Libretto sagra lapio 2013

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ore 19.00

Inizio festeggiamenti e apertura stand gastronomico

ore 19.00

Apertura della mostra fotografica "bal|acquafresca al|acqua santcL" a cura di Giorgi oYezzaro e della mostra "Gli acquerellí di Desy"

ore 21.00

SERATA COUNTRY con il gruppo "Luka & l\ike DJ's - Country Tour"

Cena di uenerdì 37 maggio Bígolí con I'arna Alzaaole allo spíedo Patate alforno aíno, acqua) caffi e dolce Prenotazioni entro il 28 maggío 2073 Per informa,zíoni: Olindo 0444-273784

18.30 Apertura stand gastronomico ore 21.00 SERAT'A *AFIZAITTE

ore

con la grande orchestra "Liscio e Simpatia" musica Anni 60-70

PDB TUTTE LE SBBATD INGBESSO LIBERO Durante l'intera manifestazione saranno in funzione:

.

un ricco S'IlANl] GASTROIVúMICO con saporiti piatti locali, ooluganeghe", vini tipici e dolci casalinghi;

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un'flNOTECA per la degustazione dei vini dei nostri colli;

. UNA fOrNitA PESCA SI BE]TEFICEIT{ZA;

mostra fotografica IIALL'ACQUA FRESilA ALI'ACQUA SANTA e mostra GLI ACQUXIRELLI DI DESY

. e per gli appassionati

di ballo una STUPENBA PISTit Dl OilI'RE 70S mq.


ore 11.00

S. Messa solenne

ore 12.30

Pranzo comunitario

ore 18.00

Apertura stand gastronomico

ore 21.00

NIREZIONE X IN COÌ{CERTO tributo alla migliore musica italiana

Pranzo comunítario dí domenica 3 giugno Bigoli al ragù o Lasagne coi

bísi

Spíedo dí carne mista Patate alforno uino, dcqua, caffi e dolce

Prenotazioní: Olíndo 0444-27318<X

PRANZO BABY Bigoli aI ragù o lasagne coi bisi Patatine frítte bíbíta


S,ESNâ‚ŹNre]R=è ore 18.30

Apertura stand gastronomico

ore 21.00

Concerto con

OtI)

HOYS

tributo agli anni '60-'70: Beatles, Rolling Stones, Creedence, Procol Harun, Camaleonti, Dik Dik


S

toria locale

a cara di Reginaldo Dal Lago el Marzo scorso se n'è andato

Anto-

nio Faccio, un nostro compaesano che ultimamente risiedeva a Bassano. Aveva ottantuno annr. Aveva trascorso I'infanzia a Lapio, in via S. Croce, dove abitano ancora i suoi perenti. Era coetaneo, e amico, dei fratelli Tirllio e Lucio Marvzzo, di padre Fabio Longo, di frd Blandino Dalla Croce, con i quali condivise il collegio dai frati francescani. Terminati gli studi classici, si laureò in Lettere all'università di Padova e quindi si dedicò all'insegnamento nell'fuolano e poi a Bassano.

Per noi è un dovere, e un onore, ricordarlo poiché è stato la figura di maggior spicco intellettuale del nostro paese e un poeta di

chiara fama nazionale, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti prestigiosi. Quattro le raccolte di poesie pubblicate: - Asolane ed altre raccobe, Padova f966; - Il lungo esercizio, Padova 1971; - Un certl sentimento. Poesie 1976-1981, Padova 1983; - Poesia drn*o e obre i limiti, Torino, 1999.

Arduo e pretenzioso riassumere in un paio di paginette la vastità e la profondità della poesia di Antonio, peraltro in un contesto un po' insolito, non proprio il più adatto alle riflessioni. Azzardiamo I'impresa per un dovere di amrcizía, confi dando nell'intelligenza e comprensione del lettore.

Due, a nostro awiso, le tematiche ricorrenti nella lirica di Antonio. l-a prima, la più felicemente e tragicamente ossessiva, è quella religiosa. Non la religio-legame con un Dio conosciuto, posseduto o credu-

to, ma una spasmodica tensione-ricerca del Dio assente: "î)ere tu es Detu absconditus ' (veramente tu sei il Dio nascosto) (Isaia 45,75). La religiositàr di Antonio non è paga di un credo recitato, non esibisce una fede conclamata, rivendicata, meno che meno imposta: è dubbio, accettazione dello scacco, sofFerenza del silenzio di Dio. Non è crociata, è crocifissione. "Sgomenti del nosno nulla ... orfani di solitudine ... Ti preghiamo, o grande Dio Signore, prima della morte, di riuelarci il tuo silenzio".


La rivelazione di Dio, che Antonio aspetta e invoca è il suo silenzio. "Dio è di chi lo cerca", ammonisce il Vangelo, e chi presume di averlo trovato, lo perde. Tioppo riduttivo se lo potessimo comprendere, se potessimo esprimerlo in poche formulette, se lo potessimo tacitare con qualche rito, propiziare e piegare ai nostri bisogni, se, come il bambino Agostino, volessimo, con il cucchiaio delle nostra argomentazioni, travasare la sua immensitàr nella ciotola della nostra mente. La religiositàr di Antonio si nutre di filosofia, di studi ardui, di letture sterminate. " Per ritrouArti sono salito sotto le montagne", confessa in un ardito ossimoro, perché le vette del sapere stanno nella profondità del cuore. Ma la sua religiosità. non era lefteraria, affettata, compiaciuta, consolatoria, vagamente pagana e panistica, come vuole una certa tradizione nostrana: era sofferta, teryibilh (il suo aggettivo preferito), angosciata. Da essa deriva una lirica dal tono aspro, sentenzioso, suggestivamente profetico, che usa parole secche, dure, come spine che si piantano nella carne ed è difficile togliere.

La casa dove viveva Antonio Faccio

Lanimo del poeta si placa, si rasserena, si scioglie solo un po' nella mistica nostalgia della sua terra natia, dei suoi padri, nei ricordi delf infanzia,l'altramateria del suo canto. Nei pensieri torna "agli olmi sereni, ai confini dzlle Rogazioni: senzt croci, solo uccelli agli orizzonti, senza nubi, incubi, senza limiti". Ma la gioia non è mai piena. Dalla sapienza della Scolastica, Antonio "monaco, bonzo, mandarino del cielo assoluto", ha appreso il duro esercizio di chi sta " hilaris in nistitia, tristis in laetitia". "Prowisorio come un insetto", allaprima neve dell'anno, "in questo dicembre inoltrato", il puer-senex, fanciullo-vecchio, rinasce "Íagazzo mite dei boschi". Allora, nelle ossimoriche 'vigilie del passato", nell'attesa di ciò che è stato, il poeta bambino corre verso I'eterno ritorno " come andassi per il bosco uegro a raccogliere ilfuoco del ginepro come fossi in attesa di nascere di nuouo ma sempre in quel battesimo che Tu sai, sul lago nosno

Tiberiade-Fimon doue sta l'incontro"

.


La poesia si fa canto tenue, elegia, più mesta che giocosa. La nota più frequente è quella bassa della viola, del corno. Il ritmo si placa, si distende, e il verso corre lento verso la sospensione dell'enjambement. Non è singhiozzo, non è lamento, non rabbia, ma asciutta, temperata e temprata nostalgia per un mondo duro, forte, crudele, a tratti spie-

La fontana

di Lapio

Dopo ln Chiesa, mA non così a gran distanza,

per tutti, più importante nel paese, ert, è sempre

stata la fontana.

Wcchia come Mater Dei, mia nonnt AuA, come l'acqua santa: la fontana, moho riParata, profonda, in una casa a uoha, a capanna, per cui si scendeua alla culla, all'inizio di tuno, di ogni storia.

tato, mai dolciastro, lacrimevole, neppure pietoso: un mondo che non si vorrebbe tornasse, ma in cui si vorrebbe ritornare, forse perché l'unico in cui si è vissuta I'etàr della vita che val la pena di vivere. "Nato da gente essenziale" nel parlare, nel fare, nel mangiare, nell'essere, Antonio non concede nulla alla retorica dei sentimenti,

Non era famosa per qualche pagina htina o greca, la'fons BandusiAe", "Banit", quella ebraica: non ert I'acqua etrusca o di Reìtia; questaforse, nostrd, paleoueneta, riemersa sulh collina berica chissà per quale grazia; ma non ert qualche diuinità - pluuia o fluuia non ha aauto ahro nome clte se stesst, come la torba, la fontega, la pecora: la fontana era prima di ogni cosa, prima di ogni sostnnzA, era nell'ombra della sua natura necessaria: notturnL, oscurA, più che diurna.

delle passioni, neppure del linguaggio. "Non cercnr l'armonia in noi ... Vogliamo dire, ma non abbiamo nemmeno un linguaggio. Noi preferiamo la nostrA barbarie ... Siamo di quelli, drlla razza d.el confine". La soglia che segna il confine è un mistero per chi non è nato nel recinto-casa dello strano paese; lo straniero non può capire. Antonio, che I'ha varcata andandosene per necessità", riconosce di portarne il marchio che lo segna, e di cui va fiero. "Il mio ltaese di nascita berico, Apio-Lapio ... è un paese che capisco; con an muro in un angolo rzso czme quello della mia casa, qualche orto una cam?ana nel aespero, unafonte ... E'un paese scaaato certo nell'anima. L'aria è secc*, as?ra, una rosa è di roao. Un dolore noto e anche ignoto clte prouo".

Non era unafontana gioiosa, neanclte quand.o era colma

torbida: allora era sprecata; la fontana aerL erA quella bassa, scnrst, che si raccoglieua con la tassA', la bottiglia, la "f.asca": era la fontana per l'acqua di Pasqua, per qualche goccia nell'a.rsurA, nell'afa: non si daua nemmeno all.apecora, alln capra, a unnfoglia: si beueua lenta come una reliquia, a giumella, in preghiera: per lei si faceua la fila,

E al suo paese, alla sua fontana, Antonio ha dedicato un racconto-poemetto, come lui stesso l'ha definito, una delle liriche più straordinarie che personalmente abbia mai letto,

come

k

litania:

pregaua Santa Eurosia, Eufasia, la Madonna dell'acqua, che qui non appariia mai gloriosa, mA poaer*, anche alla pastora Genouffi santa, che ui faceua la custodia insieme con l"hndt", k biscia

si

composta in occasione del restauro della Fontana del Pastore, sotto la chiesa di Lapio, nella valle che porta a Valdemarca. E' un compendio di tutta la produzione del nostro poeta, il fanciullo della pastora, di cui era uno zufolo, sotto il suo sigaro, il suo aroma di maga.

sacra addetta ad essa. Nell'ora proibita, tarda, ui torna sempre qualche animd, non uista, con un'amqtolla uuota, ad aningerui una stilla, una linfa della uita. ilt


La memoria, I'infanzia nostra, Ia gioia e la spina, laferita che mai non si rimargina: la uita e la morte per l'Acqua, tutta la mia età passata:

quando un uccello solo canta nel bosco, e non è l'usignolo, ma solo lui di casA, pressl lafontana. Ognuno ha la sua memoriA, una Madre, una pania: ognuno dice solo una parola quand.o ama quando odia: il sole, I'acqua propria. Non si è dappertutto. C'è solo una storia: un paese, unafede. lVon si può uiuere senzt di essa.

la storia fauolosa e assassina uissuta tra la mia gente emigrata in Germania, in Francia, nel bosco dellafontana, della net)e nera, nella miniera, il presepio drlla pouera PecorA, la grotta cùuernL, la piefta leccata in primauera, d.opo il cespo della primula, delh ster?o roao, fiore di stecco, pruno, Amnro senso di aglio appio, di tutto, il bosco al taglio, con uno schianto tra il castagno, il tufo, il taso, il lepre rosso fucilato.

Lafesta non si inuenta: solo si celebra: chi la perde, mnnca la uita. La nostra certo durL, oscîlr*, asprd. Come unafiaba, una saga lunga,

La campana in aho solitaria. La rogazione di magio, uenend.o

di

che raccontaaa presso la fontana la nostra pastora, di cui ero fanciullo, uno zufolo, sotto il suo sigaro, il suo aroma di maga.

dalkVia Saua

Valdemarca; o

in

agosto,

VI


{annuale appuntamento con la ,fiesta della {U,ganega ha raggiunto la 364 edizione. futesto libretto piene realizzato come promemoria a tutti i panecipanti e perfar conoscere le varie attivitĂ del nostro tercitorio.

ftngraziamo vipamente tutti coloro che hanno lavorato per la sua realizzazione. Qar"ticolare gratitudine va alle ditte per il loro contributo finanziario e a tutti i g*ppi che hanno collaborato all' organizzazione della E agra.

Cogliamo I'occasione per augurare buon diver-timento e... buon appetito a, rutti! I1 Comitato Eagra


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