TEMPO SACRO e RELIGIONI

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Liceo classico “A. Oriani” - Corato

Appunti I.R.C. www.religioweb.it

IL

prof. Antonio de Palma

1° liceo

modulo didattico

TEMPO SACRO e le religioni

la festa


IL TEMPO SACRO: la festa Introduzione o o

riflessione antropologica origini e caratteristiche

La storia del tempo o o

Dal tempo ciclico a quello lineare Il tempo e i suoi ritmi nei calendari

Religioni, calendari e sistemi astrali Dal calendario romano a quello gregoriano Calendario liturgico e feste cristiane o

La domenica, Dominica dies, Natale e Pasqua

Calendario e feste ebraiche o

Il sabato e le feste stagionali

Calendario e festività islamiche o

Il venerdì e le feste culturali e religiose

Calendari e festività di altre religioni

Introduzione

Riflessione antropologica La "FESTA"

(dal latino festus,a,um festus dies, "giorno propizio", ricostruito come neutro pl. di festum, festa, solennità)

è la celebrazione solenne di ricorrenze religiose e civili, che hanno luogo periodicamente, durante l’anno, in date fisse o variabili secondo un calendario.  Non esiste popolo, epoca, cultura o tradizione che non abbia le proprie FESTE, quasi sempre fortemente “sacralizzate”, perciò definite TEMPI SACRI, e quindi considerate dall’antropologia come un elemento morfologico e costitutivo del fenomeno religioso, occasione di incontro tra l’umano e il divino.  Il patrimonio culturale di OGNI POPOLO, in OGNI TEMPO e in OGNI LUOGO, include FESTE e CELEBRAZIONI per cui antropologi ed etnologi arrivano ad affermare che l'uomo, nel suo evolversi culturale e comportamentale, non è solo faber, sapiens, ludens, politicus, religiosus, oeconomicus, ma anche festivus.  Nelle culture e nelle religioni secondo Carl Gustav Jung psichiatra, psicoanalista e antropologo seguace di Freud, le feste, sacre o profane che siano, rivelano i prototipi culturali (archetipi) cioè i significati più profondi sui quali le stesse culture o religioni si basano e il modo in cui vengono celebrate costituisce spesso il linguaggio attraverso il quale questi significati vengono tramandati e sviluppati. .

Quali le sue origini ? Le origini della FESTA religiosa, secondo l'antropologo ELIADE MIRCEA (storico delle religioni) potrebbero essere le stesse della ►religiosità individuale e collettiva intesa come "sentimento soggettivo" che diventa "esperienza collettiva" e che collocata nella sfera della SACRALITA' approccia la dimensione della TRASCENDENZA, del divino, del soprannaturale. Infatti anche secondo alcuni etnologi e studiosi del folklore, le prime feste sarebbero nate dalle ancestrali paure degli uomini primitivi, che speravano di placare con riti e cerimonie le incontrollabili forze della natura. È universalmente accettato che le feste più antiche fossero collegate ai periodi della semina e del raccolto o alla commemorazione dei defunti, ma anche ad eventi astronomici e meteorologici ciclici, come gli equinozi e i solstizi o l’avvicendarsi della siccità e della stagione delle piogge. Le origini delle festività civili sono generalmente legate a ►eventi storici. La celebrazione delle ricorrenze ha la funzione di preservare le radici culturali di un popolo, rievocandone pubblicamente i fatti e le svolte storiche cruciali, come a ribadire le esperienze comuni al gruppo sociale.


Quali le caratteristiche ?

Innanzitutto.. ►La FESTA è comunitaria. La celebrazione collettiva della festa ha lo scopo di rafforzare la coesione del gruppo, della comunità, del popolo. Essa prevede  parziale o totale cessazione delle attività lavorative.. quindi ►un’interruzione del ciclo produttivo e ►una scansione dei ritmi della vita sociale;  riti e cerimonie pubbliche;  comportamenti particolari, ad esempio nell’abbigliamento (come per le maschere del carnevale) o nelle pratiche sociali (quale l’usanza di scambiarsi doni o riunirsi in famiglia a Natale), oppure l’applicazione di norme nell’alimentazione (cibi casher per gli ebrei, cibi proibiti nel "Ramadan" islamico, astinenze e digiuni in giorni particolari per i cristiani, ecc).

►La FESTA

nasce religiosa e diventa sacrale, ludica ed escatologica.  La festa costituisce un momento particolarmente privilegiato anche in senso religioso: chiamando l’uomo ad uscire da se stesso e dal proprio quadro ordinario di esistenza, lo apre in maniera nuova all’esperienza del sacro, del divino, della fede.  Il carattere sacrale si formalizza in un rito (cerimoniale) speciale e intensamente partecipato, posto al centro dell’intero momento festivo.  Il carattere ludico si integra nella peculiarità del motivo celebrato attraverso la condivisione del cibo (banchetto) o della danza/musica (gioco). Nondimeno la caratteristica più marcata della “festa” consiste nella bipolarità profano-sacro, nella inter-relazione tra esperienza cultica ed esperienza ludica. Nella dimensione religiosa la festa esprime il desiderio di felicità, di libertà, di vivere un rapporto autentico con gli altri.  Nelle religioni cosmico-mistiche, (a cui fanno riferimento per numerosi aspetti la tradizione

greca e romana e che si caratterizzano per la comune matrice politeista, interpretando le divinità in chiave panteistica e il destino in forma impersonale) le feste consistono generalmente in riti collegati con eventi della natura e modulati in un ciclo cosmico che esalta le leggi dell’universo e celebra le potenzialità ancestrali del mondo e dell’uomo (sole, luna, stagioni, acqua, terra, fecondità, fuoco, maternità, salute, culto del corpo, ecc.) per scongiurare ogni possibile catastrofe, carestia o sterilità (paura della morte). Nelle religioni monoteistico-profetiche (che identificano l’assoluto come un essere personale al di sopra dei sentimenti e delle esperienze umane, distinto e diverso dal cosmo, che ha dato origine all’universo e si è autocomunicato mirabilmente agli uomini, nella storia, per mezzo di profeti e a cui appartiene la tradizione ebraico-cristiana) le feste richiamano i grandi eventi della creazione e della rivelazione, attraverso una linearità temporale che concatena eventi positivi fino all’evento finale (escatologico), quindi una “storia di salvezza e di felicità per l’uomo”, al di là delle leggi della natura e del cosmo.

► La FESTA

distingue il tempo sacro dal tempo feriale In epoca preindustriale, risultava netta la scansione fra tempo feriale, dedicato al lavoro familiare, alle fatiche del quotidiano, legate ad incombenze agricole stagionali, ed un tempo festivo dedicato, invece, all’ambito del sacro, allo spirito comunitario della tradizione popolare, appunto attraverso il culto della socialità, nel recupero di un sentimento e senso intrinseco di appartenenza ad una comunità, significati e valori, questi, vissuti e spesi nel quotidiano. Vestirsi e mangiare in maniera diversa, modificare i ritmi del proprio agire, sospendere il lavoro, spendere anziché guadagnare, incontrarsi senza fretta... sono altrettanti modi per sottolineare la “diversità” del tempo di festa o TEMPO SACRO rispetto al tempo feriale: una esigenza che va oltre il semplice bisogno di riposo.


OGGI la festa è ..

= TEMPO LIBERO dal LAVORO

Fino a tutto il secolo scorso la rivoluzione industriale ha richiesto un tale sfruttamento di manodopera (non risparmiando neppure donne e bambini) da ridurre, quasi totalmente, il TEMPO FESTA, il tempo libero dal lavoro. Il tempo festa è una riconquista sindacale recente nella società industrializzata, una riconquista che ne ha modificato profondamente il senso e le caratteristiche. Oggi, in particolare nella società occidentale, risulta sempre più presente il concetto di FESTA come tempo libero, tempo vacanza, (dal latino vaco: essere vuoto) con annessi risvolti sempre più consumistici ed edonistici. La festa così desacralizzata non solo ha perso i suoi tratti caratteristici, ma il consumismo l’ha mercificata trasformandola da alternativa al lavoro a merce essa stessa, a occasione di guadagno (..”il tempo è denaro” si sente dire sempre più spesso!!) Si pensi a tutti i lavori inerenti l’organizzazione, l’animazione, lo spettacolo e tutti i servizi in funzione di una FESTA.. alla quale si accede ormai solo a pagamento avendo perso la caratteristica della gratuità. Inoltre, la fine del tempo sacro e della festa sta innescando un processo di desertificazione sociale di cui una manifestazione evidente è il disordine urbanistico delle nostre città sempre più caratterizzate non dai centri storici ma dai centri commerciali sempre più grandi, sempre più belli, nuove cattedrali del.. dio denaro.

La storia del tempo Dal tempo ciclico pagano.. al tempo lineare cristiano Nella storia dell’uomo sono 2 le concezioni del tempo: ciclica e lineare. Quella ciclica è stata appannaggio delle società antiche e ancora oggi vige nelle culture e religioni orientali dette monistiche o cosmico-mistiche mentre .. quella lineare è subentrata con la religione giudaico-cristiana ed è presente ancora oggi nelle società moderne e in particolare di quella occidentale.

►Nella concezione ciclica il tempo viene rappresentato da una ruota. Dall’alba al tramonto, il passaggio dall’estate all’autunno e dall’inverno alla primavera, il trascorrere delle ore del giorno, segnano la vita della terra; il tempo scandisce, in una realtà così vissuta, tutti gli avvenimenti che sistematicamente si ripresentano sia nel ciclo dell’anno che nel ciclo della vita umana e la loro ripetizione obbedisce alla necessità che tutto ritorni sempre nello stesso modo e che nulla subisca cambiamenti. In questo modo la rassegnazione, l’angoscia, la precarietà trovano risposta e si fondano su una tradizione che è contemporaneamente magica e religiosa. Tutto si ripete pedissequamente. (Gli stoici credevano nel concetto di «palingenesi», cioè l’esatta riproduzione degli stessi eventi e delle stesse persone e cose in ogni ciclo).

►La concezione lineare

è rappresentata da un freccia che inesorabilmente corre verso il futuro o al limite da una ruota che gira verso una direzione o un traguardo finale. L’avvento del monoteismo Giudaico-cristiano ha portato ad uno sconvolgimento nella concezione del tempo sino ad allora percepita. Si passa, cioè, da un tempo concepito come ciclico e sempre uguale a se stesso .. ad un tempo concepito come linea retta che si sa da dove parte e si sa dove finisce. Il MONDO dalla creazione di Dio va inevitabilmente va verso l’apocalisse. La STORIA assume un significato datole dalla direzione imposta da Dio. C’è un INIZIO ed esiste una FINE verso cui si corre ed a cui bisogna giungere preparati. Il concetto occidentale di progresso, nasce proprio da questa idea. Un concetto laico nato dall’idea prettamente religiosa che la storia umana abbia un senso e una meta da raggiungere. Si tratta, in questo caso, di una lettura prettamente escatologica: il fine è ultraterreno; la vita è concepita come un breve passaggio in attesa di gloria e giustizia eterna e ciò dà, a chi è sottoposto a grave oppressione e sfiducia, conforto, speranza, voglia di andare avanti nonostante tutto


Che cos'è il tempo ? Tutti sappiamo che cos'è il tempo, anche se ci troviamo imbarazzati a definirlo ulteriormente. È, insieme allo spazio, una delle coordinate entro cui si coagulano l'essere e l'agire umano. Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Di per sé il tempo "scorre" inesorabilmente sempre uguale. L’uomo, cercando di dare forma al tempo.. lo ha diviso e suddiviso con lo scopo di materializzarlo, organizzarlo, in modo da regolare le attività quotidiane; lo ha steso sulla carta (calendario) nella sua divisione annuale affinché l’enumerazione dei suoi giorni divenisse la memoria storica degli avvenimenti.

I calendari e i riferimenti astrali

In ogni luogo e in ogni tempo, in ogni cultura l'uomo ha cercato di scandire il ritmo del tempo partendo dai .. ► cambiamenti astronomici che permettono di percepire il passare del tempo: l'alternanza giorno/notte, luna nuova/luna piena, estate/inverno...; oppure ► avvenimenti che toccano l'esistenza umana e che costituiscono la storia di ogni individuo, di ogni popolo, di ogni comunità. Al crocevia tra mito, religione e astronomia, sono nati i calendari che ci parlano delle civiltà che li hanno prodotti. Nel calendario, i giorni non sono più tutti uguali. Non esiste un unico calendario per tutti e dappertutto. Esistono tanti calendari diversi, così come esistono tanti popoli, tante culture e religioni diverse.

La parola calendario deriva da calendarium, il registro delle tasse che venivano riscosse ai primi di ogni mese ossia alle Kalendae.

E' un sistema di ripartizione del tempo riferito all’anno (da annus come lo chiamavano i romani) in giorni, settimane e mesi indispensabile all'organizzazione della vita religiosa e civile. La ripartizione dei calendari è impostata sul moto di uno o più astri. ► l'anno solare o stagionale, è determinato dal tempo di rivoluzione della Terra attorno al Sole, ed è composto da 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi; l'anno lunare, formato cioè da dodici mesi lunari o sinodici. Esso risulta composto da 354 giorni, quindi più corto dell'anno solare. ► il mese dell' anno solare, la cui durata varia da 28 a 31 giorni, è approssimativamente un dodicesimo dell'anno solare. il mese dell' anno lunare è il numero di giorni che impiega la Luna a compiere una rotazione completa attorno alla Terra oppure l'intervallo di tempo che intercorre tra due fasi lunari identiche, ad esempio tra una luna piena e la successiva. ► la settimana nasce dalla tradizione giudaico-cristiana che partendo da riferimenti biblici imponeva un giorno di riposo ogni sette. Alcuni studiosi, riferimendola a fenomeni naturali l'agganciano alle 4 fasi della Luna. ► Il giorno è il tempo medio in cui avviene una rotazione completa della Terra attorno al suo asse.


Religioni, culture

e tipologie di calendari ► Usato dalle prime civiltà mediterranee il calendario lunare è riferito al moto della Luna e alle fasi lunari, consentendo così la gestione delle settimane = 7 giorni (mese sidereo 28 giorni diviso per 4 fasi lunari) e dei mesi ( ciclo sinodico di 29 giorni e 12 ore) che moltiplicato per 12 mesi danno un anno lunare di 354 giorni. Ben presto, però, ci si rese conto delle limitazioni che esso comportava. Infatti essendo il mese lunare più corto di quello solare, necessita di frequenti correzioni per sincronizzarlo al moto della Terra e alle sue stagioni.

Il calendario solare dà, con buona approssimazione, il giusto trascorrere degli anni e delle stagioni, visto che si basa sul moto della Terra attorno al Sole ed è perciò sincronizzato alla durata delle stagioni che sono una conseguenza diretta dello stesso moto orbitale del nostro pianeta. Anche in questo caso occorre però una correzione non essendo tale periodo un numero intero.(vedi sopra) E' stato necessario ricorrere all'introduzione dell'anno bisestile (ogni quattro anni) per garantire un certo sincronismo fra l'anno civile e quello tropico. Il calendario gregoriano, quello attualmente in uso da noi e nella maggior parte del mondo, è appunto di questo tipo.

► Il calendario lunisolare usato già dagli antichi babilonesi è il calendario tipico degli Ebrei. Esso si basa sul movimento combinato dei due astri e perciò, non essendo i relativi periodi multipli fra di loro, bisogna apportare degli aggiustamenti affinchè il ciclo lunare e quello solare, e quindi quello stagionale, siano fra loro sincronizzati. A questo si pose rimedio con la scoperta del "ciclo di Metone"(prende il nome dall'astronomo greco vissuto nel V secolo a.C, una corrispondenza fra i cicli periodici dei due astri, ovvero del fatto che 19 anni solari corrispondono a 235 lunazioni. I greci ad esempio integravano ogni tanto un anno di 13 mesi per recuperare i giorni che mancavano. (vedi calendario ebraico)

Dal calendario romano ..

a quello

giuliano..

a quello

gregoriano

Il nostro calendario detto "Gregoriano" (quello attuale) è un diretto discendente di quello "Romano" usato dai tempi della monarchia di Numa Pompilio ( uno dei 7 re di Roma) sino alla riforma operata da Giulio Cesare. .

►Dal calendario romano Secondo la tradizione fu inventato da Romolo, il fondatore di Roma, sembra, in verità, fosse basato sul Calendario lunare greco. Era di tipo lunare e composto di 10 mesi, con inizio alla luna piena di marzo (il 15) e con riferimento cronologico di partenza dalla fondazione di Roma "ab urbe condita" fissata tradizionalmente nel 753 a.C. .. durava 304 giorni e c'erano circa 61 giorni di inverno che non trovavano posto nel calendario.

Da esso discendono i nomi dei.. giorni settimanali dedicati alle divinità e mesi che rispettivamente ricalcano la loro successione numerica.

Italiano

Latino (pagani)

Latino (cristiani)

Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato

Solis dies Lunae dies Martis dies Mercurii dies Iovis dies Veneris dies Saturni dies

Dies dominicus Feria secunda Feria tertia Feria quarta Feria quinta Feria sexta Sabbatum


Fu Costantino I, nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana con i nomi attuali, facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. I cristiani si adeguarono ai nomi della settimana di origine pagana, cambiandone solo due: quello di Saturno fu modificato in Sabbatum o Sabbata (derivandolo dal Shabbat ebraico; ma si noti che in inglese, ad esempio, è rimasto Saturday), mentre il giorno del Sole fu sostituito da Dominicus o Dominica dies (= giorno del Signore; anche qui si noti che in inglese è rimasto Sunday, e analogamente nei paesi di lingua germanica). Va però precisato che nella liturgia cristiana i giorni sono soltanto numerati (feria) ad eccezione del primo, che è appunto chiamato domenica. . Anche la parola calendario deriva da calendarium, il registro delle tasse che venivano riscosse ai primi di ogni mese ossia alle Kalendae (= le Calende); queste, insieme a Nonae (= le None) ed Idus (= le Idi, che era il 13/15 del mese) erano dei giorni di riferimento nella numerazione del mese. I Romani avevano il nome solo per tre giorni di ogni mese: le Calende, le None e le Idi. Questo sistema era in origine basato sulle fasi della Luna. Le Calende erano il giorno della luna nuova. Le None erano il giorno della mezza luna. Le Idi erano il giorno della luna piena.

►al calendario giuliano Il calendario romano fu usato sino alla riforma operata da Giulio Cesare (46 a.C.) il quale introdusse un calendario di tipo solare in uso presso gli egiziani, detto poi "giuliano" in suo onore. Esso era basato sull'anno di 12 mesi (365 giorni) ai quali ogni 4 anni, per colmare la differenza fra il valore intero e fittizio di 365 e quello decimale e reale di 365,6 giorni, veniva aggiunto un giorno nel mese di febbraio precisamente il sesto che in tal modo veniva a cadere per due volte e perciò era chiamato bisesto, da cui anno bisestile. Giulio Cesare dedicò a se stesso il mese di Luglio (Julius), imitato poi da Augusto che battezzò con il proprio nome il mese successivo, Agosto, (Augustus) mentre degli altri mesi alcuni avevano preso il nome di alcune divinità e altri rimasero e sono rimasti ancora con il nome della numerazione secondo il vecchio calendario romano. .

Ecco l'elenco completo dei mesi del calendario giuliano: · Ianuarius: era sacro a Giano, il dio che proteggeva tutto ciò che iniziava; · Februarius: il suo nome deriva da februa, le feste della purificazione; · Martius: era sacro a Marte, dio della guerra; · Aprilis: era sacro a Venere. Era così chiamato perché in questo mese la natura si apre a nuova vita; · Maius: era sacro a Maia, dea della vegetazione; · Iunius: era sacro a Giunone, dea della prosperità; · Quintilis: era il quinto mese dell'antico calendario; divenne poi Iulius in onore di Giulio Cesare; · Sextilis: era il sesto mese dell'antico calendario; divenne poi Augustus in onore di Augusto; · September: era così chiamato perché era il settimo mese dell'anno romano; · October: era l'ottavo; · November: era, il nono mese; · December: era il decimo mese del calendario romano. .

Nonostante varie riforme il calendario giuliano rimase in vigore sino al 1582 d.C. con la differenza che prima gli anni erano contati "ab urbe condita" cioè dalla fondazione di Roma, mentre dal 532 d.C., con il cristianesimo trionfante sulla religione pagana dei romani, si decise di contare gli anni a partire dall'anno successivo alla nascita di CRISTO, il 1 d.C. ..

►al calendario gregoriano

.. che è oggi il calendario ufficiale della maggior parte dei paesi del mondo. Prende il nome da papa Gregorio XIII, che lo introdusse nel 1582, con la bolla papale Inter Gravissimas. .

Per riformare il calendario giuliano Papa Gregorio XIII nominò una commissione di esperti, presieduta dal matematico bavarese Christopher Clavius, gesuita. Ai lavori diedero un contributo decisivo il medico calabrese Luigi Lilio e il matematico perugino Padre Ignazio Danti. Per sistemare il calendario giuliano furono usate le misurazioni dell'astronomo Niccolò Copernico, pubblicate nel 1543 (anno della sua morte) sotto il titolo di De Revolutionibus orbium coelestium libri sex ("Sei libri sui movimenti circolari dei corpi celesti"), il quale era riuscito a calcolare, con notevole accuratezza, sia l'anno tropico, che l'anno siderale. .

Il calendario gregoriano entrò subito in vigore il 15 ottobre 1582 (5 ottobre secondo il calendario giuliano) in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Lituania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, e negli altri paesi cattolici in date diverse nell'arco dei cinque anni successivi (Austria a fine 1583, Boemia e Moravia e cantoni cattolici della Svizzera a inizio 1584, ...).


Il Calendario della Chiesa

e le Festività cristiane dell'anno liturgico Fra gli altri tipi di calendario presenti nel mondo c'è ne uno molto vicino alla nostra cultura italiana e cattolica e cioè il calendario liturgico, che è il calendario proprio della Chiesa. Esso inizia ( non il 1º gennaio) la "1ª Domenica di Avvento"(praticamente l'ultima domenica di Novembre). Il calendario liturgico è il tempo annuale organizzato sulla base di quei "valori" che fondano la fede cristiana e ne costituiscono i contenuti. La sua trama di fondo è costituita dal succedersi regolare della domenica "giorno del Signore", giorno della risurrezione di Gesù, "giorno simbolo" della fede cristiana nella sua totalità. All'inizio dell'era cristiana l'unica festa era la.. ● domenica, cui fece subito seguito la celebrazione della

Pasqua, la prima festa annuale celebrata dai cristiani, intesa come memoria dell'evento centrale su cui si basa la fede cristiana, quello appunto della morte – risurrezione glorificazione di Cristo (evento unitario, che viene ora celebrato nelle tre feste di Pasqua, dell'Ascensione e della Pentecoste). La seconda festa annuale che si fissò nel calendario della comunità cristiana, solo nel IV secolo d.C., è centrata sulla memoria della "venuta/manifestazione" di Cristo nel mondo, ed è la festa doppia di..

Natale/Epifania. La data del 25 dicembre fu stabilita per distogliere i fedeli dai festeggiamenti pagani del "Sole invitto", in occcasione del solstizio d'inverno, quando il periodo di luce torna nuovamente ad allungarsi e la notte comincia ad accorciarsi. .

Attorno a questi due "poli" (Pasqua e Natale) hanno acquisito gradualmente una loro fisionomia propria - nella preghiera, nella spiritualità e nelle iniziative della Chiesa - i "tempi" caratteristici e propedeutici di Quaresima e dell' Avvento. .

Così la Chiesa "celebra con sacra memoria", nel corso dell'anno, "tutto il mistero di Cristo", dall'incarnazione fino all'attesa del ritorno del Signore (integrando inoltre nella sua "memoria di preghiera" la venerazione della Vergine Maria, dei martiri e degli altri santi). La celebrazione delle varie festività cristiane è cominciata in modo graduale, per cui l'insieme delle feste che caratterizzano l'anno liturgico si è sviluppato nel corso del tempo, senza che vi fosse un disegno iniziale complessivo. D'altra parte, l'importanza dell'anno liturgico nella vita della Chiesa si spiega con la necessità, da parte della Chiesa stessa, di perpetuare la memoria della vita di Cristo, anzi, di trasmettere la sua stessa presenza nel corso dei secoli.


Il calendario e le feste ebraiche Il calendario ebraico ( ) deriva dal calendario babilonese, con il quale gli ebrei vennero in contatto nel VI secolo a.C. , è di tipo lunisolare. ►Le festività, i mesi e le date sono stabiliti dalle fasi lunari, mentre ►le stagioni sono basate sulla rivoluzione della terra. Sette volte nell'arco di 19 anni (riferendosi al ciclo di Metone) viene alternato un anno di 13 mesi, detto Embolismico, in modo tale da risincronizzare le festività con le rispettive stagioni e con il calendario giuliano (e gregoriano) per cui nel corso dei secoli marciano di pari passo. Nel calendario ebraico gli anni si distinguono tra normali (peshutim) 12 anni di 12 mesi ed embolismici (meubbarim) 7 anni di tredici mesi (gli anni embolismici sono il 3°, il 6°, l' 8°, l'11°, il 14°, il 17° ed il 19° )

► Anni importanti Ogni sette anni cade un anno sabbatico, ovvero un anno durante il quale i campi devono essere

lasciati a riposo, i crediti ed i debiti vengono annullati, gli schiavi ebrei recuperano la libertà. Questa usanza è espressa in un passo della Torah: « Alla fine di ogni sette anni celebrerete l'anno di remissione…» (Deuteronomio 15;1-3)

Ogni 50 anni cade l’anno giubilare: la libertà viene restituita a tutto il popolo, le proprietà tornano in

mano agli originali padroni e i campi vengono lasciati riposare come nell'anno sabbatico. Questo precetto è descritto nel Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo;» (Levitico 25;10-13)

Il Capodanno, così come lo si considera nella cultura occidentale, si identifica con la festa di Rosh Hasìzanà che cade il primo giorno del mese di Tishrì Il dieci di questo mese si celebra lo Yom Kippur durante i quali il popolo ebraico prende coscienza del proprio comportamento nell'anno precedente invocando la grazia al Signore. Secondo la tradizione biblica è il mese in cui è stato creato il mondo. In passato i mesi erano indicati solo con i numeri e così sono indicati nella Torah (nel settimo mese), i nomi attualmente in uso, di origine babilonese, furono adottati dagli ebrei al loro ritorno a Sion dopo la cattività babilonese. Gli ebrei calcolano gli anni seguendo la cronologia biblica che fa risalire l’inizio della storia alla creazione di Adamo. Con un calcolo approssimativo si pone tale data nel 3760 a.C.; precedendo quindi di quasi quattromila anni l’inizio dell’era cristiana, il 2000 d.C. nel calendario ebraico corrisponde nel 5760 a m., cioè anno mundi, a partire dall’inizio della Creazione.

► Nella settimana il giorno più importante è il Shabbath.

Giorno consacrato al riposo, osservato durante il sabato dagli ebrei. Il termine "shabbat", derivato dal verbo shavat, "riposare", "cessare". La Bibbia descrive lo shabbat come memoria del riposo di Dio dopo la creazione (Esodo 20:11) e della liberazione dall'Egitto (Deuteronomio 5:15). La proibizione del lavoro (Deuteronomio 5:12-14) non è chiaramente indicata nella Bibbia. I rabbini dell'epoca postbiblica ricavarono dai testi della Scrittura 39 categorie di attività proibite. Queste proibizioni formano la base dell'osservanza dei moderni ebrei ortodossi e conservatori. I movimenti di riforma e ricostruzionisti considerano queste leggi come consigli piuttosto che vincoli. Il sabato ebraico, trasmette la sua eredità al dies Domini, cioè alla domenica, poiché la risurrezione di Cristo avviene, secondo i racconti evangelici, il primo giorno dopo il sabato. ► Le feste ebraiche si svolgono al ritmo delle stagioni, specialmente in primavera e in autunno. Hanno, infatti, un valore storico, agricolo e religioso. Iniziano la sera, al tramonto, perché nella Genesi, alla fine di ogni giorno della creazione, si legge: «E fu sera e fu mattina», e la sera viene nominata prima della mattina. Grosso modo, si possono dividere in tre gruppi, i primi due di origine biblica e il terzo di origine rabbinica.

1.

Il primo è il gruppo delle tre feste gioiose o di pellegrinaggio al Tempio: Pasqua, Pentecoste e la Festa delle Capanne.

2.

Il secondo gruppo è quello delle feste austere o solenni: Capodanno e il Giorno dell'Espiazione. Queste feste, in antichità, erano accompagnate da offerte al Tempio, offerte sacrificali di animali e di prodotti della terra.

3.

Il terzo gruppo, di origine rabbinica, comprende Purim e Chanukkab. Queste sono feste stabilite dai maestri, particolarmente gradite ai bambini e vissute allegramente dal popolo.

Tutte ispirate ai grandi eventi dell’antico testamento, scandiscono la santificazione del tempo lungo l’intero corso dell’anno. Il corno di montone (shofar) è usato per annunciare le festività.


Il calendario e le feste islamiche Presso tutti i popoli islamici è in uso un calendario lunare, che regola l’anno religioso e la vita delle famiglie. Esso segna prima di tutto l’inizio dell’era islamica a datare dal giorno dell’inizio del viaggio di Maometto dalla Mecca a Medina. L'anno 622 d.C del calendario cristiano corrisponde al primo anno dell'egira, abbreviato spesso con "ah 1" (dove "ah" corrisponde al latino anno hegirae). L’anno risulta composto da 12 mesi che corrispondono esattamente ad ogni lunazione, con una durata complessiva di 354 giorni, più una frazione di giorno da recuperarsi in un ciclo trentennale. Tale ciclo è composto da 19 anni comuni e da 11 anni bisestili di 355 giorni.

La data d'inizio del mese parte da quella di visibilità della prima falce lunare subito dopo la Luna Nuova. L'inizio di ogni nuovo giorno decorre dal tramonto del Sole. Le feste più importanti nell’Islam sono: il Ramadan, mese del digiuno e della purificazione nel quale Allah rivelò a Muhammad il Corano; ‘Id al-fitr, la festa della gioia e della fine del digiuno; Dhu’l-Higgiah, mese del pellegrinaggio alla Mecca il Capodanno, ricorda l’Egira (=la fuga) del Profeta, data dalla quale l’islam inizia a contare gli anni.

Il calendario e le feste induiste Gli indù misurano tradizionalmente lo scorrere del tempo sulla base di un complesso calendario lunare e alcuni giorni del mese lunare sono considerati particolarmente santi, come quelli di luna nuova e di luna piena, che spesso coincidono con le grandi feste del calendario indù. Nell'induismo vi sono feste con un valore propiziatorio associate alle stagioni, ai periodi della semina e del raccolto, e perciò legate al particolare ambito geografico e climatico dell'India. Vi sono altre festività che, per il loro preciso significato religioso e spirituale, sono celebrate da qualsiasi indù di qualsiasi nazionalità, in qualsiasi parte del mondo.

Nel periodo di febbraio-marzo ricorrono due importanti festività: o la prima è quella della "notte di Shiva"(siva-ratrí) è tra le più sentite feste religiose induiste, celebrata in onore del dio Shiva, una delle tre divinità della trimurti induista con Vishnu e Brhama. Si celebra nel quattordicesimo giorno di luna calante. È preceduta da festeggiamenti che durano quindici giorni e da un digiuno obbligatorio. o La seconda festa importante di questo periodo è quella di Holí, celebrata nei giorni che precedono la luna piena: è una sorta di allegro carnevale di primavera, caratterizzato da rumorose processioni, dal risuonare di tamburi e cembali e dall'usanza di spruzzarsi addosso reciprocamente acqua colorata.

I giorni dei compleanni non solo delle divinità ma anche di saggi e santi mitici e storici di ogni tempo sono occasione di feste religiose.


Il calendario e le feste buddiste Il calendario buddhista è lunare, quindi i giorni delle festività cambiano ogni anno, rispetto al nostro calendario solare, secondo le fasi dei pleniluni e noviluni. In generale, i giorni della luna piena e della luna nuova sono giorni “sacri”, nella pratica intensiva. Le festività buddhiste sono numerose e si differenziano tra le varie scuole e tradizioni, ma la  Festa di Vesakh è la più importante ricorrenza religiosa buddista. Si festeggia nel plenilunio di maggio e ricorda contemporaneamente tre momenti fondamentali della vita del Buddha: la nascita, l’illuminazione e il paranirvana cioè la morte e ingresso di Buddha nel Nirvana. In questa ricorrenza che è dedicata alla preghiera, all’osservanza dei precetti buddisti e alle opere di beneficenza, c’è la tradizione di liberare gli animali in cattività, in segno di rispetto per il mondo della natura. In India, dove è considerata festività pubblica, si celebra in particolare nelle città di Bihar, considerato il luogo dove Buddha ha raggiunto l’illuminazione spirituale, a Sarnat e a Bodgaya.

Il calendario e le feste cinesi taoiste Il ciclo delle festività segue il calendario agricolo e le feste sono frequenti nei periodi di riposo. Il giorno del Capodanno lunare, o festa della primavera, si tiene un banchetto familiare in onore degli antenati e dei membri della famiglia che vengono da lontano. È la festa più importante e più celebrata: in memoria degli antenati vengono posti sull'altare di famiglia o sulla tavola cinque o sette bacchette per mangiare, vino, tè e tazze di riso cotto. Poi viene servito un banchetto di sedici o ventiquattro portate, accompagnato da canti di prosperità e di benedizione per il nuovo anno. Vengono indossati abiti nuovi e i fuochi artificiali segnalano l'inizio del nuovo anno. Il quindicesimo giorno del primo mese è la Festa delle luci che viene celebrata con una processione di lanterne e con una danza di draghi. Il terzo giorno del terzo mese è la Festa della purificazione ed è legata a una pulizia espiatoria delle tombe, con offerte di cibo sulle tombe e successivamente con un pranzo all'aperto sulle colline. Il quinto giorno del quinto mese è la Festa d'inizio estate. Essa viene celebrata con il consumo di focacce di riso, con gare di barche fluviali a forma di drago e con rituali di preservazione dalle malattie per i bambini e di propiziazione della pioggia. Nell'ottavo mese si celebra la legata al raccolto.

Festa dell'autunno


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