Lo Scrigno del Tesoro di San Nicola

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LO SCRIGNO DEL TESORO DI SAN NICOLA dal 5 al 31 maggio 2008 / Bari, sala Murat

a cura di Dipartimento Geomineralogico dell’Università di Bari Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia


LO SCRIGNO DEL TESORO DI SAN NICOLA Comitato Promotore Damiano Bova Rettore della Basilica Pontificia di San Nicola Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari e Bitonto Antonio Castorani Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia Michele Emiliano Sindaco di Bari Luigi La Volpe Direttore del Dipartimento Geomineralogico Ruggero Martines Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia Corrado Petrocelli Rettore dell’Università degli Studi di Bari Eugenio Scandale Responsabile Scientifico del Progetto Università degli Studi di Bari Rossella Vodret Soprintendente PSAE della Puglia Comitato Scientifico Gerardo Cioffari Direttore del Centro Studi Nicolaiani Marisa Milella Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia Alessandro Monno Dipartimento Geomineralogico dell’Università degli Studi di Bari Eugenio Scandale Responsabile Scientifico del Progetto Università degli Studi di Bari Organizzazione Tecnico-Scientifica Comune di Bari Francesco Ficarella, Elio Sannicandro Basilica Pontificia di San Nicola Cesare Arezzo Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia Marisa Milella, Emilia Simone Soprintendenza PSAE della Puglia Rosanna Gnisci, Osvaldo Cantore, Vito Iacobellis Università degli Studi di Bari Alessandro Monno, Jean Marie Nsaka, Marianna Santigliano, Eugenio Scandale, Gioacchino Tempesta in collaborazione con Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari Fotografie Vincenzo Catalano Microfotografia Scientifica Alessandro Monno, Jean Marie Nsaka, Marianna Santigliano, Gioacchino Tempesta. Traduzioni Joe Lang Trasporti Caradonna Art Assicurazioni Axa Art Pubblicazione a cura dell’Ufficio Unico PIT 3 - Comune di Bari Realizzazione a cura di GMPRgroup - Lattanzio e Associati Spa


Le pietre preziose nel tesoro di San Nicola

The precious stones in Saint Nicholas’ treasure

Nel panorama delle attività che hanno valorizzato il Tesoro di San Nicola, quella promossa dal prof. Scandale ha una sua peculiarità. Sinora i pezzi sono stati studiati da un’angolazione storica, religiosa e soprattutto artistica. I più preziosi sotto questo aspetto sono quelli di epoca normanna e soprattutto angioina (conseguenza della gratitudine di Carlo II d’Angiò, convinto di aver evitato la decapitazione nel 1284 grazie all’intervento di San Nicola e Santa Maria Maddalena). Qui invece lo studio ha avuto un’altra interessante direzione: le pietre preziose incastonate nei reliquiari, corone ed altre suppellettili. Gli inventari, da due secoli in qua, talvolta si soffermano sulla sostituzione di smeraldi e zaffiri perduti. Questo dell’équipe del prof. Scandale si presenta come il primo tentativo di rispondere alla domanda se si tratti o meno di pietre preziose, e quindi di puntualizzare alla nostra mentalità scientifica un lato così affascinante del Tesoro di San Nicola.

In the landscape of initiatives promoting the Treasure of Saint Nicholas, the one carried out by prof. Scandale has its own peculiarity. So far pieces have been studied from a historical, religious and, more commonly, artistic point of view. From this point of view, the most valuable pieces are those of Norman age and especially those belonging to the 1265-1443 period (King Carlo II d’Angiò donated them as a sign of gratitude since he was sure he had just avoided decapitation thanks to the intervention in 1284 of St. Nicholas and St. Maria Maddalena). Instead, in this case the research took another interesting direction: the precious stones set in the reliquaries, crowns and others archaeological treasures. Prof. Scandale’s équipe is carrying out the first attempt to answer the question whether we are actually dealing with precious stones or not, pointing out in our scientific mentality a new fascinating side of Saint Nicholas’ Treasure.

Padre (Father) Gerardo Cioffari

Direttore del Centro Studi Nicolaiani di Bari Director of the Research Center on Saint Nicholas Studies - Bari

Lo scrigno del tesoro di San Nicola è un’iniziativa che testimonia mirabilmente l’attenzione interistituzionale per il nostro Santo Patrono, taumaturgo capace di accomunare nella devozione milioni di fedeli da Oriente a Occidente.

Lo scrigno del tesoro di San Nicola (St. Nicholas’s treasure chest) is an initiative which witnesses the inter-institutional attention towards the Patron Saint of our City, a thaumaturge capable of bringing together millions of devotees from the East and the West.

Le opere esposte, tutte appartenenti al tesoro custodito nella Basilica pontificia barese, frutto della maestria di artigiani e orafi, sono state oggetto di una minuziosa indagine e ci raccontano la storia di un culto che attraversa intatto il tempo e lo spazio, dalle manifatture di Limoges del XII secolo alle botteghe napoletane della seconda metà del XVII secolo.

The work exhibited, all belonging to the treasure held in the Bari pontifical Basilica and the result of the mastery of artisans and goldsmiths, has undergone close scrutiny and tells of the history of a worship which has gone through time and space intact, from the artefacts of Limoges dating back to the 12th century to those of the Neapolitan workshops of the mid-17th century.

Sono certo che i rilievi scientifici che accompagnano l’esposizione sapranno donare nuova luce ai tesori esposti, aggiungendo il fascino della scienza alla suggestione dell’arte e alla grande forza della fede.

I am certain that the scientific investigation accompanying the exhibition will give a new light to the exhibited treasures, adding the charm of science to the suggestiveness of the art and to the strong force of religious belief.

Michele Emiliano

Sindaco di Bari Mayor of Bari

L’Amministrazione comunale ringrazia il prof. Scandale e il gruppo di studio del Dipartimento Geomineralogico dell’Università di Bari, l’arch. Martines, direttore regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, padre Cioffari, direttore del Centro Studi Nicolaiani e il prof. Castorani, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia per aver collaborato a realizzare questa nuova importante esposizione sul tesoro di San Nicola. The City Administration would like to thank prof. Scandale and the study group of Geomineralogy Department of the University of Bari, architect Martines, regional Director of Cultural and Landscape Heritage of Puglia, father Cioffari, Director of the “Centro Studi Nicolaiani” and prof. Castorani, president of the “Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia” for having collaborated in creating this important exhibition of the Treasure of St. Nicholas.


La Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia persegue esclusivamente scopi di utilità sociale e promozione dello sviluppo economico della regione Puglia ed ha, fra le sue attività, la funzione di promuovere iniziative che ne individuino il suo valore storico, culturale ed economico, come è chiaramente indicato nell’art. 3 del suo statuto.

The Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia is a bank foundation solely devoted to social progress and promoting the economy of the Puglia region. Its mission, amongst other things, is promoting initiatives aimed at improving the region’s historic, cultural and economic growth, as is clearly stated in the Foundation’s bylaws under art. 3.

La funzione di sussidiarietà ad iniziative di altri soggetti pubblici e privati tende a mettere a fattore comune le scarse risorse finanziarie disponibili per gestire in modo sinergico questo patrimonio e valorizzare le indicate funzioni, al solo fine di una promozione del territorio, proiettato in una dimensione mediterranea.

Its mandate to liaise with other public and private bodies aims at sharing and thus maximizing scarce resources in order to jointly manage common assets, thereby adding value to the local territory and its Mediterranean relationships.

San Nicola è il taumaturgo che, appunto, unisce i valori dell’Occidente e dell’Oriente e si proietta al di fuori dell’ambito cittadino e nazionale, per assumere simbolicamente questa dimensione. Per questi motivi, è stato incluso il co-finanziamento del settore Arte, attività e beni culturali, della mostra Lo scrigno del Tesoro di San Nicola, che prende le mosse dal Progetto Scientifico “Analisi mineralogico-gemmologiche e caratterizzazione dei materiali di oggetti d’arte medievali del Tesoro della Basilica di San Nicola di Bari” realizzato insieme all’Università degli Studi di Bari e agli altri enti ad esso preposti. Si tratta delle prime risultanze di molteplici ed approfondite indagini geomineralogiche effettuate presso la Basilica del Santo che lasciano intravedere, sin d’ora, interessanti conclusioni relative alle gemme ed ai materiali che costituiscono i reperti medievali del Tesoro di San Nicola, molto noti e studiati sotto il profilo storico artistico, ma lacunosi quanto a caratterizzazione dei materiali. La collaborazione con l’Università di Bari e la Basilica di San Nicola, come quella con tutte le altre Istituzioni che a vario titolo partecipano alla Mostra, in particolare il Comune di Bari, porterà alla realizzazione di un lavoro che non solo costituirà il punto di arrivo delle indagini in corso, ma al suo completamento, sarà un punto di partenza per stimolare nuove attività di ricerca interdisciplinare, che valorizzi sempre più il grande patrimonio d’arte della nostra regione.

Antonio Castorani

Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia President, Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia

Saint Nicholas is the renowned thaumaturge who, well beyond his local and national fame, symbolizes the shared values of the Western and Eastern world. That is why our Arts and Cultural Activities department has co-financed the Saint Nicholas’s Treasure Chest exhibition, which derives from “The San Nicola Basilica Middle-Age Art Treasure in Bari: a Mineral and Gemstone Analysis with a Composition Classification” scientific project, in cooperation with the University of Bari and other institutes. These are the first results of a thorough geo-mineralogical research carried out at the Saint’s Basilica, already yielding interesting findings on gems and other raw materials of the Middle-Age Saint Nicholas Treasure, well known by experts for its historic and artistic value, whose study had thus far lacked scientific classification. The cooperation between the University of Bari and the Saint Nicholas Basilica, as well as with the Bari City administration and all institutes contributing to the above exhibition, will deliver an updated state-of-the-art, thus serving as a new starting point for future interdisciplinary research and adding value to our region’s artistic heritage.


Le opere d’arte esposte in questa mostra, splendidi doni medievali di sovrani e di fedeli, capolavori dell’ingegno creativo dell’uomo, continuano ad incantare anche quando studiate e riesaminate, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate, mostrano aspetti e dettagli sorprendenti che ripropongono il tema del significato di “preziosi” con riferimento ad oggetti che testimoniano il sentimento dei devoti. I risultati delle indagini scientifiche del Progetto “Analisi mineralogico-gemmologiche e caratterizzazione dei materiali di oggetti d’arte medievali del Tesoro della Basilica di San Nicola di Bari” cofinanziato dall’Università degli Studi di Bari e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, coordinato dal Prof. Eugenio Scandale, completano le conoscenze storico-artistiche con quelle relative ai materiali e sono pertanto utili per la ricostruzione della storia evolutiva che comprende anche rimaneggiamenti che questi hanno subito sotto forma di interventi di ogni tipo, fortuiti, occasionali o voluti. Attraverso questa iniziativa si rinnova l’impegno dell’Università di Bari a mettere competenze scientifiche di alta qualificazione a disposizione di Istituzioni diverse, al fine di contribuire alla valorizzazione delle testimonianze storiche, artistiche e religiose di cui è così fortunatamente ricco il nostro Territorio. Questa esperienza è ulteriore conferma dell’importanza della coniugazione dei saperi.

Corrado Petrocelli

Rettore dell’Università degli Studi di Bari Rector of the University of Bari

The splendid works of art on display at this exhibition, regal gifts from Middle-Age kings and devotees, continue to enchant when studied and examined. Thanks to research conducted with advanced technologies, the works reveal marvellous details, redefining the very meaning of “precious pieces” when we refer to works testifying the devotees’ spirituality. The results achieved by the research project “The St. Nicholas Basilica Middle-Age Art Treasure in Bari: a Mineral and Gemstone Analysis with a Composition Classification” – co-financed by the University of Bari and Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia under the coordination of professor Eugenio Scandale – combine the historic and artistic knowledge base with a study on raw materials, in order to understand their origins, evolution, and how they went through different kinds of interventions, be it planned or accidental. Through this initiative, the University of Bari renews its commitment to make highly qualified scientific competence available to various Institutes, so as to contribute to our Region’s historic, artistic and religious heritage. This experience is further evidence of how important is to share and bond different kinds of knowledge.


La Mostra, dedicata ad alcuni degli oggetti conservati nella Basilica del Santo, esplicita attraverso i doni conservati nel Tesoro l’attenzione dei sovrani e dei devoti al Santo dell’incontro, figura del dialogo fra culture e religioni fra loro differenti. Le opere selezionate, oltre al significato sacrale, sono connotate da uno straordinario pregio storico artistico, produzione di atelier di orafi di straordinaria perizia. Ma perché tornare a parlare del “Tesoro” di San Nicola a soli tre anni dall’ultima mostra sull’argomento tenutasi a Mosca nel 2005? Perché lo Scrigno del Tesoro? Lo “scrigno degli anelli mancanti” era la metafora dei problemi posti dai collegamenti tra i piani della teoria del metodo descrittivo e della sua forza euristica (dal greco ευρíσκω: “scopro” o “trovo”). La Mostra vuole ricostruire attraverso l’apporto dell’indagine scientifica alla ricerca delle fonti e dell’indagine storico-artistica, gli “anelli mancanti”, anelli che riguardano gli aspetti non solo tecnici ma, che attraverso l’analisi delle pietre e delle gemme, decodificano quella sorta di effetto bougè, segni confusi che al cinema, così come nell’oggetto artistico, segnalano il movimento e il passare del tempo. Quelli che si presentano oggi, grazie alla collaborazione di tutti gli Enti promotori dell’iniziativa, sono i primi risultati di una collaborazione destinata ad apportare significativi elementi di conoscenza e un metodo di ricerca “integrata” fra storia, arte e scienza.

Ruggero Martines

Direttore Regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia Regional Director for Cultural and Landscape Heritages of Apulia

The exhibit is dedicated to some of the objects stored in the Basilica of the Saint. With the goods preserved in the Treasure, the exhibit demonstrates the attention which kings and devotees manifested to the Saint. Saint Nicholas has always been considered as the Saint of the encounter, a figure which promoted dialogue among different cultures and religions. In addition to their holy meaning, the selected pieces are characterized by an extraordinary historical and artistic value. They are the results of the production of goldsmith’s atelier of extraordinary skillfulness. But why we should return to talk about the “Saint Nicholas’ Treasure” after only three years of the last exhibit on the topic, which was held in Moscow in 2005? Why the Treasure Chest? The “chest of missing rings” was the metaphor of the problems raised by the links between the descriptive method theory and its heuristics strength (from the Greek “ευρíσκω”: “to discover” or “to find”). Through the contribution of scientific inquiry and historical-artistic research, the Exhibit wants to reconstruct these “missing rings”. The rings regard not only the technical aspects but, through the analysis of the stones and gems, they also decode that kind of bougè effect of confused signs which in movie theaters, as well as in the artistic objects, signals movement and time elapsing. Thanks to the collaboration of all the Organizations which promoted the initiative, today we can enjoy the results of a joint work which was intended to bring new significant elements of knowledge and a method of research which integrates history, art and science.


L’arte e la storia attraverso il racconto della materia

Art and history through the narration of the matter

Il visitatore che si ferma ad osservare ed ammirare oggetti d’arte nelle vetrine di un museo o esposti in una mostra è spesso inconsapevole dell’attività di ricerca e di indagine quotidiana che li riguarda. Lo sguardo e l’attenzione sono attratti dalla bellezza e dalla ricchezza degli oggetti ed il pensiero corre ai grandi personaggi ed agli eventi storici che li hanno visti partecipi, protagonisti o addirittura motivo di contesa.

The visitor that stops to contemplate works of art in the display windows of a museum or exposed in an exhibit is often not aware of the activity of research and day-to-day investigation which regards these objects. The eye and the attention are attracted by the beauty and richness of the objects, and thoughts run to the great characters and historical events in which they participated, or where they were protagonists or even reason of contention.

Spesso la fantasia favoleggia e trasforma in immagini i pensieri, riportandoli alle date ed ai periodi storici indicati dalle targhette degli oggetti. Si pensa anche agli artisti, grandi e piccoli, noti e sconosciuti, alle botteghe artigiane e d’arte presso i quali l’intuizione artistica ha plasmato la materia trasformandola in oggetto, agli archivi che conservano i dati storici, ma difficilmente si pensa a quanto ogni giorno scienziati di molte discipline diverse chiedono agli oggetti, ciascuno forte delle conoscenze della propria disciplina ed ottenendo talvolta risposte sorprendenti e che possono modificare ciò di cui invece si favoleggia e si continua a ritenere.

Fantasy often takes control and transforms thoughts in imagines, bringing them back to the dates and periods displayed by the labels of the objects. One thinks of the artists, great or small, well-known or unknown, of the craftsman workshops in which the artistic intuition has shaped the matter transforming it into objects, of the files that store the historical data, but it is very uncommon for people to think of how much scientists, experts in many different disciplines, ask everyday to those objects. Strong with their own knowledge in their field, scientists sometimes achieve impressive responses which might substantially modify what people like to fantasize about or what are commonly considered as facts.

Gli oggetti d’arte quando gruppi multidisciplinari di studiosi li esamina riacquistano nuova vita e ritornano protagonisti come e forse più di quanto lo furono al momento della loro ideazione e creazione. Ciò che ci rimanda un oggetto è qualcosa di più di un semplice gioco di eventi storici e di sensazioni interiori: è il valore intrinseco delle scienze nella loro complessità interdisciplinare, le scienze che mostrano il loro vero ruolo affascinante, quello che ci svela i misteri. La consapevolezza di una realtà complessa e dinamica, capace di vincere la forza dell’abitudine e dei luoghi comuni, che non consentono di comprendere fino in fondo il valore di una raccolta di oggetti d’arte, il significato più vero di Tesoro, quello che emerge solo dove arte e scienza riescono a sovrapporsi, è l’idea forte che origina il Progetto di Ricerca “Analisi mineralogico-gemmologiche e caratterizzazione dei materiali di oggetti d’arte medievali del tesoro della Basilica di san Nicola di Bari” cofinanziato dall’Università degli Studi di Bari e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia che è all’origine della presente mostra.

Examined by multidisciplinary groups of researchers, works of art acquire new life and return protagonists just like they were, and maybe even more, when they had initially been conceived and created. What an object delivers to us is something more than a simple game of historical events and interior sensations: it’s the intrinsic value of science in its interdisciplinary complexity, it’s science showing its real fascinating role, the one that reveals mysteries. The research Project “Mineralogical and Gemmological analisys and material characterization of the Medieval artefact of the Treasure in Bari St. Nicholas Basilica” was supported by University of Bari and Fondazione Cassa di Risparmio in Puglia. This project originates from the awareness of a complex and dynamic reality capable of winning the forces of habit and of commonplaces which prevent a real understanding of the value of a collection of works of art, and which instead reveals the true significance of Treasure, the one that comes up only where arts and science are able to overlap.

Eugenio Scandale

Responsabile Scientifico del Progetto / Dipartimento Geomineralogico dell’Università di Bari Scientific Responsible of the Project / Geomineralogy Department, University of Bari


CORONA VOTIVA DETTA DI “RUGGERO II” Manifattura di Limoges, fine del sec. XII / Rame dorato, smalti champlevè, gemme, paste vitree e castoni / Diametro cm 26,5

Una sottile decorazione incisa con motivi a racemi interessa la fascia esterna, decorazione intervallata da dodici castoni ospitanti gemme e da tre placchette sovrapposte, ad edicola, entro le quali sono raffigurati, con tecnica a smalto champlevè, tre figure angeliche. I volti degli angeli sono applicati a rilievo, caratteristica tecnica che fa attribuire l’opera alla manifattura di Limoges fra il 1180 e 1190.

I castoni, disposti a gruppi di tre, intervallati dalla placchetta, presentavano una gemma tonda piatta centrale e due ovali laterali con taglio cabochon. La corona in origine era ricoperta da una sottile lamina di oro.

THE “RUGGERO II” VOTIVE CROWN Limoges, late XII century / Gold-leafed copper, champlevè enamel work, gemstones, glass stone and mountings / Diameter 26.5 cm

A subtle decoration engraved with foliage motifs characterize the outer face, decorated at intervals by twelve mountings each bearing gemstones and by three overlaying plaques in aedicule on which, with the champlevè enamelling technique, are found three angelic figures. The faces of the angels are applied with a characteristic relief technique, which locates the work as originating from Limoges between 1180 and 1190.

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The mountings, arranged in groups of three at intervals between the plaques, present a round flat central gemstone and two oval lateral stones with cabochon cutting. The crown was originally plated with a subtle gold-leaf.


Pasta vitrea con all’interno una caratteristica inclusione gassosa sferica allungata. Si osservi il castone manomesso in corrispondenza della gemma scheggiata. Glass stone with a characteristic internal elongated spherical gas inclusion. The mounting has been levered causing a corresponding chip in the gem.

Gli smalti che adornano le placchette sono di quattro colori (blu, rosso, bianco e giallo). La caratterizzazione del loro colore è stata effettuata mediante l’utilizzo dello spettrofotometro VIS. In basso un esempio dello spettro del blu.

Sono state identificate tracce d’oro in più parti della corona e ciò dimostra che in origine essa era ricoperta d’oro. Tecnica propria delle manifatture francesi. Traces of gold have been identified in various sections of the crown demonstrating its original gold plating, a technique representative of French craftsmanship.

The enamels, which adorn the plaques, are of four colours (blue, red, white and yellow). The characterization of their colouring was determined through the use of a VIS spectrophotometer. At bottom is an example of the blue colour spectrum.

Quarzo varietà ametista con all’interno ossidi di ferro, fratture risanate e piccole inclusioni incolore. Spettro μ-Raman identificativo del quarzo. Amethyst-variety quartz with internal iron oxide, resonant fractures and colourless inclusions. Spectrum μ-Raman identification of the quartz.

Castone forzato che originariamente conteneva una gemma con taglio cabochon. Forced mounting which originally contained gemstone with cabochon cutting.

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COPPIA DI CANDELIERI IN CRISTALLO DI ROCCA Manifattura veneziana, fine del XIII secolo / Cristallo di rocca, argento dorato, filigrana d’argento, gemme, pietre dure e paste vitree / cm 65x18

I candelieri fanno parte del gruppo di doni di Carlo II d’Angiò alla Basilica. Gli elementi in cristallo di rocca, tre cilindri a sfaccettatura convessa, alternati a tre sfere sfaccettate a spigoli ritorti, si innestano su un’anima in metallo e sono raccordati da anelli in argento con lavorazione in filigrana includenti gemme. Alla sommità è il piattello spandicera con puntello, mentre la base, tronco piramidale, con lavorazione a filigrana, includenti gemme, è retta da protomi leonine impostate sugli angoli di base. In origine nei tre medaglioni di base, in smalto, erano raffigurate le insegne dei d’Angiò e figure di santi. In età imprecisata sono stati sostituiti da miniature sotto cristallo. Ciascun candeliere era adornato da 67 gemme: 27 sulle basi distribuite attorno a medaglioni in cristallo di rocca, posti al centro dei tre settori trapezoidali e le restanti a gruppi di otto sui cinque anelli. Dei 134 castoni presenti sui due candelieri solo 120 contengono attualmente gemme.

PAIR OF CANDLESTICKS ON ROCK CRYSTAL Venician style, late XIII century / Rock crystal, silver gilt, silver filigree, gemstones, semi-precious stones and glass-stones / 65x18 cm

The candlesticks make up part of the collection of gifts from Charles II d’Angiò to the Basilica. The elements of rock crystal, three cylinders with convex faceting, alternated with three spheres of faceted twisting edges, are grafted onto a metal core and are connected by silver rings with filigree craftsmanship bearing gemstones. At the top is the candle-bearing supported plate with prong, while at the base, a pyramidal base, with filigree work including gemstones, with aligned protomes of small lions placed on each corner. The Anjou insignia and depictions of saints in enamel were originally to be found on the three medallions adorning the base. At a later unspecified date these motifs were substituted with miniatures under crystal. Each candelstick was adorned with 67 gemstones: 27 on the bases distributed around the medallions in rock crystal, placed in the centre of the trapezoidal sections with the rest in groups of eight on the five rings. Of the 134 mountings present on the two candelsticks only 120 currently contain gemstones.

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La gemma, un quarzo varietà crisoprasio, è caratterizzata da inclusioni scure con lucentezza metallica che conferiscono un effetto maculato. The gemstone, of chrysoprase quartz, is characterized by dark inclusions with metal sheen, which produce a speckled effect.

Inclusioni solide e fratture parzialmente risanate nei cilindri tipiche del quarzo varietà cristallo di rocca. Solid inclusions and fractures partially healed typical of crystal rock quartz observed in cylinders.

La gemma, un quarzo varietà corniola, è una perlina riadattata in un castone rimaneggiato. The gemstone, carnelian quartz, is a seed pearl adapted into a reshaped mounting.

Gli spettri Raman di tutte le parti trasparenti coincidono con quello del quarzo varietà cristallo di rocca. The Raman spectrums of all of the transparent parts coincide with that of crystal rock-variety quartz.

Gemma blu traslucida con inclusioni gassose sferiche. La colorazione blu intensa è la conseguenza di un’elevata percentuale di ossido di cobalto, tipica dello smaltino. Blue translucent gemstone with gas spherical inclusions. The intense blue colour is the consequence of an elevated percentage of cobalt oxide, typical of the smaltino.

Nel castone è stata alloggiata una sferetta forata (perlina) della stessa tipologia ritrovata nel reliquiario di san Sebastiano. Nella perlina, di pasta vitrea verde, sono state osservate inclusioni gassose allungate, conseguenti alla lavorazione della stessa. A pierced sphere (seed pearl) has been placed in the mounting of the same type found in the reliquary of Saint Sebastian. In the seed pearls, of green glass stone, elongated gas inclusions may be observed as a consequence of their manufacturing process.

Le gemme riconosciute, che adornano i candelieri, sono: • berillo varietà smeraldo; • calcedonio celeste, corniola e crisoprasio; • cordierite viola; • corindone varietà zaffiro; • feldspato varietà microclino; • granato varietà almandino-piropo; • quarzo ialino; • pasta vitrea. Recognised gemstones which adorn the candelsticks are: • emerald variety beryl; • sky-blue chalcedony quartz, carnelian and chrysoprase; • violet cordierite; • sapphire variety corundum; • microcline variety feldspar; • almandine-pyrope variety garnet; • ialin quartz; • glass stone.

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RELIQUIARIO DI SAN SEBASTIANO Manifattura veneziana, fine del secolo XIII / Argento fuso, dorato, bulinato, filigrana, smalti, miniature sotto cristallo, gemme, pietre dure e paste vitree. / cm 48,5x17

Il reliquiario a tempietto fa parte del gruppo di doni di Carlo II d’Angiò in occasione dell’elezione della Basilica di san Nicola a Cappella Regia. Raffinata la decorazione a filigrana sulla base polilobata su doppio ordine e nella cuspide. Su entrambe la decorazione è affidata alla formula più economica, rispetto agli smalti, delle miniature protette da cristallo, impreziosite dalla presenza delle piccole pietre dure con lavorazione a perline. Il reliquiario, in origine probabilmente a pisside, venne manipolato, più tardi, con l’inserimento delle paraste di gusto tardo-rinascimentale. Il reliquiario era adornato, in origine, da 136 gemme di diversa tipologia, attualmente ne mancano 18 e a testimonianza della loro antica presenza sono rimasti i loro castoni. Tutte le gemme sono di forma ovale o subarrotondata. Fanno eccezione le perline di calcedonio che, invece, assumono la forma di una sfera e hanno dei fori centrali necessari al loro inserimento nell’apparato decorativo. La dimensione delle gemme varia tra i 5 mm e 8 mm, mentre le perline hanno tutte un diametro di 6 mm.

THE RELIQUARY OF SAINT SEBASTIAN Venician style, late XIII century / Silver gilt, gold leaf, engraving with either chisel or burin, filigree, enamel, miniatures under crystal, gemstones, semi-precious stones and glass-stones. / 48.5x17 cm

The reliquary temple makes up part of the collection of gifts from Charles II d’Angiò on the occasion of the elevation of the Basilica of Saint Nicolas to the rank of “Royal Chapel”. The reliquary boasts refined filigree decoration on the double order of the polilobate base and the cusp. The decoration is applied minimally to both as compared with the enamels, miniatures protected in crystal, enriched by the presence of the small semi-precious stones with seed pearl features. The reliquary, probably a pyx in origin was later modified with the insertion of parastases in laterenaissance style. The reliquary was originally adorned with 136 gemstones of differing type and, whilst currently missing 18, the empty mountings testify to their antique origin. All of the gemstones are oval in form or rounded. The seed pearls of chalcedony quartz have a rather different spherical form however, and they have a central opening necessary for their insertion into the decorative features. The dimensions of the gemstones vary between 5 mm and 8 mm, whilst the seed pearls all have a diameter of 6 mm. Le gemme identificate che adornano il tempietto sono: • calcedonio, corniola e crisoprasio; • zaffiro e rubino; • granato varietà almandino-piropo; • smeraldo; • pasta vitrea.

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Recognized gemstones which adorn the reliquary temple are: • chalcedony quartz, carnelian and chrysoprase; • sapphire and ruby; • almandine-pyrope variety garnet; • emerald; • glass stone.


Nel castone è stata alloggiata una sferetta forata (perlina) della stessa tipologia ritrovata nella coppia di candelieri. Nella perlina, di pasta vitrea verde, sono state osservate inclusioni gassose allungate, conseguenti alla lavorazione della stessa.

a

A pierced sphere (seed pearl) has been placed in the mounting of the same type as found in the pair of candlesticks. In the seed pearls, of green glass stone, elongated gas inclusions may be observed as a consequence of their manufacturing process.

b

c Le placche che proteggono le decorazioni incise, dalle analisi ottiche e μ-Raman, sono di due tipologie: vetri e cristalli di rocca (vedi spettro Raman c). Sia i vetri che i quarzi mostrano inclusioni tipiche: bolle per i primi (a), micro cristalli e alette per i secondi (b). The plaques protecting the incised decoration are, both with optical analysis and μ-Raman, of two types: glass and rock crystal (see Raman spectrum c). Both the glass and the quartz show typical inclusions: gas bubbles for the first (a), micro-crystals and flaps for the second (b).

Il corindone è della varietà zaffiro per la tipica colorazione blu. Si noti un’inclusione di circa 1,6 mm, che dallo spettro Raman risulta essere oligoclasio. The corundum is of sapphire variety due to its typical blue coloration. An inclusion of approximately 1.6 mm may be observed which from the Raman spectrum results as being oligoclase.

Unico esempio di rubino con relativo spettro Raman ritrovato nel reliquiario. Unique example of a ruby found in the reliquary and the relative Raman spectrum. Le perline di calcedonio sono della varietà corniola con la tipica colorazione rosso arancio. The chalcedony seed pearls of carnelian variety with typical red-orange coloration.

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CROCE RELIQUIARIO Atelier orafo della corte napoletana, Bottega di Etienne Godefroy (?), inizi del XIV secolo / Bronzo dorato, smalti e paste vitree / cm 108x56, base cm 28

La croce, dono di Carlo II d’Angiò, modifica ed integra un’opera di manifattura italo-bizantina. Nella sua struttura liliale e nell’essenziale messa a nudo dei contorni dei bracci rivela la sua natura di gotico transalpino, costellata di smaltini “ad arma regia” in azzurro su fondo rosso. Alla base del braccio lungo un medaglione a smalto con iscrizione latina raffigura sant’Andrea, probabile riutilizzo di un più antico oggetto. Sul retro la raffinata lavorazione a rami e trifogli “risparmiati” riconduce al decoro a foglie di vite del busto di san Gennaro, commissionato nel 1304 da Carlo II per il Duomo di Napoli. La Stauroteca è adorna di 32 gemme, tutte paste vitree, divise in 20 verdi e 12 rosse.

RELIQUARY CROSS Goldsmith workshop of the Neapolitan Court, workshop of Etienne Godefroy (?), early XIV century / Bronze with gilt, enamels and glass gems / 108x56cm, base 28cm

The cross, a gift from Charles II d’Angiò, draws upon a work of Italo-Byzantine craftsmanship. In its lilium-like structure and the essential prominence of the edges of the arms reveals its trans-alpine gothic nature, studded with “smaltini ad arma regia” in blue on a red base. A medallion with Latin inscription and a depiction of Saint Andrew is found at the base of the long descending arm, indicating the probable reuse of a more ancient artefact. On the rear the refined decoration featuring branches and clover “risparmiati” recalls the leaf motifs of the vine of the bust of Saint Januarius, commissioned in 1304 by Charles II for Naples Cathedral. The reliquary cross is adorned with 32 gems, all in glass, divided into 20 green and 12 red. recto

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verso


Il medaglione a smalto con iscrizione latina raffigura sant’Andrea. The medallion in enamel with Latin inscription and the depiction of Saint Andrew.

rosso

Particolare al microscopio del vetro trasparente che protegge il legno della vera Croce ed il relativo spettro Raman. Microscopic detail of the transparent glass which protects the wood of the Real Cross, at bottom the relevant Raman spectrum.

blu

Mediante osservazioni al microscopio ottico, sono state individuate inclusioni gassose tipiche delle paste vitree. Queste si presentano singole o a gruppi e con forme diverse. Le loro dimensioni variano da 10 μm, per le bolle sferiche, sino a 1,5 mm per le bolle allungate.

I bottoni smaltati utilizzano il rosso per il rastrello e la parte esterna del bottone, l’azzurro come sfondo al tappeto di gigli in metallo dorato. Il blu e il rosso sono stati caratterizzati tramite gli spettri VIS sopra riportati.

Observation through optical microscopy identified gas inclusions typical of glass gems. Such inclusions are present both individually or in groups of differing forms. They range in dimension from 10 μm, for the spherical bubbles, to 1.5 mm for elongated bubbles.

The enamelled shield with champlevè technique, uses red for the rake and the external part of the shield, with blue as the background baize for the fleur-de-lis in gilt metal. The blue and the red colours have been characterized the VIS spectrum shown above.

Le gemme, durante l’esposizione alla lampada UV, hanno mostrato una fluorescenza da debole a forte sia ad onde corte (sw) che ad onde lunghe (lw). The gemstones, during the exposure to a UV lamp, showed fluorescence from weak to strong both at short waves (sw) and long waves (lw).

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RELIQUIARIO A CHIESA Oreficeria franco angioina di Napoli (?), secolo XIV, circa 1326-1345 / Argento dorato, gemme, cristallo, smalti traslucidi / cm 57x33x16,3

Il raffinatissimo reliquiario, del tipo architettonico, riproduce, in miniatura, una cappella gotica. Il ricettacolo è cadenzato da bifore racchiuse da archi inflessi, tre nei lati maggiori e una nel lato corto. Nei lati corti e nella bifora centrale di quelli lunghi l’inserimento degli smalti traslucidi, raffiguranti coppie di santi, sottolinea il voluto effetto delle vetrate tipiche delle cattedrali gotiche, una ripresa accentuata negli spigoli dalla presenza di garguilles aggettanti in forma di draghi alati. Sulla cuspide è lo stemma degli Angiò d’Ungheria. Il reliquiario ha finestre bifore di cristallo di rocca (quarzo) ed è adornato da smalti e da 24 gemme.

CHURCH RELIQUARY Franco-anjouine goldsmith workshop of Naples (?), XIV century, around 1326-1345 / Silver gilt, gemstones, rock crystal and translucent enamel / 57x33x16.3 cm

This highly refined architectonic reliquary reproduces a gothic chapel in miniature. The receptacle is characterized by regular double lancet windows of inflected arches, three on the principal side and one on the short side. On the short sides and in the central window of the principal sides, depictions of pairs of saints in translucent enamel underline the desired effect of the glass windows typical of gothic cathedrals, a desire accentuated on the edges of the work through the presence of protruding gargoyles in the form of winged dragons. On the cusp is the motif of the house of Anjou-Hungary. The reliquary has double lancet windows in rock crystal (quartz) and is adorned with enamelware and 24 gemstones.

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La corona della Vergine presenta tre castoni, due vuoti, e quello centrale contenente una gemma rossa di dimensioni 1,5 mm, identificabile come rubino in base al suo spettro Raman. The crown of the Virgin presents three mountings, two of which are empty whilst the central mounting contains a red gemstone of 1.5 mm in dimension, identifiable as a ruby based on its Raman spectrum. Osservazione al microscopio di incluso cristallino del quarzo della bifora 3 e relativo spettro Raman. Microscopic observation of crystalline inclusion in the quartz of the lancet window 3 and the associated Raman spectrum.

Le inclusioni caratteristiche degli smeraldi costituite da canali allungati ed orientati secondo la direzione preferenziale di accrescimento (asse c) foto in alto e da piccoli cristalli con lucentezza sericea, probabilmente di mica, foto in basso. The inclusions characteristic of emeralds constituted by elongated channels and orientated according to the preferential direction of growth (c axis) at the top and by small crystals with silky sheen, probably of mica, at bottom.

Osservazione al microscopio di aghi di rutilo incrociati secondo le direzioni cristallografiche in granati e spettro Raman del granato.

Spettro VIS del rubino

Microscopic observation of the intersection of the needles of rutile along the crystallographic directions. At the top the Raman spectrum of the garnet.

Spettro VIS della gemma

Spettro VIS dello smalto

Le gemme si alternano con il seguente motivo: rossa, verde e rossa. In questa foto si susseguono rubino, smeraldo, granato.

Dettaglio del rubino con inclusioni cristalline rossoarancio di sfalerite, bianche di calcite e fratture impostate su piani di geminazione lamellare.

Lì dove è saltato lo smalto, si osserva una preparazione eseguita con incisioni a trame guillochè. In alto lo spettro VIS del blu.

The gemstones alternate in the following sequence: red, green and red. This photograph shows ruby, followed by emerald and then garnet.

Detail of the ruby with a red-orange sphalerite crystalline inclusions, and also white calcite inclusions and fractures on twin plane lamellae.

Where the enamel is lacking, a preparation carried out with guillochè incisions may be observed. On the top the VIS spectrum of the blue may be observed.

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RELIQUIARIO DI SAN BIAGIO Oreficeria napoletana, prima metà del XVII secolo, fra il 1618 e il 1633 / Argento dorato fuso, sbalzato, cesellato e bulinato, paste vitree / cm 49x22x14,5

Il reliquiario in forma di mitria poggiata su un libro, presenta una delicata decorazione ad imitazione del repertorio ornamentale dei tessuti. La parte centrale, con stemma, evidenzia la finestra centrale, ovale, che mostra la sacra reliquia. Il ricciolo del pastorale ad apici e volute gigliate che sormonta la mitria appare, per fattura, inserito in un secondo momento, dato confermato dalla descrizione degli inventari. La mitria è impreziosita da otto gemme, tutte paste vitree, di cui cinque con colorazione proprie e tre, incolori, trattate con collante colorato. Nell’inventario del 1840 viene specificato che le pietre utilizzate nel manufatto sono false.

RELIQUIARY OF SAINT BIAGIO Neapolitan goldsmiths, first half of XVII century, between 1618 and 1633 / Silver gilt cast, embossing and engraving with either chisel or burin, glass gems. / 49x22x14.5 cm

The reliquary in the form of a mitre placed on top of a book presents delicate decoration imitating the ornamental repertoire of textiles. The central part with the stem highlights the central oval window which shows the sacred reliquary. The pastoral crook at the apex with its floral motif rising from the mitre appear, due to their workmanship, to have been added at a later date. This is also confirmed by the description of the inventory. The mitre is enriched by eight gemstones, all in paste vitrea, of which five show their own colouring. The other three colourless gemstones have been treated with colouring adhesive. In the inventory of 1840 it is specified that the stones used in the work are false.

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La foto di dettaglio mostra la saldatura del ricciolo del pastorale che sormonta la mitria a conferma dell’inserimento delle stesso in un secondo momento. Si nota, inoltre, il perno di fissaggio della gemma al reliquiario. The photograph of a detail showing the soldering of the pastoral crook which rises from the mitre confirming its addition at a later date. Note also the pivot used for fastening the gemstone to the reliquary.

Gli ingrandimenti successivi della gemma, verde, illustrano la procedura seguita nell’analisi ottica dell’oggetto d’arte. Si raggiungono i massimi ingrandimenti, focalizzandosi sui particolari diagnostici che consentono la caratterizzazione. In questo caso viene mostrata una inclusione gassosa visibile con difficoltà a causa dell’alterazione della superficie. The successive magnifications of the green gemstone illustrate the procedure carried out in the analysis of artefacts. By using maximum magnification and through focusing on particular diagnostic features, the particular nature of the gemstone may be established. In the above case, a gas inclusion is shown which is barely visible due to the alteration of the surface of the gemstone.

La lamina che protegge la reliquia è una pasta vitrea che al microscopio mostra numerose inclusioni gassose sferiche. In alto è riportato lo spettro Raman. The thin plate which protects the reliquary is glass which under the microscope demonstrates numerous spherical gas inclusions. This characteristic is confirmed by the Raman spectrum.

Le tre paste vitree incolori, presenti sull’oggetto, risultano attualmente di differente colorazione in ragione dei diversi livelli di alterazione del colorante utilizzato. La prima appare incolore e sono visibili solo residue tracce del colorante, la seconda mostra una colorazione che degrada al centro verso l’incolore, la terza appare rossiccia con colorazione a luoghi non uniforme. The three colourless glass gems present on the artefact currently result as showing different colouration according to the different levels of colouring alteration. The first gem appears colourless and only residue traces of colouring are visible. The central gem shows colouring which degenerates towards colourlessness in its centre and the third gem appears reddish with dispersed colouring flecks.

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RELIQUIARIO DI SAN GREGORIO MAGNO Oreficeria napoletana, seconda metà del XVII secolo, prima del 1692 / Argento, argento dorato fuso, sbalzato, cesellato e bulinato, paste vitree / cm 55,5x24,2x19,2

Il reliquiario è in forma di triregno poggiato su un libro; sulla tiara è collocata l’urna rettangolare in argento dorato contenente la reliquia, sormontata da una croce papale a tre traverse con apici gigliati anch’essa in argento dorato. Particolarmente efficace la bicromia dell’utilizzo di argento e argento dorato. Sulla tiara in argento a fusione si imposta la lavorazione sbalzata e cesellata delle tre corone rese in argento dorato. Le fasce di ognuna delle corone, decorata a sbalzo con motivi vegetali, sono impreziosite dall’uso delle paste vitree. Le terminazioni sono rese con motivi gigliati a sbalzo.

RELIQUARY OF ST. GREGORY I THE GREAT Neapolitan goldsmiths, second half of XVII century, before 1692 / Silver, silver gilt cast, embossing and engraving with either chisel or burin, glass gems / 55.5x24,2x19.2 cm

The reliquary is in the form of a papal tiara placed on top of a book; on the tiara is a rectangular urn in silver gilt containing the reliquary, from which rises a papal cross and three cross-arms with fleur-de-lis tips also in silver gilt. The bi-chrome effect created by the use of both silver and silver gilt is particularly effective. On the silver cast tiara, note the embossing and engraving work of the three crowns realized in silver gilt. Each crown, decorated with the repoussé technique with foliage motifs is enriched by the use of glass gems. The tips are decorated with fleur-de-lis motifs with repoussé.

In origine ogni corona prevedeva un ornamento di otto gemme assicurate alla stessa attraverso piccole viti dorate. Dalla seconda metà del XIX secolo, come è noto da documenti di inventario, l’ornamento conserva solo 9 delle 24 gemme.

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Each crown originally consisted of an ornament with eight gemstones fastened with small gilt screws. From the second half of the XIX century, as recorded in the inventory documents, the ornament boasts only 9 of the original 24 gemstones.


Pasta vitrea di colore verde

Green-coloured glass gem

Fluorescenza UV della doppietta di quarzo dovuta alla presenza del collante organico. UV florescence of the doublet of quartz due to the presence of organic adhesive.

Inclusioni allungate presenti nelle paste vitree verdi Elongated inclusion present in the green glass gems

La superficie delle gemme realizzate con pasta vitrea appare corrosa. The surfaces of the glass gems appear corroded. Doppietta di quarzo con chiare tracce di collante rosso. Doublet of quartz with clear traces of red adhesive.

Le urne con reliquia, in genere, sono protette da lamine di cristallo di rocca, in questa, invece, l’analisi Raman della lamina rivela la presenza di pasta vitrea. Spettro Raman della parte superiore della doppietta di quarzo. Raman spectrum of the upper section of the doublet of quartz.

Pasta vitrea di colore blu

Blue-coloured glass gem

In origin, urns with a relic were, usually, protected by rock crystal thin plates. In this case however, the Raman analysis of the thin plates reveals that they are made of glass. Dettaglio al microscopio di un’inclusione solida nel vetro. Microscopic detail of a solid inclusion in the glass thin plate.

Inclusioni sferiche gassose caratteristiche nelle paste vitree Spherical inclusions characteristic of glass gems

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IL LABORATORIO MOBILE ALLESTITO ALL’INTERNO DELLA BASILICA DI SAN NICOLA All’interno della Basilica, sono state trasferite strumentazioni scientifiche portatili del Dipartimento Geomineralogico dell’Università degli Studi di Bari, per lo studio e la caratterizzazione dei materiali costituenti gli oggetti d’arte esaminati in questo lavoro. Si tratta di strumentazioni che consentono di effettuare analisi assolutamente non distruttive e non invasive.

Il laboratorio mobile allestito comprende in particolare le seguenti apparecchiature scientifiche: microscopio ottico con fotocamera digitale, spettroscopio Raman, spettroscopio VIS, colorimetro, diffrattometro a raggi X, fluorescenza a raggi X e fluorescenza a raggi ultravioletti.

THE MOBILE LABORATORY BASED WITHIN THE BASILICA OF SAINT NICHOLAS Within the Basilica have recently become host to a range of portable scientific apparatus employed in the study and characterization of the materials which constitute the artefacts examined in this work. The apparatus has allowed an analysis which was entirely non-destructive and non-invasive in character.

Responsabile Scientifico del Progetto Scientific Responsible of the Project Gruppo di Ricerca Research Group

The in-house mobile laboratory includes the following specific scientific apparatus: optical microscope with digital camera, Raman spectrometer, VIS spectrophotometer, x-ray diffractometer, x-ray fluorescence and ultraviolet ray (UV) fluorescence.

Eugenio Scandale A. Monno, J.M. Nsaka, M. Santigliano, E. Scandale, G. Tempesta

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La Fluorescenza agli ultravioletti (UV) consente di osservare il fenomeno della fluorescenza di campioni illuminati da luce UV. L’effetto di fluorescenza è uno degli elementi che concorre alla individuazione del minerale o della sostanza organica costituente il campione.

La Diffrattometria RX permette di ottenere un diffrattogramma RX che consente l’identificazione delle sostanze cristalline, organiche ed inorganiche. The X-ray Diffractometer results in an x-ray diffractogramme which allows for the identification of crystalline, organic and inorganic substances.

La Spettroscopia Raman consente di analizzare la luce emessa da un campione, illuminato da un Laser, che si traduce in un diagramma detto spettro, caratteristico di ciascuna sostanza The Raman spectrometer enables the analysis of the light emitted by a sample when illuminated by a laser with results then being conveyed in a spectrum diagram showing the characteristics of each substance.

The Ultraviolet (UV) fluorescence allows for the observation of the phenomenon of fluorescence in samples illuminated by UV light. The effect of fluorescence is one of the elements which leads to the identification of the mineral or organic substance contained within a sample.

La Microscopia ottica, attraverso l’uso di un microscopio, permette di osservare ed acquisire immagini ingrandite fino a 180 volte, necessarie per l’identificazione di quelle micro caratteristiche dell’oggetto e del minerale, spesso diagnostiche. The Optical Microscopy, through the use of a microscope, allows for the observation and acquisition of images magnified up to 180x and is necessary for the identification of the often diagnostic micro-characteristics of both the artefact and minerals. La Spettroscopia nel visibile-VIS permette di osservare assorbimento ed emissione di elementi chimici presenti nel campione. La Colorimetria consente di rendere quantitativa la misura del colore. The VIS spectrophotometer allows for the observation of both the absorption and emission of chemical elements present within a sample. The Colorimeter enables a quantitative measurement of colour.

La Fluorescenza RX consente l’identificazione degli elementi chimici presenti nella sostanza attraverso l’analisi della radiazione caratteristica emessa da un campione sottoposto a radiazione X. The X-ray Fluorescence allows for the identification of the chemical elements present within a substance through the analysis of the particular radiation emitted by a sample when exposed to x-rays.

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UniversitĂ degli Studi di Bari

Basilica Pontificia di San Nicola

Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia

Ministero per i Beni e le AttivitĂ Culturali


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