PRIMAPAGINA Mensile - ediz Ottobre

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4 ott. / 2010

Da Mariarosaria Armenio segretaria del circolo del Pd di Colleatterrato e Nepezzano riceviamo e pubblichiamo una risposta alle precisazioni del Pdl su Villa Pavone e Colleatterrato, pubblicate sul n.8 di Prima Pagina: “L’intervento fa apparire il Comitato di quartiere come una struttura di supporto degli organi politici di centro-destra alla guida del Comune e della Provincia di Teramo. In ogni caso i due esponenti del Popolo delle Libertà non hanno potuto non menzionare il ruolo che, con le giunte Sperandio, ha esercitato il Comitato di Quartiere quando, nella sua fase iniziale, non era ostaggio di una sola forza politica, e condivideva con il Comune un programma di interventi, sul territorio di Colleatterrato Alto e Basso, finanziato dal centro sinistra e ultimato nei primi anni della Giunta Chiodi. Il progetto dei Contratti di Quartiere 2, per l’assenza di una compartecipazione di più soggetti privati alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, era destinato a non ottenere i fondi comunitari. Avrebbe però potuto, se fosse stato un progetto condiviso, essere utilizzato, per una programmazione degli investimenti sulla zona, da parte delle giunte Chiodi e Brucchi. Tanta poca attenzione è stata dedicata alla programmazione degli interventi in dette zone al punto tale che il P.R.G., approvato dalla Giunta Chiodi, ha persino destinato ad attività religiose l’area su cui insiste il parco giochi, che la giunta Sperandio realizzò presso il campetto di calcetto di Colleatterrato Alto. Il consigliere Corona ha fatto bene a sottolineare che il progetto della rotonda lungo la strada per Varano, solo mediante cofinanziamento tra Comune e Provincia, potrà essere realizzato, ma ha omesso di dire che chiaramente è stato possibile addivenire ad un accordo tra l’istituzione comunale e quella provinciale solo grazie al fatto che i due enti locali oggi siano guidati dalla stessa forza politica. Questo modo di fare politica, monopolizzando le istituzioni, non può essere accettato da chi ritiene la partecipazione democratica uno strumento di condivisione di programmi e progetti per il territorio in cui vive. Gli interventi di riqualificazione del territorio citati nell’articolo pubblicato nel n. 7 di Prima Pagina sono solo alcuni di quelli richiesti dai cittadini, attraverso la compilazione del questionario proposto dal circolo del PD, e rappre-

sentano punti fondamentali per il raggiungimento di una qualità di vita accettabile nella zona di Colleatterrato. Sarebbe auspicabile che l’amministrazione comunale inserisse nel programma triennale delle opere pubbliche detti interventi, facendo seguire alle parole i fatti. Per quanto alla richiesta della farmacia non si può disconoscere che essa rappresenti una esigenza reale dei cittadini di Colleatterrato, per cui non si può pensare che una parafarmacia possa rappresentare la soluzione al problema sollevato da una popolazione di circa seimila abitanti. Occorre invece che l’amministrazione comunale approvi al più presto nei termini stabiliti dalla legge “la modifica della pianta organica delle Farmacie” individuando per la zona di Colleatterrato una priorità rispetto ad altre zone della città. Colleatterrato è di fatto un quartiere dimenticato dal Comune di Teramo. I cittadini lamentano l’assenza di interventi sul territorio di derattizzazione, di disinfestazione e di espurgo delle caditoie, delle griglie e delle fogne lungo le strade comunali, come pure l’assenza di impianti di pubblica illuminazione e di marciapiedi lungo i tratti prospicienti i fabbricati, a garanzia della sicurezza lungo i predetti tratti stradali durante le ore serali e notturne”.

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In copertina: Singles, inteso in una dimensione sociale, diventa sinonimo di indipendenza, di capacità di gestire i propri affetti e le proprie aspirazioni al di fuori di ogni stereotipo culturale. (foto free royalty from internet)

“ Il modello Chiodi secondo me” di Mira Carpineta

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Campo Boario, pochi controlli molte tasse

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“No al Parco come Museo”

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Bandiere Nere

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A San Gabriele con Paolo Brosio

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Quell’attività divina, sotto le dite e sopra la testa

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Il Q.i. del gatto, sornione o astuto calcolatore?

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Quando il benessere diventa malattia

di Daniela Palantrani & interviste di Matteo Lupi di Mira Carpineta di Ivan di Nino di Vincenzo Castaldo di Vicenzo Lisciani Petrini di Francesca Alcinii di Ropel

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Francesca Alcinii Mira Carpineta Vincenzo Castaldo Manolo Ciprietti Paolo De Cristofaro Barbara Di Dionisio Cristian Di Mariano Valter Di Mattia Ivan Di Nino Stefania Ferri Antonella Lorenzi Matteo Lupi Eleonora Palandrani Daniela Palantrani V. Lisciani Petrini Gianfranco Puca Raul Ricci Ropel Roberto Santoro

Nicola Arletti Pegasus Communcations Pegaso Distribuzioni 30 Settembre 2010

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Focus on Singletudine “S’impazzisce in famiglia, credendo di essere felici, si sprofonda e si affoga, tra gli egoismi più feroci” I soli…nella follia di oggi sono i nuovi pionieri, gli Humphrey Bogart dell’amore…con quell’aria un po’ da saggi un po’ da adolescenti” Giorgio Gaber

Microspie e politica Caspita come siamo “soli”. I singles a Teramo, in crescita esponenziale (come nel resto del Paese e nel mondo), in questo numero guadagnano l’ approfondimento. Accanto alla “politica del giorno” che conserva le prime posizioni. E non certo per meriti. Così che il “modello Chiodi”, raccontato dal suo braccio destro Enrico Mazzarelli, alla luce degli ultimi avvenimenti, aggiunge nuovi e inattesi capitoli. Ma tant’è. Bisogna andare avanti. Ci consoliamo guardando dal buco della serratura insieme agli investigatori privati che agiscono nel Teramano. Anche costoro aumentano. Segno dei tempi, nei quali la fiducia verso il prossimo è andata a farsi benedire e la vendita di microspie è più che mai in pieno boom. E torniamo all’ inizio. Meglio soli che male accompagnati. In città e dintorni. Peccato che non ci limitiamo ai sentimenti. Una grande tristezza, a pensarci. Tiziana Mattia


6 ott. / 2010

Gli “Affari” del Palazzo In Abruzzo ancora scosse e inchieste giudiziarie con arresti e inquisiti. Ne parliamo con Marcello Martelli, autore di un libro di successo su temi scottanti e di strettissima attualità

DI

TIZIANA MATTIA

L’Abruzzo si conferma regione sfortunata di scosse e terremoti naturali e giudiziari. Recentissima l’ultima ondata di arresti e indagati. Da giornalista e scrittore attento osservatore della politica, cosa pensi degli ultimi sviluppi? Ogni male possibile. ‘L’è tutto da rifare’, diceva il vecchio Bartali. A parte il linguaggio da osteria, ormai nostro pane quotidiano, disponiamo di un ceto politico che fa pietà. Improvvisato. Spesso impreparato.Vive alla grande, isolato nella torre aurea dei privilegi. Lontano dalla gente. Tutto qui? Non si accontentano, purtroppo, dei privilegi e delle auto blu (anzi, grigie). E invece di accendere un lumino per la fortuna ricevuta, che fanno? Non rinunciano a frequentazioni poco raccomandabili. Che fai, adesso, metti tutti nel secchio della spazzatura? No, per carità, le persone perbene sono ovunque. Anche nel disastrato mondo politico. Ma il panorama che emerge è quello che è davanti agli occhi di tutti. E non sono il solo a vederlo così… Che fare, allora? Che speranza c’è per i poveri diavoli che dalla politica attendono una risposta per i problemi quotidiani, i figli disoccupati, la scuola, il bilancio familiare? Qui ci vorrebbe una forte scossa (ancora un’altra!), ma questa volta di tipo etico. Di riscatto generale. Il discorso riguarda tutti. Inutile illudersi che certi malanni possano essere debellati dalla magistratura, come qualcuno pensa. Gli stessi giudici dovrebbero fare il “mea culpa”. Noi cittadini la nostra parte, tornando al rispetto delle vecchie regole dell’etica e della convivenza civile, che non passano mai di moda. I politici danno un cattivo esempio? Noi tutti dimostriamoci migliori, sempre e comunque…. Ma in Abruzzo non ci sono, a complicare tutto, i giudici dall’arresto facile e dai processi lenti, mentre le sentenze non arrivano mai? Il duetto Fini-Trifuoggi a Pescara non ti dice niente? Non penso ai problemi giudiziari del premier Berlusconi, ma a quelli di chi ha rubato la gallina per sfamarsi o ha lavorato e non riesce a farsi pagare dall’imprenditore-affarista, che magari accumula soldi pubblici. Ecco: i politici si occupino di problemi seri come questi e si tengano lontani dagli appalti sospetti. Il tandem

“politica & affari” ha fatto già troppi danni, in Abruzzo e altrove. C’è anche chi attribuisce tutto il caos alla legge elettorale, la cosiddetta “porcata”. Certo, il metodo selettivo è importante, specie quando dobbiamo eleggere chi ci rappresenta e governa. Ma basta? Noi italiani non siamo bravi nell’aggirare le leggi, buone o cattive che siano? La soluzione migliore resta sempre nelle nostre mani. Dobbiamo abituarci a scegliere non chi ci fa i favori, ma solo chi merita, cioè i capaci e gli onesti. Noi abruzzesi in questo siamo agevolati. Da popolo sano. Ci conosciamo tutti e non ci vuole molto a scegliere i migliori. Lasciamo a casa i furbetti, i poltronisti di lungo corso, i nullafacenti, gli arricchiti alle nostre spalle, gli arrivisti, gli amici degli amici, i ciarlatani, i presenzialisti da quattro soldi, i predestinati della stanza dei bottoni. L’elenco potrebbe continuare. Non ci vuole molto per individuare e tenere a bada i cosiddetti ”comitati d’affari”. Non votiamoli e torneremo a respirare aria pulita. Questa è la vera effettiva “riforma elettorale”, che solo noi possiamo realizzare e subito. Cosa pensi di “Rifiutopoli”, lo scandalo che domina la cronaca di casa nostra? Quello che pensano tutti. Politica & affari, come al solito. Mi guardo bene, naturalmente, dall’emettere sentenze sommarie. So che tutto potrebbe finire anche in una bolla di sapone. I precedenti ci sono. Ricordate la “vicenda Salini”? C’è anche questo, purtroppo, ad avvelenare il clima. Assolviamo tutti, allora? Non penso questo. Certi politici sono comunque censurabili. A parte le tangenti e i fatti specifici, che i magistrati hanno il dovere di accertare velocemente e con serietà, c’è un comportamento ormai diffuso da condannare senza appello. Politici & affaristi vanno a braccetto, spesso nella confusione dei ruoli. Sono i secondi ad ispirare i primi su leggi e norme da fare, per rendere gli affari più succulenti e veloci. A spese di Pantalone. Nel Palazzo e fuori si parlano e si capiscono, si scambiano favori e attenzioni. In una frequentazione assidua, amichevole e complice. Il cosiddetto Belzebù di Sanitopoli in Abruzzo, veniva ricevuto assiduamente nella casa dell’ex governatore Ottaviano Del Turco, a Collelongo. Il “re


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“Politici & affaristi vanno a braccetto, spesso nella confusione dei ruoli. Sono i secondi ad ispirare i primi su leggi e norme da fare, per rendere gli affari più succulenti e veloci.” dei rifiuti” Di Zio era un interlocutore costante dell’assessore Venturoni, ex presidente Team. Colloquiavano spesso e volentieri, anche con i telefonini sotto controllo. Perché lamentarsi, poi, della tempesta mediatico-giudiziaria scaturita dalle intercettazioni? I telefonini dei potenti, però, sono sempre chiusi per chi non ha santi in paradiso… Questo il punto. Torniamo alle riflessioni precedenti. Urge mettere fuori uso il tandem politicaaffari. Per restituire un po’ di spazio al cittadino. O vogliono lo sciopero generale delle urne? Alla luce di quello che è accaduto, che consiglio daresti ad un politico del nuovo corso? Un consiglio non richiesto e, certamente, senza alcuna speranza di essere preso in considerazione. Potrebbe essere questo: appena eletto, chiamare subito a raccolta amici e parenti, rivolgendo a tutti una domanda preliminare. Volete il mio bene?Da oggi tenetevi lontani dal politico che è in me e, in particolare, dal Palazzo. Non chiedetemi e non fatemi chiedere favori. Da cittadini, mettetevi in fila come tutti, rispettando le regole più degli altri. Per voi, da oggi, è quaresima…”. Cosa pensi del cosiddetto Marcello Martelli “blocco di potere” che si sarebbe creato a Teramo. Regione, Comune, Provincia, governatore, presidenti, assessori, poteri forti, alti burocrati … Un apparato di potere mai visto prima. Tutto targato centrodestra. Noblesse oblige. Responsabilità da far tremare. A parte i

comportamenti e il buon governo, se non combineranno niente, come faranno a spiegarlo agli elettori? Il governatore Chiodi e la sua armata non potranno dire che il potere non lo avevano. Secondo te, sarà un bene o un male per la città e il territorio provinciale? Non nascondo perplessità e preoccupazioni. In genere, il troppo dà alla testa. Non vedo in giro personaggi umili, altruisti, desiderosi di mettersi al servizio della gente. Li vedo autoreferenziali, un po’ arroganti, immeritevoli del potere che hanno e che, a volte, gestiscono pericolosamente. Il consiglio che sento di dare è di smontare subito i cosiddetti “comitati d’affari”, rivelati dagli stessi giudici inquirenti. Certi poltronisti di lungo corso si godano la vita e le ricchezze accumulate. Ai più giovani ricordo un avvertimento del vecchio presidente Reagan: “La politica è la seconda professione più antica del mondo, ma spesso somiglia tanto alla prima”. Ne traggano le conclusioni. E’ una battuta, se ricordo, inserita nel tuo ultimo libro: “A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?” (Carabba editore, prefazione di Liliana de Curtis). Un pamphlet contro la politica? Non direi. Basta leggerlo per capire che anche chi scrive deve fare la sua parte. Per dire basta al muro contro muro, e restituire al dibattito politico l’igiene delle parole e della sana dialettica.


8 ott. / 2010

Parla Enrico Mazzarelli braccio destro del governatore d’Abruzzo

“il modello Chiodi secondo me” DI

MIRA CARPINETA

Sanità regionale e piano di risanamento, elaborato dal Governa- Qualsiasi riforma che cambia le abitudini viene presa male. tore Chiodi e già operativo, punto di partenza del colloquio con L’Europa oggi impone determinati parametri e l’Abruzzo, grazie Enrico Mazzarelli, segretario generale della presidenza della giunta. ai provvedimenti che sta adottando, è l’unica regione, tra quelle Qual è il primo bilancio del “modello Chiodi”? obbligate al risanamento del bilancio, che sia riuscita a rientrare Premetto che la regione ha di per sé una problematica sconfinata, in quei parametri. ma per quanto riguarda la sanità, il piano operativo è ormai diffuso Ovunque l’attenzione deve essere puntata alla riduzione degli su tutto il territorio e credo possa essere ampiamente condiviso. sprechi, ma cerchiamo di evitare la strumentalizzazione. Molte Non comporta le penalizzazioni di cui strumentalmente qualcu- cose sono state già fatte: eliminati enti inutili, ridotti emolumenti no parla, perché si tratta essenzialmente di una razionalizzazione dei consiglieri regionali, chiuse agenzie come Arta, Ato, ecc. Altra delle spese che non va a incidere sulla qualità dei servizi sanitari. cosa molto importante è stata la regolamentazione dei rapporti Dovrebbe portare a dei buoni risultati. I tacon i privati, la definizione dei tetti di spesa. Il gli, di cui tanto si è parlato, sono un termine rapporto con il privato non può essere elimiforte che non rende ragione all’intervennato, ma deve essere gestito attraverso regoto. In Abruzzo ci sono 35 ospedali per acuti le chiare, soprattutto in ambiti come la Sanità Enrico Mazzarelli, 52 anni, di a fronte di altre realtà, come in Veneto ad o il progetto della ricostruzione dell’Aquila. Il Acireale, ma da anni residente a esempio, dove ce ne sono 10. motore si è acceso, adesso bisogna proseguiTeramo, è il segretario generale Premesso che non possiamo più permetterre su questa rotta. della presidenza della giunta ci tutti questi ospedali, bisogna intraprenLa ricostruzione è un altro punto nevralregionale. Avvocato del Foro dere una strada che consenta di mantenere gico nella gestione regionale. Come si sta adeguato il livello della risposta sanitaria per di Teramo, Mazzarelli ha un procedendo? i cittadini, ma nello stesso tempo ci permetL’Abruzzo sarà il più grande cantiere d’Eurocurriculum legato soprattutto ta di rientrare nei parametri che lo stato ha alla professione, unica esperienza pa, l’attenzione di tutto il mondo è sull’Aquila imposto alle regioni. ed è chiaro che trattandosi di gare, c’è sicupolitica quella di assessore Giulianova e Teramo manterranno lo staramente una sproporzione tra la capacità di all’Urbanistica dal 2004 al 2008 to di ospedali per acuti, così come Atri e offerta di una grande azienda e di una piccola. nella giunta comunale di Teramo. S.Omero, pur se con caratteristiche specifiLe aziende più strutturate, più grandi, sono Il responsabile dell’Ufficio di che. L’importante è che saranno preservati anche quelle che possono garantire i requisiti diretta collaborazione ha compiti previsti dalle gare. Nonostante ciò l’impetutti i servizi. I tagli riguardano essenzialdi raccordo con l’attività politica mente quei reparti e quelle situazioni che gno dell’amministrazione regionale è che le e amministrativa del presidente non hanno dei riscontri oggettivi di domanaziende locali vadano tutelate, magari attradella Regione, oltre a ad essere da. verso consorzi che gli consentano di avere La cosiddetta “privatizzazione”, la tral’interfaccia di quest’ultimo con le una forza maggiore. Ma c’è tanto da fare e sformazione delle Asl in aziende, non le risposte, per le imprese del territorio ci strutture apicali della macchina rischiano di penalizzare i servizi nell’otamministrativa dell’ente regionale. sono, anche se il monitoraggio sugli appalti tica di una politica esclusivamente ecodeve essere costante. nomica? La ricostruzione in questo senso, deve essere Io non credo che l’Azienda Asl debba perseguire utili, ma sicura- vista come una grande opportunità per il nostro territorio. mente deve utilizzare le risorse economiche a sua disposizione E a Teramo? razionalizzando le spese. La sanità non può essere una centrale La viabilità è il grande problema di Teramo. Purtroppo è un prodi spreco o una fonte di reddito per una regione. Non dobbia- blema che ha radici antiche. La tempistica dei lavori iniziati si è mo pensare di ridurre l’offerta sanitaria, ma solo di eliminare gli dilatata a dismisura. sprechi per rimanere entro i parametri richiesti dal Governo nel La madre di tutte le problematiche è il lotto zero, ma credo che Patto per la Salute. quando sarà operativo potrà migliorare di molto la situazione, Parliamo di scuola. anche se probabilmente non sarà risolutivo perché è un progetto Anche per la situazione scolastica i risultati arriveranno. che nasce già vecchio proprio per i lunghi tempi di realizzazione.

CHI È


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CAMBIANO i Vertici i Problemi No Periferia e centro storico sotto la lente d’ingrandimento di Mirko De Berardinis, giovane esponente del Pd teramano DI

DANIELA PALANTRANI

In un periodo in cui spesso ai giovani viene rimproverato di essere struttura di Porta Romana, edifici che recuperati potrebbero non demotivati, indifferenti all’altro e senza voglia di fare, trovarsi di solo essere fruibili dal cittadino, ma che potrebbero, forse, anfronte ad un giovanissimo segretario di uno dei cinque circoli del che permettere il risparmio degli affitti. Tanto che, a lungo andare, Pd, poco più che ventenne, è uno stupore nonché un l’amministrazione rientrerebbe degli investimenti. piacere. Mirko De Berardinis, eletto lo scorso giuChe comunque vanno fatti, dal momento che è negno segretario del circolo Teramo centro del Pd, è cessario e inderogabile mettere in sicurezza gli edifimotivato e attento alle esigenze degli altri. Di lavoro ci abbandonati divenuti, giorno dopo giorno, pericoda fare e di persone da affrontare ne avrà parecchi lanti e pericolosi. Per non citare poi l’area ex Villeroy, perché questo circolo si trova a coprire ed essere enorme, rimane inutilizzata e abbandonata mentre referente del Pd non solo del centro storico di Tesi rincorrono le proposte di utilizzo. Allo stato dei ramo, ma di tutti i quartieri della periferia teramana fatti sono passati anni con il nulla di fatto, secondo che si sviluppano a nord della città. Ad esempio, di De Berardinis, con amministrazioni comunali, che Villa Ripa e Piano della Lenta. Un territorio molto una dopo l’altra, restano a guardare. Il segretario ampio. Le problematiche affrontate sinora non sono informa su uno studio che stanno facendo riguarpoche. A cominciare dalle situazioni di degrado in cui do la nota Zona Traffico Limitato, che a Teramo di versano alcune zone periferiche e frazioni: Putignano, fatto non esiste. Limitata, infatti, ai due corsi, nuovo Villa Ripa, Villa Tordinia e Frondarola, fino ai notissimo problemi e vecchio, con piazza Martiri a dividerli. In balia del traffico e del quartiere Cona inerenti la velocità delle auto in transito e dei parcheggi tutto il resto del centro storico, da via Oberdan a la sicurezza degli attraversamenti pedovia Stazio. “In questa città - sostiene De nali, fino a questioni più semplici come Berardinis - va in bicicletta solo il sindaco la condizione di incuria dei giardini. Ogni Brucchi e, la mattina alcuni assessori. DiUn territorio molto ampio. quartiere ha le sue problematiche, ma ogni ciamo solo la mattina perché nel pomerigLe problematiche affrontate quartiere abbisogna di maggiore attenziogio ci è sembrato di vedere questi stessi ne da parte dell’amministrazione e di saassessori in giro per il centro storico a sinora non sono poche. A pere che non sono abbandonati. I quartieri cominciare dalle situazioni di bordo delle loro auto”. in crescita e di recente sviluppo possono “Anche per quanto riguarda il vecchio degrado in cui versano alcune stadio – conclude l’esponente del Pd lamentare forse problemi diversi che magari si estrinsecano nell’illuminazione strazone periferiche e frazioni abbiamo sempre appoggiato la causa del dale che non funziona, alla lampadina del referendum, che i cittadini scelgano se lampione che non viene cambiata, piccole vogliono far cementificare Teramo, o farla cose che comunque vanno fatte. Il centro storico ha ben altre restare una città d’epoca a misura di cittadino”. Il circolo di Teraproblematiche. “Ci stiamo battendo – sottolinea il segretario – mo centro accoglie segnalazioni anche dalla periferia. “I cittadini per l’abbattimento di palazzo Adamoli e il recupero di tutta l’area di Scapriano, ci hanno segnalato una raccolta firme per avere una del teatro romano”. fermata dell’autobus. Di fatto questa zona non è servita da mezzi Così come si chiede ripetutamente al Comune il recupero di tut- pubblici, né dell’Arpa né della Staur. Per cui i residenti per spostarte quelle strutture abbandonate, ricordiamo l’ex manicomio, la si sono costretti a usare l’automobile”.


11 ott. / 2010

Donne e Politica Ancora esigua la presenza femminile nei vari livelli istituzionali. Pregiudizi, difficoltà oggettive e confronto con altri Paesi europei evidenziano una “parità” raggiunta solo a parole Nella prima Festa Democratica provinciale del Pd a Teramo, abbiamo deciso di dedicare uno spazio alle donne, per sottolineare come il partito, pur dovendo ancora muovere grandi passi, mostri impegno verso una reale parità donna-uomo tanto da regolamentare, con l’obbligo dell’alternanza di generi, la costituzione di organismi in cui la presenza femminile è paritaria a quella degli uomini. È ovvio che si parte da questo per gettare le basi per un progetto di democrazia compiuta, paritaria, che riconosca e valorizzi la differenza. Ritengo che il Pd in tal modo abbia voluto non tutelare una minoranza, anche perché minoranza non siamo, ma abbia voluto assicurarsi la presenza nel partito di tutte quelle competenze, talenti, ricchezze di uomini e di donne, perché solo questa integrazione e valorizzazione di sensibilità diverse garantiscono una effettiva crescita sociale e civile. Oltre all’alternanza di genere nei vari organismi, il Pd vuol garantire anche spazi di confronto e partecipazione, non solo attraverso i gruppi di lavoro, ma anche con la Conferenza permanente delle donne (a vari livelli provinciale e regionale) in cui si ha la possibilità di conoscersi, confrontarsi, elaborare posizioni condivise attraverso un rapporto dialettico. Per avere un quadro concreto sulla presenza delle donne in politica, è necessario comunque analizzare alcuni dati che sottolineano l’entità del problema. I paesi del Nord Europa confermano ancora una volta grande attenzione nel rispetto delle pari opportunità, mentre i dati sulla presenza delle donne nel mondo della politica, per quel che riguarda l’Italia, sono desolanti. La presenza femminile in Parlamento e nei governi locali è particolarmente fragile. Se si analizza il dato europeo, la situazione italiana è davvero demoralizzante: si passa da una percentuale di oltre il 45% in Svezia al 19 % dell’Italia ( 21% al Senato e 18% alla Camera) In Abruzzo, l’ 8,1% dei sindaci sono donne. A Teramo, su 47 Comuni, abbiamo un solo sindaco donna (Pescara 5 su 46 , L’Aquila 9 su 108 , Chieti 10 su 104).Nessun presidente di Provincia è donna. Nella Giunta regionale c’è una donna e 5 sono nel Consiglio. Questi dati rendono evidente che l’acquisizione per le donne di una “piena cittadinanza politica” è un obiettivo ancora lontano. Non può essere sottaciuto il fatto che le donne hanno difficoltà oggettive, come ad esempio quello di conciliare la vita lavorativa e quella familiare. Questa è una delle cause che concorrono a

determinare la scarsa partecipazione femminile alla politica. Va anche sottolineato il fatto, come emerge da una indagine dell’Arcidonna, che gli uomini che si sono dichiarati disponibili a concorrere alla gestione della vita familiare e casalinga per permettere lo svolgimento dell’attività politica della propria compagna, è pari al 23%. Se questo elemento si aggiunge alla limitata disponibilità di risorse economiche, è naturale che il percorso che porta le donne ad accedere ai vertici dei partiti e poi alle posizioni istituzionali, è davvero difficile perché non c’è possibilità di scelta. A supporto di tale argomentazione va anche ricordato che i paesi del nord Europa, che vantano una percentuale alta di donne in politica, sono quei paesi che garantiscono anche un sistema di servizi sociali di qualità a supporto della famiglia. Nella mia esperienza di sindaco del Comune di Sant’Egidio alla Vibrata, la composizione della lista ha visto la presenza di donne, che non sono state coinvolte, come spesso accade, per “riempire” una lista, e sono state tutte elette (tranne una). La mia amministrazione contava 5 donne su 12 ed ho assegnato loro deleghe che le hanno viste ricoprire in modo eccellente vari settori: lavori pubblici, bilancio, protezione civile, polizia municipale, oltre a sociale e scuola. Attualmente abbiamo, invece, un’ amministrazione di centrodestra che ci ha fatto fare un balzo enorme indietro da questo punto di vista, dal momento che sono presenti soltanto due donne che, ovviamente, hanno le deleghe al sociale e alla scuola (come nella migliore tradizione maschilista). Va comunque tuttavia sottolineato anche che la valutazione che le donne hanno sul mondo della politica è estremamente negativo e questo le induce ad una sorta di disinteresse. Ritengo che, come Partito Democratico, dobbiamo ripartire proprio da qui e da noi stesse, perché solo la partecipazione paritaria di uomini e donne può determinare un salto qualitativo della politica e garantire una presenza qualificata e qualificante. La situazione drammatica, in ambito etico-politico, che stiamo vivendo, d’altra parte, nonché la crisi che tocca ogni settore dal lavoro alla scuola dalla sanità all’ambiente, esigono una coscienza vigile, critica, che si traduca in doveroso impegno civico. DI

STEFANIA FERRI*

* già Sindaco di Sant’Egidio alla Vibrata


12 ott. / 2010

Campo Boario pochi controlli e molte tasse

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DANIELA PALANTRANI

Prosegue l’attività di denuncia di Enzo rezza. L’area, a quanto sappiamo, dovrebbe D’Ignazio (Bella Teramo) nel raccogliere essere concessa in comodato gratuito dallo segnalazioni da parte dei cittadini facen- Zooprofilattico al Comune, che incassa gli dosene poi portavoce. Riflettori punta- affitti, senza provvedere ad alcuna attività di ti questa volta su Campo Boario dove si manutenzione e messa in sicurezza”. tiene il mercato ortofrutticolo all’ingrosso. Tempo fa vi erano un vigile e un custode L’area versa in condizioni pessime. Sotto il che controllavano gli accessi e l’adeguata profilo dell’igiene la situazione è addirittu- conservazione della frutta e verdura, ma ra drammatica. Ovunque muffe, scatoloni sono stati rimossi dall’incarico, come a e vecchie casse amlegittimare una vomucchiate, condizioni lontà di cancellare Ovunque muffe, scatoloni e dei frigo che appaiol’esistenza di questo no negative da fuori, mercato. vecchie casse ammucchiate, ma dentro addirittu“Alcuni residenti fancondizioni dei frigo che appaiono no notare che i ratti ra peggio. Condizioni igienicosono di casa in questa negative da fuori, ma dentro sanitarie che cozona”. addirittura peggio. stringerebbero un Il presidente di Belqualsiasi negoziante la Teramo si chiede al dettaglio a chiudere a suon di controlli e quali conseguenze potrebbero aversi sulla multe da parte degli organi preposti. cittadinanza se i topi passeggiassero sulla “Non mi spiego – precisa D’Ignazio – perché frutta che mangiamo, portando infezioni. quest’area goda di una sorta di salvacondotto “Omettere dei controlli dovuti equivale ad un rispetto alle normali misure d’igiene e sicu- reato. Se poi queste omissioni comportano

rischi per la salute pubblica, quindi potenzialmente di ognuno di noi e dei nostri figli, diventa reato penale. Questi mancati interventi a chi giovano? La salute pubblica ha un prezzo?” D’Ignazio ricorda che un commerciante segnalando la situazione si è sfogato esternando la sua delusione per le assenze importanti, come ad esempio quella del sindaco Brucchi, uomo di sanità, che dovrebbe essere particolarmente sensibile alle questioni attinenti la salute pubblica. D’Ignazio chiede a gran voce delle risposte. In mancanza, sarà costretto a rivolgersi alla magistratura.


13 ott. / 2010

“Noi andiamo via e lasciamo tutto in ordine, ma ci vorrebbe qualcuno che controllasse”

LA PAROLA AI COMMERCIANTI

“Noi paghiamo la tassa chiamata ‘diritti di mercato’. [...] l’ho chiesto anche al Comune più di una volta, ma nessuno ha saputo spiegarmi qualcosa. “

Nella prima mattina di sabato trovare un qualche addetto ai lavori del mercato all’aperto che voglia scambiare due chiacchiere sui problemi del posto appare impresa ardua. Ma quando ci si riesce, l’intervistato sembra esser stato in attesa di quelle domande da lungo tempo. Un commerciante, come altri colleghi, spiega di non sapere quanto spende annualmente per l’occupazione del suolo pubblico poiché le fatture arrivano direttamente a casa. Ma aggiunge: “Noi paghiamo la tassa chiamata ‘diritti di mercato’. Ebbene, io mi sono domandato cosa significasse, e l’ho chiesto anche al Comune più di una volta, ma nessuno ha saputo spiegarmi qualcosa. Inoltre, mi sono documentato, e sono sicuro che è una tassa che non esiste in nessun’altra parte d’Italia”. Eppure il problema del pagamento delle tasse non è quella più evidente. Anche un frequentatore dell’ultima ora può notare lo stato di abbandono di casse e altri strumenti da lavoro, che appaiono accantonati in un angolo da molto tempo. “Noi andiamo via e lasciamo tutto in ordine, ma ci vorrebbe qualcuno che controllasse”. Dunque la mancanza di vigilantes si fa sentire. “Non è neanche necessaria una sorveglianza continua – sostiene convinto– piuttosto un controllo, anche breve, ma giornaliero. Ogni tanto qualcuno passa, butta un’occhiata e poi se ne lava le mani per qualche giorno, ma in questa maniera ognuno può liberamente fare quello che vuole qui dentro”. E del problema dei ratti? All’entrata dell’area del mercato campeggia un cartello con su scritto ‘zona derattizzata’, ma

questo non sembra preoccupare il commerciante: “Noi ratti non ne vediamo e non ne abbiamo mai visti, ma è vero che ogni tanto qualcuno passa a dare dei prodotti. Comunque basta mantenere pulito il proprio ambiente di lavoro per evitare brutte sorprese”. A cosa si riferisce il nostro interlocutore? E’ qui che interviene una collega, con tono deciso: “I bagni fanno schifo!”. E andando a controllare di persona, ci si accorge di quanto la colorita espressione sia rispondente alla realtà. Mano a mano che ci si avvicina ai servizi igienici, aumenta l’intensità del tanfo. Si fa notare un tubo verde adagiato per terra, utilizzato dai lavoratori come rimedio alla mancanza di una catena per lo scarico. “Ma in questo caso non c’entra niente il Comune – tengono a precisare i due intervistati –, perché l’igiene dovrebbe essere una questione nostra”. Anche altri commercianti hanno lamentato la situazione dei bagni. “C’è poco da lamentarsi, la pulizia in questo caso è a carico nostro! E purtroppo l’unico modo per avere un bagno decente è quello di farsene uno privato (come alcuni hanno fatto) con tanto di chiave. E bisogna pagare tutto di tasca propria”. Spazio per un ultimo appunto: “Il vero problema è convivere tra noi civilmente. Certo se qualcuno venisse a controllare sarebbe solo un bene per noi tutti. Ma dato che per ora al Comune non se ne importano granché, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e comportarci come si conviene”.

DI

MATTEO LUPI


14 ott. / 2010

Carenze strutturali indifferenza degli amministratori

Il capolinea del degrado Le incredibili condizioni della stazione ferroviaria di Teramo la “personale” battaglia di Paolo D’Incecco (Pd) DI

DANIELA PALANTRANI

Da tempo si batte per il ripristino dei servizi della stazione ferroviaria di Teramo, che versa in condizioni vergognose. Paolo D’Incecco, esponente del Pd, racconta i bagni pubblici murati da anni, l’assenza di biglietteria o di uno sportello per le informazioni, insomma una stazione non degna di chiamarsi tale se non per i treni che vi arrivano. Soltanto di recente è stata ripristinata la biglietteria automatica rimasta inutilizzabile dal dicembre 2009 fino allo scorso mese di agosto. Una battaglia che dura da tempo. Già due anni or sono D’Incecco raccolse 9746 firme per il ripristino del decoro e funzionalità della stazione. Il tutto nella completa indifferenza degli amministratori dell’epoca ma, sembra, anche di quelli attuali. L’ultima iniziativa, intrapresa dall’ esponente del Partito Democratico (lista Città di Virtù), riguarda la segnalazione e la richiesta di anticipare l’orario festivo di partenza del treno regionale Teramo, direzione Pescara, che per soli 10 minuti perde la coincidenza a Giulianova, direzione Ancona. “La linea ferroviaria serve in media 800 passeggeri al giorno, molti diretti anche a nord –

sottolinea D’Incecco-. E’ umiliante ed offensivo che per 10 minuti si debbano poi aspettare ore per prendere la coincidenza e procedere in direzione nord”. Battaglia vinta è stata quella di riuscire a far togliere l’impalcatura post-terremoto, installata per prevenire cadute di calcinacci, ma poi lasciata all’incuria. Assicurare dei servizi di trasporto funzionali ed efficienti aiuterebbe ad educare la popolazione all’uso dei mezzi pubblici, anziché delle proprie auto, riducendo così di molto il traffico e l’inquinamento. Da statistiche rese note dall’Aci a Teramo ci sono 700 auto ogni 1000 abitanti, “e tra questi vi sono anche anziani e bambini, con ovvie deduzioni”. Altra segnalazione riguarda l’incidente avvenuto durante il mese di agosto in via Po, in cui è rimasta uccisa, dopo essere stata investita da un’auto, una donna romena di 49 anni. I semafori erano spenti, subito dopo l’incidente sono stati rimessi in funzione. “La denuncia per omicidio colposo nei confronti di coloro che avevano la responsabilità di mantenere attivi e funzionanti i semafori, ci appare un atto dovuto”.



16 ott. / 2010

“No al Parco come MUSEO” Arturo Diaconale nominato al vertice dell’ente Gran Sasso e Monti della Laga inaugura il suo nuovo corso: comincia da una corretta comunicazione. DI

MIRA CARPINETA

Inizia da un rinnovato concetto di educazione ambientale il nuovo corso di Arturo Diaconale alla presidenza dell’ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga, secondo il quale lo sviluppo dei territori protetti passa proprio attraverso una corretta comunicazione: “Bisogna sfatare un luogo comune e spiegare – afferma Diaconale - che gli Enti Parco svolgono una funzione positiva nella misura in cui i vincoli servono a difendere un ambiente, a preservarne le peculiarità, così da farne risorse produttive per chi vive nel territorio. La tutela non deve essere una sorta di museo chiuso. In passato la difesa dell’ambiente era concepita come una condizione statica, in cui nell’ambiente era compreso tutto, tranne l’uomo, invece bisogna pensare che l’ambiente va tutelato in tutta la sua biodiversità, compreso l’uomo che ci vive.

In particolare, questo parco, molto esteso, con i suoi 44 comuni su tre province e tre regioni e diverse comunità montane, se non avesse possibilità di sviluppo si spopolerebbe ulteriormente favorendo il degrado del parco stesso, non la sua conservazione. Lo spopolamento va evitato perché sono le comunità, prima di tutto, a dover curare la difesa delle proprie peculiarità.” Quali sono, in particolare, i problemi più rilevanti che questo Parco sta affrontando? I problemi dell’Ente Parco fanno capo in primo luogo ai problemi generali del paese e a questa crisi che ha portato alla riduzione dei finanziamenti, ma io credo che il vero punto sia quello di compiere un salto rispetto a un certo tipo di cultura che si fondava sull’assistenzialismo. I contributi dello stato sono destinati a scemare sempre più e le condizioni economiche attuali non consentono più a queste strutture di continuare a esistere solo con il sostegno pubblico. Quali potrebbero essere le risorse autonome dei parchi? Gli Enti Parco in genere, e questo in particolare, dovrebbero essere strumenti di promozione di iniziative in collaborazione con amministrazioni locali , soggetti privati, università, camere di commercio ecc. per poter avviare progetti che siano da un lato

Contatti del Parco

Gran Sasso Monti della Laga

foto di: M. Anselmi archivio Parco

Sede Legale: Via del Convento 67010 Assergi - L’Aquila Tel. 0862.60521 Fax 0862.606675 email: ente@gransassolagapark.it Uff. relazioni con il pubblico: Tel. 0862.6052205 urp@gransassolagapark.it


17 ott. / 2010

di tutela dell’ambiente e dall’altro in grado di utilizzare la stessa tutela per promuovere sviluppo , turismo, cultura e realizzare entrate aggiuntive a quelle istituziona-

li. Questo significa soprattutto cambiare mentalità, ripensare ad un educazione ambientale che consideri i motivi di vincolo una risorsa, non una penalizzazione. Faccio un esempio: sul versante teramano, per un contenzioso tra comuni, che andava avanti da moltissimi anni, è stato scoperto un bosco che per 400 anni non è stato mai tagliato. Oggi sappiamo di avere nel nostro territorio il bosco più antico d’Europa che ha delle caratteristiche naturalistiche che lo hanno trasformato in una rarità. La questione adesso è: lo chiudiamo e conserviamo così oppure lo preserviamo utilizzandolo non attraverso il taglio, ma

attraverso il turismo ambientalista e culturale? Se in California fanno il Sequoia Park, perché qui non potremmo sfruttare il fatto che ci sono faggi alti 30 metri e che sono quindi delle rarità incredibili? In che modo l’Ente Parco e i privati potrebbero lavorare in sinergia? L’intervento del soggetto privato integrerebbe soprattutto la struttura ricettiva, i servizi di accoglienza, ma bisogna innanzitutto far sapere che esistiamo, fare promozione . Il Gran Sasso è una montagna molto particolare. È necessaria una campagna di educazione ambientale e soprattutto avviare iniziative integrate anche con gli enti territoriali. Ci sono allo studio diversi progetti. Uno dei quali è quello di realizzare ai piedi del Paretone del Gran Sasso un parco faunistico con animali di tipo selvatico, ma anche domestici, dell’ ambiente rurale montano. Quanti bambini oggi hanno modo di vedere una fattoria o animali da cortile? Il problema è che spesso i progetti si incagliano nelle secche della burocrazia.

CHI È Arturo Diaconale, 65 anni, abruzzese di nascita (nato a Montorio al Vomano) romano d’adozione, laureato in Giurisprudenza, editorialista di politica interna, nel 1992 lascia “Il Giornale” e diventa redattore capo del quotidiano televisivo della Fininvest “Studio Aperto”. Dal 1993 è direttore de “L’opinione” che trasforma da settimanale in quotidiano. Vice segretario nazionale della FNSI e segretario dell’Associazione Stampa Romana, è stato esponente di punta della componente moderata del sindacato dei giornalisti italiani. Attualmente è presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

foto di: M. Anselmi archivio Parco

foto di: M. Anselmi archivio Parco

foto di: M. Anselmi archivio Parco


focus on

Famiglie MONODOSE “Zitelli” in forte rialzo anche a Teramo, tra lampi di irrinunciabile libertà e malcelato sogno di una vita diversa. Ma sarà vero? DI

BARBARA DI DIONISIO*

barbaradd@hotmail.it

Nella nostra società, anche a Teramo, il numero dei singles è in costante aumento. Ciò avviene per varie motivazioni, tra le quali le condizioni economiche precarie che non facilitano la costruzione di una famiglia e le instabili condizioni affettive difficili da trasformare in durature. Eppure se si arriva single a quest’età non è un problema; tale status si configura come una condizione che non pregiudica la capacità di badare a se stessi e può rivelarsi una carta vincente in termini relazionali, senza incorrere nel rischio di disturbi depressivi. Non esistono quindi solo i cosiddetti “bamboccioni” che restano a casa con mamma e papà fino ad un’età indefinita, ma tanti sono quelli che, pur non legandosi sentimentalmente, sono autonomi economicamente, hanno un elevato grado di padronanza sociale e sono responsabili della propria vita. Dunque single per scelta e non per caso, felici di una condizione in cui si predilige una persona speciale: se stessi. Sono i nuovi singles, un ceto sociale emergente, visto che in Italia (secondo l’Istat) sono 4 milioni e mezzo e rappresentano già il 21,7% della

Barbara Di Dionisio

popolazione. E arrivano quasi al 30 nelle grandi città, con “capitale morale” Milano, dove il 39% della cittadinanza è composta da famiglie unipersonali. Secondo una ricerca dell’Eurispes il 54% dei singles ha una vita stimolante e pratica la “singletudine” per libera scelta. Insomma single è bello, anche perché viviamo in una società sempre più costruita per restare soli. A conferma che quello dei singles è un vero fenomeno sociale, basti pensare alle associazioni, come l’Associazione Nazionale Italiana Singles, che si impegnano affinché questi possano adottare i bambini, perché vengano assegnate loro le case popolari, possano usufruire di sconti sulle tasse o sui viaggi, come per le coppie. Anche le ditte alimentari riconoscono quella dei single come una realtà consolidata, al punto che sono stati messi in vendita tutta una serie di alimenti monodose. All’origine del fenomeno è possibile individuare fattori legati ai cambiamenti culturali della società: la minore rigidità dei ruoli di genere, la liberalizzazione sessuale, la maggiore autonomia femminile e una diminuita sicurezza maschile. Dal punto di vista motivazionale, la scelta può essere determinata da elementi come la perdita della libertà, i sentimenti di insofferenza per la convivenza, delusioni affettive precedentemente vissute, la paura di impegnarsi e di assumersi delle responsabilità, l’assenza di un partner rispondente alle aspettative personali. Essere singles, inteso in una dimensione sociale, diventa sinonimo di indipendenza, di capacità di gestire i propri affetti e le proprie aspirazioni al di fuori di ogni stereotipo culturale. Essere single è dunque la condizione ideale? Dov’è finito il caro vecchio “e vissero felici e contenti”? Non preoccupatevi maritini e mogliettine, non è tutto oro quel che luccica… per quanto oggi la condizione di singles venga vissuta positivamente, non mancano quei disagi tipici dell’essere soli. Innanzitutto tale condizione fa risaltare alcuni tratti di personalità che si riallacciano alle difficoltà relazionali: permalosità, ansia, bassa autostima, indecisione e comportamenti stravaganti. Lo stare da soli può comunque provocare tensioni e frustrazioni non facilmente sopportabili, soprattutto per chi non riesce a superare positivamente la solitudine e la sensazione soggettiva di essere tagliati fuori dal mondo e di non aver nessuno a cui rivolgersi. Soprattutto nelle grandi città è molto elevata la tendenza ad escludere dalla compagnia la persona single, considerato quasi un “peso”. Nelle piccole città (e Teramo non è da meno) il fenomeno è ancora marginale dal momento che le comitive sono più grandi e variegate rispetto alla dispersione relazionale che vige nelle metropoli. Se l’essere single non deriva da una vera e propria scelta può essere vissuto dunque come isolamento e costrizione. Ma dove vanno e come si comportano i singles teramani, soprattutto


A TERAMO VA COSI’ Cresce il numero dei “soli” nel Comune di Teramo. Negli ultimi dieci anni, i nati tra il ‘59 e il ‘70, che non fanno coppia, sono in aumento.

621 donne 1041 uomini

Settembre 2010

2005 2006

2008 oltre i quaranta? Il venerdì sera (riservato all’ uscita per trentenni ed oltre) i locali del teramano vedono una sfilata di uomini e donne che si incontrano ed approcciano tra di loro, pur mantenendo il rigoroso status di single. Complici un cocktail di troppo e un sorriso ammiccante, per i singles non è difficile trovare la compagnia di una serata. Eppure il numero delle coppie tende sempre più a diminuire. È più divertente e meno vincolante uscire senza impegno con una persona piuttosto che assumersi la responsabilità di un rapporto stabile; curioso anche il modo con cui si classifica una persona con cui si instaura un rapporto senza un vero legame. “Ci stiamo frequentando” è la frase classica che oggi fa parte del vocabolario del single, contro l’ormai sempre meno in voga “è la/il mia/o ragazza/o”. Se usciamo

2007

2009 dalla logica del dover fare ed entriamo in quella del volere e sentire, ecco che la possibilità che si ha di poter interrompere un legame, come anche di non averne, getta le basi per una gestione dell’affettività più libera,“sentita” e voluta. Se si fa ciò che veramente si vuole non c’è spazio per frustrazione o rimpianti. È importante che nella coppia si lasci spazio per sé, donando lo stesso spazio all’altro. Prendersi un momento per sé non significa minare l’armonia della coppia, anzi, significa lasciarsi la possibilità di riconoscersi, accrescersi, scoprirsi in modo che il rapporto di coppia non si ingrigisca né perda di spontaneità. Ritrovarsi, scoprirsi, venirsi incontro... l’essere coppia è anche essere complici. *PSICOLOGA

Singletudine


focus on

Quando Gaber cantava… Ci sono due canzoni di Giorgio Gaber, in apparente contrasto tra loro, che prendono in esame la condizione umana vissuta in compagnia o da soli. Se è vero che “S’impazzisce in famiglia/ credendo di essere felici/ si sprofonda e si affoga/ tra gli egoismi più feroci”, il compianto autore milanese non tesse nemmeno le lodi dello stare per conto proprio: “I soli…nella follia di oggi sono i nuovi pionieri/ Gli Humphrey Bogart dell’amore…con quell’aria un po’ da saggi un po’ da adolescenti”. Oggi i singles sono moltissimi, più di cinque milioni, di ogni età e ceto sociale a volte per scelta, a volte un po’ meno. Tra coloro che si ritrovano alla soglia dei 40 e più da soli ci sono persone con eccessive nevrosi personali o troppo timide per approcciare l’altro sesso. Esistono poi quelli che decidono di rimanere così perché “orsi” di carattere, che magari hanno dovuto fare da “padre” o “madre” ai loro stessi genitori dal carattere troppo infantile. In altri casi la decisione di isolarsi può nascere dal desiderio di canalizzare tutte le proprie energie su un obiettivo professionale o religioso, o da una delusione sentimentale o da un lutto. Anche a Teramo sono molti i portatori della “bandiera solitaria”. O.M e B.M. sono due fratelli sulla cinquantina; il primo non avverte assolutamente la necessità di sposarsi: “Ho un lavoro, una casa…Se capita un’avventura va bene, ma non credo di essere portato per fare il padre, e poi gli anni passano in fretta”. B. ha avuto due storie importanti, ma non ha mai voluto fare il grande passo: “Lo dico serenamente: non voglio sposarmi, ho paura di un legame stabile”. Secondo gli psicologi spesso è la nuova condizione della donna, più indipendente e più aggressiva che porta i maschi ad avere una certa ‘involuzione’ nei rapporti: da una serva fantozziana ad una mangia-uomini che a volte vede i figli come un intralcio per la carriera, decidendosi a procreare spesso fuori tempo massimo, a 40 se non a 50 anni. La crisi economica e la mancanza di strutture dove portare eventuali nascituri non

aiutano. Attenzione, però: secondo una ricerca pubblicata dalla Rivista di Sessuologia Clinica (XI, 2002/2, F. Angeli Ed.) si evidenzia come tale condizione faccia risaltare alcuni tratti di personalità nevrotica: elementi paranoici di sospettosità e permalosità, ansia, bassa autostima, indecisione, tendenza all’isolamento o a comportamenti stravaganti. DI IVAN

DI NINO

“Finalmente Soli…” Intervista a Giovanna Nina Palmieri giovane e brillante giornalista videomaker abruzzese DI

TIZIANA MATTIA

Single di andata, soli di ritorno, “uni” per scelta, zitelli in attesa dell’incontro fatale, “meglio soli che…” fino a prova contraria. I “letti singoli” aumentano di anno in anno e costituiscono ormai un esercito di vari milioni in Italia, di un paio di migliaia solo nel Comune di Teramo. Queste “rette parallele” che mai s’incontrano, o se s’incrociano per un improbabile scherzo geometrico, si separano di nuovo, con un sospiroso “finalmente di nuovo libero/a”, stanno riempiendo da qualche anno pagine di volumi a loro dedicati. Tra lo scherzo e il faceto, il serio e il sentimentale, generazioni di trenta/quarantenni e anche oltre, sfacciatamente egoisti o provocatoriamente romantici fino al melenso, scomodano un intero business industriale. Dai cibi monodose alle crociere ad hoc, dalle serate a tema alla cura del corpo “con sconti”, c’è il rischio concreto che pochi tentino una retromarcia del cuore. A vantaggio (messi i pesi sulla bilancia del vivere) di una libertà ritrovata o mai perduta, e a scapito di una marcia nuziale vanamente agognata da mamme ormai attempate. Non a caso ha avuto e molto seguito in tv un programma dedicato proprio alle donne sole. “I viaggi di Nina-Finalmente single” (tutte le

domeniche su Sky canale 125), è ideato e curato da una giovane e brillante giornalista e videomaker abruzzese, Giovanna Nina Palmieri. Autrice di un libro di successo sul mondo gay femminile, “Ragazze che amano ragazze”- Edizioni Mondadori (tratto da “I viaggi di Nina”, in onda su La7) nelle librerie da giugno, Nina Palmieri racconta, nei suoi ultimi “viaggi”, la ritrovata solitudine di donne che, comunque, non rinunciano ai sentimenti. Anzi. Dall’esperienza de “I viaggi di Nina-Finalmente single”, quale il mondo femminile che viene fuori? Le donne che ho incontrato sono quasi tutte sopra i 35 anni, e hanno avuto importanti esperienze sentimentali. Hanno sofferto, lottato, costruito e poi magari visto crollare le loro certezze, che magari si fondavano sul rapporto di coppia. Sono donne che hanno voltato pagina e hanno ripreso in mano la loro vita, in alcuni casi con grandi difficoltà. Quanto i sentimenti sono ancora al primo posto e quanto invece tutto il resto? I sentimenti sono sempre sul “podio”, ma queste donne hanno imparato ad essere un po’ più egoiste, a pensare un po’ più a se stesse, ad essere prima di tutto “io”


e poi eventualmente “noi”. In ogni caso, nessuna di loro mi ha detto: “Non voglio innamorarmi mai più!”. Sarà una banalità, ma l’amore fa sempre bene, anche alle irriducibili. Sembra di capire che anche gli uomini non stiano meglio. E’ così, in quanto a singletudine? Gli uomini hanno una vita più facile. Nessuno li chiama “zitelli” se a 40 anni non hanno ancora una compagna fissa, non devono vedersela con l’orologio biologico. Anzi, migliorano pure invecchiando! A parte gli scherzi, credo che a un certo punto la solitudine pesi anche agli scapoloni. Ma per avere risposte più precise dovrei cercare di fare una serie dei “Viaggi di Nina” sugli uomini. Ci sto pensando... Un consiglio a donne e uomini: meglio soli che..., oppure?

Bella domanda! Non posso permettermi di dare consigli, ma credo che nessuno di noi sia felice “da solo”. Siamo fatti per “intrecciarci”, per scambiare emozioni, per condividere e anche un po’ per complicarci la vita. In fondo è più divertente. Il tuo libro ha fatto scalpore. Il successo è soltanto presso una “fascia” di pubblico o piace a tutti? Quello che posso dire è che mi fa molto piacere quando l’apprezzamento sul mio lavoro arriva da persone “insospettabili”. E’ normale che “Ragazze che amano Ragazze” faccia presa più facilmente sulla comunità omosessuale. Devo ammettere, però, che anche persone totalmente “ignoranti in materia”, che magari prima avevano anche dei pregiudizi o semplicemente visioni della vita molto lontane e diverse, mi hanno fatto complimenti affettuosi.

G. Nina Palmieri

SCAPOLO PER SCELTA O NO? Roberto è uno dei tanti uomini single che abitano la nostra provincia. Ha 43 anni e vive da solo a Montorio al Vomano e ha un’occupazione stabile. Come trascorri il tuo tempo libero? La mia passione più grande è la moto, con la quale la domenica (unico giorno libero), vado a fare escursioni in montagna.. Poi mi piace molto andare al cinema e ascoltare musica. (Quando gli chiedo più nello specifico i generi, mi risponde che l’importante è che sia di qualità, sia il film che la musica.) Nella lettura sono un po’ meno esigente, prediligo riviste ed enigmistica. Quali locali frequenti più spesso? Bar - enoteche, dove si può andare sia nel tardo pomeriggio per un aperitivo, che trattenersi per la cena o andare direttamente di sera. Tipo l’Assenzio, insomma. Per mangiare preferisci un’informale

pizzeria o un ristorante? Mi piacciono entrambi, ad esempio alla Cantinetta mi trovo molto bene. Anche perché ho imparato con gli anni che non sempre il ristorante rinomato e costoso è sinonimo di qualità!! In genere esci con molti amici ? Di solito non più di due-tre, le comitive a quest’età si sono disgregate. Viaggi? Non vado all’estero e non faccio un viaggio lungo da un po’ di tempo. Ultimamente mi sono sempre spostato per due-tre giorni e sempre nel centro Italia, dove per le escursioni in moto ci sono posti fantastici. Certo, a volte anche il richiamo del mare è forte, ma di un mare pulito… Quindi cosa offre la città di Teramo a un single della tua età? A mio avviso è un po’ carente culturalmente, pochi concerti, pochi spettacoli.

Palmieri è anche autrice di un libro di successo e di seguitissimi programmi televisivi su La7 e Sky

Singletudine


focus on Specialmente per noi singles non offre molto… Non ci sono posti dove incontrarsi, le iniziative che si organizzano in altre città, di cui si sente parlare sui giornali o nei film! Alla fine il cerchio delle conoscenze si riduce all’ambito del lavoro o alle persone che si conoscono da tanto, un po’ sempre le stesse insomma. E’ una questione di mentalità, credo. Poi anche d’estate, gli eventi sono sempre quelli, sagre e rievocazioni. Sei sempre stato così critico? Da ragazzo meno. Col tempo, peggiora la situazione!

Anche basandoti sulle tue conoscenze, credi che per una donna single sia lo stesso? Non credo sia questione di uomo o donna, ma di carattere. Pensi ci siano tante persone della tua età che hanno scelto di essere single? Scelto?? Comunque sì, un po’ ne conosco, soprattutto uomini. Per la mia esperienza, ti dico che rimane difficile instaurare rapporti duraturi e soddisfacenti. Quindi sicuramente “meglio soli che male accompagnati” DI

ELEONORA PALANDRANI

L’IMPORTANZA DELL’APERITIVO… Se anni fa, non avere una famiglia a trenta o quarant’anni significava essere “zitelloni”, oggi è tutto cambiato. Sempre più individui scelgono di portare avanti la carriera lavorativa e decidono di non impegnarsi sentimentalmente per tutta la vita. I motivi naturalmente sono molteplici. Per far fronte a questa tendenza, anche il mondo commerciale si è avvicinato alle nuove esigenze: viaggi organizzati e crociere per single, serate al bar e in discoteca a tema. Certamente anche internet dà la sua mano: social network che sono dei veri e propri database di nominativi maschili e femminili, in cui ognuno può scegliere il proprio partner ideale in base alla città, il lavoro e ovviamente, l’aspetto fisico. Se Facebook o Twitter aiutano considerevolmente la socializzazione, il sito online per eccellenza, Meetic, organizza con cadenze periodiche incontri dal vivo. Con la possibilità, in un tempo prestabilito, di parlare con altri partecipanti e scegliere eventualmente un’ amicizia. Tuttavia, c’è chi trova imbarazzante tutto ciò e preferisce fare nuove conoscenze alla vecchia maniera, al bar o in discoteca. Prendere un aperitivo con l’amico di sempre dà sicurezza, e anche il più timido dei single decide, un po’ per scherzo un po’ per davvero, di buttarsi nella mischia. Proprio l’aperitivo, l’happy hours, è il preambolo ideale di una serata

che può diventare davvero lunga. Abbiamo deciso di “toccare con mano” tutto ciò e andare in un locale alla periferia di Teramo, dove, di solito, i “soli” si incontrano. Nel bar, tutti i dettagli, dai complementi d’arredo alle tavolate di ottimi stuzzichini, sono curati e molti ospiti sono vestiti di tutto punto. Incontriamo Paolo, un uomo sui quarant’anni, di bella presenza che sorride quando gli chiediamo di scambiare quattro chiacchiere. Inizia a raccontarci che è occupato nel settore edile, ha una sua impresa e gli affari vanno bene. La sera esce con gli amici, si conoscono ragazze e tante volte nascono amicizie o semplici infatuazioni. Per ora sta bene così. Unica “pecca”, dice, stare ancora a casa con mammà. Mentre ci parla solleva il calice di prosecco e si guarda intorno, lanciando occhiatine a un gruppo di ragazze poco distanti. Continua a parlare, ma salta fuori che è insoddisfatto, del “sistema, in generale”. Allora la domanda è d’obbligo: “Ma se si sta bene così, in singletudine, perché rincorrere l’approvazione generale, vestendosi alla moda e lanciando occhiate fugaci e sorrisi sornioni a destra e a manca?!”. Alla fine, abbiamo tutti una paura folle della solitudine. DI

VINCENZO CASTALDO


Singletudine

Confidenze al Maschile Sono io che vi parlo, uno dei molti scapoli in circolazione a Teramo, che vivono ai margini di una società che non capisce la nostra solitudine e in alcuni casi ci invidia la libertà. A vent’anni ero single e sognavo una donna che mi stringeva la mano ad ogni passo della vita, ma poi veloci come il vento d’autunno decenni sono passati. Oggi sono un uomo di mezza età che continua a sognare grazie al cinema e alla letteratura. Provo ad immedesimarmi nella vita di un personaggio, a volte i sentimenti che rispolvero vedendo vecchie pellicole rimangono a farmi compagnia per alcuni giorni. La notte nella mia mente scorrono sceneggiature d’amore, sogno coppie di fidanzati che appartengono sempre meno al nostro tempo, che lottano in nome del vero amore, che credono nella vita coniugale. Forse sono io ad essere spaventato dal sesso opposto, forse sono ancora in attesa di quel bacio non dato, con la mia unica possibilità di felicità.. Oggi provo ad immaginare quella donna, madre e sposa. Sogno una vita che non c’è, che condivido con i tanti che si aspettavano molto dal loro futuro e si ritrovano ora ad accendere la tv e a doversi subire i litigi patetici di una politica che ha lasciato avvizzire questo paese,

come la sua gente. Vi parlo da dietro una maschera che non tolgo più neanche nell’ intimità. Sono diventato così, la solitudine ti cambia, ti rende aspro e credi sempre meno nelle persone, ma nessuno può immaginare quanto io ami ancora la vita. Si dice che il peggiore pessimista in realtà è colui che nutre più speranze nel futuro. Finita questa lettera, continuerò a camminare per le strade di Teramo, tra i vicoli scarabocchiati e maleodoranti. Indosserò sempre l’impermeabile dell’invisibilità e continuerò a nutrirmi delle chiacchiere alla fermata, aspettando il tram per tornare a casa. Sono un fantasma che vive alla luce del sole e aspetta che arrivi la notte per sognare un mondo più sano, più genuino, dove un saluto può farti sentire parte integrante della società. È tardi, spengo la luce, il mio avatar si attiva facendomi scivolare nell’oblio di una vita non reale. Questa notte lambirò di nuovo il suo viso, mi perderò nel suo sorriso e dormirò beato, come se non dovessi risvegliarmi mai più. Franco (TESTO RACCOLTO DA VINCENZO CASTALDO)


24 ott. / 2010

Viaggio tra i palazzi dimenticati

Il Castello Della Monica Continua il nostro percorso tra edifici comunali carichi di storia e di secolari abbandoni. DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

In un soffuso pomeriggio autunnale ho ammirato forse la prima volta il nostro Castello. Non lo avevo mai guardato bene, né mi ero soffermato a osservarne le ferite del tempo e soprattutto dell’incuria. È il castello “Della Monica”, famiglia che a Teramo non ha bisogno di troppe presentazioni. Raggiungo Alberto Melarangelo agli inizi del cosiddetto “borgo” e, dopo una stretta di mano, il giro comincia. “Il castello fu terminato intorno ai primi del 1900” spiega Alberto, “e si articola, come vedi, in più parti. Qui siamo nel borgo, in parte abitato, dove probabilmente ci sono ancora dei contenziosi per usucapione di privati col Comune”. Prendo nota e chiedo: “Con il Comune? Non con la famiglia Della Monica?” “No”, risponde Melarangelo. “Il castello fu donato dalla famiglia Della Monica al Comune con un permuta in terreni intorno agli anni ’80, in cambio – naturalmente – della restaurazione, ancora mai avvenuta nel vero senso del termine. Comunque, dicevamo... si tratta di un edificio molto particolare: è uno dei pochi esempi di revival gotico in Italia, costruito dallo stesso Gennaro con mirabile eclettismo, prendendo elementi di spolio da diversi ruderi e creando elementi decorativi ad imitazione degli stessi.” Alberto addita subito una severa Madonna col Bambino, stemmi araldici, una testa di gargoyle che troneggia su di un’architrave.

Ecco che mentre scatto delle foto ci si fa incontro un signore con l’aria cordiale e distinta. Saluta subito Alberto Melarangelo, che ci presenta. Si tratta del signor Cavacchioli, 87 anni, il quale esordisce dicendo: “Io tra queste mura ci sono nato. Mi ricordo ancora quando la signora del castello usciva, portandosi dietro tanto di paggi e passando sul tappeto rosso.” Subito indica un piccolo edificio spiegandone la funzione di stanza della servitù. Poi si lancia in un fiume di ricordi ripercorrendo alcuni episodi di quella vita, quando il castello era nel suo splendore. “Ormai è abbandonato...”, soggiunge con amarezza. Completiamo intanto il giro in tre e saliamo ad osservare una parte del giardino. Melarangelo mi precisa subito: “Qui, in questo giardino, nel ’99, con altri miei colleghi abbiamo allestito la prima vera mostra d’arte contemporanea a Teramo. Il giardino è davvero grande, ma da quella volta in poi non è stato più utilizzato. Il fatto è questo: il castello è bellissimo, ed ha un’incredibile importanza storica per Teramo. Solo che nessuno nelle amministrazioni passate e attuali ha saputo esattamente cosa farsene di tutto questo complesso: quello che manca è un vero progetto, che recuperi tutta la zona. Chiaramente l’edificio centrale non può che essere adibito a museo, essendolo già in sé per sé.Tuttavia si possono valorizzare anche


25 ott. / 2010

Ancora una volta guidati da Alberto Melarangelo nelle vesti di consigliere comunale del Pd e di cultore della teramanità

“Qui non si tratta di parti politiche: il Castello è un bene artistico di tutta Teramo e si sta logorando irreparabilmente”

gli edifici del borgo e lo stesso giardino, uno dei rari luoghi verdi nel centro storico.” Subito mi viene in mente la possibilità anche di un bel ristorante in una zona così suggestiva. “Dopo quella mostra” continua Melarangelo, “inviammo al Comune migliaia di cartoline con la scritta EMERGENZA ARTE A TERAMO: SALVIAMO IL CASTELLO! E qualcosa, devo dire, si mosse. Una prima parte dei restauri fu avviata. Solo che, mancando un progetto, ripeto, nessuno sa poi bene cosa farsene. Ma è davvero scandaloso che in trenta anni non si sia fatto quasi niente. Qui non si tratta di parti politiche: il Castello è un bene artistico di tutta Teramo e si sta logorando irreparabilmente.” Con lo sguardo mi soffermo sopra le statue malinconiche a guardia di un edificio ormai preda di vandali, ladri di antichità e animali. Dalle finestre senza vetri entra di tutto; e pioggia, freddo e vento non fanno certo complimenti. Eppure, come mi faceva notare Melarangelo, un posto così bello potrebbe davvero diventare un centro privilegiato per la produzione e fruizione artistica di arte classica e contemporanea, sempre considerando la forte attrazione turistica che susciterebbe se fosse ben restaurato. Ma si sa, valorizzare quanto già abbiamo è un arte che facciamo fatica ad imparare. E allora, cemento ovunque. Così, dopo qualche ultima rilfessione, salutiamo il signor Cavacchioli, restato con garbo in nostra compagnia. Congedandosi ci dice: “Mi raccomando, fate qualcosa. Io mi sento il primo cittadino del Castello.Non posso vederlo così.” Raccogliamo le sue parole e scendiamo in direzione di piazza Garibaldi. Nel salutarsi ognuno esprime la tacita speranza che si possa davvero fare qualcosa.


26 ott. / 2010

Libri per “Vivere” la scuola L’importante servizio offerto dall’Unione Ciechi di Teramo per ragazzi ipovedenti Ho sentito spesso parlare dell’Unione Italiana Ciechi di Teramo, ma non sapevo che al suo interno ci fosse da ben 25 anni un Centro di Trascrizione, uno dei tre esistenti in Italia (gli altri due sono a Rieti e Salerno) nell’ambito del Consorzio di qualità della Bilblioteca Italiana Ciechi Regina Margherita di Monza. Mi spiega Marilena, responsabile del centro, che 15 persone lavorano per trascrivere testi scolastici e di narrativa, dalle elementari fino all’università destinati a tutta Italia. Da una parte ci sono i libri trascritti in Braille per i non vedenti (che, mi dice Marilena, per fortuna sono sempre di meno); dall’altra ci sono i testi ingranditi per gli ipovedenti. In questo caso si tratta di un lavoro personalizzato. I tiflologi seguono i bambini a scuola e preparano una relazione sulle peculiarità dell’ipovedenza di ciascuno; in base a tali indicazioni si trascrivono i libri per ciascuno. Ad esempio, c’è chi ha bisogno di una doppia interlinea o di un doppio spazio o di caratteri ingranditi su un formato A4 o A3. I bambini vengono seguiti sia a scuola che a casa per fare i compiti; come ha tiene a dire il presidente, Italo Di Giovine “Li seguiamo dalla nascita alla vecchiaia!”, occupandosi anche dell’inserimento nel mondo del lavoro.

All’unione ciechi, una seconda casa per molti, dove il clima accogliente non manca, si svolgono tante altre attività, creative e motorie, e si stampano persino etichette in braille per medicinali. I testi ingranditi, per metà sono finanziati dalla Regione, e per metà direttamente dalla biblioteca di Monza. Per i testi in Braille i contributi sono provinciali e comunali, anche se decisamente insufficienti. Proprio per questo motivo spesso è necessario operare una selezione, tralasciando magari la trascrizione di materie ritenute meno importanti, o si opta per programmi ridotti. Anche con questi limiti però la volontà di offrire un buon servizio non manca. Infatti, mi dicevano Marilena e Italo che si tengono in contatto con gli insegnanti per organizzarsi con la programmazione in anticipo. “La situazione sta peggiorando – dicono preoccupati- i tagli al sociale sono sempre più numerosi. Addirittura anche ai trasporti e all’assistenza ai disabili.” Ma l’entusiasmo e la forza di queste persone non si spegne. Lo stesso entusiasmo con cui parlano della presenza dell’unione Ciechi, in piazza Martiri Pennesi, per la manifestazione “Sport sotto le stelle”. Stessa grinta e stessa voglia di vincere. DI

ELEONORA PALANDRANI


27 ott. / 2010

“La Dimora” al centro di Teramo

Apre a novembre, in via Taraschi una struttura residenziale per disabili senza famiglia È quasi realtà il progetto “Dopo di Noi” che l’associazione Anffas di Teramo ha deciso di far nascere all’interno della struttura nota ai teramani con il nome di “ex ospedaletto”, in via Taraschi. A novembre prenderà vita dopo lunghi preparativi, “La dimora”, struttura residenziale che diventerà un bellissimo alloggio con lo scopo di garantire alle persone portatrici di handicap, prive di assistenza familiare, una migliore qualità della vita. Il progetto, finanziato dalla Regione Abruzzo e dalla Fondazione Tercas, prevede un servizio di accoglienza residenziale individuale per persone disabili in assenza di nucleo familiare, realizzato con spazi abitativi privati attrezzati. All’interno della struttura generale sarà presente un servizio di accoglienza di nucleo familiare ridotto, con l’utilizzo di mini-appartamenti per ricreare i confini di un proprio spazio di riferimento. Inoltre, vi sarà la possibilità di ospitare a tempo pieno persone con grave compromissione funzionale psico-fisica e sensoriale, le quali non hanno, purtroppo,

l’appoggio e il sostegno di una rete familiare che faccia fronte alle necessità di assistenza. Finalmente uno stabile nel cuore della città tornerà a vivere di luce propria. Completamente ristrutturata, la struttura gestita dagli Istituti Riuniti sarà dimensionata per l’accoglienza massima di 10 ospiti, con due posti aggiuntivi per i casi di emergenza, con una permanenza di massimo quattro settimane. Oltre alla realizzazione delle stanze destinate al pernottamento dei minori, sono previsti ambienti da destinare a reception, attività amministrative, cucina, mensa e spazi per attività di socializzazione. Annessi all’edificio anche un ampio giardino ed uno spazioso cortile interno, che potranno essere utilizzati nelle stagioni meno fredde, per permettere una maggiore integrazione fra gli ospiti, durante lo svolgimento delle molteplici attività ricreative pomeridiane. DI

VINCENZO CASTALDO



29 ott. / 2010

Stefano Minora, primo cittadino di Nereto

“Prima i servizi poi la politica” Dopo quarant’anni di predomino “rosso”, raccoglie una sfida non semplice. Tra riqualificazione urbana, scuole e sanità. Stefano Minora nasce il 29 luglio 1956 a Camerino (Mc). Dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia con specializzazione in anestesia e rianimazione svolge la sua attività di medico ad Ancona e a S. Omero dove tuttora lavora. A capo della lista civica appoggiata dal Pdl e da un gruppo di moderati di centro un anno fa, è oggi, ben saldo, il primo cittadino di Nereto. Ad un anno dall’insediamento, come si sta muovendo la nuova amministrazione nei riguardi di Nereto? Abbiamo messo in opera tutto quello che ci siamo proposti di fare in cinque anni di amministrazione e mi riferisco ad alcuni lavori inerenti la viabilità del nostro paese. In particolare, alla possibilità di dare una via di uscita alla zona commerciale di Nereto, che contiamo di portare a termine entro la fine di quest’anno. Oppure alcuni lavori pubblici come la riqualificazione del vecchio campo sportivo “Romeo Menti”. Si tratta di un piano che, insieme all’aiuto di un privato, prevede l’edificabilità al 30% privata e il restante 70% adibita a piccolo spazio verde pubblico con annesso un campetto da calcio che eventualmente potrà essere sfruttato dai ragazzi della scuola media adiacente. Ciò permetterebbe di sfruttare il massimo utilizzo dello stadio sito in via Europa: piuttosto che mantenere due campi da calcio senza che se ne ricavi niente, proponiamo di avere una struttura da utilizzare pienamente ma in condizioni tali da essere un vanto per la cittadina. Qual è stata la sfida principale che avete raccolto dopo l’amministrazione di sinistra che governava da circa quaranta anni? La sfida principale per un sindaco credo sia quella di perseguire un obiettivo non semplicemente politico, quanto piuttosto sociale offrendo tutti i servizi alla comunità.

In modo da consolidare la fiducia con la cittadinanza. Esattamente. Soprattutto da un punto di vista economico riuscire ad offrire il maggior numero di servizi a livello locale, nonostante le finanze ridotte, è una sfida che ci impegna tantissimo. Un esempio è l’asilo nido di Nereto. Mi auguro che questa struttura, che ha chiuso poco dopo il nostro insediamento, diventi il nostro fiore all’occhiello e torni ad essere una struttura utile per la città. Siamo riusciti a raccogliere fondi (circa 560 mila euro), con l’aiuto del sen. Tancredi, del sindaco Emiliano Di Matteo e della Regione Abruzzo che qui ringrazio, da destinare alla ristrutturazione dell’asilo in linea con le moderne leggi antisismiche. È un servizio fortemente sentito rivolto non soltanto all’ utenza locale, ma anche ai cittadini fuori dai confini di Nereto. Per quanto riguarda l’ospedale di S. Omero, ben sapendo che lei è anche medico, ne approfitto per chiederle cosa pensa della privatizzazione della struttura. Non mi è facile affrontare l’argomento essendo io stesso medico che lavora nella struttura. Tuttavia in qualità di sindaco di Nereto posso dire che spesso ci si rivolge all’ospedale di S. Omero in maniera riduttiva. In realtà, non stiamo parlando di un “ospedaletto” che serve la popolazione di un piccolo paese, bensì dell’Ospedale Val Vibrata che copre un distretto sanitario di circa ottanta mila persone. Detto questo, io non ho nulla in contrario alla privatizzazione.Anzi, credo che in un certo qual modo possa essere fonte di una modernizzazione della struttura con la comparsa di reparti di eccellenza in alcuni settori. È anche vero che debba essere esclusa una totale copertura privata perché sono sicuro che, per quanto riguarda i ricoveri più frequenti per acuti, soltanto il settore pubblico è in grado di dare una risposta vera ai cittadini della Val Vibrata e garantire l’efficienza del servizio. DI

MANOLO CIPRIETTI


Bandiere Nere Tra inquinamenti dei fiumi, ricoveri in ospedale e rimpalli di responsabilità tra amministratori finisce l’estate con una scia di domande senza risposta. Per ora. Un volo libero di vele colorato da uno splendido azzurro che arriva dal cielo e viene restituito dai riflessi d’argento del mare. Così immaginiamo i grandi spazi marittimi, soprattutto in quei periodi appena benedetti dal sole non accecanti come l’estate, magari la primavera o l’autunno appena cominciato, quando non c’è ancora o è già passato il caldo afoso. Il nostro mare abruzzese, poi, è pulitissimo. Non c’è che dire, se ogni anno i sette comuni costieri del teramano si aggiudicano ‘a mani basse’ la bandiera blu che ne certifica la qualità. Così tanti sindaci ed assessori assistono contenti alle cerimonie di premiazione, prendendosi alti meriti. Anche nel 2010 è andata così, salvo poi scoprire che i fiumi - Vibrata e Vomano in testa - così nitidi non sono. Per quanto concerne il primo la storia è arcinota: molti bambini che hanno inghiottito l’acqua del mare prospiciente tale fiume si sono sentiti male e il Wwf ha lo ha bollato come “una vera e propria fogna”. Secondo l’Arta è tutto a posto, ma non è la prima volta che ragazzini che fanno il bagno nel pulitissimo Adriatico abruzzese hanno problemi gastroenterici. Quest’anno la ‘bolla’ è però scoppiata per la quantità semi-industriale di ricoverati.

Alla faccia delle bandiere orgogliosamente svolazzanti e dei ridondanti cartelli stradali di accoglienza. Per quanto concerne il secondo, la baruffa è tuttora in atto tra i sindaci di Roseto e Pineto: da una parte e dall’altra i due si rimpallano il fatto che una sponda sia più sporca dell’altra e che ci siano discariche abusive con materiali inerti, sacchi d’immondizia, reti di materassi, scarichi industriali ecc. Immediatamente entrambi i primi cittadini hanno affermato che la competenza su queste cose è della Forestale e della Polizia Provinciale. Un vecchio insegnamento del giornalismo afferma che in un articolo non debba esserci spazio per le domande, ma questa bisogna proprio farla: se – ovviamente- i fiumi vanno al mare ed il merito delle bandiere blu è dei comuni, come mai se poi i corsi d’acqua dolce sono inquinati la competenza è di altri? Inoltre, come possono i mari essere così limpidi se i fiumi sono sporchi? Misteri della burocrazia italiana. La sentenza non è ardua e non va nemmeno lasciata ai posteri se è vero che “la terra non ci è stata data in regalo dai nostri genitori, ma in prestito dai nostri figli”. Questo avviene nel disinteresse di qualcuno:infatti non è di loro competenza. DI IVAN

DI NINO


Vibrata fiume dei veleni e delle dimenticanze

Denuncia del WWF sulla politica di gestione delle acque DI

DANIELA PALANTRANI

Il torrente Vibrata è in condizioni pessime dal 2004, non è una novità. Eppure l’argomento torna alla ribalta e il Wwf, puntuale nelle segnalazioni e nell’ attività, porta avanti la “causa”. Augusto De Sanctis, referente acque del Wwf Abruzzo, fa il punto della situazione. E’ stato presentato un accurato e circostanziato esposto alla Magistratura al culmine degli ormai noti eventi accaduti lo scorso mese di agosto. De Sanctis ricorda che già da tempo il Wwf segnalava la situazione drammatica del Vibrata, ma anche di altri corsi d’acqua, illustrando in maniera dettagliata come gli scarichi fognari non trattati non solo inquinino le acque, ma siano tra le cause più frequenti di enteriti virali. Nel dossier presentato alla magistratura, l’associazione pone anche l’attenzione sulle strutture connesse alla depurazione delle acque, investimenti nel Servizio Idrico Integrato e pianificazione nella politica di gestione delle acque. Il responsabile del Wwf Teramo, Pino Furia, precisa “Per quanto riguarda gli investimenti, ricordiamo come una quota parte della tariffa dell’acqua che pagano tutti i cittadini deve essere obbligatoriamente accantonata per gli investimenti. Dai dati della stessa regione Abruzzo emergono enormi scostamenti tra investimenti programmati dagli Ato e interventi realmente realizzati, dell’ordine di decine di milioni di euro per il solo Ambito Teramano (per la precisione 35,2 milioni di euro negli anni 2002-2006). Quali sono le cause connesse ai minori investimenti? Quanto denaro è stato effettivamente accantonato dalle tariffe riscosse dalla società di gestione e come è stato speso?” Giriamo queste domande alla Ruzzo Servizi, che certamente saprà risponderci. Secondo l’associazione ambientalista, il Piano Tutela delle Acque (per intenderci equivale a quello che è il piano regolatore per un comune) “è

stato adottato con estremo ritardo, fallendo quelli che erano gli obiettivi da raggiungere. La Regione Abruzzo deve consegnare ai cittadini, entro il 2015, una qualità dei corsi fluviali in categoria ‘buono’ ed entro il 2008 si doveva raggiungere un livello cat. ‘sufficiente’ per tutti i fiumi. In realtà lo stato del Vibrata avrebbe richiesto interventi non solo ordinari ma straordinari, motivati dalla forte criticità in cui versa il corso d’acqua”. Alla magistratura e agli enti il Wwf ha chiesto di valutare se questa situazione relativa all’adozione di investimenti e provvedimenti volti alla tutela delle acque previsti dalla legge possa aver in qualche modo influenzato gli avvenimenti di questi giorni, anche in ragione della conclamata esistenza di situazioni di potenziale pericolo per la salute della popolazione. Aggiunge Augusto De Sanctis: “Bisogna lavorare per individuare responsabilità e punti di criticità. In ogni caso riteniamo ancora più grave il fatto che gli innumerevoli allarmi che abbiamo lanciato in questi anni proprio sulla situazione del Vibrata siano caduti nel vuoto. In questi mesi, nel silenzio di amministratori che solo ora stanno prendendo posizione a vario titolo su questa vicenda, abbiamo dovuto contrastare il tentativo dell’assessorato ai Lavori Pubblici della Regione di varare un Piano di Tutela delle Acque del tutto inaccettabile perché permetteva deroghe su deroghe, anche per il Vibrata, proprio sugli obiettivi comunitari di qualità e, addirittura, sul deflusso minimo vitale dei fiumi”. De Sanctis auspica la mobilitazione di balneatori, pescatori, amministratori ed operatori turistici, nel presentare insieme al Wwf, osservazioni alla Regione atte ad ottenere l’eventuale possibile miglioramento del piano nelle norme e degli obiettivi. Questioni importanti che riguardano la salute di tutto.


32 ott. / 2010

Ramadam

MA INSIEME... La comunità islamica di Teramo ospita gli amici cristiani per festeggiare insieme la fine del mese di digiuno e penitenza DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Un piccolo miracolo a San Nicolò, ristorante Acquamarina. In un momento in cui tornano i fantasmi dell’estremismo islamico sull’eco dei media internazionali, ecco che un segno di pace, altrettanto vera e di cui non si può non tener conto, mostra l’esatto opposto di quello che molti credono su questa grande religione monoteista. La comunità islamica di Teramo ha ospitato gli amici cristiani per festeggiare insieme la fine del Ramadan, una delle feste più importanti e sentite. Il Ramadan, nono mese lunare, è il mese del digiuno e della preghiera, e finisce appunto con l’inizio della nuova fase lunare. Questa volta la festa è caduta l’8 settembre. Come sempre nelle feste di famiglia “ognuno porta qualcosa”, spesso il piatto che sa fare meglio. Allora, tavola imbandita di pietanze particolarissime provenienti da Egitto, Marocco, Libano, Palestina. Alcune le conoscevo e, inutile dire, squisite. Anche gli ospiti d’eccezione, molti del Movimento dei Focolari, sembravano avessero avuto un bel da fare per preparare qualcosa da gustare assieme, badando bene di rispettare gli usi e i costumi alimentari della loro religione sorella: niente carne di maiale, ovviamente; e niente alcol, ci mancherebbe! Il rispetto reciproco per prima cosa, e una rinuncia non costa poi tanto se puoi gustare un corroborante the con dentro foglie di menta. Aroma e sapore pieni di oriente da accompagnare a una gioviale chiacchierata. La festa scorre tranquilla, con tanti abbracci e sorrisi, parole di spirito e la sottaciuta soddisfazione di vivere qualcosa che segna una piccola svolta nei rapporti tra queste due religioni. Poi il solenne momento della preghiera: tutti i musulmani, donne e uomini, prendono il loro posto dietro al loro Imam

Mustafà Baztami che si rivolge in direzione de La Mecca. “Dio è grande” ripetono più volte. I cristiani si mettono un attimo in disparte, restando silenziosi nella preghiera islamica, e pregando a loro volta, seppur in modo diverso, alcuni con un Padre Nostro. Difficile descrivere a fondo le sensazioni di quei momenti: più persone ripetevano alla fine una sola frase: “Siamo figli di un unico Padre, questa è la verità”. Anche Mustafà Baztami, concludendo la festa con un

“Dopo la religione, il culmine della sapienza consiste nell’Amore per tutti gli uomini e nel fare il Bene tanto ai buoni quanto ai cattivi.”

saluto, diceva: “Era da tempo che volevamo organizzare questa festa insieme. Finalmente ci siamo riusciti. Da adesso in poi ancora di più dobbiamo vivere nell’amore reciproco e nella famiglia.” E infatti era l’aria di famiglia a rendere questo miracolo normale, tanto che nessuno è mai stato a disagio o si è sentito fuori posto. Don Giovanni (parroco di San Nicolò), intervenuto nel saluto con l’Imam teramano, ha concluso. “Quella di oggi è stata una festa davvero importante, per tutti. Dobbiamo continuare così...” Tutti i commensali hanno firmato un grande cartellone, a sancire un patto. Due frasi, come incise sulla pietra: “Dopo la religione, il culmine della sapienza consiste nell’Amore per tutti gli uomini e nel fare il Bene tanto ai buoni quanto ai cattivi.” (Il Profeta Muhammad). E poi: “La cosiddetta Regola d’Oro è comune a tutte le religioni della terra. Essa dice: ‘Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te’ (Luca 6, 31). Che vuol dire poi: ama!” (Chiara Lubich). Il sentiero è quindi tracciato, adesso occorre solo camminare insieme.


33 ott. / 2010

Il coraggio dell’altruismo E’ difficile riuscire in un’impresa simile quando bisogna trattare con un Paese dalle politiche sociali complesse come il Pakistan

Ci vuole coraggio per essere altruisti. Ci vuole coraggio per trasformare il dolore per la perdita prematura di un figlio nella speranza di vita per un paese lontano come il Pakistan. Ci vuole coraggio per mettere se stessi in prima linea e dare una mano dove c’è bisogno, sia andando fisicamente nelle zone dove gli aiuti non bastano mai, sia adoperando le proprie abilità per raccogliere fondi da destinare ad un progetto grande.. Forse ci vuole anche quella spinta in più, che alcuni chiamano determinazione, alcuni chiamano fede. Isa Maggi è stata capace di tutto questo. Attraverso donazioni, la vendita di oggetti artigianali dipinti da lei stessa e i risparmi di una vita di suo figlio Daniele, scomparso a causa di un cancro all’età di 30 anni, la signora Maggi è riuscita a finanziare la costruzione di una scuola a Rawalpindi, dove i bambini pakistani possono finalmente ricevere un’istruzione adeguata, indipendentemente dal loro credo religioso o ceto sociale. E’ difficile riuscire in un’impresa simile quando non si ha nulla da cui partire, e quando bisogna trattare con un Paese dalle politiche sociali complesse come il Pakistan. C’è da affrontare la disperazione, le istituzioni, lo


34 ott. / 2010

Il

conto bancario al quale inviare quello che si può è: IT57 D057 4815 3050 7400 0008 95E

sciacallaggio della popolazione stessa e, come se non bastasse, le catastrofi naturali. Ad agosto, infatti, Rawalpindi ha affrontato una delle situazioni piu’ critiche della sua storia: un’alluvione di proporzioni gigantesche ha devastato tutto. La furia dell’acqua ha causato un ammontare di vittime superiori a quelle dello tsunami del 2001, e chi non ha perso la vita, ha perso comunque tutto il resto. Le case sono state spazzate via, i raccolti distrutti. Non ci sono acqua, elettricità, medicine, non c’è niente di niente. La situazione è davvero disperata. Visto che l’evento catastrofico è passato in sordina attraverso i media principali, e visto che la macchina degli aiuti umanitari fatica ad avviarsi, la signora Maggi fa di nuovo un accorato appello alla generosità dei teramani e non solo, perché si possa di nuovo portare un po’ di speranza in un posto dove la speranza stessa è l’ultima risorsa. Il numero di conto bancario al quale inviare quello che si può è:

IT57 D057 4815 3050 7400 0008 95E DI

CRISTIAN DI MARIANO


35 ott. / 2010

Il Cristo restituito alla città Se ci si reca al Duomo di Teramo, in questi giorni, si nota che è stato ricollocato al suo luogo d’origine, il Cristo crocifisso a cui tanti sono affezionati. Un’ emozione che riscalda il cuore per i credenti, una gioia per gli occhi per chi vuole anche solo ammirarlo. Un tesoro riscoperto grazie al Rotary che ne ha finanziato il restauro permettendo così di riportare all’antico splendore un’opera d’arte fatta risalire alla fine del ‘300 inizi del ‘400, di autore ignoto, dal tratto unico ed inconfondibile, ma non ancora identificato. Si pensa che il Cristo originariamente non fosse collocato sulla croce, ma su di un tronco. Dopo un lungo ed impegnativo restauro, atto a rimuovere i diversi strati di stucca-

ture in gesso dipinti, svolto a Roma a cura della Cooperativa Conservazione dei Beni Culturali in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo,è tornato alla luce un crocifisso ligneo, capolavoro dell’arte locale. Tutti i colori che vi erano fino a qualche tempo fa sono stati fisicamente rimossi con un bisturi, lavoro lungo e certosino, per riportare l’opera allo stato iniziale. Ammirando l’opera si nota e colpisce la sofferenza che ne traspare. Si tratta di un Cristo forse già morto, o che sta per spirare. Lo si nota dalle giunture, gomiti, ginocchia e spalle molto sofferenti, nonché dal viso che trasmette un forte pathos. DI

ANTONELLA LORENZI

Ammirando l’opera si nota e colpisce la sofferenza che ne traspare.


36 ott. / 2010

A San Gabriele con Paolo Brosio La nuova vita del noto giornalista raccontata ai moltissimi giovani radunati nel Santuario più caro ai teramani In occasione del trentennale della tendopoli di San Gabriele, nel tardo pomeriggio di Paolo Brosio, notissimo giornalista televisivo, ha testimoniato la sua esperienza di vita davanti a tantissimi ragazzi, in un incontro tenutosi all’interno del Santuario. Ha raccontato delle difficoltà incontrate durante la sua vita, ha parlato della morte del padre, al quale non ha potuto dare nemmeno l’ultimo saluto perché lontano da casa per motivi di lavoro. E si è soffermato sull’abbandono del tetto coniugale da parte della moglie, Gretel Coello. Sorrisi davanti a tanti giovani nel santuario, ma anche lacrime e si commozione ripensando alle angosce e agli errori passati. Un Brosio diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere dalla televisione. Cambiato, afferma, dalla Madonna di Me-

djugorje. La cosa che sorprende durante il racconto è che il giornalista, dopo la sua profonda conversione, sia ancora proprietario di una discoteca, il Twiga, locale conosciuto specialmente per la notorietà degli altri soci: Flavio Briatore, Marcello Lippi, Daniela Santanchè, e naturalmente Paolo Brosio, che ha ricordato l’incendio, atto di un piromane, fra le innumerevoli disgrazie che gli sono capitate e che sono state motivo scatenante del suo declino psicologico. L’incontro è un susseguirsi di curiosità e in alcuni momenti sembra di stare in uno studio televisivo. Brosio descrive la sua rinascita come qualcosa di estremamente difficile. Anche se oggi sa di essere forte, ha trovato una motivazione in più per andare avanti. DI

VINCENZO CASTALDO


37 ott. / 2010

Al Meeting di Rimini Il trionfo dei Sapori Abruzzesi Per la quinta volta la buona tavola abruzzese, e con essa l’immagine di una regione che vuole farsi sempre più largo a livello nazionale, sceglie per promuoversi una manifestazione di livello internazionale, giunta quest’anno alla sua trentunesima edizione che avrà per tema “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Una scelta che, negli anni, è stata vincente: solo nel 2009, in una settimana sono stati venduti ben 70 mila arrosticini e 8.200 mila primi piatti tra pasta alla pecorara e pasta e fagioli. Nel complesso, sono stati ben 12 mila i coperti serviti con un incremento rispetto all’edizione precedente del 17 per cento. Non ha significato solamente straordinaria promozione del territorio ma anche e soprattutto occasione per sostenere una grande opera educativa. Il ricavato della settimana, infatti, andrà a sostenere le attività didattiche dell’istituto di via Manzoni, grazie al lavoro volontario di un piccolo esercito di circa 180 persone tra genitori e amici della scuola che decideranno di spendere qualche giorno delle loro ferie per un’opera grande. Ma cosa mangeranno le persone che sceglieranno “Luntane cchiù luntane” per ristorarsi tra una mostra e un incontro? Ancora una volta, il piatto forte saranno gli squisiti arrosticini, divenuti famosissimi a Rimini, accompagnati da salumi - salsiccia secca della Maiella, salame Aquila e salsiccia di fegato –, formaggi come il pecorino del Gran Sasso e latticini come le ciliegine della Maiella, sagne e fagioli, caserecci al sugo di castrato – che rappresentano la novità culinaria di quest’anno - pane olio e pomodoro, il tutto annaffiato da Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano delle migliori cantine regionali. E, per concludere, liquori regionali come Ratafià e Genziana. Come nel 2009, poi, sarà predisposta un’area vip per ristorare i protagonisti del Meeting: tra quelli che scelsero la cucina abruzzese nel 2009 si segnalano l’allora ministro per le politiche agricole Luca Zaia, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, gli eurodeputati Mauro Mario e Barbara Matera, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il cardinal Stanislaw Rylko, il presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Nazario Pagano, e il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, il senatore Fabrizio Di Stefano, l’assessore regionale Alfredo Castiglione. E tanti altri ancora. “Quando nel 2005 abbiamo iniziato questa avventura – racconta Paolo Datore, presidente della Fondazione Santa Caterina che

gestisce l’Istituto Domus Mariae – non avremmo pensato di arrivare dove siamo arrivati: grazie alla dedizione e all’amore di genitori e amici della scuola, oggiAggiungi un appuntamento per oggi l’Abruzzo è più conosciuto fuori regione, e il nostro istituto può avanzare nel progetto di diventare un polo di eccellenza nell’offerta educativa di Pescara. Il nostro grazie, allora, è a quanti credono ancora in questa esperienza. E il nostro invito, come sempre, è a venire al Meeting sia per visitare una manifestazione straordinariamente ricca, sia per gustare anche fuori regione i sapori migliori della nostra terra”.

IL MEETING DI RIMINI Con le sue 700 mila presenze, il Meeting di Rimini - che dal 1980 ha luogo ogni anno, nella seconda metà di agosto - è il festival estivo di incontri, mostre, musica e spettacolo più frequentato del mondo. Si tratta di una realtà unica nel suo genere: una fondazione che da 30 anni si propone di creare occasioni di incontro tra persone di fedi e culture diverse, nella certezza che luoghi di amicizia fra gli uomini possano essere l’inizio della costruzione della pace, della convivenza e del bene comune. Questa posizione, che ha origine nell’appartenenza all’esperienza cristiana, è stata capace di un’apertura testimoniata dalle personalità più significative della scena mondiale: dal Santo Padre Giovanni Paolo II a Chaim Potok, dall’allora cardinale Ratzinger a Madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama a Eugène Ionesco, da Andrei Tarkovskij a Riccardo Muti, da Lech Walesa a Ibraim Rugova, dal cardinale Jean-Louis Tauran a Amre Moussa, da Carlo Rubbia a Luigi Giussani e ancora, politici, imprenditori, scienziati, filosofi, artisti. Al di sopra di ogni diversità, l’esperienza si rivela come il terreno comune per l’incontro e il dialogo. A parte un piccolo nucleo di 14 persone che lavora a tempo pieno, il Meeting di Rimini viene organizzato, allestito, gestito grazie al lavoro dei volontari: sono oltre 3.000 ogni anno, in gran parte giovani, provenienti da tutti i Paesi del mondo. Il Meeting è un grande evento sociale, una festa, un luogo dove, come disse Giovanni Paolo II nella sua visita nel 1982, si costruisce “una civiltà che nasca dalla verità e dall’amore”, ma soprattutto è un gesto di gratuità. Il discorso culturale che vi si svolge, ne è solo una conseguenza.


38 ott. / 2010

Molestie in chat La testimonianza di una universitaria teramana No, non è un semplice episodio di cronaca passato qualche tem- giorni si susseguono per un po’ tranquilli e dell’accaduto sembrepo fa su tutti i tg nazionali. E’ un piccolo attentato all’integrità rebbe non rimanere che un triste ricordo. di una giovane donna di Teramo che è accaduto qualche mese Il rientro a casa dopo un esame andato bene è uno stimolo per fa, tenuto segreto per la paura di illogiche ripercussioni. Sara S., condividere la propria soddisfazione con gli amici lontani. All’aper23enne studentessa universitaria, racconta di uno strano approc- tura delle mail, da una fredda casella di posta di cui non ricorda cio avuto in chat da un ragazzo originario della stessa città dove la provenienza, legge un messaggio che la atterrisce: “Ti ho vista studia. Un contatto preso come tanti nel mare nero di internet, qualche giorno fa mentre facevi la spesa… Che bei capelli mossi che tra identità che si mischiano e si confondono abitualmente. Alle hai, pronti da afferrare… Il tuo Buffalo 66 che ti ammira ogni giorsemplici conversazioni di circostanza che si snocciolano inizial- no da vicino, più di quanto pensi”. Panico. L’incapacità di chiedemente come innocente approccio dei primi re aiuto subentra ben presto alla voglia giorni a domande più intime, per un’ambigua di raccontare tutto e ci si rifugia dentro conoscenza virtuale che si crea nel corso L’incapacità di chiedere aiuto un inspiegabile silenzio. Sara continua a del tempo. “Non abitiamo molto lontani l’uno studiare, uscire, fare tutto ciò che le ocdall’altro”, le scrive un giorno la voce silen- subentra ben presto alla voglia corre, ma con un pensiero fisso che le di raccontare tutto ziosa dal nickname “Buffalo 66”, “potremmo balena la mente: quello di essere spiata, incontrarci, se tu mi dimostrassi particolare afmagari seguita. Da quella sconvolgente e ci si rifugia dentro fetto…”. Una richiesta provocatoria, velatadichiarazione sono passati quattro mesi un inspiegabile silenzio. mente preoccupante. Sara non se la sente e del molestatore non v’è stata più alcuna di rispondere per non dare adito a fraintentraccia. Nel frattempo si è goduta l’estadimenti del caso e replica semplicemente te e i primi di settembre è tornata nella con un “preferisco di no”. La voce dall’altra parte del muro virtuale sua città universitaria del nord Italia. Al suo rientro, un’inadeguata sembra cambiare e le parole iniziano ben presto ad assumere toni solitudine l’ha investita improvvisamente, lasciandole un senso di più accesi. Alla sua inaspettata richiesta di avere la possibilità di impotenza e, per più di un attimo, si è sentita nuovamente potenvedersi in webcam per poterla ammirare, magari in situazioni più ziale vittima. Un leggero timore di aprire la chat la accompagna, intime, Sara si irrigidisce e capisce che il gioco può diventare pe- così come quotidianamente controlla le mail. Buffalo 66 è divericoloso. Un semplice gesto del mouse e l’ignoto molestatore è nuto monito, ciò che il pericolo dell’amicizia virtuale può celare cancellato con un click, apparentemente per sempre. Da allora i inquieta. Una minaccia sottile di ciò che c’è, ma non si vede. DI

RAUL RICCI


39 ott. / 2010

L’occhio in…discreto Investigazioni nel Teramano, un’attività sempre più richiesta Quando leggo il numero delle agenzie investigative presenti sul nostro territorio, rimango per un attimo sorpreso. Sono 14, tra locali e non, che operano in provincia di Teramo. Un’attività che idealmente rimanda a film in bianco e nero distanti nel tempo, con detective dalla perenne “bionda” in bocca e accompagnati da vamp avvolte in nuvole di fumo. Un mondo che c’è ed opera in silenzio, senza lasciare alcuna traccia, tra pedinamenti e indagini, lunghe attese e sconvolgimenti. Parlo con uno di loro, Gianfranco Careddu, titolare della GC Te Investigazioni, per capire perché oggi le persone si rivolgono ad un “detective” privato. “Quello di una agenzia investigativa è un lavoro che si sta evolvendo rapidamente, in particolar modo condizionato dalla rivoluzione tecnologica degli ultimi anni. Una crescita dovuta anche alla diffusione di studi attinenti alla materia, grazie all’istituzione delle università di Scienze delle Investigazioni a L’Aquila e Trieste con la quale collaboro

attivamente. Le problematiche odierne creano disagi un tempo forse presenti ma ora sicuramente più rilevanti: ecco perché le persone ci cercano”. Alla sfera personale si aggiunge prepotentemente quella lavorativa. Se spesso si ingaggia un investigatore solo per sapere quali frequentazioni abbia il proprio figlio minorenne o per rintracciare una persona scomparsa, oggi soprattutto è forte la richiesta delle aziende. “Il lavoro con le industrie è quello che si è andato sviluppando di più nell’ultimo decennio. Il boom delle agenzie è da attribuirsi soprattutto a questo. Un tipo di indagini molto delicate che riguardano tutte le complesse problematiche di un’attività, dalla verifica di infedeltà di un socio all’assenteismo dei dipendenti, fino ad arrivare alla tutela di un marchio di fabbrica contro i tarocchi al controspionaggio industriale (basti pensare ad esempio alle bonifiche per ambienti, dove di rintraccia la classica “microspia” piazzata dalla concorrenza).

Per questo è importante oggi più che mai avvalersi della competenza tecnologica che operazioni del genere richiedono, anche per la sicurezza telematica di una industria, contro gli hakers che si inseriscono nei sistemi operativi per manometterli”. Un lavoro che ora è riconosciuto anche dalla riforma del Codice Penale, per garantire una maggiore collaborazione con gli stessi avvocati. La ricerca investigativa privata si aggiunge a quella ufficiale delle autorità competenti per la soluzione di casi spesso anche molto articolati. Per questo, chi svolge un’attività simile è persona che proviene in gran parte dei casi dall’ambiente della forze dell’ordine. “Ho aperto la mia agenzia lo scorso anni, dopo 35 anni trascorsi nella Polizia Giudiziaria perché sentivo il bisogno di continuare . Questo è un mondo sicuramente difficile, dove le competenze e le capacità sono molteplici e la concorrenza spietata, però è innegabile il suo fascino”.


40 ott. / 2010

Strani casi per un detective

L’occhio in…discreto Un’attività che idealmente rimanda a film in bianco e nero distanti nel tempo, con detective dalla perenne “bionda” in bocca e accompagnati da vamp avvolte in nuvole di fumo.

Anche una realtà piccola come la nostra può raccontare storie che possono confondersi nella narrazione drammatica e poetica di un racconto. Amori nascosti e fughe clandestine verso altri luoghi vissute da persone comuni che condividono come tanti altri la quotidianità cittadina. Di aneddoti da raccontare in questi due anni Gianfranco ne ha molti, e nel farlo il tono della voce cambia. Per chi come lui ha vissuto le più variegate esperienze in prima persona, parlarne è un po’ riviverne le sensazioni. “Ricordo che poco più di un anno fa mi contattò una coppia di genitori del Teramano perché preoccupati delle frequentazioni poco chiare del figlio non più adolescente. Iniziai le mie indagini di routine, pensando di arrivare alla solita (purtroppo) frequente storia di droga. Dopo vari pedinamenti, una sera scoprii che il fitto mistero che aleggiava intorno agli spostamenti del ragazzo occorreva per tenere nascosta una storia d’amore e di sesso omosessuale che questi intratteneva con un coetaneo. La cosa che mi stupì è che entram-

bi erano ufficialmente fidanzati con ragazze molto carine e di buona famiglia, e nessuno avrebbe mai sospettato di loro. Ricordo ancora i visi sconvolti dei genitori quando glielo rivelai”. Casi di amanti incompresi, ma anche di gesti disperati. “Un’esperienza che mi è rimasta bene impressa nella mente quella di un uomo, 40enne residente a Teramo, che un giorno, durante una delle normali visite alla propria bambina di pochi anni in affidamento alla ex moglie, decise di prenderla con sé e fuggire. La donna, disperata, mi contattò affinché rintracciassi la figlia. Dopo qualche giorno, grazie anche al prezioso aiuto di un collega, riuscii a risalire al luogo dove l’uomo si era rifugiato: un casolare di campagna di proprietà di un suo amico nel nord Italia, nei pressi di una grande città della Lombardia. Mi sorprese la volontà della ex moglie di non sporgere denuncia, tanto da indurmi a darle il numero di telefono dell’abitazione dove l’uomo si nascondeva. Lei lo chiamò e lo convinse a tornare indietro con la bambina. Fu un episodio molto commovente”. DI

RAUL RICCI


41 ott. / 2010

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Notti di Luna All’Osservatorio astronomico di Collurania “magico” incontro con le stelle e con il prof. Oscar Straniero DI

MIRA CARPINETA

I film di fantascienza ci hanno abituato alle immagini spettacolari dell’universo. Stelle, pianeti e galassie tutte da scoprire, ma non è facile descrivere l’emozione di osservare la luna o Giove e suoi satelliti attraverso gli “occhi” dell’Osservatorio di Collurania. Alcune notti fa, tanti curiosi e appassionati si sono ritrovati sotto la Specola, col naso in su, rapiti dalla bellezza dello spettacolo e dalle parole dei ricercatori che raccontavano il lavoro, le scoperte, i progetti che coinvolgono l’Istituto di Astrofisica di Teramo con la comunità scientifica mondiale. Il prof. Oscar Straniero, direttore dell’istituto, nonché ricercatore, ha illustrato la storia e le importanti scoperte avvenute proprio a Collurania, grazie alla passione scientifica del suo fondatore,Vincenzo Cerulli e a tutti quelli che gli sono succeduti, che hanno portate l’équipe teramana a livelli di eccellenza internazionale. “Spesso si pensa che la ricerca astrofisica non abbia una ricaduta ‘pratica’ sulla vita quotidiana - spiega il prof. Straniero-. Per questo motivo e forse anche per una carenza di informazione adeguata, pochi sanno che le innovazioni tecnologiche sviluppate dagli studi in astrofisica, hanno di fatto cambiato radicalmente la nostra vita soprattutto negli ultimi anni. Basti pensare che i telefoni cellulari, la miniaturizzazione degli oggetti, le comunicazioni veloci e a lunga distanza, sono figli della ricerca e dello sviluppo tecnologico che hanno

permesso all’uomo di andare sulla luna. In realtà i ricercatori, come gli esploratori, aprono nuove strade. Attualmente l’Inaf di Teramo sta partecipando alla realizzazione di un telescopio in Antartide in cui abbiamo una leadership. Abbiamo progettato e realizzato una camera infrarossa, cioè l’occhio del telescopio che cattura le immagini di una banda dello spettro elettromagnetico che non vediamo, ma che le stelle emettono. Questa tecnologia naturalmente è molto utilizzata in campo militare, e non solo. Con la DRS TECHNOLOGY, un’industria americana, stiamo collaborando alla realizzazione di componenti rilevatori che permettono la visione, oltre le nubi, di immagini ad alta definizione, per il telerilevamento satellitare. Con questo tipo di tecnologia è possibile, ad esempio, vedere di notte una persona che si muove sul Gran Sasso, da quaranta km di distanza.” In questi giorni si parla molto di un accorpamento dell’istituto teramano all’ omologa struttura romana. A questo proposito, il prof. Straniero ritiene fondamentale la partecipazione del territorio alla salvaguardia e alla valorizzazione delle proprie risorse culturali. “Il mantenimento di una struttura del genere ha ragione di essere solo se il territorio lo vuole, e nella fattispecie i suoi amministratori, così come Vincenzo Cerulli lo aveva voluto (lui sì, fortemente)e con molta lungimiranza”.


42 ott. / 2010

L’Osservatorio di Collurania nasce per volontà di un illustre studioso teramano, Vincenzo Cerulli che lo donò allo Stato italiano nel 1917, con vincolo della continuità degli studi astronomici. Importanti furono i suoi studi su Marte, di cui è autore di una mappatura, e con il suo successore Mentore Maggini, la nascita della Fotometria Fotoelettrica. . Negli ultimi 15 anni l’attività di ricerca teramana si è focalizzata sullo studio delle Supernovae, mentre l’attività di tipo tecnologico ha portato allo sviluppo di strumentazione innovativa sia per l’hardware che per il software . I progetti attivi sono diversi: SWIRT è il frutto di una collaborazione TeramoRoma-Pulkovo (Russia), che ha permesso l’installazione di un telescopio a Campo Imperatore, con la nascita di una collaborazione internazionale. LUNA e ERNA, in cui Teramo contribuisce alla programmazione degli esperimenti, IRAIT (International Robotic Antarctic Infrared Telescope) con la leadership per la realizzazione della strumentazione di piano focale (camera AMICA) che verrà istallata nella base italofrancese Concordia, nel cuore dell’Antartico a Dome C, a circa 3200 m di altitudine. La spedizione delle tecnologie è prevista per ottobre e sarà operativa entro dicembre 2010. . È sede di un nodo della rete GRID per il calcolo distribuito, che consente l’accesso ai maggiori archivi mondiali. . Una particolare eccellenza, certificata dalle maggiori Agenzie Spaziali mondiali ,è stata sviluppata nel calcolo della modellistica stellare (produzione cioè di modelli fisico-matematici di stelle in tutte le fasi evolutive)per l’interpretazione dei dati osservati , nello studio delle Supernovae e delle popolazioni stellari .


43 ott. / 2010

Saggio di Sandro Galantini al CNR di Parigi Inserito nel data base del Consiglio delle Ricerche di Parigi un saggio di Sandro Galantini di carattere criminologico, dal titolo Ricognizione conoscitiva sulla devianza minorile degli zingari nel territorio di Giulianova (TE), Alcune note di criminologia. Il saggio venne pubblicato nei numeri 2 e 4 nella prestigiosa “Rivista Abruzzese” come sintesi di un più ampio lavoro di Galantini (La criminalità minorile degli zingari.

Un’indagine empirica) uscito in volume nel 1993 per le Edizioni Demian di Teramo. L’analisi criminologica dell’autore, basata su una attenta verifica ed elaborazione dei dati, riferibili agli anni compresi tra il 1988 e il 1992, messi a disposizione dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori de L’Aquila, è stata valutata dal CNR francese come uno dei più interessanti lavori scientifici sulla devianza giovanile e quindi inserita nel data base internazionale del Centro.



45 ott. / 2010

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Quell’attivita’ divina sotto le dita e sopra la testa Carlo Michini e il suo rapporto “fisico” con il pianoforte e la musica DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Un giorno, passeggiando per i corridoi del Braga, ho sentito provenire dall’aula 9 di pianoforte le note della “Settima Sonata” di Prokofiev. Un pezzo di rara difficoltà e non troppo noto agli studenti, difficile quindi da ascoltare nelle aule di un istituto. In barba a tutto sono entrato per vedere chi fosse il pianista. Era Carlo Michini. Dopo i consueti complimenti e più che altro scusandomi per averlo interrotto, una parola tira l’altra e subito gli ho chiesto se era felice di regalarci una riflessione sulla sua storia e sulla sua poetica di musicista. Ha risposto che era stato da poco in Africa per eseguire il primo di Beethoven e che sì, era ben felice di raccontarsi. “Tra successi e delusioni, smarrimenti e speranze, paure e desideri prosegue il mio umile percorso di pianista, di musicista consapevole delle difficoltà materiali e spirituali che la musica oppone e propone tutti i giorni. Si sta sospesi tra sogni ed illusioni: diventare un giorno grandi, suonare tutto il repertorio di Beethoven, Liszt e Chopin, di avere pianoforti Steinway. Insomma, il sogno di essere pianisti è, a volte, neutralizzato dall’illusione di voler diventare pianisti. Le difficoltà sono tante, gli imprevisti sempre dietro l’angolo e spesso non basta il solo talento musicale a superare gli ostacoli. A ventotto anni credo che l’in-

tenzione di voler diventare musicisti sia innanzitutto la consapevolezza di dover accettare un compromesso tra noi, la vita e la musica. Un circuito virtuoso dove noi rappresentiamo il mezzo, la vita il tempo e la musica il fine. Disponibilità, comprensione, partecipazione, dedizione, sacrificio, pazienza, umiltà sono prerogative fondamentali; sentimento, ragione e spiritualità le regole del gioco; la perseveranza una condizione. La musica un privilegio. Lezioni, masterclass, concorsi e concerti sono esperienze vitali che non servono solo a far lievitare curricula e punteggi per le graduatorie. Al contrario ci aiutano a raggiungere un livello di percezione e trascendenza superiore.

L’obiettivo è quello di trovare una dimensione culturale in cui ci si renda conto che l’esecuzione non è solo un’azione, ma, come dice il mio caro maestro Aquiles Delle Vigne, ‘...un’attività divina che non si realizza solamente al di sotto delle nostre dita ma, anche e soprattutto, al di sopra delle nostre teste’. Se dicessi di aver scelto di fare il pianista per potermi esprimere tramite la musica sarei banale e retorico. Se dicessi di voler suonare il pianoforte per andare in estasi o in trance sarei ridicolo. Se dicessi, ancora, di voler essere pianista per poter essere un pò bohemien cadrei in un tranello inevitabile. All’alba del nuovo millennio dico, invece, che l’importanza di essere musicisti risiede solo nel fatto di credere nella musica e nel messaggio che in essa vive. La possibilità di poter condividere il mio pensiero con una parte millesimale dell’ispirazione del mio Liszt o del mio Beethoven è un privilegio unico ed esclusivo. Credo sia proprio la convivenza artistica e spirituale con le grandi opere e i grandi compositori ad accendere in noi lo spirito di conquista intellettuale che regola e governa qualsiasi ricerca culturale. A volte, durante le prime fasi di studio di un pezzo, ammetto di essere prigioniero quasi di un’inibizione artistica nei confronti dei “grandi” e delle loro partiture.Tuttavia, quando da bravo artigiano inizio a ricostruire quell’architettura perfetta, l’inibizione si trasforma in ambizione ed entusiasmo. In questa fase inizia la ricerca, un lavoro di analisi minuzioso, continuo e costante che glorifica e tormenta. Il suono, il ritmo, l’agogica, il fraseggio, le dinamiche diventano elementi di un’indagine filologica e soggettiva al tempo stesso, un’indagine tesa alla ricerca di un’idea o un pensiero musicale coerente. Non basta


46 ott. / 2010

avere solo una buona tecnica: alla fine del lavoro artigianale occorre rendere giustizia alla idea del pezzo e al compositore. Il perfezionismo maniacale, o comunque l’ambizione al miglior risultato credo siano prerogative importantissime. Ma non esiste solo lo studio nella vita di un musicista. C’è poi il confronto con il pubblico. Fare un recital è meraviglioso, suonare con l’orchestra è straordinario. La sinergia tra il suono orchestrale e il pianoforte è perfetta. Sono appena tornato da una tournèe in Kenya dove ho eseguito il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 op.15 in do maggiore di Beethoven con l’Orchestra Nazionale del Conservatorio di Nairobi (tre date: Nairobi, Mombasa e Malindi) e, oltre al piacere in sé di suonare, sono rimasto folgorato dalla forza d’animo dei ragazzi dell’orchestra (per dovere di cronaca: il direttore era Pasqualino Procacci e l’altro musicista ospite era il flautista Mauro Baiocco che ha suonato il Concertino per flauto e orchestra di Donizetti). In un contesto economico, sociale e culturale quale è quello africano, certo non avrei immaginato una si-

mile realtà musicale. La disponibilità, l’attenzione, l’umiltà, la voglia di fare musica sono per loro qualità innate, rivalità e competizione sono parole bandite, l’umanità è totalizzante; mi sono sentito parte di loro in tutto e per tutto e suonare insieme per me è stato indimenticabile. Era impossibile rimanere indifferenti al loro calore tale era l’energia che sprigionavano. Sono tornato più ricco di prima e spero che un giorno o l’altro tutto ciò possa ripetersi. Penso che abbiamo davvero tanto da imparare da loro... È di fronte a simili realtà che ci si rende conto del vero valore della musica: un’arte capace più delle altre di avere una forza di aggregazione ed evasione sociale che trascende e prescinde da qualsiasi contesto sociale, civile, economico, storico o culturale. E’ difficile concludere questa riflessione: ci avevo preso gusto. L’unica cosa che mi rimane da fare è dire ‘grazie’. Alla mia famiglia, ai miei maestri, ai miei amici, alla vita e grazie alla musica. Già… la musica. Solo grazie non basterebbe e dirle qualcos’altro, forse, sarebbe inopportuno.”

CHI È NOME : Carlo COGNOME : Michini SOPRANNOME ...ma perché questa domanda? Comunque non lo so... DATA DI NASCITA : 23 giugno 1982 CITTA’ :Teramo PROSSIMI PROGETTI : un recital tutto dedicato a Chopin ad Addis Abeba (novembre). Registrazione degli “Années de Pèlerinage – Italie” di Listz per Radio Vaticana (2011) UN SOGNO NEL CASSETTO: registrare l’opera omnia di Listz per la Deutsche Grammophon! UN AGGETTIVO PER DESCRIVERSI: Libero


47 ott. / 2010

“Tutti Quelli” del Blues Intervista a Linda voce “negra” del panorama canoro italiano ospite d’eccezione all’Interamnia Music Class Linda Valori, cantante italiana di origini rumene, già da una decina d’anni nel mondo della musica, quando arriva il successo a Sanremo nel 2004 con Aria, Sole, Terra, e Mare che ottiene il terzo posto in classifica generale. Finalmente arriva all’attenzione del grande pubblico l’eccezionale voce di questa cantante, ricca di venature blues. Non è un fuoco di paglia. Seguono la doppia esibizione davanti a papa Giovanni Paolo II, nello stesso anno del successo sanremese, e la collaborazione con Massimo Ranieri per lo spettacolo teatrale “Tutte donne tranne me”. Nel frattempo, non si ferma un attimo, presta la voce alla versione italiana della colonna sonora del film Disney “Chicken Little” e non disdegna di mettersi in gioco nel reality show Music Farm. A cinque anni di distanza dal disco d’esordio, Linda propone il suo secondo lavoro, “Tutti quelli”, attualmente in uscita. Non è un caso che il progetto Interamnia Music Class, a Teramo, ideato dal maestro Giacomo Scorzelli. si concluda con una esibizione di Linda, ma solo dopo un pomeriggio di dibattito con ragazzi, che di musica son studiosi o semplici appassionati. Linda, come nasce la partecipazione all’Interamnia Music Class? La collaborazione col maestro Giuseppe Scorzelli nasce da amicizie comuni e dalla stima che io ho in comune con musicisti che appartengono al suo entourage. Da cosa nasce cosa e abbiamo pensato di dar vita a questo progetto che non fosse soltanto teoria ma anche pratica, con un concerto serale. Questa è la prima esibizione nella nostra città. Si è fatta un’idea della realtà musicale teramana, su qualche musicista emergente? Assolutamente sì. Teramo ha un grandissimo pullulare di ragazzi nonché di professori, e l’Abruzzo è una notevole culla per quanto riguarda il blues, il jazz ma anche la classica. Quali sono le difficoltà che un artista vede nei giovani alle prime armi? La reale difficoltà innanzitutto non è a chi proporre il materiale, ma il mettersi in testa di dover lavorare, nel senso di fare serate, di esercitarsi. Il maggior sostentamento per il proseguimento

dell’attività artistica ce lo dà il lavoro sulla strada, sulla piazza, nei locali. Se non si è esercitati per fare quello inevitabilmente si resta ai margini del mondo musicale. Si riferisce ai programmi televisivi che promettono successo facile o è una necessità reale? I programmi televisivi, se sono diretti alla promozione di talenti musicali, sono ok. Se invece sono fini a se stessi, a mio parere non servono quasi a niente e si trasformano in vere e proprie macellerie. Certo è che un ragazzo prova qualsiasi espediente per poter emergere, ed è giusto, ma accanto a questo bisogna portare avanti un percorso fatto di lavoro. Stiamo parlando della famosa gavetta. Certo. Se non si è in grado a livello fisico di portare avanti due ore di concerto, alla fine dell’estate ci si ritrova con le corde vocali “fraciche” e aumenta il tempo di recupero. Di conseguenze, si perdono altre occasioni per suonare. Lei ha suonato anche fuori del Belpaese, dalla Romania all’America. Quali sono le differenze tra la promozione musicale straniera e quella nostrana? Diciamo che in America si bada di meno all’immagine e più alla sostanza. Basta guardare come per lo stesso reality show negli States si arrivi a qualcosa di più che una semplice stagione di successo. Molto dipende anche da quanto l’artista voglia mettersi in gioco e voglia studiare. Certo che l’America viene chiamata “la nazione delle possibilità” ed è vero, ma in Italia ci sono così tanti talenti, perché farli fuggire? Qual è il consiglio pratico che Linda si sente di dare a ragazzi incuriositi? Sicuramente il consiglio primo è: provate tante strade! Ad esempio. cantare in diverse lingue, perché si hanno più possibilità di risolvere i problemi del mestiere. E’ fondamentale sapersi adattare, senza però mai mettere in gioco la propria dignità e la propria salute. DI

MATTEO LUPI


48 ott. / 2010

L’Ars Nova della musica Umberto De Baptistis fondatore dell’affermato laboratorio culturale racconta la sua attività, tra didattica e promozione ad ampio raggio DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Mattina opaca in un cielo di primo autunno. Imboccando la traversa di Largo Melatino raggiungo la sede del laboratorio culturale Ars Nova: l’occasione di una piacevole conversazione con il maestro Umberto De Baptistis. “Era il ’98 quando decisi di mettermi in proprio- racconta il “patron” del laboratorio culturale - Alcuni miei colleghi dicevano che avevo un anno di tempo e avrei chiuso: questo è il tredicesimo anno di attività, grazie al cielo. Pensa che abbiamo aperto in contempoerana con altre cinque scuole di musica...” Come scegliete gli insegnanti? “Cerchiamo sempre persone diplomate, e diplomate bene. È mia premura accertarmi che sappiano fare il loro lavoro. In questo non possiamo permetterci di essere approssimati.” Laboratorio culturale. La vostra è quindi un’attività a tutto campo. “Certo. Cerchiamo di produrre una cultura musicale muovendoci anche al di là dell’ambito didattico, e organizziamo rassegne concertistiche. In mancanza di spazi e di fondi cerchiamo di promuovere artisti giovani, ancora poco noti, e di valorizzare spazi di Teramo di rado presi in considerazione per gli eventi. La chiesa di Santa Caterina, ad esempio, o la chiesa di Sant’Anna.” Sono tante le associazioni culturali (in particolare rivolte alla musica) che ogni anno si prodigano per organizzare eventi nel Teramano, spesso arrabattandosi per ottenere dei fondi. Come vede questa concorrenza? “Molto positivamente, anche se con alcune riserve. È indice, intanto, di una notevole vivacità culturale, di cui assolutamente non ci si può lamentare. Il problema è che nella piccole realtà è molto difficile trovare interazioni positive tra le varie parti: insomma, si vorrebbe la torta tutta per sé e si è spesso poco disposti a dividersela. La mentalità ‘mors tua vita mea’ la trovo deludente quando si ha a che fare con il patrimonio culturale che vive, per definizione, di pluralità espressive, tutte importantissime. Tuttavia,

manca spesso un confronto sincero, un’onestà intellettuale di fondo per far sì che la concorrenza sia davvero stimolante.” Parliamo della bellissima idea di istituire un concorso musicale tutto teramano: il premio Ars Nova, quest’anno alla sua X edizione, che si svolgerà tra il 20 e il 22 novembre. “È una cosa di cui siamo particolarmente orgogliosi: siamo partiti auto-finanziandoci in toto e, via via, abbiamo ottenuto sempre maggiori attenzioni da parte degli enti. Il premio è internazionale e vanta patrocini molto prestigiosi, tra cui quello del Consiglio de Ministri, del Presidente della Repubblica, della Pontificia commissione per i beni culturali. Ogni anno dedichiamo una sezione al pianoforte e una ad un altro strumento musicale. Quest’anno per il decennale abbiamo tutti gli strumenti. Oltre ai premi per l’esecuzione conferiamo un premio alla carriera, donato dal Presidente della Repubblica. L’abbiamo data a personalità come Rina Lupi, Ennio e Leonia Vetuschi, o ad ensemble come la Corale Verdi. Cosa rende questo concorso diverso dagli altri? “Intanto la serietà e l’assoluta dedizione di noi organizzatori: cerchiamo di evitare in ogni modo le ‘raccomandazioni’, piaga di questo mondo. E poi il livello che si è creato. I partecipanti vengono da Cina, Giappone, America oltre che da tutta Italia ed Europa. Molti di questi ragazzi, vincitori delle passate edizioni, sono oggi professionisti affermati. Ancora: tutte le sessioni del concorso sono ‘open’, tutti cioè possono ascoltare le esecuzioni e godersi un po’ di musica.” Quest’anno avete avuto qualche difficoltà nel reperire alcuni fondi... “A volte i finanziamenti vanno quasi a simpatia. Non aggiungo altro, ma dopo tanto lavoro si resta davvero amareggiati. Per fortuna la Regione e il Comune sono molto sensibili a quanto stiamo facendo e anche la cittadinanza risponde bene. Spero, però, per quest’anno di vedere più musicisti teramani confrontarsi in questa competizione”.


49 ott. / 2010

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2.2412

Cucina naturale a Colonnella Con i piatti e le specialità di Fabio e Emanuela

DI

ROPEL

Quasi a metà della bellissima scalinata esistente al centro di Colonnella, due giovani preparati e coraggiosi, hanno dato vita ad ESPRI’. Un ambiente elegante e di raffinata semplicità, ove vengono proposti piatti nuovi o rivisitati con ingredienti che assicurano rispetto per i principi vincenti di territorialità e stagionalità. Fabio e Emanuela, entrambi della provincia di Teramo, con bella cultura e tanta volontà, al termine di un corso (galeotto?) di pianificazione aziendale promosso dalla Provincia, presentarono un loro progetto che fu selezionato e finanziato dall’allora Sviluppo Italia. La felicissima ubicazione, con locali efficacemente ristrutturati, la scelta di tavoli ed arredi di antiquariato, la musica gradevolissima (e soft) di sottofondo ed il premuroso ma discreto approccio ai tavoli di Fabio (anche sommelier) ed Emanuela (particolarmente qualificata nella preparazione dei dolci) fanno da cornice ai piatti da gustare. Pochissima carne, pesce (azzurro in prevalenza), molte verdure e legumi, buonissimo pane ed eccezionali e curatissimi dolci, costituiscono – in estrema sintesi – l’offerta che ogni giorno viene proposta agli ospiti. Ma chi è il cliente tipo di questo locale? Non è possibile fare una classificazione rigida, ma è certo che qui si trovino benissimo quanti amano il mangiar bene (senza abbuffarsi), con ingredienti che (oltre il 90°/°) provengono dal territorio circo-

stante o al massimo abruzzese. Un altro aspetto significativo è dato dall’offerta di prodotti “presìdi Slow Food” . Un capitolo a sé merita la scelta dei vini -conservati efficacemente in una ricca cantina- con ampia selezione regionale italiana e con alcune eccellenze. Premurosi ed attenti come sono i ‘nostri’ giovani (coadiuvati in cucina da un espertissimo cuoco), per facilitare la degustazione di buon vino senza problemi di guida successiva, si sono dotati dell’apparecchiatura denominata “ Bol d’Air Jacquier”. Si tratta della emissione aerata di oli essenziali di pino che facilitano, in modo veramente efficace, il metabolismo dell’alcool con più celere recupero di lucidità ed efficienza. Se poi il gustoso – e per certi versi diverso – pasto si conclude con i dolci, vi è il trionfo di Emanuela che (figlia d’arte nel campo della ristorazione, specie per il pesce) si esprime con tecnica e fantasia uniche nella preparazione, senza l’uso si semi-lavorati come spesso accade altrove. Dunque, un altro esempio di coraggio, di attenzione e studio del settore, di capacità Imprenditoriale, dove si fondono e si esaltano le offerte del territorio (basti citare quella che i giovani hanno etichettato “ciclo vitale”, un’ inimitabile insalata mista) e la voglia di stupire, con un elemento base costante e vincente sempre : la qualità (dei prodotti, dell’ambiente e del servizio).


50 ott. / 2010


51 ott. / 2010

Ciclismo Nereto “Trofeo Acciaroli” La bicicletta è passione allo stato puro, oggetto fedele per i cicloamatori come è fedele la circonferenza al cerchio. Per la legge del contrappasso, però, il velocipede è muto alla fatica e sordo al richiamo di gambe desiderose di ossigeno, specialmente in salita. In quei momenti non c’è niente da fare per chi pratica questo sport sanamente senza pastrocchi chimici. Spesso è necessario staccarsi e guardare chi è più in forma diventare un puntino sempre più piccolo per poi dissolversi dietro una maledetta curva che ti fa perdere anche il contatto visivo. Ci sono poi cicloamatori che anche se hanno superato gli ‘anta’, almeno in pianura possono ancora dare filo da torcere ai migliori. Alcuni di questi, assieme a Michele Scarponi –quarto all’ultimo Giro d’Italia- si sono ritrovati sulle strade di Nereto in un caldo giovedì settembrino per il primo Trofeo Acciaroli, organizzato dal Gruppo ciclistico di Corropoli, affiliato UISP. Nato dalla volontà dello sponsor stesso e di Fabio e Italo Lelii, il tracciato piuttosto pianeggiante di 17 Km da ripetere 5 volte, ha incoronato il russo Dimitri Nicantrov, ex professionista. Secondo Roberto Pasqualini, terzo Gianni Luzii. Bartali diceva che non sono i tracciati a fare la durezza di

una corsa, ma l’andatura dei ciclisti. Così è infatti stato, perché i 158 partenti si sono sfidati subito all’arma bianca; a metà corsa è rimasto avanti un gruppo di 47 uomini che, dopo scatti e contro scatti, ha subito varie scremature fino a rimanere in tre, che si sono giocati la vittoria. Tra le donne la vittoria è andata a Sandra Piccioni, seconda Mara Rapagnà. Per Luciano Rabottini, la Val Vibrata è “un territorio vincente” per il ciclismo, peccato che –come al solito- Italo Lelii abbia affermato a chiare lettere come molte iniziative siano state stroncate sul nascere per la mancanza di fondi. Un po’ di rito le dichiarazioni del dopocorsa; per il vincitore “Siamo andati sempre ‘a tutta’, è stata una bella gara e sono contento di avere vinto”; per Michele Scarponi “E’ stato un piacere aderire all’iniziativa, anche perché i cicloamatori sono l’anima di questo sport”. Fuori dal coro il terzo classificato: “Sono soddisfatto, ma io sono un amatore veterano, qui mi sono dovuto confrontare con un ex professionista! Il ritmo, poi, è stato sempre elevatissimo”. Purtroppo non è detto che nel 2011 questa bella corsa abbia un seguito; alla domanda Italo Lelii ha risposto con un laconico “Speriamo”. DI IVAN

DI NINO


52 ott. / 2010

Tiro a Segno che passione Fermi, immobili, insensibili a tutto il mondo intorno, concentrati solo sul bersaglio lì in fondo. I tiratori a segno sono fatti così. A Teramo esiste una realtà consolidata presso il centro sportivo comunale, manco a dirlo, in via del Tiro a segno. “Ci sono molti iscritti ed il numero tende a crescere ogni anno” afferma con orgoglio Giancarlo, uno dei soci volontari. “Per noi le armi sono uno strumento di divertimento. Qui vengono persone di ogni tipo, tutte molto calme che intendono solo passare del tempo distogliendosi dai problemi quotidiani. Le pistole devono essere scariche all’ingresso e all’uscita. Ci sono diversi direttori di tiro, i nostri corsi sono affidati a gente competente e rigorosa. Sappiamo di maneggiare strumenti potenzialmente pericolosi per cui qui ci occupiamo di tutto: dalla sicurezza in generale alla custodia al noleggio”. Il presidente dell’organizzazione è Armando Scalzone, fiero delle varie iniziative intraprese. Ultimamente un corso a Crognaleto e una piccola dimostrazione a Giulianova, oltre alla partecipazione a “Sportissimo” di Teramo. Si esercitano anche i ragazzi delle scuo-

le: “Abbiamo una convenzione col Liceo Scientifico - prosegue il nostro cicerone-, ma se i ragazzi sono minorenni c’è bisogno del consenso dei genitori e possono sparare solo ad aria compressa.” Anche chi usa le armi per mestiere, come guardie giurate nonché la polizia locale e quella provinciale, effettuano sessioni di prova. Giancarlo non nega che il problema più grande è la carenza di fondi: “Siamo senza fini di lucro, quindi facciamo pagare solo il costo vivo del materiale e quello che s’incassa viene reinvestito negli impianti e nella promozione sportiva. Qui a fianco c’è in costruzione la nuova palestra con trenta linee di tiro dai dieci metri, ma la ditta cui avevamo affidato i lavori è fallita”. Il vero cruccio è forse un altro: la vecchia sede del Tiro a Segno, divenuta un ricovero notturno di senzatetto e tossicodipendenti, cade a pezzi. Dovrebbe diventare la nuova sede di rappresentanza, ma i soldi per ristrutturarla non ci sono. Davvero un peccato. L’undici dicembre di quest’anno si svolgerà la cena sociale cui parteciperà quasi sicuramente anche il presidente nazionale, Ernfried Obrist. DI IVAN

DI NINO


53 ott. / 2010

Partite Teramo calcio mese di ottobre

Teramo-Napoli stagione 2004-05

Il Teramo affronta al Comunale il Napoli di mister Ventura. Nonostante il blasone dell’avversario, come accaduto in altre occasioni, il Diavolo doma il Napoli raccogliendo un punto,fondamentale in una stagione al di sotto di ogni più rosea aspettativa. Infatti il Teramo riuscirà a salvarsi dopo diversi ribaltoni in panchina. Dove si alternano Foschi e Luciano Zecchini, richiamato a salvare la barca che affondava dopo la cocente sconfitta con la Sambenedettese. Il ritorno di mister Zecchini coincide con questo importante match, che rappresenta un banco di prova per i biancorossi, in un Comunale al limite della praticabilità. Il Teramo parte bene e sfiora il goal all’ottavo minuto con Chianese che colpisce il palo. Continua il pressing biancorosso, ma è il Napoli ad andare in vantaggio con Varricchio che imbeccato da Sosa insacca con un piattone dopo lo svario-

fansteramoblog@gmailcom

stagione 2010/2011

ne difensivo di Ferri e Cardinale. A firmare il pari biancorosso è Cardinale che paga l’errore precedente, rimettendo i conti alla pari. Proprio in questi minuti è Angeli a salvare il risultato con la schiena su una violenta botta di Nicola Corrent. Un Teramo che non ha avuto paura confermando che le “grandi” al Comunale non passano mai. TERAMO: Paoloni, Calà Campana, Angeli, Catinali, Ola (51’ st Nicodemo), Ferri, Favasuli (20’ st Occhipinti), Cardinale (45’ st Bagalini), Beretta, Bondi, Chianese. All.: Luciano Zecchini NAPOLI: Belardi, Accursi, Mora, Gatti, Scarlato, Ignoffo, Abate (30’ st Montervino), Corrent, Sosa,Varricchio, Bonomi. All.: Gianpiero Ventura Arbitro: Gervasoni di Mantova Spettatori: 2598 circa Reti: 29’ pt Varricchio (N) 25’ st Cardinale (T)


54 ott. / 2010

Il punto sul Campionato di Calcio di Serie D Girone F Dopo le prime cinque giornate di campionato lo Jesina comanda il Girone F di Serie D,dove militano tutte le abruzzesi tra le quali il Teramo. Appunto il Teramo:dopo una partenza razzo due pareggi hanno rallentato la corsa,sistemando i biancorossi a quota 11 punti in seconda posizione con il Rimini 1912 alle spalle. Insieme alla favorita Rimini 1912 c’è l’Atl. Trivento(che ha eliminato il Teramo in Coppa)dolce sorpresa di queste prime giornate grazie anche ai due goal del difensore Ruggieri. Nella squadra molisana c’è anche Gill Voria vecchia conoscenza del Teramo. Subito dopo le prime quattro posizioni ci sono tre corazzate alquanto insidiose per tutte le avversarie che sono: la Sambenedettese,la Civitanovese e la Santegidiese. I rossoblu di San Benedetto dopo una lenta partenza stanno mettendo in mostra le qualità dei giocatori,soprattutto dopo l’esonero di Mister Palladini. A metà classifica abbiamo il Forlì e il Santarcangelo altre due matricole terribili,proprio quest’ultima sarà affrontata dal Teramo. Concluso il discorso relativo alla classifica passiamo a quello relativo alle statistiche del girone F.

A guidare la classifica marcatori è Laboragine attaccante classe 84’ della Santegidiese allenata da Cappellacci,dietro di lui due giocatori del calibro di Cammarata(Angolana)e Negro(Jesina). 107 è il numero di goal totali segnati in queste prime giornate di cui 10 realizzati dall’Atl.Trivento e solamente 1 dal Bojano. Dopo aver parlato della Serie D passiamo al campionato di Eccellenza Abruzzo,dove è il San Nicolò di Calabrese a farla da padrona con 12 punti frutto di quattro vittorie ed una sconfitta. Dietro i teramani stazionano con 10 punti Cologna Paese,Mosciano e Guardiagrele quest’ultima l’anno scorso disputava i play-out per la salvezza. Con grandi difficoltà il Morro D’Oro è ultimo con un solo punto,insieme a loro sempre nelle parti basse della classifica c’è il terzetto costitutito da Rosetana,Sp.Scalo e Martinsicuro con soli 3 punti. Rallenta il passo invece il Montesilvano di capitan De Filippis che staziona a quota 8 punti.A gonfie vele l’attacco del San Nicolò con ben 13 reti e sole 4 subite. Peggior attacco del campionato invece è quello del Morro D’Oro senza nemmeno un goal all’attivo.


55 ott. / 2010

di Ivan di Nino


56 ott. / 2010


57 ott. / 2010

IL QUOZIENTE INTELLETTIVO DEL GATTO

Sornione o astuto calcolatore? A CURA DI

FRANCESCA ALCINII*

Come lo specialista nel comportamento di cani e gatti, J. Dehasse, ha stimolato l’attenzione dei proprietari scrivendo sul QI dei gatti, anch’io voglio stuzzicare i miei attenti lettori sull’intelligenza di questo magico animale e condurli nei meandri della loro affascinante “scatola nera”, chiamata mente. Il QI, o quoziente intellettivo, è un indicatore che definisce il livello di intelligenza posseduto da un soggetto ottenuto attraverso una serie di prove. Attualmente sviluppare un test del QI per i gatti equivale a raccontare una barzelletta, ma esistono diverse competenze e capacità risolutive possedute da quest’animale che se attentamente osservate non farebbero ridere poi così tanto. Osserviamo alcuni dei comportamenti manifestati da un gatto con un alto QI. Notiamo un’intelligenza sociale quando non è infastidito dalla presenza di altri con specifici. Ricerca la loro compagnia, gioca, ma può anche difendersi ed aggredire. È indipendente ed autonomo dall’uomo, ma anche attivo, curioso ed osservatore di nuove persone o situazioni. È dotato di intelligenza spaziale se raramente effettua marcature urinarie o strofina le guance su un nuovo oggetto o su una nuova persona. Se la caccia del vostro gatto è proficua una volta su tre, o se è interessato ai riflessi luminosi sul muro, ma una volta compresa l’inconsistenza della materia si allontana disinteressato, allo-

ra state osservando un tipo di intelligenza pratica. Uno dei comportamenti manifestati in caso di intelligenza comunicativa è quello di continuare ad essere rilassato quando il proprietario è in collera, ma non con il gatto, mentre corre a nascondersi quando la collera del padrone è rivolta a lui. Esempi di utilizzo degli oggetti e di coscienza di sé sono più noti anche a chi non vive con questi felini, come ad esempio un gatto che si fissa nello specchio per un po’ di tempo, inclina la testa e poi se ne va. Oppure mostrato al gatto un bocconcino, messo nella ciotola, coperta questa con un cartoncino, portato il gatto in un’altra stanza e poi riportato davanti alla ciotola, il gatto toglie il cartoncino e mangia il boccone. I comportamenti manifestati dai gatti con un alto QI non si limitano ai soli esempi sopra citati, ma riempiono diverse pagine di libri e diverse giornate di studiosi e proprietari che osservano attentamente questi felini che ancora oggi incantano con il loro enigmatico comportamento. * Dott.ssa in tutela e benessere animale


58 ott. / 2010

Ridurre l’uso di animali per esperimenti scientifici ecco le nuove regole COMUNICATO STAMPA PARLAMENTO EUROPEO DEL 8-09-2010

La direttiva, approvata ora in via definitiva, prevede l’obbligo per le autorità competenti nazionali di valutare le implicazioni sul benessere degli animali per ogni test scientifico effettuato. L’obiettivo della nuova legislazione è anche la promozione di metodi alternativi di ricerca scientifica e la riduzione dei livelli di dolore inflitti alle cavie. Essa stabilisce anche limiti più severi per l’uso di primati e un regime di ispezioni per assicurare il rispetto delle regole. Gli Stati membri avranno ora due anni per conformarsi alle nuove regole. Elisabeth Jeggle (PPE, DE), relatrice per il Parlamento, ha affermato, durante il dibattito

tenutosi in mattinata di mercoledì, che il compromesso raggiunto é un buon accordo e ha detto ai deputati: “se volete proteggere il benessere degli animali, sostenete la relazione”. Priorità a metodi alternativi Tutti gli Stati membri dovranno garantire l’utilizzo, ove possibile, di una procedura alternativa, scientificamente soddisfacente e riconosciuta dalla legislazione europea, che non comporti l’uso di animali. Un’altra disposizione garantisce che potranno essere approvati solo le procedure di sperimentazione che implicano metodi di soppressione che provocano il minimo di dolore, sofferenza e angoscia possibile.

L’utilizzo di animali è pertanto consentito per la ricerca di base e per, ad esempio, la cura di malattie di esseri umani, animali o piante, i test di efficacia dei farmaci, ma anche per l’insegnamento superiore e le indagini medico-legali. Una serie di clausole di salvaguardia sono state introdotte per lasciare la possibilità ai governi nazionali di derogare ad alcune specifiche disposizioni per rispondere a situazioni di emergenza, ma solo nel caso che tale deroga sia scientificamente giustificabile e dopo aver informato la Commissione. L’eventuale utilizzo di tali clausole deve comunque essere approvato dagli altri Stati membri. Ridurre l’uso di primati senza ostacolare la ricerca Il divieto proposto dalla Commissione sull’uso di grandi primati quali lo scimpanzé, il bonobo, il gorilla o l’orangutango, è stato in linea generale confermato dal testo approvato. Tuttavia, la proposta della Commissione avrebbe anche limitato l’uso di altri tipi di primati, quali ad esempio i macachi e gli ustiti, con il possibile effetto, secondo i deputati, di ostacolare la ricerca europea a fini medici per malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer. Pertanto, il Parlamento ha deciso di permettere l’uso di tali primati, qualora sia scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo stesso risultato utilizzando specie diverse. Classificazione della gravità delle procedure La nuova legislazione introduce una serie di categorie del dolore inflitto alle cavie (“non risveglio”, “lievi”, “moderate” o “gravi”), secondo un emendamento approvato dal Parlamento durante la prima lettura della legge. Per evitare la ripetizione della sofferenza infitta alle cavie, la Commissione aveva proposto di permettere il riutilizzo dell’animale solo per le procedure di sperimentazione con un livello di dolore al massimo classificato come “lieve”. I deputati hanno invece ritenuto che tale limite potesse risultare troppo severo e avere l’effetto indesiderato di richiedere l’uso di un maggior numero di animali per il raggiungimento dei risultati

scientifici. Pertanto, in accordo coi governi nazionali, i deputati hanno deciso di consentire il riutilizzo delle cavie per esperimenti classificati come “moderati”, dopo aver consultato un veterinario. Ispezioni e clausola di revisione Per assicurare il rispetto delle nuove regole, i deputati europei hanno insistito sulla necessità di ispezioni regolari dei laboratori che effettuano esperimenti scientifici con l’uso di animali. L’accordo raggiunto con il Consiglio prevede che siano ispezionati, annualmente, almeno un terzo dei laboratori, con una porzione di tali ispezioni da effettuarsi senza preavviso. La Commissione dovrà vegliare al rispetto di tale disposizione. Infine, la Commissione dovrà presentare una relazione sull’efficacia della nuova legislazione, insieme a una proposta di revisione, 5 anni dopo la sua entrata in vigore.

COMUNICATO STAMPA MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO DEL 25-09-2010

Vivisezione: dichiarazione del Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini In merito alla manifestazione svolta a Roma, il 25-09-2010, contro la Direttiva Europea per l’utilizzo di animali per la ricerca scientifica, il Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini ha dichiarato: “A titolo personale sono contro la vivisezione, se fossi stata a Bruxelles senza dubbio avrei votato contro la Direttiva approvata. Ribadisco il mio impegno per la promozione di tutti i metodi alternativi alla sperimentazione con gli animali, sottolineo che l’obiettivo deve essere quello di arrivare ad escluderla”.


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60 ott. / 2010

Traumatologia sportiva

Il morbo di Osgood – Schlatter A CURA DEL PROF.

VALTER DI MATTIA*

Appartiene al gruppo delle malattie dei nuclei apofisari di ossificazione sui quali si inseriscono i tendini di muscoli molto forti come le apofisi della rotula, dell’ischio, del calcagno. Queste osteocondrosi sono frequenti nelle fasce di età tra i 10 e i 14 anni, quando l’attività sportiva inizia ad incrementare la fase tecnica, con il potenziamento sia tecnico specifico che generale. I nuclei apofisari-cartilaginei, quando iniziano il processo di calcificazione, diventano più sensibili ai traumi unici ed agli stress cumulativi, derivanti da forti contrazioni muscolari. In alcuni casi il nucleo apofisario può strapparsi dalla sua base di impianto con lacerazione della cartilagine di accrescimento. Si osserva maggiormente nei soggetti che svolgono attività sportive quali: Atletica (salti), Pallavolo, Pallacanestro, Ginnastica Artistica. Questa sindrome fu descritta per la prima volta nel 1903 da Robert Osgood e Carl Schlatter. Molte volte può dipendere da un’anomala conformazione del nucleo apofisario e, data la stretta contiguità anatomica funzionale con il tendine rotuleo, si associa spesso una tendinite cronica dello stesso. SINTOMATOLOGIA Durante le sedute di allenamento, a contrazioni forti del muscolo

quadricipite, corrispondono dolori alla base rotulea; in seguito i dolori si avvertiranno anche durante la normale vita di relazione (salire e scendere le scale ecc.). Oggi l’ecografia, con una tecnica più precisa di “IMAGING”, mette subito in evidenza un ispessimento del tendine rotuleo e della tuberosità tibiale. Spesso viene coinvolto anche il “corpo di Hoffa”, con edema sottocutaneo.

NOTE DI ANATOMIA FUNZIONALE Due strutture anatomiche collegate all’apparato estensore del ginocchio meno conosciute sono:


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il corpo di Hoffa e le pliche sinoviali. Il corpo di Hoffa, struttura all’interno della capsula articolare del ginocchio, ha il compito di attutire gli attriti derivanti dal movimento. Le pliche sinoviali, estroflessioni della capsula, hanno la funzione nutritiva delle cartilagini articolari. Quando il tendine rotuleo viene messo in tensione dal quadricipite, è schiacciato sulle pareti anteriori della tibia e del femore. Il corpo di Hoffa ha la funzione di ridurre la pressione tra tendine e parte scheletrica. Considerando i problemi biomeccanici della tensione-compressione, il complesso muscolo-rotula-tendine rotuleo funziona secondo regole fisiche (composizione e decomposizione delle forze secondo la regola del parallelogramma). La forza prodotta durante l’estensione della gamba è la risultante tra la forza di gravità e la forza del quadricipite. Tradotto in modo elementare, più la gamba inizia il movimento di estensione con il ginocchio flesso a 90° gradi, più aumenta la compressione sull’apparato osseo, accrescendo gli stimoli infiammatori. Partendo con ginocchio ad angolo ottuso, la compressione è minima. Anatomicamente il muscolo quadricipite è formato da morale4 capi: retto femorale, vasto intermedio, vasto laterale e vasto mediale. Cura particolare va indirizzata al vasto mediale. Esso presenta caratteristiche interessanti. Esso è costituito da due elementi funzionalmente distinti: Le fibre longitudinali, prevalentemente fasiche, agiscono, con il resto del muscolo, come stabilizzatrici del bacino nei confronti del suolo, durante le fasi del cammino e, solo successivamente, estendono il ginocchio. Le fibre più oblique, che si inseriscono sulla rotula con un angolo di 50°-55°, sono prevalentemente toniche, sono sempre attive ed

hanno la funzione di tenere allineata la rotula nella troclea femorale, durante la flesso-estensione del ginocchio. Questo muscolo quindi, ha azione sia statica che dinamica, lavora molto nell’ultima fase dell’estensione del ginocchio. La sua ipotonia porta la rotula in “strabismo”, creando squilibrio muscolare tra fibre statiche e dinamiche. COMPITO DELL’ALLENATORE Durante la fase acuta evitare carichi, balzi pliometrici, battute in pedana. Consigliare applicazioni di ghiaccio, tipo massaggio, più volte al giorno e spray antidolorifici. Cercare di mantenere una buona mobilità articolare con esercizi passivi e stretching. Passata la fase acuta, per non compromettere il tono del quadricipite, iniziare isometricamente il lavoro a gamba distesa. Lavorare con elastici a banda, rispettando la giusta angolazione. Lavoro a catena cinetica chiusa, con peso al di sopra del ginocchio. La ripresa dell’attività sportiva dovrà riprendere gradatamente, dopo controllo medico e radiografia del nucleo di ossificazione. ESERCIZI DA EVITARE • • •

Leg Extension (partenza con ginocchio a 90°); Leg Press con piegamenti totali:; Accosciate totali (squat).

ESERCIZI CONSIGLIATI • • • •

Contrazione isometrica con ginocchio esteso; Bicicletta con sella alta; Accosciate (squat a 30°); Leg Extension (partenza con ginocchio a 15°-30°). *Responsabile del Centro Fitness Palestra Di Mattia


62 ott. / 2010

Intervista al dott. Silvestro De Berardinis responsabile del servizio di Diabetologia all’ospedale di Giulianova

Quando il benessere diventa una malattia

Prevenzione e cura di una patologia che colpisce un numero incredibilmente alto di individui DI

ROPEL

Incontro il dott. Silvestro De Berardinis, cordiale ed indaffarato, cioè “scorretta”. nel suo studio di responsabile del servizio di Diabetologia, al 4° I “campanelli d’allarme” che possono far comprendere che forse piano del Padiglione Ovest dell’Ospedale di Giulianova. si è in presenza di un diabete sono constatabili da tutti, ma veriL’idea era di intervistarlo formalmente anche per saperne di più di ficati da un medico (anche con un esame della glicemia). Questi questa malattia – subdola e pericolosa – che interessa larghi strati “segnali” sono : sete eccessiva, bocca molto asciutta, prurito forte dell’umanità. (Mi dirà, nel corso della chiacchierata avuta che ad ai genitali, bisogno di urinare spesso. Considerato l’allarme conoggi si calcola che quasi 180 milioni di persone ne siano affette e, seguente a questi dati, è ovvia la richiesta di conoscere rimedi e aspetto quasi incredibile, non sono pochi quelli che non ne sono soluzioni al problema. La risposta, nella sua laconicità, è chiarissiconsapevoli!). ma. Certamente ci sono rimedi medici prima che chirurgici, ma la E’ molto preso dall’organizzazione a Giulianova ( Hotel Don Juan migliore prevenzione – più che soluzione- è data quasi esclusiva-22 e 23 ottobre 2010) di un importante convegno medico- mente dallo stile di vita che deve (obbligatoriamente) prevedere scientifico sul tema “ Il piede diabetico – un problema che coin- attività fisica ( un’ora al giorno di passeggiata a “passo svelto”) ed volge il territorio”, organizzazione condivisa un’alimentazione che non favorisca l’accucon il collega anconetano dott. Romagnoli. di grassi e zuccheri. Prevenzione e cura di una Inmulo Vi parteciperanno 110 medici (tra diabetobuona sostanza ed in pratica, per evitapatologia che colpisce un re il problema – a livello di prevenzione – è logi e medici di base), 30 podologi e 60 infermieri professionali, con nomi illustri, nel numero incredibilmente semplicemente necessario tornare un po’ campo specifico, quali i proff. Faglia e Ghirindietro nel tempo, mangiare semplice, vario alto di individui landa ed il dott. Piaggesi. In tutto ben 200 e sano, camminare molto ed evitare la vita operatori sanitari. comoda. A mia richiesta, dichiara che “l’obiettivo priPer concludere, più che per tornare all’atmario del convegno è la prevenzione primaria in persone affette tualissimo tema del convegno di Giulianova, bisogna fare attenzioda malattia diabetica e, soprattutto, quelle che sono più a rischio ne ai propri piedi. per avere una complicanza agli arti inferiori”. Chiedo se, per que- Ad esempio, non va sottovalutata la presenza di una ferita alle sto serio problema ai piedi, ci siano rimedi, consigli e soluzioni. estremità inferiori. Andare a farsi visitare, anche dal proprio mediParte un po’ da lontano, ma efficacemente, e mi spiega come co, sarà buona prevenzione più che odiosa perdita di tempo. il diabete (significato letterale della parola è “sifone”) sia – in- Mentre gli addetti al lavoro discutono e studiano soluzioni ai pronanzitutto- la malattia del benessere, della vita troppo comoda, blemi del diabete, cominciamo tutti a muoverci ed a mangiar sano. dell’avere un’alimentazione molto ricca di proteine e zuccheri, Voler bene a se stessi non è egoismo.


63 ott. / 2010

Nuovo consumatore Nuova gastronomia A CURA DI

PAOLO DE CRISTOFARO*

Una catena alimentare finalizzata al benessere e alla salute è il primo investimento da fare per aumentare il cosiddetto “capitale sociale” e per ridurre il “costo socio-sanitario”. Viceversa, l’aumento del costo della salute e del costo della vita riduce la quota di redditi da destinare alla sana alimentazione. Il consumatore riflette la società, è malinformato e continua a spendere su alimenti trasformati e sulla patologia, senza investire sulla prevenzione, mentre l’informazione alimentare non è orientata a farlo evolvere verso modalità alimentari più evolute e salutari, ma verso l’ulteriore sviluppo di prodotti trasformati che lo rendono sempre più passivo e dipendente dall’offerta industriale e commerciale. L’informazione alimentare, inoltre, promuove solo pratiche di consumo individuale, non si interessa ad incentivare modelli di condivisione conviviale. Risultano invece sempre più necessari, soprattutto in questo periodo di crisi, servizi finalizzati a questo scopo : -Ristoranti che prevedano iniziative rivolte alle famiglie -Negozi che vendano alimenti e piatti espressivi della cultura alimentare regionale preparati con ingredienti freschi e di giornata, opportunamente armonizzati con ortaggi freschi e verdure di stagione -Consegne dirette di prodotti agricoli -Creazione di agro mercati organizzati da gruppi di consumatori e agricoltori -Punti ristoro atti a somministrare pasti realmente strutturati che non attentino alla salute degli utenti. La sicurezza e l’affidabilità del comportamento alimentare si formano in tenera età, a seconda della qualità dell’attaccamento e della fiducia, e si incentivano nello spirito conviviale familiare e nella efficacia culturale del modello alimentare sociale. E’ qui la base essenziale della prevenzione dei disturbi alimentari e dell’obesità. Questa società ha sostituito, alla filiera educativa della sicurezza sociale, la filiera destabilizzante dell’insicurezza e della paura del futuro. Un punto nevralgico su cui intervenire nell’alimentazione preventiva è il sostegno ai giovani che cominciano a diventare

autonomi e alle donne in gravidanza. Spesso i genitori si trovano a gestire l’alimentazione dei figli senza saper curare la propria. L’industria approfitta dell’impreparazione delle giovani coppie nel saper governare un modello alimentare e propone prodotti destinati al consumo immediato che fidelizzano i bambini e tolgono definitivamente ai genitori la funzione di guida alimentare. I disturbi alimentari sono diventati un flagello sociale perché si inseriscono come espressione della destabilizzazione dei riferimenti su cui fondare il proprio sviluppo e la propria identità. Parlando, infine, della cucina abruzzese i suoi pregi riguardano la sua capacità di esprimere gusto, sapore, memoria, piacere, convivialità. E’ l’ispirazione al buono e al bello che l’abruzzese ha spesso fatto convergere in un piatto. La cucina abruzzese tradizionale è anche generosa, eccede la sazietà, va oltre il necessario e questo può oggi rappresentare un problema. Il piacere non si raggiunge più attraverso l’abbondanza, come in tempi passati. Il piacere oggi si raggiunge attraverso l’armonia e attraverso la sollecitazione e partecipazione di tutti i sensi. Quindi, una cucina come quella abruzzese, che per citare Roberto Pelillo è una “ricca cucina povera”, ma aggiungerei sapiente e raffinata, va rivitalizzata e aggiornata per rispondere alle nuove esigenze del III millennio. Non bisogna guardare i piatti della gastronomia come a qualcosa di immutabile e di immodificabile. La cucina di un popolo deve continuare a vivere e ad esprimersi, interpretando nuovi gusti e nuove tendenze. L’auspicabile rivisitazione e rilancio della gastronomia abruzzese, in particolare teramana, rappresenteranno il valore aggiunto di un Abruzzo che si qualifichi non solo come regione bella e verde, ma anche dal cibo buono e salutare. *Responsabile Centro Regionale Nutrizione Giulianova Asl Teramo


64 ott. / 2010

A CURA DI

ROBERTO SANTORO *

Con la legge n. 120 del 29 luglio scorso, il Parlamento ha approvato l’ennesima riforma del codice della strada, modificando quasi un terzo delle disposizioni sino ad oggi applicate. Di particolare interesse è la nuova formulazione dell’art. 186, comma 2, lettera a) c.d.s., secondo il quale chiunque guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcoolemico compreso tra i 0,5 ed i 0,8 grammi per litro di sangue (c.d. ebrezza leggera), è soggetto al pagamento di una sanzione amministrativa tra i 500 ed i 2000 euro, oltre alla sospensione della patente di guida da tre a sei mesi. La precedente formulazione, viceversa, puniva tale condotta a titolo di reato, prevedendo per il contravventore l’ammenda da euro 500 a euro 2000, ferma restando la sospensione della patente di guida. Com’è facile osservare, il mutamento è avvenuto soprattutto sotto un profilo qualitativo, piuttosto che quantitativo. Ferma restando, cioè, la “quantità” di sanzione pecuniaria (da 500 a 2000 euro), tuttavia è mutata la “qualità” della stessa, poiché questa non viene più ad essere irrogata a titolo di reato, bensì a

La nuova guida in stato di ebbrezza “leggera” titolo di sanzione amministrativa. La finalità perseguita dal legislatore con la modifica in oggetto è quella di alleggerire il carico di lavoro di pubblici ministeri e giudici, lasciando inalterate le conseguenze sanzionatorie del divieto di assunzione di bevande alcooliche per chi intende mettersi alla guida. Nondimeno, questa diversità di disciplina è di rilevante importanza, specialmente

* MAGISTRATO

Patrocinio a spese dello Stato Il Patrocinio a spese dello Stato è previsto dal DPR 115/2002 e permette, al soggetto avente determinati requisiti di reddito, di ottenere una assistenza legale gratuita o, meglio, a carico dello Stato: tale istituto è previsto espressamente dalla nostra Carta Costituzionale che, all’art. 24, stabilisce come ai non abbienti siano assicurati “i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”. Per poter accedere al beneficio il reddito complessivo del nucleo famigliare al quale appartiene il richiedente non deve essere superiore ad euro 10.628,16; in altri termini la somma del reddito del richiedente con il reddito degli altri famigliari conviventi non deve superare il limite indicato. Solo per i processi penali il limite reddituale è aumentato di euro 1.032,91 per ogni famigliare convivente.

se si considera che l’attuale formulazione dell’art. 186, comma 2, lett. a) c.d.s. è già in vigore dal 30 luglio. L’avvenuta depenalizzazione dell’ebrezza leggera, infatti, comporta un duplice ordine di conseguenze: se il procedimento penale – avviato sotto il vigore del “vecchio” art. 186, comma 2, lett. a) c.d.s. – è ancora pendente, il contravventore ha diritto all’archiviazione o alla sentenza di proscioglimento perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato (e, se vi è stata condanna definitiva, ne cessano l’esecuzione e gli effetti, secondo quanto previsto dall’art. 2, comma 2, cod. pen.). In secondo luogo, non vi sarà nessun passaggio tra procedimento penale e procedimento amministrativo poiché, in materia di guida in stato di ebbrezza, la legge n.120/’10 non ha previsto alcuna deroga al principio di irretroattività dell’illecito amministrativo, secondo cui le relative sanzioni trovano applicazione solo nei confronti delle condotte poste in essere successivamente la loro entrata in vigore.

L’istituto può essere utilizzato dal cittadino italiano, dallo straniero soggiornante regolarmente in Italia, nonché anche dallo straniero irregolare, come ribadito dalla ordinanza n. 144 del 14.5.2004 della Corte Costituzionale; è utilizzabile in qualsiasi procedimento giudiziario (penale, civile, amministrativo, tributario, contabile, di volontaria giurisdizione). L’istanza, per la materia penale, deve essere rivolta al Giudice che procede mentre, per le altre materie, deve essere rivolta al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati competente per territorio. Il richiedente può scegliere il proprio Avvocato tra quelli iscritti in un apposito elenco tenuto dal consiglio dell’Ordine degli Avvocati competente; in detto elenco sono inseriti gli Avvocati che hanno una particolare attitudine ed esperienza professionale specifica, che non hanno sanzioni disciplinari, e che sono iscritti nell’Albo degli Avvocati da almeno due anni (art. 81 DPR 115/2002); viene cancellato automaticamente l’Avvocato al quale è applicata una sanzione disciplinare superiore all’av-

A CURA DI

GIANFRANCO PUCA *

vertimento; tale elenco è pubblico e liberamente consultabile. Per effetto dell’ammissione l’interessato non dovrà corrispondere il contributo unificato, le spese per le notificazioni, le imposte (di registro, ipotecaria e catastale) e i diritti di copia; inoltre sarà lo Stato a retribuire pagare il proprio Avvocato di fiducia, sul quale vige il divieto di chiedere compensi o rimborsi al proprio assistito; la violazione di tale divieto costituisce un grave illecito disciplinare professionale (art. 85 del DPR citato). Per informazioni relative alla normativa ed all’istanza è possibile consultare il sito dell’Ordine degli Avvocati di Teramo all’indirizzo: http://www.ordineavvocatiteramo. it/index.php?id=159. Per verificare, invece, se l’avvocato scelto sia iscritto nell’elenco degli avvocati ammessi al patrocinio a carico dello Stato, è necessario contattare la segreteria dell’Ordine. * AVVOCATO (Eventuali tematiche da trattare possono essere segnalate all’indirizzo avvocato@studiolegalepuca.it)


65 ott. / 2010

Crema & bignè di casa mia INGREDIENTI: 4 tuorli di uova freschissima, 5 cucchiai pieni di zucchero, 4 cucchiai di farina o amido di mais, 4-5 bicchieri da acqua di latte fresco intero, 1 buccia di limone (intera) PREPARAZIONE: Mescolare bene i tuorli con lo zucchero fin quasi a scioglierlo (i tuorli cambiano colore), poi aggiungere

lentamente la farina al composto. A freddo incorporare uno alla volta i bicchieri di latte. Mescolare bene. Quando l’iniziale composto è stato sciolto nel latte, inserire la buccia di limone e porre la pentola sul fuoco basso. Mescolare delicatamente e di continuo senza arrivare mai al bollore per 25-30 minuti.

INGREDIENTI: ¼ lt d’acqua, 150 gr. di farina, 100 gr. di strutto, 1 buccia di limone, sale (un “pizzico”)

Panzerotti caserecci INGREDIENTI: (per 4-5 persone): Per pasta: 1 kg. di farina, 2 “dadi” di lievito di birra da 25 gr. l’uno, 4.5 cucchiaini di olio di oliva, sale q.b. Per ripieno: 250 gr. di formaggio (ideale la fontina o fac simile), 300 gr. di altro formaggio dolce (es. caciotta mista), 4.5 alici sott’olio, 60-70 gr. di prosciutto cotto, olio di oliva (abbondante, per friggere) PREPARAZIONE: Impastare con acqua calda (ove avremo sciolto i dadini di lievito) la farina e l’olio. La massa deve essere

PREPARAZIONE: Mettere a bollire l’acuqa, strutto, scorza di limone e un pizzico di sale. Appena bolle, tirare indietro e buttare di colpo la farina. Girare bene e rimettere sul fuoco per qualche attimo. Dopo, quando la pasta è fredda, aggiungere un uovo alla volta. Formare delle grosse palline con l’impasto e mettere in forno. Il forno deve essere preriscaldato, dev’essere messo subito a temperatura forte e, non appena i bignè si sono gonfiati, abbassarla. N.B. Poi si farciranno i bignè, aprendoli delicatamente di lato, con la crema

morbida. Per il ripieno fare due “composti”: uno, con i due tipi di formaggio più le alici sminuzzate. L’altro, sempre con i due tipi di formaggio più il prosciutto fatto a pezzetti. Con l’impasto realizzare una sfoglia, abbastanza sottile, e allarga su un piano di lavoro. Mettere a cucchiaiate il composto per il ripieno, a breve distanza una dall’altra e coprire con la sfoglia residua (come per i ravioli) e tagliare tanti “panzerotti” come se fossero dei ravioloni. Friggere in olio (abbondante e ben caldo, in una pentola profonda)

Dal volume “Una ricca...cucina povera” di Roberto Pelillo


di MattoMattia Pompei




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