Il lupo e il cane Un lupo, sfinito dalla magrezza, si imbatté per caso in un cane ben pasciuto. Si salutarono e si fermarono a parlare: "Dimmi un po', come fai a essere così bello lustro? Che cosa hai mangiato per avere messo su tanta carne? Io, che sono molto più forte, muoio di fame". Il cane rispose con franchezza: "Puoi essere nella mia stessa condizione se sei disposto a prestare al padrone un servizio come il mio." "Quale?" chiese il lupo. "Custodire il portone e proteggere di notte la casa dai ladri" "Io sì, sono pronto: ora mi tocca sopportare neve e pioggia; dura è la vita che trascino nei boschi. Come sarebbe più facile per me vivere sotto un tetto, e saziarmi di cibo abbondante senza fare nulla!" "Allora vieni con me." Cammin facendo, il lupo scorse il collo del cane spelato dalla catena. "Come te lo sei fatto, amico?" "Non è nulla." "Ma dimmelo, per piacere!" "Dato che appaio aggressivo, durante il giorno mi tengono legato, perché dorma quando c'è il sole, e stia sveglio quando è notte: mi sciolgono al crepuscolo, e allora vado in giro dove mi pare. Mi portano il pane senza che io lo debba chiedere; il padrone mi dà gli ossi della sua tavola; la servitù mi getta bocconi e le pietanze di cui non ha più voglia. Così, senza fatica, la mia pancia si riempie." "Di' un po', se ti viene voglia di andartene a zonzo, hai la libertà di farlo?" "Ma certo che no" rispose. "Goditi pure, cane, le delizie che decanti: non voglio essere re, se non posso essere libero come voglio io". Nulla vale più della libertà.
Il topo di campagna e il topo di città Un giorno il topo di città andò a trovare il cugino di campagna. Questo cugino era di modi semplici e rozzi, ma amava molto l'amico di città e gli diede un cordiale benvenuto. Lardo e fagioli, pane e formaggio erano tutto ciò che poteva offrirgli, ma li offrì volentieri. Il topo di città arricciò il lungo naso e disse: "Non riesco a capire, caro cugino, come tu possa tirare innanzi con un cibo così misero ma certo, in campagna non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, e io ti farò vedere come si vive. Quando avrai trascorso una settimana in città, ti meraviglierai di aver potuto sopportare la vita in campagna!" Detto fatto, i due topi si misero in cammino e arrivarono all'abitazione del topo di città a notte tarda. "Desideri un rinfresco, dopo un viaggio così lungo?" domandò con cortesia il topo di città; e condusse l'amico nella grande sala da pranzo. Qui trovarono i resti di un ricco banchetto e si misero subito a divorare dolci, marmellata e tutto quello che c'era di buono. Ad un tratto udirono dei latrati. "Che cos'è questo?" chiese il topo di campagna. "Oh, sono soltanto i cani di casa" rispose l'altro. "Soltanto!" esclamò il topo di campagna. "Non amo questa musica, durante i pasti." In quell'istante si spalancò la porta ed entrarono due enormi mastini: i due topi ebbero appena il tempo di saltar giù e di correre fuori. "Addio, cugino" disse il topo di campagna. "Come! Te ne vai così presto?" chiese l'altro. "Sì" replicò il topo di campagna: "Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e
Il lupo e l'agnello Un lupo che vagava nella foresta vide un agnellino che beveva a un ruscello. Devo trovare una scusa per divorarlo pensò altrimenti si dirà che ho attaccato senza motivo un animale indifeso! Corse più in alto, lungo il ruscello, e finse di bere anche lui. Poi esclamò: Ehi tu laggiù, perché mi sporchi l'acqua? Non vedi che sto bevendo? La bestiola rispose spaventata: Mi dispiace signor lupo, ma è impossibile che io vi sporchi l'acqua. Io mi trovo più in basso di voi: l'acqua scende, non sale! Il lupo cercò un'altra scusa:Mi hanno riferito che sei mesi fa tu hai parlato male di me... Sei mesi fa non ero ancora nato! rispose l'agnellino. Se non sei stato tu, sarà stato tuo padre! e lo divorò. I prepotenti, se non hanno un pretesto riescono sempre a inventarlo.
La rana e il bue Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande. Quelli risposero: Il bue. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e morì. Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.
La formica e la colomba Una formica assetata era scesa a una fonte dove, travolta dalla corrente, stava per affogare. Se ne avvide una colomba e, strappato un ramoscello da un albero, lo gettò nell’acqua. La formica vi salì sopra e riuscì a salvarsi. Poco dopo, un uccellatore, con le panie pronte, si accostò per catturare la colomba. La formica lo scorse e diede un morso al piede dell’uccellatore, che, nell’impeto del dolore, gettò via le panie, facendo così fuggire subito la colomba. É sempre bene essere buoni e generosi con tutti.
La volpe e la cicogna La volpe e la cicogna erano buone amiche. Un tempo si vedevano spesso, e un giorno la volpe invitò a pranzo la cicogna; per farle uno scherzo, le servì della minestra in una scodella poco profonda: la volpe leccava facilmente, ma la cicogna riusciva soltanto a bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era più affamata di prima. Mi dispiace disse la volpe La minestra non è di tuo gradimento? Oh, non ti preoccupare: spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a pranzo da me rispose la cicogna. Così fu stabilito il giorno in cui la volpe sarebbe andata a trovare la cicogna. Sedettero a tavola, ma i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la volpe non riusciva ad infilare il muso: tutto ciò che poté fare fu leccare l'esterno del vaso, mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuori saporitissime rane. Non ti piace, cara, ciò che ho preparato?
Il pastore burlone Un pastore che conduceva abbastanza lontano dal villaggio il suo gregge amava fare il seguente scherzo: chiamava in aiuto gli abitanti del suo borgo, gridando che i lupi gli assalivano le pecore. Ma, dopo che i paesani furono accorsi spaventati due, tre volte, per doversene poi tornare indietro tra le risate di lui, accadde alla fine che i lupi attaccarono veramente il gregge. E mentre le belve sbranavano le pecore e il pastore chiamava in aiuto gli abitanti del villaggio, questi, credendo che egli scherzasse come al solito, se ne preoccuparono piuttosto poco. Avvenne così che egli rimase privo del suo gregge. La favola insegna che i bugiardi fanno questo guadagno: di non essere creduti neppure quando dicono la verità.
La cornacchia vanitosa C’era una volta una cornacchia che si era stancata delle sue penne dai colori modesti. Ne desiderava altre, più belle e appariscenti. Ogni tanto si lamentava con le sue amiche cornacchie dell’abito scuro che indossava tutti i giorni e sognava di indossarne uno colorato ed elegante, in modo che tutti si voltassero ad ammirarla. Un giorno trovò per terra alcune penne di pavone dai colori splendenti, li raccolse e se ne adornò: contenta di averle trovate, si mise in mostra. Incontrò alcune delle sue amiche e, con grande vanità, passò in mezzo a loro: alcune risero, ma lei le disprezzava perché non capivano la sua bellezza. Fu così che perse l’amicizia delle sue compagne, ma la cornacchia vanitosa era talmente presa dal suo nuovo vestito che non gliene importò. Andò allora tra i pavoni, sperando di essere accolta come una di loro. Purtroppo la derisero tutti in coro e non la accolsero nel loro gruppo, perché era mezza cornacchia e mezzo pavone. Sconsolata decise di tornare dalle compagne di sempre, ma queste la cacciarono intimandole di tornare con i pavoni e di non farsi più vedere. Così la cornacchia dalle penne di pavone restò sola con la sua vanità.
La lepre e la tartaruga La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: "Nessuno può battermi in velocità" diceva. "Sfido chiunque a correre come me." La tartaruga, con la sua solita calma, disse: "Accetto la sfida." "Questa è buona!" esclamò la lepre; e scoppiò a ridere. "Non vantarti prima di aver vinto" replicò la tartaruga. "Vuoi fare questa gara?" Così fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire in tempo.”
La volpe e l'uva Una volpe affamata vide pendere da un pergolato dei bei grappoli d'uva. Provò e riprovò ad afferrarli ma non le riusciva. Allontanandosi allora disse fra sé: "Mah, sono ancora acerbi". Così anche certi uomini, non riuscendo a realizzare i loro progetti per incapacità, accusano le circostanze.
Il corvo e la volpe Un corvo aveva rubato un pezzo di formaggio ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quel formaggio. Si fermò ai suoi piedi e cominciò ad adularlo, facendo grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, della lucentezza delle sue penne, dicendo che nessuno era più adatto dì lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz'altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere il pezzo di formaggio. La volpe si precipitò ad afferrarlo e beffeggiò il corvo soggiungendo: "Se, poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe altro, per diventare re".