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NOVEMBRE 2015
PAOLO BASILICO
Italia 5,00 euro Estero 10,00 euro
Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI
EDITORIAL Private, il piatto è ricco
ANDREA GIACOBINO
Ma essere un buon private banker non è solo sinonimo di grandi competenze tecniche, di aggiornamento permanente sulla professione e di attenzione costante alla relazione. Significa infatti anche interpretare al meglio uno “stile di vita” che si declina in scelte intelligenti nel saper vivere le proprie passioni, dall’auto ai viaggi, dallo sport al tempo libero. Tutte cose che vanno sotto il nome di “life style”, ma che devono e possono servire al private banker anche per sviluppare il business, interloquendo col proprio cliente, anche su questi argomenti, in modi appropriato. 3
Va però osservato che sempre a fine dello scorso anno ben il 38% della ricchezza di questi soggetti (circa 424 miliardi di dollari) era detenuto fuori dai confini nazionali: una percentuale significativamente più alta della media mondiale del 20-30%. E che fa capire quanto potrà essere utile, sia al Paese sia ai nostri private banker, la “voluntary disclosure” che termina a fine di quest’anno per far rientrare in Italia capitali posseduti all’estero. A tutto si aggiunga che l’ultimo “Global Wealth Report” di Credit Suisse stima in oltre 3.000 gli italiani ultra high net worth individuals, quelli cioè che posseggono oltre 50 milioni di dollari: una buona fetta dei 123.800 “super ricchi” del pianeta.
Basterebbero questi dati per capire le ragioni che spiegano il crescente sviluppo del private banking in Italia. E anche perché la casa editrice BFC abbia deciso di offrire ai professionisti di questo settore un nuovo sistema editoriale integrato denominato PRIVATE dopo che con BLUERATING ha costruito in oltre un decennio un eguale sistema media per i promotori finanziari, diventato vero punto di riferimento dei pf. Esattamente come BLUERATING, il nuovo sistema PRIVATE, oltre che in edicola e online raggiungerà i professionisti direttamente sui loro desk operativi. A loro fornirà tutte le informazioni utili: nuovi prodotti e servizi del settore, i trend internazionali, aspetti fiscali e legali.
PRIVATE
A fine dello scorso anno c’erano in Italia 263.338 high net worth individuals, i clienti per eccellenza del private banking. Questi soggetti detenevano una ricchezza pari complessivamente a 1,1 trilioni di dollari, cioé una media di oltre 4,2 milioni di dollari ciascuno. Il dato interessante è che rispetto all’anno precedente il numero totale di hnwi è cresciuto dell’1,7% dopo essere già aumentato del 2,5% nel 2013 rispetto ai 12 mesi prima. A fine del 2019 si stima che il numero complessivo dei clienti del private banking raggiungerà quota 318.689 con un patrimonio di oltre 1,5 trilioni di dollari.
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www.privatebankingweb.com anno I - numero 1 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 Giugno 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluefinancialcommunication.com
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Redazione Luigi Dell’Olio dellolio@bluefinancialcommunication.com Marta Citacov marta.citacov@gmail.com Opinioni Massimo Arrighi, Franco Cologni, Angelo Deiana, Marcello Gualtieri, Paolo Marina, Monica Regazzi, Mario Rovetti, Maurizio Zancanaro Hanno collaborato Gianluca Baldini, Rosaria Barrile, Diana Bin, Rosamaria Coniglio, Roberto Falzoni, Matteo Mediola, Giancarlo Meschi, Manuela Pivato, Giuseppe Santorsola, Susanna Tanzi, Francesca Vercesi, Luca Zitiello Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Luigi Benedetti l.benedetti@tcommunication.it Mob. (+39) 335.60.80.962 Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluefinancialcommunication.com Tel. (+39) 02.30.32.11.65 Stampa TEP Arti Grafiche Srl Strada di Cortemaggiore, 50 - 29100 - Piacenza (PC) Tel. 0523.504918 - Fax. 0523.516045 Distributore esclusivo per l’Italia Messaggerie Periodici MEPE SpA Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano Foto di copertina by Laila Pozzo
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PRIVATE
Il costo di ciascun arretrato è di 10,00 euro
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SO M M A R I O 36
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MERCATI
OPINION
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La mappa mondiale dei family office
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L’evoluzione del private banking su scala internazionale
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Paolo Basilico, profilo di un banker tra i più noti in Italia
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Nuove strategie per seguire i cambiamenti del mercato
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Cresce la ricchezza finanziaria, ma la classe media è in affanno
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La fine dei paradisi fiscali
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Voluntary, ultima chiamata
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I giri di poltrone
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Il bello del made in Italy
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Fondi sovrani sotto la lente
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La cassetta degli attrezzi
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Pictet, il diamante elvetico
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La fotografia del mercato private
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Luca Caramaschi si racconta
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Arpad Busson, re degli hedge
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Più cuore e meno calcoli nella professione
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Private equity, primo semestre stabile
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Il nodo dei fondi immobiliari in scadenza
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Le aste d’arte intercettano la ripresa
100 l decollo del crowdfunding 103 La Consob sul private banking
INVESTMENTS
LIFESTYLE
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Banca Generali rinnova l’offerta
61
James Bond, maestro di stile
36
Arrigo Cipriani, investimenti nel piatto
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Lusso e investimenti
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Il private banking 2.0
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Portfolio, le strategie dei gestori
106 Nuova sede per Banca del Fucino
52 Focus: come ottimizzare l’eredità 58
Le strategie di BlackRock per domare la volatilità
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Investire con passione
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PRIVATE
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O PINI O N I STS
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MONICA REGAZZI
È da pochi mesi ceo di Homepal, una start up nel mercato immobiliare. In precedenza è stata partner & managing director di The Boston Consulting Group, dove seguiva il private banking. pag. 8
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ROBERTO FALZONI
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PRIVATE
Nome storico della finanza svizzera specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, è presidente e ceo di Dukre Asset Management Sa, società con sede a Ginevra. E ha fondato Denarius Conseils & Gestion. pag. 81-82
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MASSIMO ARRIGHI
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MAURIZIO ZANCANARO
Partner di A.T.Kearney nella practice Financial Institutions, vanta pluriennali esperienze ai vertici di importanti realtà del mondo bancario assicurativo e del risparmio gestito. pag. 32-33
Presidente di Aipb, lavora nel gruppo Banco Popolare dal 2000. In particolare è amministratore delegato di Banca Aletti & C. SpA. pag. 84-85
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ANGELO DEIANA
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PAOLO MARTINI
Presidente di Confassociazioni e Anpib (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), è considerato uno dei maggiori esperti italiani di economia della conoscenza. pag. 38
Laureato in Economia e commercio presso l’Università Cattolica di Milano, è direttore commerciale e consigliere di amministrazione di Azimut Holding. pag. 87
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FRANCO COLOGNI
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MARCELLO GUALTIERI
Imprenditore, per 40 anni manager nel mondo del lusso, e uomo di cultura. È fondatore e presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, istituzione non profit nata a Milano nel 1995. pag. 75
Socio fondatore e componente del consiglio direttivo dell’Associazione Duchini-Studio del pensiero Economico, è docente di Economia Politica all’Università di Torino. pag. 90
AG E NDA
12 NOVEMBRE Focus sui club deal Aifo (Associazione italiana family officer) propone a Milano l’aperitivo finanziario sul tema “Costruire un portafoglio real estate europeo: quale diversificazione per un club deal”, per fare il punto su una forma di investimento che sta prendendo piede tra i detentori di grandi capitali alla ricerca di rendimenti, alla luce dello scenario incerto che caratterizza le principali asset class. L’appuntamento è per giovedì 12 novembre a partire dalle 18.30 presso l’Hotel Four Seasons, in via Gesù 6/8. L’invito è riservato a investitori professionali e qualificati. Per partecipare, è
17 NOVEMBRE Il punto sul passaggio generazionale ForFinance Group organizza la terza edizione del convegno sul passaggio generazionale “Patrimonia Summit 2015”, che si terrà martedì 17 novembre a Milano presso l’hotel Michelangelo, in Piazza Luigi di Savoia 6. L’evento, è rivolto agli operatori finanziari e assicurativi, con temi dedicati alla protezione del patrimonio e alla pianificazione successoria. 25/26 NOVEMBRE Consulenti dietro i banchi Riparte, con le prime due giornate di formazione in aula, il Master Fee Only Consultique. Il percorso formativo si compone di diversi moduli, per un totale di 14 giornate d’aula. Si possono frequentare anche solo singoli moduli o singole giornate. Per info e iscrizioni è possibile scrivere ainfo@consultique.com o telefonare allo 045-8012298. Il programma della prima giornata parte con un approfondimento sulla normativa
di riferimento (Mifid, Mifid 2, leggi italiane) per poi proseguire con focus su come avviare l’attività (mercato, posizionamento, strumenti e comunicazione). 1 DICEMBRE Intesa a Londra Secondo indiscrezioni raccolte dalla redazione, il 1° dicembre aprirà i battenti la filiale di Banca FideuramIntesa Sanpaolo Private Banking a Londra. L’ufficio sarà collocato all’interno di uno degli immobili del gruppo presenti nel cuore della City, a Queen Stret numero 90, presso la storica sede della Banca Commerciale Italia. La filiale private sarà destinata in particolare alla clientela italiana che vive ed opera nel Regno Unito. 3/4 DICEMBRE Corporate governance sotto i riflettori Palazzo Mezzanotte a Milano ospita l’Italy Corporate Governance Conference 2015. Ideata e organizzata da Assogestioni e Assonime, offre alla comunità finanziaria un’occasione per discutere dei temi più rilevanti sul fronte della corporate governance, sia per gli investitori istituzionali, che per le società quotate. 7
Il private banking a congresso Un mercato che continua a crescere per dimensioni, ma è anche al centro di profondi cambiamenti, tra la spinta della tecnologia e le preoccupazioni degli investitori in merito al futuro dei propri risparmi. Il 10 novembre il settore del private banking si riunisce a Milano per fare il punto sull’evoluzione del mercato e le prospettive future. L’appuntamento è presso il Barclays Teatro Nazionale, in via Giordano Rota 1, con il Private Banking Forum organizzato da Aipb.
necessario inviare la propria adesione all’indirizzo segreteria@familyofficer. it e ricevere apposita conferma dagli organizzatori.
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10 NOVEMBRE
OPINION
I motori della crescita Dai mercati emergenti alla generazione Y. I parametri del business cambiano, imponendo agli operatori di ripensare il proprio posizionamento DI MONICA REGAZZI
In un mondo in cui la crescita non è più garantita per tutti, anche guardando oltre confine, la grande sfida rimane quella della crescita, in particolar modo la crescita organica. Come fare? Quali gli ingredienti per vincere questa sfida?
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PRIVATE
Le geografie cambiano La creazione di ricchezza continuerà a passare per i paesi emergenti, anche se forse con velocità di crescita ridotte rispetto agli anni passati. Per un private banking di successo a livello globale è necessario conoscere e presidiare queste aree geografiche sia per attrarre business internazionale, sia per conquistare clientela locale. Gli operatori di successo sapranno anche ritirarsi dai segmenti e dai mercati in cui non saranno in grado di costruire una value proposition profittevole. Oggi si comincia a comprendere che se non si parte dai bisogni, dalle esigenze e dal comportamento del cliente, è difficile riuscire ad avere una relazione che duri nel tempo, a stabilire un rapporto di fiducia. Oggi ci troviamo di fronte clienti più informati, più attenti al rischio e ai costi, clienti che vogliono essere partecipi delle scelte
d’investimento e vogliono essere al centro del modello di servizio. Personalizzare le strategie Le nuove tecnologie determineranno la sopravvivenza o meno di molti operatori, che non potranno fare a meno di rivolgersi alla “Generazione Y” (i nati tra il 1980 e il 2000), abituata a comunicare tramite videochat e messaggistica istantanea. Un cambiamento di paradigma della comunicazione, di cui gli operatori dovranno farsi interpreti affinché le proprie proposte non rimangano incomprese. Sarà quindi necessaria una personalizzazione della strategia, considerato che individui con alte disponibilità economiche avranno bisogni sempre più segmentati ein conflitto tra loro. Affrontare la sfida della crescita richiede investimenti e in questi tempi di risorse scarse non è affatto facile: sarà importante decidere su quali di questi aspetti investire e stabilire la giusta combinazione di investimenti strategici rispetto ad investimenti tattici. Ma è importante ricordare che la sfida è ora, non c’è tempo da perdere.
Le nuove tecnologie determineranno la sopravvivenza o meno di molti attori, che dovranno rivolgersi a quelli che sono nativi digitali
MARKETS
Il mondo dei family office 34%
dei family office è in Nord America
926
milioni di dollari è l’Aum medio dei family office negli Usa
6,3%
10%
75%
4,9%
il ritorno medio dei family office nell’Asia Pacifico lo scorso anno
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PRIVATE
delle società nord americane è coinvolto nella filantropia
delle strutture è in Sud America
il ritorno medio delle società negli emerging markets durante il 2014
MARKETS SURVEY
Nord America*
446
Europa*
294
Asia Pacifico*
283
Mercati emergenti*
150
dei family office è nell’area Asia Pacifico
*Compensi per regione (in migliaia di dollari) Fonte Campden European Family Office survey, Ubs
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delle strutture si trova in Europa
16%
PRIVATE
40%
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PRIVATE
INTERVIEW
INTERVIEW PAOLO BASILICO
Siamo solo all’inizio Basilico: Kairos vuole diventare il punto di riferimento dell’investment management A 15 anni dalla nascita allargheremo il nostro raggio di azione su altre aree geografiche DI ANDREA GIACOBINO
La dimensione e il conflitto d’interesse sono i due limiti del private banking bancocentrico Il rapporto fiduciario con il cliente è alla base di tutto
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Quindici anni. Da dove è partita e dove è arrivata Kairos? E dove vuole arrivare ancora? Kairos nasce nel 1999. Come tutte le iniziative imprenditoriali si fonda su passione ed entusiasmo. E sulla visione di diventare il punto di riferimento italiano nell’investment management. Per farlo abbiamo avuto sempre tre priorità. Essere radicati sul territorio ma con una piattaforma di competenze internazionali. Essere focalizzati su un unico mestiere evitando le famose diversificazioni. Ed essere allineati agli interessi
dei nostri clienti, attraverso una struttura di partnership che elimini alla radice, e senza bisogno di corposi e spesso inutili regolamenti, il problema dei conflitti di interesse. A distanza di oltre 15 anni possiamo dire di aver realizzato la nostra visione. Siamo diventati quello che volevamo essere, e questo per noi è senz’altro il più grande motivo di orgoglio e di soddisfazione. Ma nel nostro mestiere, è noto, non esistono punti di arrivo ed ogni anno si resetta la lancetta dei rendimenti. La complessità dei mercati aumenta e così la loro globalizzazione e noi vogliamo mantenere la posizione di leadership fin qui acquisita. In questa ottica va vista la partnership che abbiamo firmato nel 2012 con Julius Baer che non solo è la terza banca svizzera per dimensioni ma ha caratteristiche di indipendenza e di modello di business molto simili alle nostre. L’accordo ci ha permesso e ci permette di incrementare in modo significativo le nostre competenze sui mercati internazionali ed è alla base di un progetto più ampio di investimenti nell’asset management che speriamo di poter presto
PRIVATE
Gli antichi greci avevano capito tutto: il momento giusto era per loro “kairos”. Ma l’attimo opportuno era anche quello supremo. A questo deve aver pensato Paolo Basilico quando quindici anni fa ha fondato il suo gruppo che è diventato uno dei protagonisti indiscussi del private banking italiano e che sta ipotizzando anche di quotarsi. Un modello per molti, una società che è persino “benchmark” pe i top manager di Mediobanca. E proprio con Basilico PRIVATE ha iniziato il suo viaggio.
IlFor presente materiale è destinato agli investitori presente è stato emesso Pictet Management autorizzata e professional investors only.esclusivamente The value of investments andprofessionali. the income Ilfrom themdocumento can fall as well as rise. da You mayAsset not get back the Limited, amountsocietà originally invested. This advertisement has been issueddella by Pictet Asset Conduct Management Limited, anddel regulated by non the Financial Conductdei Authority. soggetta alla regolamentazione Financial Authority. Le authorised performance passato sono indicative rendimenti futuri. Il valore degli investimenti e il reddito che ne deriva possono tanto aumentare quanto diminuire, e non sono garantiti. Potete non ottenere in restituzione l’importo originariamente investito.
Thematic investing . Investimenti tematici. ’ Shouldn the Perchè i trendtche trendsil that change cambiano mondo non dovrebbero cambiare the world change anche iyour tuoi investimenti? investments? Introducing the Pictet-Robotics Pictet-Robotics fund. Nuovo fondo
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INTERVIEW PAOLO BASILICO
Il palazzo milanese che ospita la sede di Kairos
banconcentrico, emanazione di divisioni di banche commerciali. Quali i limiti di questo business model? I limiti di un sistema di private banking legato alla grande industria bancaria sono essenzialmente due. Da un lato i conflitti di interesse che si sviluppano e che con grande fatica i regolatori cercano di limitare. Dall’altro le dimensioni che, contrariamente a quanto molti pensano, nell’attività di investimento rappresentano una debolezza e non una forza. Ciò detto mi sembra evidente che la crisi del 2008 abbia evidenziato le criticità della banca universale ed esaltato la scelta di un modello di business in linea con il nostro. Anche nel nostro Paese credo si affermerà la separazione delle attività e la specializzazione delle società di gestione, sebbene con un passo più lento rispetto ad altri paesi in cui il settore bancario è meno pervasivo.
Il private banking italiano è per sua natura perlopiù
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Di questi investimenti i principali beneficiari saranno come sempre i nostri clienti che potranno contare su un gestore sempre più forte e competente.
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ufficializzare. Il nostro obiettivo è di diventare un’eccellenza in Europa, continuando nel solco della visione che ci ha portati fin qui ma allargando ulteriormente il nostro raggio di azione su strategie di investimento e aree geografiche che al momento non copriamo.
Private banking: conta di più la varietà dell’offerta o il legame private banker-cliente? Io credo che nel private banking il rapporto fiduciario con il cliente sia di gran lunga l’elemento più importante. La varietà dell’offerta è una tecnicalità che può essere un elemento di scelta per alcuni. Ma affidare il proprio patrimonio, i risparmi di una vita di lavoro, è una decisione che non può che essere basata su di una profonda fiducia nel gestore. La fiducia però non è solo frutto di un rapporto
INTERVIEW
personale. Occorre che il gestore abbia un reale allineamento di interessi con il cliente, a partire dal sistema di remunerazione. Passaggio generazionale. La ricchezza degli italiani è perlopiù nella fascia over 65. Come vi preparate a intercettare questo cambio di testimone? Innanzitutto il cambio di testimone sarà un processo molto lento nel nostro Paese considerando le aspettative di vita media e gli andamenti demografici. È vero però che c’è un inizio di passaggio generazionale in corso. Per noi i giovani sono un’area di interesse e di passione. Professionalmente cerchiamo di interessarli attraverso un flusso formativo e informativo che tenda a coinvolgerli in modo più diretto nelle problematiche finanziarie e di gestione. Da un punto di vista filantropico operiamo con la nostra Fondazione Oliver Twist sul territorio italiano e abbiamo costruito con l’Associazione Cometa un meraviglioso liceo del lavoro nel comasco che si chiama proprio Scuola Oliver Twist.
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PRIVATE
Un recente studio Consob quantifica in circa il 60-70% gli italiani che non ricorrono a consulenti per le proprie scelte d’investimento. Che ne pensa? Penso che il fai-da-te in Italia sia frutto in particolare di due fattori. Un debito pubblico enorme che ha generato cedole elevate per lungo
tempo soffocando la necessità di una reale diversificazione e di una consulenza finanziaria evoluta. Ed una sfiducia, non sempre immeritata, verso gli intermediari chiamati a gestire i risparmi degli italiani. Mi sembra di poter dire però che l’attuale ribasso dei tassi e la nascita di gruppi di asset management indipendenti stiano modificando l’atteggiamento dei risparmiatori. Le rendite finanziarie sono state azzerate, la complessità dei mercati è aumentata e il fai da te mostra la corda. Ritengo che questo sia un trend strutturale destinato ad accompagnare questa generazione e a mutare sostanzialmente anche la nostra industria. La consulenza a pagamento: mito o realtà? La consulenza a pagamento è una realtà. In lento divenire, ma una realtà alla quale noi crediamo e
che in qualche modo si ricollega all’evoluzione dei mercati cui accennavo precedentemente. Per coglierla, Kairos ha acquisito Julius Baer sim nel 2012 e ha lanciato una serie di servizi per i propri clienti. A distanza di qualche anno siamo estremamente soddisfatti dell’andamento dell’azienda e dei riscontri dei clienti. Un recente studio McKinsey giunge a conclusioni devastanti circa l’impatto Mifid2 in termini di minori profitti. Chi colpirà di più? Le banche, i promotori e private banker o gli asset manager? Il discorso sulla Mifid potrà essere compiutamente fatto solo dopo la sua implementazione. Non c’è dubbio che sia una direttiva importante e destinata a influenzare i modelli di business attuali e le loro redditività. Ma ci sono differenze profonde tra alcuni tipi di struttura
L’entrata della sede di Kairos
INTERVIEW PAOLO BASILICO
Kairos è una realtà unica nel settore del risparmio gestito, in cui convivono una solida attività di asset management e un accurato servizio di private banking. Il gruppo - che si avvale della collaborazione di circa 150 persone, annovera 21 partners, conta uffici a Milano, Roma, Torino, Lugano, Londra e New York e gestisce un patrimonio di oltre 8 miliardi - offre una piattaforma diversificata e completa di prodotti e servizi di investimento per la clientela privata ed istituzionale.
diritto italiano, comparti della sicav di diritto lussemburghese Kairos International Sicav, gestioni patrimoniali, mandati personalizzati ed investimenti alternativi. Accanto alla qualità dell’attività di asset management, il gruppo, attraverso Kairos Julius Baer, polo di eccellenza nel settore del Private Banking e del Wealth Management, offre un servizio altamente personalizzato di consulenza, finalizzato alla valorizzazione dei patrimoni. L’attività di private banking si
Il successo dell’attività di asset management è riconducibile all’expertise dei team di gestione, che effettuano scelte attive di portafoglio, svincolate da un benchmark di riferimento, focalizzate sulla performance e sul controllo del rischio. Generare rendimenti assoluti positivi a volatilità controllata: questa è la filosofia con cui Kairos opera sui mercati da oltre 15 anni e che ha consentito al Gruppo di costruire una lunga serie di primati anche in ambito internazionale. Il know-how gestionale si declina nell’offerta di fondi comuni di
concretizza in proposte di valore per un ottimale allocazione dei capitali, in base alle esigenze del cliente e al suo grado di tolleranza al rischio. Il servizio offre infatti informazioni puntuali e dettagliate in tema di investimenti, attingendo alle competenze gestionali del gruppo, al knowhow di Julius Baer, oltrechè alla ricerca istituzionale di altre case di investimento. A garanzia della validità delle scelte effettuate, i professionisti di Kairos Julius Baer monitorano costantemente i portafogli per poter intervenire con tempestività sulle singole posizioni.
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Il risparmio degli italiani è ancora uno dei giacimenti del nostro Paese. Cosa può e deve fare il governo per valorizzarlo? Fiscalità, PIP, previdenza complementare, ecc…? La valorizzazione del risparmio italiano è un tema con il quale sono invecchiato nei miei oltre trent’anni di attività nel settore. Se ne parla in molte sedi, ma purtroppo se tirassimo una riga dovremmo concludere che non solo i governi che si sono succeduti non hanno capito le potenzialità dell’industria, ma in molti casi l’hanno fortemente penalizzata. I motivi sono molti e non analizzabili in dettaglio in questa sede. Ad alcuni abbiamo già precedentemente accennato. wLa mia impressione è che siano mancati totalmente un disegno strategico e una visione condivisa senza i quali nessun progetto è veramente realizzabile. Il giacimento, per utilizzare la sua definizione, andrebbe sfruttato con un piano di azione che veda il governo coinvolgere le autorità di vigilanza, il fisco e gli operatori. Non il solito tavolo di lavoro, ma un piano con priorità, obiettivi e tempi precisi. Mentre noi procedevamo in ordine sparso, altre piazze ci hanno portato via enormi flussi di lavoro. E non ci sono, allo stato, segnali di inversione di questa tendenza.
Un gruppo che vale 8 miliardi
PRIVATE
- penso alle banche retail - che avranno un impatto significativo, e altre, tra cui gli asset manager, che avranno più facilità ad adeguare prodotti e strutture organizzative.
MARKETS
Classe media in affanno Nella prima metà del 2015 la ricchezza globale, al netto dell’effetto cambi, è cresciuta nell’ordine di tredici trilioni di dollari. Al vertice della classifica si trova la Svizzera DI ROSARIA BARRILE
Cresce la ricchezza complessiva della classe media ma non quella media procapite. Mentre aumentano le masse a livello globale, si riducono in sostanza i risparmi nelle tasche dei singoli portafogli. Secondo la sesta edizione annuale del Global Wealth Report curato da Credit Suisse, l’apparente contraddizione è dovuta a una serie di fattori tra cui la crescita della popolazione nel mondo sviluppato e uno spostamento della distribuzione dei guadagni verso coloro che si trovano ai più alti livelli di ricchezza.
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PRIVATE
Dal report emerge infatti come la quantità di ricchezza della classe media, che include solo gli individui con una patrimonio che va dai 50 mila ai 500 mila dollari, sia cresciuta velocemente a livello globale prima della crisi finanziaria, per poi rallentare dopo il 2007. Le crescenti disuguaglianze sociali hanno poi fatto il resto, riducendo tale importo in ogni regione. In Italia il numero di adulti appartenente alla middleclass è di 29 milioni, tra i più alti in Europa, contro i 24 milioni della Francia e i 28 milioni del Regno Unito. Si tratta di ben il 55% della
popolazione adulta che possiede complessivamente oltre 4,7 miliardi di dollari (pari al 47,3% della ricchezza globale del paese). La ricchezza globale è diminuita di 13 trilioni dalla metà del 2014 alla metà del 2015, a causa dell’apprezzamento del dollaro. Se invece si considerano tassi di cambio costanti, la ricchezza è cresciuta di 13 trilioni l’anno scorso. 123.800 UHNWI Lo distribuzione regionale mostra come le famiglie europee abbiano registrato una perdita di 10,7 trilioni di dollari, più del doppio della perdita di 3,9 trilioni di dollari registrata nell’area Asia-Pacifico (incluse India e Cina). In termini percentuali, l’America Latina ha registrato la perdita più tra tutte le regioni. Il Credit Suisse Research Institute stima siano circa 123.800 gli Ultrahigh net worth individuals (Uhnwi) in tutto il mondo, ovvero coloro che hanno un patrimonio netto superiore ai 50 milioni di dollari. Di questi, 44.900 posseggono almeno 100 milioni, mentre 4.500
In Italia il numero di adulti appartenente alla middle-class è di 29 milioni, tra i più alti in Europa
MARKETS REPORT
hanno asset superiori ai 500 milioni di dollari. Il dollaro forte ha ridotto il numero di adulti Uhnwi di 800 unità. In Italia, il loro numero si è ridotto del 14,1% rispetto alla metà del 2014, passando da 3.322 individui a 2.831. Cinesi in testa Nel 2015 alla classe media appartengono complessivamente, secondo le stime di Credit Suisse, 664 milioni di adulti, l’equivalente del 14% di tutta la popolazione adulta. Ulteriori 96 milioni ( il 2% di tutta la popolazione adulta)
hanno una ricchezza superiore al limite massimo del range di quella che può essere considerata “Middle Class”. Se si considera lo spaccato per regione, la classe media è prevalente soprattutto in Nord America, dove include il 39% degli adulti, seguita dall’Europa. Discorso diverso invece se si guarda ai valori assoluti: la Cina vanta la classe media più numerosa, con 109 milioni di membri contro i 92 milioni degli Usa. La classifica dei paesi per patrimonio pro-capite vede infine prevalere la Svizzera, davanti alla Nuova Zelanda e all’Australia.
Numero di adulti appartenenti alla classe media (in milioni) nel 2015 per regione e paese Include Cina e India*
105
Nord America
43
America latina
19
Africa
303
Asia Pacifico*
194
Europa
Paesi
Ricchezza
Differenza
ricchezza per adulti
media
stesso
(in Usd)
(in Usd)
periodo ‘14
1
Svizzera
567.100
-4.2%
2
Nuova Zelanda
400.800
-17.3%
3
Australia
364.900
-13.6%
4
Stati Uniti
353.000
4.5%
5
Norvegia
32.400
-18.6%
6
Gran Bretagna
320.400
1.7%
7
Svezia
311.400
-12.6%
8
Singapore
269.400
-7.2%
9
Francia
262.100
-17.0%
10
Belgio
259.400
-15.5%
19
Ranking
PRIVATE
Top ten dei paesi per patrimonio pro-capite alla metà del 2015
CAREERS 20
PRIVATE
Reyburn ha oltre 20 anni di esperienza come relationship manager, durante i quali si è dedicata in particolare alla clientela femminile
Wsfs ha un nuovo vice presidente
Wsfs Bank ha nominato Glen Reyburn nuovo vice presidente della divisione private banking. Reyburn ha oltre 20 anni di esperienza come relationship manager nel settore, durante i quali si è dedicata in particolare alla clientela femminile che si trova ad affrontare passaggi delicati nella vita e nella carriera, dal pensionamento al divorzio, fino alla gestione dell’eredità. Dopo essersi laureata alla Villanova University, la manager ha avviato una carriera che l’ha portata a collezionare numerosi incarichi, da membro del Forum of Executive Women all’advisory board for the Society of Professional Women degli Stati Uniti. Nel suo nuovo ruolo si occuperà in particolare dell’area credit e wealth management.
Wilkins passa da Merrill Lynch a Ubs Nelle scorse settimane Mark Wilkins, uno dei nomi più in vista di Merrill Lynch (accreditato di un portafoglio della clientela intorno ai 425 milioni di dollari), dove lavorava dal lontano 1994, ha lasciato per passare a Ubs Wealth Management. Secondo quanto dichiarato dalla compagnia elvetica, lo scorso anno Wilkins ha generato 3,6 milioni di dollari e ora resta da capire quanti clienti lo seguiranno nella nuova avventura. Nomina in casa Rothschild Rothschild ha promosso Francois Jarrosson alla guida della divisione “derivatives and hedging”. Prende il posto di Finula Cilliers, che ha lasciato dopo aver guidato l’unità per 15 anni. Jarrosson, negli organici di Rothschild da otto anni, sarà basato a Londra e farà parte del team europeo che conta un centinaio di professionisti. SunTrust ha un nuovo capo del wealth SunTrust Banks Inc. ha nominato Tom Freeman responsabile della divisione consumer and private wealth management. Freeman era già nell’organico della società con sede ad Atlanta con la carica di chief risk officer. Responsabilità che passa a Jerome Lienhard. SunTrust ha inoltre nominato Brad Dinsmore a capo del consumer banking.
CAREERS
Giulia Pedrazzi è la nuova responsabile private banking di Veneto Banca. Milanese, classe 1960, Pedrazzi vanta una lunga esperienza nel mondo bancario che nasce nel Credito Italiano per proseguire con incarichi di crescente responsabilità in Unicredit. Nel 2011 entra nel gruppo Veneto Banca dove ha ricoperto, tra gli altri, l’incarico di responsabile private della direzione territoriale NordOvest e, successivamente, dell’intera direzione territoriale Vco-Varese. Banca Esperia, Seghelini agli investimenti Cambio in Banca Esperia, private bank costituita da Mediobanca e Mediolanum. Il direttore degli investimenti Robert Rausch è stato
sostituito da Mario Seghelini, che era già nell’organico della società presieduta da Edoardo Lombardi e guidata da Andrea Cingoli con l’incarico di responsabile della direzione rischi e compliance. Rausch era entrato a far parte del team del gruppo Banca Esperia nel 2010. Credit Suisse, Bombacigno per i clienti high net Credit Suisse ha scelto un nuovo responsabile della clientela high net. Si tratta di Mario Bombacigno, che ha lavorato per oltre 30 anni all’interno di Unicredit, ultimamente con l’incarico di deputy per il network di private banking della banca. Il manager riporterà direttamente a Stefano Vecchi, che guida il private banking di Credit Suisse in Italia. L’arrivo di Bombacigno segue quello di Carlo Manzato che dal 1° settembre ricopre la carica di head of advisory & sales. Morello passa in Dla Lo studio legale Dla Piper rafforza il team di debt capital markets con l’ingresso di un team di cinque professionisti guidato dal partner Luciano Morello (proveniente da Hogan Lovells). Morello assumerà il ruolo di partner esponsabile del team di debt capital markets all’interno del dipartimento finance & projects guidato da Nino Lombardo. 21
Giulia Pedrazzi
Giulia Pedrazzi al vertice di Veneto Banca
PRIVATE
Ho accettato subito con grande entusiasmo. Il private banking Veneto Banca è una squadra fatta da uomini e donne che, con la loro professionalità e competenza, garantiscono una consulenza di estrema qualità
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DI ALESSANDRO ROSSI
La sovrana d’oro
Cosa sono
I fondi sovrani (Sovereign Wealth Funds) sono veicoli finanziari controllati dai governi che investono i surplus fiscali o le riserve di valuta estera.
Da dove arrivano i soldi
Gestiscono i proventi derivanti dalle materie prime (è il caso dei fondi mediorientali) o dalle esportazioni (quelli cinesi e del Sud Est asiatico).
SWF
Quanto investono
A fine settembre i 57 fondi sovrani mondiali gestivano un patrimonio di 5.135 miliardi di dollari, con una crescita del 6% in quattro anni.
La Sovrana (in inglese Gold sovereign) è una moneta d’oro emessa nel 1498 da Enrico VII e ancora in produzione, con un valore nominale di una sterlina.
Come e dove nascono
La maggioranza dei fondi sovrani (il 58%) ha avuto origine dal settore petrolifero. Il 40% ha sede in Asia (tra cui Cina e Singapore), il 17% in Europa Fondi sovrani, la crescita degli asset in 10 anni
$8t
$4t
Il capolista è norvegese
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Sul gradino più alto del podio c’è il fondo sovrano norvegese Government Pension Fund, che detiene un patrimonio di 656,2 miliardi di dollari.
$0 2006
2015*
Dati Sovereign Wealth Fund Institute, in trilioni di dollari - *proiezione Thecityuk
Un debole per l’Italia
Il fondo Qatar Investment Authority controlla in Italia l’area di Porta Nuova a Milano, il gruppo Cremonini e l’hotel Four Season a Firenze.
BANK
La consulenza evoluta è un puzzle di strumenti Mossa, condirettore generale di Banca Generali, delinea le direttive di crescita della società, basate su nuovi prodotti per intercettare la clientela più esigente DI MATTEO MEDIOLA
Servizi su misura per il passaggio generazionale, consulenza immobiliare ad alto livello, accesso a piattaforme di certificati e derivati per la protezione dell’amministrato così come a fondi alternativi liquidi, per non parlare della tecnologia in una mano per le proprie posizioni anche presso banche terze. Tutti strumenti non più prerogativa solo di grandi investitori istituzionali o family office dai nomi altisonanti e stranieri, ma alcune delle voci dal menù di soluzioni di Banca Generali che punta a distinguersi nel panorama nazionale con una fisionomia da prima vera e propria banca private, in termini di attenzione al servizio e all’innovazione.
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PRIVATE
Profili top I numeri parlano chiaro: in quattro anni la crescita è quasi raddoppiata passando da 21 a quasi 40 miliardi di euro; i portafogli medi dei circa 1.600 professionisti nella pianificazione patrimoniale
Gian Maria Mossa (a sinistra) e Piermario Motta, rispettivamente condirettore generale e a.d. di Banca Generali
BANK ITALY
Focus sull’assicurazione Nelle strategie di prodotto, dopo lo straordinario successo della polizza multiramo Bg Stile Libero, il cui percorso troverà uno spiraglio evolutivo tra pochi mesi con la prima vera private insurance solution in Italia che si avvicina al mondo delle gestioni per le possibilità dei sottostanti, emerge ora una nuova soluzione “contenitore” chiamata Gp Solutions. Si tratta di un’innovativa gestione multilinea costruibile su 18 linee di allocation intorno a due team di gestione, con declinazioni su tre selezioni tematiche (security e fund selection). “Abbiamo voluto aggiungere un nuovo contenitore utile alle esigenze della clientela di fascia elevata con crescenti livelli di personalizzazione e di servizi, dove le 18 linee di investimento sono a loro
volta vive, nel senso che includono potenzialità di profilazione sui sottostanti, in funzione degli obiettivi e delle disponibilità dei clienti, con vantaggi operativi e fiscali” aggiunge Mossa. Strategie decorrelate Oltre alle gestioni, che vedranno ulteriori novità nelle linee associate a importanti esperienze di advisory, l’elemento da sottolineare nell’evoluzione “private” della banca riguarda le possibilità di accesso a una famiglia di prodotti alternative liquid che, in un contesto di bassi tassi ed elevata volatilità, danno prova d’efficienza. “Riusciamo a proporre alle famiglie dei clienti queste soluzioni che riprendono lo spunto degli hedge ma col vantaggio di una liquidità giornaliera e di una diversificazione su diverse asset-class: azioni, obbligazioni,valute, multistrategy, con accesso diretto dalle principali piattaforme internazionali”. Questi strumenti rappresentano una finestra di opportunità per ricercare rendimenti anche con mercati incerti e carichi di incognite, e allo stesso modo per la protezione delle posizione amministrate entrano nell’offerta della banca l’utilizzo di certificati ed opzioni ad ampio raggio per le posizioni direzionali scelte. L’impegno della banca verso l’universo private si concretizza poi anche al di fuori dell’ambito finanziario, abbracciando il patrimonio in toto
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della banca sono passati da 15 a 24 milioni, con una crescita esponenziale dei profili top, oltre gli 80 milioni, negli ultimi anni. “Stiamo lavorando a un percorso in grado di valorizzare ulteriormente le forti competenze dei nostri professionisti che restano il cuore intorno al quale vengono costruite su misura le soluzioni per le esigenze dei clienti” spiega Gian Maria Mossa, condirettore generale di Banca Generali. Il puzzle di strumenti si delinea su una bisettrice che valorizza sia i prodotti di investimenti, sia i servizi di advisory oltre la sfera finanziaria.
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In 4 anni la crescita è quasi raddoppiata, passando da 21 a quasi 40 miliardi. I portafogli medi dei circa 1.600 professionisti nella pianificazione patrimoniale sono passati da 15 a 24 milioni
BANK
L’impegno verso l’universo private si concretizza poi anche al di là dell’ambito finanziario, abbracciando il patrimonio in toto della clientela
della clientela. In questa direzione si inserisce il lavoro, partito due anni fa, che sta prendendo forma nel progetto BG Personal Advisory che sta già portando notevoli riscontri. La piattaforma capace di governare le simulazioni e le analisi sugli asset famigliari e di impresa dei clienti è in fase di test. Accordi con gli specialisti Nel corporate finance, in pochi mesi dall’accordo operativo con Pwc sono già oltre un centinaio i dossier in lavorazione per le due diligence d’impresa. Le analisi si inferiscono spesso nella tematica del passaggio generazionale dove la banca ha riunito a sé anche fiscalisti ed esperti legali per accompagnare le famiglie nella successione dei beni. Nel real estate poi, l’intesa con Deloitte e Yard per l’advisory
sul mattone, dal project financing alle cartolarizzazioni per il primo e gli aspetti valutativi e tecnici del secondo, rappresentano un passo in avanti che sta destando molta attenzione nella clientela di fascia elevata. “Abbiamo messo a punto un modello unico in Italia di partnership satellite rispetto al tipico esempio di private dove tutto viene fatto in casa, perché volevamo assicurarci le migliori competenze aggiornate e l’assenza di conflitti di interesse per dare un servizio d’eccellenza ai clienti” conclude Mossa, che nei prossimi mesi prepara anche il sipario a significative svolte nel digitale, grazie alle nuove funzionalità tecnologiche d’ausilio e d’assistenza ai professionisti, per un per una sfida che proietta Banca Generali verso un’identità sempre più private.
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PRIVATE
La sede di Banca Generali
BANK
Il diamante elvetico Pictet non sente la crescente pressione internazionale sul segreto bancario della Svizzera E ora punta a crescere nel business della gestione nel resto del Vecchio Continente DI LUIGI DELL’OLIO
Per una banca come Pictet che ha varcato da tempo i due secoli di vita, superando indenne due guerre mondiali e altrettanti crisi dei mercati globali, la fine del segreto bancario svizzero non poteva essere la fine della storia. E di fatti non lo è stato grazie a una programmazione che ha consentito di affrontate i cambiamenti per step progressivi. Anche se questo ha voluto dire rivoluzionare dalle fondamenta il modo di comunicare con il mercato, anche a costo di rinnegare la tradizionale riservatezza dei banchieri calvinisti.
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Le origini nel commercio La Banque de Candolle Mallet & Cie nasce il 23 luglio 1805, con due soci accomandatari e tre accomandanti, con l’oggetto sociale di operare “nel commercio delle commissioni di qualsiasi tipo, nella riscossione delle rendite e nelle speculazioni varie nelle merci”. Ben presto il commercio viene abbandonato in favore dell’assistenza in campo patrimoniale. Intorno alla metà del XIX secolo, lo sviluppo industriale in Svizzera, in Europa e negli Stati
Uniti aumenta notevolmente le opportunità d’investimento. Nei portafogli fanno così la loro apparizione le obbligazioni delle ferrovie nordamericane e le azioni delle società immobiliari, minerarie e assicurative. La vera svolta arriva però dopo le due guerre mondiali, quando Pictet inizia un periodo di rapida crescita con l’Occidente che entra in un periodo di prolungata prosperità. Anche grazie al fatto che Ginevra diventa uno dei principali centri diplomatici e finanziari mondiali. Alla fine degli anni 1960, Pictet sviluppa un nuovo filone di attività: la gestione degli investimenti per i clienti istituzionali. Nel 1967 apre il suo primo conto a una cassa pensioni. Il primo bilancio L’arrivo di Jacques de Saussure, cinque anni fa, è stato il segnale di un cambiamento profondo. Non un uomo della famiglia Pictet (ma suo padre era uno dei soci), bensì un manager finanziario di lungo corso. “Uno dei miei antenati era un banchiere a Luigi XIV”, ha ricordato in un’intervista al Financial Times, nella quale ha ripercorso la storia
L’arrivo 5 anni fa di Jacques de Saussure era stato il segnale di un cambiamento. Non un uomo della famiglia, ma un manager finanziario di lungo corso
BANK INTERNATIONAL
La nuova gestione ha prodotto i suoi effetti: massiccia campagna di reclutamento di banker specializzati nella consulenza e nell’advisory patrimoniale
Semestre in crescita La cura Saussure ha prodotto i suoi effetti, con una massiccia campagna di reclutamento tra i banker specializzati nella consulenza e nella gestione patrimoniale, con attenzione non solo agli aspetti finanziari, ma anche a quelli legali, fiscali e successori. Nonostante le turbolenze finanziarie degli ultimi anni, la società è cresciuta in maniera sensibile. Il primo semestre del 2015, che pure ha inciso sui conti per via dell’apprezzamento registrato dal franco svizzero, si è chiuso con un utile operativo a 1,046 miliardi di franchi svizzeri, in crescita del 7% rispetto allo stesso periodo del 2014, mentre
I numeri Il gruppo Pictet impiega oggi circa 3.800 collaboratori e dispone di 26 uffici nelle principali piazze finanziarie di tutto il mondo. In Italia le piazza di riferimento sono Milano (con una sede in via Fratelli Gabba, a due passi da via Montenapoleone e il Duomo) e Roma (nei pressi di Villa Borghese), che si occupa di investimenti e wealth management. Il gruppo ginevrino offre la gestione patrimoniale per i clienti privati, la gestione degli investimenti istituzionali, fondi d’investimento e asset services (servizi per fondi d’investimento, banca depositaria e servizi per i gestori patrimoniali indipendenti).
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attuata una riorganizzazione della governance, con la creazione di una capogruppo a monte di tutte le società operative.
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della famiglia emigrata in Svizzera nel 1535. Chiamato ad affrontare il passaggio cruciale caratterizzato dalla fine del segreto bancario, Saussure si è mostrato da subito molto sicuro con partner e collaboratori: “La necessità di proteggere il patrimonio è qualcosa che esiste ancora e esisterà sempre”, è la frase che ama ripetere nelle conversazioni private, così come negli speech pubblici. Da subito de Saussure ha premuto sull’acceleratore della comunicazione, facendo guadagnare credito al gruppo ginevrino sul fronte della trasparenza. Esattamente un anno fa è arrivata la svolta più grande, con la terza banca svizzera per patrimonio e fondi in gestione (dopo Ubs e Credit Suisse), che per la prima volta ha pubblicato per la prima volta il suo bilancio. Dopo che mesi precedenti era stata
BANK
il risultato operativo è salito del 15% a 285 milioni. Progresso a due cifre (+11%) anche per l’utile netto consolidato, che ha raggiunto quota 226 milioni di franchi. Il patrimonio in gestione o custodia a fine giugno ammontavano a 420 miliardi. Il Core Tier 1 ratio è del 25,1%, a evidenziare assoluta tranquillità sul fronte patrimoniale.
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Accordo con Carlyle nell’arte Nelle scorse settimane il private equity di Pictet e il fondo statunitense Carlyle hanno annunciato il lancio sul mercato di Athena Art Finance Corp., una società focalizzata nell’art financing, la cui guida è stata affidata all’amministratore delegato Andrea Danese, esperto di finanza strutturata. Partendo dalle imminenti aste e fiere artistiche stagionali, la finanziaria con sede a New York offrirà sul mercato globale prestiti pro soluto aventi esclusivamente come collaterali opere d’arte. L’investimento di Carlyle viene dal Carlyle Global Financial Services Partners II, un fondo di un miliardo di dollari chiuso nel 2014. Ideata da Olivier Sarkozy, managing director del Carlyle Group e Responsabile del Global Financial Services Group, Athena mira a portare un approccio disciplinato al modo in cui l’arte viene finanziata, accettando come garanzia solamente le opere d’arte più preziose. La società offrirà fino al 50% del valore minimo
stimato delle singole opere o collezioni. “Con oltre 3mila miliardi di dollari di controvalore, il mercato dell’arte internazionale è probabilmente tra i settori di dimensioni ragguardevoli il meno sviluppato e finanziariamente sofisticato al mondo,” ha spiegato Sarkozy presentando l’iniziativa. “Le notevoli risorse e la rilevante competenza di Athena introducono un approccio professionale ai servizi finanziari in questo mercato non ancora coperto”. Athena offrirà prestiti, consentendo ai clienti di utilizzare la propria arte senza impegnare i propri beni personali. La società non ha come obbiettivo né vendere, né assumere la proprietà delle opere poste a garanzia del prestito. “Per troppo tempo importanti collezionisti d’arte e altri operatori del settore hanno avuto limitate possibilità nella scelta di forme di prestito aventi l’arte come garanzia,” ha aggiunto Danese. “Il nostro obiettivo consiste nell’essere una risorsa finanziaria indipendente, per il mercato dell’arte”. I prestiti avranno come garanzia opere d’arte con un elevato valore di mercato, incontrando le necessità dei soggetti high net worth individual, dei family office e di altri operatori del settore che attualmente dispongono di limitate opzioni nel ricorso all’art financing tra cui i finanziamenti pro solvendo erogati dai principali istituti bancari private oppure prestiti a breve termine offerti da boutique finanziarie con tassi a doppia cifra.
I prestiti avranno come garanzia quelle opere con elevato valore di mercato
Andrea Danese, amministratore delegato di Athena Art Finance Corp
OPINION
Abituarsi a lavorare in team Ragioni strutturali e congiunturali impongono agli operatori di rivedere le loro strategie I private banker senior si possono affiancare ai junior con competenze specializzate DI MASSIMO ARRIGHI
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Quest’anno i mercati finanziari hanno evidenziato andamenti peculiari e difficilmente ripetibili: se il primo trimestre ha registrato performance molto positive, dall’inizio del secondo viviamo invece una estrema incertezza, collegata a fattori quali il rallentamento dell’economia cinese, la debolezza delle materie prime, le difficoltà di alcuni paesi emergenti e la difficile fase di transizione della politica monetaria americana. L’intervento da parte delle istituzioni, in primis la Bce che non ha escluso di rafforzare e prolungare il quantitative easing, è una riprova di come la situazione sia ritenuta instabile e sottoposta a un presidio costante. In tale contesto, sembra che le strutture di raccolta e gestione del risparmio non siano state in grado di cogliere pienamente l’eccezionalità degli eventi - prima in termini positivi e poi negativi – e dunque di assicurare la necessaria tutela dei patrimoni dei propri clienti; reti di promotori finanziari e banche private specializzate hanno beneficiato degli straordinari risultati dei primi mesi dell’anno (incassando fee di performance particolarmente
ricche…), limitandosi a prendere atto del successivo cambio di segno che, nella maggior parte dei casi, ha quantomeno azzerato le performance iniziali. In nessun ambito sembra sia stato avviato un processo di revisione delle asset allocation di riferimento sufficientemente spinto, per renderle più liquide e quindi meno esposte a rischi di volatilità. Conflitto di interessi Come mai? Inutile negare un potenziale e comprensibile conflitto di interessi: tale reazione avrebbe avuto infatti comportato un ribasso delle remunerazioni delle case di investimento (e quindi delle relative reti distributive), tradizionalmente funzione diretta del livello di rischio degli asset sottostanti. Specie nel segmento di gestione dei grandi patrimoni, diventa quindi sempre più importante allineare gli obiettivi di gestori e clienti: la remunerazione deve riflettere il livello di servizio (e di tutela) per il risparmiatore e non può continuare ad essere funzione diretta dell’esposizione al rischio dei portafogli.
Strutture di raccolta e di gestione del risparmio non sono state capaci di cogliere tutti gli eventi della crisi. E ora la Mifid 2...
OPINION
Il passaggio generazionale è un tema decisivo. La clientela ad alto valore è concentrata soprattutto tra gli over 50, dove si concentra una quota di ricchezza di circa il 70%
Accumulo e decumulo L’abitudine al lavoro di team, in cui i senior contribuiscono in termini di relazioni ed esperienza, e i junior con competenze aggiornate e specialistiche su temi quali fisco, previdenza, successioni, potrebbe rappresentare il modello ideale per ottimizzare contributi e competenze di ciascuno. Il cliente private è tipicamente un risparmiatore senior, detentore di un portafoglio non ricostruibile che deve sopportare le tensioni tra esigenze di accumulo e di decumulo del passaggio generazionale. In tempi di grande volatilità, l’asset allocation deve essere ripensata radicalmente, non aggiustata per “parare i colpi”. E i private banker devono essere indipendenti a sufficienza da poter consigliare questo approccio. 33
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In questa direzione peraltro sta già spingendo l’evoluzione della normativa: una delle principali misure previste da Mifid 2 (la cui attuazione è attesa per gennaio 2017) è la formale regolamentazione della consulenza indipendente, remunerata direttamente ed esclusivamente dai clienti finali attraverso fee esplicite. Se le linee guida della Mifid II fossero applicate in maniera rigorosa, per tutti gli operatori della filiera si configurerebbe una discontinuità forte rispetto ai meccanismi di remunerazione cui siamo abituati. Altro fattore rilevante sul quale le banche private hanno iniziato a riflettere è il tema del passaggio generazionale dei patrimoni. La clientela ad alto valore è infatti rappresentata essenzialmente dal segmento senior: la quota di over 50 nel nostro paese sfiora ormai il 40%, e nelle loro mani si concentra una quota di ricchezza di circa il 70%. Ciò comporta per le strutture di gestione alcune conseguenze.
Innanzitutto, i gestori devono iniziare a valutare il profilo di rischio ideale per i propri clienti con riferimento non solo alla propensione e alle esigenze dirette del capostipite, ma anche tenendo conto della generazione che subentrerà. Inoltre, il passaggio generazionale spesso coincide con una volontà di cambiamento: i gestori private devono saper anticipare il punto di rottura, cercando di diventare già da prima il riferimento per tutta la famiglia, fidelizzandone i membri. Infine, la gestione della transizione potrebbe richiedere una staffetta professionale anche tra gli attuali gestori e le nuove leve della professione.
BANKER
Mettersi in discussione Caramaschi, direttore generale di Indosuez Wealth Mgmt racconta le sue passioni e le sue priorità nel lavoro quotidiano e nei rapporti con i collaboratori DI FRANCESCA VERCESI
“La persona innanzitutto: cliente o collaboratore che sia!”. È questo il motto di Luca Caramaschi, direttore generale di Indosuez Wealth Management, la struttura italiana di Crédit Agricole Private Banking che di recente ha fatto il suo ingresso sul mercato italiano. Motivazione, tenacia e curiosità sono le qualità alla base del successo di Caramaschi che, da circa 25 anni, vive sulla cresta dell’onda dorata della gestione dei grandi patrimoni, dopo un inizio di carriera speso nella gestione di portafogli di investimento.
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Ma Caramaschi non è un professionista a cui piace vivere sugli allori. “Amo mettere sempre tutto in discussione”, dice il manager, la cui sfida è quella di riportare in auge in Italia un marchio storico come quello di Indosuez, facendo leva sull’expertise di un gruppo internazionale forte e solido come quello di Crédit Agricole, per il quale l’Italia rappresenta il secondo mercato in ordine di importanza dopo la Francia. Ma non c’è solo lavoro. “Il tempo libero lo dedico a mia moglie e ai miei figli. Ma mi concedo un’altra passione: il Milan”.
Luca Caramaschi
BANKER ITALIY
Un ottimo giocatore di private banking che qualità ha? Deve somigliare a un imprenditore, mettersi sempre in discussione ed essere proattivo. Le opportunità nel nostro lavoro nascono dalle esigenze dei clienti e dalle loro problematiche. Per risolverle è importante cercare di trovare soluzioni sempre innovative.
Qual è il suo libro preferito? Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien perché costruisce un universo immaginario coinvolgendo popoli diversi. Questo è un aspetto che mi ha sempre affascinato.
Il mio libro e il mio film preferiti? Il Signore degli Anelli perchè costruisce un universo immaginario coinvolgendo popoli diversi
E il suo film preferito? Sempre Il Signore degli Anelli. Con i clienti, invece, in che modo si può essere vincenti? Steve Jobs diceva che i consumatori non hanno idea dei bisogni che hanno. Ed è vero! Dal punto di vista organizzativo, la situazione delle persone è più fragile di quello che esse stesse pensano. È importante dialogare con loro su tutto: dagli interessi aziendali alle problematiche successorie, fino alle loro passioni, come l’arte per esempio. Essere curiosi e avere tanti interessi è quindi un vantaggio. Guardandosi indietro, qual è il ricordo più piacevole della sua carriera? Quando lasciai il Credito Italiano e comunicai le mie dimissioni alle 16 persone dell’ufficio in cui lavoravo, tra cui 12 funzionari, fui stupito dal fatto che, mettendosi in piedi sulla sedia, mi salutarono al grido di “Capitano, o Mio Capitano”. 35
Quanto è importante nel private banking il gioco di squadra? Le sfide si vincono se i giocatori sono motivati e uniti. È importante instaurare un clima disteso nello spogliatoio e prestare la massima attenzione a tutti. Durante l’anno ritaglio sempre due o tre momenti di contatto one-to-one con i miei collaboratori, indipendentemente dal ruolo o dal grado ricoperto. I colloqui solitamente durano più di un’ora e si parla della carriera, della formazione, dello sviluppo, delle difficoltà e delle opportunità. Le persone che lavorano con me sono le risorse più importanti che la banca ha a propria disposizione. Scarsa attenzione ai problemi e scarsa comunicazione non è un buon “People Business”. Si può avere la migliore squadra del mondo a disposizione, ma se lo spogliatoio è diviso non si ottiene nessun tipo di risultato.
Bisogna quindi essere creativi. Lei lo è? Oltre ai testi di management e ai romanzi storici, le mie letture preferite sono quelle di fantascienza che stimolano molto la fantasia.
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Non è infatti un caso che Caramaschi al polso sinistro porti un bracciale rosso-nero e che, nella gestione del suo team, applichi le stesse strategie di un buon allenatore di calcio.
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Dalla tavola ai campi La nuova avventura di Cipriani, mito della ristorazione internazionale, è la terra “Il mio rapporto con i soldi? Investo solo nelle nostre aziende”. E i ricchi... DI MANUELA PIVATO
Partiamo ora dall’inizio: la prima paghetta. Quando e quanto? A dir la verità non l’ho mai avuta perché, sin dal liceo, la sera stavo dietro la cassa dell’Harry’s Bar per dare il cambio a mio padre. Quindi, diciamo, mi servivo da solo. Senza esagerare, però. Una volta presi 2 mila lire e un cliente francese, che era seduto sulla panchetta vicina al bancone, mi disse: guardi che sono anch’io un cassiere. Pensava che stessi rubando. Arrigo Cipriani
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L’unico uomo al mondo ad avere preso il nome da un bar, abituato a ragionare per legioni di Bellini, ora discetta di 180 mila carciofi che nell’aprile dell’anno prossimo saranno pronti a passare dai campi di Torcello ai tavolini dell’Harry’s Bar. La nuova avventura di Arrigo Cipriani parla di zolle, aratri e ritorno alle cose semplici. Dopo aver aperto ristoranti ovunque, scritto libri e conosciuto tutti quelli che valeva la pena conoscere, Cipriani è capitolato di fronte a tre ettari di verde incastonati nella laguna e li ha trasformati in campi coltivati.
Riscopertosi Cincinnato a 83 anni, insegue la passione con quella curiosità e baldanza che sono il tratto distintivo del suo carattere e senza calcolarne troppo i costi, da uomo generoso che considera i soldi un indispensabile accessorio. Partiamo dalla fine: Torcello. Semplice. Ho visto quella distesa verde tra la chiesa e le barene e mi sono innamorato immediatamente del colore della terra. Abbiamo spianato tutto in venti giorni. Ad aprile avrò le prime castraure. Sono felice.
Il suo rapporto con i soldi. Più che un rapporto con i soldi ho sempre avuto un rapporto con i debiti. Le nostre aziende, infatti, non hanno mai avuto soldi da parte ma hanno sempre lavorato con i debiti. Quando abbiamo messo in piedi l’impresa non abbiamo mai fatto il budget perchè lo considero una finzione. Preferiamo fidarci di noi stessi e di guardare ai risultati. Ferruzzi diceva sempre: beato chi ha inventato i debiti. I soldi sono fatti per.... Per essere spesi. Certo, devono servire alle nostre imprese ma anche a far vivere bene, cosa aiuta a
PRIVATE LEADER
Nessuna tentazione? Sì, le automobili. Sono pazzo per le macchine veloci. Ora ho una Mercedez AMG da 600 cavalli. Se dovesse risparmiare, in che modo investirebbe? Faccio investimenti solo nelle nostre aziende. Per i suoi investimenti decide da solo o si affida a un consulente di fiducia? Molto spesso decide mio figlio Giuseppe o decidiamo insieme. Nella sua storica azienda è entrato il fondo d’investimento Blue Skye. Perché un imprenditore fa questa scelta? Ci sono state un paio di vicende che ci hanno fatto rimettere molto. Abbiamo perso una causa con l’hotel Cipriani per via del nome. Poi c’è stato un errore commesso da un nostro avvocato di New York. Abbiamo avuto la fortuna di
All’Harry’s Bar passano da tempo gli uomini più ricchi del mondo. Che effetto le fa? Trovo che se uno è ricco, fare esercizio di povertà sia sbagliato. Devi essere quello che sei. Ho conosciuto uomini ultramiliardari tra cui il cileno Lopez che si comportava in maniera consona alla propria fortuna. Lasciava una mancia pari al conto. Un giorno ormeggiò il suo yacht a Punta della Dogana e arrivò davanti all’Harry’s con il suo gommone. Sulla riva, ad aiutarlo, trovò un omino con la scritta ‘gancer’ sul berretto. Era proprio un gancèr, come vengono chiamati a Venezia quelli che aiutano ad attraccare le barche con un gancio. Lopez entrò e, costernato, mi disse: fuori di qui c’è un poverino che ha un cancro. Gli aveva messo in 10 mila lire che, all’epoca, era una cifra enorme. Ecco, credo che i ricchi debbano essere tali non solo per i loro conti in banca ma anche per le loro azioni.
Il noto chef del veneziano Harry’s Bar ha diversificato la sua attività Farà anche l’agricoltore a Torcello, isola della Laguna
A suo avviso qual è la mancia giusta? In Italia all’incirca il 10-15 per cento del conto, mentre negli Stati Uniti si arriva anche fino al 20 per cento. Aristotele Onassis aveva una cifra fissa: metteva sempre nel piattino mille lire. 37
In che cosa spende? Una volta spendevo in vestiti ma ora non più. Una delle consolazioni dell’avere 80 anni è il fatto che ora posseggo vestiti e scarpe per tutto il resto della mia vita.
trovare un fondo che ha capito che la nostra azienda non è finanziaria ma è un’azienda di lavoro e che ci ha aiutato a uscire da queste difficoltà intervenendo con il 15 per cento.
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lavorare meglio e se si lavora meglio probabilmente si incassa anche di più. Un giorno è morto un nostro cliente che era strapieno di denaro e non lo spendeva. Ecco, qualcuno ha detto, ora sarà il più ricco del cimitero.
OPINION
Le tre cerchie di Google Banker dipendenti con grandi patrimoni, metà dipendenti e metà pf, promotori Così gli istituti di credito dovranno riorganizzarsi per intercettare la gestione top DI ANGELO DEIANA
È una fase di orizzonti incerti quella attuale nel private banking. Ci sono spazi di razionalizzazione per le reti private sia in termini di costi, che di efficacia di posizionamento? Domanda semplice, risposta complessa. A 3-5 anni è giustificato attendersi che lo sviluppo delle “digital strategies” e dei “roboadvisors” comporterà un drastico ridimensionamento del ruolo delle reti fisiche private.
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Modello fee-only L’industry del private banking si deve orientare verso una consulenza più evoluta costruendo il processo di advisory su competenze e relazioni di lungo periodo anche attraverso il modello fee-only che si diffonde attraverso i processi di di educazione finanziaria della clientela. Quando l’investitore capisce che l’advisory la paga, si crea una fidelizzazione verso i consulenti “all-in”. Soprattutto per le banche universali saranno necessari investimenti sulle risorse umane per colmare il gap di competenze specialistiche delle reti. Un sistema di professionalità che non dovrà più essere legato solo all’ambito finanziario, ma dovrà
integrare elementi di ottimizzazione patrimoniale complessiva. L’orizzonte più probabile per le reti è il “modello delle tre cerchie” di Google Plus. La cerchia centrale è piccola, fatta di banker dipendenti con grandi patrimoni che hanno anche la capacità di intercettare a 360° gradi le esigenze dei clienti. In quella intermedia ci sono i banker con il nuovo contratto nazionale, metà dipendenti e metà “promotori”, stabili nel sistema economico di base, ma liberi di sviluppare la propria capacità imprenditoriale. Nella terza i promotori finanziari, il sistema a costi variabili economicamente più favorevole, ma il cui futuro è più opaco in ottica Mifid 2. Rischi reputazionali In questo scenario, l’unico punto fermo è quello per cui una value proposition commerciale governata solo da obiettivi di budget e non di wealth risk management rischia di esporre a rischi reputazionali. Quindi, per vincere la sfida, conterà avere private banker di alto livello con sistemi di relazioni territoriali e professionali consolidati e significativi.
L’industria si deve orientare verso una consulenza più evoluta, costruendo il processo di advisory su competenze e relazioni di lungo periodo
LEGEND
ARPAD BUSSON Acquario, 52 anni. Arpad Busson, “Arki” per tutti è uno dei protagonisti indiscussi della gestione dei grandi patrimoni. La sua è la storia di un’infanzia dorata, passata tra la Svizzera e la Costa Azzurra. Arki è poi entrato nel mondo degli hedge fund. A fianco di donne tutte affascinanti, dalla modella Elle Macpherson, da cui ebbe due figli (Arpad Flynn ebbe come padrino nientemeno che Giovanni Agnelli) all’attrice di “Kill Bill” Uma Thurman, fino all’ultima attrice britannica Kristin Scot-Thomas. Accanto a quella per le belle donne Busson coltiva una passione per la filantropia a favore dei bambini denutriti del pianeta, avendo costituito la fondazione Ark, acronino di Absolute return for kids.
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Busson ha costituioto il gruppo Eim nel 1991. Nel 2008 una serie di investimenti sbagliati sui fondi Bernard Madoff . Nel 2013 l’aggregazione con Gottex Fund Management, di cui Busson è presidente esecutivo.
LEGEND ARPAD BUSSON
Losanna
Sede di Eim, i primi hedge fund di Arpad
L’ultima
Kristin Scott-Thomas è la fidanzata più recente
The Body
La supermodel Macpherson prima moglie di Busson
Beneficenza
La crisi di Eim colpa di investimenti nei fondi di Madoff
Gottex
L’asset manager con 8 miliardi di $ di masse
Kill Bill
Roma
L’Avvocato
Londra
Savile Row, sede londinese di Gottex
Her Majesty
Agnelli padrino di uno dei figli del finanziiere
Busson è amico dei reali di Gran Bretagna
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Da Uma Thurman Arki ha avuto due figli
PRIVATE
Ark, una fondazione aiuta i bimbi più poveri del mondo
Il truffatore
OUTLOOK
I paradisi non esistono più “D’ora in poi sarà molto difficile per gli evasori scampare alle tasse in tutto il mondo” Di Tanno: “però nella lotta al riciclaggio è necessario un maggior coordinamento” DI LUIGI DELL’OLIO
Tommaso Di Tanno
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“Il vento è cambiato e per gli evasori, d’ora in avanti, sarà decisamente più difficile scamparla”. Tommaso Di Tanno, fondatore dello studio Di Tanno e Associati
con sedi a Roma e Milano, uno dei più noti tributaristi della Penisola anche per le esperienze maturate come professore universitario e ai vertici delle aziende, vede un
nuovo atteggiamento a livello internazionale contro chi confida nei paradisi fiscali per aggirare le norme del proprio Paese in materia di tributi.
OUTLOOK INTERVIEW
Professore, la voluntary disclosure si avvia verso la conclusione. È possibile fare un primo bilancio della misura, alla luce delle sensazioni diffuse tra gli addetti ai lavori? I numeri disponibili sono ancora molto parziali, per cui sarebbe avventato esprimere giudizi oggi. Di certo c’è che il provvedimento del Governo italiano si inserisce nel filone di un rinnovato impegno delle istituzioni internazionali contro l’evasione internazionale. Di recente è stato raggiunto, tra gli altri, un accordo in ambito Ocse sulla trasparenza e lo scambio automatico di informazioni e uno tra i membri dell’Ue per i tax ruling, gli accordi fiscali anticipati siglati fra alcuni Stati membri e le imprese multinazionali. Un altro passo verso il coordinamento sovrannazionale delle politiche tributarie. Davvero, come alcuni sostengono, quella in corso è l’ultima possibilità per chi detiene patrimoni all’estero non dichiarati per mettersi in regola o, a suo modo di vedere, i furbi continueranno a farla franca senza particolari patemi d’animo? Quello che si può dire con certezza è che gli spazi per farla franca si sono ridotti notevolmente. Al di là degli accordi tra Stati per lo scambio automatico delle informazioni vanno considerati anche i progressi tecnologici che oggi rendono più facile l’incrocio tra i dati.
Si può dire con certezza che gli spazi per farla franca si sono ridotti notevolmente. Al di là degli accordi tra Stati per lo scambio automatico delle informazioni, vanno considerati anche i progressi tecnologici che oggi rendono più facile l’incrocio tra i dati
Al via lo sportello sui grandi patrimoni Un ufficio specializzato nei controlli sui detentori di grandi patrimoni. È tra le novità attese in capo all’Agenzia delle Entrate, che nelle ultime settimane è stata al centro di una serie di discussioni sulla sua organizzazione. In particolare si va verso un’integrazione delle banche dati a disposizione dell’ente pubblico e una lotta preventiva alle frodi e all’evasione. Chi accederà allo sportello si sottoporrà in sostanza a un controllo preventivo, evitando così accertamenti futuri, un po’ come già accaduto con le 220mila lettere in arrivo ai contribuenti destinatari della precompilata e che non hanno presentato finora la dichiarazione dei redditi. Tra le altre novità attese, dal 1° dicembre verrà portata a termine la riduzione delle posizioni dirigenziali delineate prima dalla spending review messa a punto nel 2012 dal governo Monti e quindi dal decreto attuativo della delega fisale (Dlgs nel 157/2015). Quindi il numero dei dirigenti scenderà a 995 unità, con un ulteriore taglio di 55 posizioni (19 al centro, 33 nelle regioni e 3 negli uffici periferici) rispetto al numero di 1.050 che era stato indicato lo scorso luglio. continua a pag. 46 >
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OUTLOOK
Questo trend porterà, a suo avviso, anche a un declino del riciclaggio condotto su scala internazionale? Si tratta di un ambito differente rispetto a quello fin qui trattato. Per i patrimoni criminali, che approfittano degli scarsi controlli di alcuni Paese per transitare liberamente, non cambia molto. Su questo occorre un maggiore coordinamento a livello internazionale ed è importante attivarsi da subito.
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Tommaso Di Tanno è uno dei più noti tributaristi italiano. Dopo la laurea in Scienze Politiche alla Sapienza, ha intrapreso l’attività di commercialista, affiancandola con numerosi incarichi ai vertici societari, come la presidenza del collegio sindacale di Mps e la presidenza del cda di Sisal e Ipi. Oggi presiede il collegio sindacale di Vodafone Italia. A più riprese è stato anche consulente dei ministri delle Finanze e attualmente insegna Diritto Tributario nei master dell’Università Bocconi di Milano.
In ogni caso, a questa riduzione si accompagna l’aumento delle posizioni organizzative speciali che passeranno da 325 a 339 unità. In questi giorni sono in corso le selezioni per individuare i profili giusti a coprire queste posizioni: a condurle sono 11 commissioni che si spostano lungo il territorio della Penisola. Al di là delle polemiche tra il presidente dell’Agenzia Rossella Orlandi e alcuni esponenti del governo Renzi, l’ente resta sotto i riflettori in merito alla voluntary disclosure, che va avanti sino a fine 2015. La proroga rispetto alla scadenza iniziale del 30 settembre è stata accolta
positivamente dai professionisti che si occupano delle procedure di voluntary, considerato il ritardo nella definizione di alcuni aspetti tecnici della normativa. Il tutto nella consapevolezza diffusa che si tratta dell’ultima possibilità per mettersi in regola, dato che l’introduzione del reato di autoriciclaggio e la lotta ai paradisi fiscali condotta ormai sul piano internazionale (attraverso scambio automatico di informazioni tra le autorità di diversi Stati) restringono gli spazi di movimento a chi detiene illegalmente patrimoni al di fuori dei confini nazionali.
OPINION
Voluntary, ultima chiamata Dopo la proroga, scatta il conto alla rovescia per la regolarizzazione dei capitali detenuti illegalmente all’estero. Si stringe la morsa dei controlli su scala internazionale DI MARIO ROVETTI*
È stata prorogato il termine entro il quale è possibile la regolarizzazione a fini fiscali dei patrimoni (attività finanziarie e non) illecitamente detenuti all’estero; tale possibilità è offerta dalla legge 186/2014, che ha introdotto nell’ordinamento la collaborazione volontaria (voluntary disclosure). La regolarizzazione avviene tramite una spontanea denuncia nella quale occorre indicare le attività da sottoporre a sanatoria e i loro valori; la procedura prevede la presentazione entro il 30 novembre di una domanda che, entro il 30 dicembre, dovrà essere integrata da una relazione di accompagnamento e dalla documentazione a supporto. Verificando la necessità di integrare i redditi e i volumi di affari già dichiarati al fisco nel caso in cui le attività estere oggetto di collaborazione volontaria siano state costituite con redditi non dichiarati.
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Chi può aderirvi Possono aderire alla procedura di collaborazione volontaria anche i contribuenti che, senza violare la normativa sul monitoraggio fiscale, non hanno correttamente adempiuto
agli obblighi dichiarativi nazionali. La procedura di collaborazione volontaria offre copertura anche per una serie di reati eventualmente commessi: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti o mediante altri artifici, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, omessa versamento di ritenute certificate, omesso versamento di Iva; è inoltre esclusa l’applicazione delle sanzioni penali su riciclaggio e autoriciclaggio. La collaborazione volontaria non è ammessa se la richiesta è presentata dopo che l’autore della violazione abbia avuto formale conoscenza di qualunque attività di indagine amministrativa o penale relativi all’ambito oggettivo di applicazione della procedura stessa (inclusi i questionari). Sia nella domanda, sia nella relazione, il contribuente che accede alla procedura deve indicare i nominativi dei soggetti collegati, ovvero di coloro che presentano un collegamento con la posizione irregolare denunciata, a prescindere dal fatto che questi ultimi abbiano a loro volta presentato o meno la domanda di collaborazione volontaria.
La regolarizzazione deve avvenire tramite denuncia spontanea nella quale occorre indicare le attività da sottoporre a sanatoria e i loro valori
*Docente a contratto di diritto tributario nell’Università di Torino, commercialista e revisore legale, partner di Barusco Nocera Rovetti & Associati, studio legale e tributario
PORTFOLIO
Equity, nonostante tutto A CURA DI GIANLUCA BALDINI
La volatilità può essere anche una risorsa. Ma la differenza la fa chia sa come sfruttarla. Ne parliamo con Lorenzo Alfieri (nella foto), country head per l’Italia di J.P.Morgan AM. I mercati ci hanno abituato a una volatilità senza precedenti. Cosa fare per sfruttare questa fase di mercato? L’aumento della volatilità registrato nei mesi scorsi non ci ha colto di sorpresa perché effettivamente ci aspettavamo una seconda parte dell’anno più turbolenta rispetto alla prima. Esaminando con attenzione le dinamiche macro economiche in essere, è evidente che una delle asset class più interessanti nella quali investire rimane anche in questo momento proprio l’azionario.
Quali sono le previsioni per i tassi negli USA e in Europa? Le dinamiche macro economiche ci inducono a credere che la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse probabilmente già entro la fine del 2015. Guardando invece alla Bce, ci attendiamo che l’accomodante politica monetaria attualmente in essere venga estesa oltre settembre 2016. Che novità ci possiamo aspettare in termini di prodotti? In questo quadro generale è fondamentale prendere in considerazione anche le strategie di investimento decorrelate adottate dai prodotti alternativi, in particolare quelli liquidi. Pensiamo che prodotti long-short o guidati da strategie
macro driver possano essere interessanti in un’ottica futura. Proprio per questo motivo presenteremo, verso la fine di quest’anno, due prodotti alternativi liquidi.
Puntare su energia e finanza Saper scegliere le strategie giuste in termini di investimenti oggi può fare la differenza. Ne abbiamo parlato con Andrea Argenti (nella foto), country head Italy di Lombard Odier IM.
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Come si caratterizza attualmente la vostra offerta?
Siamo specializzati nell’offrire prodotti azionari e obbligazionari con indice intelligente o “smart beta”, fondi high conviction a forte gestione attiva sulle principali asset class incluse le obbligazionari convertibili, asset allocation risk based e strategie a ritorno assoluto.
PORTFOLIO MANAGER
Il reclutamento non è tutto
Come è andato il 2015 per la banca? Nell’anno in corso abbiamo registrato
I mercati ci hanno abituato a una volatilità senza precedenti. In questo contesto di mercato, qual è l’approccio più corretto? Dal 2008, la risposta del mercato a fattori di incertezza, così come a quelli di certezza, è sempre stata amplificata; per questo riteniamo che guardare ai fondamentali sia il modo più sano sul quale basare le proprie decisioni d’investimento. Il tema della volatilità, inoltre, ha portato a rifocalizzarsi sui
Quali sono i punti deboli del settore private in Italia? Il settore sconta la compressione dei margini e la necessità di effettuare nuovi investimenti. Inoltre troppo
spesso la crescita per una banca private è limitata all’acquisizione di nuovi banker, probabilmente per la difficoltà di comunicare in maniera corretta gli elementi distintivi dell’offerta.
premi al rischio e in questo senso l’azionario si fa preferire, anche se in modo più selettivo. Allo stesso tempo è fondamentale gestire la componente obbligazionaria, data la sua importanza nei portafogli dei clienti che chiedono soluzioni trasparenti .
Il premio al rischio in Europa è elevato proprio perché sono ancora presenti i soliti elementi di rischio: debito elevato, tenuta del ciclo economico, rischio deflattivo. Per questo occorre selettività. Inoltre non investiamo nei finanziari e nell’energia, settori estremamente volatili dove occorre avere una view sui tassi o sul prezzo delle commodity, fattori esogeni estremamente complessi.
Se pensiamo alle azioni, il consensus vede l’Europa come il mercato più interessante. Non crede però che sia sempre più difficile trovare valore?
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Che raccolta avete messo a segno nei primi sei mesi? Nel primi sei mesi del 2015 abbiamo realizzato risultati molto positivi in termini di raccolta, con flussi di circa 200 milioni al trimestre. Nel 2015 sono stati inseriti 24 nuovi professionisti, con portafogli medi in linea con quelli della banca e superiori alla media di mercato.
un utile netto di 6,8 milioni di euro a fine giugno in netto miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2014 (3,1 milioni), ed un patrimonio complessivo della clientela pari a 9,6 miliardi di euro, in crescita dell’8,0% rispetto a 8,9 miliardi di euro a fine 2014. Siamo riusciti ad arricchire ulteriormente la gamma di soluzioni di investimento con un nuovo servizio di gestione di portafogli multilinea denominato “Portfolio Suite” in grado di offrire un set completo di stili di gestione.
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Banca Euromobilare è cresciuta molto nel 2015. Grazie anche al lavoro di Giuseppe Rovani (nella foto), il direttore generale che ha saputo affrontare le nuove sfide del private banking. Ne ha parlato con PRIVATE.
FOCUS
Pianificare la successione Il passaggio di testimone coinvolge questioni non solo patrimoniali, ma anche affettive. Un decalogo con le soluzioni e gli strumenti più adatti per le principali esigenze DI GIUSEPPE SANTORSOLA* *pestratto dall’intervento al convegno Patrimonia 2014
Chiunque si occupi di servizi finanziari, sia esso un promotore, consulente o agente e qualsiasi sia la gamma di strumenti finanziari, assicurativi e bancari di cui si occupa, dovrebbe essere in grado di offrire al proprio cliente, un servizio di consulenza relativo alla pianificazione successoria. La tematica è decisamente delicata: il pensiero della morte non è un approccio di marketing vincente! Passiamo ora all’analisi tecnica degli strumenti di pianificazione ereditaria, oggetto di una potenziale qualificata consulenza nel rapporto con la clientela.
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1. Primo fra tutti il passaggio di azienda o rami o quote di azioni: è stato previsto con una normativa particolare avente un regime agevolato, extra asse ereditario, con la funzione di indirizzare il controllo delle aziende e di regolare in vita una situazione che altrimenti può creare delle forti difficoltà. Se è vero che il regime è agevolato per il passaggio gratuito ai figli o nipoti, oltre che per l’esenzione dalla normativa dell’asse ereditario, è anche evidente che la normativa stessa impone, per
i 5 anni successivi dal passaggio, che non vi dovrà essere alcuna modifica della società. Questo significa che questa deve rimanere col medesimo oggetto sociale, con la medesima struttura proprietaria, dovendo inoltre, con questa operazione, trasmigrare il controllo della società di cui all’art. 2359 c.c. in capo ad un solo soggetto anche in caso di precedente condizione di due soci al 50%. In caso di perdita della condizione (ad esempio si cambia l’oggetto nei primi tre anni dal passaggio), si dovrà ripetere l’imposta, pagandone anche interessi di mora, oltre alla sanzione amministrativa del 30%. Se il legislatore è stato chiaro su questo aspetto, dubbi e perplessità rimangono in relazione ad alcune ipotesi di passaggio di cui non si è certi se possano rientrane o meno nel caso de quo, ad esempio, la trasformazione societaria o incorporazione/fusione, spin-off e split. 2. Valida alternativa al primo strumento è costituita dal patto di famiglia, definito dagli artt. 768 bis e ss. del codice civile.
Il patto di famiglia consente di regolare in maniera definitiva alcune problematiche importanti, evitando i conflitti che possono sorgere con l’adozione di altri veicoli, come ad esempio la donazione
da concludersi in forma di atto pubblico, con cui l’imprenditore in deroga ai patti successori, trasferisce tutto o in parte l’azienda o le proprie quote ad uno o più discendenti, compensando gli altri legittimari attraverso il pagamento di una somma equivalente al valore delle quote di loro spettanza (quote di legittima). Diversi sono i dubbi di natura giuridica che sorgono con questo strumento (la compensazione ai legittimari è un’ulteriore donazione del padre, anticipatoria della successione o una donazione tra fratelli?). Senza alcun dubbio, il legislatore ha caldeggiato l’adozione di questo strumento favorendone il regime fiscale. Il patto è un atto a titolo gratuito che consente di realizzare e prevenire la disgregazione di partecipazioni societarie, evitando, al contempo, 53
È uno strumento che consente di regolare in maniera definitiva alcune problematiche importanti, evitando i conflitti che possono sorgere con l’adozione di uno strumento come la donazione. Il patto di famiglia è un accordo fra tutti coloro che hanno diritto di legittima rispetto a un patrimonio. Oggetto del patto è il passaggio di società, ma è possibile anche inserire altri beni in modo tale da realizzare il trapasso di gran parte del patrimonio della persona, ivi incluse le partecipazioni societarie. Sarà possibile concludere l’accordo, soltanto quando tutti membri siano d’accordo, o meglio siano ragionevolmente convinti che l’assetto familiare non verrà modificato in futuro (ad esempio con la nascita di altri figli del disponente). Per definizione il patto di famiglia è quel contratto multilaterale,
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Il patto è un atto a titolo gratuito che permette di realizzare e prevenire la disgregazione di partecipazioni societarie. Evitando l’assegnazione di beni a soggetti non idonei ad assicurare la continuità dell’impresa
FOCUS
l’assegnazione di beni a soggetti non idonei ad assicurare la continuità gestionale dell’impresa. Esso è impugnabile solo per vizi di consenso o solo da parte di altri figli, coniuge o ex coniuge che vantino assegni divorzili o altre somme. A tal proposito, in caso di divorzio, si consiglia, la liquidazione delle somme con la formula una tantum che elimina tout court le successive ed eventuali pretese dell’ex coniuge. Il patto potrà essere impugnato entro un anno dalla successione o dalla scoperta del vizio: tempi decisamente ridotti rispetto al testamento (10 anni). Il patto di famiglia può invece essere modificato nel caso di nascita di un nuovo è ulteriore legittimario.
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3. C’è poi lo strumento del trust. Al fine di evitare inutili e tediose ripetizioni, mi soffermerò nel dire che il trust che si adotta in Italia è comunque straniero e che esistono dei trust non solo di tipo anglosassone (forse il migliore) ma anche maltese o lussemburghese. Volendo invece volgere lo sguardo al di là dei confini comunitari più stretti, possiamo analizzare il trust del Liechtenstein, dove la facoltà di determinare “il vestito” è altissima, sebbene nasconda molteplici difetti. Anche il trust di San Marino merita di essere menzionato (sebbene abbia avuto un inizio un po’ difficoltoso dovuto al suo inserimento nella black list nel 2009, superato nel 2014). Certamente l’alone negativo che
rimane a seguito dell’inserimento in black list non è facile da superare, considerato anche il principio di inversione dell’onere della prova; il cliente deve dimostrare come mai si trovi in possessi di beni, denaro e strumenti finanziari, il che non è sempre semplice, soprattutto per eventi originari lontani nel tempo. 4. Passiamo adesso all’analisi del negozio fiduciario. Trattasi di uno strumento giuridico in base al quale il fiduciante trasferisce diritti o uno o più beni ad un fiduciario, che ha il compito di amministrarli in modo professionale, trasparente e riservato. La parola chiave di questa definizione è “amministrare” e non gestire, perché il negozio fiduciario dinamico è di pertinenza delle SIM e quindi di un campo giuridico differente. Preliminarmente, dobbiamo affermare che soffriamo di un ritardo normativo. Difatti, la società fiduciaria è regolata dalla Legge n. 1966 del 1939 e quindi si inseriva in un contesto antecedente al codice civile del 1942, e quindi decisamente agèe. Nell’ordinamento italiano, il negozio fiduciario è la forma giuridica più vicina al trust, sebbene con quest’ultimo strumento i beni ceduti al trustee dal disponente finiscano in un patrimonio segregato e separato. Non altrettanto nel negozio fiduciario. 5. Il family buy out è una variante del leveraged buy out. Trattasi di una tecnica finanziaria che permette
Quando la minaccia arriva dalla famiglia “Onora il padre” è uno dei libri più citati nelle conversazioni tra i gestori dei grandi patrimoni. Si tratta dell’autobiografia di Tommaso Berger, il re del caffé Hag, di Levissima e di altri marchi entrati nelle case degli italiani. Una storia personale che si intreccia con quella dell’Italia negli ultimi 70 anni. Arrivato all’età matura, l’imprenditore decide di vendere la sua società, la Crippa & Berger, e investire il ricavato (180 miliardi delle vecchie lire) in un trust, perché tutta la famiglia possa beneficiarne senza una gestione diretta (anche per la sua diffidenza verso il figlio Roberto). Una scelta che si rivela errata, dato che da quel momento nasce una faida familiare con contorni da film.
Il messaggio che l’autore punta a trasmettere è chiaro: un tempo le tragedie avvenivano a causa di bramosia di sovranità, oggi per avidità di denaro, che fa più male quando arriva dai familiari più stretti.
7. Private life insurance. Si tratta di una combinazione di servizi assicurativi, finanziari, e di pianificazione successoria personalizzati per un segmento di clientela alto (meglio definita ultra high net worth individuals UHNWI). Detto strumento accomuna vantaggi fiscali e legali della soluzione assicurativa alla possibilità di essere strumento di veicolo per il trasferimento agli eredi anche di asset che non sono quotati. Invece di collocare index e unit linked legate a parametri non facilmente seguibili o che hanno determinato anche degli incidenti di percorso, si tratta invece di vestire idoneamente una polizza con l’inserimento nella propria
gestione finanziaria di beni che debbono essere oggetto del passaggio successorio. Stiamo parlando di una polizza che ha natura unit linked a vita intera fino alla morte del soggetto e che in genere si basa sulla logica del premio unico, che può essere conferito più raramente in cash e molto più spesso in natura, ossia con il bene che costituisce la parte finanziaria. 8. Aumenti riservati. Si tratta di strumenti che, in vita, possono essere utilizzati per attuare il passaggio generazionale dell’impresa tipico del diritto societario. Sono aumenti di capitale riservati con emissione di azioni di categorie speciali, e attribuzione al padre (se i figli sono già soci) di azioni con diritto di recesso ad nutum. Può consentire anche il conferimento di stock option al figlio che sia già dirigente e non sia ancora titolare di azioni e abbia un ruolo intermedio; ancora, strumenti finanziari partecipativi con diritto di nomina ad amministratore a fronte di un conferimento d’opera. 55
6. Anche il private equity può essere utilizzato indirettamente per la pianificazione successoria, per indicare attività nel capitale di rischio. Le società di private equity, attraverso il veicolo di “fondi”, investono in aziende con un alto tasso di sviluppo in fase iniziale. Sono investimenti meno liquidi rispetto ad un fondo comune e richiedono tempi più lunghi per il disinvestimento. Di per sé non è uno strumento successorio, ma soltanto un percorso strumentale per ottenere una agevolazione nel passaggio, soprattutto in relazione alla divisibilità dei beni. Proprio questo ultimo aspetto costituisce un
tema piuttosto delicato. In gran parte del territorio agricolo meridionale, il contenzioso successorio è altissimo. La presenza di servitù rendono ingovernabile e ingestibile il trapasso della ricchezza terriera ed eccessive ripartizioni pregiudicano la fungibilità, ai fini della produzione, di tali beni.
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di comprare una società attraverso l’indebitamento bancario; pertanto, un familiare che vuole acquistare le partecipazioni societarie di altri familiari e che non possiede sufficiente liquidità può, con tale strumento, chiedere un mutuo bancario, garantito dal patrimonio delle società. Così facendo, con la liquidità ottenuta si pagano le parti che escono dall’azienda e con gli utili futuri si ripaga il mutuo che ha consentito la soluzione del problema. La difficoltà sta nell’attualizzare i conteggi, verificando con precisione le quote; si necessiterà, quindi, di tecnicismo e di consulenza adeguata. Si tratta di uno strumento molto poco utilizzato nel territorio italiano che, se scelto, può essere foriero di vantaggi.
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Il private equity può essere utilizzato indirettamente per la pianificazione successoria, per indicare attività nel capitale di rischio Questo tipo di aumento può determinare anche l’introduzione di azioni che abbiano voto plurimo, con pesatura differenziata degli eredi, la quale, invece, nelle forme di successione legittima, non può assolutamente determinasi, considerato che l’attribuzione delle singole quote ereditarie si calcola sulla quantità dei beni e non sulla qualità.
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9. Holding. Dietro valutazioni di opportunità fiscale, si tratta di trasferire quote della “cassaforte” di famiglia e non quote dei singoli beni. È il modello “John Elkann”, divenuto leader della famiglia, pur avendo una posizione ereditaria lontana rispetto a chi gli ha consentito di assumere quella posizione. In una successione legittima egli non avrebbe avuto diritto a nulla (salvo lasciti ereditari della quota disponibile), essendoci altre categorie di soggetti successibili prima di lui. Sarà quindi
importante, come già detto per il trust, definire le regole statutarie in maniera molto chiara sia sulla governance sia sulla circolazione delle quote. Trattasi inoltre di uno strumento che viene anche utilizzato quando la famiglia non ha “voglia di soffrire” eccessivamente per incarichi e gravami gestionali, limitandosi a nominare manager esterni o a esercitare una funzione di controllo, come ad esempio storicamente la Fondazione Ford verso la omonima società rispetto ai membri della famiglia originale. 10. La donazione indiretta. Suggerimento iniziale prima della disamina è quello sicuramente di evitare l’adozione di tale strumento per la pianificazione successoria, atteso lo sfavore del legislatore verso questo genere di donazioni. Trattasi di un atto che non si conclude attraverso la forma di atto pubblico, così come invece stabilito tassativamente dal codice civile per le donazioni e senza la presenza di testimoni. Il disfavore del legislatore è giustificato dal fatto che, viste le sue forme, non ne è possibile rintracciare l’intero percorso, con ricadute sul piano successorio in relazione all’incidenza della legittima anche per atti successivi. Costituiscono donazione indiretta la dazione di denaro da parte del padre per pagare la casa del figlio, o di dossier di titoli di stato a lui intestato, aumenti di capitale senza sovraprezzo per uno o più figli e così via.
I criteri di scelta Compito del consulente è aiutare il cliente a pianificare il passaggio della ricchezza in tempi utili per una serena strategia di trapasso del patrimonio personale e aziendale. Ci sono tre macrocriteri ai quali fare riferimento: liquidità; rischiosità e fiscalità per l’erede. Si tratta di operare scelte volte non all’elusione fiscale, ma al raggiungimento di volontà ed interessi con il minor impatto fiscale. Sarà opportuno, inoltre, evitare i possibili rischi derivanti dal last-will planning successorio. Trattasi di danno di tipo giuridico-economico e di tipo morale. Quanto al primo aspetto si pensi ad esempio a donazioni compiute solo a fini fiscali (atto a titolo gratuito rispetto ad atti a titolo oneroso) e non anche sotto il profilo civilistico (asse ereditario, lesione della quota di legittima). Quindi last-will significa: effettuare calcoli di convenienza fiscale; scegliere la strategia da adottare, che deriverà non solo da calcoli, ma dovrà tener presente i possibili mutamenti nel mediolungo periodo; valutare i risvolti psicologici; infine gestire nel tempo situazioni che si sono organizzate precedentemente.
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Cavalcando la volatilità Le strategie alternative per gestire un portafoglio private a fronte di violente escursioni dei prezzi, che interessano anche il comparto obbligazionario. La view di BlackRock DI LUIGI DELL’OLIO
“La volatilità delle ultime settimane rischia di accompagnarci ancora a lungo. Occorre essere pronti ad agire di conseguenza, rimodulando i propri portafogli”. Luca Giorgi (foto nella pagina accanto), capo del business retail di BlackRock Italia (la più grande società di asset management al mondo, con 4.506 miliardi di dollari in gestione al 30 settembre 2015), presenta così i mutamenti in atto sui mercati finanziari, che chiamano i risparmiatori e i consulenti che li seguono a ripensare l’asset mix degli investimenti. “L’obiettivo primario della clientela private è proteggere la ricchezza accumulata, puntando a tutelare il valore reale a fronte dell’inflazione”, spiega l’esperto. “A fronte di portafogli complessi c’è la possibilità di attuare un’importante diversificazione sul fronte degli investimenti, anche ricorrendo a strategie alternative”.
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Nella consapevolezza che fasi di turbolenza come quella attuale sono caratterizzate da una grande correlazione tra i mercati, per cui diventa difficile ridurre l’esposizione ai rischi attraverso la
L’headquarter di BlackRock
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Entrando più nello specifico, Giorgi indica le strategie più richieste al momento: “Notiamo un crescente interesse per le soluzioni long/short equity globali, che in genere utilizzano modelli di tipo quantitativo, combinate con soluzioni regional, che hanno un approccio più qualitativo”. Il riferimento è a una strategia alternativa che combina posizioni di acquisto su titoli ritenuti sottovalutati dal mercato e altre
Gestioni a colpi di Etf Gli Etf si fanno sempre più strada non solo presso gli investitori fai da te, ma anche nelle strategie di gestione con l’intervento di consulenti professionali. iShares (parte del gruppo BlackRock) ha firmato un accordo con Banca di Cambiano e Banca di Pisa e Fornacette per sviluppare sistemi di gestione patrimoniale in Etf iShares. Banca di Cambiano, Banca di Pisa e Fornacette metteranno a disposizione presso le proprie filiali le nuove gestioni patrimoniale digitali “Cambiano GP Plus” e “IB Navigator Plus”, che si avvalgono, tra gli altri della piattaforma sviluppata con Invest Banca per la definizione di portafogli e della capacità di ricerca di BlackRock.
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semplice diversificazione tra le asset class tradizionali (azioni, bond e commodity). Guardando ai trend di mercato, Giorgi segnala che i mercati sono arrivati a una fase avanzata del ciclo rialzista - sia per quel che riguarda l’azionario, che l’obbligazionario -, così gli spazi per generare ancora valore si sono ridotti sensibilmente. “Questa situazione, combinata con le violente escursioni dei prezzi che stanno caratterizzando anche il mercato obbligazionario, apre nuove opportunità per le strategie alternative”, aggiunge.
di vendita (attraverso vendite allo scoperte) su quelli considerati sopravvalutati dal gestore. “In base all’evolvere delle situazioni, queste soluzioni vengono poi combinate con strategie market neutral (che annullano l’esposizione al mercato, mantenendo solo il rischio gestore), le cosiddette eventdriven o arbitrage (che prendono posizione su titoli in merito ai quali si prevedono operazioni straordinarie come ristrutturazioni o m&a), e fixed income alternative, come long/short con uso di derivati che mirano al ritorno assoluto”. Tra le strategie più di nicchia, ma in crescita, l’esperto segnala anche le unconstrained fixed income, che investono in strumenti obbligazionari senza benchmark. “Al gestore viene dato un obiettivo di rendimento, ad esempio il 3 o il 4% annuo, lasciandogli libertà di muoversi sul fronte obbligazionario senza vincoli”. Tenuto conto delle opzioni a disposizione, quale sceglierebbe oggi un esperto? “Qualsiasi valutazione non può prescindere dall’analisi del portafoglio individuale, dalle aspettative e propensione al rischio dell’investitore. E questa è la premessa. Per venire alle nostre soluzioni d’investimento, è necessario indirizzarsi verso la diversificazione, il giusto equilibrio tra diverse strategie alternative unitamente alla qualità del gestore al quale affidiamo il nostro portafoglio e alla liquidità ”, conclude Giorgi.
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Tra le altre, cresce l’interesse per le soluzioni long/short equity globali
LIFESTYLE COVER
THE BOND ATTITUDE L’agente segreto più famoso del mondo torna sul grande schermo con l’ultimo episodio della saga: Spectre. Daniel Craig riveste i panni di 007. Incarnando il perfetto Gentiluomo Active. PRIVATE ne svela tutti i segreti
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DI MARTA CITACOV HA COLLABORATO ROSAMARIA CONIGLIO
LIFESTYLE
My name is James Il personaggio creato da Fleming nei suoi oltre 50 anni di cinema è diventato il simbolo del successo: soldi, donne, vita da vip e la capacità di vincere sempre
Craig sulla cima del monte Gaislachkogel, tra le Alpi tirolesi, a 3.048 metri d’altezza, impegnato in una delle scene più folli del film, secondo il coproduttore Greg Wilson.
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Nessuno come lui: nato del 1953, il personaggio di James Bond “agente segreto al servizio di Sua Maestà con licenza di uccidere” rappresenta l’esegesi dell’eroe positivo, l’uomo che vince contro il male attraverso mille peripezie, trionfa sempre in ogni campo, dalle avventure più spericolate (alla guida di ogni mezzo immaginabile,
dagli sci all’elicottero) e ha il plus invidiabile delle conquiste femminili. Le sue frasi “di rito”, ricorrenti nei romanzi di Ian Fleming, sono state iconizzate dal cinema in maniera indelebile. Prima fra tutte, quella che stigmatizza il suo modo di presentarsi, con quel pizzico di arroganza che lo rende ancora più affascinante. Attraverso 6 diversi
interpreti - molto diversi fra loro, da Sean Connery al Daniel Craig di oggi - 007 non ha cessato di stupire intere generazioni con le sue performance. In Spectre, ultimo episodio della saga nelle sale da pochi giorni, riserva sorprese a non finire. Viaggiando da Città del Messico a Roma. Dove, tra l’altro, incontra Monica Bellucci nei panni di una sexy vedova.
LIFESTYLE TREND
Total Black d’autore Cappotto nero in lana e cashmere appena sotto il ginocchio e camicia bianca a prova d’inseguimento. Guanti in pelle e occhiali scuri. Il rigore veste di mito il 47enne Craig.
Mr. Smoking Il fascino dell’agente gentiluomo si sublima quando indossa il capo più classico del guardaroba maschile.
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PRIVATE
Curiosità da bondnauti In Spectre, Craig-Bond non si risparmia e sale anche a bordo di un super motoscafo: tra le scene più esaltanti del film, l’inseguimento al cardiopalma sulle acque del Tamigi in cui sfreccia a velocità incredibile con Westminister sullo sfondo.
LIFESTYLE
Le regole del gentiluomo perfetto Non è facile imitare lo stile dell’Agente Segreto britannico più chic di ogni tempo. Uscito dalla penna di Ian Fleming (il primo libro fu pubblicato nel 1953: Casino Royale), James Bond è una figura imperitura del cinema mondiale. E se il doppio zero della sua sigla sta per
A sinistra, il primo (e inimitabile) interprete di James Bond: Sean Connery. Era il 1962.
A destra, Roger Moore, che per 7 volte ha vestito i panni di 007 tra il 1973 e il 1985.
Pierce Brosnam venne ingaggiato nel 1994, dopo i due film con protagonista Timothy Dalton.
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Licenza di Uccidere, un altro segno distintivo del personaggio è sicuramente il suo charme. Fatto anche di dettagli: il cravattino dello smoking, per esempio, annodato ad arte in diverse pellicole. O i gemelli (che poi in alcuni casi si sono rivelati armi nascoste, da annoverare tra i trucchi forniti a Bond da Q). Sopra, nell’illustrazione, la spiegazione di come fare il fiocco al papillon. A differenza del nodo alla cravatta, più semplice, questo richiede estro. Primo passo per avere un appeal alla Bond.
George Lazenby, modello australiano, apparve in Al servizio segreto di Sua Maestà nel 1969. Poi, mai più. Timothy Dalton fu lo 007 di Zona pericolo (1987). Per il flop della seconda pellicola (‘89), la saga si fermò 6 anni.
Esordio nel 2006 per l’attuale agente segreto, Daniel Craig: Spectre potrebbe essere l’ultimo film, stando al contratto.
LIFESTYLE FASHION
Eleganza impeccabile Outfit firmati Tom Ford per l’ultimo episodio della saga più seguita di sempre. Daniel Craig appare chic come non mai. Perfetto dal cappotto alla cravatta
Dal Texas con amore. Cashmere da passerella Un cappotto in cashmere doppiopetto è il classico scelto da Tom Ford, che ha lavorato con la costumista Jamy Temime per rappresentare al top la storica spia.
Maxi minimal Il meno è il più: abiti dal taglio magistrale e total look completato da accessori in linea: cravatte, guanti di pelle e occhiali.
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Ogni episodio ha elementi che lo caratterizzano: le location scelte per il set, i personaggi di contorno, i ruoli chiave affidati a nomi eccellenti di Hollywood. Ma anche i costumi costituiscono una parte fondamentale. Per Spectre,
a vestire James Bond è stato chiamato lo stilista che sicuramente gli assomiglia di più: Tom Ford, il designer che con la sua griffe ha conquistato il gotha dei nuovi dandy metropolitani. A colpi di doppiopetto.
LIFESTYLE GOURMET
Agitato, non mescolato Vesper Martini è il drink inventato da Fleming nel primo libro. A base di vodka, si chiama così in omaggio all’amata di Bond nel romanzo, Vesper Lynd
Il cocktail più semplice (ma il più imitato) Pochi ingredienti e facili da dosare: tre parti di gin, una parte di vodka, mezza parte di Kina Lillet (oggi fuori commercio, si utilizza il Lillet Blanc), una fetta lunga e sottile di scorza di limone.
Belvedere Vodka in edizione limitata per celebrare Spectre Silver Saber illuminate create da Belvedere Vodka. Sopra e a destra, la campagna con Stephanie Sigman.
STYLE CLUBS
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Hotel 007 Admiral’s Milano
LIFESTYLE E-LIVING
Le icone di 007 Da sempre gli accessori che accompagnano James Bond nelle sue avventure cinematografiche diventano oggetti di culto per gli appassionati
Il telefono super smart Il modello si chiama Xperia Z5 e i cultori lo vorranno con la serigrafia 007. Tutto da scoprire, è il non plus ultra hi-tech. Molto più di un occhiale da sole Le lenti di un agente segreto non sono come tutte le altre. Né per il design - questi occhiali hanno la montatura firmata Tom Ford e sono prodotti da Marcolin - né come performance (queste sono azzurrate, non banalmente scure).
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Penne e accendini, vezzi maschili ma anche armi segrete S. T. Dupont, marchio francese di lusso, è un riferimento dal 1872 per questo tipo di accessori da uomo. La collezione Spectre, un must in cofanetto dedicato.
La colonna sonora Non si separa dal suo anello con lo stemma di Spectre Sam Smith, già vincitore di un Grammy, autore di “Writing on the wall”, sound dell’ultimo Bond (e già in cima alla classifica inglese).
LIFESTYLE DESIGN
Ore da Spia Il compagno di polso ideale per ogni avventura è un orologio che ha una lunga storia da raccontare. E che in Spectre si fa notare in una limited edition da collezione
Seamaster 300, strumento del tempo in soli 7.007 pezzi Ghiera subacquea bi-direzionale in ceramica, cinturino a righe e logo personalizzato: un oggetto del desiderio per collezionisti.
personalizzato con il numero dell’edizione, insieme al logo del film Spectre. Lo stesso Daniel Craig ha assistito all’assemblaggio di ogni singolo pezzo dell’orologio nel cuore dell’industria svizzera, in occasione dell’inaugurazione della fabbrica Omega di Villeret. 69
sua linea classica e i dettagli tecnici di un segnatempo dalla tradizione navale, caratterizzato per l’appunto dal cinturino nato a cinque righe nere e grigie con logo 007, e una ghiera subacquea bi-direzionale realizzata in ceramica nera lucida. Ogni fondello della cassa viene
PRIVATE
Solo 7.007 pezzi in vendita per gli appassionati che vogliono celebrare l’orologio che ha accompagnato James Bond nelle sue avventure, da Goldeneye (1995) all’ultimo episodio finalmente nelle sale. Il Seamaster 300 incarna il carattere dell’agente segreto, con la
LIFESTYLE
Le donne della Saga Le Bond Girls hanno segnato il costume nei decenni. Soprattutto in costume da bagno. Dal bikini di Ursula Andress a Monica Bellucci, che a 50 anni continua a far sognare
Una scena a base di mistero, pathos e ambiguità Monica Bellucci sul set nei panni di Lucia Sciarra, vedova di un criminale ucciso da Bond. La veletta indossata al funerale è già leggenda.
La psicologa figlia di Mr. White, lo sguardo fatale della... Blond Girl Léa Seydoux è Madeleine Swann, che Bond incontra in una clinica privata sulle Alpi. Non dimenticherà il suo abito di seta.
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Sex symbol, modelli di femminilità, vittime dell’inevitabile amore per Bond. Oppure dark ladies, quando si trovano dalla parte dei cattivi: espressione di pura aggressività, a volte persino crudeli. Sono le Bond Girls, elemento indispensabile per la riuscita di ogni pellicola della saga di 007. Alcune di loro sono arrivate a questo ruolo già celebri, altre hanno costruito una carriera proprio sulla loro apparizione nelle pellicole-mito.
LIFESTYLE DREAMS
1964 Shirley Heaton Goldfinger
1989 Grace Jones Bersaglio mobile
1967 Mie Hama Si vive solo due volte
1971 Denise Perrier Una cascata di diamanti
1977 Barbara Bach La spia che mi amava
2006 Eva Green Casino Royale
1981 Carole Bouquet Solo per i tuoi occhi 1979 Corinne Clery Moonraker
1999 Sophie Marceau Il mondo non basta
2002 Halle Berry La morte può attendere
1962 Ursula Andress Licenza di Uccidere
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2012 Berenice Marlohe Skyfall
2008 Olga Kurilenko Quantum of solace
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1965 Molly Peters Operazione tuono
LIFESTYLE
Se questa è un’auto Soltanto dieci esemplari per la nuova Aston Martin, protagonista di Spectre. Un gioiello di tecnologia e design, perfetta complice di 007. La DB 10, sogno su ruote
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Si dice che le automobili siano insieme alle donne - al centro dei desideri maschili. Certo, questa è quasi irraggiungibile: l’Aston Martin che sfreccia in Spectre da non perdere il duello con la Jaguar del nemico numero uno, Mr. No, il modello C-X75 - è una DB 10, ancor più irraggiungibile delle altre fuoriserie della mitica
casa perché prodotta in soli 10 esemplari. Fa il suo sfoggio specialmente nell’inseguimento per le strade di Roma (durante le riprese hanno dovuto chiudere e persino modificare alcuni tratti di carreggiata della Capitale). Ma anche in fotografia dimostra tutta la sua grinta. Aston Martin è partner di James Bond dal
1964, quando fece la sua prima apparizione con Sean Connery in Goldfinger: si trattava dell’allora ultima nata, la DB 5. Della DB 10, l’ultimo iper accessoriato esemplare uscito dalla Casa di Gaydon, Warwick, “Hero”, verrà messo all’asta l’anno prossimo. I più sensibili alle operazioni di collezionismo estremo sono avvisati.
LIFESTYLE MOTORS
La preferita dello Special One, Mourinho, è forse l’automobile più desiderata del mondo. In questa versione ancor di più, perché prodotta in edizione ultra limitata
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PRIVATE
Pelle preziosa per gli interni e un poderoso V8 come motore Cura esasperata per le linee esterne, rese uniche anche da sfoghi d’aria sul cofano. All’interno, rivestimenti in pelle di alta qualità, dettagli rifiniti e una strumentazione speciale per questo modello unico, davvero da film. Che per di più è spinto da un poderoso motore V8 da 4.7 litri, legato a un cambio manuale sei rapporti.
OPINION
Il bello del made in Italy La regola aurea di ogni stile di vita e desiderabile, consapevole e originale, è che il superfluo è nocivo. E che l’eccellenza è un obiettivo a cui tendere DI FRANCO COLOGNI
Il made in Italy è un fattore sempre più cruciale nel contesto di un sistema economico e produttivo fortemente condizionato dalla globalizzazione. Il cosiddetto “ben fatto”, ovvero creato con il cuore, con le mani, con la riflessione e con la consapevolezza, con attenzione e con cura, diventa quindi il miglior indicatore di un life style che non è consumo e ostentazione, ma cultura e promozione. Questa è l’anima “Rinascimentale” del made in Italy, che si traduce nella voglia di sperimentare, di ottenere la perfezione. Occorre saper guardare all’indispensabile, e in questo perimetro scegliere un “meglio” che non è tale solo perché più caro, ma anche perché è esito di un processo etico e generativo. Perché lo stile di vita presuppone, in primo luogo, una vita: lo stile è espressione di ciò che ne facciamo.
I prodotti “ben fatti” del nostro Paese sono un fattore sempre più cruciale nel contesto di un sistema condizionato dalla globalizzazione
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Questo è il senso che l’espressione “life style” dovrebbe comunicare, a chi ricerca l’originalità e l’autenticità di ogni esperienza: non semplice stile di vita, ma uno stile personale che permea tutta una vita, in tutte le sue declinazioni. Lo stile di vita è uno stile che identifica ciò che esprime personalità, e che la traduce in segni, simboli e immagini coerenti e originali. Ma “eccellente” è anche ciò che di più alto esiste: un obiettivo cui tendere, quindi.
Questa prospettiva verso il futuro, verso un avanzamento che mantenga il nostro patrimonio culturale ma che contemporaneamente lo renda generativo, è un ulteriore tratto che distingue l’idea contemporanea di “life style”.
PRIVATE
Uno dei più famosi film del leggendario 007, epigono e simbolo universalmente riconosciuto di fascino, stile e successo, ricorda ironicamente che “si vive solo due volte”. In realtà, ciascuno di noi vive ogni giorno non due, ma mille vite diverse, ognuna delle quali collegata ai ruoli che siamo chiamati a rivestire: e se è vero che la nostra identità è oggi poliedrica e sfaccettata, è anche vero che lo “stile” di cui dobbiamo dare prova per manifestare la nostra coerenza, la nostra competenza e la nostra visione non può riferirsi solo al nostro aspetto, ma deve necessariamente toccare anche i pensieri, i comportamenti e le relazioni.
PRIVATE DI SUSANNA TANZI
Da sinistra: Sandra Savaglio, Lamberto Frescobaldi, Fiammetta Cicogna, Lapo Elkann.
Frescobaldi premia l’audacia
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PRIVATE
I flash dei fotografi sono tutti per lei, chiamata sul palco della terrazza del Boscolo Hotel a Milano dal marchese Lamberto Frescobaldi, presidente di Marchesi Frescobaldi, a ricevere il Premio Leonia per l’Audacia 2015. Samantha Cristoforetti se l’è certo meritato, nei 200 giorni a bordo della Stazione spaziale internazionale. “Audacia è una parola che mi piace, forse addirittura più di coraggio. Perché ha quel pizzico di follia, che si somma alla visione e alla fiducia che le cose vadano bene”, ha commentato “Sam”. E annuiva Sandra Savaglio, astrofisica, che ha ritirato l’onorificenza in quanto “cervello in fuga al contrario”, per essere rientrata in Italia, su invito del dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria. L’imprenditore più audace dell’anno? Lapo Elkann, fondatore
e presidente di Italia Independent Group e Garage Italia Customs (tanto audace da essersi messo in tandem con Carlo Cracco per il nuovo spazio-ristorante a Milano nell’ex stazione di benzina Agip di piazzale Accursio, carbureranno?). Non meno intraprendente è Fabio Zaffagnini, il giovane riuscito nell’impresa di riunire e fare suonare in contemporanea 1000 musicisti a Ceseba nel Flashmob Rockin’1000, mentre al più giovane chef stellato d’Italia, Lorenzo Cogo va il riconoscimento per la sua attività imprenditoriale nel campo della ristorazione. Party degno dell’importanza dei premiati al Boscolo, dove il ricco buffet di pesce a crudo e il classico risottino con scaglia di grana è stato annaffiato con l’anteprima delle piacevoli bollicine del Leonia Pomino Brut 2012.
Singapore parla bresciano Da sempre considerata tra le migliori compagnie aeree del mondo, e sicuramente quella con le hostess più affascinanti ed esotiche, Singapore Airlines ha deciso di viziare i suoi ospiti in First Class con il caviale Calvisius di Agroittica Lombarda, l’azienda bresciana che ha ormai raggiunto livelli altissimi di perfezione nell’allevamento e il trattamento delle uova di storione (e non solo). Tanto da avere in portafoglio anche una larga quota di clientela russa.
Oscar per l’Italia Per fare sapere al mondo che qualcosa funziona anche in Italia, seguendo l’ottimismo della ragione del suo amico Matteo Renzi, ci si è messo Oscar Farinetti, che ha deciso di dare una mano alla ripresa firmando una rubrica fissa di buone notizie sul sito di L’Altraitalia. Ne troverà a sufficienza?
PRIVATE VIP
Ipse dixit
Quando la finanza scende in campo
Gianni Bizzarri
Private banking, calcio e dintorni. Due belle storie. Da una parte quella di Azimut, che diventa sponsor del Carpi, squadra rivelazione dello scorso campionato. Dall’altra Banca Ifigest (e il suo amministratore delegato Gianni Bizzarri), che diventa sponsor dell’AC Fiorentina, squadra in cui nessuno credeva all’inizio del campionato. Le due istituzioni finanziarie, oltre che sulle performance, si sfidano ora anche allo stadio. In campionato, Ifigest sembra prevalere, con la Fiorentina ai primi posti in classifica e il Carpi fanalino di coda. 77
Un bel modo per ricordare il prezioso lavoro di Salvatore Ferragamo, con la nuova collezione Miniature preziose, gioielli che riproducono fedelmente le leggendarie calzature della Maison tra gli anni 30 e gli anni 60. Tra tutti, spicca il pendente Maharani, oro giallo e smalto rosso con 62 diamanti e 137 gemme preziose, fedele replica della scarpa più preziosa mai realizzata dal brand della più alta qualità italiana. La zeppa originale, decorata con la tecnica del mosaico, era stata creata nel 1938 per la Maharani di Cooch Behar, Indira Devi, ed era incastonata con veri diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri.
Guglielmo Miani, ceo Larusmiani e presidente Associazione Montenapoleone
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Ferragamo in miniatura
“La nostra Associazione ha sempre espresso il proprio dissenso riguardo al limite di spesa, stimando una perdita di 2 miliardi euro di giro d’affari in Italia ogni anno con la sola clientela nazionale. Incalcolabile invece il danno alla clientela estera che ha preferito fare acquisti in altri Paesi come la Germania, dove non vi sono limiti né per i connazionali né per gli stranieri. A quattro anni dall’introduzione della legge contro l’utilizzo dei contanti, lo Stato non ha incassato oltre euro 1.7 miliardi di Iva derivata dalle mancate vendite. L’Italia dovrebbe allinearsi alla Germania e si auspica una cancellazione totale del limite”.
PRIVATE
Uno scatto per Maramotti La mostra “Time Flies. A Highlight” di Esko Männikkö, curata e allestita presso la Collezione Maramotti di proprietà dell’omonima famiglia reggiana (Max Mara) con un ruolo di rilievo nel mondo finanziario, a capo del Credito Emiliano - sale sul podio dei Global Fine Art Awards e si aggiudica uno dei primi tre posti nella sezione “Fotografia” del premio internazionale dedicato alle migliori mostre d’arte e design del mondo. La giuria del GFAA nominerà il 30 novembre a Miami i vincitori per ognuna delle otto categorie del premio, selezionati tra oltre 200 musei e 1.000 mostre.
Esko Männikkö Times Flies A. Highlight Collezione Maramotti, Reggio Emilia / exibition view Foto di C. Dario Lasagni
Start up da un milione di euro
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Matteo Marzotto, Cristiano Seganfreddo
In dirittura d’arrivo i finalisti al Premio Gaetano Marzotto, che il 26 novembre a Milano assegnerà oltre 1 milione di euro alle start up più meritevoli. Dai droni alla purificazione dell’acqua ai sistemi di pre-screening tumorale, sarà comunque la festa degli innovatori, “con quel mecenatismo illuminato promosso prima da mio nonno Gaetano, e poi da mio zio Giannino”, ha commentato il presidente, Matteo Marzotto, che incoronerà i vincitori con il direttore generale Associazione Progetto Marzotto, Cristiano Seganfreddo.
PRIVATE VIP
In corsa per Falco
Francesca Terragni
Partecipare in massa a una 10 km per le strade di Milano è una delle maniere per sottolineare il legame tra The Boston Consulting Group e la città in cui la società ha sede da quasi 30 anni. Per l’ultima edizione della Deejay Ten, tradizionale corsa milanese, 70 giovani della società di consulenza strategica, guidata in Italia da Giuseppe Falco, hanno dovuto impiegare fiato (e strategia) per arrivare a fine corsa. Un training utile anche per incentivare il business.
Poltronissima
Gusto d’oro In principio fu il grande Gualtiero Marchesi con il suo risotto all’oro. Ma solo come guarnizione. Perché l’oro non ha sapore. Anzi non aveva sapore. Adesso lo ha: al tartufo, al lime, all’olio extravergine di oliva, alla fragola e tanti altri. Glielo ha dato la Giusto Manetti Battiloro, azienda fiorentina a 90 carati. Dall’inizio dell’anno sarà in tutti i
ristoranti e alberghi top di tutto il mondo dove si pratica l’alta cucina. Ma si potrà trovare anche nella grande distribuzione in appositi corner. Per il momento lo porta in giro per il mondo e lo usa nel suo ristorante “Ora d’aria” (in via dei Georgofili a Firenze) Marco Stabile, chef con una stella Michelin. A.R.
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Marco Stabile
rosa in Lvmh: Francesca Terragni, dopo avere scalato tutte le posizioni all’interno della società, ha assunto la direzione marketing & comunicazione dell’intero portafoglio Champagne, Wine e Spirits di Moët Hennessy Italia.
PRIVATE
Non ha fatto in tempo a chiudersi alle spalle il portone di via Solferino, che ha visto spalancarsi quello ben meno pesante (e digitale) di Banzai, di cui Pietro Scott Jovane è diventato direttore generale. Non servono invece le le quote
HEDGE
Ritorno al futuro alternativo Alcune categorie di prodotti, specialmente quelle Ucits e su piattaforme bancarie, garantiscono liquidità e rendimenti. Limitando gli effetti della volatilità DI ROBERTO FALZONI
Un cocktail esplosivo Lo squilibrio nella crescita economica in diverse parti del mondo e la de-sincronizzazione delle politiche monetarie delle principali banche centrali mondiali, e in particolare il prossimo rialzo dei tassi della Fed, creano un cocktail esplosivo per i mercati per i prossimi mesi/anni. Questo non vuol dire che non ci saranno opportunità dì investimento interessanti, ma piuttosto che la strategia “buy & hold” o “long only” saranno penalizzate da un alta volatilità e rendimenti molto piu incerti. Così gli investitori per trovare performance dovranno guardare di nuovo agli hedge fund e ai manager più attivi, che offrono invece la possibilità di difendersi da questa volatilità e dalle correzioni dei mercati, coprendosi o vendendo allo scoperto. Correzioni che saranno sempre più violente e importanti in termini percentuali. Anche grazie al crash del 2008 e a Madoff gli hedge fund a cui penso si sono adattati creando veicoli più sicuri per gli investitori (Ucits, piattaforme bancarie e non …) e trasparenti. Mantenendo al 81
PRIVATE
La crisi finanziaria del 2008 con performance molto negative, problemi di trasparenza e liquidità con rimborsi dilazionati nel tempo (come la creazione di side pocket assolutamente illiquide) e la frode del caso Madoff avevano creato molti problemi agli investitori in hedge fund. Che avevano di conseguenza deciso di ridurre drasticamente o addirittura eliminare completamente la loro allocation in questi tipi di prodotti. La ripresa dei mercati aiutata dalla politica ultra-espansionista delle banche centrali ha creato le migliori condizioni per un bull market sui mercati azionari e su tutti gli attivi più a rischio. Negli ultimi mesi, la situazione è però cambiata radicalmente. Il rialzo della volatilità sui mercati ne è la prova. La correzione brutale del mese di agosto e settembre non è che la prima scossa alla fiducia cieca nella convinzione che le banche centrali - in particolare la Bce e la Fed americana - potranno continuare a creare ricchezza (rialzo dei mercati e prezzi di certi attivi come le obbligazioni) senza troppi sobbalzi e intoppi.
HEDGE
medesimo tempo le stesse strategie degli hedge fund, che garantiscono anche ben maggiore liquidità (su base settimanale o addirittura giornaliera), senza per questo ridurre sensibilmente le prospettive di ottenere guadagno. È in queste categorie di hedge fund di tipo Ucits che vogliamo concentrare la nostra analisi e i nostri investimenti. La combinazione all’interno di uno stesso portafoglio di diversi di questi prodotti dovrebbe creare le giuste premesse per assicurare ai nostri investimenti una minore volatilità relativamente ai rendimenti e un risultato ancor più positivo in termini assoluti, e questo in qualsiasi condizione di mercato.
Generazione di performance Concentreremo quindi le nostre ricerche di gestori nelle categorie Global Macro, Cta, Fx, Long/ Short Equity e Long/Short Credit che sono offerti tramite veicoli Ucits o su piattaforme come Lyxor e Db Select. Consideriamo che le categorie sopra citate siano la miglior risposta per continuare a generare performance positive anche nelle condizioni di mercati più volatili. La selezione dei manager e dei loro prodotti diventa quindi per l’investitore o il loro promotore finanziario essenziale al fine di mantenere e accrescere il patrimonio, con un livello di volatilità accettabile.
Fidarsi troppo della politica delle banche centrali rischia di esporci al prossimo crack
La top ten dei fondi hedge Cta Ticker Nome Obiettivi
Area geografica
Total return %
EFHIYDI MV Equity
EF HIGH YIELD FUND-INVESTOR
Managed Futures Discretionary
Global
19,24
DWMAUIC ID Equity
MONTLAKE-DUNN WMA UCITS-UIC
Managed Futures Systematic
Global
9,24
AGF7EK1 GU Equity
AHL GLOBAL FUTURES 7 EUR-K1
Managed Futures Systematic
Global
6,71
LYEGTIE ID Equity
LYXOR EPSILON GLOBAL TR-IE
Managed Futures Systematic
Global
5,95
LFNXTFA LX Equity
NEXT AM FUND-TENDANCE FINA-A
Managed Futures Systematic
OECD Countries
5,48
DEXDIFC FP Equity
CAN DIVERSIFIED FUTURES-C
Managed Futures Systematic
Global
5,31
ALBPDIV LX Equity
ALBATROS PERF SICAV-DIVERSIF
Managed Futures Discretionary
Global
4,71
AIRISDE LX Equity
ARGOS FUND-IRIS-D EUR
Managed Futures Systematic
International
4,29
KEYKTIE LX Equity
KEYLUX UMB-KEY TRNDS U-I EUR
Managed Futures Systematic
Global
3,39
BGISCHA ID Equity
BLK STRLING CURRENCY HEDGE-A
Managed Futures Currency
Global
2,80
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PRIVATE
*dati al 22/10/2015 - fonte Bloomberg
OPINION
Uno stock di competenze Il presidente dell’Associazione italiana private banking fa il punto sui motori di cambiamento del settore e sulle sfide che attendono gli operatori negli anni a venire DI MAURIZIO ZANCANARO
La redditività del business è composta principalmente dal margine da servizi, che pesa per l’82% sul totale dei ricavi
Maurizio Zancanaro, presidente di Aipb
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PRIVATE
Osservando il mercato italiano del private banking si rilevano due grandi categorie di operatori: chi offre solo il servizio di private banking e chi lo offre a completamento della gamma di servizi bancari ordinari. I primi hanno l’11,9% del mercato potenziale, mentre i secondi si attestano al 38,9%. Il residuale 49,2% viene servito da operatori che non hanno sviluppato un
servizio di private banking, ai quali i risparmiatori e gli investitori che possiedono almeno 500mila euro di ricchezza finanziaria continuano a rivolgersi perché dichiarano un buon tasso di soddisfazione. Gli operatori che compongono la prima categoria hanno scelto di definire una soglia quantitativa di patrimonio per l’accesso al servizio ponendola a 1 milione di euro, mentre chi appartiene alla seconda opera
mediamente a partire da portafogli finanziari di 500mila ma vi ammette anche l’8% medio di masse di clienti sotto-soglia. La redditività del servizio è composta principalmente dal margine da servizi, che pesa l’82% sul totale dei ricavi. Gli operatori che offrono solo private banking hanno una marginalità media di 79 punti base, mentre chi appartiene al secondo gruppo ha un minimo di 15 e un massimo di 75.
OPINION
Figure professionali Generalmente si concentra l’attenzione sulle figure di rete a contatto con la clientela. Elementi di inquadramento, scolarizzazione, permanenza nel ruolo e di dimensione e composizione del portafoglio di clientela non aiutano però a connotare il settore che resta caratterizzato da un significativo turnover di queste professionalità. Si riesce a caratterizzare il settore se, invece, si prende in considerazione l’esistenza e il ruolo dei desk di advisory come proxy dell’approccio scelto per la consulenza. Anche in questo caso è opportuno distinguere gli operatori che limitano il perimetro del servizio agli asset finanziari da quelli che lo allargano al patrimonio immobiliare e reale. Nel primo gruppo il desk di advisory, se presente, connota fortemente il servizio erogato se ha o meno un ruolo rilevante nello sviluppo delle proposte di investimento e nel monitoraggio sul singolo portafoglio. Nel secondo gruppo, invece, il desk private può essere l’unica struttura a presidio della clientela sulla consulenza patrimoniale, attivando in questo caso specialisti esterni su specifica richiesta. Oppure il desk private e il desk corporate si possono occupare rispettivamente della componente finanziaria e della componente reale, collaborando così in una logica di cross selling. Un ventaglio di opzioni per seguire l’evoluzione del mercato. 85
Non solo investimenti Cambia completamente la mappa degli operatori se si prende invece in considerazione la gamma dei servizi offerti. La distinzione principale diventa tra chi offre servizi d’investimento limitatamente alla ricchezza finanziaria e chi allarga il perimetro dell’advisory e comprende la ricchezza immobiliare e eventualmente quella reale. Per quanto riguarda la componente
finanziaria della ricchezza, differenti livelli di consulenza caratterizzano gli operatori private. La classificazione dipende principalmente dalla strategia commerciale del singolo operatore, ma può essere esemplificata facendo riferimento a elementi prettamente normativi, in ricezione e trasmissione ordini per conto del cliente, consulenza spot o consulenza continua. Tutti gli operatori erogano i primi due servizi mentre solo il 78% dispone di un pannello di controllo per la manutenzione quotidiana del portafoglio. Per connotare gli operatori che allargano il perimetro della consulenza alla componente reale del patrimonio, si può utilizzare il servizio dedicato al target di clientela “imprenditore private”. Lo stock di competenze, capacità e risorse necessarie per essere selezionati come referente principale da un imprenditore private e per poterlo seguire nelle diverse fasi del suo business life-cycle può essere ampio e diversificato e può rappresentare quindi il massimo esempio di complessità che un operatore arriva ad essere in grado di gestire. I player che hanno sviluppato un servizio all’imprenditore private sono il 43% del mercato, ma a loro può essere riferito il 64% degli asset totali serviti dal private banking e si distinguono sia per la tipologia di attività che svolgono che per l’approccio organizzativo scelto per la sua erogazione.
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I player che hanno sviluppato un servizio all’imprenditore sono il 43% del mercato, ma a loro può essere riferito il 64% degli asset totali serviti dall’industria
OPINION
Più cuore e meno excel L’evoluzione in atto nel mercato sta cambiando volto in maniera radicale alle modalità di svolgimento della professione. Gli operatori si concentrino sul valore aggiunto DI PAOLO MARTINI
Servizi bancari, una commodity Guardando a tre-cinque anni da oggi, i servizi bancari saranno sempre di più una commodity. Con l’arrivo dei Millennials, che non sanno nemmeno com’è fatta una banca, è importante che i professionisti si concentrino sulle attività a elevato valore aggiunto. Bisogna poi ridurre le riunioni fiume per parlare di strategie e iniziare a fare. Creare slide è più semplice, ma incontrare le persone più utile. Serve più cuore e meno fogli excel. Alla fine la differenza la fanno sempre le persone e il consentire loro di esprimersi. 87
Il mito del posto fisso Un tempo il posto fisso in banca era un sogno di molti, oggi il mondo è cambiato e con esso anche i sogni. Il sogno oggi è di lavorare con aziende libere che fanno di tutto
Il sogno oggi è di lavorare con aziende libere che fanno di tutto per soddisfare i clienti, realtà che evolvono di continuo e ascoltano veramente i promotori e i banker
PRIVATE
C’è ancora qualcuno nel nostro settore che si ostina a sostenere che il mondo del private banking e quello delle reti siano diversi. I fatti dicono che ben prima delle direzioni private delle banche sono gli stessi banker che hanno deciso di avvicinarsi al nuovo mondo e non lo hanno fatto da sprovveduti o solo per soldi. Sono centinaia i banker che sono passati alla libera professione negli ultimi anni e il trend continuerà.
per soddisfare i clienti, realtà che evolvono di continuo e ascoltano veramente i promotori e i banker, e quindi i clienti, osando anche con nuove idee e nuovi modelli, dove chi comanda non è solo la burocrazia e la regola del non si può fare. I bravi consulenti sono attratti dalle idee e dal dinamismo se questo si coniuga con brand noti e ben posizionati, prodotti e servizi di qualità e compensi commisurati al valore che si crea e non alla simpatia suscitata nel capo.
PRIVATE EQUITY
Fondi sui pesi medi Il mercato è vivace, ma gli operatori internazionali restano in minoranza rispetto alla raccolta sul mercato domestico. Competitività ancora da recuperare DI FRANCESCA VERCESI
Cresce il numero delle operazioni del private equity in Italia, ma solo per pochi eletti. Così, se si guarda al primo semestre del 2015, secondo la consueta indagine targata Aifi (associazione italiana del private equity e venture capital, costituita a Milano nel maggio 1986), emerge un dato: possono dirsi buoni gli investimenti che si attestano a quota 1.787 milioni di euro ed è ottima la raccolta di mercato ma solo per pochi grandi fondi. Mentre è pressoché nulla la raccolta per il venture capital. Commenta Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi: “il mercato ha registrato, anche in questo semestre, una sua vivacità con la crescita del numero delle operazioni. Se il mercato del private equity può dirsi in costante crescita, quello del private debt e quello del venture capital devono ancora superare lo scoglio del fundraising che, di fatto, blocca la possibilità per questi fondi di partire e investire nell’imprenditoria italiana”.
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PRIVATE
Conferme nel primo semestre Dati alla mano, il primo semestre 2015 è in linea con i primi sei mesi dell’anno precedente, se guardiamo
appunto all’ammontare investito che si attesta a 1.787 milioni di euro (erano 1.890 milioni al 30 giugno 2014). In crescita invece il numero delle operazioni che passa da 139 nei primi sei mesi dello scorso anno a 168 del semestre 2015 (+20,9%). Precisa Cipolletta: “Gli investitori individuali e i family office sono stati la principale fonte con il 30% del totale; seguono le banche, con il 23,1% e assicurazioni e fondi di fondi rispettivamente con il 14,3% e il 14,1%. È ancora scarsamente presente il contributo di fondi pensione e casse di previdenza”. Disinvestimenti in crescita Scorrendo i dati, inoltre, si vede come continua a essere difficile la raccolta per il venture capital che, nel primo semestre di quest’anno, è stata quasi nulla. Lo stesso dicasi per il private debt, il cui obiettivo di 2,5 miliardi di euro è ancora lontano. Il primo semestre ha registrato poi un dato sul fundraising pari a circa 40 milioni di euro. Le iniziative attualmente in fase di avvio sono circa venti. Sono cresciuti inoltre i disinvestimenti, sia nel numero sia nell’ammontare. Si parla di 99 exit
Venture capital: nel primo semestre di quest’anno il funding è stato quasi nullo
PRIVATE EQUITY REPORT
investimenti nel primo semestre
(+45,6%) per 1.914 milioni di euro (+116,1%) rispetto alle 68, pari a 886 milioni di euro, censite nel corso del primo semestre 2014. Prevalgono le medie aziende L’ammontare delle operazioni di buy out (ovvero acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) del primo semestre è stato pari al 63,9% del totale per 1.142 milioni di euro in linea rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (quando il dato era di 1.152 milioni di euro, pari al 61% del totale). Segue il replacement (investimento finalizzato alla riorganizzazione della compagnie societaria di un’impresa, in cui l’investitore nel capitale di rischio si sostituisce, temporaneamente, a uno o più soci non più interessati a proseguire l’attività) con un ammontare pari a 359 milioni di euro pari al 20,1% dell’ammontare totale (sono incluse alcune operazioni che rientrano nella strategia di spin off di un primario operatore bancario). Cresce il segmento seed/ startup con un incremento del 13,4% dell’ammontare investito che passa da 17 milioni a 20
i deal del comparto manifatturiero, al vertice per investimenti nel periodo
milioni di euro. Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese oggetto d’investimento, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano il 74,9% del numero totale (69,1% nel primo semestre del 2014); scendono gli investimenti nelle aziende con un fatturato sopra i 250 milioni di euro (6,5% rispetto a 9,4% dei primi sei mesi del 2014). Per quanto riguarda la distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, nel comparto manifatturiero sono stati realizzati 22 deal (13,1% del totale), nel settore dei beni e servizi industriali 19 (11,3%), nei servizi non finanziari 14 (8,9%) e in quello dei computer 13 deal (7,8%). Nella distribuzione geografica degli investimenti realizzati in Italia, 118 operazioni, il 73,3% del numero totale, sono state fatte al Nord, in crescita rispetto alle 109 dello stesso semestre dell’anno precedente; cresce il numero degli investimenti nel centro, 25, con un peso del 15,5% rispetto alle 18 dello scorso anno nel medesimo periodo. Cresce anche il sud che totalizza 18 operazioni, l’11,2%, del totale in Italia.
Il ruolo degli “angeli” È più stretta la collaborazione tra venture capitalist e business angel, un fatto che fino al 2012 poteva solo dirsi auspicabile. Questa più intensa cooperazione è riuscita a dare più impulso all’intero mercato dell’early stage domestico. Purtroppo, però, i segnali non sono ancora confortanti se si va ad analizzare l’ammontare investito nell’intero comparto dell’early stage italiano: il mercato, pur avendo incrementato in un biennio la propria dimensione del 12%, non regge ancora il confronto con i mercati più sviluppati di paesi come Germania, Francia e Regno Unito. È quanto emerge dal Rapporto Early Stage in Italia, alla sua terza edizione, frutto della collaborazione tra l’Osservatorio Vem (venture capital monitor) e Iban (italian business angels network association). “Questi risultati confermano che vi è un profondo cambiamento nel rapporto tra investitori istituzionali e informali, sintomo di una buona vivacità e di una crescente consapevolezza e maturità dell’ecosistema dell’early stage italiano negli ultimi anni”, spiegano Anna Gervasoni, presidente del comitato scientifico di VeM, e Francesco Bollazzi, responsabile dell’osservatorio.
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milioni di euro
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La cassetta degli attrezzi I principi economici di base, frutto di un lavoro passato alla prova della storia, spesso vengono dimenticati, anche dai professionisti. Con danni per tutto il sistema DI MARCELLO GUALTIERI
Non è raro imbattersi in operatori, anche professionali, che facilmente dimenticano le nozioni fondamentali di economia, indispensabili per scegliere e operare in modo consapevole. Se chiediamo ad un top manager “cos’è la moneta” o “cos’è il mercato”, non sempre abbiamo una risposta degna del ruolo ricoperto. Pare si sia dimenticata l’importanza dei concetti fondamentali di economia, di quel complesso di nozioni che l’economista post-keynesiana Joan Robinson (l’eretica di Cambridge) chiamava la “la cassetta degli attrezzi” da tirar fuori per leggere la realtà. Insomma, oggi per essere al passo basta una “googolata” e via.
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Secoli di studi Ma così facendo ci si dimentica del metodo del ragionamento economico, affinato in secoli di riflessioni e studi. Anche ricorrendo alla sua personale “cassetta degli attrezzi” Luigi Zingales - in tempi non sospetti, nel luglio 2014 - commentando la valutazione delle azioni della Popolare di Vicenza (valutazione di parte, ma fatta per il mercato)
- avvisava che, non esplicitando le ipotesi alla base della valutazione, si arrivava a risultati enunciati, ma né dimostrati, né controllabili. I fatti hanno dimostrato la correttezza della critica. Qualcuno pagherà (oltre ai risparmiatori)? Utilizzo distorto Lo stesso vale per qualunque business plan. Il distorto utilizzo di programmi informatici porta a invertire il percorso logico sotteso a qualunque razionale proiezione economica. Invece di ragionare sulle ipotesi, si aggiustano le assumption (come la crescita di fatturato o utili) senza preoccuparsi di valutare se le stesse sono razionalmente prospettabili. Se a questo modo di agire si appiattiscono i controllori, le prospettive sono di un discredito per tutto il sistema. È quindi importante tirar fuori dalla soffitta della mente la “cassetta degli attrezzi”, rispolverare i fondamentali di economia e riprendere a ragionare. Ricordandoci che internet e fogli elettronici sono strumenti da cui non prescindere, ma che devono restare al servizio del ragionamento e della cultura economica.
Oggi per essere al passo basta una “googolata” e via. Ma cosi facendo ci si dimentica del metodo del ragionamento economico
REAL ESTATE
Nodo fondi immobiliari Operatori impegnati a cercare una via d’uscita dopo il crollo dei rendimenti che ha interessato il mattone negli ultimi anni. La prospettiva della trasformazione in Siiq DI FRANCESCA VERCESI
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Una corposa quantità di fondi immobiliari, quotati e non, sta arrivando a scadenza, spesso dopo aver già utilizzato le proroghe e i periodi di grazia previsti dalla legge. Si tratta di portafogli per circa 2 miliardi di euro all’anno tra il 2015 e il 2016. Insomma, “c’è la necessità di trovare una collocazione agli ingenti portafogli immobiliari custoditi nei fondi specializzati: un’offerta molto abbondante che deve essere liquidata, per restituire le quote ai sottoscrittori dei fondi. O che può essere trasformata in altro, ad esempio in una Siiq, società di investimento immobiliare quotate”, taglia corto Giorgio Solcia, managing director di Caceis Investor Services in Italia (asset servicing del gruppo Crédit Agricole) che fa da banca depositaria di parecchi fondi e ha un patrimonio in custodia a livello globale di circa 2, 3 trilioni di euro. Spiega: “negli ultimi anni non sono stati costituti nuovi fondi immobiliari quotati e quelli esistenti hanno qualche difficoltà a chiudersi. Del resto, quando il sottostante è illiquido non possono che esserci delle storture. Non vediamo una
Una vista del quartiere Citylife di Milano
REAL ESTATE IFINANCE
Si muovono gli internazionali “C’è molto interesse nel settore dei fondi immobiliari soprattutto da investitori esteri che guardano al mercato italiano con interesse dato che la percezione del rischio paese è tornata in positivo. Se guardiamo al numero delle compravendite dei mobili non residenziali, siamo arrivati a fine settembre con poco più di 5 miliardi euro di transazioni (che è il dato di tutto il 2014) e ci aspettiamo di arrivare a 7 miliardi a fine anno. Circa l’80% è fatto da investitori stranieri, c’è stata un’inversione secca della forbice rispetto agli ultimi anni. Se da una parte questo è un dato positivo, il punto di debolezza è la presenza limitata di investitori locali», afferma Ivano Illardo, managing director Bnp Paribas Real Estate Investment Management Italy Sgr spa. Sta di fatto che il settore in Italia ha fatto un repricing, lo si è visto nelle valutazioni dei fondi e questo sta dando appeal a colossi esteri speculativi (come Blackstone), ma anche ai più piccoli. “Il quadro è destinato a cambiare, grazie a un maquillage di strumenti già esistenti e all’introduzione di nuovi veicoli
Torna interesse per i club deal, soprattutto stranieri. Ovvero imprenditori che fanno operazioni di sviluppo costituendo un veicolo di cui sono sottoscrittori
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E aggiunge: “Sta tornando interesse per i club deal, soprattutto stranieri, ovvero imprenditori che fanno operazioni di sviluppo costituendo un fondo di cui sono sottoscrittori. A oggi non è presentissimo dato che si sono viste per lo più operazioni con fondi a reddito e si è fatto ben poco sviluppo, causa credit crunch”.
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grossa crescita in questo settore. Poi ci sono i fondi riservati che hanno avuto più successo dei fondi chiusi. Rivolti a grossi investitori istituzionali (casse, investitori esteri, assicurazioni e banche) sono stati usati per impacchettare immobili già esistenti. Lo sta facendo anche la pubblica amministrazione e le Cdp”.
REAL ESTATE
Il settore in Italia ha fatto un repricing nelle valutazioni dei prodotti e questo dà appeal a colossi esteri, ma anche ai più piccoli
di investimento collettivo, come le Sicaf, le società di investimento a capitale fisso. Intanto il decreto Sblocca Italia ha rilanciato le Siiq, le società di investimento immobiliare quotate che svolgono come attività prevalente la locazione immobiliare».
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Prospettiva Siiq Gli operatori sono fiduciosi per queste realtà che, nate nel 2007, nonostante i vantaggi fiscali, il reddito d’impresa derivante dall’attività di locazione sia esente da Ires e Irap, la versione italiana dei Reits, i Real Estate Investment Trust diffusi nel mondo anglosassone, a oggi non avevano incontrato il successo sperato. Aedes ha approvato le modifiche allo Statuto per trasformarsi in Siiq, mentre ci sono almeno altre due aspiranti matricole: Coima Res (Manfredi Catella e il Qatar, che avrà il 20-25% della nuova società) e IdeA Real Estate (gruppo De Agostini). Altre probabilmente si aggiungeranno. Precisa Solcia: “le Siiq sono deputate a sostituire i fondi immobiliari quotati dato che conciliano la liquidità con uno strumento sottostante immobiliare. Secondo noi il mondo dei fondi immobiliari quotati andrà a chiudersi. La normativa europea più armonizzata e più chiara aiuterà il mercato. La normativa più armonizzata e più chiara che aiuterà il mercato. Non aiutano invece certo i gestori le norma retroattive, l’instabilità normativa, la fiscalità, le cartelle
Manfredi Catella
esattoriali e la burocrazia. Di certo però appesantirà i costi delle sgr e di tutti gli attori intorno ma è anche vero che dà regole più”. Illardo vede con favore i tentativi di creazione di nuove Siiq, “che sono uno strumento naturale per fare investimenti di lungo termine, è un mercato che potrebbe aiutare a stabilizzare il settore. Più aumenta la platea dei potenziali acquirenti di immobili e meglio è, anche per i fondi in scadenza”, conclude.
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Gli italiani che “tirano” Il presidente di Finarte racconta di un mercato vivace, che ha saputo resistere strenuamente alla frenata dell’economia e oggi si ripropone con nuova forza DI GIANCARLO MESCHI
Giancarlo Meschi, presidente di Finarte
A lato, Pablo Picasso (1881-1973) Les femmes d’Alger
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E pensare che qualche tempo fa si parlava di crisi imminente del mercato dell’arte. Niente di più falso. La compravendita di opere d’arte sta vivendo la sua fase più luminosa, ben oltre i record pre crisi del 2008. Investire in arte oggi è redditizio, più sicuro degli asset tradizionali e sostanzialmente indipendente dai fattori di instabilità correnti nell’economia finanziaria.
Si possono individuare comparti più certi e altri più speculati, ma cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Cominciando dall’arte antica, quella degli Old Masters, è possibile identificare un trend moderatamente positivo. Ricordando sempre che gli Old Masters rappresentano poco più del 10% del mercato complessivo. Nel mondo dell’antico non sono
presenti molti “brand-artists”, come accade nel Contemporaneo, ma quando questi vengono presentati al mercato, i risultati sono sempre importanti. Per quanto riguarda gli italiani, il settecento delle vedute si conferma periodo molto ben commerciabile. Per un buon Canaletto occorre un investimento oltre i 2 milioni di euro. Si scende intorno al milione per un
ART PAINTING
dipinto interessante di un autore riconosciuto tra il ’400 e ’500. Deroghe a queste generalizzazioni sommarie sono l’attribuzione certa e l’eventuale notifica. Facendo un salto di alcune centinaia di anni arriviamo agli Impressionist & Modern, i maestri dell’800 e del primo ’900, notoriamente amati e apprezzati da un largo collezionismo che spazia dall’America all’estremo oriente. I risultati del 2015 lasciano pochi dubbi, acquistare arte impressionista è come incassare un assegno circolare. Una menzione è d’obbligo per i grandi pittori del ’900 italiano, come Filippo De Pisis ad esempio, che possono essere acquistati a prezzi più che
convenienti e sono completamente storicizzati nei volumi d’arte. Il contemporaneo rappresenta infine la piazza più importante di tutte le altre in termini di fatturato. La più apprezzata, la più pagata, la più speculata. Terreno di grandi tycoons e nuovi billionaires di tutto il globo, che si sfidano a rilanci milionari per imporre il loro primato. Venendo quindi sempre più vicino a noi, come se la cava l’arte italiana? Il punto chiave sta nel cercare di intuire i Manzoni, i Fontana, i Burri, i Castellani e Bonalumi di domani. Perché se i nomi sopra citati sono ormai certi investimenti per il vostro portafogli (investimenti prevedibilmente onerosi) ci sono una serie di nomi in arrivo, già storicizzati, che potrebbero regalare sorprese. Su tutti il Gruppo T, il Gruppo N e il Gruppo Zero. Insomma gli artisti delle avanguardie degli anni ’60 che già affollano i musei di tutto il mondo ma
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A lato, Enrico Castellani Senza titolo (Superficie blu), 1961 Inchiostro e cera su tela, 50x70 cm (con listello)
ancora sono commerciabili con cifre ragionevoli. E quindi Gianni Colombo, Alberto Biasi, o ancor meglio Nanda Vigo, l’artista e designer milanese recentemente in mostra al Guggenheim di New York con i maestri del Gruppo Zero (è stata lei il vero e proprio collante negli anni ’60 tra le avanguardie italiane e tedesche). Risultati incoraggianti e sorprendenti, che fanno presagire la stessa fortunata parabola toccata lo scorso anno a Paolo Scheggi. Ricordiamo inoltre l’arte povera con i suoi alfieri: Pistoletto, Boetti, Pascali, Merz, Paolini, tutti in ragionevole e non speculata crescita. Esistono in questa categoria opere per tutte le tasche, dalle poche migliaia di euro al paio di milioni. Oppure ancora, sempre invitanti soprattutto per i prezzi davvero calmierati a cui si possono portare a casa, consigliamo gli astrattisti del ’900, come Dorazio, Tancredi, Dadamaino, o i Razionalisti lariani della prima metà del secolo (presi in mano di recente da Sperone &Westwater). Il messaggio è il seguente: acquistare conviene, ma con grande attenzione e cautela, occorre studiare bene le proprie mosse. Comprare un giovane è un gesto di passione e di pancia, un gesto sano e positivo per la cultura e il mercato. Comprare artisti che sono già nei libri di storia dell’arte (ma ancora non costano come attici in centro) è anche un ottimo investimento. Chi ha orecchie per intendere… PRIVATE
Per un buon Canaletto oltre 2 milioni. Si scende intorno al milione per un dipinto di autore riconosciuto tra il ’400’ e ’500. E i nostri contemporanei? Cifre ragionevoli
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Quando il click è firmato Alidem seleziona e produce opere fotografiche in edizione limitata: asset sicuri per un investimento alternativo in un’ottica di diversificazione del portafoglio DI DIANA BIN
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Il piacere di osservare una fotografia d’autore incontra l’opportunità di investire in modo “alternativo”. È questa la proposta di Alidem: l’azienda, promossa dal collezionista e consulente Pompeo Locatelli, seleziona e produce opere fotografiche in edizione limitata, ognuna firmata dall’artista e
realizzata da un minimo di 3 a un massimo di 100 esemplari, indipendentemente dal formato. Ognuna di queste opere è numerata e dotata di un certificato di garanzia, in modo da minimizzare i rischi di contraffazione e costituire così un asset sicuro in cui investire in un’ottica di diversificazione
del portafoglio. Alidem seleziona artisti contemporanei - italiani e internazionali - per comporre una collezione di scatti di cui acquisisce i diritti. Ad oggi, ha raccontato Locatelli, “l’offerta è di circa 20mila opere”, con un costo varia – a seconda del formato e delle quotazioni dell’artista - da 300
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Locatelli, collezionista e consulente, ha promosso l’iniziativa: offerta di partenza di 20.000 opere con quotazioni fino a 4.000 euro Pompeo Locatelli
test e abbiamo riscontrato un buon interesse. Abbiamo poi un accordo con Indosuez (gruppo CreditAgricole), che utilizza le opere di Alidem per arredare i suoi uffici milanesi. Infine, stiamo parlando anche con aziende e alberghi interessati ad affittare o acquistare opere per arredare i loro spazi”. 99
la galleria e lo showroom a Milano, la società sta lavorando con diverse banche interessate a offrire ai clienti investimenti in fotografia: “stiamo avviando collaborazioni distributive con la Banca Popolare di Lodi (gruppo Banco Popolare) e con il Banco di Brescia (gruppo Ubi Banca). Abbiamo fatto alcuni
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a 4mila euro circa: “chi acquista le nostre fotografie ha un doppio vantaggio”, ha spiegato il fondatore: “da un lato trova soddisfazione nel proprio investimento, dall’altro può godere della contemplazione dell’opera”. Ma dove si trovano le fotografie Alidem? Oltre alla vendita diretta a clienti retail presso
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Le start-up finiscono in rete L’equity crowdfunding consente di finanziare le imprese innovative, con benefici fiscali, sotto forma di deduzioni e detrazioni, a chi vi investe. Ecco alcune metodologie DI ALESSANDRO MADAU*
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La contrazione del credito da parte delle banche impone alle aziende di trovare nuovi canali di finanziamento. Un’esigenza che coinvolge in primo luogo le aziende di piccole dimensioni e quelle che non hanno una storia alle spalle. Condizioni che spiegano il decollo del crowdfunding, vale a dire il processo con cui più persone conferiscono somme di denaro, anche di modesta entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziative di diverso tipo utilizzando siti internet e ricevendo talvolta in cambio una ricompensa. Si può riferire a processi di qualsiasi genere, dall’aiuto in occasione di tragedie umane, alle campagne di beneficenza, al sostegno all’arte e ai beni culturali, alla ricerca scientifica, ai microprestiti, fino ai finanziamenti a progetti imprenditoriali e start-up. Start-up e piccoli imprenditori sono i soggetti per i quali il crowdfunding si pone come alternativa alle tradizionali forme di finanziamento: esistono infatti idee imprenditoriali non così profittevoli da giustificare l’ingresso di un fondo di private equity o di venture capital, più
attratti da progetti di natura diversa: il nuovo istituto premia queste idee e costituisce una forma di finanziamento alternativo perché ciò che spinge i crowdfunder (cioè i finanziatori) non è solo il mero profitto ma anche delle componenti extra-monetarie che hanno caratterizzato nei secoli il mecenatismo. Applicazioni diverse Tra le varie applicazioni di questo strumento, il legislatore italiano è intervenuto per disciplinarne una sola, vale a dire l’equity-based crowdfunding, caratterizzato dal fatto che l’investimento online consente di acquistare azioni della società. Si tratta, quindi, di una modalità di finanziamento che consente a società innovative di raccogliere capitali di rischio offrendo in cambio partecipazioni al capitale sociale. Fino ad ora solo le start-up innovative potevano approfittare di questa opportunità, mentre il decreto legge n.3/2015 ha introdotto il concetto di Pmi innovative e ampliato questa possibilità anche a queste ultime.
Il legislatore è intervenuto per disciplinare lo strumento che permette agli utenti web di acquistare quote della società
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Il target non include qualsiasi impresa, ma solo quelle che si occupano di innovazione. I requisiti, che si tratti di start-up o Pmi, sono: • essere impegnata in via esclusiva, o comunque prevalente, nello sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico, ovvero opera in via esclusiva in settori di riferimento della disciplina dell’impresa sociale; • essere operativa da non più di quattro anni e non deve superare i cinque milioni di fatturato annui; • avere almeno una sede operativa in Italia; • non essere quotata. Per le start up è inoltre necessario che almeno i 2/3 dei dipendenti siano in possesso di laurea magistrale; che la società sia titolare, o depositaria, di uno o più brevetti nel settore delle industrie biotecnologie, semiconduttori o varietà vegetali; che le spese in ricerca e sviluppo siano non inferiori al 15% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della società
I soggetti Ires, invece, possono dedurre dalla base imponibile il 20% delle somme investite nel capitale sociale di una o più startup innovative, con il beneficio che sale a 27% per le nuove iniziative imprenditoriali a vocazione sociale e per quelle che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. Anche in questo caso l’agevolazione è concessa per gli investimenti fatti tra il 2013 e il 2016. L’investimento massimo agevolabile per ciascun periodo d’imposta è di 1,8 milioni di euro e comporta quindi un risparmio Ires massimo all’anno di 99mila euro (= 20% x 1.800.000 x 27,5%).
Alessandro Madau *Alessandro Madau è, insieme a Fabio Massimo Micaludi, socio fondatore dello studio di consulenza fiscale, societaria e aziendale MM & Associati. È esperto in diritto tributario, pianificazione e assistenza fiscale in ambito nazionale e internazionale, diritto societario e operazioni straordinarie, trust e costituzione di fondazioni di organismi ed enti sovranazionali. Membro del collegio sindacale di importanti società industriali, commerciali e finanziarie, è iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili di Milano dal 1993 ed al Registro dei Revisori Legali dal 1997.
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Deduzione IRES per chi investe nelle start up innovative
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Soggetti Irpef e Ires Coloro che investono in startup innovative, anche tramite crowdfunding, possono accedere a benefici fiscali. Per i soggetti Irpef la detrazione ammonta al 19%, ma viene è elevata al 25% per le somme investite in start-up a vocazione sociale e per quelle che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. L’agevolazione è riconosciuta per gli investimenti fatti dal 2013 al 2016. L’investimento massimo agevolabile per ciascun periodo d’imposta è di 500mila euro e comporta, quindi, un risparmio Irpef massimo all’anno di 95mila euro (=19% x 500.000).
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LEGAL
Conta il livello del servizio La Consob ha emanato le sue disposizioni relativamente ai prodotti “complessi” È un primo recepimento del business del private banking nel sistema normativo DI LUCA ZITIELLO
concreto realizzi gli interessi della clientela e che siano disponibili informazioni per valutarne le principali caratteristiche e rischi. Per giustificare una tale scelta distributiva rilevano quindi le caratteristiche socio-economiche del cliente, il suo grado di competenza, l’età, il patrimonio minimo detenuto. Si deve poi aver conto delle soglie minime di investimento e di quelle massime di concentrazione nel portafoglio
del cliente. Infine sono essenziali le modalità di offerta, come l’abbinamento sistematico con un servizio di consulenza ad alto valore aggiunto (cosiddetta consulenza avanzata o evoluta) che preveda anche il monitoraggio periodico del portafoglio, il riesame dell’adeguatezza, l’interazione con il cliente e la motivazione dei consigli forniti. Se si analizzano in modo unitario le condizioni che possono legittimare 103
I criteri da considerare Nonostante ciò la Consob ha ammesso che l’intermediario stesso possa assumere una deliberazione difforme, a condizione però che dimostri che il prodotto in
Luca Zitiello, fondatore dello studio legale Zitiello e Associati
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La Consob, recependo gli orientamenti già espressi dall’Esma con la comunicazione n. 97996 del 22 dicembre 2014, ha fornito disposizioni applicative sulla distribuzione di prodotti finanziari complessi ai clienti retail. Al suo interno si afferma che ci sono prodotti a complessità molto elevata, i cosiddetti prodotti black, che non sono adatti alla clientela al dettaglio. Si tratta di prodotti finanziari derivanti da operazioni di securitisation, i cocobond, ossia titoli obbligazioni convertibili in capitale su evento o a richiesta dell’emittente, le credit linked notes, i contratti derivati over the counter non di copertura, gli strutturati senza garanzia di restituzione del capitale. La Commissione raccomanda che queste tipologie di prodotti non siano consigliati, né distribuiti in via diretta alla clientela al dettaglio.
LEGAL
Con l’intervento dell’authority si supera una mera logica di classificazione della clientela E contano invece modalità e qualità della consulenza
la scelta di distribuire prodotti ad alta complessità anche alla clientela al dettaglio, ci si accorge che l’insieme delle caratteristiche del servizio descrivono in sé quelli che sono gli elementi più rilevanti del private banking: il tipo di cliente, il range di investimento e, soprattutto, la qualità del servizio offerto.
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Si riempie un vuoto normativo A livello normativo non solo non esiste una definizione giuridica dell’attività di private banking, ma questa espressione non viene mai
richiamata come tale nel corpo regolamentare e neanche in questo caso compare espressamente. Sta di fatto che però le caratteristiche indicate dalla Commissione come idonee a legittimare la scelta di commercializzare i prodotti black alla clientela al dettaglio rappresentano un embrione definitorio del servizio di private banking. Si passa così da una mera logica di classificazione della clientela a quella in cui diventa rilevante il livello di servizio. Nella disciplina Mifid il cliente professionale su richiesta è quello che rispetti due su tre delle seguenti condizioni: abbia effettuato operazioni di dimensioni significative sul mercato con una frequenza media di dieci operazioni al trimestre nei quattro trimestri precedenti, abbia un portafoglio superiore a 500mila euro; lavori o abbia lavorato nel settore finanziario per almeno un anno in una posizione professionale che presupponga la conoscenza delle operazioni o dei servizi. Dalla rilevanza della tipologia del cliente si passa a quella della valutazione del servizio reso al cliente in ragione delle sue caratteristiche. All’interno della clientela retail si aprono nuovi spazi non legati di per sé solo alla tipologia di cliente ed al suo livello di patrimonializzazione, ma alla qualità e alle modalità dell’attività di consulenza prestata dall’intermediario autorizzato.
Assume quindi importanza fondamentale la consulenza finanziaria di tipo evoluto che contenga al suo interno il rispetto del principio di adeguatezza multivariato, il monitoraggio periodico del portafoglio, la forte integrazione e l’aumento di consapevolezza del cliente anche in ragione delle motivazioni espresse sugli investimenti raccomandati. Ne consegue che il servizio di consulenza finanziario, se prestato nella forma del private banking, finisce per aumentare considerevolmente le capacità distributive dell’intermediario e ciò sarà ancora più rilevante con la Mifid 2. Qui il private banking potrebbe trovare una rilevanza sempre più autonoma nel sistema regolamentare con ricadute positive per la crescita e lo sviluppo di questo settore.
Luca Zitiello, fondatore dello studio legale Zitiello e Associati, svolge attività di collaborazione con riviste giuridiche e giornali pubblicando articoli in tema di mercato finanziario. È autore di libri e di numerose pubblicazioni in tema di intermediazione finanziaria.
PARTY
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Banca del Fucino festeggia nella Capitale Il quintetto jazz dell’orchestra Marco dall’Aquila e la voce di Silvia Capasso hanno fatto da contorno all’inaugurazione della prima filiale interamente private di Banca del Fucino, a Roma. Una location situata nel quartiere Parioli-Pinciano (in Via Po 23), dove un tempo c’era la sede dell’Ambasciata cilena.
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La filiale ospita un’esposizione permanente di opere provenienti dalla galleria d’arte moderna e contemporanea Mucciaccia, con quadri di famosi artisti come Claudio Abate, Danilo Bucchi, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì, Mauro Di Silvestre, Mimmo Paladino e Marco Tirelli.
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L’operatività della filiale rafforza l’attività della divisione Private, basata nella sede principale della banca nel Palazzetto Baschenis Borghese di via Tomacelli 107 con l’obiettivo di offrire ai clienti con elevate disponibilità i servizi di governance familiare e degli investimenti e una consulenza avanzata anche in ambito fiscale, legale, immobiliare e artistico.
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03 01. Foto della nuova sede di Via Po 23 di Banca del Fucino. 02. La show-girl Cristina Chiabotto, in compagnia di Giuseppe Di Paola, direttore generale di Banca del Fucino 03. Tra gli ospiti della serata, la soubrette Valeria Marini
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04. Di Paola in compagnia della presentatrice Rosanna Lambertucci