Liceo classico “A. Oriani” – Corato
Appunti I.R.C.
prof. Antonio de Palma
www.religioweb.it
EUROPA CRISTIANESIMO ed elementi di
Ecclesiologia
Europa, Cristianesimo Ecclesiologia
ed elementi di
Introduzione L’origine dell’Europa Le culture che hanno fatto l’Europa Il cristianesimo: o o o o
Gesù Cristo Le origini del Cristianesimo e della Chiesa Il graduale distacco dall‟ebraismo I primi secoli tra crescita e persecuzioni
La Chiesa tra scismi e divisioni: o o
1054 scisma d’oriente 1550 riforma protestante
La Chiesa cattolica.. e o o o o o
le caratteristiche nicene le definizioni del Concilio Vaticano II° la sua vita sacramentale la sua organizzazione l‟ ecumenismo
L'impronta cristiana nello spazio geografico L'impronta cristiana nel ritmo del tempo
Introduzione
Molte materie scolastiche propongono continuamente fatti e personaggi, parole e concetti, capolavori d’arte, sistemi di pensiero e sistemi di valori, che hanno a che fare innegabilmente con la Bibbia e il cristianesimo. Cosicché risulta quasi impossibile studiare bene certe materie (storia civile, letteratura italiana e straniera, arte italiana ed europea, diritto, storia del pensiero occidentale...), se non si ha almeno una conoscenza di base del loro retroterra biblico e cristiano. In questa unità vogliamo allora esaminare quel singolare rapporto che si è instaurato tra cristianesimo ed Europa. Questo binomio sembra indissociabile. Infatti.. da una parte, il cristianesimo ha trovato in Europa, in questi primi duemila anni, la sua “incarnazione storicamente più completa e articolata” anche se ovviamente imperfetta e problematica da molti punti di vista; dall‟altra, l’Europa, cioè la sua storia, la sua cultura, le sue leggi, le sue conquiste, i modelli d‟uomo e di società succedutisi lungo i secoli, sarebbero stati certamente diversi da quello che sono stati, se non fosse passato per lo spazio europeo, pervadendolo interamente, quell‟evento chiamato cristianesimo. La materia è vastissima, per questo l‟unità propone solo spunti e materiale per una prima esplorazione globale del suddetto binomio, in modo da garantire un primo essenziale orizzonte conoscitivo, entro il quale sarà possibile, volendo, fare delle ricerche più analitiche per conseguire i seguenti obiettivi: 1. conoscere le principale componenti culturali che sono alla base della civiltà europea; 2. individuare i segni di matrice ebraico-cristiana presenti nello spazio e nel tempo europeo; 3. chiarire i motivi storici e teologici che hanno portato alla divisione del cristianesimo in Europa.
L'origine dell’Europa
Il toponimo "Europa" viene dal nome greco Εσρώπη che significa "occidente" (probabilmente un appellativo della luna) ed era una figura della mitologia greca. Europa era la figlia di Agenore re di Tiro. Per primo ne parla il poeta Esiodo, tra l‟ VIII e il VII secolo a.C. Lo storico Erodoto, verso il V secolo a.C., dichiara di non sapere l‟origine di questo nome. In epoca greca e romana l'Europa era un termine geografico indefinito, una terra a nord del Mediterraneo, della quale non si conoscevano i confini settentrionali. Assai raramente gli autori latini citano i termini "Europa" ed "europei". Il primo che usa il termine con un significato assai pertinente alla fine del VI secolo fu l'abate irlandese San Colombano, che lo citò (tutus Europae) in una delle lettere al papa Gregorio Magno. Anche il monaco Isidoro Pacensis, usò il termine per indicare i soldati che sotto la guida di Carlo Martello, avevano combattuto a Poitiers (prospiciunt Europenses Arabum tentoria, nescientes cuncta esse pervacua). La battaglia aveva assunto infatti un grande valore simbolico: l'Occidente cristiano idealmente rappresentato dall'Europa, che aveva fermato l'espansione araba; e quindi Isidoro aveva usato l'aggettivo "europeo" per attribuire un'identità collettiva ai guerrieri che avevano fermato gli invasori musulmani. L'Europa diviene per la prima volta una concreta e nuova realtà politica con l'impero di Carlo Magno. Tra la fine del VIII e l'inizio del IX secolo nasce una nuova entità nella quale convergono l'antica potenza di Roma, l'autorità spirituale del sommo pontefice e la forza dei giovani popoli germanici. Carlo, un giovane condottiero franco fonda l'Europa, che da generica espressione geografica diventa un grande Impero che usa la stessa moneta, che adotta il latino come lingua ufficiale scritta e che professa una sola religione.
Le culture che hanno fatto l’Europa
La storia dell’Europa ha almeno cinquemila anni. Verso il 3500 a.C. antiche tribù eressero enormi pietre verticali o orizzontali (menhir, dolmen). I Celti, dal VI a II secolo a.C., dilagarono su tutto il territorio europeo, dall‟Irlanda ai Carpazi, dalla Germania alla Pianura Padana e al litorale mediterraneo. Saranno i Romani a ricacciali verso nord e a imporre lingua e costumi latini nell‟Europa mediterranea, quella Roma imperiale che a sua volta si era da poco ellenizzata a contatto con le arti e il pensiero di Atene.
La cultura dell'Europa nasce inizialmente dall'incrocio celticoromano e da altri influssi successivi. Gli storici contemporanei sono abbastanza concordi nell'indicare quattro influssi, tra loro complementari ma anche fortemente eterogenei. Vediamoli.
Una cultura ereditata dalla Grecia Platone e Aristotele, maestri in filosofia e in politica, ed educatori dell'habitus critico-discorsivo; Socrate, testimone di dignità morale (il «conosci te stesso» come criterio primo di condotta); il mito di Prometeo quale modello dell'uomo che si ribella al destino imposto dagli dèi per diventare protagonista del proprio destino; il gusto della democrazia come partecipazione alla cosa pubblica; il culto della bellezza del corpo (sport, olimpiadi) e del cosmo (il tempio greco); in una parola, il coraggio e la capacità dell‟uomo di mettersi al centro dell‟universo come misura di tutte le cose. I teologi medievali, Tommaso d'Aquino primo fra tutti, tenteranno di reinterpretare le verità cristiane con gli strumenti concettuali del pensiero greco. Gli umanisti del Quattrocento riscopriranno i classici della letteratura greca e le regole filologiche del loro scrivere di storia, di lirica, di tragedia. Illuministi ed enciclopedisti del Settecento rivendicheranno una stretta parentela del sapere scientifico e matematico moderno con il logos greco. Quanto alle arti, non si contano in Europa le imitazioni ottocentesche di templi e di colonne greche, come ha avuto una sua stagione brillante il movimento del neo-classicismo in scultura e pittura, sotto la spinta anche di significative e fortunate scoperte archeologiche di quel tempo.
Una cultura ereditata da Roma La migliore civiltà romana eccelse per la propria cultura organizzativa e giuridica: realismo e concretezza nel gestire la cosa pubblica, senso dell'autorità e dello Stato, gusto del diritto ma anche buon senso pratico (pragmatismo), esigenza di ordine e di funzionalità, organizzazione gerarchica dei poteri. Oltre, naturalmente, a una indiscussa tradizione di ineguagliata ingegneria urbanistica, stradale, militare. Nella storia d'Europa molti giuristi e rivoluzionari si sono fregiati della toga romana. Il senato, il foro, i codici di leggi, i regolamenti, gli statuti: sono tutti strumenti che nell’odierna vita democratica continuano a imporsi come riferimento remoto ma irrinunciabile per gestire la vita pubblica. Più volte è riemerso il sogno ambizioso di rifondare in Europa l'impero romano, sotto diverse bandiere e con diversa ispirazione: dal sacro romano impero di Carlomagno, al Terzo Reich nazista, dalle utopie europeiste e cosmopolitiche dell‟uomo rinascimentale al progetto di Europa unita di questo fine millennio.
Una cultura ereditata dalla tradizione ebraico-cristiana Innestatasi prima nella cultura greca e organizzatasi poi secondo modalità e strutture amministrative dell‟impero romano in declino, la religione ebraico-cristiana, dopo la fortunata congiuntura offerta dalla svolta costantiniana si porrà come la forza culturale trainante dell‟Europa medievale e moderna. Quali le “armi” della sua influenza nel mosaico della civiltà europea? Tre soprattutto. 1. Un testo base di altissimo valore letterario, simbolico ed etico: la Bibbia. 2. Un’organizzazione sociale e capillare di prim‟ordine: la rete di prime comunità cristiane, inquadrate da un potere centralizzato a struttura gerarchica. 3. Un movimento carismatico (volontariato disciplinato da regole ascetiche) con la vocazione di fare unità tra vita sociale, ricerca intellettuale ed esperienza spirituale: il monachesimo. Esso ha avuto, nel regolare la spiritualità e lo sviluppo delle scuole e delle tecniche nei primi 10 secoli della storia della Chiesa italiana ed europea, un influsso civilizzatore molto forte. Il monastero è stato l‟unico spazio del lavoro filosofico prima che nascessero le università.
Una cultura laica - materialista
E‟ quella, molto più recente, che si è diffusa in Europa attorno allo sviluppo industriale e al modello d‟uomo che stava alla base: priorità al processo “produzione-commercio-consumo” di beni materiali e strumentali, culto dell‟efficienza e del profitto, ricerca scientifica funzionale alla applicazione tecnica e allo sfruttamento della natura. Questi valori “laico-materialisti” hanno soppiantato, da due secoli in qua, gran parte dei valori legati al senso sacrale della natura, al lavoro agricolo, alla tradizione della famiglia patriarcale.. valori con i quali la religione cristiana europea si era in un certo modo identificata, quasi connaturata. Di qui la crisi subita dal cristianesimo nell‟impatto con la cultura industriale, che a ragione o a torto, molti cristiani hanno sentito e subìto spesso come cultura estranea e minacciosa per la fede.
Questi quattro principali apporti alla identità culturale europea non si sono sovrapposti e amalgamati in modo pacifico e indolore: sia perché tra loro ci sono più elementi di diversità che di affinità tanto da rendere queste culture incompatibili su più punti; sia ancora perché sono intervenuti fatti nuovi che hanno cambiato il volto dell‟Europa religiosa: oltre l‟apertura al Nuovo Mondo extraeuropeo con le scoperte geografiche, basti ricordare la riforma protestante che ha esasperato quella tensione tra le due anime del continente, l'anima latinamediterranea e queIla germanica-anglosassone; e l‟avvento delle correnti marxiste e laiciste che. dall'Ottocento fino all'emblematica caduta del Muro di Berlino (1989). hanno combattuto per un modello d‟uomo e di società alternativo, se non opposto, a quello della tradizione cristiana.
Il CRISTIANESIMO e la CHIESA Gesù Cristo o
è il fondatore
del Cristianesimo come religione monoteista a carattere universalistico, con le radici nella religione ebraica. Tra le religioni è la più diffusa, con circa 2,1 miliardi di fedeli.
o e della Chiesa che Lo riconosce come il Figlio di Dio e il Salvatore del mondo. Etimologicamente la parola CHIESA deriva dal verbo greco ἐκ-κaληίn (= chiamare
ἐκκλησία (ekklesia), che originalmente indicava un'assemblea di cittadini convocata per fini politici. Nel Nuovo Testamento è stata usata da,convocare) e quindi dalla parola greca
con il significato attuale di Chiesa cioè come "comunità di chiamati" da Cristo, quindi “comunità dei cristiani”. Questa parola è passata come tale in latino, trascritta ecclèsia con lo stesso significato religioso. Da essa è stato poi composto il derivato ecclesiologia intesa come lo studio sistematico di tutto ciò che riguarda la Chiesa cristiana e quindi come disciplina teologica che studia il "fenomeno Chiesa" in tutti i suoi aspetti. Il cristianesimo riconosce al termine Chiesa, un duplice significato. E' l'esempio tipico di compresenza di accezioni diverse veicolate da uno stesso elemento significante ...
luogo di culto Kyriake [oikìa],
[casa] del Signore, da cui ad es. il tedesco Kirche e l'inglese Church)
assemblea dei fedeli Ekklesìa,
nelle città-stato dell'antica Grecia, l'assemblea generale dei cittadini) e, per estensione, «comunità dei cristiani», virtualmente universale, designante di fatto appartenenti a una determinata confessione religiosa .
Le origini La duplice rivelazione di Cesarea di Filippo Mt 16,15-19 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, … 15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Il brano suddetto è uno dei più importanti perchè tratta di due rivelazioni inseparabili: 1. la vera identità di Cristo «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 2. la vera identità della Chiesa «tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Esso rivela anche il rapporto strettissimo tra il ministero di Pietro e la nascita (e la legittimazione) della Chiesa che, quindi, è il risultato di specifica iniziativa di Cristo Gesù. L'avvenimento che segna la nascita del Cristianesimo e della Chiesa è la Pentecoste Questa avviene a Gerusalemme, intorno al 33 d.C., nella città in cui Gesù è morto e risorto; nello stesso luogo dell'ultima cena (nel Cenacolo). Dopo la Pentecoste, Pietro fa il primo grande discorso della Chiesa e già lì evidenzia il cuore (kerygma) del Cristianesimo: Gesù Cristo è risorto dai morti. Così anzitutto a Gerusalemme, sotto la guida dell'apostolo Giacomo, poi in un numero sempre maggiore di centri della Palestina, della Grecia, dell'Asia Minore, dell'Italia, dell'Africa settentrionale gli ebrei convertiti alla fede in Gesù formano le prime comunità.
La Chiesa comincia quindi ad organizzarsi: Apostoli (attuali vescovi): si occupano della diffusione del Vangelo; presbiteri (attuali sacerdoti): guidano le comunità diaconi (si occupano della distribuzione dei beni ai poveri).
Il problema della conversione dei pagani. Inizialmente i cristiani, che ancora non si chiamavano "cristiani", venivano confusi con una delle tante sette ebraiche; addirittura veniva loro permesso di parlare nelle sinagoghe ebraiche! questo anche perché i cristiani (che inizialmente sono tutti ebrei) non avevano affatto abbandonato le usanze ebraiche e, come tutti, continuavano a frequentare il Tempio di Gerusalemme. Il problema principale sorse quando dei non-ebrei (i pagani) vollero diventare cristiani. C'era infatti la convinzione che prima di diventare cristiani, i non-ebrei dovessero diventare ebrei, dovessero entrare proprio a far parte del popolo ebreo (attraverso la circoncisione e ad altre usanze ebraiche del tempo). Questo dilemma (direttamente cristiani o prima ebrei e poi cristiani?) trovò una soluzione definitiva nel Concilio di Gerusalemme (49 d.C.) che stabilì che non era necessario costringere a diventare prima ebrei. Il graduale distacco dal popolo ebraico Il rifiuto nei confronti di Cristo da parte dei giudei diverrà poi poco a poco rifiuto e persecuzione anche di coloro che credevano in lui (cfr. At 5,41; 1Pt 3,9), e questo, insieme alla prevalenza dei discepoli provenienti dal paganesimo, portò a un graduale scostamento della Chiesa di Cristo dalla sinagoga.
I primi secoli.. Soprattutto attraverso gli Atti degli apostoli apprendiamo che i cristiani si raccoglievano in gruppi intorno agli elementi centrali dell'insegnamento di Gesù: 1. l'accettazione dell'annuncio di salvezza, alla luce del quale comprendere il Primo Testamento, il primo «patto» .
2.
il battesimo, visto non solo come ingresso nella comunità
3. 4.
l'eucarestia in comune, nella quale rinnovare la cena del giovedì santo e infine la preghiera come ascolto della Parola, meditazione e rendimento di grazie .
ma come partecipazione alla morte e resurrezione del Cristo;
In questi 4 atti le Chiese si edificavano realizzando una intensa comunione di carità e prendendo sempre più coscienza che ogni chiesa locale non solo non era estranea alle altre, ma tutte insieme costituivano la chiesa universale. Da un punto di vista religioso le Chiese ebbero sin dall'inizio una fisionomia aperta, riconoscendosi costituite di «santi» e di peccatori e rifiutando di caratterizzarsi come comunità chiuse di eletti, separate dagli altri. Sin quando i cristiani furono ritenuti una setta ebraica furono tollerati, ma quando se ne percepì la specifica natura attraverso lo stretto vincolo di comunione che li legava, la pratica del sacramento dell'eucarestia, il rifiuto di prestare servizio militare e in generale di assumere impegni sociali e politici sino al rifiuto del culto pubblico agli dei e all'imperatore, si aprì il periodo delle persecuzioni, iniziato nel 64 da Nerone e proseguito con ondate successive sino a Decio
(249-251 ), Valeriano (257-258) e Diocleziano (303-304). La persecuzione violenta dei cristiani non raggiunse lo scopo di bloccare la diffusione del cristianesimo, anzi ne rinforzò la fede mediante la testimonianza dei martiri. Questa situazione stimolò le Chiese a formulare per gli aspiranti a entrarvi (catecumenato), delle brevi e sintetiche espressioni della fede cristiana, mentre i cristiani colti riaffermavano la verità del cristiani con scritti apologetici (Giustino, Tertulliano). Nonostante difficoltà e persecuzioni nei primi quattro secoli della nuova era il messaggio cristiano si diffonde in tutti i territori dell'Impero Romano adiacenti al bacino del Mediterraneo, fino al conseguimento della libertà religiosa nel IV secolo sotto Costantino (Editto di Milano, 313). Nel V secolo, quando ormai l'Impero Romano incomincia a dissolversi, la Chiesa è ormai estesa in tre grandi aree culturali: 1. quella occidentale latina, sotto Roma, i cui Vescovi "presiedono a tutta la famiglia cristiana"; 2. quella orientale greca, sotto l'influsso di Bisanzio; 3. quella siriaca, sotto l'influenza di Antiochia. Nel frattempo, da Alessandria d'Egitto il cristianesimo si diffuse nelle zone settentrionali dell'Africa e nell'Etiopia. La notevole vitalità della Chiesa del tempo è testimoniata da figure come il Vescovo africano Agostino (†430), teologo geniale, l'asiatico Giovanni Crisostomo (†407), asceta e oratore, il romano Benedetto (†547), uomo di preghiera e di azione, padre del monachesimo occidentale. Tra il IV e il V secolo la Chiesa precisò nei grandi Concili Ecumenici (Nicea, 325, Costantinopoli, 381, Efeso, 431) la sua fede riguardo alla divinità di Cristo e dello Spirito Santo, chiarendo la sua dottrina contro le eresie dell'epoca.
La Chiesa tra scismi e divisioni Dal X secolo le comunità cristiane, pur richiamandosi tutte allo stesso Vangelo e avendo il centro della loro fede in Gesù Cristo, si sono storicamente differenziate tra loro in base alla "confessione", cioè alla loro professione di fede, ovvero al loro modo di interpretare e vivere il cristianesimo. Le tre separazioni principali della primitiva Cristianità sono l'Ortodossia orientale, il Protestantesimo e l‟Anglicanesimo. Esistono anche altri gruppi cristiani che non rientrano in queste tre categorie principali. I gruppi cristiani si distinguono per differenti dottrine e pratiche ma la maggior parte dei cristiani (cattolici, ortodossi, anglicani e la maggior parte dei protestanti) condividono il Credo del Primo concilio di Nicea ( 325 ) che è stato il primo concilio ecumenico del mondo cristiano, secondo la prassi del Concilio di Gerusalemme di età apostolica. Convocato (e presieduto) dall'imperatore Costantino I, preoccupato dalle dispute tra cristiani che si facevano sempre più aspre. Costantino aveva dato al Cristianesimo un'autorità all'interno dello stato, queste dispute erano diventate anche una questione di stato e come tali andavano trattate: infatti, se queste non fossero state risolte, avrebbero dato un ulteriore impulso centrifugo all'impero, in una fase in cui esso si trovava sulla via della disgregazione. Il concilio ecumenico è una riunione solenne di tutti i vescovi della cristianità per definire argomenti controversi di fede o indicare orientamenti generali di morale.
Scisma d’oriente
Cristiani Ortodossi Nel 1054 avviene il primo grande scisma all'interno del Cristianesimo. La parola scisma, nella storia del Cristianesimo, indica le divisioni all'interno della Chiesa. La divisione tra i Cristiani d'Occidente e i Cristiani di Oriente si chiama Scisma d'Oriente, perché è avvenuta a Costantinopoli nel 1054. L'Oriente (l'attuale Medio Oriente) è stato la culla del Cristianesimo: lì è nata la Chiesa, lì sono sorte grandi e importanti comunità di Cristiani, lì si sono svolti i primi concili ecumenici. Tuttavia, già dalla fine dell'Impero Romano, la politica, la cultura, la religione comincia a spostarsi sempre più verso l'Oriente. Quando poi nel 476 d.C. crolla l'Impero Romano d'Occidente, l'Oriente (e Costantinopoli in particolare) assume sempre più importanza. Tra Oriente e Occidente iniziano grandi discussioni, anche su temi religiosi. Si discuterà di tutto. C'è da aggiungere che nel 691-692 la Chiesa bizantina celebrò il concilio Trullano che realizzò una vera e propria riforma, non sentita però dalla Chiesa occidentale. Inoltre, quando in Occidente, a Natale dell'800 Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero, l'Oriente perse il suo primato di difensore della cristianità e dovette anche "cedere" il posto al Sacro Romano Impero come nuovo erede del vecchio impero romano; finora l'Oriente si era ritenuto l'erede dell'impero romano! Intorno all'anno 1000 d.C. le incomprensioni erano diventate sempre più profonde. Per questo motivo, papa Leone IX mandò a Costantinopoli una sua delegazione guidata dal cardinale Umberto di Silva Candida per ricucire i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di Oriente. In realtà l'incontro tra il legato del Papa e il patriarca di Costantinopoli (Michele Cerulario) ebbe effettivi opposti: si scomunicarono a vicenda: questo atto, avvenuto il 16 luglio 1054 segna l'atto ufficiale della prima divisione dei Cristiani. I principali motivi della divisione sono soprattutto due:
1. il problema del "Primato del Papa" e 2. l'aggiunta del "Filioque" fatta al Credo Niceno-Constantinopolitano.
PRIMATO DEL PAPA I testi evangelici mostrano chiaramente che l'apostolo Pietro ha un ruolo di primo piano rispetto agli altri undici apostoli. Mt 16,15-19 Dopo che Gesù è salito al cielo, gli apostoli si sono rivolti a Pietro per avere una guida in alcuni momenti importanti. Prima della loro morte, gli apostoli si sono scelti dei successori (i vescovi): tra tutti i vescovi, quello che è succeduto all'apostolo Pietro ha continuato a godere di maggiore autorità e fu chiamato (per distinguerlo dagli altri vescovi: Papa). Il Papa è quindi il capo della Chiesa perché è il successore dell'apostolo Pietro. Per gli Orientali, nel periodo che ha preceduto il grande scisma d'oriente, il Papa non doveva essere più il capo di tutta la chiesa, anche di quella orientale. Per loro il capo della Chiesa doveva essere il patriarca della città più importante, della città in cui risiedeva l'imperatore: il patriarca di Costantinopoli.
FILIOQUE Nei primi due concili ecumenici (Nicea, 325; Costantinopoli, 381) la Chiesa aveva formulato il Credo che, proprio per questo, fu chiamato "Credo niceno-costantinopolitano". Il terzo concilio, quello di Efeso nel 431, aveva stabilito che il Credo non poteva essere più modificato. A Toledo, quindi in occidente, nel 587 i cristiani, per combattere l'arianesimo e chiarire quindi che anche il Figlio è Dio, aggiunsero al Credo la parola "Filioque" proprio per indicare che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede del Padre e del Figlio ( in latino: qui ex Patre Filioque procedit) e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti... Sarà soltanto nel 1014 che verrà utilizzato il termine nel Credo, e soltanto nel 1274 (nel II Concilio di Lione) fu ufficialmente aggiunto al Credo. Il dato di fatto è che tutt'ora la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale sono separate. Le chiese ortodosse si ritengono emanazione dell‟antica chiesa greca nata originariamente nel territorio dell'Impero Romano d'Oriente, ma nella loro storia per quanto la chiesa greca assumesse rilevanza particolare, essa non fu mai in grado di imporre la propria supremazia sulle chiese "sorelle", che rimasero autocefale. Fra queste la più importante è indubbiamente la
Chiesa ortodossa russa.
Riforma protestante
Cristiani Luterani, Riformisti e.. Parlare di "protestantesimo" è quanto mai difficile per diversi motivi: 1) ancora oggi gli studiosi, non cristiani o cristiani cattolici e protestanti, stanno studiando il periodo della "riforma"; 2) ci si sta rendendo conto sempre più che la "riforma" non è stata soltanto un fatto legato alla religione, ma ha riguardato un vasto contesto che abbraccia tutti i campi: da quello culturale a quello politico, da quello sociale a quello economico, e così via. 3) ci si è accorti, da parte di cattolici e di protestanti, che il problema spesso viene presentato in termini molto semplici e non sempre corretti, come se tutto fosse stato causato semplicemente dalla "vendita delle indulgenze" e "dalla corruzione della Chiesa del tempo"
Il termine "protestantesimo" non deriva da una protesta nei confronti della chiesa di Roma, ma più precisamente da una "protesta" che nel 1529 i principi e le città tedesche che avevano aderito alla riforma luterana presentarono alla II° Dieta di Spira (assemblea parlamentare dei regni germanici) contro la decisione dell'Imperatore Carlo V di mettere al bando il monaco riformatore Martin Lutero (1483-1546) e i suoi seguaci ed imporre a tutto l'impero la fede cattolico-romana come religione di Stato) Storicamente alla fine del 1300 e agli inizi del 1400 la Chiesa attraversava una grave crisi: addirittura erano stati eletti contemporaneamente tre papi. L'età del Rinascimento, almeno dopo la morte di papa Paolo II nel 1471, nonostante le splendide apparenze, costituisce uno dei periodi più oscuri del papato: allo splendore culturale e civile si contrappone la mancanza di un autentico spirito religioso al vertice della gerarchia ecclesiastica.La curia viveva in un lusso fastoso: ogni cardinale aveva la sua corte sontuosa, con palazzi e ville dentro e fuori Roma. Questo tenore di vita esigeva naturalmente forti spese, alle quali si faceva fronte con vari mezzi anche illeciti. A questa crisi della Chiesa e della società, occorre aggiungere la situazione politico-religiosa presente nella Germania dell'epoca: tra principi elettori e imperatore non c'era accordo.
E' in questo periodo che si colloca Lutero.
Meditando un passo della Lettera di San Paolo apostolo ai Romani 1,17 ( 16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. 17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede".) si sente illuminato, comprendendo che la giustizia di cui si parla in quel passo non è quella che userà Dio nel punire i peccatori e nel premiare i giusti, ma di come il Signore "copre" i peccati di coloro che si abbandonano a Lui, di coloro che hanno fede in Lui, si tratta di una giustizia che salva.
Da qui, il passo verso gli altri suoi princìpi fu semplice: 1)
Solamente la Scrittura (Sola Scriptura) Secondo Lutero tutto ciò che occorre per salvarsi è già tutto presente nella Sacra Scrittura (la Bibbia). Questa è la norma per la fede e la vita: tutto il resto è subordinato. L'uomo può e deve interpretare da solo questa Sacra Scrittura. Non è più quindi necessario il Magistero (= Insegnamento) della Chiesa né la Tradizione.
2)
Solamente la Grazia (Sola Gratia) La grazia che ci salva, che ci porta ad essere santi, secondo Lutero è un dono totalmente gratuito di Dio. Lutero rifiuta qualunque "ponte" esterno tra l'uomo e Dio, qualunque ponte che sia stato istituito dall'uomo. Niente e nessuno può far ottenere la grazia. In questo c'è un rifiuto della grazia dei sacramenti e, di conseguenza degli stessi sacramenti (che per i cattolici sono proprio segni efficaci della grazia santificante).
3)
Giustificazione attraverso la fede (Sola fide) Per Lutero la natura umana dopo il peccato originale è ormai corrotta, quindi ogni sua opera - poiché proviene appunto da un uomo "corrotto" - è sempre "macchiata" dal peccato. Tali opere non possono essere quindi presentate a Dio per la propria salvezza (=giustificazione). Ciò che effettivamente giustifica e salva è la sola fede. In questo modo l'uomo, coperto dai meriti di Cristo come da un mantello, attraverso la sua fede in Cristo, può salvarsi. Le opere buone non servono per la salvezza eterna, ma si è comunque in dovere di compierle; se non altro per un buon vivere civile e dignitoso.
Dal movimento della Riforma nel 1550 nascono le chiese
protestanti
quelle luterane, dette anche "evangeliche", termine usato dallo stesso Lutero per indicare la centralità del Vangelo nella fede riformata, e della ripresa dello spirito che animava le prime comunità cristiane delle origini. quelle "riformate" nate dalla fusione fra i seguaci di Calvino (1509-1564) e i seguaci di Zwingli (1484-1531)
..
le
Anglicani
chiese anglicane, (inglese: Church of England; latino: Anglicana ecclesia)
è il nome assunto dalla Chiesa
d'Inghilterra dopo la separazione dalla Chiesa cattolica nel XVI secolo. Il termine latino è precedente alla Riforma protestante e indicava genericamente la chiesa cattolica inglese, allo stesso modo in cui la chiesa francese era denominata Chiesa Gallicana. In seguito, dopo lo scisma avvenuto durante il regno di Enrico VIII e per influsso delle dottrine protestanti provenienti dal continente europeo, la Chiesa anglicana ha assunto una particolare fisionomia dottrinale ed organizzativa. Essa rappresenta una "via media" tra cattolicesimo romano e protestantesimo. Vi sono anche gruppi che hanno origini diverse come ad esempio la chiesa valdese, che storicamente si rifà a una protesta religiosa medioevale capeggiata da Valdo, un mercante di Lione, che richiamava la Chiesa alla povertà evangelica e faceva predicare i laici. Entrato in conflitto con la gerarchia del tempo, il movimento valdese fu condannato per scisma ed eresia (1190 ca.), disperdendosi in Francia e in Italia (Lombardia e Piemonte). Con la Riforma il movimento aderisce al protestantesimo, pur con delle perplessità su temi come fede/opere, libero arbitrio, predestinazione e modificando sia l'orientamento teologico che l'organizzazione. Ogni comunità è guidata da un'Assemblea, mentre gli organismi di governo sono il Sinodo e la Tavola Valdese, che rappresentano anche le Chiese metodiste italiane quali, tuttavia, sono attualmente inquadrabili nell'ambito delle chiese protestanti.
La Chiesa di Pietro
Cristiani cattolici La
Chiesa cattolica (dal greco: καθολικός,
cioè "universale") è la Chiesa cristiana che
riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto, secondo la fede cattolica, successore dell'apostolo Pietro. Il nome richiama l'universalità della Chiesa fondata da Gesù Cristo, la quale viene dichiarata sussistere nella Chiesa cattolica visibilmente organizzata, senza con ciò negare e anzi affermando la presenza di parecchi elementi di santificazione e di verità nelle altre Chiese separate da essa. Tra le Chiese cristiane, secondo le statistiche, la Chiesa cattolica conta il maggior numero di fedeli a livello mondiale, con un'alta percentuale in America Latina e in Europa.
“Una, santa, cattolica, apostolica”
le caratteristiche nicene
Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, indicano i tratti essenziali della Chiesa e della sua missione.
Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν. Così recita il Credo niceno-costantinopolitano formulato nel Concilio tenutosi tra maggio e luglio del 381, c onsiderato il secondo concilio ecumenico dalla Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa, Chiesa anglicana e Chiesa luterana.)
Quando nel Credo (questa
preghiera, chiamata Symbolum apostolicum, nei primi secoli della Chiesa, era considerata talmente sacra da non poter essere neppure scritta, ma soltanto memorizzata.) si dice che la Chiesa è
una si vuole anzitutto affermare che Cristo non ha inteso fondare una pluralità di Chiese. La Chiesa di Cristo è una sola. Purtroppo nel mondo moderno i cristiani sono divisi tra loro. Vi sono motivi e vicissitudini storiche dietro la separazione dei cristiani e lasciamo ad altri il compito di indagarne le responsabilità. Per quanto ci riguarda, nel Credo affermiamo che la volontà di Cristo è chiaramente manifestata in Gv 17,20-21: siano una cosa sola. Ut unum sint. L‟idea della santità della Chiesa ha due significati ben distinti. Il primo significato riguarda la santità dovuta alla Presenza di Cristo e dello Spirito Santo per cui continuerebbe a essere santa anche se al suo intero nessuno lo fosse. La Chiesa si può definire con una espressione di origine patristica “santa e peccatrice”. Ma la santità della Chiesa ha anche un altro significato: tutti i suoi figli sono chiamati alla pienezza della santità , “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” .. a imitazione del figlio Primogenito che è Cristo. Per mezzo di lui e in lui la Chiesa diventa anche santificante La parola “cattolicità” deriva da un‟espressione greca che significa “universalità”. Dire che la Chiesa è cattolica equivale ad affermare il suo rifiuto di chiudersi dentro confini nazionali. E‟ chiaro allora che la tensione missionaria della Chiesa nasce dall‟attributo della cattolicità, oltre che dall‟esplicito comando del Risorto (Mt 28,19-20). La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli, e ciò in un triplice senso: essa è stata e rimane costruita sul «fondamento degli Apostoli» (Ef 2,20), testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso; custodisce e trasmette, con l'aiuto dello Spirito, l'insegnamento e le sane parole udite dagli Apostoli; fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il Collegio dei Vescovi, « coadiuvato dai sacerdoti ed unito al Successore di Pietro e Supremo Pastore della Chiesa ».
le definizioni del Vaticano II °
dal 1962 al 1965
Il Concilio Vaticano II ha parlato approfonditamente della Chiesa nel documento Lumen Gentium (Luce delle genti). Innanzitutto ha presentato la Chiesa come:
1. ”il nuovo popolo di Dio”: In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10, 35). Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse. Un "popolo" che crede in Gesù di Nazareth inviato di Dio. Un "popolo" diverso dagli altri perché non ha limiti etnici, culturali, razziali, linguistici, geografici; vi si entra a far parte non per nascita ma per fede; ha per capo ("testa") Gesù il Cristo e per legge il comandamento dell'amore; questo popolo esiste unicamente per conservare e diffondere il Vangelo e far crescere il Regno di Dio.
2.
”sacramento dell'unione con Dio”: La Chiesa è in Cristo come un sacramento (segno) e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano. La Chiesa non è fine a se stessa, ma per volontà di Cristo è uno strumento - nel linguaggio teologico si dice un sacramento - della salvezza di Dio. In questa prospettiva la Chiesa indica come meta l'unità di tutti gli uomini, favorendo la consapevolezza che tutti fanno parte dell'unica famiglia di Dio che è Padre di tutti.
3.
esperienza di ”comunione“: La fede, la presenza dello Spirito di Cristo, l'amore fraterno, l'eucaristia uniscono profondamente tutti i cristiani. Nell'Ultima Cena, Cristo invoca il Padre perché i cristiani siano una cosa sola come Lui è una cosa sola con Dio Padre (cfr. Gv 17,11) e insiste: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato. (Gv 17, 20-23)
Al di là delle divisioni e dei peccati umani, la comunità cristiana dovrebbe essere un riflesso dell'unità d'amore che esiste in Dio. La stessa eucaristia, il pane spezzato e condiviso, è "comunione" con Cristo e con tutti. Per questo Paolo ammonisce i cristiani di Corinto contro ogni divisione, soprattutto nel momento della "comunione" eucaristica (cfr. 1Cor 11 ) :
4. ”Corpo mistico di Cristo”: Comunicando infatti il suo Spirito, fa che i suoi fratelli, chiamati tra tutte le genti, costituiscano il suo corpo mistico. (Lumen gentium, n. 7) L'immagine del corpo mistico di Cristo completa quella della Chiesa come comunione: la profonda unità tra i credenti e Cristo fa di essi un corpo unico di cui Gesù è il capo e ogni cristiano un membro. A ciascuno Cristo comunica la sua vita per mezzo dei sacramenti. Anche Paolo scrive "Ora voi siete il corpo di Cristo" (1Cor 12, 27) e questa definizione dei cristiani ritorna in altre occasioni (cfr. Ef 4,12; 4. 10; Col 1, 24; 3, -15). Questa diversità deve servire al bene di tutti perché "tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3, 28). Paolo fa l'esempio proprio del corpo umano dove nessun organo può rivendicare una superiorità, ma tutti servono al bene dell'unico organismo (cfr. 1Cor 12,12-27).
Ma ogni definizione e formula, pur aiutando a cogliere degli aspetti importanti della realtà della Chiesa, si ri vela però incompleta. Come la fede, così anche la vita della Chiesa si comprende sempre meglio attraverso
l'esperienza personale di partecipazione.
la sua vita sacramentale La Chiesa cattolica dà il nome di "sacramenti" a sette azioni sacre in quanto sacramentali, appunto, certa del fatto che attraverso di essi Cristo risorto si fa presente, si manifesta e agisce nella storia degli uomini per conformarli sempre più a sé, in particolare per renderli capaci di riprodurre nella loro vita il suo mistero pasquale di passione, morte e resurrezione. Dal punto di vista della classificazione, si parla di: sacramenti dell'iniziazione cristiana: battesimo, cresima, eucaristia. Sono detti così perché costituiscono l'iniziazione alla vita di fede e di Chiesa di coloro che credono in Cristo;
sacramenti di guarigione: penitenza (guarigione interiore, perdono dei peccati), unzione degli infermi (per la guarigione fisica e spirituale);
sacramenti dell'edificazione della Chiesa: ordine sacerdotale (guida pastorale della comunità cristiana) e matrimonio (edificazione della "piccola Chiesa domestica" che è la famiglia).
Il Catechismo della Chiesa cattolica dice, citando il Concilio Vaticano II (costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Divina Liturgia), che i sacramenti, e l'eucarestia in particolare, sono la "fonte e il vertice di tutta la vita cristiana".
la sua organizzazione L'organizzazione della Chiesa Cattolica si è definita nel corso dei secoli sulla base della comunità iniziale formata da Gesù ed i suoi discepoli. Il capo della Chiesa è il Papa, successore di Pietro, il quale ricopre anche l'incarico di vescovo di Roma. Attualmente è Benedetto XVI. I vescovi sono i successori degli apostoli, sono nominati dal Papa e sono a capo delle diocesi, le unità amministrative della Chiesa Cattolica. Hanno il compito di ordinare i nuovi preti e diaconi e di amministrare il sacramento della confermazione (cresima). I vescovi più importanti sono nominati cardinali dal Papa mediante apposite funzioni denominate concistori.
cardinali formano il collegio cardinalizio che ha come compito principale l'elezione del nuovo Papa durante il conclave. Ricoprono le cariche dei dicasteri della Curia romana o sono messi a capo delle diocesi più importanti
I
(arcidiocesi) e dei patriarcati. Le Congregazioni ed i Pontifici Consigli in cui si divide la Curia Romana formano quello che potrebbe essere considerato il "governo" del Vaticano e della Chiesa. Il Segretario di Stato occupa la posizione che sarebbe del Primo Ministro.
presbiteri (o sacerdoti) sono collaboratori del vescovo e sono chiamati parroci se sono a capo di una parrocchia. Le parrocchie sono le più piccole unità amministrative della Chiesa e sono riunite in vicariati (o foranie,
I
o decanati). Uno dei parroci del vicariato ricopre la carica di vicario, coordinatore del territorio.Vescovi, presbiteri e cardinali raggiungono l'età della pensione al compimento del 75º anno, oltre il quale vengono loro attribuite cariche onorifiche. La carica papale è invece a vita.
La CHIESA dunque
è una realtà storica multiforme e differenziata attraverso i tempi e luoghi, caratterizzata dalla fede in Gesù Cristo come figlio di Dio e nella potenza redentrice della sua morte e resurrezione, e tesa all'attualizzazione del messaggio evangelico.
L’ ecumenismo L'etimologia del termine risale a ecumene, la "casa dove tutti viviamo". Il termine ecumenismo indica il movimento che tende a riavvicinare e a riunire tutti i fedeli cristiani delle diverse Chiese o confessioni. Il punto di partenza è la comune fede nella Trinità: in Dio Padre, in Gesù Cristo Figlio e in Dio Spirito Santo. Nel tentativo di ristabilire l’unità, è sorto nel secolo scorso un movimento ecumenico che ha trovato la sua espressione in diverse organizzazioni e istituzioni. Con il Concilio Vaticano II (1962-1965), la Chiesa cattolica si è aperta a questa istanza (in particolare, con il documento conciliare Unitatis Redintegratio). E’ stato così istituito il Segretariato per l’unità dei cristiani, per favorire il dialogo interconfessionale cristiano. Ogni anno, nel mese di gennaio, si celebra in tutto il mondo la settimana dell‟unità, con preghiere e celebrazioni in comune tra le varie confessioni cristiane.
L'impronta cristiana nello spazio geografico Dai tempi degli imperatori Costantino (313) e Teodosio (321), che resero rispettivamente libera e obbligatoria la religione cristiana in Occidente, i cristiani non hanno cessato di espandersi su tutto il continente europeo, prima entro il perimetro dell‟impero romano, poi amalgamandosi con le popolazioni germaniche, quindi spingendosi ad evangelizzare i Paesi scandinavi e quelli slavi. Passato poi attraverso infinite crisi e rinascite, sviluppi e conflitti d‟ogni sorta fino ai tempi moderni, il cristianesimo si trova ad essere ancora oggi la prima religione in assoluto degli europei; e ciò, nonostante la prolungata secolarizzazione, l’immigrazione di fedeli d’altre religioni, la nascita di nuovi movimenti e sètte religiose. Osserviamo città, villaggi, l‟interno delle case, e anche l‟aperta campagna. Impossibile non incontrare ancor oggi segni ben visibili della religione cristiana: segni architettonici, iconici, devozionali. Segni fastosi e ingombranti come le cattedrali, i santuari e i monasteri, ma anche umili e popolari come i crocifissi o le edicole collocate sui sentieri di campagna. Secoli di fede cristiana hanno lasciato le loro tracce sul territorio europeo. E‟ facile individuarle.
Anzitutto i luoghi di riunione e gli edifici del culto liturgico:
dalle umili catacombe alle grandiose basiliche romane del tempo di Costantino; dalle robuste chiese romaniche alle svettanti cattedrali gotiche; dai mille santuari eretti in onore della Madonna o del santo patrono alle innumerevoli chiese parrocchiali di ogni città e paese coi loro immancabili campanili e cimiteri annessi; dai sontuosi templi barocchi della cattolicità latina alle severe e spoglie chiese protestanti del centro-nord Europa; dalle solenni chiese-fortezza dei monasteri occidentali alle dorate basiliche-salotto dell„Oriente ortodosso, letteralmente tappezzate di icone sacre e odorose di incenso... Difficile, insomma, che dalla skyline di una città o di un villaggio europeo non emerga la punta di una guglia, di una cupola, di un campanile. Come sarebbe difficile immaginare Venezia senza la Basilica di San Marco, Vienna senza lo Stephansdom, Parigi senza Notre-Dame, Santiago di Compostela senza la sua Catedràl, Montecassino senza monastero...
Anche lo spazio rurale non tarda a popolarsi di monumenti e immagini religiose: oltre alla chiesetta che solitamente occupa il centro del villaggio, avendo le case tutt‟intorno (da cui il termine para-oikia = parrocchia, vicino alle case), si costruiscono in campagna piccoli monumenti o edicole: croci al confluire di due sentieri, per i quali si snodano le processioni delle rogazioni; tabernacoli di pietra ai bordi dei campi con la statuetta di un santo o della Vergine; piccole cappelle isolate, precedute spesso da un portico con arcate, e con un piccolo campanile laterale, che conservavano all‟interno un‟immagine sacra, talvolta ritenuta miracolosa, più raramente degli affreschi.
L'impronta cristiana sul ritmo del tempo Dopo sei giorni di lavoro o di scuola arriva la domenica. Ogni anno arrivano le feste di Natale e Pasqua. Non c‟è città o paese che non festeggi una volta l‟anno il suo santo patrono. L‟“Ora et labora” del monachesimo benedettino «abituerà l‟Europa a pratiche del tempo che sono ancora alla base del nostro modo di gestirlo. Si tratta anzitutto della grande fondamentale suddivisione fra il tempo della preghiera e il tempo del lavoro, che introduce una differenziazione fra quello che si affermerà come il tempo del lavoro e quello che diventerà il tempo del riposo, delle ferie, dello svago e della festa. D‟altra parte, sono i primi segnali sonori del tempo che si impongono a tutti: il suono delle campane o delle torri dell‟orologio, antenate degli attuali ultramoderni “timers”.