Tecnici, così come è stato previsto per la Polizia di Stato, a cui si fa riferimento. Manteniamo alta l’attenzione sul prosieguo dell’iter legislativo, e sproniamo inin-

terrottamente chi di dovere ad apportare tali rilevanti modifiche per le legittime aspirazioni di crescita del nostro Corpo. Cordiali saluti Antonio Massimo Ciasullo Condividiamo in toto le osservazioni del collega Ciasullo che sono le stesse che abbiamo più volte indirizzato al Ministro della Giustizia ed al Capo del DAP che, nonostante ciò, hanno mandato avanti un decreto sui ruoli tecnici che non ci soddisfa per niente. Proprio per questo stiamo continuando a seguire l’iter del provvedimento cercando di modificare il modificabile. Laddove non ci dovessimo riuscire intraprenderemo le vie legali in sede giurisdizionale.

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

ALL’UFFICIO MATRICOLA DELL’UCCIARDONE...

© 2010 Caputi & De Blasis

Allora ricapitoliamo: l’appuntato Caputo porta il detenuto alla 6ª sezione, tu porti lo scarafaggione alla 3ª e il topolone alla 5ª...

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