Il Mare Eco del Golfo Tigullio 3/2012

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Fondato nel 1908

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Anno V - n. 3/2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese)

TUTTI AL VOTO! Il gioco di Sindacopoli

SANTA MARGHERITA LÊex ospedale delle polemiche

EDILIZIA Le case chiuse di Rapallo

COMMERCIO Varato il Piano

CARTOONS ON THE BAY Rapallo ricorda Luciano Bottaro

SICUREZZA

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.it Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA

Il Grande Fratello si centuplica

ARREDO URBANO pacheggi, aiuole e vespasiani per cani

PERSONAGGI Ghirardelli, Señor cioccolata

Associazione Culturale

Caroggio Drito

Associazione Culturale


Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa Direttore responsabile: Emilio Carta

In copertina: Primavera a Rapallo (foto di Toni Carta) Fotografie: Fabio Piumetti Archivio Azienda Grafica Busco La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

Santa: ex ospedale e polemiche di P. Bellosta

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2/3 4 Le brutture di Rapallo di D. Roncagliolo 5 Una rotta sconsigliata di C. Gatti 6/7 iIl piano commerciale di E. Lavagno Canacari 8 In ricordo di Luciano Bottaro di E. Carta 9 I giovani e lʼuovo di Pasqua di B. Magri 10 Arriva il Grande Fratello di E. Carta 11 Parcheggi e cani di R. Bagnasco 12 Quando gli alberghi prosperavano di P.L. Benatti 13 Il Tigullio di J. Laughlin di M. Bacigalupo 14 Aperishow per il Collezionista dʼarmi di B.Magri 15 La dinastia dei Cassini di A. Bertollo 18 È primavera, ecco gli anemoni di G. Massa 19 Ricordo o sogno di M. Mancini 20 Come eravamo di B. Mancini 21 Ricchezza e povertà nella Chiesa di D. Pertusati 22/23 Personaggi rapallesi di I. Nidasio 24 Amarcord di E. Gambèri Gallo 25 Señor cioccolata di E. Brasey 26 Una Pasqua universale di V. Temperini 27 Il jazz di Dino Betti di M. Bacigalupo 28 Cinema in diagonale di L. Rainusso 29 Lettere e notizie 30/31 Tutti al voto! di E. Carta

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Hanno collaborato a questo numero: M. Bacigalupo - R. Bagnasco P. Bellosta - P.L. Benatti - A. Bertollo E. Brasey - S. Gambèri Gallo - C. Gatti E. Lavagno Canacari - B. Magri B. Mancini - M. Mancini - G. Massa I. Nidasio - D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - V. Temperini

ultima lista, almeno sino al momento in cui scriviamo, si chiama Energia Nuova, avrà come simbolo un discobolo e appoggerà il candidato sindaco Mentore Campodonico. Capolista sarà il trentenne Enrico Romanelli, avvocato, che porterà con sé un gruppo di giovani professionisti rampanti. Oltremodo nutrito invece il numero dei candidati sindaci: dal sindaco uscente Mentore Campodonico a, in stretto ordine alfabetico, da Mauro Barra (Progetto Rapallo), a Pier Giorgio Brigati (Un’altra Rapallo) da Andrea Carannante (Partito comunista dei lavoratori) ad Antonella Cerchi (Partito democratico) da Giorgio Costa (Circolo della Libertà 61) a Nadia Molinaris (Circolo della pulce). Evitiamo di enumerare le varie liste di appoggio a ciascun candidato perché ci vorrebbe un’enciclopedia – al momento se ne conoscono oltre venti - e neppure pensiamo di tediarvi con i programmi di ciascun sindaco in pectore anche perché siamo convinti che invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambierebbe affatto. Piazza Cavour e la vicina via Mameli qualche domenica fa parevano un mercato all’ingrosso: all’uscita dalla basilica, dopo la messa facce nuove, forse colpite sulla via di Damasco, gazebi vari per presentazioni varie e volantinaggi, candidati sindaci e non a perorare la giusta causa (la propria ovviamente) per ottenere il voto. E’ il momento tanto atteso (o temuto?) dai rapallesi. E’ quello dei sorrisi a bocca larga, degli ammiccamenti, delle pacche sulle spalle, delle strette di mano, della carezza al cagnolino o del “come sta la mamma?” Ma è anche il momento delle occhiate di traverso tra persone che improvvisamente si ritrovano avversarie, degli odi più o meno palesi, delle amicizie che scricchiolano, del “vita mea mors tua”. Vecchi tromboni, e suadenti clarinetti ancora intonsi nelle loro custodie, si apprestano a suonare il concerto grosso ma i rapallesi non sono sciocchi. Sono ormai scafati e sapranno scegliere al meglio per il loro futuro. Eravamo indecisi se, per scrollarci di dosso le tante tensioni che sentiamo nell’aria, porre i candidati al centro di un gioco antico quanto d’attualità come quello dell’Oca o il Monopoli. Alla fine abbiamo optato per quest’ultimo con qualche modifica per renderlo più territoriale: restano le case e gli edifici, i parchi pubblici, le banconote e anche la prigione, le municipalizzate, il depuratore e i due tunnel. Ora sta ai rapallesi giocare e, con un occhio a Montallegro, gettare i dadi. Sperando che la Madonna per la disperazione non si sia già girata dall’altra parte, verso la Fontanabuona. Anche lì aspettano un tunnel.

Mauro BARRA

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta Magri Daniele Roncagliolo

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di Emilio Carta

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Mensile di informazione Anno V - n. 3 2012

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SANITÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Paolo BELLOSTA

SANTA MARGHERITA

L’ex ospedale, sempre più oggetto di polemiche Tra Regione e Comune, distinguo ed accuse sul futuro della struttura ormai non si contano più ià qualche mese fa avevo scritto riguardo alla critica situazione dell'Ospedale di Santa Margherita. Se l'estate scorsa la vendita della struttura sembrava ormai imminente, ora è diventata una certezza. Il 22 dicembre scorso il consiglio regionale, con 21 voti favorevoli e 12 contrari, ha dato il via libera all'articolo della Finanziaria sulla cartolarizzazione degli immobili della Asl, fra cui è incluso l'ex Ospedale di Santa, per ripianare il buco della sanità ligure. Nonostante questo nelle prime settimane del 2012 qualche spiraglio di luce si intravedeva ancora. Sembrava infatti possibile che la struttura potesse mantenere la sua finalità sanitaria ma ora anche questa opzione sembra essere tramontata definitivamente. Nei mesi scorsi si era parlato dell'interesse di alcuni gruppi privati, si era fatto il nome dell'Istituto Humanitas, e del Gruppo Villa Maria Care & Research, con cui un accordo sembrava imminente. Soluzioni che avrebbero potuto garantire il mantenimento della finalità sanitaria della struttura, ma che oggi sembrano essere, purtroppo, voci senza alcuna credibilità. Se si analizza la situazione nello specifico la questione è ancora più assurda: che senso avrebbe acquistare una struttura progettata per adempiere a specifiche necessità e cambiarne lo scopo? Parliamo di un edificio costruito anche in tempi recenti, per la precisione nel 1972, e che tornerebbe ancora molto utile. Se infatti il nuovissimo Ospedale di Rapallo può offrire 143 posti letto quello di Santa ne garantirebbe ben 180. Una struttura da sfruttare ancor di più in una regione anagraficamente vecchia come la Liguria e non a caso

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si era parlato della realizzazione di una casa di cura per anziani; oppure di un centro riabilitativo, soluzioni molto più sensate piuttosto che le attuali proposte di conversione dell'edificio in complessi residenziali, turistici o alberghieri. L’amministrazione comunale si è compattata nel tentativo di risovere la situazione, obiettivo, per una volta, caro a tutti. Traguardo non di poco conto viste le continue polemiche, porto in primis, che negli ultimi mesi avevano letteralmente spaccato in due la città. Il Comune ha fatto ricorso al Tar sia contro la vendita dell'ormai ex ospedale sia contro lo sfratto agli ambulatori, dato dalla Regione all'Asl 4, per liberare l'immobile entro aprile. Proprio negli ultimi giorni il Sindaco De Marchi si è categoricamente rifiutato di firmare le carte per lo svincolo della struttura. La richiesta del primo cittadino di Santa è stata il mantenimento della piastra ambulatoriale o il suo possibile trasferimento in un'altra sede, un'opzione che se presa in considerazione riguarderebbe i locali di proprietà della Banca Carige, in Via XXV aprile. La Regione dal canto suo, sperando di vendere la struttura a un prezzo superiore ai 10 milioni, ha promesso una percentuale al Comune, per la precisione il 10% che deve essere calcolato sulla differenza di prezzo tra l'importo effettivo della vendita dell'edificio e l'importo di base di 10 milioni. In questo scenario anche i cittadini hanno provato a far sentire la loro voce, partecipando attivamente alla questione e, in questo senso, va sottolineata la sottoscrizione indetta da Gente di Liguria-Comitato in difesa dell'ospedale di Santa Margherita,

conclusasi pochi giorni fa. Non la solita raccolta di firme, ma un esposto in cui verrà chiesto alle Procure di Chiavari e Genova e alla Procura della Corte dei Conti di svolgere le necessarie indagini circa il corretto utilizzo del denaro pubblico nel settore sanitario del Tigullio e dell'intera regione. Della questione si è occupata anche l'emittente Telepace, la quale ha organizzato un incontro-scontro con il direttore generale dell’Asl 4 Paolo Cavagnaro e l’assessore regionale alla Sanità Claudio Montaldo da una parte, e dall'altra, a rappresentare le istanze di Santa Margherita Ligure, il sindaco Roberto De Marchi. Un dibattito che ha lasciato ancora parecchie perplessità. In conclusione l'unico punto chiaro è stato quello riguardante l'ormai inevitabile vendita della struttura, dalla quale si conta di ottenere quei 10/12 milioni utili a far quadrare i conti. Per il resto alla querelle ha fatto da sfondo il solito scambio di accuse tra

Comune e Regione. Tensioni che non sono cessate neppure nei giorni seguenti, in un continuo scambio di accuse, un botta e risposta che dura ormai da mesi e che sta incominciando a stancare un pò tutti. Ultimamente è stata Marilyn Fusco, Vicepresidente della Regione, a dire la sua, sottolineando la scarsa disponibilità del Sindaco di arrivare a un'intesa e alle continue contraddizioni di questi ultimi sulla questione della piastra ambulatoriale. Insomma il solito teatrino di una vicenda che comincia a sfiorare il grottesco. Ormai la situazione pare compromessa ma non si pensa ad altro che a scaricarsi le colpe a vicenda, a lavarsi le mani agli occhi dell'opinione pubblica, ma tanto la conclusione è sempre la stessa. Di chi siano le colpe maggiori ormai cosa importa? L'unico che di responsabilità non ne ha di sicuro è il cittadino e, tanto per cambiare, a perderci è sempre lui.

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SCHELETRI

Nel cuore di Rapallo resistono scandalose oasi Piccola carrellata sugli edifici fatiscenti che ancora attendono il loro completo recupero ell’era dell’immagine, del bello a tutti costi, ci siamo purtroppo abituati alle brutture e al degrado imperante. Dove c’è il niente c’è tutto. Quante volte girando per Rapallo ci imbattiamo in strutture ormai abbandonate, semi distrutte, quasi pericolanti. È il caso della famosa e tanto discussa casa a fianco della strettoia di San Michele di Pagana. Sarà pure un gioiello come la definisce qualcuno, ma di sicuro è pericolosa e crea altrettante insidie agli sfortunati automobilisti che si trovano di fronte un pulman o un camion. L’iter per la demolizione con ricostruzione arretrata è in fase avanzata, nonostante soprintendenze e ministeri. E chi per colpa di quell’imbuto ci ha lasciato lo specchietto non vede l’ora che il problema venga risolto. Dirigendosi verso il centro, a pochi metri l’una dall’altra, quattro strutture ormai abbandonate da anni il cui futuro è avvolto da cumulonembi.

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Scempio numero uno: gli alberghetti di via Gramsci su cui la società proprietaria chiede lo svincolo da tempo. Scempio numero due: l’hotel Savoia le cui impalcature e la maxi pubblicità fanno più male di un montante di Mike Tyson. Scempio numero tre: l’ex Cinema Grifone, chiuso già da un paio d’anni, le cui vetrine impolverate sono il trailer di un brutto film. Scempio numero quattro: l’ex cinema Italia, struttura da poco liberata dal Comune che ha rescisso unilateralmente un contratto da più di 100mila euro l’anno, nel cui domani non ci sarà alcun centro congressi. Affacciandosi sul mare impossibile non parlare di villa Riva, “il gioiello di famiglia”, l’intoccabile struttura che forse sarebbe meglio vendere: quale rapallese si opporrebbe alla sua cessione se la città avesse in cambio una grande opera, magari da scegliere dopo consultazione popo-

Villa Riva

da Mario

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Alcuni particolari degli alberghi di via Gramsci

lare? Forse qualcuno ci sarebbe, qualche nostalgico affetto da “conservatorismo acuto”, patologia assai nota nel golfo del Tigullio che colpisce il sistema nervoso centrale atrofizzando i neuroni. Sempre vista mare, in via Montebello e proprio di fronte al bar latteria “Celestin”, esiste una struttura abitativa che definire scandalosamente abbandonata è poco: infissi scassati e pericolanti, intonaci scrostati e pericolanti. Ma nessuno pare accorgersene. Tra gli altri mostri, spazi abbandonati, in una città che di aree libere ne avrebbe invece assoluto bisogno, c’è la “Residenza Castagneto”, a pochi passi dalla stazione ferroviaria; l’immobile, nei mesi scorsi, è tornato di proprietà dell’Asl; in passato usata come rifugio dai clochard, la struttura oggi è senza futuro. E a pochi passi di distanza ecco lo

scheletro di Casa Gaffoglio, immobile destinato a diventare social housing, il cui destino, però, sembra aver preso una strada diversa. In attesa degli appartamenti per anziani qualcuno, proprio lì sotto, ha improvvisato giacigli di fortuna. Non sia mai finiscano i lavori e avanzino dei posti letto.

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STORIE DI MARE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Carlo GATTI

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GIGLIO

Una rotta sconsigliata ai naviganti Il vecchio e saggio Portolano di bordo suggerisce ai comandanti di navi di passare al largo dell’arcipelago toscano..... ra l’alba del 27 febbraio del 1970 quando il comandante della Pibimare Prima segnalò al suo armatore problemi al propulsore. La petroliera italiana, 15.000 tonnellate di stazza lorda, stava eseguendo “prove di macchina” nel medio Tirreno dopo importanti lavori al motore principale eseguiti presso un Cantiere nazionale. Raggiunto l’accordo per il contratto di rimorchio tra le rispettive Società, il Torregrande lasciò Genova alle 16 e poco dopo i due comandanti entrarono in contatto per scambiarsi i rispettivi punti-nave e gli orari dei successivi appuntamenti-radio. La Pibimare Prima si trovava in panne al largo delle spiagge romane e con pochi giri di macchina lottava per rimanere alla cappa (con la prua al mare) contro una forte burrasca da libeccio. Il punto d’incontro fu raggiunto dal rimorchiatore genovese dopo una dura cavalcata di 17h 30m con il mare al mascone di dritta. L’operazione d’aggancio delle due unità avvenne tra onde alte 5-6 metri e non mancarono le difficoltà, tuttavia, dopo circa mezz’ora il convoglio era disteso con 600 metri

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di cavo alla via verso Genova. Alle 10h 00m del 28.2 Charly fece il punto nave con il radiogoniometro e s’accorse che il convoglio scarrocciava verso terra e decise di risalire verso Genova sulla rotta più breve a ridosso dell’Arcipelago Toscano. Gli sforzi sofferti dall’attrezzatura di rimorchio erano stati notevoli e il giovane comandante voleva fare un accurato controllo degli attacchi prima d’affrontare la notte e il mare aperto. Lasciato verso le 23h lo scoglio di Giannutri a sinistra, il convoglio stava ormai imboccando il Canale tra L’Argentario e l’Isola del Giglio. Charly fece accorciare il cavo da rimorchio per non toccare con la catenaria (curva formata dal cavo sott’acqua) la Secca di Mezzo Canale (-24 metri). Il convoglio ridotto alla corta volava alla splendida velocità di 8 nodi. Nel frattempo la depressione era slittata a levante esaurendo la libecciata, ma innescando un fresco vento di grecale (da terra). Il mare da SW era ancora lungo e fastidioso, ma la bonaccia era lì davanti, a poca distanza. La frittura di triglie fresche che il peschereccio di Papetto aveva

La Pibimare Prima a rimorchio del Torregrande

regalato al Torregrande per antica amicizia, era quasi pronta per il primo assalto... Poco dopo, improvvisamente, il potente motore del Torregrande si piantò di colpo senza alcun preavviso, e per l’effetto combinato del peso del cavo d’acciaio e della sua forma tozza, perse subito l’abbrivo nello spazio di qualche decina di metri. Fortunatamente lo scafo piegò a dritta proprio nel momento in cui la Pibimare Prima gli piombò addosso velocissima come un falco. Charly ebbe solo il tempo di attaccarsi alla sirena di bordo per avvisare l’equipaggio di mettersi in salvo. Era quasi mezzanotte e sul Torregrande c’era il cambio di guardia, in pratica l’equipaggio era tutto in servizio e pronto a gettarsi in mare come ultima soluzione per salvarsi. Solo il Direttore di macchina Guido Bianchi, agendo d’istinto, si precipitò in sala macchine ignorando gli urli di Charly di mettersi in salvo. Il rimorchio senza governo sfiorò letteralmente la poppa del rimorchiatore e scivolò via silenzioso nel buio. Quando il cavo di rimorchio venne in forza con uno schianto pauroso, vi fu un’esplosione di scintille e ripetuti scos-

soni. Sembrava che le vibrazioni spaccassero ogni paratia del Torregrande che, sbandando in una vorticosa rotazione, fu alla fine trascinato per la poppa dalla Pibimare Prima che a sua volta ruotò intorno alla propria prora. Rimorchiatore e rimorchio, attratti da una forza assassina erano di nuovo in rotta di collisione. Charly ebbe in quei lunghi attimi di terrore la percezione di un’impotenza infinita. La costa era lì ad un passo, buia, spettrale e pronta ad inghiottire quel convoglio impazzito tra i suoi scogli. Li separavano forse 30 metri dalla collisione ormai inevitabile. Un’angoscia interminabile pervase l’equipaggio che con molta freddezza si preparava ad assorbire il colpo. Quando nessuno pensava più al motore, questi ripartì sornione mugugnando qualcosa come per scusarsi. Charly lo prese per le corna urlando “AVANTI TUTTA” con la forza residua che aveva nei polmoni. La “collisione di ritorno” fu evitata con una potentissima smacchinata all’ultimo metro. Il convoglio ritornò lentamente ad allungarsi sull’asse del canale. Il peggio svanì d’incanto con la stessa velocità con cui quel pugno di uo-


mini vide poco prima il ghigno beffardo della morte colpire, sparire e lasciare per sempre una profonda ferita in “Quelli del Torregrande”. Guido compì un atto d’eroismo riattivando una valvola bloccata da un improvviso “arresto cardiaco”... a lui andò il perenne ringraziamento dell’equipaggio. Tratto dal libro “QUELLI DEL TORREGRANDE” – di Carlo Gatti – Nuova Editrice Genovese - 2001 Ho inteso riproporvi il racconto di questa disavventura per un semplice motivo: anche il sottoscritto sfiorò la tragedia nel 1970, proprio in quelle acque divenute tristemente famose dopo la tragedia della Costa Concordia. Per quanto mi riguarda, ho già spiegato che tutto ebbe origine da un’improvvisa avaria e che dovetti scegliere la rotta più interna per necessità nautiche e di controllo dell’attrezzatura di rimorchio fortemente compromessa. Già! Ma le avarie sono come certe malattie, arrivano quando meno te le aspetti e si riciclano con nomi sempre nuovi, ma il risultato é sempre lo stesso: dalla fine della Seconda guerra mondiale, ogni anno spariscono 360 navi, una al giorno. Le cause sono

In questa cartina, entrambe le rotte consigliate dal Portolano Italiano passano lungo il passaggio rappresentato, per l’occasione, dalla scritta Arcipelago Toscano.

molteplici, ma il punto scatenante é sempre lo stesso: l’imprudenza umana. Com’é potuto accadere questo disastro ad un gigante del mare così moderno, attrezzato e sicuro com’era la Costa Concordia? La motivazione “ufficiale” sarà data dal processo in corso. Noi possiamo solo ricordare che la rotta “ufficiale” Civitavecchia-Savona, passa a ponente dell'Isola del Giglio, ciò significa che nella normale navigazione commerciale l'Isola del Giglio viene lasciata a dritta. La nave aveva scelto invece di passare (di notte) per il Canale dell’Argentario, nello stretto braccio di mare che separa l’Isola del Giglio dalla costa continentale (Argentario).

L’antico e benemerito amico dei naviganti: il Portolano, presente su tutti i ponti di comando delle navi in circolazione, indica due rotte vicine e parallele per navigare da Civitavecchia a Savona. La prima sale verso nord al largo della costa Est della Sardegna e della Corsica, ed una seconda più interna che si lascia anch’essa l’Arcipelago Toscano sulla propria destra mentre naviga verso la Liguria. Una volta lasciata l’isola di Giannutri a sinistra, la Costa Concordia decise di proseguire lasciandosi anche il Giglio a sinistra. Si potrebbe disquisire a

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lungo sulle distanze, le batimetriche, le correnti e le secche, ma alla fine, le linee guida per la navigazione costiera di grandi navi da crociera dovrebbero consigliare margini di sicurezza tali da poter affrontare accostate d’emergenza ed avarie del tipo sofferto di recente dalla Costa Allegra nell’Oceano Indiano. Eppure, già da tempo, le grandi navi da crociera percorrevano la rotta più suggestiva ed economica che passa internamente tra il continente e le isole toscane. Come mai nessuno se n’é accorto?


ECONOMIA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Elena LAVAGNO CANACARI

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NEGOZI

Rapallo vara il piano del commercio Uno strumento importante per il rilancio delle attività imprenditoriali operativo a Rapallo il NUOVO PIANO DEL COMMERCIO, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio Comunale della nostra città. IL PIANO DEL COMMERCIO E' UNO STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE approntato dai Comuni per affrontare e risolvere i problemi specifici del commercio ed in particolare per rilanciare le attività commerciali con una serie di azioni che si intrecciano con quello che è il tessuto urbano della città. L'obiettivo è quello di rafforzare la relazione tra città e commercio, per far sì che le attività commerciali non abbiano soltanto lo scopo di fornire merce ai clienti, ma anche quello di diventare attività di incontro, di comunicazione e di rapporti sociali fra i cittadini, mantenendo elevata ed efficiente la presenza commerciale nel tessuto urbano. E questo è tanto più importante in una città come la nostra, a vocazione turistica, dove il rapporto tra commerciante e cliente, sia esso residente o turista, assume un carattere più per-

È

sonale e flessibile nei metodi di vendita, vuoi per la conoscenza diretta del cliente del luogo e dei suoi gusti personali, vuoi per la necessità di creare un rapporto di empatia, gentilezza e complicità con il cliente turista che , se saddisfatto, si sente incentivato a ritornare. E' evidente che lo scopo del piano commerciale è quello di potenziare la competitività del tessuto economico con il rilancio e la rivitalizzazione delle attività commerciali esistenti e la promozione di nuove, al fine di migliorare la qualità urbana e l'immagine della città.

In quest'ottica l'attività commerciale della città deve essere un vero e proprio “ sistema “ e non un insieme disarticolato di punti di vendita. Il commercio, infatti, ha una fisionomia propria ben distinta dagli altri aspetti dell'attività produttiva. Intanto diciamo che il commercio libero nasce verso la fine del 700, quando il LIBERISMO ECONOMICO, favorevole alla libertà di commercio, si afferma come reazione alla politica di controllo degli scambi. Erano le prime liberalizzazioni della storia italiana. Il commercio, inoltre, ha una sua notevole utilità economica, perchè è una attività produttiva di ricchezza e come tale contribuisce alla formazione del reddito locale, senza contare che dà un fondamentale contributo alla soddisfazione dei bisogni umani con il trasferimento delle merci, cioè i beni di consumo, dai produttori al pubblico. Provvede infatti all'immagazzinamento dei beni e delle merci, garantendone così la disponibilità in qualsiasi momento, anche se provengono da luoghi lontani.

Concorre alla stabilizzazione dei prezzi e dei redditi, adeguando l'offerta alla domanda e rendendo stabile l'approvvigionamento del mercato. Il nuovo Piano del Commercio di Rapallo suddivide il territorio comunale in quattro zone : Zona 1 – centro storico che comprende zone di particolare pregio ed interesse. Zona 2 – Centro abitato consolidato , che corrisponde alle porzioni di territorio urbano compiuto, dove non sono prevedibili sostanziali modifiche.

Zona 3 : Aree di riqualificazione urbana in cui sono possibili integrazioni e modifiche al sistema insediato Zona 4 : tutto il restante territorio comunale. Gli esercizi di vendita sono classificati in: Esercizi di vicinato – sigla EV; Medie strutture di vendita - MSV, con superficie di vendita da 250 a 1500mq.; Grandi strutture di vendita – GSV con superficie oltre i 1500 mq. La classificazione tipologica distingue inoltre gli esercizi di vendita non alimentari speciali, sigla EVS; Le aggregazioni di esercizi singoli – AGS; I Distretti commerciali tematici – DCT; I Centri commerciali – CC; I Parchi commerciali – PC. I SETTORI MERCEOLOGICI sono: Alimentare e non alimentare. Un dato significativo che emerge dal piano è che nella nostra Città le piccole attività commerciali, con superficie di vendita fino a mq. 100, tra solo alimentari, prevalentemente alimentari e non alimentari, ammontano a 529. In questa tipologia di attività, prevalgono le piccole inprese individuali, molte delle quali gestite da donne., e questo è un particolare molto importante ai fini della sviluppo del'IMPRENDITORIA FEMMINILE, che dovrebbe essere aiutata ed incentivata in quanto potrebbe costituire un valido sbocco di lavoro , specie per le giovani donne in cerca di impiego. Un particolare importante da considerare è che queste attività, per la loro caratteristica di consentire di entrare nel commercio al dettaglio anche con un modesto capitale di esercizio e senza grandi conoscenze tecniche, soddisfano la naturale attrazione che ispira, specie nei giovani, la scelta di una attività indipendente, oggi più che mai alternativa al posto fisso che ormai è diventato un sogno, ed incentivano la nascita di piccoli negozi che, moltiplicandosi, incidono sul commercio , secondo l'opinione di alcuni, im modo positivo, secondo altri in modo negativo, in quanto determinano continue aperture e chiusure di negozi, che creano turbativa nel commercio stesso ed alimentano speranze di guadagno molto spesso fallaci. E' infatti necessario inquadrare la questione nel particolare momento storico di crisi globale che affligge la

nostra società e che si ripercuote, inevitabilmente, sui consumi e di conseguenza sul commercio, che ne subisce l'impatto più rilevante. Anche Rapallo non sfugge, purtroppo, a queste problematiche. Sono infatti sotto gli occhi di tutti i cittadini le tante serrande di negozi abbassate che testimoniano la chiusura di attività i cui costi di gestione, rapportati alle entrate del giro d'affari sono diventati insostenibili. E' sicuramente uno spettacolo deprimente, che merita un attento esame e l'adozione di seri provvedimenti da parte delle autorità competenti. Ritornando al Piano del Commercio, un'osservazione particolare merita la disciplina prevista per il Centro storico commerciale di Rapallo, dove si trovano aree ed edifici aventi valore storico, artistico ed ambientale, e che, come tale, DEVE ESSERE RIGOROSAMENTE SALVAGUARDATO E PROTETTO. A QUESTO PROPOSITO IL PIANO DEL COMMERCIO E' GIUSTAMENTE RIGOROSO, E DETTA NORME EQUE ED EQUILIBRATE, CONSONE UNA CITTA' TURISTICA COME LA NOSTRA. Nel centro storico commerciale sono ammessi gli esercizi di vicinato - EV di soglia massima di mq. 150 per superficie di vendita e gli esercizi di vendita speciale – EVS . NON SONO AMMESSE le medie strutture di vendita sia alimentari che non alimentari, le Grandi strutture di vendita, sia alimentari che non, le Aggregazioni di esercizi, i distretti commerciali tematici, i Centri commerciali ed i Parchi commerciali. SONO ESCLUSE INOLTRE LE SEGUENTI TIPOLOGIE COMMERCIALI: Motori di qualsiasi tipo, ricambi e accessori, articoli funerari, i prodotti chimici, i prodotti per l'edilizia, gli articoli di sexy shop, i combustibili. Il divieto opera sia come estensione di


attività da parte di esercizi esistenti che da parte di esercizi di nuova apertura, e pertanto non opera per le attività già in essere alla data di entrata in vigore del Piano. Un'ultima considerazione sugli ORARI DEI NEGOZI. Gli orari di apertura e di chiusura al pubblico sono liberi. Gli esercizi commerciali per la vendita al dettaglio possono restare aperti in maniera continuativa tutti i giorni della settimana, domenica e festivi compresi, dalle ore 7 alle ore 24. Hanno facoltà di derogare alla chiusura festiva, infrasettimanale, e turno di chiusura settimanale. Gli esercenti debbono pubblicizzare l'orario mediante l'sposizione di cartelli ben visibili dall'esterno. La liberalizzazione degli orari dei negozi, voluta a livello nazionale dal GOVERNO MONTI, ha creato in tutto il Paese non poche polemiche ed è osteggiata sia da tanti commercianti, che temono un aggravio di lavoro e di spese di gestione e di personale, sia dai SINDACATI E DALLA CHIESA, che si sono trovati uniti nell'affermare che la FESTIVITA' VA PRESERVATA. Osservazioni sicuramente giuste e valide, ma, secondo il modesto parere di chi scrive, qualche puntualizzazione in merito si rende necessaria. Dato per scontato che la liberalizzazione degli orari dei negozi esiste più o meno in tutto il mondo, è necessario comprendere il senso della parola “LIBERALIZZAZIONE” , sia nel commercio che ovunque, ed il senso è che “CIASCUNO PUO' SCEGLIERE, MA NESSUNO E' OBBLIGATO. “ Esempio: APRIRE IL NEGOZIO LA SERA O LA DOMENICA, NON E' UN OBBLIGO, MA UNA OPPORTUNITA'. OGNI COMMERCIANTE PUO' RITAGLIARSI L'ORARIO DEL SUO NEGOZIO IN BASE ALLA REALTA' ED ALLA SPECIFICITA' COMMERCIALE DELLA SUA ATTIVITA': ci sarà chi ha convenienza a tenere aperto di notte e chiudere il mattino, sia per il suo tipo di attivita' che di clientela; chi avrà interesse a modificare gli orari per adeguarli alle sue necessità familiari ed quelle dei suoi collaboratori, chi manterrà tranquillamente gli orari di prima. SONO TUTTE OPPORTUNITA' PER LAVORARE MEGLIO, E PER FARE UNA GIUSTA ED ONESTA CONCORRENZA, ovviamente SE SI HANNO LE IDEE E LE RISORSE GIUSTE. In questo senso deve essere intesa la liberalizzazione degli orari: come opportunità da sfruttare e non come obbligo da osservare rigidamente. SE LA LIBERALIZZAZIONE degli orari dei negozi è stata adottata in quasi tutti i paesi del mondo, ci sarà pure un motivo.

EVENTI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Emilio CARTA

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CARTOONS ON THE BAY

Un angolo di Rapallo è stato dedicato al maestro Bottaro L’ASCOM lo ha ricordato, nell’ambito delle iniziative legate a “Oltre cartoons”, con le tavole di Re di Picche in piazza Garibaldi dal 22 al 25 marzo

stata una tre giorni di festa quella dedicata a Cartoons on the bay con la città ancora una volta coinvolta in questa vera e propria kermesse dedicata ai bambini ma che da qualche anno si rivela un vero e proprio “affare” per Rapallo in una stagione cosiddetta “morta”. Lo diciamo col cuore anche perché lo scorso anno si è seriamente corso il rischio di gettare tutta la manifestazione nel bidone della spazzatura per colpa dei soliti benpensanti – questa volta non prettamente locali ma nostri vicini di casa che non gradivano che la corsa ciclistica organizzata all’interno della manifestazione percorresse le vie di Santa Margherita e Portofino perché dicevano “avrebbe portato solo caos e blocco del traffico!”. Amenità purtroppo ben note nel Tigullio sempre pronto alla politica del “maniman” e a far carte false pur di non collaborare e, anzi, mettere i bastoni fra le ruote, ai propri vicini. Sulla bontà della manifestazione e sul relativo indotto economico anche questa volta l’Ascom Rapallo-Zoagli, si è messa a fianco del Comune, e per essa un forte numero di commercianti, si è rimboccata le maniche trasformando vie e piazze in altrettanti album di figurine coinvolgendo grandi e piccini con spettacoli e animazioni. Fin qui tutto bene e i media si sono sbizzarriti nel riportare eventi e appuntamenti. A noi de Il Mare, che amiamo le nostre radici e le persone che ne hanno cantato le bellezze e l’amore, piace soprattutto ricordare che

È

l’Ascom, e in particolare i commercianti di piazza Garibaldi, quest’anno ha scelto come proprio simbolo un rapallino doc come l’indimenticato artista e cartoonist Luciano Bottaro. L’autore di centinaia e centinaia di tavole dedicate ai paperi più famosi al mondo, e spesso ambientate proprio a Rapallo, è stato anche il creatore di personaggi mitici della nostra infanzia come Pon Pon, Pepito il corsaro e Re di Picche – tanto per citare alcune fra le sue più note creature - ma anche di strisce tipicamente liguri come Divo Nerò alle quale avevo collaborato anch’io con battute e testi (io a malapena so disegnare le aste). L’amministrazione comunale qualche anno fa ha pensato bene di dedicare a Luciano Bottaro la piazzetta antistante il castello sul mare ma non ricordare l’artista rapallese in una manifestazione come Cartoons on the bay ci sembrava un sacrilegio e bene ha fatto l’Ascom a riportarla la sua figura all’onor del mondo. “La famiglia Bottaro va apertamente ringraziata per aver messo gratuitamente a disposizione il personaggio di Pon Pon divenuto il logo del nostro “Oltre cartoons” – conferma il presidente dell’Ascom Elisabetta Lai -

Inoltre, in modo altrettanto sensibile ha messo a nostra disposizione varie tavole di Re di Picche che hanno addobbato piazza Garibaldi e i relativi negozi”.


PIANETA GIOVANI di Benedetta MAGRI

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

DIN DON DAN

Cosa vorrebbero trovare i giovani nell’uovo di Pasqua Intervista a tanti ragazzi che, all’interno del dolce ovale di cioccolata, vorrebbero come sorpresa diverse soluzioni per il loro futuro ara Kinder, ti scrivo... ormai cresciuti potremmo sostituire le lettere a Babbo Natale con delle belle richieste alla fabbriche di uova di cioccolato, in modo che realizzino i nostri desideri. Chiunque abbia in mente il grandissimo successo di Roald Dahl, “La fabbrica di cioccolato”, potrebbe credere in questa ipotesi, dato che i simpatici Umpa Lumpa mostrano molte somiglianze con i folletti di Babbo Natale. In realtà, i giovani cosa vorrebbero ricevere? La risposta non é immediata, tutti mi guardano un po’ stupiti: a Natale si esprimono i desideri! Non a Pasqua! Ma io mi chiedo, perché non si possono esprimere anche a Pasqua i desideri, in fondo neppure il 25 dicembre ne avremmo diritto: non é il nostro compleanno, ma quello di Gesù. Invece a Pasqua é rimasta la tradizione di donare un uovo, privilegio che anni fa riceveva solo il padre di famiglia da parte dei bambini, come una volta mi aveva raccontato il ben noto Umberto Ricci. Poi le uova sono diventate per tutti e di cioccolato, ricoperte da un involucro colorato, in modo che attirassero ancora di più i bambini e un bel giorno aprendole si scoprì che contenevano qualcosa: una sorpresa! Col tempo e col consumismo questa non bastò più e nacquero i “Superpasqualone!”, scatoloni pieni di giocattoli e con un uovo, tanto per dire che tutta quella spesa aveva una ra-

C

gione pasquale. Oggi i giovani vedono l’uovo di Pasqua come qualcosa che può essere venduto per raccogliere soldi in beneficenza: é a questo scopo che AIL, i Leo Club di tutta Italia e la Croce Rossa, vendono le uova. Ma se queste uova fossero lampade di Aladino? Cosa vorrebbero i giovani? Personalmente chiederei un po’ piú di tolleranza e di capacità di accontentarmi. C’é chi chiede un buon voto alla maturità, spettro che aleggia su tutti i diciottenni, chi vorrebbe la macchina nuova e chi prega perché dall’uovo di Pasqua esca un posto di lavoro fisso. Chi risponde per prima, probabilmente incarnando il desiderio di molti ragazzi è Beatrice Beretta, 18 anni, che spera in un cambiamento nella proprio città: “vorrei eventi per i giovani, che li uniscano e attirino più gente”. Il tema della necessità di una maggiore aggregazione giovanile emerge anche dalle parole di Alessio Cambiaso, 19 anni: “Vorrei più luoghi d’incontro per i giovani e meno atti di violenza”. Desiderio differente emerge da Silvia Autelitano, 23 anni, allenatrice di un gruppo di ragazze che praticano ginnastica ritmica dagli 8 agli 11 anni, che svolge con passione questo suo compito di allenare le ragazze, montare loro gli esercizi, accompagnarle in pedana durante le gare e coccolarsele finito l’esercizio più o meno soddisfatte, più o

Mi scappa da piangere... Giggia, arrivano le elezioni!

Meno male, i consiglieri scadenti stanno per scadere!

di Pietro Ardito & C.

meno felici. Durante la settimana si trovano a condividere le palestre della scuola media A. Giustiniani, della scuola elementare G. Marconi e della G. Pascoli, ma le ragazze, per fortuna, crescono sempre di numero e soprattutto alle “scuole rosse” gli allenamenti risultano caotici, perché nello stesso momento si allenano diversi gruppi. Inoltre le giovani nell’ultimo periodo sono aumentate perché alcune hanno ricominciato ad allenarsi dopo anni di fermo e altre invece, stimolate dalla vittoria della nazionale ai mondiali, hanno deciso di iscriversi, così la Società Ginnastica Ritmica Rapallo si trova alle prese con problemi di spazio e Silvia, con la semplicità di una bambina mi dice: “Ti chiederei una palestra - poi le torna la mentalità di un’adulta - ma so che come sempre sarebbe un’utopia, però per le ragazze sarebbe più produttivo allenarsi con degli spazi differenti”. Tanti altri giovani sono più restii a rispondere alla mia domanda, o forse li ho semplicemente colti alla

sprovvista. Nonostante tutto sono sicura che i desideri non manchino nel cuore dei giovani e ne sono la dimostrazione l’impegno che i giovani stanno cominciando a mettere nella politica rapallese e ancora prima quelli che si mettono in gioco nelle scuole, diventando rappresentanti d’istituto o ancora di più: esponenti della Consulta Provinciale. Carmine Borelli, 19 anni, del Liceo G. Da Vigo, rappresentante per la sua scuola presso la Consulta Provinciale degli Studenti e anche Vicepresidente di tale organo, parteciperà al Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte, rappresentando l’intera Liguria. Il suo compito, come Consulta di Genova sarà di “far rafforzare la Carta io studio, cercando di farmi inserire nella commissione “diritto allo studio” e nei limiti delle possibilità e delle competenze del CNPC, cercherò di far valere il diritto all’istruzione come principio fondamentale per costruire una buona società”. Sentendo queste parole direi che allora noi giovani abbiamo la testa sul collo più di quanto tutti pensano!

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SICUREZZA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Emilio CARTA

TELECAMERE

L’occhio del Grande Fratello a breve si centuplicherà Cederemo un po’ della nostra privacy per aumentare la nostra percezione di sicurezza ma i controlli delle forze dell’ordine restano imprescindibili. Che si aspetta a rimuovere le rugginose e inutili Sos Beghelli dal territorio e a limitare il fenomeno dei mendicanti ad ogni crocicchio? hi non ricorda The Big Brother, il Grande Fratello, personaggio immaginario nato dalla fantasia dello scrittore inglese George Orwell? Era il dittatore dello stato totalitario chiamato Oceania e nella società che Orwell descrive, ciascun individuo era tenuto costantemente sotto controllo dalle autorità. Lo slogan "Il Grande Fratello vi guarda" ricordava continuamente agli abitanti che The Big Brother era, ed è, al vertice della piramide gerarchica. Fra poco saremo, con un po’ di diffidenza, guardati a vista da oltre cento telecamere installate circa un mese fa nel centro storico e in periferia ed ormai prossime ad essere attivate. Anche gli edifici cosiddetti “più sensibili” nonché i monumenti saranno sotto la lente della polizia municipale. Tutti i varchi di entrata e uscita verranno videosorvegliati. Inoltre, andando a modificare il software dell’impianto, sarà possibile leggere le targhe delle macchine in entrata per confrontarle

C

con quelle inserite nella “black list” delle forze dell’ordine. Secondo l’assessore uscente Alessandro Puggioni – ci riferiamo ad un’intervista rilasciata mesi fa a Il Mare - Rapallo, è una città sicura, con alcuni problemi di microcriminalità e atti di vandalismo: “Le telecamere serviranno da deterrente, ma non sostituiranno mai le divise e l’uomo”. A farla breve cederemo un po’ della nostra libertà a favore di una maggiore sicurezza. Si può pensarla come si vuole e cito un’altra frase altrettanto trita e ritrita: “male non fare paura non avere”. Ci sta tutto ma, caro assessore, vorremmo avesse eliminato anzitempo quei catorci rugginosi, un tempo giallo-verdi e oggi un’autentica schifezza, chiamate Sos Beghelli che, tra l’altro, non funzionano da anni. L’assessore aveva dichiarato che sarebbero stati eliminati contestual- mente alla messa in opera delle telecamere. Le telecamere sono state messe in opera ma le Beghelli sono sempre lì. I

rapallesi vorrebbero poi essere meno circondati da mendicanti, da invalidi veri o falsi e da persone cenciose che usano i cani per impietosire la gente ad ogni angolo della strada. Credo che Rapallo in questo senso superi ogni record statistico e non occorreva certo aspettare un centinaio di telecamere per risolvere questo problema. Le nuove telecamere di ultima generazione, come detto, saranno posizionate

in tutte le zone della città, dal centro storico alle frazioni di San Pietro e Santa Maria del Campo. Il comando dei vigili sarà dotato di due locali appositi: uno per la polizia municipale con due schermi da 42 pollici e un computer; uno indipendente per le indagini e i controlli delle altre forze dell’ordine che con un semplice clic potranno monitorare tutte le vie cittadine.

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IGIENE PUBBLICA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Renzo BAGNASCO

QUATTROZAMPEPELOSE

Scompaiono i parcheggi, nascono i vespasiani pochi giorni dalle elezioni amministrative, per pura coincidenza (lungi da noi il pensare a motivi elettoralistici), l’Amministrazione uscente si è infervorata ad abbellire la città; pardon, non tutta quella che da anni aspetta, ma solo il centro. Gli ultimi cinque anni li ha passati, dapprima a cercare di capire e finalmente realizzare, il ponte intelligente ideato e pensato da un noto ingegnere, progetto che una volta messo a punto, gli è costato il posto nell’Amministrazione rapallese. Gli amici di Santa Margherita, non si sono lasciati scappare l’occasione per portarsi in casa un uomo corretto e capace, che abbiamo umiliato e costretto alle dimissioni. Da noi gli uomini “pensanti” non trovano spazio: potrebbero rovinare la ”media”. Tutto questo fervore primaverile ha generato l’idea di tramutare parte dei già carenti parcheggi, in ameni giardini o aiuole così che, come dichiarato da un Assessore nel virgolettato su un settimanale locale (9/3/2012) “Ci sarà anche una riquadratura degli alberi (le nuove aiuole, n.d.r.) per venire incontro alle esigenze dei nostri amici a quattro zampe”. Intanto, si sono tolti anche i parcheggi davanti alla stazione e parte di quelli lungo il nuovo “Viale della Rimembranza” in cui si trasformerà Via Mameli. In una città “turistica”, carente come tutte di parcheggi, il depennarne alcune decine, ha il suo peso. Ognuna delle aiuole di Via Mameli, per favorire i cani e non

A

chi parcheggia per andare a fare spese nei numerosi negozi di quella zona, di fatto porta via un intero posto auto, perché quadrate e larghe quanto lo spazio della delimitata zona di sosta. Se le bordure in pietra fossero state un po’ meno alte, avrebbero pur sempre impedito alle ruote di avanzare sino a rovinare le piante, ma permesso alle parti di carrozzeria sporgenti oltre le ruote anteriori, di sopravanzarle un po’ nella zona riservata al previsto “defecamento” dei cani, così da non perdere l’intero parcheggio senza, ripetiamo, intaccare le piante. Certo, per non perdere il parcheggio, le aiuole avrebbero dovuto avere forma triangolare con un lato parallelo al marciapiede e i due cateti convergenti sulla striscia che delimita due zone di sosta attigue. Si sarebbe così sottratto ad ognuna un triangolo ininfluente, recuperabile grazie al fatto che le carrozzerie potevano sopravanzare oltre le bordure in pietra. Naturalmente non si è provveduto a ricreare, ricavando da qualche altra parte, altrettanti parcheggi. Meglio favorire i bisogni corporali dei nostri amici animali, piuttosto che insegnare ai loro padroni, quelli che a giorni andranno a votare, di sentirsi impegnati ad educare i loro animali a defecare, come fanno in tutto il resto d’Europa, raccogliendone poi gli escrementi utilizzando gli appositi e obbligatori sacchetti, senza bisogno di attrezzar loro delle amene aiuole, per di più in centro città e penalizzanti il com-

mercio locale. Già, perché solo di centro Città si parla, lì dove passano la maggior parte dei (presunti) votanti. Le altre zone, a cominciare dalle poche e lordate aiuole di Via Betti (se private, si multino i proprietari per come le

inutilizzabile. Forse non si fa niente perché quel sito e i relativi rivi, servono come discariche abusive e incontrollate da chi dovrebbe invece, salvaguardarle da chi fa lavori di ristrutturazione edile per depositarvi indisturbato

tengono!) a tutte quelle in Città situate fuori vista dai passanti abituali e che sono state per tutto il ciclo amministrativo, ignorate, pronti ad essere sbandierate in occasione del nuovo programma elettorale. Ben giunga pure la concessione dei percorsi pedonali di Montallegro ai cicloamatori anche se, nei fatti, già da tempo quelli li usano, ma delle zone che aspettano da quel dì di essere rese decenti per permettere ai cittadini di fruirne per compiervi panoramiche passeggiate, nemmeno l’ombra. In primis la pianeggiante Via di Landea ( è un dente che continua a dolerci), zona protetta dai venti freddi, servita dai Bus e con una vista mozzafiato sulla città e sul Golfo ma, a causa del degrado,

anche notevoli avanzi di amianto. Lo stesso discorso vale per tutte quelle storiche e belle “crose”, abbandonate e ormai semi sgretolate. Dove sono gli Ecologisti e i Verdi a Rapallo? Ma non spariamo sempre e solo su chi oggi ci amministra; cominciamo ad esaminare anche cosa hanno fatto, in concreto tutti gli altri, compreso chi ci ha tempestato di fastidiose mail. Tutti insomma quelli che hanno occupato gli scranni del Palazzo Comunale. Scusate, forse non è corretto legare tutto questo “rifiorire” ai ristretti tempi che ci separano dalle elezioni ma l’impressione è questa, visto che hanno avuto cinque anni di tempo per porvi mano.

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STORIA LOCALE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Pier Luigi BENATTI

TURISMO

Il binomio Excelsior Palace Hotel - Kursaal N

on molti ricordano la Conferenza Internazionale delle Radiodiffusioni che si svolse a Rapallo, da maggio ad agosto, di 61 anni fa e che ebbe come sede il “Kursaal” dell'Hotel Excelsior dopo essere iniziata a Firenze. Vi parteciparono le delegazioni di 66 Paesi allo scopo di trovare un'intesa per l'utilizzo armonico delle alte frequenze. Una assise, dunque, di grande rilievo come conferma anche l'emissione per la circostanza, da parte delle Poste Italiane, di un francobollo (valori 20 e 55 lire) in quel 1950, raffigurante Palazzo Vecchio affiancato al nostro monumento a Colombo e, in parte, alla silhouette dell'antico castello. Il clima di guerra fredda, che era purtroppo già in atto, andrà via via accentuandosi sicché la Conferenza rapallese si chiuderà senza rilevanti risultati e, di lì a poco, si aprirà la tormentata guerra di Corea. Il “Kursaal”, costruito sulla scogliera di “Ciappadaea”, aveva aperto i battenti il 1 gennaio 1901 per offrire alla clientela cosmopolita che frequentava Rapallo, un ritrovo fastoso con ristorante, bar, sala di lettura, di musica e d'arte, stabilimento per i bagni marini, giardino d'inverno e, soprattutto, l'attrazione dei tavoli verdi propri di una casa da gioco. La società che lo gestiva pubblicava anche un giornale “quadrilingue”, la “Rapallo Revue” e nel 1908 realizzerà poi il “New Casino Hotel” (poi Hotel Excel-

sior). Un passaggio pensile, sopra la strada per Santa Margherita, legherà indissolubilmente i due eleganti edifici liberty. Il Kursaal ebbe a subire la crisi dovuta al primo conflitto mondiale, ma ebbe anche una parentesi “storica” allorché, ai primi giorni di novembre 1917, ospitò quel Convegno Interalleato, presenti i massimi rappresentanti d'Inghilterra, Francia ed Italia che determinò, con le decisioni assunte, la ripresa vittoriosa dopo la rotta di Caporetto. Armando Diaz e Vittorio Veneto hanno un vincolo con questo decisivo convegno. Passata la bufera, il Casino di Rapallo riprese la sua normale attività inciampando però in progressive restrizioni e poi interferenze di matrice politica che nel 1928 determinarono il trasferimento della licenza d'esercizio a San Remo per finanziare con mezzi straordinari, si disse, lo spostamento inderogabile della linea ferroviaria. (Tanto “inderogabile” che a tutt'oggi la ferrovia non è stata spostata di un millimetro, ma questa è un'altra storia che un giorno o l'altro bisogna raccontare!). A noi è rimasta la citazione “Rapallo Casino”, stampata dai timbri utilizzati, sino a tempi non tanto remoti, dall'ufficio postale ubicato in un piccolo edificio a fianco del Kursaal che, in facciata recava l'immagine stilizzata a colori di una quercia e la scritta in latino “Immoto stipite ventus agitat frondes”. A dispetto di questa affermazione, il vento

L’angolo di Rossella

gera partecipanti al Torneo nazionale

“Rapallo Davoli” con il sostegno dei rispettivi fans. Il Kursaal in seguito si limitò ad un ruolo marginale alberghiero, privilegiandosi l'attività balneare sulle sue terrazze aperte al sole e al mare. Oggi, fuori dai suoi cancelli elettronicamente automatici, sul quadro del citofono si legge “Condominio Kursaal” e la sua sorte, al pari di tante insigni costruzioni appartenenti al panorama rapallese, pare per sempre segnata.

Comunicare... con la voce

in dall'antichità gli esseri umani di qualsiasi età o provenienza hanno sentito il bisogno di comunicare in qualche modo con i propri simili. Perlopiù essi soddisfacevano la propria necessità mediante la parola, poi passarono alle incisioni, ideogrammi, segnali di fumo, geroglifici, e simili. La scoperta effettiva della scrittura viene attribuita ai Sumeri, nella città di Uruk, verso la fine del IV millennio a.C. Col passare del tempo la scrittura si è sviluppata grazie all'intervento di vari popoli. Dalle informazioni più semplici, di effimero valore, a quelle dalle quali magari dipendeva la vita o la morte di qualcuno, la scrittura ha sempre meritato un alto grado di rilevanza nella società umana. Nei romanzi e nei documenti storici si hanno prove che la corrispondenza per posta era molto diffusa, fino all'invenzione del telefono di Antonio Meucci attribuita poi ad Alexander Graham Bell nel 1876. Da quel momento in poi gradualmente il telefono è subentrato alle lettere, poi si sono aggiunti il computer e i cellulari. La tecnologia è un cavallo imbizzarrito, irrefrenabile, che ci porta sempre delle no-

F

“edilizio” negli anni Ottanta travolgerà l'intero caseggiato, per far posto ad una moderna piscina... sfatando così ogni illusione di saldezza. Per i rapallesi “o cursal” è rimasto per moltissimi anni “off limits” e se dal mare esso era un preciso punto di riferimento sulla costa per i pescatori nell'individuazione del sito più fruttifero per le “bughe”, a terra era arduo guadagnarne la scogliera per tendere la canna cercando di prendere qualche “luasso” (branzino) o “scimmaio” (cefalo). Sarà nel dicembre 1958 che l'accesso alla folla sarà reso possibile per le proiezioni del “Festival Cinematografico a formato ridotto”, che richiameranno cineamatori di molte Nazioni e tanto pubblico, così come, in maniera più chiassosa, dal gennaio 1966 quando si avvierà l'esibizione di oltre 200 complessi di musica leg-

vità. Senza dubbio esse ci aiutano a rimanere in contatto con le persone a cui teniamo di più nel giro di breve tempo. Ci sono anche dei lati negativi però, rispetto alla comunicazione orale, alla buona abitudine del dialogo, il sano parlare liberamente a quattr'occhi, perché dietro a una conversazione su facebook, a un messaggio o un biglietto, non c'è l'audio, i pensieri non hanno voce, e non ci permettono di comprendere realmente quali siano i sentimenti e le sensazioni dei nostri amici. E' utile riflettere su questo aspetto, e non dimenticare che la maggiore fonte di gioia è il frequentare i propri amici, amare e sentirsi amati, ma non virtualmente, perché per quanti contatti si possano avere, senza il suono leniente rivelativo quotidiano della voce umana, si é davvero soli. Ma grazie alle innovazioni tecnologiche, queste rela-

zioni si possono mantenere costanti, abbattendo così le barriere della distanza geografica. Tutti gli esseri umani detengono il diritto di esprimere liberamente la propria opinione su qualsiasi natura di argomentazione, e la bellezza della comunicazione é proprio questa: ogni anima é differente, libera di essere se stessa e in dovere di rispettare il pensiero dei propri simili. E' qui che sta l'armonia, il segreto per far ruotare nel verso giusto questo ingranaggio malato chiamato mondo.


CULTURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Massimo BACIGALUPO

POESIA

Il Tigullio di “Giacomino” Laughlin Un poeta ed editore americano ricorda un amore di gioventù a Rapallo ames Laughlin (si pronuncia Loklin) è stato uno dei più importanti editori americani del Novecento, fondatore della casa editrice New Directions, tuttora attiva. Fra i suoi autori: Tennessee e William Carlos Williams (che non erano parenti), Henry Miller, Dylan Thomas, Ferlinghetti, Gregory Corso, Vladimir Nabokov e il suo irascibile maestro, Ezra Pound. Laughlin venne a Rapallo ventenne nel 1934, e vi abitò alcuni mesi, imbevendosi della conversazione enciclopedica di Pound con cui pranzava quotidianamente all’Albergo Rapallo (Pound la chiamava la sua “Ezuversità”). Suo padre era un industriale dell’acciaio di Pittsburgh (la città fra l’altro di mia madre, Frieda Natali), sicché James poteva contare su una discreta fortuna. Ma voleva anche fare lo scrittore. Pound gli disse che come poeta non valeva molto ma che avrebbe potuto rendersi utile dedicandosi all’editoria. E così fu. Nacque New Directions, da Ezra prontamente ribatezzate “nude erections” (lascio ad altri la traduzione). Ma Laughlin continuò anche a scrivere e nel dopoguerra pubblicò una serie di volumetti via via più frequenti. Avevano forma sperimentale, tanto per non scontentare i maestri, ma contenevano testi di facile lettura, fatti di rapidi schizzi e aneddoti, spesso riguardanti gli scrittori con cui aveva a che fare, la sua famiglia, i suoi amori. Fra questi amori un posto di primo piano conservò quello rapallese per “Leontina”, una ragazza romana figlia (dice Laughlin) di un bancario di Rapallo e

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Laughlin fotografato con il maestro e amico Pound in viaggio verso l’Austria, circa 1935. A sinistra, la copertina di Guido Scarabottolo per l’antologia di Laughlin pubblicata da Guanda a cura di Massimo Bacigalupo

piuttosto disinibita tanto da lasciare nel suo “Giacomino” un ricordo indelebile. La storia di Leontina è argomento di una serie di poesie fra le più tenere di Laughlin, “In un altro paese”. La si legge nel volume Una lunga notte di sogni. Poesie 1945-1997 da me curato per Guanda (pp. 292, € 22,00). Laughlin racconta che l’incontro fatale avvenne al passaggio a livello che un tempo congiungeva Via Avenaggi all’Aurelia di Levante: “CREDERE! / OBBEDIRE! COMBATTERE! Doveva / essere lo stesso dapper- / tutto in Italia con grandi / lettere bianche dipinte sui // muri specialmente quelli di fianco / ai binari sui passaggi / a livello e per soprammercato / per far vedere come

// le cose fossero IN ORDINE / calavano le sbarre già dieci / minuti prima che il treno / arrivasse così la gente si // ammassava dalle due parti / sgolandosi per farsi intendere / dall'altra parte tutto da ridere / e fu così che c'incontrammo dove // ci vedemmo la prima volta / stavo dalla parte di là tornavo / a piedi in paese dal mare / e lei di qua con la bici // diretta al Pozzetto / col suo golf bianco / stretto e niente sotto / la gonna grigia a quadri // e sandali era come Beatrice / al ponte quando si videro la / prima volta là su quel / ponte a Firenze dove lui // la incontrò (più tardi / mi portò il libro di testo / di Dante per farmi vedere il quadro famoso)...”

E’ uno schizzo delizioso della piccola ma cosmopolita Rapallo sulla metà degli anni ’30. Laughlin ripercorre le fasi di questa passione giovanile, fino all’inevitabile separazione (ma in una prosa riprodotta in Appendice scopriamo che i due fidanzatini si rividero in vecchiaia). Una lunga notte di sogni offre molti di questi ricordi di una vita giocosa e appassionata, e Laughlin grato e divertito ci presenta con pochi tratti tante indimenticabili immagini di scrittori e ragazze, senza tirarsi indietro davanti alle prove più dure della vita (il suicidio di un figlio, la morte prematura della moglie). Anche per questi momenti dolorosi egli ha il dono di trovare le parole giuste. Il Giacomino di Leontina è divenuto un poeta di grande e lieve saggezza.

Giacomino! gridò vieni qua agitando le braccia nella chiara acqua verde vieni subito e così la seguii nuotando intorno a una punta rocciosa nella

CITTÀ DI RAPALLO BIBLIOTECA INTERNAZIONALE

Villa Tigullio - Parco Casale

“SABATO IN BIBLIOTECA” 21 APRILE

baia vicina vieni qu non hai paura e scivolò come un’anguilla sotto la superficie attraverso la bocca sommersa della grotta nascosta dove

Le scuole di scrittura a cura di Alberto Nocerino e Roberto Pellerey

la luce era dolce e verde sulla sabbia fina è bello no? qui possiamo essere insieme soli nessun altro è mai stato qui con me è il mio

19 MAGGIO I fratelli Karamazov Gruppo di lettura Feltrinelli Teatro della Tosse presenta: Laura Salmon

La fidanzatina rapallese di Laughlin “Leontina”, fotografata sulla spiaggia verso il 1935. Qualcuno forse ricorda ancora questa ragazza? A destra, alcuni versi da “In un altro paese”, la poesia dedicata a Leontina.

posto segreto...


CULTURA

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di Benedetta MAGRI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

TEATRO

Aperishow per “Il collezionista d’armi” All’albergo Europa un nuova formula teatrale per presentare l’ultimo noir di Emilio Carta: uno spettacolo con musica che comprende anche un ricco buffet ad un costo modico na spy story scritto da Emilio Carta: é riduttivo definire cosí questo libro. Sarà dunque utilizzata una nuova formula: l’aperishow. Domenica 29 aprile alle ore 18.30, presso Plinio Cafè Hotel, la compagnia “La Perla del Tigullio Teatro”, diretta e ideata da Viola Villa metterà in scena questo racconto. Si tratta del terzo episodio di una trilogia che ha fatto rivivere tante esperienze agli appassionati di mare locali e non solo. In modo da unire il mondo con la specificità dei paesi che sono intorno a noi. Questi libri non sono composti solo di parole messe in fila con un bel suono, bensì sono arricchiti da emozioni, ricerche storiche, profumi di donne e colori di mari diversi dal Mediterraneo. Il problema principale è trasmettervi questo mix di contenuti senza perderne nessuno. Il nuovo tipo di show, ideato per l’evento, promette bene. Protagonisti principali dell’appuntamento saranno due giovani: Viola Villa e Tommaso Cosseta. Lei: 31 anni, attrice e organizzatrice teatrale, oltre che direttrice della sopracitata compagnia, che si pone l’obiettivo di coinvolgere i giovani locali, ma non solo, attraverso le proprie pieces teatrali, talvolta comiche e in altri momenti impegnate. Lui: ventottenne, uno dei migliori del Conservatorio Vivaldi di Alessandria, approdato al mondo del teatro tramite la musica, con la quale completa le parole e i gesti degli attori, ai quali ruba anche il mestiere, dotato di una voce con una timbrica particolare e avvolgente. Si tratterà di un momento di aperitivo in cui verranno letti proprio dei brani

U

tratti dal romanzo e con una particolare attenzione al personaggio del “Mancino”: un serial killer collezionista d’armi. Armi che hanno già compiuto altri famosi delitti, come l’omicidio di J.F.Kennedy e quello di Lennon. Come ogni collezionista che si rispetti, ogni volta si deve puntare piú in alto e cosa desidererà ora il Mancino? Quella pistola che una volta ha fallito... “Questa idea di aperishow - spiega Viola Villa - nasce dall’esperienza e dalla sperimentazione della cena con delitto, il nostro cavallo di battaglia e dal desiderio di trascinare il target di un aperitivo, che è piú giovane di quello teatrale, allo spettacolo dal vivo. Senza inventare niente di nuovo, ma copiando i romani, che si distraevano con il cibo e nel frattempo vivevano l’arte dell’ hinc et nunc.” Le parti narrative verranno tagliate, ma l’azione riuscirà comunque a trasmettere la trama, con le note di un pianoforte a coda scelte da un repertorio accademico, ma anche dalla tradizione marinara di autori come De André e Paoli, immersi in un giardino a sorseggiare cocktail di vario tipo. Cosa spinge una ragazza come Viola a vivere così intensamente il teatro e con una tale passione da portare nel vecchio e stantio Tigullio dei pittori a dipingere live o nuovi festival teatrali che coinvolgano anche il pubblico? “Non si sceglie di fare teatro - dice Viola - è piú una vocazione e se ne sente la necessità. Ció che mi rassicura sempre è una frase di Walt Disney: se sogni di farlo, puoi farlo. Così si fonda una compagnia e si raggiungono degli obiettivi.”

DOMENICA 29 APRILE ore 18:30 Plinio Café Hotel Europa Rapallo Spettacolo e Buffet € 15,00

La Perla del Tigullio Teatro, diretta da Viola Villa, attrice e organizzatrice teatrale, si propone l'obiettivo di diffondere e promuovere la cultura teatrale e lo spettacolo dal vivo presso i giovani, con particolare riguardo alla Liguria ed al Tigullio. Per fare questo, organizza festival e stagioni teatrali, produce spettacoli di prosa ed intrattenimento con crescente seguito di pubblico. (Festival Teatrale Emozioni a Portofino, Festival dei Corti teatrali di Rapallo, Cena con delitto comica etc...) Tommaso Cosseta, è diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio Vivaldi di Alessandria e collabora da anni in duplice veste pianistico-attoriale con La Perla del Tigullio Teatro ( I Love Chopin, Delitto al Curry, Boom, La Trasparenza dell'Inganno etc..) .


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GENTE DI LIGURIA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Alfredo BERTOLLO

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ASTRONOMIA

La dinastia dei Cassini, una famiglia di scienziati

C

assini... un cognome che molti non conoscono e quei pochi che lo ricordano è soprattutto perché hanno studiato nei licei scentifici che hanno preso il suo nome. E invece si tratta di una importantissima famiglia di scienziati di origine ligure (Perinaldo in provincia d’Imperia) che diedero lustro all’Italia per le scoperte astronomiche che essi fecero. Siamo negli anni quaranta del XVII° secolo nell’epoca di Luigi XIV, il Re Sole il cui famosissimo ministro Colbert s’impegnava per portare in Francia i migliori di tutta l’Europa. Fu così che Gian Domenico Cassini (1625-1712), che aveva fatto importanti scoperte in Italia (Bologna) venne invitato a Parigi dove i suoi studi condussero a importanti risultati nel campo dell’astronomia: rotazione di Marte, scoperta dei satelliti di Saturno (Japetus, Rhea, Thetis e Dionr); determinazione della parallasse (1) di Marte, base per ricavare la distanza dalla Terra a Marte e di conseguenza, mediante la terza legge di Keplero (2), alla distanza fondamentale Terra-Sole. A lui si deve anche il calcolo della velocità della luce. Gian Domenico venne nominato direttore dell’Osservatorio di Parigi

fondato da Luigi XIV su iniziativa di Adrien Azout e di altri quattro astronomi. E con Gian Domenico iniziò una dinastia: a Gian Domenico seguì il figlio Giacomo, Cassini II (16771756) che gli successe nella direzione dell’Osservatorio e terminò gli studi per misurare l’arco del meridiano che attraversa tutto il suolo della Francia e passa per la specola di Parigi Anche Cesare Francesco, Cassini III, fu direttore dell’Osservatorio. A lui si deve la costruzione della grande carta di Francia in 182 fogli ed è considerato il fondatore della cartografia topografica moderna. In quello stesso periodo Matteo Vinzoni il più noto cartografo ligure, si dedicava alle coste dell’entroterra della Liguria e alle sue città. Il figlio di Cesare Francesco, Giacomo Domenico (Cassini IV) (1747-

Giacomo Cassini, 1696, F.Halma, Amsterdam, Planispherium terrestre, incisione su rame

1845) diresse l’osservatorio, proseguì il lavoro della carta di Francia e si occupò in particolare delle geodesia (3). Sono quindi ben quattro gli scienziati-astronomi della Liguria che hanno operato in Francia a Parigi con gli importanti risultati che abbiamo sopra indicato. Il loro nome, naturalmente con l’accento tronco, come avviene per tutti i cognomi italiani terminanti in vocale (quindi

qui Cassinì) è conosciuto molto più in Francia che non in Italia e in Liguria. (1) Spostamento angolare apparente di un oggetto quando esso viene osservato da due punti diversi. (2) Non è certo questa la sede per darne la “semplicissima” formula. (3) Studio della forma, delle dimensioni e della rappresentazione grafica della Terra.

CENTRO FUORISTRADA OFFICINA CARROZZERIA CONSULENZA SINISTRI Viale Kasman, 35 - 16043 CHIAVARI (GE) Telefono 0185.370031 - Officina 0185.368294 - Fax 0185.370063 autogianni@libero.it VEICOLI NUOVI IN PROMOZIONE FINO AL 31/05/2012 • MARCA VEM MODELLO OPEN, 1.3 BENZINA CON CASSONE RIBALTABILE TRILATERALE, BIANCO, SCONTATO EURO 14.000,00 • MARCA VEM MODELLO OPEN CASSONE FISSO, 1.3 BENZINA, BIANCO, SCONTATO EURO 11.300,00 • MARCA VEM MODELLO COVER, 1.3 BENZINA, BIANCO SCONTATO EURO 12.100,00 • MARCA GIOTTI VICTORIA MODELLO GLADIATOR, 1.3 BENZINA, CON CASSONE RIBALTABILE TRILATERALE, BIANCO, SCONTATO EURO 14.000,00 • MARCA EFFEDI MODELLO GASOLONE FD29 4X2 RIBALTABILE TRILATERALE, CON KIT EDILIZIA, COLORE ROSSO, SCONTATO EURO 23.500,00

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VEICOLI USATI: • ALFA ROMEO ZAGATO, IMMATRICOLATO 05/1970, CC1290 BENZINA, COLORE ROSSO EURO 25.000,00 • LAND ROVER RANGE ROVER SPORT, IMM. 03/2007, CC 2720 DIESEL, COLORE NERO, EURO 27.000,00 • LAND ROVER RANGE ROVER SPORT, IMM. 05/2011, 3.0 DIESEL, KM ZERO, COLORE NERO, EURO 65.000,00


NATURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Giorgio MASSA

FLORA

È primavera, ecco gli anemoni Secondo la mitologia greca, Anemone era anche il nome di una ninfa molto bella, che viveva alla corte di Chloris, la dea dei fiori. Eccone alcuni esemplari. a primavera invita al risveglio numerose piante e tra esse gli anemoni, con le loro corolle, non passano certo inosservati. Ánemos è una parola greca che significa vento o soffio. Per essa sembra esistere una correlazione, almeno relativa alla radice del termine, con la parola anima, intesa come soffio vitale di un essere vivente. Anche la parola animale, dalla derivazione comune alla precedente, che significa in grandi linee “essere che respira”, è pure legata al movimento dell’aria (respirazione). Secondo la mitologia greca, Ánemos era anche il nome di una ninfa molto bella, nome italianizzato proprio in Anemone, che viveva alla corte di Chloris, la dea dei fiori. La sua bellezza non poteva passare inosservata e così venne notata da Zefiro (leggero vento primaverile) e da Borea (freddo vento settentrionale). I due si innamorarono, rivaleggiando tra loro e scatenando per questo terribili tempeste, ma anche l’ira di Chloris che, gelosa delle loro attenzioni nei confronti della ninfa, con un incantesimo legò per sempre i due ad Anemone. Così la ninfa venne trasformata in un fiore, che si sarebbe schiuso alle calde carezze di Zefiro e che avrebbe disperso i petali nei freddi soffi di Borea. Questa bella storia trasmette l’essenza di molti anemoni, fiori molto belli ma estremamente fragili, con corolle che durano poco e che, soprattutto in alcune specie, perdono facilmente alcuni petali, sotto le sferzate degli ultimi venti freddi primaverili. Gli anemoni sono piante perenni che si sviluppano da una parte sotterranea costituita da radici ingrossate (rizotuberi) o rizomatose. Si tratta di piante discretamente velenose, che contengono una sostanza irritante, protoanemonina, che si altera, divenendo innocua, nella pianta essiccata. Gran parte delle specie di anemoni si sviluppa in ambiente boschivo, soprattutto nei boschi misti freschi e ombrosi di carpino nero o, in Appennino, anche in quelli di faggio. Tra esse l’anemone epatica è la più graziosa e mostra piccoli fiori dalle corolle blu-viola intenso. La classificazione di questa specie è ancor oggi in discussione. Nel settecento venne classificata da Linneo con il nome di Polyandria polygynia, sostituito dallo stesso scienziato con Anemone hepatica. Oggi la specie viene classificata in un genere a parte, come Hepatica nobilis, ma recenti studi di filogenetica fanno riconsiderare l’ipotesi di reinserirla nel genere Anemone. Le belle foglie di quest’anemone permangono anche nella stagione fredda, sono trilobate e mostrano la pagina supe-

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riore verde lucido e quella inferiore rosso violetta. Il particolare colore e la forma a tre lobi fanno vagamente somigliare queste foglie al fegato umano, una caratteristica che giustifica i nomi scientifici della pianta, nonché un uso nella medicina popolare in quanto la si riteneva un rimedio contro le malattie epatiche. I fiori sono inconfondibili e le corolle si ergono al massimo una decina di centimetri sopra le foglie, contribuendo all’eleganza di questa bella pianta. Due anemoni molto simili, in primavera, tappezzano letteralmente il terreno nei boschi misti e nei castagneti. Si tratta dell’anemone dei boschi e dell’anemone trifogliata. Il primo mostra foglie interamente suddivise in 3-5 segmenti, irregolarmente e, talvolta, profondamente seghettati, mentre il secondo mostra foglie interamente suddivise in tre segmenti debolmente seghettati. Con un po’ di attenzione si distinguono anche i fiori; bianchi con gli stami gialli nell’anemone dei boschi e interamente bianchi nell’anemone trifogliata. In quest’ultimo, poi, la caratteristica di perdere i petali precocemente e dopo un soffio di vento è più spiccata che in altre specie. Tra fine ottocento ed inizi novecento, gli anemoni erano considerati fiori di gran pregio e venivano coltivati diffusamente a scopo commerciale e ornamentale. Ad essere apprezzati erano gli “anemoni dei fiorai”, spesso ibridi e comunque derivati da una specie spontanea e originaria del Medio Oriente, chiamata Anemone coronaria. Oggi questi anemoni vengono comunque coltivati e venduti dai fiorai ed hanno ormai da tempo ridotto i loro “caratteri” naturali. L’Anemone coronaria ha una storia strana perché ormai è da considerarsi una specie spontanea anche in altre aree mediterranee, comprese molte regioni italiane tra le quali la Liguria (Ponente). E’ probabile che la bellezza di questo fiore ed il facile trasporto delle sue piccole radici tuberizzate ne abbiano favorito la coltivazione in Italia, a scopo ornamentale, da

parte di antiche popolazioni. Sembra infatti che già gli Etruschi coltivassero questa pianta. L’anemone, quindi, sfuggito alle coltivazioni non solo per eventi casuali ma anche per mutate condizioni storiche, si sarebbe spontaneizzato in molte regioni mediterranee. Le origini mediorientali ritornano in una leggenda secondo la quale le sue corolle scarlatte sarebbero spuntate ai piedi della Croce di Cristo, nei punti dove erano cadute le sue gocce di sangue. Gli esemplari che si trovano in natura fioriscono dall’inverno ad inizio primavera e mostrano bellissime corolle dai colori accesi; rosse, azzurre, violette o anche bianche. Al centro del fiore si trovano numerosissimi stami di colore scuro o, talvolta, bicolore, con quelli più interni a tonalità chiare. Il nostro anemone più tardivo, si fa per dire perché fiorisce generalmente in aprile, somiglia ad una margherita e si sviluppa isolato o in piccoli gruppi nei nostri prati. E’ l’anemone stellata. Il colore del fiore di questa specie varia dal violetto al biancastro e gli stami sono generalmente scuri. Mostra piantine medio basse, con steli fiorali lunghi ed esili che portano all’apice la corolla. Nella Val d’Aveto troviamo anche il bellissimo anemone alpino, una specie che cresce sulle vette e mostra le sue corolle bianche non appena la neve inizia a sciogliersi ed il sole a scaldare i fianchi delle montagne. Terminiamo con altre ranuncolacee, anch’esse molto precoci, che compaiono nei boschi spesso prima degli anemoni. Si tratta degli ellebori, comuni ma sovente poco considerati. I loro fiori verdi li rendono piuttosto anonimi. Sono piante velenose che contengono diverse sostanze tossiche pericolose, alcune delle quali sembrano in grado di essere assorbite tramite le pelle. In ogni caso i fiori si possono ammirare, soprattutto quelli dell’elleboro verde, più belli e vistosi rispetto a quelli dell’elleboro puzzolente.

nobilis) Anemone epatica (Hepatica

Anemone dei boschi (Anemone nemorosa)

Anemone dei fiorai coltivato

Anemone trifogliata (Anemon e trifolia)

Anemone stellata (Anemone hortensis)

Elleboro verde (Helleborus viridis) Anemone alpino (Pulsatilla alpin a)


RICORDO O SOGNO? QUANDO... E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Mauro MANCINI

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RAPALLIN

L’amïgo postin cöscì ö me scrïve:

La voce di un portalettere L’attività del portalettere attualmente non è minimamente paragonabile, in termini di carichi di lavoro a quella che veniva esercitata anche solo dieci anni fa. La zona di sua competenza è assai più vasta, gli utenti che deve servire sono assai maggiori e le incombenze al ritorno in ufficio sono notevolmente aumentate. La figura “romantica” del postino, con la sua borsa di pelle, magari in sella alla bicicletta che consegnava la lettera spedita dal parente lontano o dal “moroso” via per il servizio militare, avendo anche il tempo per scambiare qualche parola ed a volte per prestarsi per qualche piccola commissione per la signora anziana, va scomparendo, almeno nei grandi centri. Ora l’addetto al recapito è visto sempre più con “diffidenza”, anche perché spesso e volentieri porta delle fatture commerciali, quando va bene, se non multe o cartelle esattoriali: “Mi porta sempre da pagare!”. La cosa più triste, però, è che esso deve fare spesso da “parafulmine” alle giuste lamentele dell’utenza che lamenta dei disservizi; questi ultimi, però, nascono a monte, dalle scelte strategiche dell’azienda, che da qualche anno punta sul settore bancario “Banco Posta”, che a differenza di quello delle consegne, fornisce elevati introiti e maggiori possibilità di sviluppo, tanto che si ventila in futuro anche una possibile scissione del settore del recapito. In questo contesto difficile, si inserisce la figura del “postino”, che cerca di barcamenarsi nel tentativo di fare al meglio il proprio lavoro. A volte può anche sbagliare perché non è una macchina, però l’eventuale rimostranza deve essere fatta con il rispetto per una persona che si alza ogni mattina alle 6 per poco più di mille euro ! C’è chi, come il signor Mancini, lo fa in maniera civile e capendo la situazione generale, ma c’è anche chi si pone subito in maniera maleducata ed irrispettosa al portalettere, il quale, magari stressato perché ha dovuto coprire anche la zona di un collega malato, non sostituito per carenza di personale, o perché la moto non funziona, o per mille altri motivi, si permette di rispondere in maniera un po’ scocciata: in questi casi…scusatelo ! Egli non è una macchina !

Un portalettere qualunque

22 agosto 1918: lettera del nonno soldato Canessa Gaetano, Battaglione di Complemento,4a Compagnia, Brigata Salerno,zona di guerra (Francia), alla famiglia.

30 marzo 1927: lettera di Ligusto Giulio, emigrato a Valaparaiso, a mio zio Canessa Luigi.


COME ERAVAMO E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Bruno MANCINI

SPORT

Famiglia, amici, scuola e teatro Questo mese si è pensato di proporre una “panoramica” di foto fornite da alcuni nostri amici, dalle quali si riesce a cogliere particolari sulla vita di un tempo.

Santuario di N.S. di Montallegro 1947 Questo scatto fotografico è per presentare due amici D.O.C.G. (Denominazione d'origine controllata e garantita) che hanno fatto parte della “famiglia” del Comune di Rapallo: da sinistra Edoardo “Edo” Macelloni ed Eugenio “Genio” Arata.

Primavera 1955 Da sinistra in alto: Giuseppe “Pippo” Costa, Giovanni Aresi, Angelo Costa, Paolo Costa. Da sinistra in basso: ............, Nicolina Gardella, Luigia “Lisa” Milanolo, Marilisa Astragalo, Guido Bertini Oggi non si usa più, ma un tempo le “gite fuori porta” erano un modo frequente per ritrovarsi con amici al termine di una settimana lavorativa, un'occasione per “scarpinare” nei nostri stupenti dintorni. Al giungere dell'ora di pranzo, ci si sedeva nei prati per degustare ciò che veniva preparato dalle gentili signore presenti.

Scuola Statale di Avviamento Professionale “Manusardi” di Rapallo 1A Tecnica Computisti Commerciali Anno scolastico 1950/51 Maggio 1968 Alcuni appartenenti alla palestra San Filippo Neri si improvvisano attori pro Mensa del Povero. Si rappresenta “La classe dei somari”. In alto da sinistra: Amedeo Pelosin, Sergio Crovetto, Luigi Epis, Angelo Gianello, Franco Bandera (“manager” del gruppo) In basso da sinistra: Renzo Magnasco, Daniela Rocca (insegnante di ballo), Mario Forella con la moglie Mercedes, Umberto Ricci (nel ruolo del maestro).

La sezione Tecnica della Scuola di Avviamento commerciale statale rilasciava dopo due anni la licenza di “computista commerciale” che oggi potrebbe essere definita come un “diploma breve” di Ragioneria. La qualifica o abilitazione ottenuta era quella di “segretario aziendale” corrispondente al secondo anno della media superiore. Da sinistra: Alberto De Bernardis (imprenditore), Giovanni Gennai (titolare Bar Rondinella), Mario Cortesi (funzionario ASL 4), Francesco Biagini (steward Alitalia), Luigi “Gigi” Cordano (elettricista marittimo), Vittorio Costa (imprenditore alberghiero), Nicola “Nicolino” Biggio (direttore banca), Piero Repossi (funzionario SIP)

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CULTURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Domenico PERTUSATI

Ricchezza e povertà nella Chiesa argomento è semplice e complesso nello stesso tempo. Sono certo che chi legge ha già una sua idea al riguardo. Dal momento che le chiavi di lettura riguardano il presente e il passato della Chiesa, è mia intenzione proporre un excursus storico che parta dal messaggio del Vangelo per riscontrare come l’insegnamento di Cristo sia stato recepito, interpretato e soprattutto vissuto dalla Chiesa. Mi limiterò a indicare alcuni momenti emblematici e significativi di questo confronto tra Cristo e la sua Chiesa. Non sarà affatto un discorso esaustivo. Le mie sono - come sempre - proposte di riflessioni e spunti per ulteriori libere considerazioni. Ricchezza e povertà: un binomio sempre presente nella chiesa. Sono due aspetti che hanno tuttavia un duplice richiamo: sia complementare che contraddittorio. Infatti possono essere visti in un’ottica spirituale e materiale. Dirò subito che è la ricchezza spirituale il vero “identikit” della Chiesa. Si tratta di quella ricchezza che viene da Cristo, il suo fondatore: è il bene che la Chiesa ha ricevuto, che deve conservare e trasmettere. Solo la povertà rende veramente credibile l’insegnamento della chiesa; la ricchezza lo “depaupera” spiritualmente e lo svilisce. Non esistono argomentazioni o “escamotage” per eludere questa incombenza. Cristo ha voluto la sua chiesa assolutamente povera. Più si fa povera più diventa ricca. NON CI SONO ALTERNATIVE La vera ricchezza della Chiesa è pertanto la sua povertà. Si desume con estrema evidenza dalle affermazioni contenute nel Vangelo e dal tipo vita che il Divino Maestro ha scelto di vivere a conferma del suo insegnamento. L’esempio di Cristo vale per tutti i tempi,

L’

anche per il nostro, pieno di confusione e di ambiguità.… Nasce povero: più povero non è possibile immaginare. Noi siamo soliti creare un’atmosfera di festa e di poesia attorno alla capanna di Betlehem: cerimonie solenni, canti, cori polifonici, musica, riti sfarzosi, celebrazioni liturgiche di straordinario effetto spettacolare. E poi allegria, brindisi, pranzi “luculliani”, regali, auguri, vacanze, svaghi etc. Attraverso abitudini “secolari” si è attenuato l’ “impatto” che un evento così straordinario e unico dovrebbe produrre nella mente e nel cuore di chi si proclama credente. Lungi da me l’idea di “copiare” o ripetere le prediche che da sempre vengono abitualmente elargite in abbondanza. Dio me ne guardi e liberi! Intendo soltanto con umiltà proporre riflessioni elementari, ma essenziali circa il messaggio di Cristo. Mi si perdoni l’ardire: qualcuno potrebbe obbiettare che sono notizie arcinote. Proprio per questo è importante “rispolverarle” e provare ad ascoltarle come se fosse la prima volta. Solo così il significato autentico può venire alla luce e manifestarsi in tutta la sua genuinità e autenticità.

Gesù nasce, mentre i suoi genitori erano in cammino verso Betlemme per il censimento voluto dai Dominatori romani. Maria è incinta e sta per partorire. Nessuno li ospita. Si fermano nei pressi della città. Ed ecco una grotta: il bambino è posto sulla paglia, adagiato in una mangiatoia. C’è freddo: un asino e un bue, secondo la tradizione, riscaldano il divino neonato, i pastori (molto poveri) accorrono e offrono un po’ del loro cibo. Altro che rappresentazione poetica e festosa! Gesù nasce povero, vive povero e muore povero. Il Vangelo ci riferisce poche notizie su come è vissuto Gesù prima dei 30 anni, quando incominciò a predicare il Regno di Dio. Della sua vita privata si sa molto poco. E’ soprattutto l’evangelista Luca a fornire qualche cenno. Dopo otto giorni dalla nascita, come prescriveva la legge, fu sottoposto alla circoncisione (recisione del prepuzio secondo l’usanza degli ebrei) con l’imposizione del nome (Lc. 2,2). La festa della Circoncisione, celebrata dalla Chiesa il primo giorno dell’anno, dal 1969 venne intitolata a Maria, Madre di Dio. All’età di dodici anni, venne smarrito e poi ritrovato nel Tempio (2,41). Ritornato a Nazareth stava loro sottomesso: “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (3,51). Ecco la sintesi del periodo dell’ adolescenza. Gesù, buon pastore, con la sua totale povertà è Giuseppe, padre putativo di Gesù, mantel’esempio che ogni vero presbitero, suo rappre- neva la famiglia con un modesto lavoro di artigiano: il figlio man mano che cresceva sentante, dovrebbe assolutamente seguire.

avrà certamente aiutato il padre nella sua attività. NÉ ORO NÉ ARGENTO Visse con gli apostoli e discepoli una vita di povertà e di indigenza senza una fissa dimora. “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”: così riferisce Luca (9,58). Raccomandò ai discepoli: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove i ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo... Perché là dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6,19). E ancora: “Non procuratevi né oro né argento” (Mt.10.-9). Paolo mette in luce la contraddizione portata da Cristo: “da ricco che era si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi della sua povertà” ( 2° Cor.8,9) LA VALENZA DELLE “BEATITUDINI” Chi legge attentamente il Vangelo non può non rimarcare l’importanza fondamentale delle beatitudini annunciate nel “discorso della Montagna” (Cfr. Mt. cap. 5) La Chiesa se vuol essere credibile deve prenderle a modello e riviverle. Solo così ci sarà cambiamento vero ed efficace. Si ripulirà di tutte quelle brutte incrostazioni che ha accumulato lungo i secoli e che hanno appannato il suo vero volto che è quello di Cristo. E’ sufficiente fermarsi sulla prima: “Beati i poveri perchè di essi è il regno dei cieli” ritenuta da valenti studiosi comprensiva delle altre sette (Beati i miti, i misericordiosi etc). Non manca chi cerca di alleggerire il peso della povertà con una interpretazione “riduttiva” dell’espressione “Pauperes spiritu”, intendendo per “poveri nello spirito” il distacco spirituale pur vivendo in mezzo a tante ricchezze. Nulla di più errato. “Spiritu” vuol significare: accettare la povertà integralmente e con convinzione interiore. E’ molto comodo “edulcorare” il monito affermando che si tratta solo di un consiglio che lascia libertà di disattenderlo, conducendo un tenore di vita economicamente soddisfacente. In sostanza si tratterebbe semplicemente di una libera e volontaria opzione, non un dovere e un obbligo. Come si vede, tutto si può reinterpretare e mettere in discussione. Secondo certi “esegeti”, le beatitudini evangeliche sarebbero esortazioni utili, non indispensabili per conseguire la salvezza! Non dimentichiamoci mai che la povertà di Cristo è stata assoluta. E’ morto in croce spogliato di tutto, anche delle sue vesti: la sua nudità è segno estremo della sua povertà. IL VOLTO DELLA CHIESA PRIMITIVA La vita dei primi cristiani, della chiesa apostolica, è raccontata negli Atti degli

Il Divino Maestro nel “discorso della montagna” espone le beatitudini che caratterizzano l’identità del vero discepolo.

Apostoli. Bastano pochi cenni per farci capire che la Chiesa primitiva si muove sulle orme di Cristo: povertà, umiltà, distacco dai beni terreni. “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune” (3,2). E ancora: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (4,32). Qualcuno osò parlare di una sorta “di comunismo” anticipato. Attenzione al rischio di uno stravolgimento di prospettive: immanentistica quella “marxiana”, trascendente quella “cristiana”. L’affermazione di Pietro di fronte allo storpio che chiedeva l’elemosina presso il tempio “Non possiedo né oro né argento” (Atti 3,6) non lascia dubbi. E’ lo stile di vita di colui che fu il primo papa nella storia della Chiesa. E i suoi successori? Furono tutti e sempre privi di oro, di argento e di beni temporali? Non solo i Papi, ma anche i vescovi, i presbiteri vissero sempre lontano dagli interessi terreni, guardandosi bene dal toccare con le loro mani “consacrate” il fango del denaro? E’ una stridente contraddizione. Coloro che hanno offerto la loro vita al servizio di Dio sono forse esenti dal rischio di “imbrattarsi” con i beni di questo mondo? Non vale la giustificazione che “devono” occuparsi di denaro per poter fare “del bene” ai poveri e ai bisognosi. Il denaro sarebbe sempre a favore del bene? Non ci è stato insegnato “autorevolmente” che il fine non giustifica sempre i mezzi? Comunque vale il detto: “Chi va al mulino, si infarina”, anche se non vuole. I LAICI NELLA CHIESA Riporto quanto da più parti mi è stato fatto notare: “Perché i credenti, coloro che sono molto vicini ai sacerdoti, non si decidono non solo ad aiutarli nelle cerimonie liturgiche e ad eseguire i loro ordini, ma addirittura a “sostituirli” nel


zione umana, e ha fatto questa scelta per amore, per solidarietà con noi uomini e nella libertà dell’amore trinitario”. E aggiunge. “Nel distacco dai beni, nell’usarne come se non se ne usasse, Gesù vede una condizione imprescindibile affinchè il discepolo segua lui, coinvolgendo pienamente la propria vita con la sua. Si tratta di una condizione per liberarsi dall’idolatria e dalla seduzione delle ricchezze, una spogliazione liberamente Una leggenda racconta che l’imperatore Costantino scelta che rende più difficile ebbe una visione celeste: una croce con la scritta “con “volgersi indietro” (cfr. Lc questo segno vincerai” (In hoc signo vinces). 9,62) e tornare a servire il denaro come fine in sé”. (da “maneggiare” il denaro e nell’occuparsi la Rocca – Povertà condivisione spedi tanti interessi materiali, così da ren- ranza n. 5 - 1 marzo 2012) derli liberi di dedicarsi “toto corde” alla PERCHÉ E QUANDO LA CHIESA CAMloro missione “evangelica”? Quante pre- BIÒ ORIENTAMENTO? occupazioni in meno, quanta libertà “spi- E’ avvenuto lentamente, con il passar rituale” da dedicare al culto, ai degli anni, soprattutto a contatto con sacramenti, alla preghiera (non esclusa l’impero romano. Il messaggio genuino di la contemplazione), alle visite “non sal- Cristo venne interpretato e praticato in tuarie” agli ammalati, all’assistenza co- rapporto all’ambiente e conciliato con la stante per i moribondi! Sono convinto società del tempo. purtroppo che la chiesa gerarchica A Roma erano accettate o tollerate (compresa la base) non accetterà mai varie religioni purchè non mettessero in queste proposte. Volesse il Cielo che io discussione l’autorità suprema dell’Imsia in errore! peratore. Le classi superiori, quelle colte, Enzo Biagi, priore della Comunità di Bose, educate alla cultura ellenistica, si erano così annota: “Gesù ha voluto vivere la po- avvicinate ai culti misterici, che diedero vertà radicale, ontologica della condi- vita al cosiddetto “sincretismo” (ten-

denza a equiparare gli dei tradizionali con quelli stranieri). Ci furono i misteri orfici, eleusini, dionisiaci. Nel II sec. si diffuse la religione del dio Mitra, praticato tra i soldati che costruirono cripte sotterranee per celebrare sacrifici. Questo culto ebbe molti aspetti in comune con il cristianesimo nascente (la fiducia nell’immortalità, il giudizio finale di Dio, il rito battesimale e la celebrazione del 25 dicembre come giorno natale di Dio). Così per i cristiani il giorno della nascita di Cristo venne fatto coincidere con la festa pagana del Sole (“Sol invictus”) che segnava la fine del solstizio invernale. Le prime comunità cristiane si organizzarono tra il I e II secolo. Vi aderirono gli strati inferiori della popolazione (schiavi e diseredati), successivamente i ceti più elevati. Gli imperatori prima tolleranti presero a perseguitare e reprimere queste comunità: non accettavano il principio dell’uguaglianza tra i ricchi e poveri, tra liberi e schiavi. Il cristianesimo fu visto come un pericolo per l’Impero: persino imperatori come Traiano e Marco Aurelio non esitarono a ricorrere alle persecuzioni che culminarono alla fine del sec. III con il tentativo di Diocleziano di cancellare definitivamente la religione cristiana. “IN HOC SIGNO VINCES”. Costantino rovesciò la politica di Diocleziano. Non fu per la sua adesione per-

sonale al Cristianesimo a cui si convertì molto più tardi, ma per garantirsi l’appoggio dei cristiani nella conquista del potere. Si racconta che nel 312 vide in cielo una croce con la scritta “In hoc signo vinces” (con questo segno vincerai). Questa “visione” entrò a far prarte della tradizione cristiana. In realtà i legionari di Costantino avevano dipinto sugli scudi una sorta di croce a più punte che rappresentavano i raggi solari, il simbolo del dio Mitra. Riuscì a sconfiggere Massenzio a Ponte Milvio e a riunificare l’Impero. Nel 313 con l’Editto di Milano concesse piena libertà di culto. Così il cristianesimo venne inserito nell’Impero romano. Il suo fu un atteggiamento “cesaro- papista”: esentò i sacerdoti dalle tasse, riconobbe l’autorità dei vescovi, il diritto di fruire di eredità e di lasciti. Così la Chiesa incominciò ad accumulare notevoli capitali terrieri. Volle intervenire anche per reprimere le prime eresie che minavano l’unità della Chiesa e dell’Impero. Successivamente l’imperatore Teodosio, sollecitato dal vescovo di Milano Ambrogio, emise nel 380 l’Editto di Tessalonica che riconosceva il Cristianesimo come l’unica religione di stato con il primato del vescovo di Roma su tutti gli altri vescovi anche quelli orientali. Questo fu il primo passo verso l’affermazione del potere temporale in contrasto con le direttive del Vangelo.


PERSONAGGI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Ilaria NIDASIO

INCROCI

Scienza e musica: talenti di Rapallo Occhi puntati sul giovane ricercatore Gabriele Orio e sul cantante e attore argentino Victor Di Matt no è un ricercatore universitario che ha esplorato e studiato i fondali delle Maldive, l'altro è un cantante ed attore con una lunga esperienza alle spalle. Ad accomunarli è un percorso che lega la nostra città con l'estero: il primo, Gabriele Orio, rapallese doc, ha lasciato l'Italia per un master di cinque mesi a Magoodhoo, mentre il secondo,Victor Di Matt, originario dell'Argentina, da una quindicina di anni ha scelto Rapallo come sua città adottiva. I due, seppur in ambiti molto diversi, si sono fatti notare per l'intraprendenza e l'impegno profuso nel proprio campo: Gabriele Orio, infatti, è l'unico ligure tra i 23 studenti ammessi a partecipare al progetto di ricerca dell'università di MilanoBicocca, che ha installato il suo avamposto sull'atollo maldiviano, guadagnandosi così il primato di unico centro di ricerca occidentale realmente funzionante in tutto l'Oceano Indiano. «Facendo parte di questo team scelto di studenti ho avuto la possibilità di provare esperienze uniche, utili da un punto di vista lavorativo e sicuramente stimolanti anche da quello umano. Durante i cinque mesi del Master, suddivisi in 60 giorni di lezioni teoriche e

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tre mesi di stage sul campo, ho avuto la possibilità di avvicinarmi alla cultura dei maldiviani che, seppur incuriositi da questa “scoperta” dell'altro almeno quanto lo eravamo noi, ci hanno sempre accolto con grande disponibilità e generosità - commenta entusiasta il giovane ricercatore-. Adesso non vedo l'ora di ripartire per arricchire il mio bagaglio lavorativo e personale: ho già le valigie pronte, sarà il destino a scegliere la prossima meta!». Ed è proprio il destino ad avere portato a Rapallo Victor Di Matt, l'attore e cantante che, dopo aver studiato presso l'Accademia di teatro drammatico di Buenos Aires, è partito alla volta dell'Italia, dove si è fatto conoscere come cantante di musica internazionale già nel 1989. Con un curriculum di tutto rispetto, che vanta il posto di primo classificato al Festival di Cordoba (equivalente al nostro Festivalbar) e la partecipazione, nel 1988, al film “La storia ufficiale”, diretto da Louis Puenzo e vincitore dell'Oscar come migliore film straniero, l'artista bussa alle porte di Tele Montecarlo, dove ottiene la partecipazione al programma “Novantre”, condotto da Umberto Smaila. Ma è solo nel 1995 che finalmente giunge a Rapallo, dove apre il

bar con musica live “The Galleon”. Nel frattempo continua ad occuparsi di arte e di musica in tutte le sue forme e, insieme alla coreografa Noemi Wolfdsdorg e al ballerino Pasquale Bloise, entra a far parte della compagnia di tango argentino “Libertango”, con cui si esibisce nello spettacolo “Illusion de mi vida”, proposta prima a Rapallo poi al Porto Antico di Genova. Tornato ad esi-

birsi a Rapallo in occasione di Don Valentino, Victor non ha mai nascosto l'amore per la città, dove si è esibito di recente, in occasione della festa della donna, all'Hotel Europa. Nella recente serata del 17 marzo, è tornato a proporre il suo spettacolo di musica internazionale e sudamericana, prima di iniziare il tour italiano che lo porterà a Parma, Pisa e Torino.

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ANNI SETTANTA di Silvana GAMBÈRI GALLO

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AMARCORD

Un osso... sacro (ma non dove si immagina) C

iascuno di noi possiede uno “stellone”, una risorsa oscura cui affidarsi nelle difficoltà. Nel mio caso la memoria visiva, effettiva ancora di salvezza in più di una circostanza: immagini riannodate come un nastro astratto, il dito puntato – evviva - nella giusta direzione. Ma tutto questo è un granello di sabbia – diciamolo – se rapportato alle “vestali” della nostra Biblioteca Comunale dove, poco tempo fa, ho cercato un libro per discuterne ad un incontro letterario. Biblioteca, reception, io decisa a sottoscrivere l’abbonamento; mancavo da circa quarant’anni, i bei giorni andati delle superiori. Ebbene, appena il tempo di pronunciare il nome, e la distinta signora mi ferma con un gesto gentile. “Ma lei è già registrata, ne sono sicura”. Compare uno scatolino di legno, vecchie tessere color rosa antico, un frullare di dita e il mio cartoncino è lì, in calce la firma insicura della studentessa remota. Io. E rivedere la firma e il cartoncino, mi ha riportata ai tempi della scuola, un’epoca pre-internet dove gli strumenti basilari erano penna biro e quaderno, ore in silenzio a trascrivere le informazioni richieste. Esisteva allora un sinistro babau, che si manifestava in un preciso periodo dell’anno: la famigerata “ricerca”, il cui scopo doveva essere quello di alzare un po’ la media-voti ma in verità diffondeva tristezza e sopporta-

zione. E molto spesso, la scadenza della consegna coincideva con il rientro dalle vacanze pasquali, quelle in cui avremmo delegato volentieri il nostro tempo al primo sole sulla spiaggia o alla rottura delle uova di cioccolata. Invece no: incom- Villa Tigullio, attuale sede della Biblioteca Internazionale e, a sinistra, beva “la ricerca”, spesso di geo- Villa Porticciolo, dove la stessa era ubicata in precedenza grafia (mai molto amata) e la cui stesura doveva farsi largo scolastica e non - in zona Cesa- le ho fatto toccare la seconda falange del mio dito medio: lì c’è fra mille attività collaterali. Di- rini. fatti, arrivava sempre qualche Sul fronte etico, ci sono stati una conca, uno scavo visibile parente – una zia, un cuginetto, miglioramenti notevoli: i recinti anche ai raggi X, conseguenza la nonna – innamorato delle pasquali seguitano la tradi- di tante penne impugnate con aiuole rapallesi tramutate in re- zione, con gli agnellini – per for- foga e tanti quaderni riempiti a cinti fioriti, allora come oggi con tuna – non più impauriti e vivi, parole. Lei mi ha fissata con gli campane ed agnellini; magari ma riprodotti da fiori colorati. E occhioni increduli, giustamente scattare una foto accanto alla invece per chi, al giorno d’oggi, perplessa; le ho spiegato che sottoscritta, immusonita per- resta vincolato al supplizio della no, non era stato un azzardo ché con la testa all’agricoltura “ricerca” scolastica esistono i con la moto ma numerose motori di Internet; con la sola sgobbate sui libri, a procurare portoghese. O qualcos’altro. Ad ogni buon conto, la gogna avvertenza di usarli al meglio, quel “buco” nell’osso. Il MIO scolastica risultava sempre perché trascrivere pedissequa- osso, che ora considero – iroconclusa in tempo utile: getti di mente un “vedi foto” quando poi nicamente – “sacro”; lesione inchiostro sui fogli non appena la foto manca (è capitato, lo cara e utile a ricordare i dettati l’ultimo consanguineo salutava, giuro) non depone mai a favore. trascritti, i temi svolti, le odiate reclusione fra tazze di the e Ah, dimenticavo l’osso sacro. ricerche; come i quaderni confette di colomba senza più man- Tutto è nato dalla chiacchierata servati gelosamente, in un ardorle e granella, per arrivare con una bimba, mesi fa, che mi madietto nascosto. Scritti con alla parola “fine”. Professionista annunciava il suo nuovo com- la calligrafia un po’ incerta della mio malgrado della volata fi- puter e traboccava genuino en- studentessa che fu; proprio nale, nella resurrezione prima tusiasmo per l’uso prossimo quella della firma, sul cartondel nodo scorsoio; una vita – venturo. Le ho preso una mano, cino rosa.

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STORIA LOCALE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Eugenio BRASEY

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PERSONAGGI

“Domingo Ghirardelli, señor, rapallino di Rapallo señor… cioccolata?” Il personaggio ed il marchio del rapallese Ghirardelli è molto conosciuto a San Francisco ed in America ma, praticamente, sconosciuto ai rapallini omenico nasce a Rapallo nel 1817. Nel 1830 il padre lo manda a lavorare a Genova presso il laboratorio della famiglia Romanengo, noti artigiani dolciari. Nel 1834 Ghirardelli, a solo 17 anni, è già affiliato alla Giovane Italia e partecipa, in qualche modo ai moti mazziniani, al punto che tre anni dopo, nel 1837, ricercato dalla polizia savoiarda, si imbarca per Montevideo per trovare rifugio in quella capitale uruguayana, rifugio di tanti esuli genovesi. A Montevideo transfuga vi arriverà anche Garibaldi, ma Ghiradelli vi rimarrà poco tempo. Dopo un anno si imbarca e passando per Capo Horn raggiunge il Perù. A Lima apre un negozio di pasticceria. Rimasto vedovo, nel 1849 Ghirardelli si risposa con Carmen Alvaredo Martin. Nel frattempo il 24 gennaio 1848, in California inizia la caccia all’oro, quando un falegname di nome James Marshall trova delle pepite d´oro sul fondo del torrente, al mulino Sutter di Coloma. Basta il telegrafo perché la notizia si sparga nel mondo intero, scatenando la "corsa": in poco tempo arrivano in California 300.000 immigrati. Ha inizio un´avventura di disperazione, che segna la fantasia dei romanzieri e dell’America tutta, una storia dove pochi cercatori si arricchiranno e molti, quasi tutti, si rovineranno. Ghirardelli siccome gli affari in Perù non decollano, decide di andare in California a cercar fortuna, ma di fronte ai primi insuccessi nella sua attività di cercatore d’oro, come succede a molti genovesi, molto pratici e realisti, da astuto imprenditore, riconverte la propria attività nella vendita di alimentari e dolciumi proprio per i cercatori, aprendo un negozio a Stockton per rifornire appunto i minatori d’oro dell’epoca. La sua intuizione fu premiata dalla sorte. La fortuna non tardò a baciarlo: le barrette di cioccolato infatti avevano il vantaggio di poter essere conservate senza troppe complicazioni, costavano relativamente poco e avevano un potere nutriente eccezionale per chi spendeva tantissime energie con i picconi e i setacci. I primi tempi Ghiradelli si aggira con il suo carro coperto per vendere dolci nei grandi accampamenti e vaga infaticabile presso le tante miniere sorte lungo la polverosa strada dell'Ovest con quel suo

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odore di cioccolato che si porta appresso. Domingo il rapallino, perspicace e lungimirante, con il suo carro ambulante percorse in lungo e in largo la Mother Lode Country o Gold Country a poche decina di miglia da Sacramento lungo la statale 49, vendendo dolci, caramelle e cioccolato. Il suo oro non sarà il metallo giallo ma i cercatori stessi che rifornirà di vettovaglie e dolciumi. Benestante, passata la febbre dell’oro, potè ritornare in San Francisco ad aprire un altro negozio di dolciumi e cioccolato a Battery Street, e gli affari per lui dovettero andare bene, perché nel 1852 aprirà una nuova attività per la produzione del cioccolato, una chocolate company chiamata “Ghiradely & Girard” rinominata in seguito in “Mrs Ghiradelli & Co.” e poi “Ghirardelli Chocolate Company”, attività che si espanderà rapidamente tant'è che già l'anno successivo si trasferirà tra Jackson e Mason Street perché necessitante di maggior spazio. Nel 1865 Ghirardelli si ritrova tra le mani l’intuizione più importante della sua carriera; un suo lavorante sollevando un sacco di semi di cacao che era stato custodito al caldo, scopre che il burro di cacao fuoruscito e scioltosi per il caldo diventava una sostanza buona e delizievole per il palato. Ghirardelli corse a brevettare quello che si chiamò in seguito processo BROMA (il burro di cacao può venire separato dalla pasta ottenuta tramite sacchi di pasta di cacao appesi in una stanza calda, da cui il burro di cacao cola via), questa tecnica, il più comune sistema attuale per la produzione di cioccolato, venne poi utilizzata da tutta le aziende americane di cioccolato e fu la sua definitiva fortuna. Da quel momento la“ Mrs Ghiradelli & Co.” decolla: nel 1866 Ghirardelli importa 500 kg di semi di cacao all’anno mentre nel 1885 arriva ad importarne 225.000 kg. Con l’ingresso dei suoi tre figli nel 1884 l’azienda ed il suo marchio divenne un vero brand di successo e i suoi prodotti viaggeranno su una flotta di 30 navi, esportando in Cina, Giappone e Messico non solo cioccolato ma anche vini, aperitivi, liquori, caffè e spezie. Nel 1892 Domingo lascia definitivamente la fabbrica ai suoi tre figli. Ritiratosi nella sua villa costruita ad Oakland, dove per non dimenticare le

GHIRADELLI SQUARE OVVERO CIOCCOLATA A SAN FRANCISCO

Un erede di Ghirardelli presso la chiesa di S. Anna a Rapallo, luogo natio di Domingo.

sue origini, aveva installato le statue di Colombo, Garibaldi, e Cavour, già nel 1893, il richiamo della terra natia lo fa tornare a Rapallo dove prende parte alle attività cittadine, diventando presidente Onorario della Lega Anticlericale Rapallese e socio della loggia massonica “La Concordia” . Nel 1879, moriva di difterite a Rapallo sua nipote Amelia, figlia di Virginia e del genovese Angelo Mangini, che nel frattempo era fuggito affidando la bambina ai nonni. Di fronte alla ragazza morente, Ghirardelli chiamò un prete che non arrivò mai. Questo fatto accentuò il suo anticlericalismo e da allora vietò ai suoi familiari di entrare in Chiesa. Quando morì nel gennaio del 1894 era a Rapallo e la sua salma verrà tumulata nella tomba di famiglia a Oakland in California. Nel 1895, un anno dopo la morte del-

l'italiano, la fabbrica di cioccolato avrà ancora la necessità di ingrandirsi e si trasferisce in quel luogo che ora si chiama Ghirardelli Square, funzionando sino al 1963 quando fu acquistata dalla Società d’Oro Maccheroni Grain, che, insieme alla società Quaker Oats, ha prodotto e gestito i famosi Cioccolatini Ghirardelli dal 1986 al 1992. Nel 1998 la company con tutti i suoi brevetti e stata acquistata dalla multinazionale svizzera del cioccolato di qualità, la Lindt & Sprüngli. La città di San Francisco, conosciuta per il Golden Bridge e per il cioccolato Ghirardelli, non dimenticò mai l’imprenditore e il rapallino che la rese famosa. Gli ha dedicato una delle piazze più importanti dell’area portuale, piazza su cui ancora oggi affacciano parte degli uffici della Ghiradelli Chocolate Company, dichiarando gli ex stabilimenti Ghirardelli un punto di riferimento ufficiale che, nel 1965, venne riconvertito in una specie di salotto all'aperto per la cittadinanza, all'interno delle vecchie costruzioni, dove ancora si può acquistare e degustare il cioccolato. Sulla piazza campeggia oggi la gigantesca scritta «Ghirardelli Square» ma noi lo ricordiamo sempre con il suo motto “Domingo Ghirardelli, señor, rapallino di Rapallo señor... cioccolata ?”


TRADIZIONI

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di Vinicio TEMPERINI

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CURIOSITÀ

Benvenuta Pasqua universale I n questi giorni tanti babbi e tanti nonni tradizionalisti si accingono a decorare l’uovo di Pasqua per i familiari, grandi e piccini. Anche se ormai da tanto tempo ci sono quelle in cioccolata già decoratissime. L’uovo è un simbolo di fecondità, rinascita, rinnovamento da parecchi secoli se non millenni. Ha assunto un bellissimo significato cristiano quando è stato adottato come segno di Resurrezione, di una nuova, innocente vita che nasce. La Pasqua è il simbolo di un’Alba di Salvezza, di un Giorno di Luce. Consentitemi di ricordare che con queste parole viene definita la fine del Ramadan. Questo giorno è considerato una delle maggiori celebrazioni della Cristianità perché rappresenta “Tutto”: speranza, liturgia, esegesi , le scritture insomma. Il nome originale è in greco, latino, aramaico Pascha / Pasha. Per gli ebrei la Pesach celebra la liberazione dall’Egitto e cioè il passaggio a nuova vita, risorgere. Resurrezione come quella del Cristo che passò da questo mondo

a quello del Padre. ETIOPIA –Sia in città (Adis Abeba) che in territori quasi desertici (Labilela) I Copti /Ortodossi ad inizio primavera osservano un digiuno che termina celebrando la Fasika che è la loro Pasqua. UCRAINA – Da Odessa (Sud-Porto sul Mar Nero) come a Kiev (Nord confine Bielorussia) gli Ortodossi celebrano la Flacxa (Pasqua) colorando le loro Pysanky (uova) con decorazioni tipiche ucraine di eccellente livello. Pare che La parigina Fabergé abbia creato le sue famosissime e preziose “Uova gioiello” per le famiglie reali russe proprio ispirandosi alle Pysanky ucraine. VIETNAM - Ho-chi-min City (ex Saigon) dove ho visto – temporibus illis – la

Onoranze funebri

Serra & Olmo

Celebrazioni pasquali a Kiev

massima totale indifferenza (se non ostilità)ai valori cristiani ha iniziato da qualche tempo a battezzare ed a celebrare – per ora in scala minima – le festività incluso Pasqua. Sono però certo che dovremo aspettare un bel po’ prima che comincino anche loro a decorare le uova... Auguri di buona Pasqua, dunque. Anche se è... l’uovo di Colombo...

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CULTURA di Massimo BACIGALUPO

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MUSICA

Dino Betti “Compositore jazz dell’anno” Ad un rapallese il riconoscimento della critica per l’album September’s New Moon

D

ino Betti van der Noot ha ottenuto per la terza volta in cinque anni il premio al “Compositore dell’anno” assegnato dai critici musicali e dalla rivista Musica Jazz con un elegante album, September’s New Moon (Egea Distribution, SAM 9036). Il titolo rimanda a D’Annunzio (“Novilunio di

strare i suoi album (questo è il decimo dal 1977) convoca una band di una ventina di artisti, molti dei quali con ruoli solisti. La sua musica è di solito lenta, modale, in un certo senso immobile, lontana dal jazz classico a cui però a volte ammicca. In September’s New Moon c’è un bel brano per la voce dell’africana

settembre!”), ed è quello della prima traccia, piena di languori di fine estate. Betti dice di scrivere una musica aperta, che lascia spazio all’improvvisazione. Per regi-

americana Ginger Brew, When Love Fails. “Ascoltiamo la voce di Ginger – legge la motivazione del premio -- inserita tra assoli di Ventimiglia, Parrini, Tacchini, in un’aere

di eleganza e vitalità, sempre tipico di Betti ma in questo caso forse più libero”. C’è poi un blues, Bluesea (Betti è un grande velista) e due ampie composizioni conclusive, A Muse in Wonderland e A quelli che ci hanno amato – a quelli che ci ameranno (da un tradizionale brindisi russo). La carne al fuoco è molta, come l’estro di Betti e il consenso che da decenni lo premia. Quanto alla sua storia rapallese, Dino racconta: “Mio padre si chiamava Alfredo. Era tenente degli Alpini ed è caduto nella battaglia di Mai Ceu (lago Ashanghi, passo Mecan) il 31 marzo 1936, a 23 anni appena compiuti. Purtroppo ha fatto l'eroe: suo padre, che era stato colonnello dei Bersaglieri nella prima guerra mondiale gli aveva instillato un enorme senso del dovere e dell'onore. Medaglia d'argento alla memoria (non era fascista, altrimenti sarebbe stato l'oro); un'altra decorazione, sul campo, per aver conquistato per primo l'Amba Aradam. Suo fratello, Achille, è morto in Africa settentrionale nel 1941. La via, che si chiamava Alfredo Betti è stata in quella occasione ribattezzata Fratelli Betti. I resti di mio padre sono nel cimitero di San Michele di Pagana. Io sono nato 5 mesi dopo la sua morte; mia madre era tornata a vivere con i suoi genitori (il ma-

La copertina del nuovo CD di Dino Betti con un’opera della figlia Allegra. A sinistra, il compositore.

trimonio era stato celebrato nel luglio 1935; mia madre e mio padre sono riusciti a vivere insieme, a rate, per un totale di 51 o 53 giorni) che si erano trasferiti da Lussemburgo a Rapallo nel 1921. Il cognome van der Noot è parte di quello della famiglia di mia madre (Débické vdN) e si trasmette anche per via femminile, come accade per molte famiglie che a un certo punto hanno temuto di estinguersi. In effetti era van der Noot una mia trisnonna, che aveva sposato il Maggiore Débické (originariamente Debicka), cadetto di una famiglia di feudatari polacchi, che aveva combattuto a Waterloo contro Napoleone e aveva finito la sua carriera a Lussemburgo... I Betti sono originari dell'Ungheria (Betz) e hanno italianizzato il nome circa 200 anni fa a Sarzana. Io sono nato a Rapallo il 18 settembre 1936 e sono residente a Portofino. Insieme con le mie tre sorelle (nate dal secondo matrimonio di mia madre) sono proprietario della villa in cui sono nato, sull'Aurelia Ponente”. Forse un giorno di novilunio d’estate sentiremo dal vivo le musiche di Dino Betti sul Lungomare o magari nel teatrino di Villa Molfino sulla collina sopra la via intitolata ai suoi familiari.

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CINEMA

di Luciano RAINUSSO

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AL CINEMAin Le idi di marzo

di George Clooney

diagonale

Né Oscar, né Golden globe a questa sorta di moderna tragedia in chiave politica, il cui titolo, si sa, rimanda alla congiura che portò all'uccisione di Cesare, avvenuta nel 44a.C. Il tema però è di bruciante attualità, trattando di inganni e corruzione. Vale a dire, i sughi che condiscono la bassa o cattiva politica di ogni tempo.. Qui, tutto ruota attorno alla figura di un giovane governatore democratico che punta, attraverso le primarie, alla Casa Bianca: sembra l'uomo giusto del momento, ha fascino e la capacità di aprire i cuori e la mente alla speranza. Purtroppo, la presenza di uno scheletro nell'armadio (che nelle tragedie non manca mai) lo costringerà ad abbeverarsi all'amaro calice del compromesso sempre rifiutato. Alle sue tre precedenti regie, Clooney aggiunge un altro film di notevole rigore e di eccellente confezione classica e si dimostra, ancora una volta, più che bravo nel sostenere il ruolo principale. Nel cast, a tenergli testa, uno dei migliori attori affermatisi di recente: quel Ryan Gosling già molto apprezzato in diverse occasioni, ma soprattutto in DRIVE, dov'era un taciturno autista di rapinatori. Ora, a Gosling non tocca la parte che ebbe Bruto al Senato romano ma, per l'errata convinzione che ha, di poter condurre il gioco in cui è rimasto coinvolto, deve subire le conseguenze che la sorte non riserva soltanto a lui..

The artist

Tutti abbiamo due professioni: la propria e quella di critico cinematografico

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François Ttuffaut

Hugo Cabret di Martin Scorsese Golden globe per la migliore regia.Importante, per noi, il premio che ha omaggiato, ancora una volta, la coppia scenografa Ferrett-Lo Schiavo. Ma il mancato Oscar al regista suona davvero vendetta.e non consola il riconoscimento per gli effetti speciali. L'ideale, come minimo, poteva essere un ex-aequo con THE ARTIST, esito che non avrebbe scalfito neppure di un grammo la validità di entrambi i film. Ma, questo, gli dei hanno voluto. Tra racconto di formazione e favola sul cinema, si racconta di un ragazzo orfano, costretto a vivere nei meandri di una stazione parigina. Siamo nei primi anni trenta, e una ragazzina, vorace lettrice di libri, facilita il suo incontro con Méliès, dimenticato creatore di film fantastici. (Nella realtà. lo si credeva addirittura morto durante la prima guerra mondiale). Attorno a questa due situazioni, una straordinaria creazione immaginativa, da parte di Scorsese, che invita a ritrovare quella stupenda “innocenza della visione“ oggi perduta dalla maggior parte degli spettatori. Ma c'è di più in questa avvolgente favola: la necessità di sentirsi con altri, in silenzio e nel buio, quando gli occhi puntano verso quell'unica finestra sul mondo che è lo schermo. Grande, ovviamente.

The help di Tate Taylor

di Michel Hazanavicius

Palma d'oro a Cannes, Oscar per il miglior film, per la regia e l'attore protagonista. E dire che, in Francia, nessuno voleva inizialmente produrlo. Più che un film sul passato del cinema, è la parodia, riuscitissima, della commedia scacciapensieri che Hollywood propose negli anni che precedettero il sonoro, quelli della grande crisi. E' il 1927 e, nella Mecca del cinema, un divo al tramonto si rifiuta di parlare dallo schermo. Decide di produrre, dirigere e interpretare ancora un film muto, ma si rovina totalmente. A salvarlo (anche da un tentativo di suicidio) un'attrice ballerina, partita dal nulla, che lui aveva contribuito a portare al successo. Muto, schermo piccolo e senza colore, il film narra una vicenda che nasce e si sviluppa all'insegna dell'ovvietà. La sua confezione risulta però stregante, preziosa, raffinata. Il tono della fotografia, le luci, le auto, gli ambienti ricordano un cinema ormai lontano, irripetibile come la vita

di allora. Una lezione da schiaffo per il cinema di oggi, elefantiaco, in 3D, fracassone e quello, stupido e volgare, dei panettoni di fine anno. D'obbligo citare i due protagonisti: Jean Dujardin, tipo alla Fairbanks, e la succosa Berenice Bejo, portati dal regista a recitare negli studios che furono di Chaplin e persino nel letto appartenuto a Mary Pickford, star che dominò il cinema americano nel decennio 1915-1925.

Un Oscar e un Golden globe meritatissimi, ottenuti da una coppia di attrici per questo film centrato su alcune bianche signore del Mississippi e le loro cameriere di colore. Razziste, arroganti le prime, umiliate e offese le seconde. Ambientata negli anni sessanta, epoca ancora di piena segregazione razziale, la vicenda è ricavata da un best seller contenente le storie rilasciate, con molto coraggio, da alcune donne afroamericane al servizio di famiglie bianche. Nel film l'autrice di questo libro è una neo-laureata che, deludendo le aspettative della madre, vuole diventare giornalista e non una delle tante signore wasp che vivono di chiacchiere e umiliano le tate cui affidano la prole. (Colpisce la frase pronunciata, in proposito, da una di queste bambinaie: “Noi ci occupiamo con amore dei loro figli che, poi, da grandi, ci tratteranno come i loro genitori”). Sebbene sia confezionato con lo stile tipico delle produzioni disneyane, THE HELP sgomenta per la realtà che rievoca e per come arriva a scavare nel profondo. Allinea ritratti femminili sinceri e gustosi che non sanno di maniera, servendosi di un cast di tutto rispetto. Spiccano le due incoronate attrici: Viola Davis (é la cameriera di colore che ha allevato una quindicina di piccoli bianchi) e Octavia Spencer (la cuoca, sempre nera, che si vendica delle angherie subite, ricorrendo ad una torta del tutto speciale).

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ELOGIO DE “IL MARE” Spettabile Redazione, complimenti per la vostra bella rivista e per tutti gli articoli scritti dai suoi bravi collaboratori. In particolare per quelli del direttore responsabile che con analisi e critiche, sempre ben formulate e documentate, ci porta a conoscere buona parte dell’attuale malcostume politico italiano. Di conseguenza risulta apprezzabile anche quanto scrive il prof. Pertusati in merito al procedere attuale della Chiesa dove, con coraggio insolito ed ammirevole, arriva ad auspicare, a breve, una meno cerimoniale ma più pragmatica partecipazione della Chiesa al modo di vivere ed ai bisogni di tutti i giorni delle attuali generazioni. Carlo Tumiati

Lei è troppo buono.

ENTRATA FUNIVIA FATISCENTE Caro Direttore, è possibile che anche questa Amministrazione se ne vada senza aver fatto nulla per rendere decentemente accogliente l'entrata

LETTERE E NOTIZIE alla Funivia per Montallegro? Un pretenzioso e sgualcito striscione in tela, steso fra due tondini di cemento armato pure piegati, dice che quella è la “Porta del Parco di Portofino”. Fossi io responsabile del parco, obbligherei a togliere quella scritta denigrante. La stazione di partenza ha tutta la facciata scolorita, rattoppata e sporca; il piazzale è ormai un parcheggio e, dove non ci sono auto, ci sono i contenitori della differenziata. Bella accoglienza ai turisti. Certo, fosse stata in passeggiata, sarebbe piena di fiori o forse di aiuole per cani. Buona Pasqua a tutta la Redazione. Lettera firmata

CONCORDIA Aveva proprio ragione chi ha scoperto che le disgrazie non vengono mai sole. Se ne stanno accorgendo i marittimi in pensione (ex Comandanti, cuochi, nostromi e marinai di tutta Italia, uniti più oggi di quando solcavano gli oceani) che hanno scelto di vivere nella stupenda "Casa dei Marinai" che domina il Golfo Paradiso, a Camogli. Un signor Coman-

In Romania gli „Itinerari Letterari del Tigullio‰ “Convorbiri Literare” (Conversazioni letterarie), importante rivista letteraria rumena, pubblica nel numero di gennaio 2012 la prima puntata di Itinerarii Tiguliene di Massimo Bacigalupo, una guida al Tigullio di “Ezra Pound e amici” uscita in un volumetto inglese, Tigullio Itineraries, nel 2008. Si tratta di sette itinerari letterari da percorrere a piedi, intitolati a personaggi come Yeats, Beerbohm, Hauptmann, Hemingway e ai familiari di Pound, che resta il punto di raccordo. Peccato che di questa guida disponibile in inglese e ora in rumeno non esista una versione... italiana.

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IMPARARE LA MUSICA La rapallese d’adozione Francesca Dambra, ha studiato musica classica con il maestro Paolo Agosteo e teoria musicale seguendo testi di Schonberg. Nel 2010 è uscito il suo primo volume intitolato "10 studi progressivi per pianoforte (sulle ali della musica)" pubblicato dalla casa editrice "Casa Musicale Eco" di Monza, una raccolta di brani inediti a scopo didattico, finalizzati allo studio degli elementi fondamentali della tecnica pianistica. Questa raccolta viene utilizzata come materiale didattico presso accademie musicali. Nel 2011 è uscito il secondo volume intitolato “A tempo di valzer” pubblicato dalla casa editrice "Casa Musicale Edizioni Carrara" di Bergamo. La raccolta comprende 15 brani inediti, sempre per pianoforte, a scopo didattico e come dice il titolo a tempo di valzer. Attualmente ha in preparazione la pubblicazione della terza raccolta, brani ancora inediti e mirati ad uno studio più approfondito del pianoforte con la stessa Casa Editrice. I volumi sono indirizzati ai giovani pianisti , ma anche per chi vuole cimentarsi nello studio del pianoforte. dante, che non si sa se più disorientato che confuso o viceversa, ha sbattuto la sua bella nave sugli scogli e qui, di saluti (altrimenti e impropriamente chiamati "inchini" da quando i media si sono intrufolati nelle pieghe della marineria) dalle navi, da quelle sfavillanti adibite alle crociere come dalle altre, meno splendenti, dette "carrette", quei pensionati non ne vedranno mai più. Luigi Fassone

STRETTOIA La modifica della cosiddetta "Strettoia di San Michele di Pagana", tra Rapallo e Santa Margherita Ligure, si avvia ad emulare la costruzione del rigassificatore di Brindisi e chissà non possa arrivare a beccarsi un bel Guinness per il primato di longevità di un progetto. Colà ci sono voluti undici

anni alla burocrazia nostrana per dare il "peggio" di sè e mettere in fuga la British Gas che ha preferito la "Teutonia" all' "Italietta". D'altra parte nel Tigullio i soggetti delegati dall'interpretazione moderna della viabilità si sprecano. Sindaci in carica e "Ex", Consiglio Comunale, proprietari delle case che ingombrano una strada di "discretamente grande" comunicazione dall'epoca dei barrocci ma forsanco da quella delle bighe, Vicepresidente e Consigliere regionali, Soprintendenza dei Beni architettonici ed artistici, Conferenza dei servizi, TAR (il TAR è come l'aglio nel pesto, delibera anche tra le nostre lenzuola...), tutti ufficialmente titolati a decidere. Col risultato che la decisione arriverà quando le automobili saranno citate solo nei libri di storia, perchè i viventi del tempo si muoveranno solo in volo come le libellule...

Associazione Culturale

Caroggio Drito SABATO 14 APRILE - VILLA QUEIROLO - ORE 16,30 Conferenza della Prof.ssa Raffaella Saponaro Monti Bragadin “La regina Margherita ed il suo tempo”

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE” Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: rapallonotizie@libero.it

MERCOLEDÌ 18 APRILE Gita culturale a Bordighera visita alla Villa della Regina Margherita Pranzo in loco Partenza ore 8 da Piazza delle Nazioni con pullman riservato


Gargantua

LETTERE E NOTIZIE

di Renzo Bagnasco

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Il proverbio del mese

Marso sciûto e Arvî bagnòu; beato quello ch'o l'ha semenòu Marzo asciutto e Aprile bagnato; beato chi ha seminato

Orata ai Carciofi

Associazione Culturale A COALINN-A

1 kg circa di orata o due da ½ kg , 1 bicchiere di olio extravergine, 1 bicchiere di vino bianco, 5 carciofi di Albenga, rosmarino, qualche foglia di erba salvia, 1spicchio d’aglio rosa o viola, brodo di granulare di pesce, pepe e sale. ESECUZIONE: Mettere a bagno i carciofi in acqua e limone, dopo aver tagliato loro le punte spinose e ridotto il rimanente in piccoli spicchi. Mettere il pesce pulito, salato e pepato dentro e fuori, in una pirofila con olio, insaporendolo con aglio affettato, rosmarino ed erba salvia; rosolarlo per dieci minuti e poi irrorarlo con il vino e due mestoli di brodo; disposti i carciofi tutto attorno, infornare a 220° e cuocerlo per circa trenta minuti. Servire inumidendolo con il suo stesso brodo di cottura, carciofi compresi.

Domenica 1 aprile ore 16,30 Presentazione del libro "O principin" . In viaggio con il piccolo principe di Antoine de Saint Exubery tradotto in genovese da Alessandro Garibbo nella sala di Spazio Aperto di Santa Margherita Ligure - Via dell'Arco Domenica 15 aprile ore 16.30 “Nobili, patrioti e finanzieri genovesi” Conferenza del prof. Stefano Monti Bragadin

Lettera firmata

CANI E ORDINANZE Spettabile redazione, ad ogni mandato ammnistrativo viene trovata la soluzione definitiva per obbligare i padroni “sporcaccioni” ad eliminare le deiezioni canine. Ricordo le decine di ordinanze, la vasca con sabbia in località Giardini Partigiani, il distributore automatico di guanti e palette... Ogni scelta per eliminare gli ingombranti “regalini” dei nostri amici pelosi è però miseramente fallito. Ora leggo su un settimanale locale che verranno allargate alcune aiuole per risolvere la questione! Ogni commento mi pare superfluo, anche perché sarebbe sufficiente, a mio avviso, punire con severità i contravventori. Lettera firmata

BUIO SUL LUNGOMARE Caro direttore, quale abituale frequentatrice di Rapallo, città che a noi milanesi sta particolarmente a cuore, voglio

CASARZA LIGURE Via Annuti 40 (Croce Verde) Apertura: Martedi ore 12

www.ac-ilsestante.it

MESE

Giorno Venerdì

06

21:18

Associazione di Promozione Sociale

Aprile VENERDÌ 6, ore 17.00 Genovesi e crociati in Terrasanta Le indagini archeologiche a San Giovanni d’Acri in Israele Fabrizio Benente, archeologo e docentedi Archeologia del Mediterraneo presso l’Università di Genova SABATO 7, ore 17.00 Pasqua d’altri tempi Romanze e canzoni intorno al grammofono Gian Paolo Caburazzi, collezionista

segnalare la mancanza di idonea illuminazione sul lato mare della passeggiata. È il punto più affascinante del centro cittadino ed è un vero delitto osservare quanto paia abbandonato e al buio. Non si può fare qualcosa per renderlo più godibile? Grazie e complimenti per il giornale. Matilde Serra

SABATO 14, ore 17.00 Esperienze di vita sul Monte Storie, testimonianze e immagini di un luogo magico: San Fruttuoso Carla Scarsi, giornalista e scrittrice, autrice del libro “Il paradiso dietro l’angolo”

CENTRO CONGRESSI

DOMENICA 15, ore 16.30 Nobili, patrioti e finanzieri genovesi Stefano Monti Bragadin, Università di Genova

Egregio Direttore, leggo da più parti che si vorrebbe realizzare un grande centro congressi da oltre mille posti. Gli assertori si sono mai chiesti quanto costerebbe ai contribuenti un simile carrozzone? Basterebbe informarsi presso i comuni che gestiscono tali strutture per accorgersi quanto siano ormai entieconomiche e fonte di problemi di gestione. Credo sarebbe l’ennesimo spreco di denaro pubblico e non ce n’è certo bisogno. Grazie per la pubblicazione S.P.

20 12 Lunazioni, Stagioni e Segni Zodiacali

Ora./min. Descrizione

Domenica 08

Aprile

Domenica 29 ore 16.30 nella sala di "Spazio Aperto" di Santa Margherita Ligure Via dell'Arco Conferenza di Marzia Dati su “Il risanamento dell'anima attraverso il potere miracoloso delle icone”

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Luna Piena Santa Pasqua (come 1917, 1928, 2007 e 2091)

Venerdì

13

12:49

Ultimo Quarto

Giovedì

19

18:13

Il Sole entra nel segno del

Sabato

21

09:18

Luna Nuova: 2 Lunazione della Foresta

Domenica 29

11:57

Primo Quarto

A

TORO

VENERDÌ 20, ore 17.00 Alla riscoperta dei sapori genuini Gianluigi De Marchi, coautore del libro “Le ricette ritrovate” SABATO 21, ore 17.00 Architettura olistica Ecologia e feng shui per un rapporto profondo con il paesaggio Valia Galdi SABATO 28, ore 17.00 4 maggio 1949: la Leggenda del Grande Torino Conferenza in occasione del 63° anniversario della sciagura di Superga Inaugurazione della mostra con cimeli d’epoca, aperta fino al 4 maggio Giampaolo Muliari, direttore del “Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata” e Domenico Beccaria, presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata



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