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ATTENZIONE A CHI LI DIAMO! ALCUNE SEMPLICI ACCORTEZZE PER RICONOSCERE LE TRUFFE…

Guardando la tv nell’autunno scorso e ancor più sotto Natale sarete stati travolti dalle ricorrenti richieste di denaro: qualcuno chiedeva nove euro, qualcun altro dieci o più, un altro il 5 per mille, chi si sarebbe accontentato di un lascito testamentario, chi offriva una guida alle donazioni, chi suggeriva un numero telefonico o altro, in favore delle più nobili cause umane, sostenere i bambini che vivono in contesti vulnerabili o ancora salvare vite di persone nate con malattie rare o difficilmente curabili.

Queste malattie, circa sette­ottomila, colpiscono 2 milioni di persone in Italia: da chi non riesce a star seduto a chi non vede, sente o parla, da chi ha un dna difettoso a chi ha le ossa iperfragili al primo tocco, a chi si dimentica di respirare, a chi sta perdendo la vista e a chi condivide la sua malattia solo con altri venti in tutto il mondo. E, nel 70% dei casi, parliamo di pazienti in età pediatrica.

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Uno dei problemi di questi malati è il loro esiguo numero. Per essere definita “rara” una malattia deve avere un’incidenza inferiore alle 5 persone ogni 10 mila: a Trento, fatti gli opportuni calcoli, ci sarebbero una sessantina di malati.

Anche le multinazionali del farmaco ci mettono del loro, escludendo a volte le ricerche in quanto non riuscirebbero a rientrare dei costi delle medicine stesse. Un po’ di sicurezza, per fortuna, l’ha data il Parlamento approvando il disegno di legge sulle malattie rare. Tra i suoi obiettivi: sostenere la ricerca scientifica e sensibilizzare l’opinione pubblica affinché la ricerca stessa non si fermi.

Dal canto nostro, noi italiani siamo molto generosi e abbiamo “dato” in tanti e a tutti. Anche se, purtroppo, non sempre alle nobili intenzioni di chi dona, sono seguite le nobili azioni di chi avrebbe dovuto gestire poi il progetto nella pratica.

Ok le donazioni, ok la pubblicità con bambini sfortunati e mamme affrante, ok la visita dell’inviato, il lascito nel testamento ma… a chi? Dietro tante realtà che lavorano con convinzione, ve ne sono altre che trattengono per sé parte del denaro o ne fanno un uso improprio.

Alcuni, infatti, coinvolti emotivamente, donano senza sapere a chi, oppure donano a siti web inventati lì per lì, cadono vittima del fishing, di associazioni non registrate o di persone senza scrupoli.

Traspilot, un sito web di recensioni a livello globale, ha messo a punto una serie di consigli pratici per evitare questi raggiri: visitarlo sarebbe un buon primo passo.

La premessa, poi, è solo una: attenzione a dove dirigete i soldi perché il “raggiro” risulta sempre uno dei modi più democratici e meno violenti di separare i soldi da chi ne dispone. In via generale, dunque, cestinate la posta e le mail troppo fumose, piene di foto, di articoli incensatori, di auto­lodi, promesse mirabolanti, futuri radiosi, certezze.

Partiamo con una semplice domanda: l’organizzazione che mi ha contat- tato opera “in regola”? Di solito, le associazioni sono in gran parte registrate presso le autorità fiscali locali e quindi facilmente verificabili. Poi la missione e le notizie di cui fanno sfoggio: sono troppo vaghe, assenti, esagerate o dubbie? Chiedete loro come pensano di spendere i soldi e se mai intendono pubblicare un rapporto finanziario dettagliato sul loro uso.

Altre volte si tratta di richieste di privati a favore di altri privati, di cure super specialistiche, ma immotivate, funerali in un altro Paese, intervento, acquisto o viaggi. Conosciamo qualcuno coinvolto nella raccolta fondi? L’obbiettivo è congruo rispetto allo scopo finale? Il denaro viene girato a sua volta a una associazione più grande? In questo caso meglio dare direttamente a quella organizzazione. I metodi di pagamento sono sicuri e autorizzati? La maggior parte degli enti di beneficenza dispongono di un metodo sicuro per controllare i fondi direttamente sul loro sito web, oppure tramite carte di credito o con Paypal: la realtà con cui ci stiamo confrontando garantisce questa opportunità? L’indirizzo appare chiaro? Avete ricevuto una chiamata di un operatore che vi sollecitava a consegnare una somma di denaro ad un loro prossimo delegato, magari nel più breve tempo possibile? Attenti, perché gli unici beneficiari della donazione potrebbero essere lui, il telefonista dalla voce suadente e l’inviato con faccia addolorata di circostanza. Pertanto… su co’ le rece per evitare che le vostre donazioni diventino per qualcuno spiagge bianchissime alle Maldive e per qualcun altro (voi!) fonte di pianto sul latte versato.

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