PrimaPagina sett. 2011

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Gentilissima Redazione, ho letto con una certa curiosità l’articolo sul vostro periodico riguardante San Nicolò e l’intervista rilasciata dalla signora de Iuliis. Abito a San Nicolò da quasi quattro anni, e tutto ciò che mi può aiutare a comprendere meglio come vanno le cose qui mi interessa. Cosa ho capito finora? Che la popolazione si accontenta: un centinaio di metri d’asfalto nuovo, una fiera primavera o autunno. Il degrado e la riduzione a quartiere dormitorio sono conseguenza ovvia: se qui c’è poco, per far crescere i nostri figli, farli giocare, fargli fare una passeggiata dobbiamo portarli altrove. Altrimenti, bisogna accontentarsi del parco giochi (se così vogliamo chiamarlo) su via C.Colombo, dove oggi manca la panchina, domani una parte dello scivolo. Oppure, c’è sempre la piazza o una bella passeggiata lungo la Nazionale! Ho chiesto dove fosse la pista ciclabile menzionata nell’intervista suddetta, ma i miei interlocutori mi hanno guardato spaesati e forse pensato “chissà la signora che ha bevuto!?”. Se non si pretende, nessuno ti prenderà mai in degna considerazione. E questo vale per tutto, anche per la scuola. Nel piano di dimensionamento scolastico, la Scuola dell’Infanzia di Tofo chiude. Un bel risparmio per le casse. I bambini al plesso Zona Peep. Una bella e spaziosa struttura

che avrebbe bisogno di un restyling, passatemi il termine, a fronte del risparmio per renderla ancora più gradevole per i bambini e chi ci lavora. Un valore aggiunto per persone e territorio, perché il degrado se no resta dentro e appiccicato addosso e tutte le opportunità scivolano via e saranno destinate sempre ad altri, ad altri quartieri, altre persone. Con l’unico risultato di portare altrove idee e voglia di non accontentarsi. Valeria Gnagnarelli

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4 sett. 2011

In copertina: Sindrome Facebook (foto free royalty from internet)

n. 07 anno 3 sett. 2011

Ricordate quando settembre annunciava lo sbadiglio prolungato delle vacanze, senza libri e quaderni, mentre l’occhio eccitato spiava già il primo ottobre, con la certezza della riapertura delle aule e l’annuncio di una nuova avventura? Erano altri tempi. Bellissimi. Forse perché lontani e tinti dall’adolescenza. Oggi è settembre a scuotere il frastornato e confuso ritorno in classe. Alla scuola e ai suoi contorni riserviamo questo inizio di Prima Pagina. Non a caso l’approfondimento del mese si occupa della “sindrome facebook”, fenomeno che coinvolge i più giovani con risvolti preoccupanti. Ancora una volta determinante sembra essere il ruolo educativo di scuola e famiglia, le due metà della mela sgranocchiata quotidianamente dai ragazzi. Alcuni, avidamente fino al torsolo; altri, per due o tre morsi. Con incongruente stanchezza. Buone notizie dall’ufficio dal provveditorato regionale. “Stiamo lavorando – ha dichiarato il neo direttore Giovanna Boda – per combattere la dispersione scolastica con attività innovative che coinvolgano maggiormente gli studenti, soprattutto i più svantaggiati”. Non abbiamo dubbi sulla “giovane” buona lena della dirigente. E’ ovvio che non si tratta soltanto del recupero di coloro che si dondolano stretti tra i banchi - fuori luogo come un elefante tra pezzi di Baccarat-, ma di un progetto educativo più a largo raggio. Almeno si spera. Anche perché, accanto ai soliti somari da addomesticare con nuove succulenti carote, piuttosto che con randellosi e inutili bastoni, sopravvive

una (per fortuna) ampia fetta di curiosi del sapere, spesso trascurati e demotivati. Giunge a proposito l’auspicio di un illustre economista di origine abruzzese, docente alla Normale di Pisa. Marcello De Cecco, a proposito della crisi che accomuna l’Abruzzo alle altre regioni italiane, ha individuato la débacle della nostra regione nella “qualità degli studenti che escono dalle superiori e dall’università”. Ovvero nella “decadenza della qualità del capitale umano”. Niente da eccepire, dal momento che i nostri atenei sembrano più preoccupati a conservare la propria eburnea indipendenza che a sfornare menti pronte e preparate al futuro prossimo. Senza dimenticare che nel nostro Paese, tra i tanti primati negativi, manteniamo stretto anche quello di essere al penultimo posto per numero di laureati ( in coda c’è la Turchia). E che la rotta intrapresa da troppo tempo ormai verso una sorta di “buonismo” cattedratico non ha prodotto altro che l’illusione di saperci fare ad alunni e famiglie, e ai prof di essere “bravi”. Vale la pena, dunque, volgere lo sguardo in terra anglosassone. A Londra, nel nuovo istituto Crown Woods College di Greenwich si è deciso di adottare la “politica delle cravatte”. Stessa divisa, ma colori diversi al collo, a seconda

dei risultati scolastici conseguiti. Viola per lo studente capace, azzurro per quelli “ senza infamia e senza lode”, rosso per i mediocri. Discriminazione pura e semplice, si griderà da più parti, comportamento antisindacale, irresponsabile, diseducativo. In verità, forse un tentativo di evidenziare il merito senza mischiare tutto in un calderone dove sono sempre i migliori a perdersi inesorabilmente. “Credo alla pedagogia repressiva. Con i ragazzi bisogna essere duri”. La frase è di uno che merita, ancora oggi, di essere letto e riletto: Italo Calvino, mica un pirla qualunque… Tiziana Mattia

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Dal dissesto alla ripresa

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Inquadra e scatta con il tuo cellulare: accedi ai contenuti di “PrimaPagina” Si ringraziano gli inserzionisti per il loro contributo che consente la pubblicazione e divulgazione del periodico. Edito da E.C.S. Editori srl Via Costantini, 6 - TERAMO Tel. & Fax 0861. 250336 direzione@primapaginaweb.it redazione@primapaginaweb.it PROPRIETARIO DELLA TESTATA

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Daniele Cianci

Nicola Arletti Sara Arcieri

di Daniela Palantrani

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Quando lo zapping non c’era (2)

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Dopo molti anni siamo ancora quà

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Bambini “cattivi”

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Teramo che fù: Piazza Orsini

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Compleanno in Kayak

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“A casa meglio un blues”

di Alessandra Di Marcello di Matteo Lupi di Clementina Berardocco di Giuseppina Michini di Ivan Di Nino

di Domenico Parisi

Focus on Sindrome Facebook “Nel 2008, la diffusione di Facebook nel nostro Paese è stata così rapida da posizionare l’Italia al primo posto della classifica mondiale dei paesi con maggiore percentuale di incremento utenti”

Per i vostri quesiti ai nostri esperti redazione@primapaginaweb.it tel/fax 0861. 250336

Errata Corrige

Arti Grafiche Celori - Terni - Umbria Sail Post Agenzia Teramo 1

Nell’ articolo dell’edizione di Luglio - Agosto 2011, posto a pag. 24: la situazione dei parcheggi selvaggi è riferita a Colleatterato Basso non Alto come descritto nell’articolo.

25 agosto 2011

La responsabilità delle opinioni e apprezzamenti espressi negli articoli pubblicati è dei singoli autori da intendersi libera espressione degli stessi. Alcune collaborazioni sono gratuite. Per motivi organizzativi testi, foto e disegni inviati in redazione non verranno restituiti. Il contenuto della pubblicazione è coperto dalle norme sul diritto d’autore. I diritti di proprietà letteraria ed artistica della rivista sono legalmente riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.

Nell’articolo presente nel Focus dell’edizione Luglio - Agosto, posto a pag. 35 lo specialista medico intervistato è il dott. Berardo Valerii e non Valeri come erroneamente stampato.


6 sett. 2011

La visione globale di Davide Calcedonio Di Giacinto assessore provinciale al Bilancio DI

DANIELA PALANTRANI

Provincia al centro di polemiche, critiche e provvedimenti non solo a livello locale. Davide Calcedonio Di Giacinto, guida l’assessorato con deleghe al Bilancio, Patrimonio, Finanze, Informatizzazione, Personale e Politiche Comunitarie. Al di là della dialettica politica di partito, qual è la reale situazione economica della Provincia di Teramo? “Al 1 gennaio 2011 il bilancio era in dissesto.Taglio del Governo unito alla riduzione delle entrate rispetto alla situazione dei servizi che comunque aumentavano, l’alluvione ed altre situazioni, questa valutazione era inevitabile. Il rimedio sarebbe potuto essere il

“Dal Dal dissesto alla ripresa” ripresa taglio dei servizi a zero, quindi rinunciare al servizio di trasporto, o l’assistenza ai disabili. Situazioni in cui si hanno degli obblighi legislativi e a cui non ci si può sottrarre. Spese per il personale, rimborso mutui ed interventi obbligatori al territorio, eravamo sotto di quasi tre milioni di euro. E’ stato effettuato un taglio, drastico in alcune situazioni, dove potevamo agire: il personale. Sono state fortemente

ridotte le spese di consulenza, si è puntato sul risparmio energetico con impianti fotovoltaici e la virtualizzazione del sistema informatico. E’ aumentata la RC Auto per un introito complessivo di 1 milione 400mila euro, che ha consentito di chiudere il bilancio con una situazione di capitoli quasi a zero. Abbiamo mantenuto un minimo di contributi alla cultura per dare un segnale anche alle molteplici


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associazioni che attivano molte importanti iniziative per il territorio. Anche se al primo dell’anno avrei scommesso sul dissesto, oggi possiamo dire, attraverso questi tagli, di essere fuori da tale rischio, ma sempre in una situazione di oggettiva difficoltà economica. Se si fa un calcolo tra tagli del governo, meno entrate, e servizi erogati e debiti fuori bilancio riconosciuti, noi oggi ragioniamo con 13 milioni di euro in meno. Con questa somma in più lascio solo immaginare le cose che avremmo potuto fare!”. Quali sono stati gli interventi più rilevanti, adottati a favore del territorio? “L’anno scorso abbiamo anticipato la cassa integrazione straordinaria, che è stata importantissima, per tutte le famiglie a cui è stato consentito di ottenere il beneficio economico senza dover attendere mesi. Superfluo precisare che tale attesa avrebbe messo sul lastrico decine di nuclei familiari. Quest’anno invece siamo intervenuti direttamente sulle imprese attraverso il factoring, uno strumento che dà alla Provincia la possibilità di liberarsi da situazioni debitorie e alla ditta di realizzare l’importo del credito. La Provincia in questa maniera mette le aziende fornitrici nelle condizioni di mantenere posti di lavoro”. La manovra economica prevede pesanti tagli alle strutture dello stato, possibili abolizioni di province e comuni. Cosa accadrà a Teramo? “Teramo non rischia assolutamente nulla. I dati Istat sono chiari: siamo intorno ai 312.000 abitanti. La manovra prevede l’accorpamento dei comuni sotto i mille abitanti e l’abolizione delle

province con un numero di abitanti di gran lunga inferiore al nostro. Il vero taglio è legato alla riduzione degli organi perché comuni e province dovranno dimezzare gli organi consiliari e la composizione della giunta sarà ridotta. Le Regioni dovranno ridurre il numero dei componenti il consiglio e giunte. Tagliare la provincia di Teramo comporterebbe una riduzione di costi di 500.000 euro rispetto ad un bilancio di 45 milioni: noccioline rispetto alla sostanza. Soprattutto con un territorio disomogeneo come il nostro che presenta problematiche vaste: mare, collina e montagna. In fondo l’abolizione delle province è un falso problema. Comunque mutui e personale andrebbero pagati ed i servizi erogati. Le province oggi svolgono attività importantissime che spesso non vengono neanche percepite dai cittadini: edilizia scolastica, strade, formazione lavoro, coordinamento tra i comuni e tantissime altre attività”. Una sua previsione in prospettiva sulla situazione economica del nostro territorio. “La situazione è difficile. Se siamo o non siamo all’interno della crisi non lo posso dire. L’economia dei mercati finanziari è altra cosa, l’economia reale è quella che dobbiamo considerare, ed è innegabile che le famiglie vivono in condizioni di difficoltà. Ci sono costi che pesano notevolmente anche sulla provincia, basti pensare al gasolio che a causa degli aumenti pesa in più sul bilancio per 70.000 euro. Occorre tempo per la ripresa”.

* Che cos’è il Factoring La situazione è difficile. Se siamo o non siamo all’interno della crisi non lo posso dire. L’economia dei mercati finanziari è altra cosa

Il factoring è un particolare tipo di contratto con il quale un imprenditore (denominato “cedente”) cede tutti i crediti presenti e futuri della propria attività imprenditoriale ad un altro soggetto professionale (denominato factor) il quale, dietro un corrispettivo ( commissione), assume l’obbligo a sua volta, a fornire una serie di servizi che vanno dalla contabilizzazione, alla gestione, alla riscossione di tutti o di parte dei crediti che quest’ultimo vanta in relazione alla propria attività, fino alla garanzia dell’eventuale inadempimento dei debitori, ovvero al finanziamento dell’imprenditore cedente sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso

il pagamento anticipato dei crediti ceduti. La cessione dei crediti non rappresenta il fine ultimo dell’accordo, ma lo strumento attraverso cui è possibile l’erogazione dei servizi da parte del factor. I crediti affidati in amministrazione al factor non devono di norma essere ceduti allo stesso; tuttavia nella maggior parte dei casi dietro il contratto di factoring si cela un’operazione di finanziamento dell’impresa cliente, infatti è prassi costante che il factor conceda all’impresa cliente anticipazioni sull’ammontare dei crediti gestiti. FONTE WIKIPEDIA.ORG


8 sett. 2011

I “FANTASMI” di Folignano

La cittadina marchigiana e la cronaca nera. Dal delitto di Melania Rea al nera mistero sulla scomparsa di un neonato. Un ragazzo racconta i lati oscuri della giovane coppia che si “palleggia” la tragica fine del piccolo Jason Jason. olignano è ormai divenuta una cittadina fantasma, popolata dagli incubi della cronaca recente che hanno sconvolto l’ intera nazione. Dopo appena due mesi dall’inquietante delitto di Carmela ‘Melania’ Rea, dalla piccola località dell’ascolano è emerso in tutto il suo orrore il caso del piccolo Jason, il neonato scomparso misteriosamente i primi di luglio da Piane di Morro di Folignano. Un gioco perverso, quello dei due genitori del piccolo, abili sin da subito a cambiare a loro piacimento la versione su ciò che è accaduto, contraddicendosi e rimescolando le carte del mazzo di questa folle vicenda.“Il piccolo è in Svizzera, nei pressi di Lugano, affidato ad una coppia di parenti della mamma”. Poi: “Jason è morto, dopo essere caduto in seguito ad un banale incidente domestico. Lo abbiamo seppellito nelle campagne di Castel Trosino, nei dintorni di Ascoli”. Giorni e giorni di ricerche vane. Nulla. Gli inquirenti sono ritornati nuovamente al punto di partenza. Vicenda torbida, contraddistinta dalla menzogna dei suoi due protagonisti.Ancora

una volta, sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica, un nuovo mistero che nasce, così come per Melania/ Salvatore, dal lato oscuro di una coppia. Un nuovo mostro emerso da un giovane amore. Katia Reginella, madre del piccolo, e Denny Pruscino, compagno della donna 24enne e padre putativo del bambino, due sfingi ancora da svelare, celati dietro volti distaccati, controversi. Un intero paese chiuso in un silenzio forzato, irreale. Nessuno vuole parlare, nessuno sente di voler commentare. Tanto il disgusto, l’incapacità di accettare l’ennesimo orrore. Ma qualcuno, quasi sottovoce, riesce a trovare la forza di parlare e raccontare chi sono Denny e Katia. “Una coppia strana, l’ho sempre pensato – racconta un ragazzo che abita poco distante dalla casa della coppia –. Li conosco da circa quattro anni, cioè da quando sono andati a vivere in quella mansarda. Due giovani con le idee poco chiare e qualche scheletro nell’armadio ingombrante”. Il piccolo Jason, infatti, è il frutto della relazione extraconiugale della giovane madre con un 18enne di Maltigliano. Una

storia che a Denny, 30enne irrequieto, non sarebbe mai andata giù. Katia, in una delle deposizioni rilasciate ai sostituti procuratori Pirozzoli e Piccioni, avrebbe anche accusato il compagno di aver ucciso il piccolo scaraventandolo con forza per terra. Salvo poi ritrattare. Prima di Jason, la coppia aveva avuto due figli, nati sani e rimasti invalidi nei primi giorni di vita in seguito a incidenti domestici. mai chiariti del tutto. “Una vita, la loro, segnata dal vizio della droga – sostiene la voce -. Solo pochi giorni fa è finito in carcere per una storia di eroina il fratello 21enne di Danny, Marco. Ricordo che spesso li si sentiva discutere violentemente tra le mura domestiche. Grida che non promettevano nulla di buono: le loro discussioni degeneravano spesso in violenza. Danny e Katia erano persone irascibili, lunatiche. Chissà, forse per questioni riconducibili agli stupefacenti. Personalmente non sento di giudicarli, ma come molti altri della comunità di Folignano non mi stupisco affatto che tutto questo schifo sia accaduto a loro. Per quanto mi riguarda, sono sempre stati due ragazzi immaturi e incapaci a gestire una


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famiglia come quella”. In seguito alla scomparsa del piccolo Jason le vite dei due giovani genitori inevitabilmente si sono separate. Lei, difesa dall’avvocato Francesco Ciabattoni, è reclusa nel carcere di Castrogno dal 20 luglio scorso. Lui, rappresentato dal legale Felice Franchi, si trova ancora dietro le sbarre del carcere di Marino del Tronto, dove i primi di agosto aveva tentato in un momento di depressione di togliersi la vita ingerendo della candeggina. Su di loro gravano come macigni le accuse di maltrattamenti, abbandono di minore ed occultamento di cadavere. Due anime perse, quelle della giovane coppia di Folignano, lontane dal mondo tanto quanto il mondo è lontano dalla verità su cosa sia effettivamente accaduto ad un bimbo di appena pochi mesi. Poco prima dell’arresto di Danny, la coppia stava progettando una fuga all’estero per far perdere le tracce. Una fuga come unica soluzione prima che iniziassero gli interrogatori, le perquisizioni, i numerosi sopralluoghi nei boschi tra Ascoli e Teramo finiti come grandi buchi nell’acqua. Prima che l’orrore di una coppia della piccola Folignano arrivasse nuovamente sotto gli occhi di tutti. RAUL RICCI

Una vita, la loro, segnata dal vizio della droga ...

“Uno Uno stadio per unire unire” Tra i numerosi ricordi di vent’anni a capo della Squadra Mobile, Matteo Del Fuoco rievoca la stagione delle “battaglie” biancorosse DI

MIRA CARPINETA

i quei venti anni passati a dirigere la Squadra Mobile, Matteo Del Fuoco ricorda con emozioni ancora vibranti, i suoi rapporti con la tifoseria teramana, gli Ultras, i Devil Korps, e le “battaglie “ combattute dentro e fuori lo stadio comunale. Ancora oggi sui muri della città riaffiorano testimonianze, con le scritte ormai sbiadite, che anticipavano o commentavano gli esiti delle partite, a ricordare una mitica stagione sportiva, con il Teramo in C1, mai replicata. Un tifo che coinvolgeva adulti e ragazzi, padri e figli, accomunati dall’euforia di un momento magico e alle fortune di una squadra. Tifo colorito e colorato, energico ed esuberante, fatto di canzoni e di striscioni, ancora non fisicamente violento. “La percezione del cambiamento avvenne con l’arrivo di contaminazioni esterne allo sport, prima fra tutte la droga e poi la politicizzazione del tifo - esordisce Matteo Del Fuoco, nel riprendere il racconto delle sue memorie teramane -. In molti adulti di oggi è ancora vivo il ricordo dei derby, le partite TeramoGiulianova che vedevano tutte le tifoserie prepararsi agli appuntamenti sportivi con grande fervore. La vigilanza della Polizia cominciò ad avere un ruolo sempre più importante per contenere l’espandersi dei fenomeni più violenti”. Il vice questore, autorità preposta all’emissione dei Daspo (i provvedimenti

di espulsione), diventa l’antagonista numero uno: “Vedevano in me il cattivo della situazione, quello che scortava le tifoserie tenendole separate, e impedendo qualsiasi contatto tra le parti che potesse dare origine a scontri. In realtà, oltre alla vigilanza, il nostro ruolo era anche e soprattutto di prevenzione”. Tra le scritte sui muri qualcuna era dedicata anche a Del Fuoco, con auspici non proprio amichevoli, se non quando erano vere e proprie minacce. Ma tra quei ragazzi arrabbiati, vittoriosi o sconfitti, a seconda delle giornate calcistiche, non è mancato chi ha invece apprezzato l’impegno di un poliziotto che nel suo lavoro ha portato oltre al dovere anche la visione del futuro. “Ricordo – conclude del Fuoco - che quando si iniziò a progettare il nuovo stadio, nella consulenza richiestami per la sicurezza dell’edificio, espressi chiaramente l’idea che lo stadio dovesse trasmettere un messaggio di aggregazione, che le reti di separazione delle tifoserie sicuramente non davano. Le reti andavano tolte, a mio avviso, proprio per educare i giovani e gli sportivi ai valori di condivisione degli eventi. Un messaggio prima di tutto culturale, in mancanza del quale si verificano spesso strumentalizzazioni negative. L’atmosfera con cui si viveva il tifo cominciò a cambiare proprio quando vi entrò la politicizzazione, una stagione che corse il rischio di segnare per sempre le vite e le fedine penali di alcuni giovanissimi tifosi”.


10 sett. 2011

Economia quando si iniziò a progettare il nuovo stadio... espressi chiaramente l’idea che lo stadio dovesse trasmettere un messaggio di aggregazione ...

Pomeriggio… “del” fuoco in piazza della Verdura Arrivano in treno. Un branco disordinato e rumoroso. Decisi a fare “casino”, come si diceva una volta. Il servizio di scorta alle tifoserie, predisposto per evitare gli scontri, era stato tranquillamente eluso dai tifosi del Giulianova, con quello “sbarco” fuori programma alla stazione di Teramo. Urlano slogan e minacce mentre risalgono Corso de Michetti diretti allo stadio Comunale. La macchina di traverso, a metà strada non riesce a fermarli, ma solo a rallentare la marcia, in attesa dell’arrivo dei rinforzi. A pochi metri, in piazza Verdi, anche i tifosi teramani si avvicinano. Lo scontro a quel punto è inevitabile. Nel frattempo vengono avanti altri agenti, cercando di separare i gruppi, ma qualcuno lancia una pietra e si scatena una vera e propria battaglia. Pugni e sassi dappertutto. Teramo come il far west. E come da copione arriva anche il colpo in testa. Qualcuno, dopo l’arresto, dopo il ritorno della calma e ancora dopo, chissà, magari se ne sarà anche vantato: “Ce l’ho fatta, ho colpito quel diavolo di Del Fuoco”.

La crisi taglia … collant ello scorso luglio i sindacati hanno indetto una manifestazione dinanzi a tutti gli stabilimenti della Golden Lady in Italia. La protesta ha interessato anche il sito di Basciano alle prese col drammatico momento che sta investendo l’Europa. Oggi la fabbrica del Vomano conta meno di cinquecento operai, la cui maggior parte sta scontando la crisi passandola in Cig. Lo stesso Emilio Angelini, della Uilta Uil ha ammesso con chiarezza: “La Golden Lady ha aumentato i Golden points in Italia da 500 a 750, ma sta riducendo il personale perché ha aperto in Serbia una fabbrica con 2500 operai che produce collants al costo di un trentesimo rispetto a quello italiano”. Quali le possibili soluzioni a medio e lungo termine? Molto ci sarebbe da scrivere sulla mentalità sociale della famiglia stanziale che non coincide di certo con quella imprenditoriale della delocalizzazione e del massimo profitto col minimo sforzo. La speculazione finanziaria, senza solide

fondamenta economico-industriali, contribuisce di sicuro allo sfacelo di un Paese scoordinato, disunito e lento. Tanto ci sarebbe ancora da dire sull’euro, prima moneta al mondo senza Stato e senza politica economica unica, con quell’assurdo cambio(1 euro =1936,27 lire) il quale ha toltoagli italiani metà del loro potere d’acquisto.Ciò che costava mille dire di colpo era “prezzato” un euro. E’ il cane che si morde la coda: stipendi bassi, costo della vita alto. I cittadini stringono i consumi e le aziende producono di meno, poi pian piano delocalizzano… chiudono…e impiegati e operai vanno a casa. La stessa BCE, che ha abbracciato il liberalismo economico dell’UE, è pronta contraddittoriamente ad allungare una materna mano ai propri figli con iniezionitampone di liquidità, che di certo non risolvono il problema strutturalmente. Una risposta potrebbe allora arrivare dalla politica, la quale, come diceva il compianto Remo Gaspari, rivolgendosi all’attuale presidente della Regione Gianni Chiodi, “deve eliminare le greppie e le mangiatoie”. N. VIANDI


11 sett. / 2011

TEAM, la storia TEAM a Teramo Ambiente, Te.Am. s.p.a., società mista pubblico-privata che si è costituita il 25 novembre 1995, operativa dal 1° marzo 1996. Capitale Sociale € 1.291.000,00; i soci pubblici, che detengono il 51% delle azioni, sono il Comune di Teramo (49%), MO.TE. e Ambiente S.p.A. (ex CO.R.S.U. Consorzio Comprensoriale per la Costruzione e gestione associata degli Impianti di Smaltimento di Rifiuti Solidi Urbani) per il 2%. Il socio privato (49%) è Enerambiente s.p.a. costituitasi dopo mille vicissitudini nel 2007, nata da una costola della SLIA s.p.a.

(a tempo interdetta dal Prefetto di Napoli su segnalazione dell’antimafia) che faceva parte della holding di Manlio Cerroni, re dello smaltimento dell’immondizia romana, laziale e non solo. La SLIA fu venduta nel 2000 a Stefano Gavioli che la liquidò nel 2005. Nello stesso anno senza mandato del Cda della Te.Am, l’allora presidente Lanfranco Venturoni avrebbe deliberato l’acquisto del 60% delle quote della società Tecnogyl srl, costituita il 12 luglio 2007 dai fratelli Di Zio, con capitale conferito dalla De.Co. (40%) dei fratelli stessi, trasformata in Team tecnologie Ambientali il 19 luglio 2007. Da qui l’inizio delle vicissitudini giudiziarie dei tre.

Venturoni è coinvolto nell’inchiesta di “rifiutopoli” della Procura di Pescara. Secondo i magistrati lui e i fratelli Di Zio avrebbero messo in atto un piano per favorire in maniera illegale la De.Co. per la costruzione e gestione di un impianto di bioessicazione dei rifiuti a Teramo senza gara d’appalto. Come corrispettivo per l’acquisto delle quote societarie, Venturoni avrebbe preso 30 mila euro della TeAm versandoli alla De.Co., per favorirla nella realizzazione dell’impianto. Venturoni avrebbe inoltre attribuito il progetto che la Team aveva presentato alla regione alla De.Co., dietro pagamento dei costi di realizzazione del progetto (76 mila euro) e si sarebbe


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occupato dell’aumento di capitale sociale della TeAm Tecnologie Ambientali, facendo in modo che la De.Co. conferisse il progetto dell’impianto e che la TeAm comprasse dei terreni situati a Terrabianca. Nell’inchiesta figura anche un avvocato brindisino,Giovanni Faggiano, 51 anni, ex AD proprio di Teramo ambiente, dimessosi nel 2010 e sostituito da Stefano Gavioli. Il pugliese, ex AD anche di Enerambiente spa, già indagato in quella che i giornali pugliesi hanno definito la Tangentopoli brindisina nel 2007 (che pilotava appalti e finanziava campagne elettorali dietro pagamento di denaro), è stato condannato in primo grado, assolto in appello e ora in attesa della sentenza della Cassazione. Attualmente Faggiano è in carcere a Napoli per un’inchiesta che lo vede al centro di un giro di tangenti sempre legate al mondo dell’immondizia. Respinge tutte le accuse, ma Salvatore Fiorito sostiene che l’avvocato gli aveva parlato della necessità di versare tangenti ad Asia, la società del Comune di Napoli per la raccolta dei rifiuti. Secondo quanto riportato da un quotidiano nazionale che vi sarebbero

state “assunzioni inutili ed illegali nel settore rifiuti e tangenti che venivano versate anche a funzionari dell’Asia. (…) Due arresti, quelli di Faggiano e Corrado Cigliano(…) i quali avrebbero imposto l’assunzione di personale da loro segnalato sulla base di indicazioni preferenziali da dirigenti e amministratori di Enerambiente, politici e sindacati”. La cooperativa San Marco “fu costretta ad assumere fittiziamente un’amica di Corrado Cigliano, Kaori Nogami, e a pagarle uno stipendio di 1.300 euro al mese in assenza di qualunque prestazione lavorativa”. Anche il subentrato Stefano Gavioli si è dimesso da AD della Team: è anch’egli indagato nell’inchiesta “Pecunia non olet” della Procura di Catanzaro. La Guardia di Finanza, eseguendo un’ordinanza delgip del Tribunale del capoluogo calabrese, Abigail Mellace, ha sequestrato alcuni beni tra cui una villa a Cortina d’Ampezzo, una barca a vela, automobili di grossa cilindrata e quote societarie. Tale operazione si è resa necessaria perché “uno degli imprenditori e più precisamente Stefano Gavioli, stava per alienare tutti i suoi beni per portare il denaro all’estero”. Semplificando al massimo, il sistema usato era una costruzione continua di “scatole cinesi”, costituendo continuamente nuove società per evadere il pagamento delle imposte. La discarica di Alli di Catanzaro era gestita dalla Slia spa-dunque riconducibile a Gavioli, Faggiano e Loris Zerbin- che cedeva ad Enerambiente la gestione e tutti i crediti vantati. Alla Slia, messa in liquidazione, rimanevano i debiti. E’ costituita successivamente una nuova società, la Enertech, alla quale venivano ceduti i crediti e la gestione della discarica. Anche alla Enerambiente restavano i debiti. Pure Equitalia ha inviato all’ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale

una comunicazione nella quale si segnalava che le società Slia e Enerambiente erano debitrici di ingenti somme di denaro, ma il funzionario dell’Ufficio in questione, Domenico Richichi, è indagato nell’inchiesta: piuttosto che “avere a cuore i pubblici interessi, si occupava della sorte finanziaria della EnerambienteEnertech”(ordinanza del gip). Faggiano ha ricevuto la notifica in carcere. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Carlo Villani, ha avuto un intenso scambio informativo con la Procura di Napoli. Questi i tre filoni d’inchiesta. Per quanto riguarda quello pescarese, la prima udienza preliminare di “rifiutopoli” si terrà l’11 ottobre. Nel corso della prossima udienza i difensori solleveranno la questione di incompetenza territoriale del tribunale di Pescara, vista di solito come un rimedio per avere ancora tempo. Raimondo Micheli, presidente della TeAm, ha annunciato che lascerà l’incarico e tornerà a fare politica. Tra le altre cose, si segnala che il presidente dell’AGCM (Autorità Garante Concorrenza Mercati) ha fatto notare al sindaco Brucchi “le distorsioni concorrenziali direttamente ricollegabili alla delibera ( n.41 20/1/2010) con la quale il Comune ha confermato alla Te.Am. spa, senza l’esperimento di una procedura competitiva ad evidenza pubblica, l’affidamento dei servizi pubblici locali fino al 2015, sottolineando che tale affidamento è palesemente contrario alle norme sulla libera concorrenza”. In questi giorni si sta valutando la possibilità di liquidare la Te.am. – per cui preme l’opposizione di centro sinistrao di rinominare un nuovo Cda avente probabilmente a capo Fernando Cantagalli, con un passato da uomo nel settore pubblico, già dirigente dell’amministrazione provinciale poi passato al Comune come assessore. Al momento di andare in stampa il sindaco di Teramo, dopo colloquio intercorso col Procuratore di Catanzaro ha deciso di rinviare l’Assemblea dei soci e conseguentemente le nuove nomine del Consiglio. Occorre tale rinvio perché il custode cautelare, il dott. Reali, deve individuare i due rappresentanti che dovranno sedere nel Cda, assieme ai tre membri nominati dal Comune. Nonostante siano scaduti i 45 giorni dopo l’approvazione del bilancio la situazione è ferma, ma il sindaco preme affinché sia garantita almeno l’operatività della Te.am. IVAN DI NINO


13 sett. / 2011


14 sett. 2011

Quando lo zapping non c’era (2) Con “Parliamone insieme” i teramani diventarono protagonisti in tv

il 19 agosto del 1989, chi tra i teramani non si è spostato verso il litorale abruzzese per trascorrere le vacanze estive e chi non si è sintonizzato sui canali della tv pubblica, si allieta la serata seguendo un noto programma della storica Tele Teramo. Un uomo con una semplice t-shirt bianca e un gilet nero irrompe all’interno dello schermo televisivo dialogando ad altissima voce con un interlocutore immaginario. Qualche istante e si inizia a comprendere: sta parlando nello stretto dialetto teramano di buoi e carri, insomma di vita campestre. Ogni tanto controlla l’ora nel suo orologio a tasca con carica manuale, e poi ricomincia a parlare. Si tratta di Vincenzo Cimini e del suo celebre programma intitolato “L’Assàbato di Giacobbo”. Qualche mese prima era ricomparsa sugli schermi di Tele Teramo “La preta marmarata” in una riedizione rinominata “Ritorna la preta”, il programma dell’artista teramano Alberto Chiarini. Ogni puntata

della trasmissione era suddivisa in tre parti intitolate rispettivamente: “Ndà cucinav nà vodde”, “Quand’è na vodde”, e “Nu cand appress all’addr”. Dunque, si parlava di cucina tipica, poesia dialettale e folklore. Inoltre, c’era spazio anche per un quiz linguistico durante il quale Chiarini proponeva termini del dialetto teramano ormai in disuso e, quindi, chiedeva ai telespettatori di spiegarne il significato. Cosa accomunava Giacobbo a Chiarini? Il dialetto, il recupero della tradizione popolare teramana e il folklore. Infatti, i due teramani vollero portare in tv la cultura teramana, e la loro idea fu lungimirante. I cittadini apprezzarono molto le loro trasmissioni, e le seguirono appassionatamente. Sicuramente, ancora oggi, molti ricorderanno con piacere “L’Assàbato di Giacobbo” e “La preta marmarata”. Come Chiarini anche Marcello Martelli, direttore dell’emittente, aveva intuito che la partecipazione del pubblico da casa faceva lievitare gli ascolti. Così s’inventò

Parliamone insieme una sorta di Bontà loro (il noto talk show di Maurizio Costanzo) nostrano. Il programma, in diretta e con l’intervento del pubblico da casa, era molto seguito perché si occupava dei problemi di Teramo, delle questioni rilevanti, degli ultimi interessanti eventi, interpellando personaggi noti nella città, ma anche tutti gli altri cittadini che, prima di allora, non avevano mai visto uno studio televisivo da vicino. Dunque, ci si trovava di fronte ad una novità. I teramani che prima stavano al di là dello schermo televisivo, da semplici spettatori diventavano ora protagonisti della televisione, venivano interessati, stuzzicati e divertiti. Tuttavia il coinvolgimento del pubblico rappresentò soltanto una fra le diverse strategie vincenti, ma furono soprattutto le persone tra le quali gli autori, i collaboratori, i giornalisti (quelli citati ma, naturalmente, anche tanti altri) a segnare il successo della prima emittente della città. ALESSANDRA DI MARCELLO


15 sett. / 2011

“Turismo zoppo” in cabinovia extralusso Dopo le occasioni perdute, torna attuale il discorso sullo sviluppo “a macchia di leopardo”. leopardo” Ma sarà la volta buona per cancellare ritardi ed errori? Siamo al termine della stagione turistica. E’ ancora presto per fare il consueto bilancio. Ma qual è il punto sul rapporto fra il turismo e l’Abruzzo? Lo chiediamo a Marcello Martelli, giornalista e scrittore, che più volte si è occupato del tema sempre attuale dello sviluppo. “Abruzzo e turismo dovrebbero andare a nozze, senza possibilità di divorzio. Finalmente, è entrato nel cervello di molti che “l’industria delle vacanze” è una via obbligata, una prospettiva reale per la nostra regione. Lo hanno capito le forze imprenditoriali più attente e lo ha percepito il governo Chiodi. In particolare, l’assessore al ramo, Mauro Di Dalmazio, che ha assunto un ruolo importante anche su scala nazionale. Insomma, le premesse ci sono per poter lavorare bene e arrivare presto a risultati apprezzabili. A una svolta, direi”. Ma a che punto siamo nel settore? “L’Abruzzo ha tutto per fare turismo. Risorse naturali, attrattive monumentali ed enogastronomiche, ma…”. Cosa manca? “C’è che non siamo competitivi ed è un problema del resto generale, italiano. Abbiamo fatto molti passi indietro, in questi anni. Se proprio va bene, una settimana in Abruzzo costa come l’equivalente in Turchia o in altri paesi esteri alla moda, che offrono una vacanza competitiva e di qualità. Per quel che ci riguarda, dobbiamo recuperare il tempo perduto, affrontando in fretta i problemi della formazione, dei costi e della qualità…Né si può ignorare che il nostro sviluppo turistico sia avvenuto a “macchia di leopardo”, con molte sacche di arretratezza, che riguardano soprattutto la montagna e le zone interne…”. Recentemente, hai trascorso una breve vacanza nella zona del Gran Sasso versante teramano e hai avuto modo di fare delle riflessioni. Ne vogliamo parlare?

“Volentieri. Da quelle parti, lo sviluppo turistico si è fermato a mezza strada e, visto che non abbiamo avuto la capacità di andare avanti, verrebbe voglia di tornare indietro. A quando sul Gran Sasso d’Italia si andava a dorso di mulo o di cavallo. Non tanto vacanze o ferie, erano escursioni fra avventure e imprevisti naturali, con borraccia a tracolla e stozza nello zaino. Niente automobili e non servivano i distributori di carburante sotto il Gigante. Ne arrivò uno negli anni cosiddetti del boom, ma non c’è più… Resta solo lo scheletro ed è inutile avvicinarsi per riempire il serbatoio dell’auto in riserva o in panne. Il primo che passa informa che a Prati di Tivo, Pietracamela, Intermesoli, Fano Adriano, Cerqueto e oltre, l’esercito turistico supermotorizzato non è contemplato…”. A pensarci, è davvero un paradosso, per non dire di più… “Sotto il Gran Sasso, versante Teramo, il turismo non va a benzina. Ha avuto tutto il tempo, negli ultimi trent’anni, per tornare al mulo e al cavallo. Qui il popolo delle vacanze arriva sempre di meno e, quando si affaccia, rischia di restare a piedi. Per il semplice (e assurdo) inconveniente che non riesce a trovare un distributore di carburante. Né esiste un cartello aggiornato che, salendo, avverta l’improvvido automobilista: ‘Attenzione, serbatoio pieno. Oppure, meglio procedere a dorso di mulo o di cavallo’. A più di uno è già capitato di restare a piedi”. Al mare un po’ di più, ma nelle nostre aeree montane, forse, non si è ancora capito che non può esserci turismo dove non ci sono servizi per accogliere e ospitare chi arriva… “Meglio saperlo: il turismo della nostra montagna offre solo servizi che hanno un ritorno. Cioè, un guadagno garantito. Per quanto indispensabile possa essere, una stazione di servizio che fornisce carburanti costa e, se non incassa euro a sufficienza, che si fa? Si chiude… Anche se, a Prati di Tivo, enti e privati hanno costituito una società di partecipazione, investendo ingenti capitali. Senza badare a spese, per realizzare una moderna cabinovia e attirare (ma guarda un po’...) turisti in quantità. La grancassa pubblicitaria e promozionale fa la sua parte. Omette, però, il particolare, per nulla trascurabile, del distributore di carburante che non c’è… Né qui né in tutto l’universo mondo di questo bizzarro turismo montano tornato all’antica. Quando autostrade e Traforo non c’erano. Oggi sono una realtà, ma è come non ci fossero e anche il distributore-fantasma sta a confermarlo”. Sorprende che le grandi infrastrutture viarie non abbiano portato niente di buono da quelle parti… “I vacanzieri in arrivo dalla Capitale e da altre direzioni sono tanti ogni anno (e le statistiche lo ricordano inutilmente). Ma corrono veloci verso l’Adriatico, guardando da lontano il Gran Sasso, sfiorandolo. Usciti dal Traforo, arrivare lassù è come affrontare un


16 sett. 2011

altro viaggio fra i tornanti di una strada interminabile e impervia, sia pure incastonata in un paesaggio mozzafiato. Fatte le grandi infrastrutture viarie, si sono dimenticati di collegarle con la parte più importante del territorio teramano. Quella del turismo e delle aree interne. Rimaste appartate e isolate, come sempre. Risorse tagliate fuori dal mercato delle vacanze, mentre il Traforo, sullo sfondo, si staglia come una magnifica cattedrale nel deserto. Decisamente dorso di mulo e di cavallo, che non hanno necessità di carburante e consentono di godere appieno, senza imprevisti, il paesaggio. Per vivere il brivido delle escursioni vecchi tempi. Tutta natura, senza quattro ruote, solo quattro zampe. Per fare di questi luoghi tornati al passato una speciale ed esclusiva oasi naturale. Come piaceva ai nostri padri, che le vacanze all’insegna del consumismo di massa non l’avevano mai conosciute”.

A parte la considerazione alquanto paradossale del ritorno al passato, qui però c’è da andare avanti, ma come? “Lo sviluppo deve riprendere il suo corso in un settore ancora tutto da valorizzare, con una maggiore chiarezza di idee e determinazione. Le priorità che si impongono sono quelle dei servizi e della qualità. Al mare come in montagna e nelle aree interne. Con un progetto unitario, armonico e, questa volta, decisivo per fare dell’Abruzzo una regione di grande attrattiva ed eccellenza turistica”.

dite la vostra direzione@primapaginaweb.it



18 sett. 2011

Biciclette A faro spento nella notte…

Ognuno per sé il mare per tutti Mentre a Pineto si firma l’accordo Università-Comune per un porto turistico, le altre “sorelle” della costa… ottoscritto l’accordo tra il Comune di Pineto e l’Università “La Sapienza” di Roma per dare il via alle verifiche ambientali e territoriali necessarie alla realizzazione di un piccolo porto turistico e per la piccola pesca nella cittadina rivierasca. “Obiettivo dell’amministrazione – dice il vice-sindaco Cleto Pallini – è raggiungere nel più breve tempo possibile la pubblicazione di un progetto di finanza per rendere finalmente realtà il progetto del porto.A questo proposito siamo orgogliosi di aver scelto un partner di prestigio com’è La Sapienza di Roma, una dei più grandi atenei d’Europa. Daremo grande e nuovo impulso al turismo: sono convinto che il progetto possa fornire, infatti, delle buone opportunità per rafforzare e creare nuove opportunità per lo sviluppo economico di Pineto”. Sembra strano in tempi di grave crisi economica, ma il porto di Giulianova non riesce a stare dietro alle richieste di postibarca. Ben venga allora quest’idea. Tuttavia, è evidente come manchi ancora la mentalità di consorziarsi: le “sette sorelle”così sono state pomposamente definite le città costiere del teramano- sembrano zappare ognuna il proprio orticello. Non sarebbe male se, tra una sagra estiva e l’altra, ci si riunisse intorno ad

un tavolo per affrontare il progetto di un solo interscambio marittimo, che desse però la possibilità di traffici commerciali accettabili. L’unico porto degno di tale nome in Abruzzo non è certo quello di Pescara, sito su un fiume che non si riesce nemmeno a dragare, ma quello di Ortona, con cinque moli, servito anche da un raccordo ferroviario. Qualche anno fa ci fu uno sciopero degli autotrasportatori. A chi chiedesse ad un’edicolante del lungomare i giornali la risposta era la seguente:” Eh, no, ha fatto sciopero il tir…” Viene veramente da ridere per non piangere, pensando che a pochi metri ci sono siti mal sfruttati che potrebbero servire anche e soprattutto come scalomerci. L’Italia è un paese con tantissimo mare che predilige però il trasporto su gomma (60% circa!) a quello aereo, ferroviario e marittimo. Davvero un grandissimo peccato. Ci sarebbero meno camion sulle strade, si eviterebbero le congestioni di un sistema infrastrutturale inadeguato e vecchio, ma nessuno prende l’iniziativa, forse per mancanza di idee e di coraggio, trincerandosi sempre dietro la litania del “non ci sono fondi, non arrivano né da Roma né dall’UE”. Certo, se poi non si chiedono, non arrivano di sicuro… IVAN DI NINO

oprattutto in estate, molti, smessi gli abiti di un anno d’intenso lavoro, s’inventano novelli Merckx in bicicletta. Non c’è niente di male. Infatti tonificare i muscoli con delle salutari sgambate è quanto di meglio esista per migliorare la circolazione. Il peggio, però, viene sul finale di giornata. Da diversi anni, ormai, si è notata una certa riluttanza dei ciclisti della domenica ad avere in dotazione sul mezzo ciò che la legge prescrive come obbligatorio: un faro davanti, la luce dietro –non è sufficiente il catarifrangente!- il classico e desueto campanello. Oggi esistono in commercio luci che con pochi euro e con un montaggio facile danno la possibilità di vedere e farsi vedere senza sforzo. Altro che le vecchie dinamo di una volta. Ancor meglio sarebbe indossare un giubbino come quelli obbligatori per le auto. Famiglie intere che guidano i loro velocipedi –come si ostina ancora ad appellare le biciclette il Codice della Strada- diventano un oscuro pericolo per se stessi e per gli altri. I giornali sono pieni di notizie che riportano “auto investe ciclista e poi fugge”. Le colpe, sia ben chiaro, vanno distribuite equamente, ma in questo caso c’è poco da suddividere. Un paio di anni fa un ragazzo cinese in bici venne investito e ucciso nella Bonifica del Tronto. E’ solo un caso tra mille. I carabinieri svolsero le indagini, la Procura aprì l’immancabile inchiesta, ma nulla si è più saputo. Il giovane circolava di notte, in mezzo alla strada, senza nessun supporto per farsi vedere. La vita vale così poco? Allora, si dirà, devono intervenire i vigili urbani e le altre forze di Polizia, facendo notare la pericolosa infrazione e, se il caso, multare i trasgressori. Non lo fanno. A loro dire sono pochi e mal posizionati sul territorio. Solo multe per divieto di sosta e quelle infernali macchinette che sanzionano chi passa a 51 Km/h. Su questo sono implacabili… N. VIANDI


19 sett. / 2011

“DOPO MOLTI ANNI SIAMO ANCORA QUA…” QUA… Incontro con Leo Iachini presidente della Tercoop uattro chiacchiere con Leo Iachini, energico presidente della cooperativa sociale Tercoop. Le condizioni in cui lavorano i vostri associati, esposti quotidianamente alle intemperie delle stagioni, non sono sempre le migliori. Che ci sia caldo asfissiante o vento e pioggia, loro sempre nei parcheggi devono rimanere. “Avendo fatto il parcheggiatore per tre anni, so che non si tratta di un lavoro propriamente gratificante, ma neanche drammatico. Nulla a che vedere con l’operaio di fabbrica o il manovale. Infatti, tolti quei pochi giorni all’anno in cui le condizioni metereologiche sono realmente proibitive, gli operatori si spostano all’interno dei parcheggi come qualsiasi altro cittadino”. Bisogna però aggiungere anche il contatto con i cittadini, ognuno con le

proprie pretese od esigenze. “E’ chiaro che per fare il parcheggiatore è necessario essere portati per la vita sociale. Ecco perché istruiamo i nostri ragazzi affinché siano disponibili anche con gli utenti più ‘maleducati’, i quali in ogni caso sono sempre la minoranza. I teramani, in gran numero, sono persone perbene”. E’ inutile negare che l’occasione fa l’uomo ladro: ho visto di persona automobilisti che con veloci manovre evitano di pagare la fattura, approfittando del fatto che l’ausiliare magari sta servendo qualcun altro. “Si tratta di quei tipi di persone che vorrebbero essere i più furbi, e che invece sono i più fessi. A chi non paga nell’immediato, è data possibilità di saldare il conto entro i sette giorni successivi, recandosi presso la sede o rivolgendosi a qualunque altro nostro associato. Passato questo termine e trascorsi due o tre mesi, inviamo la nostra raccomandata, un sollecito di pagamento per il quale facciamo pagare

Si tratta di quei tipi di persone che vorrebbero essere i più furbi, e che invece sono i più fessi. A chi non paga è data possibilità di saldare il conto entro sette giorni ...


20 sett. 2011

in pratica le sole spese di spedizione. Se il cittadino non risponde neanche in questo caso, siamo costretti a ricorrere al legale. Ho visto persone venir condannate dal giudice a pagare più di mille euro per non avere voluto sborsarne una decina”. Si tratta di un problema che verrebbe facilmente risolto con l’istallazione dei parchimetri. “Già da tempo abbiamo parlato di questa possibile soluzione col sindaco. Coi parchimetri verremmo autorizzati a redarre delle multe nell’immediato per chi non rispetta gli orari, rendendo più confortevole anche il lavoro dei parcheggiatori, salvaguardandone l’impiego nella cooperativa. Sulle gare d’appalto non possiamo sbottonarci oltre, perché se ne riparlerà seriamente da settembre”. A proposito di gare d’appalto, ne avete fatte molte negli ultimi tempi. “Undici gare dal ‘92 ad oggi. Solo le ultime tre si sono svolte ogni quattro anni. Mi viene in mente, ad esempio, che negli anni Novanta l’amministrazione di centrosinistra, per dimostrare all’opposizione di non fare favoritismi, indiceva nuove gare a pochi mesi di distanza le une dalle altre. Questo crea sicuramente un problema per i nostri operatori, che non possono permettersi di gestire progetti economici a lungo termine. Sarebbe bello poter proporre gare da svolgere ogni dieci anni, lasciando le amministrazioni fuori dai concorsi”. Qual è allora la dote che presentate nelle gare d’appalto, oltre al cospicuo numero di circa trenta operatori? “La massima trasparenza. Quando siamo stati in difficoltà dal punto di vista economico abbiamo dovuto rinunciare alle ferie o alla tredicesima, partecipando tutti, dal sottoscritto all’ultimo degli associati. In sede si è presentata anche la Guardia di Finanza, prendendosi tutti i faldoni e controllando persino gli scontrini da un euro. Non hanno avuto nulla da contestare, e il risultato è che dopo tanti anni siamo ancora qua.” MATTEO LUPI

Avendo fatto il parcheggiatore per tre anni, so che non si tratta di un lavoro propriamente gratificante, ma neanche drammatico

Il “dott.” dei parcheggi Parla Cristian ausiliare laureato

Cristian è un giovane simpatico e cordiale associato Tercoop. Una laurea da 110 in Scienze della Comunicazione, conquistata dopo la discussione di due tesi sull’utopia (“da Thomas More a Sin City” spiega) e un modo di essere, quello da parcheggiatore, indossato con eleganza: “Non è un voto di laurea a qualificare una persona. Faccio questo mestiere per scelta, e se lo faccio bene perché dovrei sentirmi non all’altezza? Ogni lavoro merita riguardo. Provo maggior rispetto nei confronti dell’uomo che pulisce le strade di prima mattina che per il fumatore che butta la cicca per terra”. Recentemente, ha aiutato un gruppo di cittadini russi a parcheggiare un suv, spostando la propria vettura e sfoggiando un inglese perfetto, eredità dei viaggi all’estero. L’accaduto, di per sé non particolarmente interessante, diventa spunto di riflessione. “Ci sono persone che pretendono di conoscere il mondo pur non essendo mai uscite da Teramo. Posso assicurare che nei parcheggi i cittadini dimostrano la loro vera natura, dal pignolo al menefreghista”. Cristian, che alla fine di luglio è stato abilitato come ausiliare del traffico in una cerimonia pubblica alla presenza del sindaco Brucchi insieme ad altri ventuno colleghi, racconta vari aneddoti riguardanti alcuni degli esponenti politici abruzzesi più in vista, e non manca di sottolineare come sia importante la componente umana in una cooperativa sociale che introduce nel mondo del lavoro soggetti disagiati, che altrimenti potrebbero divenire un peso per le casse dello Stato.

E forse è proprio per questo che la Tercoop, come Cristian sottolinea, presenta già da tempo bilanci in pareggio, nonostante le indebite pressioni delle varie amministrazioni. Ma è alla prospettiva dell’installazione di parchimetri nei parcheggi gestiti dalla

società che l’energico ragazzo storce la bocca: “Non è detto che automatizzare significhi necessariamente migliorare. Per quindici minuti di ritardo nel pagamento, oggi chiudiamo un occhio, domani scatterebbe una multa. In ogni caso ci rimettiamo al presidente, che fino ad oggi si è dimostrato abilissimo nel gestire le esigenze dei dipendenti”. MATTEO LUPI


21 sett. / 2011


22 sett. 2011

Ruzzo, si cambia…

l consiglio d’amministrazione del Ruzzo con presidente Giacomo Di Pietro si è sciolto. La notizia è di luglio ed è l’ennesima dimostrazione di come alla politica stia più a cuore l’occupazione di poltrone che non i bilanci o i servizi ai cittadini. Si sa infatti che l’acqua della locale società è ottima e che il dimissionario presidente ha portato discreti risultati. Infatti, l’ultimo esercizio si è concluso con un piccolo utile di centocinquantamila euro. Il centrosinistra, che dopo l’ultima tornata elettorale primaverile ha perso alcune “roccaforti” storiche, e di conseguenza la già risicata maggioranza nell’assemblea dei soci costituita dai sindaci dei comuni della Provincia, si è vista togliere le sedie dal centrodestra. Se il Cda non avesse presentato subito le dimissioni, ha affermato il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, il conto consuntivo sarebbe stato bocciato dalla nuova maggioranza. Senza bilancio si sarebbe quasi fermata l’attività dell’azienda: «Il Ruzzo opera sul mercato e ha rapporti con le banche», dice Giuseppe Cargini, anch’egli fra i dimissionari «ci siamo dimessi per senso di responsabilità». Il Consiglio sarebbe arrivato a naturale scadenza fra pochi mesi. Gli sconfitti non ci stanno: «Il centrodestra

ha anteposto l’occupazione delle poltrone all’interesse della collettività», ha detto Robert Verrocchio(Pd), «è stato un vero ricatto». Secondo il centrosinistra, il Cda decaduto avrebbe dovuto completare il proprio mandato definendo la procedura di affidamento in house del servizio idrico e inserendo tra i soci i comuni di Silvi, Pineto, Isola e Fano Adriano che non avrebbero modificato le forze in campo. Come spesso avviene, la squadra che perde si disunisce. Alcuni sindaci dell’area montana hanno votato contro la proposta della segreteria del Pd che vedeva in Luigi Guerrieri un candidato alla vice-presidenza. Già in minoranza, il centrosinistra non ha portato una proposta unitaria e ciò ha lasciato campo apertissimo ai rivali già in vantaggio che hanno nominato senza colpo ferire il nuovo presidente, l’avv. Claudio Strozzieri di Controguerra, stando ai rumors, vicino alla corrente di Paolo Gatti. Del nuovo Cda faranno parte Serafino Impaloni, Carlo Ciapanna, Dante Di Marco. A fronte di tutto questo la domanda nasce spontanea: a posizioni di maggioranza e minoranza invertite sarebbe successa la stessa cosa? La storia insegna di sì, e a quanto pare la politica è una pessima allieva. IVAN DI NINO


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Sindrome Facebook


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Sindrome Facebook

Sempre connessi ovunque e comunque. Sembra lo spot di una delle tante compagnie telefoniche che propongono offerte per abbonamenti ad internet sempre più convenienti, in realtà si tratta della condizione attuale delle nuove generazioni. Grazie alla tecnologia in continua evoluzione, tramite pc, cellulari e portatili ormai è sempre più semplice rimanere in contatto con le piazze virtuali offerte da social network come Facebook e Twitter. Eppure la tecnologia domina a tal punto la vita delle persone da renderle meno umane, questo è ciò che sostiene la sociologa americana Sherry Turkle nel suo saggio “Insieme, ma soli”; si è sempre in grado di contattare chiunque nel mondo, ma si è sempre più soli, chiusi nelle proprie case, davanti ad un monitor, sommersi da un diluvio di stimoli visivi, immagini che divertono, colpiscono, scioccano e che, soprattutto, si sostituiscono alla vita reale, privandoci di impulsi, di emozioni e di esperienze vissute direttamente sulla nostra pelle. È l’epoca delle webcam e dell’accesso incontrollato, attivo e passivo, ai video amatoriali; i giovani sono i più sensibili al richiamo virtuale, un po’ per moda ed un po’ per adeguarsi al momento storico in cui viviamo, caratterizzato da una forte esplosione tecnologica. Facebook è l’espressione macroscopica di un’epoca che ha cancellato il confine tra pubblico e privato; se da una parte rappresenta un modo per rimanere in contatto con gli amici, i parenti ed i compagni di scuola, dall’altra

è un luogo fittizio, appunto virtuale, che si sostituisce alla vita reale, spersonalizzando e disumanizzando giovani menti, che si privano del contatto diretto con il genere umano, alimentando in qualche modo un’alienazione esistenziale. Capita con sempre più frequenza di incontrare per strada giovani con il capo chino e lo sguardo fisso sul loro cellulare di ultima generazione, intenti a consultare il proprio profilo Facebook o quello degli amici. Sono lontani i tempi in cui ci si incontrava in piazza per giocare a pallone o per fare semplicemente quattro chiacchiere. Oggi ci si “messaggia” o si parla in chat sul proprio social network di fiducia. Il monitor di un computer diventa un filtro dietro il quale nascondere paure ed insicurezze, legate all’età di transizione adolescenziale, e tramite esso si può dare un’immagine di sé totalmente diversa, si può condividere solo ciò che si vuol condividere, ci si sente più forti, scatta la voglia di sentirsi protagonisti, le ragazze si scatenano in video sexy, giovani lolite ammiccano in costume, prive di pudore, dalle foto scattate in riva al mare, ma anche nei bagni delle scuole. Facebook è un buco della serratura, tramite il quale sbirciare inosservati nella vita degli altri, delizia di ogni voyeur, ci si connette con il mondo e si collezionano migliaia di amici, la maggior parte dei quali non si conosce nemmeno, persone con cui nella vita reale non scambieresti nemmeno una parola, eppure più amici hai e più vali nel mondo virtuale, il tutto a discapito della privacy,


ma a favore di un’inconfessabile voglia di sentirsi protagonisti. A tutto questo si aggiunge la competizione che si instaura tra gli utenti dei social network nel raggiungere il maggiore numero di pseudo amici associati alla propria pagina personale; ciò provoca una distorsione del senso dei veri rapporti di conoscenza, e a sua volta una vera e propria dipendenza da amicizia o amico-dipendenza.. Tramite Facebook i giovani comunicano quotidianamente trasgressioni, frustrazioni, voglia di vendetta, felicità e pensieri. Stefania, 17 anni, racconta che quando è a casa è perennemente sul suo profilo, chiacchiera con amici ed amiche, riuscendo così a risparmiare i costi delle telefonate; ammette che forse un mezzo del genere un po’ di dipendenza la crea, ma alla fine lo considera utile perché riesce a mantenere i contatti anche con le persone lontane dalla sua città. Se usato in maniera consapevole, il socialnetwork, consente infatti di riallacciare vecchi rapporti, ritrovare i vecchi compagni di scuola, amici che non si vedono da tempo, il tutto ovviamente scevro dal contatto umano e rinunciando a guardarsi negli occhi, e può rappresentare, comunque, un buon inizio per conservare e

ritrovare le proprie conoscenze. Nel 2008, la diffusione di Facebook nel nostro Paese è stata così rapida da posizionare l’Italia al primo posto della classifica mondiale dei paesi con maggiore percentuale di incremento utenti. In questo luogo virtuale nascono amori e si scatenano liti violente, si mettono in piazza segreti, stati d’animo, pensieri ed emozioni, come in una sorta di diario segreto, reso però accessibile al mondo per mero narcisismo digitale. Andy Warhol diceva che nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti; grazie ai social network ciò è diventato realtà, e si è anche ampiamente superata la media di quei famosi quindici minuti. “Tutto ciò che fate su Facebook rimane su Facebook, a prescindere dalle vostre impostazioni sulla privacy, e cancellare il vostro account è impossibile”, afferma il presunto pirata informatico Anonymous in un video diffuso su Youtube, invitando anche ad “aderire alla causa per uccidere Facebook, per il bene della privacy”. Quindi evviva o a morte Facebook? A voi l’ardua sentenza, io intanto torno sul mio profilo.

Sempre connessi ovunque e comunque. Sembra lo spot di una delle tante compagnie telefoniche che propongono offerte per abbonamenti ad internet sempre più convenienti, in realtà si tratta della condizione attuale delle nuove generazioni

MARIANGELA SANSONE

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SINDROME Mondo virtuale Nel 1995 lo psichiatra americano Ivan Goldberg , pioniere degli studi sulla I.A.D. (Internet Addiction Disorder) ne individua i sintomi in alcuni comportamenti compulsivi caratteristici quali: . bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete, . sensibile mancanza di interesse per altre attività, . comparsa di alterazioni quali agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on line, a seconda del tempo di permanenza o astinenza dal collegamento, . sempre più tempo di presenza on line, -impossibilità di tenere sotto controllo l’uso di internet, ecc.. Da ciò sono state successivamente individuate 5 forme di dipendenza : • dipendenza dal sesso virtuale(cyber-sex addiction): è il disturbo di chi si dedica in modo ossessivo allo scaricamento, utilizzo e commercio di materiale pornografico online, o frequenta chat -room per adulti magari accompagnata a masturbazione compulsiva • Dipendenza dalle relazioni virtuali (cyberrelational addiction): chi ne è affetto è molto coinvolto in relazioni on line fino a forme di adulterio virtuale. E’ anche il caso in cui gli amici on line diventano più importanti dei rapporti con gli amici reali o con la famiglia fino a destabilizzare questi ultimi. • Net-compulsion: dipendenza dai giochi in rete. Comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d’azzardo patologico, lo shopping e il commercio on line compulsivo. • Informazione eccessiva (Information overload): raccolta di quantità eccessive di informazioni attraverso la navigazione e l’utilizzo di database sul web. • Giochi di ruolo on line: si tratta principalmente di videogames con tematiche di guerra o di strategia e con

l’ausilio di un avatar (sorta di alter ego virtuale), che porta l’individuo a trascorrere un numero sempre maggiore di ore in questi giochi. A volte i giocatori sono anche collegati in rete da tutto il mondo senza mai conoscersi personalmente tra loro. Secondo il dr. Tonioni “la dipendenza da internet ha una analogia psicopatologica con quadri clinici legati all’uso di sostanze psicotrope o droghe, i cui elementi comuni riguardano le modificazioni psichiche che si producono nell’individuo. Il mondo virtuale (così come le droghe) si inserisce in spazi psicologici deficitari, il mondo dei disagi e della sofferenza psichica, contribuendo alla progressiva disconnessione del soggetto dalla realtà circostante e dalle relazioni che lo circondano”.

QUANDO INTERNET DIVENTA UNA DROGA – Federico Tonioni - Einaudi “Quando si lavora al computer si è concentrati. La concentrazione è subordinata alla consapevolezza e alla volontà del soggetto. Quando si “naviga” invece si è assorti, cioè in uno stato che ricorda quello del sogno ad occhi aperti e che si può definire “stato dissociativo normale”, mentre essere assorti su internet prolunga lo stato dissociativo per un tempo estremamente maggiore”. F. Tonioni

La dipendenza da internet ha una analogia psicopatologica con quadri clinici legati all’uso di sostanze psicotrope o droghe


Vittime del web Intervista al dott. Federico Tonioni, ricercatore presso l’istituto di Psichiatria e Psicologia della facoltà di medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dirigente medico presso il day Hospital di psichiatria e Tossicodipendenze e responsabile dell’ambulatorio per la dipendenza da Internet presso il Policlinico Gemelli di Roma. E’ nato nella Capitale, nel 2009, a Policlinico Gemelli, il primo centro italiano per lo studio e la cura delle dipendenze da Internet. L’ambulatorio, che fa parte del sistema sanitario pubblico, è dedicato proprio ai disturbi che l’uso, soprattutto l’abuso, di Internet possono provocare. Ne parliamo con il dott. Federico Tonioni, responsabile del centro e autore del libro “Quando internet diventa una droga” (Einaudi), nel quale offre soprattutto ai genitori consigli e validi suggerimenti per aiutarli a recuperare figli “vittime del web”. Quali sono i sintomi di dipendenza da Internet? Esistono sintomi di intossicazione e sintomi di astinenza. I primi producono comportamenti dissociativi crescenti e si concretizzano con un progressivo ritiro sociale, riduzione della performance scolastica fino all’interruzione degli studi, una mancata partecipazione attiva alle dinamiche familiari, distacco emotivo, alterazione del ritmo sonno veglia, pallore. Al contrario il principale sintomo di astinenza è la rabbia con aggressività auto ed etero diretta. Quali i numeri riguardanti queste patologie? C’è già una casistica di riferimento? In quasi due anni di esperienza sul campo abbiamo visitato oltre 220 casi tra giovani e

adulti, che hanno dato forma a due gruppi di pazienti: il primo composto da individui adulti (28/40 anni) dediti soprattutto alla pornografia e al gioco d’azzardo on line, già consapevoli di aver sviluppato una dipendenza, forse perché appartenenti ad una generazione pre- digitale. Il secondo che racchiude l’80% dei casi trattati è composto principalmente da giovanissimi (12/25 anni) dediti soprattutto a giochi di ruolo e abuso dei social network (Facebook). La cosiddetta “generazione digitale”? Esatto. Questi adolescenti hanno basi mentali diverse perché sono nati e cresciuti in relazione con un mondo definito globale in cui le variabili spazio –temporali sono vissute in modo diverso, con una minore consapevolezza dei problemi derivanti dall’uso eccessivo di internet. Cosa possono fare i genitori? Abbiamo spesso di fronte genitori sempre più angosciati, che arrivano a “staccare la spina” in senso letterale o a sottrarre i modem dei computer pur di interrompere la dipendenza dei propri figli, ma in realtà finiscono per innescare reazioni aggressive e violente. In questo contesto il gap generazionale che divide genitori e figli, adulti e adolescenti sembra aumentato di molto, laddove i figli consapevoli della loro maggiore competenza del mondo digitale, non riconoscono ai genitori un ruolo di riferimento significativo. Nei nostri protocolli di intervento, i colloqui sono mirati a sondare la struttura mentale sottostante ai sintomi cercando di riabilitare negli adulti i livelli di dipendenza patologica e

negli adolescenti i livelli emotivi, ma il lavoro deve essere graduale, quindi mai impedire bruscamente o con la forza l’uso del computer ad un adolescente, perché potrebbe innescare dinamiche ancora più gravi. Meglio proporre, se possibile una diminuzione progressiva delle ore di connessione provando magari a comprenderne la fatica.

i figli consapevoli della loro maggiore competenza del mondo digitale, non riconoscono ai genitori un ruolo di riferimento significativo ...

Sindrome Facebook


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2.2409

DI

MIRA CARPINETA

Ci sono parole, nell’era di internet che hanno cambiato totalmente il loro significato e le azioni che inducono, come “navigare” o “scaricare”. Lungi dall’evocare romantiche immagini di porti e banchine nebbiose, molto più prosaicamente descrivono invece il quotidiano tran tran di milioni di giovanissimi incollati a un computer per ore alla ricerca infinita di musica, film, immagini, oggetti da reperire gratuitamente da ogni parte del mondo. Il World Wide Web, la grande rete, è un intero mondo da vedere e da fruire dalla propria cameretta. Un mercato, una tavola imbandita a disposizione di chi cerca “navigando”, appunto, da un sito all’altro. Ma anche in questo mondo etereo e parallelo, ci sono leggi e regole e persone che vigilano affinché siano rispettate. Abbiamo chiesto al responsabile della sezione di Teramo della Polizia Postale, Tazio Di Felice, quali sono queste regole e i reati più frequenti: - la sicurezza della infrastrutture informatiche, a tutti i livelli, è tutelata da specifiche leggidichiara Di Felice – e i reati informatici


29 sett. / 2011

Dati Polizia Postale anno 2010 Settore postale: furto corrispondenza /rapine

Denunce prese 2 Controlli /accertamenti 9 Pattuglie antirapina impiegate 31 Agenzie controllate

302

Prevenzione: call center/internet points

Navighiamo ma dandoci una regolata

Denunce prese 2 Controlli/accertamenti puniti 13 Sanzioni amministrative 3 Controlli persona

16

Pedofilia: immagini e filmati

Denunce prese 4 Perquisizioni 5

sono quelli che si possono compiere solo con l’utilizzo di strumenti informatici, dalla pedofilia al copyright, dalla privacy ai cosiddetti hackers, i pirati del web che danneggiano con i loro attacchi i grandi sistemi operativi. Ma senza andare molto lontano, anche nel quotidiano uso di facebook si attuano dei veri e propri reati, come la pubblicazione di immagini e dati di minori. Per stare su facebook bisognerebbe avere almeno 16 anni, invece ci sono profili di bambini, se non di neonati, con dati di registrazione falsati. Non bisogna dimenticare – insiste Di Felice - che pubblicare una foto o un video su internet è come distribuire milioni di foto per il mondo. E quella foto o quel video potrebbero essere utilizzati a scopi di reato come il mercato della pedopornografia. Teramo non è immune a questo problema, anzi rispetto alle altre province abruzzesi, il fenomeno ha dei numeri importanti. Per non parlare della pirateria musicale e cinematografica: chi non conosce qualcuno che “scarica” musica e film gratuiti dal web? Anche questo è un reato

molto grave. Ma la maggior parte dei ragazzi sembra non rendersene conto”. Come si arriva a scoprire il reato? “Il sistema delle intercettazioni, sia telefoniche, ma oggi soprattutto telematiche, ha rappresentato una grande evoluzione nella tecnica di indagine – ribadisce l’ispettore - che a fronte di costi pur importanti, ha consentito il raggiungimento di notevoli risultati, con lo smantellamento di vaste organizzazioni criminose, arresti di decine di persone coinvolte dal nord al sud (ventisei, nell’ultima operazione conclusa a Teramo n.d.r.), in tempi molto più brevi rispetto al passato. Un mese di intercettazioni telematiche consente di raggiungere risultati che non si raggiungerebbero in cinque mesi di altro tipo di indagine. In questo – conclude Di Felice- va considerata l’importanza e l’utilità delle nuove tecnologie, e quindi la giustificazione dei costi ai contribuenti”.

Arresti

2

Persone denunciate

2

Materiale sequestrato 500 Gb Computer crime: furto di identità digitale /phishing

Denunce prese 26 Controlli/accertamenti puniti 11 Persone denunciate 10

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Dati Polizia Postale anno 2010 Reati contro la persona: diffamazione minacce molestie on line/ tel. Cellulari

Denunce prese 26 Controlli /accertamenti 22 Persone denunciate 18 Monetica: illeciti nel commercio elettronico

Dolori da mouse

Denunce prese 82 Valori/illeciti commerciali 184.977 euro Controlli/accertamenti 141 Valori illeciti utilizzi codici 2.177 Persone denunciate 27 Perquisizioni 1 Altri reati

Denunce prese 33 Controlli / accertamneti 10 Arresti

1

Persone denunciate

4

Perquisizioni 1 Persone controllate allo SDI 22 Veicoli controllati 9

Imparare a usare il mouse con entrambe le mani può evitare la sindrome del tunnel carpale ...

olore al collo, indolenzimento di schiena e braccia, bruciore ai tendini della mano e del polso. Ovvero, sindrome da uso eccessivo del pc. Secondo i medici ortopedici, negli ultimi anni, tre ore davanti al computer possono far aumentare fino al 60% il rischio di problemi osseo muscolari. Mal di schiena, mal di testa, bruciore agli occhi, stanchezza, sindrome del tunnel carpale deriverebbero dalla postura sbagliata che si assume davanti alla scrivania. Secondo gli esperti “una delle cause di questi dolori è la sofferenza della colonna vertebrale dovuta alla posizione fissa. Ogni 40/50 minuti sarebbe opportuno alzarsi e fare una breve passeggiata, per poter distendere i muscoli e permettere al corpo di respirare meglio. Quando si assume la stessa posizione troppo a lungo, infatti, si ostacola il ricambio nutritivo dei dischi vertebrali, e questo può causare i vari dolori. Anche l’ambiente lavorativo deve essere “ergonomico” cioè adattato alla persona. E’ importante regolare bene la luce, posizione della sedia e giusta distanza dalla tastiera. Per la seduta meglio uno schienale leggermente inclinato all’indietro, e una sedia con braccioli che aiuta a tenere le braccia un po’ distanziate dal busto a formare tra loro un angolo di 120°”. Sempre secondo gli esperti lo schermo dovrebbe essere posizionato preferibilmente dai 35 ai 60 cm

dall’operatore. I caratteri sullo schermo devono avere una buona definizione e una forma chiara, una grandezza sufficiente e vi deve essere uno spazio adeguato tra caratteri e linee. Un corretto utilizzo di tastiera e mouse, inoltre, aiuta a evitare fastidi al polso: meglio quindi una tastiera di tipo ergonomico, così da evitare la ripetizione di piccoli movimenti che causano infiammazione ai tendini e ai muscoli. Il mouse va utilizzato invece spostando il braccio e mai muovendo la mano: va collocato vicino alla tastiera, a destra o sinistra a seconda delle proprie abitudini, e si deve appoggiare tutto l’avambraccio sulla scrivania, così che il braccio sia completamente scarico ad evitare tensioni e contratture muscolari come l’epicondilite o “gomito del tennista” . Imparare a usare il mouse con entrambe le mani può evitare la sindrome del tunnel carpale (formicolio notturno, addormentamento delle prime tre dita, diminuzione della sensibilità). E per quanto riguarda la tastiera, una minore forza nel digitare eviterà l’insorgenza del dito a scatto (blocco di un dito in flessione). Gli esperti consigliano infine di fare ogni giorno esercizi di scioglimento muscolare per il collo, le gambe, la schiena, le mani e per le spalle, per almeno un quarto d’ora al mattino.


31 sett. / 2011

Categorie “particolari” L’appuntamento col social network è praticamente quotidiano e dato che c’è modo e modo di usarlo, ecco divisi in categorie i modi di vivere facebook.

I ragazzi si raccontano

Stefano, 23 anni. Facebook è una buffonata. Mi sono iscritto perché i miei amici hanno insistito e per una mia curiosità, ma non entro quasi mai. Secondo me è solo un modo per farsi i fatti altrui e Prima categoria: invisibili non mi piace, per questo non posto mai Sono coloro a cui davvero il social network non nulla e non guardo le bacheche degli altri. piace. Si sono iscritti perché bombardati dagli Fondamentalmente non m’interessa. amici, ma a loro di curiosare nella vita degli Approfitto di facebook per sentire i miei altri non interessa mica. amici di calcetto, e per ora mi basta così. Melinda, 20 anni. L’anno scorso mi decisi Seconda categoria: utente sano a iscrivermi su facebook. I miei genitori non Sono coloro che usano facebook come mezzo sono molto d’accordo per la questione della di socializzazione aggiungendo i propri amici, privacy, queste cose non sono mai molto pubblicando foto di feste o vacanze passate e chiare, però tutto il mondo è su facebook e per rimanere in contatto con qualche amicizia non esserci vuol dire…. non esserci. Non è la lontana. Non manca qualche canzone sulla fine del mondo, però io lo uso per conoscere loro bacheca e qualche commento degli amici gente nuova, per organizzarmi con gli amici più stretti. La loro vita però altrove. Nel mondo per uscire, per vedere le foto che scattiamo reale. quando andiamo a ballare, tutte cose normali. Non ci trovo niente di male. Terza categoria: psicolink, depression Maicol, 19 anni. Facebook ormai è man, due cuori e un contatto. un’istituzione. Io ci entro tutti i giorni, Soggetti limitatamente a rischio. Buffe anche perché ormai si è sostituito alle chat, tendenze scaturite dal fenomeno facebook a messenger, insomma a tutto quello che che possono essere simpatiche, oppure no. c’era prima. E’ molto divertente perché ci Rispondono all’appello degli psicolink: scrivono sono tutti e posso parlare con chi voglio, tantissimo, forsennatamente. Ci si chiede se quando voglio, perché c’è sempre qualcuno capiscano davvero il significato di quello che connesso. Facebook ti dà l’opportunità pubblicano. Depression man è il contatto che di conoscere gente. Se ti iscrivi ad un si lamenta se fa freddo, caldo, della solitudine gruppo perché ti piace la musica rock, e della gente; non sopporta nessuno, nessuno automaticamente trovi gente che la pensa lo capisce, forse ha scambiato il social network come te, il che è geniale. per una seduta dall’analista. Due cuori e un Valerio, 24 anni. All’inizio, come sempre, contatto, invece, sono le coppiette da frasi è tutto bello e interessante, ma col tempo dolci, cuoricini e smile dappertutto: la loro io sono diventato insofferente, perché entri bacheca è piena d’amore 24 ore su 24. Ma nella vita della gente che scrive dei fatti quando gli innamorati escono hanno ancora suoi, che magari a te non importa sapere, qualcosa da dirsi? Speriamo di sì. e invece loro scrivono, scrivono… la gente è logorroica. Anche le coppiette sono un po’ Quarta categoria: vita nel web esagerate. Che bisogno c’è di scrivere tutte Categoria fortemente a rischio. Connessi da quelle smancerie su facebook, mandatevi mattina a sera, sempre impegnati a chattare un messaggio, no? e a imbrattare lo spazio che hanno di ogni Virginia, 20 anni. Io sono un po’ esagerata, minimo particolare della loro vita. Ogni lo ammetto, però facebook mi ha cambiato sentimento, sensazione, in ogni ora del giorno è la vita. Prima di iscrivermi, quando tornavo spiattellata sul web. Hanno tantissimi contatti (non amici) e quando escono non esitano ad usare lo strumento di localizzazione “Io sono qui”. Più utili alle mamme apprensive che al resto del mondo. JESSICA PAVONE

da scuola, non avevo un granché da fare. Adesso invece chatto con i miei amici, leggo quello che scrivono gli altri, guardo le foto… insomma è praticamente una vita parallela! Anche la sera, quando non ho voglia di uscire, c’è sempre qualcosa da vedere o fare su facebook, quindi non mi annoio mai. JESSICA PAVONE

Che bisogno c’è di scrivere tutte quelle smancerie su facebook, mandatevi un messaggio, no?

Sindrome Facebook


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Tra social(e) social(e) e poesia acebook si presta a molte performances, non soltanto per scopi promozionali o commerciali, ma anche culturali. La potenzialità d’impatto è notevole dato che in breve si possono toccare migliaia di contatti e proporre qualcosa oltre al farsi conoscere. Proprio immaginando le potenzialità di questo strumento nel campo della poesia, è nata l’idea, tra alcuni poeti italiani, di costituire due gruppi: uno per l’arte “civile” (gruppo “Arte e civiltà”) e uno per lo scambio di impressioni e di critiche su testi poetici pubblicati on line (gruppo “Poesia”). Il gruppo di arte civile, aperto alla fotografia, alla musica e ad altre arti, è stato costituito da poco tempo e ha già un notevole apporto di composizioni di buon livello, quasi tutte di poesia ed è percorso dai temi più scottanti della politica e della società. Il gruppo più generico, “Poesia” permette agli scrittori un immediato confronto con altri colleghi a proposito dei propri testi offrendo la possibilità concreta di evadere l’isolamento in cui spesso si viene relegati in quanto scrittori di nicchia. Sul versante “civile” (Arte e civiltà) questo è stato un agosto denso di avvenimenti e situazioni che sono emerse dal rimosso collettivo (ma lo saranno ancor più il settembre e l’autunno). È nato inoltre un terzo gruppo che vuole essere una sorta di raccolta firme per varare una proposta di legge per ridimensionare gli stipendi dei parlamentari. Il nome, emblematico, è ‘Nun te regghe più’, che ha oltrepassato le 20.000 adesioni. Tuttavia, il guaio di “Facebook”, per così dire, è che gli interventi (i “post”) dopo un po’ di tempo sono difficilmente raggiungibili, né lo si può fare con un motore di ricerca dedicato. Per questo, volendo fare le cose seriamente, si sta pensando ad un sito Internet dedicato, che raccolga a mo’ di archivio tutti questi contributi, in modo da non disperderli e leggerli più facilmente. Una bozza, ospitata per ora da un sito che parla di montagna, la si può già visionare all’URL http://www. nordorobie.it/artecivile/index.htm, creata da alcuni giorni. L’esperimento è a latere delle iniziative del sito Poiein intorno a cui

orbitano decine e decine di poeti italiani (www.poiein.it) che sono i protagonisti del gruppo, ed è curata anche dell’editore CFR. Vuole quindi essere una iniziativa non solo editoriale ma anche soprattutto culturale. L’intento non è dunque quello di offrire l’ennesima anonima vetrina a palestra del narcisismo dei poeti e degli artisti, con la solita formula che si ripete immacolata in centinaia di siti internet e gruppi FB, ma piuttosto quella di cercare un dialogo (l’interattività diretta, che manca nei siti web), verificare se l’arte e la poesia possono dire qualcosa anche sul nostro tempo storico, se possono parlare un linguaggio più vicino ai problemi della gente comune, se possono rendere conto e rappresentare un malessere che è certo storico, ma è anche radicato nell’essenza della natura umana. Si tratta dunque di un esperimento, una verifica di possibilità, per uscire dai soliti cliché usati dall’arte e dalla poesia per proporsi, che potrà dare dei buoni frutti se interverranno penne abili e sensibilità attente e vigili. VINCENZO LISCIANI PETRINI GIANMARIO LUCINI

L’intento non è dunque quello di offrire l’ennesima anonima vetrina a palestra del narcisismo dei poeti e degli artisti ... ma piuttosto quella di cercare un dialogo


33 sett. / 2011

RELAZIONI TECNOLOGICAMENTE PERICOLOSE Le nuove tecnologie (dai cellulari, ad internet, ai nuovi social-network come Facebook) sono ormai parte della vita quasi di tutti e dei giovani sicuramente, nati, come ai loro genitori non è capitato, nell’epoca in cui il computer e il cellulare si trovavano già in casa alla loro nascita e per questo considerati oggetti di uso comune. C’è stata una generazione che ha fatto fatica a familiarizzare con i primi computer, capendo solo lentamente le loro potenzialità; una generazione che ha utilizzato i primi cellulari con sorpresa e con la paura che potessero nuocere, come si fa con le cose nuove e che spaventano un po’ perché la quota di innovazione che portano è talmente grande da non permettere un adattamento graduale. Questo non vale per gli adolescenti e i bambini di oggi per i quali il loro mondo è fatto anche dei nuovi strumenti tecnologici. Al di là della possibilità di condannare o esaltare l’uso e le potenzialità di questi nuovi strumenti, bisogna per forza capire come il loro impatto cambi non solo il modo di relazionarsi, comunicare, stare o non stare insieme, ma anche le strutture mentali stesse e il modo di funzionare della mente delle nuove generazioni. Aspetti questi non visibili che avvengono nel chiuso della mente, ma assolutamente reali.. Nei prossimi decenni sarà sempre più possibile accedere al mondo tramite relazioni in rete o la cosiddetta realtà virtuale, che a dirla con precisione in quanto virtuale realtà non è: sarà possibile salire sull’Everest o interagire con il proprio attore preferito rimanendo in casa, ma è difficile dire se questi nuovi scenari siano sorprendenti o orripilanti. Da una parte apriranno la possibilità di fare esperienze uniche a tutti, ma sono anche forme pericolose che, sostituendo il vero con il virtuale, aboliscono l’esperienza necessaria a raggiungere i propri desideri. Allora viene da chiedersi dove si formeranno questi aspetti più interni della persona se l’esperienza perde il suo significato. E così facendo inoltre rischia di non decadere quel senso di onnipotenza che ci accompagna dalla nascita, per cui crediamo che tutto ciò che vogliamo lo potremo ottenere, senso che però deve andare ridimensionandosi

nel tempo, perché i giovani possano avere a che fare con la realtà che invece è densa di limitazioni e frustrazioni di carattere materiale ed emotivo. Stesso dicasi per i nuovi mezzi di socializzazione. I giovani di oggi coltivano allo stesso modo, almeno si spera, amicizie con gli amici di scuola o del quartiere e amicizie sui social network. Di nuovo, al di là di chiedersi se questo sia giusto o sbagliato, resta il dovere di accettarli, ma anche di comprenderli. Purtroppo come per ogni cosa, anche nell’uso che i giovani piacevolmente fanno dei social network, le derive sono in agguato e i rischi ci sono. Ci può quindi essere un uso dei social network che si affianca a una normale vita di relazione e a volte la facilita (ci si sente con gli amici di classe che poi si incontreranno fuori, ci si accorda sulle uscite, ecc.), ma ci può essere anche un uso più pericoloso o alienante di internet. Da una parte perché l’anonimato garantito dalla rete e anche i controlli difficili da effettuare espongono i giovani sulla rete a rischi maggiori di quelli che si hanno nella realtà (si pensi alla facilità di adescamento di un minore sulla rete), sia perché la realtà virtuale e i sociali network possono amplificare patologie preesistenti o dare spazio a nuovi disturbi. C’è il rischio ad esempio che ragazzi con difficoltà di socializzazione o altri tipi di difficoltà trovino nella rete un palliativo ai propri stati di sofferenza, e riempiano il loro vuoto interiore con relazioni virtuali trovando in questo modo una possibilità di relazione veloce e priva di difficoltà emotive. I rischi però sono molteplici, sia perché il ragazzo non è spinto a trovare in sé l’origine del problema e a trovare la strada per risolverlo, magari entrando veramente in comunicazione con qualcuno per chiedere aiuto, sia perché rischia di spingersi verso una forma di alienazione sempre più forte, preferendo sempre di più il chiuso della propria e rassicurante stanza con la sua finestra sul mondo, al mondo reale. Si può addirittura arrivare a nuove forme di dipendenza simili a quelle dalle droghe. LAURA CORONA (PSICOTERAPEUTA DELL’ETÀ EVOLUTIVA)

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Alla scoperta dell’ E-commerce o l i t a m e n t e quando si parla di e-commerce si pensa immediatamente ad Internet ed all’acquisto effettuato online attraverso carta di credito. Questa in realtà è solo una parte del commercio elettronico, che comprende un insieme di transazioni e procedure rivolte ad un nuovo modo di fare business.Un operatore di borsa, dopo aver effettuato le trattative del caso, esegue gli acquisti dei titoli semplicemente premendo un tasto sulla tastiera del proprio computer. Di conseguenza alla base del commercio elettronico non c’è un concetto poi così nuovo. Basti pensare ad altri sistemi di pagamento elettronico che sono diventati da anni una consuetudine: il bancomat, l’addebito delle bollette su conto corrente bancario e il telepass. In questi casi però ci si riferisce solo alla parte della transazione relativa al pagamento, dato che i beni vengono acquistati nel modo tradizionale, recandosi in un negozio, scegliendo il prodotto e portandolo a casa. Certamente Internet sta portando dei cambiamenti radicali, dato che stando seduti davanti ad un computer si possono incontrare potenziali acquirenti che risiedono dall’altra parte del globo, o anche nella stessa città, basti pensare a Subito.it .Un comunicato stampa del 19 febbraio 1996 in cui Olivetti Telemedia annunciava l’apertura di Cybermercato, uno dei primi negozi virtuali italiano ed uno dei primi in tutta Europa. All’indirizzo www. mercato.it (oggi non esiste più) era possibile acquistare libri, articoli da regalo, computer, prodotti multimediali ed altro ancora.In base al fatto che la transazione coinvolga aziende piuttosto che singoli individui, si possono distinguere quattro forme di commercio elettronico: •businnes to businnes (B2B): utilizzato

per transazioni commerciali elettroniche tra aziende, o tra grossisti e aziende. •businnes to consumer (B2C): si indicano le relazioni che un’azienda detiene con i suoi clienti per le attività di vendita e/o di assistenza, tecnica utilizzata soprattutto quando l’interazione tra azienda e cliente avviene tramite internet es. Amazon per i libri e i CD che mette a disposizione oltre 2.000.000 di titoli. Il cliente può trovare anche il libro più raro, beneficiando di sconti e della possibilità di farselo recapitare a casa anche in meno di 48 ore. •consumer to consumer (C2C): tecnica di carattere popolare ormai ben nota e consolidata, come Ebay, colosso californiano che ha catturato circa l’85% del mercato americano e ha sette siti in lingue differenti. Assieme ad Amazon è considerato uno dei barometri di borsa dell’e-commerce internazionale. •consumer to businnes (C2B): i consumatori stabiliscono il prezzo che sono disposti a pagare per un prodotto o servizio e allo stesso tempo le aziende possono accettare o rifiutare l’offerta. Ad esempio potenziali clienti propongono il prezzo per un volo aereo e la compagnia di volo può stabilire se accettare di concludere la transazione. Si tratta del processo inverso rispetto al B2C, in cui sono le aziende a stabilire i prezzi dei propri prodotti e servizi ai clienti il prezzo di vendita lo decide l’acquirente e non il venditore, un esempio è Priceline.com. Un consiglio ai lettori. Non fare mai acquisti con una carta di credito che non sia ricaricabile, utilizzate carte di credito ricaricabili, come ad esempio la Poste-Pay o affidatevi a metodi sicuri come Paypal. DANIELE CIANCI ING. INFORMATICO



36 sett. 2011

BAMBINI “cattivi”

Cause e rimedi a un disturbo in notevole crescita

lcuni bimbi vengono arbitrariamente definiti “cattivi”, soprattutto coloro che non riescono a controllare il proprio comportamento caratterizzato da: • Impulsività: incapacità di attendere il proprio turno, incapacità di controllare i propri impulsi, non riuscire a stare fermi avvertendo l’esigenza di alzarsi senza uno scopo o un obiettivo ben preciso. • Disattenzione: ogni stimolo esterno è fonte di distrazione e l’attenzione si esaurisce in pochi minuti. Incostanza nello svolgimento di attività. Sembra che la sua testa “sia altrove”. • Iperattività: eccessiva attività motoria. È come se il piccolo fosse animato da un’energia interna inesauribile. Egli dimostra di non essere in grado di regolare la propria condotta in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da

raggiungere e delle richieste dell’ambiente. Probabilmente, questi bambini possono presentare l’ADHD (Attention Deficit Hyeractivity Disorder) un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. La diagnosi clinica deve essere necessariamente formulata da un’équipe (neuropsichiatra infantile, psicologo,...) che prenda in esame aspetti diversi del disturbo e accerti la presenza di almeno sei dei nove sintomi di inattenzione e/o iperattività per un periodo minimo di sei mesi. Inoltre è essenziale riscontrare che i sintomi abbiano un esordio prima dei sette anni di età, che siano evidenti in almeno due contesti di vita (a casa, a scuola, in abituali ambienti di gioco), che siano la causa di una significativa compromissione del funzionamento globale del piccolo. Se il bambino presenta tali atteggiamenti, ma non ha problemi di adattamento a casa, a scuola e di rendimento scolastico, non ci sono gli estremi per affermare che si è di

fronte ad un disturbo dell’attenzione ed iperattività. L’ADHD è caratterizzato da iperattivitàimpulsività e/o dal disturbo dell’attenzione. Il DSM-IV (manuale diagnostico e statistico) distingue tre forme cliniche: 1. Prevalentemente inattentiva 2. Prevalentemente iperattiva 3. Combinata Le principali cause sono riconducibili a fattori di natura ereditaria e neurobiologica. Sono deficitarie le capacità di autoregolazione nell’utilizzo delle risorse attentive, non vengono messe in atto, spontaneamente e in modo autonomo, riflessioni sulle conseguenze del proprio comportamento. A ciò possono associarsi difficoltà relazionali, difficoltà scolastiche, scarsa autostima. I bambini affetti da tale disturbo evolutivo sono a rischio di fallimento relazionale e scolastico. Pertanto, visto l’aumento di segnalazioni di alunni con diagnosi ADHD, di recente, il


37 sett. / 2011

MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha emanato una circolare avente come oggetto il “Disturbo di attenzione ed iperattività”. In essa vengono proposti indicazioni e accorgimenti didattici destinati ad agevolare il percorso didattico dei suddetti alunni. Grazie all’alleanza educativa, i genitori e gli insegnanti dovranno contenere le difficoltà del bambino con ADHD ed insegnargli come adattarsi meglio nell’ambiente in cui vive. Compito non facile, ma possibile, per garantire soprattutto al piccolo stima di sé e la possibilità di riconoscersi come persona degna di rispetto e di amore. A tal proposito, dal 16 al 17 eettembre 2011, presso l’Oasi

dello Spirito, a Montesilvano (Pe), VIII Congresso Nazionale AIDAI (Ass. It. Disturbi di Attenzione Iperattività), dal titolo “DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/ IPERATTIVITÀ”, organizzato dall’AIDAI e dall’AIRIPA (Ass. It. ricerca e intervento in psicopatologia dell’apprendimento), con il patrocinio di: Lions, Regione Abruzzo, Provincia di Chieti, Comune di Vasto, Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo, Ordine degli Psicologi dell’Abruzzo, Fondazione Padre Alberto Mileno, Ex I.R.R.E. Abruzzo. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti: www. aidaiassociazione.com.

I bambini affetti da tale disturbo evolutivo sono a rischio di fallimento relazionale e scolastico

CLEMENTINA BERARDOCCO


38 sett. 2011

Cin cin Italia Già in alcuni interventi precedenti su queste pagine, parlando dei 150 anni di unità politica dell’Italia, si è cercato di mettere in evidenza i fattori che hanno spinto popolazioni di cultura e tradizioni diverse a trovare quegli elementi unificatori per riconoscersi in un solo Stato. Tra questi motivi, non ultimo, è da considerare un’attività primigenia che ha dato nome unico, Enotria (= terra del vino), a tre grandi regioni meridionali: Puglia, Calabria e Campania, i cui abitanti erano, pertanto, chiamati Enotri (= coltivatori di vite). Con l’unità d’Italia si ha pure un risorgimento dei vini della penisola. Dopo l’importanza e l’eccellenza di questo prodotto nell’antichità greco-latina, a causa dello spostamento dell’asse economico dal Mediterraneo all’Atlantico, si sono avuti dei secoli (XV – XVIII) durante i quali i prodotti della penisola sono stati surclassati da quelli di altri Stati (Spagna, Portogallo e Francia). Già Federico II aveva capito l’importanza per il sud di questo manufatto, cui era legata una intensa e meticolosa attività di sviluppo e ricerca. L’imperatore svevo aveva promosso la coltivazione di alcuni vitigni autoctoni, particolarmente, nelle regioni dell’ Enotria con il Fiano, il Greco di tufo, l’Aglianico, il Falanghina, il Primitivo, il Negroamaro, l’Apicia (moscato di Trani); e anche in Calabria, Sicilia e Lucania. Nei

secoli successivi, questi vini, pur apprezzati dalle potenze straniere che esercitavano il predominio sulla penisola, non riuscirono ad imporsi a livello internazionale a causa di una politica economica poco attenta a certi valori. A questo periodo è da attribuire l’errata denominazione di due vitigni autoctoni dell’Abruzzo: il Trebbiano e il Montepulciano. Solo l’Inghilterra aveva capito l’importanza di un prodotto veramente straordinario e molto richiesto dai mercati, il Marsala, su cui esercitava una specie di protettorato. L’ ‘800 attribuirà al vino il suo peso economico e politico. I grandi protagonisti del Risorgimento (Carlo Alberto, Cavour, Vittorio Emanuele II, Bettino Ricasoli, Garibaldi), infatti, erano tutti grandi produttori di vino e, secondo qualche salace battuta del tempo, anche grandi bevitori per concepire un progetto di tal fatta. Per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, l’Associazione Nazionale Italiana Sommelier Puglia Vinitaly di Verona e il Centro Studi Sidney Sonnino di Montespertoli dedicano alla storia del vino grande risalto nel periodo risorgimentale, con convegni, studi, ricerche e degustazioni. Non resta altro che esclamare con Orazio: “Nunc est bibendum”. MICHELE CILIBERTI

Solo l’Inghilterra aveva capito l’importanza di un prodotto veramente straordinario e molto richiesto dai mercati: il Marsala


39 sett. / 2011

Prosegue il viaggio tra i palazzi e la storia di una città che non c’è più

TERAMO CHE FU: Piazza Orsini

Palazzo del credito Abbruzzese

Piazza Orsini

eramo come un libro. C’è tanto da leggere. L’obiettivo è considerare il linguaggio architettonico della città; osservare e mantenere intatte nelle spirali verdi della memoria, le percezioni e il passato. Con l’ausilio delle immagini d’epoca si recepiscono emozioni un po’ retrò all’altezza di piazza Orsini. Questa piazza ha cambiato spesso il nome nel corso degli anni: inizialmente conosciuta come piazza del Mercato, poi piazza del Municipio, piazza Roma, piazza Cavour. Un tempo era caratterizzata dalla presenza di edifici legati da un’ intesa di stile in chiave neogotica. Intorno al XIX secolo,

l’architettura neogotica reintrodusse elementi decorativi e forme gotiche di fine XII - XIV secolo, cadute in disuso con il fiorire del rinascimento e delle tendenze successive. Uno scatto della fine degli anni Trenta mostra la vecchia piazza Cavour. A destra si intravedono il palazzo municipale e la Banca d’Italia, sulla sinistra c’è il palazzo vescovile. A seguire la sede della Banca delle Marche e degli Abruzzi, realizzata alla fine degli anni Venti, con un nitido stile neogotico. Fu demolita a metà degli anni Cinquanta. Sullo stesso luogo del banco, oggi sorge l’edificio moderno della Bnl. Lo slanciato porticato della costruzione riproponeva il gusto della loggia duecentesca del vescovato mediante una

serie di archi a sesto acuto e tre finestre bifore ogivali. Le guglie, sopra al cornicione, riprendevano quelle del tutto simili poste a coronamento della facciata principale della Cattedrale, che ancora oggi possiamo ammirare. Un altro scorcio che appartenne alla odierna piazza Orsini, immortalato nel 1933, inquadra una struttura a due piani che, nonostante le varie trasformazioni, ha mantenuto la sua originaria ubicazione sul luogo attualmente occupato dal bar del Duomo. Il piano superiore, caratterizzato anch’esso da merlatura a coda di rondine richiamava lo stile architettonico di quel palazzo che fu del Credito Abruzzese, e che compariva nell’antistante spazio. GIUSEPPINA MICHINI


40 sett. 2011

Atri un festival dimenticato

ue edizioni di successo, nel 2009 e nel 2010, per Il Festival del Reportage di Atri. Un evento che riunisce i più importanti nomi del giornalismo d’inchiesta e dell’informazione italiana e internazionale. Quattro giorni di incontri, mostre ed eventi, per raccontare con parole e immagini la professione del reporter e la passione per l’informazione. L’evento, organizzato dal Comune di Atri e da Peliti Associati, ha riscosso un successo

inaspettato ma del tutto meritato. Toni Capuozzo, direttore generale, spiega così il senso del festival:“Fare di una piccola città d’arte il centro di un incontro che mancava, in cui si mescolano il linguaggio della fotografia con quello televisivo, la parola stampata e quella pronunciata. Non un convegno, ma una festa, in cui la musica e la buona tavola aggiungono il divertimento alla passione.” Eppure, nonostante queste premesse più che positive e i successi passati, quest’estate il festival non si è svolto. Un appuntamento mancato dunque, ma

quali sono le motivazioni? Lo chiediamo ad Angela De Lauretis, colei che ha permesso la realizzazione del festival e fino a pochi mesi fa Assessore alla cultura del Comune di Atri, ci spiega che non ricoprendo più la carica, non sa dirci di preciso quale sia il futuro del festival, se ci sarà mai una terza edizione oppure no. Una cosa è certa: “Quello che rendeva speciale questo festival era lo spirito col quale veniva realizzato – spiega De Lauretis -. La collaborazione, l’impegno, la volontà e il duro lavoro organizzativo sono sempre stati accompagnati dalla


41 sett. / 2011

squisita cordialità e ospitalità dei cittadini atriani. E’ normale che, mancando tale spirito, molti degli organizzatori abbiano fatto un passo indietro”. Tuttavia, il riscontro sul pubblico è stato tale da innescare una competizione tra Atri e una più grande città del nord, che pare voglia ospitare a tutti i costi il festival respinto per le prossime edizioni. “Evidentemente l’occasione è ghiotta, ma le istituzioni abruzzesi sembrano non interessarsi – conclude l’ex assessore –, e non serve dire che è un peccato, per una piccola città come Atri, che si è distinta e ha attirato su di sé l’attenzione di tutto il territorio teramano, oltre che l’interesse di ospiti e turisti accorsi al festival, possa

ritornare nell’ombra per una negligenza simile”. A questo punto non resta che chiederci se Atri perderà definitivamente la sua più importante vetrina, o se questo periodo di smarrimento non si riveli solo una “pausa di riflessione”. JESSICA PAVONE

Quattro giorni di incontri, mostre ed eventi, per raccontare con parole e immagini la professione del reporter e la passione per l’informazione

Non è vero, ma ci credo….

“Contro malocchio e invidia valgono sempre i consigli delle nonne“ “Ammedie” e “malùcchie”sono termini del dialetto teramano che indicano una stessa antica convinzione, secondo la quale attraverso gli occhi dell’invidioso si scaraventa sulla persona invidiata una sorta di fascinazione maligna che provoca sofferenza, mal di testa, stanchezza e nei bambini anche convulsioni. «Una volta venne a visitarmi una mia lontana parente che nel vedere mia nipote iniziò ad esclamare che era bellissima così piccola e paffutella con quel suo viso angelico, i riccioli biondi e le gote rosse! Quando andò via la bambina iniziò a piangere, urlare e dimenarsi e non sapevo come calmarla! Mia madre le fece l’invidia e, subito, la bambina tornò tranquilla e serena». Racconta Maria, nata a Cavuccio sessant’anni fa. Contro il malocchio, tuttavia, esistono alcune formule, come afferma Linda che vive a Castellalto da ottant’anni: «Quando una persona è stata invidiata bisogna recitare per nove volte una particolare preghiera e contemporaneamente toccarle la fronte disegnando croci con le dita». Altrimenti, si utilizza un piatto pieno d’acqua che si posiziona sopra la testa della persona colpita dal malocchio; nel piatto si versano nove gocce d’olio e se l’olio “se squaje”, ossia si divide in più gocce, allora la persona è stata invidiata. «A questo punto si prende un coltello e si fa il segno della croce per nove volte, tagliando l’acqua. Poi si ripete la preghiera disegnando croci sulla fronte della persona

in questione». A parlare è nuovamente Maria, invece Gabriella afferma: “La preghiera che si deve recitare è segreta e può essere rinnovata, cioè tramandata ad un’altra persona, soltanto la notte della vigilia di Natale». Inoltre, per evitare di gettare il malocchio a qualcuno, prima di fargli i complimenti è necessario dire “Ddije l’abbenediche” cioè “Che Dio la benedica”. Come nel caso della stregoneria, anche contro l’invidia si utilizzano brevi cioè sacchetti contenenti ingredienti che variano di paese in paese. Spiega Maria: «Mia nonna portava sempre con sé un pezzettino di peperoncino, tre chicchi di semi di garofano e tre granelli di sale grosso». Gabriella indica di nuovo il sale come antidoto contro il malocchio: «Quando un bambino entra per la prima volta all’interno dell’abitazione di una parente, amico o vicino, per cautelarlo contro l’ammedie si regalano al piccolo tre cose come, ad esempio, il pane, le uova e il sale». Oggi, probabilmente, sono molti di meno quelli che credono nell’invidia rispetto a ieri. Eppure, la pratica di ricorrere a preghiere segrete, sacchetti contro il malocchio e protezioni per i bambini è ancora molto diffusa nei paesi che circondano Teramo, e non soltanto tra gli anziani. Insomma, che si tratti di fatti reali, credenze popolari o semplice superstizione è sempre meglio premunirsi! ALESSANDRA DI MARCELLO


42 sett. 2011

Trovare l’alba dentro l’imbrunire… w w w. L i 8 L i . c o m

Emanuela Verdone Verdone, giovane scrittrice teramana questa volta racconta se stessa

2.2414 DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Emanuela, entriamo subito in argomento. Nonostante tu abbia avuto successo in numerosi concorsi letterari non hai ancora dato alle stampe una tua ‘opera prima’. Verrebbe da chiedersi come mai... “Alcuni, dopo il premio Teramo, mi avevano suggerito che fosse il momento giusto per provarci, e ultimamente mi è stato proposto varie volte di pubblicare una raccolta di racconti, o un romanzo breve. Però, ho il timore che tutto ciò si tradurrebbe solo in un tentativo di gratificazione personale, senza seguito, e non è questo che voglio. Da piccola per molto tempo ho pensato che se fossi riuscita a vincere il premio Teramo, avrei raggiunto la cima delle mie aspettative, tutto il resto sarebbe stato qualcosa in più. Quando quel momento è arrivato non nego che l’emozione è stata fortissima, di quelle che ti fa girare la testa per un po’… Ma una volta che è passata l’ubriacatura ho capito che era solo un punto di partenza, e che dovevo proseguire nel tempo dell’attesa”. Scrivere onestamente, diceva Carver, precisando “niente trucchi da quattro soldi” e anzi indicava nel disciplinarsi alla scrittura la strada maestra per ottenere quei lampi di verità che ogni scrittore vuole raggiungere. Qual è il tuo modo di stare sul banco dello

scrittore? Usi trucchi? “L’onestà è la prima cosa. E’ quello che ti permette di continuare a dialogare con qualcuno avendo fiducia nelle sue parole. Se non ci si attiene a questo codice si può anche scrivere qualcosa di bellissimo, ma freddo e insignificante. I trucchi, come li intendo io, sono un’altra cosa. Sono il colpo di scena, la possibilità di creare un

Emanuela Verdone

corto circuito mentale che ti sorprende, o ti fa arrabbiare, o sorridere. A volte riesce, ed è una sorta di complicità tra lo scrittore e il lettore. E’ un trucco, lo sappiamo bene entrambi, così come lo sa chi partecipa a uno spettacolo di magia, eppure non può fare a meno di fare ‘ohhh’ quando il coniglio esce dal cappello”. Pensi che per i giovani scrittori sia importante consultare manuali di scrittura creativa? “Personalmente ho un po’ di diffidenza verso i corsi per professionisti della scrittura, che si diffondono sempre di più sul modello americano. Non c’è dubbio che lo scrivere sia anche un ‘mestiere’, bisogna possedere gli strumenti e lucidarli di tanto in tanto, però manca il resto. Credo che i corsi di scrittura creativa, così come i manuali, possano essere utili in termine di acquisizione di consapevolezza, di attenzione verso alcune dinamiche narrative. Si gioca con le parole, si sperimenta. Ma poi è necessario trovare una propria voce riconoscibile. Ciò che mi fa apprezzare la lettura di un autore come John Fante è sì la sua prosa scorrevole e gli espedienti narrativi, la scioltezza acquisita lavorando come sceneggiatore a Hollywood, ma quello che me lo rende unico è il fatto di vedere lui, solo lui in ogni pagina, dalla prima raccolta di racconti


43 sett. / 2011

all’ultima opera postuma”. Oltre che scrittrice sei anche un’alacre studiosa di filosofia. Questi due aspetti sono netti e distinti oppure sono un unicum inseparabile? “Mi piacerebbe rientrare a pieno titolo in almeno una delle definizioni! Comunque diffido delle personalità troppo coerenti, senza contraddizioni.Non per niente il volume che tengo sempre sul comodino è quello di Pessoa, ‘Il libro dell’inquietudine’. Filosofia e scrittura sono sicuramente due tasselli fondamentali che compongono la mia personalità, assieme al teatro, alla pittura, i viaggi, e a tanto altro...”. “La verità è la vita. Senza verità non si può vivere”, lo diceva Pavel Florenskij. I grandi narratori e poeti ne hanno fatto il loro credo, avendo cantato la vita. Di cosa parlano i tuoi racconti e le tue poesie? “Però qualcun’altro ha detto anche che il poeta è un fingitore, no? Qualcuno ha scritto che la letteratura può costituire uno strumento ottico, far riconoscere al lettore quello che forse senza di essa non avrebbe osservato dentro di sé, tradurre a parole i subbugli che lo attraversano ma non sa decriptare. I miei personaggi sono spesso essere umani che si trovano in una situazione di passaggio. Quei momenti in cui devi saltare, o tornare indietro. In certe occasioni si decide il proprio percorso vitale. Spesso non si sentono in sintonia con l’esterno, e per questo il loro è un faticoso cammino

parallelo (Lettera prima del suicidio) e per di più le parole che raccontano il disagio vengono a mancare. In altri casi bisogna che il dosso sul terreno sia superato, per proseguire (Che storia mi racconti stasera?; Per chiederti scusa). Sta di fatto che tutti noi attraversiamo questi passaggi a rischio, a volte ce la caviamo canticchiando, a volte annaspiamo e temiamo di non farcela. Quello che affascina è che per un attimo dobbiamo allontanarci dalla routine, e guardare con altri occhi. Guardare davvero, magari per la prima volta (Il motto della sua vita”).

CHI È NOME: Lara NOME: Emanuela COGNOME: Pompei COGNOME: Verdone DATA DI NASCITA: 18 09 1982 NICKNAME:Carlotta Valdes CITTA’ Atri (TE) DATA NASCITA:di 5 luglio di STUDI:DIAccademia belle arti qualche L’Aquila anno fa CITTA’ :L’Aquila COLLABORAZIONI: Associazione STUDI: a a L’Aquila. culturaleFilosofi ArteRea Comunicazione artisticasarà a Teramo. PROSSIMI PROGETTI: una Attualmente dottorato in Filosofia sorpresa! medievale a Firenze. UN SOGNO NEL CASSETTO ALCUNE Viaggiare PUBBLICAZIONI: per il mondo 2011: La malinconia delle cose UN AGGETTIVO O UN MOTTO (Memento) PER DESCRIVERSI: ci devo 2010:Uno pensare… dei cinque (memento) UN SOGNO NEL CASSETTO: passare davanti ad una libreria in una città straniera e vedere in vetrina il mio libro.


44 sett. 2011

a cura di Ivan Di Nino


45 sett. / 2011

Basket

Foto Michele Carrelli Agenzia Ciamillo-Castoria

LA BANCA TERCAS

comincia tra gli… applausi! Una squadra con un bel mix di talento ed equilibrio ... ma il nostro valore andrà misurato con quello delle altre squadre ... “ds. L. Maruganti”

i ricomincia con tanto entusiasmo, quell’entusiasmo che il 23 agosto 2011 non è mancato nel PalaScapriano per il raduno della Banca Tercas Teramo 2011-2012 che si presenta ai nastri di partenza della serie A per il nono anno consecutivo. A fare gli onori di casa, per il “Media Day”, due dei quattro proprietari del club, Lino Pellecchia ed Alfredo Capasso ed il presidente Corrado Pellanera. Dopo una breve riunione tecnica, capeggiata da coach Alessandro Ramagli, la squadra è entrata

Al via la nuova stagione 2011-2012 la nona consecutiva Ora sarà subito importante trovare un’identità e imparare a passarci la palla “coach A. Ramagli”

sul parquet del Palascapriano accolta dagli applausi dei tifosi presenti sulle gradinate. “Ora sarà subito importante – ha dichiarato coach Alessandro Ramagli - trovare un’identità e imparare a passarci la palla. Abbiamo tre ritorni, tre conferme e quattro nuovi arrivi con qualità e struttura fisica che sapranno darci equilibrio”. “ Una squadra con un bel mix di talento ed equilibrio – ha sottolineato il direttore sportivo Lorenzo Marruganti - ma il nostro valore andrà misurato con quello delle altre squadre. Finora la cosa bella è che

tutti hanno una gran voglia di cominciare ed essere qui, ognuno per le proprie motivazioni”. Al termine delle interviste di rito, la squadra si è data appuntamento per questa sera nel Campo Scuola della Gammarana per il via ufficiale della preparazione che andrà avanti al ritmo di due sedute giornaliere. Unici assenti, giustificati, Milos Borisov e Yaniv Green, impegnati con le rispettive nazionali di Montenegro e Israele.

UFFICIO STAMPA TERAMO BASKET


46 sett. 2011

foto di gruppo

Foto Michele Carrelli Agenzia Ciamillo-Castoria

foto giovani: da sinistra a destra POLONARA, DI GIUSEPPE SERAFINI, RICCI, LISTWON Foto Michele Carrelli Agenzia Ciamillo-Castoria


47 sett. / 2011

COMPLEANNO IN KAYAK

Record di pagaiata per il santegidiese Mirko Fazzini no sport durissimo che si svolge contro le rapide e le rocce di un fiume, nei laghi olimpici dove l’acido lattico non bussa alla porta delle cosce, ma entra selvaggiamente senza chiedere permesso, oppure nel mare dei grandi spazi immensi. E’ il kayak, simile alla canoa normale, ma differente per l’uso di una pagaia “a doppia pala”, mentre quella ‘classica’ viene spinta da una pagaia a pala singola. La parola “kayak” – i primi modelli furono costruiti, a quanto pare, dagli inuit significa “barca degli uomini”. Inizialmente di legno ricoperto da pelli di animali sono oggi, come in ogni altro sport, la massima espressione dei materiali più leggeri e resistenti che esistano attualmente. Portabandiera è sicuramente la plurimedagliata Josefa Idem che a quarant’anni già compiuti, ha pensato bene di rimettersi in gioco sfiorando la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 per soli quattro millesimi di secondo – peraltro già conquistata a Sidney nel 2000continuando l’attività ancora oggi. Il santegidiese Mirko Fazzini, cui evidentemente non appartiene il rischio dell’abitudine ad una attività fisica ‘leggera’, ha pagaiato col suo kayak –partendo dal Circolo portuale “Vincenzo Migliori” di Giulianova- 163 chilometri in mare in 24

ore, 19 più di quanto preventivato dal medico, il dott. Paolo De Cristofaro. Nell’arco del tempo trascorso in mare, si è riposato solo per due ore. A chi potesse pensare che così facendo si rischia un sovraccarico di ossa e muscoli, il dott. De Cristofaro ha risposto che Fazzini “è un atleta ben conosciuto che si presta ad una estrema flessibilità. Infatti ha adottato una strategia particolare evitando le eccessive pause di riposo che avrebbero inciso negativamente sul ritmo di voga alla distanza”. La manifestazione, organizzata dall’associazione “Amici della traversata” di Alba Adriatica si è svolta sul tragitto Giulianova-Martinsicuro con boe di virata allo Spinnaker Beach a sud ed allo chalet Portofino a nord. Molte anche le manifestazioni a corollario

di quella principale, con pattini e pedalò che hanno festeggiato il novello recordman. Il santegidiese ha viaggiato alla media di 7,4 chilometri orari, compiendo circa settantamila pagaiate! Un bel trentasettesimo compleanno, non c’è che dire: appena rientrato dopo l’immane fatica, il bravo Mirko ha spento le candeline assieme a quattro modelle namibiane. IVAN DI NINO

evoluzione nel rafting


48 sett. 2011

Ciclismo

... è il sogno di ogni corridore; questa vittoria mi regala una grande carica per riuscire a centrare l’obiettivo

Un … gatto per il Matteotti n Gatto mangia il Matteotti. Nella corsa ciclistica più importante d’Abruzzo e tra le più impegnative del panorama nazionale, il passista veneto Oscar Gatto, già vincitore della tappa di Tropea al Giro d’Italia, s’impone sul traguardo di Piazza Duca. Il 26enne atleta del team anglo-abruzzese Farnese Vini ha battuto in volata un ristretto gruppo di una ventina di corridori. Caldo afoso e ben 68 ritirati. All’ottava delle tredici tornate partiva un fuga interessante con Durasek, Monsalve, Chtiou, Donati, Muraglia e De Marchi. Tra un recupero del gruppo e altri allunghi si formava poi un nuovo quintetto di testa con Monsalve, Stortoni, Muraglia e gli abruzzesi Di Paolo e Donati. Agli 8 Km dall’arrivo anche questa fuga

veniva neutralizzata e durante l’ultima discesa si avvantaggiava il gruppetto con Oscar Gatto, che batteva in finale il veterano Davide Rebellin - di ritorno dalla squalifica per doping che gli è costata una medaglia olimpica- e il colombiano Angel RubianoChavez, terzo anche l’anno passato. A ennesima dimostrazione che, anche se un po’ decaduta, questa corsa resta nobile - seppur stretta tra il Giro di Polonia, il criterium WolvertemMeise ed il Criterium Spektakel Van Steenwijk- era presente il C.T. della nazionale italiana Paolo Bettini, il quale sta cominciando a tirare le somme per i convocati del prossimo mondiale a Copenaghen. Ovviamente il vincitore ha affermato che esserci “è il sogno di ogni corridore; questa vittoria mi regala una grande carica per riuscire a centrare l’obiettivo”. Soddisfatto anche Rebellin:” Dopo tutto

quello che ho passato ho ancora gli stimoli per conquistare una grande classica. Ho cercato di fare la differenza sulla salita di Montesilvano ma non ci sono riuscito”. Ai bordi delle strade grigliate di carne e pesce, arrosticini e qualche protesta. In Piazza Duca è infatti scomparsa la tribuna per il pubblico di fronte a quella per le autorità e la stampa. Anche l’anno scorso è successa la stessa cosa. Infatti, dopo l’edizione saltata nel 2009, gli operai che sono tornati nel magazzino dov’era il materiale di montaggio hanno avuto una terribile sorpresa: sparite le viti, le balaustre e le assi di legno.Si è così deciso di non rifare la tribunetta, a scapito soprattutto degli appassionati meno giovani.

IVAN DI NINO


49 sett. / 2011


50 sett. 2011


A Silvi Marina la prima bau beach d’Abruzzo

A CURA DI

MARINA GROSSI*

Ieri pomeriggio compio un gesto abituale, accendo il Pc e spalanco gli occhi nel leggere un articolo intitolato:A Silvi apre la prima spiaggia per cani in Abruzzo. Non resisto alla tentazione preparo le borse con l’occorrente per Dama e Mia (telo, asciugamano e soprattutto sacchetti per raccogliere le deiezioni), per me ( telo, infradito e macchina fotografica) e carico la sveglia decisamente prima del consueto. Mi alzo di buon ora, colazione e via verso la zona Silville! Giunta a destinazione resto davvero meravigliata. Ammetto che mi aspettavo un luogo sassoso, impervio e dall’acqua non propriamente limpida e invece mi ritrovo in un posto decisamente piacevole e dall’atmosfera balneare. La spiaggia, seppur non grandissima, è di sabbia bianca, le due strade di accesso dai parcheggi sono facilmente agibili, il parcheggio è gratuito e non a pagamento come in altri luoghi con libero accesso ai cani. Sciolgo Mia e Dama e così faccio la conoscenza di Shony che ci accoglie baldanzoso. Forse proprio Shony è stata la molla per la realizzazione di questa idea assai innovativa per le nostre coste. La sua compagna umana infatti, Alma Cavallari mi racconta l’iter che ci ha permesso di stare qui oggi con i nostri cani “E’ stato

un progetto di cui ho fortemente voluto la realizzazione” mi spiega “e che ho portato avanti in sinergia soprattutto con l’Assessore al Demanio Marittimo Fabrizio Valloscura. Ora aspettiamo il riconoscimento dal Ministro Brambilla e da Turisti a 4 Zampe”.La signora Alma è la vera anima della spiaggia, conosce tutti, parla con tutti e permette a tutti i cani di bere dalla citola di Shony e di giocare con la sua palla . Mia naturalmente ha apprezzato moltissimo questo suo spirito e non si è fatta pregare di certo a fare nè l’una e nè l’altra cosa. La mattinata trascorre serena. Ciò che mi ha colpito è stata la presenza di svariate persone che pur non avendo il cane arrivavano alla spiaggia per conoscere e giocare con i nostri compagni a 4 zampe dicendo di essere molto felici dell’iniziativa. La signora Alma naturalmente era la protagonista indiscussa indicando i cani più socievoli e preservando quelli, come Dama, che non avevano molta voglia di fare nuove conoscenze. Bravi il Comune di Silvi Marina e la signora Alma per questa splendida novità. Ora sta a noi amanti dei 4 zampe far sì che il posto resti pulito, agibile per dimostrare a tutti che siamo buoni cittadini a 6 zampe. *(ISTRUTTORE CSEN CONI ) WWW.DOGPEOPLE.IT

ED EDUCATORE CINOFILO

sez. Teramo

PIPER ha 5 mesi, è stata trovata con i fratelli nei pressi di una cascina disabitata in cattive condizioni di salute. Ora è perfettamente guarita, ha un carattere molto vivace e affettuoso. E’ di taglia medio piccola, ha delle simpaticissime orecchie grandi che muove in qua e in là a seconda delle situazioni: tutte in avanti se vede qualcosa di interessante, tutte indietro se sa di aver combinato qualche marachella! Vorremmo dare a Piper e a tutti gli altri cuccioloni la possibilità di trovare un padrone che la tenga sempre con sè, prima di doverli portare nel nostro rifugio. Venite a conoscere i nostri cuccioli, sono esseri meravigliosi pieni di vita e di amore! legadelcane.teramo@hotmail.it tel. 340 1482084


52 sett. 2011

Squilli dopo mezzanotte

A CURA DI

GIANFRANCO PUCA*

Evitare di telefonare alle ore tarde della sera non solo è una regola di buona educazione ma, secondo la Corte di Cassazione, può essere anche reato. La vicenda dalla quale scaturisce la massima giurisprudenziale è la seguente: il Tribunale di Chieti, con la sentenza pronunciata il 24.4.2008, dichiara responsabile e condanna l’ex marito per il reato ex art. 660 cp, per aver telefonato alla ex moglie dopo la mezzanotte, ritenendo priva di pregio la tesi dell’imputato secondo cui lo stesso intendeva soltanto contestare alla moglie il fatto che non gli aveva consentito di vedere il figlio, sollecitando il suo rispetto delle condizioni di affidamento del minore. Il Tribunale ha ritenuto che una telefonata a quell’ora tarda era <<... idonea a disturbare il sonno e rendeva evidente l’intento di molestare, perchè, a mezzanotte, non poteva avere alcuna concreta utilità sollecitatoria.>>. La sentenza è stata poi confermata dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 36/2009, nella quale si legge come <<...l’ora in cui era stata effettuata la telefonata, attorno alla mezzanotte, Art. 709-ter cpc: Soluzione delle controversie e provvedimenti in caso di inadempienze o violazioni. … In caso di gravi inadempienze o di atti che comunque arrechino pregiudizio al minore ... il giudice può modificare i provvedimenti in vigore e può, anche congiuntamente: 1) ammonire il genitore inadempiente; 2) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti del minore; 3) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti dell’altro; 4) condannare il genitore inadempiente al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria, da un minimo di 75 euro a un massimo di 5.000 euro a favore della Cassa delle ammende...

dimostrava sia l’obiettiva molesta intrusione in ore riservate al riposo, sia l’evidente intenzione di molestare la moglie piuttosto che di vedere il bambino, che a quell’ora avrebbe dovuto dormire...>>.La sentenza si inserisce nel tema delle liti tra ex coniugi: purtroppo, con la separazione, spesso vi è una “proliferazione” di cause tra gli stessi, originate da chi, non essendo in grado di comprendere i motivi della nuova situazione personale ma, anzi, vivendola come una “offesa” o come un “torto” subito, non riesce a prevedere l’effetto delle proprie azioni, che spesso producono conseguenze penalmente rilevanti (come nel caso delle telefonate “notturne”).L’art. 660 del codice penale (molestie o disturbo alle persone) prevede e punisce il comportamento di chi, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo causa ad altri molestia o disturbo; la telefonata, quindi, deve essere effettuata solo per “petulanza o per altro biasimevole motivo” e deve essere tale da produrre una molestia o disturbo nell’altro soggetto. Il marito, cercando di far annullare la sentenza di condanna, aveva evidenziato come la sua telefonata non poteva essere considerata “petulante”, perché si trattava di una sola ed unica telefonata, effettuata intorno alla mezzanotte ed al cellulare della ex moglie, indicando perfino un precedente giurisprudenziale della Corte di Cassazione, la sentenza n. 7044/1998 (ad onor del vero detta sentenza aveva escluso il reato di molestie, ma in relazione a n. 2 telefonate “silenziose”, cioè senza alcuna parola, ed effettuate nelle ore diurne alla stessa persona che, se da un lato sono censurabili sul piano della correttezza e della buona educazione, non integrano il concetto di petulanza, penalmente rilevante). Inoltre il marito aveva evidenziato alla Corte di Cassazione la carenza del “biasimevole motivo”, in quanto la telefonata non era diretta ad interferire nella sfera di libertà dell’ex moglie, ma aveva l’unico scopo di chiedere informazioni sul figlio, in quanto il giorno precedente (dalle 18 alle 21)

quest’ultimo doveva incontrarsi con il padre (ciò non era avvenuto in quanto il minore era stato portato al mare dalla mamma, rientrando in casa dopo le ore 20.00). Entrambe le motivazioni addotte dal marito sono state considerate irrilevanti, con la conseguente sua condanna ai sensi dell’art. 660 cp. La sentenza del Tribunale di Chieti aveva opportunamente evidenziato come la vicenda si iscriveva nel contesto di una separazione personale, con contrasti tra i coniugi; la sentenza aveva altresì evidenziato come la telefonata era stata effettuata “oltre la mezzanotte”, e, quindi, era idonea a disturbare il sonno e non era idonea, invece, ad avere alcuna efficacia a sollecitare il rispetto degli obblighi relativi alle visite del figlio. Su questo ultimo punto appare necessario ricordare, infatti, Art. 660 c.p.: Molestia o disturbo alle persone. Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516 che esistono ben altri mezzi giuridici per imporre il rispetto delle condizioni di separazione, come, ad esempio, l’art. 709 ter cpc (introdotto dalla nota legge n. 54/2006 sull’affidamento condiviso dei figli) che prevede, in caso di comportamenti che ostacolino il corretto svolgimento delle modalità dell’affidamento dei figli, anche la possibilità di condannare il genitore al risarcimento dei danni nei confronti del minore o dell’altro genitore, oltre alla possibilità di condannarlo al pagamento di una sanzione amministrativa fino ad un massimo di 5.000,00 euro a favore della Cassa della ammende.

*AVVOCATO E MEDIATORE PROFESSIONISTA


53 sett. / 2011

Ritenuta: ridotta o rimborsata

A CURA DI

LAURA DI PAOLANTONIO *

n precedenza abbiamo parlato delle agevolazioni del 55%, facendo cenno alla ritenuta, pari al 10% da applicare in virtù del Dl 78/2010. L’articolo 25 del Dl n. 78/2010 (convertito in Legge n. 122/2010) ha introdotto una ritenuta pari al 10% sui pagamenti effettuati con bonifico in relazione agli oneri deducibili o per i quali spetta la detrazione di imposta a decorrere dal 01 luglio 2010. la ritenuta in questione si applica ai bonifici disposti per il pagamento delle spese relative ad interventi di recupero del patrimonio edilizio, per i quali spetta la detrazione irpef del 36% (art. 1 Legge 449/1997) e di riqualificazione energetica degli edifici esistenti, per i quali spetta la detrazione irpef/ires del 55%, art 1 commi 344-349 L.296/2006. In seguito ad interventi di semplificazioni operati dall’art. 7 del DL 70/2011 (Decreto Sviluppo), nello specifico la soppressione di inviare la Comunicazione Preventiva al Centro Operativo di Pescara per beneficiare del 36% e l’eliminazione dell’obbligo di indicare il costo della manodopera nelle fatture per il 36 e 55%, l’art 23 del Dl 06 luglio 2011 n. 98 comma 8 (Manovra Correttiva) ha ridotto dal 10 al 4% la misura della ritenuta in acconto.

La nuova aliquota, chiarisce l’agenzia delle Entrate deve essere applicata a decorrere dal 06 Luglio 2011 (entrata in vigore del Dl 98/2011) dalle banche e dalle poste italiane all’atto dell’accredito dei bonifici. È possibile che nei primi giorni gli istituti abbiano continuato ad applicare le ritenute nella misura del 10%. La circolare n. 41 del 05/08/2011 emanata dall’Agenzia delle Entrate ha precisato che la ritenuta applicata in eccesso può essere direttamente rimborsata, infatti la differenza del 6% trattenuta in eccesso può essere accreditate direttamente al soggetto beneficiario dei bonifici. *COMMERCIALISTA – REVISORE CONTABILE

La nuova aliquota, chiarisce l’agenzia delle Entrate deve essere applicata a decorrere dal 06 Luglio 2011


54 sett. 2011

Il nuovo limite da 5000 a 2500 euro i sensi delle disposizioni dettate dal Decreto Legge n. 138 del 13 agosto 2011, che modifica ed integra le disposizioni antiriciclaggio del Decreto Legislativo 21 novembre 2007, n. 231, la disciplina che regola l’utilizzo di denaro contante, assegni e libretti al portatore è stata così modificata: E’ vietato il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore, quando il valore oggetti di trasferimento è complessivamente pari o superiore a 2500 euro. Il trasferimento è vietato anche quando è effettuato con più pagamenti inferiori alle soglie che appaiono artificiosamente frazionati. Il trasferimento può tuttavia essere eseguito per il tramite di banche, istituti di moneta elettronica e Poste Italiane S.p.A.. Tutti gli assegni bancari, postali e circolari d’importo pari o superiore a 2500 euro devono recare l’indicazione del nome o

della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità. Il saldo dei libretti di deposito al portatore deve essere inferiore a 2500 euro. I libretti di deposito bancari o postali al portatore con saldo pari o superiore a 2500 euro, devono essere estinti dal portatore ovvero il loro saldo deve essere ridotto a una somma inferiore all’importo indicato entro il 30 settembre 2011. Il mancato rispetto delle disposizioni implica applicazione di una sanzione che va dal 20 al 40% dell’importo.

É vietato il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore ....

Lite fiscale, un condono la soluzione. Il Decreto Legge 98/2011 contiene tra le altre una novità inerente il condono sulle liti fiscali. Concedere ai contribuenti una “definizione agevolata” delle controversie dinanzi alla Commissione Tributaria è l’obiettivo. Requisito fondamentale per fruire del condono è che il valore della pendenza sia inferiore a 20.000 euro, al netto di interessi e sanzioni, in cui sia parte l’Agenzia delle entrate. Il ricorso deve essere stato presentato entro il 1 maggio 2011 e non deve essere stata emessa la relativa sentenza a definizione. Per chiudere la controversia è necessario versare entro il 30 novembre 2011, in unica soluzione, un importo fisso di 150 euro se il valore della lite non è superiore a 2.000 euro. Se il valore è compreso tra i 2.000 ed i 20.000 euro il versamento sarà da eseguire in base ad una percentuale, comunque non superiore al 50%, diversificata in base al “criterio della soccombenza”. La domanda dovrà essere presentata entro il 31 marzo 2012. L’Agenzia delle entrate stabilirà le modalità di versamento e di presentazione della domanda. Soccombenza è il principio che pone la responsabilità per le spese del processo, a carico di chi perde.


55 sett. / 2011


56 sett. 2011


57 sett. / 2011

Basta con il troppo e basta con lo spreco ! A CURA DI

PAOLO DE CRISTOFARO*

iscoprire il valore dell’essenziale non deve rappresentare un effetto collaterale benefico della crisi, ma un nuovo credo che riempia di contenuti ideologici il necessario processo di decrescita già in atto, senza farlo ricadere in una nuova corsa all’accaparramento delle risorse residuali. “L’essenziale è ciò che nutre il nostro essere più profondo e che ci permette di continuare a vivere quando, intorno a noi, il resto è solamente superfluo”. Ci troviamo davanti a 2 paradossi: da una parte troppo lavoro, troppo cibo, troppi acquisti, troppi oggetti, dall’altra troppi sprechi e troppi rifiuti. Il tutto a scapito del deterioramento progressivo della nostra vita di relazione e della nostra socialità. In qualità di socio Slow Food e di responsabile del Centro di Riferimento Regionale di Fisiopatologia della Nutrizione mi sento di esprimere pieno consenso all’iniziativa intrapresa dalla città di Torino che, capofila in Italia, ha sottoscritto la dichiarazione congiunta europea contro lo spreco alimentare, recentemente presentata al Parlamento Europeo da Last Minute Market nell’ambito del progetto “Un anno contro lo spreco”. Firmando questa adesione il Sindaco di Torino si impegna ad inserire la lotta allo spreco alimentare tra le priorità dell’azione del governo locale. Credo fermamente che questa iniziativa debba essere imitata perché dà il segno

concreto di chi amministra le città verso la soluzione di problemi reali e verso l’attenzione all’utilizzo appropriato e consapevole delle risorse. E’ bene che gli amministratori facciano comprendere che non è più tollerabile lo spreco della risorsa cibo, acqua, energia, ma l’intervento deve essere intersettoriale altrimenti non sortisce l’effetto di rendere i propri cittadini convinti e collaboranti. Secondo i dati riportati da Coldiretti se in Italia, ad esempio, si riuscisse a ridurre lo spreco alimentare del 20% si riuscirebbe a risolvere interamente il problema alimentare delle povertà emergenti. Il protocollo firmato a Torino dal sindaco, dal presidente regionale di Slow Food e dal fondatore di Last Minute Market, punta alla riduzione degli sprechi attraverso la valorizzazione dei beni invenduti e coniuga un sistema più efficiente di relazioni, di solidarietà e di sostenibilità che migliora l’utilizzazione delle risorse e oltretutto porta a minor produzione di rifiuti. Il sistema può riguardare cibo, farmaci, prodotti non alimentari che rimangono invenduti e che hanno una scadenza. Spero che il progetto “Un anno contro lo spreco” possa presto essere recepito dai nostri amministratori, ma auspico che anche le scuole si impegnino attivamente nella lotta allo spreco e nella valorizzazione di stili di vita e di consumo più adeguati e sostenibili. *CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE DI FISIOPATOLOGIA DELLA NUTRIZIONE PRESIDIO DI GIULIANOVA, ASL TERAMO

L’essenziale è ciò che nutre il nostro essere più profondo e che ci permette di continuare a vivere quando, intorno a noi, il resto è solamente superfluo


58 sett. 2011


59 sett. / 2011

pubbliredazionale

PROGETTO FAMIGLIA Amore, Salute e Lavoro

CON IL PATROCINIO PROVINCIA DI TERAMO

Affrontare e risolvere i problemi attraverso il dialogo e il confronto tra tutti

Marisa Pancottini

Si terrà il giorno 6 ottobre 2011 ore 21, presso la Sala Polifunzionale della Provincia di Teramo, la conferenza dal titolo “Progetto famiglia: Amore, Salute e Lavoro” ingresso libero. Il progetto nasce quale momento di analisi e strumento di supporto per affrontare le difficoltà e le problematiche che caratterizzano il nucleo familiare nella società contemporanea. L’obiettivo è focalizzato sui rapporti tra marito e moglie, le complesse relazioni con i figli e tra fratelli e sorelle, le conseguenze derivanti da separazione o divorzio, le problematiche legate alle adozioni e quelle derivanti da disagi fisici o emotivi. Le attività coinvolgeranno tutti gli aspetti della persona (il corpo, la mente e lo spirito) con l’obiettivo di riportare armonia tra le componenti in conflitto. Verranno effettuate sessioni individuali, di coppia ed aperte all’intero nucleo familiare per riequilibrare i rapporti, ripristinando uno spirito di responsabilità e facendo in modo che ogni membro riconquisti il proprio ruolo, nel rispetto di tutti gli altri componenti. Relatori del convegno saranno i curatori del progetto: la Naturopata, Marisa Pancottini, Presidente dello Studio di Naturopatia Chinesiologia ASD; la Dott.ssa Marcella Saponaro, Medico specialista in Ostetricia Ginecologia e il Mediatore Umanistico e Familiare, Giovanni Troiano. Saranno affrontate, con un approccio multidisciplinare, tematiche di grande interesse quali le “Costellazioni Familiari – La storia e gli eventi della propria famiglia”, “Diagnostica di Biorisonanza Metatron – Riconoscere i disturbi in ogni singolo organo, “Floriterapia per l’Armonia sessuale della coppia – Dalla Natura un supporto

per l’Amore”, “Dysmofit – Ginnastica orto cinetica per riequilibrio della postura”, “Iridologia – Leggere la salute negli occhi”, “Mediazione umanistica e familiare – Il confronto come soluzione” e “Nutripuntura Kinesiologica – Riequilibrio delle Correnti Vitali”. “Nel nostro lavoro quotidiano ci poniamo -nei confronti della persona e della famiglia- con un atteggiamento di assoluto rispetto e fiducia. Riuscire a far sentire questa considerazione verso l’essere umano permette alle persone che incontriamo di credere in se stesse e nelle proprie Radici”. L’approccio utilizzato dai curatori del progetto è orientato alla integrazione delle diverse competenze: il Naturopata rivolge il proprio operato alla persona nel suo insieme di corpo-mente-emozioni, adottando tecniche atte a migliorare il benessere psicofisico-emozionale-spirituale; il Medico attraverso la Diagnostica di Biorisonanza Metatron possiede una visione olistica della salute, che, grazie a vari approcci, consente di sviluppare le qualità per superare lo stato di malessere, mettendo in relazione l’aspetto medico e naturale senza entrare in conflico tra loro; il Mediatore Umanistico e Familiare affronta varie problematiche, siano esse relazionali, professionali o legate a malattie, utilizzando tecniche di PNL (Programmazione neurolinguistica), visualizzazioni guidate e Psicogenogramma. Scopo del mediatore è tirare fuori dalla persona le sue risorse per scatenare l’auto-guarigione. “In noi c’è Tutto per vivere appieno la Vita in armonia con Se Stessi e la propria Famiglia”

Giovanni Troiano

Marcella Saponaro

Contatti utili Marisa Pancottini 335 698.07.39 www.marisanaturopatia.org info@marisanaturopatia.org Dott.ssa Marcella Saponaro 338 224.90.15 www.marcellasaponaro.it marcella.saponaro@gmail.com Giovanni Troiano 328 204.44.44 www.giovannitroiano.it giotroiano@gmail.com


60 sett. 2011

salute Vacanze finite

… e la sveglia torna a suonare Il momento peggiore delle vacanze è certamente la fine. Come tutte le cose belle purtroppo giungono al termine ed il solo pensiero di dover tornare a scuola, all’università o al lavoro ed avere poco spazio da dedicare a noi stessi, può tradursi in un malessere fisico generalizzato reale che renderà ancora più difficile il ritorno alla routine quotidiana. La dott.ssa Carla Pompilii, psicoterapeuta integrata ad approccio fenomenologico-esistenziale, socia fondatrice dell’associazione Psikè (che a Teramo si occupa di benessere psicofisico e crescita personale), così descrive questo fenomeno, che tutti abbiamo percepito almeno una volta nella vita: “Lo stress ed il malessere che spesso ci accompagnano al rientro dalle vacanze è chiamato Post vacation blues”. È una sindrome che colpisce un gran numero di persone. In Italia, il fenomeno riguarda un italiano su dieci. Si tratta di una difficoltà a tornare ai ritmi imposti dal lavoro e dal ménage quotidiano che si manifesta con disagio, malessere generale, insonnia, nervosismo

o addirittura a livello fisiologico emicrania e spossatezza, difficoltà digestive, tosse, mal di gola e dolori muscolari. Le cause scatenanti sono da ricercare nei ritmi apparentemente più disordinati che si hanno durante le vacanze, si dorme di più, non si è legati all’orologio, si mangia più spesso ed anche in modo irregolare, ci si muove maggiormente e solitamente si sta di più all’aria aperta, ci si diverte e si trascorre la giornata con persone che amiamo. Si tratta a volte di un drastico cambiamento dal vissuto quotidiano che, come qualsiasi altro del resto, produce una perturbazione nell’equilibrio del nostro organismo che va a colpire la sfera psichica in modo particolare. Tali ritmi sono solo apparentemente disordinati. In realtà, a parte alcune eccezioni rispetto ai ritmi del sonno risultano essere più “naturali”. Il ritmo frenetico, cadenzato da impegni e orari della vita quotidiana è assolutamente poco naturale, poco corrispondente alle nostre esigenze energetiche ed emotive. Dal punto di vista psicologico spesso il

ritorno alla vita normale specialmente se la vacanza è stata piacevole e stimolante, anziché sentirci ricaricati, lo viviamo come una costrizione che può generare malessere e sintomi depressivi. Una valida strategia, per evitare a livello psicologico e fisiologico tali conseguenze, consiste nel non tornare immediatamente ai ritmi lavorativi precedenti il periodo di vacanza, concedendosi un breve lasso di tempo per prepararsi al cambiamento”. Insomma, uno o due giorni sono sufficienti per prepararsi psicologicamente, riprendendo gradatamente orari e abitudini, mangiando in modo sano e concedendosi un sonno sufficientemente ristoratore, e introducendo il risveglio con l’odiata sveglia. Questi accorgimenti possono aiutarci a rientrare al lavoro in modo meno traumatico, e a fare in modo che la vacanza conclusa sia servita davvero a ricaricare le pile. MARIANGELA SANSONE


61 sett. / 2011

Consigli dell’esperto

salute

“A casa, meglio un blues blues” scoltate un vecchio blues…Un buon vecchio Blues di Tom Waits come “Blue Valentines” e immediatamente avrete quella sensazione di leggera tristezza, instabilità emotiva, nostalgia, che rende bene il senso di inadeguatezza che ci accompagna al ritorno dalle vacanze. La musica Blues, di origine afro-americana, ben identifica questo stato d’animo così comune al rientro dalle vacanze, col significato di “essere tristi, malinconici, nostalgici”. Nei paesi di lingua anglosassone tale sindrome viene infatti definita postvacation blues, o “to have the blue devils” (letteralmente avere i diavoli blu) dove blue è sinonimo di stress da rientro. Come venirne fuori ? Sembra che una delle cause principali di questa condizione sia cambiare il ritmo della propria quotidianità, passando dalla spensierata e piacevole lentezza delle vacanze alla frenesia delle attività lavorative. Tornare in città con uno o due giorni di

anticipo prima di reinserirsi nel mondo del lavoro può consentire al nostro organismo un graduale ed indolore riadattamento all’ambiente ed alle normali occupazioni.

Una volta che siamo tornati al lavoro bisogna evitare di rientrare “in partita” per tutti i 90 minuti, ma come le regole calcistiche ci insegnano giocare qualche “amichevole” può aiutarci a ritrovare in fretta uno stato di forma fisica e mentale ottimale. In questa fase

anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale. Deve essere leggera e bilanciata, privilegiando frutta e verdure. Limitare caffè, alcol, fritti, insaccati, cibi piccanti e preferire i piatti semplici e poco elaborati che caratterizzano la nostra dieta mediterranea. Se durante le vacanze ci siamo dedicati con maggiore impegno all’attività fisica cerchiamo di mantenere anche in città questa buona abitudine, anche con semplici passeggiate quotidiane che devono diventare un’abitudine da costruire con impegno e buona volontà. Ma se tutto questo non dovesse bastare… Passare dal Blues al Rock per qualche tempo può avere effetti favorevoli sul tono dell’umore. Ascoltare, per esempio, Money for nothing dei Dire Straits. Può aiutare…

DOTT. DOMENICO PARISI (SPECIALISTA IN MEDICINA INTERNA E PNEUMOLOGIA OSPEDALE MAZZINI TERAMO)


62 sett. 2011

di Fabio De Cristofaro Osteria Esprì di Colonnella (TE)

Crocchette di melanzane Per un aperitivo elegante, sfizioso nutriente e di stagione una ricetta semplice e veloce e di sicuro successo Per le crocchette 1 kg di melanzane nere 1 uovo intero 30 g. Parmigiano Reggiano 30 g. pane grattuggiato olio extravergine d’oliva q.b. Aglio q.b. Timo q.b. Sale e pepe q.b. Olio per friggere pane grattuggiato e mandorle tritate per impanare Per la salsa di pomodori arrosto 2 grandi pomodori rossi maturi olio, aglio, sale, pepe e timo q.b. Pelare le melanzane e mettere da parte le bucce, cuocere in forno a 190° per 18 minuti condite con olio, sale e pepe, avendo cura di girarle ogni 6 minuti. Una volta cotte batterle al coltello e scolarle bene, arrostirle in padella con un filo d’olio, aglio e timo, stenderle su un

vassoio. Impastarle con un uovo intero, il Parmigiano e il pangrattato, aggiustare di sale e formare delle crocchette di circa 20 gr. l’una, passarle nel pane grattuggiato e nelle mandorle tritate. Friggerle a 160° finchè non risultano ben dorate. Decorare le crocchette con le bucce delle melanzane tagliate a julienne sottile e fritte a 130° per 3 minuti, queste andranno però preparate in anticipo perchè devono essere fatte asciugare sopra un foglio di carta assorbente. E’ possibile accompagnare le crocchette con una salsa di pomodori arrosto, da preparare facendo cuocere in forno i pomodori tagliati a metà e conditi con olio, aglio, sale, pepe e timo a 180° per 15’ e poi frullarli.

di Errico Recanati Chef Ristorante “ Da Andreina” Loreto (AN).

Insalata di petto di faraona cotta nell’olio al limone con nocciole e caccialepri e mousse di ricotta Ingredienti per 4 persone ½ Faraona – petto intero 100 g Nocciole pelate intere g 250 Caccialepri g 125 Ricotta g 50 Panna qb Olio 2 Limone - buccia qb Aglio – spicchi qb Sale – a scaglie qb Aceto Preparare innanzitutto l’olio al limone portandolo a 70° con le bucce di limone e lasciarlo poi riposare per 10/15 minuti; Nel frattempo pulire e lavare i petti di

faraona e i caccialepri; Preparare la ricotta amalgamandola con la panna ed aggiustandola con sale e pepe; Mettere il petto di faraona nell’olio al limone e portarlo a 80° per ottenere una cottura omogenea che lo lasci molto tenero all’interno; Tostare le nocciole nel forno; Impiattare IMPIATTAMENTO: Scaloppare il petto di faraona (tagliarlo per lungo a fette sottili) e adagiarlo sul piatto; sopra il petto mettere le nocciole, il sale a scaglie e i caccialepri conditi con olio, sale

e aceto; servire la mousse a fianco in un bicchierino a temperatura ambiente.


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massaggio sportivo, elimina le cristallizzazioni degli irrigidimenti pre e post attività fisica; Aromatic ritual massage: ispirato alle culture millenarie del mondo arabo, indiano, cinese e mediterraneo, il massaggio coniuga manualità avvolgenti e terapeutiche con olii essenziali

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Come esaltare l’abbronzatura Pelle dorata, trucco luminoso: ecco come brillare di luce propria nelle sere d’estate Avere una pelle irresistibile è una questione di luminosità. Non basta che la pelle sia abbronzata, deve essere a n c h e morbida, con leggeri riflessi dorati e delicatamente profumata. Per ottenere tutto questo, può bastare un unico prodotto, ma intelligente:

in gel per chi vuole un effetto idratante e leggero; in polvere per chi cerca un effetto maquillage sofisticato; in olio per chi ha la pelle arida o sensibile e desidera un tocco di morbidezza.


Centro Estetico “Marisa” Estetica d’avanguardia per il benessere fisico. Al rientro dalle vacanze il benessere fisico può venir meno e opportuni trattamenti viso/corpo personalizzati possono essere risolutivi. Il momento migliore per combattere l’odiosa cellulite è l’autunno. I trattamenti per il CORPO stimolano l’ossigenazione dei tessuti e rivitalizzano la cute. Anche per le più giovani è indispensabile la massima cura del VISO, che nel periodo estivo subisce il fenomeno della cosiddetta “ossidazione”, dovuta alla disidratazione e agli eccessi climatici, e che richiede trattamenti professionali specifici. L’azione di prodotti attivi sia a livello profondo che superficiale rallenta l’invecchiamento cutaneo, rinforza le difese della pelle dai radicali liberi e ne recupera la giovinezza. Di giorno il viso va difeso dallo stress ossidativo; durante la notte vanno riattivati i meccanismi di rigenerazione cellulare. I Fitocosmetici, prodotti di origine vegetale a base di fitosomi, rappresentano una significativa evoluzione nei trattamenti profes-

sionali e sono il veicolo ideale per trasportare le sostanze funzionali nell’epidermide e nel derma. Ingredienti all’avanguardia per il rispetto totale della pelle del viso sono l’acido lipoico, le vitamine antiossidanti ACE, i fitoestrogeni, l’acido ialuronico, gli olii di riso, di argan, di jojoba e il burro di Karitè. Nella sua trentennale attività, che svolge con passione e competenza (in continuo aggiornamento, Laurea in “Tecnico estetista” presso l’Università degli Studi di Ferrara e frequenza del Master in “Manager di Centro estetico” presso l’Università La Sapienza), Marisa presta assoluta attenzione alla sterilizzazione degli strumenti di manicure e pedicure, dispone di apparecchiature a norma e di ditte di cosmetici di alto livello. Vi aspetta con uno sconto del 15% sui prodotti di mantenimento!”

Rosso dragone per Cleopatra Lo smalto per unghie secondo alcune fonti è stato creato all’incirca nel 3000 a.C. Probabilmente i cinesi e gli antichi Egizi furono i primi ad utilizzarlo. I cinesi usarono dei colori laccati, prodotti da una combinazione di gomma arabica, albume d’uovo, gelatina e cera d’api, ma anche composti a base di rosa, orchidea. Queste ultime m i s t u r e vegetali si utilizzano dopo poche ore o durante la notte, ed hanno una gamma di colori che vanno dal rosa al rosso. Gli antichi Egizi utilizzavano un tipo di henné per dipingersi le unghie, il colore

era rosso o bruno-rossastro (l’henné è ancora oggi usato da alcuni popoli per dipingersi le unghie). Durante la dinastia Chou nel 600 a.C., i nobili cinesi usavano smalti dorati e argentati, mentre un manoscritto cita che la dinastia Ming prediligeva i colori rossi e neri. Gli Egizi, invece, preferivano il rosso. Nefertiti moglie di Akhenaton dipingeva la sua parrucca e le unghie di rosso, mentre Cleopatra utilizzava un rosso scuro tendente al bordeaux. Anche gli Incas utilizzavano dipingersi le unghie.

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Cos’hanno in comune Cleopatra, Poppea e Paolina Bonaparte? Semplice, il latte d’asina! Tutte e tre queste mitiche bellezze utilizzavano il latte per mantenere la loro pelle giovane e seducente. Il latte d’asina contiene preziose sostanze che aiutano a combattere l’invecchiamento della pelle e, già ai tempi dell’antica Roma, era utilizzato anche contro le malattie, perfino Ippocrate (padre della Medicina moderna) lo prescriveva. Plinio diffuse tra Roma ed Atene, ricette per la preparazione pozioni ed unguenti a base di latte d’asina, cipolla e piante palustri, considerando il liquido curativo. Non ci sono documenti che datino il momento il cui l’uomo ha iniziato a mungere le asine, si presume questa attività sia iniziata con l’avvento degli allevamenti: testimonianze storiche attendibili risalgono a raffigurazioni in bassorilievo risalenti al 2500 a.C., ritrovate in Egitto. Anche oggi il Latte di Asina è elemento importante della dermo-cosmesi: i preziosi acidi grassi del L.A. Riescono a ripristinare e proteggere le membrane delle cellule cutanee.

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orario di apertura dalle 8.30 alle 19.30 orario continuato per il salone di Teramo

Candeloro Micolucci, 38 anni e già un’esperienza ventennale nell’attenzione ai clienti, alle loro esigenze e non per ultimo ai loro capelli. “Mi definisco un artigiano con il sorriso. Artigiano perchè ogni pettinatura o colore va creato e costruito singolarmente per ogni persona, in modo che si adatti al viso, ma anche alla sua personalità. Con il sorri-

vare. Più di dieci persone a disposizione del cliente con professionalità continuamente in aggiornamento. Il personale partecipa a corsi di aggiornamento interni ed esterni concernenti marketing, taglio, colore e tutti gli ambiti di formazione e miglioramento del settore.

Tendenze

autunno/inverno

so: i miei clienti, siano essi donne o uomini, devono trovare nei miei negozi accoglienza e cortesia. Tutti devono sentirsi i benvenuti. Il mio lavoro non lo definisco tale perchè prima di ogni cosa per me è una passione”. Passione per Candeloro parrucchieri che è iniziata già 10 anni fa. Si impara negli anni a carpire e capire lo stile e le esigenze di ogni cliente. Prima di curare taglio o colore negli Atelier Candeloro – Teramo, Villa Vomano e Roseto degli Abruzzi - si cura la salute del capello, da un capello sano si costruisce poi quello che il cliente desidera, con il massimo risultato. “Non esiste più il luogo comune che la donna sia più esigente dell’uomo, la parte più importante per quanto concerne i capelli sta nel capire i desideri di ognuno. Sicuramente è cambiato il fatto che rispetto a qualche anno fa era sufficiente per l’uomo che tagliasse e tenesse in ordine i capelli, ora c’è maggiore attenzione e ricerca di stile”. Da Candeloro Parrucchieri la ricerca e l’unicità sono una continua esigenza da rinno-

Si cercherà di sfruttare al meglio le assimmetrie, per quanto concerne il taglio. Importante è che il taglio stia bene al viso, lungo o corto cambierà poco. Molta rilevanza alle forme scalate ed alle pettinature voluminose, cotonate ed al crespo, ad esempio un frisé pettinato sarà di grande effetto ed attualità. Si cercherà di dare maggiore rilevanza ai ciuffi, in modo particolare con i tagli corti. Saranno rilanciate le disconnessioni che creeranno movimento e morbidezza. Colori caldi ma non troppo rossi: il rame ed tutta la gamma dei ramati sarà da sfruttare nel prossimo autunno. Fondamentale che il tutto si adatti perfettamente al viso. Per l’uomo la nuova tendenza andrà benissimo un taglio disconnesso(tipo doppio taglio) non più creste. Il massimo sarebbe un taglio sportivo con una pettinatura classica.


“Assaggi Bio”: cibo, ambiente e salute I ritmi incalzanti della vita moderna ti stressano? Provi una sensazione di malessere? “Assaggi Bio” è la soluzione che fa per te! Situato a Teramo in via M. Capuani n. 49 e diretto dalla Sig.ra Gina Chen, “AssaggiBio” costituisce un unicum nel campo della ristorazione improntata ai canoni della tradizione alimentare orientale. La Sig.ra Gina ha una esperienza decennale nel settore dell’alimentazione Naturale e Macrobiotica e cucina con amore e passione, elementi di grande importanza nella preparazione dei cibi. “AssaggiBio” è un nuovo modo di concepire la pausa-pranzo veloce e sana, di gustare un aperitivo con tranquillità, di trascorrere un’ora di relax da soli o con gli amici. “AssaggiBio” offre un posto dove ristorarsi e rigenerarsi dal logorio della vita moderna. “AssaggiBio” propone una cucina con ingredienti esclusivamente da agricoltura biologica e biodinamica nel pieno rispetto dell’ambiente. Il menù cambia continuamente a seconda delle stagioni; i piatti sono principalmente basati su cereali, verdure e legumi, prodotti e trasformati senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi: vengono preparati e cucinati al momento, utilizzando esclusivamente prodotti freschi del periodo, secondo i principi di equilibrio dettati dalle teorie cinesi dello Yin e dello Yang e dalla teoria dei 5 elementi. Vengono altresì proposte pietanze a base di pesce freschissimo e non di allevamento. Potrete riceverete inoltre ogni informazione su questo tipo di alimentazione millenaria fatta di cibi e bevande naturali. E’ risaputo che un’alimentazione dinamica, oltre a stimolare il cervello e la curiosità, dà la giusta considerazione sia al palato che all’occhio. Si tratta, sostanzialmente, di uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente che ci circonda e dell’uomo. La grande varietà dei piatti, proposti nel rispetto delle caratteristiche naturali, offre la possibilità di apprezzare i sapori originali della migliore tradizione. Un’alimentazione di questo tipo aumenta

le funzioni di resistenza del nostro corpo e permette di eliminarne le scorie, ripulendolo col tempo anche in profondità. La maggior parte delle persone oggi trascura

la giusta combinazione dei cibi e presta poca attenzione al corretto modo di cucinare e di nutrirsi, pensando che sia fastidioso comprare la verdura fresca: preferisce gli ortaggi in scatola, semplicemente da riscaldare. Si tende sempre a “guadagnare” tempo anziché considerarlo in tutto il suo valore. Diversamente, i legumi, nella cultura orientale, sono usati come medicina sia interna che esterna. I 5 colori dei legumi rappresentano i 5 sapori, a cui corrispondono le 5 coppie di organi principali. Qualche esempio? I fagioli azuki sono eccellenti per i disordini renali ed i ceci sono utili per lo stomaco.

La migliore medicina è il cibo e il nostro migliore medico siamo noi stessi. Da oggi cominciamo a sentire e ad amare di più il nostro corpo. Mangiare non deve essere soltanto un bisogno ma anche un piacere. Andiamo una volta ad assaggiare le pietanze di AssaggiBio, a fare questa “nuova” esperienza, a scoprire che il primo passo verso un’alimentazione più bilanciata spetta a noi.

“Assaggi Bio” ti aiuta a recuperare il tuo equilibrio rispettando la natura. Riprenditi il tuo tempo! Vieni da “Assaggi Bio”. via M. Capuani, 49 Teramo Tel. 345. 9322007


67 sett. / 2011

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BILANCIO D’ESERCIZIO al 31dicembre 2010 (primo quadrimestre di attività)



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