Polizia Penitenziaria - Novembre 2010 - n. 178

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2011: arrivano pi첫 di tremila nuovi Agenti



Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

La Copertina L’arrivo negli istituti penitenziari italiani di più di tremila nuovi Agenti nel 2011 (illustrazione di Mario Caputi)

ANNO XVII Numero 178 Novembre 2010

L’EDITORIALE Nuove assunzioni per la Penitenziaria

Direttore Responsabile Donato Capece

di Donato Capece

capece@sappe.it

IL PULPITO 2011: in arrivo più di 3000 nuovi Agenti

Direttore Editoriale Giovanni Battista De Blasis

di Giovanni Battista De Blasis

deblasis@sappe.it

Direttore Organizzativo Moraldo Adolini

IL COMMENTO I problemi del carcere e la politica

Capo Redattore Roberto Martinelli

di Roberto Martinelli

martinelli@sappe.it

Comitato di Redazione Nicola Caserta Umberto Vitale

L’OSSERVATORIO POLITICO Il Terzo Polo e le elezioni politiche 2011 di Giovanni Battista Durante

Redazione Politica Giovanni Battista Durante Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director) Direzione e Redazione Centrale Via Trionfale, 79/A 00136 Roma tel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669 E-mail: rivista@sappe.it Web: www.poliziapenitenziaria.net Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: “Polizia Penitenziaria -

LO SPORT Per uno sport pulito a cura di Lalì

LE FIAMME AZZURRE Piccoli aumenti di pensione nel 2011 a cura di Lionello Pascone

MONDO PENITENZIARIO Security Expo a Galatina di Federico Pilagatti

Società Giustizia & Sicurezza” Registrazione Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

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Finito di stampare: Novembre 2010 CHI VUOLE RICEVERE LA RIVISTA DIRETTAMENTE AL PROPRIO DOMICILIO, PUO’ VERSARE UN CONTRIBUTO DI SPEDIZIONE PARI A 20,00 EURO, SE ISCRITTO SAPPE, OPPURE DI 30,00 EURO SE NON ISCRITTO.

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Donato Capece Segretario Generale Sappe capece@sappe.it Direttore Responsabile

Nuove assunzioni per la Polizia Penitenziaria e detenzione domiciliare: approvata definitivamente la legge 'aula del Senato ha approvato in via definitiva mercoledì 17 novembre 2010 la legge che consente la detenzione domiciliare per chi deve scontare pene inferiori ad un anno. Hanno votato a favore Pdl, Lega e Fli. Astenuti Pd, Idv e Udc. Non hanno partecipato al voto i senatori radicali Perduca e Poretti.

l’Aula del Senato

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La legge avvantaggerà, entro il 31 dicembre 2013, quei detenuti a cui mancano 12 mesi per completare il periodo di detenzione e tornare in libertà. Ma la legge prevede soprattutto l’assunzione di circa 2.000 nuovi Agenti di Polizia Penitenziaria e per questo la ritengo un segnale apprezzabile di attenzione per sanare seppur parzialmente le gravi carenze di organico della Polizia Penitenziaria (quantificate in oltre 6mila unità) e per dare un primo concreto segnale ad un sistema, quello penitenziario, rimasto per molto tempo senza alcun intervento sostanziale, oltre la fallimentare e disastrosa esperienza dell'indulto. Oggi in carcere ci sono più di 69mila detenuti per poco più di 43mila posti letto, e la misura deflattiva che prevede la possibilità di scontare ai "domiciliari" l'ultimo anno di pena residua inciderà su circa 7/8mila detenuti. Quello che mi

sembra positivo è la trasversalità politica raggiunta sui temi penitenziari. Anche da queste colonne intendo ringraziare tutti i gruppi parlamentari del Senato, ed in particolar modo il Senatore Pedica dell’IDV che era anche con noi in piazza a manifestare davanti al Dap il 19 ottobre scorso, per aver citato la presenza del SAPPE e mia personale in Aula a Palazzo Madama. Il SAPPE era infatti presente al Senato per seguire i lavori dell’Atto Senato 2313 con il suo segretario generale ed il segretario generale aggiunto Roberto Martinelli. Entrando un po’ nel dettaglio, il provvedimento approvato in via definitiva al Senato consente la detenzione domiciliare per chi deve scontare condanne inferiori a un anno. Ne beneficeranno, entro il 31 dicembre 2013, oltre a chi ha condanne molti lievi anche quei detenuti che stanno per completare il periodo di detenzione e vedono avvicinarsi il sospirato momento della fine pena. Si calcola che il ddl dovrebbe interessare almeno 7 mila detenuti e consente l'assunzione di circa 2000 agenti penitenziari per sopperire alle carenze di organico. Rispetto alla Camera il Pd e l'Udc non hanno votato a favore, ma si sono astenuti insieme all' Idv perche' accusano il governo di non aver mantenuto le promesse fatte a fine luglio quando il ddl e' stato votato in prima lettura. Ecco i punti salienti della nuova legge: la pena detentiva è eseguita presso l'abitazione del condannato o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza che può definirsi un domicilio. Non è applicabile ai detenuti considerati delinquenti abituali, professionali o per tendenza; ai detenuti che

sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare; quando vi è la concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga o quando sussistono specifiche e motivate ragioni per ritenere che il condannato possa commettere altri delitti oppure quando non sussiste l'idoneità e l'effettività del domicilio anche in funzione delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato. Spetta al pubblico ministero la trasmissione al giudice di sorveglianza della richiesta di sospensione della reclusione corredata da un verbale di accertamento della idoneità del domicilio. Il magistrato di sorveglianza dispone l'esecuzione domiciliare degli ultimi 12 mesi di pena o di assegnazione a centri di recupero, presso una struttura pubblica o privata accreditata, in caso di condannati tossicodipendenti. In caso di evasione dai domiciliari la pena che era prevista dal codice penale da 6 mesi fino a tre anni passa da uno fino a cinque anni. Il provvedimento prevede un adeguamento dell' organico del Corpo di polizia penitenziaria di circa 2000 unità per fronteggiare la situazione emergenziale in atto e, entro 180 giorni dall' entrata in vigore della legge, il ministro della Giustizia riferirà alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica della polizia penitenziaria. Dopo tanta inattività per riformare il sistema carcere, questo provvedimento può essere il primo passo per ripensare davvero l’esecuzione penale in Italia e, di conseguenza, un nuovo ruolo ed impiego del Corpo di Polizia Penitenziaria. E noi, su questo, vogliamo fare la nostra parte. ✦

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Giovanni Battista De Blasis Segretario Generale Aggiunto Sappe deblasis@sappe.it Direttore Editoriale

Nel 2011 arriveranno nelle carceri più di tremila nuovi agenti (e cinque nuovi dirigenti generali) opo tante lotte, numerose manifestazioni di protesta e tanti (troppi) suicidi di Poliziotti Penitenziari e detenuti, finalmente la politica si è messa una mano sulla coscienza e ci ha concesso un po’ di respiro. Un bando per seicento agenti già pubblicato in G.U., un altro per ottocento (che saranno presi integralmente dalla graduatoria degli idonei non vincitori degli ultimi concorsi) che sarà bandito entro il 31 dicembre ed, infine, grazie alla nuova legge sugli arresti domiciliari, un concorso per altri duemila (1800?) agenti da bandire nel 2011. Certamente apprezzabili questi interventi del Governo e del Parlamento e, sicuramente, senza di essi ci sarebbe stata una catastrofe con gli istituti penitenziari che, probabilmente, sarebbero implosi su se stessi, ma va detto, con forza, che tremila agenti non risolveranno affatto, in maniera definitiva, i problemi del Corpo di Polizia Penitenziaria. Da affermare, infatti, con fermezza che entro il 2011 almeno mille poliziotti andranno in pensione nonostante il blocco, circa settecento verranno persi in organico perché destinati a diventare vice ispettori e almeno altrettanti parteciperanno al concorso per vice sovrintendente che non potrà non essere bandito nel 2011. Siccome la matematica, a differenza della politica, non è una opinione il saldo tra il dare e l’avere nel 2011 sarà positivo per appena cinquecento agenti, a fronte della carenza di seimila esistente allo stato attuale. Ciò significa che, comunque, il Corpo di Polizia Penitenziaria resterà carente in organico di oltre cinquemila agenti. Pur tuttavia, siamo e restiamo soddisfatti di aver ottenuto (in un momento così drammatico per il paese) questi tremila nuovi agenti che porteranno, comunque, nuova linfa, entusiasmo ed energia nelle carceri italiane, stanche e sovraffollate, restando consapevoli , però, del fatto di non aver ancora vinto la guerra ma soltanto una battaglia per i diritti dei colleghi. Per dirla con Einstein: «E' meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione». Dico questo perché ho assistito in questo ultimo anno, come del resto hanno assistito tutti i colleghi, allo Show del Biasimo messo in atto da uno dei tanti sindacalisti-profeta che si agitano nel panorama del Corpo. Ho letto decine e decine di comunicati che, pur di attaccare Ionta ed Alfano, sparavano addosso alla legge che conteneva la norma per l’assunzione dei 2000 agenti, oltre che al cd. Piano Carceri di Ionta. Ovviamente, è assolutamente legittimo che chiunque possa esprimere liberamente la propria opinione (è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione) ma nel caso di specie mi è sembrato di assistere, piuttosto, ad una vera e propria campagna di denigrazione e di delegittimazione del Ministro e del Capo del Dipartimento verso i quali sembrava manifestarsi un particolare livore ed accanimento a prescindere dalla materia del contendere.

Ma anche qui restiamo nel campo delle opinioni e sarebbe stato legittimo anche questo, se non fosse che tutta questa serie di mistificazioni come effetto collaterale ha finito per inficiare anche l’iter parlamentare della legge sulla detenzione domiciliare nella misura in cui alcuni parlamentari (per ostruzionismo politico o per legittima curiosità) sono andati ad assecondare talune obiezioni suggerite dal Sindacalista-Profeta ed hanno rallentato, di molto, l’approvazione del provvedimento. Stendiamo un velo pietoso, infine, sul fatto che quello stesso Sindacalista-Menagramo ha sbandierato poi ai quattro venti l’approvazione della legge sulle assunzioni, quasi come fosse stato merito suo il buon esito della norma. Ma, forse, abbiamo dedicato fin troppo tempo a queste polemiche di bottega di chi, non essendo capace di azioni concrete, continua ad affabulare con la propria demagogia oscurantista che, per nostra fortuna, non ha mai inciso concretamente sulla politica penitenziaria degli ultimi vent’anni. Nel 2011 avremo, anche, cinque nuovi Dirigenti Generali Penitenziari che dovrebbero andare ad occupare, al più presto, i cinque provveditorati rimasti senza titolare. I cinque neo Dirigenti Generali, ai quali inviamo i nostri migliori auguri, sono Maria Claudia Di Paolo, Bruna Brunetti, Gianfranco De Gesu, Maurizio Veneziano e Giuseppe Martone. I provveditorati rimasti scoperti sono Basilicata, Calabria, Lazio, Puglia, e Sardegna. Non sarebbe male se, in concomitanza con le assegnazioni dei nuovi, il Capo del Dap procedesse ad un generale piano di avvicendamento di tutti, o quasi tutti, i Provveditori. Ancor più necessario sarebbe un vero piano nazionale di avvicendamento dei Dirigenti degli istituti penitenziari soprattutto laddove sono titolari dell’istituto da più di dieci anni (si pensi che in qualche carcere ci sono Direttori titolari da più di venti anni ed in qualcun altro addirittura da più di trenta). Vedremo se Ionta e Turrini avranno la forza ed il coraggio di attuare un generale rinnovamento dell’amministrazione penitenziaria a beneficio, soprattutto, della Polizia Penitenziaria che avrebbe, così, il vantaggio di essere amministrata da nuovi dirigenti che, forse, potrebbero avere un po’ più di entusiasmo e di buona volontà nel gestire il personale dipendente. Non sarebbe affatto male, infine, se un tale rinnovamento potesse partire proprio dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dove, come è noto a tutti, vi sono numerosi dirigenti che vi stazionano da più di un Ventennio (...e la parola Ventennio sa tanto di Regime). ✦

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Arrivano tremila nuovi Agenti

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Roberto Martinelli Segretario Generale Aggiunto Sappe martinelli@sappe.it Capo Redattore

I problemi del carcere e l’indifferenza della politica elle ultime settimane gli Organi di informazione sono tornati ad occuparsi, prepotentemente, di carcere e sistema penitenziario. A quasi un anno dalla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale disposta da un apposito Decreto firmato dal presidente Berlusconi il 13 gennaio 2010 sulla base della legge 225/1992, che ha istituito il servizio nazionale di

Sopra carceri sovraffollate Sotto il banner del sito web dell’Associazione Antigone

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protezione civile, e che durerà fino al 31 dicembre 2010 – i numeri sulle presenze in carcere sono tanto emblematici quanto allarmanti: i detenuti presenti nei 206 istituti di pena sono 68.527 per 44.612 posti letto regolamentari. Erano, per la cronaca, poco più di 65mila nel giorno della pubblicazione del Decreto Berlusconi sull’emergenza carceri... Questa ennesima fotografia del sovraffollamento carcerario in Italia è emerso nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Roma a cura dell’associazione ‘Antigone’ che ha presentato il settimo Rapporto sulle condizioni di detenzione. Dalle visite effettuate dall’associazione tra giugno e luglio scorsi in alcuni degli istituti penitenziari più affollati d’Italia ri-

sulta che tutte queste carceri sono fuori legge dal punto di vista socio-sanitario. Per questo sono già 1.300 le richieste di ricorso alla Corte Europea per i diritti umani contro le condizioni di vita inumane. Questa, in dettaglio, la situazioni della popolazione carceraria come emerge dalla lettura delle quasi 300 pagine del Rapporto (edito da L’Harmattan Italia, € 22,00): il 43,7% dei detenuti è imputato, 15.233 sono i detenuti in attesa di giudizio, record assoluto in Europa. Sono 28.154 quelli che hanno commesso violazioni della legge sulle droghe e 11.601 le persone che devono scontare una pena inferiore a un anno (la metà stranieri). 5.726 sono i detenuti italiani imputati o condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli ergastolani italiani sono 1.437 mentre gli stranieri 54. I semiliberi sono 877, sono 7.800 i detenuti ammessi all’affidamento in prova mentre sono 4.692 le persone in detenzione domiciliare. Solo lo 0,23% ha commesso reato durante il periodo di misure alternative. Le donne costituiscono il 4,35% del totale e 57 sono i bambini sotto i tre anni ospitati in carcere con la madre. Per loro esistono 18 asili nido. Sono 7.311 i detenuti con meno di 25 anni e 463 gli ultrasettantenni. Gli analfabeti sono 930 e 2.342 i detenuti senza titolo di studio; 9.197 quelli che hanno finito la scuola elementare mentre

595 sono laureati. Il costo medio per un detenuto e’ di 113 euro; per pasti, igiene e trattamento rieducativo si spendono 7,36 euro. Dal VII Rapporto di Antigone si rileva che la fotografia del Paese attraverso le presenze in carcere è cambiata: aumentano infatti i detenuti di origine padana mentre crollano le presenze dei meridionali. I detenuti di origine settentrionale risultano infatti essere 9.782, quasi il 15% del totale delle presenze e il 25% degli italiani in galera. Un aumento significativo se, come riferisce ‘Antigone’ nel 2001 i detenuti nati in Lombardia erano poco più di un terzo rispetto a quelli nati in Campania. Oggi ammontano a poche unità di meno. Sono crollate inoltre le presenze di detenuti pugliesi, campani, calabresi, siciliani e sardi. In totale i detenuti originari del centro-nord sono più’ numerosi di quelli originari del centro-sud. Le quattro regioni più a rischio criminalità (Campania, Sicilia, Puglia e Calabria) producono 17.439 detenuti, erano 25.668 nel 2001. Dal Rapporto emerge anche una brusca frenata nell’aumento dei detenuti nelle carceri italiane: nei primi sei mesi del 2010 i reclusi sono aumentati di 3.647 unità ogni 30 giorni, negli ultimi tre mesi sono cresciuti di sole 269 unità. Secondo i dati dell’Osservatorio dell’associazione, che dal 1998 periodicamente visita gli istituti di pena italiani, per tutto il 2009 i detenuti sono cresciuti di 555

Polizia Penitenziaria - SG&S n.177 - ottobre 2010


unità al mese; per il primo semestre 20100 la crescita è stata di 607 al mese, nell’ultimo semestre invece di sole 89 unità al mese. E la diminuzione riguarda sia gli italiani che gli stranieri. Visto che le leggi non sono cambiate, rileva Antigone, la diminuzione dei detenuti «è dovuta al fatto che i poliziotti arrestano meno per il ‘tutto esaurito’ nelle carceri». Gli stranieri nelle carceri italiane sono 25.164. Solo dieci anni fa erano 14.057 e, quindi, in dieci anni sono cresciuti di 11.107 unità. I due terzi della crescita della popolazione carceraria è stata determinata dagli stranieri. Un aumento quello dei detenuti stranieri provocato, secondo l’associazione, da leggi che puniscono l’inottemperanza dell’obbligo di espulsione e prevedono aggravi di pena per i recidivi. Il panorama etnico della presenza straniera nelle carceri vede i detenuti marocchini al primo posto con 5.330 presenze, erano 3.096 nel 2000; seguiti dai tunisini 3.225, erano 2.148 nel 2000 e dai romeni, 3.045, erano 529 nel 2000. Nel suo VII Rapporto, Antigone sottolinea come l’emergenza nelle carceri italiane è il sovraffollamento ma anche le morti: 113 nel 2009 di cui 72 suicidi 18 da causa ancora da accertare, 22 per malattia e 1 per omicidio. Nei primi nove mesi del 2010 i suicidi sono stati già 55. E se il sovraffollamento, come spesso è stato sottolineato, può essere una concausa dei suicidi anche le carenze del personale penitenziario influiscono. Sono 178, contro un organico previsto di 204, i magistrati di sorveglianza. Ciò vuol dire, secondo Antigone, che ogni magistrato deve occuparsi di 394 detenuti per un totale , visto che la media delle domande è di dieci l’anno a detenuto, di circa 4 mila procedimenti ogni giudice. Ciò significa che il magistrato dovrebbe concluderne 10 al giorno compresi i giorni festivi. Le carenze riguardano anche gli educatori e gli assistenti sociali: ne sono previsti rispettivamente 1.331 e 1.507; in servizio al primo set-

A fianco una sezione detentiva Sotto il Ministro della Giustizia Angelino Alfano

tembre scorso erano 1.031 gli educatori e 1.105 gli assistenti sociali, un operatore ogni sessanta detenuti. Una denuncia arriva sulla gestione dei fondi destinati all’inserimento dei detenuti. La metà dei finanziamenti 20092010 della Cassa delle Ammende per l’inserimento dei detenuti, rileva infatti Antigone, sono finiti in Sicilia. I fondi della Cassa delle Ammende, le cui risorse derivano dai soldi pagati dai condannati e sono utilizzate per l’assistenza alle famiglie dei detenuti, per i programmi di reinserimento, e dal 2008 per l’edilizia penitenziaria, «sono usati poco e male», dice Antigone. Nel biennio 2009/2010 sono stati finanziati 20 progetti per un ammontare complessivo di 17.38.594 euro. Per ogni progetto, esclusi quelli di edilizia penitenziaria, il finanziamento è stato di 853 euro, tutti hanno come capofila l’amministrazione penitenziaria. Le eccezioni sono solo due: un progetto di una fondazione di Enna, gestito dal Movimento del Rinnovamento dello Spirito a cui sono stati destinati 4.800 euro per soli 12 detenuti; e il progetto Luce e libertà della Usl di Messina a cui sono stati destinati 3.894.886 euro per l’inserimento di 56 internati nell’ospedale psichiatrico giudiziario. «La Sicilia unica regione in cui vengono finanziati progetti il cui capofila non appartiene alla Amministrazione Penitenziaria - sottolinea Antigone - incassa così con questi due progetti 8.698.886 euro, la metà esatta di

quanto erogato dalla Cassa Ammende tra il 2009 e il 2010. La strada individuata dal Ministro Alfano è dunque quella di una eccellenza tutta siciliana sulla quale il DAP sembra pronto a scommettere, o almeno a scommettere i pochi soldi per il reinserimento dei detenuti».

Ma a fare notizia, in queste ultime settimane, è stata anche la nostra denuncia sull’indifferenza del mondo della politica ai veri problemi del carcere. E’ infatti trascorso quasi un anno dal decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha classificato come emergenziale la situazione penitenziaria nazionale, ma nonostante ciò la classe politica e’ stata incapace di realizzare riforme ampie e condivise per meglio regolamentare la politica dell’esecuzione della pena in Italia, preferendo le polemiche politiche e partitiche alle priorità del Paese. Si continua a perdere tempo e l’implosione di un sistema che si avvia ad ospitare 70mila detenuti nelle patrie galere è ogni giorno più vicino. Non è più rinviabile un con-

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Giovanni Battista Durante Segretario Generale Aggiunto Sappe durante@sappe.it Responsabile redazione politica

La sede del DAP a Roma

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fronto con il Ministro della Giustizia Angelino Alfano per individuare i possibili correttivi al grave fenomeno del sovraffollamento penitenziario (oggi 69mila i detenuti presenti, il numero più alto mai registratosi nella storia d’Italia) che gravano pesantemente sulle condizioni psico-fisiche e lavorative degli appartenenti al Corpo. Bisogna adottare necessari ed urgenti correttivi in materia di sicurezza delle strutture penitenziarie del Paese. Anche realizzando una riforma organica della Polizia Penitenziaria, indispensabile al riassetto gerarchico e funzionale del Corpo a vent’anni dalla sua istituzione. Occorre garantire una piena funzionalità della Polizia penitenziaria, le cui attività vanno svincolate da farraginosi passaggi burocratici. L’istituzione della Direzione generale della Polizia Penitenziaria, in seno al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è sempre più necessaria per raggruppare, secondo criteri di omogeneità, tutte le attività ed i servizi demandati al Corpo, evitando passaggi di competenze tra i vari uffici dipartimentali. Vi è l’indifferibile necessità di elevare la funzionalità del DAP, dotandolo di strumenti organizzativi che lo rendano efficiente e in grado di garantire una razionale distribuzione delle risorse di cui dispone. Questo obiettivo non può prescindere da una più adeguata organizzazione del Corpo di Polizia penitenziaria. Occorre dunque garantire la piena funzionalità della Polizia penitenziaria, con l’istituzione della Direzione generale del Corpo, in seno al DAP, per raggruppare tutte le attività ed i servizi demandati alla quarta Forza di Polizia del Paese. Ed è questo l’obiettivo da raggiungere, a mio avviso, nel prossimo futuro. ✦

Il terzo polo e le elezioni politiche del 2011 ’è stata una fase della politica italiana, quella immediatamente antecedente alle ultime elezioni politiche, in cui il Paese sembrava essersi avviato verso un sostanziale bipolarismo che avrebbe dovuto garantire stabilità e governabilità. Infatti, Margherita e Partito Democratico della Sinistra si fusero in un’unica formazione politica, dando vita al Partito Democratico (PD). Dopo poco tempo, anche Forza Italia e Alleanza Nazionale, tra mille dubbi e perplessità di Fini e di gran parte dei dirigenti del partito erede del Movimento Sociale, aderirono all’idea di Berlusconi di dare vita ad un’unica formazione politica: Alleanza nazionale e Forza Italia furono sciolte ed i rispettivi dirigenti fondarono il Popolo della Libertà (PDL). Nacquero, quindi, due formazioni politiche, PDL e PD, che si presentarono alle elezioni del 2008 ed ottennero, rispettivamente, circa il 36% ed il 34% dei consensi. Il PDL era ed è guidato da Silvio Berlusconi, il PD era guidato da Walter Veltroni, due leader molto diversi per personalità, formazione politica e culturale. Questo è noto a tutti e non è certo il caso di spiegarlo in questa sede. Walter Veltroni, dando vita al PD, scelse di staccarsi definitivamente dalla sinistra radicale. Ciò determinò l’isolamento di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani che non riuscirono ad entrare in Parlamento e, al tempo stesso, consentì a Berlusconi di vincere con una larga maggioranza. Nonostante ciò l’operazione politica di Veltroni assunse un importante rilievo, sia perché aveva svincolato il neo partito della sinistra democratica italiana dai ricatti della sinistra radicale, sia per le innovazioni che il leader aveva introdotto nel sistema politico del nostro Paese. Infatti, non va dimenticata l’innovazione introdotta da Veltroni, nel modo di fare opposizione in Italia. Il cosiddetto governo ombra, altro non era che la mutuazione del sistema inglese. In-

fatti, in Inghilterra, il capo dell’opposizione, dopo la sconfitta elettorale, svolge la funzione di leader del governo ombra; funzione per la quale riceve anche un’adeguata retribuzione. L’errore più grande per la sinistra democratica fu quello di non aver compreso l’importanza di questa grande innovazione e, come sempre, ha costretto a dimettersi il condottiero del neonato partito. L’opposizione di Veltroni fu giudicata troppo morbido; cosa dire, allora, di Bersani e delle sue capacità di comunicazione? Dall’altra parte, l’operazione che diede vita al PDL determinò entusiasmi e qualche malumore negli ex di Alleanza Nazionale, ma alla fine la maggior parte dei dirigenti e dei militanti di quel partito condivisero la scelta della classe dirigente. Forse il meno convinto di tutti era proprio Fini. L’asse PDL - Lega Nord ottenne una vasta maggioranza sia alla Camera dei Deputati, sia al Senato. Una maggioranza che avrebbe dovuto garantire stabilità e governabilità almeno per i successivi cinque anni. Invece, la convivenza tra Fini e Berlusconi, i quali sembra che non andassero d’accordo già da alcuni anni, è stata fin da subito difficile. D’altra parte era prevedibile che due leader così diversi facessero fatica a convivere nello stesso partito, dove uno dei due, Gianfranco Fini, da anni abituato a gestire in prima persona un partito come Alleanza Nazionale, aveva assunto un ruolo subalterno rispetto a quello di Berlusconi. Alle vicende politiche si sono poi aggiunte quelle personali che hanno fatto precipitare ancora di più la situazione, fino ad arrivare alla nascita di un nuovo partito, Futuro e Libertà, FLI, in cui è confluito un consistente gruppo di parlamentari del PDL. Bisogna comunque dire che non tutto può essere ricondotto alle vicende personali. Le scelte di Fini e di molti suoi ex

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collaboratori, i quali hanno preferito restare nel PDL, sono anche e soprattutto scelte di carattere politico. Fini, negli ultimi tempi, ha assunto posizioni politiche molto diverse e distanti dalle precedenti, soprattutto in tema di immigrazione, cittadinanza, coppie di fatto, alimentazione forzata e via discorrendo, posizioni che non sono condivise da molti suoi ex compagni di partito e militanti di centro destra, ma che potrebbero catturare il consenso di quella parte di italiani indecisi, i quali non hanno un partito di riferimento e non votano per posizione ideologica, ma scelgono in base a situazioni contingenti. La nascita di FLI costituisce il presupposto per la costituzione del terzo polo centrista, a patto che Fini riesca a convivere con Casini UDC), Rutelli (API) e Lombardo (MPA), soprattutto su alcuni argomenti come le coppie di fatto, ma questo si vedrà strada fa-

cendo e dipenderà dalla capacità dello stesso Fini di mediare e di indicare una linea del partito che sia condivisa anche dagli alleati. Stando ai sondaggi, se si votasse adesso, il terzo polo, costituito da FLI, UDC, API ed MPA dovrebbe superare il 15% e la Lega Nord dovrebbe arrivare all’11/12%. Quindi, le prossime elezioni, che ormai tutti gli analisti politici danno per certe, potrebbero consegnarci uno scenario un po’ diverso da quello precedente: i due grandi partiti, PDL e PD, stando sempre ai sondaggi, sarebbero ridimensionati, con una perdita di consensi del 10% circa, il terzo polo dovrebbe superare abbondantemente il 15%, La Lega Nord arriverebbe all’11/12%, la sinistra ecologista di Vendola al 7/8%, l’Italia dei Valori al 6/7% ed altre piccole formazioni contribuirebbero alla frammentazione partitica. Ovviamente tutto è aleatorio. La campagna

elettorale potrebbe stravolgere ogni più attendibile previsione. Anche se un po’ logorato dalle vicende personali e politiche degli ultimi mesi, nel PDL c’è sempre Silvio Berlusconi, le cui capacità di attrarre consensi sono note a tutti. Alle elezioni politiche del 2006 tutti lo davano per spacciato ed attribuivano alla compagine di Romano Prodi una larga maggioranza, poi abbiamo visto com’è andata a finire. Molto remota, invece, sembra la possibilità di un cosiddetto governo di responsabilità nazionale, cui aderirebbero FLI, PD e UDC. PDL e Lega Nord, invece, se dovesse cadere l’attuale governo chiederanno le elezioni anticipate. ✦

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Sotto Gianfranco Fini

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Per uno Sport pulito

Sopra il tavolo della Presidenza della Conferenza di Roma

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l Comune di Roma e l’AICS Comitato Provinciale di Roma, in collaborazione con il CONI, hanno presentato, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio, la conferenza sulle iniziative Progetto Antidoping a scuola e Contro Doping, sport medicina della salute. Nata da un gemellaggio di intenti, la campagna antidoping è sorta con l’obiettivo di rendere coscienti anche i più giovani dei gravissimi rischi legati all’uso di sostanze proibite. Ideato e promosso dal professor Giuseppe Capua e l’iniziativa dell’AICS il progetto, darà vita ad uno stimolante connubio: la competenza medica si coniugherà con l’esperienza dei grandi campioni dello sport che interverranno agli incontri in varie scuole medie della Capitale. Con la loro testimonianza diretta, ritenuta fondamentale, si terranno lezioni itineranti atte a rendere note le conseguenze distruttive delle sostanze dopanti sull’organismo. Primi testimonial sportivi intervenuti all’avvio di questo progetto sono stati, per le Fiamme Azzurre, Claudia Corsini, Andrea Valentini, Federica Mastrantoni e Lara Liotta. La conferenza si è aperta con gli interventi di Giuseppe Capua (Delegato del

Sindaco Alemanno per le attività sportive e motorie e per la sicurezza degli impianti sportivi), il quale ha sottolineato l’utilità di un’ iniziativa unica nel suo genere in Italia che a breve toccherà le scuole di tutti i municipi di tutte le circoscrizioni per far comprendere ai ragazzi, anche con filmati e documenti a forte impatto emotivo, l’importanza dello sport pulito. E’ seguito l’intervento di Bruno Molea (Presidente Nazionale dell’AICS), che ha ricordato come l’Aics abbia il senso della cultura sportiva come mission insita nel suo dna, anche e soprattutto in vista del dato fondamentale che al suo interno ospita circa 46% degli iscritti in giovane età. Testimonial Aics già da quattro anni in questo genere di campagne di sensibilizzazione è un campione dall’indiscutibile valore come Pietro Mennea, nato sportivamente sotto l’egida dell’Aics e molto legato alle Fiamme Azzurre della cui fondazione fu uno dei primi ispiratori. Altri interventi sono stati quelli di Franco Pascucci (Vice Presidente Coni Provinciale), del Consigliere Comunale Luca Quadrana, di Massimo Zibellini (Vice Presidente CONI Lazio) e di Raul Leoni (addetto stampa delle Fiamme Azzurre) che in apertura ha portato i

saluti del responsabile del Gs Fiamme Azzurre Tolu e del vice responsabile Pennisi passando poi alla presentazione

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a cura di Lalì info@sappe.it Redazione sportiva

gli atleti presenti. Ha esposto come gli atleti del gruppo siano dotati di un settore sanitario all’avanguardia molto attento alla problematica della lotta all’uso di sostanze o pratiche proibite, ha evidenziato come tutti gli atleti delle Fiamme Azzurre abbiano una doppia responsabilità: nei confronti degli organismi sportivi italiani ed internazionali e del Corpo di Polizia Penitenziaria. Proprio per questo secondo aspetto l’appartenenza degli atleti è anche garanzia di pulizia dato che, oltre alle qualità morali che l’appartenente deve possedere, oltretutto le sanzioni disciplinari nel caso in cui si presentino fenomeni di doping sono di prassi. In chiusura di giornata gli atleti sono stati premiati per la loro partecipazione dal Vice Presidente del Coni Provinciale Zibellini. Ma vediamo di analizzare il perchè un progetto di questo tipo approda nelle scuole medie e perchè soprattutto le Fiamme Azzurre possono dare il loro prezioso contributo ad una così nobile iniziativa.

Il doping si sa è un fenomeno diffuso. Molti lo associano solo alle gare professionistiche, quelle in cui ci sono in gioco interessi economici rilevanti, competizioni di alto profilo, atleti e società disposti a raggiungere la vittoria a qualunque prezzo e con qualunque mezzo. In realtà il doping e l’uso di sostanze chimiche al fine di intervenire sul corpo chiedendogli più di quanto normalmente offre alle prestazioni del proprietario, non sono un’abitudine che coinvolge solo l’atleta professionista: sono pratiche che riguardano purtroppo maggiormente gli sportivi occasionali, coloro che usano sostanze proibite per vincere la gara amatoriale di corsa della domenica, per giocare a tennis contro l’amico non sentendo la fatica, o per avere un fisico maggiormente prestante in vista della classica prova costume d’estate. Ed è quest’ultimo un doping ancora più pericoloso di quello usato da molti sportivi di mestiere. Gli atleti con alle spalle club di rilievo nel panorama agonistico della

loro disciplina hanno infatti generalmente a disposizione medici e strutture che controllano con attenzione dosi ed effetti delle sostanze ingerite: che paradosso tanto zelo da parte degli specialisti del giuramento di Ippocrate nel seguire chi avvelenano! Chi invece è abituato al fai da te acquistando sostanze pubblicizzate su internet, sperimentandole in proprio o seguendo il passaparola degli amici non conscio del dato che ogni corpo ad uno stesso dosaggio di farmaci e sostanze ha reazioni differenti e specifiche, è il più a rischio nella possibilità di incorrere in gravissime patologie ed effetti anche potenzialmente letali. Si legge nel comunicato reso noto dagli organizzatori del progetto di come sia “ampiamente documentato che gran parte delle componenti illecite assunte dall’atleta per migliorare le prestazioni sportive, possono provocare aritmie cardiache, patologie cardiovascolari, morti improvvise e aumentare del 400% il rischio di trombosi e ictus” ; un motivo in più per riflettere ma che non risolve il problema alla radice se non viene affrontata la questione culturale che è alla base del fenomeno doping ed uso di sostanze proibite. E’ necessario infatti un intervento sulla formazione individuale dei possibili fruitori di tali sostanze, è necessario partire dall’età scolare della preadolescenza per avere speranza di risultati convincenti. Non è infatti sconosciuto a chi frequenta l’ambiente sportivo di quante e quali siano le pressioni di certi allenatori e molto spesso di alcuni genitori, sugli agonisti in erba che si dedichino ad una determinata attività affinchè siano necessariamente dei vincenti, i campioni di domani. Si comincia presto, in direzione di soggetti non in grado di discernere da soli la bontà dei consigli ricevuti, la campagna verso un modello di prestazione che se non conduce alla vittoria mostra come perdente anche la persona. Per questo, se in famiglia, nelle società sportive o nei gruppi di amicizia che si frequentano abitualmente i buoni maestri latitano, un progetto antidoping nella scuola con degli esempi umani positivi

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A fianco gli atleti delle Fiamme Azzurre premiati da sinistra: Federica Mastrantoni Claudia Corsini e Andrea Valentini

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Sopra una immagine che raffigura il mostro del doping

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quali sono gli atleti delle Fiamme Azzurre, può aiutare i più piccoli a non cadere nella trappola di chi non è in grado di far passare il messaggio che la persona vale qualcosa anche se non vince e pur di vincere non è autorizzata a fare di tutto. Far interagire un atleta agonista impegnato quotidianamente e seriamente nello sport con i giovani delle scuole medie significa far toccare loro con mano l’importanza di un lavoro costante e duro: è un lavoro privo di scorciatoie rispetto a quel che propongono i tanti venditori di fumo, ma anche quello con gli effetti più duraturi, più carico di soddisfazioni e più scarico di conseguenze negative per il fisico. Questi incontri sono uniti alla proiezione di contributi video che mostrano le performance degli atleti del gruppo sportivo, sono aperti all’esposizione dei dubbi e delle domande degli studenti al campione usato come testimonial della scuola di turno. In alcuni dei filmati sulle conseguenze dell’uso di sostanze proibite, si cercherà di far comprendere anche come molto di ciò che purtroppo non è difficile trovare nella più comune delle discoteche possa spegnere la luce per sempre realizzando la più stupida e ingiusta delle fini per dei ragazzi con un’aspettativa di vita normalmente elevata con uno stile di vita sano. Proprio per questo gli agonisti del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria saranno a loro modo, con il loro vissuto portato a conoscenza di altri, preziosi testimonial di una società che negli auspici può e deve essere migliore non dimenticando che al di là di tante parole si educa innanzitutto con l’esempio . ✦

Sanità penitenziaria: indulto e gianobifrontismo della politica ento spesso arrivare pesanti critiche sull’attuale emergenza penitenziaria da parte di alcuni esponenti dell’opposizione parlamentare. Va però detto, ad onor del vero, che le ricadute di due scellerate scelte voluto proprio dal fu Governo di sinistra-centro in materia di carcere dimostrano la grave superficialità con cui in questo Paese certa classe politica ha affrontato ed affronta le tematiche penitenziarie, a tutto discapito di chi in carcere è detenuto e di chi ci lavora. Mi riferisco, in particolare, al passaggio della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale (iniziato nel 2008 e completato finora in 15 regioni) ed all’approvazione dell’indulto. Non si può allora essere come il Giano bifronte, avere cioè due facce contrapposte e quindi cambiare opinione su temi

pure molto importanti e delicati a seconda se si governa o se si è all’opposizione. Scandalizzarsi, cioè, per l’alta presenza di detenuti con patologie sanitarie e mediche e poi non essere in grado di mettere in campo soluzioni concrete per risolvere le connesse criticità e problematiche. L’equivoco di fondo, a mio avviso, è che con il passaggio della sanità penitenziaria a quella pubblica le Asl pensano di trattare i detenuti come comuni cittadini che ogni qualvolta hanno un problema debbono recarsi presso le strutture pubbliche per farsi curare, invece di ampliare l’offerta di servizi specialistici all’interno delle carceri. E tutto questo a discapito della Polizia Penitenziaria, sotto organico di 6mila e 500 Agenti, chiamata spesso ad operare con livelli di sicurezza minimi. Le ricadute dello sciagurato Dpr del 1 aprile 2008, che avrebbe dovuto migliorare la qualità della sanità ai detenuti e che è stato approvato nonostante la quasi totale contrarietà delle Organizzazioni sindacali penitenziarie, sono semplicemente drammatiche, poiché si registrano in alcuni casi carenze nella somministrazione dei medicinali, anche salvavita, diminuzione dell’assistenza ai dete-

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nuti nonché l’esplosione delle gite turistiche per i detenuti che vengono trasportati presso strutture sanitarie esterne, anche per togliere punti di sutura, fare medicazioni, cure dentarie, fare semplici radiografie ecc.ecc., per patologie e interventi, insomma, che prima erano tranquillamente trattate all’interno dei penitenziari. Basterebbe esaminare l’allarmante fotografia che è emersa nel corso dell’XI Congresso nazionale della Società italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simspe), che si è riunita agli inizi di novembre a Chieti e a Pescara: le carceri italiane sono moderni ‘lazzaretti’, in cui l’80% dei circa 70 mila detenuti ha infatti problemi di salute, più o meno gravi. Solo il 20% è sano. Addirittura uno su tre è tossicodipendente. Senza contare che, dei circa 20 mila detenuti che hanno fatto il test per l’Hiv, il 4% è risultato positivo. Non a caso la Societa’ italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simspe) ha denunciato una vera e propria emergenza sanitaria all’interno dei penitenziari, sempre piu’ affollati. Nel corso dell’XI Congresso nazionale, la Simspe ha sottolineato come la formazione dei professionisti della salute che operano nei penitenziari è la priorità sulla quale lavorare. L’esigenza fondamentale, ha spiegato il responsabile dell’unità operativa di Medicina Penitenziaria della Asl Lanciano Vasto Chieti, Francescopaolo Saraceni, è evitare che il sovraffollamento porti ad acuire il disagio psichico insito in una comunità chiusa. La SIMSPe può contribuire a dare una risposta efficace a questi problemi partendo proprio dalla formazione degli operatori penitenziari. Tema delicato anche quello del passaggio di competenze nella gestione delle esigenze di salute dei detenuti, che il Dpcm primo aprile 2008 ha trasferito dall’Amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale. La maggiore criticità è nella necessità di stabilizzare il personale che aveva un

A lato la locandina del Congresso Nazionale del S.I.M.S.Pe.

Nell’altra pagina una scultura raffigurante Giano bifronte

rapporto di lavoro con l’Amministrazione penitenziaria e che ora e’ passato alle dipendenze delle Asl, al fine di non disperdere l’esperienza acquisita in anni di attività. Secondo il rapporto della commissione Giustizia del Senato, solo il 20% dei detenuti è sano. Del restante 80%, il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi”. A rendere il quadro ancora più fosco ci sono poi le stime del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap). Secondo il Dap, del 30% dei detenuti che si e’ sottoposto al test Hiv il 4% e’ risultato positivo. E ancora: il 16% soffre di depressione o altri disturbi psichici, il 15% ha problemi di masticazione, il 13% soffre di malattie osteoarticolari, l’11% di malattie epatiche, il 9% di disturbi gastrointestinali. Circa il 7% e’ infine portatore di malattie infettive. Un detenuto su tre ha inoltre problemi di tossicodipendenza. Secondo i dati emersi dalla relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, si stima che il 33% dei detenuti fa

uso di droghe: il 49,9% consuma piu’ di una sostanza, il 27,6% oppiacei e il 23,4% cocaina. Dati inquietanti che si commentano da soli. Anche l’approvazione dell’indulto fu fortemente voluto dal Governo di sinistra che però contestualmente non mise in condizione gli Enti locali di fornire assistenza e supporto sociale agli oltre 36mila scarcerati (tant’è che circa un terzo sono rientrati subito o quasi subito nelle patrie galere...) ne colse l’occasione preziosa di mettere in campo una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ripensasse organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria e che prevedesse quelle riforme strutturali sul sistema penitenziario chieste autorevolmente anche dal Capo dello Stato. Alla luce di queste considerazioni, mi auguro che sulle materie penitenziarie si abbia un po’ più di attenzione ed accortezza, anche avvalendosi del contributo di chi – come il SAPPE – rappresenta coloro che in carcere lavorano e affrontano le citate criticità 24 ore al giorno. ✦ Roberto Martinelli

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Lionello Pascone Coordinatore Nazionale Anppe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria

Piccoli aumenti di pensione nel 2011 usta paga un pochino più pesante per i pensionati a partire dal prossimo gennaio 2011. Si tratta della cosiddetta perequazione automatica (l’ex scala mobile) stimata in un più 1,4%. L’aumento sarà particolarmente contenuto per gli assegni medio alti, in quanto il 31 dicembre scade il triennio che stabiliva l’aggiornamento pieno (100% dell’lstat) dei trattamenti d’importo sino a 2.305 euro. In attesa del decreto ministeriale, facciamo, quindi un pò di conti. Va anzitutto precisato che l’aumento attribuito in via provvisoria lo scorso gennaio è risultato dello stesso valore (0,7%) del dato definitivo fornito dall’lstat per il 2009. Ciò vuol dire che non occorre procedere ad alcun conguaglio. L’indice definitivo dell’inflazione 2010 si potrà naturalmente conoscere solo a fine dicembre. Nel frattempo gli enti devono prepararsi al rinnovo dei mandati di pagamento per il 2011, sulla base di un dato provvisorio che dovrà essere indicato nel corso di questo mese di novembre da un apposito decreto del ministro dell’economia, di concerto con il ministro del lavoro. Il valore provvisorio, stando ai nostri calcoli (basati sugli ultimi dati Istat), dovrebbe essere pari all’1,4%, indice costruito sulla base del valore medio registrato lo scorso settembre. Pensioni minime: Con l’incremento dell’1,4% l’importo del trattamento minimo sale da 460,97 a 467,43 al mese. Con l’aggiornamento Istat, sale anche l’assegno sociale, la rendita assistenziale corrisposta agli ultrasessantacinquenni privi di altri redditi, introdotta dalla riforma Dini (legge n. 335/1995), in sostituzione della vecchia pensione sociale: passa da 411,53 a 417,30 euro al mese. Mentre la pensione sociale, ancora prevista per i titolari della stessa al 31 dicembre 1995, raggiunge 343,90 euro al mese. Superiori al minimo: Per le pensioni d’importo superiore al trattamento minimo, l’aliquota percentuale di aumento si applica a scalare, secondo determinate fasce d’importo. Al riguardo occorre ricordare l’art. 5, comma 6, della legge n. 127/2007 (il provvedimento che ha deciso la 14ª mensilità per i pensionati meno abbienti con più di 65 anni) stabilisce che: «Per

le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo Inps, l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato, per il triennio 2008 2010, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, nella misura del 100%». In parole più semplici, questo significa che nel triennio 2008 2010 gli aggiornamenti hanno avuto il seguente andamento: 100% dell’indice Istat sull’importo mensile sino a cinque volte il trattamento minimo e 75% sulla quota mensile eccedente cinque volte l’importo del trattamento minimo. Nel 2011, in assenza di un apposito intervento legislativo (forse nel cosiddetto milleproroghe?), si ritorna quindi al passato, e cioè aggiornamento del: 100% sull’importo mensile sino a tre volte il trattamento minimo Inps; • 90% sulla quota mensile compresa tra tre e cinque volte il trattamento minimo; • 75% sulla quota mensile eccedente cinque volte l’importo del trattamento minimo. Di conseguenza, l’aumento per l’anno prossimo sarà così articolato: • 1,4% (ossia l’aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.382,91 euro, il triplo del minimo di dicembre 2010; • 1,26 % (90% dell’incremento) sulla fascia compresa tra 1.382,91 e 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010; • 1,05% (75% dell’aliquota di aumento) sulla quota mensile eccedente 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010. Il vecchio milione: Chi beneficia dell’aumento previsto dalla finanziaria 2002 (art. 38 della legge 448/2001) che, a suo tempo, ha consentito di riscuotere 516.46 euro (il famoso milione di lire al mese del precedente governo Berlusconi), nel 2011 incasserà 603,87 euro. L’anno prossimo l’ex milione, che ricordiamo spetta agli ultrasettantenni (o ultrasessantenni se invalidi totali), verrà attribuito a condizione che l’interessato non consegua redditi propri d’importo superiore a 9.624,03 euro. Se si tratta di soggetto coniugato è inoltre necessario che il reddito, cumulato con quello del coniuge, non superi i 15.048,93 euro. A tal fine si considerano i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti da Irpef, con esclusione della casa di abitazione. ✦

qualche consiglio sull’utilizzo delle carte di credito

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La diffusione dei sistemi di pagamento elettronici ha ampliato la casistica criminale connessa alla contraffazione dei supporti utilizzati per effettuare pagamenti ed acquisti mediante carte di credito e debito. Ingegnosi criminali hanno individuato apparecchiature hardware (lettori di banda magnetica) in grado di leggere e contestualmete carpire i codici dei bancomat e delle carte di credito. CONSIGLI Quando vi viene recapitata a casa, per posta, la carta di credito o il bancomat e il successivo codice P.I.N. controllate che le buste siano integre e che siano della vostra

banca (o di chi emette la carta di credito). Verificate che all’interno non vi siano alterazioni o rotture del cartoncino che contiene la carta e diffidate di buste bianche inviate con posta prioritaria o con francobolli (di solito sono buste con la tassa già pagata). Oltre a ricordarvi di non cedere mai la vostra carta e il vostro PIN ad altre persone (neanche al commerciante che afferma di non avere l’apparecchio P.O.S. con sé, semmai offritevi di accompagnarlo) vi suggeriamo di: CON IL BANCOMAT • Allo sportello: osservare l’apparecchiatura alla ricerca di anomalie e modifiche.

Sulla verticale o diagonale della tastiera può esserci per esempio una microtelecamera; • Bocca della fessura: controllare se la fessura dove si inserisce la tessera Bancomat è ben fissa. Se si muove o si stacca potrebbe significare che è stata coperta con uno “skimmer”; • Tastiera: verificare se anche la tastiera è ben fissa. Spesso i malfattori sovrappongono una loro tastiera per catturare il codice Pin. In questo caso c’è un gradino di un paio di millimetri; • Pin: digitare il codice nascondendo con il palmo dell’altra mano l’operazione; • Nel caso di dubbi: non introdurre la tessera e non inserire il Pin. Allontanarsi e chiamare le forze dell’ordine.

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CON LE CARTE DI CREDITO • La tessera: non perdetela mai di vista; • Estratto conto: controllarlo ogni mese poiché è l’unico modo per accorgersi di eventuali spese mai effettuate; • Addebiti impropri: se vi arriva un estratto conto con addebiti impropri è bene denunciare alle forze dell’ordine la donazione della carta disconoscendo le spese addebitate; • Internet: nel caso di acquisti sul web verificare se la pagina del sito è sicura (contrassegnata cioè da un lucchetto posto sulla parte inferiore dello schermo). Se così non è si corre il rischio di vedersi rubare i dati; •E-mail: se vi arrivano messaggi di posta elettronica dove vi si chiedono dati sensibili relativi alla vostra carta di credito o al conto corrente non bisogna rispondere a nessuna richiesta. E necessario avvertire la banca o le forze dell’ordine avendo l’accortezza di non cancellare l’e-mail. CONSIGLI PER L’UTILIZZO SU INTERNET Per fare acquisti o operazioni attraverso la rete Internet di solito viene richiesto dal sito interessato: • Nome e Cognome del titolare della carta di credito; • Scadenza della carta; • Cin o numero di sicurezza che, di solito, si trova dietro la carta di credito. Durante la trasmissione di questi dati è bene che il sito su cui si digitano gli stessi sia criptato (il sito che usa dati criptati si riconosce perchè nell’indirizzo compare “https” evitando così a pirati informatici di carpire i dati personali mediante intrusione telematica; Per ridurre i rischi di frode è quindi i consigliabile in primo luogo farsi che la propria carta venga maneggiata dal minor numero di persone possibile. In secondo luogo è opportuno effettuare spese su rete Internet utilizzando siti conosciuti o che abbiano un minimo di credibilità sia per quanto riguarda il prodotto venduto, che la solidità del marchio. Ricordatevi dunque di: • Verificare che i siti in questione utilizzino protocolli di sicurezza che permettano di identificare l’utente. II più diffuso è il Secure Socket Layer (SSL): generalmente durante la transazione, in basso a destra della finestra, compare un’icona con un lucchetto che sta a significare che in quel momento la connessione è sicura; • Fare uso, per quanto possibile, delle soluzioni di home banking che le banche mettono a disposizione per controllare - quasi in tempo reale - il proprio estratto conto, in modo da bloccare, tempestivamente, la carta qualora si

disconoscessero delle spese addebitate; • Verificare con attenzione gli estratti conto segnalando immediatamente, alla società che emette la carta, ogni transazione sconosciuta. COME BLOCCARE LA PROPRIA CARTA DI CREDITO Segnaliamo i numeri telefonici verdi (gratuiti) delle società della carte di credito più diffuse a cui telefonare per segnalare eventuali dubbi o bloccare immediatamente la carta in caso di furto o smarrimento:

Servizi Interbancari: 800 151616 American Express Italia: 06 72900347 American Express estero: 800 26392279 Top Card: 800 900910 Visa Italia: 800 819014 Diner’s: 800 864064 Agos Itafinco: 800 822056 Deutschebank: 800 207167 Setefi: 800 825099 Banca Sella: 800 663399 Findomestic: 800 866116 Citibank: 800 407704 Banca Fineco: 800 525252 ✦

Reggio Calabria: è on line il nuovo sito della sezione locale Da pochi giorni è stato messo on line il nuovo sito della sezione dell’ANPPe di Reggio Calabria. Ci si può collegare all’indirizzo: http://www.anppereggiocalabria.it per poter leggere o scaricare documenti utili alla vita associativa dell’ANPPe.

Caserta: partecipazione della sezione locale alla Festa per l’Unità d’Italia Il giorno 26 ottobre 2010, una delegazione dell’ANPPe ha partecipato alla cerimonia celebrativa in onore del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, indetta dal comune di Varrano Patenora (Caserta). ✦

Lagonegro: foto della sezione locale dell’ A.N.P.Pe. Pubblichiamo con piacere la foto della rappresentanza ANPPe della Sezione di Lagonegro che ha partecipato alla Festa del Corpo dello scorso anno.

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Rovigo: Primo raduno ANPPe del Nord Est A Rovigo nella Sala Congressi Marco Frezza si è tenuto il 7 Novembre 2010 il 1° Raduno del Nord Est Italia di A.N.P.Pe. Alla manifestazione hanno presenziato il Coordinatore Nazionale Dott. Lionello Pascone e le Sezioni di Padova, Rovigo, Bologna, Treviso, Verona, Pordenone, Ferrara, Vicenza e Trieste. Le problematiche discusse dai Segretari e Presidenti di Sezione con il Coordinatore Nazionale e il Consiglio Direttivo della Sezione di Rovigo sono state prettamente legate alle modalità per le iscrizioni 2011, sul Corporativismo e l’incremento associativo di ogni singola Sezione per poter far crescere il Nord Est. Notevole l’interesse da parte delle tante persone intervenute, motivo anche di vecchie e ritrovate amicizie, a seguito di esperienze lavorative in diversi istituti del Paese. Dopo il buffet, sono stati consegnati gli attestati di partecipazione offerti dalla Segreteria Nazionale, a tutte le nove Sezioni intervenute, seguito dal pranzo d’Onore. Questa Segreteria Referente per il Nord Est Italia vuole ringraziare tutti i soci intervenuti, in particolare la Sezione di Rovigo con i Sigg. Ramazzina, Bolognesi, Garavello, Olianas, Morganti, Frezza, Tugnolo, Siviero e il VicePresidente Meloni per l’accoglienza e il Servizio d’Ordine prestato alla manifestazione. Un meritato plauso per l’intervento della Segreteria Nazionale nella persona del Dott. Pascone e al Presidente Dott. Capece che ha partecipato con il cuore. La riuscitissima Cerimonia, è stata commentata da tutte le persone intervenute, come esempio da portare a tutte le altre Sezioni presenti sul territorio. Unica nota dolente la mancata adesione delle Sezioni di Belluno e Venezia, il resto... un vero e proprio trionfo come è stato definito da molti soci. Il mio augurio è senz’altro quello di poter continuare a crescere nel corporativismo, anche perchè senza l’entusiasmo, non si è mai compiuto niente di grande e senza l’azione, i progetti sono solo sogni. Grazie ancora a tutti. ✦ Cav. Roberto Ernesto Tramacere Consigliere Nazionale A.N.P.Pe

Rovigo: l’ANPPE alla Festa dei carristi

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Il 24 Ottobre 2010, si è tenuta a Rovigo la Festa Provinciale dei Carristi. Una delegazione A.N.P.Pe. della Sezione di Rovigo ha partecipato alla manifestazione e ha presenziato alla Santa Messa tenutasi a Rovigo, nella Chiesa della Beata Vergine del Soccorso “La Rotonda”. Alla cerimonia hanno partecipato numerose Istituzioni civili e miltari per poi sfilare tutti Cav. Roberto Ernesto Tramacere insieme lungo le vie della Città. ✦ Polizia Penitenziaria - SG&S n.178 - novembre 2010


Reggio Calabria: Rappresentanza ANPPE alle celebrazioni per il 4 novembre La sezione ANPPE di Reggio Calabria ha rappresentato la Polizia Penitenziaria in congedo alla cerimonia ufficiale della Festa dell’Unità d’Italia, che si è svolta nel mese di ottobre 2010 a Reggio Calabria. La sezione, nel mese di novembre 2010, parteciperà ad altre manifestazioni come la Festa delle Forze Armate, la giornata del Ringraziamento presso il Centro Studi Colacri (in quell’occasione alla Sezione sarà donata una targa ricordo) ed infine, alla cerimonia dell’Anniversario della battaglia di Culquaber presso la cattedrale di Reggio Calabria. ✦ Franco Denisi - segretario locale ANPPe

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Trapani: in ricordo dell’Assistente Pietro La Pica L’8 novembre 2010, sono stato al funerale di un caro collega, Pietro La Pica, scomparso prematuramente alle soglie dei cinquant’anni, distrutto da un’orribile malattia che lo aveva fatto soffrire per cinque lunghi anni. Da tempo non assistevo ad un funerale così partecipato e commosso, con la chiesa stracolma di gente, tra cui numerosissimi colleghi e pensionati del Corpo, con un’omelia toccante come solo il cappellano delle carceri di Trapani, monsignor Gaspare Gruppuso, profondo conoscitore dell’ambiente, poteva fare, con il silenzio suonato all’uscita della chiesa da un trombettiere mentre tutti i colleghi erano ritti sull’attenti nell’ultimo omaggio alla salma. L’assistente capo Pietro La Pica, prima di ammalarsi, prestava servizio all’NTP di Trapani ed era un ragazzo gioviale e benvoluto da tutti. Abile calciatore, non mancava di dare il suo grande contributo a centrocampo in tutte le compagini della Polizia Penitenziaria presenti in tutti i tornei di calcio amatoriale. Lo ricordo soprattutto come uno dei trascinatori della protesta sindacale che, nel novembre 1996, portò la Polizia Penitenziaria di Trapani su tutte le prime pagine dei giornali per quei mitici nove giorni di auto consegna in istituto per protestare per la carenza di personale e condizioni lavorative migliori.

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Pietro ha lasciato moglie e tre figli, ai quali la Polizia Penitenziaria di Trapani e Marsala è stata, e sarà anche nel futuro, particolarmente e concretamente vicina per qualsiasi bisogno. Un amico comune, l’assistente capo Pietro Calega, autista navigato dell’NTP mi aveva consegnato un biglietto d’addio da poter far leggere a qualcuno in chiesa ma nessuno ha avuto la forza di leggerlo in quanto eravamo sopraffatti dall’emozione; però voglio trascriverlo ed è come se lo avessimo letto alla presenza di tutti i colleghi della Polizia Penitenziaria: Caro Pietro, oggi Dio ti ha voluto lassù nel cielo al suo fianco, togliendoti la sofferenza e dandoti la serenità. Molti di noi ti abbiamo conosciuto come una persona semplice, sempre pronto a regalare un sorriso, sempre pronto a tendere la mano a chi ne aveva bisogno, sempre pronto a proteggere i più deboli. Da lassù continuerai a proteggere ed amare i tuoi figli, tua moglie e tutti coloro che hai amato in terra. Chi non ti ha conosciuto non può sapere che angelo speciale sei; un angelo che molti vorremmo avere durante il nostro cammino della vita. Ciao caro Pietro, sei e sempre sarai nei nostri cuori. ✦ Giuseppe Romano

Enna: con le prime piogge allagamenti e disagi nell’istituto. il Sappe protesta

Brindisi: il Sappe chiede incontro con il Prefetto

Sono bastati pochi attimi di pioggia e subito alcuni locali della Casa Circondariale sono stati invasi dall’acqua. La Segreteria del Sappe ha denunciato la totale assenza di intervento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il DAP ha avuto un’intera stagione estiva per correre ai ripari ovvero per porre rimedio alle forte infiltrazioni d’acqua che invadono i corridoi, gli uffici e alcune sezioni detentive. Non c’è alcun interesse per porre rimedio, solo parole, parole che non bastano per eliminare le condizioni di disagio e rendere più dignitoso l’ambiente lavorativo per il personale di Polizia Penitenziaria che vi opera. Il Sappe, inoltre, ha denunciato la posizione latente dell’Amministrazione Penitenziaria di Enna, per la reale quanto paradossale situazione e ha dichiarato lo stato di agitazione, riservandosi di intercedere in futuro presso le Autorità Giudiziarie, quelle Sanitarie e il Ministero del Lavoro.

La Segreteria Sappe di Brindisi ha richiesto un incontro urgente al Prefetto della città per informarlo sulla grave situazione che sta vivendo il carcere di Brindisi e delle ripercussioni che ciò potrebbero avere sull’ordine e sulla sicurezza pubblica dell’istituto brindisino. Nella richiesta di incontro il Sappe ha presentato proposte serie e concrete che potrebbero essere prese in considerazione dal Prefetto per cercare di ridimensionare la preoccupante situazione del penitenziario brindisino. ✦ Federico Pilagatti

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Roma: Ancora successi per Stefano Pressello Si sono svolti, i Campionati Europei di judo organizzati dalla EJU in Croazia, il nostro collega Stefano Pressello, che negli anni passati si era ben distinto, questa volta però è stato penalizzato dagli eventi non favorevoli, per l’infortuno subito in occasione dei Mondiali in Ungheria. Al primo turno, è stato battuto dal Russo Konovets Oleg ai punti dopo un Golden Score finalizzato su una impressionante forza di entrambi gli atleti. Successivamente Il Russo è stato fermato sempre ai punti dopo il Golden Score dal Tedesco Utzat Marcus, terminando così, la scalata per un eventuale Terzo posto per L’atleta Romano. Ma nulla è irreparabile, con la grinta e la determinazione l’atleta Stefano Pressello si è messo in evidenza partecipando al prestigioso 21 Torneo InternationalJudo Sankàku Tournam entpresso la città di Bergamo dal 23 al 24 Ottobre

2010, dove l’ atleta romano è salito sul gradino più alto del podio riprendendosi, in parte, quello che meritava per gli Europei e vincendo la finale con l’ atleta Russo - ironia della sorte - conquistando, così, l’oro.

Bologna: Mirko Maragno un atleta promettente Mirko Maragno figlio dell’Assistente Capo della Polizia Penitenziaria Gianni Maragno in servizio presso la CC di Bologna, nel 2010 ha partecipato a 28 corse ciclistiche ottenendo buoni risultati nonostante sia al suo primo anno nella categoria allievi. Inoltre ha partecipato a due crono regionali e ad una fuori regione, piazzandosi al 18° posto nella generale e al secondo posto della sua categoria classe 1995 1° anno. Ha partecipato anche al campionato italiano crono allievi a Mogliano Veneto TV ottenendo un buon piazzamento. ✦

Roma: Donato Capece nominato Ufficiale della Repubblica Un’altro prestigioso riconoscimento per il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece. Recentemente è stato insignito, infatti, del titolo di Ufficiale della Repubblica Italiana. Ancora complimenti per la prestigiosa onorificenza. ✦ Polizia Penitenziaria - SG&S n.178 - novembre 2010

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Federico Pilagatti Segretario Nazionale Sappe Segretario Regionale Puglia info@sappe.it

il Security Expo di Galatina - Lecce nche quest’anno la Polizia Penitenziaria, con una nutrita rappresentanza di mezzi e uomini, ha partecipato alla quarta edizione dell’Esposizione Euromediterranea per la Sicurezza Pubblica e la Difesa - Security Expo, che si è tenuta a Galatina dal 23 al 26 settembre 2010. Tale evento è stato progettato per rispondere ad un’idea nuova, quella di realizzare nella sua completezza comunicativa la rappresentazione del sistema di sicurezza pubblica e di difesa.

Una dimostrazione di difesa personale

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Security Expo, allora, vuole essere un valore aggiunto a favore di tutte quelle persone che quotidianamente sono impegnate a dare tranquillità a tutti noi ed a portare la pace e la civiltà anche in terre lontane; e vuole essere, in buona sostanza, la concretizzazione di un valore ancora più grande: quello della civile e pacifica convivenza. In questa edizione assente non giustificato è stato il Ministero della Difesa che, forse a seguito di restrizioni di budget, non ha mandato alcuna rappresentanza delle varie armi quali la Marina, l’Esercito, l’Aeronautica. Di contro ancora una volta, grazie all’impegno del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, la Polizia Penitenziaria ha giocato un ruolo determinante per la buona riuscita della manifestazione. Infatti anche in questa occasione sono stati presentati i gioielli di famiglia del Corpo, quali il settore Cinofili, gli Istruttori, l’Istituto Nazionale per la Sperimentantazione ed il Perfeziona-

mento al Tiro, gli istruttori dell’MGA (Metodo Globale Autodifesa), gli Istruttori di Guida Sicura, rappresentanti delle Fiamme Azzurre, ed il Gruppo Operativo Mobile. Il nucleo regionale dei cinofili di Bari, si è esibito simulando un check in aeroporto con valige e bagagli per la ricerca di sostanze stupefacenti, nonché un servizio di scorta detenuti svolto con l’ausilio della unità cinofila. E’ stato dimostrato come un cane possa essere di ausilio e di aiuto all’operatore di Polizia quando si deve intercettare il malintenzionato con estrema rapidità e velocità. I cani si sono poi esibiti in esercizi di obbedienza dimostrando professionalità e impegno. Gli Istruttori di Tiro hanno affascinato il pubblico per la loro grande professionalità ed esperienza sia per le spiegazioni inerenti l’uso di armi, quali il fucile ad aria compressa FN303 HERSTAL, una pistola calibro 38 special, una mitragliatrice MP5K5 e per finire con il G3 SG1, sia per alcune dimostrazioni pratiche in cui è stato coinvolto il pubblico stesso. Molto apprezzate sono state le dimostrazioni pratiche effettuate dagli Istruttori MGA e della guida sicura che anche in questo caso hanno coinvolto il pubblico presente. Infine Il G.O.M. che rappresenta il fiore all’occhiello dell’Amministrazione Penitenziaria con le speciali attrezzature e personale altamente qualificato. Il Gruppo Operativo Mobile, istituito nel 1999, è nato per fare fronte alle esigenze derivanti dalla gestione dei detenuti appartenenti alla criminalità organizzata. Con l’istituzione del G.O.M. l’Amministrazione Penitenziaria ha inteso perseguire le seguenti finalità: • adottare, nei confronti dei detenuti e internati appartenenti alla criminalità organizzata, misure idonee a prevenire e impedire fatti o situazioni pregiudizievoli per l’ordine e la disciplina degli istituti penitenziari; • concorrere alla sicurezza delle traduzioni di detenuti ad elevato indice di pericolosità, ovvero dei detenuti collaboratori di giustizia esposti a particolari rischi per la propria incolumità: • assicurare, coadiuvando il personale in servizio negli istituti penitenziari, l’ordine, la disciplina e la sicurezza nell’ambito dello svolgimento di maxi processi; • provvedere alla custodia dei detenuti di maggiore spicco della criminalità organizzata; • partecipare all’organizzazione e allo svolgimento del servizio di “Multivideocomunicazione” nell’ambito dello svolgimento di procedimenti penali “a distanza”.

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Importante novità quest’anno è stata rappresentata dalla presenza dell’auto Fiat Croma esplosa a Capaci in cui ha perso la vita il giudice Falcone e la moglie, che è diventata il simbolo della lotta alla mafia e che racconta ai visitatori di tutte le età, il sacrificio di uomini che hanno difeso la legalità e le istituzioni democratiche. All’assenza di alcuni settori delle forze armate ha fatto da contraltare la presenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che ha partecipato alla manifestazione con la sua base logistica (UNLB) a sostegno delle operazioni di pace. Unitamente all’UNLB, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha presentato il programma mondiale alimentare che è la sua diramazione per gli aiuti alimentari alle Nazioni in difficoltà. Un ringraziamento particolare a tutti gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria in servizio presso il Prap di Bari e la Casa Circondariale di Lecce i quali, nonostante le gravi problematiche presenti a causa del sovraffollamento degli Istituti, hanno dimostrato grande professionalità, attaccamento alla divisa, sobrietà, serietà, facendo venire fuori ancora una volta i valori di un Corpo che soffre in silenzio, ma che non cede. ✦

Alcune immagini del Security Expo svoltasi a Galatina

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a cura di G. B. De Blasis

Giustizia privata Il film, il cui titolo originale è Cittadino rispettoso della legge, racconta la storia di Clyde che è a casa con moglie e figlioletta quando due sadici criminali irrompono nell'appartamento e uccidono la donna e la bambina. Nel successivo processo la difesa è affidata a Nick il quale, vista la poca consistenza delle prove a carico dei due criminali decide di sfruttare la confessione di uno dei due che denuncia il complice. In tal modo si ottiene una condanna a morte certa mentre il pentito riceve una pena lieve. Clyde però è sconvolto dalla sentenza. Dieci anni dopo, al momento dell'esecuzione della pena capitale qualcosa va storto e il condannato subisce atroci sofferenze. E questo è solo l'inizio della vendetta di Clyde che, anche se detenuto continuerà a colpire. Giustizia privata inizia come un legal thriller raccontando il difficile rapporto tra l'uomo di legge e il cittadino che non riesce a capire il mancato raggiungimento della giusta pena per il reato subito. Prosegue poi, suscitando attese sulle possibili varianti, come l’ennesimo capitolo dei Giustizieri della notte col protagonista di nuovo a confronto con il suo trauma e l’avvocato che tenta di ricondurlo alla ragione. Prosegue e termina poi costringendo lo spettatore a sospendere ogni giudizio. Clyde riesce a colpire in modo tale che ogni seppur lontana ipotesi di previsione viene miseramente a cadere. Tutto quello che nella prima parte del film poteva indicare un confronto cittadino/ingiustizia viene abbandonato in favore di un circo di soluzioni che neanche il più fantastico dei film di James Bond avrebbe osato mettere in campo. Ecco allora che lo spettatore più esperto indugia dinanzi allo schermo cercando di indovinare quale altro improbabile strumento di morte inventerà Clyde e in che modo lo metterà in atto.

In alto, la locandina del film alcune scene del film

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La scheda del Film Regia: F. Gary Gray Titolo originale: Law abiding citizen Sceneggiatura: Kurt Wimmer Fotografia: Jonathan Sela Montaggio: Tariq Anwar Scenografia: Alex Hajdu Costumi: Jeffrey Kurland Musiche: Brian Tyler Produzione: Gerard Butler, Lucas Foster, Mark Gill, Robert Katz, Alan Siegel, Kurt Wimmer, Ian Watermeier, Jeff G. Waxman per The Film Department, Warp Films, Evils Twins Distribuzione: Moviemax (2010) Personaggi ed Interpreti: Nick Rice: Jamie Foxx Clyde Shelton: Gerard Butler Sarah Lowell: Leslie Bibb Jonas Cantrell: Bruce McGill Detective Dunnigan: Colm Meaney Sindaco April Henry: Viola Davis Detective Sean Garza: Michael Irby Kelly Rice: Regina Hall Iger: Gregory Itzin Denise Rice: Emerald-Angel Young Clarence Darby: Christian Stolte Giudice Laura Burch: Annie Corley Bill Reynolds: Richard Portnow Bray: Michael Kelly (II) Rupert Ames: Josh Stewart Brian Bringham: Roger Bart Genere: Thriller Durata: 108 minuti Origine: USA, 2009

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Giovanni Passaro passaro@sappe.it Segretario Provinciale Sappe

I permessi retribuiti previsti dall’art.3, della Legge104 incidono sulla 13ª mensilità? ERMESSI RETRIBUITI DI CUI ALL’ART. 33, COMMI 2 E 3, DELLA LEGGE N. 104/92

Spett.le SAPPe, nel complimentarmi per la pregevole rubrica Diritto & Diritti e per l’encomiabile attività di informazione giuridica, gradirei chiarimenti circa: • l’incidenza o meno, sulla 13° mensilità, dei permessi retribuiti di cui all’art. 33 commi 2 e 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104; • modalità di risarcimento dei giorni di ferie che sono stati decurtati in proporzione ai permessi usufruiti, ai sensi della stessa legge. Ringrazio anticipatamente. Distinti saluti

Cortese collega, numerose richieste di chiarimenti pervengono in ordine all’incidenza o meno sul calcolo dei ratei della tredicesima mensilità dei permessi retribuiti di cui all’art. 33, commi 2 e 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti delle persone disabili). Con specifico riferimento al lavoro pubblico si ritiene pertanto utile precisare quanto segue. La rilevanza della questione, che più volte è stata oggetto di incertezze sul piano applicativo, ha reso necessario l’intervento dell’’Avvocatura Generale dello Stato. Il predetto organo, con nota n. 142615 del 2 novembre 2004, nell’esprimersi in merito alla problematica, è giunto alla conclusione che “…vista la ratio di tutela e protezione della normativa in esame a favore di soggetti particolarmente deboli, tra cui i lavoratori familiari di persone portatrici di handicap, e vista l’evidente finalità sociale delle disposizioni esaminate, non si può non interpretare la normativa in esame, nel senso che la tredicesima mensilità non subisce decurtazioni o riduzioni nell’ipotesi nella quale un lavoratore scelga di fruire dei permessi disposti dal 2° e 3° comma del citato art. 33. Del resto, analoga disciplina è direttamente seguita dal legislatore in casi analoghi, come nell’ipotesi di periodi di assenza per malattia ed infortunio, per gravidanza e puerperio e nel caso di congedo matrimoniale.” Alla luce di quanto sopra rappresentato e in aderenza al parere dell’Avvocatura Generale dello Stato, si ritiene di poter affer-

mare che la fruizione dei permessi retribuiti, di cui all’art. 33, commi 2 e 3, della legge n. 104/92, non comporta alcuna riduzione sulla tredicesima mensilità. In riferimento alle modalità di risarcimento dei giorni di ferie che sono stati decurtati in proporzione ai permessi di cui all’art. 33, commi 2 e 6, della legge 104/92, usufruiti in situazione di handicap grave o di coloro che si trovano a dover prestare assistenza ad un familiare disabile, si rappresenta che, in linea con la giurisprudenza del lavoro avvalorata successivamente dal D. Lgs. 66/2003, che regolamenta l’istituto delle ferie, il decorso del termine di riferimento per il godimento delle ferie non fa venir meno il diritto alla fruizione delle stesse, la cui finalità consiste nell’assicurare al lavoratore il recupero delle energie sia fisiche che psichiche. Da ciò ne deriva il principio della irrinunciabilità delle ferie sancito dall’art. 36, comma 3, della Costituzione . Occorre, inoltre, sottolineare il principio della non retribuibilità sostitutiva delle ferie, secondo cui le ferie vanno effettivamente godute senza poter essere sostituite da erogazioni economiche, riducendo tale possibilità limitatamente al caso di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro. Si deve tuttavia ammettere, pur tenendo conto di tale principio, che nel caso in cui il periodo di ferie non venga goduto entro il termine di riferimento, per una ragione qualsiasi non riferibile alla volontà del lavoratore, laddove quest’ultimo non abbia più interesse alla fruizione tardiva del riposo, non può che scattare la “sanzione risarcitoria del pagamento” in conseguenza della mancata fruizione delle ferie, ovvero la corresponsione dell’indennità sostitutiva, sempre che l’Amministrazione provi l’esistenza di motivi ostativi al recupero delle ferie, dovuti a concrete esigenze organizzative. Alla luce di quanto sopra rappresentato, in conclusione si ritiene, perseguibile il pagamento dell’indennità risarcitoria solo nel caso di effettiva impossibilità (per rifiuto del dipendente a goderne tardivamente o per esigenze organizzative dell’Ufficio) del reale godimento delle ferie stesse, fermo restando i termini di prescrizione previsti dalla legge. Cordialmente *Giovanni Passaro Vice sovrintendente in servizio a Roma – Regina Coeli, laureato in Scienze Giuridiche e in Giurisprudenza

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Pietro Semeraro* info@sappe.it

Osservazioni sulla detenzione domicilare ’attuale dibattito sulle soluzioni da adottare per tentare di uscire dalla grave situazione di sovraffollamento delle carceri sottovaluta il ruolo decisivo che può essere svolto dalla detenzione domiciliare ( art. 47 O. P.). La detenzione domiciliare consiste in una misura alternativa introdotta dal legislatore con legge 10 ottobre 1986, n. 663 nella prospettiva di favorire la risocializzazione del condannato; essa è stata riformata nel 1998 e con la legge n. 251 del 2005.

Vari tipi di braccialetto elettronico che potrebbe essere utilizzato in caso di detenzione domiciliare

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Questa misura, sotto il profilo contenutistico, si sostanzia nell’espiazione della pena nella propria abitazione oppure in altro luogo di privata dimora ovvero in un luogo di cura ed assistenza; ai fini della legge, essa può essere applicata anche in una comunità terapeutica, poichè quest’ultima costituisce luogo di privata dimora. Alla luce delle diverse riforme intervenute in materia distinguiamo la detenzione domiciliare speciale, quella generica e quella anagrafica. In merito alla detenzione domiciliare speciale è necessario il requisito oggettivo rappresentato dalla quantità di pena

comminata; il reo, cioè, deve essere stato condannato alla reclusione non superiore ai quattro anni. La legge, inoltre, ha specificato che tale limite massimo può consistere anche nella parte residuale di una maggiore pena in corso di esecuzione. Altro requisito materiale, tuttavia, consiste nella esclusione di codesta misura allorquando il condannato sia stato affidato al servizio sociale; ciò poiché, nel quadro del fine rieducativi della pena, l’affidamento in prova possiede una posizione di preminenza. Tale misura può essere concessa solo alla donna incinta o alla madre di prole con età inferiore a dieci anni con lei convivente, al padre esercente la potestà genitoriale su prole di età inferiore a dieci anni, a persone in condizioni di salute particolarmente gravi, alle persone che abbiano compiuto 60 anni se inabili ed ai minori di anni ventuno per comprovate esigenze di studio, lavoro o famiglia. La detenzione domiciliare c.d. generica risulta essere, invece, quella che prescinde dai requisiti soggettivi (indicati in precedenza); essa può essere concessa a chiunque per l’espiazione di pena inflitta in misura non superiore a due anni (l’art. 7 della legge n. 251 del 2005 ha, però, escluso l’applicabilità di tale misura ai recidivi reiterati). Infine, la detenzione domiciliare anagrafica è quella contemplata per i condannati ultrasettantenni che non abbiano commesso reati di particolare allarme sociale. L’ordinanza che concede la detenzione domiciliare può prevedere che il reo non abbia contatti con persone diverse da quelle che con lui convivono o che lo as-

sistono; ciò può risolversi anche nel divieto di contatti telefonici o epistolari. Il provvedimento del Tribunale di sorveglianza, però, può anche consentire che il condannato si allontani dalla propria abitazione per esigenze assolutamente personali oppure per svolgere attività di tipo lavorativo. La legge prevede inoltre che, allorquando il beneficiario si allontani illegittimamente dalla privata dimora, egli risponda del delitto di evasione (art. 385 c.p.) e che la denuncia per tale reato implica la sospensione della misura alternativa. Per quanto concerne la revoca, infine, va rilevato come questa debba essere pronunciata nell’ipotesi di nuova condanna ed allorquando il comportamento del reo sia contrario alla legge o alle prescrizioni decise, oppure se egli appare incompatibile con la prosecuzione della detenzione domiciliare. Alla luce delle considerazioni sopra esposte e dell’area di operatività della detenzione domiciliare, si può ritenere che specie la detenzione generica abbia delle potenzialità ancora non del tutto utilizzate nella prospettiva di diminuire il sovraffollamento delle carceri e procedere alla risocializzazione dei detenuti.

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*Prof. Pietro Semeraro Docente di Diritto Penale presso l’Università di Bergamo



Anni ’70. Alcune immagini gentilmente concesse dal collega Gabriele Manocchio

Cairo Montenotte, dicembre 1982 - 74° corso: da sx a dx Ten. Baldini, Brig. Cingolani, Allievi Serro, Simula, Caboni, Mele, Scordo, Vice Brig. Parenti.

Novembre 1983. Il Direttore Generale Nicolò Amato al giuramento del 79° corso .

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Cairo Montenotte, dicembre 1982 - 74째 Corso

Visita del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga

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Aldo Maturo* avv.maturo@gmail.com

Sotto il cielo di Gomorra a Campania affonda: “don’t come in Naples non venite a Napoli!” si legge su un muro della città. Ed ancora: «È scoppiata x la guerra civile», titola il Gazzettino Vesuviano, ma Berlusconi è tranquillo, dice che si tratta di problemi locali e che non necessita lo stato di emergenza. Impossibilitato a vedere i telegiornali per i troppi impegni, non ascolta neppure il Questore quando dice che nelle strade non ci sono disordini ma guerriglia e che ad Ottaviano la gente è scesa in strada urlando rivoluzione. A nulla serve neppure l’allarme del suo Sottosegretario Mantovano quando dice che in piazza c’è anche gente che utilizza uno stato di grande disagio sociale per finalità al confine con l’eversione.

Sopra rifiuti a Napoli In alto il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso

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E d’altra parte la dinamica degli scontri, a fisarmonica – come i terroristi degli anni ’70 e come i black-block di Genova - lascia prevedere che dietro quei visi incappucciati non ci sono padri di famiglia e madri con bambini ma professionisti del disordine in piazza. Nel buio della notte lo scambio di fuochi d’artificio e di lacrimogeni ci riporta con un brivido a Beirut o a Bagdad e invece questa volta succede dietro casa perchè sono cose di cosa nostra. Rivoluzione, gridano a Terzigno, S.Giuseppe Vesuviano, Boscotrecase e Otta-

viano. Rivoluzione. «Vuoi vedere che qualcuno - come ha detto il Presidente di Legambiente - si è accorto finalmente che in Campania si sta uccidendo lentamente senza sparare perché tra cemento e rifiuti si è saldata una alleanza strategica tra la camorra e i colletti bianchi? Vuoi vedere che finalmente si vuole riscattare una regione che da 15 anni detiene il primato di illegalità ambientale, di gestione criminale del cemento e dello smaltimento rifiuti? Vuoi vedere che sta gente si è stancata di vivere in una regione con il più alto tasso di illegalità ambientale che ha visto nel solo 2009 ben 95 aziende coinvolte in smaltimento illecito dei rifiuti e abusivismo?» Il giro d’affari supera i quattro miliardi di euro, interessa decine e decine di famiglie che controllano l’ecomafia, l’abusivismo edilizio, la gestione truccata di appalti, il settore agronomo quello archeologico (Fonte Legambiente), ma prediligono lo smaltimento dei rifiuti e, in questi ultimi tempi, il cemento taroccato, utilizzato per strade,autostrade ed edifici pubblici. Una montagna di rifiuti, alta come l’Etna (3350 metri) e pari a 13 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, sono stati scaricati in 3 anni in migliaia di discariche abusive. Per trasportare questa munnezza ci sono voluti 520 tir, invisibili in una regione dove davanti a tutti i bar di paese c’è sempre il pieno, transitati evidentemente come fantasmi per strade, piazze e strade sterrate della Campania, diretti verso discariche abusive o «impianti fatiscenti e tecnicamente carenti, forti in qualche caso di provvedimenti autorizzativi di taluni appartenenti alla pubblica amministrazione» (Pietro Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia).

In tutta Europa gli Stati membri devono vietare l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti e promuoverne la prevenzione, il riciclaggio e la trasformazione a fini di riutilizzo. In Campania no. In tutta Europa i rifiuti devono essere trattati prima di essere collocati a discarica e i rifiuti pericolosi devono essere destinati ad una discarica per rifiuti pericolosi. In Campania no. In tutta Europa (Direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999) per gestire una discarica necessita un’autorizzazione, che prevede di identificare il richiedente che dovrà descrivere i tipi e i quantitativi dei rifiuti da depositare, la capacità ricettiva,la descrizione del sito, i metodi per la riduzione dell’inquinamento, i piani di sorveglianza, il piano di chiusura, la garanzia finanziaria del concessionario, una valutazione d’ impatto ambientale. In Campania evidentemente no. E così il fuoco cova sotto la cenere, poi all’improvviso scatta l’emergenza che richiede la gestione dell’emergenza, dell’emergenza dell’emergenza con Commissari alla munnezza che devono risolvere i problemi a colpi di decreti, di ordinanze e manganelli per giustificare crimini ambientali e collezionare l’ennesimo deferimento dell’Italia alla Corte Europea di Giustizia pronta a sanzionarci con milioni di euro che pagheremo tutti. ✦ *Aldo Maturo - Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

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AFGHANISTAN: Le donne finiscono in carcere anche soltanto per il “cattivo carattere” econdo quanto raccontato da un Funzionario Ministeriale afghano in occasione di una recente riunione all’ONU, sono 476 le donne incarcerate, nel suo paese, per crimini legati alla morale; reati tra i quali è compreso il rifiuto al matrimonio, il contrarre le nozze senza il consenso della famiglia, scappare di casa anche in casi di violenza domestica ed il tentato adulterio. Soltanto nel carcere di Badam Bagh (Il Giardino delle Mandorle) di Kabul, sono recluse 147 donne per crimini contro la morale.

Accadde al io r a i z n e t i n Pe Alcuni casi: Soraya è in carcere per il “carattere difficile”; Sabera ha soltanto sedici anni ed è stata condannata a tre anni di reclusione, perché qualcuno del vicinato l’ha

vista parlare con il suo fidanzato; Aziza perché è fuggita di casa dopo che il marito l’aveva ripudiata. Mastura ha diciannove anni ed era incinta di tre mesi quando il marito l’ha cacciata di casa sostenendo che il figlio non era suo. Nonostante la difesa disperata della madre è finita lo stesso in carcere, dove sta scontando la pena con il suo bambino neonato, che deve rimanere in carcere perché la madre ha commesso un crimine contro la morale. ✦

USA: Poliziotta Penitenziaria vince 54 milioni ma non lascia il servizio Nonostante la stratosferica vincita alla lotteria di 54 milioni di dollari, non lascerà il lavoro di poliziotta penitenziaria. Questo ha dichiarato Garina Fearon, 34 anni, durante la cerimonia di consegna del superpremio del New York Lotto, aggiungendo che la vincita non la cambierà, perché non dimentica da dove viene. «Ho intenzione di andare al lavoro per avere dei giorni di ferie”, ha detto Fearon. “Io non voglio dare le dimissioni». La donna, che ha trascorso gran parte dell’infanzia in un centro per senzatetto, lavora come guardia penitenziaria nel carcere di Rikers Island e ha 2 figli. ✦

SWAZILAND: Finisce in carcere il Ministro della Giustizia sorpreso a letto con la moglie del Re

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Il Ministro della Giustizia non ha potuto invocare nessun lodo Alfano per non finire in carcere quando le guardie del sovrano lo hanno colto in flagrante nel letto della moglie del Re. E’ successo nello Swaziland dove il ministro della Giustizia e amico d’infanzia del re Mswati III ha perso la testa per una delle 14 mogli del suo Capo di Stato. Per quanto magnanimo il sovrano ha fatto immediatamente rinchiudere il ministro, Ndumiso Mamba, in carcere e ha rispedito la moglie a casa della madre mettendola sotto stretta sorveglianza. La bella ragazza protagonista della vicenda ha 22 anni e a suo tempo è stata

eletta Miss Teenager del Paese africano. Secondo indiscrezioni della stampa, la stessa per incontrare il suo amante si sarebbe anche vestita da soldato per sfuggire ai controlli del palazzo reale. Ora l’ex Ministro Mamba rischia di trascorrere un lungo periodo dietro le sbarre anche perché il re non ha nessuna intenzione di mandarlo in esilio come qualcuno gli avrebbe consigliato. Mamba, infatti, come amico di infanzia del sovrano è anche uno dei migliori conoscitori dei segreti e degli affari del sovrano e Mswati III non ha nessuna intenzione di rischiare imbarazzanti fughe di notizie. ✦

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fonte: www.poliziapenitenziaria.net

INDIA: Imbarazzo per un eunuco detenuto, sezione maschile o femminile ? n India grande imbarazzo per la sistemazione di un eunuco detenuto. In Punjub non sanno se metterlo nella sezione maschile o in quella femminile. Un eunuco indiano, condannato a 4 anni di prigione, ha mandato in tilt le autorità carcerarie dello stato settentrionale. Il Times of India, uno dei principali quotidiani indiani, racconta nelle pagine di cronaca la curiosa vicenda di Sudhesh Kumar, detto Baba. Ad aumentare la confusione hanno contribuito anche una serie di esami medici, dai risultati contraddittori. Mentre il penitenziario di Patiala considera Sudhesh una donna, per quello di Ludhiana e’ un uomo. Il detenuto, incarcerato ad aprile per tentato omicidio, si proclama maschio, ma non lo è per i medici “essendo privo di organi genitali maschili”. Rinchiuso a seguito del parere dei medici nella sezione femminile della Ludhiana Centrale Jail, ha chiesto un riesame della vicenda a seguito del quale è stato trovato ”privo di utero e ovaie”, ottenendo il trasferimento in un carcere maschile nella citta’ di Patiala, dove però è stato rifiutato per “rischio di aggressioni sessuali”. A questo punto, in attesa di una soluzione al dilemma, è ora detenuto in una cella singola. Gli eunuchi, o hijras come sono chiamati i travestiti e castrati indiani, hanno un ruolo di portafortuna secondo la superstizione indiana e per questo sono spesso chiamati a pagamento ad assistere a matrimoni e nascite. Sarà per questo che Baba è così conteso dalle carceri indiane ? ✦

INGHILTERRA: Boss della malavita inglese continuava a gestire affari dal carcere usando facebook Colin Gunn, uno dei più pericolosi boss della malavita inglese, condannato a 35 anni di carcere per associazione a delinquere e istigazione all’omicidio, rinchiuso nella prigione di massima sicurezza di South Littleton nella contea del Worcestershire, era riuscito ad ottenere il permesso di usare il social network Facebook da Ferdie Parker, direttore del penitenziario inglese. In questo modo, il boss continuava, anche dal carcere, a dare ordini e ad intimidire i suoi nemici attraverso una rete di quasi seicento amici ai quali inviava pizzini digitali. Il gravissimo episodio è stato scoperto dal Sunday Times che ha anche raccontato diversi dettagli dell’attività digital-criminale del boss. Immediatamente, dopo la denuncia, i gestori di Facebook hanno oscurato l’account del pericoloso criminale. Colin Gunn, 42 anni, condannato anche per aver ordinato l’omicidio di due coniugi, aveva ben 565 amici su Facebook. Ora si difende sostenendo che l’uso di Internet è un suo diritto e che l’oscuramento della sua pagina web è un’azione illegittima. In realtà attraverso messaggi neanche troppo velati, Gunn gestiva i suoi affari illegali, dettava ordini ai suoi complici e minacciava i suoi nemici.

In particolare continuava a controllare lo spaccio della droga nella città di Nottingham grazie al quale nel corso degli anni ha costruito il suo impero economico. Secondo quanto riferisce il Sunday Times l’amministrazione penitenziaria avrebbe chiuso un occhio sulle attività multimediali di Gunn perché temeva denuncie da parte di qualche organizzazione britannica che difende i diritti dei detenuti. Alla fine è dovuto intervenire Jack Straw, ministro della Giustizia inglese, che ha ribadito che l’uso dei social network è proibito a tutti i detenuti rinchiusi nei penitenziari britannici. La superficialità dell’amministrazione penitenziaria appare evidente se si vanno a leggere alcuni post scritti da Gunn: «Un giorno tornerò a casa. Non vedo l’ora di guardare negli occhi alcune persone e vedere quanta paura hanno di me». In un altro post elogia Facebook perché gli offre la possibilità di far sentire la sua voce ai suoi amici e soprattutto ai suoi nemici. Non è la prima volta che un detenuto inglese usa il più popolare social network per scopi illeciti: la scorsa settimana Jade Braithwaite, un criminale condannato all’ergastolo per aver ucciso a coltellate un sedicenne, ha usato Facebook per minacciare la famiglia della vittima. ✦

Polizia Penitenziaria - SG&S n.178 - novembre 2010

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Lettera alla Redazione i pregio di porre il presente quesito alla Vostra attenzione, affinché mi si possano dare delle delucidazioni: è mai possibile che dobbiamo essere considerati di serie 0 e non A come gli altri? Mi spiego: sulla base delle disposizioni contenute e richiamate da ultimo dall’art. 804 del D.Lgs.15 marzo 2010, n. 66, gli ufficiali, i sottufficiali, i militari ed i graduati di truppa dell’esercito ,della marina, dell’aeronautica, del Corpo della Guardia di Finanza e del Corpo di Polizia Penitenziaria, collocati in congedo assoluto, che sono stati riconosciuti permanentemente inabili al servizio militare per mutilazioni o invalidità riportate per causa di servizio

e che siano titolari di pensione privilegiata ordinaria delle prime otto categorie, sono iscritti d’ufficio nei ruoli d’onore corrispondenti per ciascuna Forza Armata. Considerato che ad oggi lo scrivente ritiene di possedere tali requisiti, non capisco perché il Ministero non abbia dato notizia in merito, considerando che deve avvenire d’ufficio come prevede la normativa in questione. Essendo stato prima riformato poi anche dispensato, col riconoscimento della la 4^ categoria tab. A, già da dal 25 maggio 2001 con il grado di Ispettore Capo, ritengo che detta procedura debba essere attribuita a mio favore, vi prego gentilmente di farVi da tramite con l’Amministrazione Centrale, per la mia situazione anche per far si che ne possano beneficiare tanti altri, come nel mio caso. Rimanendo in attesa colgo l’occasione per porgere Cordiali Saluti. Il Segretario ANPPE di Pordenone Bisceglia Donato

Caro Collega, per fare si che alcune disposizioni legislative favorevoli al personale della Polizia Penitenziaria, in servizio o in quiescenza, vengano applicate ai beneficiari sarebbe necessario un diverso livello di sensibilità da parte della dirigenza del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Servirebbe, infatti, quello spirito di Corpo usuale nelle altre Forze di Polizia, laddove anche la gestione amministrativo-contabile è affidata a personale in divisa che gestisce e beneficia delle stesse voci stipendiali di chi è chiamato ad amministrare. Ad ogni buon fine, sarà il sindacato – o l’Associazione – a farsi carico di sollecitare l’applicazione dei benefici dovuti al personale.

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

© 2010 Caputi & De Blasis

ARRIVANO I RINFORZI

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radici salde e profonde sostengono gli alberi piu’ grandi.

Sappe: la forza nelle radici.



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