PRIMAPAGINA Sett. 2010

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come il Veneto” 9 “L’Abruzzo di Mira Carpineta Falchini: crepe, buche e ... 24 Villa di Antonella Lorenzi

28 “Sindaco a modo mio” di Mira Carpineta

In copertina: foto di Luca Farina www.Li8Li.com

tutto dal caffè” 40 “Comincia di Vincenzo Lisciani Petrini

49 Né eutanasia né accanimento terapeutico di Don Massimiliano Orfei

55 Ragazzi in volo di Ivan Di Nino

2.2404 Si ringraziano gli inserzionisti per il loro sensibile contributo che consente la pubblicazione e la divulgazion del periodico. Via Costantini, 6 TERAMO T. e F. 0861.412240 primapagina.te@libero.it DIRETTORE RESPONSABILE Reg. Trib. di TE Iscr. Roc CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ

HANNO COLLABORATO:

IMPAGINAZIONE E GRAFICA STAMPA DISTRIBUZIONE CHIUSO IN REDAZIONE

TIZIANA MATTIA n. 605 del 14/07/09 n. 19234

e salute a tavola 62 Piacere di Paolo De Cristofaro estive di Fido e Micio 65 Malattie di Francesca Alcinii

Focus on

Adolescenza Proviamo a raccontarla questa adolescenza del ventunesimo secolo tra incongruenze e palpiti, nuovi linguaggi e pizzichi di passato remoto.

DICIESSE MEDIA COOP. Via Costantini, 6 Teramo T. e F. 0861.412240 info@dcsmedia.it Iscr. Roc. 18223 Francesca Alcinii Mira Carpineta Vincenzo Castaldo Michele Ciliberti Annarita D. Paolo De Cristofaro Maurizio Di Biagio E. Di Giandomenico Valter Di Mattia Cristian Di Mariano Roberto Di Nicola Ivan Di Nino Antonella Lorenzi Matteo Lupi Eugenia Petrella Daniela Palantrani V. Lisciani Petrini Gianfranco Puca Antonella Lorenzi Don M. Orfei Gianfranco Puca Raul Ricci Ropel Roberto Santoro Irma Torregiani Anchise Vetuschi Nicola Arletti Pegasus Communcations Pegaso Distribuzioni 30 Agosto 2010

La responsabilità delle opinioni e degli apprezzamenti espressi negli articoli pubblicati è dei singoli autori ed è da intendersi libera espressione degli stessi. Alcune collaborazioni sono gratuite. Per motivi organizzativi testi, foto e disegni inviati in redazione non verranno restituiti. Il contenuto della pubblicazione è coperto dalle norme sul diritto d’autore. I diritti di proprietà letteraria ed artistica della rivista sono legalmente riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.

Settembre, andiamo… Detto dannunzianamente, siamo al traguardo annuale della cosiddetta ripresa, quando le ferie si concludono e per tutti riprende il cammino consueto. Con problemi vecchi e nuovi. Certo non mancano gli impegni e ogni volta ci attendiamo parole nuove. Soprattutto progetti di rapida realizzazione e soluzioni attese da tempo. Lungo sarebbe l’elenco per la Regione, per la città e, ampliando l’orizzonte, per tutto il Paese. La politica ci delude. Eppure, non possiamo farne a meno, visto che di politica si vive. Il guaio è che mentre la generalità dei cittadini deve accontentarsi di sopravvivere, gli inquilini del Palazzo fanno ben poco per alimentare fiducia e speranza in un futuro che percepiamo sempre più incerto. Asteniamoci dal computo delle questioni aperte, augurandoci che almeno sappiano condurci a recuperare un po’ di quell’ottimismo perduto, primo indispensabile ingrediente per tornare a giorni più sereni. Tiziana Mattia


4 sett. / 2010

Spettabile redazione, questa mattina, mentre mi recavo al lavoro in bici alle otto e trenta, attraversando i giardinetti di Viale Mazzini ho notato uno splendido molossoide bruno che “si liberava” indisturbato sull’erba delle aiole. Infastidito da questo ricorrente spettacolo ai danni delle aree verdi della nostra cittadina, e ricordando l’articolo di Francesca Alcini “Proprietari al guinzaglio”, mi sono guardato intorno per verificare se vi fosse nei paraggi anche il proprietario della simpatica bestiola. Quando il fedele amico dell’ uomo, terminati i suoi bisogni mattutini, è corso allegro e leggero verso il padrone, mi sono permesso di ricordare a questa persona che il sindaco ha di recente introdotto una pesante sanzione di anche mille euro per i padroni di cani che lasciano le loro deiezioni sui luoghi pubblici. Ho anche ricordato che il sottoscritto, da utente del giardinetto, porta il proprio bambino a passeggio in quel luogo. Il distinto signore, per nulla preoccupato delle mie osservazioni, si è limitato a rispondere “quando mi becca il sindaco gli pago i mille euro – e i bambini li puoi anche portare in montagna”. In montagna... in montagna... questa gente, effettivamente, ha un richiamo comunque costante alla montagna, luogo dove si vive liberi e si portano le bestie al pascolo lasciandole libere di concimare i prati. Mi chiedo solo se il simpatico e istrionico signore si sia mai recato in Svizzera. Mi chiedo se riserva alla terra elvetica le stesse attenzioni che pone alla nostra Teramo. Anche lì, magari, ha pronta la risposta “pago la multa” – o forse, nella splendida, educatissima e linda Ginevra si “adatta” alle regole e da uomo intelligente qual è, osserva pedissequamente i costumi locali? Se fosse così, sarebbe ben triste notare come nostri concittadini trattano la città. Che non sarà Ginevra, ma un cesso non è. M. M. Gentile e attento lettore, penso che alla sua lettera ci sia poco da aggiungere. Le conclusioni le lasciamo ai lettori.

Gentile direttore, ho letto con piacere l’ultimo numero del mensile che lei dirige. Sono rimasto positivamente sorpreso che ci sia qualcuno a Teramo che, come me, ha a cuore la salvaguardia e la qualità della vita di aree in degrado della mia città. Mi riferisco all’articolo “Bella Teramo Fonte Baiano invece...” che ho particolarmente apprezzato sia per i contenuti sia per le proposte avanzate dal sig. Enzo D’Ignazio. All’inizio dell’anno ho depositato una raccolta firme presso gli uffici del Comune che aveva per oggetto il prolungamento del marciapiede da Viale Crucioli fino alle prime curve del quartiere con la predisposizione di dissuasori di velocità. L’iniziativa popolare è stata accompagnata da un articolo sulla cronaca locale del quotidiano Il Centro. Purtroppo ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi ancora non ho ricevuto alcuna risposta dall’Amministrazione. Sarebbe così gentile da girare la presente e-mail al sig. D’Ignazio affinché lo scrivente possa incontrarlo e conoscerlo personalmente? Ringraziandola anticipatamente per la disponibilità, le porgo i miei più distinti saluti. Dott. Ettore Bucciarelli

Gent.le lettore, presto fatto. Il nostro giornale è aperto a chiunque prenda iniziative per la crescita della nostra città.

Volevamo inviare i nostri sentiti ringraziamenti a tutta la redazione per l’articolo “Pink Bikers largo alle donne” apparso sul mensile di luglio. Ne approfittiamo per rivolgere i nostri complimenti a quanti collaborano in più vesti alla riuscita di una così bella rivista interessante, a-politica e gratuita!!! Con stima, segreteria asd Pink Bikers Teramo “Incassiamo” con piacere ringraziamenti e complimenti.


di MattoMattia Pompei


6 sett. / 2010

Dal cellulare a PrimaPagina Dopo la piattaforma ISSUU arriva il QR CODE

Come accedere ai “Contenuti Speciali” del magazine Dopo aver installato sul telefonino il programma di lettura dei QR-code (software freeware: i-Nigma, NeoReader, Kaywa Reader, QuickMark) eseguire l’applicazione. Si attiverà la fotocamera del cellulare. Inquadrare e fotografare il codice. Per alcuni modelli è sufficiente inquadrare il codice, comparirà un link alla piattaforma Li8Li.com da cui sarà possibile visualizzare i contenuti di Prima Pagina. Cos’è il QR-Code? QR sta per “Quick Response”, ovvero “risposta rapida”. Il QR-Code è quindi un codice, evoluzione del tradizionale codice a barre, a forma quadrata e contenente dei punti grafici. Si basa sullo stesso principio di racchiudere una serie di dati, notizie, informazioni. Cosa contiene il QR-code? Oltre 4.000 caratteri di testo, come ad esempio: un URL (indirizzo web), singole pagine HTML, video su YOUTUBE, pubblicità, comunicazioni aziendali ed un’ infinità di altre informazioni digitali e multimediali fino a un semplice testo in formato pdf. Come funziona il QR-Code? Offre un modo rapido e semplice, ai possessori di cellulari, di accedere ad un contenuto multimediale o a servizi web senza dover digitare lunghi indirizzi sulla tastiera. Cosa occorre? I requisiti indispensabili per usare un QR-Code sono: • uno smartphone o telefonino con videocamera o fotocamera, • un apposito software “freeware” (nuovi telefoni cellulari ne sono già dotati) • la possibilità di connessione a internet

Per scrivere a PrimaPagina

Per una risposta privata inviare alla redazione specificando il tiolo dell’articolo o della rubrica Via Costantini n.6 64100 Teramo Indirizzo mail è primapagina.te@libero.it telefono/fax 0861. 412240


7 sett. / 2010

VIAGGIO TRA I PALAZZI DIMENTICATI Con una guida d’eccezione, Alberto Melarangelo, consigliere comunale del Pd, iniziamo un percorso tra le “proprietà comunali” lasciate al degrado e all’abbandono DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Una passeggiata nel centro storico con Alberto Melarangelo si è rivelata un’occasione preziosa per conoscere e segnalare all’opinione pubblica e, soprattutto, allo stesso Comune di Teramo un grande numero di loro proprietà che versano nel degrado e nell’abbandono. Sotto un rovente sole agostano siamo partiti dal Mercato Generale di Piazza Verdi. Tempo fa si era già scritto in proposito e ancora non c’è molta luce sul futuro di questo edificio. Melarangelo ha spiegato: “Come si può vedere questo locale è sfruttato al 10% delle sue possibilità: è un peccato, no? Però, prendiamo ad esempio il caso dell’associazione culturale Big Match che ha avuto in dotazione una piccola sede proprio in questi locali. Si potrebbe semplicemente estendere questa possibilità (viste le numerose richieste di sedi) a tutte le associazioni culturali del teramano, con un affitto simbolico. Ne verrebbe fuori una sorta di quartier generale della cultura. Perché non farlo?” Proseguiamo oltre: ci fermiamo in via Muzi 38, di fronte a un palazzo conciato malissimo. “Questa casa è di un privato. C’è un contenzioso in atto, ormai da decenni: nell’interesse di tutti si dovrebbe intervenire per favorirne una risoluzione... così proprio non si può guardare.” Eccoci allora in via Stazio: arriviamo al numero 46, accanto alla sala di Santa Maria a Bitetto. L’edifico è grande, ma sinistrato. “Anche questo è del Comune?” chiedo. “Anche questo”, risponde Melarangelo. “Faceva parte di un lotto unico di riqualificazione insieme a Casa Urbani e Santa Maria a Bitetto, solo che i lavori si sono arrestati prima della conclusione. Purtroppo è nella politica teramana dare ampio risalto alle grandi inziative edilizie a scapito della valorizzazione di ciò che già abbiamo. Gli spazi davvero non mancano; è che spesso non sappiamo utilizzarli. A proposito: una parte di Casa Urbani è ancora incompiuta.” Vico del Pensiero, 48. Siamo di fronte ad uno stabile ancora più grande. “Bello, vero?” chiede Alberto. E poi esclama: “Ebbene il Comune vuole metterlo in vendita!” Ci incamminiamo verso la Piazzetta del Sole e intanto Melarangelo commenta:“È la stessa storia del Castello

“La politica edilizia teramana è purtroppo scellerata: basti pensare a tutti i danni che sono stati fatti negli anni ’70”


8 sett. / 2010

Della Monica: abbiamo dei luoghi potenzialmente bellissimi e li sprechiamo così. La politica edilizia teramana è purtroppo scellerata: basti pensare a tutti i danni che sono stati fatti negli anni ’70. Alcuni amici miei in visita a Teramo, qualche anno fa, stupiti dello squilibrio del piano urbanistico, mi chiesero se la nostra città avesse subito dei bombardamenti durante la guerra.” “In un certo senso sì”, mi viene da pensare. Ma non è finito qui il nostro tour. Siamo in Vico del Carro (vicino alla Piazzetta del Sole) dove sorge un intero palazzo di proprietà (80%) del Comune. Abbandonato. Da non credere. E andiamo allora verso Piazza Orsini, giusto per osservare il degrado in cui versano il Vico del Municipio e il retro della sede comunale. Forse i nostri occhi si sono un po’ troppo abituati e non ne soffrono più. Ma andate a dare uno sguardo con un occhio critico a questi luoghi e ne resterete sorpresi. Purtroppo, temo, in negativo. In ogni caso con Melarangelo nasce l’idea di far seguire qualche altra puntata a questo articolo.


9 sett. / 2010

“L’Abruzzo come il Veneto”

Giovanni Centrella raccoglie l’eredità di Renata Polverini alla guida dell’Ugl DI

MIRA CARPINETA

Giovanni Centrella è il nuovo segretario generale del sindacato Ugl. Già , segretario nazionale dei Metalmeccanici, raccoglie il testimone da Renata Polverini, eletta alla presidenza della Regione Lazio. È stata lei stessa ad indicarlo quale suo successore, per l’impegno dimostrato in questi anni, e per i risultati ottenuti nel corso della sua attività sindacale. L’intento di Centrella è dare continuità all’importante eredità lasciata dalla Polverini che, nel corso del suo mandato, ha rafforzato il ruolo dell’Ugl quale interlocutore valido e credibile, sia nei confronti delle istituzioni che dei lavoratori. “Come metalmeccanico – ha detto all’atto del suo insediamento– sento il dovere di continuare a lavorare come ho sempre fatto in questi anni, anche per consolidare i risultati ottenuti. Essere accanto ai lavoratori nelle fabbriche e negli uffici, sempre attento alle istanze del territorio”. Nel rispetto di tale intento, durante la sua visita ai colleghi di Teramo, lo abbiamo incontrato nella sede di via Pepe. Lei raccoglie un’eredità importante, come è lo stato attuale della Ugl? Ho trovato un sindacato in ottima forma. Questo mi porta ad impegnarmi molto di più per dare risposte serie e ponderate. Il nostro progetto è essere il sindacato del territorio e per il territorio, vicino ai lavoratori. Ove ci sia un problema, il rappresentante deve essere presente. La situazione di crisi impone una riflessione anche sulle proposte che potrebbe fare il sindacato?

Il sindacato non nasce per fare proposte, che devono venire dalla controparte. Il sindacato deve discutere e far capire quali sono eventualmente gli errori contenuti nelle manovre economiche per arrivare a delle modifiche più utili ai lavoratori. Ad esempio, i tagli, previsti nell’attuale manovra finanziaria, penalizzano ancora una volta la classe lavoratrice e in alcune realtà, soprattutto al sud, non sono più garantiti neanche i livelli di sopravvivenza o i diritti elementari come la sanità, le pensioni ecc. Il governo sembra non voler ascoltare, ma dovremmo lavorare sinergicamente con le altre forze sociali, senza divisioni. Così il nostro peso sarà maggiormente determinante. Quali sono le criticità della situazione abruzzese? Non solo l’Abruzzo, anche altre regioni pagano forti criticità. Il patto di stabilità ha costretto il governo a tagliare molti servizi. Nell’ambito dell’attuazione del cosiddetto federalismo, sarebbe utile il riequilibrio delle finanze regionali prima dell’applicazione della riforma, altrimenti avremo solo un aggravio delle differenze tra il nord e il sud del paese. L’Abruzzo ha un alto tasso di disoccupazione, soprattutto nel settore metalmeccanico e il terremoto ha paralizzato l’economia di un vasto territorio. Una proposta potrebbe essere investire nel turismo e nell’artigianato. Sull’esempio del modello Veneto che ha puntato soprattutto sulle piccole imprese, che sono poi la nostra cultura di base, i mestieri e le risorse naturali.

C’è bisogno di riequilibrare la finanza diminuendo il divario nord-sud, con una perequazione in cui lo stato interviene nel sanare le perdite, magari sacrificando un po’ il famoso patto di stabilità. Al tempo stesso mi sembrerebbe di mancare di rispetto verso coloro che in questi anni vi hanno lavorato più di me, e hanno la giusta e legittima ambizione di concorrere a questa carica. Vedremo di fare la scelta migliore”.

Il nuovo segretario generale lancia una proposta a Chiodi


10 sett. / 2010

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REBUS ADOLESCENZA Un’ età difficile tra innamoramenti devianze, cadute e risalite ... “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. E’difficile credere che i ragazzi di oggi si esprimerebbero ancora come “Il giovane Holden”, l’adolescente che Salinger trasformò in simbolo di quest’età inquieta, quasi sessant’anni fa. Altri sono i mezzi che “lasciano senza fiato”, e gli “amici per la pelle” assemblati in posti che non assomigliano per niente alle pagine di un libro. Sicuramente, d’altra parte, Holden Caulfield, se sgusciasse improvvisamente tra le pieghe della creatività di uno scrittore moderno, non vorrebbe più diventare da grande “quello che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale”. Niente da fare. Gli anni non passano invano. Così l’adolescenza, con quella acerba rapidità che ne fa un precipitoso scendere a rotta di collo giù per sentieri inesplorati. E talmente tortuosi da far battere il cuore ritmicamente, insieme ai giorni. Con qualcosa, però, in comune con quel ragazzo di oltre

mezzo secolo fa. Il desiderio spasmodico di innamorarsi e di imparare a vivere una vicenda sconosciuta tuttora a moltissimi. Nonostante i milioni di tentativi di fornire spiegazioni da parte di letterati, scrittori, poeti, filosofi e dintorni. Proviamo a raccontarla questa adolescenza del ventunesimo secolo tra incongruenze e palpiti, nuovi linguaggi e pizzichi di passato remoto. Fino a cogliere il risvolto solo apparente del sentimento. Quello di un giovanissimo, condannato a nascere bullo per finire delinquente, che riesce invece, con una capriola del fato e l’esemplare


11 sett. / 2010

Sul web a caccia di Cupido DI

CRISTIAN DI MARIANO

L’amore al giorno d’oggi non si manifesta con romantiche lettere d’amore, scritte in una notte di struggente sentimento; non inizia con lo scambio di uno sguardo timido, finché una delle due parti interessate non prende l’iniziativa e rompe il ghiaccio; oggi l’amore “vive” su Facebook. Se prima eravamo abituati ad una serie di procedure di approccio classiche e che richiedevano decisamente più coraggio per essere attuate, i ragazzini di oggi si trovano davanti ad un mondo dalle infinite possibilità relazionali. Basta usare la funzione di ricerca o vedere quali amici si hanno in comune per “attaccare bottone”.

aiuto di una giovane avvocatessa, a indossare gli abiti da “ragazzo per bene”. C’è un po’ di tutto in queste pagine. Ci piacerebbe soprattutto offrire una riflessione su un mondo, talmente imponderabile nella sua “eterna” brevità, da mettere in crisi genitori, scuola e gli stessi protagonisti. Al tempo di Holden Caulfield come oggi. Anche se di traverso, ora, c’è un computer. Tiziana Mattia

La tecnologia ha ormai irrimediabilmente invaso la vita di tutti, che ci piaccia o no. Se prima non concepivamo l’utilizzo del Pc ed internet per questioni che non fossero educative o lavorative, oggi il web è diventato il punto focale delle relazioni umane, principalmente grazie ai social network, come Facebook appunto, che facilitano immensamente il contatto tra persone. Ovviamente, era solo questione di tempo prima che anche l’amore trovasse il suo posto nell’era tecnologica, ed eccoci assistere alla nascita di centinaia di siti di dating online (una sorta di agenzie matrimoniali, per intenderci), e di adolescenti che prediligono il mezzo informatico per fare una rapida selezione tra potenziali partner, e mandare un “poke” alla diretta interessata. Ora, se troviamo qualcuno carino/a possiamo vedere le sue foto, scoprire i suoi interessi, farci un’idea della sua personalità, comparare i gusti musicali e, soprat-


12 sett. / 2010

tutto, sapere se ha già una storia con qualcuno o no. Un bel risparmio di tempo. Di sicuro l’utilizzo di internet ha semplificato le cose in maniera drastica. Se prima eravamo, diciamo così, costretti a frequentare locali, uscire con grosse comitive nella speranza di conoscere una persona interessante, oggi grazie ad una ricerca specifica possiamo contattare direttamente qualcuno che corrisponde ai nostri gusti, e se la prima, fondamentale sessione di chat va a buon fine, c’è la possibilità di fissare un incontro nella vita reale e… da cosa nasce cosa. Il mezzo informatico non rimpiazza quello analogico, se così possiamo chiamarlo, ma ne diventa parte integrante, rappresentando un aiuto concreto al buon inizio e, successivamente, al funzionamento di una storia. Teorie strampalate o è davvero così? Chiesto a diversi ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 15 e i 20 anni, tutti confermano che è vero. Ormai internet è

uno strumento irrinunciabile quando ci si mette in cerca dell’anima gemella. Sono principalmente i ragazzi a fare la prima mossa online, che si traduce nel “chiedere l’amicizia”, ma anche le ragazze non scherzano. L’ideale della donna casta e riservata che si lascia corteggiare è in lento declino. Oggi le ragazzine non si fanno problemi ad approcciare i ragazzi, specialmente se questi ultimi si dimostrano particolarmente lenti nel comprendere le intenzioni della fanciulla. Insomma, ormai l’approccio e corteggiamento funzionano in questo modo: si punta una possibile preda, si chiede l’amicizia, si fanno delle chat, se il flirting virtuale va a buon fine ci si vede nella vita reale, e da lì succede quel che succede. Nel peregrinare per questo strano mondo abbiamo addirittura sentito storie di maschietti che si lamentano di ricevere fin troppe attenzioni dalle controparti femminili. E’ proprio vero che, talvolta, chi ha il pane non ha i denti...


13 sett. / 2010

Rebus ADOLESCENZA

Un treno che passa per tutti E’ il tema di cui si scrive, si canta e si parla di più: l’amore. Mozzafiato, doloroso, complicato, di una vita: è così che noi ragazzi lo intendiamo e immaginiamo. Oggi alla nostra età, magari non conosciamo ancora bene il vero significato della parola, dal momento che cerchiamo più storielle di qualche mese , piuttosto che qualcosa di serio. Nonostante questo, dobbiamo ricordarci che i primi piaceri che l’amore ci fa scoprire sono unici e resteranno tali per sempre, come il periodo in cui li assaporiamo, l’adolescenza. Per alcuni arriva presto, per altri c’è da attendere un po’, ma bisogna stare tranquilli perché il treno passa per tutti. Quest’anno mi ha messo davanti a pensieri molto vari rispetto all’amore: ci sono giovani che preferiscono provare a seguire le proprie ambizioni piuttosto che lasciarsi tentare dai sentimenti. Ragazze che, al contrario, credono ancora alle favole e sono alla continua ricerca del principe azzurro, oppure cinici che non si fanno persuadere

da nulla e ingenui che invece fanno tutto l’opposto. Per fortuna, non è più come una volta, quando ci si sposava adolescenti e non si aveva nemmeno il tempo per conoscere meglio il compagno di una vita, o per sceglierlo, come spesso accedeva, ma abbiamo più possibilità per temprarci alle prove che purtroppo non finiscono mai di intralciarci il cammino. Adesso però non dobbiamo affrontare queste cose da soli perché a sorreggerci abbiamo una famiglia alle spalle e degli amici, che in questo periodo sono il pensiero più bello e confortante, forse anche più dell’amore stesso. Perché, a pensarci bene, pure quello per gli amici è un amore, un po’ diverso, ma sempre amore. Anche il dj di Radio Caos nel film “ Tre Metri Sopra al Cielo” lo diceva: “…all you need is love, love is all you need” (…tutto ciò che serve è amore, l’amore è tutto ciò che serve). Eugenia Di Giandomenico. (15 anni)


14 sett. / 2010

Rebus ADOLESCENZA

Con le amiche “fiumi di parole”

Qualche anno fa, pochi in verità, passava pomeriggi interi a truccare e vestire le sue bambole. Il passaggio dalle scuole medie alle superiori ha segnato un momento atteso e temuto al tempo stesso. Oggi mia figlia, 15 anni appena compiuti, passa ore allo specchio a vestire, truccare, pettinare se stessa. Mucchi di vestiti, scarpe, borse e oggetti sparsi nella sua stanza in un caos indescrivibile. Da un lato questa fase della sua vita, in veloce trasformazione, mi diverte e intenerisce, dall’altra la sua insofferenza e mancanza di collaborazione, soprattutto in casa, dove passa come un tornado, mi scatena a volte rabbia per il disordine che regna incontrastato nella sua stanza. E l’ansia per le prime richieste di indipendenza, per “la pizza con i compagni di scuola” il sabato sera, oppure: “vorrei andare al mare con i miei amici”. Mi sembra ancora così piccola, ma penso anche che la sua voglia di libertà significa che sta provando le sue forze e le sue risorse per uscire dal nido. Abbiamo cercato, come genitori, di darle quelle basi che le consentiranno di cominciare a sperimentare le sfide della sua vita, ma nessuno ha la ricetta giusta o la bacchetta magica. Non è facile fare il genitore, si può solo tentare di fare del proprio meglio, sperando di evitare i danni peggiori. Al momento la osservo, la ascolto, cerco di rispondere alle sue domande in modo sincero, anche su argomenti a volte difficili, come l’amore. A 15 anni, e con gli ormoni in festa, l’amore è un pensiero fisso. Tra lei e le sue amiche “fiumi di parole” al telefono o su internet. Momenti di invidia per chi ha già un fidanzatino, imbarazzi e congetture su chi piace a chi.

Le prime delusioni o i primi successi e un umore incostante e variabile come le primavere dei miei 15 anni (visto che oggi le stagioni non ci sono più), che le fanno avere picchi di euforia e di disperazione anche solo per un “ciao” detto dalla persona giusta. Insomma, quanto basta per tenermi costantemente in allerta, pronta a condividere o consolare a seconda dell’esigenza del momento. D’altra parte è questo il lavoro di una mamma. Annarita D.


15 sett. / 2010

Spalle al muro e occhi sul pc DI

RAUL RICCI

Episodi riconducibili ad atti di bullismo in ambito minorile hanno riempito le cronache della provincia di Teramo per tutto lo scorso anno scolastico, producendo una risonanza che ha non poco allarmato il mondo genitoriale (basti pensare al convegno, organizzato nel marzo scorso dal questore Amalia Di Ruocco, relativo a ciò che si verifica nelle nostre scuole medie inferiori e superiori). Recentemente un operatore scolastico di un liceo teramano si lamentava di come i giovani studenti che si “immolavano” alla “nobile” causa del bullismo all’interno dell’istituto uscissero sistematicamente indenni, senza cioè subire nessuna sanzione disciplinare con conseguenti e sacrosanti scapaccioni da parte dei genitori. In molti casi, anzi, questi ultimi erano i primi a negare l’evidenza e a difendere a spada tratta la loro prole. E’ bene impressa nella mia mente la chiacchierata in un pomeriggio della scorsa primavera con un sedicenne che mi raccontò di come una mattina, entrando nel bagno della scuola durante la ricreazione, rischiò seriamente di finire con la testa dentro al gabinetto solo perché doveva usufruire dei servizi occupati da quattro energumeni intenti a fumarsi un joint. E’ innegabile che la cosa che istintivamente balza all’occhio è la naturale noncuranza con la quale questi episodi vengono raccontati, come se fossero comuni situazioni di vita vissuta. L’omertà asseconda il degrado imperante e se qualcosa alla fin fine trapela, nessuno ha il coraggio di raccontarla apertamente. Racconti che lasciano intendere, ma che non delineano bene forse l’aspetto più forte e preoccupante del fenomeno, quello del bullismo sessuale, dove viene coinvol-

to il gentil giovane sesso in approcci adolescenziali al di fuori dell’innocenza che l’età imporrebbe. “Giochini” è la parola che scivolò sottovoce nella conversazione per non aggiungere altro, una diga che nasconde un mostro sottile e sconosciuto. La legge del branco non esclude le ragazze, che anzi si identificano perfettamente nel fenomeno e talvolta si attengono a ruoli sessuali che vengono loro imposti. Osservate bene con i vostri occhi agli angoli di strade centralissime della nostra città e capirete molto più di ciò che le parole possano spiegare: gerarchie ben definite, piccoli bulli e piccole pupe che giocano alla “gang di periferia”. E i professori, in tutto questo? Difficile stabilire la linea di confine tra ciò che è e ciò che potrebbe essere fatto. Sicuramente gli insegnanti vivono in prima persona un ambiente sociale fondamentale dei giovani e li osservano per come loro si manifestano. Un ruolo che li riveste della consapevolezza (forse troppo spesso latente) di ciò che rappresentano nel processo di crescita dei loro alunni che devono bene comprendere i contesti educativo-relazionali significativi. Ma il supporto familiare è quello che più di tutti ora sembra mancare. Il bullismo in realtà rimane un malessere sociale che stenterà probabilmente ad estinguersi, ma anzi si rinnoverà nel corso del tempo. Youtube e la violenza imposta dal web saranno il vero nemico da battere nella crescita dei nostri ragazzi, figli dell’assenza di valori in quest’era. La legge del più forte semplicemente si evolve e si fa piena di sé sfruttando abilmente la vetrina mediatica.


16 sett. / 2010

Rebus ADOLESCENZA

Diciamo pure la verità: il fenomeno del bullismo che oggi viene etichettato dall’opinione pubblica come male (in)curabile, in realtà è da sempre ben radicato nel nostro tessuto sociale, in quello giovanile in particolar modo. Il bullismo come sopraffazione, abuso di un singolo o gruppo prevaricatore su di un individuo più debole si è sempre manifestato soprattutto nella fase dell’ adolescenza. Chi di noi non ricorda episodi incresciosi vissuti, subìti o magari causati ad altri in quella particolare età? Oggigiorno l’ argomento torna costante alla ribalta grazie in particolar modo ai canali mediatici che vanno proliferando: internet è una rete che spesso diviene squallida vetrina di imprese delle quali sarebbe lecito vantarsi ben poco da parte dei nostri ragazzi. I video diffusi su Youtube si moltiplicano e rimandano ad una sbruffoneria comportamentale che emerge da una situazione di collettività quale l’ambito scolastico e che, in fin dei conti, prescinde in molti casi dall’aspetto individuale. La politica del “branco” è tristemente nota alle nostre cronache per efferati casi di violenza sessuale o soprusi ai danni di coetanei. I recenti sondaggi indicano che ne viene colpito un bambino/ragazzo su tre, con conseguenti disturbi psicologici, fino alla distruzione dell’ autostima, della stessa (fragile) personalità.


17 sett. / 2010

“Mettimi alla prova” IRMA TORREGIANI*

Sempre più spesso i giornali e le cronache quotidiane prestano attenzione a fatti di bullismo. Cosa si nasconde dietro la parola? Sicuramente un forte disagio sociale, spesso anche familiare. Non sempre l’ applicazione di una sanzione penale può fungere da deterrente ed impedire che il minore torni a delinquere. La messa alla prova è un istituto speciale introdotto dal D.P.R. n. 448/1988 previsto per il solo rito penale minorile con lo scopo di far meditare il minore sulle proprie azioni, favorendogli da un lato la comprensione della gravità del reato commesso evitandogli una sanzione afflittiva. E’ possibile cioè evitare la sanzione penale, in primo luogo se il minore riconosce le propria responsabilità dell’accaduto, e si attiva in un progetto concordato con i servizi sociali che preveda sia una attività lavorativa, che di impegno sociale. La storia di L.A. ne è un esempio. A soli diciassette anni, era già stato imputato per diversi reati quasi tutti contro il patrimonio; l’ultimo per furto aggravato. La famiglia non aveva alcuna risorsa. Il ragazzo si sentiva abbandonato a se stesso, senza alcuna prospettiva futura, e pensava che il suo “percorso di vita fosse già segnato”. Invece, in sede di udienza preliminare, ammette di avere rubato e chiede di accedere alla messa alla prova con il placet già accordato dei servizi sociali. A questo punto, il ragazzo inizia una attività lavorativa che

porta avanti per ben otto mesi, ed in più si avvicina alla parrocchia, dando una mano al sacerdote nelle attività di dazione degli abiti usati. Trascorsi gli otto mesi e verificato che il progetto di messa alla prova era stato rispettato il Tribunale dei Minorenni dichiara estinto il reato per esito positivo della messa alla prova. Ora il ragazzo lavora con il padre che fa l’ambulante, ha aumentato la propria autostima e riesce a prospettare soluzioni alternative di vita quotidiana tali da evitare la commissione di ulteriori illeciti. In sostanza, la misura descritta consente al minore di riscattarsi per l’illecito penale commesso a fronte di un’attività di proficuo impegno il cui contenuto in concreto viene concordato tra il minore ed i servizi sociali e dunque a misura - per i suoi contenuti - della personalità del giovane. L’importanza dell’istituto descritto, può essere desunto da una breve considerazione: il ragazzo prima di accedere al programma di messa alla prova, si sentiva segnato e tale sensazione è in primo luogo uno stato emotivo individuale difficile da cancellare. Ciò a riprova, attraverso l’esperienza descritta che l’impegno fattivo individuale oltre alla crescita interiore del sé, può allontanare ogni istinto delinquenziale, anche se purtroppo ogni esperienza individuale rimane tale e non può essere generalizzata. *AVVOCATO


18 sett. / 2010

“Non sono superficiali, anzi…” DI

MATTEO LUPI

Prendete un ragazzo sui quattordici anni, dategli una delle prime cotte della sua vita, qualche screzio con genitori e/o conoscenti e le insicurezze tipiche dell’età, infine rinchiudetelo tra quattro mura ogni mattina, sei giorni su sette, cinque ore consecutive, per circa nove mesi. Come vi sentite? È la domanda che ci siamo posti nell’andare a fare quattro chiacchiere con chi in questo mondo ci è dentro fino al collo, per passione o semplicemente per campare. I professori. In particolare, con Teresa Cimini, docente di Inglese presso il liceo pedagogico “G. Milli” della nostra città. Professoressa, le è mai capitato di parlare in classe dei problemi dei ragazzi? E’ successo, in particolare fuori dall’orario scolastico, magari durante l’assemblea d’istituto. A volte chiedono consigli, ostentando una sicurezza che spesso in realtà non hanno E in queste occasioni come le sono parsi, con le idee chiare o superficiali? Superficiali non sono, anzi a prima vista spesso mostrano di avere le idee più chiare di noi adulti ma, senza generalizzare, alcune volte è solo una maschera. Una maschera che può nascondere storie negative Ho avuto casi di esperienze difficili. Ricordo, ad esempio, una ragazza con grandi difficoltà, con il fidanzato fuori città, che mi chiese consigli a riguardo. Il fatto era che aveva qualche problema coi genitori. Se i genitori mancano, i ragazzi ripiegano sugli insegnanti poiché hanno bisogno di una figura di riferimento.

E cosa deve fare un insegnante in questi casi, dove il normale rapporto ‘alunno-professore’ viene superato da una certa confidenza? Anzitutto bisogna cercare di riportare ai valori tradizionali, spesso persi. Questo è quello che cerco di fare io. E’ possibile individuare “colpe” specifiche? Nei genitori, nelle istituzioni, in messaggi sbagliati da parte della televisione, magari? La maggior parte delle “colpe” è sicuramente ascrivibile ai genitori, in quanto manca la comunicazione! E quando c’è questa perdita, questa mancanza di contatto, i genitori riempiono i figli di regali, di soldi. Tutti i genitori, nella media, si comportano in questo modo? Direi di no, ci sono anche genitori sensibili che arrivano ai colloqui con i docenti preoccupandosi non solo del voto, persone che si pongono il problema dell’inserimento del figlio, in particolare nei casi più difficili. Ma tanti altri in genere non si presentano neanche. Ritorniamo al problema di partenza. Venuta a mancare una presenza valida di madre e padre, l’alunno può guardare l’insegnante come un “sostituto”. Nei ragazzi con situazioni drammatiche c’è il rischio di affezionarsi troppo, e qui sta all’adulto saper mantenere il proprio ruolo. Io, ad esempio, cerco di essere sempre abbastanza obiettiva, e da questo punto di vista ho trovato appoggio anche nei miei colleghi, molto disponibili all’ascolto. Questo è un cambiamento importante rispetto agli insegnanti cattedratici, sempre aggrappati alla propria figura, di qualche generazione fa.


19 sett. / 2010

Rebus ADOLESCENZA

Ma tra festività e assenze varie, come trovano i ragazzi il momento giusto per comunicare col professore? Il tempo è tiranno, si sa. L’insegnante ha sempre poco tempo a disposizione, in quanto deve seguire le attività didattiche. A volte vorresti fare chissà cosa, ma alla fine dell’anno scolastico ti accorgi non aver potuto dare abbastanza. In questo a volte siamo manchevoli. A volte li sottovalutiamo, siamo superficiali nella conoscenza stessa della persona, e molti ragazzi per indole non tendono ad aprirsi. Ci vorrebbe una conoscenza più approfondita. Un’ultima domanda: sarebbe disposta a giustificare un alunno che le dicesse “Oggi non ho potuto studiare perché ieri mi sono lasciato con la ragazza, ho litigato coi miei genitori, ho avuto problemi con mia sorella stanotte” etc? Chiaramente un tipo che ‘ci marcia’ non viene giustificato. Ma in simili condizioni, l’insegnante generalmente si accorge se si tratta di un bluff o di vere difficoltà. I ragazzi hanno anche molto pudore, e non usano il loro dolore come scusa per non aver potuto studiare.


20 sett. / 2010

Provincia per giovani Dopo le vacanze una nuova Agenzia di consulenza e orientamento sul territorio

Al rientro dalle vacanze estive i giovani della provincia di Teramo troveranno una gradita novità: riaprirà a settembre l’Agenzia Giovani, dopo una chiusura di due mesi, per un restyling non solo di facciata. ”Sono ormai 14 anni che l’Agenzia Giovani della Provincia di Teramo offre un valido supporto di consulenza e orientamento ai giovani del territorio ma, proprio per il tipo di servizio fornito, si è reso necessario un ammodernamento che renda l’Agenzia sempre più in grado di rispondere alle esigenze dei giovani in cerca di occupazione o di valide occasioni per crearsi un bagaglio di esperienza”. Così Renato Rasicci, vicepresidente della Provincia di Teramo e assessore con delega alle Politiche Sociali e Giovanili ha spiegato il perché di questa ristrutturazione. In effetti il vicepresidente Rasicci ha voluto fortemente un intervento deciso sull’Agenzia e sui servizi da essa offerti e si è impegnato in prima persona affinchè il tutto avvenisse in tempi rapidi e gli uffici riaprissero a pieno ritmo per la ripresa delle attività. L’inaugurazione della nuova sede, sempre in via Carducci, mostrerà dei locali totalmente rinnovati negli spazi con tante novità. Sono passate da 3 a 7 le postazioni computer destinate all’utenza e la connessione ad internet sarà disponibile attraverso una innovazione: coloro che vorranno usufruire del servizio Internet Point Free dovranno iscriversi, a titolo gratuito, presso la Mediateca della Biblioteca Proviniciale; sarà così rilasciata una Id ed una Password personale che consentiranno all’utente di connettersi wi-fi sia dai computer dell’Agenzia Giovani sia da quelli della Mediateca ma anche da un PC personale. Un’altra importante innovazione riguarda la consultazione delle notizie sulla formazione, il lavoro in Italia e all’estero, il tempo libero, le opportunità offerte dall’unio-

ne Europea, i comunicati stampa e tutte le news della Provincia di Teramo: rimosse le obsolete e confusionarie bacheche cartacee, verranno sostituite da 4 schermi ultrapiatti posizionati all’interno dell’Agenzia Giovani sui quali scorreranno tutte le informazioni. Ma sono molteplici i servizi che l’Agenzia offre: ricordiamo, oltre al sito internet www.provincia.teramo. it/agenzia-giovani, Carta Giovani: una card che viene distribuita gratuitamente a tutti i ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 29 anni. La carta permette di avere degli sconti e delle agevolazioni presso dei negozi convenzionati con la Provincia di Teramo. Un altro servizio attivo da qualche anno è quello del Gai – Giovanni artisti italiani – che sostiene la creatività di tutti coloro che vogliono operare nel campo dell’arte e dello spettacolo proponendo iniziative di formazione promozione e ricerca. ”Sono in cantiere alcune altre idee progettuali per il futuro dell’Agenzia Giovani – spiega Renato Rasicci – L’obiettivo primario è quello di ampliare la struttura dell’Informagiovani nei territori comunali della provincia di Teramo. Si intende creare così una nuova rete provinciale attraversi futuri accordi con gli assessori dei comuni che vorranno essere coinvolti”. ”Inoltre – conclude il vicepresidente Rasicci – nell’ambito della nascita di questi nuovi Informagiovani c’è l’intenzione di inserire un nuovo tipo di Agenzia “sponsorizzata” dalla curia, il così detto Policoro, che troverà la sua sede presso il Santuario di San Gabriele di Isola del Gran Sasso. La missione dell’Agenzia rimane quella di ideare e progettare iniziative nel campo delle Politiche Giovanili e di svolgere un compito di cerniera tra i livelli istituzionali e il giovane che si relaziona con la struttura.




23 sett. / 2010

Confartigianato la ripresa dietro l’angolo Parla Luciano Di Marzio, presidente dell’associazione con sessant’anni di storia alle spalle. Risultati e obiettivi per un futuro all’insegna della solidità e dell’esperienza

DI

MIRA CARPINETA

Confartigianato rappresenta la più importante associazione di categoria del settore e della piccola e media impresa. Attraverso la sua struttura capillare, è presente su tutto il territorio delle Provincia di Teramo. Da oltre 65 anni è punto di riferimento per migliaia di artigiani e piccoli imprenditori. Il presidente, Luciano Di Marzio, ne illustra le competenze e i risultati raggiunti. Confartigianato è un’associazione storica, una delle prime, se non la prima. È stata costituita il 15 ottobre del ‘45, abbiamo festeggiato i sessant’anni. L’idea nasce dopo la guerra, quando un gruppo di circa 200 persone capisce l’importanza e la forza di lavorare insieme. Io stesso ho spesso cercato di costituire consorzi di categoria, ma qui, nel teramano non è facile, non c’è la mentalità dell’aggregazione. Forse manca la fiducia, come accade invece in altre regioni, dove questa struttura consentiva e consente alle imprese, soprattutto del settore edile, di vincere la maggior parte delle gare. Oggi invece? Ancora non c’è l’approccio giusto, almeno qui a Teramo. Forse l’Aquila fa eccezione. In quel territorio il settore edile, che rappresenta il volano che dovrebbe ridare slancio all’economia della regione, con i consorzi si raggiunge maggior forza. Noi ci stiamo adoperando per partecipare alla ricostruzione, affidando i lavori in primis alle imprese aquilane, e poi comunque abruzzesi. L’edilizia è il traino di tutte le altre imprese, comprese quelle commerciali, per l’indotto che ne deriva. Il credito e l’accesso per gli artigiani e le piccole imprese, qual è la situazione? La nostra cooperativa di garanzia ha un patrimonio che

supera i 6 milioni. I parametri di Basilea sono stati penalizzanti per tutti, anche per le banche, ma la nostra organizzazione rappresenta oggi tutte le categorie, con particolare attenzione all’artigianato, settore a minor rischio d’insolvenza. L’artigiano è diverso dall’industria. Un’industria in sofferenza chiude, l’artigiano vive nel territorio, ci tiene al suo lavoro, chiudere significherebbe il fallimento di una vita, oltre che di un’azienda. La forza della nostra cooperativa sono proprio i soci. Riusciamo a erogare finanziamenti a tasso zero con lo strumento del premio di rimborso, a conclusione del finanziamento andato a buon fine. Invece di limitarci all’abbattimento, rimborsiamo gli interessi nel caso in cui il finanziato abbia onorato il prestito ricevuto. Quest’anno abbiamo rimborsato un totale di 60.000 euro di interessi. Gli artigiani sono seri, e anche quando ci sono dei momenti di difficoltà riescono, con i piani di rientro, a mantenere gli impegni presi. Per le banche questo è un segnale positivo. Per noi è importante anche la tempistica, i nostri associati riescono a ottenere i prestiti in tempi veramente molto brevi. Alcune formule per i pagamenti di fine anno hanno un tempo di erogazione di soli 4 o 5 giorni. Quindi ci sono segnali di ripresa? I bilanci parlano chiaro. Negli ultimi anni il patrimonio immobiliare della Confartigianato si è consolidato, consentendoci di avere una forza di garanzia maggiore. Abbiamo anche il fondo anti usura, che è motivo per poter dire che lavoriamo con molta attenzione, con un’ opera principalmente di prevenzione del fenomeno.


24 sett. / 2010

Villa Falchini: crepe, buche e ... DI

ANTONELLA LORENZI

Uno sguardo all’arredo urbano fuori dalla città e il materiale non manca. A Villa Falchini e zone limitrofe, meraviglia il “pollice verde” dell’Amministrazione, che riesce a

far crescere erbacce proprio in mezzo alla corsia. Crepe, buche e piantine, non manca proprio nulla!


25 sett. / 2010


26 sett. / 2010

GRANDI EVENTI: I “ROSSI”LI VEDONO “NERI” DI

ANTONELLA LORENZI

Sull’ annuncio dell’assessore Guido Campana di nuovi eventi per la città di Teramo, risponde Sandro Santacroce, consigliere di minoranza, in disaccordo con la gestione. Carenza di programmazione – precisa Santacroce – se non assente, portata avanti in maniera disorganica. “E’ stato promosso un cartellone degli eventi qualche mese fa e soltanto nei giorni scorsi l’assessore agli eventi ne annuncia di nuovi non compresi nella programmazione resa nota in precedenza”. Il calendario degli eventi, prosegue il consigliere di Rifondazione Comunista, è qualcosa che si programma e pubblicizza con modalità e con tempi adeguati, dando il tempo alla popolazione di apprendere la notizia e metterla in condizione di intervenire. “Rileviamo purtroppo che l’unica forma di pubblicità di cui fa uso dall’Amministrazione Comunale è l’uso delle affissioni all’interno del circuito cittadino. Nessuna forma di promozione degli eventi è attuata fuori della città, nei paesi limitrofi, o se viene fatta essa è inefficace o non adeguata, causando così una diminuzione del flusso di avventori che non informati non possono

partecipare alle manifestazioni”. Santacroce propone idee da attuare per rendere viva la città. “Iniziative a tema - sostiene -quale il mese della poesia o il mese della lirica. Attivare e rendere concreto il legame con le città con cui Teramo è gemellata. Rendere fattivo e produttivo un simile legame portando in città spettacoli caratteristici di altri luoghi, coinvolgendo anche i commercianti, chiedendo di comporre vetrine a tema e con prodotti tipici delle città, di volta in volta, in argomento”.Santacroce critica la gestione, partendo dalle fondamenta. “Non è corretto – conclude- avere un assessorato ai grandi eventi, quando grandi eventi a Teramo non ce ne sono, mentre l’assessorato alla cultura è stato trattenuto dal sindaco Brucchi. Bisogna gestire iniziative in maniera organica creando una commissione di tecnici, un gruppo di lavoro composto da persone preparate, preposta ad organizzare e promulgare un calendario degli eventi, facendo in modo che le iniziative non si accavallino come invece è accaduto sino ad oggi”.


27 sett. / 2010

Le precisazioni di due esponenti del Pdl

“Villa Pavone Colleatterrato ecco la verità” DI

DANIELA PALANTRANI

Luca Corona, consigliere provinciale, già presidente del comitato di quartiere di Villa Pavone/Colleatterrato fino al maggio 2009, insieme al consigliere comunale Massimo Tassoni replica ad alcune affermazioni pubblicate sulle nostre pagine, precisando alcuni punti ed illustrando l’ attività portata a termine sul territorio, in particolare per il quartiere di Villa Pavone e Colleatterrato: “Tutte le opere realizzate negli ultimi anni nella zona fanno parte di un insieme organico di interventi volto alla riqualificazione del quartiere. Gli interventi derivano da una programmazione condivisa con i cittadini e che partono addirittura dall’amministrazione Sperandio, che rispondendo al primo bando dei Contratti di Quartiere aveva tentato, non riuscendovi, di reperire fondi comunitari per attivare una pianificazione atta a riqualificare socialmente ed economicamente l’intero comprensorio. Questa complessa programmazione non si è interrotta con le amministrazioni successive. Con l’amministrazione Chiodi si è tentato di reperire un nuovo finanziamento comunitario attraverso la partecipazione al secondo bando dei Contratti di Quartiere, ma è stata portata avanti dall’amministrazione per lotti funzionali, andando a finanziare i diversi interventi previsti nei Contratti di Quartiere. L’amministrazione Brucchi continua ad operare con la stessa filosofia di miglioramento del territorio mediante i P.I.S.U., Piani Integrati di Sviluppo Urbano, volti a rimuovere le principali criticità della città. Il Comi-

tato di quartiere Villa Pavone e Colleatterrato vanta una ultra decennale collaborazione e mediazione tra la popolazione del quartiere e il Comune di Teramo, sia nell’individuazione degli interventi a cui dare priorità sia nella pianificazione urbanistica, infrastrutturale, sociale ed ambientale del territorio. Uno degli sforzi coronati è stato quello di donare alla Curia, da parte del Comune, all’epoca dell’amministrazione Chiodi, parte dell’area dove sorgerà la nuova chiesa, che auspichiamo unica, per Colleatterrato Alto, Basso e Villa Pavone. Altro obiettivo sarà raggiunto con la prossima apertura di una parafarmacia a Colleatterrato Basso. In merito alla sicurezza stradale dell’incrocio tra la S.P. per Varano e la strada per Colleatterrato Alto, il comitato ha fatto più volte richiesta per la realizzazione di una rotatoria, ma le amministrazioni di centro sinistra, che si sono succedute negli ultimi dieci anni, sono rimaste insensibili. Ora, con la giunta Catarra, il problema della rotonda è ormai arrivato a soluzione, tramite un progetto che prevede la realizzazione della rotatoria grazie anche al cofinanziamento del Comune di Teramo”. I consiglieri precisano che il miglioramento della qualità della vita dei residenti di un quartiere si attua realizzando interventi studiati e mirati, avendo esatta cognizione delle reali esigenze del territorio e della popolazione. A Colleatterrato, quartiere in continua espansione, questo comporta partecipazione attiva con i residenti e molto la-


28 sett. / 2010

“SINDACO

A MODO MIO” w w w. L i 8 L i . c o m

Incontro con Francesco Mastromauro, primo cittadino di Giulianova. Chiarezza e innovazione alla base della sua politica tra giustizia, sanità e sviluppo del territorio.

2.2409 DI

MIRA CARPINETA

Si è presentato agli elettori con un programma ricco di progetti e molto articolato. A distanza di un anno, quali gli obiettivi raggiunti? A mio avviso, uno dei ritardi, dei vuoti tra la politica e il territorio è il linguaggio, il modo di approcciare le temati-

Emiliano Di Matteo

che. Non sono un politico, faccio l’avvocato di professione, e quando mi è stato chiesto di impegnarmi per la mia città ho posto una condizione e una premessa: l’avrei fatto a modo mio. Ritengo che quando ci si presenta ai cittadini con un programma, un progetto, una visione della realtà territoriale che si vuole amministrare, gli impegni che si prendono vanno mantenuti. Molto spesso l’errore della politica è proprio in questo distacco dal cittadino, all’indomani delle promesse fatte spesso per acquisire consensi, ma poi disattese. Questa non è politica, ma una malattia, una metastasi. Nel caso di specie, (il progetto Giulianova 2020) quelle promesse vanno mantenute, ovvero se non si riesce per qualche ragione bisogna dirlo, e se ci sono dei correttivi da portare si può farlo con l’accordo di tutti. La chiarezza innanzi tutto ? Esatto. Il secondo aspetto riguarda l’innovazione, fondamentale. Chi come me, viene dal mondo delle professioni sa benissimo che negli ultimi vent’ anni la società è cambiata completamente, così pure gli strumenti. Non avevamo cellulari né le attuali tecnologie, che oggi, se ben utilizzati, consentono di superare molte barriere. Ciononostante noto che la pubblica amministrazione fa fatica a recepire e utilizzare ciò che può velocizzare, economizzare e rendere più efficienti i servizi. Quindi l’utilizzo di queste tecnologie è un importante obiettivo. Ci ha permesso l’introduzione dei sistemi di grande trasparenza come l’anagrafe tributaria pubblica degli eletti, l’assessorato alla Trasparenza, strumento di interfaccia tra l’amministrazione e il cittadino, così come il riassetto dell’apparato amministrativo. Iniziando con il motivare gli addetti, oppure instaurando un diverso rapporto con i privati. Questa manovra economica è pesantissima, urge riequilibrare l’attacco fiscale. Le risorse degli enti territoriali sono al lumicino, ci misuriamo con bilanci che ci inducono a fare tanta economia. Per questo mi sto adoprando per stabilire un rapporto virtuoso con il privato, l’unico interlocutore che oggi può contribuire a fornire gli strumenti per dare alla città i servizi di cui ha bisogno, naturalmente attraverso un rapporto chiaro e leale.


29 sett. / 2010

Risultati entro e oltre il territorio comunale? baricentrici fruibili da tutto il territorio costiero. Il 23 giugno scorso è stato inaugurato il nuovo depurato- Le risorse turistiche e i problemi dell’erosione. In re che serve 90.000 utenti con capacità fino a 120.000. quale modo si possono valorizzare le prime e contraAbbiamo approvato il piano regolatore entro cento giorni stare la seconda? dall’insediamento della giunta. Uno strumento urbanistico Il marchio Costa Blu (istituito nel 1987, la campagna è di grande livello che libera le ali dello sviluppo sostenibi- curata nei vari paesi della FEE- Foundation for Environle, con riqualificazioni di aree. Uno dei punti fondamentali mental Education. La Bandiera Blu delle spiagge si asdel programma, infatti, tutela e implementa il verde. Ho segna per qualità delle acque, della costa, dei servizi, micercato di riconquistare il ruolo baricentrico di Giuliano- sure di sicurezza e educazione ambientale -nda) è nato va all’interno della provincia di Teramo, proponendo idee a Giulianova, ma è a disposizione di tutti, un veicolo di concrete. Mi sono chiesto, ad esempio, che ruolo può contenuti. Rappresentiamo e produciamo il 70 % dell’inavere l’ente territoriale all’interno delle problematiche tera economia turistica abruzzese. La costa teramana della giustizia. Può l’ente territoriale supplire alla difficoltà possiede 420 delle 700 concessioni balneari. Abbiamo dello stato centrale, soprattutto per quanto riguarda le ca- la fortuna di avere una peculiarità unica in tutta Italia: un renze di personale che affliggono da sempre i palazzi di meraviglioso litorale, che va però salvaguardato dall’erogiustizia? La produzione dei provvedimenti elaborati dal- sione, e la montagna a un tiro di schioppo. Dobbiamo le cancellerie è enorme, ci sarebbe bisogno di una spesa valorizzare queste risorse. L’arenile è di tutti, e deve esper il personale di decine di migliaia di euro. Se un ente sere fruibile da tutti. Va preservato, tutelato e utilizzato volesse intervenire, l’accollo della spesa di una singola con criterio, non è pensabile alcuna recinzione, vero e unità costerebbe 30.000 euro l’anno. Qui ne servirebbe- proprio obbrobrio da contrastare con ogni mezzo. Così ro una decina. Come fare? A questo proposito abbiamo come va evitato qualsiasi insediamento petrolifero. elaborato un protocollo d’intesa con il tribunale di Teramo Giulianova ha conseguito due vele di Legambiente. La e le sue sedi distaccate: attingere alle liste dei lavorato- Goletta Verde ha inaugurato il centro di educazione amri in cassa integrazione o in mobilità, attraverso i centri bientale sulla banchina del molo. per l’impiego.Il costo per l’ente sarebbe Sanità e ospedali: si fa il nuovo o si in questo caso solo relativo all’integrarecupera il vecchio? zione del compenso, con un notevole La sanità, come la sicurezza e la giurisparmio. Coinvolgendo nel protocollo NATO A GIULIANOVA IL 18 stizia, non deve avere colore politico. I tutti i tredici comuni del comprensorio, FEBBRAIO 1959, AVVOCATO, livelli di offerta sul territorio sono fondastiamo procedendo alla definizione delle CONSIGLIERE PROVINCIALE mentali. Giulianova è sede di un presidio selezioni attraverso i centri per l’impie- DELL’ORDINE, GIÀ VICE ospedaliero storico e baricentrico che go, che ci consentirà di applicare nelle PRETORE DI GIULIANOVA E VICE serve un bacino molto ampio, da San cancellerie le unità necessarie ad un co- SINDACO NELLA PRECEDENTE Benedetto a Pescara. CONSILIATURA, HA ADERITO AL sto veramente minimo. Ci sono dei punti di eccellenza, come Questo protocollo si sta propagando in PD DALLA SUA FONDAZIONE, il Centro Nutrizionale, che richiamano tutta Italia, sono già molti i tribunali e i CON APPROCCI INNOVATIVI utenze da tutta Italia, e che va supporAL MODO DI FARE POLITICA. comuni interessati ad applicarlo. tato e possibilmente implementato con COMUNICATORE ESPERTO, Parliamo di sicurezza. altri servizi. In occasione degli incontri e Con il sindaco di Martinsicuro, di Alba HA FATTO DELL’USO DELLE degli accordi con l’assessore regionale Adriatica e di Tortoreto, al di là dei mu- MODERNE TECNOLOGIE Venturoni, è stato ribadito che l’ospedanicipalismi, abbiamo chiesto un posto D’INFORMAZIONE, UNA DELLE le di Giulianova si deve fare. Abbiamo di polizia sulla costa, che prelude ad un PRINCIPALI PECULIARITÀ DEL già individuato una serie i siti utili. In Commissariato, non necessariamen- SUO MANDATO DA PRIMO attesa di avere una casa nuova, quella te a Giulianova, purché sia sulla costa. CITTADINO DELL’IMPORTANTE che c’è va comunque resa vivibile, fruiL’idea è di attuare una serie di servizi CITTÀ ADRIATICA.. bile e funzionale.

CHI È


30 sett. / 2010

Val Vibrata fra passato e futuro DI

ROPEL

Ogni tanto la vivace vallata del Vibrata, la più settentrionale dell’Abruzzo, torna a far sentire la sua ‘voce’ ed alcuni suoi rappresentanti (istituzionali o meno, poco importa) “cavalcano la tigre” di una protesta che ha dei fondamenti per le situazioni in essere (o degli ultimi decenni) mentre – paradossalmente- ha contro la storia e forse la logica. La Val Vibrata, con alcune punte di eccellenza, è stata per molti anni (seconda metà del XX secolo) zona di significativi insediamenti industriali e di importanti attività commerciali, tanto da essere portata ad esempio. Negli stessi anni, per dovere di cronaca, forse non sono state assunte adeguate iniziative da parte delle Pubbliche Amministrazioni per realizzare infrastrutture e servizi che potessero ‘legare’ meglio il territorio con Teramo, capoluogo di provincia non sempre amato e considerato ‘punto di riferimento’. Ecco, allora, nel momento in cui emergono molte difficoltà (la crisi economica si avverte decisamente in zona), riaffiorare malumori e…’sirene’ che portano a vedere le vicine Marche, Ascoli in primis, come una meta ambita, a tal punto da ipotizzare una sorta di secessione da Teramo. Ma sarà bene che i promotori di un eventuale referendum (‘strumento’di democrazia

da usare con attenzione e rispetto) valutino bene la situazione, dovendo avere presenti tutte le componenti (economia generale in primo piano) che possano giustificare la pur clamorosa iniziativa di una secessione. Ascoli non è esente da problemi e sembra avere tante difficoltà anche nel settore commerciale. Sarà bene, inoltre, dare uno ‘sguardo’ (anche se il tema meriterebbe un’analisi più ampia e documentata) anche a vicende del passato. Se esaminiamo due momenti della nostra storia (regionale e locale), avremo qualche spunto di riflessione in più, sempre nell’ottica di comprendere se è fondata l’eventuale iniziativa secessionista. Prima dell’unità d’Italia, proprio il fiume Tronto era anche confine di Stato, tra il Regno delle Due Sicilie (con l’Abruzzo teramano terra di confine e Civitella del Tronto suo baluardo) e lo Stato Pontificio. Quindi la Val Vibrata era nettamente staccata da Ascoli e dal suo territorio. Se si va indietro nel tempo, magari all’epoca pre-romana ed alle realtà “italiche”, scoprirem che c’era un bel territorio, compreso tra la parte sud della provincia di Macerata e giù sino ad Atri, quindi comprese la Val Vibrata, l’attuale provincia ascolana e la città di Teramo, che era

abitato (e classificato per intero) come terra dei Piceni. Appare, allora, quasi un paradosso che, all’interno di quello che fu lo stesso territorio dello stesso popolo (i Piceni), ci si voglia aggregare solo con una parte di esso. Se si vanno a ‘spulciare’ alcuni testi (ad esempio il bel volume “ Abruzzo nel tempo” di Del Villano e Di Tillio), si scoprirà che mentre Ascoli era capoluogo dei Piceni, al di qua del Tronto vi erano i Pretuziani, con capoluogo Interamnia (oggi Teramo), ricordando che i Teramani erano detti ‘Pretuziani’ dall’originario nome della città ‘Praetut’ (pianoro). Da quanto sopra si evince che il ‘destino’ di Teramo e della Val Vibrata è stato, è, e sarà solo comune. Forse, realizzando (finalmente) un collegamento rapido (con connessi servizi) tra i due territori si consolideranno gli ulteriori presupposti perché, più che parlare di secessione, si rispolveri quel valido ed intrigante progetto, definito del Quadrilatero (Teramo–Ascoli Piceno – S. Benedetto del Tronto – Giulianova), ove agendo in sinergia nei campi del sociale (Cultura, Turismo, Economia, Produzione, Solidarietà, Commercio ecc.) si vedranno risultati concreti ed un rifiorire di attività ed iniziative, senza divisioni ma –anzi- con l’unione delle risorse.


31 sett. / 2010

Corropoli

“Abbraccia l’Italia” DI

MICHELE CILIBERTI

La Pro Loco di Corropoli, unica accreditata in Abruzzo a rappresentare la nostra regione, con il suo presidente Cesarino Di Gennaro, e un gruppo di instancabili soci (Ennio Bontà, Danilo Bontà, Pasquale Rasicci, Umberto Pompilii, Michele Ciliberti, Pierluigi Di Filippo) ha fatto suo il progetto dell’Unesco e dell’Unpli “Abbraccia l’Italia”, insieme all’amministrazione comunale. Il perché di questa adesione è dovuto all’esistenza di quelle caratteristiche sociali, culturali e storico-tradizionali del territorio e dell’ambiente, come richieste dall’Unesco, e che consentono la partecipazione al progetto. Corropoli, oggi, è una comunità fortemente coesa nel suo centro storico e nella popolazione distribuita per le campagne del territorio. La zona industriale e il Bivio risultano nuove sia sotto il profilo urbanistico sia sotto l’aspetto antropologico. La fusione tra il nuovo e l’arcaico è stata possibile grazie ai saldi valori e vincoli di amicizia, di solidarietà e d’inclusione che la tradizione ha sempre realizzato, promosso e sviluppato. Si pensi al gemellaggio consolidato tra il centro Vibratiano e Telve di Sopra nel Trentino, la cui popolazione, sfollata durante il primo conflitto mondiale, è stata ospite a Corropoli, ove, ancora oggi, i figli e i nipoti di quelle generazioni coltivano l’amicizia e la solidarietà con cerimonie e scambi di incontri periodici. L’abbraccio solidale e fraterno tra popolazioni lontane e, spesso, sconosciute ha trovato concreta attuazione, da quasi un trentennio, nell’annuale “Rassegna folk internazionale”, espressione di usi, costumi, danze, canti e artigianato provenienti, nella splendida piazza Pié di Corte, dalle più remote e disparate località del mondo. Sono le tradizioni a legare il presente al futuro e la conservazione di queste è la stessa condizione di sussistenza per le future generazioni. Gli anziani, infatti, sono i veri artefici e costruttori di un avvenire dalle solide basi. La comunità tutta ha il dovere di riservare il ruolo proprio a chi ha ancora molto da insegnare. Per recuperare un patrimonio ricco di saggezza e di manufatti occorre l’impegno di tutti a rivalutare gli antichi mestieri e l’artigianato: ferro battuto, coltivazione e lavorazione della canapa, falegnameria, pelletteria, utensileria, cucina, conservazione dei prodot-

ti tipici, giochi e giocattoli, strumenti musicali, ceramica, ecc. In quanto alla ceramica, Corropoli vanta un primato nazionale di straordinaria importanza: nel villaggio neolitico di Ripoli sono stati rinvenuti, da eminenti archeologi dell’Università di Pisa, reperti di ceramica dipinta in assoluto tra i più antichi d’Italia. E’ bello pure coinvolgere la scuola nella conoscenza e nella valorizzazione e promozione del territorio e delle proprie risorse. Cosa di più interessante del trasmettere il significato dello stesso toponimo? Secondo alcuni studiosi Corropoli deriverebbe da Collis Ripoli o Ripuli (Colle di Ripoli), cioè colle a ridosso di un fiume o di una vallata; secondo altri da Cor polis (cittadina a forma di cuore) - il centro storico ne è effettiva testimonianza - secondo altri ancora da Koròn polis (città di belle ragazze). Anche l’avvenenza femminile potrebbe essere una ricchezza, un valore e/o un indice di attrazione e di curiosità. A tutto ciò è da aggiungere il forte innato senso di identità e di appartenenza, di generosità, di ospitalità e di cortesia e gentilezza tipico di tutte le genti abruzzesi. Queste doti attendono solo di essere rinsaldate con il coinvolgimento di tutti, in particolare, dei giovanissimi per il recupero e degli anziani per tramandarle. Non è di secondaria importanza il legame della tradizione e delle feste religiose: da Santa Scolastica (le donne gestanti che si dissetano alla fonte presso la chiesetta, luogo del culto della Santa, avranno latte abbondante per i nascituri) al miracolo della Madonna del Sabato Santo (movimento degli occhi in occasione dei due conflitti mondiali), all’arrivo miracoloso della stessa statua lignea della Vergine attraverso il Tronto infestato da briganti, alla celebrazione della Pentecoste Celestiniana con il “Palio delle Botti” che si richiama a giochi popolari del Medioevo e che attrae, nel mese di luglio, spettatori provenienti da tutta la penisola. Sono ancora tante le sorprese che Corropoli può riservare a chi decide di trascorrere qualche giorno sul proprio territorio: insigni monumenti storici (palazzi baronali, conventi, insediamenti preistorici e romani, Badia benedettino-celestiniana), artigianato, cucina tipica e folklore.



33 sett. / 2010

Confesercenti: “la crisi c’e’ e in autunno ...” DI

DANIELA PALANTRANI

La bella stagione volge al termine. Bilancio dell’estate e previsioni per l’autunno con Antonio Topitti, presidente di Confesercenti. Evidente e sotto gli occhi di tutti che anche quest’anno, come da tendenza affermata, la città non si è svuotata. Purtroppo i consumi continuano a scendere, si rileva il movimento di persone soprattutto la mattina e la sera nel dopocena nelle vie del centro storico, ma pochi comprano. Nonostante alcune statistiche che vorrebbero indicare che la crisi economica sta passando, il bilancio delle vendite per i commercianti è negativo. Estate caratterizzata da un giugno disastroso, soprattutto per gli esercenti della costa, a causa del brutto tempo. I saldi hanno prodotto movimento solo nel corso della prima settimana. Nei mesi di luglio ed agosto molti negozianti hanno rinunciato al classico periodo di chiusura per ferie, sostituendolo con una chiusura solo pomeridiana, offrendo servizi nelle ore mattutine, che sono quelle di maggior flusso. Tutto questo è indice di sforzo da parte dei commercianti ma anche che la crisi c’è ed è forte. L’autunno, purtroppo, si preannuncia fra i più drammatici degli ultimi anni. Addirittura peggiore di quello dello scorso anno. Anche per il centro commerciale Gran Sasso, si parla da sempre ed ufficiosamente di turnover, ma anche nel grande polo commerciale possiamo notare che ultimamente i negozi che chiudono difficilmente vengono sostituiti. Addirittura dei locali sono stati adibiti a vetrine per attività che non vengono svolte all’interno del centro commerciale. Così come per le famiglie è aumentato il ricorso all’indebitamento, anche per

gli esercenti della distribuzione è aumentato il ricorso al credito, in particolare, se non si ha credibilità presso gli istituti bancari si ricorre al sistema creditizio cooperativo. “Confesercenti – precisa Topitti – è intervenuta in molte situazioni garantendo presso le banche onde permettere ai propri consorziati l’accesso al credito”. Si auspicano interventi dell’amministrazione comunale che, invece, secondo Topitti, continua ad aggravare la situazione economica già pesante. “La tassa per occupazione del suolo pubblico - sostiene - è quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno”. Si spera, inoltre, nell’attuazione di una politica atta a far sì che la città torni a vivere tutti i mesi dell’anno e non solo d’estate. “Un segno positivo – dice Topitti - è dato dalle trattative per l’apertura di un McDonald’s in via Capuani, sperando che sia una cosa certa e non le solite voci sterili. L’apertura di un attività del genere ravviverebbe e apporterebbe giovamento a tutto il centro città”. L’interesse da parte di grandi marchi rispetto ai centri storici è indice, come l’associazione e il suo presidente da sempre sostengono, che il centro storico ha un potenziale in più rispetto alla grande distribuzione. “Il centro storico ha un altro fascino, un’anima propria”. Altra battaglia portata avanti dall’associazione è stata il recepimento della legge regionale da parte dell’amministrazione comunale che svincola gli esercenti del centro storico in merito ad alcuni oneri legati ai metri quadri, aumentati a 600 rispetto ai 250 mq del PUC, Piano Urbano Commerciale, approvato nel 2004.


34 sett. / 2010

Rotary Club Teramo: cambio al vertice Alcuni giorni fa, presso la Country House di Borgo Spoltino, si è svolto l’annuale passaggio di consegne del Rotary Club di Teramo.Nel corso di una piacevole serata, il dottor Giovanni Grimani, ex vice questore di Teramo, ha lasciato la carica al dottor Giovanni Di Giosia, imprenditore del settore dolciario. La cerimonia, avvenuta alla presenza del past Governor distrettuale dott. Ennio Vincenti e del Sindaco di Teramo dott. Maurizio Brucchi, è chiamata “Passaggio del Martelletto” perchè il martello di

legno con cui il presidente suona la campana per segnare l’inizio e la fine delle serate Rotary, passa appunto, al nuovo presidente. Durante la cerimonia, il Dott. Grimani ha ricordato i momenti salienti dell’attività svolta durante il suo anno e l’impegno profuso, dal Rotary Club di Teramo e da tutto il distretto, in occasione dei tragici avvenimenti legati al terremoto dell’Aquila. Nel suo discorso inaugurale, il neo presidente Giovanni Di Giosia, ha ricordato il ruolo che in oltre cin-

quant’anni di attività, il sodalizio teramano ha svolto a sostegno del territorio e le molte iniziative realizzate. Ha poi ribadito con forza i valori fondanti il Rotary e le responsabilità che il rotariano si assume nei confronti del territorio, della società civile attuale e soprattutto futura, anticipando infine le linee essenziali del suo programma. Un sonoro rintocco di campana ha poi chiuso la serata.


35 sett. / 2010

“Officine Indipendenti” per cambiare la città

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Dalla nascita, tre anni fa, primo bilancio e prospettive di un’associazione nata tra i “figli dell’Unità” DI

DANIELA PALANTRANI

Nel panorama dei più svariate gruppi e comitati vive in città, da circa tre anni, una dinamica associazione, “Officine Indipendenti” fondata da un gruppo di giovani che hanno iniziato la loro attività associativa tra le giovanili del Partito Democratico. Si definiscono figli delle “feste dell’Unità”. Anche il nome ricorda il laboratorio culturale, l’Officina, fondata da Pasolini a Bologna, quando fu allontanato dal partito. Giorgio Giannella, presidente dell’associazione, spiega il suo percorso, iscritto alle giovanili del partito per più di dieci anni, membro attivo delle segreteria nazionale del movimento studentesco, che decide di dare il via a questa nuova esperienza in città. Ravvisata la necessità di avere uno spazio culturale, di trovare un luogo fruibile da tutti, non a scopo di lucro, si è deciso di sviluppare i temi nati alle giovanili, con “Officine Indipendenti”. Un recente obiettivo raggiunto è stato quello di riuscire ad aprire la sede dell’associazione in C.so Porta Romana, 79. “Non è una sede come ci si aspetterebbe, - spiega Giannella - con sedie, scrivanie e computer, ma uno spazio ricreativo. Un circolo, affiliato Arci, fruibile da tutti, aperto alla città intera. Purtroppo lo spirito di questa iniziativa non è stato da tutti compreso, come sempre accade quando si fa qualcosa fuori dagli schemi, ci sono ancora delle assenze ingiustificate ed importanti, ma forse necessarie. Quando vuoi creare l’alternativa, in campagna elettorale parlavamo provocatoriamente, di voto di discontinuità, quando aspiri a qualcosa di diverso da quello che questa città ti offre già preconfezionato, rischi di dive-

nire impopolare”. L’associazione si ripropone di parlare poco ma di agire, organizzare. Le parole “autonomia” così come “indipendenza” sono inflazionate, facili da predicare, difficili da porre in essere. “Si parla di giovani, precari, disoccupati. – prosegue Giannella - Non sono più argomentazione della destra o della sinistra, diventate semplici statistiche o esuberi, mentre si dimentica che dietro i numeri ci sono nomi, persone, famiglie. Questo vogliamo denunciarlo. Il riscontro tra i giovani c’è ed è

gnia, e coloro che invece conoscono la nostra storia e la condividono. C’è partecipazione ai vari eventi che organizziamo, come ad esempio le presentazioni di libri, un’iniziativa con il Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni, contro le estrazioni petrolifere in Abruzzo, serate con musica a tema. La dinamica distruttiva di Teramo, purtroppo, sta nel fatto che se una cosa l’ho fatta io e non l’hai fatta tu, per buona che sia è da demolire e neutralizzare, boicottare. Non c’è collaborazione, capacità ci

positivo. Ovviamente, tra coloro che frequentano Officine Indipendenti, ci sono ragazzi che vengono solo per passare un pomeriggio in compa-

costruire qualcosa di buono per la città insieme. Speriamo con la nostra iniziativa di stimolare la circolazione dei pensieri, di riuscire a smuovere il bigottismo di una realtà chiusa e provinciale tramite la socializzazione e lo stare insieme. Adesso le persone si isolano, i ragazzi passano troppe ore davanti alla tv, guardando talent show o ad accrescere la propria solitudine su internet. Vogliamo tornare a valorizzare il contatto umano”.

Il nome ricorda il laboratorio culturale,fondato da Pasolini a Bologna


36 sett. / 2010

Diamoci una regolata La prima causa di morte alla guida in questo paese è la distrazione: mancate precedenze, guida al telefonino, l’atavico e storico non utilizzo della cintura di sicurezza. Chi sanziona? DI IVAN

DI NINO

Nuovi divieti, sanzioni più dure. L’ennesima riforma del in eccesso- inizialmente di due, poi portati a cinque, oggi Codice della strada è legge da pochi giorni ma presta già tre in meno. il fianco alle polemiche. Si è discusso sull’inserimento di meccanismi premiali miEcco alcune regole: multe fino a 6mila euro e sospensio- gliori di quello attuale: ogni due anni, se non si commetne della patente sino a due anni per chi guida sotto l’ef- tono infrazioni, si ottengono due punti in più fino a trenta. fetto di stupefacenti; test antidroga per chi vuole prendere Nulla è però stato fatto in questa direzione. la patente; chi ha un reddito inferiore ai 15mila euro può Secondo il ministro Matteoli “la riforma darà più sicurezza dilazionare il pagamento delle multe superiori a 200 euro; sulle vie di comunicazione. Il codice sposa maggiore seper gli ultraottantenni revisione ogni due anni – parecchi verità con maggiore prevenzione; siamo passati dai 7000 hanno affermato che tale scadenza andrebbe estesa a morti del 2002 ai 4800 di oggi”. Inoltre “i controlli sono tutti i patentati - con controlli ai riflessi; divieto di vendita passati da 200.000 l’anno a oltre un milione”. dalle 3 di notte di alcolici, dalle 22 alle 7 negli autogrill. Fermo restando che l’Italia non è ancora in linea con le Multe severe quanto poco applicate per chi guida sotto direttive europee –secondo le quali dovremmo non avere l’effetto di alcool (da 500 a 2.000 euro); il limite è di 0 g/l più di 3000 morti l’anno- di controlli, in realtà se ne vedoper i neopatentati e per i conducenti professionisti mentre no pochi: La Francia fa meglio con quasi tre milioni, così per gli altri resta invariato il limianche l’Inghilterra e la Germate di 0.5 g/l, obbligo delle cintunia. Nuovi divieti, sanzioni più dure. re di sicurezza sulle minicars e I politici preferiscono aumentaL’ennesima riforma del Codice multe salate per chi le “trucca”. re sanzioni che poi in pochissiMotorini: sperimentazione del mi applicheranno e non fanno della strada casco elettronico che consente altro che dire “andate piano”. di dare l’allarme in caso d’inciMolto giusto, ma sarebbe predente. Foglio rosa a 17 anni dopo il superamento della feribile dire “prestate grande attenzione”. prova teorica di guida. La prima causa di morte alla guida in questo paese è La notifica delle multe passa da 150 giorni a “soli” 90. la distrazione: mancate precedenze, guida al telefonino, Solita confusione sui limiti di velocità: oltre all’ennesimo l’atavico e storico non utilizzo della cintura di sicurezza. aumento delle multe per chi supera i limiti oltre i 40 km/h, Chi sanziona? la novità riguarda il taglio dei punti tra i 10 ed i 40 Km/h




39 sett. / 2010

Libri

La vendetta del tempo DI

MAURIZIO DI BIAGIO

Nell’ultima opera di Livio Di Patre, LA VENDETTA DEL TEMPO (274 pagg., Demian Edizioni. 2009, € 15)) si snocciola una trama in cui s’intrecciano in un frenetico tourbillon colpi di scena e fitte ragnatele espositive e in cui si riflette l’estro creativo di questo autore teramano, ex insegnante di matematica. In una cristallina visione d’insieme, meditata e di ampio respiro, s’inserisce il personaggio chiave della vicenda, il marinaio irlandese Nicolas McRyan, affondato nel disastro del Titanic e ritrovato congelato nei ghiacci polari dopo diversi decenni. L’uomo ibernato viene affidato all’equipe di una specializzata clinica di Zurigo, che si proporrà di riportarlo in vita. Al giovane Nicolas, il perno del corpo narrativo, viene fatta cavalcare l’opera attraverso dialoghi asciutti e taglienti, alla Steinbeck per intenderci, con rivoli di spy story e battute che evocano più che altro un brioso ritmo filmografico. La tecnica letteraria è minuziosa e ricercata, molto più che nella prima opera (“Il triangolo isoscele”), e dalle presunte e ‘particolari’ attenzioni che il direttore del Centro medico Leonard Olsen e il suo vice Ludwig Holmer rivolgono all’uomo che ha sfidato il tempo, l’intreccio si sviluppa in uno spumeggiante crescendo shakespeariano, che inizia a ricomporsi come un puzzle dopo un po’ di pagine, quando si definiscono i ruoli di ciascuno. Nicolas dovrà pararsi dapprima dalla furia indagatrice dei

due scienziati che nella loro clinica lo hanno sottoposto, dopo averlo riportato in vita, ad anomali esperimenti, poi in seconda battuta dal fiato sul collo che gli alita Hans, lo scagnozzo che lo insegue, dopo la sua fuga dalla clinica svizzera, fin giù in Italia. E proprio quando è convinto di aver fatto perdere definitivamente le sue tracce, il biondo marinaio subisce la terribile, inesorabile vendetta del tempo, in un finale che non ha nulla di scontato. Trait d’union: due navi famose accomunate dallo stesso destino, il Titanic e l’Andrea Doria. Il lavoro è certamente godibile e il linguaggio è vario e modulato: più asciutto ed efficace nei riferimenti di carattere tecnico o scientifico, più articolato nelle sintesi, variegato nel lessico e nella caratterizzazione di luoghi e personaggi. Il ritmo del romanzo aderisce perfettamente al tempo della storia. Aperto nelle pause descrittive, sempre rapide e funzionali all’intreccio, accelera con il progredire della vicenda. Il dipanarsi della vicenda segue un andamento diacronico, interrotto qua e là da alcuni flashback sempre in funzione narrativa di chiarimento e comprensione dell’azione e di una migliore raffigurazione del profilo psicologico dei personaggi e dell’atmosfera degli ambienti. Il punta di visto assunto è quello di un narratore che adotta la terza persona ma che mostra di essere testimone della storia e talvolta appare addirittura interno.


40 sett. / 2010

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“Comincia tutto dal caffè”

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Cristian De Mattheis giovane regista teramano delle fiction Ris e Intelligence DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

L’intervista con Cristian De Mattheis, regista teramano delle fiction Ris e Intelligence (per la seconda unità), è partita da queste sue parole. O meglio: da qui in poi ho preso appunti sul mio taccuino. Il motivo? Inchiostro finito nella mia stilo e cameriera del bar si è scordata per un paio di volte di portarmi una bic. Intanto, però, Cristian aveva cominciato a raccontare della sua vita ed eravamo arrivati alle restrizioni del linguaggio televisivo. “Le restrizioni in TV sono numerose. Cosa, a pensarci, normale dal momento che tutti la guardano. Persino il Papa. Subiamo un grosso controllo espressivo specie per le immagini che trattano i minori, la violenza e il sesso. Tuttavia ditemi se esiste, in questo senso, qualcosa di più volgare di un telegiornale odierno...” Quali sono oggi le potenzialità del mezzo televisivo? “Molte più del cinema per un italiano medio, sicuramente”, spiega. “La televisione ha un rapporto intimo con i telespettatori: accompagna il ritmo di ogni giorno, ogni giorno viene interpellata e ascoltata. Purtroppo non sempre al livello contenutistico è impeccabile, anzi. Altrimenti

non avremmo prodotto una generazione di personaggi popolari (in senso negativo). Si raccoglie ciò che si semina e negli ultimi anni si è spesso seminato male.” Che cosa significa esattamente essere un regista di fiction? “Intanto, (ad esempio in Ris Roma) io, come regista della seconda unità, gestisco i casi di puntata, mentre il regista della prima unità si occupa dei casi che si esauriscono in più puntate. Cosa significa essere regista di fiction? Be’, intanto conoscere molto i mezzi tecnici: sapere esattamente come fare il tuo mestiere e quindi dominare il set di ripresa ottimizzando tutti i tempi. Considera che non abbiamo mai molto tempo

per riprendere una stessa scena più volte: dobbiamo contare molto sulla bravura degli attori, cosa purtroppo non sempre possibile. La produzione, a volte, ci manda dei veri quello che può, e se mancano i soldi... Sono rospi da mandar giù.” Mentre il nostro regista racconta cerco di recuperare a mente gli appunti non presi in precedenza. D’altronde me lo aveva detto: “Guarda che non ti ripeto nulla!” Non scherzava. A proposito (lo interrompo) come ti trovi con gli attori italiani? Ce ne sono di bravi? “Assolutamente sì, ce ne sono molti di bravi: mi piacciono molto Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Claudio Gioè con il quale avrò la fortuna di girare la prossima serie di punta di Canale Cinque dall’enigmatico titolo ‘Il 13 apostolo’. Direi che su tutti sono i più promettenti. Come mi trovo? Non sempre bene, a dire la verità. In Italia c’è la malsana idea che l’attore debba essere se stesso fuori e dentro il set. Non c’è quindi interpretazione del personaggio, cosa che a mio avviso è invece essenziale e che ho trovato in passato quando facevo l’assistente di norma negli attori americani. Con loro si lavora benissimo.” Una curiosità: come si gestisce una fiction? Mi guarda perplesso: “Spiegati meglio...” Come si studia l’esatta evoluzione di personaggi, trame, intrecci etc. Ecco, come si gestiscono le risorse di una storia? “Si tratta di un lavoro molto complesso che passa per più mani.


41 sett. / 2010

Insieme agli sceneggiatori mettiamo giù dei grafici le cui linee rappresentano tutti i possibili sviluppi. Generalmente, almeno per quanto riguarda i protagonisti, seguiamo sempre una formula tripartita.” “Tesi, antitesi, sintesi? La riscossa del buon vecchio Hegel?” Cristian si fa una risata, poi risponde: “Be’, ecco, più o meno...” Qual è il rapporto tra finzione e realtà? “Il rapporto tra finzione e realtà è il nostro gioco: noi giochiamo con la realtà per poterla raccontare. È chiaro che in realtà un lavoro come quello della Scientifica sarebbe in realtà noiosissimo. Noi giochiamo con questa realtà per renderla come dovrebbe essere nella sua teoria e facendo questo ne diamo anche un’interpretazione. Questo è il nostro sforzo più grande in TV.” Ormai sono quasi vent’anni che tu lavori nel mondo del cinema e da quattro che fai fiction. Che cosa significa intraprendere un simile percorso artistico e professionale? Resta un attimo pensieroso, forse ripercorrendo gli anni e le fatiche di un lavoro molto difficile e forse non ancora considerato appieno. Alla fine dice: “Guarda... si comincia sempre portando i caffè agli attori. E questa è una cosa essenziale: ha un forte valore simbolico. Tutti i ragazzi che escono dal centro sperimentale di cinematografia dovrebbero cominciare da questa gavetta e da questo preciso gesto. Bisogna poi sapere che una simile carriera toglie molto equilibrio alla propria vita. Si sta molti mesi fuori ed è difficile conciliare le proprie ambizioni con la vita di tutti i giorni. Chi è disposto a questi sacrifici ha buone possibilità di farcela.” Un attimo di silenzio su queste parole, poi qualche ultima battuta e la cameriera che porta il conto. Mi offro per pagare, ma mi blocca: “Lascia stare, oggi sta a me. La prossima volta, però, portati una penna migliore!”

CHI È NOME: CRISTIAN COGNOME: DE MATTHEIS DATA DI NASCITA: 5 FEBBRAIO 1973 CITTA’: TERAMO SOPRANNOME: LA TROUPE SICURAMENTE ME L’HA DATO, MA IO NON LO CONOSCO. STUDI: LICEO ARTISTICO E UN’ISCRIZIONE A BABBO MORTO IN LETTERE E FILOSOFIA COLLABORAZIONI: AIUTO REGISTA DI MILANO-PALERMO IL RITORNO LAVORI: RIS (DALLA QUARTA SERIE IN POI) E INTELLIGENCE PROGETTI FUTURI: UNA NUOVA SERIE TV. “IL 13 APOSTOLO” (IN PREPARAZIONE) SOGNO NEL CASSETTO: SAPER SUONARE CHOPIN AL PIANO. UN AGGETTIVO PER DESCRIVERSI: STUPIDO E TENACE.




44 sett. / 2010

Poesia dagli occhi blu Incontro con Giuseppina Michini, pluripremiata autrice di versi e sensibile cultrice della bellezza in ogni sua forma DI

MIRA CARPINETA

La poesia ha grandi occhi azzurri, un sorriso disarmante, la figura eterea della femminilità stilnovista, la voce sottile di chi usa la scrittura per esprimere i contenuti dell’anima. Giuseppina Michini è essa stessa un’immagine poetica. Quando è iniziato il tuo rapporto con la poesia? Molto presto, sin dalle elementari. Grazie soprattutto a un bravissimo maestro, Bruno Di Pasquale, poeta egli stesso, che mi ha insegnato i rudimenti della scrittura, le regole che sottendono la poesia, l’importanza dello studio e della ricerca. In cosa consiste essenzialmente la tua poesia, come la definiresti? La poesia è una composizione di sensazioni, può esprimere uno stato d’animo, un pensiero filosofico oppure un modo di percepire la vita, il passato, lo spazio e il tempo. Un modo di cogliere il senso del ricordo e della storia. Mi è sempre piaciuto legare alla poesia il concetto di ricerca di un significato, di un senso escatologico, attraverso l’uso di rime, allitterazioni, metafore, in una architettura articolata, costruita, quasi scientifica nella scelta della parola. La poesia è la scoperta di riuscire a tirare fuori un sentimento, portare alla luce paure, sensazioni provate, ma che non riescono ad essere espresse. Una bella scoperta. Chi è Giuseppina? È una persona che ama la poesia, l’archeologia, i beni culturali. C’è una profonda comunicazione tra questo ambito e me. Amo la bellezza in tutte le sue forme, nella natura, nell’arte, nella vita. Nella pittura adoro gli impressionisti, ho una passione per Marc Chagall. Cos’è la bellezza per te? Riuscire a catturare un attimo, che sfugge proprio perché è nella sua natura. Fermarlo in noi ci fa crescere. Cerco di “fotografare”, apprezzare, dare valore agli attimi. Qual è il tuo sogno? Il mio sogno è riuscire a stare insieme all’arte e nell’arte,

valorizzare il passato che per me è uno scrigno pieno di tesori. Così i ricordi. Che non sono statici, ma portano alla maturazione. La storia è un grande scrigno. Ogni singolo frammento archeologico racconta di attimi di vita. Mi colpisce sempre la capacità di riconoscere queste sensazioni quando entro in contatto con le testimonianze del tempo. Il passato ci forma. Bisogna sempre cercare di comprendere, anche se non è facile e in questo l’archeologia è un’ottima scuola. Ho partecipato anche a degli scavi nell’aquilano e devo dire che l’Abruzzo è un vero scrigno di tesori, pieno di bellissimi borghi. Guardo le pietre, il modo in cui lo scalpello le ha tagliate, la traccia dei perni e degli infissi. La mia poesia nasce dalla ricerca costante della bellezza insita in ogni manifestazione della natura, tramonti mai uguali, campi di grano modellati dal vento, dalla pioggia o dalle mani di chi vi lavora e spero che si percepisca. E’ viva oggi la poesia? Apparentemente sembra non avere un riscontro positivo, perche non è facile scrivere o pubblicare, e secondo alcuni critici, dagli anni sessanta si è avuto un declino di questo genere letterario, ma io invece avverto un cambiamento, una evoluzione e una sorta di risveglio. Penso ad Andrea Zanzotto, a Sanguineti. Chi è il tuo poeta preferito? Senz’altro Montale, ma amo molto anche un autore teramano: Giammario Sgattoni. I poeti sono spesso considerati schivi e poco socievoli, tu invece sei una persona positiva e solare, come sono i tuoi momenti di introspezione? L’isolamento è lo studio delle sensazioni, una produzione, quindi un’attività impegnativa, penso ad esempio a Leopardi. Io ne ho bisogno per elaborare, uscire e tornare in sé. Mi piace il contatto con il mondo, ma poi è necessario interiorizzare ciò che vedo e prendo dal mondo. Io non posseggo la poesia, è lei che possiede me. È un momento privilegiato riuscire a cogliere il suo codice, capire di esserne pervasi.


45 sett. / 2010

Oggi è Oggi é … (un giorno segnalibro). Sui colli d’Abruzzo, tutto è lontano e ti dà anima. Si ammassano i pani, per il Santo Patrono e si ammanta la terra: - riposa. Un sospiro benedetto si affida agli occhi tuberi che graniscano. Le candele, stanno dentro le sporte benauguranti i covoni d’oro. La senilità rincorre le conche, alle sorgenti di acqua pura il fare delle belle donne. Le natiche si flettono, gli altri aspettano il ritorno della fila per l’acqua. Alle radici dei monti la geografia delle fontane. Tu non ti ammalare, fluisci sempre, io sono lo scalpellino, io sono il tuo vate. Non morire.

CHI È Giuseppina Michini, 27 anni, è nata a Teramo , ma abita a Canzano. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureata presso l’Università dell’Aquila in Beni Culturali e Ambientali.Ha pubblicato i primi versi nel mensile “L’Erta” curato dal poeta e giornalista Bruno Di Pasquale. Nel 1994 e nel ’95, prima classificata al Concorso Nazionale di Poesia inedita “Estatissima Casalese” a Casalbordino (Ch). Sempre nel ‘95 ha ottenuto il premio Letterario Nazionale “Luigi Antonelli” con la poesia “Sognando il tramonto”. Nel ’98 prima classificata al premio letterario nazionale “Nuove Scrittrici”. Nel 2004 e nel 2005 è tra i primi 10 finalisti ex-aequo del concorso letterario nazionale “E. Catone” Savignano sul Rubicone (Ri). Si sono susseguite segnalazioni con merito per le opere “Fototropismi”e “Il volo di Icaro” nel 2006 e nel 2008 al premio letterario “Scriveredonna” (in giuria Maria Luisa Spaziani, Marzia Theophilo, Anna Maria Giancarli, Nicoletta Di Gregorio). Nell’ antologia “Poesia e narrativa contemporanee” , Edizioni Tracce di Pescara, sono presenti tre testi che più rispecchiano la sua ricerca letteraria. Ultima raccolta “L’identità è nella terra”. Faiete, 13 agosto 2010, premio nazionale di poesia LORELLA SANTONE, segnalazione con merito.


46 sett. / 2010

Libri

Le forme del suono DI

MIRA CARPINETA

Omar Algenii , (Nereto, 12.11.1975) nasce come graphic designer nel 1994. Dal 2003 ad oggi matura ed affina la conoscenza di fotografo integrando le diverse esperienze acquisite. Dal 2006 pubblica immagini su di un sito europeo che raggruppa opere di fotografi di tutto il mondo. Successivamente viene invitato ad esporre in due mostre collettive, una delle quali realizzata in occasione del 49° Festival dei due Mondi a Spoleto, dal titolo “Il Linguaggio Degli Occhi”, tenutasi nella splendida cornice del centro storico della cittadina Umbra, in compagnia di altri 50 autori provenienti da tutta Italia. Nel Luglio 2006, in occasione del “Musincanto” manifestazione dedicata al mondo della musica, tenutasi nella splendida cornice di Castelrotto, in provincia di Verona, presenta la personale “Le Forme del Suono”, una serie di scatti fotografici che raccontano la dolce eufonia delle immagini “suonanti” da cui è stato tratto il primo libro della collana “I Racconti Della Luce” pubblicato da MarteEditrice.

Immagini, versi, suoni ed emozioni sono gli ingredienti raccolti nel volume fotografico dell’artista abruzzese. Un prodotto editoriale unico nel suo genere, che non ha precedenti in quanto si presenta al lettore come percorso “multimediale”. Sfogliare le pagine de “Le Forme del Suono” significa ripercorrere le sensazioni che gli occhi, il cuore, la mente hanno ad ogni battito di musica, ma vuol dire anche potersi emozionare leggendo le parole in versi che accompagnano ogni scatto e lasciarsi cullare dalle melodie inedite composte da musicisti del panorama internazionale. La grande novità che accompagna il volume del photodesigner è proprio questa: nomi internazionali del mondo della musica si sono ispirati alle foto del libro e hanno reso omaggio al tema principale de “Le Forme del Suono”, celebrando la musica come stile e ragione di vita. Il risultato è stata la bellissima raccolta di brani inediti, curata dal maestro Renzo Ruggieri, che accompagna il volume in un cd allegato allo stesso.


47 sett. / 2010

Libri

Silenzi di pietra DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Non può esserci futuro senza la coscienza del proprio passato, credo che tutti possono esserne d’accordo. L’Abruzzo, terra di tradizioni, è in una delicata fase di transizione in cui il rapporto tra identità e memoria vive una grave crisi. Sembra quasi paradossale dal momento che il paradiso dei database informatici salva continuamente dall’oblio miliardi di dati. Eppure l’insieme di questi dati non è il “tutto”, né potrà mai esserlo, perché è altro ciò che sostiene l’humus di persone tra loro diversissime. L’identità, appunto. Sergio Scacchia è una persona di cuore, credente, che spende molte delle sue energie affinché questa identità tutta “nostra” non sia perduta o – peggio ancora – rinnegata. “Silenzi di pietra – Ghost town, chiese e tratturi tra Laga e Sibillini” (Demian Edizioni 2010) è un segno d’amore verso questa identità che nessun abruzzese può permettersi di ignorare e che, anzi, dovrebbe amare come non mai. È la storia di persone che hanno fatto il nostro presente, privandosi apparentemente del loro, ma in verità seguendo appieno una vocazione alla dura vita della terra e del mare, aderendo con ogni loro fibra al ciclo stagionale, alle gioie e ai dolori di una vita fatta di poche ricchezze e di tanta fede. Questa è la memoria che nessun database possiede e

che invece parla attraverso quelle “enciclopedie viventi” che l’autore ha interrogato durante i suoi viaggi in montagna, esplorando il profondo di boschi, tratturi e paesi che molti, forse, neanche conoscono. Anziani contadini, pastori, boscaioli raccontano, parlano tra le righe di questo libro fondendosi nella vento, negli odori del bosco, nelle montagne, nelle vecchie case, nelle chiese diroccate, nel mormorio dei fiumi. Ne viene fuori il ritratto di una vita pura, bellissima, sebbene minima come quella dei muschi che si attaccano con tenacia alla roccia. Eppure, “vita” ed ancora, in qualche modo, “nostra”. “Silenzi di pietra” è quindi un libro importante per l’Abruzzo e per Teramo in particolare, che più delle altre province sembra avere un rapporto conflittuale col proprio passato. Con semplicità ed incanto, tra cenni di storia (molte le notizie su casati, epiche battaglie, antiche vie, briganti) e lampi di fantasia ancestrale (fantasmi, tesori nascosti, leggende), tra vissuto personale (amicizie, fatica del cammino, ospitalità) e denuncia sociale (l’abbandono, il bieco vandalismo), il libro sembra davvero una sorta di Lonely Planet della zona Laga-Sibillini con tantissime e utilissime informazioni su chi vorrà emulare le stoiche passeggiate del nostro autore.


48 sett. / 2010

Ocean Terminal A Giulianova presentazione del libro di Piergiorgio Welby DI

EUGENIA PETRELLA

La piazza Dante Alighieri, salotto culturale nel centro storico di Giulianova, ha ospitato, di recente, la presentazione postuma del libro di Piergiorgio Welby, Ocean Terminal. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Giulianova, in collaborazione con l’Associazione Teatrale “Teatro del si” e Linfera, periodico di poesia e prosa, organo del “movimento per la rinascenza letteraria”. L’opera di Welby, con la sua impostazione pungente e fuori dagli schemi, ben si sposa con la filosofia del periodico dalle cui colonne l’opera ha avuto ampio respiro. Nonostante il titolo evochi immagini di una esistenza che ormai sta volgendo a termine, in realtà, in Ocean Terminal è concentrata la volontà di raccontare al lettore l’elemento biografico dell’autore e il suo punto di vista. Tramite la sua opera, Welby cerca di dare un senso alla propria

vita, analizzando gli eventi di carattere storico, politico e sociale dei quali è stato testimone. Le vicende personali e il susseguirsi di avvenimenti vengono raccontati tramite una narrazione non lineare, basata su flashback e flashforward, che unisce i ricordi di eventi dell’infanzia, ad eventi recenti. La testimonianza di un uomo che per amore della vita si è battuto per una morte dignitosa è stata resa al pubblico attraverso la lettura di brani caratterizzati da parole ad alto contenuto emotivo e psicologico che hanno mostrato la capacità di Welby di “piegare la parola”. La personalità di Welby è stata tracciata e portata a conoscenza dei potenziali lettori, attraverso la testimonianza della moglie Mina e Francesco Lioce, curatore del libro, che ha avuto modo di trovare in Pierluigi un amico ed un mentore.


49 sett. / 2010

Né eutanasia né accanimento terapeutico DI

DON MASSIMILIANO ORFEI

La parola eutanasia deriva dal greco eu-thanatos e significa letteralmente “bella morte”. Originariamente indicava la bella morte che compete all’uomo saggio o una morte non dolorosa. Attualmente il termine ha diversi significati e questo è il primo ostacolo per una corretta comprensione del problema. La Congregazione per la Dottrina della Fede si esprime così: «Per eutanasia si intende un’azione o un’omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati.» Quindi l’eutanasia non consiste solo nel compiere una azione finalizzata a sopprimere la vita di un individuo, ma anche nell’ometterne una che potrebbe salvarlo. Sul piano etico in definitiva, non c’è differenza tra annegare un uomo in mare o lasciare che anneghi omettendo di aiutarlo. La somministrazione di sostanze narcotiche o tossiche in dosi mortali a un malato terminale o la sospensione di terapie ordinarie e ancora utili quali l’idratazione e la nutrizione artificiale, sarebbero una vera e propria eutanasia. L’accanimento terapeutico invece, consiste, nell’esecuzione di trattamenti inefficaci e sproporzionati in relazione agli obiettivi della condizione specifica del malato. « L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’«accanimento terapeutico». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente. » (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2278) L’eutanasia si situa a livello di intenzioni e metodi: si parla di eutanasia quando si ha l’intenzione di porre fine alla vita o accelerare la morte di una persona. Nulla vieta, quindi, di somministrare farmaci analgesici per alleviare la sofferenza del malato, anche se questo ha come effetto secondario l’anticipazione della morte. Non c’è inoltre eutanasia quando si omettono trattamenti inutili o addirittura dannosi prolungando in modo insensato la fase terminale. Il medico non è tenuto a combattere la morte costi quello che costi. Il moribondo, dal canto suo, ha il diritto di non soffrire inutilmente; un eventuale cedere non è segno di sconfitta ma accettazione libera della sua creaturalità. Cosa succede quando è il malato a chiedere di porre fine alla propria vita per evitare dolori insopportabili? Le suppliche dei malati molto gravi che talvolta invocano la morte, non devono essere confuse con una chiara volontà di eutanasia: esse sono quasi sempre una richiesta di aiuto e di affetto. Oltre alle cure mediche ciò di cui l’ammalato ha bisogno è

l’amore e il calore umano col quale possono e debbono circondarlo tutti coloro che gli sono vicini, genitori e figli, medici e infermieri. A volte il desiderio di porre termine alla vita non è altro che un desiderio di disperazione derivante da una precedente morte sociale. Il malato terminale non è mai un “caso” clinico o un problema da risolvere ma un uomo che affronta, spesso in solitudine, un momento decisivo e delicatissimo della sua esistenza.

I teramani si interrogano DI

ANTONELLA LORENZI

Eutanasia, accanimento terapeutico, cura, vita e… morte. Impossibile dire da quale parte sia la verità. Passiamo dalla scelta di morire di un malato terminale come Piergiorgio Welby alla scelta di vita della Chiesa per cui ogni sofferenza umana ha significato e motivazioni profonde. Ci districhiamo tra chi è favorevole e chi è contrario. Don Massimiliano Orfei ci aiuta a capire meglio le posizioni e le ragioni della Chiesa più volte inevitabilmente citata dalle persone interpellate. Vero è che ognuno di noi spera di non trovarsi mai nella decisione di dover decidere, anzi, molti vivono la propria quotidianità evitando di pensare alla morte. Mentre c’è chi non sa bene cosa sia l’eutanasia e confonde la cura con l’accanimento terapeutico. Enzo : “E’ il più grosso abominio creato dall’uomo e una delle più grosse vittorie che il demonio ha avuto sull’umanità. Fa leva sulla paura delle persone della sofferenza, della solitudine, dell’indifferenza, dell’emarginazione. Ma dietro queste paure, il più delle volte, si nasconde egoismo ed ignoranza. Dio ci insegna quotidianamente ad amare la vita in ogni sua forma. Accettare l’eutanasia sarebbe come disprezzare la vita e quindi il suo creatore”. Elena: ”Sono favorevole, che vita è vegetare in un letto? Quella non è vita. Ognuno ha le sue ragioni, anche chi è contrario, anche la Chiesa ha le sue legittime ragioni e le rispetto. Mi chiedo però se è vita quella di un malato terminale costretto immobile, forse a malapena cosciente in un letto. Anticipazione di un letto di morte in attesa dell’inevitabile e comunque accanirsi a tenere in vita un corpo iner-



51 sett. / 2010

me, prolungando soltanto le sofferenze”. Simona: “ Sono contraria perché cattolica e la vita è un dono di Dio. Pensiero semplice, ma legato alle cose in cui credo”. Fabrizio: “Se è morte cerebrale e non c’è interazione né altro modo di comunicazione è meglio staccare la spina (questo vale nel caso la vita sia legata al funzionamento di macchinari). Nel caso in cui la vita prosegua autonomamente, la scelta per chi deve decidere è molto difficile e va esaminata caso per caso”. Roberto: “Un argomento sicuramente difficile e delicato da affrontare, un tema che fa e sono convinto farà ancora discutere per molto tempo. Considerato che etica e religione hanno avuto parole importanti sull’argomento allora parto col dire che sono un cristiano cattolico credente e praticante. Questo non m’impedisce però di essere un po’ fuori dalla rigida e intransigente visione della Chiesa totalmente contro l’uso dell’eutanasia da qualsiasi punto di vista. Credo che per ognuno di noi sia difficile avere dei punti fermi e dei paletti ben fissi in modo da uniformare i comportamenti e le scelte a riguardo. Praticare o no l’eutanasia? Attuare accanimento terapeutico oppure no? Diciamo che se dovessi rispondere solo pro o contro direi sicuramente contro. A questo punto però entrano in gioco i se e i però. Io credo non sia l’uomo a dover decidere se terminare definitivamente l’esistenza di un’altra persona per quanto possa magari

sembrare inutile (es. accertata morte celebrale) mentre sono molto più combattuto sul fatto che un malato terminale o comunque in una situazione disperata possa decidere su di sé per un suicidio assistito. Riguardo all’uso dell’accanimento terapeutico sono decisamente contrario, visto che questo non serve a portare un miglioramento della condizione del malato, ma solamente al prolungamento della sua esistenza. Credo invece che debbano essere usate tutte le possibili terapie che almeno diano speranza e qualche minima possibilità di ripresa alla persona. Penso comunque che i medici debbano cercare di dare al malato una fine dignitosa togliendo almeno il più possibile il dolore fisico fino allo spegnimento naturale”. Sandra: “ Io ho paura della morte, non chiederei mai di praticarla su me stessa, ma continuerei ad aggrapparmi alla vita”. Giovanni: “Io sono favorevole, tanti sostengono che sarebbe un suicidio legale, ma non è il mio pensiero. Quando una persona malata percepisce la vita come una tomba, un inferno o una tortura per la sua anima e il suo corpo, non ha diritto di decidere se mettere fine al proprio dolore fisico e psicologico? Secondo me è giusto rispettare la volontà altrui. Ovvio spero di non trovarmi mai nella condizione di dover fare una scelta per me o i miei cari, è retorico”.


52 sett. / 2010

L’epica sfida allo “Zaccheria” di Foggia Protagonisti i biancorossi autori del clamoroso recupero nei minuti finali La sfida fu disputata il 20 Gennaio 1957,alla stadio “ Pino Zaccheria” di Foggia (vedere foto-immagine dell’epoca). Gara valida per la 15° giornata del campionato di serie D,girone G. Avversario non il Foggia,bensì l’Incedit Foggia (seconda squadra cittadina). Al termine di quella stesa stagione vi fu la fusione tra l’U.S. Foggia e il Foggia Incedit,che diede vita alla nascita dell’U.S. Foggia & Incedit. CONTESTO STORICO: Per l’A.S. Teramo,nella stagione 1956/57,l’obiettivo era arrivare nei primi 6 posti .La guida tecnica viene affidata a Spartaco Bulgarelli. Il Modenese ricoprirà anche l’incarico di calciatore (per lui 25 presenze ed 1 rete). L’andamento del campionato non si rileverà eccellente,tanto da consegnare un non pronosticato 10° posto finale. LA GARA con L’INCEDIT: Del poco brillante campionato,emergono vivi i ricordi dell’emozionante gara

esterna,contro l’Incedit Foggia. Al minuto 82 il Teramo,pur privo del suo “allenatore/calciatore” Bulgarelli ( espulso al 58° della ripresa) e sotto di due reti. In dieci uomini,i biancorossi riescono nell’epica impresa di segnare prima la rete del 2 a 1 (82° Guidi),e all’89°,l’attaccante Cordone sigla l’insperato e meritato gol del pareggio. Protagonisti in campo: FOGGIA INCEDIT: Bertocchi,Corrieri,Di Francesco,Balestrieri,Buin,Gasper ot,Carabba,Giorgetti,Mastropasqua,Russi,Vigna. TERAMO: Mariani,Di Francesco,Birsa,Bonci,Galli,Bulgarelli,Guidi, Francia,Di Salvia, Matassoni,Cordone. Allenatore:Bulgarelli. Arbitro:Di Donato di Caserta. Marcatori:13° e 53° Russi (Foggia),82° Guidi,89°Cordone.

fansteramoblog@gmailcom


Partite Teramo calcio mese di settembre ANDATA: 5/09/10 | ORE: 15:00 Atletico TriventoS

STOP alle bollette astronomiche internet mobile BOLETTINO DELL’AUTORITÀ PER LA GARANZIA NELLE COMUNICAZIONI

antarcangelo

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Civitanovese Calcio

Sambenedettese

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Miglianico

Real Rimini

Olympia Agnonese

Santegidiese

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Atessa Val di Sangro

Rimini 1912

Luco Canistro

TeramoC

ANDATA: 12/09/10 | ORE: 15:00

esenatico

RITORNO: 5/01/11 ORE : 14:30

2 G I O R N A T A

Atessa Val di SangroM

iglianico

Bikk.Fossombrone

Civitanovese

CesenaticoR

imini 1912

Luco Canistro

R.C. Angolana

Real RiminiO

Gli operatori tenuti a fornire sistemi per il controllo in tempo reale della spesa. Niente più bollette astronomiche a sorpresa per chi “naviga” impiegando una chiavetta USB. Per la comunità degli utilizzatori di Internet mobile sarà d’ora in avanti possibile avere il controllo dei propri consumi grazie a un allarme che li informerà se stanno raggiungendo un tetto prefissato di spesa e bloccherà automaticamente il collegamento dati se il tetto è stato sforato. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al termine di una consultazione pubblica ha adottato (delibera 326/10/CONS) nuove misure dirette a proteggere abbonati ed utenti dei servizi di telefonia mobile dai fenomeni di “bill shock”, ossia dai possibili addebiti oltre il plafond mensile per collegamenti a Internet effettuati dall’utente. Le nuove tutele varranno sia sul territorio nazionale sia all’estero. Nelle offerte di connessione ad Internet da rete mobile tutti gli operatori saranno infatti tenuti ad indicare al cliente varie soglie di consumo tra le quali optare. All’approssimarsi della soglia prescelta l’utente sarà avvertito tramite uno specifico avviso – un sms, un messaggio di posta elettronica o una finestra di “pop-up” sul proprio pc – del raggiungimento del tetto di spesa, del credito residuo, del passaggio

ad un’eventuale altra tariffa e del relativo costo. E qualora il cliente non abbia dato, anticipatamente e per iscritto, indicazioni diverse superato il plafond scatterà lo stop alla connessione. Nel caso in cui la scelta della soglia di consumo non sia avvenuta entro il 31 dicembre 2010, a decorrere dal 1 gennaio 2011 si applicherà automaticamente un limite per traffico dati nazionale di 50 euro per i clienti privati e 150 euro per i clienti business. Gli operatori dovranno inoltre rendere disponibili gratuitamente a tutti gli utenti sistemi immediatamente comprensibili e facilmente utilizzabili per assicurare il controllo in tempo reale della spesa e tutte le informazioni relative al consumo accumulato, espresso in volume di traffico, tempo trascorso o importo speso per i servizi di traffico dati, nonché un servizio supplementare gratuito per abilitare o disabilitare la propria utenza al traffico dati. Con la stessa delibera l’AGCOM ha voluto anche richiamare gli operatori mobili al rispetto degli impegni assunti alla fine del 2009, garantendo a tutti i clienti la disponibilità di piani tariffari che prevedano la tassazione a consumo effettivo dei servizi voce nonché condizioni di offerta dei servizi SMS più economiche e non discriminatorie rispetto a quelle applicate in ambito Comunitario.

RITORNO: 5/01/11 ORE: 14:30

1 G I O R N A T A

lympia Agnonese

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ANDATA: 19/09/10

RITORNO: 9/01/11

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| ORE: 15:00 Atl.TriventoR

ORE : 14:30 ecanatese

Bikk. Fossombrone

Sambenedettese

Civitanovese

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Bojano

Miglianico

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Santarcangelo

R.C. Angolana

Real Rimini

Rimini 1912

Atessa Val di Sangro

Teramo

Luco Canistro

ANDATA: 22/09/10

RITORNO: 19/01/11

4 G I O R N A T A

| ORE: 15:00

ORE : 14:30

Atessa Val di Sangro

Forlì

Bojano

Olympia Agnonese

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ambenedettese

Jesina

Atl. Trivento

Luco Canistro

Civitanovese

Real Rimini

Teramo

Recanatese

Miglianico

SantarcangeloR

.C. Angolana

Santegidiese

Rimini 1912

Venafro

Bikk. Fossombrone

ANDATA: 26/09/10

RITORNO: 23/01/11

5

| ORE: 15:00 Atl. TriventoB Bikk. Fossombrone

G I O R N A T A

ORE : 14:30 ojano Jesina

Civitanovese

Cesenatico

Forlì

Luco Canistro

Miglianico

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Olympia Agnonese

Recanatese

R.C. Angolana

Santegidiese

Rimini 1912 Sambenedettese TeramoA

Real Rimini Venafro tessa Val di Sangro

stagione 2010/2011


54 sett. / 2010

Sempre piu’ in alto Perfettamente riuscita la conquista dell’Hassin Peak in Pakistan

DI IVAN DI

NINO

Due novelli Ulisse che invece di andar orizzontalmente per mare, vanno in verticale. Sono Daniele Nardi e Lorenzo Angelozzi, quest’ultimo atriano di nascita e giovanissimo nipote dello stimato prof. Tonino Di Natale. Da sempre appassionati di alpinismo, il trentaquattrenne di Sezze ed il diciannovenne nostro conterraneo, hanno raggiunto la vetta dell’Hassin Peak, nella valle dell’Hushe in Pakistan, tra il K5 e il K6. Nell’immaginario collettivo esistono solo le montagne sopra gli ottomila ma questa, che è comunque alta ben 6.300 metri, non era mai stata scalata. Una spedizione canadese nel 2005 era arrivata a 400 metri dalla difficilissima cima. Partiti dall’Italia il 22 luglio scorso i due, dopo uno scalo a Doha, sono arrivati ad Islamabad da dove hanno percorso la famosissima Karakorum Highway che collega il Pakistan alla Cina. Superate quelle lande desolate fatte di grandi spazi immensi, hanno sistemato il campo base a 4250 metri: un dislivello di più di due chilometri

in verticale da affrontare con pesanti zaini in spalla. Dopo moltissimi tentativi andati a vuoto per le avversità del tempo, questi servi disobbedienti alle leggi di pianura sono arrivati in cima alle 6.15 del 19 agosto. E’ facile immaginare come lassù ci sia un’altra vista del mondo, un altro panorama della vita. Ma non è possibile rimanere più di tanto sulla vetta dal momento che, come ben sanno gli alpinisti, la discesa presenta difficoltà peggiori della salita. Bevendo pochissimo e mangiando nulla i nostri rientravano al campo base trentadue ore dopo l’inizio dell’impresa. Una performance del genere è sempre complicatissima, a quelle altitudini possono andare male mille cose, partendo dall’attrezzatura tecnica per finire all’inappetenza – mentre il corpo richiede almeno il triplo delle normali 2.000 K/cal quotidiane!- nonché la sempre in agguato carenza di ossigeno. Quindi, in attesa di altre imprese, da quaggiù non possiamo che dire: bene, bravi, bis!


55 sett. / 2010

Ragazzi in volo DI IVAN DI

NINO

C’è un momento in cui i ragazzi del mento la mattina, e dello svago in basket in carrozzina sembra che spiaggia nel pomeriggio, presso lo preghino: è l’istante in cui tirano ed stabilimento balneare Fand dell’asaspettano che la palla entri nel cane- sessorato ai Servizi sociali del comustro. Lo sguardo mistico verso l’alto, ne di Giulianova. la speranza della realizzazione. Per alcuni campioncini in erba queE’ un attimo di sospensione assoluta. sta era la prima volta fuori casa. InPoi, se i punti arrivano si riprendono fatti, i componenti andavano dagli 8 le posizioni di difesa, a zona o uomo ai 18 anni, provenienti da Verona e che siano; se quella maledetta palla da Roma. non entra, si va al rimbalzo. Si passa Guidati dall’espertissimo Galliano dall’attesa all’azione in pochi cente- Marchionni, sono stati presenti anche simi di secondo. Le braccia devono Andrea Accorsi, Flaviano Di Massispingere forte, fortissimo e fare le mantonio e Pierpaolo Di Donato, veci anche di quelle gambe ribelli Due i momenti dell’esibizione sporall’impulso di cervelli sapienti. tiva vera e propria: il primo proprio Questo spettacolare sport di squadra nella città marittima, il secondo nella richiede rapidità, potenza e scatto. splendida cornice di Piazza del PoLe regole del gioco sono identiche polo ad Ascoli Piceno. alle regole del basket dei normodo- Entrambe hanno fatto registrare una tati. buona affluenza di pubblico. Le carrozzine –oggi con parti in tita- Sponsor dell’iniziativa l’acquapark nio e carbonio- sono invece specifiche e su misura per ogni atleta, Lo sguardo mistico verso l’alto, la con l’asse delle ruote speranza della realizzazione. con un’angolazione E’ un attimo di sospensione assoluta. variabile dai 12 ai 20 gradi, un po’ come le ruote delle vecchie 500. Per imparare sin da piccoli come si gioca ad alti livelli, ventuno giovanissimi ragazzi sono stati ospiti della Polisportiva Amicacci per il quinto Campus di minibasket in carrozzina a Giulianova, a cavallo tra luglio ed agosto. Il numero dei partecipanti sta aumentando di anno in anno, anche se ci sono ancora problemi per gli spazi. Il campus è all’insegna dell’allena-

“Onda Blu” di Tortoreto e il Co.Ge. Vo., consorzio per la gestione delle vongole. Proprio grazie a quest’ultimo, a Federpesca ed al Comune di Giulianova stesso, in questo agosto pazzo come marzo si è tenuta la terza edizione di “Vongole in carrozzi-

na”, (simpatica quanto ironica denominazione per una degustazione di pesce) per far conoscere alla realtà locale il basket in carrozzina. Attualmente questo sport è in grandissima ascesa, con oltre 30 squadre di ottima struttura presenti su tutto il territorio nazionale. Perla abruzzese, appunto, la Polisportiva Amicacci, che veleggia verso i trent’anni dalla sua fondazione. “Molte altre cose bollono in pentola” ci ha confidato Giuseppe Marchionni - e Prima Pagina ci sarà.


56 sett. / 2010

Formazione: mille euro per i co.co.pro Possono essere presentate a partire dal 1° settembre e fino al 30 dello stesso mese le domande per ottenere la dote formativa di mille euro che la Regione, tramite l’attivazione di un programma finanziato con 463 mila 988 euro, ha destinato alla riqualificazione professionale e al reinserimento occupazionale dei collaboratori a progetto “che hanno prestato la propria opera presso le aziende interessate da situazioni di crisi”. Il programma, che si avvale dei fondi stanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, viene realizzato in collaborazione con le quattro Province. Le risorse attualmente trasferite alla Regione sono pari a 371 mila 190 euro - suscettibili di integrazione - e saranno suddivise in 92 mila 797 euro per ciascuna Provincia. Ciascuno dei lavoratori e delle lavoratrici individuati avrà a disposizione una dote formativa complessiva di 1.000 euro per poter seguire un corso presso organismi di formazione accreditati dalla Regione (a scelta dell’utente) e, nel caso in cui il costo dello stesso sia inferiore a mille euro, sostenere anche le spese accessorie (rimborso spese per viaggi e vitto) legate alla frequenza. Possono presentare domanda per la concessione dei benefici tutti i collaboratori a progetto, iscritti in uno dei

Centri per l’impiego abruzzesi, residenti e/o domiciliati in Abruzzo, il cui rapporto di collaborazione sia cessato alla data del 25 luglio 2010 e che si trovino in stato di disoccupazione. L’istanza potrà essere presentata personalmente, ovvero a mezzo di raccomandata A.R. (come da modello scaricabile dal sito della Provincia, www.provincia.teramo.it o www.teramolavoro.it) al Centro per l’impiego in cui si è iscritti, a decorrere dalle ore 8 del 1° settembre ed entro e non oltre il 30 settembre 2010. Le domande saranno valutate “a sportello”, ossia saranno prese in considerazione da parte dei Centri per l’impiego secondo la data e l’orario di presentazione/ spedizione. Le doti formative potranno essere concesse, previa verifica di ammissibilità da parte dei Cpi, fino alla concorrenza delle risorse disponibili. Il Centro per l’impiego procederà alla convocazione dei lavoratori ammissibili per la sottoscrizione del cosiddetto “patto di servizio”, che impegna il lavoratore a partecipare ai colloqui di orientamento finalizzati all’individuazione del percorso formativo e a tutte le iniziative promosse dai Cpi nell’ambito del programma.


57 sett. / 2010

Giochi d’aria

Il parapendio raccontato da un esperto DI

ANCHISE VETUSCHI ROBERTO DI NICOLA

“Il volo libero non è una definizione legata ad un aspetto tecnico, è piuttosto un modo di essere, nel senso di libero mentalmente dalla città, dalle convenzioni. Alla base si trova il desiderio di volare per puro piacere; la maggior parte dei piloti volano semplicemente per decollare, giocare con l’aria, e poi atterrare. La sola sensazione di aver contemplato la Terra da un angolo privilegiato è già sufficiente. Un piccolo campo con un piano inclinato: è questa l’essenza del decollo a piedi, senza aeroporto”. Così Roberto Di Nicola ci introduce al volo libero, e in particolare alla disciplina del parapendio. Di Nicola può essere definito a buon diritto un pioniere del parapendio in Italia. E’ stato tra i primi ad abbracciare questo sport, entrando nello staff tecnico della Federazione Italiana Volo Libero, occupandosi della preparazione atletica dei piloti della nazionale italiana nelle prime due edizioni dei Campionati Mondiali svoltesi a Kössen (Austria) e Digne (Francia). “Il parapendio nasce come sport sul finire degli anni Settanta - spiega Di Nicola - quando alcuni paracadutisti francesi iniziarono i primi voli dalle montagne con le loro ali da lancio, prendendo velocità con degli sci ai piedi e atterrando nelle vallate sottostanti”. Un’estensione del parapendio è il paramotore, che molti avranno visto vo-

lare lungo le spiagge; è costituito da un parapendio e da un motore che permette di decollare non più da un piano inclinato, ma da una pianura, divenendo di fatto il più piccolo aereo esistente. “Attenzione però - precisa Di Nicola - volare in parapendio richiede un’attenta e precisa preparazione che si consegue ai corsi teorici e pratici che si tengono presso le scuole certificate dall’Aero Club d’Italia. Al termine dei corsi occorre superare un esame per acquisire il brevetto di pilota di parapendio Le scuole più vicine nella nostra zona sono la Prodelta di Claudio Papa, che ha una sede invernale a Castelluccio di Norcia (PG) e una estiva a Poggio Bustone (RI), e la Blue Wind di Vincenzo Gagliardi, a Sulmona (AQ)”. Di Nicola racconta come ha portato il parapendio dalle nostre parti: “Nella zona di Teramo ho individuato innanzitutto siti di volo adatti (Prati di Tivo, Ioanella, Roiano) e ho cercato poi in provincia ragazzi che volessero avvicinarsi a questo sport. In Abruzzo, tutto sommato, c’è stata una buona risposta, e recentemente è stato costituito anche il club “Correnti Ascensionali” con gli iscritti praticanti delle province di L’Aquila e Teramo”. Allora, siete pronti per il decollo?



59 sett. / 2010

Robin Hood del Duemila Il tiro con l’arco spiegato da Carlo Cantagalli

DI

ANCHISE VETUSCHI

Una disciplina sportiva che a noi italiani regala sempre grandi soddisfazioni, ma che non trova sui media lo spazio adeguato. Parliamo del tiro con l’arco, sport che ha tra i suoi elementi essenziali il contatto con l’ambiente e la natura, che favorisce la concentrazione mentale, utile quindi sia ai giovani che ai meno giovani. Cerchiamo di saperne di più con Carlo Cantagalli, presidente della Società Sportiva Dilettantistica “Arcieri Lupi d’Abruzzo”, costituita a Teramo nel 1980, che con i suoi 30 anni di attività è la più longeva d’Abruzzo. Come è nata la passione per il tiro con l’arco? All’inizio degli anni ‘80 lavoravo presso degli impianti sportivi, e c’era un gruppo di persone che voleva organizzare dei corsi; da lì abbiamo costituito la società sportiva, affiliandoci alla Federazione Italiana Tiro con l’Arco (Fitarco). Quanti gli iscritti in provincia? Purtroppo non ci sono molti praticanti, principalmente per carenza di strutture che non permettono di svolgere quell’allenamento costante che il tiro con l’arco richiede. Dobbiamo ringraziare il comune di Montorio al Vomano che ci aiuta in tal senso, però è sempre un problema trovare nuovi adepti. Quali le iniziative più importanti che avete promosso? Nonostante le difficoltà, ci attiviamo con il comitato Fitarco Abruzzo e con le altre società abruzzesi per la promozione del tiro con l’arco, soprattutto nella provincia di Teramo. L’anno scorso abbiamo partecipato alla manifestazione “Sportissimamente - Lo sport sotto le stelle” organizzata dalla città di Teramo, Coni e CSI Teramo. Organizziamo corsi di tiro con l’arco con istruttore di I livello per neofiti ragazzi e adulti a Montorio al Vomano ed Isola del Gran Sasso. Partecipiamo con i nostri atleti alle varie competizione del calendario gare della regione Abruzzo e a competizioni interregionali e nazionali. Gli Arcieri Lupi d’Abruzzo organizzano da alcuni anni due competizioni inserite nel Calendario Gare Fitarco: il Me-

morial Massimo Lulli a fine giugno ad Isola del Gran Sasso e il Trofeo di Natale indoor l’8 dicembre a Montorio al Vomano. Quest’anno abbiamo anche organizzato, a maggio, il Trofeo “Monitoro 2010”, gara riservata al settore giovanile. Le maggiori difficoltà nel tiro con l’arco? Imparare la tecnica richiede molto allenamento e concentrazione, e va svolta un’attività fisica mirata alla preparazione dei muscoli che si usano durante il tiro. Solo un allenamento continuo può portare a risultati di rilievo. Un darebbe a chi vuole iniziare a praticare questo sport? Il tiro con l’arco è uno sport che deve piacere, l’unico modo è provarlo e vedere se può appassionare, perché bisogna dedicargli molto tempo.


60 sett. / 2010

TE.AM informa

LA CITTÀ IDEALE “I materiali della pianificazione urbana sono il cielo, lo spazio, gli alberi acciaio e cemento ... “ (Le Corbousier)

Si tratta di una delle citazioni di personaggi famosi che troviamo sui nuovi cestini che la Te.Am. ¬Teramo Ambiente Spa sta installando sul territorio del Comune di Teramo. L’installazione di un cospicuo numero di cestini (quasi trecento) annunciato dal presidente Raimondo Micheli è una operazione necessaria che andrà risolvere gli ultimi piccoli disagi per chi si trova a dover gettare una cartaccia mentre passeggia o per gestire le improvvise esigenze degli amici a quattro zampe. Pur nella sua semplicità, afferma Micheli, abbiamo voluto attribuire a questo servizio un forte significato simbolico e didascalico. Innanzitutto nella scelta del posizionamento abbiamo messo in campo una progettazione andando ad individuare, secondo criteri strategici, le ubicazioni più efficaci come in corrispondenza delle pensiline delle fermate dei bus, gli ingressi dei sottopassi, i giardini scolastici o le aree verdi comunali, i parcheggi pubblici, etc. Al tempo stesso vogliamo veicolare dei messaggi importanti sulla sostenibilità ambientale e sulla necessità che tutti gli attori dell’ecosistema urbano collaborino. Non sarà sfuggito il fatto che i cestini impiantati sono di due tipologie a seconda delle caratteristiche dell’area urbana per cui sono destinate. In particolare i modelli che stiamo ponendo a servizio delle aree verdi sono realizzati in plastica riciclata lavorata con effetto legno, altamente integrati nel contesto e coerenti nel loro significato. La plastica con cui sono realizzati infatti è ottenuta dalla attività di recupero dei rifiuti dalla raccolta differenziata: ciascuno di questi cestini viene ottenuto a partire da 1100 buste della spesa o da circa 250 contenitori di plastica. Proprio per sottolineare il fatto che per impostare fattivamente un percorso di sostenibilità ambientale è necessario formare e corroborare una vera e propria cultura dell’ambiente

nella sua interezza acquisendo la consapevolezza che la città, con tutti i suoi scenari urbani, è un vero e proprio ecosistema che appartiene a tutti coloro che vi abitano, abbiamo deciso di caratterizzare i cestini con una serie di citazioni, come quella, bellissima, dell’architetto Le Corbusier, appartenenti a figure eccellenti : Renzo Piano, Bertrand Russel, Karl Popper, Italo Calvino, Gianni Morandi, ed altri, per richiamarci al rispetto dei beni pubblici e al ruolo che ciascuno nella propria veste di cittadino o istituzione ha nel preservare il decoro urbano e contribuire ad un modello di sviluppo più sostenibile. Come già affermavo quando ero assessore all’ambiente, mi trovo ora con maggior convinzione a ribadire, nella veste di Presidente della azienda che gestisce l’igiene urbana teramana, che la collaborazione della cittadinanza è il fattore determinante per il successo di qualsiasi iniziativa ambientale che in nessun caso può essere imposta ma sempre condivisa. In questo senso sono fondamentali i feedback, i suggerimenti e le critiche costruttive che consentono spesso di chiarire una problematica, migliorare un processo o affinare una scelta. Da parte nostra garantiamo il nostro impegno a migliorare la nostra capacità di ascolto e a erogare servizi sempre più moderni, ricchi ed efficienti. Dall’altra parte non possiamo che prendere atto di una cittadinanza sempre più matura, partecipe e consapevole e per questo confido che taluni brutti episodi di inciviltà del passato anche recente, come l’utilizzo di cestini per gettarvi le buste della spazzatura di casa ed eludere le regole del porta a porta o il loro danneggiamento, non si verificheranno più. Si tratta di un patrimonio della collettività che assolve un servizio pubblico. Come ha detto Thomas Fuller, scrittore inglese del del XVII secolo, “Gli uomini e non le case, fanno la città”.



62 sett. / 2010

Salute e piacere a tavola

DI

PAOLO DE CRISTOFARO*

Il nostro compito di operatori sanitari della nutrizione non è solo quello di curare l’emergenza delle patologie alimentari (anoressia, bulimia, obesità), ma soprattutto quello di promuovere il modo corretto di rapportarsi con il cibo. Alimentarsi bene significa per prima cosa saper dialogare con il proprio corpo e con l’ambiente. Il dialogo consiste nel coordinare il cibo e la sua variabilità stagionale, con il “corpo reale” e quindi, con la risposta che il corpo rielabora in risposta alle nostre scelte. Il dialogo è costituito da un fluire di messaggi tra emittente e ricevente, in questo caso tra mente e corpo, che creano assonanza e sviluppano una concordanza tra percezioni e bisogni, realizzando l’omeostasi dinamica della propria immagine corporea. Perdere il filo di questo dialogo, significa perdere la sintonia, significa divergere e risvegliarsi con un corpo non voluto, avido e insoddisfatto, malnutrito o in eccesso ponderale, che è tuttavia sfuggito al governo di una mente che ha avuto altre priorità, altre emergenze e ha eluso o tradito il corpo. Che fare per riprendere il governo del corpo? Prima di attuare qualsiasi cambiamento di alimentazione o di stile di vita bisogna sapere da dove si parte e dove si può arrivare, e poiché “natura non facit saltus”, qualsiasi processo di riequilibrio è graduale e di non facile autogestione. Per cui la scelta più opportuna è quella di farsi seguire da esperti che utilizzino metodiche di personalizzazione nutrizionale sulla base di una corretta valutazione dello stato nutrizionale, del metabolismo e della sfera psicologica. Per concludere, le scelte alimentari estemporanee e il cibo inappropriato, spesso con-

dizionato dai ritmi della vita odierna, ma anche da una certa tendenza alla semplificazione e alla perdita della cultura gastronomica delle nostre popolazioni, lo paghiamo in termini di malessere psicofisico, di mancanza di energia corporea, di apertura mentale, di creatività, di capacità comunicativa. L’anoressia e l’obesità ci preoccupano solo perché non conosciamo le situazioni iniziali e intermedie che sono ben mimetizzate nella cosiddetta “normalità”. Purtroppo spesso vediamo solo le condizioni che ci allarmano, ma in tutto ciò non c’è un problema di calorie e nutrienti, ma il bisogno di riconnettere il cibo in modo creativo all’interno delle nostre relazioni fondamentali, recuperando i feed-back ambientali, sensoriali e corporei, in assenza dei quali mancano gli argini che consentono di godere del piacere del cibo senza sensi di colpa e senza pericoli per la salute. Tutto ciò non ha bisogno di diete, ma sicuramente occorre fare un importante salto culturale che la ristorazione di qualità ha già fatto proprio. Il piacere a tavola, infatti, non si raggiunge più attraverso l’abbondanza, come in tempi passati. Il piacere oggi si raggiunge attraverso l’armonia e attraverso la sollecitazione e partecipazione di tutti i sensi. La vera gastronomia non ha a che fare con il mangiare, ma con la sublimazione del mangiare. Ciò non è in contrasto con le regole della sana alimentazione, ma anzi ne rappresenta la sintesi più evoluta che è destinata a pagare di più e a far emergere il valore aggiunto di chi opera in questa direzione. Provare per credere. *Responsabile Centro Regionale Nutrizione Giulianova ASL Teramo


63 sett. / 2010

Il mal di schiena Esercizi specifici per un fastidioso disturbo diffuso a ogni età DI

VALTER DI MATTIA

Il dolore della schiena è un problema di salute che interessa in particolare le persone in età lavorativa. Colpisce persone che svolgano lavori pesanti ma anche leggeri. Il “mal di schiena” si può presentare in ogni tipo di professione e abitudine di vita. L’evoluzione dell’andatura “quadrupedica” a quella eretta ha portato l’uomo ad assumere posizioni scorrette e abitudini posturali non ottimali che, con il passare degli anni, portano a patologie dell’apparato locomotore con scompensi delle “catene muscolari”. In molti casi lo scompenso dipende da una forte “ipertonia” muscolare distrettuale che, in costante accorciamento, provoca rigidità e fa perdere l’allineamento fisiologico del corpo. La nostra schiena ha un asse portante centrale costituito dalla “colonna vertebrale”. Essa è formata da una serie di segmenti sovrapposti (vertebre) che formano un complesso “mio-osteo-articolare” che consente all’uomo la stazione eretta e la conservazione dell’equilibrio garantendo le caratteristiche di “flessibilità e stabilità”. In base alle caratteristiche ed alla sede, vengono denominate: Cervicali (in numero di 7); Dorsali (in numero di 12); Lombari (in numero di 5). Complessivamente sono 24 vertebre unite da 74 articolazioni. Tutte le vertebre, eccetto le prime due del tratto cervicale e le ultime del tratto sacro-coccigeo, sono tra loro separate da un disco intervertebrale avente funzione ammortizzante. Il disco vertebrale è considerato un sistema idraulico per la sua capacità di idratarsi e disidratarsi. Esso è formato da due parti distinte: (a) parte centrale (nucleo polposo) sostanza gelatinosa costituita per oltre l’80% di acqua; (b) parte esterna (anello fibroso). Nella stazione eretta il nucleo polposo si disidrata per la compressione esercitata sui dischi dal peso corporeo, mentre si inibisce nella stazione in decubito.

La pressione nel centro del disco, anche senza carico, non è mai nulla; l’idrofilia del nucleo crea uno stato di pre-compressione che fa aumentare la resistenza del disco alle varie sollecitazioni. Con l’età, con lo scarso movimento, la colonna perde il grado di idrofilia e la sua mobilità. Sciatalgie, artrosi vertebrali, dorsalgie, lombalgie, sono disturbi legati spesso alla vita sedentaria. Inoltre, l’uso esagerato dell’automobile, del computer, l’aumento ponderale, che affliggono la nostra generazione favoriscono la prevalenza statica su quella dinamica. L’ipertonia muscolare che ne deriva costituisce un fattore predisponente nell’insorgere di condizioni vertebrali dolorose. Propedeutica per il “mal di schiena” Un regime di attività fisica finalizzata, protratta nel tempo, con esercizi scelti attentamente è più efficace del riposo a letto. Il movimento farà migliorate il paziente prevenendo la cronicizzazione e quindi quello stato definito “cronic pain”. Gli specialisti insistono molto sul fatto che l’immobilizzazione non permette una buona “nutrizione” del disco intervertebrale e porta a modesta ipomiotrofia, minore tenuta legamentosa, fenomeni di degenerazione cartilaginea, fino ad osteoporosi. Esercizi mirati Alcuni distretti muscolari vanno sottoposti ad allungamenti passivi, mentre altri tonificati (addome, muscoli antigravitari, ecc.). Applicazioni posturali di stiramento muscolare attivo restituendo la loro elasticità naturale recuperando la funzione persa o danneggiata (metodo Mèzierés). Il “mantenimento - raggiungimento” dello stato di salute, anche attraverso un corpo efficiente e ben funzionale, è un concetto ormai consolidato da numerosi studi scientifici e dovrebbe far parte della cultura di uno stile di vita che porti al concetto di “Equilibrio, Economia, Comfort (metodo Pilates).


64 sett. / 2010

L’agente provocatore Capita a volte di apprendere dalla cronaca giornalistica come pericolose organizzazioni criminali vengano assicurate alla giustizia anche grazie all’operato di soggetti – in genere appartenenti alle forze dell’ordine – che s’infiltrano nella struttura illecita, apparentemente con lo scopo di favorirla nella commissione dei reati, ma in realtà con il preciso intento di consentirne l’individuazione e la repressione. Costoro vengono tecnicamente definiti agenti provocatori. L’agente provocatore, in effetti, è colui il quale fingendosi partecipe di un’attività delittuosa, “provoca” l’azione di altri con il solo scopo di permetterne l’incriminazione da parte delle autorità inquirenti. Nel nostro ordinamento non esiste una disposizione normativa che definisca, in generale, la figura dell’agente provocatore, ma solo specifiche previsioni di legge che ne disciplinano l’attività con riferimento a determinati reati. E’ il caso, ad esempio, all’art. 97 del D.P.R. 309/1990 che dichiara, tra l’altro, non punibili gli ufficiali di polizia giudiziaria addetti alla unità specializzate antidroga i quali, al solo fine di acquisire elementi di prova in ordine ai delitti concernenti gli stupefacenti, acquistano, ricevono, sostituiscono od occultano sostanze stupefacenti o psicotrope o compiono attività prodromiche e strumentali. Altre ipotesi di agente provocatore sono state, poi, introdotte in materia di riciclaggio e di armi; di acquisto simulato di materiale por-

DEL DOTT.

ROBERTO SANTORO (MAGISTRATO)

nografico, nonché in tema di contrasto al terrorismo internazionale. Nonostante l’enorme rilevanza e pericolosità del servizio prestato – si pensi a coloro che entrano a far parte di associazioni di tipo mafioso – il contributo fornito dall’agente provocatore ha sollevato, tuttavia, non pochi problemi tra studiosi e giudici poiché si sostiene che egli, quantunque sia animato da nobili finalità, agevolerebbe la commissione del reato, anziché prevenirlo. Attualmente, sono sostanzialmente due gli orientamenti che escludono la punibilità dell’agente provocatore, sia pure con motivazioni diverse. L’uno, sostenendo come l’attività provocatoria sia giustificata dall’adempimento del dovere previsto dall’art. 51 del codice penale, poiché la polizia giudiziaria ha l’obbligo di ricercare le prove ed assicurare i colpevoli alla giustizia. L’altro, valorizzando la mancanza di dolo in capo all’agente, poiché egli è convinto che l’attività criminale, in ogni caso, non giungerà a compimento. Probabilmente è più corretto ritenere come il legislatore, tenuto conto della gravità di particolari tipi di delitti, abbia inteso eccezionalmente derogare al generale principio di prevenzione dei reati, riconoscendo determinate ipotesi di non punibilità in favore dell’operato di coloro che si trovano ad agire al solo scopo di assicurare i responsabili alla giustizia.

Legge 104: assistenza, integrazione e diritti dei disabili Ha lo scopo di garantire il rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona disabile e promuoverne la sua piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società; il raggiungimento della massima autonomia possibile, la partecipazione alla vita della collettività, la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali; perseguire il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali; predisporre interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale. La legge prevede una serie di agevolazioni sul piano fiscale, lavorativo e scolastico. Diritto all’istruzione: al bambino è garantito l’inserimento negli asili nido, per sviluppare -sin da tale tenera età- le potenzialità nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni

e nella socializzazione. L’integrazione scolastica è garantita nelle sezioni e nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle università, e si realizza principalmente attraverso: una programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati. Nelle scuole di ogni ordine e grado sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti specializzati; gli insegnanti di sostegno assumono la con-titolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica. Lavoro: la persona può usufruire, a sua scelta ma in alternativa, o di due ore al giorno retribuiti oppure di tre giorni al mese interamente retribuiti e coperti anche da contribuzione figurativa. I permessi mensili ed i riposi giornalieri sono garantiti anche al genitore lavoratore, anche se l’altro genitore non svolge attività lavorativa, indipendentemente dalla minore o maggiore età del figlio; in mancanza dei genitori, i parenti ed affini entro il terzo grado possono utilizzare i giorni di permesso anche se non sono conviventi con

(Eventuali tematiche da trattare possono essere segnalate all’indirizzo avvocato@studiolegalepuca.it) DI

GIANFRANCO PUCA (AVVOCATO)

il disabile purché gli prestino assistenza continua ed esclusiva. Se i genitori lavorano i permessi spettano ad entrambi, ma non contemporaneamente.Se il bambino disabile è minorenne, è previsto anche un prolungamento del congedo parentale sino a tre anni. Diritto di voto: In occasione di consultazioni elettorali il Comune organizza un servizio di trasporto pubblico in modo da facilitare agli elettori handicappati il raggiungimento del seggio elettorale. Il cittadino impossibilitato ad esercitare autonomamente il diritto di voto è accompagnato in cabina da una persona di sua fiducia, iscritto nelle liste elettorali. Agevolazioni per i veicoli: Per le categorie A, B, o C speciali, con incapacità motorie permanenti, le unità sanitarie locali contribuiscono alla spesa per la modifica degli strumenti di guida. Sono previste agevolazioni fiscali (IVA agevolata, detraibilità IRPEF, esenzione pagamento bollo auto, esenzione imposte trascrizione passaggi di proprietà) per l’acquisto di un veicolo da parte di un disabile o di un suo familiare.


65 sett. / 2010

Malattie estive di Fido e Micio zecche, pulci e ... dintorni A CURA DI

FRANCESCA ALCINII*

Sole, spiagge, mare, scampagnate e viaggi, queste e molte altre parole ci regalano la dolce sensazione dell’estate. La calda stagione che vede il suo massimo nel mese del solleone è per molti sinonimo di relax, ma cosa possiamo fare per rendere piacevole l’estate anche per i nostri amici? Molte insidie si nascondono tra le verdi alture abruzzesi e le calde notti costiere. Ma niente paura! Con qualche accorgimento ed un po’ di prevenzione anche fido e micio possono tranquillamente godere dell’estate. L’articolo non vuole e non può essere esaustivo a causa della vastità degli argomenti e delle continue ricerche che tutt’oggi si svolgono su alcune malattie. L’intento, quindi, è quello di fornire un quadro generale ai proprietari sui pericoli estivi dei loro amici e indirizzarli dai loro veterinari di fiducia per maggiori informazioni. Patologia molto diffusa nelle regioni meridionali che colpisce i cani è la Leishmaniosi. A trasmettere questa malattia dei piccolissimi insetti detti flebotomi o pappataci, simili alle zanzare.La malattia spesso è asintomatica, difficile, dunque, la diagnosi. Nei casi in cui il decorso della malattia dovesse manifestare i sintomi, tra i più comuni troviamo: perdita repentina del peso, alopecia, lesioni cutanee tipo piccole ulcere e dolori articolari. La Leishmania inoltre, è un’antropo-zoonosi, ovvero una malattia trasmissibile all’uomo. La contaminazione non avviene tramite il cane, ma solo attraverso il flebotomo che dopo aver punto l’animale punge l’uomo. Non è possibile, inoltre, la contaminazione tra cani, è indispensabile sempre la puntura dell’insetto. La malattia spesso è letale e la prevenzione è la miglior via da intraprendere. Evitare che il cane dorma in giardino durante le ore notturne può diminuire la probabilità che il cane venga punto, ma non basta. Installare zanzariere a trama fitta può aiutare, ma il miglior rimedio sono i collari, spray e spot-on antiparassitari. Attenzione alle irritazioni cutanee. Il vostro medico veterinario saprà indicarvi quello più adatto. Trasmettitori di malattie non sono solo i flebotomi, ma anche le zecche e le pulci, che oltre a infastidire con azione meccanica, possono causare dermatiti allergiche e veicolare altri parassiti interni nei nostri amici.

Zecche e pulci colpiscono indistintamente cani e gatti. Le prime, più rare nei gatti che vivono in casa, trasmettono la malattia di Lyme, l’Erlichiosi e la Babebiosi, e la tularemia nei gatti. Questa può essere contratta sia se il felino mangia carne di coniglio infetto, sia se è morso da una zecca che precedentemente si era nutrita di sangue di coniglio infetto. Attraverso i morsi (quindi la saliva del gatto) e gli altri fluidi corporei l’uomo può contaminarsi. Le pulci, invece, oltre a trasmettere un verme intestinale noto come Dipylidium caninum può provocare in alcuni soggetti la D.A.P. ovvero la Dermatite Allergica da Pulci. Anche in questi casi la prevenzione è la miglior scelta. Spesso gli stessi antiparassitari efficaci per le zecche lo sono anche per le pulci, con il vantaggio di avere un solo prodotto con più effetti. Particolare attenzione durante l’estate bisogna rivolgerla alle alte temperature per evitare colpi di calore, soprattutto se siamo proprietari di un animale anziano o con problemi cardiocircolatori. Se asma, ipersalivazione, vomito o convulsioni sono i sintomi che state osservando, probabilmente vi trovate davanti a un caso di colpo di calore. La prima cosa da fare è cercare di raffreddarlo, magari coprendolo con un telo o asciugamano bagnato o, direttamente, con dell’acqua, la seconda è quella di correre dal veterinario. Attenti quindi a non lasciare animali chiusi in macchine parcheggiate al sole (ricordatevi che è reato), a lasciare sempre disponibili ciotole d’acqua fresca, evitando lunghe passeggiate nelle ore più calde, estenuanti corse dietro motorini o biciclette e avendo riguardo nel lasciare in giardino uno spazio all’ombra. In conclusione, la parola d’ordine è prevenzione. Con un po’ di accorgimenti e su consiglio del veterinario l’estate diventa un piacere anche per i nostri amici.


66 sett. / 2010

Ingredienti & preparazione Per la pasta frolla: 100 gr di zucchero, 80 gr di burro, 3 uova (1 intero e 2 tuorli), 250 gr di farina, 1 buccia di limone (da grattugiare), 1 cucchiaio di lievito. Per condire la marmellata: 300 gr di marmellata d’uva (o anche 200 gr di mele cotogne), cioccolato fondente 70/80 gr, 250 gr di mandorle tostate e tritate, limone, liquore 1 bicchierino (es. rhum all’arancio) Disporre a “vulcano” alemno 200 gr di farina. Nel “foro” centrale mettere le uova e sbatterle senza unire troppo la farina. Aggiungere lo zucchero. Sbattere senza “trasbordare” (nel caso malaugurato aggiungere altra farina). Grattugiare la buccia di limone. Aggiungere il burro, lu buccia di limone grattugiata e il lievito. Unire il tutto, procedendo ad un delicato lavoro di impasto esclusivamente con le mani. N.B. Se necessario, perché troppo molle, aggiungere farina. Realizzare una “palla” uniforme con l’impasto. Mettere la “palla” in frigo; intanto, accendere il forno. Prendere la marmellata (o solo d’uva o anche di mela

cotogna) e aggiungere mandorle (già tritate) e pezzettini di cioccolato fondente, il liquore. Unire il tutto. N.B. Per eventuale amalgama, sbriciolare biscotti tipo frollini. Estrarre la “palla” dal frigo. Metterne da parte un pò (10%). Usare una teglia (diametro di 24 cm) ed imburrarla. “Lavorare” manualmente l’impasto sulla teglia stendendola fino a coprirla per intero. Disporvi sopra tutta la marmellata condita. Con la pasta frolla messa da parte, fare listelli per creare una griglia sopra la marmellata. Spennellare la superficie della crostata con l’albume delle uova usate. Mettere in forno a 150° per 50/55 minuti massimo.

Crostata alla marmellata & Zucchine ripiene

Dal volume “Una ricca...cucina povera” di Roberto Pelillo

Ingredienti & preparazione (per 5-6 persone): 10-12 zucchine (possibilmente di dimensioni simili tra loro), ½ bicchieri di olio, 250 gr di carne tritata (misto di manzo e maiale), 7-8 cucchiai colmi di pane grattugiato, 50 gr di parmigiano grattugiato, 2 uova, prezzemolo tritato, ½ bicchiere di vino bianco secco. La carne macinata (se piace aggiungere un po’ di carne sempre macinata di tacchino – max 100 gr) viene impastata con le uova battute, il pane grattugiato, il parmigiano, il prezzemolo. Si “cavano” le zucchine – usando idoneo coltellino – e, con la dovuta attenzione, si procede a riempire bene le zucchine. Terminata questa “operazione”, si mettono a soffriggere le zucchine, girandole delicatamente per farle rosolare in modo uniforme. Si aggiunge il vino e – se necessario – un po’ d’acqua.




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