Prodigio Aprile 2023 - LA TUA VOCE CONTA!

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pro.di.gio.

The Bright Side: il lato luminoso dell’informazione

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ODV SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO II - APRILE 2023 - ANNO XXIV - 137° NUMERO PUBBLICATO
Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000Poste Italiane spaSpedizione in abbonamento postale70%DCB Trento. Contiene I.R.
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Stefano Dalvai, un trentino ai World Transplant Games di Perth
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Speciale “Il maggio dei libri”
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EDITORIALE

Care lettrici e cari lettori,

La nostra voce conta. Soprattutto se unita a quella degli altri. Eppure, a volte – stretti tra la frenesia della vita quotidiana e l’impotenza di una società sempre più interconessa e globalizzata – ce ne dimentichiamo. E finiamo per trasformare il nostro poter fare poco nell’alibi perfetta per non fare niente. Proprio per questo, abbiamo deciso di dedicare il nostro numero di primavera – momento simbolico e propizio per ogni nuovo inizio – a quelle storie che ci costringono a interrogarci sulla dire-

zione che vogliamo prendere, come singoli e comunità. Partiremo quindi da Stefano Dalvai, l’atleta trapiantato che questo mese di aprile rappresenterà il Trentino e l’Italia ai World Transplant Games in Australia per poi riflettere sulla prevenzione del bullismo, su un utilizzo più consapevole dei social network e su come contrastare l’odio online e le fake news attraverso una montagna di buone notizie. Scopriremo le avventure sbarrierate dei bambini del nido Europa e conosceremo cinquantacinque “ragazze meccatroniche” impegnate nel migliorare l’accessibilità delle biblioteche per i ciechi. Ballere-

BENVENUTO PAOLO!

Ciao a tutti!

Sono Paolo Fisichella, classe 1998, e dal 1° marzo ho iniziato il Servizio Civile presso l’Associazione PRODIGIO ODV. Sono nato in un piccolo paesino di montagna in provincia di Verona, ma dal 2021 risiedo stabilmente a Trento. Qui mi sono laureato in Filosofia e Linguaggi della Modernità, accompagnando questo percorso a diverse attività lavorative sul territorio. Fin da ragazzo riservo un grande amore per la scrittura, in particolare per la poesia e la narrativa. Mi piace tracciare su carta ciò che il mondo ha da offrirmi, impegnandomi a raccontarlo al meglio con passione, coraggio e un pizzico di curiosità. Oggi mi occupo principalmente di giornalismo di cronaca e d’inchiesta presso una testata locale, L’Adige, oltre a dedicare alcune ore all’insegnamento di filosofia, storia, scienze umane e scrittura creativa a ragazze e ragazzi di tutte le età. Il mio più grande sogno nel cassetto è di riuscire a vedere un giorno un mio testo sullo scaffale di una libreria.

Ho aderito allo SCUP perché dopo la conclusione del mio percorso universitario avevo voglia di mettermi in gioco, incrementando le mie competenze in ambito formativo e umano. In particolare il progetto “Social Map” si inserisce perfettamente all’interno del miei bisogni coniugando lo sviluppo delle pratiche giornalistiche al mondo del sociale, su cui non vedo l’ora di sperimentarmi. Il progetto mira a creare una rete tra le realtà comunitarie del luogo incrementando il dialogo e la collaborazione tra esse. Credo che questo sia di vitale importanza in un territorio come il Trentino dove il volontariato è così forte e presente. Si tratta di sviluppare una conoscenza e una “parola autentica” che come affermava Paulo Freire, grande pedagogista brasiliano, “da sola può trasformare il mondo”. Apprezzo la fiducia e la possibilità che PRODIGIO mi ha regalato grazie a questo progetto. Sono sicuro che questa esperienza sarà una tappa fondamentale per il mio futuro e per la mia vita.

WWW.PRODIGIO.IT

L’indirizzo è sempre lo stesso, ma il sito è tutto nuovo. Lo abbiamo ridisegnato per renderlo ancora più accessibile alle persone con disabilità visive, cognitive e alle persone con epilessia. Vieni a trovarci per scoprire tutte le funzionalità!

Proprietà: Associazione PRODIGIO Odv

Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento

Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437

Sito Internet: www.prodigio.it

E-mail: associazione@prodigio.it

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000

Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70%

Grafica: Publistampa (Pergine Valsugana)

Direttore responsabile: Martina Dei Cas

Hanno collaborato a questo numero: Luciana Bertoldi, Francesca Bortolin, Ugo Bosetti, Giacomo Carbonara, Ivan Ferigo, Christine Strangone

In Servizio civile Scup con il progetto “Social map” a PRODIGIO ODV: Paolo Fisichella

Copertina: Freepik.com, elaborazione Publistampa

In stampa: 1 aprile 2023

mo al ritmo delle “Rifrazioni” di Oriente Occidente e ci chiederemo se la rappresentazione delle persone con disabilità nel cinema sia coerente e rispettosa. Infine, chiuderemo con uno speciale di due pagine dedicato a “Il maggio dei libri”, augurandovi tante buone letture, una Serena Santa Pasqua e invitandovi alla premiazione della settima edizione del Premio Melchionna che – salvo imprevisti – si terrà sabato 20 maggio al Polo Vigilianum di Trento.

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pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 2 Aprile 2023 - n.2
IN EVIDENZA
Martina Direttrice responsabile Martina Dei

STEFANO DALVAI, UN TRENTINO AI

WORLD TRANSPLANT GAMES DI PERTH

Il maratoneta di Borgo Valsugana rappresenterà l’Italia alle “olimpiadi dei trapiantati” in programma in Australia dal 15 al 21 aprile prossimo

■ Stefano ha giurato al suo donatore che non si sarebbe arreso e che, dal giorno del trapianto in poi, sarebbero stati insieme in ogni traguardo raggiunto. Per onorare la promessa ha trascritto il motto #nonsimollaunchezz sul retro di una maglietta blu che ora porta sempre con sé in montagna e alle gare, per ricordarsi che la miglior dimostrazione d’intenti non sono le parole, ma le nostre azioni.

Qua #nonsimollaunchezz. Stefano Dalvai lo ha promesso a se stesso quando nel 2014, a causa di una leucemia mieloide acuta particolarmente aggressiva, è stato ricoverato in ospedale per effettuare un trapianto di midollo osseo. Classe 1988, di Borgo Valsugana, Dalvai negli anni successivi ha scelto di onorare il suo motto in un modo molto speciale: partecipando a maratone e gare di trail running per sensibilizzare sull’importanza della donazione di organi, sangue e tessuti. Un impegno che si coronerà dal 15 al 21 aprile prossimo, quando lo sportivo volerà a Perth in Australia con l’Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (Aned) per vestire la maglia della nazionale italiana ai 23° World Transplant Games, le “olimpiadi” degli atleti trapiantati.

Stefano, quando sei stato diagnosticato avevi solo ventisei anni. Come è cambiata la tua vita da quel momento?

Dopo il trapianto, è cambiato il mio modo di vedere le cose. Ho imparato ad apprezzare la bellezza del-

la quotidianità e ad affrontare con maggiore determinazione gli inevitabili momenti di difficoltà.

Come mai hai scelto di dedicarti alla corsa?

Ho sempre apprezzato lo sport e, fin da bambino, giocavo a calcio. Dopo il trapianto, ho deciso di iniziare a correre per infondere fiducia in chi, in un letto d’ospedale, sta combattendo la stessa mia battaglia. Voglio dimostrare ai malati e alle loro famiglie che come ce l’ho fatta io, possono farcela anche loro. Il viaggio è faticoso, ma non bisogna arrendersi senza lottare.

Quanti chilometri corri di solito?

Circa cento chilometri a settimana. Se possibile, mi alleno tutti i giorni, perché la costanza è fondamentale.

Quali sono le gare più significative a cui hai partecipato?

La sfida più importante di tutte è stata superare il trapianto. È stato

come nascere una seconda volta, ma per qualche anno poi la strada è stata tutta in salita. A livello di gare, invece, direi che una delle più belle è stata la cento chilometri del Passatore, tra Firenze e Faenza. L’ho affrontata un mese dopo aver avuto la polmonite e sono rimasto soddisfatto. Quest’anno vorrei ritentarla partendo da una migliore forma fisica. Bello anche il piazzamento al quinto posto assoluto alla cinquantasette chilometri di Trieste e il “Dolomiti Brenta Trail”, sessantaquattro chilometri con 4.600 metri di dislivello in una cornice panoramica meravigliosa. O ancora, l’ultima gara del 2022, i campionatati italiani di corsa in montagna di lunga distanza ad Arezzo, che mi hanno anche permesso di visitare luoghi che non conoscevo. E adesso non vedo l’ora di partire per l’Australia con la nazionale trapiantati. Al di là del risultato sportivo, sono felice di avere occasione di confrontarmi con l’esperienza dei trapiantati che vivono in altri Paesi e di accendere un riflettore sull’importanza della donazione.

A proposito di sensibilizzazione, assieme alle tue bambine Adele e Vittoria, sei testimonial della Fondazione Città della Speranza…

Sì, da quando corro con la maglia della nazionale, ho aperto una campagna di raccolta fondi per finanziare parte dell’avventura australiana e per supportare la Città della Speranza, che accompagna i piccoli pazienti onco-ematologici e le loro famiglie.

L’ho fatto perché volevo regalare un po’ della serenità che hanno le mie gemelline anche ai bambini meno fortunati. Io ho affrontato il dolore pesante della malattia da adulto, a maggior ragione credo sia fondamentale sostenere la ricerca pediatrica e alleggerire le giornate dei genitori che si trovano in questa situazione e dare un po’ di sollievo ai loro figli in un momento per loro buio.

A che punto siamo in Italia in materia di donazione?

In Trentino i numeri sono buoni, ma in generale, direi che in Italia – comparandoci con altri Paesi europei – si potrebbe fare di più. Sinceramente, credo nelle potenzialità della nostra società e perciò penso che si debba sforzarsi di portare le persone a conoscenza di questi temi. Anche ai ragazzi, non dobbiamo nascondere niente, ma spiegare che con un gesto piccolo, come una donazione di sangue o di midollo – che si fa tra vivi – possono davvero regalare nuova vita a chi è condannato a morte dalla malattia. Spesso quando leggiamo di queste questioni sul giornale o vediamo una disgrazia al notiziario, pensiamo di essere immuni, che a noi non succederà mai niente di simile. Ma io ho capito sulla mia pelle che non è così. Perciò finché avrò voce, continuerò a testimoniare che dopo i trapianti si può tornare a vivere e che quindi è fondamentale donare, affinché sempre più trapianti siano possibili!

Segui Stefano ai mondiali tramite i suoi canali social:

Stefano Dalvai @stedalva

TRENTO, PRIMA PROVINCIA ITALIANA PER INDICE DI DONAZIONE E RECLUTAMENTO!

■ Stefano con le figlie Adele e Vittoria. I tre sono testimonial della Fondazione Città della Speranza che supporta i bambini oncoematologici e le loro famiglie.

Con i suoi 132 donatori effettivi dalla fondazione del Registro provinciale dei donatori di midollo osseo nel 1992, la Provincia di Trento ha guadagnato il primato italiano per indice di donazione nel 2021 e 2022. Il Trentino si è distinto anche per l’indice di reclutamento, che nel 2022 è stato di 82 tipizzati su 10.000 in età da tipizzazione, cioè tra i 18 e 35 anni, rispetto ai 26 della media nazionale. Alberto Zampiccoli, presidente dell’Associazione Donatori Midollo Osseo (ADMO) Trentino, spie-

ga: «Questi risultati sono eccezionali. Nel 2022, l’attività di sensibilizzazione nelle scuole, attraverso gli eventi informativi, in piazza, sui social, unita al passaparola, ha portato oltre 1.100 nuovi iscritti. Il Laboratorio HLA dell’ospedale S. Chiara di Trento ha tipizzato 882 nuovi potenziali donatori che sono entrati, tramite un semplice prelievo di sangue, a far parte del Registro nazionale dei donatori di midollo osseo IBMDR. Nel 2021, 16 trentini hanno donato il midollo osseo e nel 2022 è andata

ancora meglio: i donatori effettivi sono stati 22. ADMO Trentino, inoltre, supporta l’Apss mettendo a disposizione la sua segreteria per effettuare le chiamate agli aspiranti donatori, così da fissare un appuntamento per la tipizzazione in base alle disponibilità comunicate, e sostiene le famiglie colpite da malattie del sangue».

Per saperne di più:

www.admotrentino.it

info@admotrentino.it

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 3 Aprile 2023 - n.2 STORIE CHE ISPIRANO
a cura di Martina Dei Cas
■ Il maratoneta trapiantato Stefano Dalvai

L’USO CONSAPEVOLE DEI SOCIAL PER LA CRESCITA PERSONALE

Raccontaci cos'è il “tuttavita”

Il tuttavita fa parte della crescita personale, è la meraviglia di dire che non esiste solo il bello o solo il brutto, non c’è un tutto va bene o un tutto va male, ma è una tuttavita appunto. Fa tutto parte di qualcosa di molto grande. Quando facciamo vedere solo le cose belle, nascondi una grossa parte di verità e paradossalmente l’altro fa fatica a rivedersi in te.

Come hai iniziato a condividere la tua vita sui social?

rienze di cui per anni mi sono vergognata, che consideravo un qualcosa di cui non parlare, sono quelle che mi hanno permesso di conoscere altre persone. Se non le avessi vissute non sarei la persona che sono oggi. Ad un certo punto fai pace con quelle esperienze e quando stai bene con te stes-

a cura di Christine Strangone

sa non cerchi vite parallele, non usi più i condizionali e inizi a parlare più al presente e al futuro.

@giubiamins

#tuttavita

SULL’ADAMELLO, LA REALTÀ VIRTUALE DÀ VITA AL

Giulia Biamino, ventisei anni di Asti, da qualche anno usa il suo canale Instagram per condividere la sua crescita personale. Da una riflessione all’altra, mostra sia momenti belli sia brutti, nutrendosi di “tuttavita”.

Giulia, cos’è per te la crescita personale?

Scavare dentro di te. Più vai a fondo e più scavi. Quando ho iniziato ad appassionarmi di questo tema, ho cominciato a prestare molta attenzione a ciò che prima tendevo a nascondere, tutta quella parte che consideravo “brutta” e mi sono resa conto che senza quella, manca tutto il resto.

E l’uso consapevole dei social?

Quando inizi ad appassionarti di crescita personale ti rendi conto che la parte brutta esiste per tutti. Spesso questa parte viene nascosta per paura di quello che pensano gli altri, poi in realtà le persone non aspettano altro che dire “anche a me succede questo, anche io ho provato questo”. Quando capisci che la tua sofferenza è un po’ la sofferenza di tutti, declinata in modo diverso, inizi a non vedere te sbagliata e gli altri bravissimi. Questo è l’uso consapevole dei social, è un po’ tornare al suo significato originario: “connettere le persone”.

Mio papà si è ammalato nel 2018 e il suo declino è stato talmente veloce, che volevo cercare di trattenerlo il più possibile. Come tutti i tumori, ci sono state giornate buone e cattive e non sai mai quanto durerà. Ho deciso di registrare tutti i giorni per un mio ricordo e dicevo “questa giornata è stata molto negativa, questa un po’ più positiva”, era una specie di bilancio. Quando è venuto a mancare, ho riguardato le foto e mi sono resa conto di quanta bellezza ci fosse anche nelle giornate no, magari era una stretta di mano, un sorriso, ma nel momento in cui le vivevo non me ne rendevo conto. Volevo che le persone sapessero che in qualsiasi situazione di vita non c’è solo dolore costante. Ci sono giorni in cui si prova malinconia, altri che spaccheresti il mondo, tutto trova un senso quando lo guardi nel suo insieme.

Da qui poi hai iniziato a parlare anche di altre parti della tua vita…

Sì, ho parlato di università, di lavoro e di altro. Volevo mostrare i momenti difficili e di luce. Questo perché mi sono resa conto che si parla poco dei momenti difficili e volevo che almeno da me si vedesse tutto e che qualcuno mi dicesse “anche io ho avuto una brutta giornata”.

Qual è stata la soddisfazione più grande dell’uso di Instagram per la tua crescita personale?

Aver dato significato a tutto quello che ho vissuto finora e aver accettato tutte quelle cose senza provare a cambiarle o a nasconderle. Le espe-

«PARCO

Siamo felici di aggiornare la nostra rubrica “Viaggi senza barriere” con un’interessante novità. Il progetto «Parco senza frontiere», –finalizzato allo sbarrieramento del Parco Adamello Brenta Geopark, di cui avevamo scritto sul numero di ottobre – si completa infatti di un ulteriore tassello per l’accessibilità. Dopo lo sbarrieramento di alcuni percorsi, entra in gioco la realtà virtuale che, grazie a visori di ultima generazione, permette a tutti, anche alle persone con disabilità, di vivere un’esperienza immersiva nella natura. L’iniziativa – ideata da Anffas Trentino Onlus e dal Parco in collaborazione con Medialab e sostenuta da Fondazione Caritro – dà accesso a 32 scenari del Parco, selezionabili su una mappa interattiva. Ci si può trovare sulle rive di un laghetto, ai piedi di una cascata o vicino a un rifugio, dove godere di panorami mozzafiato. L’esperienza è accompagnata da una voce narrante che, con testi mirati costruiti con il metodo «easy to read», aiuta a contestualizzare ciò che si sta guardando. «Questo progetto – spiega il presidente del Parco Walter Ferrazza –si inserisce in un percorso che, negli anni, ha portato a realizzare degli itinerari sbar-

IL NIDO EUROPA INCONTRA PRODIGIO

Tutela della natura, cura del vivente, sensibilizzazione al cambiamento climatico. Educare oggi significa coinvolgere e accompagnare i bambini e le bambine verso un percorso di ricerca e crescita attento all’interazione con l’ambiente e con il mondo che ci circonda. Lo sa bene il Nido Europa, servizio del comune di Trento, gestito dalla Cooperativa Sociale Città Futura, che dalla sua fondazione nel 1993, si occupa di promuovere attivamente un ambiente non solo a misura di bambino ma a stretto contatto con la natura e il terri-

torio. Il nido, sito in via Fermi dal 2000, presenta un ampio giardino che i bambini possono vivere quotidianamente in ogni stagione. Gli spazi e i materiali dentro e fuori dal nido, permettono esperienze che generano conoscenza, attitudine e scoperta. Attraverso l’attenzione quotidiana di un ambiente che favorisce autonomia, cura di sé e del mondo, i bambini imparano a riconoscersi come parte di un tutto, a sviluppare un’idea di appartenenza e di interazione tra l’ambiente e chi lo abita.

Luisa Milione, coordinatrice interna del

servizio, ha contattato l’Associazione PRODIGIO ODV per favorire lo sviluppo di una rete sul territorio, presentando il progetto che prenderà avvio tra aprile e maggio, in collaborazione con la scuola dell’infanzia di San Bartolomeo. I bambini verranno coinvolti in un percorso di cura e valorizzazione di un’aiuola, sita nel Parco Corti Fiorite.

Per PRODIGIO, seguiranno il progetto il civilista Paolo Fisichella, neolaureato in Linguaggi della Modernità, la volontaria Michela Nardelli, neolaureata in Psicologia e lo storico volontario Lorenzo Pupi.

rierati nel mondo reale, da ultimo il sentiero Patascoss-Nambino, sopra Campiglio. Il nostro impegno si sviluppa quindi su due fronti: da un lato ci apriamo all’uso sociale delle nuove tecnologie, dall’altro attrezziamo con le nostre squadre percorsi adatti a vari tipi di utenza, portatori di disabilità ma anche genitori con carrozzine». Antonio Longo, presidente di Medialab, gli fa eco sottolineando l’auspicato effetto domino dell’iniziativa, che «aiuta a far conoscere le potenzialità della tecnologia quando viene messa a servizio della collettività e può spingere le istituzioni a immaginare una società più inclusiva». Reazione a catena che in parte si è già verificata. Sin dalle prime fasi di sviluppo, il progetto ha trovato l’apprezzamento e il sostegno economico delle residenze per anziani di Mezzolombardo, Mezzocorona e Cles, i cui ospiti potranno vivere l’esperienza virtuale grazie ai visori di cui le strutture si sono dotate. Altri visori saranno donati dalla Cassa Rurale Val di Non ai giovani con autismo di Casa Sebastiano. Ulteriori sostenitori dell’iniziativa sono Madonna di Campiglio Azienda per il Turismo, Diatecx Spa e Fondazione Amplifon.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 4 Aprile 2023 - n.2
INNOVAZIONE SOCIALE
■ Giulia Biamino
SENZA FRONTIERE» Viaggi senza barriere Viaggi senza barriere a cura di Martina Dei Cas

LA RAPPRESENTAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ AL CINEMA E IN TV

con la finalità di mostrare che il loro superamento è possibile.

Quando uscirono i film “Rain Man – L’uomo della pioggia” (1988) e “Forrest Gump” (1994), pionieri nel portare sul grande schermo il tema dell’autismo, negli Stati Uniti alcuni psicologi e genitori di ragazzi con questa condizione protestarono, dicendo che era stata fatta una rappresentazione distorta ed edulcorata della stessa.

Un po’ lo stesso, direi, è successo con la poliziotta con la sindrome di Asperger della serie franco-belga “Astrid e Raphaelle”. Da ultimo, ma solo in ordine di tempo, il romanzo di Jojo Moyes, dove una giovane si trova ad accompagnare il fidanzato rimasto tetraplegico per un incidente nel percorso che lo porta all’eutanasia, cosa certamente possibile, ma forse non proprio nelle modalità indicate dall’autrice.

modotate da quella delle persone con disabilità. Quindi benvenute le lacrime furtive mentre scorrono i titoli di coda: l’importante è poi, a tv spenta o libro chiuso, riflettere e immaginare dentro di noi anche il rimanente, ovvero quella parte di storia e tutte quelle situazioni sottaciute perché poco “sceniche”.

A molte persone con disabilità, specie a Natale, non sarà sfuggita qualche carrozzina “di troppo” in film, documentari e serie tv. Disabili nati così, disabilità dovute a malattie degenerative, incidenti o sopraggiunte con l’avanzare degli anni. La loro presenza sugli schermi è, però, un fenomeno recente. Tajoli, cantante e poliomielitico degli anni Cinquanta-sessanta, non fu invitato a Sanremo fino al 1961, perché ritenuto "poco telegenico". E lo stesso, quando cantò, la Rai riuscì nell'impresa di non far mai apparire la sua carrozzina, pur essendoci lui seduto sopra!

La presenza di persone con disabilità – nello specifico di soldati rimasti invalidi dopo la Seconda Guerra Mondiale – piano piano si affermò nei media americani, per passare il messaggio che, nonostante le lesioni spesso gravi, i veterani potevano condurre una vita “normale”. Poi arrivarono Iron Man e altri e nei primi anni Settanta la narrazione della disabilità divenne una sorta di filone pedagogico. A mia memoria, la prima carrozzina elettrica, la scorsi in un film del tenente Colombo a fine anni Settanta: per me, da poco tetraplegico ormai rassegnato a chiedere una spinta al primo disponibile, fu una scoperta epocale! Poi, a strada aperta, si infilarono altri, da Pierangelo Bertoli – che cantò, con grande sconto e super intervista, anche per noi di Pro. di.Gio all'Auditorium Santa Chiara

– a Ezio Bosso, colpito da una malattia neurodegenerativa e sensibilissimo direttore d’orchestra. Si son fatti avanti Gasparri (ricordate Grand Hotel?) dopo il terribile capitombolo sulle strade romane, Christopher Reeve ossia Superman come testimonial della tetraplegia, la cantante cieca Minetti, gli attori con sindrome di Down e e perfino cartoni animati, giapponesi s'intende. Certo non parliamo di Rambo in azione in sedia a rotelle né di un film di Tarantino, ma

che dire di un Pulp Fiction di attori con disabilità, uno con la mano anchilosata e l’altro in carrozzina e via cantando?

Cosa succede, però, nei tempi non coperti da cinepresa? Perché è così difficile la vita del disabile fuori dalle luci? I film presentano, i documentari mostrano e i racconti di libri e romanzi narrano una realtà in cui molte volte tutto va bene, senza asperità. E le difficoltà vengono raccontate solo

Dunque, benvenuta narrazione della disabilità ma attenzione ai fatti, alle parole usate e a che non diventi una questione puramente “commerciale”. Perché tra ciò che vediamo sullo schermo o tra le pagine di un romanzo e la realtà, spesso c’è un abisso. La vita di ciascuno di noi è quasi un segreto di esperienze e conoscenze che ci differenzia l’uno dall’altro e che – inevitabilmente – rende diversa la vita quotidiana delle persone nor-

L’ALBERO IN VIA D’AMELIO

di Giacomo Carbonara

C’è chi ha visto quei due ragazzi arrivare.

Hanno comprato una casa, forse vogliono mettere la testa a posto.

Li hai visti quei girasoli che non si sono svegliati all’alba?

La loro casa si affaccia su un cortile, con delle mattonelle rotte e un albero, che catturò subito la loro attenzione.

Qui tutto si è rotto disse un passante, ma nessuno si mise a spiegare.

E l’albero quindi si mise a parlare. Chiese al ragazzo: di cosa hai paura?

Forse del mondo o di qualche sciagura?

E il ragazzo rispose chiedendo il motivo della sua esistenza.

La loro casa è in via D’Amelio e loro adesso vogliono fare sul serio.

Danzano sotto le stelle i due innamorati.

Danzano e lasciateli danzare, perché dal loro amore batterà un nuovo cuore.

È la loro casa in via D’Amelio, dove l’amore vincerà sulla morte e sulla distruzione.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 5 Aprile 2023 - n.2
DIRITTI: RAPPRESENTAZIONE E RAPPRESENTANZA
a cura di Ugo Bosetti
MARKETING SAIT
■ Forrest Gump (1994), Io prima di te (2016), due film dove il tema della disabilità è centrale

Disabilità, età evolutiva, salute mentale e dipendenze: le direttive 2023

di euro

Approvate nel marzo scorso le direttive annuali, in ambito socio sanitario, per la programmazione delle attività e la definizione delle tariffe e dei budget per le aree disabilità, età evolutiva, salute mentale e dipendenze. Il valore complessivo degli interventi previsti è di 32 milioni di euro.

««Il documento di programmazione opera in continuità con gli anni precedenti, ma con alcuni perfezionamenti - spiega l’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana

-. Nel dettaglio abbiamo tenuto conto degli incrementi delle tariffe e dei finanziamenti dei servizi socio sanitari a seguito dell’incremento del costo del lavoro; ad esempio per l’Associazione Anffas Trentino Onlus sono stati riconosciuti i maggiori oneri relativi al personale assunto prima del 2012. Le direttive tengono conto poi di alcune novità, ad esempio per l’area disabilità e riabilitazione vi è il progetto del nuovo Centro residenziale per persone con disabilità situato nelle Giudicarie, approvato dall’esecutivo a gennaio, per l’area salute mentale vorrei ricordare che la Giunta ha approvato l’istituzione di due Case Famiglia nel Distretto Est, mentre per l’età evolutiva l’attivazione prevista a inizio estate del Centro Crisi presso l’edificio Le Palme ad Arco. Questa programmazione si muove nell’ottica di un miglioramento continuo delle attività e di una maggiore aderenza delle prestazioni ai bisogni dei cittadini»».

Le novità sono stata presentate il 13 marzo scorso nel corso di una conferenza stampa con l’assessore Stefania Segnana affiancata dal dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali Giancarlo Ruscitti, il dirigente dell’Umse - Disabilità ed Integrazione socio-sanitaria Roberto Pallanch, la direttrice per l’integrazione socio-sanitaria di APSS Elena Bravi e la direttrice dell’Ufficio per l’accreditamento e l’integrazione socio sanitaria Monica Susat.

Di seguito le principali novità introdotte dal provvedimento, suddivise per aree.

Area disabilità e riabilitazione

È incrementato di circa 50.000,00 euro il budget destinato ai progetti di vita indipendente, portandolo ad valore complessivo di 450.000 euro.

Viene definito in euro 60.000 mensili il budget del nuovo Centro residenziale per persone con disabilità situato nel territorio delle valli Giudicarie, che potrà garantire 8 posti letto per accoglienze di tipo residenziale e 4 posti per accoglienze semiresidenziali.

Rideterminato in complessivi 700.000 euro il bu-

• Conferenza stampa sulla disabilità, età evolutiva, salute mentale e dipendenze (Elena Bravi direttrice per l’integrazione socio-sanitaria di APSS, Giancarlo Ruscitti dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali, Stefania Segnana assessore provinciale alla salute famiglia e politiche sociali, Roberto Pallanch dirigente dell’Umse - Disabilità ed Integrazione socio-sanitaria, Monica Susat direttrice dell’Ufficio per l’accreditamento e l’integrazione socio sanitaria) [ VeneriArchivio Ufficio Stampa PAT]

dget della comunità per persone con disabilità di Trento, gestita da ATSM onlus, per adeguarlo ai parametri di altre strutture analoghe.

Ad Anffas viene aumentato il finanziamento per i maggiori costi relativi al personale, mentre per la struttura Casa Sebastiano di Coredo vengono incrementati i corrispettivi giornalieri in relazione alle effettive presenze.

Area Salute mentale

È fissato un budget annuo onnicomprensivo pari a 700.000 euro per i 10 posti previsti nelle due Case Famiglia a carattere estensivo nel Distretto Est.

Viene incrementato di circa 250.000,00 euro il finanziamento complessivo dei servizi erogati presso le strutture socio-riabilitative per adulti seguito di un lavoro di analisi del modello organizzativo di ogni struttura, effettuato in collaborazione con APSS e le strutture stesse.

È incrementato il costo complessivo del servizio SAL - Servizio integrato per la salute mentale destinato alla società cooperativa sociale Incontra, sulla base dei costi complessivi. Nel corso del 2023 sarà effettuata un’analisi dettagliata per tutti gli altri soggetti gestori del servizio al fine di definire con precisione tutti i parametri di costo del servizio.

PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Il valore complessivo degli interventi previsti è di 32 milioni

Area materno infantile ed età evolutiva

È prevista nel corso del corrente anno, la ri-attivazione di un Tavolo di Regia di livello provinciale, finalizzato alla rivalutazione del fabbisogno nell’ambito della salute mentale in età evolutiva e all’individuazione condivisa di interventi multidisciplinari ed integrati di prevenzione e promozione della salute mentale di bambini e adolescenti. In questo contesto si inserisce l’attivazione di un un servizio ad alta intensità di cura per adolescenti dotato di 6 posti letto, denominato Centro Crisi, collocato presso l’edificio Le Palme di Arco, che dovrebbe partire nel corso del 2023.

Con riferimento alla struttura residenziale di Arco Il Soffio, gestita dalla Cooperativa Codess, è prevista la riduzione del numero dei posti letto convenzionati a 5.

Il budget annuo per la struttura residenziale Campotrentino, gestita da APPM onlus, viene rideterminato in complessivi 625.000 euro. L’incremento è destinato alla copertura di accertati bisogni di assistenza individualizzata notturna.

Area dipendenze

Viene ridotto di due unità sulla base dei dati degli ultimi 2 anni, il fabbisogno di posti nelle comunità, portandolo al numero complessivo di 74 complessivi. È incrementata la tariffa di circa il 10% al fine di garantire la copertura, per ogni Comunità, delle risorse per l’introduzione di una figura educativa a supporto dell’equipe terapeutica per far fronte ai bisogni dell’utenza con problematiche sempre più complesse. Per queste strutture è stato modificato il sistema di finanziamento, al fine di garantire alle stesse sostenibilità e copertura dei costi fissi.

Vengono inoltre confermati i progetti coperti dal Fondo regionale per il sostegno della famiglia e dell’occupazione:

Cohousing in ambito psichiatrico:

spesa stimata in 60.000 euro e potrà essere incrementata in caso di attivazione di ulteriori nuovi progetti;

Scommettiamo sui giovani, ora denominato “Sostegno

: spesa stimata in 90.000 euro.

Comunità amiche delle persone con demenza: approvati i criteri

Le Comunità di Valle e il Territorio Val d’Adige possono presentare domanda di finanziamento entro il 30 giugno 2023

Le Comunità di Valle e il Territorio Val d’Adige hanno tempo fino al 30 giugno 2023 per presentare domanda di finanziamento per iniziative rivolte allo sviluppo di Comunità amiche delle persone con demenza. Il mese scorso, la Giunta provinciale ha approvato i criteri attuativi: ««Sono il frutto - spiega l’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana - di un percorso di costruzione partecipata che il Tavolo provinciale di monitoraggio del Piano demenza ha avviato coinvolgendo direttamente gli stakeholders, ovvero le Comuni -

tà, i Comuni, l’Azienda sanitaria, le Apsp, le Cooperative sociali, le Associazioni Alzheimer. Sulla stessa linea il workshop, promosso durante l’autunno per approfondire obiettivi, azioni, strumenti di monitoraggio, indicatori di esito e di impatto, oltre che modalità di utilizzo delle risorse. I criteri - conclude l’assessore - si basano naturalmente anche sulle Linee di indirizzo nazionali per la costruzione delle Comunità amiche delle persone con demenza, che erano state approvate dalla Conferenza Stato Regioni nel febbraio 2020»».

Beneficiari

In base ai criteri, i beneficiari del finanziamento sono le Comunità di Valle e il Territorio Val d’Adige, cui afferiscono le competenze relative ai servizi socio assistenziali e presso le quali è attivo il modulo organizzativo Spazio Argento, funzionale all’organizzazione delle attività connesse al progetto.

Risorse

Le risorse complessive sono pari a 450.000, così ripartite:

• alle Comunità sono destinati complessivi 411.000, euro suddivisi in proporzione al numero di residenti alla data del 1/1/2022,

• le restanti risorse triennali, pari a 39.000 euro, sono destinate alle attività di rilevanza provinciale finanziate per il tramite di APSS

Domande

Le Comunità possono presentare la domanda di finanziamento entro il 30/6/2023, allegando il Piano delle attività da realizzare nel triennio 2023-2025.

Verranno accolte anche le domande presentate successivamente al 30/6/2023 con riduzione del finanziamento.

Le risorse non utilizzate dalle Comunità sono annualmente accantonate nel bilancio APSS per le finalità previste nel provvedimento.

PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ PROVINCIA AUTONOMA DI
TRENTO
genitoriale per la prevenzione del disagio infantile”

GIRLS CODE IT BETTER: DA ROVERETO A CUNEO LUNGO UNA STRINGA BRAILLE

femminile negli studi e nelle professioni scientifico-tecnologiche.

Suddivise in due gruppi e coadiuvate dalla professoressa Annalisa Catalano, le ragazze si sono incontrate da novembre a marzo per un totale di quarantacinque ore di laboratorio, con l’obiettivo di «valorizzare attraverso la tecnologia le biblioteche comunali delle due città sedi della scuola, ovvero la biblioteca Baccolo di Savigliano e la biblioteca Falcone e Borsellino di Marene».

Comincia in Trentino e arriva fino in Piemonte la bella – e insolita – storia di inclusione che ha per protagonisti l’ingegnere Matteo Perini del laboratorio ProM Facility di Rovereto e cinquantacinque studentesse della Scuola secondaria di primo grado Marconi di Savigliano, in provincia di Cuneo. Per il quinto anno consecutivo, l’istituto ha infatti preso parte al progetto nazionale “Girls Code It Better” per incentivare la presenza

Il focus principale sul quale hanno lavorato è stata l’inclusività. Accanto allo studio di loghi, segnalibri e cartoline e alla realizzazione di materiali grafici, oggettistica 3D, portachiavi, calamite, etichette, kit da scrivania e fermalibri, sono stati quindi creati QRcode tridimensionali che collegano ad audio che descrivono, in diverse lingue, come utilizzare i servizi bibliotecari. Pensando alle specifiche esigenze dei lettori ciechi e ipovedenti, le studentesse hanno poi deciso di creare libri tattili per bambini con questa disabilità. Ed è qui che è entrato in gioco Perini. L’ingegnere del laboratorio hi-tech di Trentino Sviluppo, infatti, l’anno scorso ha creato un software che genera in automatico i file 3D necessari per stampare targhe e materiali segnaletici in Braille. Il programma va in aiuto del designer progettista che, non conoscendo questo alfabeto, potrebbe incappare in errori di conversione e copiatura. «Matteo – spiega la professoressa Catalano – ha messo gratuitamente il software a disposizione delle ragazze, che poi hanno realizzato delle targhe e anche un modellino tattile in 3D della Torre Civica di Marene. Il dispositivo è dotato di elementi conduttivi che, grazie ad un sistema di touch-speak, consentono a chiunque di ascoltare gli audio descrittivi registrati su una scheda Arduino».

ORIENTE OCCIDENTE PRIMO NELLA GRADUATORIA MINISTERIALE PER L’ACCESSIBILITÀ CON IL PROGETTO “RIFRAZIONI”

Il festival roveretano della danza Oriente Occidente conferma il suo impegno per l’inclusione e con il progetto “Rifrazioni”, di cui è capofila, si colloca al primo posto della graduatoria del bando per l’accessibilità del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo. Il progetto, che vede coinvolte nove realtà da tutta Italia, mira a rendere due spettacoli di e con artisti/e con disabilità accessibili a pubblici con disabilità, nonché a proporre laboratori con la comunità aperti a persone con disabilità, azioni di avvicinamento e accessibilità

per il pubblico con disabilità fisica sensoriale e cognitiva, specifiche azioni di promozione e comunicazione attente ai diversi bisogni dei pubblici che si intendono coinvolgere, audiodescrizione poetica per un pubblico di persone cieche tendenzialmente escluse dalle platee della danza. Tutti i partner sono già parte del network Europe Beyond Access Italia, nato su iniziativa di Oriente Occidente a seguito della partecipazione della realtà roveretana all’omonimo progetto europeo, per interrogarsi sui temi di accessibilità e inclusione nelle arti performative e incoraggiare maggiore partecipazione e leadership di artisti e operatori culturali con disabilità. Le due produzioni artistiche coinvolte sono «I versi delle mani» di Marta Bellu con Agnese Banti e Laura Lucioli e «Lampyris Noctiluca» di Aristide Rontini. «I versi delle mani» di Marta Bellu è stato il lavoro che ha coronato il processo di professionalizzazione di Laura Lucioli – persona con sindrome di down - come danzatrice, a seguito di un progetto inclusivo di danza e ricerca coreografica fatto dalla coreografa con

persone con disabilità. Il lavoro unisce note e danza nella scrittura simultanea di una partitura musicale e coreografica ed è associato al laboratorio «Glitter», che viene offerto alla comunità e invita persone con o senza disabilità a partecipare a uno spazio di condivisione attraverso la danza. Lucioli, alla guida dei laboratori insieme alla coreografa Bellu, rappresenta in questi contesti un nuovo modello per persone con disabilità che potrebbero voler intraprendere una carriera nel mondo della danza, oltre che un nuovo tassello nell’immaginario di persone abili, certamente non abituate a lasciarsi guidare da chi ha una disabilità. «Lampyris Noctiluca» è invece il titolo del lavoro firmato da Aristide Rontini, che

ne è regista, coreografo e interprete assumendo all’interno della produzione una leadership a 360 gradi. Durante lo spettacolo Rontini mette in scena la sua disabilità in dialogo con l’eredità di Pier Paolo Pasolini citando le “lucciole” degli «Scritti corsari», in cui lo scrittore utilizzava la metafora della “scomparsa delle lucciole” per una forte critica politica all’uniformità dei modelli imperanti. Rontini fa così risuonare la presenza in scena come presa di spazio e voce di una minoranza che resiste e affermandosi veicola un chiaro punto di vista. Per entrambi i progetti, gli artisti svilupperanno l’audiodescrizione poetica degli spettacoli in collaborazione con l’artista cieco Giuseppe Comuniello e la drammaturga Camilla Guarino.

PARTNER DI PROGETTO: Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento, APS Fuori Luogo (Festival Fisiko!) di La Spezia, APS Arcigay Il Cassero / Gender Bender e Associazione Nexus di Bologna, IAC di Matera, le pugliesi Menhir/Le Danzatrici en plein air e TeatroMenzatì/Tex il teatro dell'ExFadda, Versiliadanza di Firenze

CAPOFILA: Oriente Occidente

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 8 Aprile 2023 - n.2 ACCESSIBILITÀ
a cura di Martina Dei Cas
■ Matteo Perini ha inventato un software gratuito che genera in automatico i file 3D per stampare materiali segnaletici in Braille ■ Partecipanti al progetto “Girls code it better” ■ Modellino tattile della Torre Civica di Marene ■ Marta Laura Agnese, I versi delle mani

LA SOCIETÀ DELLE FAKE E BAD NEWS.

ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLA POSITIVITÀ?

La risposta di “The Bright Side”, il lato luminoso dell’informazione

persona, fin da piccola, viene bombardata solo da notizie negative e ansiogene, avrà un approccio negativo alla vita. Ciò genera un circolo vizioso, che fa sì che le notizie spiacevoli vengano amplificate in modo ulteriormente peggiorativo da chi le riceve, con conseguenze deleterie per la società. C’è una bellissima frase del Talmud che dice “noi non vediamo le cose per come sono, ma per come noi siamo”

Questo ha effetti negativi soprattutto sui soggetti più fragili, come i ragazzi…

Ci interroghiamo su questa tema parlandone con Antonino Esposito, Tonino per gli amici, quadro bancario che un giorno decide di spendersi per la causa e ideare la social community The Bright Side – Il Lato Positivo sorta nel 2014, da cui nascerà poi l’omonima Associazione Culturale no profit di cui è presidente.

Oggigiorno, guardando un tg o scorrendo la home di un social, le notizie negative risultano avere la meglio su quelle positive, generando spesso un circolo vizioso in grado di alimentare fake news e odio online. Qual è, secondo lei, l’effetto che questo fenomeno sta producendo sulla società?

Purtroppo, ha un effetto pesante e anche pericoloso. Come hanno dimostrato le neuroscienze, tale fenomeno ha un impatto neurologico notevole, che può essere irreversibile: se una

Assolutamente. Noi come associazione abbiamo deciso di iniziare proprio dalla scuola: abbiamo creato un forum provocatorio che dimostrasse che le buone notizie non solo ci sono e sono tante, ma anche che hanno un effetto positivo pazzesco sull’entusiasmo dei ragazzi, dei docenti e delle famiglie. Come è emerso, le prime persone che vengono “danneggiate” da questo modo di fare informazione al negativo sono i più deboli, i più fragili: i giovani, ma anche gli adulti con problematiche di qualsiasi tipo.

Di che cosa vi occupate nel concreto?

Noi rivendichiamo il diritto all’informazione positiva: al dovere di chi fa informazione di raccontare anche il positivo che c’è, corrisponde il nostro diritto – in quanto fruitori – a leggere e ascoltare anche le belle notizie, non soltanto provenienti dall’Italia ma dal mondo intero. La nostra mission

NON SIAMO SOLI

C'è un meccanismo di difesa del cervello, chiamato proiezione che consiste nello sfogare le proprie angosce e frustrazioni su persone che non c’entrano niente. Questa premessa mi consente di introdurvi un argomento molto delicato, ovvero il bullismo.

Il bullismo, fisico o verbale che sia, è un atto molto grave, che può comportare conseguenze a lungo termine.

I ventimila casi circa registrati in Italia negli ultimi due anni ci fanno riflettere sul fatto che bisogna intervenire tempestivamente, per prevenire. Intervenire con un’alleanza tra scuola e famiglia affinché si vada alla radice del problema e si trovi al più presto, la strada della pace interiore e di conseguenza esteriore. Ci si ferma tanto a giudicare l’atto in sé senza contare che magari dietro c'è una situazione molto difficile in famiglia.

Al tempo stesso, come è giusto che sia, bisogna dare i giusti strumenti a chi commette l’atto di bullismo, facendo sì che si assuma le proprie responsabilità ma anche cercando l’origine del comportamento prevaricatore. Per esempio, un metodo che trovo molto virtuoso da prendere in considerazione è quello di far scrivere a chi commette un’ingiustizia, la stessa, nero su bianco, così da far iniziare un processo di presa di responsabilità. A chi subisce, invece, dico di chiedere immediatamente aiuto alla famiglia e agli insegnanti della scuola, perché aspettare può essere molto dannoso. Non bisogna mai farsi intimorire, ma farsi sentire immediatamente, perché è compito delle istituzioni – e in primis degli insegnanti – intervenire subito. Nel caso di cyberbullismo, molto più subdolo, bisogna rivolgersi immediatamente alla polizia postale. Anche la

è sintetizzata in tre attività principali: fare story-telling della positività; fare networking della positività fra le varie realtà coinvolte e fare story-doing della positività, cioè suggerire a tutti coloro che ci seguono dei comportamenti virtuosi positivi, anche piccoli, ma di grande significato sociale. Le nostre azioni vogliono essere simboliche e provocatorie, non abbiamo la presunzione di fare cose ciclopiche, ma vogliamo lanciare dei messaggi forti che arrivino a chi ha il potere di fare scelte che condizionano la società. Ci muoviamo sulla dimensione dei blog, delle collaborazioni e dei social.

Proprio sui social le fake news trovano terreno fertile…

Social è bello, sociale è meglio: i social sono un mezzo potentissimo, non sono il regno del male, dipende dall’uso che se ne fa e da come vengono date le notizie. Spesso gli stessi giornalisti non sanno vedere il bene, ad oggi non c’è una scuola di giornalismo che insegni a raccontare il bello. Esso deve coinvolgere e appassionare, non essere mero pietismo o buonismo. A me piace citare l’esempio di Piero e Alberto Angela: loro sono diventati dei fenomeni in Italia perché sono stati fra i primi a raccontare le materie scientifiche e la bellezza del nostro Paese; il loro valore aggiunto è stato quello di trovare un format per raccontare in maniera avvincente e appassionante queste materie. Occorre inoltre lavorare sulla quantità

oltre che sulla qualità: una notizia positiva una tantum non cambia le cose. Le fake news e le notizie che incitano all’odio vanno contrastate con altrettante informazioni positive, è così che si costruisce il futuro.

Cosa potrebbe fare ogni singolo individuo?

Partecipare il più attivamente possibile. Fra le nostre iniziative, vi è quella di promuovere tavole rotonde regionali fra giornalisti, politici e cittadini sul tema della buona informazione. Per chi volesse poi, abbiamo promosso una petizione per chiedere alla RAI e all’Ordine dei Giornalisti più notizie positive nei media, provocatoriamente il 50% degli spazi informativi quotidiani; è firmabile sul nostro sito.

In generale, è importante che ognuno dia il suo contributo. Ogni consumatore può incidere sulla scelta di chi fa informazione, premiando i giornali di qualità che già oggi danno spazio al racconto del bene, che ci fa bene e ci migliora. Il luogo comune che le buone notizie non facciano notizia è un falso: i numeri ci dicono che quando la buona informazione è fatta bene, vende di più della cattiva informazione.

Scopri di più su: http://associazionetbs.org/ @TheBrightSide

famiglia ha delle grandi responsabilità. Bisogna prestare molta attenzione alle variazioni nel comportamento dei figli, non tralasciando nessun dettaglio utile, valutando (in caso ci si accorga che qualcosa non va) insieme alla scuola, il da farsi. Anche le istituzioni devono stare in guardia per individuare tempestivamente quelli che sono i segnali che indichino, che dietro a tale violenza, ci sia una famiglia disfunzionale. La scuola, dunque, deve sensibilizzare il più possibile per far capire ai nostri giovani che ognuno è unico così com'è, perché questo è un mondo che, purtroppo, ci mette fin da subito davanti al giudizio. E non è sempre semplice uscirne senza ossa rotte.

Siamo tutti fragili, nessuno escluso. Tendersi la mano è dunque il gesto più bello e coraggioso che si possa fare, adulti inclusi, poiché il bullismo non ha età.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 9 Aprile 2023 - n.2 SOCIETÀ
a
di
a cura di Giacomo Carbonara
cura
Francesca Bortolin
■ Antonino Esposito, fondatore di The Bright Side

ECO CHIAMA NARCISO…

E LUI PURTROPPO RISPONDE: UN LIBRO-DIARIO PER RICOSTRUIRSI

Bombardamento amoroso, svalutazione, triangolazione, manipolazione, abbandono: sono le diverse fasi di una relazione tossica in cui uno dei partner è affetto da disturbo narcisistico di personalità. Un ciclo non sempre facile da riconoscere che Gladia Bertoldi racconta con dolcezza, precisione ed estrema chiarezza nel suo libro autobiografico «Eco chiama Narciso… e lui purtroppo risponde». Originaria di Trento, Gladia Bertoldi è diplomata in cultura teologica e magistrale e da alcuni anni vive a Telve, in Valsugana, dove lavora come insegnante di italiano in una scuola elementare. «Questo libro – spiega – è un diario, nato come trattamento terapeutico per ritrovare me stessa dopo una relazione tossica e ha l’obiettivo di accompagnare le

altre persone che stanno vivendo o hanno vissuto in passato una situazione analoga. Queste pagine sono uno spazio dove riconoscersi e attraverso cui capire che non sono soli. I comportamenti dei narcisisti sono subdoli e raffinati e quindi spesso l’altra metà della coppia si sente smarrita perché, riportando all’esterno episodi e dinamiche, non viene compresa o creduta». L’autrice stessa racconta di aver trascurato i primi campanelli d’allarme e di essersi resa conto che quella non era la normalità solo grazie a una grande forza di volontà e al supporto costante delle sue due storiche amiche, che hanno condiviso tutto il percorso e un po’ alla volta le hanno fatto da specchio, mostrandole un’immagine riflessa che non le piaceva. Di qui, l’avvio di una prima ricerca su Internet e la scoperta che il problema non solo esisteva, ma era più diffuso di quanto lei si immaginasse. «Per interrompere i legami che si instaurano in una relazione tossica – continua – il mio consiglio è di informarsi e condividere. Io ho cominciato a raccogliere informazioni attraverso i libri e il web, partecipando a chat online sull’argomento e poi effettuando una serie di sedute con la psicologa e alcuni colloqui con una coach delle relazioni. Ricordo che, soprattutto all’inizio, cercavo il confronto con qualcuno

che avesse vissuto una situazione simile. Uno degli strumenti più potenti che ha dato inizio al cambiamento è stato divenire consapevole che ero responsabile di quella situazione almeno quanto il Narciso. Se lui sfruttava quanto potevo dare, era vero anche che io lo permettevo. Doveva quindi essere possibile smettere di farlo». La condivisione attraverso la pubblicazione del libro è stata una naturale conseguenza. «Il mio messaggio è che, anche dopo un’esperienza così dolorosa e mortificante, si può riuscire a star bene». Nel testo, scritto con un linguaggio avvolgente e avvincente che invoglia a proseguire, sono riportati esempi quotidiani di comportamenti malsani: dalle bugie seriali al punire sistematicamente il partner con il silenzio di fronte alla sua richiesta di spiegazioni, passando per la minimizzazione dei suoi eventuali dolori e disagi e per la massimizzazione di propri. Un’opera, dunque, che fa bene al cuore, perché passo dopo passo rende partecipi delle sfide, delle debolezze e delle paure, ma anche delle soddisfazioni e del recupero dell’autostima che caratterizzano il difficile percorso di ricostruzione dell’autrice, in un crescendo che prepara per l’epilogo finale, dove il narcisista si vede strappare quella maschera che per lui è una sorta di «prima pelle». Ma atten-

ELISABETTA PRANDI E LE AUDIOSTORIE DAL BOSCO DEI CENTOPIEDI

zione: perché queste personalità sono sempre pronte a tornare in azione, per cui è bene non farsi cogliere impreparati dai loro «falsi pentimenti». «A tal fine – conclude la scrittrice – è fondamentale seguire un percorso con uno specialista e contare sulla propria rete di protezione e supporto, nel mio caso le mie amiche di sempre, le mie sorelle e la mia famiglia». E già, tra una presentazione e l’altra, si prepara a scrivere ancora, perché «che si tratti di narrativa o poesia, non voglio lasciare questo libro figlio unico».

“Audiostorie: storie per bambini (e grandi) che non riescono ad addormentarsi”. È il progetto che sta portando avanti Elisabetta Prandi, originaria di Arco che, dopo essersi laureata in Scienze della Comunicazione a Verona, ora vive e lavora a Milano. Proprio qui, insieme ad altri compagni di viaggio, sta dando linfa al mondo immaginario degli anima-

li del magico Bosco dei Centopiedi, attraverso racconti coinvolgenti trasmessi con voce calda e accogliente. «Tutto – racconta Elisabetta – è nato due anni fa, ancora in periodo pandemico. Dovevo inventarmi qualcosa per intrattenere me stessa e gli altri. “Altri” che poi sono diventati i bambini, interlocutori con cui mi trovo per natura molto in sintonia. Così ho scritto la prima storia: quella di Ringhio, un cane che sapeva solo ringhiare. Pian piano ho continuato, prima una volta tanto, poi, quando il pubblico è aumentato, con più costanza, dando vita a una storia ogni due settimane. All'inizio erano storie autoconclusive: prendevo un personaggio, per esempio Mao, un gatto con disturbi d’ansia, e la storia iniziava e finiva in un episodio. Poi, giorno dopo giorno, nella mia mente si è creato un mondo immaginifico, il Bosco dei Centopiedi, in cui inserire i miei protagonisti, tutti animali». La proposta si è formata un suo pubblico. «I piccoli ascoltatori, ma anche

i genitori, si stanno affezionando a questi personaggi, tanto che li portano anche nei loro giochi. Sono onorata e orgogliosa di questa fiducia: non è scontato riceverla, soprattutto quella dei bambini. Che sono delle tavole bianche su cui poter scrivere, quindi è importante scegliere le parole giuste. All'inizio pensavo le mie storie fossero destinate a bimbi dai 3-4 anni ai 6-7. Poi però mi hanno scritto anche bambini un po’ più grandi, che per addormentarsi hanno bisogno di qualcosa di più semplice». Per concretizzare queste parole, basti riportare un episodio. «Di recente ho incontrato una bambina, Mathilda: con la mamma ci eravamo accordate per farle una piccola sorpresa per il suo compleanno. Un momento molto emozionante anche per me, – ricorda Elisabetta – ad incontrare una persona così appassionata al tuo lavoro, che lo apprezza nel modo più puro possibile, ti rendi conto che forse stai facendo qualcosa di bene per il mondo». In questo

viaggio Elisabetta non è sola: «Con me collabora Ilaria Lazzarotto, illustratrice laureata in Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, che con il suo tratto molto delicato dà un’immagine ai miei personaggi. E poi c’è il mio fidanzato Andrea Iannini, il correttore di bozze, un aiutante indispensabile per cucire le ferite del testo. Così sto cercando di avere una piccola rendita da questo progetto, in modo da poterci dedicare più tempo e creare più contenuti. Ci tengo tantissimo che le audiostorie rimangano sempre gratuite e accessibili a tutti».

I racconti scritti e interpretati da Elisabetta si possono ascoltare come podcast su tutte le principali piattaforme (Spotify, Amazon, Spreaker). Per saperne di più:

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 10 Aprile 2023 - n.2 Cultura - Speciale “Il maggio dei libri”
a cura di Martina Dei Cas
a cura di Ivan Ferigo
www.audiostoriepodcast.com Audiostorie @audiostorie
■ L’emozionante incontro a sorpresa tra l’autrice Elisabetta Prandi e la giovane ascoltatrice Mathilda ■ Eco chiama Narciso… e lui purtroppo risponde, ed. Albatros Il Filo (2023), p. 104, euro 13,90 ■ La scrittrice Gladia Bertoldi

LE «PAROLE INVISIBILI» DI STEFANO CARNICELLI DANNO VOCE ALLE

FAMIGLIE DEI BAMBINI CON AUTISMO

Scrivere è una passione, una liberazione e, a volte, anche una bellissima, necessaria e faticosa responsabilità. Quella di caricare nella propria penna e di portare a quante più persone possibili attraverso i libri le «Parole invisibili» di chi altrimenti – impegnato nella sfida quotidiana per la sopravvivenza – rischierebbe di finire ai margini del racconto e della vita sociale. Una «messa a disposizione» che lo scrittore aquilano Stefano Carnicelli, già autore dei romanzi «Il cielo capovolto» e «Il bosco senza tempo», ha raccolto in «Parole invisibili» (2019), opera che rievoca l’esperienza di sua cugina Loredana e del figlio Andrea, un ragazzo con autismo.

Come nasce «Parole invisibili»?

Dall’osservazione di una vicenda che mi ha toccato nel concreto, perché Lorenza del libro è in realtà Loredana, mia cugina, e Achille suo figlio Andrea, bambino autistico. Loredana, che purtroppo è scomparsa nel 2017 a soli 54 anni a seguito di un brutto male diagnosticato nel 2015, è stata fondamentale nella stesura del testo. Conservo ancora gelosamen-

te gli appunti che lei buttava giù nei momenti di calma durante il suo lavoro di guardia medica.

Testo pubblicato nel 2019, ma ultimato già nel 2015, quando di autismo si parlava ancora poco…

Esatto, volevamo dare un segnale, perché le prime diagnosi erano scarne e imprecise. Loredana stessa, pur essendo medico, non veniva messa nelle condizioni di comprendere la realtà. Andrea dovette affrontare molte visite e accertamenti. Ci premeva far capire che l’autismo non è qualcosa da tenere nascosto né di cui vergognarsi, ma una situazione che va affrontata per far sì che anche le persone che lo hanno vivano una vita piena e appagante, non da emarginati.

Il libro è scritto a due voci, quella della mamma e quella del figlio che, pur non riuscendo a parlare, si esprime attraverso un ricco quadro di percezioni interiori. Quanto è stato difficile immedesimarsi?

Molto. Mia cugina ha messo in campo cure che prevedevano frequenti viaggi all’estero, in particolare in Francia, basate sul metodo ABA per ridurre le abitudini comportamentali sbagliate attraverso la costruzione di rituali comportamentali adattativi e una specifica dieta per facilitare lo smaltimento dei metalli pesanti. All’inizio era mia sorella che, da Parigi, ci spediva gli alimenti, perché qui non erano ancora in commercio. Racconto quindi una realtà italiana quasi primordiale quanto alla conoscenza dell’autismo. Anche nella scuola, non c’erano ancora insegnanti formati in materia e spesso ci si trovava costretti

a improvvisare. Mia cugina faceva venire all’Aquila, a spese sue, una dottoressa da Firenze per insegnare ai docenti di sostegno come comportarsi.

Cosa ti ha colpito di più?

Ho portato spesso Andrea all’aria aperta. Ricordo con grande tenerezza che i bambini autistici hanno un gran bisogno di abbracci, tanto che c’è proprio una specifica tecnica per tranquillizzarli con questo nome. Il messaggio che voglio dare ai lettori è che non bisogna spaventarsi davanti a queste situazioni, ma accogliere le persone autistiche con la loro bella diversità.

Ci sono nuove opere in cantiere?

Sì, sto sviluppando un mio racconto dedicato al tema dell’inizio, che nella mia interpretazione è in realtà… l’inizio della fine.

Torniamo per un istante a «Parole invisibili». Un elemento centrale delle prime pagine del libro sono le difficoltà avute da Loredana nell’avere questo figlio tanto desiderato…

Sì, mia cugina ha tentato di tutto, diverse cure e anche la strada dell’adozione, poi abbandonata a causa delle lungaggini burocratiche. Diciamo che a volte il nostro Paese ci mette del suo per complicare la vita di chi già ne sta passando tante. Loredana però è stata aperta alla speranza fino alla fine. Proprio per questo, mi ha domandato di lasciare il romanzo com’era, senza dedicare neanche un capitolo alla sua malattia. Voleva che fosse una carezza, un invito all’ottimismo per le famiglie delle persone con autismo. Io, però, dopo la sua scomparsa percepivo il progetto editoriale come zoppo. Sentivo che mancava un collegamento, un ponte tra narrazione e realtà. Così, ho scritto il testo “Non c’è più tempo”, ispirato al libro e musicato da Massimo Germini, proprio per superare simbolicamente la morte e il tempo attraverso la forza della lirica.

BIBLIOTAKE, IL NOSTRO BOOKCROSSING ITINERANTE SENZA

BARRIERE ENTRA NELLA RETE NAZIONALE “LASCIA UN LIBRO, PRENDI UN LIBRO”

Negli ultimi anni, numerosi arredi urbani sono stati convertiti in isole per il bookcrossing. Non tutti, però, sono sbarrierati e dunque accessibili alle persone con una ridotta mobilità motoria o in carrozzina. Di qui l’idea, a fine 2016, degli allora giovani in Servizio Civile a PRODIGIO di costruire – in collaborazione con l’Anffas e grazie alla genialità di Maurizio Menestrina – una biblioteca su ruote senza barriere, la prima della città di Trento. L’opera, che ha preso il nome di “Bibliotake”, è costruita con materia-

li di riciclo e viene esposta ogni mattina dal lunedì al sabato fuori dalla sede di PRODIGIO. Tutti possono prendere in prestito i libri che contiene, a condizione che una volta finiti, non li tengano, ma li liberino di nuovo, affinché possano incontrare e fare felici nuovi lettori e lettrici.

E nel marzo 2023 è arrivata un’altra bella novità: il Bibliotake è entrato a far parte della rete nazionale per il bookcrossing “Lascia un libro, prendi un libro”, una mappa interattiva con oltre 2500 punti libro in tutta Italia.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it 11 Aprile 2023 - n.2 Cultura - Speciale “Il maggio dei libri”
■ Lo scrittore Stefano Carnicelli ■ Loredana, cugina di Stefano scomparsa nel 2017, ha ispirato il personaggio di Lorenza ■ Parole invisibili, ed. Tralerighe Libri (2019), p. 173, euro 15 ■ Maurizio Menestrina e Luciana Bertoldi davanti al Bibliotake

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