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ILAIPII(D
RieotòanAo ahuní nostrtí anící /\ nche quest'anno la nostra comunità di Lapio si ritrova insieme per la 38a SaDgra della Luganega. Grazie alla disponibilità e all'impegno degli addetti ai lavori, molti hanno la possibilità di vivere momenti di gioiosa aggregazione gustando le varie pietanze proposte, tra cui la rinomata e saporita"luganega". Il nostro pensiero, però, non può non andare ad alcune persone che non ci sono più e che, di anno in anno, hanno speso le proprie energie affinché la Sagra riuscisse nel migliore dei modi, condividendo passione, responsabilità e... trepidazioni per I'inclemenza del tempo.
Clorinda Dal Lago Trentin "Cioccia", animo generoso, sempre disponibile, ospitale, intraprendente, carismatica, con una carica infinita di buonumore. Organizzatrrce di gite, viaggi, pranzi, cene e rimpatriate con parenti e amici. La sua casa era aperta a tutti. Era dedita a cucinare per la sagra e per molte altre manifestazioni: ricorcenze, feste, eventi vati, anniversari... Le sue specialità erano la trippa, il minestrone, sempre eccellente, i bigoli co' la sardea e tanti altri. Incurante del passare del tempo, è stata presente in sagra fino a due anni fa.
Vittorio dal Lago... persona estroversa, amante della compagnia. Le all'interno della sagra erano molteplici, dall'allestimento delle impalcature allapreparazione delle braci per le grigliate, al taglio della polenta. Lavori semplici ma che andavano fattr, e che lui sapeva {are al meglio, rendendosi utilissimo. sue mansioni
Mauro Dal Lago, simpaticissimo, diretto, generoso, divertente, estroverso. Sempre pronto a dare una mano, davvero di grande aiuto in sagra. Era dedito alla distribuzione del cibo e all'organtzzazione del servizio ai
tavoli. Ben inserito nel gruppo, era sempre presente all'appuntamento annuale con la nostra Sagra.
Meri Donatello... umile e silenziosa, mai stanca e sempre puntuale. Fedele agli impegni a lei affidati. Parte delle sue ferie le dedicava all'allestimento dello stand della Pesca di beneficenza. Per lei la Sagra era un appuntamento annuale importante a cui non rinunciava.
Il vuoto lasciato dai nostri amici sarà colmato dalla nostra riconoscenza peÍ la loro amrcizía e per la loro preserva costante e preziosa tra di noi.
CLORINDA, VITTORIO, MAURO, MERI in questi giorni di intenso lavoro, tra una pausa e l'altra alzeremo gli occhi al cielo cercando il vostro sguardo e il vostro sostegno La uostra Comunità di Lapio
ESaSryFa,W
jorrno al 7îrlagazin îur,anta tutti í giotní ìatta $wta si yntt annr gastúrta
.
Taglieri di salumi e formaggi locali (pancetta, sopressa, asiago dolce e stravecchio, sottaceti con pane)
. Bruschette di varie specialità . Focacce con ingredienti a scelta ll pane, le bruschette e le focacce saranno cotti nel forno a legna, che durante la sagra sarà Sempre in funzione. Durante il pranzo
comunitario della domenica il pane servito sarà quell0 cotto al forno a legna. Al Forno si potrann0 trovare anche una scelta di ottimi vini, oltre a squisite birre alla spina.
PER TUTTE LD SERATH IIIGRESSO LIBDRO Durante l'intera manifestazione saranno tn funztone:
'
un ricco STA|{D GASTROI\OMICO con saporiti piatti locali, 'olugane Eh." , ecc.; o un BAR CAFFE per la degusta zione di dolci e torte casalinghe;
. lo srand "FRÌTOLA"
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Magazin FORI{O con varie specialità;
al GAZEBO birre, panini "ortti" con lugaInega; . UN,ASSOrtitA PESCA DI BE1\EFICEI\ZA; per gli appassionati di ballo una STUPEI'SDA PISTA Il{ ACCIAIO
'
e
GAZEBO Durante tutti i giorni della festa sarĂ in funzione, nell'ampio piazzale adibito al ballo, un gazebo per la somministrazione di aperitivi e bevande quali Birra bionda e rossa, acqua e vini sfusi. La struttura sarĂ dotata di panche e tavoli, in un'area dedicata, per la consumazione dei prodotti. Da quest'anno in questa struttura saranno serviti degli ottimi panini "onti" con la luganega e crauti.
Sabato 31 in occasione della serata dedicata al rock'n'roll verrĂ servita dell'ottima birra in botte.
ore
18.30
Inizio festeggiamenti e apertura stands gastronomici
ore 18.30
Apertura della pesca
di beneficenza ore 21.00
l\,9{,iS€{lA
con il gruppo { figSi lii Lal: ùnc}e Cover Ligabue
Cena dí uenerdì 29 maggio Bígolí con l'arna.' Arnette allo spiedo
'
Patate alforno
caffi e dolce
ntno) acqu&) Prenotazíoní entro íl 27 maggío 2075 Per ínformazíoní: Carla 339 372I/X99
ore 18.30
€, 25.00
Santino
3417 867784X5
Apertura stands gastronomici Per
il solo sabato:
LASAGNE CON TARTUFI DEI NOSTRI COLLI
Apertura della pesca di beneficenza ore 21.00
SHèàATA *{*{,Kq$gi.g,}:
una serata
danzante
dedicata alle sonorità rock and roll degli anni'50 con il gruppo R*pr:v'sq::t-r È.. Un evento da non perdere
srBAro gO IAOOIO aorE tr.ESÎA DEITA I.UGAilEGA LTPIO DI ANCUOXAilO / VI
ore 11.00
S. Messa solenne
ore 12.30
Pranzo comunitario
ore 18.30
Apertura stands gastronomici Apertura pesca di benefi cenza
ore 21.00
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,\ è-ì.\ ì-: s:ì.,\i\ ì'ìi
con la grande orchestra spettacolo "Sonia sipario band"
Pranzo comunitario di domenica 37 nxaggio MENU € 75.OO Bigoli al ragù o bigoli con
PRAIVZO
luganega
Lasagne coi bisi Spiedo di carne mista Patate al forno o crauti uíno, acqua) caffè e dolce
BABY € 6.00
Bigoli al ragù Patatine
fritte
bibita
Prenotazíoni: Carla 339 37274199 Santino
34X7 867784X5
ore 18.30
Apertura stands gastronomici Apertura pesca di beneficenza
ore 21.00
il :'È.\Y.\ il * ti NYl"ì\' con il gruppo "Luka & Nike DJ's - Country Tour" S
Ttr,AGP,TUTL.ETRIIA
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ore 18.30
Apertura stands gastronomici Apertura pesca di benefi cenza
ore 21.00
s$.ìÈ,\ì'À i\ t.isl ti,\ ì.1-. con la grande orchestra spettacolo Yanos Trevaini
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toria locale
a cara di Reginaldo Dal Lago
i sono i uangeli canonici e ci sono i uangeli apocrifi. I primi sono quelli ufficiali che ha chiesa primitiua ha selezionato tra i numerosi racconti della uita di Gesù che circolautno agli inizi dell'era cristiana. I secondi sono quelli che la chiesa ha ritenwto non idonei ha rappresentare la diuinità di Cristo perché troppo attenti A nArrarne gli aspetti più umani, soprattutto della sua infanzia. I primi sono quelli che ascoltiamo leggere durante la messd; gli altri bisognerebbe leggerli almeno unt uolta per scoprire più a fondo I'ambiente in cwi è uissuto Gesù e, perché no, anche alcuni tratti meno "diuinizzati" della swa umanità.
Carlo Maruzzo, fratello di padre Tullio, residente ancora nela casa natale
La casa dove nacque padre Tullio Maruzzo
doppio liuello di narralo si troua nelle biografie dei anche zione Spesso qwesto
santi e dei grandi personaggi. Ad essere trascurAta, anche in questi casi, è soprattutto la loro infanzia o percbé sconosciutd, o perch é rit enwta insignificante risp etto all' ecce zionalità della loro opera da adulti. Taluolta, per superare I'ostacolo, il biografo ricorreua alla formwla generica buona per tutti: "iarn ab incunabulis, dabat signa fwtwrae sanctitatis (già dalla culla, daua segni della futwra santità". A Padre Tullio, martire in Guatemala per difendere i poueri dall'oppressione dei grandi proprietari terrieri in combutta con il gouerno, sta per succedere Ia stessa cosa. Di lwi sono già wscite alcwne biografie che, opportunarnente, ne mettono in risalto lo straordinario lauoro di euangelizzazione. Noi ci limitiamo a raccoglierne alcune memorie "apocrife" raccontateci dal fratello Carlo che a padre Tullio e al gemello padre Lucio ha fatto da baby-sitter, essendo di tre anni più "uecchio",
La mia famiglia si è trasferita aLapio, da Costozza, aS. Martino del1928. Aveva preso in affitto dal signor Cengan, farmacista di Villaganzerla, un piccolo podere di sette campi alla Zambalda. Eravamo io, il papà, la mamma e mio fratello Tarcisio, un anno più giovane di me. La mamma, Augusta Rappo, era incinta. Il papà, Angelo, a Costozza faceva il barbiere, mestiere che continuò a esercitare anche in seguito portandosi, il sabato e la domenica, a Costozza. Durante la settimana lavorava i campi e, nelle stagioni morte, andava a fare il tagliapietre a Nanto, dai fratelli Grassi. Suonava la chitana e il mandolino. In famiglia, quand'era ancora a Costozza, aveva messo su un'orchestrina: il nonno batteva il tamburo, Baiùi, Ltn tagazzo preso in casa dal Luogo Pio, suonava la fisarmonica, tutti e tre cantavano. Giravano per tutte le sagre dei paesi d'intorno. I1 23 Luglio del '29 nascono i due gemelli: Daniele (poi padre Lucio) e Marcel-
Veduta di convento e collegio serafico alla Pieve di Chiampo
lo (poi padre Tullio). Primo a comparire fu Daniele che in seguito farà sempre valere questa sua primogenitura volendo sempre "essere davanti". Era il più intraprendente, il più deciso, il più vivace. Marcello lo seguiva, remissivo e tranquillo. I due gemelli non si separavano mai, dove c'era l'uno c'era I'altro. Ricordo che una sera, mentre il papà ci leggeva, come al solito, uno dei suoi romanzi, Daniele continuava a correre di qua e di là, chiacchierava, distraeva tutti quanti: non stava mai fermo. Il papà allora 1o prese e 1o andò alegare a una siepe, a cinquanta metri da casa. Marcello si disperò. Si mise a piangere, a urlare finché io e il papà non siamo andati a liberarlo e ripor-
tarlo a casa.
I
romanzi che ci leggeva il papà erano quelli soliti, che poi negli anni Sessanta avrebbero dato per televisione, e di cui io conoscevo già la trama, tipo I Promessi Sposi. A Lapio negli anni seguenti sono nati
gli altri fratelli: Lucio, Jole, Damiano e Vittorino. L'ultimo parto fu fatale per la mamma e per gli altri due gemellini che aspettava. Era il 1940. E' andata all'ospedale da sola in bicicletta e quando è arriva-
ta, manco I'hanno fatta entrare subito. L'hanno fatta aspettafe mezza giornata seduta sul sellino della bicicletta, appoggiata a un pilastro. Altro che presepe! Niente bue e asinello, e S. Giuseppe era in montagîa a costruire i forti per la guerra. I gemelli Daniele e Marcello hanno cominciato a camminare tardi. Per due anni
Marcello aveva una grande paura del temporale, soprattutto dei tuoni. Quando sentiva i primi s-ciochi, correva a nascondersi sotto la tavola. Qualche volta se la
si sono mossi a gatognao: mettevano una gambetta sotto I'altra e si spingevano con le mani. Percorrevano così anche lunghe distanze. Ricordo che una sera, quando ormai era scuro, abbiamo sentito la Stradina, che abitava a circa un chilometro da noi, che chiamava la mamma. Siamo andati a vedere cosa volesse e abbiamo trovato 1à i due gemelli. La mamma se la prese con me. Io mi scusavo: "mama, i me xe scapà". Più che le scarpe consumavano le caIze, tant'è che a un certo punto la mamma non gliele metteva più. Per impedire queste fughe la mamma, quando andava nei campi, li metteva sotto la caponara, quella che si usava per i pulcini. Ci posava sopra il lavello e una grossa pietra perché non la rovesciassero. I nonni, che andavamo a trovare alla sagra di Costozza, quando proprio non ce la facevano più a stargli dietro, li mettevano in un sacco: altro che box.
Íaceva addosso. Per due volte rischiò di morire. La prima volta era caduto nella busa dell'acqua che avevamo davanti casa e che serviva per
abbeverare le bestie. Ricordo che quel giorno papà e mamma erano andati a trebbiare in Valdemar ca, daI munaro, I'unico allora che aveva la trebbia. Io ero a casa da solo, con Tarcisio e i due gemelli. Questi giocavano dentro la bwsa che, nel primo tÍatto) era poco profonda. Poi però sprofondava per più di due metri. Marcello scivolò dentro e scomparve. Pensavo fosse annegato. Poi per fortuna rraffioru. Chiamo Tarcisio e gli dico di correre a prendere il rastrello. Lo allungo in acqua. Marcel1o lo afferra e non lo molla più. Lo tiro a riva: è tutto nero e non respira. Lo sdraio nel prato, che lì è in pendenza, e lo tengo con la testa all'ingiù. Mamma quanta acqua butta fuori. Poi riprende a respirare. Allora sono stato contento, perché senò morìa anca mi. La seconda volta Marcello rischiò di bruciarsi. Al sabato sera venivano a giocare da noi le sorelle Cabrei, che poi restavano a dormire da noi. Una volta per divertirci abbiamo riempito di ramaglie una fossa, che il papà aveva scavato per piantarvi le viti, e ci abbiamo appiccato il fuoco. Poi ci siamo messi a saltare da una parte aII'altra. Il problema non era tanto il fuoco, quanto il fumo. lJna fwmegara nera, che non si vedeva niente. A un certo punto Marcello casca dentro e non riesce a uscire. Gli allungo una mano , ma faccio fatica perché mi sento soffocare. Mi butto per terra e con tutte e due le mani finalmente lo tiro fuori. Anche stavolta è tutto nero, di fumo però.
Con le sorelle Cabrei, le Barachete, I
non giocavamo soltanto. Poco lontano dalla loro casa avevano una specie di capitello, con la statuetta della Madonna da
gemelli Daniele e Marcello Maruzzo a dieci anni appena entrati nel Collegio serafico di Chiampo
ilt
Monte. Davanti c'era un sasso che serviva da inginocchiatoio. Alla sera d'estate noi bambini si andava lì a pregare. A scuola i gemelli andavano bene, non
sacerdote, ci mise del suo parlandone a lungo a scuola, e chiedendo agli scolaretti se qualcuno volesse farsi frate. Tornati a casa, Daniele dice a Marcello: "Andemo uia anche noialtri". Marcello obietta: "Mah!? Andar uia, lassar qua i fradei, e dopo con chi xe ca zughemo?" Lui aveva sempre in mente di
hanno mai avuto problemi. Prendevano sem-
pre bei voti, nonostante studiassero poco perché dovevano aiutare nei campi, rastelare, sapare, sfoiare el sorgo e drio le bestie. L'impegno più lungo era procurare l'acqua per bere e far da mangiare. Si andava a prenderla con le sècie e 1l bigòlo a Valchegozzol un'ora e mezza per andarel un'ora e mezza per tornar e. La lezione Ia facevano alla mattina, prima di andare a scuola, oppure appena tornati, finché si mangiava.
giocare con i suoi fratelli. "Ma là tusi par zuga.re ghi n'è fin che te uwi!" "Però la mama no la xe mia massa contenta". Era vero. I due gemelli avevano ormai dieci anni, facevano la qtarta, e qualche lavoretto nei campi incominciavano a farlo. La trattativa si svolse dietro il pagliaio, in gran segreto e durò a lungo. Una volta raggiunto I'accordo, corsero in casa tutti contenti e Daniele annunciò: "MAm4 papà, gauemo deciso: andemo uia tuti du". Il viaggio fino al convento di Chiampo lo fecero sul palo delle biciclette di mamma e papà. Sul portapacchi c'erala dote che ogni aspirante fraticello doveva portare con sé: due paia di camicie, due paia di mutande lunghe e due maglioni. Scarpe niente, perché appena arrivati li vestivano da fratini, con i sandali. La dote gliela regalò lo zio Tullio, sempre generoso con la mia famiglia. Per riconoscenza, quando Marcello fecela professione e dovette scegliersi un nuovo nome, prese quello dello zio Tullio. Del periodo di studi a Chiampo so ben poco. So che al momento del noviziato Daniele ebbe dei ripensamenti ed era lì lì per tornare a casa. Allora fu Marcello, per la prima volta, a prendere I'iniziativa e decidere: "Ma come? Sei stato tu quella volta a voler venir via, e ora vuoi piantarmi qua da mi solo? Eh no! Adesso o stiamo qua tutti e due, o torniamo a casa tutti e due". Andò a trovarli mio padre che tagliò corto: "PAr mi xe lo stesso. Però ricordeue - e qui citò le parole lette in un romanzo - meglio morire che diventare cattivi sacerdoti o apostati".
La prima idea di "andar via", che allora voleva dire andare in convento dai frati, venne ai due gemelli in occasione della prima messa solenne celebrata a Lapio dai compaesano padre Blandino Dalla Croce. Era stata una festa granda che aveva coinvolto tutto il paese e acceso le fantasie dei tagazzetti. La maestra poi, zia del novello
Padre Tullio con il fratello Adriano
VI
3 BiĂŹ
le le serate
in
Jir3irir
buon divertimento
e...
IJ Comitato Eagra