Liceo classico “A. Oriani” - Corato
Appunti I.R.C. www.religioweb.it
prof. Antonio de Palma
"Essi ascoltavano con assiduità l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme" ( Atti 2.42)
V°ginnasio unità didattica
Elementi di 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.
Ecclesiologia
Cosa significa la parola Chiesa? Come nasce la Chiesa? Come definire la Chiesa? La Chiesa secondo il Vaticano II La Chiesa “Una, santa, cattolica, apostolica” La vita della chiesa, vita di fede. Il governo della chiesa Organizzazione della Chiesa Cattolica ..in sintesi.
1. Cosa significa la parola CHIESA?
Etimologicamente la parola CHIESA deriva dal verbo greco
ἐκ-κaληίn (= chiamare da, chiamare fuori)
ἐκκλησία
(ekklesia), che originalmente indicava un'assemblea di cittadini e quindi dalla parola greca convocata per fini politici. Il significato più corretto è quello di "convocazione". È stata usata dal Nuovo Testamento con il significato attuale di Chiesa come "comunità di chiamati" da Cristo, quindi “comunità dei cristiani”. Questa parola è passata come tale in latino, trascritta ecclèsia con lo stesso significato religioso. Da essa è stato poi composto il derivato ecclesiologia intesa come lo studio sistematico di tutto ciò che riguarda la Chiesa cristiana e quindi come disciplina teologica che studia il "fenomeno Chiesa" in tutti i suoi aspetti. Il cristianesimo riconosce al termine Chiesa, un duplice significato. E' l'esempio tipico di compresenza di accezioni diverse veicolate da uno stesso elemento significante ...
luogo di culto Kyriake [oikìa],
assemblea dei fedeli Ekklesìa,
[casa] del Signore, da cui ad es. il tedesco Kirche e l'inglese Church)
nelle città-stato dell'antica Grecia, l'assemblea generale dei cittadini) e, per estensione, «comunità dei cristiani», virtualmente universale, designante di fatto appartenenti a una determinata confessione religiosa .
2. Come nasce la CHIESA? La duplice rivelazione di Cesarea di Filippo
Mt 16,15-19
Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, … 15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Il brano suddetto è uno dei più importanti perchè tratta di due rivelazioni inseparabili: la vera identità di Cristo «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». e la vera identità della Chiesa «tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Esso rivela anche il rapporto strettissimo tra il ministero di Pietro e la nascita (e la legittimazione) della Chiesa che, quindi, è il risultato di specifica iniziativa di Cristo Gesù. I primi cristiani furono ebrei che prestarono fede all'affermazione di Gesù di essere figlio del Dio vivente, cioè il messia. Agli ebrei della Palestina era primariamente rivolto l'annuncio di Gesù; in mezzo a essi egli aveva scelto i propri amici, era vissuto, aveva sofferto, era stato crocifisso; davanti ai loro occhi era morto, era apparso dopo la resurrezione; era, infine asceso al Padre. Anche il fondamentale evento della comunicazione dello Spirito Santo, la Pentecoste, era avvenuto nella Gerusalemme ebraica. Dopo la scomparsa di Gesù, fedeli al suo mandato, gli apostoli (i dodici e altri) iniziarono cautamente, poi via via con maggiore coraggio, a ripetere l'annuncio della salvezza portata dal Cristo nelle varie regioni della Palestina e presso le numerose comunità ebraiche esistenti nel Mediterraneo centro orientale. Così anzitutto a Gerusalemme, sotto la guida dell'apostolo Giacomo, poi in un numero sempre maggiore di centri della Palestina, della Grecia, dell'Asia Minore, dell'Italia, dell'Africa settentrionale gli ebrei convertiti alla fede in Gesù formano le prime comunità dapprima distinte e poi separate dalle originarie comunità ebraiche.
Soprattutto attraverso gli Atti degli apostoli apprendiamo che i cristiani si raccoglievano in gruppi intorno agli elementi centrali dell'insegnamento di Gesù: 1. l'accettazione dell'annuncio di salvezza, alla luce del quale comprendere il Primo Testamento, il «patto» di Dio con il suo popolo; 2. il battesimo, nel quale partecipare alla morte e resurrezione del Cristo; 3. l'eucarestìa in comune, nella quale rinnovare la cena del giovedì santo e infine 4. la preghiera. In questi atti le Chiese si edificano, e realizzano una intensa comunione di carità. La rapida diffusione del cristianesimo, anche tra i «gentili», (popolazioni pagane o non ebraiche) ebbe l'effetto di accelerare un chiarimento sull'autonomia delle Chiese cristiane rispetto alle comunità ebraiche, che culminò nel cosiddetto concilio di Gerusalemme (49 ca. d.C.), quando fu deciso che non fosse imposta la circoncisione ai convertiti provenienti dal paganesimo. Le Chiese nate in aree marginali (Egitto e Asia Minore) o estranee (Siria, Mesopotamia. Persia) al mondo ellenistico vennero a contatto con tradizioni culturali e sociali diverse da quelle grecoromane e ne ricevettero interessanti influssi. Sappiamo che all'interno delle Chiese si manifestarono molto presto funzioni spirituali (carisma: 1 Corinti 12, 28-31) e organizzative (ministeri: Atti 6, 2-5), tutte dipendenti dall'unico apostolo delle anime, Cristo, e riferite dalla Chiesa alla volontà di lui. I rapporti tra le Chiese si svilupparono principalmente mediante contatti tra coloro che all'interno di ciascuna Chiesa presiedevano la cena e che erano indicati come gli anziani (presbyteroi, «preti») o gli ispettori (episkopoi, vescovi). Questi contatti accrebbero la coscienza che le Chiese non solo non erano estranee le une alle altre, ma tutte insieme costituivano la chiesa. Da un punto di vista religioso le Chiese ebbero sin dall'inizio una fisionomia aperta, riconoscendosi costituite di «santi» e di peccatori e rifiutando di caratterizzarsi come comunità chiuse di eletti, separate dagli altri. Sin quando i cristiani furono ritenuti una setta ebraica furono tollerati, ma quando se ne percepì la specifica natura attraverso lo stretto vincolo di comunione che li legava, la pratica del sacramento dell'eucarestia, il rifiuto di prestare servizio militare e in generale di assumere impegni sociali e politici sino al rifiuto del culto pubblico agli dei e all'imperatore, si aprì il periodo delle persecuzioni, iniziato nel 64 da Nerone e proseguito con ondate successive sino a Decio (249251 ), Valeriano (257-258) e Diocleziano (303-304). La persecuzione violenta dei cristiani non raggiunse lo scopo di bloccare la diffusione del cristianesimo, anzi ne rinforzò la fede mediante la testimonianza dei martiri. Questa situazione stimolò le Chiese a formulare per gli aspiranti a entrarvi (catecumenato), delle brevi e sintetiche espressioni della fede cristiana, mentre i cristiani colti riaffermavano la verità del cristiani con scritti apologetici (Giustino, Tertulliano).
3. Come definire la CHIESA? Non è facile dare una definizione univoca della Chiesa: la Bibbia utilizza delle immagini che i documenti della Chiesa hanno ripreso. Il significato di Chiesa si precisa in base al suo uso negli scritti del Nuovo Testamento. Tra gli evangelisti solo Matteo (16, 18 e 18, 17) usa due volte la parola Chiesa; più frequente è la ricorrenza negli Atti degli apostoli (5, 11; 8.1; 9, 31;12, 1 e 5; 15, 41 e 19, 39) dove indica sia singole comunità locali di cristiani, sia gruppi di tali comunità. In senso accentuatamente dottrinale la parola Chiesa è impiegata da Paolo con notevole frequenza nelle sue lettere: anche in Paolo si trova sia l'accezione locale sia quella più generale, che indica tutti i cristiani, ma è ancora più significativa la sua concezione per cui «il corpo di Cristo è la Chiesa» (Colossesi 1, 24 e Efesini 1, 23). Questa molteplicità deve mettere in guardia dalla pretesa di comprendere in un'unica definizione una realtà tanto poliedrica e complessa. Occorre distinguere • tra la Chiesa come realtà universale che comprende tutti i cristiani, • e le singole Chiese, le quali sono solo importanti ma parziali realizzazioni della chiesa universale. La CHIESA dunque
è una realtà storica multiforme e differenziata attraverso i tempi e luoghi, caratterizzata dalla fede in Gesù Cristo come figlio di Dio e nella potenza redentrice della sua morte e resurrezione, e tesa all'attualizzazione del messaggio evangelico.
4. La CHIESA secondo il Concilio Vaticano II Il Concilio Vaticano II ha parlato approfonditamente della Chiesa nel documento Lumen Gentium (Luce delle genti).
1. Innanzitutto ha presentato la Chiesa come “popolo di Dio”: In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10, 35). Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse. La Chiesa è il nuovo popolo che crede in Gesù di Nazareth inviato di Dio. Un "popolo" diverso dagli altri perché non ha limiti etnici, culturali, razziali, linguistici, geografici; vi si entra a far parte non per nascita ma per fede; ha per capo ("testa") Gesù il Cristo e per legge il comandamento dell'amore; questo popolo esiste unicamente per conservare e diffondere il Vangelo e far crescere il Regno di Dio.
2. Il Concilio Vaticano II ha poi definito la Chiesa come ”sacramento (segno e strumento) dell'unione con Dio”: La Chiesa è in Cristo come un sacramento (segno) e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano. La Chiesa non è fine a se stessa, ma per volontà di Cristo è uno strumento, un segno efficace - nel linguaggio teologico si dice un sacramento - della salvezza di Dio. In questa prospettiva la Chiesa indica come meta l'unità di tutti gli uomini, favorendo la consapevolezza che tutti fanno parte dell'unica famiglia di Dio che è Padre di tutti.
3. Negli ultimi decenni si è riflettuto molto sulla Chiesa come esperienza di ”comunione“: La fede, la presenza dello Spirito di Cristo, l'amore fraterno, l'eucaristia uniscono profondamente tutti i cristiani. Nell'Ultima Cena, Cristo invoca il Padre perché i cristiani siano una cosa sola come Lui è una cosa sola con Dio Padre (cfr. Gv 17,11) e insiste: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato. (Gv 17, 20-23) Al di là delle divisioni e dei peccati umani, la comunità cristiana dovrebbe essere un riflesso dell'unità d'amore che esiste in Dio. La stessa eucaristia, il pane spezzato e condiviso, è "comunione" con Cristo e con tutti. Per questo Paolo ammonisce i cristiani di Corinto contro ogni divisione, soprattutto nel momento della "comunione" eucaristica (cfr. 1Cor 11 ) :
4. Conseguenza di questa stretta comunione tra Cristo e la Chiesa, si parla di essa come ”Corpo mistico di Cristo”: Comunicando infatti il suo Spirito, fa che i suoi fratelli, chiamati tra tutte le genti, costituiscano il suo corpo mistico. (Lumen gentium, n. 7) L'immagine del corpo mistico di Cristo completa quella della Chiesa come comunione: la profonda unità tra i credenti e Cristo fa di essi un corpo unico di cui Gesù è il capo e ogni cristiano un membro. A ciascuno Cristo comunica la sua vita per mezzo dei sacramenti. Anche Paolo scrive "Ora voi siete il corpo di Cristo" (1Cor 12, 27) e questa definizione dei cristiani ritorna in altre occasioni (cfr. Ef 4,12; 4. 10; Col 1, 24; 3, 15). Questa diversità deve servire al bene di tutti perché "tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3, 28). Paolo fa l'esempio proprio del corpo umano dove nessun organo può rivendicare una superiorità, ma tutti servono al bene dell'unico organismo (cfr. 1Cor 12,12-27). Ma ogni definizione e formula, pur aiutando a cogliere degli aspetti importanti della realtà della Chiesa, si rivela però incompleta. Come la fede, così anche la vita della Chiesa si comprende sempre meglio attraverso l'esperienza
personale di partecipazione.
5. Caratteristiche della Chiesa:“Una, santa, cattolica, apostolica” Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, indicano i tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν. Così recita il Credo niceno-costantinopolitano formulato nel Concilio tenutosi tra maggio e luglio del 381, considerato il secondo concilio ecumenico dalla Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa, Chiesa anglicana e Chiesa luterana.)
Quando nel Credo (questa preghiera,chiamata Symbolum apostolicum, nei primi secoli della Chiesa, era considerata talmente sacra da non poter essere neppure scritta, ma soltanto memorizzata.) si dice che la Chiesa è • una si vuole anzitutto affermare che Cristo non ha inteso fondare una pluralità di Chiese. La Chiesa di Cristo è una sola. Purtroppo nel mondo moderno i cristiani sono divisi tra loro. Vi sono motivi e vicissitudini storiche dietro la separazione dei cristiani e lasciamo ad altri il compito di indagarne le responsabilità. Per quanto ci riguarda, nel Credo affermiamo che la volontà di Cristo è chiaramente manifestata in Gv 17,20-21: siano una cosa sola. Ut unum sint.
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L’idea della santità della Chiesa ha due significati ben distinti. Il primo significato riguarda la santità dovuta alla Presenza di Cristo e dello Spirito Santo per cui continuerebbe a essere santa anche se al suo intero nessuno lo fosse. La Chiesa si può definire con una espressione di origine patristica “santa e peccatrice”. Ma la santità della Chiesa ha anche un altro significato: tutti i suoi figli sono chiamati alla pienezza della santità, “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” .. a imitazione del figlio Primogenito che è Cristo. Per mezzo di lui e in lui la Chiesa diventa anche santificante La parola “cattolicità” deriva da un’espressione greca che significa “universalità”. Dire che la Chiesa è cattolica equivale ad affermare il suo rifiuto di chiudersi dentro confini nazionali. E’ chiaro allora che la tensione missionaria della Chiesa nasce dall’attributo della cattolicità, oltre che dall’esplicito comando del Risorto (Mt 28,19-20). La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli, e ciò in un triplice senso: essa è stata e rimane costruita sul «fondamento degli Apostoli» (Ef 2,20), testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso; custodisce e trasmette, con l'aiuto dello Spirito, l'insegnamento e le sane parole udite dagli Apostoli; fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il Collegio dei Vescovi, « coadiuvato dai sacerdoti ed unito al Successore di Pietro e Supremo Pastore della Chiesa ».
6. La vita della CHIESA: vita di fede La Chiesa cattolica dà il nome di "sacramenti" a sette azioni sacre in quanto sacramentali, appunto, certa del fatto che attraverso di essi Cristo risorto si fa presente, si manifesta e agisce nella storia degli uomini per conformarli sempre più a sé, in particolare per renderli capaci di riprodurre nella loro vita il suo mistero pasquale di passione, morte e resurrezione. Dal punto di vista della classificazione, si parla di: •
sacramenti dell'iniziazione cristiana: battesimo, cresima, eucaristia.
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sacramenti di guarigione: penitenza (guarigione interiore, perdono dei peccati), unzione degli infermi (per la guarigione fisica e spirituale); sacramenti dell'edificazione della Chiesa: ordine sacerdotale (guida pastorale della comunità cristiana) e matrimonio (edificazione della "piccola Chiesa domestica" che è la famiglia).
Sono detti così perché costituiscono l'iniziazione alla vita di fede e di Chiesa di coloro che credono in Cristo;
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Il Catechismo della Chiesa cattolica dice, citando il Concilio Vaticano II (costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Divina Liturgia), che i sacramenti, e l'eucarestia in particolare, sono la "fonte e il vertice di tutta la vita cristiana".
7. Il governo nella prima Chiesa Con l’espressione “governo della Chiesa” si intende la forma con cui una comunità cristiana si è strutturata e governata sia nel passato o si struttura e governa che nel presente. Infatti come in ogni altra società umana, anche nelle chiese cristiane lungo la storia si sono creati dei modelli organizzativi diversi e specifici. Il Nuovo Testamento mostra una terminologia molto varia per indicare i responsabili delle comunità. Fondamentalmente i termini usati sono: • "presbitero" (="anziano", non nel senso di età ma di autorità) e • "vescovo" (="supervisore") (Tt 1,5-7; At 10,17.28). La questione se tale diversità di terminologia risponde a una diversità di ministeri ha una risposta molto complessa, e in molti casi i due termini sono intercambiabili. Molti passi attestano che le comunità cristiane locali presentavano una pluralità di anziani (At 14,23; 20,17; Fil 1,1). Questi anziani sovraintendono alla chiesa locale (At 20,28; 1 Pt 5,2.3), e erano quindi responsabili di governarla (1 Tim 3,5;5,17; 1 Ts 5,12; Eb 13,7.17.24). Gli anziani giudicano fra i fratelli (cfr. 1 Cor 6,5), e sono loro ad ammonire 1 Timoteo 5,20).
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Gli anziani sono assistiti nel loro ministero dai diaconi, che si occupano soprattutto di opere di misericordia (Fil 1,1; At 6,1-6; cfr. 1 Tim 3,8-13).
8. Organizzazione della CHIESA cattolica L'organizzazione della Chiesa Cattolica si è definita nel corso dei secoli sulla base della comunità iniziale formata da Gesù ed i suoi discepoli. • •
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Il capo della Chiesa è il Papa, successore di Pietro, il quale ricopre anche l'incarico di vescovo di Roma. Attualmente è Benedetto XVI. I vescovi sono i successori degli apostoli, sono nominati dal Papa e sono a capo delle diocesi, le unità amministrative della Chiesa Cattolica. Hanno il compito di ordinare i nuovi preti e diaconi e di amministrare il sacramento della confermazione (cresima). I vescovi più importanti sono nominati cardinali dal Papa mediante apposite funzioni denominate concistori. I cardinali formano il collegio cardinalizio che ha come compito principale l'elezione del nuovo Papa durante il conclave. Ricoprono le cariche dei dicasteri della Curia romana o sono messi a capo delle diocesi più importanti (arcidiocesi) e dei patriarcati. Le Congregazioni ed i Pontifici Consigli in cui si divide la Curia Romana formano quello che potrebbe essere considerato il "governo" del Vaticano e della Chiesa. Il Segretario di Stato occupa la posizione che sarebbe del Primo Ministro. I presbiteri (o sacerdoti) sono collaboratori del vescovo e sono chiamati parroci se sono a capo di una parrocchia. Le parrocchie sono le più piccole unità amministrative della Chiesa e sono riunite in vicariati (o foranie, o decanati). Uno dei parroci del vicariato ricopre la carica di vicario, coordinatore del territorio. Vescovi, presbiteri e cardinali raggiungono l'età della pensione al compimento del 75º anno, oltre il quale vengono loro attribuite cariche onorifiche. La carica papale è invece a vita.
9. in sintesi: