In questo numero... Domande e risposte del nuovo direttore
BOTTA E RISPOSTA
“Ho visto la vostra bella ed elegante rivista PrimaPagina, ma ci sono delle domande per cui chiedo chiare e doverose risposte: esiste una linea editoriale normalmente indicata dalla proprietà? Avete un coordinamento della redazione o editoriale?...” Così inizia la lettera al giornale di Annamaria Di Paolo, insegnante di Teramo, che rivolge domande intelligenti e opportune, alle quali ogni organo di informazione che nasce dovrebbe rispondere. Perché tutto sia chiaro. Il lettore deve sapere e su PrimaPagina saprà tutto. A cominciare dal nuovo direttore, che da questo numero ne guiderà la rotta. Intanto, un punto fermo: il nuovo giornale va nella direzione di chi legge e vuol conoscere i fatti e le notizie del territorio. Con chiarezza, senza reticenze e zone d’ombra. Vicini ai palazzi del potere, ma sempre distaccati e autonomi. Vicinissimi al cittadino, con il quale, numero dopo numero, ci proponiamo di allacciare un rapporto di crescente fiducia e di reciproca collaborazione. Non a caso, uscendo dai soliti schemi, abbiamo preferito prendere spunto per il nostro primo editoriale proprio dalle curiosità e dai dubbi di una lettrice. Per dare ampie assicurazioni sulla linea del nostro periodico e sul coordinamento redazionale. Ma per questo ed altro preferiamo affidarci alla prova dei fatti, senza sprecare facili parole con roboanti programmi e buoni propositi. Appuntamento, dunque, sulle pagine del nostro giornale, con un invito a tutti: scrivete, criticate, pungolate, proponete. Saremo lieti di essere al vostro servizio su temi e problemi di pubblico interesse, che sono i temi e i problemi anche nostri. Il nuovo direttore ce la metterà tutta, attingendo alle sue esperienze professionali e soprattutto al suo bagaglio umano e di buon senso, per dare risposte soddisfacenti. Ma non solo: per aiutare la nostra redazione di giovani a crescere e a costruire insieme il giornale che voi lettori attendete.
Un “galateo” per raccomandATI
14 ANCHE MONSIGNORE SI CONFESSA (CON NOI DI “PRIMAPAGINA”)
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IL SINDACO BRUCCHI SCOPRE LE CARTE
09 L’AQUILA FERITA RICERCA 10 ALLA DELLA NORMALITà CATASTROFE NATURALE ANCHE ERRORI DEGLI 12 MA UOMINI 13 SULLE ROVINE DI NOI MADONNA 16 LA CHE VIENE DAL BUIO BERARDO RABBUFFO: MIE PRIME 21 “LE ESPERIENZE NEL “PALAZZO” I PRIMI SE LA CASA 24 BEATI è POPOLARE VERDI, 26 PIAZZA ADDIO VECCHIO MERCATO CRISPI, DA PEDONE 27 VIALE A INDIANA JONES ELECTRIC POWER A PORTATA 29 ENERGIA DI TUTTI 30 “G BRAGA” FIAT LUX... 33 ISTITUTO RICCITELLI, APPUNTAMENTI 34 ULTIMI DELLA STAGIONE 35 IL TACCUINO DEGLI EVENTI A TRE DIMENSIONI, 37 CINEMA “SPECIALITà” PER OCULISTI ARTISTA 38 UN CONTROCORRENTE TVSEI, L’EMITTENTE CHE PUNTA AL FUTURO
di Tiziana Mattia* *Giornalista professionista. Laureata in Discipline Musicali. Ha scritto su importanti testate quotidiane e periodiche, e realizzato servizi e inchieste per la televisione. Ha pubblicato libri.
“Orologio solare”, anche detto “Orologio dei poveri”. La bella meridiana si trova a Teramo, facciata esterna, lato sud della sala consiliare del Comune. Piazza Orsini.
CRISI NON SI CURA 22 LA CON LA BUROCRAZIA
40 ALICE E IL SUO TALENTO ELEONORA COCCAGNA: 41 PROGETTI E SOGNI NEL CASSETTO MARCO CHIARINI ENRICO MELOZZI 42 ED TRA MUSICA, CINEMA E NON SOLO MIA VICINA DI BANCO ARRIVATA DALLA MALESIA 43 LA 46 VOLONTARIATO, IL MEGLIO DEI GIOVANI -AZALEE PER TE 47 -SOROPTIMIST PER DONNE DI OGGI 48 PASSEGGIANDO PER... BELLANTE 50 PASSEGGIANDO PER... TORRICELLA TORRICELLA TRA BICICLETTE, 52 ASALUTE ED ESPERTI UN MITO 53 RAFFAELLA, MAI DIMENTICATO ALL’ANTICO MACHT 54 RIPENSANDO CON L’AREZZO 55 ACQUA, RISORSA DA DIFENDERE 57 QUEI “VITELLONI” DEL BAR CESTI 58 PILE, MEGLIO SE RICARICABILI -LO STRESS A QUATTRO ZAMPE E CATTIVE 60 -BUONE ABITUDINI ALIMENTARI 62 L’ANGOLO DEL LEGALE L’ESTATE 63 ARRIVA COME TORNARE IN FORMA 65 GUARDA QUI! 66 LE “VIRTù”
DIRETTORE RESPONSABILE TIZIANA MATTIA EDITORE
società cooperativa a r.l. Registrazione Tribunale di TE n. 605 del 14/07/09 Iscr. Roc n. 19234 DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via Costantini, 6 - TERAMO T. 0861.1990235 - F. 1990436 primapagina.te@libero.it direttoreprimapagina@libero.it HANNO COLLABORATO: Francesca Alcinii Alessandra Angelucci Gustavo Bruno Dino Cardarelli Mira Carpineta Vincenzo Castaldo Marco De Antoniis Alessandro Di Emidio Pasquale Di Ferdinando Cristian Di Mariano Vincenzo Lisciani Petrini Matteo Lupi Lina Monaco Stefano Pallotta Patrizia Rapali Raul Ricci Ropel Roberto Santoro Simona Settepanella Valerio Vinod Silverii Alessia Stranieri CREATIVITÀ E GRAFICA Stefania Cappelli CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ Via Costantini, 6 - TERAMO
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Botta xxxx e risposta
Per le vostre domande, riflessioni, considerazioni scrivete a direttoreprimapagina@libero.it
Gent.le Redazione, alcuni chiarimenti rispetto all’articolo comparso sul numero di marzo a proposito della riforma della scuola superiore. Occorre precisare che il Liceo Classico Europeo di Teramo, unico in Abruzzo insieme ad altri 17 esistenti in altre regioni, lungi dallo scomparire dal sistema scolastico italiano, è l’unica sperimentazione, insieme al Liceo Scientifico Internazionale, non esistente peraltro in Abruzzo, a non essere stato toccato dalla riforma Gelmini. Anzi il Liceo Classico Europeo è stato definito dallo stesso ministero “scuola di eccellenza” per il piano formativo che offre, completo sotto ogni profilo disciplinare e aperto alle richieste formative che un sistema globalizzato pretende. Come la conoscenza concreta di due lingue europee, a Teramo l’inglese e il francese, e il rilascio del doppio diploma (italiano e francese) al termine del corso di studi. Il Liceo Coreutico, che verrà istituito il prossimo anno, non ha nulla a che vedere con il Liceo Classico Europeo. Aver questa scuola qui a Teramo è una grande conquista, e grande merito va tributato sia al dirigente del Convitto che al personale educativo che lo ha supportato. Si tratta di una bella realtà sia per la popolazione studentesca della nostra provincia. sia per la crescita culturale ed economica di Teramo, dato che queste due realtà, l’Europeo e il Coreutico, sono scuole esistenti in Italia in numero davvero limitato. Teramo raccoglierà studenti/esse anche di fuori provincia e regione. Da qui la scelta del ministero di collocarle all’interno del Convitto, dato che questa istituzione può offrire agli studenti anche alloggio e vitto.
Caro direttore, sentivo forte l’esigenza di scrivere anche per sfogarmi della “rabbia” che ho avuto stanotte (venerdì prima dell’alba) quando ho seguito la nostra processione. Sono talmente dispiaciuta che non riesco neanche ad esprimere bene ciò che penso. A nome della mia famiglia vorrei sapere: chi ha avuto la trovata di rendere misera la processione del mattino, riducendo in modo incredibile il percorso, non facendo in pratica fare i cori e non entrando nelle chiese? Perché mortificare lo zelo della Confraternita che vive la processione come un privilegio? Come si fa a sostenere che prima la gente si metteva a parlare fuori delle chiese, e non c’era partecipazione sincera? Perché la vostra bella rivista non prende le difese dei teramani ricordando al vescovo, alla curia e ai sacerdoti che la chiesa è popolo, è costituita dai fedeli, e che alle quattro del mattino ci vanno solo quelle persone che hanno fede, e che non vanno in processione per farsi vedere, ma per pregare? Dove stavano i parroci di Teramo? (neanche alla processione della sera ne ho visti tanti). Grazie se ci aiuta a far sentire la nostra voce. Maria Di Odoardo in Ferri
Prof.ssa Luisella di Gregorio (Educatrice del Liceo Europeo presso il Convitto Nazionale di Teramo, responsabile dell’orientamento).
Gent.le lettrice, come vede abbiamo dato spazio al suo sfogo. Pasqua è passata, ma evidentemente il dispiacere per una tradizione centenaria infranta, no. Condivido la delusione, ma confido nel ripensamento “illuminato”. Un anno intero può servire?
Gent.ma prof.ssa Di Gregorio, puntuali e chiarissime le sue precisazioni. Un augurio particolare al debutto del Liceo Coreutico e un proseguimento senza tentennamenti al Liceo Europeo.
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QRcode I codici QR (vedi copertina) sono ormai molto diffusi e permettono di collegare il mondo cartaceo e quello multimediale di internet. Per utilizzarlo basta inquadrare con l’obiettivo del cellulare il riquadro interessato e attendere che sul display compaiano una serie di informazioni testuali. Il software è scaricabile dai siti internet http:// www.neoreader.com/pc.html e http://www.allmobileworld. it/?p=4954
Errata corrige Per errore a pag. 44 dello scorso numero è stato indicato Maurizio Carpineta come pittore polivalente. In realtà la mostra tenutasi nella residenza di campagna Casa De Campo era del pittore polimaterico Roberto Micolucci, curata da Maurizio Carpineta. Ce ne scusiamo con i lettori.
Un “galateo” per raccomandati di Tiziana Mattia Il monsignor Della Casa dell’assunzione. Ecco la “novità” proposta dalla Cisl di Teramo in un settore fin troppo battuto. Da politici e affini. Il sindacato ha chiesto espressamente ad aziende ed enti pubblici di compilare un “galateo” ad hoc, prima di dare lavoro. Un uovo di Colombo, a prima vista. è da sempre che straparliamo di meritocrazia, competenze, professionalità, impegno... E chi più ne ha più ne metta, quando si tratta di stilare graduatorie per assumere. Tra parentesi: anche il nuovo governatore Gianni Chiodi aveva iniziato con il promettere il meglio. Che poi ha dimenticato nel sistemare il suo staff. Chiusa parentesi. Questo per ricordare che i princìpi (e le leggi pure) ci sono. Il problema è che in pochi li rispettano.
Spintarelle e assunzioni “amichevoli”, inutile nascondersi dietro un dito, fanno parte del Dna italico. Anche i più seri ci cascano. Specie quando si accorgono che, nonostante il curriculum quasi perfetto e le esperienze acquisite, insomma i meriti indubbi, al clou devono fare i conti con il solito raccomandato di ferro. Cosa resta se non adeguarsi, per non fare del tutto la figura del gonzo? Del resto, ne dà conferma la stessa Cisl che, in coda alle sue “raccomandazioni” – tanto per restare in tema – a enti e partiti, conclude: “D’accordo, se proprio non potete fare a meno di
modificare l’andazzo antico, almeno riservateci qualche posticino…”. Una provocazione, secondo il sindacato. Ma la cosiddetta
“Triplice”, in questi anni, non ha fatto abbondantemente la sua parte in materia?
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Ricostruzione in tempi ragionevoli xxxx
L’Aquila ferita di Stefano Pallotta presidente Odg Abruzzo No, non è ancora tempo di bilanci. Un anno non basta. Per una tragedia come quella del terremoto dell’Aquila la scansione temporale, forse sì, con la storia e non con la cronaca. I giornalisti, che per definizione sono “storici dell’istante”, si rendono conto che per la ricostruzione dell’Aquila occorrono tempi ragionevoli e proporzionati al livello della devastazione. Una consapevolezza che pervade tutti, in primo luogo i cittadini. Sanno che un anno o due o tre non saranno sufficienti per restituire alla città il volto e l’identità che riempivano di legittimo orgoglio i suoi abitanti. Nessuno ha tempo o voglia di chiedere a chicchessia la ricostruzione in due-tre anni del centro storico. Le ferite inferte dal sisma sono troppo profonde e devastanti per poterlo pretendere. Uno slogan di altri tempi - tempi che hanno contribuito a portare
sul proscenio della storia contemporanea istanze che non avevano mai trovato legittimazione culturale come quelle giovanili - diceva: “Siamo realisti, chiediamo l’impossibile”. La coniugazione di realismo e utopia, come è possibile? Finora abbiamo parlato di “miracolo aquilano” per la velocità con cui lo Stato ha proceduto nella fase emergenziale. Si è parlato di “modello Abruzzo” in termini di Protezione civile; modello da esportare a livello internazionale. L’opinione pubblica nazionale ha introiettato il messaggio dei media che a L’Aquila sia stato fatto quello che andava fatto e anche di più. È tutto vero? A L’Aquila mancano ancora le case per tutti. Migliaia di suoi cittadini vivono ancora a chilometri di distanza dalla città. Molti hanno fatto la scelta di lasciare, più o meno definitivamente, la città. Il tessuto produttivo e sociale ha subito il colpo
ferale dal terremoto, dopo anni di agonia assistita. Migliaia di attività commerciali non esistono di più. L’Aquila, che è una città ferita, avrebbe bisogno di un ceto politico in grado di occuparsi in prima persona della città. Ma non lo ha, e quello che aveva è evaporato con le ultime elezioni provinciali. Di fronte ad un simile scenario, che si contrappone alla virtualità delle rappresentazioni “fattoidali”, solo un progetto che mira alla soluzione di un’equazione teoricamente impossibile può riuscire a restituire agli aquilani la loro città in tempi ragionevoli: non due anni, ma nemmeno dieci o quindici. Solo se i cittadini saranno realisti e riusciranno a chiedere l’impossibile avranno chances per il loro futuro di aquilani. Sarà ricordata come “la storia di un’utopia”, ma nel momento in cui sarà storicizzata non farà più parte dell’immaginazione collettiva.
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Alla ricerca della normalitа
Gli umori della gente a un anno dal terremoto tra ottimismo e qualche critica Testo e foto di Dino Cardarelli L’Aquila un anno dopo. Siamo tra la gente per carpirne gli umori. Molti sono apparsi piuttosto critici sulla possibilità che la città rinasca in tempi brevi, ma ci sono anche gli ottimisti. Antonio Calvisi, per esempio, di professione barista: “La situazione sta tornan-
do alla normalità, o quasi. La città si sta riprendendo, anche se la tensione resta molto alta, soprattutto perché le scosse continuano e si sobbalza ad ogni piccolo
rumore. Devo dire che non siamo stati abbandonati, il governo si è impegnato, non ci hanno lasciati soli”. Su posizioni simili Leonardo Cappelli, operaio: “La nostra vita è cambiata, questo è normale. Per cinque mesi non ho potuto lavorare, essendo stato fuori città. Poi però sono rientrato. Ora si sta cercando di ricostruire. Io sono impegnato a Collemaggio. Si cominciano a vedere i primi segni di ripresa. Le forze politiche hanno fatto tanto e continuano a farlo”. Critico
il proprietario dell’edicola La Villa: “La città
è ancora ferma. Noi siamo stati tra i primi a riaprire dopo il G8, nel giugno scorso. Ma se prima il lavoro bastava a campare due famiglie, adesso non è sufficiente nemmeno per una. Oltretutto, trovandomi al confine della zona rossa non ho ricevuto alcun finanziamento. Le forze politiche non
hanno fatto molto. Ho però apprezzato il fatto che Berlusconi ci abbia messo la faccia. La Protezione Civile invece ha fatto tanto”.
Secondo l’architetto Vincenzo Giusti molti errori sono stati commessi: “Non capisco
perché sia stata scelta proprio L’Aquila per realizzare i quartieri satellite, le cosiddette new town. Inoltre l’opera di puntellamento degli edifici danneggiati è stata incompleta, e l’assistenzialismo troppo forte. Si è pensato, anche giustamente, a ricostruire le case, ma è stata tralasciata completamente l’economia. Ricordo che in Friuli, subito dopo il terremoto si disse: ‘prima le fabbriche, poi le case’. Qui non è stato lo stesso. Il tessuto sociale è stato disperso, e sarebbe fondamentale rilanciare il centro storico, in modo da ricreare almeno un punto di aggregazione”.
Stessa lunghezza d’onda per l’imprenditore Davide Cavallo: “A livello commer-
ciale L’Aquila è abbastanza ferma. Dove c’è una concatenazione di operai si è ripreso, altre zone sono state completamente abbandonate. Le imprese non sono state agevolate per niente. Hanno bloccato il pagamento delle tasse fino a giugno, ma se poi bisogna restituire anche gli arretrati, credo che quelle poche attività che hanno riaperto, saranno costrette a chiudere. Si sarebbe dovuto fare come in occasione di altri terremoti, bloccando il pagamento delle tasse almeno per 10 anni”.
Un “anonimo” delle Protezione Civile racconta
Catastrofe naturale ma anche errori degli uomini di Raul Ricci Poco più di un anno fa, se ce l’avessero detto, nessuno ci avrebbe creduto. Avremmo forse pensato a delle divagazioni di qualche scrittore di best-sellers catastrofici. L’Aquila e ciò che fu, l’Abruzzo e ciò che è ora. Da un responsabile di uno degli uffici amministrativi della Protezione Civile, una sincera testimonianza e un personalissimo senso di inquietudine nel parlare del post-sisma. Per il ruolo che ricopre, è impossibilitato a rilasciare dichiarazioni. Eppure, forte prevale la voglia di testimoniare. “Sin da subito, - inizia a raccontare - abbiamo avvertito un gran-
de senso di responsabilità per l’intervento imminente ad un’emergenza che, da quando ho memoria in questo campo, non ha eguali, sia per quanto riguarda la vastità dell’area coinvolta (ben 57 comuni) che per le numerose perdite umane. Una mole di lavoro impressionante, che sin dal giorno seguente la notte del 6
aprile abbiamo sentito gravare sul nostro operato. Gli obiettivi sono stati da subito chiari, sospinti da una volontà governativa ben precisa, quella di far rientrare nelle case le popolazioni coinvolte prima dell’inizio dell’inverno. Un progetto ambizioso che è stato realizzato con successo. Ora deve iniziare la seconda fase, quella della ricostruzione”.
A conti fatti, ciò che più ha interessato i tecnici intervenuti per i sopralluoghi e per la catalogazione di stabilità degli edifici, è stata un’attenta osservazione dei piani urbanistici preesistenti, che, sembra, si siano rivelati fallimentari. “Confesso che,
nell’analizzare l’organizzazione urbanistica della città, - sottolinea - sono rimasto sconvolto dall’incoerenza del piano con i relativi studi geologici, da tempo sotto gli occhi di tutti. Basti pensare alla ormai tristemente nota via XX Settembre, dove c’era la Casa dello Studente. Un’area sorta interamente sulla faglia. Per non parlare poi, dei numerosi che hanno evidenziato in numerosi casi l’utilizzo di materiali edili scadenti o sospetti nelle strutture più moderne. Basti pensare a cemento armato con sabbia non idonea, ferri sottodimensionati, coperture in cemento armato troppo pesanti, pareti interne divisorie di pochi centimetri di spessore. Un motivo per riflettere sulla gravità degli
Presentato a Teramo il libro fotografico di Giovanni D’Alessandro e Stefano Schirato
Sulle rovine di noi di Lina Monaco
errori commessi fin nel recente passato per la costruzione delle case”. Anche le pecche di ristrutturazione degli edifici del centro storico sono motivo di riflessione.
“Le carenze evidenziano palazzi antichi gli errori del passato. Innanzitutto, la pessima qualità della malta delle murature antiche. Molti erano coscienti di questo, ma hanno sottovalutato il problema negli interventi di restauro, così come tanti gli errori in fase di fortificazione delle mura portanti. In molti casi è stata evidenziata l’eliminazione del muro di spina nelle strutture portanti crollate, o nelle facciate in fase di ribaltamento tolte le antiche catene, non sostituite da nessun altro collante strutturale”. “Come non ricordare - aggiunge l’addetto della Protezione Civile - che studi geologici di ben cinque anni prima basati su un rapporto dettagliato del Servizio Sismico Nazionale siano praticamente rimasti inascoltati per tutto questo tempo? Com’è possibile dimenticare che il sindaco stesso del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, già una settimana prima del sisma aveva allertato le istituzioni per richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza, senza per altro ricevere alcuna risposta?”.
Alle 3.32 di quel giorno lungo un anno la nostra terra sembra abbia intrapreso un faticoso viaggio nella notte della ricostruzione. Fino al suo termine, fatto di un’alba non si sa ancora quanto lontana.
Aprile 2010. Teramo, sorella minore, tende le mani, lo sguardo e le orecchie e si ferma per un minuto. Un minuto di compostezza, di silenzio, dedicato alla memoria di chi è stato strappato alla vita dalla vita stessa. Teramo si ferma a guardare una sorella, l’Aquila, ferita, piegata, distrutta e la stringe in un abbraccio. Gli occhi di Stefano Schirato hanno catturato e fermato nel tempo e nello spazio il dolore, la paura, quel senso di abbandono e vuoto che si sono attaccati al cuore dei sopravvissuti come famelici avvoltoi. Le parole di Giovanni D’Alessandro hanno dilatato nello stesso spazio e nello stesso tempo quell’identico dolore, quella identica paura, facendone musica che si è insinuata nelle orecchie, facendone ossigeno che si è spinto fin dentro i polmoni di tutti noi presenti. Su ognuno è regnato un silenzio composto, il pianto commosso delle vittime sopravvissute si è rotto inconsolabile. “Sulle rovine di noi” è un “libro di cui non si può parlare - commenta lo stesso autore Giovanni D’Alessandro - è un li-
bro che non si può vendere. Come si fa a vendere il dolore?”. Ma per lui, scriverlo è stato inevitabile, tanto densa è la linfa aquilana che gli scorre nelle vene. E lo stesso è valso per Stefano Schirato, straordinario fotografo, i cui fermo immagine di vita di quei primi
momenti dopo la grande scossa , hanno fatto il giro del mondo. Le istituzioni della provincia si sono raccolte in doveroso silenzio. Le parole del presidente Valter Catarra sintesi perfetta di un evento sentito, lontano da ogni forma di speculazione. Un momento intimo e familiare in cui due città sorelle si sono tese l’una verso l’altra a leccarsi le ferite, a curare lutti, e risollevare i figli, anime smarrite.
Persone, personaggi e personalita’ xxxx
Anche Monsignore si confessa (con noi di “PrimaPagina”) Il Vescovo Michele Seccia parla del futuro e presenta i suoi progetti per la Diocesi di Ropel
Michele Seccia, vescovo a Teramo da qualche anno, si è saputo imporre per un tratto gentile, un rigore invidiabile ed il
costante impegno per una chiesa teramana viva e vitale, pur se con problemi.
pastorale, dall’appartenenza alla corresponsabilità, si risponde a questa domanda. Il laico che prende coscienza del proprio battesimo e del proprio essere membro della chiesa deve avvertire una corresponsabilità”. C’è
un ritorno di fedeli nelle chiese rispetto a qualche anno fa? “Nu-
mericamente sì, qualitativamente è da vedere”. Un vecchio progetto mirava a far coincidere la diocesi con il territorio provinciale. Che possibilità ci sono?“Al momento non si
prevedono grandi movimenti, però da quando sono venuto in questa diocesi avverto anche un certo disagio di natura culturale”. Movimenti e ordini
religiosi, che agiscono in maniera non strettamente omogenea, non potrebbero creare qualche confusione o momento di disagio?
“Non parlerei di un modo non omogeneo, più che altro dei carismi propri così come la Chiesa li ha riconosciuti. Ricordiamo quello che è accaduto ai tempi di San Francesco, l’inizio del francescanesimo o anche degli stessi domenicani. C’è una realtà che può essere un problema, ma i problemi li fanno le persone”. Dall’abito talare
di tipo tradizionale e consolidato nei secoli si è passati al clergyman come ovvia forma di adeguamento ai tempi.
Prima di iniziare, mi chiarisca un dubbio. Come devo chiamarla, Eccellenza, Monsignor Vescovo o Padre? “Non ho mai fatto distinzione di ti-
toli, perché avendo vissuto in parrocchia, sono sempre stato don Michele. Per ogni denominazione c’è un’osservazione”. C’è
oggettivamente una carenza di vocazioni. Cosa si fa in particolare in questa diocesi? “Il discorso è molto
complesso. In primo luogo c’è il problema dell’età dei sacerdoti. Su 102 nella diocesi, 28 hanno tra 80 e 96 anni, altri 32 vanno da 70 a 80 anni. In pratica, superano il 50%. Sono molto ottimista, nel senso della speranza, e con il realismo che mi riporta alla recente perdita di don Gianni Di Bartolomeo a 57 anni. La speranza è legata ai diversi giovani che stanno chiedendo di diventare sacerdoti”. Accanto al parroco si vedono sempre più laici. Ha una fondamentale importanza questo tipo di apporto? “Nell’ultima lettera
Cambiamenti per l’esteriorità, ma non per certi principi, regole, indirizzi. Cosa può dire? “C’ è stata una
trasformazione nella fedeltà, una evoluzione che non può toccare valori fondamentali. Facciamo un esempio concreto. Difficilmente, io credo mai, la Chiesa accetterà di rivedere una certa posizione a proposito di valori morali come la difesa della vita”. Come si difende e protegge il ricco patrimonio artistico della diocesi di Teramo?
“Con un censimento analitico, che è stato fatto, di tutte le opere d’arte, utilissimo, anche dopo il terremoto, da fornire
alla sovrintendenza degli organismi statali”. Una curiosità. Da chi si confessa? “Quando sono arrivato in questa Diocesi ho individuato un sacerdote, un religioso con cui si è stabilito un rapporto di fiducia, ma anche un rapporto di fede, perché la confessione è un sacramento che va vissuto nella fede”. Quali i progetti del Vescovo di Teramo? “Innanzitutto completare la visita pastorale che avverrà nel 2012. Poi, valorizzare realtà, chiamiamole immobiliari, per finalità pastorali. Per esempio, Santa Maria Immacolata di Giulianova. Ancora di più, le due ‘perle’ della carità della diocesi, l’opera di Padre Serafino a Giulianova, e di don Silvio De Annuntiis a Scerne di Pineto e Cerchiara per i bambini. Infine, ma forse è un sogno, la creazione di un museo diocesano”. Una speranza di Monsignor Michele Seccia? “Vedere questa Diocesi come comunità ecclesiale, realtà diversificata di parrocchia, di culti e di associazioni, convergere sempre più verso un’unità e impegno di una testimonianza credibile nella nostra società, che oggi ha bisogno di persone coerenti, cristiani che vivano la propria fede anche nel sociale, nella politica e nella professione”.
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La Madonna che viene dal buio di Tiziana Mattia Cominciava tutto lì, a Sant’Agostino, tra un brivido, uno sbadiglio represso dagli adulti e uno sfacciato dei bambini. La notte ancora incerta se morire davanti alle porte spalancate della chiesa. Il tramestio sul sagrato, la gente che aumentava pian piano, sempre più stretta nella piazzetta, e le prime candele a scambiar-
si i fuochi. Ci si cercava nel buio, le facce dell’anno precedente, i saluti, i pensieri rapidi a quelli che non potevano esserci, lì davanti. In attesa. L’atmosfera s’era creata. Ed era solo l’inizio. Poi, d’improvviso, a far tacere le chiacchiere insonni, il primo canto, dal profondo della luce. Iniziava la processione. Pochi si mettevano in marcia. Quasi tutti attendevano la comparsa della Madonna, sgomitando per un posto dietro, vicinissimo al dolore,
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ma pieno di speranza. Un’illusione subito cancellata dai “sergenti” incaricati di stabilire le fila scomposte dell’ esercito in marcia. Così iniziava il percorso, calcati tra le prime viuzze del centro, man mano distanti lungo il tragitto segnato. Fino alla prima sosta. A piazza Garibaldi. Gelida quasi sempre l’attesa – Pasqua alta o Pa-
squa bassa segnavano inevitabilmente la temperatura della notte quasi finita. Ecco i primi “intrusi”, i soliti, a immergersi tra la gente. Un sorriso complice, uno sguardo di rimprovero, una carezza. Ogni anno, fedeli, i randagi accoglievano il percorso a passo perfetto. Mentre di lato, lungo le strade, ragazzi che avevano tirato la notte, guardavano con smorfie sarcastiche o incerte, la doppia fila che, intanto, s’era arricchita a dismisura. Sei stato, tu
l’ingrato, Gesùmmio, perdon, pietà…., i canti ripartivano dal capo della processione, e procedevano, in un canone assurdo, stonato, a gola spiegata di alcuni, timido e di buona volontà per altri, ma deciso, verso quella Madonna trafitta in petto, e le mani aperte in una ricerca senza speranza. L’alba coglieva rapida, o insicura, dalle parti della Madonna delle Grazie. Quasi sempre. Ma prima, dietro le finestre chiuse, volti curiosi avevano seguito il tragitto. Un segno di croce al passaggio lento del corteo, una preghiera, una grazia a mani giunte, per l’ultima Pasqua. Lungo il corso vecchio, i profumi del giorno appena iniziato contavano passi spediti. Il pane appena sfornato, le pizze della festa morbide di uvetta e anice, il caffè del primo bar aperto. Qualcuno si faceva tentare, e lasciava svelto la folla. Per riprenderla subito, però, la Madonna avrebbe capito. Davanti al Duomo, la stanchezza era accantonata per l’anno successivo. I volti, ora tutti chiari, si scrutavano con il sorriso del compito portato a termine. Il campanile batteva le sette. All’incirca. Di nuovo alla piazzetta, come all’inizio. Per l’ultimo canto alla Madonna, che rientrava guardando il suo popolo. Smarrita, ma contenta, per quest’amore strano, chiuso da un applauso. Qualcuno piangeva, allungando la mano verso la statua, qualcuno già pensava al racconto, più tardi, al lavoro, qualcuno commentava l’andamento della notte. Infine, Sant’Agostino ritrovava il silenzio. Il terremoto, dicono, ha chiuso le porte della chiesa, e quel vuoto si è allargato a dismisura, cancellando i canti stonati, e i bisbigli frammisti all’Ave Maria. La solitudine ha preso il posto della tradizione, passata di moda. Peccato, perché alla processione della Madonna, nessuno si è mai sentito solo. Teramo cambia, diventa più moderna. Ma non ci piace più.
Attualitа
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Tradizione ultracentenaria che rischia di finire
“Tiro al bersaglio” sulla citta‘ oggi e quella che sara‘
Il sindaco Brucchi scopre le carte di Ropel
Chi sono Sposato con due figli, Filippo e Nicoletta. Anni quarantotto. Generoso, posso sembrare scontroso ma non lo sono. Non sono superstizioso anche perché mi sono insediato un venerdì 17. Amo il lavoro e sono un po’ permaloso. Non ho mai pensato di avere un modello come amministratore. Nella professione, da quando mi sono dedicato alla senologia, Paolo Veronesi. Oltre al tennis mi piace lo sci, e mi dedico molto alla cura della casa, da un punto di vista architettonico. Qualche volta “mangio la galletta”, quando non viene detta la verità, e mi faccio sentire.
Il chirurgo opera con freddezza e lucidità, l’amministratore deve avere rigore ma anche elasticità. Come concilia le due cose? “Da
quando ho iniziato a fare politica, ho imparato tante cose, anche ad essere più elastico. Mi hanno detto che, in tutti questi anni, la politica mi ha aiutato a cambiare un po’ il carattere ed il mio modo di essere. Rimango sempre abbastanza determinato nelle cose. Sia nell’attività professionale che in quella politica, devo risolvere il problema che affronto”. Teramo si può anche de-
finire un po’ disordinata e un po’ dissestata. Ci sono troppe buche, è carente la segnaletica orizzontale. Come mai? “è vero, paghiamo
un anno di commissariamento, non
perché voglio dare colpa al commissario, perché di fatto non sono state fatte le manutenzioni. Abbiamo già un primo piano di intervento di 600 mila euro per quanto riguarda le manutenzioni, si partirà subito dopo Pasqua e, dopo il rinnovo della convenzione con la Te.Am, anche con il rinnovo della segnaletica. è vero, le strade sono dissestate, soprattutto in centro storico, ma anche altre strade principali”.
Lei auspica che si vada in bici, ma non è semplice. “è vero, però ci stiamo organizzando”. Come è il ruolo dell’opposizione qui a Teramo?
“Lo giudico utile, però, l’ho detto anche in consiglio comunale, ha disatteso le aspettative che aveva dato. Sono state fatte alcune dichiarazioni, alla
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presentazione delle linee programmatiche, che presentavano un’opposizione collaborativa e costruttiva. In nove mesi l’opposizione ha votato solo un provvedimento insignificante, ma nei provvedimenti importanti, che dovevano segnare in qualche modo lo sviluppo di Teramo, ha votato no”. Gli uffici comunali sono
disseminati sul territorio della città, e l’organizzazione dei servizi ne risente. C’è qualche progetto che possa essere anticipato? “Sì, stiamo lavo-
rando insieme alla Provincia per una sede unica, che potrebbe essere anche l’ex manicomio, il cui recupero è un punto strategico di questi cinque anni di amministrazione”. Sull’ex Psichiatrico il Comune come si sta muovendo? “Subito dopo eletto, ho avuto i primi incontri con la Asl. L’Agenzia delle Entrate ha fatto una valutazione del bene pari a 14 milioni di euro. Siamo in campo attraverso Gessica, un sistema di programmi europeo che deve fungere da leva finanziaria, e stiamo creando fondi di investimento dentro i quali ci saranno l’ex manicomio e via Longo”. A proposito delle case po-
ne è l’aspetto più importante. L’Aquila ci ha insegnato. Credo che da oggi in poi uno degli obiettivi principali sia costruire in maniera antisismica, anche a Teramo”.
Sta per iniziare su tutto il territorio comunale la raccolta porta a porta. Ma le isole ecologiche? “Le isole eco-
logiche spariranno, il cittadino conferirà sotto il suo portone e, nel momento in cui si trova al di fuori dell’orario stabilito di conferimento, è già presente un sito in località Carapollo dove può andare. Ne saranno create altre più vicino alla città,
però c’è anche l’esigenza di un nuovo teatro. Il referendum che effetti potrebbe portare, se verrà effettuato? “Ho preso atto che sono state raccol-
te 5000 firme, ora al vaglio degli uffici per verificarne la validità. Se ci saranno tutti i presupposti e se la commissione che dovrà essere nominata dirà che il referendum è ammissibile, si farà”. Quali effetti potrebbe produrre? “Il consiglio comunale potrà tenerne conto o meno, in base ai risultati”. Teatro Romano,
anch’esso avrà un suo sviluppo e
polari di via Longo, alcuni abitanti lamentano il mancato il riscatto, altri difformità di condizione. “In via
Longo gli stabili verranno abbattuti e ricostruiti, e, comunque, chi ha diritto ad essere lì riavrà, dopo i lavori, l’appartamento, così come ce l’ha ora. Dalle verifiche che abbiamo fatto, tuttavia, sappiamo che ci sono diverse persone che non ne hanno più diritto e vi abitano abusivamente”. Rispetto alle dichiarazioni
Quali iniziative sono state prese o si prenderanno, quanto meno sotto il profilo dell’informazione, messa in sicurezza, punti di raccolta? “Abbia-
mo già messo in atto un piano di sicurezza, relativamente ad eventi sismici e calamitosi, un piano che adesso è concluso e dovrà essere reso pubblico. La prevenzio-
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comuni capoluogo si sono dati uno statuto in passato. Lo si rispetta?
“Direi assolutamente di sì, stiamo adesso rivedendo il regolamento, perché quello comunale è un po’ vecchio e lo porteremo in consiglio”. Lo statuto prevede espressamente il difensore civico, ufficio mai attivato. “Ha ragione, ci ri-
flettevo qualche giorno fa, sull’opportunità di dare seguito a quanto previsto dallo statuto. Finora non è stato fatto, ma devo dire che faccio il sindaco da appena otto mesi. L’impegno a tal proposito c’è”. Teramo è una citta turistica? “Teramo ha le potenzialità per essere una città turistica. Non sono state sviluppate, secondo me, le potenzialità che ha. Stiamo lavorando molto anche su questo percorso urbanistico-culturale: Castello Della Monica, Pinacoteca, Ipogeo, ex Provveditorato, Cattedrale (vorrei fare in modo che la cripta di San Berardo fosse accessibile) Teatro Romano, nuovo teatro. Il 16 aprile riapriamo gli scavi archeologici di Sant’Anna e Largo Madonna delle Grazie”. L’accoglienza a Teramo è fortemente limitata. Non è compito dell’amministrazione comunale che però può stimolarla. “Lo stiamo facen-
programmatiche presentate in sede elettorale, qual è la visione della Teramo del futuro? “Credo che Teramo
debba risolvere il problema principale, quello del traffico. Sono fiducioso nell’apertura del Lotto Zero entro l’estate, ho avuto un incontro definitivo con l’Anas. Sullo ‘stradone’, per l’estate contiamo di iniziare i lavori per la rotonda, l’abbattimento del muro, e, quindi, sistemare anche l’ingresso a Teramo. Andiamo avanti con la corona dei parcheggi che abbiamo già iniziato, tre su quattro sono già pronti”. Esistono faglie sotto la città.
studio di fattibilità e, se ci sarà subito la disponibilità di fondi, intanto partiranno i lavori propedeutici alla preparazione di questo, la messa in sicurezza degli archi del teatro. I tempi non sono lunghi”. I
ma sempre in zone periferiche,dove, fuori dall’orario di conferimento, si potrà andare a portare i propri rifiuti”. è stato
proprio di recente determinato il tempo di affidamento alla Te.Am. della convenzione fino al 2015... “è
stato dimostrato anche in consiglio comunale, attraverso alcune sentenze, che il nostro partner è sicuramente affidabile. Gli uffici legali hanno lavorato sulla legittimità dell’atto, per me lo è assolutamente”. L’ex stadio oggetto di grandi clamori e calori. C’è un affetto di molti,
una sua fruibilità, come è stato annunciato? “Sono stato molto chiaro sul
teatro romano. Ci interessa il recupero funzionale, l’abbattimento di Palazzo Adamoli e Palazzo Salvoni. Lo faremo attraverso uno studio di fattibilità che verrà redatto dal prof. Carbonara. Solo a quelle condizioni, dunque, se ci sarà la disponibilità di fondi da parte di regione, provincia, comune e fondazione. Basta con le polemiche, dobbiamo remare tutti nello stesso senso”. Possiamo anche prevedere i tempi? “Entro giugno avremo lo
do, cercando anche di creare delle situazioni perché qualche imprenditore voglia aprire attività e strutture alberghiere. C’è una proposta che stiamo valutando, ed è quella di Teramo Alta dove è previsto un albergo. Lo Sporting è stato ristrutturato in maniera egregia, anche l’Abruzzi ha un progetto di ristrutturazione. L’interramento della stazione ferroviaria prevede la realizzazione di un insediamento alberghiero”. A proposito di interramento della stazione? “L’interramento della stazione fa parte della STU, la stiamo portando avanti, ma le ferrovie dello stato non hanno nessuna intenzione di investire su questa tratta. Stiamo pensando di coinvolgere la Sangritana”. Uno sti-
molo dell’amministrazione comunale a ristoratori, trattorie locali, perché mantengano dei piatti tradizionali nei loro menù, non è anche questo un messaggio turistico?
“è un messaggio assolutamente turistico e importante. Dovremmo fare in modo che il piatto le Virtù diventi una sorta di tipicità del territorio attraverso un ricono-
scimento. Stiamo lavorando ad un progetto importante che si chiama “gustè”, finanziato con fondi europei, che cercherà di promuovere questi aspetti”. Abbia-
mo un’importante Università. A parte il raccordo stradale, c’è un raccordo funzionale, culturale e di sinergia vera e propria con l’Università? “Assolutamente sì, con l’università
c’è una grande sinergia che si determina anche nella presenza del sindaco all’interno del CdA dell’università, ma c’è anche un rapporto quotidiano di scambio di idee e conoscenze. Credo che le istituzioni debbano essere veramente vicine all’università. Stiamo sviluppando anche un discorso di maggiore vicinanza, anche fisica, tra la sede dell’università e la città”. Ha un sogno nel cassetto come amministratore? “Di lasciare, quando il mio mandato finirà, un segno importante per la mia città, non per il mio ego, ma perché voglio che fra qualche anno si dirà che il sindaco Brucchi ha fatto qualcosa
di buono per la sua città”. Ha usato un verbo, “lasciare” fra cinque anni il mandato, quindi che significa, che ha delle prospettive di altro indirizzo? “Per carattere sono una persona che
si lascia sempre tutte le porte aperte, anche perché sono convinto che, quando si chiude una porta, si apre un portone. La vita offre tante possibilità da cogliere al momento. Adesso sono sindaco di questa città, fra quattro anni vedremo”. Un saluto ai cittadini. Devono avere speranze, pazienza, fiducia? “Devono
avere fiducia, un po’ di pazienza, dare grande collaborazione al sindaco perché da solo non può raggiungere tutti gli obiettivi fissati nel programma elettorale. Devo dire che dopo una prima fase anche un po’ dura di rapporto con i cittadini, per esempio sul traffico, ora c’è grande collaborazione. Mi fa piacere se vengo fermato per strada, e i cittadini stessi mi danno anche la spinta per andare avanti”.
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Da Teramo a L’Aquila, dal Comune alla Regione
Berardo Rabbuffo: “Le mie prime esperienze nel Palazzo” di Mira Carpineta
Architetto, 42 anni, in attesa di diventare papà, Berardo Rabbuffo ha svolto, nelle precedenti amministrazioni comunali, i ruoli di consigliere e di capogruppo, fino all’incarico di vicesindaco, assessore e poi di sindaco facente funzioni, dopo le dimissioni di Gianni Chiodi. Oggi, come consigliere regionale affianca ancora l’ex sindaco divenuto Governatore dell’ Abruzzo. Spontaneo e loquace, con un intercalare che dichiara la sua profonda teramanità e il forte senso della famiglia, è un fiume di parole, costantemente interrotto dal telefonino, ma ansioso di illustrare il lavoro svolto e quello ancora da svolgere. Dal comune alla regione, due modi diversi di fare politica? “Il Comu-
ne per me è stato una grande palestra, un’esperienza formativa che mi ha dato le emozioni più forti. In Comune si seguono i problemi, si curano i progetti, Alla Regione è completamente diverso. Il risultato finale è una legge, gli interventi si vedono dopo un po’ di tempo, vanno verificati. Per questo motivo stiamo studiando un sistema di monitoraggio delle leggi”. In che modo? “Una legge come quella sul Piano casa, ad esempio, ha lo scopo di incentivare l’economia, migliorare il patrimonio edilizio. Dopo una prima fase di applicazione deve essere verificato il raggiungimento dell’obiettivo. Si emanano tante leggi per agevolare l’economia, o creare posti di lavoro, poi
però bisogna andare a vedere se hanno prodotto risultati, o se sono rimaste solo alla fase dell’enunciazione. Quello che stiamo studiando è un sistema con cui si può monitorare il processo applicativo e i risultati ottenuti. Una prassi che all’estero è già attuata”. Come nasce una legge?
“Alla Regione, molto del lavoro legislativo si svolge nelle commissioni. Io sono in quella Urbanistica, che tratta le leggi legate all’edilizia. Ad agosto abbiamo adottato il piano casa. Far nascere una legge è un lavoro molto complesso, che passa attraverso un’ elaborata discussione degli emendamenti. Fondamentale la mediazione, senza la quale è praticamente impossibile legiferare. Spesso però sono proprio gli emendamenti a rendere lacunoso il testo, e necessarie le successive modifiche”. Ha citato la legge sul Piano casa, di cosa si tratta? “Di un provvedimento che mira a razionalizzare e contenere l’utilizzazione del territorio,
ed è caratterizzata da due aspetti fondamentali: intanto l’abitabilità dei sottotetti. Utile soprattutto a migliorare le strutture turistiche, che in quanto a investimenti (ristrutturazioni, miglioramenti) sono ferme a 30 anni fa. Il secondo aspetto è l’incremento dell’economia legata all’edilizia privata, in quanto i benefici della legge consentirebbero di ristrutturare abitazioni, migliorare l’assetto urbanistico, adeguare edifici più obsoleti alle norme di sicurezza. Tutto ciò rimetterebbe in moto l’economia legata a questo settore”.
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€conomia
La crisi non si cura con la burocrazia Salvatore di Paolo, presidente di Confindustria Teramo: “La ripresa delle aziende è soprattutto nelle mani delle banche”. Rinnovarsi e rinnovare. Il futuro nella ricerca. Le scelte della Regione.
bero credere di più in se stessi, nella propria azienda. Rinnovarsi e rinnovare costituiscono il metodo più utile”. Ma le banche aiutano in questo? “Questa è la nota dolente e stonata. In questo momento abbiamo invece un’ informazione completamente diversa. Le banche non stanno sostenendo la ripresa. Si preoccupano dei loro problemi, ma l’economia può ripartire solo se le banche tornano a prestar soldi, altrimenti può succedere di tutto, ma non la ripresa. Ci sono solo delle buone dichiarazioni d’intenti, ma noi abbiamo bisogno di banchieri che credano nelle imprese, non di burocrati”. C’è
un dialogo aperto tra imprenditori e banche, sull’argomento? “Sì c’è, e
di Mira Carpineta
Campano di nascita, abruzzese di adozione, Salvatore Di Paolo, 58 anni, manager dal 1981 dell’Azienda GELCO srl di Castelnuovo Vomano, nuova guida di Confindu
stria Teramo, ha il cosiddetto “fisique du rol” del presidente: alto, affabile, elegante e con un inconsueto senso dell’umorismo. Siamo andati ad incontrarlo per un’intervista a tutto campo sul
mondo dell’industria. Presidente, la Rete delle imprese è un vantaggio o un limite? “È sicura-
mente un vantaggio nella misura in cui la si attua. Oggi, in buona sostanza, questa rete non c’è. Restano praticamente le piccole imprese, sballottate di qua e di là con una scarsa visione di quello che può essere il loro futuro. Il progetto è di metterle insieme per farle diventare comunque grandi”. Com’è la situazione reale, ci sono segnali di ripresa?“La situazione è difficile, direi che non ci sono grossi segnali di ripresa se non quelli indicativi della cassa integrazione che è diminuita. Questo sta a significare che i dipendenti sono di più nelle aziende, e che quindi si lavora di più. Fondamentalmente c’è stata una crisi di commesse. Si sono fermate tutte le aziende, ora faticosamente questo circuito si sta rimettendo in moto. Siamo comunque in una fase appena iniziale che andrà verificata dopo l’estate. I tempi sono abbastanza lunghi. Sento parlare di un Pil dell’1,2 per il 2010, e non è un granché, visto che nel 2009 abbiamo perso 5 punti. È una lentissima ripresa”. Quali le strategie che si stanno attuando? “Indubbiamente in momenti di grave crisi è importante sopravvivere. Gli imprenditori dovreb-
alcune iniziative sono state prese proprio in base ad accordi tra le associazioni di categoria e banche, ma c’è bisogno di qualcosa di più importante e di più ampio respiro. Il problema fondamentale della nostra provincia è che ci sono soprattutto aziende medio-piccole che non hanno forza se non vengono sostenute. Ci sono imprenditori bravissimi, che però non hanno le disponibilità necessarie. Le banche devono sostenere queste iniziative”. Previsioni sul nostro territorio? “Ci sono settori particolarmente in sofferenza come il metalmeccanico, ma il comparto, quasi sparito, del tessile e dell’abbigliamento è leggermente in ripresa e poi c’è tutto il settore agroalimentare che sta funzionando abbastanza bene. Poi c’è il polo di’innovazione che sta per partire…” Di cosa si tratta? “La Regione finanzierà raggruppamenti di imprese, in associazione con l’Istituto Zooprofilattico e l’Università, per fare ricerca. I risultati rifluiranno a cascata su tutto il comparto. I progetti che ne verranno fuori potranno successivamente essere finanziati dalla Comunità Europea. In Abruzzo sono previsti quattro o cinque poli di innovazione. Uno di questi sarà a Teramo e riguarderà il settore agroalimentare. Saremmo i capofila e il progetto sarà gestito da imprenditori. Mi sembra un segnale molto importante perché si finanzierà la ricerca pura, e l’Italia non è notoriamente un paese che investe molto in questo campo”. Le cose stanno davvero cambiando?
“Devono cambiare. Non possiamo competere con aziende cinesi o rumene su prodotti di consumo più comune, qualitativamente scadenti e spesso dannosi. Dobbiamo invece concentrarci sull’alta qualità, perché solo in questo non c’è
competizione e possiamo emergere. L’invasione del mercato da parte di queste aziende ha prodotto danni notevoli, non hanno controlli, al contrario delle nostre imprese. Basti pensare alla normativa sulla sicurezza e l’igiene nelle produzioni alimentari a cui invece la merce cinese sfugge”. Per chiudere, quali sono i progetti del presidente Salvatore Di Paolo? “Avevo già una vita abbastanza
impegnata, ma qualche volta riuscivo ancora a concedermi una serata tranquilla,
una partita a tennis, ogni tanto. Ora le distrazioni mi sono precluse, però io credo molto nell’associazione. Mi ha sempre meravigliato, in passato, la scarsa presenza alle riunioni. Di cosa si discute se manca il materiale umano? Dunque, il primo impegno è riportare i membri al confronto, allo scambio di idee, a vivere la vita associativa. D’altra parte è sempre vero il detto che l’unione fa la forza. Almeno nella mia vita è stato un motto fondamentale”.
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Cronaca
Beati i primi se la casa e’ popolare In via Longo a Teramo i primi tre palazzi hanno l’impianto della luce a norma. Ma poi sono finiti i soldi. Il “futuro incerto” nel racconto degli inquilini. “La parola ai tecnici del Comune”.
a lavorare tutte le mattine a Teramo da S. Nicolò, dovrei acquistare un’autovettura che mi permetta di recarmi a lavoro. Se invece abito in città, e conosco i problemi legati ai parcheggi, magari non uso la macchina, piuttosto la bici, il motorino, o vado a piedi. L’auto potrei non averla proprio. Ad iniziare da questa piccole cose dipende la vita di ognuno di noi. L’aspetto
mento le stufe a cherosene. Adesso, è importante che vengano fatte proposte serie. Siamo almeno 50 famiglie, mediamente ognuna con tre compo-
Testo e foto di Daniela Palantrani
Case popolari di via Longo, demolire o ristrutturare, il dubbio di sempre. Gli inquilini, anche loro sfiniti da questa incertezza, chiedono di poter parlare e far sentire, finalmente, anche la loro voce. Chiedono soltanto risposte e chiarezza sul loro futuro. Ne abbiamo sentiti alcuni. “Dicono che appena si entra in città
si vede questa ‘bruttura’: un cattivo biglietto da visita. Noi sosteniamo che tutto questo sottolinea che gli edifici all’esterno sono tenuti male. Ma all’interno no, la mia è dignitosa. Lo stato delle cose non dipende da noi. Se le case fossero nostre avremmo adottato provvedimenti da tanto, ma così non è. Se si apportano migliorie a case del Comune, paradossalmente,
bisogna giustificarle. Qui le fognature risalgono al 1957.” Cosa vi preoccupa? “Che questa situazione diventi una speculazione edilizia alle nostre spalle. Perché se il progetto di riqualificazione viene attuato, se qui vengono costruite palazzine nuove, quanto costerebbe un appartamento in questa zona? Con negozi e quant’altro? Alle spalle di gente che sta aspettando e, che da 50 anni paga puntualmente gli affitti comunali. Paghiamo mediamente dai 500 euro ai 700, 1000 euro l’anno”. Cifre irrisorie. “Si vero, ma per che cosa? Si sono verificate anche delle situazioni limite: due o tre anni fa è soffiato un vento fortissimo, sono cadute delle tegole. Da parte del Comune non c’è stato nessun intervento. Abbiamo dovuto chiamare i Vigili del Fuoco a sistemare.” Gli impianti sono a norma?
“Assolutamente no. Hanno iniziato con l’impianto della luce all’esterno ma, al terzo palazzo sono finiti i
soldi. Quindi gli altri sono fuori legge. Quando mi reco agli uffici comunali pongo il solito quesito: ‘Se gli impianti non sono a norma, e non possiamo provvedere noi, di chi sarebbe la responsabilità in caso di infortunio?’” Cosa chiedete? “L’amministrazione comunale dovrebbe delegare tecnici competenti, che potrebbero fare un discorso personalizzato ad ognuno degli assegnatari definitivi degli alloggi. Per esser schietti, non a chi vive qui in maniera provvisoria, in appoggio o addirittura abusiva.” Vivete qui da generazioni. “Effettivamente ci sono famiglie che risiedono qui da generazioni, e hanno organizzato la loro vita di conseguenza. Se, ad esempio, io dovessi venire
emotivo.” Vivete in una situazione di precarietà? “Vorremmo sapere come verrà fatta questa riqualificazione, non sappiamo fino a che punto c’entri l’Ater o il Comune.. Chissà che programmi hanno. Possono mandarci via e dire che dopo ci ridanno la casa? Ci sono degli ottimi architetti, che pensano che questi palazzi una volta ammodernati, riqualificherebbero la zona. Senza considerare che rappresentano un pezzo di storia della città. Ci sono delle palazzine ad esempio in via Fonte Regina o zona Gammarana che hanno solo qualche anno meno di queste, però effettuando dei lavori hanno assunto nuovo tono”. Dall’amministrazione comunale quali novità? “Lo stesso
sindaco Brucchi, in campagna elettorale, venne ad un incontro con noi. Era convinto che dentro ci fossero ancora, come riscalda
nenti, più parenti e amici, arriviamo a ben più di 700 persone. Una fascia non indifferente di elettorato. Purtroppo, la politica c’entra sempre”.
“Buchi neri” in citta’
Cronaca
PiazzaVerdi, addio vecchio mercato Il Comune annuncia che la vecchia struttura sarà abbattuta. Nuovi progetti, mentre i commercianti…
Testo e foto di Daniela Palantrani
di Vincenzo Lisciani Petrini
“Il mercato coperto verrà abbattuto. L’area va riqualificata. Cercheremo di mantenere la stessa destinazione d’uso. Ma valuteremo anche altri progetti”. Le
parole del sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, sul destino dell’edificio di piazza Verdi, hanno gettato nel panico gli ultimi lavoratori rimasti all’interno del mercato. Sull’importanza di riqualificare la zona non ci sono dubbi, tuttavia. L’edificio deturpa l’equilibrio urbanistico del centro storico di Teramo, e nessuno, crediamo, possa essere in disaccordo. Obiettivo dichiarato dal Comune: la creazione di un centro polivalente destinato sia ad uffici sia al commercio, inserito nello Stu (Società di trasformazione urbana). Tuttavia restano dubbi sulle modalità di rinnovo. I commercianti, in parte d’accordo con questa linea, replicano sul comportamento poco comunicativo adottato dal Comune. “Abbiamo saputo
dell’intenzione di abbattere il mercato direttamente dalla stampa, ma nessuno si è degnato di fare una tavola rotonda con noi per discutere su alcuni punti importanti. Possiamo anche essere d’accordo
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sullo smantellare e rifare la struttura. Ma nel frattempo? Dove andiamo? Ci verrà garantito un posto dove poter continuare ad esercitare il nostro lavoro? Quando avverrà tutto ciò? A noi preoccupa il fatto che il sindaco Brucchi stia valutando anche altri progetti e che quindi la stessa destinazione d’uso della struttura non sia, comunque, ancora garantita. Perché
Il Mercato Generale di Piazza Verdi venne realizzato sotto finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno e del BIM (Bacino Imbrifero Montano). Il progetto fu approvato nel 1961 e i lavori furono salutati con un’autentica ovazione perché agli occhi di quella Teramo vogliosa di sentirsi più “città” e meno “paesotto” quest’opera sembrava di cruciale importanza. Così,
nessuno ci avvisa mai di niente? Comunque, se vogliono buttarlo giù, andrà a finire che anche l’Istituto Braga subirà dei danni strutturali a causa della vicinanza. Ma perché poi hanno speso 100.000 euro per rifare la pescheria se adesso vogliono buttare giù tutto?”. Domande che giria-
in una delle zone più antiche di Teramo andava a nascere un severo palazzone di cemento armato, accanto ad un convento del XIV secolo. Insomma, quello che si dice “un pugno nell’occhio”. Se non altro c’era un grande smercio, e certamente in molti ricorderanno la quantità di odori, vivande, cibi, merci disponibili sui banconi. Era un mosaico di colori, di voci, di rumori che riempiva tutta la struttura. E oggi?
mo direttamente al primo cittadino. E intanto, ripercorriamo brevemente la storia del “palazzo” di piazza Verdi.
Viale Crispi, da pedone a Indiana Jones Teramo, viale Francesco Crispi, strada dissestata, un percorso a ostacoli per le auto, che diventa addirittura impraticabile per i pedoni. Una domanda: se si dovesse cadere a causa di un tombino non messo in sicurezza o di una buca, chi paga?
Redazionale
Electric power
energia a portata di tutti Electric Power srl, realtà del nostro territorio, all’avanguardia in materia di impianti fotovoltaici, elettrici, di condizionamento, allarmi e tecnologici. Azienda familiare, in attività dal 1978, una delle prime in Italia ad occuparsi di robotica sperimentale, è portata avanti, con entusiasmo e dedizione, da Patrizio Paterna e dal figlio Alessandro. Electric Power, nel territorio teramano, ha già messo in opera ben 61 impianti fotovoltaici, su commessa di privati, aziende ed enti. Fornisce assistenza dal progetto, alla consulenza per gli incentivi, alla finitura dell’impianto, avvalendosi della preziosa collaborazione di Coenergy, di Fabrizio Biondi. A fronte di una spesa iniziale, completamente finanziata dalle banche, il ri-
sultato è un impianto in grado di produrre addirittura utili, sfruttando non il calore, ma soltanto la luce del sole. L’Abruzzo, in questo senso, gode di una posizione geografica ottimale. La messa in opera di un impianto si realizza in soli tre giorni. Il fabbisogno di una famiglia media può essere soddisfatto sistemando dei pannelli (2-4 Kw) sul tetto dell’abitazione, con costi annuali minimi di manutenzione. Le migliori referenze di Electric Power sono serietà, personale qualificato, e utilizzo di materiale di alta qualità. Qualora, poi, si decidesse di non usare più questo tipo di risorsa energetica, lo smaltimento dei pannelli, composti da vetro, alluminio e silicio, è facile ed economico. Il fotovoltaico, energia pulita, è il futuro di tutti.
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Mass media
A colloquio con il direttore Ferruccio Benvenuti
TvSei, l’emittente che punta al futuro
tempo reale, mostra le ultime notizie, i servizi filmati, tutte le trasmissioni andate in onda. Da gennaio 2010, inoltre, TvSei è partner ufficiale di Youtube, con un numero di contatti che pongono la nostra tv tra le prime emittenti in Italia. La rete, tra qualche anno, diverrà la piattaforma essenziale per coinvolgere i fruitori in un contesto di interazione”. La Tv di oggi fa ancora libera informazione? “TvSei la favorisce grazie alla professionalità dei suoi giornalisti, e alla presenza di un editore che può definirsi l’unico puro in Abruzzo, non avendo altre attività economiche se non quella televisiva. Il codice deontologico non è un optional da queste parti”. Pressioni “dall’alto”? “Mai avute. L’unico indirizzo: non essere faziosi e il rispetto del telespettatore-persona-utente del servizio TvSei”. L’era del
digitale: problema o opportunità?
di Marco De Antoniis
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle Tv locali. In questa puntata, dal palcoscenico prettamente provinciale, ci spostiamo in quello regionale, a casa di un’emittente che ha investito e creduto fortemente nel territorio. Nata nel settembre del 1991, TvSei ha saputo compiere passi in avanti significativi, nel corso degli anni, cavalcando l’onda tecnologica (trasmette il proprio
palinsesto sia in analogico che in digitale terrestre, sul canale 910 della piattaforma Sky) e credendo ciecamente nella potenza della rete, con un sito internet rinnovato e di qualità. La mission è quella di sempre: un’informazione veloce e completa sul territorio abruzzese. Con un anniversario importante alle porte (il ventesimo compleanno), e l’aspirazione di far diventare la tv
leader incontrastata sul piano regionale, gli editori Luciano Di Luigi e Alessio Piccari, puntano a potenziare i contenitori (satellitare, digitale e internet) per avere mezzi sempre più efficaci nel veicolare l’informazione. Alle redazioni preesistenti di Pescara e Silvi Marina, l’emittente ha aggiunto quella di Teramo dal 2003, mentre a Montorio al Vomano ha sede l’amministrazione. Il direttore Ferruccio Benvenuti ci svela aneddoti e curiosità del panorama TvSei. Cominciando dal suo passato. “Insegna-
“Entrambi. Sarà, però, un problema peculiare per l’emittenza locale, che dovrà adempiere ad importanti investimenti”. Il più bel complimento? “La qualità della nostra produzione e la professionalità”. La critica peggiore?“Il non essere servi di nessuno per molti può essere un difetto, per noi è un pregio”. Un aned-
doto in tanti anni di carriera?“Tanti. Li lascio ad ogni persona con cui ho vissuto episodi intensi, divertenti, ma anche sofferti. Mi piace rimarcare la mia voglia di stare tra la gente. Non si concilia molto con l’immagine del direttore, ma prima di tutto sono un giornalista”. La gaffe più clamorosa?“Difficile ricordarne una in particolare. Diciamo che me la cavo bene, sono il primo a riderne e a farle
notare se qualcuno era disattento”. Lo scoop da ricordare? “Il migliore, in questo mestiere, non sempre coincide con quello che è nella mia coscienza”. La Tv ci ha insegnato a… “Stimolare la nostra curiosità, con l’accortezza di non considerarla un Golem, ma uno strumento che può risultare prezioso per la nostra crescita culturale e sociale”.
vo filosofia, storia ed economia a Roseto.
– esordisce – Conservo ricordi splendidi” -. E aggiunge subito: “Del mio presen-
te in Tv sono fiero, anche per il rapporto sviluppatosi con i collaboratori e la fidelizzazione dei telespettatori”. Quali gli ingredienti giusti per una tv di successo? “In primis, occorre intendersi
sul concetto di successo. Per TvSei parlano i numeri: quelli reali di Youtube, ad esempio, l’onestà intellettuale, l’umiltà, la professionalità, la voglia di sperimentare sempre nuove idee”. Il format dal maggior riscontro? “Senza ombra di dubbio ‘L’Abruzzo del pallone’, trasmissione che si occupa di tutti gli avvenimenti sportivi in programma domenica in Abruzzo, dal calcio al basket, dalla pallavolo agli sport minori. Ma non dimentico l’angolo della cultura con ‘I libri di Pepe’ ”. Un servizio unico? “Internet, con un sito che, in
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Vecchi e nuovi problemi
Istituto “G. Braga”
fiat lux…
di Vincenzo Lisciani Petrini L’Istituto “G.Braga” di Teramo sta passando un momento di crisi dovuta ai problemi economici di cui da settembre si è largamente discusso sulla stampa. I suoi studenti vivono un momento di demotivazione dovuto a questo continuo logorio di voci che il più volte hanno accennato a possibilità di chiusura. Come se non bastasse, il terremoto ha debilitato anche la struttura fisica dell’Istituto. Tutta l’ala est è inagibile, l’aula magna ha avuto un crollo parziale del controsoffitto, e anche l’aula “C.Rosati” ha avuto una flessione del pavimento. Si sa che mancano i soldi, mancano sempre quando ce n’è più bisogno. Tuttavia il Comune, per il regolare svolgimento delle lezioni, ha messo prontamente a disposizione dell’Istituto la struttura di casa Urbani. Tutto sarebbe pronto per trasferire una cospicua parte dei corsi in quella sede, se solo l’Enel si decidesse a procedere con l’allaccio della corrente elettrica. Davvero incredibile. Per il Braga c’è bisogno di futuro, oggi, non di fantasmi. Teramo ha bisogno dei suoi musicisti, di scommettere su un luogo di formazione culturale e umana. Allora, continuerà questa tradizione? E, soprattutto, quale valore avrà la musica per Teramo?
La storia Nel 1895 nacque a Teramo una società che più di tutte costituisce le fondamenta dell’odierno Istituto Braga: l’Associazione Filarmonica “La Cetra”., che fin da subito, cominciò a vivere storie, purtroppo, ben note anche oggi. Dopo un primo momento di assoluta concordia, iniziarono i problemi economici, tanto che fu costretta a battere cassa presso l’amministrazione provinciale e presso il comune. Gli anni passarono e la società fece poi un bel passo avanti. Si ricostituì come ente morale nel 1924, ampliò le cattedre, divenne prima Istituto Musicale “La Cetra”, per poi cambiar definitivamente nome, nel 1931, in Istituto Musicale “Gaetano Braga”, in onore del grande violoncellista e compositore giuliese (1829-1907). In breve fu concesso il pareggiamento (1939). L’attuale sede, nell’ ex-monastero di San Giovanni a Scorzone, venne scelta dagli ispettori ministeriali che la videro come ambiente ideale per la musica.
Teramo e dintorni
Riccitelli, ultimi appuntamenti della stagione di Vincenzo Lisciani Petrini
Non sono rimasti ormai molti appuntamenti nella Stagione di Prosa e nella Stagione dei Concerti. Siamo infatti al capolinea dei due cartelloni ufficiali, anche se ben sappiamo come nuovi eventi possano saltar fuori anche all’improvviso. Questo mese ce ne sarà uno davvero speciale, ma procediamo con ordine. Mercoledì 21 aprile, presso la sala polifunzionale della Provincia, ore 21, si esibirà l’arpista Xavier De Maistre in un concerto inedito per Teramo come lo è stato quello sensazionale della percussionista Evelyn Glennie il mese scorso. L’arpista, eccellente a livello mondiale, riserva il programma a compositori francesi e spagnoli impressionisti, come Debussy, Albeniz e Granados. Il giorno dopo, 22 aprile, Cineteatro Comunale, ore 21, – fuori abbonamento – dopo ben 400 repliche arriva a Teramo lo spettacolo di Massimo Ranieri “Canto perché non so nuotare... da 40 anni”, nel quale lo show-man partenopeo ripercorre la car-
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riera rivelando aneddoti e accompagnandosi con orchestra e corpo di ballo solo al femminile. Lo spettacolo, oltre a riproporre successi storici, porterà alla ribalta anche brani famosi di Battiato, Battisti e Mina. Da Napoli a Catania. Il 27-28 aprile al Cineteatro Comunale (ore 21.00 e 17.00) in scena una delle opere più divertenti e surreali di Andrea Camilleri, ovvero “Il Birraio di Preston” riproposto dal Teatro Stabile di Catania con Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Gian Paolo Poddighe per la regia di Giuseppe Dipasquale. La storia, come molti sapranno dall’omonimo libro, riguarda l’inaugurazione di un teatro nuo-
vo in quel di Vigàta, nel 1800, fonte di burrascosi litigi nell’amministrazione locale ma anche di tenero incanto favolistico per gli occhi di un bambino. Chissà che non sia ben a u g u ra n t e per Teramo visto il tema così attuale? Il 5 maggio Sala Polifunzionale della Provincia ore 21 ospiteremo invece il pianista Pietro De Maria, classe 1967, premio della Critica nel 1990 al Concorso di Mosca, e vincitore del concorso Dino Ciani (1990) e del Geza Anda (1994). De Maria propone nel solco dell’anno chopiniano un programma tutto dedicato al compositore polacco, spaziando dai Valzer fino alle Polacche e agli Studi. La musica di Chopin non ha bisogno di presentazioni ulteriori: Schumann diceva di lui che nascondeva i cannoni sotto i fiori, per dire come l’animo di Chopin fosse terribilmente romantico e aperto a tutti quei temi della vita che rendono ciascuno di noi un protagonista tragico dell’esistenza.
Il taccuino degli eventi In vista della bella stagione, anche il mondo dell’arte, della cultura e del divertimento è in evoluzione, in un crescendo di eventi, sparsi sul fertile territorio della provincia teramana. L’associazione culturale Big Match di Teramo, dopo il successo dei concerti dell’artista controcorrente Niccolò Fabi e della “cantantessa” Carmen Consoli, propone i percorsi di “Trekking urbano”. Questo modello, nato a Siena nel 2002, è diventato l’occasione per visitare luoghi segreti e monumenti dimenticati di nostri dintorni. Sono previsti diversi itinerari lungo l’intera area urbana, parallelamente ad esposizioni presenti a Teramo, come la visita guidata alla mostra di Marco Lodola, che permarrà fino al 25 aprile. Si creerà un circuito artistico, anche con altre realtà culturali del territorio come Atri, Civitella del Tronto e Castelbasso. Al progetto verranno abbinate gustose offerte gastronomiche. Per ogni informazione è sufficiente rivolgersi agli amici di Big Match. E’ in preparazione, inoltre, la VI edizione di “Aspettando il Primo Maggio”, buona musica, tanto divertimento e solidarietà. Il 30 aprile, l’area dell’ex Villeroy&Boch si animerà di entusiasmante energia con Giuliano Palma & The Bluebeaters, Le Vibrazioni, i NoBraino, i Nidi D’Aracne e tanti altri. Questo evento si arricchisce della II edizione del “Teramo Music Festival”, concorso a premi per musicisti emergenti organizzato dall’associazione e da FareMusika. Serata finale il 29, all’ex Villeroy. I vincitori si esibiranno sul palco di “Aspettando il Primo Maggio” e riceveranno una borsa di studio finalizzata a un progetto discografico. Il 17 aprile, inaugurazione della mostra personale, “Les mannequins”, della pittrice pescarese Patrizia Martinelli Di Loreto, che esporrà fino al 22 aprile nella sala comunale di via N. Palma. L’Associazione “La Luna”, nella “Stagione dei colori” al caffè Sant’Anna, prevede, il 21 aprile, una visita guidata alla mostra della pittrice, mentre il 28 aperitivo e bi-
lancio dell’evento. Ancora arte in ogni forma e colore. A Giulianova paese, il Circolo Il Nome della Rosa proporrà il 18 aprile il film “I racconti di Canterbury”, regia di Pierpaolo Pasolini; il 23, presentazione del libro “Il ladro di parole” con Elena Maffioletti, a cura di Simone Gambacorta; il 24 e il 29, musica live dei “Territorial Pissing” e viaggio nella musica popolare irlandese, a cura di Lorenzo Piccioni. Nello splendido borgo di Castelbasso prosegue fino al 2 maggio la mostra fotografica “Fiume” di Guido Guidi, nel suggestivo Palazzo Clemente, grazie alla Fondazione Malvina Menegaz e all’associazione Amici per Castelbasso. A maggio, torna la storica “Maratonina Pretuziana”. Il 1 del mese si assisterà a gare podistiche competitive e non, oltre a una serie di iniziative culturali e di intrattenimento. La manifestazione, organizzata dal Gruppo Podistico Amatori Teramo, ha una lunghissima tradizione. Dal 7 al 9 maggio, in piazza Martiri della Libertà, rassegna del Fumetto e del disegno “Teramo Comix”. Prevista la partecipazione di Marco Bianchini e Andrea Venturi, disegnatori di Tex, Claudio Chiaverotti e Er-
nesto Pugliese, creatori e disegnatori di Brandon, i fratelli Di Vitto, disegnatori di Zagor, Carmine Di Giandomenico, disegnatore per la Marvel, Edoardo Morricone e Aldo Iuliano, disegnatore e regista. Ci sarà una sezione dedicata ai giochi di ruolo e verrà assegnato un premio al miglior cosplayer, oltre agli annulli filatelici con Tex e Zagor. Al culmine della primavera, Giulianova ci regalerà il poliedrico Festival Internazionale di Bande Musicali, giunto alla XI edizione, a cura dell’associazione culturale Padre Candido Donatelli. Uno spettacolo allegro, colorato, pieno di magia, che dal 27 al 30 maggio, ospiterà gruppi bandistici provenienti da ogni parte del mondo.
Mondo interattivo
Cinema a tre dimensioni, ‘ “specialitа” per oculisti di Vincenzo Castaldo Il cinema 3d ha raggiunto la sua popolarità con l’arrivo di Avatar, l’ultima fatica di James Cameron. Anche la nostra città ha subito il fascino del colossal hollywoodiano e della nuova esperienza visiva a tre dimensioni, che ha fatto registrare incassi record durante la programmazione nelle sale. Ma come funziona questa tecnologia e, soprattutto, può essere dannosa per la nostra vista? I registi che si cimentano con la tecnica tridimensionale, devono simulare la percezione umana. Attraverso una cinepresa con una doppia esposizione (obiettivo, se videocamera), i rulli scorrono nelle rispettive macchine da presa cogliendo contestualmente due visioni lievemente sfalsate della stessa immagine. Durante la visione attraverso questo metodo non convenzionale, bisogna indossare degli occhiali polarizzati. Le lenti ingannano lo spettatore che non percepisce più due immagini sovrapposte, ma la profondità delle tre dimensioni spaziali. Le figure emergono dal grande schermo arrivando in alcuni casi a sfiorargli il viso, creando una maggiore immedesimazione tra pubblico e film. Per quanto concerne il fattore salute, è ancora presto per poter dare un giudizio in merito alla dannosità di questa nuova tecnologia. Resta isolato il caso di una bambina milanese che dopo aver visto Alice in Wonderland in 3d, ha lamentato una irritazione agli occhi e un forte senso di nausea. In Inghilterra, un articolo sul Telegraph
spiega come questa nuova esperienza possa arrecare forti disturbi in particolar modo alle persone che già lamentano fastidi visivi. Senza dubbio i nostri occhi sono costretti a un lavoro supplementare. Tuttavia non bisogna dimenticare che la visione di un film in 3d al cinema avviene saltuariamente. La questione potrebbe complicarsi con l’arrivo della visione stereoscopica nelle nostre case, visto che diverse multinazionali dell’entertainment stanno investendo parecchie risorse in tale progetto. La vera apprensione potrebbe riguardare il cinema a due dimensioni, che sta diventando meno appetibile per le nuove generazioni abituate ad essere frastornate da immagini sensazionali (vedi l’alta definizione dei blue ray disc). Che fine farà il cinema di nicchia? Riuscirà a sopravvivere anche al 3d? Ai posteri l’ardua sentenza.
Niccolo‘ Fabi
Un artista controcorrente di Alessia Stranieri
Mi risuonano nella mente le note e le parole di “Capelli”, canzone che segnò il suo esordio. Un ritmo piacevole e orecchiabile che nel ‘97, forse inaspettatamente, lo portò a vincere il Premio della Critica nelle nuove proposte al Festival di Sanremo. Il ricordo è legato, un po’ come per tutti, ad una personalità particolare e ad una fisicità che raccontava di sé. Non per altro, nel brano cantava “Non voglio
più chiedere scusa se sulla testa porto questa specie di medusa…”. Niccolò Fabi non si è poi allontanato molto dalla sua essenza. Dopo dodici anni dal suo esordio e un periodo di distanza da quello che definisce “il grigiore esistenziale”, è tornato con un nuovo album dal titolo “Solo un uomo”. I ricci ribelli sono solo leggermente imbiancati, ma l’interesse per il mondo, l’andare contro corrente, lieve-
mente accennato nei lavori giovanili, ha raggiunto la maturità. Così, nonostante i suoi dubbi, il disagio nei confronti della società, con cui ha poco da condividere, l’artista romano ha realizzato lo straordinario ritratto di un uomo libero e coerente, portavoce in prima persona di “Medici con l’Africa Cuamm” e della campagna sociale “Mio fratello è africano”. Come ti sei avvicinato al progetto?
“Loro per anni hanno lavorato nella penombra. Io sono un amante della penombra e probabilmente c’era già un contatto tra di noi. Come testimonial della campagna ho voluto vedere da vicino il loro modo di operare. Sono stato in Uganda per una settimana. I medici per l’Africa dedicano parte della loro vita alla missione lontano da ogni comfort personale. Questo mi ha riconciliato con l’essere occidentale.”
Questo progetto è stato d’ispirazione per il tuo album? “È successa
una cosa più bella. La canzone ‘Fuori o dentro’ è stata scritta in un momento particolare. Ero fuori dal mercato discografico. Sentivo sempre di più una distanza, un venire a patti con un certa modalità di lavorare. Mi chiedevo se avessi dovuto lottare da dentro per cambiare le cose, o dimostrare con la mia estraneità che le cose non vanno. Quando ho visto lo spot del documentario di ‘Mio fratello è africano’ con la canzone a commento delle immagini dei medici, il significato delle parole era lontano dal mio mondo, dal capire se rimanere nella mia casa in campagna, o mischiarmi all’orrido mercato. Molto più emozionante questo che tornare a casa, e scrivere di conseguenza”. Tu eri lì, hai vissuto delle situazioni, cosa ti hanno lasciato? “Ho avuto sempre pudore a raccontare alcune cose. Quando si fanno viaggi in dei luoghi del genere si vuol sempre tornare a casa con la verità. L’Uganda è così, un paese vasto di cui avere rispetto”. Come è stata l’esperienza di registrare, insieme a tanti colleghi, ‘Domani’, la canzone per raccogliere fondi per i terremotati d’Abruzzo? “E’ avvenuto
tutto in maniera repentina, immediata. Questo ha fatto sì che tutto fosse molto spontaneo, senza troppi calcoli.”
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foto Lorenzo Mazzarulli
Dalla danza alla regia
Alice e il suo talento Personale dell’artista teramana dedicata a L’Aquila di Alessandra Angelucci L’artista teramana Alice, dopo il sisma del 6 aprile 2009, ha realizzato una serie di tele di evidente interesse artistico. Un evento molto particolare si realizzerà nel mese di maggio. L’Associazione
Forum Artis di Mosciano Sant’Angelo in collaborazione con l’hotel Villa Fiorita di Giulianova presenterà la mostra Chaos in occasione di una cena di gala, durante la quale sarà possibile ammirare le opere, parlare con l’artista del suo progetto
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e contribuire alla raccolta fondi destinata alla città di L’Aquila. Inoltre, alla presenza delle cariche istituzionali della Regione, della Provincia di Teramo e di giovani protagonisti sopravvissuti alla tragedia del sisma, verranno premiati tutti coloro che avranno contribuito alla realizzazione del progetto. La mostra, come ha dichiarato l’artista, è nata con lo scopo di devolvere alla città di L’Aquila il ricavato ottenuto dall’adozione di nove opere dell’intera personale. Grazie allo staff dell’Associazione Forum Artis di Mosciano Sant’Angelo, che lei stessa presiede, e grazie soprattutto all’intervento della Soprintendenza per i Beni artistici e storici di L’Aquila, si è riusciti ad individuare un’opera minore che necessita di un intervento di restauro e che, con la sensibilità di Alice e l’indiscusso valore della mostra Chaos, sarà possibile recuperare con più facilità. Diversi sono i luoghi in cui le tele dai cromatismi forti e suadenti hanno dominato la scena: lo storico Palazzo Diaconale di Montorio Al Vomano, in occasione della Vetrina del Parco; le sale di via Torre Bruciata, nel centro storico di Teramo, per
Eleonora Coccagna: progetti e sogni nel cassetto di Ropel
Eleonora Coccagna, dal 2006 organizza mostre d’ arte, all’interno di diversi contenitori, uno per tutti, Electa. E’ anche direttrice artistica del festival Interferenze.
Nelle ultime settimane si è parlato di una rivitalizzazione del lungofiume, con ambienti dove organizzare manifestazioni artistiche. “Penso sia
la presentazione della collettiva “Viva L’Aquila”; il museo Vittoria Colonna di Pescara, dove sarà presente nel mese di giugno. Tra le numerose critiche positive che le opere hanno ricevuto, si ricorda quella del direttore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Maurizio Fallace, il quale ha espresso un chiaro segno di apprezzamento per la meritoria attività artistica di Alice, riconoscendo in lei “un
uno spazio molto interessante, sul quale porre attenzione come credo l’amministrazione comunale stia facendo”. Come è arrivata alla direzione artistica e quindi proporsi nella sua città? “Sem-
plicemente passando da attrice a regista. Io prima ballavo e quindi ero una pedina del mio coreografo. Interpretavo quello che mi dicevano di fare”. Dove ha studiato? “A Teramo in tutte le scuole dove era possibile farlo. Sono stata allieva di
Liliana Merlo, di Mariella Converti, e di Noretta Nori a Montorio. Quando potevo studiavo a Roma, quindi tutte le vacanze di Pasqua e Natale andavo nella capitale, anche perché i miei volevano che finissi il liceo. All’ Accademia di Danza, a Roma, ho preso borse di studio”. Da
regista e direttrice artistica organizza a Teramo eventi. Nei prossimi mesi, quali saranno i più significativi? “Stiamo organizzando una serie di
eventi. Una mostra si terrà l’8 maggio, con un grandissimo artista marchigiano,
Diego Pierpaoli. È la prima tappa di un progetto più grande a cura dell’associazione Iascc di Ascoli Piceno. Inoltre, stiamo organizzando la quinta edizione di Interferenze, che si svilupperà dal 19 al 31 luglio. Sono 13 giornate inserite in un contesto più grande. Posso anticipare che Interferenze quest’anno avrà una grande sezione ‘Hip-Hop Contest’ ovvero un raduno di street dancer, con star di fama internazionale”. Come concilia le esigenze di un’artista con quelle personali di donna? “Non si concilia-
no. Per me la vita è lavoro, e il lavoro è passione. Per fortuna, c’è moltissima comprensione tra me e mio marito, e ci aiutiamo tanto”.Un sogno nel cassetto? “È difficile, ho già esaudito tantissimi desideri. Spero che tutte le cose che progetto vadano in porto”. Nemo propheta in patria anche per lei? “Mi propongo alla mia città con umiltà. Non credo di inventare niente, l’ho sempre detto. Però ho una grande passione e so di avere delle competenze”.
talento innato ed indiscutibile, rivitalizzato dalla ricerca” ed “un animo profondo che spinge gli occhi a guardare sotto il velo dell’esperienza sensibile”. Per partecipare all’evento del 14 maggio 2010: Hotel Villa Fiorita di Giulianova: 085/ 807 19 02 Associazione Forum Artis: 339. 30 93 893
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Ping Pong
Marco Chiarini ed Enrico Melozzi tra musica, cinema e non solo Terzo appuntamento con la nostra consueta “intervista sui generis”. Questo mese abbiamo abbandonato il mondo dello sport, per mettere a confronto due personaggi della cultura teramana: il musicista Enrico Melozzi, fondatore dell’associazione Nuove Armonie, ed il regista Marco Chiarini, che sta riscuotendo successo con il film “L’uomo fiammifero”.
di Dino Cardarelli 1) Tre aggettivi per definirti Chiarini: preciso, confusionario e leale Melozzi: amaro, forte e gentile 2) Hobbies? C.: giocare a scacchi, raccogliere funghi M.: internet, ma solo dopo il mio lavoro 3) Colore preferito? C.: arancione M.: giallo “Kill Bill” 4) Genere musicale preferito? C.: tutti, tranne che il metal M.: qualsiasi cosa registrata negli anni ’70, ma solo dopo la musica classica 5) Cartone animato preferito? C.: Conan M.: I Simpsons, Ken il guerriero, Candy Candy 6) Mare o montagna? C.: montagna M.: mare d’inverno, montagna d’estate 7) Dolce o salato? C.: dolce M.: salato 8) Carne o pesce? C.: carne M.: carne o pesce senza spine, di base non sopporto i piatti che contengono cose che non si possono mangiare 9) Contanti o carta di credito? C.: carta di credito M.: carta di credito
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10) Donna con il tanga o con lo slip? C.: slip, perché il tanga mi mette in imbarazzo M.: slip multicolore 11) Un posto dove vorresti vivere? C.: sto benissimo a Teramo M.: Teramo. Me la sogno tutte le notti, ma la mia musica mi vuole altrove 12) Il ricordo più bello? C.: quando ho letto le prime recensioni positive su un quotidiano nazionale M.: il concerto d’addio della band del Liceo Classico “Delfico”, dedicato agli studenti il 10 giugno 1996, e la proiezione de “L’uomo fiammifero” al Giffoni Film Fest del 2009 13) Giornata tipo C.: sveglia presto, mia figlia all’asilo, lavoro fino alle 13.30. Poi pranzo, di nuovo al lavoro fino alle 19.30, cena, quindi ancora al lavoro fino a mezzanotte. M.: sveglia presto, colazione con il tè. Poi leggo giornali e siti di informazione, mando mail e telefono. Verso le 10.30 entro in studio di registrazione dal quale esco solo verso mezzanotte. Tornato a casa, giusto il tempo di vedere una puntata di DR. House… e sono già fuori gioco 14) Ti rifai il letto la mattina? C.: sì, il letto me lo rifaccio io M.: no, però dormo 15) Lavi i piatti? C.: sì M.: no, però cucino 16) Cosa fai per rilassarti?
Nome: MARCO Cognome: CHIARINI Luogo di nascita: TERAMO Data di nascita: 28/08/74 Professione: REGISTA
C.: un bagno cal- M.: quando sono nervoso do, oppure guar- 27) Mai fatta una canna? do qualche pro- C.: no M.: ho letto che con l’incenso usato nelle chiese si ottiene lo gramma in tv. M.: lavoro e stesso effetto, o no? parlo al telefono 28) Favorevole o contrario a legalizzare le droghe legcon i miei colla- gere? boratori. L’im- C.: penso di essere favorevole mobilità mi crea M.: sono favorevole a regolare e statizzare ogni forma di mercato su cui abbia forti interessi la criminalità organizzata ansia. Stare fermo mi agita 29) Alla pena di morte? 17) Cosa fai per farti perdonare? C.: contrario C.: sono sincero, dico sempre la verità M.: compongo una piccola melodia con dedica. Se non funziona M.: assolutamente contrario. Come può un uomo mettersi al di sopra degli altri uomini, deciderne la morte e restare impupasso alle maniere tenere nito? 18) Cosa vorresti inventare? C.: un dolce, o anche la ventricina, che non fa ingrassare, ma 30) Hai mai fatto a pugni? C.: sì è ugualmente buono M.: la macchina che va a buccia di banana, ma soprattutto il M.: una sola volta per questioni di cuore. Ma poi è andata susiero dell’eterna giovinezza, oppure un meccanismo che metta bito a finire a tazze. 31) Corri con la macchina? tutti al proprio posto, ed elimini l’arroganza umana C.: no 19) Cosa fai se trovi un portafogli a terra? C.: lo restituisco, chiedendo il riscatto della somma che c’è den- M.: quando posso 32) Mai pensato di farti frate? tro C.: no, mai M.: cerco subito la candid camera nascosta M.: una volta avevo pensato di farmi papa, ma poi ho abban20) Rubi i gadgets dagli alberghi? C.: no, perché ci vado pochissimo, e sempre in quelli di basso donato il progetto ed ho scelto la musica 33) Sei stato sincero in questa intervista? livello M.: piuttosto lascio io spessissimo oggetti fondamentali, che C.: sì, ho detto una sola bugia poi mi faccio rispedire a casa. Sono troppo sbadato. In ogni M.: sì, come sempre quando parlo ai miei concittadini teramani caso non resisto alle saponette. 21) Compri al mercato? C.: sì, soprattutto cose da mangiare, specie le verdure M.: tutti i giorni. La frutta al mercato ha quell’odore così naturale. Poi però il sapore mi sembra uguale a quello del supermercato 22) La cosa più trasgressiva che hai fatto? C.: forse la cosa veramente più trasgressiva è la scelta di avere un secondo figlio M.: fondare Nuove Armonie. Creare il dibattito culturale in città si è rivelato più eccitante di qualsiasi forma espressiva di carattere erotico 23) Sei fedele? C.: sì, fedele e leale, a costo di rimetterci io M.: sì 24) Il posto più strano dove hai fatto l’amore? C.: al Louvre M.: in Conservatorio o in teatro, come nel ‘700 Nome: ENRICO 25) Mai fatto cose a tre? C.: assolutamente no Cognome: MELOZZI M.: troppe poche volte Luogo di nascita: TERAMO 26) Fumi? Data di nascita: 22/06/77 C.: no
Professione: MUSICISTA
Scuola
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La mia vicina di banco arrivata dalla Malesia Al Liceo “G.Milli” un percorso di educazione interculturale di Patrizia Rapali Italia e Malesia. Due luoghi così distanti si incontrano per volontà di due studentesse, Claudia e Hanie. Il desiderio di esplorazione, l’apertura alla diversità culturale e la caparbietà di chi scova tutte le opportunità pur di imparare e migliorare le lingue straniere, sono le componenti che hanno reso possibile una preziosa e straordinaria esperienza di formazione. Per alcuni mesi, la classe 3^A del Liceo Socio-psico-pedagogioco “G.Milli”, a Teramo, ha accolto la sedicenne malese Hanie Soraya Taha, diventata un innovativo “laboratorio sociale”. Gli studenti, con la sua presenza, non hanno avuto soltanto una chance in più per esercitarsi in lingua inglese, ma hanno creato un contesto d’incontro, indubbiamente originale e motivante. Attraverso la lingua straniera, infatti, i ragazzi si sono messi in gioco nel campo più complesso del confronto culturale e delle relazioni umane, mobilitando tutte le strategie e le risorse di ap-
prendimento. Ben al di là delle consuete finalità del classico soggiorno linguistico estivo, il progetto promosso dall’associazione internazionale di volontariato “Intercultura” ha avuto inoltre il merito di estendere a tutti, anche agli studenti più refrattari, i benefici dell’educazione linguistica e interculturale. “Non avremmo mai immaginato di vivere un’esperienza del genere - raccontano alcuni studenti della 3^A - Hanie Soraya
Taha è stata con noi da dicembre a febbraio, e non solo ha portato un pizzico in più di allegria nella nostra vita scolastica, ma ci ha fatto viaggiare con la mente in posti meravigliosi e sconosciuti. Hanie è una forza della natura, è riuscita a integrarsi a tal punto da far proprie anche le espressioni in dialetto. Sentir dire ‘cuma shtì’, frammisto all’italiano stentato, vederla interagire con i nostri insegnanti durante la lezione, sentirla riformulare pazientemente le mille domande che le
abbiamo rivolto, ma soprattutto l’impatto con il suo inglese fluente, è stato come essere richiamati a dover dare il meglio di noi stessi per non uscire sminuiti dal confronto. Abbiamo imparato che in Malesia non c’è soltanto il circuito di Formula 1. Esiste una lingua malese, ma a scuola molti insegnamenti sono impartiti in lingua inglese. Le studentesse indossano divise diverse in base alle occasioni, una con la gonna fino alle caviglie e un’altra con la gonna alle ginocchia, il loro aspetto è composto e ordinato, i piercing sono vietati e i capelli vanno sempre raccolti. La cucina ha i sapori di quella indiana, cinese e tailandese, i pasti non si dividono in prima e secondo, ma si mangia tutto assieme. Eravamo impazienti, ma anche intimoriti prima di incontrare Hanie, per il fatto di dover parlare per forza l’inglese. Poi, il 15 dicembre, con il suo arrivo, ci siamo imbarcati tutti in un viaggio inatteso per una meta impensata con una guida turistica d’eccezione”.
Ecco, dunque una testimonianza di come la scuola resti lo spazio privilegiato nel quale poter vivere forti esperienze di confronto con le quali misurarsi, rileggersi, eventualmente formulare ipotesi di cambiamento. In tale contesto, l’interculturalità arricchisce il percorso di formazione, facendone un’esperienza tanto più densa, quanto più importante, proprio perché vissuta in un momento molto particolare dell’esistenza di ognuno, l’adolescenza.
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Attualitа
Volontariato, il meglio dei giovani di Valerio Vinod Silverii Volontariato: attività liberamente e gratuitamente esplicata a beneficio della comunità in vari settori (assistenziali, di prevenzione, di servizio civile). Una parola questa che, nonostante la odierna società egoistica della realizzazione di sé, degli status e della ricchezza da ostentare in ogni modo, spinge diverse persone a confrontarsi con un’altra “società”. Una realtà per lo più fondata sulla ricchezza dei rapporti umani, la cui matrice ideologica cristiana ha conquistato anche il mondo laico. Il volontariato è un’attività che richiama la persona a una valorizzazione nuova della propria identità e di quella altrui. La dimensione che più di tutte viene valorizzata è quella del tempo. Sacrificare il proprio tempo, in un’epoca frenetica in cui questo sembra non bastare più, è sicuramente l’aspetto più arricchente di tale esperienza. Fra i volontari, molti sono adulti, ma sono sempre di più i ragazzi che sentono l’esigenza di fare questa esperienza. A smentire le dicerie che vogliono i giovani svogliati e disinteressati. Quelli che si avvicinano al volontariato sono gli osserva-
tori più attenti delle degenerazioni del nostro tempo, e trovano in queste attività il loro modo di essere utili concretamente ai cambiamenti. E allora in molti accettano di fare il servizio civile, specie in quegli enti in cui è possibile essere d’aiuto ai meno fortunati, come la Caritas, i servizi sociali, ma anche l’Unione Italiana Cechi e le case di riposo per anziani, solo per citarne alcuni. I ragazzi vogliono crescere ed essere protagonisti di questi cambiamenti, e questa esperienza li aiuta a sentirsi già “grandi”.
Azalee per te Il 9 maggio, per la festa della mamma, tornano le Azalee della Ricerca. Quest’anno in piazza Martiri ci sarà anche la possibilità di fare prevenzione, attraverso l’esame ecografico, per tutte quelle donne che appartengono alla fascia di età esclusa dallo screening gratuito e cioè dai 25 ai 50. Grazie a un container e apparecchiature medicali fornite dalla ASL, i volontari dell’AIRC e della Croce Rossa, accoglieranno tutte quelle donne che vorranno usufruire del servizio e dare un contributo alla ricerca. La signora Titti Fasulo,
Soroptimist per donne di oggi Il Soroptimist International è una Organizzazione vivace e dinamica per donne di oggi, impegnate in attività professionali e manageriali. La rete globale dei clubs sostiene i Diritti Umani per tutti, il potenziale delle donne, la trasparenza e il sistema democratico delle decisioni, il volontariato, l’accettazione delle diversità e l’amicizia. La professoressa Emilia Gaviglia Ripani, presidente del club teramano, coadiuvata da tutte le socie e recependo le direttive nazionali, ha scelto come progetto da realizzare in questo anno, l’informazione sull’argomento “stalking”. “Questo
è un reato nuovo - dice la presidente - previsto dal codice penale da poco tempo e che ancora non è ben conosciuto. Magari le donne lo subiscono da anni, ma non ne sono consapevoli o non sanno come affrontarlo. Quindi in collaborazione con l’ordine degli
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referente teramana d e l l ’A s s o ciazione e responsabile del progetto, è profondamente convinta che la prevenzione e la ricerca siano gli strumenti principe per la lotta alle malattie oncologiche perché – sono le sue parole - “chi investe nella ricerca investe in se stesso”.
avvocati, psicologi ed esperti di diritto di famiglia stiamo organizzando un convegno per il 27 maggio prossimo, in cui verrà trattato l’argomento in tutte le sue sfaccettature. È un convegno aperto a tutti, ma la campagna informativa prevede anche giornate nelle scuole, nelle università ecc.”
Il 9 maggio invece le soroptimiste teramane saranno all’Aquila per una giornata di solidarietà in cui, alla presenza della presidentessa regionale dell’Unicef, sig.ra Monti, sarà presentato il libro “Vola, Vola, Vola” che raccoglie disegni e pensieri dei bambini aquilani. I proventi andranno a fornire materiale didattico alle scuole primarie. Nella stessa occasione saranno donati, alle socie aquilane, i guidoncini del club a simboleggiare la rinascita.
I luoghi della nostra terra
Passeggiando per... Bellante Un saluto ai lettori di PrimaPagina e un invito a vivere la vita culturale dei borghi di Bellante e Ripattoni, soprattutto in occasione dei due prossimi eventi estivi: “l’Ecofesta” di Bellante paese e “Ripattoni in arte”. Sono manifestazioni che coinvolgono tutti i residenti, animano l’estate del comune e caratterizzano l’attenzione per l’arte e l’ambiente dell’intera comunità. Auspico una numerosa partecipazione che potrà apprezzare la cordialità, l’ospitalità e i sapori del nostro territorio. Arrivederci a Bellante. Il sindaco Dr. Domenico Di Sabatino
Stele funeraria “Cippo di Bellante”
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Sulla dorsale tra le valli dei fiumi Tordino e Salinello sorge, in ottima posizione geografica, la tranquilla cittadina di Bellante. Le sue origini sono molto antiche, come dimostra il ritrovamento della stele funeraria, il cosidetto “Cippo di Bellante”, del V sec. a.C. recante un’iscrizione proto-sabellica, conservata nel museo di Napoli. Il borgo medioevale edificato all’epoca dei Franchi e fortificato con mura di cinta e torri, divenne in seguito feudo dei duchi Acquaviva e nel 1775 parte del Regno di Napoli, prima, e del Regno delle Due Sicilie, dopo. Il territorio seguì, quindi, gli eventi dell’unificazione d’Ialia. Nel 1804 Ripattoni di Bellante diede i natali al politico e patriota Aurelio Saliceti che fu tra i primi affiliati alla Giovane Italia, Ministro di Grazia e Giustizia delle Due Sicilie e triumviro della Repubblica Romana. Oggi la popolazione di questa fertile località collinare è dedita ad attività agricole ed industriali, connesse in gran parte all’agricolura. Rinomati sono, infatti, i mulini, gli oleifici, le cantine vinicole e le apicolture della zona, ma non meno importante sul mercato, l’allevamento di bovini, ovini e suini. Il centro storico di Bellante conserva un tratto delle antiche mura medioevali con un torrione quadrato con porta di accesso al borgo. Nei dintorni si vedono, inoltre, muraglie e reperti di un un certo rilievo del famoso Castel Troia o Latroia. Di notevole interesse i resti del convento dei Carmelitani, forse anticamente monastero dei Benedettini.
Il centro di Ripattoni
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Nella frazione antica di Ripattoni si possono ammirare i resti di un castello trecentesco, con massiccia torre a base quadrata, circondata da antichi palazzi feudali, tra cui il palazzo Saliceti, oggi sala teatrale comunale, biblioteca e ludoteca. Tra gli edifici religiosi particolarmente cari ai bellantesi è la chiesa di Santa Maria, con portale rinascimentale, facciata in cotto e, all’interno, stucchi settecenteschi, pregevoli dipinti ed una croce d’argento attribuita alla scuola di Nicola di Guardiagrele. Nella cappella di Santa Maria della Misericordia si trova la statua lignea policroma della Madonna col Bambino del ‘500 a cui i bellantesi sono particolrmente devoti e la riconoscono come patrona accanto a Sant’Anastasio e a San Francesco di Paola. L’altra frazione di Bellante Stazione ha subito di recente un forte incremento demografico ed è sede di attività commerciali, insediamenti industriali ed artigianali. La linea ferroviaria consente, inoltre, un rapido collegamento con il capoluogo di provincia e la costa adriatica.
Il Comune di Bellante
Il convento dei Carmelitani
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I luoghi della nostra terra
SITO DEL COMUNE www.comune.torricellasicura.te.it - info@comune.torricellasicura.te.it
Passeggiando per... Torricella Sicura
Il nome deriverebbe dalla presenza di un antico castello, di cui, peraltro, oggi non rimangono molte tracce. Il termine “Sicura” sembra possa derivare da “Sicula”, riferendosi alla presenza in zona dei Siculi intorno al I millennio a.C. Il castello menzionato sorgeva probabilmente su una collinetta posta a nord dell’attuale abitato che gli abitanti ancora chiamano “lu castille” o Colle Ciliegio. Luigi Ercole, sul finire del 1700, riferiva sulla scoperta di una galleria sotterranea che dal castello portava verso la campagna circostante con le testuali parole: “Eravi un castello oggi diruto e non ha molto, si scoprì una strada sotterranea, nella quale furon trovate alcune armi arrugginite e che dal ca-
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stello avea l’uscita nella campagna.” Secondo una leggenda popolare sotto Colle Ciliegio ci sarebbe una grotta con un tesoro protetto da un enorme serpente. Pur se con esagerazioni, la leggenda coincide nell’affermazione dell’esistenza del passaggio sotterraneo. In questo territorio vi sono testimonianze di vestigia italiche, romane e altomedioevali. Appena fuori il paese sono stati rinvenuti resti di un tempio, alcune tombe romane e un altare misterioso con la dedica al “dio ignoto”. Numerose sono le iscrizioni, alcune delle quali lasciano intendere la presenza di un edificio termale. In una lapide vi è la dedica alla sacerdotessa Numisia.
ZOOM/2 Cari lettori vi dò il benvenuto come primo cittadino di questo territorio accogliente e vivace. Torricella Sicura è un paese per il quale stiamo lavorando molto e dove vogliamo ancora scommettere. La comunità Torricellese ha una serie di pressanti necessità quotidiane e di problemi più complessi nei confronti dei quali intendiamo porci con grande spirito di disponibilità. E vogliamo che la condotta dell’amministrazione comunale sia in questo senso la più efficace possibile. Il primo passo già compiuto è quello della partecipazione attiva del cittadino alla vita amministrativa, già diversi incontri sono stati fatti nelle diverse realtà del territorio sia per comprendere le esigenze della popolazione e sia per far sapere come ha intenzione di muoversi questa nuova amministrazione. Ormai sono 10 mesi che mi dedico a rispondere alle esigenze della popolazione, anche grazie ai miei collaboratori e a tutta la giunta che mi segue passo pas-
so nelle scelte da compiere. Per assolvere i compiti però non basta solo l’impegno ma bisogna amare il proprio paese, amministrarlo come se fosse un oggetto prezioso. Torricella Sicura si trova a 5 chilometri dal capoluogo, negli incantevoli Monti della Laga, in una posizione strategica perchè in poco tempo passi dalla montagna al mare. Il paesaggio offre tratti boscosi di querce, carpini ed aceri con numerosi torrenti ricchi di abbondanti acque che dai declivi confluiscono a nord nel torrente Vezzola ed a sud nel fiume Tordino. Abbiamo pensato di accompagnare le nostre serate estive con tante manifestazioni grazie alle associazioni del territorio che danno uno stimolo in più a
passare delle ore in questo territorio, tra cui primegia la sagra dei funghi porcini e tartufo che si terrà nei primi giorni di luglio. Sicuramente è un privilegio per me affrontare questo cammino da Sindaco in una cittadina come Torricella Sicura che ha avuto un grande passato, non possiamo dimenticare i personaggi che hanno contraddistinto il nostro paese come il dott. Mario Capuani che ha vissuto i suoi ultimi istanti di vita combattendo per la patria per passare al senatore Pietro De Dominicis che ha dato un impronta fondamentale alla crescità del nostro territorio, portando la propria voce nei palazzi del governo nazionale. Concludo queste poche righe augurando alla redazione un proficuo lavoro e a Voi lettori di venerci a trovare in questo luogo semplice e genuino. IL SINDACO Rag. Daniele Palumbi
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Torricella Sicura si trova alle porte del Parco “Gran Sasso Monti della Laga” ad un’altitudine di 450 m s.l.m. con un territorio che, partendo da quota 286 m, arriva fino a 1572 m. Da tempo comprensorio agro-pastorale, Torricella Sicura comprende le seguenti frazioni: Ioanella, Poggio Valle, Pastignano, Villa Popolo, Valle Piola, Santo Stefano, Abetemozzo, Borgonovo, Poggio Rattieri, Corvacchiano, Faognano, Magliano, Riccio, San Felice, Piano Grande, Antenemuccio, Fornaci, Morricone, Prognetto, San Pietro, Costumi, Villa Tofo e Tizzano. La Cittadina di Torricella Sicura, posta alle falde dei Monti della Laga, è situata sulla direttiva provinciale Teramo-Rocca S.Maria-Ceppo, distante da Teramo circa sei chilometri. La zona ha avuto un consistente sviluppo economico intorno agli anni ’60 grazie sia ad iniziative industriali e commerciali che alla vicinanza di Teramo. Sin da tempi antichi Torricella, naturale passaggio per raggiungere gli altri centri abitati della Laga, è suddiviso in diversi borghi medioevali: Scarpone, Torricella Scura, Case Romane, Colle Pero, adagiati su verdeggianti colline. Il centro del paese è caratterizzato da due piazze, la prima intitolata al partigiano Mario Capuani, sede del Municipio, la seconda, P.za S. Paolo con la Chiesa parrocchiale di S. Paolo Apostolo (XVII secolo). Le due piazze sono separate da Via Alcide De Gasperi, sede di numerose attività commerciali.
A lato di questa stessa strada principale, in una zona che fu crocevia di strade e mulattiere, in sostituzione di un’antica icona stradale, venne eretta nel 1635 una pregevole Chiesetta dedicata alla Madonna delle Vergini. Alcuni reperti archeologici, un tempo localizzati nei pressi della vecchia chiesa di S.Paolo, fanno risalire l’origine del centro abitato all’epoca romana che però acquisisce la conformazione attuale solo nel periodo medioevale, quando, dopo le distruzioni barbariche, al tempo del monachesimo, i monaci edificavano castelli e torri a difesa della loro incolumità e di quella degli abitanti del borgo. Il Palma racconta poi che, per l’eccessivo moltiplicarsi a poca distanza di casali, si pensò di ricostruire una nuova chiesa di S.Paolo, in sostituzione di quella esistente, in luogo più centrale rispetto alla precedente, su un piccolo colle adiacente alle Case Romane. La costruzione, così localizzata, ebbe termine nel 1806.
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Primavera su due ruote
I ricordi della Del Vinaccio protagonista del pattinaggio a rotelle
A Torricella tra biciclette, salute ed esperti
Raffaella, un mito mai dimenticato
di Alessandro Di Emidio La cura della salute, la salvaguardia del territorio, la passione per la bicicletta. Obiettivi che si sposano in un connubio ideale nel progetto “Primavera in bici – Torricella Sicura 2010”, realizzato dalla società ciclistica Gransasso Bike. La giovane formazione sportiva, attiva nella promozione della pratica ciclistica a tutti i livelli, organizza tre eventi di assoluto interesse per affermare l’importanza dell’attività fisica nel benessere della persona. I primi due si terranno ad aprile. Sabato 17, ore 16.00, presso la Sala Link di Torricella Sicura, convegno sul tema “Attività ciclistica – Benefici sulla salute e riscoperta del territorio” metterà a confronto esperti di diverse discipline: Gabriele Catena, cardiologo della Asl di Teramo, Pierandrea Giuliani, ortopedico della Asl di Teramo, il direttore del Centro di Medicina dello Sport, Mario Basile, Dario Corsi, biomeccanico dell’Università di Perugia, Carolina Di Ferdinando, biologa nutrizionista della Asl di Teramo, e il professor Lucio De Marcellis, del Coordinamento per le piste ciclabili dell’Abruzzo teramano. Il giorno successivo, gli amanti del pedale potranno prendere parte alla riscoperta della “Via dei Borghi”, percorso da affrontare in mountain bike o a piedi, tra numerose frazioni nei comuni di
Torricella Sicura e Teramo, in meno di 10 km. Il percorso si snoderà da Torricella per raggiungere Piano Grande, Cavuccio, Tordinia, Villa Ripa, l’antica chiesa di S. Maria di Ponte a Porto, Travazzano, e concludersi nell’abitato di Frondarola. Un’immersione nella natura e nelle numerose testimonianze storico-
di Dino Cardarelli
Raffaella Del Vinaccio è un “mito” dello sport teramano e non solo. Dominatrice assoluta del pattinaggio a rotelle a livello mondiale, a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, quando ha conquistato ben 13 titoli iridati (5 nel libero, 5 nella combinata e 3 negli obbligatori), l’atleta aprutina ora si dedica alle mansioni di madre e di impiegata in un’azienda con sede a Sant’Atto. L’abbiamo incontrata per rivivere insieme a lei i momenti più importanti della sua straordinaria carriera. Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi al pattinaggio? “Ho iniziato a praticare questo
sport a sei anni, per gioco, come è normale che fosse a quell’età. Poi però, con il passare del tempo mi sono appassionata sempre di più. Ho cominciato a vincere i primi titoli regionali e nazionali, e da lì il pattinaggio è diventato,
artistiche del nostro territorio, come le tracce dell’antica via Cecilia. L’ultimo evento del progetto, infine, si svolgerà domenica 23 maggio. Con la prima edizione del “Giro tra le colline della Laga”, manifestazione cicloturistica aperta ai tesserati di tutti gli enti, lunga 60 km, i partecipanti andranno da Torricella a Rocca S. Maria e ritorno, toccando anche, nella prima parte del percorso, la città di Teramo. Per tutti gli appassionati del pedale si prevede una lunga “Primavera in bici”.
per me, un impegno più serio”. Ha ottenuto
tanti successi. Quale vittoria ricorda con più piacere? “Senza
dubbio quella del secondo mondiale, conquistato nel 1989 sulla pista di Roccaraso. Vincere il titolo iridato non solo nella propria nazione, ma anche nella propria regione, mi ha fatto provare una gioia indescrivibile”. Quale
invece la delusione più grande? “Quando,
dopo essere stata convocata per i campionati del mondo del 1985, che tra l’altro si disputavano in Italia, non vi ho potuto partecipare a causa dell’operazione per un’ ernia del disco alla quale ho dovuto sottopormi”. Ripensando alla sua carriera, c’è qualche aneddoto particolare che le viene in mente? “L’unica
cosa che mi viene in mente è che portavo sempre con me il mio cuscino, non per dormire ma come portafortuna. Era la prima cosa che mettevo nella valigia, ogni volta che dovevo partire per partecipare ad una gara”. Oggi lo
sport italiano è dominato dalle donne. Come lo spiega? “Penso che, alla
base dei grandi successi ottenuti in questi anni dalle atlete italiane nelle diverse discipline, ci sia soprattutto una maggiore determinazione e volontà di sacrificarsi rispetto agli uomini. Di certo, rispetto ai miei tempi, oggi è più frequente vedere le donne al vertice nei vari sport”.
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Amarcord Biancorosso
Redazionale
Ripensando al lontano match con l’Arezzo In questa prima puntata di Amarcord presenteremo una partita ad dir poco rocambolesca, visto che in quel lontano match con l’Arezzo il Teramo dilagò in trasferta 5-0. Non sono state poi così tante le volte che il Diavolo ha vinto con ampio margine fuori casa, soprattutto contro un avversario di tutto rispetto come l’Arezzo. Oggi allenato dal “Nanu” Galderisi, nel 98’ era guidato da un giovane Serse Cosmi, che dopo la parentesi amaranto durata ben cinque anni (con promozioni dalla D alla C1), arriverà al Perugia, che lascerà nel 2004 per proseguire la carriera con il Genoa, l’Udinese, il Brescia e at-
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tualmente il Livorno. Nel match dominato dai biancorossi fu Nicoletti a dare il meglio di sé con una roboante tripletta che ammutolì lo stadio “Città di Arezzo”. Nulla quindi poté Tardioli all’onda d’urto di Nicoletti. La difesa biancorossa fu perfetta nel placare il bomber aretino Pileddu che sarà autore di ben 13 centri in quella stagione. Nonostante ciò sarà l’Arezzo ad avere la meglio sul Teramo negli spareggi per salire di categoria, grazie a un gol di Signorini. In un certo senso quella contro il Teramo fu per Cosmi una disfatta di buon auspicio, dal momento che poi l’Arezzo salirà in C1 ai danni dello Spezia.
Questi gli undici a confronto in quel match: AREZZO: Tardioli, Spinelli, Chiarini, Cipolli, Palmieri, Morfeo (62° Mearini), Baiocchi (46° Campanile), Signorini, Pileddu (67°Firli), Balducci, Lupo. Allenatore: Cosmi. TERAMO: Grilli, Zanini, Corazzini, Menna, De Amicis, De Angelis, Pagano (84° Paradiso), De Cresce, Nicoletti, Natali (88° Ferrari), Arancio (75° Bertarelli). Allenatore: Donati. Arbitro: Semeraro di Taranto. Reti: 34° Pagano, 49° e 56° Nicoletti, 89° Bertarelli, 93° Nicoletti (rig.). fansteramoblog@gmail.com
Acqua, risorsa da difendere L’Associazione “Progetto D.A.F.” dal momento della sua nascita, cinque anni fa, si è presa a cuore la questione degli sprechi di risorse energetiche ed idriche che ognuno di noi giornalmente compie, anche non essendone al corrente. Inconsciamente, perchè quotidianamente nel lavarci le mani, nel farci la doccia o il bagno noi tutti senza sfruttarle appieno lasciamo scivolare nelle condutture circa 60 litri d’acqua potabile, corrispondenti all’incirca al 24% dell’uso medio pro-capite giornaliero (circa 250 litri) del prezioso liquido. Si tratta di un dato statistico relativo alle pubblicazioni delle annuali relazioni al Parlamento sullo stato dei servizi idrici, una stima ciroscritta all’uso di gabinetti, doccie e vasche da bagno, ottenuta mediante riscontri di vario tipo sul territorio teramano. Avendo ben chiari in mente questi dati, in seguito a studi sulla fattibilità circa la realizzazione di impianti che consentano di riutilizzare le acque altrimenti sprecate, gli operatori del Progetto D.A.F. con due missive hanno sottoposto all’attenzione dell’allora sindaco Chiodi e del Ministero dell’Ambiente i risparmi che si possono ottenere riducendo lo spreco mediante un vitale recupero delle risorse idriche le quali, opportunamente trattate, possono essere nuovamente utilizzate ad esempio per gli scarichi del WC in luogo della più costosa acqua potabile. L’idea si pone nel quadro di un progetto dal più ampio respiro chiamato SHE (Sustainable Housing in Europe) che oltre ad un risparmio prettamente economico sulle singole bollette riguardanti l’energia, si propone per dimostrare come il vivere nella propria casa in maniera ecosostenibile possa facilmente passare da prassi “straordinaria” da inchiesta giornalistica a prassi “ordinaria”. Per questo, nel 2007 si è avviato un progetto di costruzione di un nuovo impianto residenziale costituito da 12 unità abitative nel quartiere della Cona, come dimostra la summenzionata lettera all’ex sindaco di Teramo, in un intervento edilizio cofinanziato dalla Commissione Europea e patrocinato dal consorzio CCI-CASA.
La questione porta avanti il problema della sensibilizzazione dei cittadini di fronte alla tematica dell’uso responsabile delle risorse vitali: non a caso, oltre all’adozione di tecnologie apposite che minimizzino gli sprechi (come nel caso degli sciacquoni a flusso ridotto) che punta ad un risparmio del 5-8% sulle bollette, sono stati forniti agli utenti del centro abitativo dei veri e propri “manuali d’uso” degli alloggi, nei quali sono presenti consigli utili per stimolare il miglior comportamento possibile in questa politica di recupero di risorse che fino a pochi anni fa era stata abbondantemente sottovalutata. Risulta dunque evidente che il punto di arrivo per i professionsiti dell’Associazione è identificabile nella volontà di migliorare la qualità delle acque del nostro territorio, senza però calpestare le necessità dei cittadini. Non a caso, nello statuto stesso, si fa esplicito riferimento al carattere no-profit dell’intero progetto che punta su finanziamenti esterni allo scopo di non gravare sulle tasche della popolazione teramana. L’obbiettivo è dunque quello di proporre un modello di riferimento da esportare non solo nelle altre province dell’Abruzzo ma anche in tutte quelle regioni della Penisola che allo stato attuale gestiscono le risorse idriche in maniera non ottimale. Il Progetto D.A.F. non intende limitarsi ad un lavoro di semplice recupero delle acque di scarico; tra gli interessi vari c’è quello di tenere informati i cittadini riguardo l’impiego delle acque nel nostro territorio nel suo complesso, sulle tariffe applicate dai gestori della rete idrica, sui progetti degli enti preposti al controllo delle risorse idriche ma anche riguardo al livello di inquinamento di arterie fluviali e falde acquiferee varie. L’Associazione infine ha voluto sin dal principio adottare una politica di trasparenza sui costi dell’operazione per la realizzazione degli impianti, così chi voglia meglio informarsi potrà trovare tutti i documenti e le informazioni di sorta all’indirizzo internet www.assodaf.it .
Storie teramane
Quei “vitelloni” del bar Cesti di Gustavo Bruno
Malinconia di un luogo che non c’è più. Da quando non c’è più il vecchio bar della signora Dina Cesti da Zagarolo, sotto l’arco di Madonna delle Grazie, Teramo ha perso un pezzo della sua storia. Anche il locale non è più lo stesso. Fa niente se nell’arredo non è cambiato quasi nulla, cristallizzato in un clima museale. Quel bar, per oltre 50 anni, è stato il luogo dove i teramani hanno fatto colazione, giocato a carte, letto il giornale, mentre bevevano Immagine tratta dal film “I Vitelloni” di Federico Fellini il caffè, facevano quattro chiacchiere (1953) con gli amici e parlavano di affari. Alzi la mano chi almeno una volta non ha fatto Come dimenticare quando un giovane di sosta al bar Cesti. E quanti appuntamen- allora, conclusa la serata, approfittando ti sono stati fissati da della presenza sul bancone di un cesto quella cabina telefonica di arance, cominciò ad afferrarne una posizionata nella saletta per volta e le lanciò contro la vetrina del entrando a sinistra! Ma bar, ovviamente colpendo le bottiglie e quante serate trascorse rompendole. Con la titolare che urlava fra fumi e bicchieri di di farla finita. Oppure quando un assiduo birra. Serate indimen- frequentatore - oggi irreprensibile funzioticabili. Con i vitelloni nario di un ente pubblico - avvicinandosi teramani. Fuori del bar alla vetrinetta dei super alcolici, afferrò tavolini e sedie. E criti- una bottiglia e nascondendola sotto il che sempre comunque giaccone, invitò i suoi amici a raggiunall’insegna dell’ironia gerlo a casa sua, per “continuare a bere su quanti avevano la bene”. sventura di passare Storie d’altri tempi. Mentre invece un viin zona. E poi a cala- tellone continuava a restarsene chiuso re della sera, dietro le nella cabina telefonica per organizzarsi vetrate appannate, si magari in maniera diversa la serata. Magiocava a carte. Con linconia per una storia d’altri tempi, per la signora Ida che quei “vitelloni” che oggi frequentano i cercava di tenere a giardini di Madonna delle Grazie. Ma questa volta solo per giocare con i nipotini. Teramo di sti bada gli avventori. Ce ria lie ttig Interno della bo ni) Nardi (foto di Domenico
Pescara, città natale di Ennio Flaiano, immediato dopoguerra, la patria del “vitelloni”. Il termine vitello (vitellone), infatti, era usato a Pescara per indicare quei giovani nullafacenti che trascorrevano le giornate al bar o, comunque, senza lavorare. A quel tempo, era facile salutarsi dicendo “Uhe vitello’ cum’a sti’?” (“ehi vitellone, come stai?”), sia perché la disoccupazione giovanile era dilagante, sia perché il termine era entrato nel gergo comune. Detto questo, bisognerà aggiungere che i vitelloni non possono essere di sola estrazione pescarese. Perché anche Teramo ha la sua storia di vitelloni. Storie magari che sono datate e quindi risalenti ad oltre 40 anni, ma in ogni caso di queste ci sono ancora le tracce. E sapete dove avvenivano molte di queste storie che vedevano coinvolti i vitelloni teramani? Al bar Cesti.
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Dalla parte del cittadino Diamo l’avvio ad una rubrica di economia domestica con indicazioni utili per risparmiare, difendendo l’ambiente.
Pile, meglio se ricaricabili Iniziamo parlando di pile, sicuramente meglio per le tasche e per l’ambiente se acquistate ricaricabili. La batteria è in sostanza un contenitore di energia chimica convertibile in energia elettrica, eroga l’energia contenuta al suo interno fino ad esaurimento attraverso un collegamento ad un circuito elettrico. La batteria ricaricabile è una batteria che può essere completamente ricaricata, una volta esaurita la carica originaria, mediante l’allacciamento alla rete elettrica con un apposito caricatore. In commercio ne sono presenti di diversi tipi, per composizione chimica e capacità. Sicuramente, rispetto alle batterie “monouso”, hanno il vantaggio di durare molto più a lungo, contribuendo così a limitare la produzione di rifiuti pericolosi. I benefici economici sono evidenti: il costo iniziale risulta essere maggiore ma dopo circa sette cariche è ammortizzato. E’ possibile utilizzare la pila ricaricabile per centinaia di volte riducendo l’immissione in ambiente di altrettante pile monouso, evitando cosi il costo loro smaltimento. Accanto a questi vantaggi economici ce ne sono altri legati all’utilizzo. La disponibilità del prodotto anche se si è in una baita in montagna o lontani da un centro per l’acquisto. In questo caso il corretto utilizzo allunga la vita del prodotto ed occorre aver presente di caricare sempre le batteria prima del primo utilizzo. Le batterie si scaricano durante lo stoccaggio e non sono completamente cariche al primo utilizzo. Si consiglia però: di non inserire mai batterie ricaricabili di marchi e capacità differenti nel dispositivo o ca-
ricatore; di non cercare mai di ricaricare batterie alcaline, a zinco carbone o al litio perché solo le batterie NiMH possono essere ricaricate in maniera sicura. Non è comunque necessario che le batterie NiMH si scarichino completamente prima della ricarica. Solo le batterie NiCd devono scaricarsi del tutto in quanto hanno un “effetto memoria”. Le batterie ricaricabili perderanno infine gradualmente la carica anche se non vengono usate. Da ricordare, per chiudere, che le pile esauste non vanno differenziate:da loro possono essere recuperati materiali utili come metalli pesanti o il lamierino d’acciaio del rivestimento. I residui del trattamento devono essere inertizzati, cioè i materiali tossici devono essere resi innocui e destinati allo stoccaggio definitivo in discarica controllata
Pasquale Di Ferdinando Presidente Federconsumatori
I migliori amici dell’uomo
Buone e cattive abitudini alimentari
Lo stress a quattro zampe
Nelle ciotole dei nostri amici sono sempre più presenti alimenti derivanti dalle nostre tavole, ma siamo sicuri che nutrano anche loro? Diversi interrogativi sorgono nella mente di molti proprietari: è giusto mischiare umido e crocchette? Le ossa fanno male? La carne cruda? Il latte? Non potendo rispondere a tutte le domande troverete il continuo nel prossimo numero. Non è buona abitudine unire umido e crocchette. La miglior appetibilità del primo induce l’animale a mangiare solo quello, lasciando le seconde meticolosamente ripulite dall’umido nella ciotola. Inoltre la maggior quantità d’acqua che l’umido contiene spinge il nostro
a cura di Francesca Alcinii
Sabato mattina, ore 11.00 circa, corso San Giorgio di Teramo. Un via vai di persone frettolose tra le bancarelle del mercato. Tra loro, c’è chi approfitta per fare una passeggiata rilassante con il proprio cane. Rilassante per chi? Non certo per il povero animale che cerca di trovare una via di passaggio tra tante gambe. In Gran Bretagna, durante gli anni ’60, fu commissionato il Rapporto Brambell che elencò le cinque libertà fondamentali per un allevamento di bestiame che può essere esteso agli animali in generale. Tra questi principi leggiamo: “Libertà dalla paura e dallo stress”. I concetti di “libertà”, “paura” e “stress” purtroppo non sono così ovvi e oggettivi, ma ognuno di noi ha una propria opinione su ciascun termine. Qualcuno, infatti, crede che un cane che vive in un giardino recintato di una villa, dove ha –secondo il proprietario- tutto lo spazio che vuole, sia un cane libero, mentre qualcun altro pensa che
sia in una vera e propria prigione. Sentinelle di stress, di paura e di disagio nei nostri cani sono le cosiddette manifestazioni neurovegetative come lo ptialismo (eccessiva salivazione) e le dispepsie, quali sbadigli, eruttazioni e vomiti. Spesso questi segnali sono accompagnati da tremori, tachicardia e affanno, fino anche ad arrivare alle attività di sostituzione, come ad esempio i continui leccamenti delle zampe o il rincorrersi la coda. Manifestazioni più evidenti sono la comune coda tra le gambe, l’andatura incerta, le orecchie basse e la costante ipervigilanza. Ma anche il continuo tirare del guinzaglio, il cercare di divincolarsi dal collare con la speranza che questo scivoli via dal collo, la dilatazione delle pupille e il puntare le zampe saldamente sull’asfalto, sono altri segnali di malessere.
amico a bere di meno (sbagliato soprattutto nei gatti, perché più soggetti a patologie renali). Il secco si preferisce perché ha un minor costo, ha un’azione meccanica sui denti per il tartaro, li rinforza e ha una conservazione migliore dell’umido. Questo, infatti, una volta aperta la confezione, si deve riporre in frigo, e consumarlo in breve tempo, condizionando i proprietari più diligenti a togliere la razione di umido dal frigo un po’ di tempo prima di darla ai loro amici, per evitare che l’alimento sia troppo freddo, prevenendo così problemi digestivi con eventuali episodi di vomito o al contrario diarroici.
E i gatti che abitano le nostre case sono immuni da stimoli fobogeni e stressanti? Anche loro inviano messaggi silenziosi? Il sordo rumore felino avrà la sua eco nel prossimo numero.
“Ho bisogno di te”
Lucy
Canili e associazioni che desiderassero trovare posto in questa rubrica potranno contattare l’indirizzo di posta elettronica direttoreprimapagina@libero.it
Argo er di circa 7 anni. È meticcio di pointcanile dal Servizio Veterinario È stato portato al o ferito da un colpo di fucile che lo aveva trovat ravvicinata.Fu salvato appena te ristabilito! sparato a distanza si è completamen in tempo ed ora
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Per informazioni si può contattare il Canile comunale di Teramo, contrada Carapollo, Tel. 0861 210705
È una meticcia di ed ha 10 anni. E’ setter inglese fa che vagava spastata trovata circa 9 anni nei pressi del rifu ventata ed affamata si è subito avvicingio, ma nonostante tutto che l’ha trovata, ata al volontario di effusioni. Lucy regalandogli un mondo è la “Star” del rifu gio!
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L’angolo del legale
Salute e alimentazione
‘ Io la vedo cosi... del dott. Roberto Santoro (Magistrato)
Intercettazioni e presunzione di innocenza Un argomento sul quale l’attenzione pubblica concentra da tempo il proprio interesse è costituito, senza dubbio, dal tema delle intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali. L’art. 15 della Costituzione stabilisce che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili e che, di conseguenza, la loro limitazione possa avvenire esclusivamente per atto motivato dell’autorità giudiziaria e con le garanzie stabilite dalla legge. E’ di tutta evidenza come le intercettazioni di conversazioni telefoniche ovvero di comunicazioni tra presenti – strumento insostituibile per la prevenzione e repressione di reati particolarmente pericolosi, come ad esempio i delitti concernenti sostanze stupefacenti o riguardanti armi e sostanze esplosive – costituiscano una forte limitazione del diritto di poter interloquire senza subire intromissione indebite da parte di terzi non legittimati. Ultimamente, peraltro, non è infrequente assistere alla massiccia pubblicazione, da parte degli organi di stampa, di ampi stralci di dialoghi captati all’insaputa di soggetti coinvolti in un procedimento penale, nonostante l’imputato – e a maggior
ragione l’indagato, che ancora imputato non è – non sia considerato colpevole sino alla condanna definitiva (art. 27 Cost.). Tale divulgazione rappresenta spesso un sicuro indice di colpevolezza per l’intercettato che – quantomeno dal cittadino comune – viene già ad essere “condannato” per un’ipotesi di reato ancora tutta da dimostrare. Un po’ come accade per il famigerato “avviso di garanzia”, laddove l’informazione di garanzia (è questa la terminologia corretta) ha il solo scopo di consentire al suo destinatario la possibilità di nominare un difensore di fiducia ogniqualvolta il pubblico ministero, che stia procedendo ad indagini preliminari, debba compiere un atto al quale l’avvocato ha diritto di assistere. Secondo il nostro codice di procedura penale, nel momento in cui i verbali e le registrazioni delle comunicazioni intercettate sono messi a disposizione dell’imputato e del suo difensore, tali atti non si considerano più coperti da segreto e, di conseguenza, al giornalista è consentito pubblicarne il contenuto. Proprio a causa della delicatezza degli interessi in gioco, il Governo ha approvato una proposta di modifica che, nel prevedere un rafforzamento del com-
Matrimonio e patrimonio
plesso delle garanzie di imparzialità, riservatezza e trasparenza – ferma restando la funzionalità dello strumento intercettativo – vieta la pubblicazione degli atti, anche nel contenuto, fino alla conclusione delle indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare. Se il progetto dovesse diventare legge, il cittadino non potrà dunque essere informato neanche del contenuto delle intercettazioni concernenti indagini di pubblico interesse. Tale soluzione - che presenta una coerenza senz’altro maggiore con il principio di non colpevolezza rispetto alla disciplina attuale - potrebbe essere addirittura spinta “più in là”, prevedendosi il divieto assoluto di pubblicazione del contenuto di conversazioni o comunicazioni sino alla pubblicazione della sentenza di primo grado. Non si tratta, a ben vedere, di frustrare il diritto – pure costituzionalmente garantito (art. 21 Cost.) – di cronaca o, più in generale, il diritto di informare e di essere informati. Non si vuole mettere in discussione la libertà di stampa. Si tratta, unicamente, di riconoscere la intuibile prevalenza del diritto di ciascun individuo di non subire inutili pregiudizi o violente gogne mediatiche.
di Gianfranco Puca (avvocato)
Spesso i coniugi (ovvero i “promessi sposi”) pongono domande relative agli aspetti economici della famiglia: ne riportiamo alcune fra le più frequenti. Qual è il regime patrimoniale legale della famiglia? Salvo diversa scelta, il regime patrimoniale legale è costituito dalla comunione dei beni: tutti i beni acquistati dai coniugi, insieme o separatamente, cadono automaticamente in comunione. Sono esclusi dalla comunione i beni personali come, ad esempio, i beni di cui, prima del matrimonio, il coniuge era proprietario, o le somme ottenute a titolo di risarcimento danni personali. È possibile, in regime di comunione, che un coniuge acquisti un bene in proprietà esclusiva? Si, è possibile per un coniuge acquistare un bene in proprietà esclusiva, come una vettura o un appartamento; per ottenere tale risultato è necessario che il bene acquistato sia espressamente dichiarato dal coniuge acquirente come personale (perchè acquistato, ad
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esempio, con una somma ottenuta a titolo di risarcimento danni personali) e, inoltre, l’altro coniuge, deve partecipare nell’atto notarile di acquisto e confermare tale circostanza. La Cassazione ha di recente ribadito tale possibilità con la sentenza n. 19250/2004. In cosa consiste la separazione dei beni e quando è consigliabile? Con il regime della separazione dei beni ciascun coniuge conserva la titolarità esclusiva dei beni acquistati durante il matrimonio. La separazione può essere scelta quando un coniuge svolge una attività imprenditoriale, allo scopo di evitare che l’altro coniuge sia coinvolto in un eventuale fallimento dell’attività commerciale, ovvero anche solo nei debiti della attività stessa. Esiste ancora la dote? No, è stata abolita nel 1975, perchè palesemente in contrasto con il principio di uguaglianza dei
coniugi stabilito dall’art. 29 della Costituzione. Essa trovava fondamento nell’onere del marito di mantenere la moglie; oggi l’onere/dovere di contribuire ai bisogni della famiglia ricade su entrambi i coniugi, in base alle proprie capacità di lavoro professionale e casalingo. Oltre alla comunione ed alla separazione, esistono altri regimi patrimoniali? Si, è previsto il fondo patrimoniale, che può essere costituito da uno o da entrambi i coniugi per atto pubblico, ma anche da un terzo; tale fondo deve essere costituito per sopperire ai bisogni della famiglia. Il fondo può essere formato da beni immobili, mobili registrati e titoli di credito. Una particolarità molto importante è l’esclusione della possibilità di pignorare tali beni da parte dei creditori, relativamente a debiti contratti per scopi estranei alla famiglia.
Arriva l’estate, come tornare in forma di Giuseppe Cocca*
Siamo in primavera, l’inverno è finito ed è stato più freddo, più umido e più nevoso degli ultimi anni. Molti sono diventati più sedentari, più inclini a rimanere a casa per riscaldarsi con del buon cibo. Poche passeggiate e pochissime corse, molto cibo E ora la domanda che molti si fanno, già pregustando l’estate: come dimagrire, quale il dietologo migliore o alla moda, in quale palestra andare, esistono massaggi “miracolosi” ? L’idea comune è che per dimagrire e ritornare in forma bisogna fare sacrifici.. Così ci è stato insegnato, ma è falso. Ritornare in forma è la cosa più facile del mondo, se si sa come farlo. Nessun sacrificio, il corpo che si rimodella, si è pieni di energie, di buon umore e liberi. Come agire, dunque? Per prima cosa cambiamo approccio al nostro desiderio di ritornare in “forma”. La maggior parte delle persone pensa che per dimagrire bisogna consumare cibi a ridotto contenuto calorico, in modo da affamare l’organismo e fargli utilizzare il grasso di riserva (e conseguentemente scendere di peso), per controbilanciare la carenza calorica. E se invece, per tornare in forma (dimagrire), il corpo avesse bisogno di più “energie”, più vitamine e più sali minerali? Se l’organismo per togliere dal corpo tutte quelle scorie metaboliche che fanno aumentare di peso avesse solo bisogno di più frutta e verdura, e di migliorare la digestione? Da queste premesse e altre più tecniche nasce l’Alimentazione Sequenziale, che migliora la salute, disintossica e fa dimagrire, continuando a mangiare cibi ai quali siamo abituati, e che ci piacciano..
Esempio di Alimentazione Sequenziale: Primo Step 1. Colazione: prima fase libera 2. Pranzo o cena a predominanza di carboidrati: a) antipasto di frutta fresca semiacida (mele, pere, pesche, prugne, ciliegie, lamponi, fragole); b) insalata mista condita con sale integrale olio extra, salsa di soia; c)verdure cotte (facoltative); d) riso o polenta o miglio o pasta o pasta di riso o mais, farro, legumi ecc., da mangiare con calma e masticare lentamente. 3. Pranzo o cena a predominanza di proteine: a) antipasto di frutta fresca acida (arance, mandarini, ananas, kiwi, pompelmi); b) insalata mista condita con olio extra, sale integrale, limone, salsa di soia; c) verdure cotte (facoltative); d) uova, ricotta, pesce carne. 4. Per 3 volte alla settimana, a pranzo o cena: a) frutta fresca; b) insalata mista; c) ortaggi cotti (verdure a foglie larghe, patate, zucca, carciofi, zucchini, peperoni, minestroni, passati di verdure, brodi vegetali). 5. Associamo al programma alimentare anche un po’ di attività fisica: una passeggiata di almeno 15 minuti al giorno, e almeno una volta alla settimana andare a letto entro le 22.00 in compagnia di un buon libro. Con questo modello alimentare, si può migliorare la digestione, si rispettano le compatibilità alimentari, si assumano più frutta e verdura, più vitamine e sali minerali, si può agire sulla ritenzione idrica, e sui gonfiori intestinali. Buon appetito e buon inizio del programma di Alimentazione Sequenziale per tornare in forma..
*nutrizionista 63
Guarda qui! di Ropel Fonogramma del Comando Centrale: “Avvertire il soldato Rossi che ha perso il padre”. Il colonnello affida l’incombenza al capitano, invitandolo a provvedere. Gli ordini non si discutono mai. Il capitano sceglie un sergente perché esegua e lo invita a fare le condoglianze della compagnia. Il sergente “scarica” l’ingrato compito sul caporale. Quest’ultimo non ha sottoposti. Riflette un po’ e poi comanda alla sua squadra di fare adunata. Appena sono tutti schierati, comanda: “Chi ha il padre faccia un passo avanti!” …”Rossi, dove vai? Torna a posto”.
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La ricetta del mese
Dal volume ”Una ricca... cucina povera” di Roberto Pelillo
Le “Virtu”‘ INGREDIENTI per diverse persone (N.B. questo piatto, per tradizione, non può essere preparato per pochi): 300 gr. di ceci, 300 gr. di lenticchie, 500 gr. di fagioli (di diversa qualità), 250 gr. di fave fresche e pulite (quindi peso netto), 250 gr. di piselli freschi e puliti (quindi peso netto), 250 gr. di cicerchia, 150 gr. di lattuga, 150 gr. di scarola, 150 gr. di spinaci, 150 gr. di bietole, 150 gr. di indivia, 150 gr. di “misericordia” (agretti), 4 carciofi (a pezzi), 4 zucchine (a pezzi), 500 gr. di cimette di rape, 500 gr. di cicoria campagnola, 500 gr. di borragine, 2-3 finocchietti selvatici, 2 cuori di sedano, 1 finocchio, 2 agli, 1 cipolla piccola, 4 carote, 7-8 pomodori maturi, 1 osso di prosciutto, 300 gr. di prosciutto crudo, 1 orecchio di maiale, 1 guanciale di maiale, 1 piede di maiale, 1 cotenna di maiale, 100 gr. di pancetta di maiale, 500 gr. di polpettine di manzo, 1 noce moscata, olio di oliva, una “manciata” di: prezzemolo, maggiorana, aneto, pipirella, salvia, basilico, mentuccia, 500 gr.. di pasta di semola (2-3 tipi), 500 gr. di pasta fatta in casa (di diverse forme senza uova), sale, pepe. PREPARAZIONE: Almeno un giorno prima, mettere a mollo – separatamente tra loro – tutti i legumi. Pulire, quindi, le cotenne, il piede e l’orecchio di maiale e l’osso di prosciutto (che si libera del midollo in esso presente). Mettere in ammollo queste parti di maiale (almeno 12 ore) e poi far bollire. N.B. Il primo “brodo” che si produce va eliminato. Si cambia l’acqua (mettendocene di “nuova” e calda) e si procede nella cottura procedendo anche a “sgrassare” il brodo. Dopo oltre 4 ore di cottura, si prendono le parti di maiale e si sminuzzano letteralmente mentre – con un colino – si recupera il brodo. Tale brodo si aggiungerà ai vari legumi che si stanno cuocendo separatamente (almeno 1 o 2 mestoli per parte). Le verdure si “ripassano” in padella (con aglio e olio) dopo la lessatura in acqua. In una pentola mettere, con dell’acqua, aromi
e spezie (tutto tritato) che realizzeranno un proprio brodo. In un’altra pentola, soffriggere in olio, la cipolla, il guanciale e la pancetta di maiale e poi aggiungere pomodoro, basilico, peperoncino e noce moscata. A questo punto – curando che le singole cotture separate non siano completate – mettere tutto in un recipiente (molto capiente, “na callarella”), con polpettine, le spezie in brodo, carciofi e zucchine (entrambi fritti a parte). A parte lessare la pasta di semola curando che i propri tempi di cottura (tutto “al dente”) siano osservati per ciascun tipo di pasta. A questo punto mettere la pasta, via via cotta come detto, nel grande contenitore e girare il tutto con un lungo cucchiaio di legno. N. B. Si può mangiare benissimo anche quale piatto freddo. In tal caso si metterà vicino dell’insalata verde.
Un concerto della ntura natura Probabilmente occorrerebbe un’intera pubblicazione per raccontare, commentare e riflettere sullo strettissimo (ed esclusivo) rapporto tra Teramo e le “virtù”. Non è tanto e solo per la … difesa di questo specialissimo “piatto”, molto apprezzato al punto che paesi e centri del circondario provinciale cercano – qua e là – di far… emigrare. Forse c’è un po’ di retorica più che “storia” nell’affermare che il titolo è legato (e voluto) per esaltare le virtù femminili nel condurre la casa, specie nei momenti più difficili per l’economia domestica. In ogni casa, in questo periodo, non tanto e solo per le rituali pulizie primaverili, ogni “padrona di casa” recuperava ogni residuo di quanto aveva conservato: la pasta rimasta nei vari tagli (ovviamente sec-
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ca), l’osso di prosciutto, legumi secchi e quant’altro. Anche questa era una… virtù. Certamente è riduttivo classificare le “virtù” tra i normali primi piatti o piatti unici. Probabilmente è più giusto considerare gli ingredienti degli… strumenti (“musicali“) ed il tutto un’orchestra capace di produrre gusti armoniosi, sapidi e compositi. Ecco, allora, più comprensibile l’attaccamento dei teramani per quella che è consolidata tradizione di ogni 1° maggio: consumare (con parenti ed amici) le “virtù” e farle “assaggiare” a tanti conoscenti. E’ un vero spettacolo vedere, da metà mattinata del 1° maggio, frettolose signore o anche distinti signori nelle vie di Teramo con involucri che non riescono a nascondere capaci contenitori di “virtù”, magari
“porzioni” prenotate in qualche trattoria o ristorante, piuttosto che preparate in case di amici. Curiosità: la tradizione (e, quindi, la natura stessa) di un piatto non può essere stravolta anche se spesso vi sono… varianti. Ad esempio, pur essendo un buon “elemento” di per sé, non è possibile preparare (secondo tradizione) le “virtù” con tortellini o paste secche colorate. Forse il futuro turistico di Teramo sarà un pò legato anche alla capacità di preparare ed offrire, con rispetto della qualità degli “elementi” e della tradizione, questo straordinario “concerto” della natura! Tutto ciò contribuisce a giustificare l’affermazione che gastronomia uguale cultura.