FONTI PER LO STUDIO
DEL TERRITORIO BERGAMASCO
XI
Ai frat elli nel sa cerdoz io min isteriale della Diocesi di Bergam o E. C.
PROVINCIA DI BERGAMO
ASSESSORATO SERVIZI SOCIALI E CULTURA
CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI
LE VISITE ':AD LI/lrUNA APOSTOLORUM"
DEI VESCOVI DI BERGAMO (1 590 - 1696)
I
A cura di ERME NEG ILDO CAMOZZ I
Bergamo 1992
Copyright Š 1992
Di ritti dell 'Autore e dell a Provincia d i Be rgam o
Sulla strada intrap res a da oltre un decennio dall 'Assesso rato alla Cul tura della Prov inci a, quella cioè di fornire a studiosi, rice rcatori e appas sionati "fonti" e "co ntr ibu ti" utili all'approfondimento dell a sto ria locale, sono particolarmente lieto di presentare questa nuova ed inedita "fonte per lo studio del territorio bergamasco". Le relazion i e i documenti ri guardanti le visite "ad limino Apostolorum "dei Vescov i di Berg amo erano fin ad oggi del tutto sconosciuti , se non ai pochissimi addett i, e, a quanto risulta, nella pur ricca bibliografia di studi storici bergomensi , poco o punto utili zzat i. Esprimo pertanto la più viva riconoscenza all' au to re dell 'opera Mons . Ermenegildo Camozzi, che ha ricercato e ordinato i materiali delle visite corredandole con introduzioni, note biog rafiche sui Ve scovi, fonti e bibliografia di largo interesse. La pubblicazione, ovviamente importante come contributo allo stu dio delle vicende della Chiesa locale, è ricc a di notizie anche di carattere politico, soci ale , economico e demografico. Sono pertanto certo che, come i precedenti volum i della collana, an che quest'opera tro ver à la più favorevole accoglienza in tutti coloro che attendono allo studio e all'approfondimento delle conoscenze della sto ria civile e religiosa della Bergamasca.
Michel e Bettoli
Asse sso re ai Servizi Soci ali
e a lla Cul tura
SOMMARIO
P rese nt azion e
p.
9
Do cumentazione
p.
11
1. D ocu m enti p ub b lica ti
p.
13
2. Do cum enti cita ti
p.
17
1. Pubblicazioni sulle visite ad limina
p.
39
2. Opere e saggi citati
p.
45
p.
57
Nota bi og rafi ca
p.
91
Pro cura al can . A. M ap ello - f. 4r
p.
95
p.
97
No ta d 'archi vio
p.
97
Dichia razi on e dell a visita ad limina per il p ri mo tr iennio
p.
97
2. Pro cura de l ve sc ovo G ero lam o Ragazzon i a l ca n o n ico A ngelic o M apello
p.
98
3. Il vescovo G erolam o R agazzon i presenta il ca no n ico Ange lico M apello al card in a le Anto n io C ar afa
p . 100
4. Il vescovo Gerolamo R ag azzoni presenta il canonico Angeli co M apello al card inal e Alessandro Montalto
p. 102
5. Attest at o dell a vis ita ad limina d el ca no nic o Angelico M ap ello
p . 102
Introdu zion e
Gerolamo Ragazzoni
1. Re lazion e febbraio 1590
6. Risposta della Congregazione del Concilio
Relazione 1591 - f. 8r
7. Relazione novembre 1591
p . 103
p. 104
p. 105
Nota d'archivio
p. 105
Testo
p. 105
8. Registrazione della visita del vescovo
Gerol amo Ragazzoni
p. 109
9. Risposta della Congregazione del Concilio
p. 109
lO. Risposta della Congregazione del Concilio
p. 111
Appendice
p. 112
11. Il vescovo Gerolamo Ragazzoni chiede
interessamente al cardinale Guglielmo Sirleto
p. 112
12. Il vescovo Gerolamo Ragazzoni chiede
interessamento al cardinale Antonio Carafa
p. 117
13. Il vescovo Gerolamo Ragazzoni ringrazia il
cardinale Antonio Carafa
p. 118
14. Il vescovo Gerolamo Ragazzoni scrive al cardinale
Marco Antonio Maffeo circa gli impegni della diocesi
di Bergamo e delle visite apostoliche
p. 119
15. Il vescovo Gerolamo Ragazzoni nella lettera al
cardinale Marco Antonio Maffeo resp inge le accuse
contro i canonici di Bergamo
p. 120
16. Situazione della diocesi di Crema e suggerimenti circa lo stile di vita dei vescovi in una lettera di Gerolamo Ragazzoni al cardinale Marco Antonio Maffeo
p. 121
17. Ricorso dei canonici a Gregorio XIII per riottenere il
privilegio dell'esenzione dall a residenza
p. 123
18. Esposto di Giovanni Andrea Viscardo a Sisto V sul
Monte di Pietà di Bergamo
p. 124
19. Lettera del vicario generale di Bergamo, Marco Antonio Salomone, al cardinale Nicola di Sens sul Monte di Pietà di Bergamo p. 126
20. Circa l'intervento di Gregorio XIII per il Monte
di Pietà di Bergamo
p. 128
Giovanni Ba ttista Milani Nota biografica
p. 130
Relazione 1594 - f. 12r
p. 133
21. Relazione ottobre 1594
p. 134
Nota d'Archivio
p. 134
Testo
p. 134
22. Procura del vescovo Giovanni Battista Milani al
canonico Angelico Mapello
p. 188
23. Il vescovo Giovanni Battista Milani presenta il canonico
Angelico Mapello al cardinale Gerolamo Mattei p. 190
24. Relazione ottobre 1597
p. 192
Nota d'archivio
p. 192
Testo
p. 192
25. Procura del vescovo Giovanni Battista Milani al
canonico Nicola Lio
p. 193
Relazione 1600 - f. 22r
p. 196
26. Relazione novembre 1600
p. 197
Nota d'archivio
p. 197
Testo
p. 197
27. Regesto della procura del vescovo Giovanni Battista
Milani al canonico Nicola Lio
p. 201
28. Dichiarazione della Congregazione del Concilio
p. 201
Relazione 1607 - f. 28r 29. Relazione ottobre 1607
p. 202
p. 203
Nota d'archivio
p. 203
Testo
p. 203
30. Procura del vescovo Giovanni Battista Milani al
canonico Giovanni Antonio Barzizza
p. 206
31. Relazione settembre 1609
p. 210
Nota d'archivio
p. 210
Testo
p. 210
32. Procura del vescovo Giovanni Battista Milani al
canonico Emilio Calepio
p. 212
33. Il vescovo Giovanni Battista Milani presenta al
cardinale Maffeo Barberini il procuratore canonico
Emilio Calepio per la visita ad limina
p. 214
Appendice
p. 215
34. Le Cappucc ine chie do no ['amm issio ne di altre novizie
p. 215
35. Le Cappuccin e chi edono la cla usu ra cano nica
p. 2 15
36. Rin u ncia del vescovo Gi o vann i Battista Milani
all 'ufficio di de legato ne l S. Offizio di Bergamo
p. 217
37. R inu ncia de i T eatin i alla M aso ne
p. 218
38. M o rte del vescovo G iovann i Batt ista M ilan i
p. 222
Giovanni Emo N o ta biografica 39. Re lazio ne giugno 1611
p. 223
p. 226
N ot a d'arch ivio
p. 226
T esto
p. 226
Re laz ion e 1617 - f. 39r
p. 228
40. Relazio ne marzo 1617
p . 229
N ot a d' a rch ivio
p. 229
T esto
p . 229
41. Il vescovo G iovann i E mo presen ta il procuratore
per la visita ad li mina G iovann i Maria Pacani
rett o re di S. Al essandro in Col onna alla
Congregazio ne de l Concilio
p. 269
42. Il vescovo G iovan n i E m o rin grazia il cardinale
patro ne per l'accoglienza riserv ata al procuratore
Gi ovan ni M aria Pacan i
p. 270
Re lazion e 1618 - f. 50r
p. 271
43. Relazion e maggio 1618
p. 272
Not a d'archivio
p. 272
T est o
p. 272
44. Procur a del vescovo G iovan ni Emo al cano n ico
Fran cesco Alzano
p. 279
45. Il vescovo G iovan ni Em o presen ta il procuratore
per la visita ad li min a cano nico Francesco Alzano
alla Co ngregazio ne del Co ncilio
p. 28 1
Re lazio ne 1621 - f. 62
p. 282
46. Relazio ne marzo 1621
p. 283
Nota d'archivio
p. 283
Testo
p. 283
47. Risposta dell a Congregazione del Con cilio
p. 290
48. App end ice
p. 291
48. Rapporti tra Chie sa e Stato ne l do m inio Veneto
p. 291
49. L'ingresso del vescovo Giovann i Em o a Bergam o
p. 293
50. Orazio Fe derici designato vicario gen erale della
diocesi di Bergam o
p. 294
51. Orazio F ederici no mi nato vicario generale di Bergamo
p. 296
52. Il vicario generale Orazio Fe derici promette fed elt Ă
p. 297
53. Soggiorno del vescovo Gi ovan ni Emo ne ll'abbazia
dei SS. G ervasio e Protasio
p. 298
54. Incarico del vescovo G iovanni Em o nel S. Offizi o
di Bergam o
p. 299
55. Contrasti del vescovo G iovan ni Emo col patriarca di
Venezia Francesco Vendrami n e con monsignor
Attilio Amalteo sulle pe nsioni
p. 300
56. Il vescovo Giovanni Emo chiede giu stizia per i
diritti della sua pensione
p. 303
57. L'aiuto della repubblica Veneta ai G rigioni
p. 304
58. Soggiorno del vesco vo G iovan ni Emo a Venezia
p. 306
59. Il progetto del duomo e alc une case dei canonici
destinate alla demo lizione
p. 307
Federico Comare Nota biografica
p. 309
Relazione 1626 - f. 66r
p. 315
60. Relazione giugno 1626
p. 316
Nota d'archivio
p. 316
Testo
p. 316
61. Risposta della Congregazione del Concilio
p. 345
62. Il vescovo Federico Cornaro a Bergamo
p. 346
63. Alcun i aspetti dell 'a tt ivitĂ pastorale del vesc ovo
Federico Co rn aro a Bergam o
p. 348
64. Valutazioni del vescovo Federico Cornaro sulla diocesi di Bergamo riferite dal nunzio Luigi Zacchia
p. 350
65. Il ruolo dei Gesuiti nella formazione culturale del clero e degli studenti di Bergamo descritto dal nunzio Giovanni Battista Agucchia al cardinale Barberini
p. 351
66. L'abate Agostino Priuli candidato a vescovo di Bergamo in una nota del nunzio Giovanni Battista Agucchia p. 352
Luigi Grimani N ota biografica
p. 353
Relazione 1636 - f. 78r
p. 358
67. Relazione luglio 1636
p. 359
Nota d'archivio
p. 359
Testo
p. 359
Ricorso delle monache di S. Benedetto (copia del ms fuori testo)
p. 370
68. Procura del vescovo Luigi Grimani al canonico Giovanni Antonio Lupo
p. 393
Procura al canonico G. B. Medolago - f. 74v
p. 395
69. Dichiarazione delle visite alle basiliche dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
p. 396
70. Dichiarazione della Congregazione del Concilio
p. 397
71. Relazione giugno 1643
p. 398
Nota d'archivio
p. 398
Testo
p. 398
72. Lettera del vescovo Luigi Grimani al cardinale GiovanBattista Pamphili
p. 405
73. Regesto della procura del vescovo Luigi Grimani al curato di Gazzaniga Giovanni Battista Mazinghetti
p. 406
74 - 75 Dichiarazioni delle visite alle basiliche dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
p. 407
76. Relazione maggio 1647
p. 408
Nota d'archivio
p. 408
Testo
p. 408
77. Regesto della procura del vescovo Luigi Grimani all'arciprete di Lallio Nicola Pagnoncelli
p. 419
78. Il vescovo Luigi Grimani presenta il procuratore per la visita ad limina Nicola Pagnoncelli, arciprete di Lallio, alla Congregazione del Concilio
p. 420
79 - 80 Dichiarazioni delle visite alle basiliche dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
p. 422
81. Relazione novembre 1649
p. 423
Nota d'archivio
p. 423
Testo
p. 423
82. Il vescovo Luigi Grimani presenta a papa Innocenzo X
il procuratore per la visita ad limina canonico Giovanni
p. 428
Battista Medolago vicario generale
83. Procura del vescovo Luigi Grimani al canonico Giovanni Battista Medolago
p. 429
84 - 85 Dichiarazioni delle visite alle basiliche dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
p. 431
86. Risposta della Congregazione del Concilio
p. 432
Appendice
p. 432
87. Il vescovo Agostino Priuli desidera rassegnare le dimissioni e propone a suo successore Luigi Grimani
p. 432
88. Notizia della morte di Agostino Priuli vescovo di Bergamo comunicata dal nunzio Giovanni Battista Agucchia al cardinale Barberini
p. 434
89. Candidatura di Luigi Grimani alla diocesi di Bergamo comunicata dal cardinale Barberini al nunzio Giovanni Battista Agucchia
p. 435
90. Alcune note sui candidati all'ufficio di vescovi suggerite dal nunzio Giovanni Battista Agucchia per la designazione di Luigi Grimani
p. 436
91. Alcune note informative del nunzio Giovanni Battista Agucchia sulla personalitĂ di Luigi Grimani
p. 436
92. Valutazioni sulla nomina del vescovo di Bergamo Luigi Grimani comunicate dal nunzio Giovanni Battista Agucchia al cardinale Barberini p. 437
93. Situazione di emergenza della diocesi di Bergamo durante la peste e provvedimenti per la pastorale suggeriti dal nunzio Giovanni Battista Agucchia
p. 438
94. Candidatura di Luigi G rima ni
p. 439
95. Luigi G rim ani nom inato vesco vo di Be rgamo esprime
gratitudine a papa U rbano VIII
p. 439
96. D ifficoltĂ ec o no mi che pe r il vescovo Lu igi Grim an i
p. 440
97. Di fficol tĂ finan ziarie de l vesco vo Lu igi Grimani
p. 441
98. Un b er gam asco rit o rna dalla Ci na
p. 442
Gregorio Barbarigo Nota bio grafica 99. Re lazion e giug no 1660
p. 444
p. 448
No ta d'ar ch ivio
p. 448
T esto
p. 449
"Oratio mentalis "
p. 487
D ich iaraz io n i de lle visite d i G . Barbarigo alle basiliche
dei San ti A pos toli Pietro e Paolo
p. 488
100. Risposta della Congregazio ne del Co ncilio
p. 488
101. Re lazione 1663
p. 493
No ta d'arch ivio
p. 493
Testo
p. 493
102. Risposta de lla Congreg azio ne de l Co ncilio
p. 495
Daniele Giustiniani Nota biografica 103. Re lazio ne giug no 1670
p . 498
p. 502
Nota d'arch ivio
p. 502
Testo
p. 502
104. Procura del vescovo Dani e le G iu stin ian i al
canonico Antoni o Ma ria Mo ro
p. 531
105 - 106 D ich iarazio n i delle visite alle basili ch e dei
Santi Apostoli P ietro e Paolo
p. 533
107. D om an da de l vescovo Dan iele G iustin ian i per la
proroga dell a visit a ad lim ina Relazione 1675 - f. 147r 108. Relazione dic embre 1675
p. 534
p. 536
p. 537
No ta d'archivio
p. 537
Testo
p. 537
109. D ich iarazio ne della visita alla basilica
di S. Paolo Ap osto lo
p . 554
110. Risposta dell a Co ng rega zio ne de l Co ncilio
p. 554
Rela zio ne 1682 - f. 154 I II . Relazio ne dicembre 1682
p. 556
p. 557
Not a d' ar ch ivio
p. 557
Testo
p. 557
112. II ves covo Da nie le Gi u stin iani ch iede la facoltĂ di
invi are pro curato re pe r la visita ad limina il sac.
G iovanni Batt ista Bugada
p. 565
113. Procur a del vescovo D an ie le G iustin ia ni al sac.
G iovan n i Batt ista Bugada
p. 567
Procura al sac . Gi o van ni Batti sta Bugada - f. 152v
p. 568
114. D ich ia razio ne della vis ita alla basilica
di S. Pietro Aposto lo
p. 569
ll 5. Risposta de lla Co ngregazi one del Co ncilio
p. 570
116. Relazio ne febb raio 1687
p. 571
ot a d'arch ivio
p. 571
T esto
p. 571
Dis posizio ne dell' assemb lea si nodale dio cesan a
nell a catte drale per la celebrazione del Sinod o
dioc esan o 1687
p. 588
Procur a al sac. G iovann i Battista Bugada - f. 159v
p. 596
117 - 118 D ich iaraz ion i dell e visit e alle basiliche de i
santi Ap os toli P ietro e Paolo
p. 597
119. Regesto della procura del vescovo Dan iele G iustin ia ni
al curato di Barza na G iova nn i Battist a Bugada
p. 598
120. Ris posta della Congregazione del Co ncilio
p. 598
121. Il vescovo Daniele Giustiniani chiede la proroga per la visita ad limina
p. 599
122. Concessione della proroga di 6 mesi
p. 600
Relazione 1692 - f. 172r
p. 601
123. Relazione giugno 1692
p. 602
Nota d'archivio
p. 602
Testo
p. 602
124. Procura del vescovo Daniele Giustiniani al canonico Defendo de Vecchis
p. 614
125 - 126 Dichiarazioni delle visite alle basiliche dei Santi Apostoli Pietro Paolo
p. 617
127. Il vescovo Daniele Giustiniani chiede la proroga per la visita ad limina
p. 618
128. Risposta della Congregazione del Concilio
p. 619
Appendice
p. 619
129. Designazione di Daniele Giustiniani alla sede vescovile di Bergamo
p. 619
130. Alcune note sulla personalitĂ di Daniele Giustiniani
p. 620
131. Il vescovo Daniele Giustiniani chiede di essere dispensato dall'accettare la designazione alla diocesi di Vicenza
p. 621
132. Il vescovo Daniele Giustiniani chiede a Papa Innocenza XI di essere dispensato dall 'accettare la designazione alla diocesi di Vicenza
p. 623
133. Lettera augurale del vescovo Daniele Giustiniani al
neo-eletto papa Alessandro VIII
p. 624
134. Esposto del prevosto e di sette canonici del capitolo di S. Alessandro sull'unione col capitolo di S. Vincenzo da realizzare con decreto della Congregazione dei p. 626
Vescovi e dei Regolari Indice dei nomi di persona
p. 629
Indice dei nomi di luogo
p. 683
PR ESENTAZIO NE
Son o lieto d i p resentare in questo volum e le Relaz ion i dei Vescovi d i Bergamo per le visite ad lim ina Apos toloru m dal 1590 al ] 696. La pu bblicazione dei do cu me nti originali m anoscritt i, po rtati a Rom a dai Vescovi o dai lo ro procuratori, è come un felice rito rno in fam iglia. H o vol ut o aggiungere in appen dice altri testi e nelle note richiam i a do cumenti vari pressoch é scon osciu ti. Il risu ltato dovrebb e esse re nel co mp lesso so dd isface nte pur conside ran do che la pubblicazio ne riman e svant aggiata, sia pe rché le Relazio ni so no scritte in latino , sia per ché oggi prevale l'im magine fo to grafica su lla parola , ch e invece qu i non ha lim iti di sp azio. A prim a vista i do cumen ti potran no esser e scambiati per se m plici re perti m anoscritt i d'arch eolog ia, cu lt ural men te in signifìcanti, ovvero de classati a ina deguati stru m enti di lavo ro pastorale, che poco han no da sugge rire agli Op e rai mandati con gli Au silia ri e le Au iliari e a lavorare n ella Vign a del Signor e . Ma una lettura attenta e lib era da pregiu dizi dei testi pub blicati , da compl etare coi su ccessivi ancora ined iti, sus cite rà reaz ioni e giudizi di versi a conferma o smenti ta d i convin zion i c o pin io ni di vari a natura. Il credente po i che vive il m ist ro del la Chiesa Mad re e Maestra, tro ver à motivo di ripe nsare e rivive re nelle Relazioni gli splendo ri e le gran dezze delle Tra dizion i Tride ntine , con la so rpresa , e for s' anche col rim pianto , di consta tare che la Crist ian ità de i sec oli sco rsi è o rm ai tra m on tat a . Nascerà così sp on tane o un con fro nto , ricco d i spunt i e di rifless io ni, tra C hiesa Tridentin a, a vo lte erronea me nte vista ch iusa in sé stessa, e C hie sa de i Concilio Vaticano se co ndo, in cam m ino con l'u omo per le vie dell' U niver so . Com e no n pensare allora, col susseg uirsi di avven im en ti im prevedi bili , talvo lta strao rd inari, c ta lvolt a drammatici, in qu esti ult im i decenn i, che an che la C hie sa ha una sto ria fatta pe r defini zione d i un te m po so ciale a mille ve locità e a m ille len tezze? (F Braud el) 9
Un fatto però è certo . I paradigmi della Chiesa del Concilio Tridentino e del Concilio Vaticano II sono identici: il culto a Dio e la devozione in riti e segni sacri individuali e comunitari a Gesù Cristo e alla Beata Ver gine Maria, sua Madre, ai Santi e alle Sante, la comunione con Pietro e i suoi successori, i rapporti rispettosi con la Curia Romana, l'antica norma lex orandi lex credendi, l'avvertimento inesorabile Ecclesia semper refor manda, la pratica individuale e comunitaria delle opere di misericordia, perchè, come avverte l'apostolo Giacomo, la fede se non ha le opere è morta in sè stessa, e ancora il lavoro pastorale per la penetrazione dellie vito evangelico tra gli uomini per costruire una societas perfecta, che si ispiri ai principi della dottrina cristiana appresi nelle famiglie, nelle scuole, nelle missioni popolari, nell'ascolto della Parola di Dio, procla mata e vissuta da ministri infaticabili nel consacrarsi ai fedeli nell'eserci zio dell'autorità e della carità (S. Tommaso d'Aquino, Esposizione su Gio vanni). A chiunque è legato per origine, tradizioni, cultura, lavoro o amicizia a Bergamo, e ne ha cuore il suo avvenire, auguro che la lettura delle Rela zioni non solo sia fonte di conforto e speranza, ma altresì di impegno per ché Chiesa e Società Civile, in amichevole collaborazione, continuino nella propria specifica missione a servire la Gente di questa Terra per co struire, nella fedeltà al Vangelo e nel rispetto della persona umana, un mondo di pace e di giustizia nella verità e nella solidarietà . E.C.
lO
DOCUMENTAZIONE
FONTI l. D OCUM ENTI PUBBLI CATI
( I)
B ER G AMO, AR CHI VIO C U RIA V ESC OVILE B ER G AMO (C AN C ELLE RIA) - ACVB
Relazioni delle Visite "ad Limina Apostolorum " dal 1660 al 1916, raccoglit ore n. 2, Lettera del 26 Gennaio 1681. ROMA , A RCHI VIO C ONG REGAZIONE CONCILIO - ACC
Libri litt erarum visitation um sacrorum fiminum Lib. litt. V V. SS .LL. , 1590 (158 7) - 1592, f44v, 99r, 103r-v Lib. litt. VV.SS.LL., 1618-1626, f 63v Lib. fitto VV.SS.LL., 1626-1635, f.S v Lib. litt. V v. SS.LL. , 1635-1643, f50 r Lib. litt. VV.SS.LL., 1648-1 652, f8 4r-v Li b. litt. VV.SS.LL., 1659-1664, .fJ. 24r-28r, 255v-256r L ib. litt, VV.SS.LL., 1681-1685, fJ. 132v-133r Lib . fitt. VV.SS LL., 1686-1689, f54r, 78r-v Lib.
tut. VV.SSLL.,
1689-1695, f 16r, 81v
Libri decretorum sacrae Congregationis Concilii Lib. VIII Dea . S C.Conc., 1591-1593, f28v Lib.IX
Decr. SC.Conc., 1593-1601, f 19lr
ARCH IVIO SEG RETO V ATI CANO - ASV
Congregat io Conci lii C. Conci fii, Posit iones, 242, Bergamo C. Concilii, R elationes dioecesium , 123/A Bergom en., orig., fflr-22v, 24r路 109v, lllr-1l5v, 118r-158v, 160r-174v ( I) Sono escl usi i brani trascritti nell e no te dalle fo nt i d'a rch ivio .
13
VISITE
AD LIMINA
Congregatio Episcoporum et Regularium Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1578, A -P, Bergamo Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1583, A -C, Bergamo Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A -B, Bergamo Congr. Vescovi, Positiones, 1684, luglio-agosto, Bergamo Lettere di Vescovi e di Prelati, ll, /179r, 188v 21, f,126r, 128v 214-217v 23, /433r 69, /32lr, 324r 78,/190r Miscellanea A rmaria Mise. Arm. VIII, 43 A, jJ255r-257v, 266r-v Segreteria di Stato- Venezia S.s. Venezia,
53, /92r
290, /103v 300, /234r
BIBLIOTECA ApOSTOLICA VATICANA-BAV
Codici latini Barberiniano lat., 2853, ff117r-124v 5724, /19r, 20v, 27r, 28v 6051, f/449v-450r 6054, f/88r-89r, 272r, 298r-299r 6062, ff285r-286r 6082, /139r 14
DOCUMENTI PUBBLICATI
6805, ff225r-226v
7792, f38r, 40r, 4lr, 45r-v, 46r, 47r, 48r, 51r, 56r-57r,
59r-v, 76r-v, 87r, 204r 7803, ff13r-14r 7854, f4r-v 8705, f35r
Boncompagni E 23, JI200r-202r, 204r, 219r-v
Chigi G III,86 Ottoboniano lat., 2482/1, f 32r-v 3222/3, f538r-v 3223/2, f298r 3235/1, f39r, 50r 3259, ff172r-173r
15
5. Pietro apostolo (particolare del poltttico dell a parrocchia le di Desenzano al Serio)
2. D OCUMENTI CITATI
BE RG AMO - ARCHIVIO CURIA V ESCOVILE - ACVB ARCHIVIO C APITOLAR E - ARCH . CAP.
101 Cart e da testam enti per il r.mo Capitolo ed altri (ms), ff.nn. 112 Statuta cathedralis Bergomi (rns), 27 ff
114 Statuta capitularia annorum 1307-1357 (ms), 96 ff
+ ff.nn .
121 Statuti capitolari anni 1595-1597 (rns), ff nn.
125 Anno 1582 Decisioni diverse (ms), ff.nn.
128 Visita Cornel ia 26 augusti 1624 (rns), fascicolo ff.nn .
129 Servizio dei chierici del S eminario in duomo, 8 nov embr e 1668 (rns) ,
fascicolo ff.nn . 130 Anno 1601 A ssen za dal coro per att endere alle confe ss ioni dei f edeli nella cattedrale (ms), fascicolo ff.nn . 131 De officio primicerii et forma iuramenti in statuto capitulari 1357 (ms), ff.nn . 134 Anno 1660/1 sep tem bris De absentia a choro temp ore fe riarum au足 tumnalium et horarum tertiae sextae nonae quolibet die (m s), ff.nn. 157 Acta Bartholomaei domo Benedicti de Carminatis ab ann o 1590 indie足 tione III usqu e ad ano 1607 indictione V" (ms) , ff.nn . 158 Ottolini Rote cancel/arii liber. M. ab anno 1538 usqu e 1601 (rns), 299 ff 159 Ott olin o R ota notaio Atti dall'anno 1567 ind ictione X" all'anno 1630 senza interruzi one alcuna (ms) , 262 ff. 160 A cta Capituli S. Alexandri ab anno 1608 usque 1634 (ms), 66 ff. 161 Lib er. L. ab anno 1633 usque 1648 Capituli S. Vincentii et ab anno 1633 usque 163 7 Cap. generalis pago 2 7 et sequentes (rn s), 56 ff. 162 A cta Cap ituli S. Alexandri ab anno 1635 usqu e 1646 N 2 (rns), 45 ff. 163 A cta R ev.mi Capituli S. Alexandri ab ann o 164 7 usqu e ad annum 1659, N 3 (rns) , 72 ff. 17
...
VISITE
AD LIMINA
164 Acta Rev .mi Capituli generalis a die 2 7 decembris 1647 usque ad diem quintum f ebruarii 1661 A. primo in M. (rns), ff.nn. 165 Acta Capituli S. Vincentii ab anno 1660 usque 1666 K. (ms), 28 ff. 166 Acta R ev.mi Capituli gen eralis a die 23 iunii 1661 usqu e ad diem 27 aprilis 1668 A. secundo in M. (ms), ff.nn. 167 Acta Rev.mi Capituli S .ti Alexandri ab ann o 1659 usqu e ad annum 1679 N" 4 (rns) , 95 ff. 168 Rev.mi Capituli generalis acta a die 2 maii 1668 usque ad diem 13 aprilis 1680 A. tertio in M. (m s), ff.nn . 169 Acta S. Alexandri maioris ab anno 1678 usque 1689 N" 5" (rns.), 71 ff. 170 Rev.mi Capituli generalis acta a die 26 aprilis 1680 usqu e ad diem 29 novembris 1689 A . quarto in M. (ms), ff.nn . 171 Liber terminationum R ev.mi Capituli generalis ab anno 1680 usque ad di em 26 decembris 1689 (ms), 109 ff. 205 Acta Partes Capituli S. Vin centii ab anno 1435 ad 1630 (rns) , ff. nn . 206 A cta cap itularia Congregationis S. Vincentii ab anno 1608 ad 1689 (ms), ff. nn . 214/ 1 Secr etaria Rev.mi Capituli generalis cathedralis Bergomi ab anno 1600 ad annum 1787 (ms) , ff.nn . 22 1 A tti dell'unione e concordia dei Capitoli e cattedrali di S. Vinc enzo e S. Alessandro (ms), 101 ff.
Capituli generalis Bergom en. (rns), 90 ff.
+ ff.nn .
Acta unionis Rev .mi Capituli cathedralis Bergom ensis in qua Sede
A p os tolica annuente Ill.mo ac. Rev.mo D. D. Daniele Iustin iano Berg. Episc. decern ente. pro unica construenda cathedrali lini D. Alexandro martiri inaugurata, anno 1689 die 4 nov embris, supp ressa e sunt Con足 gregationes qua e ab anno 908 idem Capitulum dividebant, Bergorni apu d Rubeos, 48 pp. 222 Atti con cernenti lafabbrica della cattedrale Anni 1688-89-90-91 (ms) ,
295 ff. 223 Atti con cernenti lafabbrica della ca ttedrale Anni 1688-89-90-91 (ms) ,
293 ff. 224 A tti concernenti la fabbrica della catte drale Anni 1688-89-90-91-92 (rns), 90 ff. 18
D OCUM ENTi C ITATl
225 Atti concernenti lafabbrica della cattedrale Anni 1690-1692 (ms), 295
ff. 22 6 Atti concernenti la fabbri ca della catt edrale Anni 1691-1692 (ms), 167
ff. 22 7 Libro del Consortio della f abbrica del duom o 1614-1724 (ms ), 281 ff.
233 1693 Fabbrica cassa (m s), ff.nn. 23 1 A tti concernenti la fabb rica della catte drale Anni 1614-1691. Per il ven.do Conso rzio detta fabbrica del du om o creditore verso li eredi del fu arciprete G.B. Moioli com e a dona zion e fa tta da Moioli a detto Con sorzio cont ro li signorifl glioli eredi del fu Giovanni Moioli rappre senta nti il fu canonico arcipr ete G.B. Mo ioli donatore de scudi 2.000, nel pa gam ent o di residuati scu di 240 (rns), numer azione disc ontinua. 229 Atti concernenti la fabbri ca della cattedrale Anni 1609-1780 (rns), nu mer azione discontinua. 230 A tti concernenti lafabbrica della cattedrale Anni 1614-1690 (m s), nu merazione discontinua .
Institutione del Collegio dellafabbrica 14 augusti 1614 (copia ms), ff.
44-56.
237 Nota delle sp esefatte per la cattedrale - Memoria intorn o alla fabbri ca del du omo vecchio e nuo vo. 245 Oggetti di chiesa in S. Alessandro e S. Vincenzo Bergam o 1593-1617 (ms) , 227 ff. 246 Inv entario de sac ristia (I nventarium rerum ecclesia e S. Alexandri an no 1463 - In ventario arredi della cattedrale 1039-1713) (ms), 180 ff. 248 Atti della veneranda f abbrica vecchia della cattedrale di Bergam o 1688 (rns), ff.nn . 282 De collationibus Diritti capitolari (ms), 11 2 ff. 284 1683 Super iurisdictionem canonici patroni hospitalis Bergomi tenen di et consigna nd i succ essori suo in offi cio claves capsularum eleemo sina rum dicti loci pii (ms), ff.nn. 285 Diritti cap itolari div ersi (ms), ff.nn . 294 Provviste di benefici canonicali vacanti sec. XVI-XVll-XVllI (rns), ff.nn. Protestationes variae propt er optionem fa ctam de classe dia conali ad sub diaconalem. 19
VISITE AD LIMINA
298 299 300 302 304
1646 Cap itulum gen erale pro publication e lit erarum ap ostolicarum circa coa diutorias canonicatus (ms) . De optionibus (ms), numerazi one discontinu a. Capitolo di B ergamo e canonici optanti, 53 pp. Docum enti di s uccess ione nella preb enda (stampa), collezione. De optionibus (ms), 64 ff. + ff.nn. Mageni contra Guerinum plura pro optionibus in m ensibus reservatis S.S. et indiculus optionum in iisdem mensibus (rns) , numerazione
discontinu a. De iure optandi praeb endas temporales in mensibus apost olicis in ec clesia ca the drali Bergomen . (ms).
Bergom en optionis in m ensibus ap ost ol icis (ms) .
305 Plura pro optionibus in mensibus reservatis ab anno 1629 usque 1836
(ms), numerazione discontinu a. 306 De precedentia in optionibus (ms) , numerazione discontinua . 307 Filtia op tionu m, /400, 1500, 1600, 1700 (rns), ff.nn. 419 Fundamenta cap ellaniarum et legatorum cath edralis SS. A lexa n dri et Vincentii B ergomi (rns), 53 ff. 580 Anni 1541-165 7 Pro r. clero Be rgom en se contra magnificam civitatem
(ms) numerazione discontinua. 588 Anni 1417-1641 Du cali d 'altre città sulle gra vezz e pubbliche (rns) ,
ff.nn. 589 Anni /418-1619 Pro clero Bergomense (rns), 131 ff. 59 0 A nni /634-165 7 Pro rev. clero Bergomen se (ms), 22 ff. + ff.nn. 591 Anni 1648-1659 Estimo gra vezze pubblich e clero (ms), ff.nn. 592 Anni 1615-1660 Grav ezze pubbliche sul clero (rns) , ff.nn .
5 93 Libro sul quale s i contien e il ristretto e liquidazione de' conti di tutti i beneficii della città e territorio di Bergamo po sseduti dal clero se colare e di quelli regolari ch e non hannofatto a parte la liquidazione de' pro pri conti. Quale ristretto è sta to f att o col riscontro di tutte e ca d au ne partite con i libri della cam era fiscale di detta città. Tutto essecu tiva m ente della terminazione 18 marzo 1747 dell 'ecc.mo magistrato alle decim e e su ssidi (ms), 123 ff. (f.v.) Copia tratta dal libro autentico ess istente nel mag.co ecc.m o del le decime e sussidi del clero. 594 Anni 1617-1689 Ducali e s critture sp ettanti sull 'imp resta nz a del clero (rns) , ff.nn.
20
D OCUMENTI C ITATI
595 Anni 1626-1656 Pro clero contra magnifi cam civita tem in territoriu m pro gab elli s n on so lve ndis (ms), ff.nn. 5 96 Anni 1648-1660 Pro m .r. clero contra m agn ifi ca m civ ita tem (ms), nu
mera zion e d isco ntinu a. 59 7 Con to d el ris cosso et sp eso p er il r.do clero anni 1656-/672 (rns),
ffnn . 598 A n ni 1656-16 72 S u lle gravezze p ubblic he de l clero (ms) , ff.nn . 599 A n no 1660 Pro m .r. clero contra magnificam civita tem (ms) , ff.n n.
600 Processo p er il rev.do clero seco la re e regolare di B erga mo con tro il sp ett. territorio p ia no pro causa dell 'esaccion e de sa lnit ri sta ta tran satta et a ccorda ta (m s). Varii a ctus iu di cial es et se n tentia e veteres et etiam n ova e in iure de anno 1600.
607 A cta Capituli generalis anno 1577 circa con trovers ia m pro decr etis in visita tion e d. Caroli et circa munus puncta to rum cu m episcopo R egaz zo na et election e vicarii cap itularis ab trans la tion em episc op i Corn elii ad epis copatum Patavinum (ms), ffn n.
608 A nno 1624 Ordin ation es ac d ecret a edi ta in vis ita tio ne ca thedralis ec clesiae Bergomi an no Dom ini 1624 26 m . augusti. episcopi Friderici Com e/i i (rns) , 35 ff 610 Elen chi ed au tentic he di reliquie de/la ca tte drale 1146-1882 (rns) , fo
gli vari.
611 Tres dissertat iones 1) moeniaBergomi 1561 2) Processus translation is reli qu ia rum ab aede ca th edra lis S. Alex an d ri di ru ta ad cathedralem S. Vin cen tii 3) Vis itatio reliquiarum in a liquib us eccles iis urbis B ergo m i facta a d. Carola ar chiep is cop o cardin a li (ms), 137 ff. 6 12 A tti dei Ss. Ma rtiri della cattedrale d i B e/gam o (rns), 33 ff.
+ ff.nn .
6 13 D ell a tra s la tio ne dei corpi d ei SS. Ferm o e Rust ico m artiri d a Tri este a Vero na e da Verona a B ergam o (rns), 47 ff + ffnn .
615 A n ni 1438-1715 A . a versarioR. d o Cap ito lo de ' ss. ri ca no nici di B erga m o (ms) , 289 ff. S omm a rio d ell e indulgenze p erp et ue concesse alla ven eran da Confra tern ita d el SS. m o Sacramento eretta n el duomo di Bergam o et a tutti gli a ltri f edeli de/la medesima città e diocesi 18 marzo 161 0 (fog lio a
stampa) .
6 16 Per il rev.mo Capito lo de ' ss .ri canonici d i Bergamo contro /'i II.ma cit tà a nno 1523-1714 (ms), 104 ff.
21
VISITE AD LIMINA
617 Controversia r.mo Capitolo de' ss.ri canon ici di Bergamo contro città di Bergam o (ms), 108 ff. 618 Atti di causa intorn o ai SS. Corpi dei SS. Fermo Ru stico e Procolo (4 opuscoli stampati). 619 A tti div ersi intorn o ai SS. Ferm o, Rusti co e Procolo e su!!a identit à dei loro SS Corp i (fas cicoli vari ms ff.nn. 16 opuscoli ms con ff.nn. ). 620 Dei S anti Fermo Ru sti co e Procolo (rns), 123 ff. 648 Sulle puntature e le fallenze dei cap itolari (rns), ff.nn. 649 R egola de le distri butioni qu otidiane nel Capitolo di S. Alessandro m aggiore catedrale di Bergam o descritta dal rev. canonico Suardo Suardi 162 7 (ms) , ff.nn. 720 R ev. Capituli S. A lex andri contra d. Petrum Mora tellu m p ro live!!o et laudemio broli in vicinia S Grata e cum sente ntiis et condem nationi bus expens arum ad f avorem r.mi Capituli ab ann o 1608 usqu e ad 1614 (rns), ff.nn . 722 Processo novo ultimo p er li visitatori capitolari 1586 al 1690, 1712-1733 (rns) , 74 ff. 724 Multum rev.di Cap ituli S Vincentii contra r. Pagan ellum 1589-1591 (rns), ff.nn . 725 R.m o Cap itolo contro Carmi nati con du e sentenze conf orm i a fav ore del Capitolo con du cali esecution e 1590-1738 et ultra (ms ), 60 ff. + ff.nn . 726 Processo cont ra li N arini p er diritti d 'acqua 1598-1 6711nd.n e XI (m s), ff.nn . 727 Contra venientium de mon te Brian tia ann o 1599 (rns), 132 ff.
729 1603 Cau sa canonici Galas si (rn s), 260 ff. 730 M. rev.di Cap ituli S .ti Vincenti! contra Berghettos. Acq uisi tiones et iu ra dom orum contrat ae de Colonio la 1603-1620 1739 (ms ), 38 ff. + ff.nn .
731 A nni 1602-1 642 Processi instrum ent i p rocure atti et altre non concer nent i de! R ev.mo Capitolo particolarmente tra le scale d 'Alzano et Scanto et per l'hosp ita le tra Pesent i et Ferrari A rregazoli (m s), ff.nn . 732 S A lessandro contra rev.dum Crist oncelli 1605-1689 (m s), 90 ff. 733 R ev.di Capi tuli S Alexandri cont ra Previcinum 1609 (ms), 45 ff.
736 Ann i 1609-1642 Pro m.r.d o p raepo sito ecc/esiae de Cenate contra sin dicos Sch olae SSm i Sacram enti (ms), ff.nn . 22
D OCUMEN TI CITATI
73 7 Decim a rum p ro r.mo Cap itulo contra rev.du m cano nicum Vegium 1611 in p rim a ins tantia B ergomi (ms) , 75 ff.
738 Pro r.mo Cap itulo S Alexandri B ergom i contra r.d. canonicum Ve gium . A llega tio prima et secunda in prim a et secunda instantia et re spo nsio ad motiva 1617 et 1618 iu ris et fa cti (rns), ff.nn.
739 Decim arum pro rev. Capitulo S. Alex andri contra rev. canonicum Ve gium 1617 in sec unda instantia M ed iolani (rns) , num erazione d is con tin ua.
740 Decim arum pro u no Cap.lo S. A lexandri cat hedra lis ecclesiae Bergo m i con tra d. Hi eron imum Vegium canonicum S. Vince ntii d. ca thedra lis 2" instantia Me dio lane n. (ms), 120 ff. + ff.n n.
74 1 Can .ci Petri Pauli Ma genis contra d. An tonium A de lasium di ctum Po gna num an no 1618-1652 (rns), num erazion e di scontinua. 742 R .m i Cap ituli S. Vin centii contra Gualdinos atque ha eredes d. Antonii Ma riani de Vez anica anno 1620-1 629 (rns), ff.nn . 743 R .m i Cap itu li S Alexandri cath edralis Bergom i contra dd. Joannem Baptist am et fratres de Sanga/lis 1626-1643 (rns), 168 ff. + ff.nn . 745 Iu rium pro d. Hi eronimo Mutio contra r.dum d. Iacobum de Vecchiis 1629-1 655-56 (ms), 55 ff. 748 Ca rte prod ott e da suddiaco ni ano 1629-1702 (rns), 52 ff.
+ ff.nn .
756 R .m i Capituli S. A lexandri con tra mm. et r.d um l o. 1acobum Tassu m can.cum Cong.n is S. Vince n tii 1641-42-44 (ms), 98 ff. + ff.nn. 758 R. m i Capituli S A lexandri contra d.d. Ioann em Baptistam etfratres de S to Gallo 1642-1725 (ms), ff.nn . 759 Pro ex pe nsis t. m i Capitu/i et rev.di cura ti contra d.fr atres de Sangal/is (rns ), ff.nn. 760 Pro r.mo Capitulo S.ti Vincentii contra r.d. Iacobum Morandum 1645-1 670 (ms), ff.n n.
761 Per rev.do Capito lo di S A less andro di Bergam o con tro il r.do d. Fran cesco Crist on celli ann o 1645-1690 (rns) , 58 ff. 762 Contra li padri Agostiniani et Teat ini per la sep oltura della d.s. Mar ia Belan a anno 1648 (ms), ff.nn .
764 Pro d.no Hieronim o M utio contra d.um Albertum de Beneventis nec non instrum ent um ratificat ions et approbationi s de pensio ne so /uta ed sol venda in posteru m a r.mo d.1acobo de Vecchiis cano nico super praeben dam sui cano nicat us 1629 1655-1661, 1662-63 (m s) , 27 ff. + ff.nn. 23
VISITE
AD LIMINA
765 Pro r.m o Cap itulo S. Vincentii 1656-5 7 (rns) , ffnn. 766 Processo del r.mo Capitolo d i S. A lessandro contra la ca us a (casa?) Tassa et Rota ann o 1657-1659 (ms), 132 ff + ffnn .
767 A nno 165 7 A ltaris S50 Alexandri et soci orum contra si ndicos Ecc/e siae S. Victoris de Grum ello et d. Philippum Grum ellum et Iosep hum Vavassorium (ms), ff.nn . 769 Cap . 50 Alessandri contra Francesco Cristoncello 1659-1686 (rns), 84 ff. + ffnn . 770 Cano nicus Mag eni contra Guerinum et Furiettum canonicos ano 1660-1 666 (rn s), ff.nn . 771 Pro d. H ieronimo Mu tio contra r.d. lacob um de Vecchiis se culo XVII (ms ), 27 ff. + ff.nn.
772 Pro r.m o Capitulo 50 ti Vincentii con tra Martinum Trigellinum pro p u teo stalli Berghetti, 1662-63 (ms ), ff.nn . 778 Per il Capitolo di S. A less andro di Bergamo contro il rev.do Francesco Cristo ncello (m s), 69 ff.
779 Processo corrente p er li rev.di sig.ri canon ici deputat i all'altare m ag gio re di Bergamo con tro li rev.di capelani d 'essa cat edral e ann o 1674 (ms), numerazione discontinu a. 780 Per il rev.m o Capitolo di 50 Alessandro contro il veneran do Semin ario (rns), 106 ff. + ff.nn. 782 Cape llanie 1688-1689 In cape/la nos Bergom en. (rns), 104 ff. + ffnn.
783 Pro rev.do Cap itulo 50 Alexandri maioris B ergom i contra d. Vin cen tium de Basis de Verdello pro servitute ingressus p er il campo della Ques tione o Castion e 1694- 95 (ms), 32 ff 784 A nno 1689 50 A lessan dro di Be rgam o se ntenzafina le in...contro il rev. Cristoncel/i (rn s), ff.nn. 785 R.m o Cap itolo S. Alessandro con tro r. Crist on celli ann o 1685 (ms) , 42 ff. 786 A nno 1686 r.mo Capitolo S. Vincentii contra fII.mos contes et aequites Grum ellos et Moron os (rn s), 117 ff. 787 A nno 1689 Pro r.mo Capitu lo S.ti A lexandri contra d.d. de Passis (ms ), num er azione discontinu a.
788 A nno 1690 Pro fII.m o Cap itulo 50 A lex andri contra ill. mum d. Iose phum Ban iatum (ms), ffnn . 24
-------------------,------
DOCUMENTI CITATI
Cathedralis Bergomi visitatio S. Caroli 1575 (ms), 112 tI
Censuale di mons. Daniele Giustiniani contenente gli atti di locazione e pa recchi altri documenti dall'anno 1667 al 1697 (ms), 143 tI + ff.nn. Commendae ecclesiarum (ms). Liber censualis Rev.mi domini Victoris Superantii episcopi Bergomen. M.D.L. 1550 usque ad annum 1558 (ms), 300 ff.
Libro della intrata del Seminario (ms), 150 tI
Rendite della mensa vescovile dall'anno 1667 all'anno 1674 (ms), 198 ff.
Rendite della mensa vescovile per cera, livelli e fitti dall'anno 1674 al 1697
sotto mons. vescovo Daniele Giustiniani (ms), 307 ff.
ARCHIVIO CANCELLERIA (1)
Cattedrale - raccoglitore n. 1.
Lettere pastorali di Vescovi e Vicari, volumi 2-3.
Marenzi G.G., Sommario delle sacre chiese di Bergamo e diocesi, 1666
(ms), 288 ff.
Monasteri femminili - raccoglitori nn. 1-27.
Nomine di parroci - raccoglitori: Albino, Barzana, Lallio.
Nomine di Vicari generali ed episcopali, raccoglitore n. 1.
Parrocchie: Albino, Barzana, Lallio, Morengo, S. Caterina (Santuario
della B.V. Maria).
Processi criminali ordinati da S. Carlo Borromeo, dal card. Federico Borro meo e da altri (ms), ff.nn.
Processi per eresia e superstizione (ms).
Relazioni delle visite ad limina Apostolorum dall'anno 1660 al 1916 - rac
coglitori nn. 1-3. S. Offitio dell'inquisitione "Sentenze" (ms), 370 ff. + ff.nn.
Seminario; raccoglitori nn. 1-2.
Sinodi diocesani raccoglitori nn. 1-2:
(1) Nelle note di quest'opera i documenti dell'Archivio della Cancelleria qui elencati so
no classificati semplicemente con la sigla ACVB.
27
-------------------VISITE AD LIMINA
n. 1: 1564 Cornelia l, 1568 Cornelia 11(ms), 1574 Cornelia 111 (ms), 87 ff. n. 2: 1636 Grimana 1, 1648 Grimana II (ms), 94 ff. + ff.nn. 1660 Greg. Barbarigo. 1660 Epitome actorum Sinodi dioecesanae Bergomen. habitae ab em.mo et rev.mo d.d. card. Barbadico episcopo (ms), 73 ff.
1660-62 Vertenza tra il card. Barbarigo e il ven.do Capitolo della cat tedrale sul sinodo della stessa cattedrale nel 1660, con appendice del 1705 (ms), 76 ff. + ff.nn. 1668 Giustiniani I (ms), 90 ff. + ff.nn. 1687 Giustiniani III (ms), 41 ff.nn. 26 Ragazzoni 1578 ordini et decreti (ms), 118 ff.
27 Primus. Visitationes anni 1579factae per iII.mum et rev.mum d.d. Hie ronimum Ragazzoni episcopum Bergomen. completae die XV111 aprilis 1581 (ms), 282 ff. 28 Secundus visitation. r.mi d.d. episcopi Ragazzoni ceptus die 25 maii 1583 (ms), 117 ff. + ff.nn. 29 R. di vicarii Salomonis visitatio unius partis dioecesis et quarumdam parochialium civitatis (ms), 210 ff. 30 Tertius visitationis rev.mi Ragazzoni episcopi Bergomen. ceptus mense aprilis 1587 (rns), 259 ff. 31 Quintus rev.mi Ragazzoni visitatio va/lium Serianae Scalvi et Gandini et cathedralis 1590-1591 (rns), 155 ff. + ff.nn.
32 Primus visitation. iii. mi et rev.mi d.d. lo. Baptistae Milan i episcopi Ber gomi et comitis ceptus de anno 1592 (ms), 206 ff. + ff.nn.
33 1594 Secondus visitationis vallium Serianae Scalve et Gandini iii. mi et rev.mi Milani (ms), 265 ff.
34 Tertius visitationis iII.mi et rev.mi episcopi Milani Insulae et quarum dam aliarum de mense aprilis 1595 (ms), 121 ff. 35 Visitaiio Milana 1596 (ms), 318 ff. 36 Visitatio dioecesis Bergomen. episcopi Milani 1603 (ms), 419 ff.
37 Decreta in visitatione vicariarum Talegii et Averariae 1611. Additur in fine visitatio ecc/esiae prep. de Verdellofacta ab em.mo Iosepho Puteo bonello archiepiscopo Mediolani 1754 necnon Piantanidae (ms), 210
ff.
28
----.. _1....
_
DOCUMENTI CITATI
38 1612-1613 Emo loannis visitatio civitatis insulae vallis Serianae vallis Brembanae vallis Scalvi (rns), 250 ff 39 Emo Ioannis visitatio planitiei, vallis Caleppiae, vallis Caballinae, Brembanae et Imaniae, dioecesis Cremonensis, Ceretis sup. et infer. Songavatii, Annexiae, olerae, M. Annexiae, Lonni, Scantii, Petrengi, Roxiati, S. Colombani, Gorle, monasterii vallis Marinae (rns), 510 tf.
40 Visitatio ecclesiae cathedralis habita ilI.mo et rev.mo d. Federico Cor nelio Bergomi episcopo die 15 aprilis 1624 (rns), 130 tf.
41 1624 Visitatio Cornelia 1624 Cornelii Fed. II visitatio Spirani, Ghisal bae, Momici, vallis Serianae, vallis Scalve, vallis Brembanae et dioece sis Cremonensis (rns), 347 ff. 42 1624-25-26 Visitatio Cornelia 1624-25-26 Cornelii Federici II Visitatio ecclesiarum civitatis et suburbiorum nec non monasteriorum civitatis et dioecesis (rns), 268 tf.
43 Federici Cornelii 1625-1625 Cornelii Federici II visitatio Insulae, Pon tis S. Petri, Seria ti, Redonae, vallis Caballinae et Calepiae, Rumani, Transcherii, Cenati, Gurgulaci, Tresoltii, S. Pauli, Albani (rns), 402 tf.
44 1633-34 1646 Visitatio Grimana ecclesiae cathedralis et suburbiorum 1633-34 1646 Grimani Aloisii visitatio cathedralis civitatis, suburbio rum et vallis Brembanae ultra Agugiam (rns), 196 ff
45 Visitatio dioecesis Bergomen. episcopi Grimani. Tomus primus 1634. 1634-38-39-41-46 Grimani Aloisii visitatio vallis Brembanae inferioris, Gandini, Clusoni, Solti, Predorii, Seriati, Spirani, Pontitae, Desenza no, vallis Caballinae et vallis Calepii (rns) 307 ff + ff.nn. 46 Visitationes Grimanae annorum 1648, 49, 50 et 51 1648-49-50-51 Grimani Aloysii visitatio vallium Brembanae, Imaniae, Brembillae, Serianae, Bondioni, Scalvi et Calepii, lnsulae, Sorisole, S. Colombani (rns), 558 ff.
47 1658 Visitatio Barbadica tomus primus 1658 Barbadici b. Gregorii visitatio Bottae et totius vallis Brembanae (rns), 443 ff
48 Civitatis Bergomi suburbiorum visitatio Barbadica tomus 2 1658-9, 1660-1-2 Barbadici b. Gregorii visitatio cathedralis, ecclesia rum civitatis et suburbiorum necnon monasteriorum civitatis - 130 ff 5
49 Tomus 3 5 Barbadica 29
_ _ _-----1
----,-_ _
VISITE AD LIMINA
1658-59 Barbadici b. Gregorii visitatio vallis Brambillae, vallis Ima niae, Leminis, Palazagi, Villae Leminis, Sorisoli, Pontis Ranicae, Ro xiani, Vallis Tegitis, Redonae, Martinengi (rns), 328 ff. 5
50 Tomus 4 Visitatio Barbadica 1659 Barbadici b. Gregoriivisitatio plebis Telgati et Seriati, Turris Bul doni, Ranicae, Annexiae, Olerae, Cornalis, Pratae Lungae, Alzani, Fa rae Abduae (rns), 165 ff. 51 Visitatio Barbadica tomus V5 1659 Barbadici b. Gregorii visitatio vallis Serianae superioris, vallis Scalvi, plebis Clusoni, Vertuae, Gazzanigae (ms), 364 ff.
52 Visitatio Barbadica tomus sextus 1659 1659 Barbadici b. Gregorii visitatio vallium Caballinae, Caleppiae et Gandini, plebium Predorii et Solti, Vallis Altae, Ceni, Albini, Desenza ni, Comenduni, Romani (ms), 394 tf. 53 Tomus 7' Barbadica 1659 Barbadici b. Gregorii visitatio plebium Ghisalbae, Mornici, Spira ni et Paterni, Cenati, Trescurii, Zandobii, Gurgulaci, Tresoltii, S. Ste phani (rns), 260 ff.
54 Tomus 8 1659 Barbadica 1659 Barbadici b. Gregorii visitatio Insulae, Vallis Brembanae, Curni, Lallii. Grumelli, Trevioli, Albanii, Stezani, Communis Novi, Colonio lae (rns) , 276 ff. 5
55 1666 Mensemaii visitatio Iustiniana totius vallis Brembanae 1666 Iustiniani Danielis visitatio totius vallis Brembanae (rns), 341 ff. 56 Visitatio Iustiniana vallis Serianae MDCLXV Tomus 2 5 16661ustiniani Danielis visitatio totius vallis Serianae et Scalve (rns), 402 ff. 57 1666 Visitatio 1ustiniana vallis Imaniae ac aliorum locorum Tomus 3 5 1666 Iustiniani Danielis visitatio vallis Imaniae, Leminis, Palazzagi, Su riseli, Ranicae, Anesii (ms), 196 ff. 58 1666 Visitatio 1ustiniana vallis Calepii, ac nonullorum aliorum loco rum Tomus 4 5 1666 Visitatio 1ustiniana vallis Calepii, Predorii, Solti et Trescurii (rns), 131 ff. 30
--------_1....-.
_
DOCUMENTI CITATI
59 Visitatio Iustiniana 1666 et 1668 cathedralis civitatis et suburbiorum 1666-8 Iustiniani Danielis visitatio cathedralis, civitatis et suburbio rum (ms), 152 ff.
60 Liber visitationis Iustinianae locorum vallis Cavallinae ac aliorum dioecesis Bergomensis 1667 1667 Iustiniani Danielis visitatio Martinengi et Curtis Novae, vallis Caballinae, Gurlaci, Carobii, Brusaporti, Albani, Scantii, Seriati, Az zani (ms), 184 ff. 61 Visitatio Iustiniana planitiei et Insulae MDCLXVIIl 1667 1667 Iustiniani Danielis visitatio plebis Spirani, Lalii, Insulae et vallis Brembanae (ms), 253 ff.
62 Visitatio Iustiniana planitiei nec non plebis Paterni 1667-1672 1667-72 Iustiniani Danielis visitatio plebium Mornici, Ghisalbae et Pa terni (ms) 145 ff.
63 Visitatio Iustiniana parochialium vallis Brembanae, Insulae, plebis Lalii et vallis Calepii et Farae Glareae Abduae et Telgati 1680 1680 Iustiniani Danielis visitatio vallis Brembanae, lnsulae, plebis La Iii, vallis Calepii, Farae Abduae et Telgati (ms), 280 ff. 64 Visitatio lustiniana secunda et totius civitatis ac suburbiorum Bergomi 16811ustiniani Danielis visitatio civitatis et suburbiorum (ms), 152 ff. + 2 nn.
65 Liber visitationis Iustinianae locorum vallis Serianae inferioris ac alio rum dioecesis Bergomensis anno Domini 1685 1685 Iustiniani Danielis visitatio vallis Serianae inferioris, Seriati, Pe drengi, Scantii Rosciatis (ms), 72 ff. 66 Visitatio Iustiniana nonnullorum locorum ut intus habita anno 1690 1690 lustiniani Danielis visitatio Pontis S. Petri, Pontitae, Palazzagi et partis lnsulae (ms) 73 ff.
67 1692 Visitatio lustiniana vallis Calepiae, Leminis et aliorum locorum
1692 Iustiniani Danielis visitatio vallis Calepiae, Leminis et partis ln sulae (ms), 128 ff.
68 1693 Visitatio Iustiniana plebis Paterni et aliorum locorum 1693 Iustiniani Danielis visitatio Brusaporti, Banniaticae, Bulgari, Calcinati, Morn ici, Cividati et plebis Paterni (ms), 64 ff. 71 A Visitatio Ruzina cathedralis et parochialium civitatis et suburbiorum
1699 31
___- - - - l _ - - - - - - - - - - - - - - , - -
VISITE AD LIMINA
1699 et sequent. Ruzini Aloysii visitatio cathedralis et parochialium ci vitatis et suburbiorum (ms), 317 ff 72 Visitatio Ruzina vallis Serianae inferioris et Gandini 1700 1700 Ruzini Aloysii visitatio vallis Serianae injer. et Gandini (ms), 265
tI 79 Visitatio Ruzina vicariarum Soriseli, Lallii et partis Seria ti 1704 1704 Ruzini Aloysii Visitatio vicariarum Soriseli, Lallii et partis Seria ti (ms), 364 fT. 94 1737-1738 Redetti Antonii visitatio vicariarum Zonii. Costae de Serina, Cameratae, Plateae, Caronae, Cornalbae, Mornici, Paderni et Mapelli nec non paroeciae de Endenna (ms), 389 fT.
95 1739-1740 Redetti Antonii visitatio vicariarum Soriselis, Pontis S. Pe tri, Terni, Chignoli, Lallii, Sedrinae, Seria ti, Urgnani, nec non paro chiarum S.ti Colombani, S.ti Stephani, S.ti Leonis de Cenate, Monaste rii de Tertio (ms), 545 fT. + 2 fogli aggiunti numerati 264.
BERGAMO - BIBLIOTECA CIVICA ANGELO MAI - BCAM
Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni
42 (1588-1590) 45 (1594-1596) 48 (1600-1603) 51 (1608-1610) 54 (1614-1616) 57 (1622-1624) 60 (1629-1632) 63 (1638-1641) 66 (1648-1650) 69 (1655-1659) 72 (1670-1675) 75 (1686-1691)
1 Ducali A (1428-1566)
MANGANONI
Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni
43 (1590-1592) 46 (1598-1600) 49 (1603-1606) 52 (1610-1612) 55 (1616-1619) 58 (1624-1627) 61 (1632-1634) 64 (1641-1644) 67 (1650-1652) 70 (1659-1665) 73 (1675-1681) 76 (1692-1697)
2 Ducali B (1566-1656)
Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni Azioni
44 (1592-1594) 47 (1600-1603) 50 (1606-1608) 53 (1612-1614) 56 (1619-1622) 59 (1627-1629) 62 (1634-1638) 65 (1644-1647) 68 (1652-1655) 71 (1665-1670) 74 (1681-1686)
3 Ducali C (1656-1745)
G. B., Memorie della chiesa prepositurale di S. Alessandro in Colonna 1713. 32
--------------------DOCUMENTI CITATI
BERGAMO -ARCHIVIO DELLA PARROCCHIA DI S. ALESSANDRO IN COLONNA
Arch. S. Aless. in Colonna Regola da osservarsi da rev.di residenti... FIORANO AL SERIO (BERGAMO) - ARCHIVIO DELLA PARROCCHIA DI S. GIORGIO
Archivio Parrocchiale Fiorano al Serio Nomina dei rectori della Chiesa di S. Giorgio in Fiorano al Serio. Visite pastorali alla Chiesa di S. Giorgio in Fiorano al Serio dal 1634 al 1710. Note d'archivio di Gazzaniga, Fiorano al Serio, Semonte, dal sec. XV1 al XVll, vol. V.
ROMA - ARCHIVIO CONG REGAZIONE CONCILIO - ACe.
Libri litterarum visitationum sacrorum liminum - Lib. litt. VV.SS.LL. 1590 (1587)-1592 1648-1652 1686-1689
1618-1626 1659-1664 1689-1695
1635-1643 1681-1685 1696-1699
Liber VlI decretorum sacrae Congregationis Conci/ii a mense februarii 1591-1593 - Lib. VlI decr. S.c. Conco 1591-1593. Liber IX decretorum sacrae Congregationis Conci/ii a mense ianuarii 1597 ad mensem maii 1601. Liber XIV decretorum sacrae Congregationis Concilii a mense 5 ianuarii 1629 ad mensem novembris 1633. ROMA - ARCHIVIO SEGRETO VATICANO - ASV
Archivio della Nunziatura di Venezia II - Arch. Nunz. Ven. II
88
192
289
351
436 33
---~_I.....--_--------------,---
VISITE AD LIMINA
Armaria - Arm. I 135 136 XLV 27
XLI/ 33 41 44 XIVL 28
Borghese, serie I, 904, 905 CodifĂŹcazione Codice di Diritto Canonico - Codificazione Codice Liber I-I/-I/I Congregatio Conci/ii, Positiones - C. Concilii, Positiones
1 4 9 48 49 73 109 117 132 149 156 162 195 196 213 1681 tomo 2 1682 tomo 3
20 74 135 182 214 tomo
21 23 25 77 84 95 136 141 142 187 190 194 220 234 261 7
29 99
39
Relationes dioecesium, 123 A Bergomen., orig. Relationes dioecesium, 274 A Cremonen., orig. Relationes dioecesium, 509 A Mediolanen., orig.
Congregatio Episcoporum et Regularium, Positiones - Congr. Episc. et. Reg., Positiones
1577 - 1578 A-P 1583 A-C 1584 A-C 1585 A-B
1579 A-B 1581 F-P 1582 B-L
C-I L-R S-V
C-F N-S
C
1586 A-C 1587 A-B 1588 A-B 1589 A-C 1591 A-C B 1593 B-C 1595 A-B 1597 A-B 1598 1602 1. Il numero 123 A è omesso nelle citazioni successive.
34
--~-""---------.,...------
DOCUMENTI CITATl
Congregazione dei Vescovi, Positiones - Congr. Vescovi, Positiones 1661 agosto-settembre 1672 marzo-maggio 1675 settembre-novembre 1686febbraio
1667 settembre-dicembre 1669 marzo-aprile 1673 settembre-novembre 1675 gennaio-aprile 1682 novembre-dicembre 1864 luglio-agosto 1686 agosto
lnstrumenta Miscellanea 6744(16) - Instr. Mise.
Lettere di Vescovi e di Prelati - Lettere di Vescovi e di Prelati 21 23 39 69 71
Miscellanea Armaria - Mise. Arm. 11 108 A
Ottoboni - Ottoboni
3 4 6 7
Processus Datariae - Proc. Dat. 6 11 36 42 215
Registrum Episcoporum - Reg. Episc. 3 (1577-1578) 13 (1587) 21 (1591) 25 (1594-1595) 30 (1597) 34 (1601) 52 (1616) 74 (1628) 128 (1683)
4 (1578-1579) 18 (1589) 22 (1591-1592) 26 (1595) 31 (1598) 42 (1608) 54 (1617) 104 (1659) 129 (1684)
7 (1581-1582) 19 (1590-1591) 23 (1592) 27 (1595) 32 (1599) 43 (1609) 63 (1622) 124 (1679) 130 (1685) 35
8 (1582-1583) 20 (1590) 24 (1593) 28 (1596-1597) 33 (1600) 51 (1615) 70 (1625) 127 (1682) 131 (1686)
---"""""-""------------足
VISITE AD LIMINA
Registrum Regularium - Reg. Reg.
43 (1632) 51 (1642)
30 (1597) 50 (1640)
45 (1637) 52 (1644)
46 (1638) 53 (1645)
Registra Supplicationum - Reg. Supl.
3693 3714 3727 3739 3749 3758
3695 3717 3729 3741 3750 3759
3704 3719 3730 3742 3751 3760
3705 3720 3731 3743 3752 3762
3708 3722 3732 3744 3753 3764
3710 3724 3733 3745 3754 3765
3711 3725 3736 3746 3756
3712 3726 3738 3747 3757
63 349 472 673 768 1177 1254 1448 1491
190 409 481 723 769 1195 1272 1453 1743
191 420 484 724 778 1199 1315 1454
215 438 489 725 784 1206 1322 1455
41 59B 95 114 139 272 300
43 60 96 115 142 274 353
53 65 97 116 145 275
Registra Vaticana - Reg. Vat. 531 Secretaria Brevium - Secr. Brev.
49 285 442 520 729 788 1208 1330 1459
51 318 456 524 737 833 1215 1391 1461
52 330 467 646 745 1172 1217 1410 1471
56 347 470 659 766 1174 1241 1445 1490
Segreteria di Stato, Venezia - S.S. Venezia
8 55 84 98 121 266 276
20 58 85 101 122 267 282
23 58B 86 102 124 268 286
25 58C 89 107 128 270 290
39 59A 90 108 132 271 295 36
---_L..
_
DOCUMENTI CITATI
BIBLIOTECA ApOSTOLICA VATICANA - BAV
Barberiniano latino - Barberiniano lat. V, VIlI,I02 5322 5944
22 5651 5961
6056 6085 7130 7854
1370 5795
2827 5724
2853
6061
6049 6062
6051 6063
6334 7769 8684
6335 7787 8788
6336 7792 9814
5860 6054 6082 7097 7803
5195
5866
6055
6083
7099
7804
Boncompagni - Boncompagni
C 20
D6
E 23
E 66
F 39
Chigi
G III 86
G III 87
G III 89
Computisteria Ottoboni - Computisteria Ottoboni
129
130
Ottoboniano latino - Ottoboniano lat.
2423/3 2485/3
3208 3228/1-2 3237/2
2425 2534 3221/1-2
3230 3238/1-2
2472/1-2 2535 3222/1-3 3233 3255
Urbinati latini - Urbinati lat.
816/1
1113
37
248111 2604 3234 3259 2482/1-3
320618 3223/1-3 3235/1
3270/2-3
VISITE AD LIMINA
Vaticano latino - Vaticano lat.
6182/2
6805
12360
12947
9471 12948
9559
/0249
SOMASCA, ARCHIVIO PADRI SOMASCHI - ARCH. P. SOM.
G. D. NN. 14
VENEZIA, ARCHIVIO STATO路 ARCH. S. VE.
Senato, Terra reg. 191 - registro Senato, Dispacci rettori Bergamo e Bergamasco
38
/2357
-------'--------~----
1. PUBBLICAZIONI SULLE VISITE AD LIMINA
(I)
R., Le "Relationes ad limina" di tre secoli. Unafonte inedita di no tizie sulla costiera amalfitana, in Rassegna del Centro di cultura e storia amalfitana, 5/9 (1985), p. 82-140.
ARPINO
IDEM.Le "relationes ad limina" di tre secoli. Una fonte inedita di notizie sul la costiera amalfitana, ibid., 6111 (1986), p. 29-102.
P. M., Beitrdge zur Geschichte des "Palleum '; in Scritti di Storia e Paleografia pubblicati sotto gli auspici di S.S. Pio XI in occasio ne dell'ottantesimo dell'Em.mo cardinale Francesco Ehrle, II, Per la sto ria di Roma e dei Papi, Roma 1924.
BAUMGARTEN
omnia, Tomus XI, De Sinodo dioecesana, XV, Bulla rium, I, Prati 1844-1845.
BENEDICTI XIV Opera
F.M., De visitatione SS. Liminum et Dioeceseon ac de relatione S. Sedi exhibenda. Commentarium in decretum ':4 remotissima Ecc/esiae aetateìiussu Pii X Pont. O.M. a S. Congregatione Consistoriali die 31 de cembris 1909 editum, 2 volI., Romae 1912-1913.
CAPPELLO
v., La Visita "ad limina apostolorum Petri et Pauli': Notas historicas desdesus origines hasta 1975, in Questioni canoniche. Miscel lanea in onore del professore P.Esteban Gomez, o.p, (Studia Universita tis S. Thomae in Urbe, 22), Milano 1984.
CARCEL ORTi
J.J., The Bishop's quinquennial report. A historical sinopsis and a commentary, Washington 1956.
CARROL
Visite pastorali e "Reiationes ad limina ': Estratto da Archi va Ecc/esiae, 22-23 (1979-1980).
CAVALLERI O.,
Concilium Romanum, Romae 1725. Nell'evidente impossibilità di fornire un elenco completo di tutte le opere e saggi sul le visite ad limina, ci si limita a indicare le pubblicazioni citate per la maggior parte nel l'Introduzione.
39
V,S,TE AD LlMINA
P., Chiesa e Primato nelle lettere dei Papi del secolo VIl. Con appen dice critica. Roma 1971.
CONTE
COTTIER
J., Éléments nouveaux des normes de la visite "ad limina" et leur
valeur juridique respective. Des Décrétales au concile de Trente, in Ephe merides luris Canonici, 8 (1952).
M. - RANIERI C. - ROBERTI L., Le diocesi suburbicarie nelle "Visi tae ad limina" dell'Archivio Segreto Vaticano, in Collectanea Archivi Vati cani, 22, Città del Vaticano 1988.
CHIABÒ
Le "relationes ad limina" della Congregazione del Concilio. Diocesi di Ostia. Velletri, Sabina e Albano, "Chiavi della memoria ': p. 166-345.
IDEM,
T., Biskupia Visitatio Liminum, in Collectanea Theologica, 14
DLUGOSZ
(1933). L.M.O., Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant Charlemagne, Paris 1925.
DUCHESNE
FAGNANI
P., Commentaria in secundum librum Decretalium, Romae 1661.
J.B., Las relationes diocesanas y la visita "ad limina "in Razon y Fe, 27 (1910).
FERRERES
FIORANI
L., Il concilio Romano del 1725, Roma 1977.
A.E. (RICHERI A. E.), Corpus Iuris Canonici, editio Lipsien sis secunda, pars secunda, Decretalium collectiones, II, Graz 1959.
FRIEDBERG
S., Una relazione "ad limina" di Annibale Massambruno vescovo di Castellamare di Stabia (1637), RCCSAm, 3/5 (1983), p. 132-140.
FURARO
B., Historia Iuris Canonici, Historia institutorum, I, Ab Ec clesiae fundatione usque ad Gratianum, Romae 1911.
KURTSCHEID
H., Pèlerinage a Rome, in F. CABROL. H. LECLERCQ, Diction naire d'Archeologie chretienne et de Liturgie, 1411,Paris 1939, p. 40-65.
LECLERCQ
LIBERTI R., La
diocesi di Oppido Mamertina nel secolo XVII dalle 'relatio nes ad limina' dei Vescovi ([618-1646), RSCal., n.s., 5 (1984), p. 47-63.
La diocesi di Oppido nel XVII secolo (1655-1673) dalle 'relationes ad limina' dei Vescovi, ibid., 7 (1986), p. 103-125.
IDEM,
40
----------'-'--------------
PUBBLICAZIONI
A., Le relazioni "ad limina" della diocesi di Catania 0520-1632), in "Sinaxis" 1 (1983), p. 225-259.
LONGHITANO
Le relazioni "ad limina" della diocesi di Catania (655), ibid., 3 (1985), p. 257-356.
IDEM,
Le relazioni "ad limina" della diocesi di Catania (655), ibid., 3 (1985), p. 257-356.
IDEM,
Le relazioni "ad limina" della diocesi di Catania 0668-1686), ibid., 4 (1986), p. 351-476.
IDEM,
A., De visitatione saerorum Liminum seu instructio S.c. Concilii iussu S.P. Benedicti XIII super modo conficiendi relationes de statu Ec clesiarum exposita et illustrata, vol. 1/1-11, Romae 1846.
LUCIDI
Il pellegrinaggio a San Pietro e il Giubileo del 1300, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, 34 (1980), p. 404-410.
MACCARRONE M.,
Ubi est papa, ibi est Roma, Estratto da Aus Kirche und Reich. Stu dien zu Theologie, Politik und Recht im Mittelalter. Festschrift fiir Frie drich Kempf, herausgegeben von H. Mordek, Sigmaringen 1983.
IDEM.
LO., Saerorum Conciliorum nova et amplissima collectio, II-XII, Florentiae 1759-1766.
MANsI
M.,Le costituzioni dei sinodi Diocesani e dei concili Provinciali e le relazioni delle visite pastorali e per le visite "ad limina" come fonti per la storia religiosa e sociale della Calabria, in "La società religiosa nell'età moderna': Atti del Convegno di studi storia sociale e religiosa, Capaccio, Paestum, 18-21 maggio 1972, Napoli 1973, p. 893-922.
MARIOTTI
Il seminario di Catanzaro attraverso le relazioni dei vescovi per le visite "ad limina" O592-1900), in "Civiltà di Calabria. Studi in onore di Filippo De Nobilis", Chiaravalle centrale 1976, p. 219-225.
IDEM M.,
L. - MOLINARI F., Le relazioni "ad limina" dei vescovi emiliani 0846-1878). "Chiesa e religiosità in Italia dopo l'unità 0861-1878)';in Atti del quarto Convegno di Storia della Chiesa. La Mendo1a 31 agosto 5 settembre 1976, "Comunicazioni'; I, Milano Vita e Pensiero 1973, p. 129-171.
MEZZADRI
G., Le "relationes ad limina" del primo vescovo di Acireale, MTAZDA, S. 35 (1985), p. 113-269.
NICASTRO
41
VISITE AD LIMINA
IDEM, La Sicilia occidentale nelle relazioni "ad limina" dei Vescovi della
Chiesa Mazarese (1590-1693), Istituto perla Storia della Chiesa Maza
rese, Trapani 1988.
G., Le relazioni "ad limina" della diocesi di Sant'Angelo dei Go ti nel secolo XVIII, in "Spicilegium historicum Congregationis SS.mi Re demptoris". 17, 1969, p. 3-82, 189-214.
ORLANDO
PAGANO A.M. - MAMONE A., Le "visite ad limina" dell'Archivio Segreto
Vaticano, importante/onte per la diocesi di Tropea, in "Incontri meridio nali" s. 3,411, 1984, p. 133-138. PALESE S., Le relazioni per le visite "ad limina" dei vescovi ugentini del Sei
cento e del Settecento, in "Ugento cattolica'; 35,1972, novembre-dicem
bre, p. 11-26. IDEM, Le relazioni per le visite ad limina dei vescovi ugentini del Seicento e
del Settecento, in "La Zagaglia", 16, 1974, p. 63-64, 37-49.
J., Die btschofliche visitatio liminum SS. Apostolorum. Eine histo risch-kanonistische Studie, Paderborn 1914.
PATER
Relationes status dioecesium in Magno Ducatu Lituaniae, I, Dioecesis Vil nensis et Samogitiae pluribus adlaborantibus in unum redegit P. RABI
(Academia Lituana Catholica Scientiarum. Sectio Histori ca). Fontes historiae Lituaniae, Romae 1971. KAUSKAS
ROBRES LLucH R. Y CASTELLMAIQUES
v., La visita "Ad Limina" durante
el pontificado de Sixto V (J585-1590). Datos para una estadistica gene raI. Su cumplimiento en Iberoamérica, in "Anthologia Annua'; 7 (1959). SAGMULLER J., Die "Visitatio liminum SS. Apostolorum" bis Bonifaz VIII,
in "Thelogische Quartalschrift", 82 (1900), p. 69-117. SAVIO
F., Gli antichi Vescovi d'Italia dalle origini al1300 descritti per regio
ni. La Lombardia. Parte I, Milano. Firenze 1913. IDEM, Gli antichi Vescovi d'Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni.
La Lombardia. Parte II, I, Bergamo-Brescia-Como. Edizione postuma
a cura di G.
LOCATELL!,
Bergamo 1929.
SPEDICATO M., Episcopato ed istituzioni ecclesiastiche a San Severo nel
42
-----------------------PUBBLICAZIONI
XVII secolo attraverso le 'relationes ad limina; in "Rivista di scienze reli giose'; 2, 1988, p. 299-324.
H., Visitatio Liminum (Apostolorum), in Lexikon fiir Theologie und Kirche, lO, Freiburg 1965.
STRAUB
I., Le "relationes ad limina"dei Vescovi lombardi dalla vi gilia dell'unità al 1878,in "Chiesa e religiosità in Italia dopo l'unità (1861-1878)'; o. C.
S UPERTI FURGA
WERNZ
P., lus Decretalium, II, Prato 1915.
43
_ _ _ _ _1....-
S. Paolo apostolo (particolare del po/ittico della parrocchiale di Desenzano al Serio)
...--...,.._ _
~
_ _ _ _ _----J
2.
OPERE E SAGGI CITATI
Acta Sinodalia Bergomensis Ecc/esiae ab lll. mis et R.mis D.D. Cornelio, Mi lano, Emo, Priulo, Grimano episcopis condita in unum volumen ex anti quis codicibus redactum, Bergomi 1661. Bergamo: città alta. Una vicenda urbana. Edizione del Co mune di Bergamo con scritti di L. ANGELINI, W. BARBERO, P. CAPEL LINI, V. GANDOLFI, Bergamo 1989.
ANGELINI S.,
Case e campagne erano "preda perpetua" dei banditi Vi cende, avventure, statistiche e curiosità del '600 in Bergamasca, in L'Eco di Bergamo, 22 agosto 1986.
BARACHETTI G.,
Bariano Profilo storico. Testo e fotografie di B. CASSINELLI - A. MAL TEMPI - M. POZZONI, Bergamo 1986. Un pastore trafede e ideologia Giacomo M. Radini Tedeschi 1857-1914, Genova 1988.
BATTELLI G.,
"Una donna per la pace': In anticipo di secoli sul cammino del tempo, in L'Osservatore Romano, 27 novembre 1985, p. 14.
BELLINI A.,
Cenni sullaformazione del territorio della città di Bergamo in rapporto alla provincia, in Atti e memorie del secondo Congresso storico lombardo, Milano 1938.
BELOTTI B.,
IDEM,
La vita di Bartolomeo Colieoni, 3' edizione, Bergamo 1951.
IDEM,
Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, 6 voll., Bergamo 1959.
IDEM,
Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, 8 voll., Bergamo 1989.
BENIGNI M. - PESENTI A. - ZANCHI G. - AMADEI
R., Ritratti dei Vescovi
di Bergamo, Bergamo 1990. Bergamo e le sue valli, Clusone 1985. Bergamo dalle origini all'alto medioevo. Documenti per un 'archeologia ur bana, a cura di RAFFAELLA POGGIANI KELLER, Modena 1986. Bergamo e il suo territorio nei documenti altomedievali. Atti del Convegno Bergamo 7-8 aprile 1989 a cura di MARIA ROSA CORTESI, in Contributi allo studio del territorio Bergamasco, VIII, Clusone 1991. 45
-----""'--------------
VISITE AD LIMINA
BERTASA
A., Gazzaniga porta aperta sulla storia, Bergamo 1990.
BETTANI G.P., Ricostruita la storia di Morengo attraverso la mostra dei
"cabrei'; in L'Eco di Bergamo, 4 gennaio 1986. Bibliotecha Sanctorum, 12 voll., ristampa, Roma 1986. BIAUDET
H., Les Nonciatures Apostoliques permanentes jusqu'en 1648,
Helsinki 1910. Ragazzoni Évéque de Bergame Nonce en France. Corre spondance de sa Nonciature 1583-1586, Acta Nuntiaturae Gallicae. 2. Rome - Paris 1962.
BLET P., Girolamo
E., La soppressione Innocenziana dei piccoli conventi in Italia, Ro ma 1971.
BOAGA
G. Ragazzoni Conte di S. Oderico et Vescovo di Bergamo, Bergamo 1644.
BONETTI P., Spechio de' Prelati rappresentato nella vita di
v., Cenni storici sulla vita dei santi principali della Chiesa di Bergamo, Bergamo 1855.
BONICELLI
Bullarum Diplomatum et Privilegiorum sanctorum Romanorum Pontifi cum, Taurinensis editio, VII-XII Augustae Taurinorum 1862-1867. BUSETTI G.B., Santuari mariani della Bergamasca, fotografie LA,
di B. PIRO
2 volI., Bergamo 1984.
CALEPII
E., Oratio habita in Sinodo Dioecesana ad clerum Bergomatem,
Bergomi 1598.
D., Effemeride sacro-profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo sua Diocese et territorio da' suoi principi sin' al corrente an no, 3 voll., Milano 1676-1677.
CALVI
IDEM, Scena letteraria de gli scrittori Bergamaschi aperta alla curiosità dei
suoi concittadini, Bergamo 1664.
E., Le Istituzioni monastiche e religiose a Bergamo nel Seicento. Contributo alla storia della- soppressione 1nnocenziana nella repubblica Veneta, 2 volI., Bergamo 1983.
CAMOZZI
CAPELLINI P., Per le faccia te del duomo del Filarete tecniche di restauro tra
passato e futuro, in L'Eco di Bergamo, 26 agosto 1986.
46
------------------
OPERE E SAGGI CITATI
Dalla nostalgia degli emigranti il patrimonio d'arte di Dossena, in L'Eco di Bergamo, 28 marzo 1986.
IDEM,
Il Battistero, tra i più antichi e preziosi monumenti di Bergamo, foto di F. ASPERTI e B. BEDOLIS, in L'Inserto del sabato de L'Eco di Berga mo, 3 novembre 1991.
IDEM,
Capitoli per il santo Monte di Pietà di Bergamo, A. Pinelli 1795. Capitoli pertinenti alli chierici della veneranda chiesa di S. Maria Maggiore di Bergamo ordinati dal mago Consiglio del venerando Consortio della Misericordia Maggiore, Bergamo 1618. Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, XI, Lombardia, Venezia 1856.
CAPPELLETTI G.,
CASSINELLI B.-PAGNONI L.-COLMUTO ZANELLAG.,Il duomo
di Berga
mo, Bergamo 1991. CAVICCHIONI B., Bergomen.
Collationis beneficiorum pro Ill.mo ac Rev.mo
Episcopo, Roma 1903. Bergomen. Collationis beneficiorum pro Ill.mo ac Rev.mo Episcopo, restrictus facti et iuris cum summario, Roma 1903.
IDEM,
Cenni sulla dedicazione del nuovo tempio di S. Andrea colla allocuzione di monsignor canonico teologo G. FINAZZI per solenne trasporto delle reli quie de' santi martiri Domneone, Domno ed Eusebia, Bergamo 1847.
c., Historia quadripartita di Bergomo et suo territorio nato gen tile et rinato christiano, 2 volI., I Bergamo 1617, IIIl-2 Brescia 1618.
COLLEONI
Compendium onerum venerandi Consortii Misericordiae Ecclesiaeque acfa bricae S. Mariae Maioris Bergomi, Bergomi 1612. Constitutioni et ordinationi generali fatte nell'occasione della visita genera le delle monache della città e diocesi, Venezia 1626.
v., Sinopsis rerum ac temporum Ecclesiae Bergomensis ab eius exordio usque ad presentem annum, Coloniae 1696.
CORONELLI
TorBoldone vicinia di S. Lorenzo della città di Bergamo, Ber gamo 1985.
CORTESI L.,
S., Le Provincie d'Italia sotto l'aspetto geografico e storico. Provin cia di Bergamo, Milano 1980.
CORTI
47
-----'-----------.....,...--
VISiTE
AD LiMiNA
Bosco F., Il coro intarsiato di Lotto e Capoferri per S. Maria Maggiore in Bergamo Lettere e documenti, Bergamo 1987.
CORTESI
IDEM, Il coro intarsiato di Lotto e Capoferri per Santa Maria Maggiore in
Bergamo, Bergamo 1987. COTTINEAU L.H., Répertoire topo-biographique des Abbayes et prieurés, I,
Macon 1936. DA LEZZE G., Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596, a cura di V. MARCHETTI e L. PAGANI, in Fonti per lo studio del territorio Bergama sco, VII, Bergamo 1988. DE DEIS I., Successores Divi Barnabae apostoli in Ecclesia Mediolanensi ex bibliotheca Vaticana et ex manuscriptis lllustris. et Rev.mi card. Sirle ti, Romae 1571. DE PEREGRINIS S., Opus divinum de sacra ac fertili Bergomensi vinea ex diversis autenticis catholicisque libris, et scripturis diligenti cura collec tum Senatui Populoque Bergomensi dicatum, Brixiae 1553. DE ROSA G., Vescovi, popolo e magia nel Sud. Ricerche di storia socio-reli giosa dal XVII al XIX secolo, Napoli 1971. DEL TUFO G .B., Historia della religione de' padri Chierici Regolari in cui si contiene la fondatione e progresso di lei infino a quest'anno 1609, Ro ma 1609. DENTELLA L., I Vescovi di Bergamo, Bergamo 1939. Descriptio pauperum carceratorum ab anno 1538,28 martii usque 1540,31
decembris. Dictionnaire de la Bible, I, Paris 1891. Dizionario biografico degli italiani. Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da GIOVANNI TRECCANI, 1-... Roma 1960-... EHSES S., Conci/ii Tridentini Actorum pars prima, IV, Friburgi Brisgoviae 1904. IDEM., Concilii Tridentini Actorum pars sexta complectens Acta post sessio nem sextam (XXII) usque ad finem concilii (17 sept. 1562-4 dee. 1563), Friburgi Brisgoviae 1924. Enciclopedia Cattolica, 12 volI., Città del Vaticano, 1948-1954. FÈ
L. D'OSTIANI, Indice cronologico dei Vicari Vescovi/i e Capitolari di Brescia, Brescia 1900.
FINAZZI G., Sulle antiche miniere di Bergamo. Relazione epistolare,
no 1800. 48
Mila
-------------------OPERE E SAGGI CITATI
FIORENTINI
L., Monografia della provincia di Bergamo, Bergamo 1888.
D., Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. Edizione critica. Roma Istituto storico italiano per l'età mo derna e contemporanea 5 volI. Roma 1981-1989.
FIRPO M. - MARCATTO
Fiume (li) Serio, a cura di L. PAGANI, in Contributi allo studio del territorio Bergamasco, IX, Bergamo 1991. FOGACCIA
F., Clusone nei nomi delle sue vie. Cenni storici raccolti da
BARADELLO, FORNONI E., Le
Clusone 1905. vicende della tomba di S. Alessandro a Bergamo, Bergamo
1884. IDEM,
L'antica basilica Alessandrina e i suoi dintorni, Bergamo 1885.
Condizioni fisiche e topografiche dell'antico territorio Bergomense, Bergamo 1899.
IDEM,
IDEM,
Le cattedrali di Bergamo, Bergamo 1907.
Francescanesimo (Il), in Lombardia Storia e arte, Milano 1983. GALUZZI A.,
La vita religiosa in Italia dopo il Concilio di Trento. Estratto da Problemi di storia della Chiesa nei secoli XV/XVII, Edizioni Deho niane - Napoli. La vita del c/arissimo signor Iacomo Ragazzoni conte di S. Oderico con la quale si descrivono la grandezza della Repubblica, il Sta to della nobiltà di Venezia... ve si aggiungono alcune compositioni di di versi pellegrini ingegni spiegate nella vita, nella morte e nell'essequie di lui, Venezia 1610.
GALLUCCI G.,
GAMBA
D., L'abbazia di San Benedetto nella valle del Lujo, Bergamo
1990. GASDÌA V.E.,
Sant'Alessandro "della Croce" ossia la parrocchia dei Tasso in Bergamo, Bergamo 1924.
Hierarchia Catholica medii et recentioris Aevi..., IV, Mona sterii 1953.
GAUCHAT P.,
Gerarchia ecc/esiatica Theatina o sia notizia delle dignità ed impieghi confe riti da Sommi Pontefici ed altri grandi personaggi a R.R.P.P. Chierici Re golari detti comunemente Teatini, Brescia 1745.
49
------'------------
VISITE AD LIMINA
GHIRARDELLI
L., Storia della peste del 1630, Brembate Sopra 1974.
GUALDI G., Fiorano al Serio al centro della media valle Seriana porta del la valle Gandino, fotografie di P. AGAZZI e d'epoca, Bergamo 1985. GUERRINI A.M., Sinopsis rerum ac temporum Ecclesiae Bergomensis,
ed.
secunda, Bergomi 1734.
L., Les Nonciatures Apostoliques permanentes de 1650 a 1800, Genève 1912.
KARTTUNEN
JEDIN
H., Storia del Concilio di Trento, IV, Brescia 1981.
Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, I, Provincia di Bergamo, Roma
1931. JOSIPOVIC' M., Il pensiero filosofico di Giorgio Raguseo nell'ambito del
tardo aristotelismo Padovano, Milano 1985. Istitutione et ordini della Misericordia Maggiore di Bergamo, Bergamo
1620. Liber carceratorum Bergomi - Partium ab anno 1428, 7 aprilis usque 1642, 23 aprilis. Liber Consortii carceratorum Bergomi - Instrumenta. Liber fictualium bonorum stabilium Consortii ab anno 1431 usque 1537. LIBERALI G., Le "Dinastie ecclesiastiche" nei Cornaro della Chà Granda.
Documentari sulla riforma cattolica pre e post-Tridentina a Treviso (1527-1577), I, Treviso 1971.
L.K., Libertà, carità.fratemità Confraternite laiche a Bergamo nel l'età del Comune. Edizione degli Statuti a cura di S. BUZZETTI.Ricerca codicologica di G. O. BRAVI, Bergamo 1988.
LITTLE
LUCCHETTI M.-MASCHERPA G.-CHIODI L.,L~rca di Santa Maria Mag
giore, fotografie di L. LUCCHETTI, Bergamo 1985. LUMINA M., LUNARDoN
S. Alessandro in Colonna, Bergamo 1977.
P. - SPINELLI G., Pontida 1076-1976. Documenti per la storia
del monastero di S. Giacomo, in Bergomum 70 (1976).
M., Codex Diplomaticus Civitatis et Ecclesiae Bergomatis digestus notis et animadversionibus illustratus. 2 voll., Bergomi 1784-1799.
Lupo
50
-----------------OPERE E SAGGI CITATI
L., Religiosità popolare nelle pitture murali del territorio di Ca stione della Presolana, Vilminore di Scalve 1990.
LUSSANA
G., Dizionario odeporico o sia storico-politico-natu rale della provincia bergamasca, 3 volI., Bergamo 1819-1820.
MAIRONI DA PONTE
MANDELLI
A., Alzano nei secoli, Bergamo 1959.
A.,Alcune indicazioni per servire alla topografia di Bergamo nei se coli IX e X, Bergamo 1870. IDEM, Corografia Bergomense nei secoli Vl ll, IX e X, Bergamo 1880.
MAZZI
I martiri della Chiesa di Bergamo Proiettizio, Asteria, Giovanni, Gia como, Domno, Domneone ed Eusebia, Bergamo 1883.
IDEM,
I confini dei comuni del contado, in Bollettino della Civica Bibliote ca di Bergamo, XVI (1922), p. 1-50.
IDEM,
MAZZOLENI A.,
Vita del servo di Dio Francesco Agazzi, sacerdote bergama sco, con alcune particolari notizie intorno al di lui primo direttore ed a vari suoi allievi spirituali, Bergamo 1788.
MELI A.,
L'Istituto musicale Gaetano Donizetti ieri, oggi e domani, Berga mo 1956.
MICHELI
O., Vita di S. Maria romana vergine e martire, Bergamo 1618.
Monita sinodalia ab fIl.mo et rev.mo D.D. Daniele Iustiniano Bergomi Epi scopo co. promulgata anno 1668 die 15 maii universo clero Bergomensi, Bergomi 1729. Monastero (ll) Matris Domini in Bergamo" 2 volI., Monumenta Bergomen sia, UV, Bergamo 1980.
G., Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni, 103 voll, Venezia 1840-1861.
MORONI
MUCIUS
A., Theatrum sex partibus distinctum quo ornatissima quadam
quasi scaena plurima non modo antiqua sed recentiora etiam domorum rerum virorumque illustrium Bergomatum monimenta poetice referun tur, Bergomi 1596. Mura (Le) di Bergamo, Bergamo 1977. MUZIO M., Sacra
historia di Bergomo divisa in tre parti; nella prima parte si contengono le vite de' santi, nella seconda le vite de' beati, nella terza le reliquie insigni di essa città e diocesi, Bergomo 1621.
IDEM, Sacra
historia di Bergamo in tre parti. Milano 1719. Parte terza. Del le reliquie insigni. 51
------'-'--------------
VISITE AD LIMINA
MUZIO
v., Note e ricordi della esposizione d'arte sacra in Bergamo, agosto-
settembre 1898, Bergamo 1899. Notizie patrie, Bergamo 1855. Officia Sanctorum pro civitate et dioecesi Bergomensi, Torino 1939. OLMO L., Memorie
storiche di Clusone e della valle Seriana, Clusone 1975.
Dossena. Vicende storiche della più antica comunità Brem bana e le opere d'arte della sua millenaria chiesa arcipresbiterale pleba na, Bergamo 1974.
OMACINI M.,
Ordini e capitoli per il governo del sacro Monte dell'Abbondanza dedicati a S.E. il N. H. signor Giovanni Grassi capitanio e vicepodestà di Bergamo, Bergamo 1773. Documenti della prima fase di realizzazione del catasto teresia no (1718-1733). Le comunità bergamasche dello Stato di Milano, in Fon ti per lo studio del territorio bergamasco, I, Bergamo 1982.
PAGANI L.,
L., Le chiese parrocchiali nella diocesi di Bergamo. Appunti di storia e arte, 2 voll., Bergamo 1974.
PAGNONI
IDEM,
S. Alessandro nell'iconografia bergamasca, Bergamo 1989.
L., Notizie storiche intorno la casa dei pazzi della Maddalena in Bergamo, Bergamo 1832.
PALAZZINI
PANDOLFI
S., La basilica di S. Maria di Gandino e il suo Museo, Gandino
1936.
N .C., Historia Gimnasii Patavini post ea quae hactenus de il Io scripta sunt ad haec nostra tempora plenius et emendatius deducta cum auctario de claris cum professoribus tum alumnis eiusdem, 2 voli., Venetiis 1726.
PAPADOPOLI
PASTOR v.L., Storia
dei Papi dalla fine del medio Evo. Nuova versione italia na sulla IV edizione originale del sac. pro! A. MERCATI, I-VIII, Roma 1910-1924.
IDEM, Storia
dei Papi..., versione italiana di mons. pro! P. CENCI, IX-XVI, Roma 1925-1965.
L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa. 1.11 borgo di Pignolo, Bergamo 1962.
PELANDI
le vie di Bergamo scomparsa. III 11 borgo di S. Leonardo, Bergamo 1965.
IDEM, Attraverso
52
----""-------------
OPERE E SAGGI CITATI
le vie di Bergamo scomparsa. IV. Il borgo di S.ta Caterina, Bergamo 1965.
IDEM, Attraverso
IDEM, Attraverso
le vie di Bergamo scomparsa. VI. Il borgo Canale, Berga
mo 1967. PELLEGRINI
c., S. Girolamo Emiliani, Bergamo
1982.
Pergamene (Le) degli Archivi di Bergamo a. 740-1000 a cura di MARIA ROSA Conrnsr.Edizione di M. L. Bosco P. CANCIAN D. FRIOLI G. MANTOVANI, in Fonti per lo studio del territorio bergamasco, VIII, Ber gamo 1989. L'interdetto di Venezia del 1606 e i Gesuiti. Sil/oge di documenti con introduzione, Romae Institutum Historicum S. I. 1959.
PIRRI P.,
Podestaria e Capitanato di Bergamo. Relazioni dei rettori veneti in terrafer ma a cura di A. TAGLIAFERRI, XII, Milano 1978. Proposta (Una) turistica nella valle del Lujo. Un angolo sconosciuto della valle Seriana, Bergamo 1988. RATTI A.,Acta Ecc/esiae Mediolanensis
ab eius initiis usque ad nostram ae tatem, II - IV, Mediolani 1890 - 1897.
RAVELLI G.,
Brevi cenni bibliografici sugli antichi codici bergomensi donati dal nobil conte Cav. Gian Forte Suardi alla biblioteca civica di Bergamo, Bergamo 1890.
Regola del ven.do Pio Luogo del Soccorso della città di Bergamo dedicato all'Ill.mo e Rev.mo Mons. Daniele Giustiniani Vescovo di detta città, Bergamo 1686. Regole dell'Ospitale delle Convertite, Bergamo 1776. Regole del venerando Consorzio de Carcerati di Bergamo, Bergamo 1738. Regole per il Pio Luogo degli Orfani di S. Martino in Bergamo, Bergamo 1789. Regula per le orfane fatta dalla ven. Congrega per il governo d'esse dell'orta ni et delle convertite, in Bergamo per C. Ventura 1605. RINALDI
G., Le miniere del Bergamasco, Bergamo 1940.
RITZLERR. - SEFRIN P., Hierarchia
Catholica medii et recentioris Aevi..., V,
Patavii 1952. 53
-----'------------- VISITE AD LIMINA
Gli atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo a Ber gamo (]575), 5 voll., Firenze 1936-1957.
RONCALLI A.G.,
La Misericordia Maggiore di Bergamo e le altre istituzioni di benefi cenza amministrate dalla Congregazione di Carità, Bergamo 1912.
IDEM,
Giacomo Maria Radini Tedeschi, Edizioni di Storia e Lettera tura, Roma 1963.
IDEM, Mons.
Memorie istoriche della Città e Chiesa di Bergamo raccol te dal Codice Diplomatico di M. Lupo dal sec. V'all'anno 1428,7 voll., Bergamo 1805-1839.
RONCHETTI G.,
ROSA G., I IDEM,
feudi ed i comuni della Lombardia, 2a edizione, Bergamo 1857.
Notizie statistiche della provincia di Bergamo, Bergamo 1858.
Statuti inediti della provincia di Bergamo anteriori al secolo XVI, Bergamo 1863. RUMOR S., Storia breve degli Emo, Vicenza 1910.
IDEM,
v., Alle sorgenti della Nossa. Mille anni di vita, in dustria e cultura, Bergamo 1989.
SAVOLDI G. - SAVOLDI SCADUTI F, Stato
e Chiesa secondo Paolo Sarpi e la coscienza pubblica du rante /'interdetto di Venezia del 1606-1607, con bibliografia, Firenze 1885.
L. - KALLENBERG (G .V. GULIK - C. EUBEL), Hierarchia Catholi ca medii et recentioris Aevi... III, Monasterii 1923.
SCHMITZ
F, La chiesa di S. Croce in "Rocchetta" Borgo Palazzo - Berga mo. Nel 35(J' anniversario della consacrazione 1636-1986, Bergamo 1986.
SEG HEZZI
Per pagare la facciata di S. Bartolomeo vennero vendute tre tele del Lotto, in L'Eco di Bergamo, 14 agosto 1989.
SELVA P.A.,
SILOS
G., Historiarum Clericorum Regularium, I, Romae 1650.
e Riforma in Italia, in Rivista Storica Italiana, Anno C, fascicolo I, 1988.
SIMONCELLI P., 1nquisizione romana
Sinodus dioecesana Bergom. secunda ab Ill.mo et Rev.mo D.D. Daniele /u stiniano Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopo Bergomen., comite etc. habita anno 1679, 5 giugno, Bergomi 1779. 54
--------------------OPERE E SAGGI CITATI
Sinodus dioecesana Bergom. tertia ab Ill.mo et Rev.mo D.D. Daniele Iusti niano Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopo Bergom. comite etc. habi ta anno 1687, 28 aprile, cum nonnullis constitutionibus decretis et docu mentis, Bergomi 1779. Il tempo delle miniere pane martirio e grandezza, in L'Eco di Bergamo, 20 agosto 1991.
SPA(DA) (A),
Statistica del Luogo Pio delle Orfane, del luogo Pio del Soccorso e degli Or fanelli di S. Martino. Storia di Brescia promossa e diretta da G. TRECCANI DEGLI ALFIERI, III, Morcelliana editrice la edizione 1964. Storia di un fiume, Bergamo 1985. Storia religiosa della Lombardia, I, Chiesa e società. Appunti per una storia delle diocesi Lombarde a cura di A. CAPRIOLI - A. RIMOLDI- L. VAC CARO,
Brescia 1986.
Storia religiosa della Lombardia, 4, Diocesi di Como, a cura di A. CAP
L. VACCARO, Brescia 1986. Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo, a cura di A. CAP RIOLI - A. RIMOLDI - L. VACCARO, Brescia 1988. RIOLI - A. RIMOLDI -
C., Diritto e Istituzioni a Bergamo. Dal Comune alla Si gnoria, Milano 1984.
STORTI STORCHI
SUARDI
G., Trescore e il suo distretto. Memorie storiche, Bergamo 1839.
Cenni intorno ai personaggi più distinti delle chiarissime famiglie Suardi e Lupi, Bergamo 1853.
IDEM,
TIRONI
L., Il Liceo-Ginnasio di Bergamo. Notizie storiche, Bergamo 1983.
IDEM, S. Caterina
in Bergamo Uomini vicende di una parrocchia e di un bor go attraverso i secoli. Comunità di S. Caterina 1989, Bergamo 1989. uno studio sull'epistolario di S. Gregorio Bar barigo, in Bollettino dell'Istituto di Storia della Società e dello Stato ve neziano, 3 (1961), p. 280-300.
TRAMONTI N S., Appunti per
Scritti inediti del beato Gregorio Barbarigo cardinale e ve scovo di Bergamo poi di Padova, Parma 1877.
UCCELLI P.A.,
UGHELLI
F, Italia sacra sive de Episcopis Italiae et Insularum adiacien 55
_ _ _- - - - l
_
VISITE AD LIMINA
tium rebusque ab iis praeclare gestis deducta serie ad nostram usque ae tatem, editio secunda, IV, Venetiis 1719. DUETTI
c., Notizie storiche
intorno al Seminario di Bergamo, Bergamo
1831. VAERINI R,
Gli scrittori di Bergamo o sia notizie storiche e critiche intorno alla vita e alle opere de' letterati bergamaschi, Bergamo 1788.
IDEM, Scrittori di Bergamo Vescovi e Cardinali. Con appendice. Pubblicazio
ne offerta a mons. F. Giulio Arrigoni di Bergamo arcivescovo di Lucca per il suo giubileo pontificale, Bergamo 1874. Val (La) Cavallina, a cura della Comunità della valle Cavallina, I, Berga mo. VALSECCHI G.,
"Interrogatus... respon dit "Storia di un processo del XII se colo, Biblioteca Civica '~. Mai': Bergamo 1989.
Vita de' servi di Dio Giuseppe Roncelli e Giovanmaria Acerbis, sacerdoti ber gamaschi, Milano 1767. ZANELLA V.,
Bergamo città, Bergamo 1977.
ZANETTI D.,
Magia di Bergamo, fotografie di R. G. DELLA VITE, Berga
mo 1990. ZONCA A.,
"Est una matrix Ecclesia ':A proposito di due recenti studi sulla Chiesa di Bergamo nel Medioevo, in Archivio Storico Bergamasco, Ras segna semestrale di storia e cultura, 18-19 (1990).
56
------'-'--------------
INTRODUZIONE
Sommario
l. Le origini delle visite ad /imina Apostolorum dei vescovi suffraganei del Ro mano Pontefice, metropolita della provincia ecclesiastica d'Italia, e la diocesi di Bergamo. 2. Estensione graduale a tutti i vescovi dell'obbligo delle visite ad limina Aposto forum e progressivo scadimento a pratica amministrativa. Il caso del vescovo Ro berto de' Bonghi. 3. La costituzione apostolica Romanus Ponti/ex di papa Sisto V. 4. Le riforme delle visite ad limina Apostolorum attuate dai papi Benedetto XIII e Benedetto XlV. 5. Le visite ad limina Apostolorum nella costituzione apostolica Sapienti consilio e nella riforma della Curia romana di Pio X. 6. Le visite ad limina Apostolorum e le Relazioni dei vescovi di Bergamo dopo la Romanus Ponti/ex di papa Sisto V. 7. Valore documentario delle Relazioni per le visite ad limina Apostolorum dei vescovi di Bergamo. 8. Collocazione archivistica delle Relazioni presentate per le visite ad limina Apostolorum dei vescovi di Bergamo. 9. Criteri per la trascrizione dei documenti.
1.
LE ORIGINI DELLE VISITE AD LIMINA APOSTOLORUM DEI VESCOVI SUFFRA GANEI DEL ROMANO PONTEFICE, METROPOLITA DELLA PROVINCIA ECCLE SIASTICA D'ITALIA, E LA DIOCESI DI BERGAMO
Le Relazioni delle visite ad limina Apostolorum dei vescovi di Ber gamo qui catalogate per modo di inventario, vanno dalla fine del Cinque cento ai primi decenni del Novecento. Sono pochi secoli, a confronto di quelli che portano al III secolo dopo Cristo, quando, con l'inizio dell'evangelizzazione dell'alta Italia, furono poste le premesse per l'istituzione della Chiesa anche a Bergamo.'
l.
Cf. C. ALZATI. Metropoli e sedi episcopali fra tarda antichità e alto Medioevo, in Storia religiosa della Lombardia, I, Chiesa e società. Appunti per una storia delle diocesi Lom barde, a cura di A. CAPRIOLI-A. RIMOLDI-L. VACCARO. Brescia 1986, p. 47-51; L. CHIODI, Dall'introduzione del cristianesimo al dominiofranco, in Storia religiosa della Lombar dia, 2, Diocesi di Bergamo, a cura di A. CAPRIOLI - A. RIMOLDI-L. VACCARO, Brescia 1988, p. 14.
57
---------'-------------
VISITE AD LIMINA
La mancanza di documenti sulle visite ad Iimina da San Narno, primo vescovo di Bergamo (c. 325 - a. 343),2 al suo successore Roberto de' Bon ghi (1281-1291),3 ha la sua ragione primaria nello stato canonico-giuri dico della diocesi. Inserita sin dalla sua istituzione nella provincia eccle siastica di Milano, già operante nel 297 circa,' Bergamo fu suffraganea di quella metropoli appena annunciata al concilio di Sardica 5 e operante nell'esercizio effettivo della sua giurisdizione con S. Ambrogio." È noto che l'origine delle visite ad Iimina dagli studiosi, dagli storici e dai canonisti è ricondotta o ai pellegrinaggi a S. Pietro,' o ai concili Pro
2. Cf. L. CHIODI, Dall'introduzione... , p. 18-20; p. 333-334 "Cronotassi dei Vescovi di Ber gamo" per le date qui riferite.
3. Cf.A. PEsENTI,DalComune alla Signoria (1187-/316), in Storia religiosa della Lombar dia, 2, Diocesi di Bergamo ... , p. 104-105. 4. Cf. F. SAVIO, Gli antichi Vescovi d'Italia dalle origini al /300 descritti per regioni. La Lombardia. Parte I, Milano. Firenze 1913, p. 105-106. 5. Cf. F. SAVIO, Gli antichi Vescovi... , p. 104; C. ALZATI. Metropoli... , p. 47-48; L. CHIODI, Dall'introduzione... , p. 18-19. 6. Cf. C. ALZATI, Metropoli... , p. 48-51.
7. Limen era la soglia della casa o del tempio dell'antica Roma da varcare con forme ri tuali prescritte per evitare cattivi auspici o lo sfavore degli dei. Nel sec. IV d.C. il li men era la soglia oltre la quale si riuniva la comunità cristiana per le celebrazioni ri
servate ai fedeli. A questo significato religioso andò sostituendosi quello del culto dei martiri con le scritte sui sepolcri: limina sanctorum o limina sancta. Papa Damaso nel contesto della venerazione ai martiri romani fu promotore di questa espressione, quando ricorda l'opera di Vero, presbitero, che adornò il sepolcro dei martiri Felice e Adautto nel cimitero di Comodilla, per farne luogo di venerazione: composuit tumu lum sanctorum limina adornans. Limina mantiene il senso proprio della lingua latina, indicando il luogo e il punto in cui convenivano i fedeli, le soglie del martire da loro venerato che stava nella sua sedes. I fedeli non potevano andare oltre tale limite per ché il martire rimaneva al di là della loro vista, racchiuso nel monumento sepolcrale che diveniva l'oggetto della pia visita dei fedeli. Prudenzio attinse a questa fonte da masiana ed estese la terminologia cimiteriale alle grandi basiliche erette a Roma in onore dei martiri, in particolare quella di Costantino per Pietro e Paolo. L'imperatore aveva fatto costruire le basiliche per i fedeli convenuti a celebrare il culto davanti alle soglie (limina) di Pietro e Paolo, rappresentate dal grande monumento entro cui Co stantino aveva voluto racchiudere la modesta memoria dell'apostolo. Il sepolcro as sumeva importanza più del corpo in esso riposto, diventava oggetto di venerazione e pellegrinaggio dei fedeli che, come scrive Prudenzio, baciavano i limina apostolorum et martirum. Il monumento costantiniano a Pietro, offri a Prudenzio l'immagine di un ostaggio-pegno tenuto in sicura custodia, nascosto entro il sepolcro stesso. I li mina Apostolorum non indicarono più solo la memoria, ma quindi le due grandi basi liche, solenne luogo di culto cristiano in onore a Cristo e a Dio. Vi era perciò sotteso il significato dell'eredità religiosa dei sacra limina dei templi pagani e degli atria do mus Domini del Vecchio Testamento per il tempio di Gerusalemme. Una progres
58
-------'------------,----
INTRODUZIONE
vinciali,' ai sino di Romani 9 o ai sinodi endemousa," Pur nell'identica devozione dei fedeli coi pellegrinaggi alle tombe de gli Apostoli e dei vescovi nelle visite ad limina Apostolorum, queste fu rono tuttavia precettive, a scadenza prestabilita, non spontanee né occa sionali." Sin dall'inizio per le visite ad limina e i sinodi Romani o i concili Pro vinciali valse un'unica convocazione inviata ai vescovi della provincia ec clesiastica d'Italia.
sione che partendo dal Vecchio Testamento andava ai limina Apostolorum per giun gere ai limina siderei regni, le cui chiavi erano state affidate da Cristo a S. Pietro: cf.M. MACCARRONE, Il pellegrinaggio a San Pietro e il Giubileo del 1300, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, 34 (1980), p. 404-410; V. CARCEL ORTI, La visita "ad limina apo stolorum Petri et Pauli': Notas historicas desde sus origines hasta 1975, in Questioni Ca noniche. Miscellanea in onore del pro! p. Esteban Gomez, o. p., Milano 1984,p. 99-136. 8. J. J. CARROLL. The Bishop's quinquennial report. A historical sinopsis and a commen tary, Washington 1956,p. 2; Relationes status dioecesium in Magno Ducatu Lituaniae, I. Dioecesis Vilnensis et Samogitiae pluribus adlaborantibus in unum redegit P. RABI KAUSKAS (Academia Lituana Catholica Scientiarum. Sectio historica). Fontes histo riae Lituaniae. Romae 1971, p. XIX (citazione: P. RABIKAUSKAS. Relationes...); M. CHIABÒ-C. RANIERI-L. ROBERTI, Le diocesi suburbicarie nelle "visitae ad limina" dell'Ar chivio Segreto Vaticano, Col1ectanea Archivi Vaticani, 22, Città del Vaticano, 1988,p. 6-7. 9.
Cf. J. B. SAGMOLLER,Die "Visitatio liminum SS. Apostolorum "bis Bonifaz Vl Il, in Theo logische Quartalschrift, 82 (1900), p. 69-117; P.WERNZ.lus Decretalium, II, Prato 1915, p. 575; M. MACCARRONE. Ubi est papa, ibi est Roma, estratto daAus Kirche und Reich: Studien zu Theologie, Politik und Recht im Mittelalter. Festschriftfùr Friedrich Kempf,
herausgegeben von H. MORDEK, Sigmaringen 1983, p, 371. l O,
I sinodi Endemousa cominciarono a essere celebrati dal patriarca di Costantinopoli nel sec, IV coi vescovi di diverse provincie ecclesiastiche, su questioni dogmatiche, amministrative e disciplinari. Le norme emanate per l'autorità del patriarca ottene vano forza dove altri metropoliti avevano competenza, come nelle provincie della Tracia, del Ponto e dell'Asia. Il sinodo era per il patriarca il mezzo per affermare la propria giurisdizione sulle Chiese d'Oriente, In Occidente il sinodo Endemousa è analogo a quello dei vescovi romani celebrato nel V secolo coi vescovi d'Italia o pro venienti da altre regioni e presenti a Roma: cf. T, DLUGOSZ. Biskupia visitatio Limi num (Visitatio liminum ab Episcopis peragenda), in Collectanea Theologica, 14(1933), p, 293-294; B, KURTSCHEID, Historia luris Canonici, Historia institutorum. L Ab Ecc/e siae fundatione usque ad Gratianum, Romae 1941, p, 146,
IL Cf. H. LECLERcQ,Pèlerinage a Rome, in F. CABROL-H, LECLERCQ,Dictionnaire d'archéo logie chrétienne et de Liturgie, 1411, Paris 1939,p, 40-65; F. M. CAPPELLO, De visitatione SS, Liminun et Dioeceseon ac de relatione S, Sedi exhibenda. Commentarium in decre
tum ';4 remotissima Ecc/esiae aetate'Tussu Pii X Pont, Q,M, a S, Congregatione Concisto riali die 31 decembris 1909 editum, 2 voli" Romae 1912-1913, I, p, 4-5; M, MACCAR RONE, 11 pellegrinaggio ... , p, 363-395,
59
VISITE
AD LIMINA
Ma sin dall'inizio le visite ad limina furono ispirate da motivi diversi da quelli delle assemblee sinodali o conciliari e dai pellegrinaggi, pur esprimendone alcuni elementi canonici e devozionali di particolare si gnificato .12 Secondo il canone V del I concilio di Nicea, confermato dal can. II del concilio di Costantinopoli del381 e dal can. XIX del IV concilio di Calce donia del 451,13 era consueto per i metropoliti convocare i vescovi della propria provincia ecclesiastica, per tutta l'Italia il romano pontefice fino all'istituzione della metropoli di Milano," obbligandoli a partecipare ai sinodi celebrati di norma due volte l'anno, dopo la terza domenica di Pasqua e dopo la metà di ottobre, ma a Roma anche in date care alla me moria dei cristiani: il 29 giugno, il18 novembre, il 22 febbraio o il giorno anniversario dell'elezione del papa." L'obbligo fu accentuato dai romani pontefici del sec. V, che dettero alle proprie decisioni un'impronta sinodale e di collegialità episcopale." Leone I fissò la celebrazione del sinodo Romano nel giorno dell'ele zione episcopale del papa; Gregorio Magno la portò al 29 giugno, accen tuando il carattere di pellegrinaggio ai limina Apostolorum, come già erano chiamati nel sec. V. I ? Dal sec. VII-VIII la convocazione di tali assemblee fu ridotta a una sola volta l'anno." Questa doppia matrice, devozionale e canonica, che contrassegnò al l'origine le visite ad limina trova la sua espressione nel can. IV del sino do
12. Cf.l. B. SAGMoLLER.Die "Visitatio... , p. 69-117;H. STRAUB. Visitatio liminum (Apostolo rum). in Lexikon fiir Theologie und Kirche, lO, Freiburg 1965, p. 812-813; P. CONTE. Chiesa e Primato nel/e lettere dei papi del secolo VIl. Con appendice critica. Roma 1971, p. 118.
13. Cf. l. D. MANSI,Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, Il-XII, Florentiae 1759-1766, Il, 670; 1Il, 567; VII, 366. 14. Cf. B. KURTSCHElD.Historia... , p. 121-122;P. RABIKAUsKAs.Relationes... , p. XX; C. AL ZATI, Metropoli... , p. 48-55. 15. Le due riunioni iniziali, come precisava il concilio di Antiochia del 340 nel can. XX, erano fatte "propter utilitates ecc/esiasticas et absolutiones earum rerum quae dubitatio nem controversiamque recipiunt": cf. l. D. MANSI. Sacrorum , Il,1326; l. B. SAGMOL LER. Die "Visitatio ... , p. 71-78; P. RABIKAUSKAS. Relationes , p. XX. 16. Cf. M. MACCARRONE. Ubi est papa... , p. 272. 17. Cf. ibid. 18. Cf. P. RABIKAUSKAS. Relationes... , p. XIX.
60
--------'-------------
INTRODUZIONE
Romano del 743 il quale prescrive che Ut iuxta sanctorum patrum et cano num statuta omnes Episcopi qui huius Apostolicae Sedis ordinationi subia cebunt, qui propinqui sunt, annue idibus maii sanctorum Principum Aposto lorum Petri et Pauli liminibus praesententur, omni occasione seposita. Qui vero de longinquo iuxta chirographum suum impleant. Nam qui huius con stitutionis contemptor extiterit, praeter si aegritudine validafuerit detentus, sciat se canonibus subiacere."
Tra il papa e i vescovi della sua provincia, che si estendeva dagli Ap pennini alla Sicilia, il rapporto si riconduceva alla medesima fonte della giurisdizione del vescovo di Roma. La visita alla sede del pontefice ro mano per venerare l'apostolo del quale continuava la successione, avve niva identificando concettualmente e religiosamente la Sedes Apostolica e i limina Apostolorum," Per la situazione canonico-giuridica della diocesi di Bergamo, suffra ganea di Milano, i suoi vescovi non furono tra quelli che huius Apostoli cae Sedis ordinationi subiacebunt e perciò risultarono esenti dall'obbligo di presentarsi sanctorum Principum Apostolorum Petri et Pauli liminibus. Non mancò tuttavia la partecipazione dei vescovi di Bergamo ad avve nimenti di grande rilievo nella vita della Chiesa. San Viatore (c. 342 - a. 374) si recò al concilio di Sardica nel 343. Egli era quindi al corrente dei rimedi, che contribuirono indirettamente ad aumentare l'importanza delle visite ad limina, suggeriti in quell'assem blea per correggere l'abitudine invalsa tra alcuni vescovi di frequentare le residenze imperiali." Lorenzo (...501...) presenziò al sino do Romano del501 e forse anche a quello del 504.22 San Giovanni (c. 660 - c. 688) fu a Roma tra i padri riuniti da papa Aga tone nel 679 per condannare l'eresia monotelita." Olderico (954-968) partecipò al concilio di Ravenna convocato da Gio
19.
Cf.
J. D.
Sacrorum , XII, 382-383; P. RABIKAUSKAS, Relationes..., p, XXI; Ubi est papa , p. 372.
MANSI,
MACCARRONE,
M.
20.
Sul rapporto tra l'ordinazione dei vescovi e la Sede Apostolica per la visita ad limina espressa nel canone IV del sinodo Romano del 743: cf, F. M, CAPPELLO, De visita tione..., I, p. 6-8; M. MACCARRONE, Ubi est papa ... , p. 372.
21.
Cf,
P. RABIKAUSKAS, Relationes , p. XIX-XX; L. CHIODI. Dall'introduzione... , p. 19.
22.
Cf.
L.
23.
Cf.
ibid., p. 24.
CHIODI,
Dall'introduzione , p. 20.
61
-----""'""------------.,-
VISITE
AD LIMINA
vanni XIII nel 967 e accompagnò a Roma Ottone per l'incoronazione a imperatore, dove sottoscrisse due bolle papali." Giselberto (975-982)di ritorno da una missione compiuta con Ottone nei Marsi nel 981, partecipò a un sino do a Roma." Ambrogio II, 0023 1047)fu presente all'elezione di Clemente II nel 1050 e andò col metro polita Guido al sinodo convocato da Leone IX. 26 Ambrogio III (1111-1133) si recò al concilio Laterano in cui papa Pasquale II confermò l'invalidità delle investiture; rimane cosa dubbia la sua partecipazione al primo concilio Ecumenico Lateranense del 1123. 27
Il vescovo Guala (1168-1186) si recò al concilio Ecumenico Latera nense III del 1179 convocato da Alessandro III 28 e Giovanni Tornielli al concilio riunito da Innocenzo III nel 1216.29
2. ESTENSIONE GRADUALE A TUTTI I VESCOVI DELL'OBBLIGO DELLE VISITE AD LIMINA APOSTOLORUM E PROGRESSIVO SCADIMENTO A PRATICA AMMI
NISTRATIVA. IL CASO DEL VESCOVO ROBERTO DE' BONGHI
L'obbligo delle visite ad limina dopo il sino do Romano del 743 fu e steso in un primo tempo ad alcuni arcivescovi metropoliti che riceve
24. Cf. F. SAVIO, Gli antichi Vescovi d'Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni. La Lombardia. Parte II, I, Bergamo-Brescia-Como. Edizione postuma a cura di G. LOCA TELLl, Bergamo 1929, p. 39; L. DENTELLA, I Vescovi di Bergamo, Bergamo 1939, p. 93-94. 25. Cf. F. SAVIO, Gli antichi... , p. 42; L. DENTELLA. I Vescovi... , p. 97. 26. Cf. L. DENTELLA, I Vescovi... , p. 104-106; L. CHIODI. Dal vescovo Adelberto alle origini del libero comune, in Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo... , p. 47. 27.
Cf. L. DENTELLA,! Vescovi... , p. 136-137; G. VALSECCHI, "lnterrogatus... responditStoria di un processo del XII secolo, Biblioteca Civica "A. Mai", Bergamo 1989, p. 17.
28 Cf. F. SAVIO, Gli antichi... , p. 77; L. DENTELLA, I Vescovi... , p. 168; A. PESENTI.La Chiesa nel primo periodo di vita comunale (1098-1187), in Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo ... , p. 68; G. VALSECCHI, "Interrogatus... respondit". ..., p. 35. 29. Cf. F. SAVIO, Gli antichi... , p. 88; L. DENTELLA. I Vescovi... , p. 186; A. PESENTI, Dal Co mune... , p. 93. 30. Potevano consacrare i vescovi e convocare i concili: cf. P. M. BAUMGARTEN. Beitrdge zur Geschichte des "Palleum '; in Scritti di Storia e Paleografia pubblicati sotto gli auspici di S. S. Pio XI in occasione dell'ottantesimo dell'E.mo cardinale Francesco Ehrle, II, Per la storia di Roma e dei Papi, Roma 1924,p. 338-347; L. M. O. DUCHESNE. Origines du culte chrétien. Etude sur la liturgie latine avant Charlemagne, Paris 1925.
62
-------------INTRODUZIONE
vano il pallio dal papa. Semplice distinzione liturgica usata in Occidente solo dal romano pontefice, il pallio in seguito fu simbolo della partecipa zione alla sua giurisdizione." La consuetudine della visita ad limina introdotta con la concessione del pallio dalla metà del sec. XI per gli arcivescovi che ne erano insigniti, divenne obbligo da adempire in date stabilite cui essi si impegnavano col giuramento." La stessa norma fu introdotta anche per i vescovi che in forza dell'ordi nazione ricevuta dal papa diventavano per ciò stesso suoi suffraganei." Roma era così il centro cui dovevano convergere i vescovi suffraganei, quelli ordinati dal romano pontefice e gli arcivescovi metropoliti. Per i primi la visita aveva una scadenza annuale, per gli altri era fissata all'atto dell'ordinazione. L'obbligo della visita da rendere al vicarius Petri rima neva tuttavia vincolo di natura religiosa." La pratica, continuata sino al sec. XI, fece della visita canonica uno strumento efficace e concreto per il papato riformatore di quell'epoca." Gregorio VII attribuì grande importanza alla visita ad limina, in parti colare per i vescovi a ciò obbligati. Egli insisteva per il suo adempimento e nel caso di mancata esecuzione o del suo impedimento, manifestava di sappunto." Il rilievo delle visite ad limina nell'ordinamento della Chiesa dopo la riforma Gregoriana indusse Graziano a inserire nel suo Decreto come dictum il can. IV del sino do Romano del 743.36 L'evoluzione del diritto canonico e l'estensione dell'obbligo della vi sita anche agli abati dei monasteri dipendenti dalla Sede Apostolica, atte nuò nel sec. XII il significato religioso dell'atto che divenne pratica am ministrativa e burocratica."
31. Il Cappello sottolinea che il giuramento di visitare i limina Apostolorum risale all'e
poca in cui i papi si riservarono l'elezione e l'ordinazione dei vescovi, mentre la legge di tale visita è più remota e rimane ignota la sua imposizione: cf. F. M. CAP PELLO. De visitatione... , I, p. 4-5; P. RABIKAUSKAS. Relationes..., p. XXII. 32. Cf. ibid. 33. Cf. M. MACCARRONE, Ubi est papa... , p. 372. 34.
Cf. ibid.
35. Cf. ibid. 36.
Cf. P. RABIKAUSKAS, Relationes... , p. XXIII; M. MACCARRONE, Ubi est papa ..., p. 373.
37. È interessante confrontare quella situazione storica, descritta dal Maccarrone, con il recente Direttorio per la visita "ad limina" della Congregazione per i Vescovi e la Nota
63
---~----------------,---
VISITE
AD LIMINA
Ciò avvenne non senza che due noti esponenti dello spirito riforma tore dell'epoca, S. Bernardo e Gerhoh di Reichersberg, manifestassero le loro critiche." La Curia romana non era la Romana ecc/esia. In questa la visita ad li mina Apostoforum aveva un suo significato religioso e giuridico, nella Cu ria solo amministrativo." L'atto religioso di presentarsi ad limina Apostoforum sancito dalla tra dizione canonica altomedioevale, con l'elaborazione di Rufino nella sua Summa al Decreto, divenne una visita di reverenza al papa a carattere am ministrativo, anche se rimase una reverentia canonica." Sulla teoria del maestro bolognese procedette Stefano di Tournai (1160) e l'editore coevo della Summa Parisiensis," Uguccione da Pisa de dusse in seguito che la visita alla Curia romana non era da effettuare ne cessariamente a Roma, ma in qualsiasi luogo si trovasse. Nelle mani del papa infatti la Curia era uno strumento per svolgere con efficacia e stabi lità il suo ministero. Ma l'identificazione tra Curia elimina Apostoforum rompeva l'unità originaria tra papa e Roma, la corrispondenza tra attività amministrativa e giudiziaria svolta dal papa e dalla Curia, e la vita litur gica di Roma cui partecipava la Curia col papa." Su questa linea giuridico-canonica sviluppata da Giovanni Teutonico (1215) e da Bartolomeo da Brescia (1245) si basò Innocenzo IV per giusti ficare e rispondere alle critiche sulla scelta di Lione a sede papale:Aposto
forum scilicet Petri et Pauli. Apostoforum autem limites (sicl) ibi esse intel/i guntur, ubi papa est:"
teologica, spirituale-pastorale, storico-giuridica rispettivamente di J. RATZING ER, L. MORE IRA NEVES, V. CÀRCEL ORTI, in L'Osservatore Romano, 2 luglio 1988, p. 4-6; M. MACCARRONE, Ubi est papa ... , p. 373-374.
38. Cf. M. MACCARRONE, Ubi est papa ..., p. 374. 39. Cf. ibid., p. 374-375. 40. Cf. ibid. 41. Cf. ibid., p. 375-376. 42. Cf. ibid., p. 376. 43. Apostolorum limina singulis annis aut per me aut per certum nuntium (meum) visitabo, nisi eorum absolvar licentia:con questa formula i prelati che erano in curia giuravano, non all'atto dell'ordinazione, ma prima di partire dalla Curia, nel giorno del conci storo, su un altare preparato, davanti a due anziani cardinali diaconi. La prassi aveva quindi avuto un cambiamento rispetto a quanto riferito sopra. Per chi era fuori dalla Curia, la formula del giuramento era legata alle bolle di provvista, da emettere da
64
-----""------------- INTRODUZIONE
L'Ostiense ricavò da questo principio la teoria che ubi papa, ibi Roma. Identificata la Curia romana con la Sedes Apostolica, ne conseguiva che dove essa si trovasse, là c'è Roma: apud Sedem Apostolicam: hoc est in Curia romana ubicumque sit, quia ubi papa, ibi Roma," Col cambio delle tradizioni e delle consuetudini plurisecolari, non era più l'altare di S. Pietro e la sua tomba a essere il simbolo e la fonte della potestà papale, diminuiva il significato del vincolo religioso delle visite ad limina e ne aumentava l'estensione dell'obbligo ai vescovi fino allora esenti. Roberto de' Bonghi fu dispensato dalla visita ad limina quando era or mai stata elaborata la teoria amministrativa e giuridica di quell'obbligo. Egli, arcidiacono del Capitolo, era stato eletto vescovo di Bergamo il21 marzo 1281.Accusato davanti al papa di essere reo di delitti comuni, due contendenti si erano recati a Roma per appoggiare la propria candida tura, contro l'elezione del de' Bonghi, ritenuta irregolare. Dopo 8 anni egli era stato riconosciuto innocente e dichiarata valida la sua elezione, cui aveva rinunciato. Il de' Bonghi era stato poi ordinato da papa Niccolò IV e divenuto vescovo suffraganeo del romano pontefice con l'obbligo della visita ad limina, aveva ottenuto la dispensa." Nella storia della diocesi di Bergamo non risulta che altri eletti alla cat tedra di S. Narno siano stati ordinati vescovi personalmente dal papa in quei secoli. Per favorire il ritorno allo spirito genuino delle visite ad limina fu in trodotta nel sec. XIII la consuetudine delle cosidette visite rea/es, con le quali i vescovi portavano un loro contributo in denaro alla Sede Aposto lica, e le visite verbales, fatte solo con una relazione sulla diocesi."
vanti al delegato del romano pontefice: cf. J. COTTIER, Éléments nouveaux des normes de la visite "ad limina" et leur valeur juridique respective, des Décrétales au Concile de Trente, in Ephemerides Iuris Canonici, 8 (1952), p, 174-176; M. MACCARRONE, Ubi est papa... , p. 376-377. 44.
Si diceva anche dai decretalisti che "ubi papa sive audientia (curia) sua, ibi est curia '; nel1a logica di papa Innocenza IV: cf.J. COTTIER.Éléments nouveaux... , p. 176-179; M. MACCARRONE, Ubi est papa... , p. 377-382.
45.
Cf. F. SAVIO, Gli antichi... , p. 115; L. DENTELLA,! Vescovi... , p. 222-223; A. E. FRIEDBERG (A. L. RICHERI), Corpus luris Canonici, editio Lipsiensis secunda, pars secunda, Decre talium collectiones, II, Graz 1959, de Jureiurando, tit. XXIV, cap. IV; P. RABIKAUSKAS, Relationes... , p. XXII; A. PESENTI, Dal Comune... , p. 104-105.
46.
Innocenzo IV attorno al 1250 aveva imposto il visitationis tributum per coprire le
65
VISITE
AD LIMINA
Dopo la conferma della nomina dei vescovi eletti in partibus da parte del papa resa obbligatoria nel sec. XIV, si giunse nel sec. XV a esigere da tutti indistintamente il giuramento di obbedienza, con la promessa della visita ad limina:" È sintomatico che l'estensione dell'obbligo sia avve nuta nell'epoca dei concili di Costanza (1417) e di Basilea (1431-1449), quando le tesi conciliariste minacciavano la giurisdizione papale." La maggioranza dei vescovi eluse l'adempimento delle visite, scadute a rapporto burocratico e formale con la Curia romana. I motivi addotti per giustificarsi erano di ordine pastorale, gli inconvenienti per la prolun gata assenza dalla diocesi, o di ordine generale, la difficoltà del viaggio per le guerre in corso, le precarie condizioni economiche, e anche gli in carichi ricoperti a corte su invito dei principi o dei capi di stato." Nel concilio di Trento furono poste le premesse per ridare nuovo im pulso alle visite ad limina." Gli sforzi di Pio V per giungere a qualche risultato positivo non ebbero successo." Sebbene caduto in disuso, il dovere di compiere la visita ad li mina era avvertito da qualche vescovo che, in mancanza di istruzioni,
spese della Curia romana. Nella visitalio realis il censo versato era il segno della sog gezione al romano pontefice e corrispondeva all'imposta per la quale non manca vano esenzioni, da pagare alla Camera Apostolica. Nella visita verbale la relazione di ventava espressione di legame giuridico della visita ad limina. La connessione nella sua tradizione canonica esplicita tra relazione cioé e visita ad limina sembra essere determinata dall'Ostiense nel 1265. Alla fine del sec. XV l'obbligo della relazione si estese a quanti effettuavano la visita tramite il procuratore: cf. J. COTTIER, Éléments nouveaux , p. 186-193; P. RABIKAUSKAS. Relationes... , p. XXIII; M. MAccARRoNE. Ubi est papa , p. 374.
47. Nel concilio del Laterano del 1315 cominciò a prendere corpo l'idea che i prelati fos sero obbligati almeno a una prima visita personale: cf. J. COTTIER. Éléments nou veaux... , p. 184. 48. Cf. ibid., p. 184; L. v PASToR,Storiadei papi dalla fine del medio Evo, I-VIII, nuova ver sione italiana sulla IV edizione originale del sac. prof. A. MERCATI. Roma 1910-1924, I, p. 179 passim. 49. Cf. J. COTTIER, Éléments nouveaux... , p. 195-196. 50
Ut archiepiscopi et episcopi commodius curae pastorali eis incumbenti vacare possint, S. V. dignetur eosdem absolvere a iuramento visitandi singulis annis limina Apostolo rum, et desupercum citramontanis ad triennium, et ultramontanis ad quinquennium di spensare. La risposta fu: "videtur concedendum petentibus non tamen statuendum lege": cf. S. EHSES, Conci/ii Tridentini Actorum pars prima, IV, Friburgi Brisgoviae 1904, p. 484, 486.
51. Cf.J. PATER,Die bischiifliche visitalio Iiminum SS. Apostolorum. Eine historisch-kanoni stische Studie, Paderborn 1914, p. 86 passim.
66
------'-------------
INTRODUZIONE
chiedeva norme precise alla Santa Sede." San Carlo Borromeo nel 1582fece propri gli appelli dei papi. Nel VI si nodo provinciale egli ingiunse l'osservanza dell'obbligo di compiere la visita assunto col giuramento, ma la norma ebbe vigore solo per la pro vincia ecclesiastica milanese." Per quanto si possa sapere a tutt'oggi, i vescovi di Bergamo non si com portarono diversamente dalla maggioranza del collegio episcopale per l'inadempienza all'obbligo, o forse inviarono dei procuratori, ma al ri guardo ogni notizia è sconosciuta. Alcuni vescovi di Bergamo si trovarono presenti, come altri loro pre decessori, a importanti Concili della Chiesa Universale: Cipriano degli Alessandri (1310-1338)nel 1311 partecipò al concilio di Vienne," France sco Aregazzi (1403-1437) andò al concilio di Costanza nel 1417e fu tra gli elettori della nazione italiana 55 di papa Martino V, Niccolò Lippomani (1512-1517)fu tra i padri del concilio Lateranense V, svoltosi dal 1512 al 1517 a Roma. 56
52. Ruga Ambrosia de Moncada vescovo di Urgel il26 ottobre 1584 aveva scritto a Gre gorio XIII per chiedere come comportarsi circa la visita ad limina: cf. L. SCHMITZ KALLENBERG (G. GULlK-C. Eu BEL), Hierarchia Catholica medii et recentioris Aevi sive Summorum Pontificum, S.R.E. Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum series, III, Mona sterii 1923,(citazione: Hierarchia Catholica... ) p. 324; R. ROBRES LLUCHy V. CASTELL MAIQUES, La visita "Ad limina" durante el pontificado de Sixto V (1585-1590). Datos para una estadistica generai. Su cumplimiento en lberoamérica, in Anthologica annua, 7 (1959), p. 149.
53. "Quod episcopus sancte iuratus in sua consecratione promisit, se singulis annis visitare limina sanctorum Apostolorum Petri et Pauli; cum longe ab urbe Roma absit, nec propte rea id, personalis residentiae munere adstrictus, quotannis facile praestare possit, cer tum saltem nuncium ex iusiurandi praescripto ad urbem Romam mittat qui id obedien tiae officium nomine suo praestet. "Nel caso dell'invio di un delegato, la norma stabi liva: "is vero quem miserit constitueritve, recte instructus sit cognitione rerum ad Eccle siae sua e statum pertinentium: ut et cleri sui disciplinam, et populi in via Domini pro gressionem, et omnis Ecclesiae, Dioecesisque suae rationes Pontifici, aut iis, quibus, ille mandarit, quam rectissime exponat": cf. A. RATTl, Acta Ecclesiae Mediolanensis ab eius initiis usque ad nostram aetatem, II-IV, Mediolani 1890-1897, II, p. 756.
54. Cf. L. DENTELLA,lVescovi..., p. 242; A. PEsENTl,La signoria Viscontea (1316-1428)e gli inizi della dominazione Veneta (1428-1512), in Storia religiosa della Lombardia, 2,Dio cesi di Bergamo ... , p. 125-126. 55. Cf. L. DENTELLA.! Vescovi... , p. 283-284; A. PEsENTl,La signoria ... , p. 145-147. 56. Cf. L. DENTELLA,! Vescovi... , p. 303; A. PESENTl, La signoria .... p. 155.
67
VISITE
3.
AD LIMINA
LA COSTITUZIONE APOSTOLICA ROMANUS PONTIFEX DI PAPA SISTO V
La costituzione apostolica Romanus Pontifex, emanata da papa Sisto V il 20 dicembre 1585, aprì un nuovo corso nella storia della visita ad li mina. Richiamando in vigore norme e indicazioni precise per un'istitu zione decaduta, ma senza introdurre novità di rilievo, riprese norme e consuetudini antiche, stabilendo modalità e scadenze convenienti. 57 Il documento pontificio composto di Il articoli, comprende una se zione introduttiva, una dispositiva e una derogatoria. Nella parte introduttiva il papa presenta l'ufficio cui è chiamato quale successore di S. Pietro, caratterizzato dalla pienezza di potere ministe riale affidatogli da Dio e dalla sollecitudine per tutte le Chiese, cui i ve scovi partecipano su invito del pontefice. La loro opera è definita indi spensabile perché egli possa conoscere i fedeli e la situazione di ogni sin gola diocesi. L'antichissima consuetudine sorta nella Chiesa, per divina ispirazione, dello scambio di comunicazioni tra papa e vescovi o loro speciali inviati, con la visita a Roma, rafforzando i vincoli di unità, os serva Sisto V, ha sollecitato i pastori a governare con rinnovato impegno e ha contribuito a eliminare quella mancata conoscenza di notizie sui pe ricoli e le necessità della Chiesa, responsabili in parte della nascita e della propagazione delle eresie. Nella sezione dispositiva il papa ingiunge a tutti i vescovi di giurare, prima dell'ordinazione, di impegnarsi a visitare personalmente in tempi determinati i limina Apostolorum riferendo sullo stato della diocesi. Ai vescovi già ordinati al momento dell'entrata in vigore della costitu zione, le stesse norme sono comandate in virtù di santa obbedienza. Nel caso dell'impossibilità di effettuare la visita personalmente, può essere inviato un procuratore, scelto normalmente tra i canonici."
57. Cf. Bullarum, Diplomatum et Privilegiorum sanctorum Romanorum Pontificum Tauri nensis editio, VII-XII, Augustae Taurinorum 1862-1867, VIII, 641-645; L. V. PASTOR, Storia dei Papi dalla fine del medio Evo, versione italiana di mons. prof. P. CENCI, IX XVI, Roma 1925-1965,X, p. 101-103; O. CAVALLERI, Visite pastorali e "Relationes ad Ii mina" estratto da Archiva Ecc/esiae, 22-23 (1979-1980), p. 99 passim; P. RABIKAUSKAS. Relationes... , p. XXVI-XXVII. 58. Cf. Bullarum ... , VIII, p. 643;
BAV,
Ottoboniano lat., 2461, f. 68r, Discorso sopra l'in
68
----------------INTRODUZIONE
I vescovi inadempienti sono ipsofacto sospesi dal beneficio e dall'uffi cio, fino a che non abbiano provveduto e ottenuto l'assoluzione dalla Santa Sede. Se allo scadere del tempo stabilito la visita non è ancora stata effet tuata, il vescovo può chiedere la proroga di sei mesi." Nel giuramento prestato dai vescovi sono contenute le modalità da se guire per le visite ad limina. Essi sono chiamati a riferire sulla città, la sede vescovile, le chiese, le istituzioni ecclesiastiche, i monasteri, gli isti tuti, le parrocchie urbane e foranee, l'attività del vescovo per le riforme, le visite pastorali, i sinodi, la religiosità e la moralità del popolo e del clero, lo stato della cura pastorale e del culto, la situazione del seminario, dei luoghi pii, le condizioni economiche." Queste le scadenze: i vescovi d'Italia, Sardegna, Sicilia e Corsica, Dal mazia e Grecia hanno l'obbligo della visita triennale; i residenti in Ger mania, Francia, Spagna, Belgio, Ungheria, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Paesi Baltici e altre isole del Mediterraneo, quadriennale; i vescovi delle altre regioni d'Europa, delle diocesi del nordAfrica e di alcune isole del l'Atlantico, quinquennale; quelli dell'Asia, delle Americhe e del resto del mondo, decennale." L'impressione suscitata dalla Romanus Ponti/ex fu positiva. Quanti erano solleciti del bene della Chiesa, salutarono le nuove disposizioni con la speranza che esse avrebbero contribuito al rinnovamento richie sto dalle norme Tridentine." Ne è testimonianza questa descrizione di un anonimo del sec. XVII circa: "La visita de' santi limini, dovuta da vescovi con la relatione dello stato delle Chiese loro, può reputarsi uno de' più efficaci mezzi et instro menti per mantenere l'unione delle membra della Chiesa col suo capo vi sibile e la subordinatione e dependenza de' vescovi dal Vicario di Cristo e dalla Sede Apostolica. Il che fu benissimo conosciuto da Sommi Pontefici, che tennero ne' primi tempi la Cathedra di S. Pietro. Onde fu da essi con più canoni im
convenienza che i Vescovi deputino procuratore in Roma per visitare i sacri limini. 59.
Cf. Bul/arum... , VIII, p. 664.
60.
Cf. ibid., p. 643.
61.
Cf. ibid., p. 644; O. CAVALLERI, Visite... , p. 101.
69
VISITE
AD LIMINA
posta a vescovi l'obligatione di tal visita, l'osservanza della quale essen dosi poi con gran pregiuditio delle Chiese inferiori e della dignità della Chiesa Romana in progresso di tempo rilassata, la s.m. di Sisto V nel 1585 con sua special constitutione la rinnovò, incaricandone sotto gravi pene l'adempimento"." Il 22 gennaio 1588 Sisto V con la costituzione Immensa aeterni Dei af fidò la prassi relativa alla visita ad limina alla Congregazione dei Cardi nali Interpreti del concilio di Trento," col compito di accettare le rela zioni sullo stato della diocesi, esaminarle, conservarle e rispondere alle questioni proposte, vigilare sulla regolarità delle convocazioni periodi che dei concili Provinciali e dei Sinodi Diocesani, esaminarne gli atti, as sicurarsi circa il rispetto dell'obbligo della residenza da parte dei ve scovi." In seguito essa divenne la Congregazione del Concilio."
4.
LE RIFORME DELLE VISITE AD LIMINA APOSTOLORUM ATTUATE DAI PAPI BE NEDETTO XIII E BENEDETTO XIV
Già verso la metà circa del sec. XVII era stata avvertita la mancanza di un preciso schema da seguire nella stesura delle relazioni per le visite ad limina. Ciò procurava degli inconvenienti notevoli, come la descrizione troppo prolissa o eccessiva di situazioni insignificanti, e in altri casi l'o missione di fatti o di notizie utili a conoscersi. Non di rado si esprimeva no giudizi positivi o negativi non corrispondenti alla realtà." Benedetto XIII colse l'occasione per rimediare a questo stato di cose nel concilio Romano del 1725. Dopo aver riaffermato l'obbligo della vi sita e il dovere dei vescovi di adempirla fedelmente, il Concilio dispose che fosse preparato un questionario per redigere le relazioni, senza gli in convenienti lamentati. 68
62.
Cf. P. RABIKAUSKAS, Relationes... , p. XXVI-XXVII.
63.
Cf. BAv, Chigi G. III, 86, f. Ur.
64.
Cf. Bullarum... , VIII, p. 985-999; L. v PASTOR, Storia dei Papi.... X, p. 185-186,364·366; O. CAVALLERI, Visite... , p. 100-101; P. RABIKAUSKAS, Relationes... , p, XXVI.
65.
Cf. ibid.
66.
Cf. P. RABIKAUSKAS, Relationes , p. XXVIII; O. CAVALLERI, Visite... , p. 101.
67.
Cf. p, RABIKAUSKAS. Relationes , p. XXVIII.
68.
Il concilio indetto da Benedetto XIII il 24 dicembre 1724 con la bolla Redemptor No
70
_------------
- - _......
INTRODUZIONE
L'incarico fu affidato a Prospero Lambertini, segretario della Congre gazione del Concilio, il quale fungeva da decretalista nel concilio stesso." L'argomento non era del tutto nuovo nell'ambito della Curia romana in quanto già Prospero Fagnani, incaricato di esaminare le relazioni dei vescovi e di rispondere loro, aveva dato ampio spazio a tali temi nel suo Commentario alle Decretali." Egli aveva illustrato il significato e il con tenuto della formula del giuramento dei vescovi, gli impedimenti previ sti, i tempi e le date stabiliti, la visita alle basiliche dei 55. Pietro e Paolo, l'atto di obbedienza da prestare al romano pontefice, la relazione sullo stato materiale e su quello formale della diocesi." Lambertini ricavò dallo studio del Fagnani un questionario in 9 capi toli con la richiesta di notizie d'ordine pastorale secondo la legislazione ecclesiastica vigente. Nel primo capitolo le notizie da esporre riguardano la situazione geo grafica della diocesi, lo stato della cattedrale e delle altre chiese, dei mo nasteri, del seminario e dei luoghi pii. Nel secondo capitolo il vescovo è invitato a informare sull'obbligo della residenza, la visita pastorale, il si nodo diocesano, i suoi doveri pastorali. Nel terzo capitolo sono richieste notizie sui canonici e sul clero, nel quarto capitolo sul clero regolare, nel quinto sulle monache, nel sesto sul seminario, nel settimo sulle confraternite, nell'ottavo sulla popola zione diocesana, nel nono sui problemi di particolare attualità o rile vanza per la pastorale della diocesi. 72 Prospero Lambertini divenuto papa col nome di Benedetto XIV 73
ster, fu celebrato nella basilica Lateranense dal 15 aprile al 29 maggio 1725: cf. Conci lium Romanum, Romae 1725 e per la materia circa le visite ad limina: p. 43-44, titolo XIII De Jureiurando; L. FIORANI, li conci/io Romano del 1725, Roma 1977. 69. Cf. Benedicti XIV Opera omnia, Tomus XI, De Sinodo Dioecesana, Prati 1844, p. 946; L. FIORANT. li conci/io..., p. 62-63. 70. Cf. P. FAGNANI, Commentaria in secundum librum Decretalium, Romae 1661, p. 208-218. Fagnani qualifica la visita alle basiliche come primo atto, l'omaggio di obbe dienza secondo atto, la presentazione delle relazioni terzo atto: p. 216, 216-217, 217-218.
71. Cf. ibid. 72. Cf. Conci/ium Romanum... , p. 195-202; A. LUCIDI, De visitatione sacrorum Liminum seu instructio S. C. Conci/ii iussu S.M. Benedicti XIII super modo conficiendi relationes de statu Ecclesiarum exposita et illustrata, voI. lII-II, Romae 1846. 73. Cf. L. v. PASTOR, Storia dei Papi... , XVIII, p. 18-32.
71
VISITE
AD LiMINA
portò due innovazioni nell'istituto della visita ad limina. Con la costituzione Quod sancta del23 novembre 1740,richiamandosi all'antica disciplina della Chiesa stabilita sin dal concilio di Sardica e alla costituzione Romanus Pontifex di Sisto V, costatando che nulla era affer mato dai suoi predecessori sull'obbligo della visita degli abati e dei pre lati forniti di giurisdizione quasi episcopale, il papa stabilì anche per essi l'obbligo della visita ad limina, con la scadenza di tre anni per quelli resi denti in Italia, Sardegna, Sicilia e Corsica, di cinque anni per gli altri." Con la costituzione Decet Romanum Pontificem del 15 dicembre 1740, Benedetto XIV istituì all'interno della Congregazione del Concilio un organismo sussidiario, chiamato Congregazione super statu Ecclesiarum, detta comunemente il Concilietto, con l'incarico di esaminare le rela zioni inviate dai vescovi." Identico era il cardinale prefetto e il segreta rio, in quanto si trattava di una sezione ausiliare della Congregazione del Concilio, composta da dodici prelati e da un segretario particolare, detto delle lettere latine con l'incarico di redigere le risposte da inviare ai ve scovi. Tra le facoltà del segretario vi era l'approvazione e l'ammissione dei procuratori dei vescovi, la proroga dei termini per la visita e la presenta zione delle relazioni, l'assoluzione dei vescovi dalle censure incorse, la fissazione di un nuovo termine per la visita, l'estensione delle facoltà suddette anche agli abati e ai vicari apostolici.
5.
LE VISITE AD LIM/NAAPOSTOLORUMNELLA COSTITUZIONE APOSTOLICA SA P/ENTI CON51LIO E NELLA RIFORMA DELLA CURIA ROMANA ATTUATA DA
PIO X
La costituzione apostolica Sapienti consilio emanata da Pio X il 29 giu gno 1908 dispose una nuova configurazione della Curia romana." Alla Congregazione Concistoriale furono attribuite le competenze di 5 congregazioni soppresse, tra le quali quella super statu Ecclesiarum.
74.
Cf.
Benedicti XIV Opera omnia, Tomus XV, Bullarium, I, Prati 1845, p. 15-19; O. CAVA L Visite... , p. 102-I03; P. RABIKAUSKAS. Relationes..., p. XXVIII-XXIX.
LERI.
75.
Cf.
Benedicti XIV. .., Bullarium... , p. 20-22; O. CAVALLERI. Visite..., p. 102-103; P. RABI Relationes... , p. XXVIII-XXIX.
KAU5KA5.
76.
Cf.
AAS, I (1909), p. 7-19, Constitutio Apostolica de Romana Curia "Sapienti Consilio";
72
-------'------------- INTRODUZIONE
La Congregazione fu articolata in due sezioni: la prima per lo svolgi mento dei compiti tradizionali, la seconda per le attribuzioni delle varie Congregazioni soppresse riguardanti i vescovi." Tutta la materia riguardante la visita ad limina fino allora di compe tenza della Congregazione super statu Ecclesiarum fu assegnata alla Con gregazione Concistoriale." Questa a sua volta col decreto A remotissima Ecclesiae aetate del 31 dicembre 1909 emanò disposizioni definitive e particolareggiate sullo svolgimento della visita ad limina cui erano tenuti tutti gli Ordinari non soggetti a Propaganda Fide," Il decreto era il risultato dei lavori della Commissione Pontificia per la codificazione del Codice di diritto canonico. Già padre Giovanni Battista Sàgmiìller, consultore per il Codice di di ritto canonico, aveva riferito il 4 aprile 1906 alla Commissione sul do vere dei vescovi di effettuare la visita ad limina." Nella consulta della Commissione il 5 febbraio 1907 era stato propo sto di portare a cinque anni la scadenza della visita ad limina per i vescovi d'Europa e a dieci per quelli delle altre parti del mondo." Nella consulta del 12 febbraio 1907 furono presentati i canoni riguar danti la visita ad limina, nn. 9311-4, 94-96.Essi comprendevano la norma tiva delle scadenze quinquennali e dell'invio del procuratore, in caso di impossibilità all'Ordinario per adempiere l'obbligo." Le modifiche apportate furono adeguatamente presentate con altre proposte alla consulta cardinalizia tenuta il 18 febbraio 1908 dal card. Gaetano De Lai nei canoni nn. 220/1-3, 22111-2, 222.83 Richiamato l'ob bligo dei vescovi per la visita al sommo pontefice ogni quinquennio, p. 36-38, Normae communes; p. 59-108, Normae peculiares.
77. Cf. ibid., p. 9-10. 78.
Cf. ibid., p. 83-84.
79. Cf. AAS, Il (1910), p. 13-16,A remotissima Ecclesiae aetate, p. 17-34, Ordo servandus in relatione de statu Ecclesiarum; F. M. CAPPELLO. De visitatione ... , I, p. 23-24. 80.
Cf. Asv, Codificazione Codice di Diritto Canonico, liber Il, de Personis, cassetta n. 16, Voti,jascicolo 16, votum rev.mi patris J. B. Sdgmùller, consultoris. Liber secundus. De Personis,pars prima, sectio II, De Clericis in specie, Titulus V-XX, Romae Tip. Vaticana 1906, p. 40.
81. Cf. ibid., cassetta n. 26, Verbali,jascicolo di ff. 2: codificazione dei diritto canonico, consuita del 5 feb, 1907, presidente Pietro Gasparri. 82. 83.
Cf. ibid., fascicolo di ff 2: consulta dei 12 feb., 1907, presidente P. Gasparri. Cf. ibid., cassetta n. 86, Liber I-II-III, Bozze del cardinale P. GasparriJascicolo stam pato: Schema I, a, 1909, Liber l de Personis, p. 92-93.
73
--------'-""'""------------
VISITE AD LIMINA
erano specificate le aree geografiche, suddivise in cinque parti, una per quinquennio, proprie degli Ordinari che dovevano presentarsi, personal mente o tramite un sacerdote residente in diocesi, per l'adempimento ri chiesto." Il vescovo, cui nel primo biennio del suo governo scadeva il quinquennio, aveva la possibilità di rimandare la relazione. Era pres critta la visita alle basiliche dei SS. Pietro e Paolo e al papa. Il 25 febbraio 1909 il card. De Lai segretario della Congregazione Con cistoriale presentò ai membri della stessa la ponenza n. 173/09 "Circa le relazioni diocesane e la visita ad limina Apostolorum ~ Si articolava in 3 punti: I esposto fatto alla commissione cardinalizia; II canoni approvati dalla Commissione per il codice riguardanti la visita ad limina; III punti da discutersi." In sei canoni erano ordinate le norme per la visita ad li mina, recepite con alcune variazioni nel decreto A remotissima Ecc!esiae aetate e nel Codice di diritto canonico, can. 340-342. Si stava avviando nel frattempo la pratica per cambiare il questionario del 1725,di cui fu incaricato padre Remi Le Foch. Il suo progetto presen tato ai consultori, fu riveduto e pubblicato il31 dicembre 1909 col titolo "Ordo servandus in Re/atione de statu Ecclesiarum","
6.
LE VISITE AD LIMINA APOSTOLORUM E LE RELAZIONI DEI VESCOVI DI BER GAMO DOPO LA ROMANUS PONTIFEX DI PAPA SISTO V
Quando fu emanata la costituzione apostolica Romanus Pontifex, il ve scovo di Bergamo, Gerolamo Ragazzoni, nunzio apostolico in Francia dal 1583,si trovava in una situazione assai delicata. Sisto V,insoddisfatto della sua missione, aveva ormai deciso di nominare a quell'ufficio Fabio Mirto Frangipani, già stato nunzio in quella nazione." Ragazzoni la sciata la rappresentanza pontificia, partì per l'Italia probabilmente verso la fine di agosto o ai primi di settembre" del 1586. Dopo una sosta a Ber
84. Il primo quinquennio iniziava il I" gennaio 1911.Era assegnato ai vescovi d'Italia, Corsica, Sardegna, Sicilia, Malta e altre isole minori: cf. ibid. 85. Cf. ibid., ponenza n. 173/09,25 feb. 1909, ponenza n. 361/09,16 dico 1909. 86. Cf. ibid., e in particolare la ponenza n. 361/09. 87. Cf. P. BLET. Girolamo Ragazzoni Évéque de Bergame Nonce en France. Correspondance de sa Nonciature 1583-1586. Acta Nuntiaturae Ga/licae, 2, Rome-Paris 1962,p. 70-127.
74
------""--------------
INTRODUZIONE
gamo, egli raggiunse Roma, da dove ritornò in diocesi agli inizi del 1587. 88 Non è inverosimile che Ragazzoni abbia approfittato del sog giorno romano non solo per riferire sulla situazione d'oltralpe, ma anche per compiere personalmente la visita ad limina del primo triennio." Dopo Ragazzoni altri diciotto vescovi di Bergamo, tra la fine del sec. XVI e l'inizio dell'attuale hanno effettuato di persona o tramite procura tori le visite ad limina (cf. Tabella I). Sembra utile esporre al riguardo alcuni dati contenuti nella documen tazione esaminata, dividendo questa epoca in due periodi. Il primo parte idealmente dal dopo Concilio di Trento e, attraverso la fragile esube ranza del sec. XVII, gli sconvolgimenti del sec. XVIII e della rivoluzione industriale, trova una conclusione nel ciclo tumultuoso della rivolu zione francese. Con le nuove realtà politiche emergenti da quest'ultima e dalla restau razione, si ha un cambio significativo anche nella guida della diocesi di Bergamo, che alla morte di Gian Paolo Dolfin nel 1819, vede la fine di una lunga stagione iniziata nel 1437con vescovi provenienti solo dal do minio veneto." Dall'entrata in vigore della Romanus Pontifex nel 1585 si contano 78 trienni," con 46 visite ad limina. Le relazioni conservate nel fondo d'ar chivio della Congregazione del Concilio sono invece 36, alle quali se ne aggiungono due da altri fondi, di cui si dirà. Sono andate smarrite le rela zioni di Gerolamo Ragazzoni e di GianBattista Milani, presentate dal ca nonico Angelico Mapello nel 1590 e dal canonico Emilio Caleppio nel 1609. Diverso è invece il caso del vescovo Emo, ordinato a Roma nel 1611, il quale per l'occasione adempì la visita ad limina, lasciando solo una let tera come documentazione. Un fatto identico può essersi verificato con
88. Cf. ibid., p. 127. 89. Cf. presentazione dei documenti della visita ad limina del 1590.
90. Il primo vescovo veneto fu Polidoro Foscari (1437-1448): cf. A. PESENTI. La signo ria..., p. 144 passim.
91. ltaque Episcopis 1talis coepit currere primum triennium a die vigesima decembris anni 1585 qua constitutio Sixti Vfuit publicata et expiravit anno 1588. Similiter die vigesima decembris a qua die itidem incepit secundum triennium et duravit usque ad diem vigesi mam decembris anni 1591 et ita exinde de triennio in triennium unde hoc presenti anno 1636 a vigesima die decembris incipiet currere decimum octavum triennium aequaliter universis Episcopis 1taliae et 1nsularum adiacientium et expirabit anno 1639: cf. P. FA GNANI. Commentaria ... , p. 213.
75
--------'-------------- VISITE
AD LIMINA
altri vescovi ordinati a Roma, come Gregorio Barbarigo, Daniele Giusti niani, Pietro Priuli, Leandro Porzia, Antonio Redetti, Marco Molino, Carlo Grittì Morlacchi e Luigi Speranza, Giacomo M. Radini Tedeschi." Di altre visite ad limina effettuate senza che nei documenti sia rimasta la traccia della relazione, si ha notizia per i vescovi Pietro Priuli nel 1720, Antonio Redetti, Marco Molino e GianPaolo Dolfin rispettivamente nel 1733,1773 e 1815. Nella biografia del celebre sacerdote Francesco Agazzi si legge di una visita ad limina effettuata nel 1696 per mandato del vescovo Giusti niani." Agostino Priuli è stato l'unica eccezione, a quanto risulta, all'adempi mento della visita ad limina. Eletto vescovo di Bergamo nel 1627, morì di peste nel 1630, allo scadere del triennio, mentre la carestia e il contagio sovvertivano il territorio e decimavano la popolazione." Egli riuscì a far celebrare il sinodo cui aveva dovuto rinunciare il predecessore, Federico Cornaro, trasferito a Vicenza." Nel secondo periodo che inizia durante la restaurazione, alla guida della diocesi di Bergamo si alternano vescovi provenienti dalle sedi limi trofe. Due di loro sono eletti tra il clero bergomense, fatto eccezionale che non si registra dal lontano sec. XIV con Cipriano degli Alessandri." È un periodo contrassegnato nella Chiesa dal concilio Vaticano I, dal mo dernismo e dalla riforma di Pio X espressa compiutamente con il Codice di Diritto Canonico. E nella società civile si passa dalla breve stagione dell'impero austriaco nel Lombardo-Veneto, ai moti del Risorgimento col formarsi della coscienza nazionale, la fine degli stati, tra cui quello 92. L. DENTELLA, I Vescovi,.., p. 377,397,411,416,418,432,484,494; A. RONCALLI. Mons. Gia como Maria Radini Tedeschi. Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1963, p. 30-31. 93.
Cf. A. MAZZOLENI, Vita del servo di Dio Francesco Agazzi sacerdote bergamasco. con al cune particolari notizie intorno al di lui primo direttore ed a vari suoi allievi spirituali, Bergamo 1788, p. 99.
94.
Cf. B. BELOTTI, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi. 6 voll., Bergamo 1959, IV, p. 93-168.
95. Cf. Acta Sinodalia Bergomensis Ecc/esiae ab Il/.mis et R.mis D.D. Cornelio, Mi/ano. Emo, Priulo, Grimano episcopis condita in unum volumen ex antiquis codicibus redac tum, Bergorni 1661, p. 171-279. 96.
Cipriano degli Alessandri fu vescovo dal 1310 al 1338. Solo nel 1831 con l'elezione di Carlo Gritti Morlacchi Bergamo ebbe di nuovo un vescovo indigeno cui successe PierLuigi Speranza nel 1854: cf. A. PESENTI. La signoria ... , p. 125-129; R. AMADEI, Dalla Restaurazione a Leone XIII, in Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Ber gamo ... , p. 234-257.
76
-------'-------------
INTRODUZIONE
Pontificio, la conseguente unità d'Italia, che affronta la prima guerra mondiale. Sino al 1909, anno in cui scade la costituzione Romanus Pontifex, si contano trenta trienni con 21 visite ad limina effettuate dai vescovi di Bergamo. Le relazioni conservate nel fondo dell'archivio della Congregazione del Concilio sono 19,cui vanno aggiunte le due del vescovo Giacomo M. Radini Tedeschi, reperibili nell'archivio della Curia vescovile di Ber gamo. Mancano invece le relazioni per la visita ad limina di Carlo Gritti Mor lacchi del 1831 e di Pier Luigi Speranza del 1854.Radini Tedeschi nel 1911 effettuò una terza visita ad limina, di cui è rimasta la relazione. Era l'anno dell'entrata in vigore della riforma della Curia romana che predi sponeva per le visite ad limina un ciclo quinquennale da iniziare nel 1911 e di cui si hanno due relazioni per le visite effettuate da Luigi Maria Ma relli nel 1916 e nel 1921.La consultazione dell'Archivio Segreto Vaticano oltre il 1922non è consentita per poter verificare altri documenti che inte ressano le relazioni successive. Le varie visite ad limina omesse trovano una parziale spiegazione nelle notizie fornite dalle relazioni stesse e dalle procure notarili che fanno riferimento a particolari situazioni dei vescovi, all'età avanzata, alla salute precaria, a pressanti impegni in diocesi. A tutto ciò si aggiun gano certe condizioni socio-politiche, la rivoluzione francese e i moti ri sorgimentali, o le calamità naturali, come la già ricordata peste nel 1630. L'ipotesi di trascuratezza o di pigrizia dei vescovi nell'assolvere questo impegno è da ritenere piuttosto improbabile. L'interrogativo posto dalla mancanza di alcune relazioni trova rispo sta nel già citato caso del canonico Caleppio nel 1609, nella formalità se guita dal vescovo Emo nel 1611, ovvero nella collocazione dei docu menti in altri fondi d'archivio o anche nella loro distruzione. Il confronto che si può stabilire fra i trienni, le visite ad limina effet tuate e le relazioni presentate e inventariate, consente di stabilire che i vescovi Ragazzoni, Emo, Porzia, Molino e Marelli (per il decennio del suo ministero aperto in Archivio Segreto Vaticano) hanno compiuto tutte le visite che scadevano durante il loro episcopato." I vescovi Mi lani, Cornaro, Barbarigo, Ruzini, Radini Tedeschi, hanno omesso una vi 97. Il rapporto tra scadenze triennali e visite effettuate è di 2 su 2 per Ragazzoni, 4 su 4 per Emo, 1 su 1 per Porzia e Molino.
77
-----'-'"------------
VISITE AD LIMINA
sita, Mola e Speranza due, Priuli e Gritti Morlacchi tre, Grimani e Guin dani Gaetano Camillo quattro. Vanno oltre la media, senza considerare la durata più lunga del loro ministero, i vescovi Redetti con sei visite omesse, Giustiniani con sette, Dolfin con otto." La lettura delle relazioni induce a classificare i documenti in due di verse categorie. Alla prima appartengono le relazioni vere e proprie, sia per l'ampiezza dei temi trattati sia per l'esposizione generale sullo stato della diocesi. È facile in alcune di queste relazioni trovare brani identici che si ripetono, ovvero schemi di presentazione che si richiamano. A que sto riguardo tuttavia occorre tenere presenti le indicazioni già ricordate della Romanus Ponti/ex di Sisto V nonchè quelle di Benedetto XIII e di Benedetto XlV. Sarà una piacevole sorpresa per il lettore trovare in alcune relazioni del sec. XVII e XVIII una tabella riassuntiva sulla diocesi, che sembra ri chiamare in parte il manoscritto del Marenzi." Altre relazioni più vicine nel tempo espongono un elenco di opere diocesane e di istituzioni assai interessante. La seconda categoria è invece composta da relazioni che presentano più che altro un aggiornamento, senza l'ampiezza delle prime. Tali sono le relazioni di Ragazzoni nel 1591, di Milani del 1597, 1600, 1609,di Giu stiniani del 1682e 1686, di Priuli del 1724,di Redetti del 1756, 1759,1763. Al pari di tutti i documenti di rilievo, anche le relazioni portano la firma, tranne quelle di Ragazzoni del 1591,di Brno del 1617, 1618 e 1621, di Grimani del 1636, 1643 e 1649. Oltre la piena responsabilità delle affermazioni contenute nelle rela zioni, la firma finale dei vescovi serve a indicarne la paternità. Non man cano tuttavia a questo riguardo alcuni rilievi che sembra opportuno ac cennare. Di ogni relazione qui pubblicata si indica il vescovo quale autore, e questa attribuzione è confermata, per la maggior parte, dalla firma auto grafa posta alla fine del testo. I confronti tra la grafia delle pagine scritte e le firme dei vescovi non of frono tuttavia una risposta convincente per indicarli autentici autori del l'opera. 98. Applicando lo stesso rapporto precedente, Milani ha effettuato 5 visite su 6, Camara 1 su 2, Barbariga, Ruzini e Radini Tedeschi 2 su 3, Mola 2 su 4, Speranza 7 su 9, Priuli 2 su 5, Gritti Morlacchi 4 su 7,Grimani 4 su 8, Guindani 5 su 9, Redetti lO su 16,Giusti niani 4 su 12, Dolfin 5 su 14. 99. Cf. Acvs, G. G. MARENzl.Sommario delle sacre chiese di Bergamo e diocesi, 1666, (rns), 288 ff.
78
-----------------INTRODUZIONE
Solo la relazione del vescovo Luigi Ruzini del 1702 può con sicu rezza essergli attribuita per la perfetta corrispondenza tra la firma auto grafa e la grafia delle pagine del manoscritto. Per le altre relazioni si possono avanzare varie ipotesi. La prima che il vescovo abbia preparato personalmente uno schema di relazione, ri visto e ampliato dai suoi collaboratori in Curia, firmando il documento scritto nella cancelleria vescovile. Il vescovo può anche personalmente avere dettato la relazione, apponendovi poi la sua firma. Può inoltre darsi che il vescovo, preparata la relazione in brutta copia, l'abbia fatta scrivere dal segretario riservandosi la firma finale (è il caso della rela zione presentata dal Radini Tedeschi nel 1911,affidata forse per la ste sura dattiloscritta al segretario Angelo Giuseppe Roncalli, poi papa Giovanni XXIII). Un'ultima ipotesi può infine essere anche quella del vescovo che abbia delegato qualche suo collaboratore per comporre tutta la relazione, firmandone il testo. Se il confronto tra le firme autografe e le calligrafie delle relazioni la scia aperti gli interrogativi sulla paternità della maggior parte di esse, altri criteri si possono scegliere, pur con la cautela del caso, e la diffi coltà di riferimenti a scritti o opere personali dei vescovi. In alcune relazioni di vescovi, si ripetono brani identici. In altre in vece lo stile, le espressioni, i problemi segnalati in modo del tutto per sonale suggeriscono che l'autore delle relazioni è il vescovo stesso, come Milani, Brno, Cornaro, Barbarigo, Giustiniani, Ruzini, Redetti, Speranza, Radini Tedeschi. Una nota comune a tutte le relazioni è il rispetto e la venerazione dei vescovi verso i sommi pontefici che si manifesta, oltre che con le es pressioni, con la volontà di informare fedelmente e sinceramente sullo stato della diocesi. Nulla in questi documenti è lasciato all'improvvisa zione, a giudizi parziali, a divagazioni fuori dal tema prefisso, a descri zioni superflue. L'importanza degli argomenti trattati e le responsabi lità legate al ministero episcopale danno alle relazioni un tono di gra vità e di spiritualità che offre al lettore motivi di edificazione. L'antica tradizione dell'uso della lingua latina per i documenti pub blici ecclesiastici è stata seguita anche per le relazioni, con una ecce zione tuttavia. Non si sa per quali motivi Radini Tedeschi nel 1911 com pose il testo in italiano: semplice volontà di cambiare una prassi pluri secolare, ovvero necessità di non ricorrere all'aiuto di un esperto la 79
-----------------VISITE
AD LIMINA
tinista per dare il massimo di segretezza ai delicati problemi che inten deva trattare con Pio X?IOO Non sempre i vescovi hanno adempiuto personalmente le visite ad Ii mina. Alcune volte si sono fatti sostituire da canonici, da parroci o da ec clesiastici della Curia romana, come Redetti. Sono abitualmente ricorsi ai procuratori i vescovi Milani, Grimani, Giustiniani, Dolfin e Guindani. Hanno personalmente adempiuto le visite ad limina Ragazzoni, Barba rigo, Emo, Radini Tedeschi e Marelli. Gli altri vescovi a seconda delle cir costanze hanno effettuate le visite personalmente o tramite i procura tori. Nel fondo d'archivio della Congregazione sono conservate buona parte delle procure notarili rogate per i delegati dei vescovi. Più fre quenti per le relazioni del sec. XVII e XVIII, vanno gradatamente scom parendo in seguito, sostituite da una semplice dichiarazione del vescovo in lingua italiana. Le procure notarili del sec. XVII e XVIII rogate in lin gua latina secondo le formalità dell'epoca, anche se abbondano di agget tivi al superlativo, contengono interessanti notizie sui vescovi, sui procu ratori, sui testimoni e sugli addetti alle cancellerie curiali ecclesiastiche e civili.
100. Cf. G. BATTELLI, Un pastore tra fede e ideologia. Giacomo M. Radini Tedeschi 1857-1914, Genova 1988, p. 367-442.
80
~-----------------INTRODUZIONE
TABELLA
I
VISITE ad Iimina
TRIENNI
ANNI
1 2 3
1585-1588 1588-1591 1591-1594
4 5 6 7 8 9 lO 11 12
1594-1597 1597-1600 1600-1603
1603-1606 1606-1609 1609-1612 1612-1615 1615-1618 1618-1621 1621-1624 1624-1627 1627-1630 1630-1633 1633-1636 1636-1639
1639-1642
1642-1645 1645-1648 1648-1651 1651-1654
1654-1657
1657-1660 1660-1663 1663-1666 1666-1669
13
14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28
VESCOVI lO l
RELAZIONI
Gerolamo Ragazzoni (1577-1592) Giovanni Battista Milani (1592-1611)
1590 a
1591
1594
1597
1600
Giovanni Emo (1611-1622)
1607
1609 b
1611 c
1617
1618
1621
1624
Federico Cornaro (1623-1627)
Agostino Priuli (1627-1630)
Luigi Grimani (1633-1656)
1636
1643
1647
1649
Gregorio Barbarigo (1657-1664)
1660
1663
Daniele Giustiniani (1661-1697)
1670
101. Per le date anagrafiche: cf. la "Crono/assi dei Vescovi di Bergamo'; in Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo ..., p. 333-334. (a) Manca la relazione. (b) Idem. (c) Idem.
81
VISITE AD LIMINA
VISITE ad /imina TRIENNI
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57
ANNI
VESCOVI
1669-1672
1672-1675 1675-1678
1678-1681
1681-1684 1684-1687 1687-1690
1690-1693 1693-1696 1696-1699 Luigi Ruzini (1698-1708)
1699-1702 1702-1705
1705-1708 1708-1711 Pietro Priu1i (1708-1728)
1711-1714 1714-1717
1717-1720 1720-1723
1723-1726 1726-1729 Leandro Porzia (1728-1730) 1729-1732 Antonio Redetti (1731-1773) 1732-1735
1735-1738 1738-1741 1741-1744
1744-1747 1747-1750 1750-1753 1753-1756
(a) Manca la relazione. (b) Idem. (c) Idem. (d) Idem.
82
RELAZIONI
1675
1682
1686
1692
1696 a
1702
1705
1713
1720 b
1724
1729 c
1732 d
1736
1741
1744
1748
1752
1756
~----""--------------
INTRODUZIONE
VISITE ad Iimina TRIENNI
ANNI
58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85
1756-1759 1759-1762
1762-1765 1765-1768 1768-1771 1771-1774 1774-1777
1777-1780 1780-1783 1783-1786 1786-1789 1789-1792
1792-1795
1795-1798 1798-1801
1801-1804
1804-1807
1807-1810
1810-1813
1813-1816 1816-1819
1819-1822 1822-1825 1825-1828 1828-1831
1831-1834 1834-1837
1837-1840
VESCOVI
RELAZIONI
1759
Marco Molino (1773-1777)
1763
1767
1770
1773 a
Gian Paolo Dolfin (1778-1819)
1781
1784
1789
1796
1815
b
Pietro Mola (1821-1829)
1825
1828
Carlo Gritti Morlacchi (1831-1852) 1831 1838
Ca) Manca la relazione.
Cb) Idem.
Cc) Idem.
83
c
-------------------..,....-足 VISITE
AD LIMINA VISITE ad Iimina
TRIENNI
ANNI
86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107
1840-1843 1843-1846
1846-1849
1849-1852
1852-1855 1855-1858 1858-1861 1861-1864 1864-1867 1867-1870 1870-1873 1873-1876 1876-1879 1879-1882
1882-1885 1885-1888
1888-1891 1891-1894 1894-1897
1897-1900 1900-1903 1903-1906
108 109
1906-1909 1909-1911 1911-1916 1916-1929
l
2
VESCOVI
RELAZIONI
1843
Pier Luigi Speranza (1854-1879)
Gaetano Camillo Guindani (1879-1904)
1854 a
1856
1861
1864
1867
1870
1873
1876
足
1882
1891
1894
Giacomo Maria Radini Tedeschi (1905-1914)
Luigi Maria Marelli (1915-1936)
(a) Manca la relazione. (b) Copia della relazione nell'Archivio della Curia Vescovile-Bergamo. (c) Idem.
84
1898
1901
1903 b
1906 c
1911
1916
1921
~---_I....-_-----------
INTRODUZIONE
7. VALORE DOCUMENTARIO DELLE RELAZIONI PER LE VISITE AD LIMINA APO STOLORUM DEI VESCOVI DI BERGAMO
La pubblicazione di queste relazioni pone l'interrogativo del contri buto che può essere offerto agli studiosi e agli storici per la conoscenza della storia di Bergamo. È un problema controverso, già ampiamente di battuto, specie agli inizi del nostro secolo. Forse in omaggio all'ipotesi che vuole classificare questi documenti quasi di seconda categoria, essi sono stati pressochè dimenticati come fonti di notizie autentiche.!" È noto che tre diverse scuole hanno valutato differentemente la stori cità delle relazioni per le visite ad limina. Un'ipotesi del tutto favorevole è stata formulata dallo Schmidlin, mentre il Loserth rilevando nelle relazioni dei limiti notevoli rispetto al carattere ufficiale di un documento storico, ne riduce conseguente mente la loro importanza. ios Il Pasture con un'ipotesi intermedia accet tata anche da altri studiosi, sostiene che le relazioni non sono documenti giuridici pubblici perché scritte da un inferiore a un superiore. Egli inol tre ritiene che il valore storico di tali documenti è diverso, a seconda del metodo seguito per cornpilarli.!" Per questa ipotesi, si tratta quindi di un criterio di valutazione non univoco ma differenziato, aperto a un'inda gine non prevenuta o prefabbricata. Più oltre questa ipotesi di Pasture si colloca Cavalleri affermando: "Oseremmo dire che ogni relazione, nel suo insieme, testimonia dell'im
102. Nel secolo scorso l'Uccelli ha studiato la relazione del vescovo G. Barbarigo del 1660 e ha tentato di comporne il testo integrale da tre esemplari conservati in altrettanti fondi archivistici. All'inizio di questo secolo il Cavicchioni ha presentato un elenco delle relazioni sulla base della documentazione e delle copie dell'Archivio della Cu ria Vescovile di Bergamo dal 1660 al 1861. Accenni alle relazioni si trovano in due opere di recente pubblicazione, una sulla diocesi di Bergamo, l'altra sul vescovo G .M. Radini Tedeschi per quelle da lui presentate nel corso del suo episcopato: cf. P. A. UCCELLI. Scritti inediti del beato Gregorio Barbarigo cardinale e vescovo di Bergamo poi di Padova, Parma 1877; B. CAVICCHIONI, Bergomen. Collationis beneficiorum pro Ill.mo ac Rev.mo Episcopo, Roma 1903; Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo ..., a.C.; G. BATTELLI, Un pastore... , a.c. 103. Cf. P. RABIKAUSKAS, Relationes... , p. XXVIII-XXIX; O. CAVALLERl. Visite..., p. 104. 104. Cf. P. RABIKAUSKAS, Relationes, ... , p. XXVIII-XXIX; O. CAVALLERI, Visite... , p. 104-105.
85
VISITE
AD LIMINA
pegno più o meno severo dei vescovi in ordine a questo aspetto fonda mentale del loro ministero e offre, nel contempo, la possibilità di dare, ordinariamente, una buona valutazione circa l'attendibilità delle notizie in essa contenute"!" Anche le notizie già conosciute da11ettore attraverso altre opere, nel contesto delle relazioni acquistano un'altra dimensione, che è non solo ricordo o rimando tecnico necessario, ma testimonianza di vita, di co stume, di tradizione eloquente della religiosità della Chiesa in Bergamo. A questo si aggiunga che le notizie sono aggiornate di volta in volta per le istituzioni diocesane, il clero, gli ordini religiosi, il Seminario, le Confraternite, le memorie dei santi, i rapporti tra Chiesa e Stato. Anche la vita civile è descritta nelle realtà che più incidono sulla pasto rale e sulla religiosità della popolazione: demografia, economia, territo rio, abitanti, rapporto città-campagna, tenore di vita della gente, lavoro, istruzione. Le notizie di questo genere tratte dalle relazioni potranno stimolare gli studiosi alla ricerca e al confronto con altre fonti storiche. Sembra superfluo osservare che dalle relazioni non si può pretendere di sapere tutto sulla storia religiosa e civile di una diocesi. Esse sono state ideate, come già si è accennato precedentemente, per rispondere a una precisa finalità e quindi scritte in base a uno schema, non definito al l'inizio, ma già indicato per sommi capi nella Romanus Pontifex. Gli stili narrativi di queste relazioni sono 10specchio delle epoche pas sate e degli uomini che le hanno composte. Le espressioni alquanto am pollose dei testi del sec. XVII e XVIII possono destare stupore se messe a confronto con quelle del secolo scorso e dell'attuale. Ma è un linguag gio comunicativo pieno di vitalità religiosa, agli estremi di quello mo derno spesso arido e senz'anima. Con le abbondanti notizie scritte, compaiono inevitabilmente giudizi critici su persone, istituzioni, pratiche inaccettabili alla morale evange lica. Meravigliano talvolta osservazioni di un vescovo cambiate completa mente dal successore. Per il lettore può essere il caso di una ricerca documentata per la solu
105.
O. CAVALLERI. Visite ... ,p. 107; G. DERoSA, Vescovi,popolo e magia nel Sud. Ricerche di storia socio-religiosa dal XVIl al XIX secolo, Napoli 1971, p. 11-14.
Cf.
86
INTRODUZIONE
zione del problema. Dalle relazioni emergono vescovi dal carattere e dalla sensibilità di versi, formazione ecclesiastica e spiritualità differenziate, portati quindi a valutare le situazioni in modo personale e in base a un piano pastorale proprio, sempre ispirato al concilio Tridentino, e con la comune caratteri stica di essere e sentirsi autentici pastori dei fedeli loro affidati.
8.
COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA DELLE RELAZIONI PRESENTATE PER LE VI SITE AD LlMlNA APOSTOLORUM DEI VESCOVI DI BERGAMO
Le relazioni pubblicate in questa edizione appartengono in massima parte all'Archivio della Congregazione del Concilio, tranne quelle pre sentate dopo la riforma di Pio X, che provengono dall'Archivio della Congregazione Concistoriale. I fondi dei due Archivi sono depositati presso l'Archivio Segreto Vaticano. Non sempre le relazioni sono state collocate nei fondi pertinenti. Le relazioni presentate dal card. G. Barbarigo sono custodite in due collezioni diverse: quella del 1660 nel codice Barberiniano lato 2853 della Biblioteca Apostolica Vaticana, e quella del 1663 nella Miscellanea, Ar madio VIII, 54, dell'Archivio Segreto Vaticano. Le ricerche effettuate per trovare altre relazioni mancanti, tra le quali quelle presentate dal vescovo G .M. Radini Tedeschi nelle visite ad /i mina del 1906 e 1909, non hanno dato esito positivo. Copie delle rela zioni suaccennate sono custodite nell'Archivio della Curia vescovile di Bergamo. Non dovrebbe costituire sorpresa il ritrovamento di qualche altra rela zione in futuro. Fino al 1650 circa le relazioni furono raccolte dalla Congregazione del Concilio in grossi volumi e numerate. L'Archivio di quella Congregazione adottò in seguito un altro criterio, separando i documenti in base alle diocesi di provenienza. Con l'andare del tempo si aggiunsero le relazioni via via presentate, che furono disposte in grosse buste di cartone, secondo l'ordine alfabe tico. Recentemente le buste sono state sostituite dai raccoglitori, for mato cartella. Le relazioni dei vescovi di Bergamo dal 1590 circa sino al 1877 sono 87
----------------...,...----- VISITE AD LIMINA
conservate nel raccoglitore segnato sulla fascia esterna dal titolo: BER S. CONG R. CONCILII, RELATIONES 123 A. Le carte, numerate sul recto, vanno dal n. 1 al n. 439. Le relazioni presentate dal 1882 sino alla riforma di Pio X sono conser vate nel raccoglitore segnato sulla fascia esterna dal titolo BERGOMEN. (BERGAMO) II; S. CONGR. CONCILII, RELATIONES 123 B. La numera zione delle carte continua quella precedente: 440-630. Oltre a queste, vi sono conservate altre relazioni non numerate, corrispondenti alle visite ad limina del vescovo G .C. Guindani dal 1882 al 1900. Sono custodite in una cartella con la scritta a mano "Ritrovato i17-XI-'84". Le relazioni presentate dopo la riforma di Pio X sono custodite in una semplice busta di cartone, che sul piatto esterno reca in stampatello il ti tolo: BERGOMEN. S. CONGR. CONCIST., RE LAT. 116. Le carte conservano la numerazione originaria. Le minute delle risposte delle Congregazioni del Concilio e della Con cistoriale ai vescovi, sono conservate negli archivi delle Congregazioni per il Clero e per i Vescovi. Nella breve nota descrittiva premessa a ogni relazione pubblicata, sono stati indicati particolari aspetti e caratteristiche di ogni documento che è ovviamente inutile presentare nell'introduzione. La maggior parte delle procure notarili è stata pubblicata integral mente; per le altre è stato redatto un regesto. Ai documenti del fondo archivistico qui esaminato, altri se ne aggiun gono nella pubblicazione, per il richiamo con alcuni temi trattati nelle re lazioni. La numerazione dei fogli è indicata solo nella nota descrittiva pre messa a ogni relazione. Il commento ai testi è stato scritto in lingua italiana. Si è inoltre rite nuto opportuno fare seguire una traduzione in lingua italiana alla prima delle relazioni presentate dai vescovi. GOMEN.
9. CRITERI PER LA TRASCRIZIONE DEI DOCUMENTI La trascrizione dei testi segue i criteri oggi in uso.
In qualche caso la punteggiatura è stata ritoccata.
Le abbreviazioni sono state sciolte tenendo presente lo stile dell'au 88
-----------------INTRODUZIONE
tore e le espressioni dell'epoca. Nel caso di incertezza, si è preferito tras criverle nella forma originaria. Le maiuscole abbondanti nelle relazioni dei secco XVI-XVIII sono state ridotte al minimo indispensabile richiesto per i nomi propri di per sone, di istituzioni e di luoghi. Le lettere j e y dei testi trascritti in latino o citati nelle note sono cam biate, tranne qualche eccezione, in i. I nomi o i sostantivi che qualche volta sono scritti erroneamente, ven gono corretti. Le parole illeggibili per la carta deteriorata ovvero per abrasioni, sono indicate con puntini.
Nel concludere l'introduzione, non posso fare a meno di ringraziare gli amici che mi hanno aiutato, e, in particolare, i monsignori Luigi Chiodi e Ottavio CavalIeri, chiamati dal Signore alla gioia eterna, monsignore Vin cenzo Carbone e monsignore Francesco Rapallini, padre Carlo Pellegrini, monsignore Antonio Pesenti e don Alfredo Marchetti, le Autorità della Provincia di Bergamo e il signor Vincenzo Marchetti, Responsabile del Centro di Documentazione dell'Assessorato alla Cultura.
89
-------------------.,---足
S.Alessandro martire (particolare di una tovaglia dell'altare maggiore del Santuario della Madonna del Miracolo della Gamba. Desenzano al Serio)
-----"---------------.j
GEROLAMO RAGAZZONI
_ _ _ _ _ _ _ _1ס0o.-
GEROLAMO RAGAZZONI
Gerolamo Ragazzoni nacque a Venezia da Benedetto ed Elisabetta Ricci nel 1536. La sua famiglia era probabilmente oriunda di Valtorta (Bergamo). Dopo gli studi all'Archiginnasio di Padova, Gerolamo Ragazzoni compì una breve esperienza nell'amministrazione della repubblica Ve neta, e poi si orientò per la vita ecclesiastica, ricevendo la nomina di can tore della cattedrale di Corfù e l'assegnazione di 2 benefici a Padova. Lasciata Venezia intraprese la carriera curiale a Roma addetto alla se greteria dei Brevi Pontifici con Giovanni Francesco Barengo, frequen tando da allievo, e poi da amico, il rinomato studioso Guglielmo Sirleto. Nominato cameriere partecipante da Paolo IV, Gerolamo Ragazzoni il 15 gennaio 1561fu designato da Pio IV vescovo titolare di Nazianzo e coadiutore con diritto di successione del vescovo di Famagosta. Egli partecipò alle ultime sessioni del concilio di Trento ed ebbe l'o nore di porgere il saluto di commiato ai padri sinodali, rivelando doti non comuni di oratore, come dimostrò anche in seguito nel discorso al re di Francia e ai cardinali del conclave da cui uscì eletto papa Innocenzo IX. L'azione pastorale di Gerolamo Ragazzoni a Famagosta fu interrotta dall'assedio dei Turchi. La sua missione rischiosa a Venezia compiuta su invito delle autorità e dei fedeli per sollecitare gli aiuti, non salvò la città dalla caduta in mano ai nemici. Sprovvisto di sede, dopo qualche mese di attesa, Gerolamo Ragaz zoni, grazie all'interessamento dei suoi vecchi amici di curia, tra cui il card. Sirleto, fu nominato amministratore apostolico di Kissamos e visi tatore apostolico di diverse diocesi del centro e alta Italia. Dopo un quinquennio circa di attività in tale incarico, Gregorio XIII designò Gerolamo Ragazzoni vescovo di Novara. La sede però gli restò preclusa per il negato placet regio a chi, come il neoeletto, non era sud dito di Filippo II. n 9 luglio 1577 Gregorio XIII nominò Gerolamo Ragazzoni vescovo di Bergamo, vacante per il trasferimento di Federico Cornaro a Padova. Gerolamo Ragazzoni trovò a Bergamo già avviato il lavoro pastorale di attuazione dei decreti Tridentini, per i sino di celebrati dal suo anteces 91
_
-----'-------------....,..--
VISITE
AD
LIMINA
sore e per la visita apostolica del card. Carlo Borromeo nel 1575. Questi, ringraziando il nunzio a Venezia G.B. Castagna per le facoltà procurate a tale scopo, affermava di essere "assai sodisfatto della città di Bergamo, che ha dimostrato desiderio et dispositione di cavar frutto di questa vi sita apostolica". Gerolamo Ragazzoni visitò la diocesi, convocò 5 sino di, partecipò ai concili provinciali de17 maggio 1579 e lOmaggio 1582.Riscosse la fiducia di Gregorio XIII che lo inviò nunzio apostolico in Francia nel 1583,di In nocenza IX che lo nominò visitatore apostolico dei monasteri femminili di Roma e di Clemente VIII che lo confermò nell'incarico. Fu fatale a Gerolamo Ragazzani durante il soggiorno a Roma la feb bre contagiosa della quale morì il 5 novembre 1592.
Bibliografia: Fonti inedite: cf. AcvB,Arch. Cap., 158, Ottolini Rota cancellarii libero M. ab anno 1538 usque 1601 (ms) (citazione: Atti ....), ff.142v-145v, sed. cap. Il,20,21 ago. e 28 ott. 1577: opposizione dei canonici alla nomina di Mattia Corvino a vicario capitolare imposta da Fe derico Cornaro; elezione del canonico L. Benaglio, ricorso dei canonici ai cardinali Carlo Borromeo e GianGirolamo Albani; ff. 146r-150r, sed. cap. 9 nov. 1577, accoglienza di Barto lomeo Giorgi, chierico di Acqui, nominato vicario generale e procuratore da Gerolamo Ra gazzoni; ibid., 159. Ottolino Rota notaio Atti dall'anno 1567 indictione X' all'anno 1630 senza interruzione alcuna (rns), ff. 96r-120v; ibid., Lettere pastorali di Vescovi e Vicari, 2, ff.95r-96v, 98r, 109r-110v, 114r-115v, 119r-120r, 125r, 127r, 13lr-v, norme di Gerolamo Ragazzoni e dei vicari B. Giorgi e Marco Antonio Salomone sulla dottrina cristiana, sui chierici, sui confes sori, sul sinodo del 1581, sulla clausura delle monache; ibid., Visite pastorali, 26 Ragazzoni 1578, ordini et decreti (ms), 118 ff. (la citazione dei volumi delle Visite pastorali di Ragazzoni e degli altri vescovi è semplificata in questi termini: Visita Ragazzoni, 26 (1578).Il lettore tro verà il titolo originale dei volumi manoscritti nell'Indice dei documenti citati); ibid., 27 (1581),282 ff.; ibid., 28 (1583), 117 ff. + ff.nn.; ibid., 29 (1584-1586),210 ff., visita parziale della diocesi e di alcune parrocchie urbane del vicario generale M.A.Salomone; ibid., 30 (1586-1589),259 ff.; ibid., 31 (1590-1591), 155 ff. + ff. nn. Asv,Arm., XLII, 33, ff. 170r-171r, 13 feb. 1578,proroga della bolla pontificia a Gerolamo Ra gazzoni confermato per 6 mesi nel beneficio annesso all'ufficio di cantore della Chiesa di Corfù; ibid., XIV L, 28, f.3r-v, 7 giu. 1572, risposta di Gregorio XIII tramite il card. Pietro Boncompagni a Gerolamo Ragazzoni; ibid., C. Concilii, Positiones, 39, ff. 355r-403v, circa la tassa imposta da Gerolamo Ragazzoni a Tortona per l'erezione della parrocchia di Passalac qua; ibid., 74, C112r-v, 17 nov. 1577, nomina di Gerolamo Gronni, curato di Colognola, a "maestro di humanità" nel seminario di Bergamo; ibid., Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1577, busta unica, diocesi di Acqui, Alba, Alessandria, Casale, Savona, Tortona, Ventimiglia, Voghera; ibid., 1578, A-P, Bergamo; ibid., 1581, F-P, Favignano, decreti; ibid., 1582, B-L, Crema, decreti; ibid., 1583, A-C, C-I, Bergamo, Crema, decreti; L-R, Macerata, Recanati, de creti; S-v, Senigallia, Tortona, decreti; ibid., 1584, C-F,Crema, Favignano, decreti; ibid., 1585; A-B, Bergamo, provvedimenti per l'arciprete di Clusone allontanatosi dalla residenza per al cuni giorni; circa il seminario; In causa abbatissae Martinengi 1585; richiesta di assoluzione per chi ha violato la clausura monacale; ibid., 1586, A-C, Bergamo; ibid., Reg. Episc., 3
92
-------'-"'--------------
GEROLAMO RAGAZZONI
(1577-1578),f. 111r, 4 ago. 1577; ibid., 4 (1578-1579),f. 114v,20 ott.1579, circa d. Gronni; ibid., 7(1581-1582), f.52r, 4 mago1582;f.105r, IOago., circa la visita di Gerolamo Ragazzoni a Ber tinoro e Crema; ibid., 8 (1582-1583),[.43,15 feb. 1583; f. 70,10 mag.; f.112,13 set., circa Seni gallia, Macerata, Crema, Recanati; ibid., Reg. Supl., 3710, f. 2r-v, 9 apr. 1592, rinuncia con re gresso del canonico Cristino Archidiaconi al beneficio di S. Lorenzo, Ghisalba, per il chie rico A.M. Barilli; ibid., S.S. Venezia, 8, ff. 78v-79r, 4 nov. 1570, richiesta di Giacomo Ragaz zoni al card. Aleandro Rusticucci che nell'eventualità della morte di Gerolamo a Cipro, i due benefici di Padova siano assegnati a uno dei fratelli; ibid., 20, f. 4r, 4 gen. 1578,circa la re sidenza; f. 378r, 31 dico 1580, viaggio di Gerolamo Ragazzoni a Milano; ibid., 266, f. 49v, 19 feb. 1575, comunicazione del card. Bartolomeo Gallio a GiovanBattista Castagna nunzio a Venezia; f. 257r, 28 dico 1575, comunicazione del card. C. Borromeo, citazione; ibid., 267,f. 79r, 25 apro 1976, indicazioni sul candidato alla diocesi vacante di Bergamo. BAv, Barberiniano lat., 2827, ff. l Ov-ll r, 191ug. 1577, nomina di Gerolamo Ragazzoni in Dia rium ab anno 1577 ad 1580; ibid., V,VIII, 102,22, G. A. GUARNERll, Oratio in adventu Rev.mi D.D. Hieronimi Ragazoni Episcopi Bergomatis, Bergomi 1578; ibid., 5724, f. 19r, 27r, 134r, 7 giu. 1572,lettera al card. Antonio Carafa; visita a Ravenna e Cervia; ibid., 5795,f. 3r, 7r, 14r, 37r, 13 apr., 8 giu., l" set., 2 apr. 1583, lettere di Gerolamo Ragazzoni al card. C. Borromeo circa un religioso di Mantova quaresimalista a Bergamo, la presentazione del suo vicario ge nerale, il sg. L. Gheringhelli, il viaggio a Verona, Roma e ritorno con la visita a diverse dio cesi richiestagli dal papa e durata tre mesi; f. 91r-v, minuta di lettera del card. C. Borromeo a Gerolamo Ragazzoni; f. 215r, 18 giu. 1583; f. 313r, 141ug. 1583, lettere di Gerolamo Ragaz zoni al card. Borromeo circa l'assoluzione dall'interdetto dei violatori della clausura; circa i decreti del VI sinodo Provinciale; ibid., Boncompagni D 6, ff. 368r-369r, profilo biografico di Gerolamo Ragazzoni; suo interessamento per far accettare ai sudditi il duca di Urbino; ibid., Ottoboniano lat., 2423/3, ff. 655r-661v, Nuntii Ragazzoni hortatio ad regem christianissi mum pro abrogando edicto contra ecclesiasticam libertatem promulgato ac Tridentini concilii in regno Francorum publicatione; ibid., 3208, f. 175r, 11 dico 1583, lettera di Gerolamo Ragaz zoni circa la consegna della posta a messer Nicolò Verazano, mastro dei corrieri, a Lione; suo giudizio positivo sul proseguimento in Francia e nelle Fiandre dell'evoluzione politica in corso e della vittoria finale, nonostante i pericoli e le insidie, del cattolicesimo sulle ere sie; ibid., 320612,f. 41Or, 414r, IO feb., proposta di un intervento presso il re di Spagna per in durre il governatore di Milano a concedere il placet a Gerolamo Ragazzoni nominato ve scovo di Novara; ibid., Urbinati lat., 81611, ff. 90r-108v, Relatione dell'assedio et presa della città di Famagosta nella quale si raccontano le scaramuccie et valorose difese chefecero quelli di dentro prima che rendessero a Turchi l'anno 1571; ibid., Vaticano lat., 618212, f. 427r, 451r, 8 setto e 17 mago 1572, lettera di Gerolamo Ragazzoni al card. G. Sirleto; ibid., 6805, ff. 225r-226v, 28 otto 1571, lettera di Gerolamo Ragazzoni al card. G. Sirleto. BCAM. Azioni, 42 (1588-1590) f. 28r, 20 feb. 1589, circa il Monte di Pietà; ibid., 2, Ducali B (1566-1656), f. 91r-v, bolla di Sisto V, 12 gen. 1588, per l'assoluzione del Consiglio cittadino dalle censure per i tassi praticati nel Monte di Pietà a svantaggio dei poveri e loro riduzione al 3% sulle somme prestate. Fonti edite: cf. A. RATTI. Acta ... , II, p. 512-714, 729-794; S. EH5ES. Concilii Tridentini Actorum pars sexta complectens Acta post sessionem sextam (XXII) usque adfinem Concilii (17 sept. 1562-4 dee. 1563), Friburgi Brisgoviae 1924, p. 1098-1103; P. BLET. Girolamo Ragazzoni... ; Po destaria e Capitanato di Bergamo. Relazioni dei rettori veneti in terraferma a cura di A. TAG LlA· FERRI.XII, Milano 1978,p. 178, 181, 184,201; E. CAMozzI.IVCentenario della elezione di Gero lamo Ragazzoni a Vescovo di Bergamo (1577-1977). La "Oratio ad sacrum Collegium de Summo Pontifice subrogando"e lettere inedite, in Bergomum 71 (1977), p. 37-91; IDEM.LeIstitu zioni monastiche e religiose a Bergamo nel Seicento. Contributo alla storia della soppressione Innocenziana nella Repubblica Veneta, in Bergomum 75-76(1981-1982),2 voll., I, p. 41-46,100, 252,255,298,305,310,320,344,450; II, p. 12-14, 142-146, 160. Letteratura: cf. G. GALLUCCI, La vita del clarissimo signor lacomo Ragazzoni Conte di S. Ode rico con la quale si descrivono la grandezza della Repubblica, il stato della nobiltà di Venezia...
93
--------'-------------
VISITE
AD
LIMINA
ve si aggiungono alcune compositioni di diversi pellegrini ingegni spiegate nella vita, nella morte e nell'essequie di lui, Venetia 1610; P. BONETTI, Spechio de' Prelati rappresentato nella vita di G. Ragazzoni, Conte di S. Oderico et Vescovo di Bergamo, Bergamo 1644; D. CALVI, Scena letteraria de gli scrittori Bergamaschi aperta alla curiosità dei suoi concittadini, Ber gamo 1664, p. 277-280; IDEM, Effemeride sacro-profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo sua Diocese et territorio da suoi principi sin 'al corrente anno, 3 voll., Milano 1676-1677, I, p. 280-281; V. CORONELLI,Sinopsis rerum ac temporum Ecc/esiae Bergomensis ab eius exordio usque ad presentem annum, Coloniae 1696, p. 125-126; F. UGHELLI.ltalia sacra sive de Episcopis Italiae et Insularum adiacentium rebusque ab iis praec/are gestis deducta se rie ad nostram usque aetatem, ed. secunda, IV, Venetiis 1719, p. 506-507; N. C. PAPADOPOLI, Historia Gimnasii Patavini post ea quae hactenus de ilio scripta sunt ad haec nostra tempora plenius et emendatius deducta cum auctario de c/aris cum professoribus rum alumnis eiusdem, 2 voll., Venetiis 1726, I, p. 94; A. M. GUERRINl.Sinopsis rerum ac temporum Ecc/esiae Bergo mensis, ed. secunda, Bergomi 1734, p. 90-91; G. CAPPELLETTI. Le Chiese d'Italia dalla loro ori gine sino ai giorni nostri, XI, Lombardia, Venezia 1856, p. 524-525; A. G. RONCALLI, I due Ve scovi di Bergamo contemporanei ed amici di S. Carlo, in La Vita Diocesana, 11/8, Bergamo agosto 1910, p. 262; L.v.PASTOR, Storia dei Papi ... , VII, p. 206, 261; VIII, p. 517-561; IX, p. 53, 58,62,319,323,386.388,390; Hierarchia Catholica ..., III, p. 133,166,194,240; L. DENTELLA,! Vescovi... , p. 341-347; B. BELOTTI. Storia di Bergamo ... , III, p. 295-296, 298,302; G. ZANCH1, L'età post-tridentina e il consolidarsi della tradizione bergamasca, in Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo ... , p. 181-182; IDEM, I Vescovi di Bergamo nella riforma e nella controriforma del Concilio di Trento, in M. BENIGNI-A. PESENTI-G. ZANCHI-R. AMADEI, Ritratti dei Vescovi di Bergamo, edizione promossa dal CREDITO BERGAMASCO, Bergamo 1990, p. 148 (citazione: Ritratti...).
94
----""'------------足
-----""-------------
RELAZIONE - 9 febbraio 1590
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff.lr-7v La documentazione della visita ad limina del primo triennio, 1585-1588,è composta da un fascicolo di 7 fogli (mm. 19x30), segnati con la numerazione del vecchio catalogo, 1-6, sostituita dalla recente, im pressa col timbro. Manca la relazione, ma è conservata la procura di G. Ragazzoni al ca nonico Angelico Mapello, f. 4r-v, la lettera di presentazione al card. A. Carafa, f. 2r, 6v,la dichiarazione rilasciata della visita avvenuta alle basili che degli Apostoli, f. 7r. Nel fascicolo è stato inserito il f. 3 (mm. 13xI9) con una nota della Congregazione del Concilio. Il documento, pubblicato col N.1, fa sup porre che a una prima visita ad limina personale di Ragazzoni, sia se guita, per lo stesso triennio, la seconda del can. Mapello. Era abitudine del Ragazzoni iniziare le lettere scrivendo sul primo fo glio il segno della croce, che in f. lr è ormai scomparso per la carta cor rosa dall'inchiostro. Sul f. 5v e 6v sono aggiunte piccole note d'ufficio della Congregazione. Sono bianchi i f. Iv, 3v, 5r, 7v. Il fascicolo è in discrete condizioni.
DICHIARAZIONE DELLA VISITA AD LIMINA
PER IL PRIMO TRIENNIO
Episcopus Bergomi per se ipse pro I triennio limina visita t et status Ecc/e siae relationem exhibet. Dentur litterae ad episcopum Bergomi, qui per se ipse pro I triennio consti tutioni satisfecit. 97
--------'-'--------------- VISITE
AD
LIMINA
2 PROCURA DEL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI
AL CANONICO ANGELICO MAPELLO
In nomine Domini Nostri Iesu Christi Amen. Anno eiusdem salutiferae nativitatis currente millesimo quingentesimo nonagesimo, pontificatus sanctissimi domini nostri Sixti V, divina providen tia papae moderni anno VI, die vero septima mensis ianuarii in loco et ad presentiam infrascriptorum testium. Cum reverendissimus dominus Hieronimus, Dei et Apostolicae Sedis gra tia episcopus Bergomensis et comes? ac sanctissimi domini nostri papae as sistens, triennii fine iam instante ex quo ad praelibati sanctissimi domini nostri papae Sixti bullae praescriptum, Apostolorum limina visitavit et sane titatis suae pedes exosculatus est idem facere (quod summopere cupiebat) hoc tempore non possit, iustis ac magnis Ecclesiae suae negotiis impeditus atque in his potissimum rebus occupatus quae longa sua in Gallia, Sanctae
l. Sisto V,al secolo Felice Peretti, nacque a Grottammare il 13 dicembre 1520da famiglia poverissima. Passò la prima infanzia attendendo ai lavori più umili. Entrò nei minori Conventuali a 12 anni e compiuti gli studi, ottenne la laurea in teologia. Si formò una vasta cultura e divenne rinomato predicatore. Inquisitore a Venezia nel 1557, consul tore dell'Inquisizione romana nel 1560, procuratore generale e vicario dei Conven tuali, fu nominato vescovo di S. Agata dei Goti nel 1566, di Fermo nel 1571. Pio V lo promosse al cardinalato nel 1570e 15 anni più tardi, nel conclave fu eletto papa il 24 aprile 1585.Il pontificato di Sisto Vbenchè di breve durata lasciò un segno indiscutibile nella attuazione dei decreti Tridentini, nella difesa della fede, dell'autorità pontificia. Sisto V attuò con vigore l'opera riformatrice nelle varie componenti della Chiesa, rior ganizzò lo stato pontificio e nei rapporti con gli altri stati, curò l'alleanza con Venezia, tenne aperta la possibilità al duca di Navarra di ritornare al cattolicesimo nel disegno più ampio di preservare la Francia da esperienze eretiche, scontentando in tal modo la Spagna. Tentò in ogni modo di preparare una crociata contro i Turchi. Il suo contributo alla cultura e all'arte, nonchè al rinnovamento e al rifacimento di edifici in Vaticano e fuori fanno di Sisto V uno dei papi più benemeriti per il mecenatismo e la realizzazione di opere di pubblico interesse. Mori il 27 agosto 1590: cf. L.v. PASToR,Storia dei Papi..., X, p. 14 passim; Hierarchia Catholica..., III, p. 44; G. B. PICOTTI.Sisto V, papa, in Enciclo pedia Cattolica, 12 voli., Città del Vaticano 1948-1954, XI, p. 782-787. 2. Titolo, osserva il Celestino, che il vescovo di Bergamo ebbe dalla Corte di Almenno nel sec. X circa. Ma il Ronchetti rileva che il vescovo usò tale titolo solo dal sec. XIV,posse dendo molti antichi diritti comitali, non però quello di conte della città di Bergamo: cf.
98
-----""'-------------
RELAZIONE
9 FEBBRAIO 1590
Sedis nomine commoratione', operam nunc et studium episcopale deside rant, nihilque in praesentiarum habeat quod a sanctitate sua provisionem magnopere requirat, reverendum dominum Angelicum Mapellum sacrae Theologiae doctorem sacerdotem, Cathedralis suae ecclesiae canonicum, vi rumque moribus ornatissimum' spetialem suum nuntium ad supradictae sanctissimi domini nostri bullae forma m mittendum duxit, qui ipsius Epi scopi nomine, Apostolorum limina visitet, sanctitatis suae pedes exoscule tur eiusque benedictionem humiliter petat et eiusdem sanctitatis mandata reverenter excipiat ut debite hic executioni demandentur, suaeque beatitu dini ve! cui ea iusserit, statum huius Ecclesiae Bergomensis in scriptis ex pressum offerat, atque aliafaciat quae ex bulla supradicta sancita sunt, su plexque oret ut ad triennium proximun episcopi ipsius Romam accessum ad supradicta per se ipsum praestanda prorogare sanctitas sua dignetur. Super quibus hoc publicum confici iussit documentum cum debitis clau sulis etc. Acta fuere praemissa et publicata in episcopali pallatio Bergomi, die, mense et anno praedictis, adhibitis pro testibus dominis Abondio Arigono, cappellano, ac /oanne Baptista Galerato, laico, familiaribus et idoneis.
H. V. Ego Hieronimus Vavassorius sacris apostolica et imperiali auctoritatibus notarius publicus Bergomi et in episcopali curia cancellarius, praemissa pu blicavi ac de his instrumentum confeci et solitum mei tabulariatus signum apposui etc. Nos Charminus Zeno pro serenissimo consilio dominorum Venetiarum Bergomi districtuque praetor.
G. RONCHETTl, Memorie istoriche della Città e Chiesa di Bergamo raccolte dal Codice Di plomatico di M. Lupo dal sec. Vall'anno 1428,7 voll., Bergamo 1805-1839,Il, p. 60,74. 3. Cf. P. BLET, Girolamo Ragazzoni... , p. 3-128. 4. Il canonico Angelico Mapello ricoprì importanti incarichi in diocesi: lettore teologo nel 1582,convisitatore nelle visite pastorali, deputato del Capitolo per il Seminario, pa trono dell'Ospedale di S. Marco, vicepenitenziere del duomo, confessore delle clau strali del monastero di S. Benedetto. Da una lettera del vescovo Giovanni Emo sembra che sia stato per breve tempo vicario generale succedendo al canonico Giovanni Gia como Carrara poco prima della rinuncia del vescovo GiovanBattista Milani, o forse fu vicario generale in spiritualibus. Nel 1595il Mapello chiese la piena disponibilità di una
99
VISITE AD LIMINA
Quoscumque presentes inspecturos, certiores reddimus qualiter dictus dominus Hieronimus est notarius publicus Bergomi, cuius scripturis sic ut supra affirmatis, plena adhibetur fides etc. In quorum fidem etc. Bergomi die octavo ianuarii 1590
loannes Antonius Salamunus magnificae civitatis cancellarius
sigillo
Bergomatis visitatio liminum 9 februarii 1590
Mandatum Episcopi Bergomensis Bergomen. visitatio 9 februarii 1590
3 IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI PRESENTA
IL CANONICO ANGELICO MAPELLO
AL CARDINALE ANTONIO CARAFA
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Conforme a quanto vostra signoria illustrissima si degnò di scrivermi con le sue delli XII d'agosto passato, mando il reverendo don Angelico Mapello, canonico della mia cattedrale, dottore in theologia et sacerdote di buoni costumi, con mandato sufficiente et col stato in scrittura di que sto Vescovato. prebenda suddiaconale del capitolo di S. Alessandro, gravata di una pensione annua di 60 scudi d'oro di camera a favore di Archileo Albani, chierico di Bergamo, e riservata alla Santa Sede. Egli morì il3 febbraio 1612.La sua prebenda e il suo canonicato furono assegnati a Flaminio Cerasoli: cf. Acva, Arch. Cap., 158,Atti..., ff. 168v-169r,9 set. 1582; f. 200r, 261ug. 1589; ff. 220v-221v,26 dico 1593,24 mar. 1594; ibid., 160,Acta Capituli S. Alexandri ab anno 1608 usque 1634 (ms), f. 15r,7 feb. 1612; ibid., 722, Processo novo ul timo perii visitatori capitolari 1586 al 1690. 1712-1733 (ms),f. 7r, 26r; per il can. G. G. Carrara vicario generale, v. f. 26v; ibid., 1082, Capitolo di Bergamo. p. 13, 1588;
100
_---------------
- - _......
RELAZIONE
9
FEBBRAIO
1590
Farà egli capo a vostra signoria illustrissima nè si scosterà punto da' suoi commandamenti et le darà anco conto a bocca di quello che si fusse mancato in scrittura. lo lo raccomando insieme con me humilissimamente a vostra signo ria illustrissima et le priego da Nostro Signore Dio ogni vero bene. Da Bergomo alli VI di gennaro 1590. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo servitore Girolamo vescovo di Bergamo All'Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo il signor Cardinale Carafa.' Bergomensis
Eistdtten
p.14, 1599; p. 15, 1603; Asv, Reg. Supl., 3757, f. 294v. 20 apro 1595; BAv,Boncompagni E 23, f. 219r-v, lettera di Emo al card. Scipione Borghese Caffarelli per la nomina del vicario generale Orazio Federici nella previsone dell'imminente morte del can. A, Mapello, IO feb. 1612. 5. Antonio Carafa nacque il25 marzo 1538 da Rinaldo e Giovannella Carafa. Per i legami di parentela con Paolo IV entrò nella Curia romana, legandosi a Alfonso Carafa, predi letto del papa. Durante il pontificato di Pio IV costretto a vivere in esilio, prima a Na poli e poi a Montefalcone, si diede agli studi, avvalendosi dell'amicizia del card, G, Sir leto. Riabilitato da Pio V,il30 gennaio 1566 ebbe la Segnatura di Grazia,la nomina a ca meriere segreto e partecipante, la restituzione del canonicato di S. Pietro e il24 marzo 1568 la promozione al cardinalato col titolo di S. Eusebio. Pio V ricorse al Carafa per i contatti col re di Spagna, Filippo II. Il suo ruolo politico e culturale non fu tuttavia di primo piano. Come Sirleto e Santori, il Carafa avvertì l'importanza dei problemi dottri nali ed esegetici portati avanti dalla Riforma e nella Curia rappresentò la tendenza del l'ammodernamento nella continuità. Fu nominato prefetto della Congregazione per l' interpretazione del concilio di Trento nel 1586 e presidente della commissione per la Volgata, con i risultati ben noti. Il Carafa seguì anche i rapporti con le confessioni catto liche di rito non latino. Successe al card. Sirleto nell'incarico di bibliotecario della Vati cana, Morì il 13 gennaio 1591: cf. L.v. PAsToR,Storia dei Papi.... , VIII, p.llO; Hierarchia Catholica..., III, p. 43; A. GALIETl, Carafa,famiglia, in Enciclopedia Cattolica ..., III, p, 745; M. G. CRUCIANI TRONCARELLI. Carafa, Antonio, in Dizionario biografico degli Ita liani, Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da GIOVANNI TRECCANI, 1 - ..., Roma 1960..., 19, p. 482-485.
101
-----------------VISITA AD LIMINA
4 IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI PRESENTA IL CANONICO
ANGELICO MAPELLO AL CARDINALE ALESSANDRO MONTALTO
Asv, Lettere di Vescovi e di Prelati, Il, f. 179r, l88v ll1ustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Mandand'io il presente mio canonico a fare, conforme alla constitu tione di nostro signore, il debito che non posso hora fare per me stesso, gli ho commesso che venghi anco a fare per mia parte humilissima rive renza a vostra signoria illustrissima, et ricordarle la mia divotissima ser vitù verso di lei, et raccomandarmi nella sua a me carissima et desidera tissima gratia, sì come faccio io di lontano con ogni affetto et riverenza, pregand'insieme il Signor Iddio per la sua lunga prosperità et ogni mag gior et vero contento, et raccomandandole detto canonico in quello ha vesse bisogno dell'autorità sua. Da Bergamo alli VII di genaro 1590. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo Girolamo Vescovo di Bergamo All'Illustrissimo et reverendissimo
signore et patrone mio colendissimo illustre
il signore Cardinale Montalto." Re. Roma
1590 Bergamo. 7 genaio 1590.
Il Vescovo di Bergamo manda un suo canonico ad visitam liminum.
5 ATTESTATO DELLA VISITA AD LIMINA
DEL CANONICO ANGELICO MAPELLO
Fidem facio ego notarius publicus infrascriptus qualiter die sabati de cima mensis februarii 1590 pro illustrissimo et reverendissimo domino Hie ronimo Ragazzono episcopo Bergomensi, contra quoscumque, magnificus 6.
Alessandro Peretti, più comunemente noto come card. Montalto, era pronipote di Si
102
~------'---------------
RELAZIONE
9 FEBBRAIO 1590
et reverendus dominus Angelicus Mapellus, canonicus Ecclesiae Bergo mensis procurator, ad infrascripta eiusdem reverendissimi domini episcopi, prout asseruit constare instrumento publico in manibus i//ustrissimae Con gregationis sacri Conci/ii Tridentini Interpretis tradit etc. ad quod etc. sponte etc. una mecum notario etc. ad sacratissimam basilicam Sancti Petri in Vaticano de urbe accessit. Ibique limina Sanctorum Principum Apostolo rum Petri et Pauli omni qua decet reverentia humilitervisitavit, precesque et internas orationesjlexis genibus ac habitu corporis maximae devotionis aI fectum non obscure significantes obtulit atque porrexit omni meliori modo etc. et alias prout in actis meis ad quae etc. In quorum fidem etc.
Die X februarii 1590.
Hieronimus Fabrius can.s causarum Camerae Apostolicae notarius.
6 RISPOSTA DELLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Ace, Lib.
fitt. VV.SS.LL., 1590 (1587)-1592, f. 44v
Episcopo Bergomensi Litterae episcopo Bergomensi qui proximis superioribus diebus Sancto rum Apostolorum limina visttavit per procuratorem, nempe per reverendum Angelicum Mapellum istius Ecclesiae canonicum. Omnia informa.praeterquam quod statim post principium post verba (le gitime docuit iisque) additum fuit, licet praescriptum tempus elapsum esset probatis. Omnia item in forma, usque ad verba diligenter exequatur, atque in eo perseveret quod hactenus sua sponte praestitit. Volumus namque i//i testifi cari eius pietatem et pastoralem solicitudinem ab i//ustrissimis patribus summoperefuisse commendatam. Unum vero etc. informa usque adfinem. Romae die XIII/ebruarii 1590.7 sto V, dal quale nel 1585 aveva avuto la nomina di cardinale col titolo di S. Gerolamo. Fu vicecancelliere della Curia romana. Morì H2 giugno 1623;cf. L.v.PASTOR, Storia dei Papi... , X, p. 49-52; Hierarchia Catholica ..., III, p.50 ' 7. Con questa data è pure indicato Hcompimento effettivo della visita ad limina: cf. R. Ro BRES LLUCH YV. CASTELL MAIQUES, La visita ..., p. 165.
103
-----~----------
-------'---------------
RELAZIONE - 24 novembre 1591
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., fT.8r-9v La relazione per la visita ad limina del secondo triennio, 1588-1591,è composta da due fogli, 8r-9v (mm. 19x27,5), che hanno la numerazione del vecchio catalogo, 238-242, e la recente a timbro. Il testo della relazione, f.8r, sembra scritto dal vescovo Ragazzoni che, a Roma per le note ragioni, adempì anche la visita ad limina. Sul f.9v è aggiunta una nota della Congregazione. Sono bianchi i fT. 8v-9r. La condizione del fascicoletto è discreta.
7
Status hic Ecc/esiae Bergomensis duobus fortasse ab hinc annis per cano nicum ad id expresse missum, praesentatusfuit illustrissimis ac reverendis simis amplitudinibus vestris:' Nunc ei nihil est quod addatur nisi denuo testari magnam episcopali iu risdictioni perturbationem afferre Disciplinatorum suprema privilegia,' et controversias quasdam versari inter cathedralis ecc/esiae canonicos, super
l. Era il canonico A. Mapello: cf. visita ad Iimina 1590, nota n. 3.
2. Il rilievo del Ragazzoni è confermato dal contrasto, paradigmatico per tutta la diocesi, tra i disciplini di S. Bernardino, i congregati erano 700, e il curato di S. Alessandro della Croce entro i cui confini sorgeva quell'oratorio. l privilegi richiesti con l'appoggio del l'autorità civile e sfruttando abilmente l'aggregazione alla confraternita del Gonfalone di Roma, riguardavano l'esenzione dalla giurisdizione dell'Ordinario, la precedenza nelle processioni, l'erezione in parrocchia della chiesa, l'approvazione del prete inviato dal vescovo per le funzioni e la sua elezione, la partecipazione anche dei non confratelli ai sacramenti amministrati nel loro oratorio, la celebrazione delle 40 ore, l'esenzione del pagamento delle tasse alla parrocchia, la dispensa dal versamento dei diritti di stola nei funerali dei confratelli. La Congregazione dei Vescovi e Regolari aveva concesso ai disciplini di celebrare le 40 ore nell'oratorio, ma il loro primicerio insisteva per otte nere gli altri privilegi. Il curato e i sindaci di S. Alessandro della Croce avevano inviato un esposto contrario a ogni concessione. La Congregazione aveva sentito il parere del
105
------'--------------
VISITE
AD LIMINA
interpretationem indulti apostolici a fe.re. Sixti V emanati de trium men sium exemptione ab ipsius ecclesiae servitio? Quibus de rebus nunc agetur cum illustrissima Congregatione qua e ad Episcopos pertinet. Canonicus cathedralis ecclesiae Bergomensis, qui in officio vicarii civilis inserviebat reverendissimo archiepiscopo Mediolanensi, in eodem munere
vicario generale M. A. Salomone, sfavorevole ad accordare i privilegi chiesti. Valutate tutte le conseguenze, la Congregazione aveva poi consigliato il vescovo di non cedere alle loro richieste. Nel 1578la Congregazione del Concilio aveva segnalato al card. Carlo Borromeo che le confraternite col pretesto dei privilegi concessi perché aggregate alle arciconfraternite romane, eleggevano il confessore al quale ricorrevano non solo i confratelli ma anche altri penitenti per l'assoluzione di casi riservati al vescovo. In diocesi di Bergamo nelle visite pastorali erano stati segnalati i casi, analoghi a quello di S. Bernardino, di Zanica, Borgo di Terzo, Villa di Serio, Chiuduno, Bagnatica, Sforzatica, Solto, Villa d'Ogna, Gandino, Rovetta, Cerete Alto e Cerete Basso, Cazzano. La difesa dei propri privilegi portava a gravi conseguenze. L'arciprete di Casnigo, Tranquillo Canali, nel 1580circa, a veva deciso di controllare i conti delle confraternite della Misericordia e della Trinità per mandato del vescovo. Alcune persone influenti del paese gli avevano mosso una campagna intimidatoria di odio e inimicizia al punto che il Canali, temendo della pro pria vita, aveva chiesto alla Congregazione del Concilio il permesso di assentarsi per sei mesi dalla parrocchia. Oltre i casi suesposti e richiamati in nota, da segnalare anche il decreto vescovile del 26 gennaio 1578contro coloro, confratelli o scuole, che si ingeri vano nel governo della chiesa e dei paramenti della Parrocchiale di S. Giuliano di Al bino: cf. AcvB.Lettere pastorali..., 2, ff. 103v-l04r; ibid., Visita Ragazzoni, 26 (1578-1579), f. 3r, 21v, 45r, 81v, 82v, 101v; ibid. 30, (1586-1589), ff. 77v-80r; ibid., 31 (1590-1591), f. 80r, 108v, 133v-135r,149v; Asv, C. Concilii, Positiones, 23, f. 19r; ibid., 77, f. 48r; ibid., Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo; ibid., 1589,A-C, Bergamo; ibid., 1591,A-C, Bergamo; ibid., Reg. Episc., 13 (1587), f. 195v,7 set.; ibid., 19 (1590-1591), f. 209v, 8 gen. 1591; f. 301r-v,369v,384v, 2Iug., 12 nov., lOdico 1591; ibid., 23 (1592), f. 135r, 155v,168v, 29Iug.,9 set., 28 ago. 1592; D. CALVI, Effemeride..., I, p. 9,60,102,276; II,p.13-14, 93; III, p. 77,428;A. G. RONCALLI, Gli Atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575),5 voli., Firenze 1936-1957, l/II, p. 138-139, 189-217;A. PESENTl, La signoria ... , p. 134-135; L. K. LITTLE, Libertà, carità,fraternità, confraternite laiche a Bergamo nell'età del Comune. Edizione degli statuti a cura di S. BuzzETTI. Ricerca codicologica di G. O. BRAVI, Bergamo 1988, p. 191-219; G. DALEzzE, Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596, a cura di V.MARCHETTI e L. PAGANI, in Fonti per lo studio del territorio Bergamasco, VII, Bergamo 1988, p. 191-205. 3. Nel 1572 il vescovo Federico Cornaro aveva abolito il privilegio goduto dai canonici dell'esenzione dal coro per tre mesi, col diritto di partecipare alle distribuzioni quoti diane. Nei primi mesi del governo di Ragazzoni, i canonici avevano dibattuto la que stione perriottenere il privilegio. Nella seduta capitolare del 29 agosto 1581era stato in caricato il cancelliere Ottolino Rota di compiere le pratiche a tale scopo e di recarsi a Roma. Solo ne11588 i canonici ottennero il loro vecchio privilegio da Sisto V,tramite i buoni uffici del concittadino card. G. G. Albani. Il breve Devotionis di/ectorumflliorum Capituli Ecc/esiae Bergomensis probata sinceritas, prestandosi a contrastanti interpreta zioni, determinò i canonici, con voto espresso nella seduta capitolare del 9 settembre 1591, a consultare separatamente a Milano il rev. Ottavio Bertolasio e i Gesuiti: cf.
106
~----------------
RELAZiONE
24
NOVEMBRE 1591
adhuc perseverat de licentia illustrissimae Congregationis super Episco pOS.4
Alter vero canonicus qui non residebat quo tempore status supradictus traditus fuit, ad residentiam opportune accessit?
ACVB, Arch. Cap., 112 Statuta cathedralis Bergomi (ms), copia del breve di Sisto V, 18 ago. 1588; comunicazione del breve da parte del vicario generale Prisco Benaglio, suo decreto, 31 mar. 1589; ibid., 158, Atti... , f. 189r-v, 191r-193v, 197v-198r,206v-208v, sed. cap.5Iug.,8ago.,31 ott.1588,ge 11 set.1591; ibid., 159,Atti... ,f.119r, 149v, 159r-160v, sed. cap. del 29 ago. 1581, 17giu. 1589,22 ago. e 11set. 1591; D. CALVI, Effemeride... .I, p. 369; II, p. 595-596. 4. Era il canonico Lodovico Benaglio Olmo, dottore in utroque iure, del capitolo di S. Vin cenzo. Già teologo della cattedrale nel 1580, godeva una prebenda annua di 80 scudi d'oro di camera. Trasferito il vescovo Federico Cornaro a Padova, il Benaglio era stato eletto vicario in omnibus dai canonici, che avevano rifiutato Mattia Corvino designato d'autorità dal vescovo. Cornaro per l'affronto subito non aveva risparmiato un giudizio severo sui canonici, ricorrendo anche alla nunziatura apostolica di Venezia. Il Benaglio già nel 1589 era stato vicario in civilibus dell'arcivescovo di Milano. La Congregazione dei Vescovi con lettera del 23 marzo 1590 ne aveva chiesto la riconferma per altri sei mesi, a condizione che il Benaglio frequentasse il coro nelle solennità principali. La pratica era appoggiata dal rev. Tarugi e da Giacomo Oldrati, su raccomandazione del card. Nicola Di SensoCon lettera del 17 dicembre la Congregazione aveva lasciato ogni decisione di conferma o meno del Benaglio in quell'ufficio al vescovo di Bergamo "sa pendo certo che il mancamento della persona sua non è considerabile nella Chiesa di Bergomo": cf. ACVB, Arch. Cap., 121, Statuti Capitolari anni 1595-1597 (ms), f. 1r, sed. cap. 28 giu. 1575; ibid., 157,Acta Bartholomei domo Benedicti de Carminatis ab anno 1590 indictione III usque ad ano 1607 indictione va (ms), f. 1v; ibid., 158, Atti... , ff. 142v-145v, sed. cap. 11,20, e 21 ago. 1577; ibid., 159,Atti... , ff. 96r-99r; ibid., 607,Acta Capituli genera lis anno 1577 circa controversia m pro deeretis in visitatione d. Caroli circa munus punctato rum cum episcopo Regazzono et electione vicarii capitularis ab translationem episcopi Cor nelii ad episcopatum Patavinum (ms), Il ago. 1577;Asv, Congr. Episc. et Reg.. Positiones, 1591, B, Bergamo; ibid., Reg. Episc., 19 (1590-1591), f. 67r,219r, 387r, 23 mar., 25 gen. e 17 dico 1591; ibid., Reg. Supl., 3742,f. 281v, 30 apr. 1594; ibid., Secr. Brev., 49, ff. 34r-35r, 25 gen. 1580; L. DENTELLA, I Vescovi... , p. 216; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , 111,p. 259·261.
5. Probabilmente era il curato di Spirano, Antonio Suardi. Già nel 1575egli risultava tra i curati insigniti del canonicato (erano i curati di S.Andrea, F. Salvioni, di S. Grata i.v., G. A. Bontempi, di Mornico, il preposto della cattedrale, di Albano, C. Archidiaconi, di Stezzano, G. Beroa, di Brusaporto, B. Bonghi, di Nembro, G. Boselli, di Valtesse, G. B. Olmo). Ragazzoni nel 1578chiedendo la deroga per le distribuzioni ai canonici convisi tatori, informava che solo tre dei canonici delle due congregazioni non risiedevano. Nella seduta capitolare del 27 dicembre 1590 i canonici Giovanni Antonio Guarneri e Filippo Salvioni erano stati deputati a trattare col Suardi e a leggergli le disposizioni si nodali che, riprendendo le bolle pontificie tra le quali quella di Gregorio XIII Zelo ze lati pro salute gregis sull'obbligo della residenza, non consentivano più di abbinare alla parrocchia il canonicato e perciò le distribuzioni quotidiane per i non residenti. Il Suardi aveva rinunciato nel 1591alla parrocchia. Tuttavia nel 1595 egli risultava ancora beneficiario della prebenda canonicale e parrocchiale. Era suo coadiutore Giovan Batti sta Capoferri. D'anni 78 e malaticcio, il Suardi aveva ottenuto un indulto perle distribu zioni quotidiane pur non frequentando il coro. A meno di un suo omonimo, egli appar
107
------'-'--------------
VISITE
AD LIMINA
Ex curatis duobus qui poenitentiae causa alibi erant relegati, ad suam cu ram alter, poenitentia peracta, rediit? Alter vero adhuc abest, expresso iussu iIIustrissimae Congregationis su pradictae.' Rediit etiam curatus qui Romae aderat ob litem ad suum beneficium spec tantem, quam in Curia agitabat.' Bergamo. Visita secunda 24 novembre 1591.
teneva alla classe diaconale e aveva voluto optare per la prebenda suddiaconale del can. Rocco da Ponte, suscitando l'opposizione del can. Antonio Galasso, della classe suddiaconale. La controversia era stata esaminata dalla Congregazione del Concilio nel 1596.Per quanto riguarda il canonico F. Salvioni, si ha notizia della sua morte avve nuta tra la fine del 1590 e gli inizi del 1591, e della richiesta di Antonio Maria Barilli, chierico di Bergamo, di subentrargli nella prebenda, che aveva un reddito annuo di 24 ducati d'oro di camera e 80 ducati dalle distribuzioni: cf. ACVB, Arch. Cap., 157, Acta ... , sed. cap. 27 dico 1590 e 13giu. 1595; ibid., Visita Mi/ani, 32 (1592),[. 46r-v; Asv, C. Conci Iii, Positiones, 73, f. 186r, indulto; ff. 5r-8r, bolla; ibid., 135, ff. 845r-863v; ibid., 136, ff. 2IOr-213v; ibid., Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1578, A-P, Bergamo; ibid., Reg. Supl., 3695, f. 37r,7 mar. 1591, Barilli: ibid., 3704,f. 263v, 4 dico 1591,rinuncia con regresso del Suardi alla parrocchia, reddito annuo 50 ducati d'oro di camera, a favore di Antonio Mi noia, curato di Colognola; ibid., 3712,ff. 82v-83r,27 mago 1592; ibid.,3727, f. 262r, 13mar. 1592, assegnazione al Barilli di un chiericato a S. Martino di Nembro, già di Nicola Berzi, rinunciatario con regresso a favore di Pietro Cazelli, reddito annuo 24 ducati d'oro di camera; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , III. p. 276-277. 6. Mancano riferimenti diretti personali. Nel 1583 vi era stato il caso di Bernardino Grassi, prete della valle di Scalve, al cui ritorno in diocesi Ragazzoni aveva accennato in una sua lettera al card. Carlo Borromeo. Nel 1590 la Congregazione dei Vescovi ave va lasciato al vescovo la decisione circa il ritorno in diocesi di Battista Capitani, tenuto conto delle reazioni negative che ciò avrebbe potuto provocare: cf. Asv, Reg. Episc., 19 (1590-1591), f. 42v, 13 feb. 1590; BAv, Barberiniano lat., 5795, f. 256r, 8 apr. 1583. 7. Nel 1587 circa il pievano di Terno d'Isola, Michele Micheli, allontanato dalla cura d'a nime "per gravi inimicitie et pericolo della vita", era stato sostituito. pur godendo i frutti del beneficio, dal cappellano, al quale doveva corrispondere lo stipendio. In seguito la Congregazione aveva consigliato il vescovo di prorogarne l'assenza per "la mala vo lontà che tuttavia li mostrano gl'offesi da lui"finchè "gli humori (non fossero) adolciti": cf. Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1587,A-B, Bergamo; ibid., Reg. Episc., 13 (1587), f. 109r, 5 mag., citazione; ibid., 19 (1590-1591), f. 95r-v, IO apr., citazione. 8. Mancano riferimenti concreti al caso accennato. Avevano fatto ricorso alla Curia ro mana per questioni di beneficio don Mario Mozzo nel 1585 e don Orazio Fanzago di Clusone nel 1588. Il curato di Carvico, Orazio Gavazzi. era stato privato del beneficio parrocchiale, reddito annuo di 24 ducati d'oro di camera, assegnato a Simone Persico di Bergamo. Perino Bonaldi, rettore di S. Marco di Pradella, aveva fatto ricorso per la man cata assegnazione, a norma della costituzione di Sisto V. della parrocchia di Gromo S. Marino, vacante per la morte del curato Tomaso Zuchini: cf. Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo; ibid., 1588,A-B. Bergamo; ibid., Reg. Supl.• 3705.f. 22r, 28 nov. 1591; ibid., 3730, f. 13r, 15 lug. 1591.
108
----------------RELAZIONE
24
NOVEMBRE
1591
8
REGISTRAZIONE DELLA VISITA DEL
VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI
Ace, Lib. VIII Decr. S. C. Conco 1591-1593, f.28v 22 novembre 1591 Bergomensis litterae visitationis pro 2 triennio per se ipsum.
9
RISPOSTA DELLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Ace, Lib. litt., VV.SS.LL., 1590 (1587)-1592, f.99r-v Episcopo Bergomati Nos Hieronimus ) etc. In nomine sacrae Congregationis Conci/ii Tridentini cui a sanctissimo do mino nostro nominatim id fuit iniunctum.ftdem facimus et attestamur reve rendissimum in Christo patrem episcopum Bergomatem proximis superiori bus diebus ad praescriptum constitutionis fel. ree. Sixti Vad supremam hanc Principis Apostolorum Sedem unde recte credendi recteque vivendi norma petenda est, ea qua par est veneratione, constitisse simul et sacratis sima Beatorum Apostolorum limina per se ipsum pro secundo triennio pie vi sitasse deque Ecclesiae suae statu ea retulisse ad sacram Congregationem dicti Concilii interpretem quae ipsi Congregationi rata et probatafuerunt. Porro illustrissimi patres eius amplitudinem admonitam voluerunt, ut cum ipsum sacrosanctum Tridentinum concilium ad rectam ecclesiarum ad ministrationem, ad omnemque ecclesiasticam disciplinam vel instituendam vel restituendam plerisque in casibus exemptos iurisdictioni episcopi multis 1. Gerolamo Mattei (Matthaeius) fu uditore della Camera Apostolica. Ebbe il titolo di cardinale diacono di S.Adriano il 14gennaio 1587, cambiato con quello di S.Agata il20 aprile, di S. Maria in Cosmedin l'Il settembre. Fu nominato vicecancelliere nel 1589.Il 16 febbraio 1592passò all'ordine dei preti. Morì a Roma nel 1603:cf. Hierarchia Catho lica ... , III, p. 51.
109
----"-"'--------------
VISITE
AD LIMINA
gravissimis decretis providentissime subiiciat, ea iurisdictione ubi se dederit occasio, naviter utatur, nempe inte//igens si secus fecerit, se officium dese rere atque adeo lethaliter peccare videndum ubicumque decretum conci/ii ea verborum prescriptione factum sit ut obligationem et preceptum sonet. Praeterea si necdum Ecclesiae suae canonicatibus facta est sacrorum or dinum attributio, ne differat longius ad praescriptum Conci/ii cap. XII sesso XXIIII cum consi/io Capituli designare et distribuere, quibus quisque ordo ex sacris debeat esse in posterum annexus. Curet inter annum uti suae dioe cesis parochi unum in locumfrequenter se congregent, ubi de casibus ad con scientiam et de remediis ad morum correctionem spectantibus inter se di/i genter conferant. Omnino quum et Sacra e Scripturae oraculis et experientia magistra didi cimus a clero emanari potissimum et diffundi tamquam a corde optime con stituto in reliquum et populum, tanquam in coetera ecclesiastica membra spiritum, vitam, interioris hominis salutem, operae pretium erit omnem pa storalem curam solicitudinem, omnes denique cogitationes in cleri disci plina ordinanda et in antiquum splendorem restituenda collocare. Quodfa ciii negotio, Dei adiutrici gratia, fiet, si eius amplitudo modis omnibus in usum ac consuetudinem revocari et inviolate custodiri ea omnia studuerit quae de clericorum vita, honestate, cultu, doctrinaque retinenda ac simul de luxu, comessationibus, choreis, aleis, ludibus ac quibuscumque criminibus nec non saecularibus negotiis fugiendis alias a summis pontificibus ab aliis que sacris conci/iis copiose ac salubriter sancita reperiuntur, novissime vero ab ipsomet Tridentino concilio gravissimo sane decreto cap. I sesso XXII in novantur et praecipiuntur. Haec porro omnia cum persuasum habeamus eius amplitudinem cumu late praestituram ne deserti a se officii ratio reddenda, sed expleti potius re tributio a supremo rerum omnium arbitro Deo sibi sit expectanda, nihi/ ad dimus praeterea. Tantum divinam clementiam obtestamur ut episcopalem eius animum co natusque omnes suos ad istius Ecclesiae reformationem atque administra tionem benigne complectatur atque adiuvet. In quorum omnium fidem has nostras litteras, quibus propterea manu subscripsimus fieri et sigilli nostri impressum muniri mandavimus. Datum Romae die'XXIIII novembris MDXCI. 110
------------------
RELAZIONE
24
NOVEMBRE 1591
lO
RISPOSTA DELLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Ace, Lib.
fitt., vv.SS.LL., 1590 (1587)-1592, f.103r-v
Episcopo Bergomati Nos Hieronimus Sancti Eustachii Sanctae Romanae Ecclesiae diaconus cardinalis Mattheius, nomine sacrae Congregationis Concilii Tridentini cui a sanctissimo domino nostro nominatim id fuit iniunctum fidem facimus et attestamur reverendum in Christo patrem episcopum Bergomatem proximis superioribus diebus ad praescriptum constitutionisfel. reco Sixti Vad supre mam han c Principis Apostolorum Sedem, unde recte credendi recteque vi vendi norma petenda est, ea qua par est veneratione constitisse simul et sa cratissima Beatorum Apostolorum limina per se ipsum pro secundo triennio pie visitasse et nedum omnia quae in priori visitatione sibi significata fue runt, cumulate praestitisse sed monita etiam quae in secunda visitatione ce teris passim episcopis dari consueverunt, sua vigilantia antevertisse. Quippe cum duo potissimum soleant patres episcopis secundo visitanti bus commendare atque adeo mandare, parochorum videlicet congregatio nes et cleri reformationem. Quod attinet ad congregationem parochorum, non satis habuit vigilantis simus praesul ipsam congregationem iam pridem instituisse, sed ne frivolis et ad rem minus pertinentibus quaestiunculis tempus tereretur, tum quae stiones de quibus inter se parochos disceptare oporteret, libello sane luculen terconscripto atque excusso complexus est, tum earumdem questionum dis solutionem recognoscendam atque approbandam subinde sibi mandat af ferri:' In clericali vero disciplina ad praescriptum Tridentini concilii refor manda adeo naviterper se ipse incumbit ut egregie re ipsa comprobet, unum se ex sanctissimis illis patribus extitisse qui in Tridentino Concilio ad disci plinam in Dei Ecclesia prisco splendori restituendam tot saluberrima san xere decreta, simul et illum ipsum esse qui eadem decreta universa quasi in compendium redegit in ea gravissima omnibusque numeris absolutissima oratione qua sibi ad id muneris inter tot tantosque patres delecto Concilium dimittendum fuit, Itaque cum in recta Bergomatis Ecclesiae administratione nihil relictum 1. Quaestiones seu dubia in congregationibus mensualibus Bergomensis dioecesis discu tienda rev.mi d.d. Hieronimi Bergomi episcopi iussu ex ecclesiasticis... collecta, Bergomi 1580.
111
-----------'
VISITE
AD LIMINA
sit patribus desiderandum, sed sane plurima commendanda bonorum om nium auctori, Deo gratias agentes divinam cuius clementiam rogant, ut ei dem Ecclesiae pastorem hunc suum vigilantissimum diu tueatur incolumem. Quorum omnium fidem nostras hasce, quibus nostra manu subscripsi mus, quasque nostro sigillo obsignari mandavimus testes esse voluimus lit teras. Datum Romae die XXIlIl novembris 1591.
11
IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI CHIEDE INTERESSAMENTO AL CARDINALE GUGLIELMO SIRLETO BAV,
Vaticano lat., 6805, ff. 225r-226v
Copia. Mons. Ragazzone vescovo di Famagosta all'Ill.mo card. Sirleto.' Illustrissime domine et pater reverendissime Non te potuit convenirefrater meus cum tecum istac nuper in Sicilia m pro ficisceretur? gravi lateris dolore laborantem, sed dedit Iitteras meas (ut ad me scripsit) familiari tuo. Dolui cum tua incommoda valetudine, qua nimium iampridem conflicta ris, tum mea caussa qui tecum fratrem fuisse, et quaedam locutum meo no 1. Guglielmo Sirleto nacque a Guardavalle, in Calabria, nel 1514.Studiò a Napoli e verso il 1540 prese dimora a Roma, dove strinse amicizia con Girolamo Seripando e Marcello Cervini. Umanista, valorizzò la conoscenza della lingua greca e dei classici per lo stu dio degli autori sacri. Gli fu affidata la custodia della Biblioteca Vaticana. Dopo la no mina a protonotario apostolico nel 1557, Pio IV il 12 marzo 1565 lo elevò al cardinalato col titolo di S. Lorenzo in Panisperna perla sua collaborazione al card. Seripando nella terza fase del concilio Tridentino e per l'edizione dei testi sacri. Assegnata a Sirleto la sede di S. Marco in Calabria il 6 settembre 1566, Pio V lo richiamò a Roma nel marzo 1567. Ebbe poi la sede di Squillace, che governò per mezzo di un vicario, e a cui rinun ciò in favore del nipote Marcello verso l'aprile del 1573.Dette un prezioso contributo per l'edizione del Catechismo del concilio di Trento. la riforma del Messale e del Bre viario, l'edizione della Bibbia latina e altre iniziative del genere. Svolse anche un'im portante opera educativa. Il richiamo di Ragazzoni ne è prova eloquente, cui si ag giunge quella dell'incarico di precettore affidatogli da Marcello II per i nipoti Riccardo ed Erennio Cervini, da Paolo IV per i nipoti Alfonso e Antonio Carafa, da Pio IV per il nipote Carlo Borromeo. Sirleto morì il 7 ottobre 1585: cf. G. MORONI, Dizionario di eru dizione storico-ecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni, 103 voli., Venezia 1840-1861,67, p. 35-36; L.v.PASTOR, Storia dei Papi.... V,p. 542-543; Hierarchia Catholica ... , III, p. 41; P. PASCHINI, Sirleto, Guglielmo, in Enciclopedia Cattolica ... , XI, p. 757-758.
2. Placido Ragazzoni risiedette a Messina dal 1570al 1574,incaricato dalla repubblica Ve
112
------'-'---------------
GEROLAMO RAGAZZONI
mine voluissem. Verum quae agere coram ipse non potuit, agam ego per /itte ras et fortasse etiam audacius. Ego quanti te faciam, quo te studio colam, si Pauli IV, Pontificis maximi tempora non es oblitus,' profecto non ignoras. Mihi certe numqum a memo ria excidit humanitas tua iIIa singularis qua me ad te quotidie admittebas, eaque vel interrogatus respondebas, vel ultra dicebas quae infixa animo meo retinens et melior evadebam et doctior. Inde te ad altissimum dignitatis gradum summa Dei sapientia provexit, ego etiam ad episcopatus munus promotus sum, ad quod obeundum, cum Tridentino concilio interfuissem, in Ciprum insulam navigavi. Hoc tanto locorum intervallo diuturnum litterarum silenttum inter nos ex titit, cum ego te nihilominus in oculis semper ferrem. Nunc Famagusta
neta di acquistare grani sui mercati della Sicilia e a tale scopo effettuò viaggi anche nel nord Africa: cf. F. ANTIBON, Le relazioni a stampa di ambasciatori veneti. Regio Istituto veneto di Scienze Lettere e Arti. Opera della bibliografia veneziana diretta da A. Mo SCHETTI. Collana di bibliografie minori, l, Padova 1939,p. 115; E. CAMOZZI, IV Centena rio... , p. 42. 3. Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa, era stato eletto papa i123 maggio 1555.Nato a Capriglio il28 giugno 1476, dal ramo della famiglia patrizia dei Carafa di Napoli, aveva trovato, grazie allo zio card. Oliviero Carafa accesso alla Curia romana venendo eletto vescovo di Chieti nel 1505, nunzio in Inghilterra nel 1513,in Spagna nel 1515 e arcive scovo di Brindisi nel 1518.Fondò con S. Gaetano Thiene l'Ordine dei Teatini, sul princi pio base della riforma cattolica cui erano chiamati gli ecclesiastici, farsi vivo esempio di condotta evangelica e di attività apostolica. Il sacco di Roma lo costrinse all'esilio a Ve nezia, da cui segnalò a Clemente VII l'urgente necessità della riforma come risposta alla penetrazione dell'eresia in Italia e nei paesi cattolici. Nominato cardinale da Paolo III il22 dicembre 1536,il Carafa fu membro della Commissione de emendanda Ecclesia e col card. Gaspare Contarini si occupò della riforma della Penitenzieria. 1129febbraio 1549 fu trasferito all'arcivescovato di Napoli, che non potè avere subito per l'opposi zione di Carlo V. L'avversione alla dominazione spagnola portò papa Paolo IV al noto fallimento della lega con la Francia e alla umiliante pace di Cave del 12 settembre 1557. Operò per l'attuazione della riforma cattolica componendo una Congregazione che proseguisse il concilio di Trento sospeso, e accrebbe i poteri dell'Inquisizione. Durante il suo pontificato si ebbero i casi famosi dei processi al card. Morone, del vescovo So ranzo, la destituzione del card. Pole da cardinale legato in Inghilterra per semplice so spetto di eresia. Lo zelo energico di Paolo IV cambiò l'aspetto di Roma e della Curia ro mana. Non riuscì tuttavia ad avviare la riforma cattolica, pur se ne pose alcune pre messe. Non risparmiò la vergogna dell'allontanamento da Roma al nipote card. Carlo Carafa e del duca di Paliano dopo aver saputo della loro indegna condotta. L'incom prensione con la potenza spagnola, il conflitto con Ferdinando I eletto imperatore ro mano senza aver preso contatto con Paolo IV,il progresso del protestantesimo in Fran cia e la salita al trono di Elisabetta in Inghilterra, indicano i limiti di un orientamento politico pontificio fuori dalla realtà del mondo di allora. Paolo IV morì il 18 agosto 1559: cf. L.v. PASTOR, Storia dei Papi ... , VI, p. 340-363; IX, p. 11-44; Hierarchia Catho lica... , III, p. 24; H. lEDiN, Paolo IV, Papa, in Enciclopedia Cattolica ... , IX, p. 736-738.
113
--------""--------------
ApPENDICE
(quod sine maerore maximo ne cogitare quidem possum) ab hostibus capta (ex qua Urbe non mea quidem voluntate superiore anno discessi, sed tum principum virorum, qui eam regebant hortatu, tum populi totius precibus et lacrimis, ut suis hic necessitatibus explicatis, opportuna auxilia a senatu hoc amplissimo, utfacere non destiti, postularem) nihil mihi esset optatius quam istuc, ubi multos annos fuisse non me poenitet, reverti. Atque id ea potissimum de caussa, ut iucundissime tuae consuetudinis fructum, quantum /iceret perciperem, tibique omnia mea officia ac studia praestarem. Sed quoniam meo marte (ut tecum agam aperte) cum omnia, quibus vitam sustinebam amtserim,' istic non possum, ut decet, commorari, atque eo litterarum studio ab adolescentia delectatus sum, quod in latine scribendo versatur. in eoque et huic reipublicae antequam sacris initiatus es sem, et istic postea Barengia a Secretis, Pauli IV assidue operam navavi bre vesque multos (ut vocant) conscripsi, eodem in munere libenter hoc etiam tempore, Pontifici maximo inservirem? Nam licet' in Ecclesia mea degens, aliis gravioribus studiis operam dedi" quae ad munus rnihi demandatum magis pertinebant, haec tamen politiora
(a) Aggiunta in margine. (b) Idem.
4. Ragazzoni aveva conservato il beneficio annesso all'ufficio di cantore di Corfù e due benefici a Padova: cf. nota biografica su G.R.
5. Era papa Gregorio XIII, eletto il 13 maggio 1572. Ugo Boncompagni figlio di Cristo foro, bolognese, e di Angela Marescalchi nacque il1 o gennaio 1502 a Bologna. Studiò e insegnò legge in quella università. Recatosi a Roma fu impiegato da Paolo III in vari uf fici giudiziari e a circa 40 anni ricevette il presbiterato. Nel 1546 fu nominato abbrevia tore del concilio di Trento, inviato per varie missioni diplomatiche da Paolo IV, pro mosso vescovo di Vieste nel 1558.Prese parte col card. Simonetta, legato papale al con cilio di Trento, nel 1561 ai lavori dell'assemblea sinodale sino alla loro conclusione. Il 12 marzo 1565 ebbe il titolo cardinalizio di S. Sisto e fece parte delle commissioni perla riforma della Curia e la riorganizzazione del Consiglio di Stato. Sia la permanenza a Roma nello ~esso periodo in cui Boncompagni svolse quelle funzioni, sia la partecipa zione di entrambi al concilio di Trento, come scrive il Ragazzoni al card. A. Carafa, co stituì l'occasione per una reciproca conoscenza. Gregorio XIII vide la ripresa della Chiesa cattolica nei Paesi Bassi, la riconquista definitiva della Polonia a Roma, l'arresto del protestantesimo in Germania. Il suo pontificato si distinse per l'incremento delle missioni col valido aiuto dei Gesuiti e dei Cappuccini. Fallì il tentativo di abbattere la regina Elisabetta d'Inghilterra e non trovò fine il travaglio della Francia per la lotta tra cattolici e calvinisti. Gregorio XIII favorì scienze ed arti, ma non risolse la crisi dell'am ministrazione pontificia né riuscì a mobilitare le potenze europee nella lotta contro i Turchi. Morì il 10 aprile 1585: cf. L.v.PASTOR, Storia dei Papi ... , VI, p. 387,432,459, 543, 544; Hierarchia Catholica ... , III, p. 41; M. E. VIORA, Gregorio XIII, Papa, in Enciclopedia Cattolica ... , VI, p. 1143-1144.
114
-----"------------- GEROLAMO RAGAZZONI
non deserui, ut ad ea tanquam in hortum ex molestis occupationibus diverte rem? In hac ego cogitatione cum anteafui, tum in eam incubui paulo ante vehe mentius, cum duos a Secretis summi Pontificis obiisse mortem nuper au divi, J in eaque cura pontificem versari ut aptos ad id homines inveniat. De me ipso quid dicam nihil est, et si quid in eafacultate profecerim, qui me in Concilio audierunt, aut mea quaedam, qua e extant, viderunt, iudica bunt. /llud tantum pollicebor me primum fidem, diligentiam deinde omnem adhibiturum, ut officio meo cumulate satisfaciam. Scribere haec ad te (vir prudentissime atque amicissime) volui, ut si me anteacta mea vita, gratia tua dignum existimas, si ad eam rem, quam peto, idoneum iudicas, meo huic studiofaveas vel potius rem totam suscipias at que sustineas. Novit me Antonius cardinalis Caraffa.' novit Pisanus, q Moronus lO et alii
6. Lo scrivente si riferisce ai suoi saggi: Cicero Marcus Tullius, HIERONIMI RAGAZONII in Epistolas Ciceronisfamiliares commentarius... , Venetiis apud Paulum Manutium 1555; Cicero Marcus Tullius Le Filippiche di M. T. Cicerone contra Marco Antonio,fatte volgari per GEROLAMO RAGAZZONI, Colophon in Vinegia appresso Paolo Manutio 1556; Cicero Marcus Tullius, M. T. Ciceronis Epistolarum libri XVI adfamiliares ut vulgo vocantur, ex re censione Ioannis Georgii Graevii, cum eiusdem animadversionibus auctis et notis integris PETRI VICTORII, PAULI MANUTlI, HIERONIMI RAGAZONII, Amstelodami, ex tipoP.&1. B1aev 1693. 7. Cf. L.V. PASTOR, Storia dei Papi ... , IX, p. 41, nota n. 4. 8. Cf. visita ad limina 1590, nota n. 4. 9. È, come noto, Scipione Rebiba, nominato cardinale col titolo di S. Pudenziana il 24 gennaio 1556,presidente dell'Inquisizione. Morì il 23 luglio 1577: cf. L.v. PAsTOR.Storia dei Papi ... , II, p. 121,484; VIII, p. 200; IX, p. 213; Hierarchia Catholica ... , III, p. 35. IO. Giovanni Gerolamo Morone nacque a Milano il 25 gennaio 1509 da Girolamo, cancel liere di Massimiliano e Francesco Sforza, e da Amabile Fisiraga, Studiò diritto a Pa dova. Clemente VII lo nominò vescovo di Modena il7 aprile 1529, cambiata con quella di Novara il 12 settembre 1552 e di nuovo con Modena dal 23 febbraio 1564 al 16 set tembre 157L Con la sua abilità diplomatica e la chiaroveggenza, fu di prezioso aiuto a Paolo III per il concilio Tridentino, e per la situazione religiosa in Germania, dove il 9 febbraio 1542 partecipò alla Dieta di Spira. Il 2 giugno fu nominato cardinale col titolo di S. Vitale. Coi cardinali Pole e PietroPaolo Parisio fu legato al concilio di Trento che doveva aprirsi il 22 novembre 1542, e Paolo III lo nominò legato a Bologna il 2 aprile 1544. In quell'occasione Carlo V si rifiutò di riceverlo per la missione di trattare gli af fari del concilio. Legato al noto circolo spirituale che si radunava attorno al card. Pole prima a Capranica e poi a Viterbo, di cui facevano parte oltre Vittoria Colonna, Marco Antonio Flaminio e altre personalità non molto sicure nella fede, tra cui Pietro Carne secchi e Donato Rullo, fu sospettato di eresia da Paolo IV e processato per finire in car cere a Castel S. Angelo. L'elezione di Pio IV cambiò completamente la disavventura del card. Morone, liberato e prosciolto da ogni addebito, riconosciuto innocente. Dopo l'assegnazione della diocesi di Albano, all'apertura del concilio di Trento fu di nuovo
115
ApPENDICE
multi, optime noverat Franensis: Il Pontifici etiam ipsi non esse me ignotum arbitror cum praesertim Paulo IV quinquennium inservierim," Sed duce mihi opus est te auctore quem si te habuero (ut spero), voti com potem' me futurum non dubito. Vale. V Kalendis novembris MDLXXI Venetiis. servus deditissimus Hieronimus Ragazzonus episcopus Nazianzenus et coadiutor Famagustanus All'illustrissimo et reverendissimo monsignore cardinale Sirletto signore et patrone suo colendissimo. Roma
Copiata dall'originale istesso del Ragazzone vescovo secondo la sua ortografia. Lettera latina di monsignor Ragazzoni all'illustrissimo cardi nale Sirleto. 1571 a) Nel manoscrittoFranensis sostituisce Fratenensis cancellata. c) sostituisce voti impotem cancellate.
tra i pochi padri a portare avanti l'assemblea con determinazione. Gregorio XIII ri corse all'opera del card. Morone per diverse missioni nelle corti straniere. Il 3 luglio 1570 gli fu assegnata la diocesi di Ostia. Morone con grande rincrescimento di quanti l'avevano conosciuto, morì il l" dicembre 1580: cf. L.v.PASTOR, Storia dei Papi ... , VI-VII VIII; P. PASCHINI,Morone, Giovanni, in Enciclopedia Cattolica ... , VlII, p. 1240-1243; Hie rarchia Catholica ... , III, p. 27-28,252, 260; H. JEDlN, Storia del Concilio di Trento, IV,Bre scia 1981; P.SIMONCELLI, Inquisizione romana e Riforma in Italia, in Rivista Storica ftalia na,Anno Cfascicolo I, 1988, p. 5-125; M. FIRPO-O. MARCATTO, II processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. Edizione critica, 5 voll., Roma Istituto Storico Italiano per l'età moderna e contemporanea, 1981-1989. 11. Il cardinale dovrebbe corrispondere a Ranuccio Farnese fratello di Alessandro, nipote di Paolo III. Ranuccio dopo essere stato cardinale amministratore di Napoli nel 1544, ebbe assegnato il titolo di S. Lucia in Selci il 5 maggio 1546, dei S. Angeli 1'8 ottobre 1546. Fu penitenziere maggiore. Il 7 febbraio 1565 ebbe la diocesi di Sabina e Poggio Mirteto. Morì il 29 ottobre 1565: cf. Hierarchia Catholica ... , III, p. 30,255; L.v. PASTOR, Storia dei Papi... , VI, p. 30-31, 112; VII, p. 32, 255. 12 Cf. nota biografica su G .R.
116
-----"------------,-------
GEROLAMO RAGAZZONI
12 IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI CHIEDE INTERESSAMENTO AL CARDINALE ANTONIO CARAFA BAV,
Barberiniano lat., 5724, f.19r, 20v
Illustrissimo et reverendissimo monsignore et patrone mio colendissimo È venuto il tempo nel quale vostra signoria illustrissima potrà adope rare a beneficio mio la molta amorevolezza sua. sicome mi rendo certis simo che lo farà. Questo nuovo pontefice haverà da eleggere, come è solito, molti secre tarii, nel numero dè quali io, se fussi giudicato sufficiente, entrerei volen tieri per haver da servire nella compositione de' brevi a che ho applicato l'animo già molto tempo. In ciò vostra signoria illustrissima potrà aiutarmi, et da se stessa et col mezzo et testimonio di monsignore illustrissimo Sirleto al quale scrivo l'allegata. Sua santità ancora mi conosce et mi ha udita alcune volte nel Concilio di Trento. Se questo mio desiderio non potrà haver effetto, potrà, credo, vostra si gnoria illustrissima operare che io sii costì o altrove adoperato in altra cosa. Di fede per certo et diligentia non cederò ad alcuno et di gratitudine verso quelli che m'aiuteranno. Desidero anche che ella mi consigli se debbo trasferirmi costà non essendone ricercato. Bascio humilmente le mani di vostra signoria illustrissima.
Da Venetia alli XVII di maggio MDLXVII. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et devotissimo servitore Girolamo Ragazzoni vescovo Nazianzeno et coadiutore Famagustano All'illustrissimo et reverendissimo monsignore et patrone mio colendissimo il signor cardinal Carafa. Roma
117
-----'-------------
ApPENDICE
13
IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI RINGRAZIA
IL CARDINALE ANTONIO CARAFA
BAV,
Barberiniano lat., 5724, f.27r, 28v
Illustrissimo et reverendissimo monsignore et patrone mio colendissimo Quanto io debba esser obbligato a vostra signoria illustrissima per l'a morevole et efficace ufficio fatto per me con sua beatitudine non potrei per certo esplicare compiutamente. Ben confesso d'esserle tenuto senza fine, perciochè da infinita huma nità et benevolentia conosco esser proceduto questo effetto. Onde le rendo hora quelle gratie che posso maggiori, et le prometto per sempre gratitudine corrispondente. Et perciochè è ufficio di animo ingenuo il voler esser obligato sempre più a chi si conosce l'huomo obbligato sommamente, supplico a vostra signoria illustrissima che habbia a memoria (come sono certissimo che haverà) di ricordare, quando le parerà opportuno, alla santità sua sicome le ha detto di me. Intorno a che parmi di notificarle che havendo io li giorni passati scritta a sua beatitudine una lettera latina, mi ha fatto hora rispondere dall'illustrissimo signor cardinale Boncompagno in maniera che mostra verso di me ottima volontà, della quale son sicuro che è stata principale et sola causa l'auttorità et testimonio di vostra signoria illustrissima, alla quale pregando da Nostro Signore Dio ogni vero contento, mi racco mando humìlissimamente. Da Venetia allì XXI di giugno MDLXXII. Di vostra signoria ìllustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo
servitore
il vescovo Ragazzoni
All'illustrissimo et reverendissimo monsignore et patrone mio colendissimo il signor cardinal Carafa. Roma
118
----------------GEROLAMO RAGAZZONI
14 IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI SCRIVE AL CARDINALE
MARCO ANTONIO MAFFEO CIRCA GLI IMPEGNI DELLA DIOCESI
DI BERGAMO E DELLE VISITE APOSTOLICHE
Asv; Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1578, A-P, Bergamo
Illustrissimo et reverendissimo monsignor et patron mio ossequentissimo Il breve per visitar le chiese et sagrestie de' regolari nelle diocesi di Sa vona et Ventimiglia, et le lettere ultime di vostra signoria illustrissima, mi hanno trovato qua a Bergamo, ove arrivai alli X del passato, venutovi co' buona gratia et licenza di sua beatitudine, si come mi scrisse monsi gnor illustrissimo cardinal Morone, co' sue lettere delli 13 di novembre. lo sarò sempre pronto et apparecchiato ad ogni cenno di costà a tor nare a quelle visite e andar anco molto più lontano, no' restando però di dire co'verità a vostra signoria illustrissima che questa mia Chiesa ha bi sogno di residenza, massime per qualche mese. Ma credo che difficil mente mi si darebbe il passo di presente, correndo tuttavia in questi con torni i sospetti di peste. Et visitando queste diocesi m'astenerò senza haver nuovo ordine di sua beatitudine di visitare i luoghi soggetti al signor duca di Savoia,' si come mi commette vostra signoria illustrissima co' la sua delli X del pas sato, et haverò particolar cura di quella parrocchia senza rettore, della quale ella mi scrive co' detta sua lettera. Mandai l'altra settimana a sua beatitudine la visita di Tortona finita in sieme con quella d'Acque, co' le quali vengo ad haver posto fine a quanto fino allora mi era comesso. Bascio humilmente le mani a vostra signoria illustrissima et le priego insieme co' li suoi illustrissimi colleghi ogni vero bene da Nostro Signor Dio.
1. All'epoca era Emanule Filiberto, ricostruttore dello stato sabaudo, morto il 30 agosto
1580: cf. W. MATURI, Savoia, La ricostruzione dello stato sabaudo: Emanuele Filiberto (1559-1580), in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, fondata da GIOVANNI TRECCANI, XXX, Roma 1936, p. 941-945.
119
------------------.......,....--
ApPENDICE
Da Bergamo li 8 di genaio 1578. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obbedientissimo
servitore
Girolamo vescovo di Bergamo
All'illustrissimo et reverendissimo signor patron mio ossequentissimo il signor Cardinale Maffeo a Roma.'
15
IL VESCOVO GEROLAMO RAGAZZONI NELLA LETTERA AL
CARDINALE MARCO ANTONIO MAFFEO
RESPINGE LE ACCUSE CONTRO I CANONICI DI BERGAMO
Asv, Congr. Episc. et Reg., Posttiones, 1583, A-C, Bergamo
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Ho ricevuto ma non prima che alli 30 del passato la lettera di vostra si gnoria illustrissima delli V del medesimo mese, per la quale mi scrive che havendo la santità di nostro signore inteso che questi miei canonici non hanno eseguito pur una minima delle molte ordinationi che vi lasciò monsignor illustrissimo di santa Prassede quando visitò questa Chiesa, è parso ciò tanto strano a sua beatitudine che ha commandato che mi si scriva che in ogni modo faccia esequire le ordinationi di detto illustris simo signor cardinale, altrimenti si verrà contra loro a quelli termini che forse non si sariano mai pensato, sappi endosi da altra banda che questi canonici sono puoco dediti all'osservanza della disciplina ecclesiastica. A che rispondendo dico che alla venuta mia in questa città (che fu già forse otto mesi) trovai eseguite alcune cose ordinate in detta visita et poi anco se ne sono esequite alcune altre, et hora havendo notificato al Capi
2. Marco Antonio Maffeo (De Maffeis),fu eletto vescovo di Chieti il 14 luglio 1553 e nomi nato cardinale, col titolo di S. Callisto, il9 giugno 1570.Svolse l'incarico di datario nella Curia romana. Morì il 22 agosto 1583: cf. Hierarchia Catholica ... , III, p. 43, 311; L.v. PA STOR, Storia dei Papi ..., VIII, p. 51,57, 89, 119.
120
-----------------GEROLAMO RAGAZZONI
tolo radunato legitimamente la sopradetta lettera di vostra signoria illu strissima, facendo anco rogare detta notificatione et exhibita copia di essa lettera, accompagnando questo ufficio con eshortatione et admoni tione conveniente, parmi che detti canonici si sieno ben riscaldati all'ese cutione del restante delle sopradette ordinationi, da alcune poche in fuori, ma molte però principali et importanti nelle quali pretendono d'haver ricorso. lo non mancherò di fare quanto potrò perchè sii adempiuto l'ordine di sua beatitudine, la quale spero che resterà sempre meglio edificata dalla buona inclinatione di questo mio Capitolo all'osservanza della disci plina ecclesiastica siccome mi sforcierò che resti anco di me. Mi raccomando riverentemente in buona gratia di vostra signoria illu strissima Da Bergamo alli XV di settembre 1578. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo
servitore
Girolamo vescovo di Bergamo
All'illustrissimo et reverendissimo monsignor et patron mio ossequentissimo il signor cardinal Maffeo. Roma
16
SITUAZIONE DELLA DIOCESI DI CREMA E SUGGERIMENTI
CIRCA LO STILE DI VITA DEI VESCOVI
IN UNA LETTERA DI GEROLAMO RAGAZZONI
AL CARDINALE MARCO ANTONIO MAFFEO
Asv, Congr. Episc. et Reg., Posittones, 1583, A-C, Bergamo
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Havevo deliberato come prima arrivavo in queste parti, di mandare a Crema ad intimare per la debita essecutione i decreti di quella visita fatta da me di ordine di sua beatitudine sperando che vi si trovasse quel reve 121
--------'----------------
ApPENDICE
rendissimo vescovo et anco il vicario, che mi fu detto ultimamente costì esser stato accordato da sua signoria reverendissima. Ma intendendo che non v'è né l'uno né l'altro et che tuttavia continua nel carico di vicario generale quel messer Cristoforo Torniola che vi era quando visitavo, mi sono tratenuto a mandar essi decreti conoscendo quel gentilhuomo molto poco atto a tal essecutione et a tale ufficio, come anco narrai nello stato di essa visita. Et ho voluto pregar hora (come faccio) vostra signoria illustrissima che le piaccia di commettermi quello che in ciò debbo fare se per qualche giorno ancora si prolungasse la venuta di esso reverendissimo vescovo o di nuovo vicario. Arrivai qua con la gratia di Dio per la settimana santa, come deside ravo. Se da quello che mi sono sforzato di fare per strada, nascerà qualche frutto, come vostra signoria illustrissima nella sua ultima lettera mostra di sperare, seguirà tutto per gratia et bontà del Signore. lo le ricordo hora in generale et con ogni riverenza che penserei esser molto a proposito per nutrire et accrescere la divotione ne' popoli che i vescovi vestissero ordinariamente il rochetto, né comparessero mai fuori senza tal habito, et andassero benedicendo, né tralasciassero di pre dicar per se stessi la parola di Dio, massime nelle messe pontificali, et nelle cose materiali fussero più diligenti, delle quali cose però ho avver tito tutti li vescovi che hora ho visitato. Mi raccomando humilmente in buona gratia di vostra signoria illu strissima Di Bergamo li XII d'aprile 1583. humilissimo et obligatissimo servitore Girolamo Ragazzoni vescovo di Bergomo All'illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo il cardinal Maffeo. Roma
122
____----'_1....
_
GEROLAMO RAGAZZONI
17 RICORSO DEI CANONICI A GREGORIO XIII PER RIOTTENERE IL PRIVILEGIO DELL'ESENZIONE DALLA RESIDENZA
Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1583, A-C, Bergamo
Beatissimo Padre Gli humili oratori di vostra santità, il Capitolo et canonici della chiesa cathedrale di Bergamo per tempo immemorabile hanno goduto essen tione di poter per alcuna parte dell'anno non resedere, et nondimeno par tecipar delle distributioni quotidiane sin che l'anno 1572 in circa il ve scovo di quella città sotto pretesto del concilio Tridentino lor la sospese, non havendo essi per la riverenza che hanno sempre portato alli suoi ve scovi ardire di reclamare. Hora che per esperienza conoscono quanto dannoso lor sia l'esserne privi perciò che essendo per la maggior parte poveri et di prebenda et di patrimonio, sono necessitati ad attender per alcuna parte dell'anno alle lor possessioni per farle con industria rendere maggior frutto, deside rano esserne reintegrati. Et per fugir il fastidio delle liti et la disputa se col lungo silenzio del detto anno 1572 in qua si siano preiudicato, ricorrono a vostra santità supplicandola humilmente che si degni reintegrarneli. La domanda è giusta per molti rispetti. Prima perchè non si chiede cosa di novo, ma è restitutione del già per longo tempo goduto. 2 perchè essendo questo un Capitolo di 41 canonici et tre dignità et d'altretanti fra sacerdoti et chierici, ancor che una parte per alcun tempo sia absente, il servitio di Dio non può patire né la chiesa restar deformata. 3 perchè nelli mesi di giugno, luglio, agosto, settembre et ottobre ne' quali si desidera di cavar per tempi interpolati questa essentione, la ma gior parte de' cittadini stà in villa, di modo che tantomeno la chiesa viene ad haver bisogno di servitio. 4 perchè essendo, come si è detto, le prebende per la magior parte de boli et li canonici poveri, dovendo essi o col attender alla residenza la sciar andar a male le possessioni, o col attender alle possessioni perder la residenza in paese per sua natura sterile, vengono a scemar molto del vitto necessario. 50 perchè ancora altri Capitoli hanno ottenuto la medesima gratia et particolarmente il Capitolo di Padova, molto men numeroso et di gran 0
0
0
123
--------------------
ApPENDICE
lunga piùopulento et in città frequentata in ogni tempo non solo da cita dini ma anco da forestieri, che ha ottenuto di poter non risedere per tre mesi dell'anno et che nondimeno gl'absenti siano tenuti per presenti purchè riseggano tutto l'advento, tutta la quaresima et nelle feste so lenni et notifichino la loro partenza al vescovo o al suo vicario, il quale provegga che sempre resti la magior parte alla residenza, delle quali con ditioni si contenteranno ancora essi oratori, et il tutto riceveranno da vo stra santità a gratia singolare et per essa pregheranno Iddio che lunga mente la conservi. Santissimo domino nostro per il Capitolo et canonici della chiesa cathedrale di Bergamo. Bergomen. 23 agosto 1583 al Cardinale Maffeo Riassunto della supplica.
18
ESPOSTO DI GIOVANNI ANDREA VISCARDI A SISTO V
SUL MONTE DI PIETÀ DI BERGAMO
Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo Beatissime Pater
Soleva esser qui un Monte di Pietà per mezzo del quale imprestando a raggion de 5 per cento si soveniva a poveri bisognosi. Occorre che del anno 1575 essendo qui in visita la bona memoria del cardinale Borromeo et visto che il Monte andava da sè, senza l'assenso overo auttorità de la Sede Apostolica ce ne fece di ciò conscienza, per il che li presidenti, come persone timorate, si risolsero di scriverne a sua santità così per la assolutione come per la nuova concessione. In tanto si levarono alcuni opponendo et dicendo che questo era un luogo pio governato sempre da laici et che la intentione non era né fu mai di voler avanzare overo guadagnare per questa via del mutuo, ma di trame quel tanto solamente che bastasse per il mantenimento de le spese necessarie. Onde cessava ogni scrupolo di conscienza e di peccato 124
----------'------------- GEROLAMO RAGAZZONI
et per consequente non accade a altra licenza né auttorità di questa Chiesa, adducendo di più l'essempio di molte altre città, come Padova et Verona, ove tuttavia si essercitano simili Monti liberamente et senza al tra authorità, di che questa città sospesa per tema di non errare si stette così senza fare altro. Di maniera che questo povero Monte dal 75 in qua si giace in terra, et non è chi lo sollevi, rimanendo il suo capitale di 3 mila scudi et più in mano di questa comunità, di che mi è parso benchè con qualche rispetto et timore di darne notitia a vostra santità come vicario di Cristo povero, parendomi gran danno et vergogna che una cotanto pia et santa opera così miseramente si perda et vada a male. Et con questo io le bascio il suo santissimo pie, et nella sua gratia et protettione humilmente mi raccomando. Di Bergomo il 26 di zugno 1585.
divotissimo servo Giovan Andrea Viscardo jureconsulto et clerico l
1. Scrive il Calvi che Viscardo Giovanni Andrea era "nella professione legale et scienza morale di pochi pari, ch'introvenne con il vescovo Cornaro al sagrosanto Tridentino
Concilio, stampò eruditissimi libri, et fu per gran lunga serie d'anni oracolo di sapere alla patria et all'Italia et hebbe co' suoi maggiori in S. Francesco la sepoltura"; cf. D. CALVI, Effemeride... , I, p. 126; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , III, p. 442.
125
-----""---------------ApPENDICE
19
LETTERA DEL VICARIO GENERALE DI BERGAMO, MARCO
ANTONIO SALOMONE, AL CARDINALE NICOLA DI SENS SUL
MONTE DI PIETÀ DI BERGAMO
Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Comandandomi vostra signoria illustrissima et reverendissima con le sue lettere delli 16 del passato per parte di quella sacra Congregatione, ch'io debba dargli piena informatione intorno al Monte di Pietà che altre volte soveniva a poveri di questa città fu erretto, dirò reverentemente a vostra signoria illustrissima et reverendissima quel tanto che mi rac cordo in questo particolare. Havendo l'illustrissimo signor cardinale Santa Prassede di felice me moria visitato di ordine di sua beatitudine questa città et sua diocese, ri trovò che vi era suo Monte. Il quale senza authorità della Santa Sede Apostolica era stato erretto et sin'a quel tempo haveva prestato denari al cinque per cento, de' quali si pagavano gli ufficiali mettendo quello che sopravanzava nel capitale, il quale era asceso sino alla somma di scudi trei miglia. E per levare quell'abuso ordinò sua signoria illustrissima alli capi di questa città che dovessero adimandare gratia al summo pontefice per quelli danari che havevano cavato dal cinque per cento et messo nel capitale, et di poter pigliare tanto che fusse a bastanza a pagare gli offitiali si come ottennero dalla santità sua, la quale si contentò che per l'avenire potesse pigliare il Monte trei per centenaio per pagare gli offitiali, dando per conservatore ad esso Monte il reverendissimo vescovo di questa città o suo vicario, e in loro absenza il reverendissimo vescovo di Bressa et quello di Como. La quale ordinatione, per quanto fu detto, non piacque alla eccellen tissima signoria di Venetia, perchè forse non gli aggradeva o che un ve scovo forestiero per alcuno tempo potesse havere authorità sopra esso Monte, o perchè non gli piaceva che persone ecclesiastiche vi havessero sopra authorità, presupponendo, come fu detto, che esso Monte fusse cosa laicale e però da dovere essere governato solamente da laici. Né alla città piacque il non potere prestare se non il tre per centenara conoscendo di non potere un così puoco reddito cavare tanto che fusse a bastanza per pagare gli ufitiali, e tutte le spese che per esso Monte fus sero occorse.vostra signoria illustrissima et reverendissima quel tanto 126
-----------------GEROLAMO RAGAZZONI
che mi raccordo in questo particolare. Per il che il negotio restò imperfetto né dall'hora in poi qui vi è stato Monte di Pietà, con grandissimo incomodo et danno di questi poverelli gli quali, per quanto ho potuto comprendere, desiderano et bramano che sia effetto con il beneplacito della Santa Sede Apostolica per potere es sere sovenuti nei soi bisogni e il signor vescovo mio ha fatto quanto ha potuto mentre che è stato ressidente perchè alli poverelli fosse datta que sta comodità con l'authorità antedetta, né mai vi ha potuto ritrovare con clusione per l'ostinatione de certi, né sapendo che altro dire sopra ciò a vostra signoria illustrissima et reverendissima, qui metto il fine facen dole humilmente riverenza et pregandole dal Signore il cumulo delle sue sante gratie. Di Bergomo al di XlIII agosto 1585. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima
humilissimo servitore
Marco Antonio Salomone
All'Illustrissimo et reverendissimo signore e patrone mio colendissimo il signore cardinal di Sens.' Roma
2. Nicolò Pelvè (o di Pellevè) nacque a Jouy, diocesi di Rouen. Studiò teologia e legge a Bourges e svolse nell'amministrazione pubblica l'incarico di professore, senatore a Pa rigi, maestro di suppliche nella corte, consigliere del dipartimento ecclesiastico. Insi gnito del titolo di abate di S. Remigio di Reims, il24 agosto 1552 fu nominato vescovo di Amiens e nunzio in Scozia. Dopo l'ufficio di vicecancelliere del regno, guardasigilli e precettore del duca di Alençon, fratello di re Carlo IX, fu inviato a Orleans per l'applica zione del concilio Tridentino e quasi contemporaneamente il 16 dicembre 1562 trasfe rito alla sede vescovile di SensoDesignato cardinale dei SS. Giovanni e Paolo il 4 luglio 1572, contava nella Curia romana per la stima di Pio Vedi Gregorio XIII. Procuratore della lega di Francia, chiese la scomunica di Enrico IVe del principe di Condè. 1114no vembre 1581Pellevè ebbe assegnato il titolo di S. Prassede, ilIO maggio 1591di metro polita dell'arcidiocesi di Reims. Morì il24 marzo 1594: cf. G. MORONI, Dizionario... , 52, p. 46-47; L.v. PAsToR,Storia dei Papi ... , VIII, p. 113; Hierarchia Catholica ... , III, p. 44, 106, 298.
127
-----~-----------,.--
ApPENDICE
20
CIRCA L'INTERVENTO DI GREGORIO XIII PER IL
MONTE DI PIETÀ DI BERGAMO
Asv., Congr. Episc. et. Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Non ho mancato di fare sapere alli capi del Consiglio di questa città che non manchino di rimettere il Monte della Pietà servando la forma che è prescritta nel breve del santissimo papa Gregorio XIII di felice me moria. Gli quali mi hanno risposto che subito che saranno ritornati dalle loro ville quelli di esso Consiglio ragionaranno insiemme e poi mi daranno ri sposta, della quale ne farò partecipe vostra signoria illustrissima et reve rendissima, si come la mi comanda con le sue lettere delli 3 del passato. Di Bergomo 9 di ottobre 1585. humilissimo servitore Marco Antonio Salomone All'Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo il signore cardinale di Senso Roma
128
---------'------------足
GIOVANNI BATTISTA MILANI
.--
1....-
GIOVANNI BATTISTA MILANI
Giovanni Battista Milani nacque nel 1527 circa. La sua famiglia appar teneva alla nobiltà veneta. Sembra che avesse legami di parentela con la nota umanista Cassandra Fedeli. Si ritiene, pur senza un'assoluta cer tezza, che Giovanni Battista Milani era fratello di Luca Raguseo, padre del noto teologo e filosofo Giorgio. Dopo aver raggiunto una ragguardevole posizione nella repubblica Ve neta, Giovanni Battista Milani abbandonò tutto ed entrò nei Chierici Re golari Teatini, dei quali fu eletto preposito generale nel capitolo generale di Genova del 1588. Dopo la morte del vescovo G. Ragazzoni il Capitolo dei Canonici e il Consiglio cittadino avevano proposto la nomina a suo sucessore del po destà Alvise Prioli. A tale scopo era stato inviato a Venezia il conte Gio vanni Gerolamo Grumelli. Papa Clemente VIII 1'8 aprile 1592 nominò Giovanni Battista Milani vescovo di Bergamo. La sua azione pastorale, pur assumendo in alcune situazioni atteggia menti severi, suscitando inevitabili reazioni, rinvigorì l'opera di G. Ra gazzoni nel far conoscere, accettare e praticare i decreti Tridentini. Furono di aiuto particolare a Giovanni Battista Milani i Teatini, inse diati in città grazie al suo interessamento. Giovanni Battista Milani visitò la diocesi nell'arco di cinque anni, ce lebrò tre sino di, diede particolare impulso all'insegnamento della dot trina cristiana, istituendone l'arciconfraternita in duomo e la festa an nuale nel giorno di S. Barnaba. Nel conflitto giurisdizionale tra la repubblica Veneta e Paolo V, Gio vanni Battista Milani seguì le direttive delle autorità civili, con le inevita bili ripercussioni negative nel clero e nei fedeli. Nel 1602 e nel 1608 corsero voci sulle sue probabili dimissioni. Giovanni Battista Milani non adempì personalmente le visite ad Ii mina. Egli rinunciò alla diocesi nel 1611. Per delega di Paolo V svolse an cora per due anni circa un incarico, non ben precisato, nel S. Offizio di Bergamo. A Giovanni Battista Milani ritirato a vita privata risale la fondazione
130
_
~
_----J
VISITE
AD LIMINA
del Consorzio per la fabbrica del Duomo, al quale volle che partecipas sero anche le autorità civili con i loro delegati. Milani fu benvoluto dalla città e il Consiglio cittadino se ne fece inter prete. Prevedendo la sua fine entro breve tempo, il Consiglio dispose di suffragarlo ogni anno, di concorrere alle spese dei funerali, e di far prepa rare a tre esperti un'epigrafe da esporre nella sacrestia del duomo dopo la morte del vescovo. Giovanni Battista Milani morì a Bergamo in concetto di santità a 92 anni "con dispiacere grande di tutti questi popoli e mio particolare (Emo), che con essi mi riconosco beneficiato tanto dall'amorevolezza sua".
Bibliografia: Fonti inedite: cf. ACVB, Arch. Cap., 158. Atti...• ff. 212v-214r. sed. cap. 16 mar. 1592,elezione del vicario capitolare Prisco Benaglio, arcidiacono; proposta di chiedere alle autorità l'elezione di Alvise Priuli a vescovo di Bergamo; 22 apr.i lettere di obbedienza dei canonici al neoeletto Giovanni Battista Milani; ibid., 227, Libro del Consortio ... , cit.; ibid., 615, Anni 1438-1715..., ff. 83r-89r, copia dell'atto notarile di fondazione del Consorzio per la fabbrica del duomo; ibid.• 1076, Discorso... , p. 1-9; ibid., Visita Mi/ani, 32 (1592),206 ff.+ ff.nn.; ibid., 33 (1594),265 ff.; ibid., 34 (1595), 121 ff.; ibid., 35 (1596),318 ff.; ibid., 36 (1603), 419 ff.; Asv, Reg. Episc., 24 (1593), f. 253v, 13 sett., valutazioni su alcune norme di Giovanni Battista Milani per gli ecclesiastici e il culto divino; ibid., Secr. Brev., 190. f. 240r-v, 13 apr. 1592.presa di possesso di Giovanni Battista Milani; ibid., 191, f. 171r-v,20 mago1592; ibid., S.S. Venezia, 41, ff. 130v-131r,133v-134v,9 feb., 15 mar., l? apro 1608, rapporti del nunzio Ber lingerio Gessi sulla possibile rinuncia di Giovanni Battista Milani alla diocesi e la candida tura del cav. Angelo Badoero (1565-1630); f. 300r, 16 feb. 1608, dispaccio a Gessi; espres sioni di stima del papa per il Badoero e sua disponibilità ad accoglierne il desiderio. BAV, Barberiniano lat., 5866, ff. 418v-419r,21ettere del card. Pietro Aldobrandini sui progetti del procuratore Delfini nell'eventualità della rinuncia di Giovanni Battista Milani alla dio cesi, che il papa non accetta a causa del troppo breve periodo del suo episcopato. 13 lug. 1603 (nel rapporto cronologico l'anno probabilmente errato dovrebbe essere il 1602) e 20 lug. 1602; ibid., 7792, f. 46r, 8 nov. 1613, rinuncia di Giovanni Battista Milani all'incarico svolto nel S. Offizio di Bergamo per mandato del papa. dopo le sue dimissioni da vescovo; f. 48r, 14 giu. 1617, notizia della morte di Giovanni Battista Milani comunicata dal vescovo Emo al card. Borghese, citazione (la data del 14giugno coincide con quella di D. CALVI. Effe meride ..., II, p. 306-307, al contrario degli altri autori citati più oltre). BCAM, Azioni, 43 (1590-1592), ff. 243v-244r. 16 mar. 1592,missione del conte Giovanni Gero lamo Grumelli a nome del Consiglio cittadino e dei canonici per chiedere alle autorità Ve nete la nomina di A. Priu1i a vescovo di Bergamo; ibid., 54 (1614-1616). f. 126r, 138r, 15 feb. 1615, istituita dal Consiglio cittadino la commissione per preparare l'epigrafe da appendere nella sacrestia del duomo, a ricordo, dopo la morte, di Giovanni Battista Milani, munifico benefattore dell'Hospital grande di Bergamo e di altri Istituti cittadini, nonchè per suffra garlo ogni anno. Fonti edite: cf. Acta Sinodalia ... , p. 123-142; F. GAETA. Badoer, Angelo, in Dizionario biogra fico... , 5, p. 99-101; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 299, 304. 313. 338; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 109.298-303; II p. 163-166. Letteratura: cf. G. B. DELTUFO, Historia della religione de' padri Chierici Regolari in cui si con tiene lafondatione e progresso di lei infino a quest'anno 1609, Roma 1609, p. 236, 247,253;
131
-----"'--------------- GIOVANNI BATTISTA MILANl
G. SILOS, Historiarum Clericorum Regularium, I, Romae 1650,p. 553; D. CALVI. Effemeride... , I, p. 94, 216, 410,501; II, p. 306-307,478; III, p. 352; F. UGHELLi,ltalia... , IV,p. 507-509; A. M. GUERRINI.Sinopsis ... , p. 92-93; Gerarchia ecclesiastica Theatina o sia notizia delle dignità ed impieghi conferiti da Sommi Pontejìci ed altri grandi personaggi a R.R.P.P. Chierici Regolari detti comunemente Teatini, Brescia 1745,p. 19 (la morte di Giovanni Battista Milani è indi cata al16 giugno); G. CAPPELLETTI, Le Chiese ... , XI, Lombardia, p. 525-526; L. DENTELLA.f Ve scovi ... , p. 348-352; Hierarchia Catholica... , III, p. 133; P. GAUCHAT. Hierarchia Catholica me dii et recentioris Aevi ... , IV, Monasterii 1953, p. 113; B. BELOTTI.Storia di Bergamo ... , III, p. 296; IV,p. 66-67, 88; C. N. BRANsoNjr., Les Éveques Theatins, in Regnum Dei, 45(1984), p.150 (la morte di Giovanni Battista Mi1ani è indicata al 13 giu.); M. JOSIPOVIC', Il pensiero filoso fico di Giorgio Raguseo nell'ambito del tardo aristotelismo padovano, Milano 1985,p. 33-37; G. ZANCHI, L'età post-tridentina... , p. 182; IDEM, I Vescovi di Bergamo ... , in Ritratti... , p. 126.
132
-----'---------------足
-------'-'---------------
RELAZIONE - 16 ottobre 1594
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., tf. IOr-17v La relazione per la visita ad limina del terzo triennio, 1591-1594, è composta da un fascicolo di 8 fogli, che portano la numerazione del vec chio catalogo, 309-314, 321, 326, e la recente, impressa col timbro. Il testo della relazione è scritto sui ff. 12r-15v(mm. 20x30), che hanno ai margini un notevole spazio bianco. Le frasi sono in gran parte sottolineate, probabilmente in sede di let tura nella Congregazione, la quale ha provveduto pure ad aggiungere le note sui f. 15v, 20v, 21v. La relazione porta la firma del vescovo Milani con la premessa Ita est. Egli delegò come procuratore per la visita ad limina il canonico Angelico Mapello, f. l lr-v (mm. 20x30), presentato con lettera autografa al cardi nale Gerolamo Mattei, f. IOr, 17v (mm. 19x28). Sono bianchi i f. 15r, 16r-v, 17r. Il fascicolo si trova in buone condi zioni.
21
Bergamo nei tempi passati ebbe due chiese cattedrali, delle quali una dedicata al beato Ales
Bergomum praeteritis temporibus duas habuit ecclesias cathedrales, quarum altera Beato Alexandro, l
1. L'origine del tempio dedicato a S. Alessandro risale, secondo la tradizione più co mune, alla memoria sulla tomba del martire fuori le mura, costruita dalla comunità cristiana in base alle disposizioni della legge romana dopo il 313.La costruzione della basilica in onore a S. Alessandro sulla sua memoria fu probabilmente avviata dopo la lettera di Costantino a Eusebio di Cesarea nel 324, con la quale esortava i vescovi a ri parare, ampliare e arredare con ogni cura le chiese, promettendo aiuti. L'opera iniziata da S. Narno, sembra sia stata portata a termine da S.Viatore, arricchita dal dono delle colonne da parte di Costantino e dotata con magnificenza da S. Grata. Accanto alla ba silica sorgeva l'antichissima chiesa di S. Pietro, la canonica, l'imponente torre e la bionda. La tradizione sostiene che la prima sede episcopale di Bergamo fu la basilica Alessandrina con la domus S. Alexandri e che per ragioni di sicurezza i cristiani provvi dero anche a un posto più sicuro dentro le mura. La chiesa di S. Vincenzo, originaria mente dedicata a S.Agnese, al centro della città, avrebbe servito allo scopo. Non è im
134
_ _ _------J
_
VISITE
AD LIMINA
probabile che, come in altre città, anche a Bergamo vi siano state così due cattedrali. Con !'invasione dei Longobardi ariani, i cattolici furono privati della cattedrale al cen tro della città, ricuperata dopo la conversione degli invasori (che iniziò con Agilulfo, 590-616) ovvero con la vittoria dei Franchi (774).Una lettura diversa delle poche noti zie della tradizione nel contesto della situazione storica di quell'epoca, porterebbe alla costatazione che la residenza vescovile fuori le mura era troppo pericolosa e che le chiese venivano costruite non solo sulle tombe dei martiri, vigendo l'obbligo della presenza delle reliquie dov'era fissato l'altare. La basilica alessandrina sarebbe perciò divenuta cattedrale dei cattolici dopo l'invasione dei Longobardi ariani, che avrebbe ro requisito cattedrale e sede episcopale, al centro della città per il loro culto. In tale circostanza sarebbero state allargate le mura sino a includervi la basilica alessandrina. A conversione avvenuta degli ariani, S. Vincenzo avrebbe ripreso a funzionare come unica cattedrale, con le implicazioni giuridico-ecclesiastiche del caso, evidenti nel te stamento di Taidone (774): ecclesia di S. Maria e S. Vincenzo = chiesa principale o pio vana o cattedrale; basilica di S. Alessandro = tempio suffraganeo o dipendente. La ba silica alessandrina si trovò quindi fuori della cerchia murata dopo il 774, quando le mura, distrutte per l'invasione dei Franchi, furono riportate sull'antico tracciato. La distruzione voluta dalle autorità Vene te nel 1561fu un gravissimo colpo al patrimonio culturale, sociale e religioso di Bergamo. La basilica, arricchita lungo i secoli dalle do nazioni dei fedeli, era forse la più antica, ma senz'altro la più nota e venerata delle tre basiliche cemeteriali costruite fuori dalle porte delle mura di Bergamo alta. Sorgeva sul dosso angusto che congiunge i colli di S. Giovanni e S. Vigilio. La facciata s'innal zava a circa trenta metri dalla colonna che il vescovo Emo volle collocata in memoria. Il tempio, secondo il documento fatto redigere dal vescovo F. Cornaro nel 1561, aveva una lunghezza esterna di circa mt. 47.A nulla valsero i tentativi presso le autorità per impedirne la distruzione. L'ultima cerimonia liturgica fu la processione del vescovo, dei canonici dei due Capitoli, di personalità civili e religiose, del clero e del popolo per il trasporto delle reliquie nel duomo di S. Vincenzo. La relazione scritta non nasconde la commozione personale e comunitaria per il gravissimo avvenimento. Sulla basilica fu fatta crollare l'imponente torre. Tra le opere perse, anche le due grandi statue di Adamo ed Eva poste alla porta centrale della basilica "dalle quali, ricorda il Calvi, la plebe rade a la polvere per dar a mangiare a mariti e mogli quand'erano fra loro in di scordia e contesa, a fine di riconciliarli insieme". Furono invece salvati 13 bassolirievi in bronzo, trasportati in S. Vincenzo. Pio IV dispose con breve la costruzione di un'i dentica basilica, ma le vicende successive non favorirono l'esecuzione del progetto. Numerosi gli accenni e le descrizioni della basilica alessandrina da parte degli storici e in documenti coevi: cf. ACVB, Cathedralis Bergomi visitatio S. Caroti 1575 (ms) (cita zione: Visitatio cathedralis), ff. 3v-4r; ibid., Arch. Cap., 61 I, Tres dissertationes l) moe nia Bergomi 1561 2} Processus translationis reliquiarum ab aede cathedralis S. Alexandri diruta ad cathedralem S. Vincentii 3} Visitatio reliquiarum in aliquibus ecclesiis urbis Ber gomi facta aD. Carolo archiepiscopo cardinali (rns), fl. l r-4Iv, 49r-74v; B. DE PEREGRI NIS, Opus divinum de sacra acfertili Bergomensi vinea ex diversis autenticis catholicisque Iibris et scripturis diligenti cura collectum Senatui Populoque Bergomensi dicatum, Bri xiae 1553, p. 2; A. MUCIUS, Theatrum sex partibus distinctum quo ornatissima quadam quasi scaena plurima non modo antiqua sed recentiora etiam domorum rerum virorum que, illustrium Bergomatum monimenta poetice referuntur. Bergomi 1596, p. 70-71; M. MUZIO, Sacra historia di Bergomo divisa in tre parti. Nella prima parte si contengono le vite de' santi, nella seconda le vite de' beati, nella terza le reliquie insigni di essa città et diocesi, Bergorno 1621, p. 78; C. COLLEONI, Historia quadripartita di Bergamo et suo ter ritorio nato gentile et rinato christiano, 2 voll., I, Bergamo 1617,II/l-2 Brescia 1618, I, p. 188-189 I, (citazione: CELESTINO); D. CALVI, Effemeride... , I, p. 198; Il, p. 2,246,370,525, 569,572,584 citazione; III, p. 32, 378-381,385; M. Lupo, Codex Diplomaticus Civitatis et Ecclesiae Bergomatis digestus notis.et animadversionibus iIIustratus, 2 voll., Bergomi 1784-1799,I, p. 657,781; G. RONCHETTI, Memorie ... , I, p. 80,120-121; G. CAPPELLETTI, Le
135
_------'-1....-------------
RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
sandro l'altra al beato Vincenzo. Ma dato che la città 33 anni fa
altera Beato Vincentio dicata fuit? Sed cum Urbs tribus et triginta
Chiese... , Lombardia, XI, p. 518-524; A. MAZZI, 1Martiri della Chiesa di Bergamo Proiet tizio, Asteria, Giovanni, Giacomo, Domno, Domneone, ed Eusebia, Bergamo 1883, p. IX XXXV; E. FORNONI, L'antica basilica alessandrina e i suoi dintorni, Bergamo 1885; IDEM, Le cattedrali di Bergamo, Bergamo 1907; A. MAZZOLENI, Guida di Bergamo stori co-artistica con illustrazioni e pianta, Bergamo 1909, p. 71-72; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , III p. 65-66, 169-183, 189-195; L. DENTELLA,! Vescovi... , p. 15-21, 132; B, BELOTTI, Storia di Bergamo, .. , I, p. 73, 77,84, 86,103,125,130,132,137,142,144 passim, 153, 159, 204,219 passim, 225, 234, 252, 258, 262 passim, 270 passim, 328; II, p. 157,161, 184, 195, 272,279,294,382,395; III, p. 262, 295, 309-310, 328; L. CHIODI, L'antica basilica di S. Alessandro e le mura di Bergamo, in Le mura di Bergamo, Bergamo, 1977, p. 319-322; IDEM, Dall'introduzione... , p. 19, 22-23; Le pergamene degli Archivi di Bergamo a. 740-1000 a cura di MARIAROSA CORTESI. Edizione di M. L. Bosco,P. CANCIAN,D. FRIOLI, G. MANTOVANI. in Fonti per lo studio del territorio Bergamasco, VIII, Bergamo, 1988, per gamene N. 6, 9, IO, II, 12, 15, 17, 18,24,38,74,95, 106, 143, 147,152, 159, 170, 171, 193, 194,202,203,204; G. PICASSO, Le canoniche di San Vincenzo e di Sant'Alessandro, in Ber gamo e il suo territorio nei documenti alto medievali. Atti del Convegno Bergamo 7-8 aprile 1989, a cura di MARIAROSA CORTESI, in Contributi allo studio del territorio Berga masco, VIII, Clusone 1991, p. 63-67.
2. È sorprendente che Bergamo abbia espresso per secoli devozione a questo santo spa gnolo, contemporaneo di S. Alessandro, diacono di Saragozza, martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano, dedicandogli una chiesa preminente rispetto alla stessa basilica alessandrina, ritenuta matrice di tutte le chiese della diocesi. Rimane inspiegabile che il culto a S. Vincenzo sia stato rimosso e che nemmeno le sue reliquie siano menzionate nell'elenco ufficiale di questa e delle altre relazioni. Forse il contra sto tra la politica della Serenissima e della Spagna fu una della cause che contribui a far perdere la memoria di questo santo. L'esistenza di una chiesa nel 560 su quell'area urbana si ritiene probabile. E' noto che dopo l'affermazione definitiva del cristiane simo, per il culto furono sfruttati basiliche o templi pagani. La stessa situazione potè senz'altro verificarsi a Bergamo tenuto conto dell'area centrale e della vicinanza del foro civile. Reperti di materiale d'epoca romana sono stati trovati nella vecchia costruzione. Se la chiesa non fu dedicata all'origine a S. Vincenzo, si parla di S. Agnese, quel santo fu senz'altro imposto dai Longobardi ariani, assai devoti a lui, quando requisirono il tempio per il proprio culto. A conversione avvenuta ridivenne unica cattedrale catto lica, come tale essendo stata dichiarata dal vescovo Giovanni nel 690. Il gasindio Tai done nel testamento del 774 ricorda la ecclesia di S. Vincenzo, con le implicazioni già accennate a nota n. I. Il tempio riccamente dotato dalla pietà dei fedeli lungo i secoli, fu probabilmente rifatto due volte prima del sec. Xv. Di modeste dimensioni, aveva un portico e un protiro, un solo altare, in seguito due, dedicati rispettivamente alla SS.ma Trinità e a S. Silvestro. 112 maggio] 459 il vescovo G. Barozzi pose la prima pie tra del nuovo tempio dedicato a S. Vincenzo e a S. Alessandro e ne affidò il progetto al Filarete (A. Averulino): cf. Acvs, Visitatio cathedralis , f. 3r-v, 9v-9r, llr-25v; CELE STINO, Historia ... , 1I/l, p. 193; M. MUZIO, Sacra historia , p. 43-82; D. CALVI, Effeme ride ... , I, p. 18,41,121,124,310; II, p. 15-16,569; III, p. 378-379,420; M. Lupo, Codex Di p/omaticus... , I, p. 657,781; G. RONCHETTI, Memorie ... .I, p. 76-78,80,120; Notizie Patrie, Bergamo 1855, p. 51; A. MAZZI, Alcune indicazioni per servire alla topografia di Ber gamo nei secoli IX e X, Bergamo 1870, p. 8-12; IDEM, Corografia Bergomense nei secoli VIII, IX e X, Bergamo 1880, p. 67-68; IDEM, 1 Martiri ... , p. XXXII-XXXV; E. FORNONI,
136
--------'-""--------------
VISITE AD LIMINA
abhinc annis senatus Veneti de creto novis operibus muniri coepis set, ab eamque rem ecclesia Sancti Alexandri (quod ita munitionis ra tio postulabat) solo aequata fuis set,' eius canonici in ecclesiam Sancti Vincentii commigrarunt et
per decreto del senato Veneto co minciò a essere fortificata con nuove costruzioni, e pertanto la chiesa di S. Alessandro fu rasa al suolo (perché così richiedeva il si stema della fortificazione), i suoi canonici si trasferirono nella chiesa di S. Vincenzo. Ed essendo
L'opera del Mascheroni nella costruzione della cupola del duomo, estratto dall:4teneo di Bergamo nel primo centenario della morte di L. Mascheroni, 2, p. 141-143; IDEM, li Foro antico di Bergamo, in Atti dell'Ateneo di Scienze Lettere ed Arti di Bergamo, 12 (1894-1895), p. 1-42; IDEM, Le cattedrali... , cit.; A. MAZZOLENI, Guida ... , p. 9-11, 69-72; A. G. RONCALLI, Gli Atti ... , 111,p. 65-79; L. DENTELLA, I Vescovi... , p. 46; B. BELOTTI, Sto ria di Bergamo ... , I, p. 81, 94-95,120,131,197,199,204,206,225,234 passim, 263 passim, 266,270 passim, 387; II, p. 4-5, io, 122, 144, 158, 161 passim, 195,210,234,279; III, p. 103,108,176,216,262,375; L. PAGNONI, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo. Appunti di storia e arte, 2 voli., Bergamo 1974,I, p. 3; V. ZANELLA, Bergamo città, Ber gamo 1977,p.91; L. CHIODI, L'antica basilica ... , p. 319-322; IDEM, Dall'introduzione....p. 22-23; T. MORA L, Vincenzo diacono di Saragozza, santo, martire, in Bibliotheca Sancto rum, 12 volI., ristampa, Roma 1986, XII, p. 1150-1155; P. CAPELLINI, Per le facciate del Duomo del Filarete tecniche di restauro tra passato efuturo, in L'Eco di Bergamo, 26 ago sto 1986; p. 11; G .DALEZZE, Descrizione ... , p. 166-168; Le pergamene... , N. 27,37,46, 54, 68,124,153,172,184,186,192,193,194,198; B. CASSINELLI, La Chiesa matricediS. Vin cenzo e il suo battistero, in B. CASSINELLI·L. PAGNONI· G. COLMUTO ZANELLA, li duomo di Bergamo, Bergamo 1991, p. 2-45; G. COLMUTO ZANELLA, L'Architettura..., ibid., p. 136-149. 3. "Dalla banda dello stato di Milano dove il dominio Veneto è meglio guarnito, si tro vano l'infrascritte fortezze in distanza, come si è detto, di centocinquanta miglia. E prima Bergamo, che per arte e per natura può andare nel numero di quelle che hanno il primo luogo, benchè sia stato necessario d'accomodarsi al sito. Fu fabricata dal sig. Sforza mio pre., ma per un disordine che seguì in sua absenza, si può solo desiderare qualche alteratione verso la cappella, intorno a che ho disegnato alcuni miei pensieri, i quali spero che sarebbono di compìto gusto e servizio a quella piazza". Questa testi monianza di Alessandro Pallavicino si aggiunge alle altre già note circa l'opera colos sale, costruita sotto la direzione di Paolo Berlendis, la quale misurava mt. 5.117 e che richiese uno sforzo finanziario superiore ai 100.000 ducati previsti. Con la basilica alessandrina furono distrutti il convento di S. Stefano, le chiese parrocchiali di S. Gia como e S. Lorenzo, da 300 a 600 abitazioni civili, notevolmente danneggiata la chiesa di S. Andrea e il convento di S. Grata. Un ultimo tentativo fatto da un'ambasceria di Bergamo al senato veneto non approdò ad alcun risultato e il6 agosto 1661 ai rettori fu comunicato che la fortificazione sarebbe stata fatta "con pochissimo danno di quelli fidelissimi nostri, ma ben con grandissima sua utilità et con sicurtà delle fa cultà, della vita et dell'honor loro". Queste ultime fortificazioni erano state precedute, come noto, da quelle d'epoca romana, con parapetto merlato, interrotto da torri pure merlate, di cui rimangono vestigia vicino a Porta Dipinta, sotto il monastero di S. Grata e da S. Lorenzo verso la Cittadella. Si ha notizia di fortificazioni all'epoca longo barda con Guidulfo, 591, con Rotari nel701 in occasione dell'assalto di Ariperto, e poi con Arnolfo, nell'894: ACVB, Arch. Cap.,611, Tres dissertationes...,ff.lr-41v; BAV, Barbe riniano lat., 7804, f. IlOr-v, Discorso per fortificatione dello stato Veneto del marchese
137
RELAZIONE
16 OTTOBRE 1594
collegio canonicorum illius aggre stati aggregati al collegio dei cano gati, ex duobus unum Capitulum nici di quella, dei due Capitoli se factum est,' ne costituì uno solo. Alessandro Palla vicino; ibid., Vaticano lat., 9559, ff. lr-55v, Breve trattato del sig. Galileo Galilei dottor in matematica nello studio di Padova, dove per via di compendio insegna il modo di fortificar le città e d'espugnarle, diviso in due parti (testo fatto trascrivere dal card. Angelo Mai); BCAM, I Ducali A (1428-1566), ff. 282v-283r, citazione f. 283v, 285v-286r; A. MAZZOLENI. Guida ... , p. 113-114; Le mura di Bergamo ... , cit.; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , II, p. 102-104; P. CAPELLINI, Mura Venete: un patrimonio in attesa di valorizzazione storica e artistica, in L'Eco di Bergamo, 30 agosto 1987,p. 6; G. DALEzzE, Descrizione... , p. 45-60; A. A. SETTIA, Potere e sicurezza nella bergamasca del secolo X, in Bergamo e il suo territorio... , p. 46-55; B. BELOTTI, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, 8 voll., Bergamo 1989, I, p. 149; IV, p. 149-159.
4. Secondo la tradizione storica Bergomense il Capitolo cattedrale sarebbe stato fon dato da Proietti zio, primo arcidiacono, martire nella basilica alessandrina, con il nu mero originario di 40 canonici, portato a 44 dal vescovo Giovanni, martire. È pure tra dizione che un altro arcidiacono, Giacomo, sia stato martirizzato con 40 chierici (ca nonici?) dagli ariani. Nel sec. VII il Capitolo era già diviso in due capitoli o congrega zioni: di S. Alessandro, con il preposto, 17 canonici e alcuni cappellani, di S. Vincenzo con l'arcidiacono, l'arciprete, 24 canonici e i cappellani. È da supporre che dal testa mento di Taidone furono indirettamente beneficati anche i due Capitoli. Una tradi zione recepita negli atti della visita pastorale del vescovo Ruzini vuole che il vescovo Alberto (Adelberto) Canimalo (Cari mal o) (888-929). nel 908 pose le fondamenta della chiesa di S. Vincenzo e vi trasferi dalla basilica alessandrina l'arcidiacono, l'arci prete e 24 canonici. Di questo vescovo, assai noto per le vicende avventurose con re Arnolfo, è documentata l'istituzione della vita comune tra il clero di S. Vincenzo nell'897, e anche poco dopo per quello della basilica alessandrina. Dopo il diploma di re Berengario I ad Adelberto nel 904, con il diritto di ricostruire le mura e le fortifica zioni, la titolarità dei districta e dei poteri pubblici, i due Capitoli andarono acqui stando un ruolo politico di primo piano, e divennero protagonisti, col vescovo, del passaggio dalle istituzioni feudali a quelle comunali. Le due basiliche, unificato il culto dopo la conversione degli ariani, rimasero espressione con i rispettivi Capitoli di due tendenze politiche e sociali contrapposte. Il capitolo alessandrino, prevalente mente legato alla famiglia Suardi, restò solidale coi conti del contado e svolse una po litica filoimperiale. Il Capitolo di S. Vincenzo, dominato dalla famiglia Rivola, filopa pale, più attento ai bisogni cittadini, rimase fedele al vescovo da cui ebbe numerose concessioni (castelli di Calcinate e Palosco, la fiera di S. Alessandro, la districtio suifa muli di Suare, Gavaizo, Bundo e Sumasca), tanto che il suo patrimonio con quello epi scopale diventò titolare di diritti derivanti direttamente dal fisco regio (diritti sui mer cati e sui castelli). I legami tra il capitolo di S. Alessandro e la famiglia comitale si de sumono dall'abbandono da parte dei conti del contado di terre nel contado cittadino attraverso vendite e donazioni alla basilica alessandrina, che qui sarebbe troppo lungo esporre, mentre da Lupo risulta che non fu mai intestataria la canonica di S. Vincenzo. Il partito comitale e il capitolo alessandrino tentarono di conservare in qualche modo il controllo sulla città. Fino alla metà del sec. XI la vita cittadina si svolse apparente mente senza scosse istituzionali, nell'ambito di una pacifica convivenza tra canonici e vescovo. Tutto cambiò con le investiture per le controversie suscitate non solo dalla precedenza, dalla riscossione delle penitenze, dal rifiuto dei presbiteri vincenziani di prestare fedeltà agli ordinari di S. Alessandro, ma per la questione essenziale cosi detta de matricitate. Il capitolo di S. Vincenzo sostenendo Ecclesiam suam antiquitus matricem esse, negava al capitolo alessandrino la titolarità di quei diritti e poteri dei
138
-----'-'-------------
VISITE
AD LIMINA
Buie Capitulo, quod nune ex quadraginta quatuorcanonicis eon-
A questo Capitolo, che ora è composto di 44 canonici, presi e
quali quest'ultima dichiarava godere per consuetudine e soprattutto rivendicava per sè la titolarità esclusiva dell'elezione del vescovo perché unica cattedrale. Le contro versie più note tra i due capitoli scoppiarono tra il 1077-1082 e nel 1135,questa prece duta da una lite tra il vescovo e la canonica alessandrina nel 1129.11 decreto del ve scovo Arnolfo nel 1081e di re Enrico nel 1082 che rispose col placito su ricorso dei ca nonici alessandrini, chiuse temporaneamente le discordie. L'intervento di Innocenzo II nel 1135 per esortare alla pacificazione non fu accolto, né quello dell'arcivescovo di Milano nel 1140. I canonici di S. Vincenzo rifiutarono obbedienza anche al vescovo. 11 diploma di Federico Barbarossa del 1183 confermando quello del1156 forniva nuovo materiale ai due Capitoli per la controversia. Infatti col diploma il vescovo aveva otte nuto la titolarità di ogni potere di governo su città e contado. L'elezione di Lanfranco Rivola a vescovo frustrò il tentativo del capitolo alessandrino e del partito comitale di avere il controllo sulla vita pubblica cittadina. Le reazioni furono tumultuose e le ri torsioni non si fecero attendere. La transazione del 1189 riportò la calma tra i due Ca pitoli, seguita dalla pace siglata dalla fusione delle gerarchie delle due canoniche in un'unica cattedrale. Finì anche il periodo storico nel quale le due canoniche avevano svolto un ruolo fondamentale come istituzioni titolari di un potere di determinazione della vita politica cittadina. Non per questo cessarono le controversie tra i due Capi toli alimentate da interessi economici, sociali, di prestigio, e da tradizioni o usanze an tagoniste. La distruzione della basilica alessandrina costituì per il suo capitolo ri spetto all'intera cittadinanza, un dramma ancora più angoscioso. Pio IV con il breve del dicembre 1561 concesse al capitolo di risiedere in coro con i canonici di S. Vin cenzo e di trasferire le reliquie in duomo sino alla costruzione della nuova basilica. Il 17 dicembre 1561 fu redatto Yinstrumenturn concordiae. Pio V con motu proprio del31 dicembre 1567dispose che i due Capitoli si unissero, ma invano, forse per la speranza del capitolo alessandrino di dare inizio alla nuova basilica. Giovanni Girolamo Al bani, nipote del card. G. G. Albani, cedette un'area di sua proprietà a tale scopo nel 1610. Continuarono le controversie tra i due Capitoli, e col vescovo. L'unificazione fu attuata, come si vedrà più oltre, solo durante l'episcopato di Giustiniani: cf. ACVB, Arch. Cap., 221, Capituli generalis Bergomen. (rns), copia della bolla Superna disposi tione di Pio IV, 8 dicembre 1561; copia della Sententia declaratoria concordiae anno 1561 inter DD. praelatos et canonicos Ecclesiae Bergomensis initae super quibusdam praeheminentiis DD. praepositi et archipresbiteri eiusdem ecdesiae; ibid., Visitatio cathe dralis ... , ff. 4r-7v; ibid., Visita Ruzini, 71 (1699), f. 225r; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 151-152,184,223,335,369,416; II, p. 29, 51, 218-219,286-287,335, 390, 477, 528,595-596, 645; III, p. 203, 220-221, 248, 286, 357-358, 420, 445, 472-473; A. M. GUERRINI, Sinop sis , p. 4-9, 12,59,72-74; V. CORONELLI, Sinopsis... , p. 3-5,7-11; G. RONCHETTI. Memo rie , I, p. 78-79; B. VAERINI, Gli scrittori di Bergamo o sia notizie storiche e critiche in torno alla vita e alle opere de' letterati bergamaschi, Bergamo 1788,p. 19; IDEM, Scrittori di Bergamo Vescovi e Cardinali. Con appendice. Pubblicazione offerta a mons. F. Giulio Arrigoni di Bergamo arcivescovo di Lucca per il suo giubileo pontificale, Bergamo 1874, p. 105-106; B. CAVICCHIONI, Bergomen. Col/ationis ... , p. III; L. DENTELLA, l Vescovi... ,p. 46-48; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , l/I, p. 195,236-244; C. STORTI STORCHI, Diritto e Istitu zioni a Bergamo. Dal Comune al/a Signoria, Milano 1984, p. 52-90; L. CHIODI, Dal ve scovo Adelberto al/e origini del libero comune, in Storia religiosa del/a Lombardia, 2, Dio cesi di Bergamo ... , p. 39-44; A. PESENTI, La chiesa nel primo periodo di vita comunale 0098-1187), in ibid., p. 69-71; Le pergamene... , N. 34, 37,54, 68; G. VALSECCHI, "Interro gatus ... respondit ..... , p. 9-44,127-271; G. PICASSO, Le Canoniche... , p. 63-67; B. CASSI NELLI,La Chiesa matrice ... , p. 21. 26-28; G. COLMUTO ZANELLA, L'Architettura... , p. 150;
139
-~-~--------------
RELAZIONE
16
07TOBRE
stat, tres dignitates praesunt? inter quas honestiorem locum archidia conus.' secundum praepositus,' ter tium Archipresbiter obtinet? Archidiaconus et archipresbiter collegio Sancti Vincentii adscripti sunt, praepositus vero collegio Sancti Alexandri. In hoc Capitulo ad conci/ii Tri dentini praescriptum 9 lector et poe nitentiarius electi iam sunt lO et mu nus suum exercent.
1594
dono tre dignità, tra le quali l'arci diacono occupa un posto più ono rifico, al secondo posto c'è il pre vasto, al terzo l'arciprete. L'arci diacono e l'arciprete sono iscritti al collegio di S.Vincenzo, il prevo sto invece al collegio di S. Ales sandro. In questo Capitolo, se condo quanto stabilito dal conci lio di Trento, sono già stati eletti il lettore e il penitenziere, ed eserci tano il loro ufficio.
A. ZONCA, "Est una matrix Ecclesia". A proposito di due recenti studi sulla Chiesa di Ber gamo nel Medioevo, in Archivio Storico Bergamasco Rassegna semestrale di storia e cul tura, 18-19 (1990), p. 261-284. 5. Cf. ACVB, Arch. Cap., 121, Statuti... , cit.; A G. RONCALLI, Gli Atti ... , 1/1, p. 129-163.
6. Cf. ACVB, Arch. Cap., 125,Anno 1582 Decisioni diverse (ms) opuscolo n. 22 (ms) compiti dell'arcidiacono; Acta Sinoda/ia ... , p. 7-8, De officio archidiaconi. 7. Cf. Acta Sinoda/ia ... , p. 8, De officio praepositi. 8. Cf. ibid., p. 8-10, De officio Archipresbiteri. 9. Cf. Sesso XXIII, cap. 8. lO. L'ufficio di penitenziere fu istituito il 28 marzo 1574 e nell'ottobre successivo quello di teologo. Precedentemente la nomina del maestro teologo non aveva trovato con cordi i canonici e il vescovo Cornaro. Questi nel 1572 aveva proposto all'incarico fra Alessio da Siena, domenicano, mentre i canonici avevano preferito eleggere fra Mat teo da Tagliuno, conventuale. L'istituzione dei nuovi uffici richiese la loro dotazione con prebende e sollevò questioni giuridiche, fatte presenti alla Congregazione del Concilio. Gregorio XIII col breve Exponi nobis nuperdel27 gennaio 1580 aveva dispo sto che il canonicato e la prebenda riservati alla Santa Sede vacanti per primi, dopo aver provvisto l'ufficio di penitenziere, fossero destinati all'ufficio del maestro teo logo. Con tale provvedimento sarebbe stata liberata la prebenda e il canonicato di Leonardo Benaglio dalla pensione annua di 80 scudi d'oro di camera riservati su di essa per il teologo. Eretta una prebenda canonicale vacante in teologale, per lo scarso reddito annuo essa fu dotata di cinque benefici semplici e alle 15 pertiche bergama sche di terra in Ciserano, furono aggiunti il chiericato di S. Martino il 26 settembre 1586 da Ragazzoni e in seguito quello di S. Agata di Bergamo. Milani il 30 giugno 1594 assegnò il chiericato di S. Martino a Nembro, Grimani nel 1664 aggiunse il chieri cato di S. Giovanni Battista a Telgate. Le divergenze tra il vescovo e i canonici per le procedure da adottare nei confronti delle nomine o di altre questioni furono segna late alla Congregazione del Concilio. Questa durante l'episcopato di Comaro fu ri chiesta se i canonici dovevano dare il loro consenso alla nomina del teologo fatta dal vescovo. Con Ragazzoni sorse la questione del ruolo dell'Ordinario per l'assegna zione della prebenda canonicale vacante o nel mese disponibile per il Capitolo o nei
140
-----"'-------------- VISITE
AD LIMINA
Duo item primicerìi creantur, pe nes quos caeremoniarum, rituum et celebrationis divinorum officiorum regimen est, et cum is qui prior re nuntiatus fuit abest, alter eius vices supplet:" Praebendae tripartitae in prae sbiterales, diaconales et subdiaco nales dividuntur. 12 Canonici professionem fidei cat-
Similmente sono costituiti due primiceri, ai quali spetta il go verno delle cerimonie, dei riti e della celebrazione dei divini uf fici, e quando quello che fu nomi nato per primo è assente, l'altro lo supplisce. Le prebende si dividono in tre categorie, presbiterali, diaconali e suddiaconali. I canonici fanno la professione
mesi riservati alla Santa Sede. La Congregazione fu interpellata anche circa la parteci pazione di diritto del teologo a tutte le distribuzioni quotidiane assegnate di regola solo a chi frequentava il coro, esclusi perciò gli assenti, come il teologo impegnato nelle sue funzioni. Nonostante il giudizio contrario dei canonici, il papa stesso sciolse positivamente il dilemma. Egli affermò a più riprese, di fronte alla domanda postagli dall'incaricato della Congregazione del Concilio, che le distribuzioni, nonostante la norma del diritto comune lo vietasse, erano da corrispondere al teologo non solo per le ore mattutine e per la messa solenne ma anche per tutto il giorno: cf. Acva, Arch. Cap., 158, Atti ..., ff. 111r-114r, l67r-169r; ibid., Visita Ruzini, 71 (1699), ff. 26r-27r; Asv, Arm. XLII, 41, ff. l13v-114v, 27 gen. 1580; ibid., C. Conci/ii, Positiones, l, ff. 185r-189v; ibid., 4, ff. 27r-28v, 467r-469v, 474v-475v; A. G. RONCALLI, Gli Atti ..., l/I, p. 257-262. Il. Nella seduta capitolare del28 giugno 1594 era stato eletto primicerio il canonico Gio vanni Antonio Guarneri, preposto di Ghisalba, già familiare del card. Ranuccio Far nese. Per l'occasione gli erano stati illustrati i compiti del suo ufficio. Il Guarneri morì nel 160I; cf.Acvs, Arch. Cap., 158,Atti ..., ff. 222v-223r, 257r; ibid., 125,Anno 1582. Deci sioni ..., opuscolo n. 22; ibid., BI, De officio primicerii etforma iuramenti in statuto capi tu/ari 1357 (ms), fascicolo sui compiti del primi cerio e del suo coadiutore, 1576-1735 . (ms), ff. nn.; Acta Sinodalia ..., p. IO-Il, De officio primicerii. 12. Prima del concilio di Trento le prebende canonicali erano assegnate secondo le classi sacerdotali (per i soli sacerdoti) e le classi semplici, col divieto di passare da una classe all'altra. Dopo il concilio di Trento le prebende furono distinte in sacerdotali (22 cano nicati), diaconali (Il canonicati) e suddiaconali (II canonicati). Ciò determinò la pos sibilità di optare per una prebenda diversa da quella assegnata, quando il canonicato era vacante, e fu all'origine di liti giudiziarie tra gli aspiranti, come segnalerà in se guito il Barbarigo nella relazione del 1660. Sul finire del 1600 erano in corso varie ver tenze. Il canonico Pietro Bonghi reclamava 23 lire da Pietro Azolletti. Il vicario preto rio aveva ordinato il sequestro dei beni della prebenda del canonico Antonio Calep pio a Bonate Sotto. Vi era stata una dichiarazione circa le distribuzioni dovute al cano nico Giacomo Valoti e una sentenza contro gli eredi di Giacomo di Orio sui beni di Vezzanica. Un diritto di opzione aveva creato una lite giudiziale tra i canonici Anto nio Galasso e Prospero Fogaccia. Il capitolo di S. Vincenzo aveva ottenuto una sen tenza contro Bartolomeo Acerbis affittuario di una bottega di sua proprietà in Città Alta, citato in giudizio Antonio Natali circa i beni posseduti a Levate, aperto una causa con il canonico Andrea Paganello, che era ricorso alla Curia romana, per le di stribuzioni quotidiane non corrispostegli sia per la malattia della gotta che lo teneva
141
- - - _......_ ' - - - - - - - - - - - - - - -
RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
holicae faciunt, quod et caeteri om di fede cattolica, così come so nes ad quos pertinet praestare so gliano fare tutti gli altri che vi lent:" sono obbligati. Accudiscono alla Eidem ecclesiae sex custodes, to medesima chiesa sei custodi, al tidem vel plures capellani et bini sa trettanti o più cappellani e due sa cristae ministrant," cristi. Horae canonicae et reliqua di Le ore canoniche e gli altri di vina offida non indecore peragun vini uffici sono espletati con de tur." coro.
lontano dal coro, sia perché ignorava il canto. Bartolomeo Carminati, procuratore del Capitolo, aveva fatto causa a un affittuario dei beni capitolari. n capitolo di S. Alessan dro aveva una vertenza con Pietro Moratello per i livelli non corrisposti, cui se n'era unita un'altra condotta da quest'ultimo e da Francesco Previsino contro il Capitolo stesso: cf. ACVB, Arch. Cap., 158,Atti..., f. 231r, 270r-280v; ibid., 419, Fundamenta capel laniarum et legatorum cathedralis SS. Alexandri et Vincentii Bergomi (ms), 53 ff.; ibid., 600, Processo per il rev.do clero secolare e regolare di Bergamo contro il spett. territorio piano pro causa dell'esaccione de salnitri stata transatta et accordata (ms), Variiactus iu diciales et sententiae veteres et etiam novae in iure de anno 1600: causa Bonghi (1590), Acerbis (1593), Caleppio (1592), Giacomo di Orio (1590). Natali (1602), Carminati (1604-1605); ibid., 720, Rev. Capituli S. Alexandri contra d. Petrum Moratellum pro li vello et laudemio broli in vicinia S. Gratae cum sententiis et condemnationibus expensa rum adfavorem r.mi Capituli ab anno 1608 usque ad 1614 (ms), ff.nn.; ibid., 724, Mul tum r.di Capituli S. Vincentii contra r.Paganellum 1589-1591 (ms), ff.nn.; ibid., 729,1603 Causa canonici Galassi(ms), 260 ff.; ibid., 733, Rev.di Capituli S.Alexandri contra Previ cinum 1609 (ms), 45 ff.; Sesso XXIV, capp, 4, 12; Acta Sinodalia... , p. 14-16; A. G. RON CALLI, Gli Atti..., III, p. 90-98.
13. Cf. ACVB, Arch. Cap., 1075,Forma professionis seu iuramentifldei ab lll.mis et Rev. mis D.D. canonicis cathedralis Bergomi facienda iuxta bullam S.S. Papae Pii 1Vad tenorem dispositionum sacri concilii Tridentini editam. Gandini! Ioseph Maria Luganen. strictio ris observantiae S. Francisci scripsit ex com. Ill. mi Capituli (ms), 3 ff.; ibid., Modus seu forma possessum dandi lll.mis et Rev.mis canonicis cathedralis Bergomi (ms), 2 ff.; ibid., 121, Statuti... , f. 2r, formula della professione: Ego N. spondeo et promitto veram obe dientiam Summo Romano Pontifici simulque detestoromnes haereses, ortodoxaefldei pu blicam professionem facio in omnibus et per omnia iuxta desuper traditam formam in bulla! r.Pii 1V pontificis maximi sub data idibus novembris 1564; ibid., 112, Statuta ... , copia a stampa della Forma iuramenti; ibid., 114, Statuta capitularia annorum 1307-1357(ms), con la formula del giuramento per i canonici diversa da quella tras critta più sopra; Bullarum..., VII, p. 327-329,bolla di Pio IV Iniunctum nobis del 13 nov. 1564; A. RATTI, Acta ..., II, p. 297-299.
14. Questi uffici erano assegnati su presentazione e anche su concorso degli aspiranti.n Capitolo accusato di imporre diversa onera et gravamina indebite ebbe una controver sia durata circa dieci anni coi sacristi e coi cappellani: cf. ACVB, Arch. Cap., 157,Acta... , sed. cap. IO setto 1590 e 26 otto 1593; ibid., 814, Pro sacristis et cappe//anis controversia coram episcopo. l. B. Milano 1592-1611 (ms), ff. nn. citazione; Acta Sinoda/ia... , p. 12-14, De Sacrista, De Custodibus. 15. Le cerimonie liturgiche seguivano le norme prescritte dal rituale e anche certe con suetudini secolari alimentate dalla pietà e dalla devozione, che i canonici erano restii
142
----------------...,.-
VISITE
AD LIMINA
Elegantiora indumenta et orna Non mancano paramenti e or menta non desunt:" namenti molto eleganti. Ipsiquimet canonici per hebdo Gli stessi canonici a turno can madas in orbem missam cantant, tano le messe durante la setti officium Beatae Mariae Virginis, of mana. ficium defunctorum, psalmi poeni In coro nelle ore stabilite se tentiales, graduales item in choro condo le rubriche del breviario si ex breviarii rubricis, statis tempori recitano l'ufficio della B. Vergine bus, recitantur:" Maria, l'ufficio dei defunti, i salmi penitenziali, così pure i graduali. a cambiare. Attorno al 1600 il canonico Lio, nipote del vescovo Milani, aveva propo sto di al1eggerire l'obbligo del1a residenza con la recita per 15 giorni continui congiun tamente in coro del mattutino, del1e ore e del1a celebrazione della messa, come avve niva in altre col1egiate. L'arcidiacono Prisco Benaglio si oppose recisa mente a tale progetto. Da notare che il Capitolo ogni anno approvava la somma destinata alle feste patronali. Come poi s'è notato più sopra per i cappel1ani, i sacristi e i custodi, anche per l'organista la nomina era discussa e approvata dal Capitolo. Questi il 9 settembre 1589 aveva assunto l'organista Vincenzo Giuseppe de Ascanis, da Pesaro, col salario pattuito di 60 scudi e di altri lO corrisposti dal Vescovo: cf. Acvs, Arch. Cap., 158,Atti... , ff. 39r-40v, Ceremoniae in cath edralibus ecclesiis Bergomensibus servandis, disposizioni prese il 5 gen. 1552; ff. 248v-250r; f. 233v, feste patronali 1597; ibid., 159, Atti... , f. 153v, assunzione del de Ascanis.
16. In quegli anni la cattedrale era stata arricchita di un nuovo tabernacolo voluto dal ve scovo Ragazzoni.Il Consiglio cittadino nel 1593 aveva contribuito con 60 scudi per il nuovo baldacchino. Il pregevole artistico crocifisso donato dal card. F. Cornaro era stato portato da Roma a Bergamo in quello stesso anno tramite l'interessamento di Zaccaria Contarini e del can. Guglielmo Beroa. Il Capitolo nel 1604 aveva delegato quattro canonici per procurare arazzi con "descritte le historie di S.to Vincenzo et S.to Alessandro". Nel 1608 il Capitolo aveva trattato l'acquisto di seta pregiata, ma cum pecuniae non suppetant collectam nec pro viribus liceat adimpleri quae in animo ha bebant Dei maioris honoris gratia, aveva deciso di comperare "curami adorati di Spa gna delli più belli che si possino havere cum aliquo signa sanctorum congruo ': Questi ar redi furono alienati per finanziare la fabbrica della nuova cattedrale: cf. Acva, 158, Atti... , f. 21v, sed. cap. 8 mago 1593; ibid., 159, Atti... ,f. 214r-v, 22 apro 1604,f. 224r-v, 21 gen. 1608; f. 230r-v, 3 apr. 1610 e 2 mago 1611; ibid., 214/1, Secretaria r.mi Capituli gene ralis cathedralis Bergomi ab anno 1600 ad annum 1787(ms), lettera del7lug. 1604 circa il pagamento degli arazzi; ibid., 245, Oggetti di chiesa in S. Alessandro e S. Vincenzo Ber gamo (rns), 227 ff., l'inventario è opera dei can. Lattanzio Bonghi e Angelico Mapello, sindaci del capitolo di S. Alessandro, e del can. Gabriele Solza sindaco del capitolo di S. Vincenzo, 9 marzo 1593, aggiornato di anno in anno sino al 1618; ibid., 615, Anni 1438-1715... , ff. 59r-63r, 5 giu. 1593; L. PAGNONI, L'arte nella cattedrale di S. Alessandro in Bergamo, in B. CASSINELLI· L. PAGNONI . G. COLMUTO ZANELLA, Il duomo di Ber gamo ... , p. 70, 128, 129-130, 131-132. 17. Nel 1575 circa, la Congregazione del Concilio aveva raccomandato al Capitolo di Ber gamo che, in base ai decreti Tridentini, al primo concilio Provinciale di Milano e alle norme adottate in quel1a arcidiocesi, il canonico nella celebrazione del1a messa e nel canto dei vespri fosse assistito dal diacono e dal suddiacono scelti a turno tra i capito
143
-----""'------------- RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
Nelle feste è presente il ve scovo. Egli non permette che siano introdotte cerimonie oltre quelle del rito Romano, e nelle fe ste più solenni si celebra la messa. Le distribuzioni quotidiane, che sono di poco conto, non sono date a nessuno che non abbia par tecipato ai divini uffici, eccettuati quelli a cui è permesso per legge.
Diebus festis episcopus adest. Nullas caeremonias praeterquam Romano more introduci patitur 18 sanctioribusquefestis diebus missa rum solemnia peragit. Distributiones quotidianae quae mediocres sunt, 19 nemini qui divinis officiis non adsit impertiuntur, his tamen exceptis quibus lege cave tur,"
lari, non tra i cappellani o i coadiutori. Per quanto riguarda invece il vescovo Milani, la visita alla cattedrale era stata occasione per emanare alcune norme onde sopprimere abusi e consuetudini desuete: cf. ACVB, Arch. Cap., 158, Atti... , tf. 39v-40v,228v-230v, 234r-236v; ibid., Visitatio cathedralis... , tf. 32r-70v; ibid., Visita Mi/ani, 35 (1596), tf. 31Or-316v; Asv, C. Conci/ii, Positiones, 132,tf. 395r-398r; Acta Sinodalia ... , p. 3-6, Ca ere moniae et cultus in choro; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , 1/1, p. 125-129. 18. Il provvedimento preso da Milani di abolire il suono del corno nelle funzioni liturgi che non era stato approvato dalla Congregazione dei Vescovi, la quale con una lettera gli aveva fatto rilevare che tale strumento era usato nelle chiese di Roma e di Milano. Il Capitolo dal canto suo non mancava di richiamare i cantori per la prestazione di un servizio decoroso in duomo, nel rispetto degli impegni assunti: cf. ACVB, Arch. Cap., 159, Atti... , f. 221r-v, 5 feb. 1606; Asv, Reg. Episc., 24 (1593), f. 301r, 22 nov. 19. Il Vescovo Milani per risolvere la questione delle prebende dotate di scarso reddito (circa lO ducati d'oro annui di camera) formò una commissione di canonici al fine di valutare la soppressione, a norma della sesso XXIII cap. 15del concilio di Trento, di II canonicati del capitolo di S. Vincenzo per applicarne il ricavato alle distribuzioni quo tidiane e all'erezione di sei mansionarie amovibili per il servizio del coro, a determi nate condizioni. Il capitolo di S. Alessandro si oppose all'inziativa. Nel 1597 Milani provvide a una revisione e a un aggiornamento degli oneri per le cappellanie del duomo: cf. AcvB,Arch. Cap., 158,Atti... , tf. 232r-233r,sed. cap. 4 mar. 1598; f.224r circa le tasse sulle prebende; ibid., 600, Varii actus... , cit.; ibid., 649, Regola de le distributioni quotidiane nel Capitolo di S. Alessandro maggiore catedrale di Bergamo descritta dal rev. canonico Suardo Suardi 1627(ms), tf.nn.; ibid., Tabella capellaniarum et legatorum pro missis celebrandis in Ecc/esia Cathedrali, reformata anno 1597 (stampa), 16 lug. 1597. 20. Pio V aveva dato precise disposizioni con la bolla Ex proximo Lateranensi Conci/io del 20 settembre 1571,cui si aggiungeva la De Fructibus quos amittunt qui horas canonicas non recitantperla partecipazione o meno alle distribuzioni quotidiane da parte dei ca nonici che frequentavano il coro o ne erano dispensati. Anche durante l'episcopato di Milani, come già con il vescovo Ragazzoni, erano giunte accuse alla Curia romana circa la non residenza dei canonici. Il Capitolo nel 1601 aveva preso atto della dis pensa concessa da Milani ai canonici A. Mapello e Antonio Galasso, dalla presenza in coro alle funzioni a motivo del ministero delle confessioni svolto in cattedrale e della loro partecipazione consueta alle distribuzioni: cf. ACVB, Arch. Cap., 121, Statuti... ; ibid., 130, Anno 1601 Assenza dal coro per attendere alle confessioni deifedeli nella catte drale (ms), tf. nn., circa i casi Galasso e Mapello con la decisione di Milani il 13 apr. 1601; ibid., 159, Atti... , tf. 14Iv-142v, 5 lug, 1588; ibid., 607, Acta Capituli generalis
144
-----'-------------
VISITE
AD
Nemo in Capitulum admittitur qui saltem subdiaconatus ordine non sit initiatus, et in admittendts canonicis a bulla fe.re. Pii V nihil deflectitur," Ex canonicis duo nunc ex apo stolica dispensatione parochiales ecclesias obtinent, quibus constitu tio eiusdem fe.re Pii V de residendo in parochialibus introducta est. 22 Unus, qui permissu sacrae Congre gationis Mediolani civilis vicarii munere fungebatur, nunc sanctis simo domino nostro in Curia ro mana inservire dicitur," Sunt in hac urbe tres aliae cele-
LIMINA
Nessuno è ammesso nel Capi tolo che non abbia ricevuto al meno il suddiaconato e nell'am mettere i canonici non ci si scosta in nulla dalla bolla di Pio V, di fe lice memoria. Due canonici attualmente per dispensa apostolica hanno chiese parrocchiali, ai quali fu estesa la costituzione dello stesso Pio V, di felice memoria, sulla residenza. Uno col permesso della sacra Congregazione fungeva da vica rio civile di Milano, ora si dice che presti servizio al papa nella Curia romana. Ci sono in questa città tre altre
anno 1577 circa controversiam pro decretis in visitatione d. Caroli et circa munus puncta torum cum episcopo Regazzono..., cit.; ibid., 648 Sul/e puntature e le fal/enze dei capito lari (ms); Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1597, A-B, Bergamo.
21. Forse è la bolla Cum ad nihil magis nostra tendat intentio, de14 gennaio 1568 ovvero la Cupientes pro nostri pastoralis officii munere, dell'81uglio citata dal vescovo F. Cornaro nel decreto sinodale De obtinentibus canonicatum et parochialem: cf. ACVB, Sinodi dio cesani, raccoglitore n. l, 1574 Cornelia IIl, fT. 78v-79r; Acta Sinodalia ..., p. 121-122,testo della Cupientes; Bul/arum..., VII, p. 683-685. 22. Cf. nota precedente n. 21 per la bolla Cupientes. I due canonici accennati dovrebbero essere rispettivamente il curato di Spirano, Antonio Suardi e il preposto di Ghisalba, Giovanni Antonio Guarneri, il quale godeva un reddito annuo di 400 ducati d'oro di camera: cf. visita ad limina 1591, nota n. 5; ACVB, Arch. Cap., 157, Acta ..., sed. cap. 13 giu. 1595; ibid., 158, Atti..., f. 223r, 28 giu. 1594; ibid., Visita Ragazzoni, 30 (1586-1589), f. 31r,9 apro 1587; ibid., Visita Milani, 32 (1592-1593),f. 61r,24 apr. 1594; Asv, Reg.Supl., 3760, f, 116r, 19 otto 1594; D. CALVI, Effemeride..., III, p. 75; G. RONCHETTI, Memorie... , II, p. 175. 23. È il canonico Leonardo Benaglio Olmo: cf. visita ad limina 1591,nota n. 4. Per parteci pare alle distribuzioni, benchè assente dal coro, egli aveva avanzato formale richiesta al Capitolo il 21 gennaio 1593 in quanto visitationi Summi Pontificis deputatum a Roma. Il Benaglio ripeteva la domanda il 16 settembre 1594, ricordando la nomina pontificia, breve del 29 gennaio 1593 e allegando le dichiarazioni scritte dall'arcive scovo di Monreale, Ludovico Torres (22 gennaio 1588-9 luglio 1609) e del vescovo di Cassano,Audueno Ludovico (3 febbraio 1588 -14 ottobre 1595). I canonici acconsen tirono alla richiesta nella seduta capitolare del 26 ottobre 1594. Nell'anno 1600 il Be naglio risultava ancora impegnato a Roma, da dove raccomandava l'assegnazione del canonicato e della prebenda, vacanti per la morte del canonico Antonio Suardi, al ni pote Ercole Capitanio, in deroga alle disposizioni della Santa Sede per i mesi a lei ri
145
-----""'------------- RELAZIONE
16
OTTOBRE
bres ecclesiae quae etsi canonico rum ministeriis non sint adornatae, Collegiatarum tamen morem in ce lebrandis divinis officiis servant, hisque sumptus ex piorum locorum redditibus, aut ex eleemosinarum collectione suppeditantur,"
1594
celebri chiese, che sebbene non abbiano l'opera ministeriale dei canonici, tuttavia conservano l'uso delle collegiate nella cele brazione dei divini uffici, alle cui spese si provvede con i redditi di luoghi pii o con la raccolta di ele mosine.
servati. I canonici, sorpresi per la richiesta, ricevettero una lettera del Benaglio che si giustificava, ma molti "ne restorno mal sodisfatti'': cf. Acva, 157, Acta , sed. cap. 25 e 26 otto 1594,7 e 18 nov. 1600, citazione 7 nov.; Hierarchia Catholica , III, p. 156,250. 24. Le chiese celebri erano, all'epoca, la basilica di S. Maria Maggiore, e le due parroc chiali di S. Alessandro in Colonna e S. Alessandro della Croce. Anche S. Matteo era stata celebre e antichissima collegiata, consacrata, secondo la tradizione, da Tilpino ar civescovo di Reims il 26 gennaio 801 per volontà di Carlo Magno e nei secoli prece denti immediatamente soggetta alla Santa Sede. Dalle notizie della visita apostolica di S. Carlo essa però aveva ormai perso tutte le sue prerogative e ospitava il neo eretto seminario diocesano. Come sembra dall'espressione di Milani, alle tre collegiate man cava il decreto pontificio di erezione canonica. Ciò spiega l'invio a Roma nel 1622 del rettore di S. Alessandro in Colonna, Stefano Pighetti (1613-1630). Solo nel 1627 Ur bano VIII approvò l'erezione di una collegiata di canonici. Le due dignità dovevano corrispondere ai due curati porzionari. Il preposito doveva essere dottore in utroque iure, ovvero maestro in teologia o in diritto canonico. La seconda dignità fungeva da arciprete. L'erezione della collegiata non avvenne per il sopravvenuto contagio e in se guito per negligenza, come si legge nella nota della visita pastorale del vescovo Giusti niani (il curato S. Pighetti è secondo porzionario, arciprete, Bartolomeo Adelasio, primo, preposito, mentre in Manganoni è il contrario, cf. visita ad limina 1617, nota n. 61). Alle spese della collegiata in S. M. Maggiore provvedeva il consorzio della MIA, alle altre i rispettivi consorzi di S. Alessandro in Colonna e della Croce. Non manca rono donazioni e lasciti alle collegiate, con vari oneri, tra cui la celebrazione di messe. Ne è di esempio la collegiata di S. Alessandro in Colonna che in seguito alla svaluta zione del capitale e delle rendite, non poteva adempiere adeguatamente gli impegni assunti. Giustiniani scrisse al riguardo alla Congregazione del Concilio il 19 novem bre 1681 per ottenere una riduzione delle messe sui legati in base alle rendite coeve, ma nel raccomandare l'autorizzazione, avvisava di procedere imposita sindicis dieta e ecc/esiae solertia acfidelitate. Si trattava dei legati di Antonio Petrobelli e di Fulvia AI zana, cadauno di 1.000 scudi col reddito annuo di scudi 40 e l'obbligo di una messa quotidiana per entrambi; dei legati di Pietro Furietti e Paolo Antonio Vertova, di scudi 1.500 ciascuno, col reddito annuo di scudi 60 e l'obbligo di una messa quoti diana per ognuno; del legato GiovanBattista Comotto, per scudi 100, col reddito di scudi 4 e l'obbligo di due uffici o 12 messe l'anno per ogni ufficio; di altri per lire 74, con l'obbligo di 67 messe l'anno: cf. Acva, G. G. MARENZI, Sommario ... , f. I73v, 175r, 181r, 185v; ibid, Visita Mi/ani, 32 (1592), ff 18Ir-184r; ibid., Visita Giustiniani, 59 (1666-1668), f. 33v; Asv, C. Conci/ii, Positiones, 84, f, 129r; ibid., 1682, tomi 2 e 7, Ber gamo; ibid., Reg. Vat., 531, ff 158r-160r, 13 mar. 1469, nomina dal rettore di S. Matteo, Lorenzo Rota, con un reddito annuo di 20 fiorini d'oro, per successione al defunto An tonio Lapiancha; ARCHIV. S. ALESS. INCOLONNA, Regola da osservarsi da rev.di residenti in ordine al cantar in coro e dal signor organista in ordine al suonar l'organo, parte presa nel ma
146
VISITE
AD
Quattuordecim insuperparochia les ecclesiae in civitate adnumeran tut:" Harum omnium ecclesiarum cle rus licet ea disciplina et eruditione non excellit, quam angelicum eius munus postularet, tamen sine que rela et scandalo degit, vestituque satis honesto et religioso utitur."
LIMINA
Inoltre nella città vi sono 14 chiese parrocchiali, il cui clero sebbene non si distingua nella di sciplina e cultura richiesta dal mi nistero sacerdotale, tuttavia vive senza lagnanza e scandalo, e veste abbastanza decorosamente.
gnifico consiglio, li VII agosto /610; BCAM, G. B. MANGANONI, Memorie della Chiesa pre positurale di S. Alessandro in Colonna, 1713 (rns), f. 5r;Istitutione et ordini della Miseri cordia Maggiore di Bergamo, Bergamo 1620; D. CALVI, Effemeride... , I p. 290-292, 316-319,510-512; II, p. 408; C. DUETTI, Notizie storiche intorno al Seminario di Ber gamo. Bergamo 1831, p. Il; G. RONCHETTI, Memorie... , IV, p. 137; A. G. RONCALLl, Gli Atti... , III, p. 90,102,287,316-319; II, p. 6,130; V. E. GASDIA, Sant'Alessandro "della Croce" ossia la parrocchia dei Tasso in Bergamo, Bergamo 1924, p. 9-10; M. LUMINA, S. Alessandro in Colonna, Bergamo 1977, p. 220-221; G. B. BusETTI, Santuari mariani della Bergamasca.fotografie di B. PIRO LA, 2 voll., Bergamo 1984, II, p. 39-41; L. K. LITTLE, Li bertà ... p. 107-121, 139-149,207-219; G. PICASSO, Le canoniche... , p. 62.
25. Negli atti delle visite pastorali di Milani sono indicate le parrocchie urbane di S. Agata, S. Alessandro della Croce, S. Alessandro in Colonna, S. Andrea, S. Cassiano, S. Caterina, S. Eufemia, S. Grata intervites, S.Lorenzo; S. Michele al Pozzo Bianco, S. Mi chele dell'Arco, S. Pancrazio, S. Salvatore. La quattordicesima parrocchia prima delle fortificazioni venete era intitolata ai SS. Giacomo e Stefano che dopo il 1561 fu asse gnata parte a S. Cassiano, parte a S. Lorenzo. Negli atti del processo della Dataria per la nomina di Agostino Priuli, si accenna a 13 parrocchie urbane, in quelli di Luigi Gri mani a 14. È da escludere che fosse il duomo perché nullum onus curae animarum exer cendae cathedrali huic imminet nomine certa e titularis parochiae. Verum liberum est uni cuique de populo, etiam omisso proprio parocho, ad han c cathedralem recurrere, inibique peccata etiam in Paschate confiteri et S. Eucharistiam sumere, et tunc onus archipresbi tero incumbit, vel etiam ex forma praenarrati instrumenti concordiae onus ipsum incum bere potest praeposito quoties fuerit ab aliquo in eo munere requisitus. Considerata la nota, che potrebbe anche avvalorare l'ipotesi che il duomo fosse considerato all'epoca parrocchia, (nella relazione di Giustiniani del 1675è scritto che praetercathedralem un decim aliae recensentur hic parochiae) si suppone che la quattordicesima cui allude Mi lani poteva essere S. Pietro in Boccaleone, curata mercenaria di S. Alessandro della Croce, o SS. Nazario e Celso di Curnasco, vicinanza di S. Grata i.v.provvista di curato e così classificata negli atti del sinodo di Grimani e della visita pastorale di L. Ruzini: cf. Acvn, G. G. MARENZI, Sommario... , ff. 170v-190v,212v; ibid., Sinodi diocesani, racco glitore n. I, 1564 Cornelia 1,1574 Cornelia 11/, f. 3v; raccoglitore n. 2,1636 Grimana l, 1648 Grimana II, ff. 7r-8v; ibid., Visita Milani, 32 (1592), ff. 179r-204r; ibid., Visita Ru zini, 79 (1704), f. 344r; ibid., Visitatio cathedralis ... , f. 8r, citazione; Asv, Proc. Dat., 6, f. 5r-v; ibid., Il, f. 525r-v; D. CALVI, Effemeride... , III, p. 290-291; A. G. RONCALLl, Gli Atti... , III, p. 315-396; II, p. 3-357; G. DALEzzE, Descrizione... , p. 169-171; L. TIRON1, S. Caterina in Bergamo. Uomini Vicende di una parrocchia e di un borgo attraverso i secoli. Comunità di S. Caterina /989, Bergamo 1989, p. 12-13. 26. Milani l'anno precedente aveva proibito con un editto al clero secolare e regolare di
147
-----'------------ RELAZIONE
16
OTTOBRE
Populus universus cum urbanus tum qui agrum incolit pietati ma gnopere addictus est, quae ut non solum conservetur sed in dies etiam magis augeaturdiligentia omnis ad hibetur. Ad id conficiendum sanctis simorum sacramentorum frequen tatio, assiduae orationes, Verbi Dei praedicatio, festorum dierum sane tificatio, aliaeque piae rationes ma gno nobis usui sunt:"
1594
L'intera popolazione sia urbana sia contadina pratica molto la pietà e si adopera scrupolosa mente non solo per conservarla ma anche per accrescerla sempre più. A tale fine sono a noi molto utili la frequenza dei S. Sacra menti, le assidue preghiere, la pre dicazione della parola di Dio, la santifìcazione dei giorni festivi e altre pie abitudini.
frequentare la fiera, dichiarando reo di peccato mortale chi vi si fosse recato dopo le ore 16,sospeso ipsofacto a divinis dopo le 17. Egli aveva deplorato l'abitudine degli ec clesiastici di "frequentare molto la fiera vagando per essa licentiosamente" e di con versarvi "con poca edificatione". Le autorità temevano, fra l'altro, la diffusione di libri proibiti. L'editto aveva suscitato reazioni contrastanti tra i canonici, che vi avevano de dicato due sedute, e tra i regolari non soggetti alla giurisdizione del vescovo. Esposti inviati alla Curia romana non erano mancati e questa aveva scritto a Milani perché re vocasse l'editto. Questo e altri due fatti esposti di seguito, sembrano confermare che la vita ecclesiastica era sottoposta a rigidi controlli e a determinate regole severe, con travvenendo le quali si andava incontro a spiacevoli conseguenze. Un chierico trovato sprovvisto di abito ecclesiastico correva il pericolo di perdere il beneficio e l'ufficio. Cesare Lupo de Calematis chiese il beneficio del chierico bresciano Pompilio Du randi di S. Agata di Martinengo trovato senza veste e tonsura. Agostino Terzi, chie rico, custode del Capitolo S. Alessandro, recatosi in un paese vicino a Bergamo rela xandi animi grafia, con vestito civile honestum tamen et devotum, ricorse per l'assolu zione dalle censure eventualmente incorse e la reimmissione nell'ufficio che gli dava 4 ducati d'oro annui di camera. Milani al clero della pieve di Mologno prescrisse la ve ste talare, la cotta e la berretta nelle cerimonie liturgiche e vietò l'anello a chi era sprovvisto di dignità. Obbligò i chierici e i preti a portare all'arciprete la dichiarazione del confessore di aver ricevuto da lui il sacramento della penitenza. Milani ammoni il curato di Camerata "che non giochi in publico né in privato con i laici, sotto pena della sospensione" e ingiunse al curato di Monasterolo che "immediate mandi fuori di casa né permetta che vi vadi Maddalena sua serva et men le sue figliole, altramente si pro cederà contro di lui con ogni rigore": cf Acvs, Arch. Cap., 158,Atti... ff. 218r-219v,sed. cap. 12 e 13 ago. 1593; ibid, Lettere pastorali... , 3, ricorso contro il decreto di Milani, II ago. 1593, ff.nn.; ibid., Visita Mi/ani, 32 (1592), f. 8r-v, decreti per il clero di Marti nengo; ibid., 36 (1603-1610), ff. 301v-302r Mologno; r. 171v Camerata; r. 325r Monaste rolo; Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1593, B-C, Bergamo; ibid., Reg. Supl., 3714, fT. 39v-40r, 15 lug. 1592; ff. 114v-Ù5r, l° mag., citazione Terzi; BCAM, 2 Ducali B (1566-1656), f. l03r-v, 14 ago. 1584; fT. I 13v-114v, 15 dico 1594, norme delle autorità pubbliche per la fiera; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 450; II, p. 613, 622, 627; Vita de'Servi di Dio Giuseppe Roncelli e Giovammaria Acerbis, sacerdoti bergamaschi, Milano 1767, p. 13-20 la descrizione dell'abbigliatura mondana dei preti per G. Roncelli dall'autore A. Mazzoleni; G. ROSA, Notizie statistiche della provincia di Bergamo in ordine storico, Ber gamo 1858, p. 179-190; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 312; II, p. 157-162. 27.
Il giudizio positivo sull'onestà e la moralità della popolazione, a livello di famiglia e di
148
VISITE
AD LIMINA
comunità, è confermato dagli atti della visita pastorale di Milani, ove sono indicati, come eccezionali, alcuni casi di disordine individuale o sociale, per i quali il vescovo intervenne, ricorrendo anche all'interdetto. Con questa pena fu colpita Marta, figlia di un certo Zorzi, di Endine "finchè perdura in mala vita e adulterio", come pure Ange lica Zoppa di Nese e Andrea Zambelli conviventi. Gian Giacomo Licini da più di 18 anni assieme a una donna "con malissimo essempio et scandalo di quei popoli" fu in vitato a lasciarla entro un mese, pena l'interdetto, con l'obligo al curato, suo fratello, di pubblicare il decreto pena la sospensione a divinis. Fu richiamata Maria Giacomi nella perché "cessi di far la mala vita et torni col marito", e Biagio Ponte con la concu bina Margherita Cavazzi, di Bonate Sotto, fu invitato a separarsi pena la scomunica "né per l'avvenire ardiscano di haver commercio carnale insieme né di cohabitare in sieme".l1 curato di Bonate Sotto fu sollecitato ad ammonire Giovanni, figlio di Marco Crotti che, avuta la prole da Domenghina, figlia di Defendo Gambirasi, coabitava con sua cugina, Caterina, figlia di Giovanni Gambirasi. La Congregazione dei Vescovi in vitò Milani a interessarsi di Elisabetta Bruni perché aveva segnalato soprusi da parte del marito. Un caso particolare fu invece quello di Defendino Teranel1i, bergamasco incarcerato e inquisito a Cutili (Terni) sub pretextu asserti nefandi criminis sodomiae Ii cet innocens omnino, che, riuscito a fuggire, era ricorso al papa. Milani intervenne per abolire certe tradizioni paesane di religiosità paganeggiante: la cosidetta "mangiaria" a Predore e Solto con la popolazione riunita in chiesa a Pasqua a mangiare e bere ab bondantemente, il banchetto dei disciplini di Schilpario il giovedì santo col ricavato delle entrate ed elemosine destinate al culto e ai poveri, il pasto cosidetto "benedica" a Gorno tenuto dai presidenti delle confraternite e dei luoghi pii, usando offerte desti nate alla chiesa e ai poveri, perché, lasciò scritto il vescovo, "si deve servire per amordi Dio, tanto più che si fa a vicenda da tutti et può toccare a ciascuno di fare questo servi tio et impiegarsi in quest'opera di carità della quale saranno ricompensati da Dio No stro Signore et commendati dalle persone di questo mondo". Un abuso al quale Mi lani non accenna è costituito dagli attentati alla proprietà, per la cui salvagurdia gli in teressati ricorrevano di norma al papa. Ritengo utile segnalare i ricorsi relativi agli anni 1592-1594 ricavati da un'unica fonte, aperta quindi ad altri documenti. Per la sal vaguardia dei beni comunitari ricorsero i reggenti e la comunità di Castione, di S. Gio vanni Bianco, i Carmelitani della Ripa di Desenzano, i sindaci e i confratelli di S. Ma ria Maddalena di Tavernola per la sottrazione dell'eredità di Agostino Ferraroli alla confraternita del SS. Sacramento in terreni, case, oro e argento magni momenti. Per la conservazione dei beni ereditati ricorsero Vincenzo Savio e Bartolomea de Michelis, Battista e figli di Costantino Rossetti eredi di Francesco Tebaldi, Giovanni Battista Prezzati, Onesta e Giulia eredi di Benedetto Girardelli, Giacomo Aregati, Melchiorre Gaffurri di Ardesio, Filippo Leali per l'eredità di Bernardino Seradobati, Benedetto Morlacchi per l'eredità di Ventura, gli eredi di Pasquino Magrini. Per sottrazione di beni o di proprietà ricorsero Gerolamo Corneggio oriundo di Bergamo e abitante a Napoli, Marino de Stefanis, chierico o laico, di Bergamo, Francesco Gisleni, chierico o laico, di Carvico, Giovanni Andrea Rava, Pietro Pighetti, Bernardino e Costantino Asperti. Nella nota cronaca del Calvi il lettore potrà inoltre leggere i riti collettivi pro fani, non accettati o tollerati dalla Chiesa, che si alternavano in città e nei paesi alle ce lebrazioni devozionali liturgiche: cf. Acvs. Visita Miiani, 32 (1592) ff. 165v-166r Pre dore, f. 169r-v Solto, f. 170vZorzi; ibid., 33 (1594), f. 71r, f. 101r Zoppa; ibid., 34 (1595), ff. I 12v-113r Licini; ibid., 35 (1596), f. 239r Schilpario, f. 258r Gorno; ibid., 36 (1603-1610), ff. 49r-50r Giacominella, Ponte, Cavazzi, Crotti; ASV, Reg. Episc., 31 (1598). f. 2v Bruni; ibid., Reg. Supl., 3710, ff. 128v-129r, 7 mago 1592 Castione; ibid., 3711,f. 96r, l° mago 1592 Micheli; ibid., 3722, f. 33v, 13 gen. 1592 Corneggio; ibid., 3724, f. 106r e 240v, 13 e 15 mar. 1593 de Stefanis, Gisleni; ibid., 3725, f. 66r, 15 mar. 1593 S. Giovanni Bianco; ibid., 3726, f. 93r, l° apro 1593 Rossetti; ibid., 3727,ff. 132v-133r, 15 mago1592Prezzati; ibid.. 3729, f. 272v,13 giu. 1593Rava; ibid., 3733,f. 172v,l° set. 1592 O.e Giulia; ibid., 3738, ff. 20v-21r, 13 dico 1592 Aregati; ibid., 3744, f. 58v, 15 mago 1592
149
- - - _......_ " " " - - - - - - - - - - - - -
RELAZIONE
16
OTTOBRE
Praecipuae vero curae est ut pueri et puellae ad pietatis discipli nam erudiantur. Iccirco doctrinae christianae exercitatio singulari studio fovetur," Haec ratio plus fir mamenti et roboris haberet si cle rici, qui nondum ad presbiteratus ordinem pervenerunt, diebus festis ad ecclesias pomeridianis horis convenirent, docentibusque opem ferrent, qua in re duas utilitates as sequeremur, quod et parochorum pietatem iuvaremus et clericos ope ribus ecclesiasticis assuefaceremus et in officio contineremus.
1594
Ma la principale preoccupa zione poi è che i fanciulli e le fan ciulle siano educati ai princìpi della pietà. Perciò è sviluppata con singo lare impegno la pratica della dot trina cristiana, la qual cosa avreb be più consistenza e forza se i chierici, che non sono ancora giunti al presbiterato, si recassero nelle chiese nelle ore pomeri diane dei giorni festivi e fossero di aiuto a coloro che la insegnano. In tal modo otterremmo due cose utili: saremmo di aiuto ai parroci e abitueremmo i chierici alle opere ecclesiastiche e li conserve remmo nel loro compito.
Carmelitani; ibid., 3746, f. 3v, IO lug. 1594 Leali; ibid., 3747, f. 150r-v, IO ago, 1594 Gaf furri (Gaffiorri); ibid., 3752,f. 158v, IO dico 1594 Morlacchi; ibid., 3754, f. 18v,5 feb. 1594 Pighetti; ibid., 3756, f. 295v, 5 apr. 1595 Tavernola; ibid., 3757,f. 213v, 13 apr. 1594 Ma grini; ibid., 3758, f. 183r-v,7 mago 1594 Asperti; ibid., 3759, f. 232v, 13 giu. 1594 Tera nelli; D. CALVI, Effemeride... , Lp. 8,19-20,104,124,230,262,519; II, p.l00-101, 121-122, 238,338,356-357,414,529,543,553,583,584,633,634, 638, 643; III, p. 437-438; G. BARA· CHETTI, Case e campagne erano "preda perpetua" dei banditi; Vicende, avventure, statisti che e curiosità del '600 in bergamasca, in L'Eco di Bergamo, 22 agosto 1986, p. 15. 28. Il vescovo Federico Cornaro rifacendosi alla sessoXXIV cap. 4 del concilio di Trento, alle bolle di Pio V del 6 ottobre 1567 e di Gregorio XIII, Iesu Christi Redemptoris, del 30 ottobre 1572 al card. Carlo Borromeo, aveva regolato le scuole e la confraternita della dottrina cristiana nel sino do diocesano del 1574.Uno dei pionieri di quest'opera era stato S. Girolamo Emiliani. Il vescovo Milani affrontò agli inizi del suo episcopato il problema con rigore, al punto da imporre agli ecclesiastici l'obbligo di insegnare la dottrina cristiana sotto pena di peccato mortale, e di dichiarare caso riservato l'infra zione di chi inadempiente non avesse pagato la pena pecuniaria. La Congregazione dei Vescovi però invitò il Milani ad abolire tali pene e a procedere solo contro coloro che caso per caso avessero disobbedito: cf. ACVB, Visita Milani, 32 (1592), ff. 24r-28v, 152r-178r; ibid., 33 (1594), ff. 10Ir-121r, 235r-265r; ASV, Reg. Episc., 24 (1593), f. 301r, 22 nov.; Acta Sinodalia ..., p. 75-78,De Scholis et sodalitatibus Doctrinae Christianae; p. 116-118, Concessio indulgentiarum christifidelibus provinciae Mediolani Doctrinae Chri stianae Sodalitati adscriptis; A. RATTI. Acta ..., II, p. 340-341; D. CALVI. Effemeride..., II, p. 121,294; III, p. 245-246, 326; L.v. PASTOR. Storia dei Papi..., VIII, p. 153; Lettera di Giovanni Paolo II per il V centenario della nascita del fondatore dei chierici regolari Somaschi, Ante quingentos annos, 11 gennaio 1986, in L'Osservatore Romano, 8 feb braio 1986, p. 6; G. ZANCHI. Dagli inizi del Cinquecento all'attuazione del concilio di Trento, in Storia religiosa della Lombardia, 2, Diocesi di Bergamo..., p. 176; L'opera cate
150
VISITE
AD LIMINA
A nessun sacerdote, sia seco lare che regolare è concessa la fa coltà di udire le confessioni prima che sia sottoposto a un diligente e same. A coloro che avranno piena mente soddisfatto gli esaminatori per scienza e dottrina, è concessa la facoltà di esercitare tale mini stero. Ma a coloro che avranno soddisfatto mediocremente, è li mitata per un anno o per sei mesi, e ciò affinchè facciano in modo di ritornare all'esame più istruiti. Per decreto del concilio di Trento è stato eretto il Seminario e gli sono stati attribuiti parecchi benefici semplici, dai quali si per cepiscono 700 e più scudi d'oro; similmente è stata assegnata una casa la quale, essendo angusta, ora è ampliata con una nuova co struzione; lì trenta fanciulli e ado lescenti sono educati allo studio delle lettere e nella pietà, all'ac quisizione dei buoni costumi, alla conoscenza della musica ecclesia stica, e nei giorni festivi prestano servizio nella chiesa cattedrale con correttezza e devozione e al cuni di questi già amministrano con diligenza chiese curate.
Nulli sacerdoti sive saecularis sive regularis ille sit, audiendi con fessiones facultas prius conceditur quam diligenti examinatione (sic) se subiiciat. Qui scientia et doc trina examinantibus piene satisfe cerint, libera illis potestas eius mu neris permittitur; qui vero mediocri ter, ad annum vel ad sex menses praefinitur; idque eo consilio ut in structiores ad examinationem re verti curent. Ex concilii Tridentini decreto Se minarium constitutum est, illique complura beneficia simplicia auri buta sunt, ex quibus septingenti et amplius aurei capiuntur. Domus item assignata quae, quod angusta est, nunc nova aedificatione latius explicatur. Ibi triginta pueri et ado lescentes ad litterarum et pietatis studium ac bonorum morum insti tutionem musicaeque ecc/esiasti cae perceptionem educantur, die busque festis ecc/esiae cathedrali apte religioseque inserviunt, et ex his aliquot ecc/esias curatas non se gniter iam administrant,"
chistica di San Girolamo Miani e dei suoi primi compagni, Convegno di Somasca, 4-5 gen naio 1988, in Somasca, Bollettino di storia dei padri Somaschi, Roma, XIII, 3 (1988), p. 208-211.
29. A norma del concilio di Trento, sesso XXIII capp. 14-16,il vescovo Federico Cornaro a veva decretato l'erezione del Seminario diocesano nel sinodo del 4-5 settembre 1564. Il suo inizio effettivo aveva avuto luogo il lO ottobre 1567 nella casa affittata di Poli dora Agosti, in S. Pancrazio. Nel 1573il Seminario era stato trasferito nella collegiata di S. Matteo. Il rettore, canonico Giovanni Paolo Ossola, aveva ceduto in affitto, per44 scudi annui, la canonica, il prato adiacente e l'uso della chiesa. Le difficoltà iniziali
151
_ _ _ _ _0.....-
RELAZIONE
16
_
OTTOBRE
1594
Monasteria monialium sex in Il vescovo ha giurisdizione su urbe, duo extra urbem habet Episco sei monasteri di monache in città, pus; regulares vero duo in urbe, toti e su due fuori di essa; i religiosi in dem in dioecesi; in his pie et caste vece l'hanno su due in città e su al et religiose vivitur." trettanti in diocesi. In questi si
vive con pietà, in castità e coscien ziosamente.
della sede angusta furono superate con il suo ampliamento grazie a un lascito del can. assola e alla vendita di un appezzamento di terreno. Più travagliato risultò invece il reperimento delle entrate per sostenere l'istituzione. Il vescovo Cornaro impose delle tasse sulle prebende e sui monasteri. I canonici ricorsero alla Congregazione del Con cilio per l'esenzione, che col rescritto dell'Il febbraio 1568 non fu accordata. L'inizia tiva di unire al Seminario i benefici vacanti trovò resistenza, come risulta dalla ver tenza tra il canonico Settimio Borzi, di Gubbio, assegnatario della cappellania di S. Andrea di Gorlago, vacante per la morte di Ercole Strozzi, e gli economi dell'istituto. La relazione tace sul collegio della Misericordia che all'epoca funzionava, come si de duce da una lettera della Congregazione del Concilio al vescovo, riguardante un'i stanza fatta a favore di quel Seminario, con la richiesta a Milani di informarsi se i red diti erano sufficienti per i chierici ospitati: cf. Acvs, Seminario, Libro della intrata del Seminario. Cominzio entrata 1576-1577 (rns); ibid.,fascicolo A, Capitula per regentes et administratores Seminarii ecclesiastici Bergomi 1594; Asv, C. Concili], Positiones, 95, f. 58r; ibid., Reg. Episc., 25 (1593), f. 133v, 2 giu.; ibid., Reg. Supl., 3720, ff. 277r-278r, 5 dico 1592; D. CALVI. Effemeride... ,III, p.130-131,301; C. UUETTI, Notizie storiche... , p.lO-13; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , 111, p. 281-293; C. PATELU, Uomini e vicende del Seminario di Bergamo dal 1567 al 1921, in Studi e memorie, Pubblicazioni del Seminario di Bergamo. Bergamo 1(1972), p. 9-12; G. ZANCHI, Dagli inizi ..., p. 173; G. D. LEZZE. Descrizione ... , p. 168. 30.
Erano soggetti giuridicamente all'Ordinario i monasteri urbani di S. Grata, S. Bene detto, S. Maria Matris Domini, S. Lucia, S. Chiara, S. Maria del Paradiso, e quelli ex traurbani di S. Pietro a Borgo di Terzo e di S. Chiara a Martinengo per decisione, que st'ultimo, presa con breve pontificio del 18 gennaio 1568. In città erano sottoposti ai Francescani e ai Domenicani i monasteri rispettivamente di S. Maria di Rosate e di S. Marta. In diocesi il monastero delle Carmelitane di S. Anna ad Albino e delle France scane di S. Chiara a Clusone erano soggetti rispettivamente ai Carmelitani e ai Fran cescani. Il giudizio positivo di Milani sulla vita claustrale femminile richiama quello e spresso dal vicario generale Salomone il 29 maggio 1585 alla Congregazione dei Ve scovi e dei Regolari, il quale a proposito dei monasteri delle monache assicurava che "per gratia di Nostro Signore non si sente se non cose decenti et bone, come publica mente in questa città si sa". Nel corso della visita pastorale Milani aveva emanato dei decreti, tra cui la costruzione della nuova chiesa a Borgo di Terzo e la custodia del SS. Sacramento, la costruzione della chiesa a Guzzanica a carico delle monache di S. Fermo trasferite nel monastero urbano di S. Benedetto, diverse norme per le Carmeli tane di Albino e le Francescane di Martinengo: cf. Acvs, Monasteri femminili; raccogli tore n. 3: monastero di S. Pietro di Borgo di Terzo, 3fascicoli di pratiche varie con docu menti, 1528-1608; Zfascicoli circa vendita di immobili, 1596-1608; raccoglitore n. 4: l/a scicolo con pratiche circa l'elezione delle badesse; 1fascicolo di pratiche varie e perso nali; raccoglitore n. 6: monastero di S. Anna di Albino: lfascicolo di documenti vari; monastero di S. Maria Elisabetta di Clusone: lfascicolo di pratiche varie; raccoglitore
152
------------------VISITE AD LIMINA
A nessuno è permesso entrare nei recinti dei monasteri se non secondo la prescrizione del sacro concilio di Trento, né alle stesse monache è lecito colloquiare con qualcuno, se non con il permesso scritto del vescovo, a eccezione però di coloro cui sono legate da uno strettissimo vincolo di paren tela.
lngredi septa monasteriorum ne mini permittitur nisi ex sacri Triden tini concilii praescripto," neque ip sis monia!ibus quemcumque allo qui !icet nisi episcopi permissu in scriptis expresso. Excipiuntur ta men illi cum quibus arctissimo con sanguineitatis gradu coniunctae sunt:"
n. 7: monastero di S. Lucia: I fascicolo con documenti sulle monache; monastero di S. Lucia e Agata: I fascicolo sull'elezione delle badesse; 3 fascicoli con documenti sul l'amministrazione, i legati, personali e varie; raccoglitore n. 11: monastero di S. Chiara di Martinengo: I fascicoli con documenti sull'elezione delle badesse, sulle claustrali e pratiche varie; raccoglitore n. 12: monastero di S. Chiara di Bergamo: 3fascicoli con do cumenti sull'elezione delle badesse, sulle claustrali e pratiche varie; raccoglitore n. 13: monastero di Matris Domini: 2 fascicoli con documenti sull'elezione delle badesse e sulle claustrali; raccoglitore n.16: Lfascicoli sull'elezione delle priore, sulle claustrali, pratiche varie; raccoglitore n. 18: monastero di S. Maria di Rosate: 2 fascicoli sull'ele zione delle badesse e pratiche varie; raccoglitore n. 19: monastero di S. Maria di Ro sate: l fascicolo di pratiche personali delle claustrali; raccoglitore n. 20: monastero di S. Marta: 2 fascicoli con documenti circa l'elezione delle priore e pratiche varie; raccogli tore n. 21: monastero di S. Benedetto: 2 fascicoli con documenti circa l'elezione delle badesse e pratiche varie; raccoglitore n. 22: monastero di S. Benedetto: 1fascicolo con pratiche personali delle claustrali; raccoglitore n. 26: monastero di S. Grata: 3 fascicoli con documenti sull'elezione delle badesse, sulle claustrali, pratiche varie; ibid., Visita Milani, 32 (1592), "Ordini del M. lll.mo e R.mo mons. d. Giovanni Battista Milani Ve scovo di Bergamo et conte, concernenti il governo del monasterio di S. Chiara di Marti nengo fatti nella visita 26 ottobre 1592'; ff. nn.; f 173vTerzo; ibid., 34 (1595), f 77vGuz zanica; ibid., 35 (1596), f 109r-vTerzo; f 270r Albino; Asv, C. Concilii, Positiones, 2, ff. 338-346, pretese avanzate in Curia da Tommaso de Canali nei confronti delle Benedet tine di S. Grata e di Borgo di Terzo per un debito, 14 mar. 1581; ibid., Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo, citazione; B. BELOTTl. Storia di Bergamo ... , IV, p. 304-305; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 41-48; II, p. 12-14, 163-166; P. M. SOGLIAN. Un convento femminile e il suo archivio: le Carmelitane di S.Anna in Albino, e stratto da Archivio Storico Bergamasco, Il (1986/2), p. 249-271; G. DA LEzzE. Descri zione ... , p. 173-175,310-311,355,381,458; L. TIRONI, S. Caterina ... , p. 27.
31. Sesso XXV cap. 5. 32. Il vescovo F. Cornaro con l'editto del 19sett. 1573aveva proibito a uomini e donne, ec clesiastici e secolari, di entrare nei monasteri delle monache senza la licenza scritta del vescovo o del suo vicario sotto la pena di scomunica e di altre pene comminate dalla signoria Veneta con le ducali del 1566; cf Asv, C. Concilii, Positiones, 190,bolla di Pio V Circa pastoralis officii, 29 mago1566; ibid., 194, S.D.N.D. GregoriiPapae X[[I rer vocatio omnium Iicentiarum ingrediendi monasteria monialium et virorum et prohibitio ne habentes licentias ab episcopis ve!superioribus in casibus necessariis ingredianturmo nasteria monialium nisi urgentibus necessitatibus, Romae 1575; ibid., 196, f IIIr, circa
153
___----'_1.... RELAZIONE
. ,. -_
16
OTTOBRE
Numerus monialium cuicumque monasterio iam praefinitus est et in eis approbandis earumque dotibus constituendis ac monasteriis visi tandis Episcopi partes non deside rantur." Complura sanctorum corpora in hac urbe locis honestis et sacris re condita sunt:" In cathedrali ex antiqua et explo rata traditione," corpora Beati Ale-
1594
Il numero delle monache è già stabilito per ciascun monastero e non manca la rappresentanza del vescovo per la loro approvazione, la costituzione della loro dote e per far visita ai monasteri. Parecchi corpi di santi in questa città sono riposti in luoghi deco rosi e sacri. Nella cattedrale per antica accertata tradizione si con servano scrupolosamente e pia mente i corpi del beato Alessan
l'accesso dei sacerdoti nei monasteri di clausura per confessare e comunicare mona che inferme; Acta Sinodalia ... , editto di F. Cornaro, pp. nn. 33. Nel 1588 il vescovo G. Ragazzoni aveva comunicato alla Congregazione dei Vescovi e dei Regolari l'elenco dei monasteri femminili col relativo numero fisso delle mona che. La deroga per il loro aumento era lasciata alla discrezione della Congregazione stessa e del Vescovo. Le monache di S. Maria del Paradiso avevano domandato di por tare a 30 religiose la loro comunità, le Cappuccine di Alzano di poter aumentare il loro numero, le monache di S. Marta, di accettare una novizia sopranumeraria a deter minate condizioni e con una somma superiore a 400 ducati pattuiti, le claustrali di S. Benedetto di accogliere come soprannumeraria Laura Zucca la cui dote serviva alla costruzione del monastero. Avevano chiesto di entrare nel convento di S.Anna ad Al bino Arcangela Salomone, probabilmente sorella o consanguinea del vicario generale M.A. Salomone, Bartolomea Signori e Maddalena Usubelli con 600 ducati d'oro cia scuna per dote, che era più della metà di quella ordinaria versata solitamente per gli alimenti, Gineura Tasso, figlia di Enea Tasso, 1sabetta Seradobati e Maria Giacobino pure con 600 ducati d'oro ciascuna per dote, Candida Morazia, forse in parentela con il canonico Agostino Morazio, "scrittore apostolico e commensale". Avevano chiesto di entrare in S. Elisabetta di Clusone Lucia Lansardi, in S. Chiara due zitelle e Lucia Bozetti, in S. Pietro a Borgo di Terzo Cecilia e Aurelia: cf Acvs, Arch. Cap., 158, Atti... , f 215r; Asv, Congr. Episc. et. Reg., Posittones, 1593, B-c' Bergamo; ibid., Reg. Episc., 18 (I589), tf. 53v-54r, 5 lug.; ibid., 20 (I590), f 8v, 11r, 16 gen. e 13 feb.; ibid., 21 (I591), f 158v, 30 set.; ibid., 22 (I591-1592), f. 45r, IO mar. 1592; ibid., 24 (I593), Il, rr. 88r, 114r, 163v, lO feb., 16 mar., lO mag.; f. 297v, 27 set.; ibid., 25 (1594-1595), f 331v, 413v, 20 set, 1594 e 9 gen. 1595; ibid., 27 (1595), r. 52v,76r, 110v, 121v, 2 mag., 3 lug.; E. CAMozzl,Le Istituzioni monastiche... , II, p. 12-14. 34. Negli atti delle visite pastorali e nelle opere di quel tempo abbondano gli elenchi delle reliquie conservate nelle Chiese: cf A C VB, Arch. Cap., 610, Elenchi ed autentiche di reli quie della cattedrale, 1146-1882 (rns), fogli vari; Reliquiae Sanctorum in aedibus Ber gomi (ms), ff 1-25v; ibid., 61 I, Tres dissertationes ... , ff, 49r-137v; ibid., Visitatio cathe dralis..., f 9r; ibid., Visita Milani, 32 (1592), ff. 179r- 204v; CELESTINO, Historia ... , I, p. 580-585; D CALVI, Effemeride... , Il, p. 407-408; M. MUZIO, Sacra historia di Bergamo di visa in tre parti, Milano 1719. Parte terza. Delle reliquie insigni, p. 1-61; A. RATTI, Acta ... , Il, p. 732; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , III, p. 66, 196-208. 35. Milani sembra richiamare avvenimenti di rilievo dei secoli precedenti e riferiti dagli storici: il rinvenimento dell'arca funeraria con le reliquie dei SS. Fermo, Rustico e
154
-------'---------------- VISITE AD LIMINA
xandri martiris," Narni episcopi,"
dro martire, di Narno vescovo, di
Proculo il 21 maggio 1156, delle spoglie dei SS. Narno, Giacomo, Proiettizio, Gio vanni e Asteria 1'8aprile 1291,dell'arca funeraria con le reliquie dei SS. Dornno, Dorn neone ed Eusebia in S. Andrea nel 1401.Le reliquie di S. Alessandro e degli altri santi custoditi nella basilica alessandrina erano state riesumate e ne era stato fatto l'inven tario 1'8 luglio 1522.Nel 1561,a causa dei noti avvenimenti, tutte le reliquie custodite nella basilica erano state trasferite nella cattedrale di S. Vincenzo. S. Carlo nel 1575a veva stabilito il trasferimento delle reliquie dei SS. Fermo, Rustico e Proculo dall'o monimo monastero alla cattedrale. Sisto V ill8 giugno 1587aveva approvato il culto dei SS. Proiettizio e Giacomo con altri 40 chierici, o canonici, martiri. La devozione alle reliquie assumeva aspetti oggi ritenuti folcloristici, come avveniva il29 dicembre nella basilica alessandrina nel ricordo di S. Tommaso di Canterbury. Presso l'altare a lui dedicato, il Calvi ricorda che il sacerdote dispensava "a popoli due brente di vino benedetto" da una tazza d'argento nella quale era custodito il dente del santo: cf. M. MUZIO, Sacra historia ... , p. 16-211; D. CALVI. Effemeride ..., I, p. 477, 486, 493; II, p. 102. 107-108,488,569; III, p. 61, 68, 86, 464; E. FORNoNI.Le vicende della tomba di Sc Alessan dro in Bergamo, Bergamo 1884; A. G. RONCALLI. Gli Atti... , III, p. 189-195; lIII, p. 356-357; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , I, p. 142-151; II, p. 198; L. CHIODI, Dall'intro duzione... , p. 17, 28-29; A. PESENTl, Dal Comune... , p. 117-118. 36. S. Alessandro è indicato dall'agiografia come l'evangelizzatore di Bergamo. Fu marti rizzato forse in concomitanza dell'editto del 300, quando Diocleziano intimò ai sol dati di sacrificare agli idoli o di lasciare l'esercito, ovvero nella grande persecuzione scatenata con i 4 editti del 303-304, come nel racconto del martirio lascia supporre il costante riferimento alla persecuzione generale di Massimiano e alla sua residenza a Milano. Fu nelle carceri di quella città che Fedele, in visita ai cristiani prigionieri su istanza di Materno, vescovo, trovò un giorno Alessandro signifer et primipilarius della legione Tebea, con Licinio, Cassio, Secondo e Severo. Il carceriere che aveva assistito al colloquio, visto operare un miracolo, corse a riferire alle autorità. Carpoforo e E santo, soldati. vollero vedere i commilitoni e ne furono convertiti. D'accordo con Fe dele, Carpoforo e Esanto prepararono la fuga del gruppo, attuata dopo che Massi miano aveva minacciato una morte orribile. Mentre erano in viaggio verso Como, Alessandro, per ragioni ignote, si staccò dal gruppo. Catturato, ricondotto a Milano, fu di nuovo interrogato dall'imperatore, ma anzichè sacrificare agli idoli ne rovesciò l'al tare con un calcio. Il carnefice Marziano non potè eseguire la condanna a morte per ché la testa di Alessandro gli apparve come una montagna. Rimesso in carcere, Ales sandro riuscì di nuovo a fuggire, superò l'Adda e si nascose in una boscaglia presso Bergamo. Ripreso dalla guardia imperiale e condotto ai piedi della statua di Plotacio (Crotacio) per il solito sacrificio, Alessandro rifiutò e fu decapitato. La matrona Grata, figlia di Lupo, trovato il cadavere, lo seppelli in un suo podere fuori le mura e provvide a edificare una memoria sul sepolcro. Gli storici rilevano che il racconto del martirio di Alessandro non trova ancora riferimenti precisi e accertati da testi manoscritti di prima mano. L'ordine di Diocleziano di distruggere gli archivi ecclesiastici è stata una perdita irreparabile dalle conseguenze ovviamente comprensibili. I Bollandisti assu mono posizioni spesso contradditorie. Interrogativi sorgono sulla legione Tebea, di cui Alessandro era signifer, la sua fuga avvenuta secondo un'antica tradizione da Agaunum (S. Maurice nel Vallese). Qui Teodoro vescovo di Octodurum, morto nel 381, trovò i corpi di quattro martiri, Maurizio, Esuperio, Candido e Vittore, (a quanto riferisce Eucherio vescovo di Lione nel sec. V d. Cristo, il quale raccolse le testimo nianze orali durante un pellegrinaggio ad Agaunum attribuite a Isacco, vescovo di Gi nevra. il quale aveva parlato direttamente con Teodoro) e provvide a costruire una ba silica sul loro sepolcro. Anche se Alessandro non appartenne alla legione Tebea, la vi
155
-----'--------------- RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
Viatore vescovo, di Giovanni ve
Viatoris episcopi," Joannis epi-
sita in carcere di Carpoforo ed Esanto "compagni d'arme", lascia intendere che egli era un soldato. Che fosse nota la sua professione di militare lo lascia intendere re Autari il quale nel 585 costruì in suo onore una chiesa a Fara d'Adda, e lo venerava. La pre senza di Alessandro a Milano come soldato forse indica la sua appartenenza a una fa miglia nobile. In quella città, non a Gerusalemme come vuole un'antica tradizione, egli sarebbe stato convertito al cristianesimo, che divulgò a Bergamo, sua città natale, dove fu poi martirizzato, secondo una tradizione costante e senza esitazioni. Dalla tra dizione nulla si può sapere circa il tempo e il modo dell'opera di evangelizzazione del martire. La sua ultima permanenza a Bergamo durò pochi giorni, come attesta un'al tra tradizione, e vi giunse recto tramite, cioè per la strada diritta, percorsa per trovare più facile rifugio presso gli amici. Si spiegherebbe così la sua origine bergamasca e la predicazione risalirebbe a tempi precedenti il martirio. Alessandro è sempre stato ve nerato come protettore di Bergamo, anche sotto la dominazione longobarda (diversi santi lasciarono in quei tempi il posto ad altri invocati per difendere le terre dai bar bari) e anche più tardi, quando si cercarono derivazioni apostoliche alle chiese. Per Bergamo evangelizzata da S. Barnaba, Alessandro, secondo la leggenda, divenne il primo vescovo: cf.S. Alexandri martiris, in Officia Sanctorum pro civitate et dioecesi Ber gomensi, Pars aestiva, 26 augusti, lectio IV-VI,M. Marietti, Torino 1939,p. 34-36; P.BER TOCCHI, Alessandro, martire, in Bibl. Sanct., I p., 770-775; L. CHIODI Dall'introduzione... , p. 19-20; D. COLOMBO, Straordinario nei secoli l'omaggio della Città e della Diocesi al loro Patrono. In oltre 500 opere d'arte la devozione dei bergamaschi per S, Alessandro, in L'Eco di Bergamo, 26 agosto 1989,p. 3; L. PAGNONI, S. Alessandro nell'iconografia berga masca, Bergamo 1989. 37. S. Narno Episcopus et civis Pergamen., si legge in un'antica iscrizione conservata nel Museo Archeologico di Bergamo, "primo prete di Clusone e primo Vescovo di Ber gamo" come appare da un antico scritto membranaceo della pieve di Clusone, sembra sia nato a Ogna, o Villa d'Ogna, ovvero a Larna, piccola valle nei pressi di Castione. Su una lapide antica trovata nel 1561 nella basilica alessandrina che indicava il posto di sepoltura del martire e dei due primi vescovi, Narno è detto Christi confessor, forse a causa dei maltrattamenti subiti da giovane per la sua fede cristiana durante la persecu zione. La sua ordinazione episcopale è attribuita a S. Barnaba, e forse più realistica mente a S. Ambrogio. Egli avrebbe avuto la cattedra episcopale verso la metà del sec. IV, dal 325 circa al 343; ciò sarebbe confermato dall'affermazione di Ramperto, ve scovo di Brescia, che nell'elogio di S. Filastrio, vescovo della stessa sede, attribuisce a S. Ambrogio l'ordinazione del terzo vescovo di Bergamo. Narno avrebbe iniziato la costruzione della basilica alessandrina. Morì in sede e fu sepolto nella cripta di quella basilica. All'altare eretto in suo onore, ogni anno il santo era venerato con solenni ce rimonie. Per le note vicende del 1561 le reliquie, come quelle del successore, S. Via tore, furono trasportate nella chiesa di S. Vincenzo, l'attuale cattedrale di S. Alessan dro, dove ancora sono venerate: cf.S. Narni, Officia ... ,27 augusti, lectio IV-VI,p. 41-42; P. BERTOCCHI, Narno, vescovo di Bergamo, santo, in Bibl. Sanct., IX, p. 727-730; L. CHIODI, Dall'introduzione... , p. 18-19;M. BENIGNI, I Vescovi di Bergamo nei primi secoli e nell'alto medioevo, in Ritratti... , p. 24. 38. Viatore governò la diocesi di Bergamo dal 344 al 370.La tradizione lo vuole presente al concilio di Sardica nel 342-343 contro Fotino, dove avrebbe sottoscritto i decreti, come risulterebbe dal nome Viator, fornito da Atanasio. La sua venuta a Bergamo quando era già vescovo di Brescia, per salutare Narno morente, e l'opera di persua sione di questi sull'amico perché rinunciasse a quella sede per succedergli, non ha fondamento storico e sicuro. Sembra che egli abbia ultimato la basilica alessandrina, dove dopo la morte fu sepolto. Sulla cripta i fedeli eressero un altare e lo venerarono,
156
-----'-------------
VISITE
AD LIMINA
scopi et maniris," Iacobi marti ris 40 Proiectitii martiris 41 et Heste-
scovo e martire, di Giacomo mar tire, di Proiettizio martire e di E-
come appare dagli antichi calendari e dai reperti archeologici: cf. S. Viatoris, episcopi Bergomi et confessoris, Officia ... , pars hiemalis, 14 decembris, lectio IV-VI,p. 3-4; P. BER TOCCHI, Viatore, vescovo di Bergamo, santo, in Bibl. Sanct., XII, p. 1070; L. CHIODI. Dal !'introduzione..., p. 19-20; M. BENIGNI,! Vescovi di Bergamo ... , in Ritratti... , p. 26. 39. Giovanni fu vescovo di Bergamo per un trentennio circa, 660-688, ma secondo altri solo dal 670 al 683. La sua santità gli valse già in vita il titolo di buono, e Paolo diacono lo indica vir magnae sanctitatis. Primo vescovo del periodo Iongobardo, partecipò al concilio di Milano nel 678. Con Mansueto, arcivescovo di Milano, intervenne al conci lio Romano del 25 marzo 680, convocato da papa Agatone contro i monoteliti e sottos crisse la lettera inviata all'imperatore Costantino Pogonato. Da un diploma di Carlo III il Grosso de1l'873, Giovanni risulta che convertì al cattolicesimo i longobardi ariani di Fara d'Autari. Grimoaldo regalò a Giovanni il possesso della chiesa, i beni annessi, tra sferiti alla cattedrale di Bergamo, e la giurisdizione curtense. Col ritorno della chiesa di S. Vincenzo alla funzione di cattedrale, inziò la cosidetta controversia de matricitate tra i due capitoli. Sembra che Giovanni abbia portato alla fede cattolica il figlio di Gri rnoaldo, Bertarido, e il figlio di costui, Cuniberto. Quest'ultimo, rimproverato da Gio vanni in visita a Pavia, gli avrebbe regalato, per vendicare l'offesa, un cavallo furioso e indomito col proposito che, montandolo nel ritorno a Bergamo, sarebbe stato ucciso. Ma Giovanni, appena sul cavallo ne ottenne, tra lo stupore dei presenti, l'immediata padronanza. Non da tutti è accettata la notizia della carcerazione di Giovanni, delle tor ture subite e del martirio nella basilica alessandrina durante gli avvenimenti che scon volsero Bergamo quando Alachi, duca di Trento, si ribellò e vinse Cuniberto. Le sue spoglie mortali furono deposte nella cripta di quella basilica e rinvenute 1'8 aprile 1291, come riferisce il noto Branca da Gandino. Sembra che una statua lo raffigurasse sulla facciata, segno della venerazione dei fedeli. Nel 1561 per le vicende ricordate le reli quie furono portate nella cattedrale di S. Vincenzo. Nel documento di G. A. Guarneri, Giovanni è chiamato vescovo; in un altro redatto dai due capitoli vescovo martire. Nel l6171e reliquie furono di nuovo trasferite e il 14 maggio 1704 il vescovo L. Ruzini prov vide a collocarle in un'artistica urna sotto l'altare maggiore: cf.S. Ioannis episcopi et marti ris, Officia ..., 11 iulil, lectio IV-VI, p. 15-16; A. G. RONCALLl, Gli Atti..., 1/1, p. 184; P.BER TOCCHI, Giovanni, vescovo di Bergamo, santo, martire (?) in Bibl. Sanct., VI, p. 624-627; L. CHIODI, Dall'introduzione..., p. 21-25; M. BENIGNI, I Vescovi di Bergamo..., in Ritratti..., p. 44. 40. Secondo l'agiografia di alcuni secoli orsono, Giacomo da persecutore dei cristiani sarebbe divenuto, dopo la conversione, strenuo difensore della Chiesa. Avrebbe governato la dio cesi di Bergamo, dopo la morte di Proiettizio, nel periodo di recrudescenza dell'ariane simo. Per nulla intimorito della morte inflitta a 40 chierici (canonici?) nella basilica ales sandrina, mentre egli predicava contro l'empietà dei pagani e degli ariani, il4 maggio 380 (o 384) sarebbe stato circondato, percosso e scaraventato dal pulpito, riportando la frattura cranica e di conseguenza la morte. Giacomo è uno dei presunti martiri bergomensi, le cui reliquie furono trovate 1'8 aprile 1291nella basilica alessandrina, nascoste 500 anni prima per il timore di imminenti invasioni. Il francescano frate Branca da Gandino, nel suo Leg gendario narra d'aver visto l'invenzione delle reliquie di Giacomo, Proiettizio, Asteria e Giovanni. Secondo gli storici egli avrebbe confuso la sigla sulle lapidi B.M. (Bonae Memoriae) con Beati Martiris. Alcuni storici negano addirittura l'esistenza dei corpi dei santi in quelle tombe. Le sue reliquie furono trasferite nel 1561 nella cattedrale di S. Vincenzo per le note vicende: cf. S. lacobi archidiaconi Bergomensis martiris, Offi eia..., pars verna, 4 mait, lectio IV-VI, p. 7-9; D CALVI, Effemeride.... I, p. 507; P. BERTOC CHI, Giacomo, diacono di Bergamo, santo, martire (?), in Bibl. Sanct., VI p. 348-350. 41. Secondo l'agiografia antica Proiettizio fu protodiacono della Chiesa di Bergamo, am
157
___-----1_1.....- RELAZIONE
16
--_
OrroBRE
riae virginis et martiris," Firmi item et Rustici martirum 43 et Proculi epi scopi 44 religiose sancteque asser vantur.
1594
steria, vergine e martire, simil mente di Fermo e Rustico, mar tiri, e Pro culo vescovo.
ministrando la diocesi sprovvista del vescovo da 50 anni. Gli sarebbe successo S. Gia como. Avrebbe istruito circa 40 chierici collaboratori. Aggredito durante una predica e trascinato fuori dal tempio, rifiutando il sacrificio agli idoli, sarebbe stato martiriz zato, come sembra, nel 308. Le sue spoglie trovarono posto nella basilica alessan drina, dove in suo onore fu edificato un altare. Esse furono rinvenute 1'8 aprile 1291, come narra frate Branca. Pare che questo santo sia stato rappresentato sulla facciata della basilica. Di Giovanni da Campione è la statua che lo rappresenta in simmetria con S. Barnaba sul portale nord della basilica di S. Maria Maggiore, accanto a quella equestre di S.Alessandro. Le sue reliquie furono trasportate nella cattedrale di S.Vin cenzo nel 1561.L'ufficio liturgico in suo onore fu approvato a Roma nel 1614,ma non esistono atti anteriori al sec. XIII: cf. S. Proieetitii arehidiaeoni bergomensis martiris, Of ficia ... , 18 augusti, lectio IV-VI,p. 28-29; P. BERTOCCHI, Proiettizio, santo, martire (?), in Bibl. Sanct., X p. 1178-1180; L. CHIODI. Dall'introduzione... , p. 17,25. 42. Secondo l'agiografia antica Asteria fu compagna di S. Grata e insieme dettero onore vole sepoltura al martire Alessandro. Esperta nell'amministrazione della cosa pub blica, sarebbe stata consultata dalle autorità civili. A seguito delle conversioni al cri stianesimo da lei operate, sarebbe stata inquisita dai messi imperiali Ario e Giuliano, appositamente giunti da Milano. Asteria fu invitata a obbedire alle leggi statali, pena gravi supplizi; avendo rifiutato di sacrificare a Giove, fu decapitata. Asteria è ignorata negli antichi calendari di Bergamo dei secco XI-XIII. Il racconto di frate Branca da Gandino dell 'invenzione delle sue reliquie 1'8aprile 1291pone interrogativi. La quali fica di martire è da collocare nella lettura della sigla B. M. già ricordata più sopra. Le supposte reliquie furono trasportate nella basilica di S. Vincenzo nel 1561per le note vicende: cf. S. Hesteriae virginis et martiris, Offlcia ... , II augusti, leetio IV, p. 25; P. BER TOCCHI,Asteria (Esteria) di Bergamo, santa, martire, in Bibl. Sanet., II, p. 513-514. 43. Nelle Vitaedi Raterio vescovo di Verona (932-968) è descritta la più antica dellePassio e Translatio dei santi Fermo e Rustico, avvenuta sotto il regno di Massimiano. Fermo, nobile bergamasco, catturato perché cristiano, fu condottto davanti all'imperatore. Presso la villa imperiale un rustieus, suo parente, gli si accompagnò. Flagellati, perse verarono nella fede; affidati alla custodia di Anolino, che doveva andare a Venezia, fu rono consegnati a Caucario, vicario di Verona. In carcere i due confessori ebbero vi sioni celesti e il conforto della visita di Procolo, vescovo, che sorpreso in loro compa gnia, fu allontanato con disprezzo pur avendo il desiderio del martirio. Di nuovo sot toposti a tormenti, ne uscirono illesi. Anolino al ritorno da Venezia, portò Fermo e Rustico in tribunale, ove inutilmente tentò di indurii all'apostasia. Fu deciso allora il martirio, fuori città, e il divieto di seppellirne le spoglie. Acuni bergamaschi venuti lungo l'Adige trafugarono le salme su una barca e dettero loro sepoltura in luogo na scosto. Giunti in seguito altri bergamaschi, le spoglie furono recuperate e, portate a Bergamo, sepolte in luogo sconosciuto. Nel 1156 una certa Selvatica, ritenuta ossessa dal demonio, sedutasi per caso sulla tomba dei martiri, fu liberata. Divulgatosi il pro digio, le autorità fecero cercare la tomba ove si trovarono le spoglie dei martiri Fermo e Rustico, con quella di Proculo. Il vescovo Gerardo provvide alla loro onorevole se poltura e alla costruzione di un monastero abitato dalle benedettine. Durante la visita di S. Carlo nel 1575,il monastero nonostante il ricorso al papa,fu soppresso secondo i decreti tridentini, e le 12 monache trasferite in S. Maria Matris Domini. Le reliquie dei
158
-----'-------------- VISITE AD LIMINA
Inoltre vi sono collocate insigni reliquie del legno della Santa Croce, della tovaglia della Cena del Signore, del velo della Beata Vergine Maria, della corona di spine di N.S. Gesù Cristo, che il vescovo Gerolamo Ragazzoni portò dalla Francia. Nell'antichis sima chiesa di S. Andrea sono ri posti in un luogo conveniente i
Reliquiae insuper insignes ex /i gno Sanctae Crucis, ex linteo Ce nae Domini, ex velo Beatae Mariae Virginis, ex corona spinea Domini Nostri Jesu Christi ibidem sitae sunt: eas Hieronimus Ragazzonus episcopus e Gallia transtu/it. In antiquissima Sancti Andreae ecclesia 45 Corpora Sanctorum mar-
santi, per ordine di S. Carlo, furono trasportate nella cattedrale di S. Vincenzo, susci tando la rivolta tra gli abitanti dei borghi di S. Antonio e S. Caterina: cf. ACVB. Arch. Cap., 613, Della traslatione dei corpi dei SS. Fermo e Rustico martiri da Trieste a Verona e da Verona a Bergamo (ms), 47 ff.s-ff.nn.: ibid., 618,Atti di causa intorno ai SS. corpi dei SS. Fermo Rustico e Procolo (4 opuscoli stampati); ibid., 619,Atti diversi intorno ai SS. Fermo Rustico e Procolo e sulla identità dei loro SS. corpi (fascicoli vari ms) ff.nn.; ibid., 620, Dei Santi Fermo Rustico e Procolo (ms), 123 ff.; Asv, C. Conci/ii, Positiones, 195, ff. 406r-407v., ricorso al card. Francesco Alciati (1522-20 aprile 1580) contro la soppres sione del monastero dei SS. Fermo e Rustico e di S. Maria a Torre Boldone, agosto 1575; SS. Firmi et Rustici martirum Bergomensium, Officia ... , 9 augusti, lectio IV-VI, p. 22-23; D. CALVI, Effemeride... , III, p. 68, 86; B. BELOTTI, Storia di Bergamo... , III, p. 270-271; A. RIMOLDI, Firmus et Rusticus, martyrs de Vérone, in Dictionnaire d'historie et de Géographie ecclésiastiques, 17,Paris 1971, p.263-264; N. BERGAMASCHI-A. RIBONI,11 monastero di San Fermo in Bergamo. Leggenda e storia. Architettura e Arte, Bergamo 1982, p. 5-55; L. CHIODI, Dall'introduzione... , p. 17,28-29; L. TIRONI, S. Caterina ... , p. 14-15; N. RApONI, Alciati, Francesco, in Dizionario biografico... , 2, p. 65-67. 44. Pro colo è un vescovo ricordato nel Ritmo Papiniano del sec. VIII come confessore e pastore eminente. Nella Passio dei santi Fermo e Rustico si narra che, sorpreso men tre confortava i due carcerati, nonostante il desiderio del martirio fu allontanato con disprezzo. Dopo la morte sarebbe stato sepolto con i due martiri e con le loro spoglie trasportato a Bergamo: cf. S. Proculi episcopi et confessoris, Offtcia ... , 9 decembris, p. 1; S. TONOLLI, Procolo, vescovo di Verona, santo, in Bibl. Sanct... , X, p. 1158-1159. 45. S. Andrea era una delle tre basiliche cemeteria1i assai antiche, sorta non oltre la fine del sec. VI, fuori dall'omonima porta. È ricordata in un documento del 785. In epoca imprecisata sulle sue rovine fu eretta una nuova chiesa; a causa delle fortificazioni del 1561 ex maiori parte eversa ac solo aequata est; qua e vero reliouafuit, instaurata et or nata est eo meliori modo quo potuimus. Dopo la ricostruzione del 1592, fu arricchita di tre altari nel 1630. Demolita nel 1837 fu riedificata su disegno di Ferdinando Crivelli, con la posa della prima pietra nel 1840 e consacrata nel 1847.1124 luglio 1401 furono trovate sotto l'altare maggiore le spoglie dei santi Domno, Domneone ed Eusebia, ri tenuti martiri: cf. ACVB, Visita Cornaro, 42 (1624-1626), f. 261r, citazione; G. RON CHETTI. Memorie... , I, p. 158; Cenni sulla dedicazione del nuovo tempio di Si Andrea colla allocuzione di monsignor canonico teologo G. Finazzi per solenne trasporto delle reliquie de' santi martiri Domneone, Domno ed Eusebia, Bergamo 1847; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia. I. Provincia di Bergamo, Roma 1931, p. 34-38; B. BELOTTI, Storia di Ber gamo ... , I, p. 123, 148-150, 153-154,209,267; II p. 294; III, p. 527; V, p. 146,469; L. PA GNONI, Le chiese ... , I p. 63;Y. ZANELLA, Bergamo città ... , p. 35-36.
159
_ _ _ _ _1....-
RELAZIONE
16
_
OlTOBRE
tirum Domnonis," Domneonis 47 et Eusebiae," foco decenti reposita sunto In ecc!esia Sanctae Gratae 49
1594
corpi dei Santi martiri Dornno, Domneone ed Eusebia. Nella chiesa di Santa Grata si trova il
46. Secondo l'antica agiografia Domno, di nobile stirpe, fu convertito al cristianesimo da Alessandro e dopo il suo martirio avrebbe spedito dei messi a Milano per comunicare all'imperatore Massimiano la sua nuova fede. Saputo che questi aveva fatto uccidere i nunzi, Domno convocò i fedeli concittadini e denunciò le atrocità di Massimiano che inviò dei sicari da Milano per decapitarlo, come avvenne nel 306. Il culto del santo non appare nei calendari dei secco XI-XIII, che iniziò dopo il ritrovamento di cui più sopra, con questa iscrizione: hic requiescunt in pa(ce) b(onae) mtemoriae) Domnio cum nepotibus suis Eusebia et Domnonie). Deptositus) Domno avus XVI K(a/endas) augu sttas) Eusebia III K(a/endas) novembires) Domnio nontis) ian(uariis). La lettura B.M. con beati martyris accreditò la tesi del martirio: cf.SS. Domneonis Domnonis martyrum et Eusebiae virginis et martiris, Officia ... , 20 iu/ii, /ectio IV, p. 19; P. BERTOCCHI, Domno, Eusebia e Domnione, santi, martiri di Bergamo, in Bib/. Sanct., IV, p. 768-769; L. CHIODI. Dall'introduzione... , p. 17, 19.
47. Domnione cresciuto sull'esempio di vita cristiana di Domno, suo avo, avendo saputo che Massimiano con un emissario cercava di portare i suoi concittadini all'apostasia, nominò erede universale la sorella Eusebia e si presentò al tribunale professando apertamente di essere cristiano. Fu incarcerato e sottoposto a crudeli tormenti. Un amico del messo imperiale rimase talmente impressionato dalla sua testimonianza da abbracciare la fede cristiana. Sottoposto ad altre torture, Domnione fu infine ucciso presso la porta della città: cf. nota precedente n. 46; SS. Domneonis Domnonis marti rum et Eusebiae virginis et martiris, Officia ... , 20 iulii, /ectio V, p. 19-20; P. BERTOCCHI, Domno, Eusebia e Domnione, santi, martiri di Bergamo, in Bib/. Sanct., IV, p. 768-769; L. CHIODI, Dall'introduzione... , p. 17, 19.
48. Eusebia, sorella di Domnione e nipote di Domno, dopo aver abbracciato la fede cri stiana, emulò la pietà del fratello con l'intensa preghiera, la pratica della verginità, l'ac coglienza dei poveri e dei pellegrini, la ditribuzione dei suoi beni agli indigenti. Accu sata di essere cristiana, fu invitata a sacrificare ad Apollo, ma il suo rifiuto le costò la decapitazione. Trovò sepoltura con Domno e Domnione e il culto ne seguì le loro vi cende: cf. nota precedente n. 46; SS. Domneonis Domnonis martyrum et Eusebiae virgi nis et martiris, Officia ... 20 iulii, /ectio VI, p. 20; P. BERTOCCHI, Domno, Eusebia e Dom nione, santi, martiri di Bergamo, in Bibl. Sanct., IV. p. 768-769. 49. È tradizione che il monastero delle Benedettine di S. Grata fu fondato da S. Adleida. Con più probabilità si ritiene sorto nel sec. VIII e con maggior certezza verso il 1000. Era chiamato convento di S. Maria vecchia. Vi fu trasferito nel 1027 il corpo di S. Grata, dalla quale prese il nome. L'antica chiesa rovinò per le fortificazioni venete. Essa era nota anche come S. Grata in co/umnellis. All'esterno aveva sui lati nord e ovest un loggiato sorretto da colonne. La riedificazione fu affidata a Pietro Ragnolo nel 1588. In uno dei suoi progetti egli intendeva utilizzare parte della loggia preesi stente. Le claustrali optarono per una chiesa più ampia e l'area dell'antico portico fu acquisita per l'interno della nuova chiesa e il colonnato inglobato nella parete con la strada confinante. Milani consacrò la chiesa nel 1600. Il suo portale fu realizzato nel 1694. È ornato con figure marmoree (due angioletti, la B.Vergine col Bambino, un ve scovo, S. Grata con il capo di S. Alessandro in una mano e una miniatura di Bergamo nell'altra) scolpite da Giovanni Sanz. L'atrio con volta decorata a stucchi bianchi e oro, immette nella chiesa a navata unica. La volta è a botte, con tre finestre ovali verso
160
----'--------------.,.....-
VISITE
AD
LIMINA
corpo della stessa santa vedova. Si va a vedere un piede di S. Gero lamo collocato nella chiesa di S. Leonardo (che si trova) nel subur bio; similmente in altri luoghi sia della città che della campagna si trovano molte reliquie, che sono
eius ipsius sanctae viduae cor pus situm est. 50 In ecclesia Sancti Leonardi in su burbio/I pes beati Hieronimi collo-
sud, sui lati sono erette tre cappelle con altari. Vi sono grandi affreschi alla volta e al presbiterio. Verso la fine del '700 gli stucchi, i pilastri, i capitelli, le ancone e le cornici dei medaglioni furono ricoperti con una lamina d'oro. Innumerevoli opere d'arte de corano la chiesa. L'altare maggiore ha una tela del Salmezza data come dote nel 1623 alla figlia Clara fattasi religiosa nel monastero. L'altare di S. Alessandro ha una tela di Fabio Ronzelli del sec. XVII, quello di S. Grata l'urna col suo corpo di cui si fece lo scoprimento il 17luglio 1854.Vi è inoltre l'altare di S. Mauro decorato da una tela di M. Olmo del sec. XIX, l'altare della B.Vergine, opera del Cavagna di cui pure sono i 15 misteri a fresco, e l'altare della B. Vergine col Bambino e i santi Antonio, Gerolamo, Francesco, su tela di G. Cignaroli; cf. D. CALvI.Effemeride ... , I, p. 193; II, p. 2-5; Inventa rio degli oggetti , p. 75-76; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , l/II, p. 400-402; B. BELOTTI,Sto ria di Bergamo , I, p. 83, 264; IV, p. 304; V. ZANELLA, Bergamo città... , p. 50; G. SAN GALLI, Un intero colonnato quattrocentesco da recuperare nel monastero di S. Grata, in L'Eco di Bergamo, 26 gennaio 1988, p. Il. 50. L'agiografia antica ha tramandato due racconti su S. Grata. Nella Passio di S. Alessan dro vescovo, si narra che Grata vissuta tra il IV e il VI secolo, avrebbe dato sepoltura onorevole a S. Alessandro e provveduto a edificare tre chiese in suo onore, S. Alessan dro in Colonna, S. Alessandro della Croce e la basilica alessandrina, sul sepolcro del martire. Secondo un'altra tradizione, Grata sarebbe vissuta tra l'VIII e il IX secolo. Fi glia di un certo Lupo, duca di Bergamo, vinto e convertito alla fede cattolica da Carlo Magno, coll'aiuto della sua potente famiglia e di nobili cittadini avrebbe costruito tre chiese sui tre colli di Bergamo, S. Giovanni, S. Eufemia e S. Stefano, Per alcuni secoli il suo corpo rimase sepolto nella chiesa dell'ospedale che sarebbe stato fatto costruire da S. Grata, sulla quale ne fu edificata un'altra nel sec. XVIII, col nome di S. Grata in ter vites. Il 9 agosto 1027Ambrogio II (o III?) vescovo, provvide alla traslazione delle spoglie di S, Grata nella chiesa di S. Maria vecchia, poi detta di S. Grata alle colonnette (in columnellis). L'avvenimento era ricordato la domenica delle Palme con la benedi zione dei rami d'ulivo in S. Alessandro e la processione del vescovo e dei canonici coi fedeli e alla cattedrale di S. Vincenzo di qui a S. Grata, in ricordo della traslazione, ove egli distribuiva ramoscelli d'olivo benedetti a ciascuna monaca. Nei documenti litur gici Grata è detta a volte vergine, a volte vedova. Se ne celebrava la depositio e la tran slatio, una al IO maggio, l'altra al 9 agosto, poi trasferite rispettivamente al 2 o al 16 maggio e al 25, 27 agosto, Nel 17061a Congregazione dei Riti le assegnò le ricorrenze al4 settembre; cf. S. Alexandri martiris, Officia ..., lectio VI, p. 36; S. Gratae virginis pa tronae Bergomi minus principalis, ibid., Il maii, p. 16; S. Lupi confessoris bergomensis, ibid.,9 iunii, lectio IV-V, p.17-18; D. CALVI. Effemeride..., I, p. 5,con la data del trasporto al IO maggio, p. 12; P. BERTOCCHI, Grata di Bergamo, santa, in Bibl. Sanct., VII, p. 152-155; R. AUBERT. Grata, sainte, vénèré à Bergame (IV'-VI" s. ?), in Dictionnaire d'Hi stoire et de Géographie ecclésiastiques, 21, Paris 1984, p. 1224-1225; L. CHIODI, Dall'in troduzione..., p. 15, 17, 19,28,34, 43, 47; B. CASSINELLI. La chiesa matrice ..., p. 31. 51. Sembra che la chiesa di S. Leonardo fosse edificata già sin dal sec. X. Il vescovo Guala
161
_ _ _ _ _1....-
RELAZIONE
16
_
OTTOBRE
1594
eatus visitur," tenute in grande venerazione dal Aliis item loeis eum urbis, tum popolo. agri reliquiae multae reperiuntur, Nel villaggio di questa diocesi quae magna populi veneratione co che chiamano Alzano, negli anni luntur," passati, con il permesso di Grego In vico huius dioeeesis quem Al rio XIII di felice memoria, fu ini zanum appellant, superioribus an ziata la costruzione di un mona nis permissu GregoriiXIIIfe.re. mo stero di Cappuccine, per cui al nasterium Capueeinarum inehoa cune ragazze si erano riunite in tum est, et ob id puellae aliquot in una casa vivendo con pietà e san domum quandam eonvenerant, tamente, attendendo di entrarvi quae ibi pie saneteque viventes id appena esso fosse stato ultimato. speetabant ut quam primum mona Poco dopo con una lettera della sterium absolutum esset, illud ingre sacra Congregazione per i Rego derentur. Paulo post litteris saerae Congregationis super Regulares si-
l'assegnò ai Crociferi nel 1170; rifabbricata nel 1310 e ristrutturata sul finire del sec. XIV,fu rinnovata nella seconda metà del sec. XVII in seguito all'insediamento dei So maschi subentrati ai Crociferi, il cui ordine era stato soppresso da Innocenza X. L'in terno della chiesa è a navata unica, volta a botte, presbiterio stretto e fondo, tre altari per lato. Oltre la devozione a S. Leonardo, patrono dei carcerati, era venerata nella chiesa la Madonna col Bambino per dei fatti supposti miracolosi accaduti tra il 1610e il 1620: cf. D. CALvI.Effemeride... , I, p. 26,303; II, p. 97,495, 535; III, p. 161,273; Inventa rio degli oggetti... , p. 80-81; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , l, p. 406-411; II, p. 168-178,345-354,372-386; A. PESENTI. La Chiesa nel primo periodo... , p. 80-81. 52. Prima della caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi la reliquia di S. Gerolamo era stata messa al sicuro a Nicosia. Essa venne donata col tallone di S. Eufemia dal cano nico Giovanni Grandier, cipriota, al priore dei Crociferi di S. Leonardo nel 1468: cf. D. CALVI. Effemeride... , I, p. 26; A. G. RONCALLl, Gli Atti... , 1/1, p. 216.
53. Era benemerito chi donava reliquie alle chiese, come Gerolamo Ficieni nel 1584, p. Bernardino, commissario generale dei Minori nel 1587, p. Agostino Maria Bonandrini da Casnigo, procuratore generale degli Agostiniani di Lombardia nel 1588. Il Ficieni da Colonia aveva inviato a S. Alessandro oltre la Moria le reliquie di due compagne di S. Orsola, e tramite p. Bernardino, tre capi delle vergini compagne di quella santa in dono rispettivamente a S. Alessandro della Croce, ai Cappuccini e alle orfanelle.ll Bo nandrini aveva regalato reliquie varie alla chiesa della SS. Trinità; il conte Francesco Brembati una reliquia del beato Guala, dono di un abate di Astino, alla chiesa parroc chiale di Brembate Sopra. Le parrocchie avevano un elenco aggiornato delle reliquie, come Valtesse, Albino, Pedrengo, Urgnano, Serina, Mornico, Gandino, Locatello, Gorlago, Telgate, Bolgare, Entratico, Lussana, Romano, Bariano, Clusone, Calusco: cf. nota precedente n. 34; Acva, Visita Barbariga, 54 (1659) f. 134v; D. CALVI. Effeme ride... , I, p. 230, 379; II, p. 2, 42-43,55, 67, 289, 356, 483, 513-514,536, 585, 591; III, p. 21, 70-71, 189-190,214-215,217-218,288,336,347-348,385.
162
-------'------------.,....-
VISITE
AD LIMINA
gnificatum est ut negotio supersede retur. Deinde cum totius rei cura Hieronimo Ragazzono episcopo im posita esset, eique nullo modo pro baretur ut in loco aperto et minus tuto regioneque inopi monasterium explicaretur, res diutius tracta est. Postremis eiusdem sacrae Congre gationis litteris episcopo, qui nunc praesidet, negotium datum est ut si hae mulieres quae Capuccinae iam appellantur, haberent unde possent vivere, hae in Urbem admitterentur. Quod autem non modo redditus ul los non habeant quibus alantur, sed ne domus quidem ubi decore ha bitent, ulla suppetat, negotium in fectum non tamen desperatum relic tum est:"
lari fu comunicato che la cosa fosse sospesa. In seguito essendo stato incaricato di tutta la que stione il vescovo Gerolamo Ra gazzoni, e siccome non gli pia ceva assolutamente che il mona stero si estendesse in un luogo aperto e non molto sicuro, e in una regione povera, la cosa fu ti rata molto per le lunghe. Con l'ul tima lettera della medesima sacra Congregazione fu dato al ve scovo, che ora governa, l'incarico che se quelle donne, che già si chiamano Cappuccine, avessero di che poter vivere, sarebbero am messe in città. Siccome poi non solo sono sprovviste di qualsiasi reddito per gli alimenti, ma non hanno neppure alcuna casa ove vi vere decorosamente, si abban donò l'affare senza portarlo a ter mine, ma senza disperare.
54. Con lettera del91uglio 1585al card. di Sens, gli abitanti di Alzano Sopra avevano fatto presente che da un mese circa era stata data facoltà dalla Congregazione dei Vescovi e Regolari ad alcune zitelle "che già doi anni continovi nelle proprie case loro sono sem pre vissute secondo la regola delli Cappuccini con grandissima contritione" di co struire un convento. Esse "desiderose unirsi tutte insieme quanto prima sia possibile" chiedevano nel frattempo di riunirsi in una casa "et ivi seguir lor vita secondo l'ordine delle altre cappuccine et capitoli presentati alla Congregazione da esse, finchè il mo nastero sia finito et che vi possino habitare con il titolo di Cappuccine Sixtiane, che così desiderano che si chiami illor ordine per esser fondato al tempo del presente no stro Sommo Pontefice Sisto V". La diversità delle date tra il testo della relazione e quanto espresso in nota, sembra forse da collegare al fatto che Gregorio XIII morì il IO aprile 1585e Sisto Vfu eletto il 24 successivo. Promotore della fondazione era stato p. Eugenio, canonico lateranense, e Lucrezia Marinoni che in omaggio al pontefice prese il nome di Maria Sista. Il vicario generale, M. Salomone, concesse la facoltà alle prime cinque professe di condurre vita in comune e fondare l'istituto. Il progetto del monastero presentato da Pietro Marinoni, padre di Lucrezia, ottenne l'approvazione dal Consiglio cittadino e dal podestà Alessandro Contarini, l' Il ottobre 1587. Anche la comunità di Alzano Sopra dette parere favorevole. Il vescovo Ragazzoni approvò l'e rezione canonica dell'istituto e il 15 ottobre 1587fu posta la prima pietra del mona stero, alla presenza di autorità civili e religiose. La costruzione andò a rilento, come ri
163
_-_----I_"'"- RELAZIONE
16
~----
OrroBRE
Complures et in urbe et in dioe cesi laicorum hominum societates existunt," In his aliquot romanis archiconfraternitatib us aggrega tae," quae Iicet aedificiis, sacris ve-
1594
Nella città e nella diocesi vi sono parecchie società di uomini laici: tra queste alcune sono aggre gate alle arciconfraternite ro mane, le quali anche se recano un aiuto non esiguo alle chiese con edifici, sacri paramenti o cose di
sulta da una lettera della Curia romana al vicario generale ill8 ottobre 1588 e dall'au torizzazione data al vescovo l'Lì agosto 1589 di eseguire i lavori. Nel 1597 le cappuc cine acquistarono alla Rocchetta, in città, dagli eredi di Pietro Isabelli, una casa per 4.300 scudi. Vi si trasferirono le otto religiose, e iniziò la vita claustrale la quale tutta via fu approvata dalla Congregazione molto più tardi. La pratica fu sollecitata dallo stesso Consiglio cittadino presso l'ambasciatore veneto a Roma già nel 1614. Nel 1620 due cappuccine furono inviate espressamente da Milano per guidare le nove coriste e le quattro converse. Nel dubbio che l'istituto potesse ricevere legati, doti e redditi messi a sua disposizione dai privati, la Congregazione del Concilio interpellata nel 1620 dette parere favorevole. Nel 1625 il monastero si arricchi della nuova chiesa di S. Croce. consacrata dal vescovo L. Grimani nel 1636. La fondatrice Maria Sista Mari noni morì nel 1641; cf., ACVB, Monasterifemminili, Francescane Cappuccine in Alzano Sopra, raccoglitore n. 8 busta 1585-1589;Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, A-B, Bergamo, citazione; ibid., Positiones, 1593, B-C, Bergamo; ibid. Reg. Episc. 18 (1589), f. 65v, 11 ago.; BAV, Chigi G IlI, 89, f. 31v; BCAM, Azioni, 53 (1612-1614), f. 281r, lO feb. 1614; ibid., 55 (1616-1619),f. 32r-v, 29 dico1616; D, CALVI, Effemeride... .I, p. 219, 391; II, p. 248-249, 255; L.v. PASTOR, Storia dei Papi.... X, p. 9,18; V. E. GASDIA. Sant'Alessan dro... , p. 28; E. CAMOZZI, Le lstituzioni monastiche... , II, p. 16-20; F. SEGHEZZI,La chiesa di S. Croce in "Rocchetta" Borgo Palazzo-Bergamo. Nel 350 0 anniversario della consacra zione 1636-1986, Bergamo 1986, p. 8-19. 55. Erano molto diffuse le confraternite del SS.mo Sacramento, del Corpo di Cristo, del nome di Gesù, del S. Rosario e dei Disciplini, le quali ultime assumevano il nome dalle chiese governate ovvero dal colore delle divise indossate. In S. Maria delle Gra zie era eretta la scuola della Concezione, in S. Maria Maggiore la confraternita di S. Maria e S. Giuseppe, in S. Lazzaro la compagnia della Madonna del Pianto, in S. Ni colò dei Celestini la Confraternita della Madonna dello Spasimo, in S. Rocco la con fraternita omonima, in S, Agostino la compagnia della Cintura, in S. Francesco le Confraternite della Concezione della B. V. Maria e del cordone di S. Francesco, in S. Stefano la confraternita della S. Croce, al Carmine la compagnia dell'abito della B. Vergine del Carmine; cf. AcvB,Arch. Cap., 615,Sommario delle indulgenze perpetue con cesse alla veneranda confraternita del SS.mo Sacramento eretta nel duomo di Bergamo et atutti gli altrifedeli della medesima città e diocese, 18 marzo 1610, (foglio a stampa), in Anni 1438-1715... ; ibid., Visita Mi/ani, 32 (1592), ff. 179r-199r; D. CALVI, Effemeride... .I, p. 69, 163,264,355,371,472,496-497; II, p. 13-14. 17,93,216,254,310-311,634; 111, p. 40, 277,318,351-352; A. G. RONCALLI. Gli Atti... , 111, p. 67,167,320-321,331-332; II, p. 4-5, 16,63,75,81,138-139,140-158,189,211,213-217,345-353; V. E. GAsDIA.Sant'Alessan dro... , p. 24-27; M. LUMINA.S. Alessandro in Colonna ... , p. 55-56; C. GAMBA. Un aspetto della storia della religiosità laicale a Bergamo: le Confraternite del SS. Sacramento, in Atti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, 46 (1985-1986), p. 533-560; A. PE SENTI, La signoria ... , p. 134-136; G. ZANCHI, Dagli inizi... , p. 165-166. 56. Nel corso delle visite pastorali Milani invitò ad aggregarsi alle arciconfraternite erette a Roma le omonime scuole o confraternite del Corpo di Cristo di Villa d'Almè, Com
164
VISITE
AD
stibus et ornamentis aliaque rerum specie non exiguum auxilium eccle siis praestant, plurimun tamen per turbationis parochis et ipsi epi scopo nonnumquam afferre solent. Origo difficultatum ab amplissi mis eorum privilegiis manat, qui bus ila abutuntur ut minus quiete et pacifice res administrari possint," Alia plurima Loca in Urbe consti tuta sunt, quorum quaedam (ut
LIMINA
altro genere, di solito talvolta arre cano moltissimo scompiglio ai parroci e allo stesso vescovo. L'o rigine delle difficoltà deriva dagli amplissimi loro privilegi, dei quali abusano al punto da non po ter amministrare (le cose) con se renità e pacificamente. Moltissimi altri enti sono costi tuiti nella città, dei quali alcuni
munuovo, Zandobbio, le scuole del SS. Sacramento di Scano, Paladina, Ossanesga, Presezzo, Albano, Rosciate, Luignano, Cividate, Paratico, Sarnico, Predore, Credaro, Chiuduno, Alzano Sopra, Onore, Pradella, Sant'Andrea, Gandellino, Nasolino, Parre: cf. Acvs, Visita Mi/ani, 32 (1592), f. 2Sr, 152v-153r, 174r-175r; ibid., 34 (1595), f. 65r-v, 6Sv, IlOr, 112r, IISr; ibid., 35 (1596), f. 74r, 75r-76r, 79r, SOr, 230r, 234v-235r, 23Sr, 242v-243r, 247r, 252r-v, 255v-256r; D. CALVI. Effemeride... , I, p. 22,64-65,223; II, p. 554-555; III, p. 146. 57. Il giudizio negativo sui disciplini espresso da Ragazzoni nella visita ad /imina del 1591 è esteso da Milani a tutte le confraternite per l'abuso dei loro privilegi. Negli atti delle visite pastorali, sia nelle relazioni dei curati sia nei decreti, è evidente lo sforzo dell'au torità ecclesiastica di correggere le irregolarità nelle elezioni per i sindaci delle confra ternite, i brogli combinati per interessi, le esclusioni dei curati dalle votazioni, la man canza di avvicendamento dei sindaci col rinvio delle elezioni, l'uso di somme a scopo personale, la loro mancata restituzione, gli interessi non corrisposti sui prestiti, la mancata presentazione al curato del bilancio annuale o delle chiavi delle cassette delle elemosine. Il ricorso anche all'interdetto contro i sindaci colpevoli di tali atti, era una delle misure adottate dal vescovo Milani, come pure dagli altri successori, per sra dicare gli abusi. Nella visita pastorale del 1592 il vescovo aveva emanato decreti parti colari per le confraternite di Calcinate, Cividate, Zanica, Tavernola, Fonteno, Ranza nico, Zandobbio. In quella del 1594 i decreti riguardarono le confraternite di Sovere, Cerete Alto, Vilminore, Bondione, Ardesio, Villa d'Ogna, Parre, Gorno, Nembro, Al zano Sopra, Bagnella, Bracca, S. Pellegrino, Piazzolo, Valleve, S. Giovanni Bianco, Sta bello. Nel 1595 Milani provvide con altri decreti alle confraternite di Pontida, Locate, Sotto il Monte, Bonate Sotto, Seriate, Pedrengo, Villa di Serio, e nel 1596 a quelle di Viadanica, Cerete, Cologno, Fino, Colere, Azzone, Vilminore, Bondione, Fiumenero, Gromo, S. Marino, Gandellino, Novazza, Ardesio, Premolo, Oneta, Fiorano, Alzano Sotto, Pradalunga. Una vertenza di rilievo ebbe luogo tra il curato di Cenate e i sin daci della scuola del SS. Sacramento, iniziata nel 1609 e chiusa nel 1626: cf. Acvs, Arch. Cap., 736, Anni 1609-1642, Pro m.r. praeposito ecc/esiae de Cenate contra sindicos scho/ae SS.mi Sacramenti (ms), ff.nn.; ibid. Visita Mi/ani, 32 (1592), f. 64r, l53r, l57r-v, l58v, l59v, l66v-167r, l70r-v, l74v-175r, ibid., 33 (1594), ff. 106r-107v., 1l0v-lllv, l14r-115v, l20r-12lr, 240r, 243v-244v,246r-247r, 249r, 25lv, 255r-v; ibid., 34 (1595), ff. 67r-68r, 69r-v, 74v-75r, 109r, llOv- lllr; ibid, 35 (1596), ff. 77v-78r, 13lr-v, l59v, 234r-v, 236r-237v, 243r-v, 245r-247r, 249v-250r, 25lr-v, 256v-257r, 258v-259v, 263v-264r, 273r.
165
~
----J_'---------------'------
RELAZIONE
16
OTTOBRE
longo usu compertum est) summa fide et diligentia a primariis civibus gubernantur et ad sustentandas su blevandasque egentium necessita tes valde utilia suni:" In his eius loci qui Misericordia appellatur no men celeberrimum est. Huic reddi-
1594
(come risulta da lunga consuetu dine) sono governati con grande fedeltà e diligenza dai cittadini più ragguardevoli e sono molto utili per sostenere e sollevare le necessità dei poveri. Tra questi è famosissimo quello della "Miseri cordia". Questo dispone di una
58. È ovvio il riferimento ad alcuni istituti cittadini di primario interesse, tra i quali l'Ho spital grande di S. Marco (destinatario di buona parte dei beni nel testamento del ve scovo Milani), fondato con l'aggregazione di altri piccoli ospedali 1'8 aprile 1449, su delibera dei rettori, del maggior Consiglio di Bergamo, il sostegno del vescovo Ba rozzi, autorizzata da papa Pio II. L'Hospitale aveva un canonico come patrono, eletto annualmente dal Capitolo il giorno di S. Stefano davanti al vescovo. 11 ministro era eletto il giorno successivo dal minor consiglio della città, nel palazzo episcopale, alla presenza del patrono. Era facoltà del patrono radunare il collegio o commissione del l'Hospitale; il ministro aveva il dovere di chiamarlo a tutte le riunioni. In caso di disor dini il patrono ricorreva al vescovo, ai rettori, al Capitolo e infine alla Città. L'ammini strazione delle elemosine era regolata in modo che il patrono teneva le chiavi delle cassette delle elemosine, gli amministratori invece le cassette le quali dovevano es sere aperte in pubblico, inventariato il contenuto e consegnato seduta stante al teso riere. Per l'alienazione di terreni di proprietà dell'Hospitale era necessario avere il per messo della Santa Sede. Il 26 dicembre 1594 era stato eletto patrono il can. A. Ma pello, nel 1595Camillo Agosti, nel 1596 1597 Bartolomeo Pighetti. Una delle preroga tive del patrono era la decisione di ricoverare gli ammalati bisognosi di cure partico lari. Il canonico Gerardo Terzi, patrono, nel 1604 si vide contestare dal ministro o go vernatore dell'Hospitale, Federico Rivola, il ricovero de "Ii gallici incurabili et infermi ad longum tempus '; col pretesto che il provvedimento doveva rimanere sotto la compe tenza del Consiglio cittadino. Un'altra vertenza scoppiò per le chiavi delle cassette delle elemosine, reclamate dal ministro e dal patrono. Un altro importante istituto cit tadino era l'Ospedale della Maddalena, eretto per il ricovero dei pazzi e dei furiosi mentali. Gestito dai Disciplini, serviva innanzitutto le persone legate alla confrater nita omonima. Nel 1320 era sorto il Consorzio per i carcerati su iniziativa di padre Melchiorre de Tarussis. Bartolomeo Colleoni aveva fondato e dotato l'Istituto della Pietà per l'aiuto alle giovani di povera condizione sociale in procinto di sposare. Il ve scovo Ragazzoni aveva contribuito in misura determinante a ultimare illazzaretto. Vi erano infine il Monte dell'Abbondanza, sorto per iniziativa del vescovo P.Lippomano e di padre Lorenzo de' Gherardi nel 1539,e il Monte di Pietà, eretto dai rettori Vittore Bragadino e Davide Trevisan nel 1557.11 rilievo di Milani sulla onestà e la competenza degli amministratori dei luoghi pii, ha un riscontro negli interventi contro i responsa bili del Monte di Pietà, denunciati per atti fraudolenti, processati e condannati dal Consiglio cittadino. Le orfane, gli orfani e le convertite trovavano assistenza negli isti tuti fondati da S. Gerolamo Miani, cui erano delegati dal Consiglio cittadino alcuni membri: cf. AcvB,Arch. Cap., 158, Atti ..., f. 220v,225r-226v,234r, 237, 238r-v; ibid., 159, Atti ... , ff. 216v-220v, citazione f. 2l9r;ibid., 284, 1683, Super iurisdictionem canonici pa troni hospitalis Bergomi tenendi et consignandi successori suo in officio claves capsula rum eleemosinarum dicti loci pii (rns), ff.nn.; BCAM. Azioni, 46 (1600-1603), tr. 377v-378r, 30 mago 1603; tr. 379v-380r,2 giu.; ibid., 2 Ducali B (1566-1656),f. 86v, 13 lug.
166
---~-'-----------------
VISITE
AD LIMINA
tuum magnitudo, ex quibus ad vi massa di entrate dalle quali si rica ginti millia aureorum reficiuntur, et vano circa 20.000 scudi d'oro e gubernantium charitas prudentia gode del decoro e dello splendore que et aliae eximiae virtutes decori della carità, della saggezza e di al sunt et splendori." tre eccellenti qualità degli ammi nistratori.
1557; f. 91r, 12 gen. 1588; ff. 120r-124r; Capitoli del Monte dell'Abbondanza e della Pietà di Bergamo sotto la invocatione di S.to Gio.Battista et Sito Dominico eretto nell'anno 1539; f. 144r, 17 otto 1603 e 17 mago 1607; D. CALVI, Effemeride... , l, p. 276-277, 318, 469, 494-495,499; II, p. 2,290,303,330, 334,429,465, 476, 522,639 ;III,p.273,279,324,420, 422; G. RAVELLI, Brevi cenni bibliografici sugli antichi codici Bergomensi donati dal nobil conte cav. GianForte Suardi alla biblioteca civica di Bergamo, Bergamo 1890; Liber con sortii carceratorum Bergomi-1nstrumenta -,p. 9-10; Libercarceratorum Bergomi-Partium ab anno 1428,7 aprilis, usque 1642, 23 aprilis, p. IO; Liberfictualium bonorum stabilium Consortii, ab anno 1431 usque 1537, p. lO; Descriptio pauperum carceratorum, ab anno 1538,28 martii, usque 1540. 31 decembris, p. Il; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , III, p. 104-110,279,356; C. PELLEGRINI. S. Girolamo Emiliani, Bergamo 1982; E CAMOZZI, Le istituzioni monastiche... , II, p. 41-47; A. PESENTI, La signoria ... , p. 153-154; G. DALEzzE, Descrizione ... , p. 179-182; L. K. LITTLE, Libertà... , p. 173-179; L. TIRONI,S. Caterina ... , p. 16-20,26; G. COLMUTO ZANELLA, L'Architettura... , p. 138.
59. Il Pio luogo o Consorzio della Misericordia Maggiore, MIA, si ritiene fondato intorno al 1135 in occasione di una carestia, ovvero dal vescovo Erbordo e da p. Pinamonte da Brembate, domenicani, nel 1265 circa. Gli iscritti si impegnavano a contrastare l'ere sia, a operare in favore dei poveri, degli infermi e dei carcerati. In seguito il Consorzio elargì sussidi, patrocinò iniziative di vario interesse, compreso quello religioso. Il Co sorzio ammetteva fratelli e sorelle, come eran chiamati gli iscritti. Le udienze si svol gevano in S. Vincenzo, dov'era custodito pure l'archivio. Lo statuto ebbe varie modifi che, tra le quali si ricordano quelle del 1281, 1305, 1394, 1483. Le risorse provenivano da varie fonti: offerte, donazioni testamenti, lasciti. I sussidi erano distribuiti in na tura o in denaro dal governo della MIA composto da un ministro, dai consiglieri, dai dispensieri e dal patrono. I depositi e i magazzini trovarono una sede fissa nel 1447 in un palazzo di via Arena. Il comune affidò alla MIA l'amministrazione e la gestione della basilica di S. Maria Maggiore il 23 giugno 1449. Papa Niccolò V con la bolla Qui misericordiae et pietatis operibus intenti del 14 mar. 1453 dichiarò i due istituti esenti dalla giurisdizione dell'Ordinario. Anche dopo il concilio di Trento questo privilegio fu difeso con determinazione. Il Consiglio cittadino oppose un netto rifiuto alla richie sta di Milani di visitare S. Maria Maggiore considerata "l'importancia di questo nego cio che tocca non solo l'interesse d'esso venerando Consorcio ma di tutta questa Città". Nella seduta dell' Il dicembre 1594 furono eletti alcuni deputati per consigliare il vescovo "che sarà opportuno et necessario che non sia fatta detta visita": cf. BCAM. Azioni, 45 (1594-1596), f. 51r-v; Compendium onerum venerandi Consortii Misericordiae Ecclesiaeque ac fabricae S. Mariae Maioris Bergomi, Bergomi 1612; Istitutione et or dini ... , p. 1-38; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 291-292, 314; G. RONCHETTI, Memorie ... , III, p. 67-68; G. LOCATELLI, L'istruzione in Bergamo e la Misericordia Maggiore. Storia e docu menti, in Bergomum 4 (1910), p. 62-69: 5 (1911), p. 321 passim; A. G. RONCALLI. Gli Atti... , 111, p. 356-367; IDEM, La Misericordia Maggiore di Bergamo e le altre istituzioni di beneficenza amministrate dalla Congregazione di Carità, Bergamo 1912; B. BELOTTI,Sto ria di Bergamo ... , III, p. 143-145,370; ibid., ed. 1989, II, p. 278-280; A. MELI. L'Istituto
167
-------'------------- RELAZIONE
16 OrroBRE 1594
Questo per quanto riguarda la città. Le chiese curate della diocesi sono 230, delle quali 130 titolate. In esse risiedono i curati, eccet tuati due o tre, che rimossi per breve tempo fanno penitenza al trove.
Haec de urbe. Dioecesis ecclesiae curatae CCXXX numerantur, ex quibus CXXX titulatae suni:" In eis curati resident, duobus aut tribus exceptis, qui ad breve tempus amati alibi poenitentiam agunt:"
musicale Gaetano Donizetti ieri, oggi e domani, Bergamo 1956,p. lO; IDEM, Verso il Vll centenario della istituzione del Pio Luogo della Misericordia Maggiore di Bergamo, 1265-1965,in Bergomum 38 (1964), p. 31-37; L. CHIODI, Nel settimo centenario difonda zione della Misericordia Maggiore in Bergamo, in Bergomum 39 (1965), p. 3-96; L. TI RONI, Il Liceo-Ginnasio di Bergamo. Notizie storiche, Bergamo 1983,p. 5-13; F. CORTESI Bosco, Il coro intarsiato di Lotto e Capoferri per Santa Maria Maggiore in Bergamo, Ber gamo 1987, p. 9-17; A. PESENTl, Dal Comune..., p. 102-103;G. DALEzzE, Descrizione..., p. 178-179; L. K. LITTLE. Libertà ... , p. 107-121.
60. Nella relazione redatta per la visita apostolica di S. Carlo a Bergamo nel 1575 il ve scovo Cornaro aveva scritto che le pievi erano 23, le parrocchie 218.Dalla documenta zione degli atti delle visite pastorali di Milani risulta che le parrocchie foranee erano 244. Le titolate corrispondevano ad Acqualonga, Adrara, Albano, Albino, Almè, Al menno S. Salvatore, Alzano Sotto, Alzano Sopra, Ardesio, Azzano, Azzone, Bagna tica, Bariano, Barzizza, Bolgare, Bonate Sopra, Bonate Sotto, Bondione, Borgo di Terzo, Bottanuco, Brembate Sopra, Breno, Brusaporto, Calcinate, Caleppio, Calusco, Casnigo, Castione, Castro, Cenate, Cene, Cepino, Cerete Basso, Chiuduno, Clusone, Colere, Colognola, Cornalba, Costa Mezzate, Costa Serina, Credaro, Curno, Desen zano, Dossena, Endine, Entratico, Esmate, Fara d'Adda, Fara Olivana, Fino, Foresto, Ghisalba, Gorlago, Grassobbio, Gromo S. Giacomo, Gromo S. Marino, Grumello del Monte, Lallio, Leffe, Lepreno, Locate, Luignano, Lussana, Madone, Martinengo, Me dolago, Mologno, Mornico, Nembro, Nese, Oleno, Onore, Orio, Ossanesga, Ossolaro, Paderno, Pagliaro, Paratico, Parzanica, Pedrengo, Pianico, Ponte Nossa, Ponte S. Pie tro, Pradalunga, Predore, Presezzo, Ranica, Redona, Rigosa, Riva di Solto, Romano, Rosciate, Rovetta, S. Paolo d'Argon, S. Pietro di Scalve, S. Pellegrino, S. Stefano, Sar nico, Scano, Scanzo, Schilpario, Seriate, Serina, Sforzatica, Solto, Songavazzo, Sotto il Monte, Sovere, Spirano, Stezzano Suisio, Tagliuno, Tavernola, Telgate, Terno, Terzo, Torre Boldone, Trescore, Tresolzio, Treviolo, Urgnano, Valtesse, Vertova, Viadanica, Vigolo, Villa d'Almè, Villa d'Ogna, Villa di Serio, Villongo S. Alessandro, Vilmaggiore, Vilminore, Zandobbio, Zorzino: cf. Acvs, Visita Milani, 32 (1592), ff. lr-150v, 179r-194r; ibid., 33 (1594), f. 3r-234r; ibid., 34 (1595), f. lr-104v; ibid., 35 (1596), f. lr-294r; ibid., 36 (1603), f. lr-413v; A. G. RONCALLI, Gli Atti..., lll, p. 229. 61. 113dicembre 1592la Congregazione per i Vescovi e i Regolari aveva inviato al Milani copia della bolla Contra clericos male aut simoniace promotos emanata il 5 gen. 1589, da Sisto V,perché provvedesse secondo le sue competenze e nei casi necessari. Da ri cerche fatte risulta che in quegli anni il curato di Torre Boldone Giacomo Marino, il vi cario foraneo di Predore, GianBattista de Nobili, e il pievano di Terno d'Isola, France sco Sangallo avevano dovuto lasciare le rispettive parrocchie. Il Sangallo era oggetto di valutazioni contrastanti da parte di un gruppo di fedeli che ne richiedevano ancora l'allontanamento e di altri che ne sollecitavano il ritorno. Un esposto di un certo
168
--------'-------------- VISITE
AD LIMINA
Tutte le altre né hanno un titolo né posseggono quasi alcun in troito ma gli abitanti sono soliti portare ai curati cose e vettova glie. Insieme agli abitanti sia l'ill.mo e rev.mo cardinale di Santa Pras sede, visitatore apostolico di re-
Reliquae nec titulum habent nec (ere fructus ullos possident, sed ab incolis merces curatis conferri so let:" Cum incolis saepe actum est et ab illustrissimo et reverendissimo cardinali Sanctae Praxedis visita tore apostolico re.me. et ab epi-
Achille Capitanio l'accusava d'aver violato la sorella. Processato, era stato bandito dalla pieve e sostituito dal cappellano Minola. Risultò in sede alla visita di G. Emo, pievano da 34 anni. Il de Nobili nel 1584 aveva ricevuto dal vescovo Ragazzoni la pieve di Predore, dove s'era trasferito da S. Pietro di Lozio, in Valcamonica. Sembra che egli avesse due processi: uno con i vecchi parrocchiani di Lozio per la giurisdi zione sulle chiese, l'altro perché accusato di "mala vita e massime del concubinato scandaloso con una sua figlia spirituale". La Congregazione dei Vescovi e Regolari a veva informato il Vescovo che il secondo processo "interrotto per essere favorito da al cuni principali" doveva essere ripreso. Per il Marino a Torre Boldone si era creata una situazione insostenibile. Il suo predecessore, Nicola Avvocati, avendo rinunciato al beneficio con regresso a favore di Giovanni Giacomo MafIei non riceveva da lui la pensione annua pattuita di 20 ducati d'oro di camera. Al suo posto era subentrato Ma rino Giacomo de nefando sodomiae crimine accusatus et condemnatus. Il vescovo gli negava la parrocchia, conferita al diacono Giovanni Giacomo Zappani, col possesso del beneficio dalla rendita annua di 100 ducati d'oro di camera. La situazione cam biava per il reclamo di Tommaso Savoldelli, prete, e Matteo Bonelli, chierico, andati a Roma per ottenere una pensione sui frutti della parrocchia che aveva un reddito an nuo di 40 ducati d'oro di camera. Nel frattempo il diacono Zappani e il prete Augusto Zineroni erano stati condannati per il ferimento di Orazio Lupo. Lo Zappani fuggito a Roma, aveva esposto il caso ed era stato convinto di ritornare in diocesi. La Congrega zione aveva scritto al vescovo Milani perché concedesse allo Zappani il perdono con l'assoluzione dalle pene incorse per la fuga e lo esortava ad "abbracciarlo paterna mente" al suo ritorno: cf. Acvn, Visita Mi/ani, 34 (1595), f. 42v; ibid., 36 (1603), f. 25v; ibid., Visita Emo, 38 (1612-1613),fI. 35r-37r; Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1584, A-C, Bergamo; ibid., Positiones, 1593, B-C, Bergamo; ibid., Positiones, 1595, A-B, Ber gamo; ibid., Reg. Episc., 23 (1592), f. 218r, 3 dic.; ibid., 24 (1593), f. 244v, 27 set.; f.325r, 14 dic., citazione; ibid., 25 (1594-1595), f. 116r, 26 ap. 1594; ibid., 26 (1595), f. 77r, 28 sett.; ibid., 28 (1596-1597), f. 28v, l° ap. 1596; ibid., 31 (1598), f. 29r, 2 lug.; ibid., 32 (1599), f. 85v,26 lug.; ibid., Reg. Supl., 3727, f. 149v, 13 mago 1593, Nobili; ibid., 3731, f. 108r, 13 giu. 1593, Avvocati; ibid., 3739, f. 295r, l" feb. 1593, Zappani; ibid., 3747, f. 286r-v, 5 giu. 1593, Savoldelli; Bul/arum... , IX, p. 63-66. 62. Dagli atti delle visite pastorali di Milani risulta che le parrocchie mercenarie e di giu spatronato erano Albegno, Almenno S. Bartolomeo (gius.), Ambivere, Ascensione, Aviatico, Bagnella, Baresi, Bedulita, Berbenno, Berzo, Bianzano, Blello (gius.), Boa rio, Bordogna, Bottanuco (gius.), Bracca, Brambilla, Branzi, Camerata, Capizzone, Ca rona, Carvico, Cazzano, Cerete Alto (gius.) Chignolo, Cividate (gius.), Cologno, Com munuovo, Cortenuova, Curnasco, Endenna, Filago (gius.), Fiumenero, Fondra, Fon tanella, Fonteno, Foppolo, Frerola, Fuipiano, Gandellino, Gandino (gius.), Gaverina, Gazzaniga, Gerosa (gius.) Gorno, Grone, Grumello de' Zanchi, Locatello, Lonno,
169
_------l--------
RELAZIONE
16
OTTOBRE 1594
scopis Bergomi, ut certi, aliqui et congruentes redditus ipsis ecclesiis assignarentur, sed id adhuc obti neri non potuit. Et quia ex his eccle-
cente memoria, sia i vescovi di Bergamo spesso si adoperarono affinchè fossero assegnati alle chiese stesse alcuni redditi conve nienti e certi, ma ciò non si è an cora potuto ottenere.
Malpaga, Mapello, Marne, Miragolo, Moio de' Calvi, Monte Nese, Mozzo, Nasolino, Novazza, Offanengo, Ogna, Olera, Olmo, Oltre il Colle, Oneta, Paladina (gius.), Palaz zago, Parre, Peia, Pianca, Piario, Piazza Brembana (gius.), Piazzatorre, Piazzolo, Pon tida, Ponteranica, Poscante, Pradella (gius.), Premolo (gius.), Ranzanico, Roncobello, Roncola, Rota Fuori, Rosciano (gius.), Sambusita, S. Croce, S. Gallo, S. Giovanni B., S. Omobono, S. Pietro d'Orzio, Selino, Sellere (gius.), Sedrina (gius.), Selvino, Spino, Sorisole (gius.), Solza, Somendenna, Spinone, Strozza, Stabello, Vall'Alta (gius.), Val negra, Valgoglio (gius.), Valleve, Valsecca, Valzurio, Vigano, Zambia, Zanica, Zogno. L'esiguità dei compensi per i curati era dovuta qualche volta anche alla cattiva ammi nistrazione dei lasciti o di altri beni. Tipico è l'esempio di Valnegra, per la cappellania Bortolomea Santonilli, dove i commissari eletti fraudolentemente dai Caligari, abusa vano delle rendite a danno del curato. Si dette il caso anche della parrocchia di Filago rimasta senza curato perché impossibilitata a pagarlo. Quella comunità chiese di unire alla parrocchia un beneficio semplice. Ma una pratica del genere rompeva tradi zioni plurisecolari. Alcuni benefici erano assegnati a persone estranee. Milani riuscì nel 1598 a ottenere l'unione del chiericato posseduto da Giovan Battista Guarneri in S.Zenone di Cene alla parrocchia di Marne,a norma della sess.XXI cap.5 del concilio Tridentino. Santino de Silva, prefetto della Casa Pontificia aveva ottenuto nel 1592un beneficio dal reddito annuo di 60 ducati d'oro di camera, legato all'altare di S. Fau stino in Adrara S. Martino, vacante per la morte di Antonio Calepio; Giuseppe Cer quinati, familiare del card. G. A. Facchinetti (Innocenzo IX) godeva un beneficio dal reddito annuo di 24 ducati d'oro di camera in S. Maria di Clusone, assegnato alla sua morte a Bernardino Roncalli da Bologna; Maurizio Cattaneo, segretario del card. G. G. Albani, aveva i chiericati dal reddito annuo di 24 ducati d'oro di camera in S. Gio vanni di Conisio e S. Giorgio di Credaro; Gerolamo Salomone, chierico di Venezia a veva rinunciato a un oratorio in Bonate Sopra dal reddito annuo di 24 ducati d'oro di camera a favore di Francesco Mensi, canonico di Padova; Lanfranco Margoti, di Parma, chierico e familiare del card. Cinzio Aldorandini aveva chiesto l'assegnazione di un chiericato in S. Zenone, di uno in S. Pancrazio e di un terzo a S. Vittore in Terno, vacanti per la morte di Giacomo Zambelli. Queste assegnazioni a persone estranee alla diocesi suscitavano reazioni sfavorevoli, come si arguisce da una lettera inviata al nunzio a Venezia nel 1611 dalla Curia romana con delle disposizioni in materia di be nefici perché, si faceva rilevare, le questioni si presentavano ardue e difficili. Nel mese di dicembre di quell'anno il nunzio era stato avvisato che a proposito dell'assegna zione delle commende di Brescia e di Bergamo il papa non voleva che si impegnasse il suo nome. A pochi decenni da qesta relazione, vi è da osservare che anche a livello di autorità civili l'assegnazione di benefici e di canonicati a persone estranee provocava malumore, perché fatta "in pregiuditio dei cittadini bergamaschi". Nella seduta del Consiglio cittadio del 14 dicembre 1636 fu incaricato l'ambasciatore di Bergamo a Ve nezia perché segnalasse la cotraddizione invalsa presso le autorità competenti, allo scopo di trovare un rimedio: cf. ACVB. Arch. Cap., 158,Atti... , f. 238v,30 dico 1598; ibid., Visita Mi/ani, 32 (1592), ff. lr-178v; ibid., 33 (1594), ff. 3r-265r; ibid., 34 (1595), ff. Ir-119r; ibid., 35 (1596), ff. lr-301v; ibid., 36 (1603), ff. lr-413; Asv, Reg, Episc., 42
170
_
---------'------------.,....-
VISITE AD LIMINA
E poichè alcune di queste chiese spesso sono prive di cu rati mercenari o per la povertà degli abitanti o per altra causa, allora succede che di solito si af fidano ai curati più vicini. Simil mente per governare queste chiese si ricorre talvolta a una categoria di curati e sacerdoti, i quali, essendo peraltro idonei, di solito vengono lasciati da parte a causa di qualche loro non grave infrazione. Per queste chiese sono chia mati pure i religiosi a causa della scarsità del clero secolare, tuttavia non senza il permesso dei loro su periori e approvati da esaminatori.
siis aliquae a curatis uti mercena riis saepe destituuntur vel ob habi tantium egestatem ve! aliam ob causam, tunc cum id accidit, vici nioribus curatis commendari con sueverunt" Ad has item regendas curatorum et sacerdotum hoc genus interdum adhibetur, qui cum alto qui idonei sint, tamen ob aliquod eorum haud grave delictum relegari solent. Ad has etiam admittuntur regula res ob secularium penuriam, non ta men aliter quam suorum praesi dum permissu atque per examinato res approbati:"
(1608), f. 65r, 2Iug.; ibid., 43 (1609), f. 15r, 115r, 6 feb. e 30 ott., Filago; ibid., Reg. Lat., 1905,ff. 172r-173v, IOnov. 1594,Roncalli; ibid., Reg. Supl., 3752,f. 22v, idem: ibid., 3704, f. 240v, 13 dico 1592 de Silva; ibid.; 3708, ff. 73v-74r,7 mar. 1592,Cattaneo; ibid., 3726, f. 231r,9 feb. 1592, Mensi; ibid., 3736, f. 158r-v, 13 nov. 1593, Margoti; ibid., S. S. Venezia, 295, f. 93r e 127r,23 apr. e 10 dico 1611; BCAM. Azioni, 62 (1634-1638), f. 166r-v, 14 dico 1636; A. CAPRIOTTI. Sotto i SS. Bartolomeo e Alessandro: i Bergamaschi, confraternita ro mana, in A. CAPRIOTTI -D. FRASCARELLl- L. TESTA. I:Arciconfraternita dei Bergamaschi. 450 anni di vita: aspetti storico-artistici di una sodalitas romana, Bergamo 1989, p. 16.
63. È il riferimento alle cosidette parrocchie commendae non assegnate in titolo o di giu spatronato, ma conferite per sei mesi a sacerdoti liberi, abilitati dal vescovo al mini stero, riconfermabili dalla comunità. L'ufficio era precario e la paga corrisposta dai sin daci di solito risultava inferiore a quella corrente nelle altre parrocchie. Ciò compor tava per i sacerdoti una certa insicurezza e rischi da affrontare. Bastava poco infatti per perdere l'ufficio: a Valnegra il curato Giovanni Antonio de Donati, di Chignolo, fu al lontanato dopo due soli mesi per disgusto degli abitanti. All'epoca le commendae erano Aviatico, Bagnella, Baresi, Bedulita, Berbenno, Bianzano, Blello, Bordogna, Branzi, Camerata, Cornello, Capizzone, Carona, Cazzano, Cepino, Communuovo, Corna, Fiumenero, Fondra, Foppolo, Frerola, Fuipiano Imagna, Gaverina, Grumello de' Zanchi, Locatello, Miragolo, Moio de' Calvi, Monte di Nese, Olera, Olmo, Oneta, Pianca, Piario, Piazzatorre, Piazzolo, Poscante, Ranzanico, Roncobello, Roncola S. Bernardo, Solza, Strozza, Valnegra, Valsecca, Valleve, S. Gottardo de Cantello, Trabuc chello; cf. ACVB. Commendae ecclesiarum, 1550-1597 (rns), ff.nn., e anche 1598-1657, f. 2r-v; ibid., Visita Mi/ani, 36 (1603-1610), f. 134r, per Valnegra. 64. Il predecessore di Milani, G. Ragazzoni, aveva fatto presente la difficoltà nel provve dere di clero le parrocchie di montagna, scomode, disagiate e povere. Non dissimile ri sultava la situazione delle parrocchie confinanti soggette all'arcidiocesi di Milano, in
171
------'------------- RELAZIONE
16
OrroBRE
1594
Nelle visite dei vescovi si pose attenzione soprattutto a questo, che queste chiese di montagna che non possiedono nulla, di
Illud unum maxime in visitatio nibus episcoporum animadversum est," has montanas ecclesias quae nihil certi possident longe esse in-
val Taleggio e in valle Averara. Qella curia aveva risposto in questi termini al curato di Averara circa la richiesta dei parrocchiani di S. Brigida di avere un confessore e un sa cerdote: "Atteso il bisogno e la necessità che hanno di confessore gli homini di S. Bri gida e di chi ministri loro i santi sacramenti, vi comettiamo che ammettiate a confes sare quel popolo qualunque sacerdote, etiam regulari overo della diocesi di Bergamo che essi proporranno, purchè habbino esami regulari, licenza legitima da superiori suoi di star fuori del convento et buon testimonio del loro onore. Essendo della dio cesi di Bergamo seculari, similmente testimonio dal Rev.mo o suo Vicario et per li sui di star fuori della diocesi et inoltre tanto li uni quanto li altri siano dal medesimo Vica rio di Bergamo approbati in scritto per essami d'esser idonei a ministrar li sacramenti nella parrocchia. Ma questa admissione non passi tre mesi dentro del qual trimestre voi ci avviserete per poter poi esaminarli noi anche e riconoscere le loro sedi et licen tie suddette quali perciò mandante in mano nostra". All'epoca della relazione risulta che il domenicano Alberto Suardi aveva chiesto la cura d'anime di Malpaga e Ga briele Meli la parrocchia di Bottanuco vacante per la morte di Giovan Battista Poma. Dalla documentazione degli atti della visita pastorale di Milani del 1603, Berbenno era affidata a un gerosolimitano, Olmo a un domenicano, Piazzatorre a un sacerdote di Gubbio, Piazzolo a un domenicano, Carona a un agostiniano, Branzi a un france scano conventuale, Foppolo a un regolare di S. Ambrogio, Baresi a un sacerdote di Pe saro, Bordogna a un religioso, Pagliaro a un francescano osservante, Poscante a un ge rosolimitano, Stabello a un sacerdote di Crema, Tavernola a un religioso, sprovvisto però del regolare permesso. In tale situazione, il vescovo era restio a rilasciare le di missoriali e ne seguivano perciò i ricorsi alla Curia romana. Per Stefano Lusetti sprov visto di beneficio, il Milani fu invitato a provvedervi o a dimetterlo per la destinazione desiderata di Venezia; un caso identico avvenne anche per don Giovanni Raineri. Don Angelo Belli ottenne di insegnare ai giovani a Venezia dopo che la Congrega zione aveva scritto al vescovo in tal senso, e così anche don Battista Bordogna: cf. Acvs, Visita Milani, 36 (1603),f. 79v,130r, 132r,133r, 139v,141r, 144v,147r,149v,2 lOr-v, 215r, 408v; Asv, Reg. Episc., 30 (1597), f. IOv,27 gen., Raineri; ibid., 25 (1594-1595), f. 264r, 26 set. 1594, Lusetti; ibid., 26 (1595), f. 59r, 24 lug, Lusetti; ibid. 33 (1600), f. Br, 29v, 6 feb. e 18 apr., Belli e Bordogna; ibid., Reg. Supl., 3722,f. 157v,8 feb. 1592,Suardi; ibid.. 3719,f. 95v, 29 nov. 1592, Meli; BAV, Barberiniano lat., 5795, ff. 114v-115r. S. Bri gida; E. CAMOZZI. Le Istituzioni monastiche..., II, p. 144-146, 153-155. 65. Tra il 1592 e il 1594 Milani aveva visitato buona parte della diocesi, passando per le valli confluenti su Bergamo, ad eccezione dell'Isola, della val S. Martino per le località soggette alla sua giurisdizione, della vicaria di Seriate e della pieve di Paderno. La vi sita pastorale poneva anche il problema della ricompensa. Mancava all'epoca una con suetudine uniforme, per cui vi contribuiva il clero e la comunità, ovvero ambedue. Fu probabilmente per stabilire una norma comune in materia, che Milani segnalò il pro blema alla Congregazione del Concilio, la quale nella seduta del 7 marzo 1595 decise di lasciare inalterate le consuetudini locali: cf. Acva, Visita Milan i, 32 (1592), ff. lr-199r; ibid., 33 (1594), ff. lr-265r; Asv, C. Concilii, Positiones, 109, f. 589r; sessoXXIV, cap. 3.
172
-------------,--------- VISITE
AD LIMINA
structiores et ornatiores 66 qua m qua e certis redditibus auctae sunt et in titulum dari solent"
certo sono di gran lunga più rifor nite e adornate di quelle che go dono redditi certi e sogliono es sere assegnate in titolo.
66. Negli atti delle visite pastorali di Milani si possono rilevare,purcon qualche difficoltà, i redditi goduti dai curati o le paghe assegnate loro in mancanza di benefici. Per mag gior comodità di lettura a ogni nome qui citato segue la collocazione d'archivio. Il rap porto valutario delle monete è di circa 6 lire per l scudo o I ducato: cf. Acva, Visita Mi lani, 32 (1592), f. 34v Stezzano L. 1.000,f. 49rCologno sc.l.OOO,f. 51r Bariano duc.110, f. 58v Mornico sco250, f. 61r Ghisalba sco600 circa, f. 63v Calcinate sco250, f. 79v Cre daro due, 90, f. 81rVillongo L. 600, f. 89rViadanica L. 800, f. 98vVigoio due. 50, f. 106r Esmate duc. 120, f. 108v Solto L. 700, f. 116r Mologno due. 180, f. l17v Gaverina due, 50, f. 123r Lussana due. 35, f. 124r Berzo L. 300, f. 125rTerzo L. 400, f. 137v Bolgare sco 230, f. 140r Gorlago due, 150, f. 142r S. Stefano due, 40; ibid., 33 (1594), f. 3rNese due, 30, f. 6r Monte Nese due. 50, f. 16r Clusone due, 250, f. 22r Onore due. 50, f. 31v Ca stione L. 200, f. 34r Scalve due. 100, f. 36v Prad ella due. 45, f. 38r Vilmaggiore L. 500, f. 39v Azzone L. 350,f. 41v Schilpario duc.100, f. 49r Bondione L.400,f.61v Ardesio due. 70, f. 64v Ogna L. 400, f. 69r Piario L. 335, f. 74v Gorno L. 400, f. 81v Casnigo L. 800, f. 89r Barzizza L. 336, f. 95v Nembro duc. 200; ibid., 34 (1595), f. 8r Palazzago L. 290, f. 17v Locate sco55, f. 22v Fontanella L. 300,f. 28rCalusco sco160,f. 30r Solza sco 40, f. 34v Bottanuco L. 600, f. 38v Chignolo sco60, f. 46r Bonate sopra sco60, f. 48v Bonate Sotto sco 100, f. 51r Ponte S. Pietro sco80; ibid, 36 (1603-1605, 1610), f. 55v Fuipiano sco60, f. 75v S. Simone sco45, f. 77v Annunciata L. 300, f. 79v Berbenno sco 32, f. 80v Capizzone sco60, f. 133r Piazzolo sco 50. Per una lettura più uniforme di questi dati: cf. G. G. MA· RENZI, Sommario... , f. 2r passim. 67. Come si è già visto per la parrocchia e il beneficio di Torre Boldone, la rinuncia con re gresso era una pratica abbastanza diffusa e di solito effettuata da curati anziani, titolari di consistenti benefici. 11 nuovo assegnatario, in genere parente o amico, aveva l'obbligo di corrispondere una pensione al rinunciatario. La pratica doveva essere approvata dal papa. Per il periodo di tempo riguardante questa relazione, risultano approvate diverse rinunce. Andrea Caniano, arciprete di Mologno, con un reddito annuo di 190 ducati d'oro di camera, rinunciò a favore del nipote Bernardo; Dionisio Federici, rettore di Monasterolo e Spinone, con un reddito annuo di 150 ducati d'oro di camera, a favore del nipote Giuliano per una pensione di 41 ducati; Giovanni Lauretti, rettore di S. Pan crazio, con un reddito annuo di 40 ducati d'oro di camera, e beneficiato di un chiericato a Cologno con reddito annuo di 24 ducati d'oro di camera, a favore del nipote Giacomo Moni; Gerolamo Tassis, rettore di S. Salvatore, con reddito annuo di 160 ducati d'oro di camera, a Silvestro Galizioli con una pensione di 46 ducati; Nicola Avvocati, rettore di S. Martino a Torre Boldone, con reddito annuo di 130 ducati d'oro di camera, a favore di Giovanni Giacomo Mattei, con una pensione di 20 ducati; Giacomo de Petrozzanis, cu rato di Treviolo, con reddito annuo di 150 ducati d'oro di camera, a favore di Martino To mini, chierico, con una pensione di 50 ducati. Anche il canonico Guglielmo Beroa ri nunciò con regresso al beneficio, dal reddito di 50 scudi d'oro di camera per il nipote Guglielmo, ma poi si aprì una vertenza col curato di Stezzano, Francesco di Mapello, per le decime del beneficio: cf. Asv, Reg. Supl., 3693, ff. 71v-72r, 15 rnar, 1590 Lauretti; ibid., 3705,ff. 259v-260r. 20 dic, 1592 Caniano; ibid., 3708,f. 149r-v-, l° mar, 1592Tassis; ibid., 3710, ff. 105r-106r, 20 apro 1592 Tassis; ibid. 3717,ff. 274v-275r, 5 giu. 1592,Avvo cati; ibid., 3727,f. 256r, 7 mar. 1593 Federici; ibid., 3729, ff. 22v-23r, 7 mago 1593,Tassis; ibid., 3743,f. 108r-v, 15 mago [594 Beroa; ibid., 3746, f. 154v" 11 ago. 1594, Petrozannis; ibid., 3762, f. 213v, l° set. 1595, Beroa.
173
~---------------.,....-RELAZIONE
J6 07TOBRE J594
In tutta la diocesi sono costi tuiti 22 vicari foranei. La loro opera appare chiaramente nella vi sita delle loro chiese e nelle riu nioni mensili. Nelle adunanze trattano i casi di coscienza e si oc cupano accuratamente e diligen temente dell'osservanza dei buoni costumi sia degli ecclesia
Vicarii foranei XXII per univer sam dioecesim constituuntur. Ho rum opera in suarum ecclesiarum visitatione et in congregationibus, quae singulis mensibus celebran tur, elucet," In congregationibus de conscientiae casibus agunt et in mo rum observatione tam ecclesiastico rum quam secularium studiose
68. Nel sinodo del 1568 erano stati nominati 17vicari foranei, portati a 22 nel sinodo del 1574 e così distribuiti: per la pieve di Scalve, l'arciprete; per Clusone con Fino, Ro vetta, Songavazzo, Onore, Castione, Cerete Alto, Cerete Basso, Sovere, il rettore di Sovere; per Ardesio, con l'alta valle Seriana, Oneta, Gorno, Premolo, Parre, il rettore di Ardesio; per Gandino e le parrocchie della pieve, il rettore di Leffe; per la pieve di Nembro il rettore di Gazzaniga; per la pieve di Mologno il rettore di Endine; per la pieve di Dossena il rettore di Serina; per la pieve di Piazza Brembana il curato di Bor dogna; per la pieve di Almenno il suo preposto; per la pieve di Scano il rettore di Ponte S. Pietro; per la pieve di Solto il suo arciprete; per le pievi Valcaleppio inferiore e superiore il rettore di Paratico; per le pievi di Telgate e Cenate il rettore di Gorlago; per la pieve di Ghisalba il curato di Calcinate; per la pieve di Seriate il rettore di Nese; per la pieve di Lallio il rettore di Stezzano; per la pieve di Terno il rettore di Carvico; per la pieve di Paderno il rettore di Ossolaro, per le pievi di Fara Olivana, Bariano e Gera d'Adda l'arciprete di Bariano; per le parrocchie non soggette a pieve di Pontida, Fontanella, Somendenna, Ambivere, Endenna e Palazzago, il curato di Somendenna; per le parrocchie non soggette a pieve di Sedrina, Botta, Stabello, Zogno, Villa d'Almé, S. Pellegrino, S. Croce, Spino. Poscante, Grumello de' Zanchi, il curato di Poscante; a questi è da aggiungere il vicario per il clero di Bergamo città. In un editto del vicario generale Giorgi, stampato a Bergamo il 28 novembre 1577 che richiama l'obbligo di osservare i decreti di F. Cornaro, predecessore di Ragazzoni, sono scritti i nomi delle vicarie cui fu inviato il documento: Scalve, Clusone, Gandino, Nembro, Solto, Molo gno, Caleppio, Caleppio superiore, Telgate, Seriate, Ghisalba, Lallio, Terno, Scano, Al menno, Bariano, Fara Olivana, Fara Gera d'Adda, Paderno, Dossena, Piazza B., Po scante. Dagli atti delle visite pastorali di Milani risulta che avevano l'incarico di vicari foranei nel 1592-1595 i preposti di Ghisalba, Romano, Seriate, i curati di Sorisole, Es mate, Endine, Gorlago, Treviolo, Albino e Gandino, gli arcipreti di Clusone, Scalve, i curati di Sovere, Redona, Curno, Chignolo, Bonate Sopra, il preposto di Almenno S. Salvatore. In un elenco per l'invio di un editto del 1604 circa le congregazioni mensili, erano vicari foranei gli arcipreti di Clusone, Mologno, Scalve, Dossena, Calepio, Se riate, Solto, Telgate, Nembro, Predore, i preposti di Romano, Ghisalba,Almenno S.S., il curato di Sedrina per le chiese di Sedrina, Villa d'Almè, Rota, Stabello, Grumello de' Zanchi, Poscante, Endenna, Somendenna, Fontanella, non soggette a pieve, il curato di S. Giovanni Bianco per Fuipiano, S. Croce, S. Pellegrino, Spino e Zogno, il preposto di Terno per Pontida e Ambivere, il preposto di Almenno S. Bartolomeo per Almenno S. Bartolomeo, Palazzago: cf. Acvs, Lettere pastorali... , 2, ff. 90r-93v citazione f.93v; ibid., 3, f. 6r, 3 feb.; ibid., Sinodi diocesani, raccoglitore n. 1, 1564 Cornelia 1, 1574 Corne lia 111, ff. 30r-32r; ibid., Visita Mi/ani, 32 (1592-1593),f. l78v; ibid., 33 (1594), f. l22r; ibid., 34 (1595), f. 78r; Acta Sinodalia ... , p. 105-110, Vicariorum foraneorum electio.
174
-----'--------------
VISITE AD LIMINA
stici che dei laici e di ogni cosa rendono edotto il vescovo il più sovente possibile. I confini della diocesi si esten dono in lunghezza per 60 miglia e in larghezza per 30. Da sud e da ovest confina con la giurisdizione Milanese; a est confina con il territorio Bre sciano; la parte della diocesi che guarda a nord arriva fino alla Val tellina, nella quale cattolici ed ere tici vivono insieme. Ma poichè in essa gli eretici hanno un grandis simo potere,i cattolici sono molto oppressi da loro.
accurateque versantur,69 et episco pum de rebus omnibus quam sae pissime faciunt certiorem." Dioecesis fines in longitudinem millia passuum LX, in latitudinem XXX patent. 71 A meridie et occidente ditionem Mediolanensem attingit, ab oriente agro Brixiensi ftniuma est. Quae in septentrionem vergit, ad vallem Teli nam pertinet, in qua catholici et haeretici promiscue vivunt. Sed quod haeretici in ea summam auc toritatem tenent, catholici ab his magnopere praemuntur."
69. Milani seguiva con attenzione particolare l'impegno del clero per le congregazioni o riunioni mensili. Esortò il vice curato di Fontanella a frequentare le riunioni a Bonate Sopra, ordinò all'abate di Pontida di provvedere il cibo per i congregati nell'abbazia, richiamò l'arciprete di Seriate per la convocazione mensile delle congregazioni. Al cu rato di Redona, G. B. Licini, lasciò scritto: "essortiamo et comandiamo al rev. curato che poco fa habbiamo constituito vicario, che voglia essercitare questo officio con fre quenza, diligentia et buon essempio secondo la norma de' sacri concili provinciali, dando aviso a noi ogni volta che farà la congregatione, che haverà da essere ogni mese, dei casi trattati et dei sacerdoti che mancaranno, sotto pena di penitenza a lui da essergli imposta a nostro arbitrio". Analoghe disposizioni Milani impartì per le vicarie di Mologno e Caleppio: cf. Acvs, Visita Mi/ani, 34 (1595), ff. 68v-69r, 109v, f. 112v cita zione; ibid., 36 (1603), f. 301v, 409r-41Ov. 70. Dalle espressioni usate il compito del vicario foraneo consisteva non solo nella veri fica della presenza del clero della vicaria alle congregazioni mensili, ma anche in una discreta sorveglianza sulla condotta degli ecclesiastici. Milani aveva dato disposizioni perché i sacerdoti che alloggiavano in casa donne di servizio, ottenessero la licenza scritta dall'Ordinario e pagassero una tassa di 3 giuli. La Congregazione dei Vescovi e Regolari messa al corrente del provvedimento, dopo aver lodato Milani per lo zelo mostrato, l'aveva invitato ad abolire la tassa: cf. Acvs. Lettere pastorali..., 3, f. 5v, 1600; Asv,Reg. Episc., 24 (1593), f. 301r, 22 nov. 71. Cf. CELESTINO. Historia ... , I, p. 471; E. FORNONI. Condizionijìsiche e topograjìche dell'an tico territorio Bergomense, Bergamo 1899; A. G. RONCALLl. Gli Atti... , III, p. 229; B. BE LOTTI, Storia di Bergamo... , Il, p. 358-369; L. PAGANI, Cristoforo Sorte, un cartografo ve neto del Cinquecento e i suoi inediti topografici del territorio bergamasco, estratto daAtti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, 41 (1978-'79) e (1979-'80), p. 401-425; G. DA LEZZE, Descrizione... , p. 187. 72. I cattolici valtellinesi erano privati, come noto, dei diritti di libertà religiosa rispetto ai
175
_------1------------ RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
lllud admirandum et singulari Va riferita la cosa meravigliosa Dei beneficio acceptum referendum e ottenuta per speciale dono di est, quod cum foeda haec pestis Dio, dovuta al fatto che pur es tam propinqua sit, ususque et ratio sendo questa brutta peste così vi nes Rhetis cum Bergomatibus inter cina e pur avendo (gli abitanti cedat, numquam tamen aut civitas della Rezia) i Reti familiarità e rap aut dioecesis ulla morbi huius con porti con i Bergamaschi, tuttavia tagione infecta est," né la città né la diocesi mai ne fu rono contagiate.
protestanti, assai favoriti. Il problema era stato esposto dal nunzio Francesco Bonho mini nel presentare il 10 luglio 1579le lettere credenziali e durante la dieta federale a Baden.ll card. Carlo Borromeo nel 1583 aveva visitato la valle Mesolcina senza poter entrare in Valtellina e nei Grigioni per l'opposizione dei protestanti di quest'ultimo cantone. I contrasti religiosi trovavano un punto d'appoggio e di riferimento nella lotta delle grandi potenze per dominare i passi verso il Tirolo e l'Italia. Spagna e Au stria solidali con i cantoni abitati in prevalenza dai cattolici, 7 su 13,erano alleate con tro Francia e Venezia che corteggiavano i cantoni a maggioranza protestante nella lotta per la preminenza nella Rezia, anche se a proposito dei Grigioni si faceva notare che i Veneti "poco li stimano come gente rozza e salvati ca". Bergamo con la strada Priula ideata dalpodestà Alvise Priuli (1592-1593),comunicava con la Valtellina e di lì con i Grigioni sino all'Europa del nord. La strada facilitava il commercio ai mercanti tedeschi per vendere e acquistare merci. L'accordo tra Venezia e i Grigioni del 1603 portò a un trattamento benevolo nei loro confronti in alta val Brembana dove non ces sava l'allarme per il pericolo della diffusione dell'eresia protestante col passaggio dei mercanti d'oltralpe: cf. Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1585, C, lettera del Capi tolo della valle Mesolcina e della Rezia superiore al papa; ibid., Miscell., Arm. II, 108A, ff. 238r-242r,Instruttione d'ordine di N. S. Papa Clemente VIII al vescovo di Veglia nuntio a Svizzari, Grigioni et Valesiani; ibid., S. S. Venezia, 274,ff. 272v-273r; BAV. Vaticano lat., 9471, f. 317r citazione; L.v. PASTOR. Storia dei Papi ... , VIII, p. 491-492; IX, p. 519-522; XI, p. 298-304; B. BELOTTI. Storia di Bergamo... , III,p. 327,357-363;G. D. Quante le anti che strade tra Bergamasca e Valtellina?, in L'Eco di Bergamo, 9 agosto 1978,p. 14; G. DA LEzzE, Descrizione... , p. 273-282. 73. Già i processi a persone imputate di stregoneria, maleficio e spiritismo, ovvero di azioni ritenute dissacratorie, come nel processo contra venientium de monte Briantia, costituivano un importante segno premonitore che sebbene di valenza negativa, con tribuiva a preservare o scoraggiar la gente da possibili simpatie verso illuteranesimo. L'eresia poteva infiltrarsi in territorio Bergomense in svariati modi: con i libri, il triste epilogo del caso Soranzo era probabilmente ancora vivo nella memoria della comu nità diocesana e della città, con i mercanti di passaggio per affari a Bergamo o di altri residenti, di soldati al soldo di Venezia disposti nelle guarnigioni o lungo i punti strate gici del confine con lo stato milanese, con le discussioni o le conversazioni con prote stanti, e con il soggiorno per ragioni di lavoro in paesi d'oltralpe. L'introduzione di li bri all'indice nel territorio veneto era sottoposta a sorveglianza speciale e l'eventuale detentore si circondava del più assoluto riserbo. Aspero Olmo nella bottega del calzo laio Giuseppe Giussoni a Villa d'Almè in possesso di un libro proibito diceva di non doverlo aprire "perché sariano venuti tali diavoli che non haverei saputo rispondere". Fra Paolo Sarpi rilevava il ricorso alle spie da parte delle autorità per impedirne la
176
-----------------.,--------.,--- VISITE
AD
LIMINA
Quasi tre parti dell'intera dio-
Totius dioecesis tresferme partes
diffusione. Tra la repubblica Veneta e la Santa Sede era stato stipulato un accordo il 14 settembre 1596 sui libri proibiti. Ciò non aveva eliminato però delle divergenze che a Bergamo si manifestarono con la proibizione all'inquisitore da parte dei rettori di pubblicare un editto al clero circa la lettura di libri giudicati pericolosi. Il contrasto durò diversi mesi coinvolgendo la Curia romana e il nunzio a Venezia. A proposito di conversazioni con i protestanti, Milani nella visita effettuata a Olmo lasciò scritto: "Ammoniamo il reverendo parocho et tutti questi huomini di questo loco che voglino usar grandi cauzioni nel conversare con i Grisoni, ch'intendiamo che specialmente l'inverno pratticano in questo loco. Cioè che non conversino con loro famigliarmente nè permettano in modo alcuno che si facciano famigliari con i suoi figlioli di nulla cosa, acciò per qualche conversazione non s'infettassero questi animi di luteranesimo et vogliano impedire et far tacere detti Grisoni se havessero arditi animi di trattare della religione. Et se occorrerà qualche ragionamento tale il detto parocho ci dia av viso quanto prima di detta famigliarità, acciò possiamo di qui far sicure provisioni con questi signori. Si confidiamo che in ciò sarà diligente". Questa cautela nelle conversa zioni rispecchiava il consiglio della Curia romana al card. Carlo Borromeo in merito all'iniziativa degli esponenti valtellinesi per tenere una disputa tra teologi cattolici e protestanti, da accettare solo in caso di estrema necessità, e con l'intervento di uomini taliter docti et idonei ut verisimiliter credendum sit quod optime veritatem sanctae fidei catholicae defendere sciant, in quanto nulla adest spes quod haeretici iIIi pertinaces con vertantur. La permanenza in territorio Bergomense di persone appartenenti a un'altra religione non poteva passare nascosta, tanto più se esse cercavano di diffondere le loro opinioni in tale materia. Cosi capitò al soldato ginevrino Guglielmo Petitor, fatto arrestare dall'inquisitore di Bergamo nel 1607, indiziato di "spargere heresie", Sulla permanenza dei soldati d'Oltralpe in territorio Bergomense verrà fatto un cenno più oltre. Norme severe, secondo la bolla In Coena Domini del luglio 1566, proibivano il commercio, la conversazione e l'alloggio sul territorio di mercanti luterani. La popola zione della val di Scalve traeva fonte di sussistenza dal commercio coi luterani che dai Grigioni frequentavano la zona, per bestiame, ferro e altri prodotti. L'arciprete e il po destà della val di Scalve in una lettera al vescovo di Bergamo in data 16 luglio 1566 fe cero presente che se si fosse abolito il commercio coi mercanti luterani, la popola zione, già povera, ne avrebbe sofferto assai e garantendo che in occasione di quei traf fici non si parlava contro la fede cattolica, chiedevano che tutto procedesse come di consueto, pur mantenendo l'interdetto sul discutere in materia di fede: cf.ACVB. Arch. Cap., 727, Processus contra venientium de monte Briantia anno 1599 (ms), 132ff.; ibid., Processi criminali ordinati da S.Carlo Borromeo dal card. Federigo Borromeo e da altri (ms), ff. nn.; Contra mulieres de Gazanica et de Vertua, 8 ago. 1596: Processusformatus contra Dianam de Baresis, 5 feb. 1589; Contra Elisabettam, 12 ago. 1589; ibid., Processi per eresia e superstizione, (rns), f. 124r,Val di Scalve; ibid., Visita Milani, 32 (1592), f. 20r-v, Giussoni; ibid., 36 (1603), f. 175v; Asv.Arm. L 136,f. 128r,22 lug. 1608, lettera a firma di fra Paolo; ibid., S. S. Venezia, 39,f. 72v,76v,90v, 103v, 106r, 108v,113r; ibid.,268, ff. 246v-247r, 263v, 267r-v, 271v-272r, 274v-275r, 285v-286r, 289r-v, 296r-v, 298r-v, 300v-301r, rapporti del nunzio a Venezia, marzo-giugno 1608; BAv, Barberiniano lat., 1370, f. 101r,21 set. 1596, da una comunicazione inviata al card. Borromeo; ibid., 5195, f. 87r Petitor; ibid., Vaticano lat., 9471,ff.122v-126v,Accordato in materia di libri prohi biti tra la S. Sede e la Serenissima Repubblica di Venezia, 14 set. 1596; ibid., 10249,ff. 13v-14r,23 feb. 1595; processo Capitani; E. CAMOZZI. Le Istituzioni monastiche... , I, p. 104-107; II, p. 47-73; P. SIMONcELLI.lnquisizione romana... , p. 5-125.
177
_------1-"'--------RELAZIONE
16
OTTOBRE
montes occupant, quartam plani ties amplectitur. J4 Qui montes incolunt pecori stu dent maiorque pars eorum victus in lacte, caseo et castaneis consistit et frumento utuntur inportato. J5 Mira tamen ibi hominum conspiciturfre quentia." Ferri item excavatione JJ et lanifi cio J8 nonnulli se et uxores et libe-
1594
cesi sono montagnose. La quarta è adagiata sulla pianura. I monta nari allevano il bestiame e il loro vitto in gran parte consiste in latte, formaggio e castagne e fanno uso di frumento importato. Stupisce tuttavia la quantità di abitanti che si vedono in quei luoghi. Similmente alcuni sostengono se stessi, le mogli e i figli con le miniere, e la lavorazione della lana; infatti dalla campagna, pur
74. Bergamo col suo territorio è situata nella parte superiore della pianura Lombarda. Confina a nord con Sondrio, a est con Brescia, a sud con Cremona, a ovest con Milano e Como. Le sue montagne si protraggono e intersecano in continua fase decrescente, dalle ultime falde delle Alpi sino alla pianura. La superficie della provincia è di ettari 265.091,44, con ettari 183.000 di montagne, 21.000 di colline e 61.000 di pianura. I monti più alti (sono assai noti il Coca, il Veneroccolo, il Gleno, il Torrena, il Redorta, il Pizzo Diavolo, il Corno Stella, il Corno Tre Signori, la Presolana, il Resegone) si tro vano a settentrione, con cime sino a due-tre mila metri. Il suolo degrada verso mez zodì da mt. 3045 del Redorta con una serie di vallate, tra le quali le note valli Brem bana, Cavallina, Caleppio, San Martino, Seriana, fino a giungere alla pianura, con Fon tanella posta a mt. 100 sul livello del mare, al confine tra Cremona e Lodi: cf. CELE STINO, Historia ... , I, p, 491-556; L. FIORENTINI, Mongrafia della provincia di Bergamo, Bergamo 1888, p, 3; S. CORTI, Le provincie d'Italia sotto l'aspetto geografico e storico, Provincia di Bergamo, Milano 1890, p. 27-30; E. FORNONI. Condizionifisiche... , p. 1-66; G. DA LEzzE, Descrizione ... , cit, 75. L'importazione di grano (nel 1598 giunse a Bergamo un carico di 6.000 some dalla Ro magna, dal regno pontificio e dall'Abruzzo) era stabilita dal Consiglio cittadino su au torizzazione, tramite i rettori, del doge a Venezia: cf. BCAM, Azioni, 44 (1592-1594), f. 286v, 24 apr. 1594; ibid., 56 (1619-1622), ff. 112v-l13v, 7 nov. 1620; ibid.. 2 Ducali B (1566-1656), f. 124v, 18 ago. 1598; f. 146r 4 set, 1607; G. ROSA, Notizie statistiche , p. 36-85; L FIORENTINI, Monografia ..., p, 24-86; E. CAMozzl,Le istituzioni monastiche , I, p. 131-303; II, p. 28-40,118-142,280-295; Podestaria e Capitanato di Bergamo , p, XVII-XXVI; p. 183-184,211-212; G. DA LEZZE, Descrizione ... , p. 148-149, 76. È la costatazione del Celestino e anche di L. Loredan nella relazione inviata a Venezia nel 1668: cf. CELESTINO, Historia ... , I, p. 471; Podestaria e Capitanato di Bergamo... , p. 565. 77. Cf. D. CALVI, Effemeride... , I, p. 416, 512, 560, 585; III, p. 142,240,259; G. ROSA, Ifeudi ed i comuni della Lombardia, 2 ed" Bergamo 1857, p. 267 passim; IDEM, Notizie statisti che... , p. 122-149; G. FINAZZI, Sulle antiche miniere di Bergamo. Relazione epistolare, Mi lano 1860; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 195,245-246; G. RLNALDI, Le mi niere del Bergamasco, Bergamo 1940; G. DALEzzE, Descrizione ... , p. 288, 311, 321, 355, 357,362-363; B. BELOTTI,Storia di Bergamo ... , ed. 1989,II,p. 316-319; V, p.I97-198; (A.) SPA(DA), Il tempo delle miniere Pane martirio e grandezza, in L'Eco di Bergamo, 20 agosto 1991, p. 13. 78. All'arte della lavorazione della lana, risalente ai tempi dei Romani, Corrado III ag
178
_ '--------------
- - _........
VISITE
AD LIMINA
ros alunt. Nam in agro ut omnis co latur exigui fructus proveniunt ii que saepe grandine contunduntur. 79 Iis rebus adducti incolae plu rimi, relictis patriis sedi bus, longin quas regiones petunt industriaque, labore ac frugalitate non sibi ipsis tantum sed etiam suis omnibus vie tum et commoda comparant. so
coltivandola tutta, si ricavano scarsi frutti e questi spesso sono rovinati dalla grandine. Spinti da queste situazioni, moltissimi abitanti, lasciate le loro dimore, vanno in regioni lon tane e con la loro laboriosità e fa tica e senso del risparmio, procu rano vitto e utilità non solo a se stessi, ma anche a tutti i loro fami liari.
giunse quella della seta. Il Consiglio cittadino nella seduta del 16 marzo 1602 prese delle misure restrittive circa alcuni mercanti di Bergamo perché "poco amorevoli alla patria sua procurano spogliando questa città di questa sua quasi natural industria del fabricar panni di lana, trasportarlo di qui et introdurlo nella detta città di Milano" cf. BCAM. Azioni, 48 (1600-1603), ff. 21Ov-211r; G. ROSA, Notizie statistiche.." p, 86-104, 105-126; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p, 195,214,245-246; B, BELOTTl, Storia di Bergamo .." ed, 1989, p, 197; G, DA LEzzE, Descrizione .." p, 334-336, 338, 341-346, 350, 355, 79. La gente collegava le devastazioni della grandine nei campi e le altre calamità naturali anche a colpe collettive, scomuniche, censure e interdetti in cui la comunità o gli ante nati potevano essere incorsi più o meno volontariamente, Alcune volte perciò si ricor reva al papa per ottenere l'assoluzione da eventuali colpe, e la benedizione per scon giurare altre devastazioni. Tramite il vescovo o il vicario generale il papa accordava la benedizione previo un digiuno di tre giorni in una settimana da stabilire e una elemo sina a favore dei poveri. Un'altra pratica religiosa assai significativa per propiziare la pioggia, allontanare le alluvioni, le malattie contagiose, ottenere raccolti abbondanti, era l'esposizione delle reliquie custodite in duomo, tra le quali in particolare quelle dei SS, Fermo e Rustico, Il Consiglio cittadino sollecitava la pratica devozionale in si tuazioni di grave crisi: cf, Acvs. Arch. Cap. 615,Anni 1438-1715.." f, 109r-v,164r-165v, 181r-182r,183r-184v,190r, 214r, 216r, 220r, 222r, 224r; Asv, Secr. Brev. 51, f. 213r, 4 apr. 1581, Sorisole, Ponteranica, Rossano; f. 42lr, 423v, 12 lug. Martinengo; f. 532r-v, 5 ago., Chignolo; f. 480r-v, 15 ago., Brusaporto e Costa; ibid. 52,f. 228r-v,7 apr, 1582,Ma done; f. 263r-v, 270v, 26 apr., Cologno; f. 340r-v, 25 mag., Suisio; f. 347r-v, 26 mag., Curno; f. 356r-v,363r, 19mag. Bottanuco; f. 211r-v,20 ott. Valcalepio; ibid. 56, f. 305r, 25 apr, 1583, Carvico, Sotto il Monte, Calusco, Bonate Sopra; f. 384r, 13 mag., Ur gnano, Zanica; ibid. 215,f, 15r-v,8 dic. 1584,Mapello; ibid,,285,f, 3r-v,Zlug. 1599,Am bivere; ibid. 456, ff. 485r-486v,491v, 18 giu. 1610,val Caleppio; ibid. 646, ff 609r-611v, 20 mar. 1621, Albino; ibid. 659, f. 158r-v, 29 apr. 1622, Grumello, 80, Questa congiuntura è accennata in una relazione del 1583a Venezia: "Lontano da Bre scia 30 miglia è Bergamo, città nobile et molto allegra, la qual benchè sia frontiera di tutte quest'altre città et confinante con lo stato di Milano, non è però stata ridotta in fortezza se non da quest'anni adietro. Ha territorio amplissimo ma in esso molte valli sterili, onde non raccoglie formento per sei mesi dell'anno. Ha però suplito il favore del cielo al difetto del paese con le doti dell'ingegno, del quale i Bergamaschi bene si prevagliano che dissiminandosi tutti per diverse parti del mondo, in ogni luoghi di ventano ricchi. Sono del suo territorio Martinengo, Romano et Clusone", In que
179
RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
gli anni l'emigrazione era diretta verso le città di Firenze, Pisa, Livorno, Genova e Roma, la Romagna e la Germania. Traccia di questa emigrazione si trova anche nel ri corso di alcuni bergamaschi al papa per dei casi personali. Un certo Francesco, resi dente a Siena, aveva chiesto nel 1585 di poter regolare il suo quarto matrimonio. Gio vanni Antonio Bortolotti era ricorso da Bertinoro al papa per la riparazione dei danni recatigli da certi suoi parenti per un testamento; Vincenzo Ferretti, Gerolamo Biffi e Francesco Tassis, mercanti a Venezia, per recuperare somme dai loro debitori; An drea Patrini, ad Ancona per l'insolvenza di Francesco Monti di Fermo; Domenico Carrara esecutore testamentario di Polidoro Scotti di Caravaggio, morto a Roma, be nefattore dell'ospedale S. Maria e delle giovani nubende del suo paese, per la facoltà di inviare 50 scudi rimasti dalle distribuzioni fatte all'ospedale stesso in quanto la somma eccedeva i poteri del governatore; Giovanni Paolo Pesenti, a Roma, per l'in dulto di versare a Marco Roncalli e fratelli 50 scudi come multa di una frode a loro danno; Maurizio Cattaneo, da 50 anni nella Curia romana e da 20 segretario del card. G.G. Albani, per destinare 1.000 ducati e i suoi beni ai poveri mentre già manteneva agli studi presso i gesuiti un giovane, di nome Candido. Una richiesta singolare a Cle mente VIII nel 1593fu presentata da Veronica, figlia di Bartolomeo Ricci perché devo tionis zelo etfervore dueta eupiat S. Sepulehrum Dominieum Hierosolimitanum, et alia ul tramarina TerraeSanetae pia loea visitare ... ae ibidem quamdiu sibi plaeuerit stare, resi dere et manere libere et lieite valeat. In questa relazione non si accenna alla consuetu dine abbastanza diffusa del matrimonio tra parenti, in parte dovuta anche all'isola mento della popolazione nei villaggi. La dispensa dall'impedimento, di solito di 4' grado di consaguineità, era chiesta al papa. Tra il 1592 e il 1594 circa, vi fu un discreto numero di ricorsi che si crede utile elencare qui di seguito, tenendo presente che si tratta di un'unica fonte archivistica consultata e che perciò i casi potrebbero essere più numerosi: Bartolomeo di Francesco e Giacomina Galeati, Bergamo, Pietro di Lu dovico e Maria di Tonino, Monasterolo, Ghisino Epis e Ghesina Batalini, Oneta, Si mone Giovanni di Simone e Maria Paganoni, Fondra, Giovanni di Cristoforo Zam betti e Maddalena Zambetti, Figadelli, Alessandro Littotti e Lucia di Antonio Ber ganzi, Almenno, Antonio Pedreini de Brignoli e Ippolita di Faustino, Grignano, Pom peo di Francesco Perzoneni e Giulia di Antonio Previtali, Berbenno, Lorenzo Curte noni e Lucia Pazoni, Costa, Lorenzo Paganoni e Comina Bonfanti, Colzate, Pietro di Domenico Badili e Cosina di Paolo Badili, Pradella, Matteo Adami e Maria Longini, Esmate, Meliorato Meliorati e Andreina Betteri, Bratto, Angelo Calvi e Caterina Calvi, Cusio, Giovanni Mario Senselli e Caterina Moschini, Valsecca, Bettino di Gero lamo Brignoli e Caterina di Francesco Bordato, Peia, Giovannino Gandelli e Giovan nina Santi, Boario, Antonio Mazoli e Margherita Pelabruni, Carona, Giovanni Batti sta di Rocco Locatelli e Maria di Giovan Pietro Locatelli, Blello, Angelo Milesi e Cate rina Semproni, Zuongo, Bernardino Mazzoleni e Flora Momaglie (Fermo), Bergamo, Pietro di Perino Merloni e Caterina di Nicola Merloni, Bagnella, Giacomo Canta messa e Antonia Piantoni, Vilmaggiore e Colere, Bartolomeo di Andrea Giudici e Ca terina Beloni, Monasterolo, Cristoforo Lorenzi e Bernardina Otelli, Adrara: cf. Asv, Congr. Epise. et Reg., Positiones, 1584, N-S, Siena; ibid., Reg. Supl., 3711, f.lr-v, l" mago 1592, Bortolotti; ibid., 3732, f. 228v, l' set. 1593,Veronica Ricci; ibid., 3741, r. 39r, 15 mar., Galeati; f. 92r, 15mar., Pietro; f. 198v,13feb., Epis; ibid., 3742,f. 93r, 13 apr., Paga noni; f 125v,7 mar., Zambetti; f 161v, l" apr., Littotti; f. 162r, 13 apr., Brignoli; ibid., 3743,[. 157r,15 mar., Perzoneni; f. 205r, l' mag., Curtenoni; f. 218r, 15 mag., Paganoni; ibid., 3744,f. 193r-v,l' giu.,Badili; ibid., 3745,f. 85r, 5 giu.,Adami; f. 89v, 13giu.,Melio rati; ibid., 3747, fl64r, 15lug., Calvi; f.l64r, l" ago., Senselli; ibid., 3746,f. 8v,5 giu.,Bri gnoli; ibid., 3749,f. 37r-v,13 set., Gandelli; f. 103r, 13 set., Mazoli; f. 300v, 13 set., Loca telli; ibid., 3750, r. 44r, 13 set., Milesi; ibid., 3751,f. 163r, l" nov., Mazzoleni; r. 179r, 13 dic., Merloni; ibid., 3752,f. 283r, 5 nov., Piantoni; ibid., 3753,f. 102r-v,13 dic., Giudici; f 123v, 13 dic., Lorenzi; ibid., 3757, ff. 126v-127r, 13 apr. 1595; ibid., 3765, ff. 144v-145r, 13nov. 1595,Ferretti, Biffi,Tassis; ibid., 3764,15 ott. 1595,Patrini; ibid., Secr. Brev., 330,
180
---------------VISITE
AD
LIMINA
La città con i borghi presenta la forma di una mano aperta. Gli abitanti della città raggiun gono il numero di 20 mila. La totalità della diocesi è di 120 mila. I confini della giurisdizione spi rituale sono determinati diversa-
Vrbs cum suburbiis expansae manus formam exprimit" Urbis habitatores XX millium nu merum explent. Dioecesis CXX mil lium summa est," Fines iurisdictionis spiritualis 8)
f. 67r-v, 5 feb. 1603, Scotti-Carrara; ibid., 347,ff. 197r-198v, 9 lug. 1604, Pesenti; ibid., 349, ff. 102r-106r, 108v-l09v, 4 set. 1604, Cattaneo-Albani; BAv, Ottoboniano lat., 2604, f. 535r, relazione Venezia; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , II, p. 186; III, p. 374, 378, 385-386; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 306, 324-325;P. M. SOGLIAN, Terra d'Urgnano Documenti e immagini per la storia fotografia di C. SPINI, a cura della Biblio teca Comunale Edito dal Comune di Urgnano, p. 219-220. 81. Nel 1555Marcantonio Michiel aveva osservato che Bergamo alta è veluti manus expan sae digiti. Nella struttura architettonica urbana la particolare ubicazione dei mona steri, della cattedrale e del palazzo comunale a forma d'aquila con sovrapposta la sa goma umana, si leggono i poteri imperiale, ecclesiastico e comunale che si sono succe duti a Bergamo: cf. CELESTINO, Historia ... , I, p. 474; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , III, p. 370; G. COLMUTO ZANELLA,Persistenzemedioevali sui colli di Bergamo, in Atti dell'Ate neo di Scienze Lettere ed Arti di Bergamo, 40 (1979), p. 155-172; E. CAMOZZI, Le Istitu zioni monastiche... , I, p. 88; G. DA LEzzE, Descrizione ... , p. 45-61; 125-130. 82. Cf. G. ROSA, Notizie statistiche... , p. 8-35; A. G. RONCALLI, Gli Atti... , III, p. 229; B. BE LOTTI, Storia di Bergamo ... , III, p. 406; ibid.,ed.1989,IV, p.215-216; E. CAMozzl,Le Isti tuzioni monastiche... , I, p. 35-36, 40-41; G. DA LEzzE, Descrizione ... , p. 131, 147, 196. 83. I confini della diocesi erano il risultato di avvenimenti civili ed ecclesiastici iniziati prima del Mille e conclusi con la dissoluzione della pieve di Pontirolo e l'istituzione della pieve di Verdello nel 1598,soggetta all'arcidiocesi Milanese. È opinione di a1cuni storici che prima del Mille i confini della diocesi coincidevano in buona parte col comi tatus Bergomense. Il diploma di re Enrico III al vescovo Ambrogio II nel 1043e di Fe derico imperatore al vescovo Gerardo nell156 sembrano avvalorare questa ipotesi. A nord i confini del territorio diocesano erano delimitati dal monte Veneroccolo, dal Pizzo Diavolo e dalla catena del Legnone con le sue propaggini inclusa, come ritiene il Lupo, la sponda orientale del lago di Como. Erano perciò soggette alla diocesi la valle di Scalve, la Seriana e la Brembana, la Taleggio, Averara e Valtorta, la Valsassina. Nel 1273 per decisione di papa Gregorio X la Valsassina fu ceduta a Ottone Visconti e alla fine di quel secolo le parrocchie della val Taleggio, valle Averara e Valtorta furono aggregate alla pieve di Primaluna. A est i confini della diocesi seguivano, secondo Mazzi, il Filone di Quatizia che corre a ponente di Lovere per giungere a sud sul lago d'Iseo e continuavano lungo la sponda occidentale del Sebino e dell'aglio. Ma Ron chetti non accetta l'esclusione della Va1camonica e di Lovere dai confini diocesani di Bergamo che vi si estendeva in pieve attorno al Mille, come risulta allo storico da una carta del sec. XI con l'espressione valle quae dicitur Camonica iudiciaria Bergomense. Lungo il confine orientale l'appartenenza di Paratico alla diocesi di Brescia è docu mentata da una carta del 946: in vico et fundo Pariadica in comitatu Brixiense. Per Palo sco le valutazioni sono diverse: Ronch~tti afferma che nel 1198era sottoposto alla dio cesi di Bergamo, Mazzi invece a quella di Brescia tra il 1190 e il 1280. I confini della diocesi a sud seguirono in buona parte le vicende del ducato dei Longobardi segnato
181
-----'-------------,--- RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
mente da quelli della temporale.
aliis terminis atque temporalis diffi-
dal corso dell'Adda sino alla confluenza nel Po, e attorno al Mille, le rivendicazioni del comitatus cremonese avanzate in base ai confini di quella diocesi i quali, osserva Mazzi, per oltre tre secoli erano rimasti nella più perfetta antitesi con quelli del rispet tivo territorio cittadino. Avvennero in quegli anni la disputa giurisdizionale col ve scovo di Cremona circa Romano soggetta per tre quarti a lui e per un quarto a Ber gamo, l'assegnazione a quella diocesi nel 1144 di Morengo a seguito di una vertenza col monastero di Pontida, e infine nel 1148 la vicenda di Bariano che il card. Guido della Somma cum suo populo et suis possessionibus Bergomensi episcopo adiudicavit. La definizione dei confini diocesani sarebbe più facile dalla conoscenza delle antiche pievi. Fara Olivana, antica pieve e tale di nome sino al sec. XIII, disaggregata di Covo, Antegnate, Fontanella e Barbata unite alla pieve di Calcio, rimase soggetta a Ber gamo. I canonici di S.Vincenzo avevano possedimenti rilevanti in quella parrocchia e, secondo Mazzi, i vescovi con l'esercizio della giurisdizione civile trassero a sè anche quella ecclesiastica. Una situazione analoga avvenne, pensa lo stesso storico, anche per la pieve di Paderno rivendicata dai vescovi di Cremona, soggetta alla diocesi Ber gomense per la coincidenza attorno al Mille col suo comitatus. I confini tra le due dio cesi, scrive Mazzi, seguivano probabilmente una linea che partiva dal Serio e dirigen dosi verso est passava per S. Eufemia (ora S. Giuseppe) di Romano, e raggiungevano il Fosso Bergamasco sino all'aglio. Anche la giurisdizione della diocesi di Bergamo sulla Gera d'Adda vede una diversa valutazione tra il Mazzi e il Ronchetti. Questi defi nita leggenda la storia della città di Parasio, ritiene col Lupo che la diocesi di Bergamo aveva giurisdizione ordinaria su tutta la Gera d'Adda. Mazzi invece documenta da un inventario del monastero di Nonantola del 990 che Casirate e Arzago appartenevano alla diocesi di Cremona. Alla pieve di Arzago facevano capo Azzano cremasco, Casi rate (Cassano), Castel Paladino, Agnadello, Calvenzano, Curte Vetheri. La pieve della cattedrale giungeva a non più di 4 miglia circa dal circuito cittadino e ad essa suben trava anticamente la pieve di Pontirolo vecchio, soggetta a Bergamo, poi disaggregata. Nel 1164, scrive Ronchetti, Rivolta e Gera d'Adda erano soggette alla diocesi Bergo mense. L'espansionismo dell'arcivescovo Ariberto, già operante al nord con l'annes sione di territori soggetti alla diocesi di Bergamo, era continuato da altri uomini mila nesi che, tra il sec. XIII e il sec. XIV, assoggettarono civilmente ed ecclesiasticamente buona parte della Gera d'Adda con Treviglio, Castel Rozzone, Pontirolo nuovo e vec chio, Canonica, Brignano, Pagazzano. Secondo Mazzi il confine tra le due diocesi si staccava dall'Adda al di sotto di Cassano, passava a mezzodì di Treviglio e a tramon tana di Casirate, Calvenzano, Caravaggio e Fornovo, e raggiungeva il Fosso Bergama sco là dove volge verso oriente per unirsi al Serio a mezzodì di Bariano. La val S. Mar tino era unita alla pieve assai vasta di Almenno S. Salvatore, rimasta sempre nel comi tatus Bergomense. È difficile, secondo Mazzi, individuare l'epoca in cui buona parte della valle fu assoggettata all'arcidiocesi Milanese, anche se l'iniziativa è facilmente ri conducibile all'arcivescovo Ariberto sunominato, che dette il via all'espansionismo del potere ecclesiastico e civile milanese oltre l'Adda. Un punto di riferimento è dato dal 1037,anno in cui le pievi di Lecco e di Brivio risultano soggette a quell'arcidìocesi: cf. A. MAZZI, Corografia... , p. 16-17, 46, 181-188, 215-245, 284, 331-332, 353-355, 378-380; G. RONCHETTI, Memorie ... , I, p. 4-6, 69-72, 87-88, 95,132, 162,221-224; II, p. 172-173,201,211; III, p. 35,76-77,123-124, 140, 176-179, 182,202,203; IV, p. 145; V,p. 23, 184; VI, p. 63; P. PENSA, Dall'età carolingia all'affermarsi delle Signorie, in Storia reli giosa della Lombardia, 4, Diocesi di Como, a cura di A. CAPRIOLI - A. RIMOLDI- L. VAC CARO, Brescia 1986, p. 44, 50; L. CHIODI, Dall'introduzione... , p. \3-14; IDEM, Dal vescovo Adelberto... , p. 52-54; A. PESENTl, La Chiesa nel primo periodo ... , p. 75-77; E. CAZZANI,S. Carlo in Valsassina, Visite Pastorali, evoluzioni parrocchiali, memorie attuali, Saronno 1984; Bergamo dalle origini all'alto medioevo. Documenti per un 'archeologia urbana a
182
L..-
_
VISITE AD LIMINA
iuntur" Nam Mediolanensis dioe-
Infatti la diocesi Milanese (il che è
cura di RAFFAELLA POGGIANI KELLER, edizioni Panini Modena 1986,p. 22-23; J. JARNUT, Lo sviluppo del potere secolare dei Vescovi bergamaschifìno alla lotta per le investiture, in Bergamo e il suo territorio... , p. 70-79.
84. I confini del territorio Bergomense all'epoca in cui Milani scriveva, erano stati formal mente riconosciuti nel trattato di Ferrara del 1428all'atto del passaggio di Bergamo alla repubblica Veneta, poi ridefiniti nella pace di Lodi del 9 aprile 1454. Essi rappre sentavano la conclusione dell'arretramento dei confini del territorio dell'antico comi tatus Bergomense, sciolto nel 1263, che aveva assunto la sua massima espansione quando, col regno Longobardo, Bergamo e Brescia avevano diviso e assoggettato giu risdizionalmente il confinante territorio cremonese, e Cremona era stata assegnata alla pieve di Sospiro. Sugli sviluppi che ne seguirono, ecco alcuni brevi accenni. AI nord il comitatus Bergomense aveva per confini il Veneroccolo e il pizzo Diavolo, non chè la catena del Legnone con le sue propaggini, per giungere sino alla sponda orien tale del lago di Como. Erano incluse la valle di Scalve, le valli Seriana e Brembana, la Valsassina, Averara e Taleggio. Secondo Mazzi, anche Lecco avrebbe dovuto apparte nere al comitatus Bergornense, rientrando il suo territorio nei confini naturali segnati dal lago e dall'Adda. A est la sponda occidentale del lago d'Iseo e dell'Oglio erano pure due confini naturali e, per Ronchetti, Lovere con la Valcamonica posti al di qua dell'Oglio appartenevano logicamente al comitatus Bergomense, (cf. nota n. 82 e 83). Mazzi invece esclude questa ipotesi e traccia il confine seguendo il Filone di Quatizia, di cui più sopra. I territori di Volpino, Coalino e Ceradello vennero incorporati al comi tatus Bergomense coi noti patti del 7 luglio 1212. A sud il territorio bergomense, af ferma Ronchetti, si estendeva largamente verso Cremona, su un gran tratto di superfi cie bassa e paludosa, lungo l'Oglio, il Serio e l'Adda, che avevano formato, con le loro alluvioni l'isola Fulcheria. Prima del Mille i confini del contado correvano in corri spondenza all'Oglio, tra Monasterolo e Robecco, sin dove l'Adda s'immette nel Po, a sole 5 miglia da Cremona. Erano le conquiste e annessioni dei duchi longobardi, come già accennato. Il comitatus Bergomense comprendeva, nota Ronchetti, "tutto quel paese che Gerra d'Adda s'appella, ove Fara è situato" e proseguiva lungo la sponda orientale dell'Adda. Una reminiscenza di questi confini comitali si trova nei diplomi di Enrico III e Federico Barbarossa imperatori, ai vescovi Ambrogio II (1043) e Gerardo (1156). La prima separazione del territorio del comitatus Bergomense av venne, secondo Mazzi, verso il Mille con l'istituzione del contado rurale di Lecco. Cremona dopo il Mille avviò il recupero dei territori del suo comitatus, cercando di farne coincidere i confini con quelli della diocesi, come afferma Mazzi. Nel 1098 l'i sola Fulcheria venne ceduta da Matilde, figlia di Bonifacio, marchese di Toscana, al ve scovato e comitatus di Cremona. Nel 1114-1116Cremona occupò i territori attorno a Crema, senza che Bergamo intervenisse. Nel 1195 Federico imperatore confermò a Cremona la cessione avuta e l'occupazione effettuata. Il Fosso Bergomense costruito attorno al 1263 servì a stabilire i confini tra i due comuni. L'espansione di Milano nei confini sud-ovest trovò una prima affermazione dopo la pace di Costanza del 25 giu gno 1183,quando a Milano, Federico Barbarossa riconobbe la giurisdizione di alcuni castelli nel 1186 i quali, posti tra l'Adda e l'Oglio, cadevano sotto la giurisdizione di Bergamo: Rivolta, Casirate, Agnadello, Pandino, Misano, Calvenzano, Arzago, Pagaz zano, Caravaggio, Grignano. Nel 1232 Bergamo riuscì a recuperare i territori, tranne Caravaggio, rimasto soggetto a Milano. È di quell'anno un giuramento del podestà che assumendo l'ufficio dichiarava di ricuperare quei territori in caso di loro perdita. Anche i confini nord-ovest subirono cambiamenti: la Valsassina aggregata a Bergamo nel 1263, per decreto di Gregorio X, fu assegnata a Ottone Visconti nel 1273e alla fine di quel secolo dipendeva dall'arcivescovo di Milano anche per la giurisdizione civile,
183
-------'-""-------------
RELAZIONE
16 OTTOBRE 1594
causa talora di grande disordine per il vescovo di Bergamo) eser cita diritti su 30 chiese parroc
cesis (id quod Episcopo Bergomati ingentis perturbationis interdum causa est), 85 XXX parochialium
compresa la valle Averara, val Taleggio e Valtorta. Dopo l'occupazione della Gera d'Adda, Grignano, Treviglio e Caravaggio da parte dei Torriani nel 1278-1279, iniziò una serie di rivolgimenti perle lotte delle fazioni guelfe e ghibelline che in parte scon volsero i confini del contado e che perdurarono, anche con la signoria dei Visconti. Negli statuti del 1331 e del 1333 sono compresi Brivio, Tavecchio, Valsassina, Fara Gera d'Adda, Treviglio grosso, Pontirolo vecchio e nuovo, Brignano, Castro. Ancora nel 1333 il podestà di Bergamo entrando in carica doveva giurare di riprendere e rite nere Brivium cum pertinentis et Ponterolum, Faram et Trivilium grassum et Curtenovam et Brinianum. Con l'occupazione del 1337, Azzone Visconti si annesse Bergamo, Fara d'Adda, Pontirolo nuovo e vecchio, Treviglio, Lodi, Crema, Caravaggio, Romano e Lecco. Negli statuti del 1387tutte le località suelencate non compaiono, anticipando, tranne che per Castro, una situazione che verrà definita con la pace di Ferrara del 19 aprile 1428.Tramontata infatti la signoria Viscontea dopo la guerra con la repubblica Veneta, nel 1428 Bergamo e il suo territorio furono assegnati alla Serenissima, mentre il ducato Milanese ebbe Caravaggio, Treviglio, Gera d'Adda, val S. Martino. Rimessi in discussione gli accordi da altri fatti guerreschi, nella pace di Lodi del9 aprile 1454fu stabilito che l'Adda e il Fosso Bergamasco erano le linee direttive principali del con fine tra le due potenze, mentre il resto dei rispettivi domini doveva essere regolato se condo le clausole della pace di Cremona del 20 novembre 1441. Lo Sforza restituiva le conquiste fatte sul bresciano e sul bergamasco, conservava la Valsassina, la giurisdizione su Lecco, Caravaggio, Treviglio, Vailate, Brignano, Rivolta e tutta la Gera d'Adda, Pandino, Agnadello e Mozzanica. Anche il ponte di Brivio re stava al duca. Venezia si annetteva la val S. Martino, e, contro le pretese di Milano, la val Taleggio, la Valtorta e Averara. Da ultimo Milano riusciva a farsi lasciare l'alta val Taleggio, mentre Venezia aveva Pizzino, Valtorta e Averara: cf. CELESTINO, Historia ... 1, p. 471-472; D. CALVI, Effemeride... , l, p. 399 per gli anni 1041,1156,1183, riferisce sugli estesi confini del Comitatus; inoltre cf. G. RONCHETTI, Memorie ... , I, p. 5-6, 45, 69-72, 132.178,205,233; III, p. 23-24, 25, 35, 68, 88, 96, 98, 99, 100, 104, 107-108, III, 117, 140, 150,176-177,179,182,196-197,200,203,207; IV, p. 31-32, 60-61, 94,145,146,161,163, 215; V,p. 23, 61, 65, 67-68,167; VI, p. 63-64; G. ROSA, Statuti inediti della provincia di Ber gamo anteriori al secolo XVI, Bergamo 1863, p. 95; A. MAZZI, Corografia... , p. 3,16-17, 46, 141-144, 179-188,215-220,235-238,240,274-288,297-300, 390-398; IDEM, [ confini dei comuni del Contado, in Bollettino della Civica Biblioteca di Bergamo, XVI (1922), p. l-50; B. BELOTTI, Cenni sullaformazione del territorio della città di Bergamo in rapporto alla provincia, in Atti e memorie del secondo congresso storico lombardo, Milano 1938, p. 56-71; IDEM, Storia di Bergamo ... , I, p. 267-270,328-331, 337-340, 347-350,356, 373-374, 384,387-395; II, p. 33, 51-52, 228-235, 241, 245, 363, 368-369; III, p. 12-23,30-42,53-57, 80-85; L. PAGANI, Documenti della prima fase di realizzazione del catasto teresiano (I 718-1733). Le comunità bergamasche dello Stato di Milano, in Fonti per lo studio del territorio bergamasco, I, Bergamo 1982, p. 7-22; L. CHIODI, Dal vescovo Adelberto ... , p. 47-49; A. PESENTI, La Chiesa nel primo periodo ... , p. 66-67; G. DALEzzE, Descrizione... , p. 197-221,283-291,364-367,439-445,449,478-479,485-486. 85. Uno dei motivi di quei turbamenti sembra individuabile nel rilievo del card. Carlo Borromeo notificato dal nunzio a Venezia nel 1575 alla Curia romana perchè il clero dell'arcidiocesi di Milano sottomesso civilmente a Venezia era stato "aggravato assai da mons. Guglielmo Beroa, canonico di Bergamo, con il modo che ha tenuto l'essen tione delle decime concesse gli anni passati alla signoria dalla sede apostolica". Egli ne chiedeva la sostituzione con l'arcidiacono del Capitolo o con l'abate Bresciani, ambe
184
------'----------------
VISITE
ecclesiarum jus tenet;" Brixiensis
AD LIMINA
chiali e altrettanto su alcune della
due abitanti a Bergamo, con i benefici in diocesi di Milano, situati su territorio Bergo mense. Anche in seguito contro il titolare di quell'ufficio giunsero accuse alla Curia romana. Il nunzio a Venezia chiese al prevosto del Capitolo informazioni oggettive. Si trattava infatti della conferma nell'ufficio di subcollettore delle decime del canonico Giovanni Giacomo Carrara, il quale nel 1614si era rivolto pertale scopo alla Curia ro mana. Motivo di turbamento era anche l'assegnazione di benefici in territorio bergo mense, soggetto ecclesiasticamente all'arcidiocesi di Milano, riservati al metropolita e al papa, ma che non sfuggivano alle pretese del senato Veneto. In una lettera che sembra sia stata fatta scrivere da S. Carlo al vescovo Ragazzoni nel 1583,si accenna a delle "insolenze" in una parrocchia vicino alla diocesi di Bergamo, su cui erano attese informazioni più precise. Notizie più concrete si hanno dai rettori veneti nei rapporti inviati al Senato in quegli anni. Nel 1591 C. Zen comunicò che vi erano contrasti tra paesi di pianura con le comunità confinanti del territorio Cremasco e Cremonese. A. Priuli nel 1593 segnalò una controversia con Milano per Trezzo e V. Barozzi nel 1610 col ducato di Milano. Nel 1613,1614e 1619scoppiarono incidenti tra gli abitanti di Ve deseta e di Valtorta per il monte Concoli, come puntualmente riferirono a Venezia P. Battaglia, A. Paruta e G. Vendramin. Nel 1645Brescia tentò di aggregare al suo territo rio Palosco e Cividino, suscitando una immediata reazione del Consiglio cittadino. Anche i lavori di contenimento o di deviazione delle acque sull'aglio e sul lago di Sar nico da parte degli abitanti sul territorio bresciano furono all'origine di proteste da parte del Consiglio cittadino che nel 1676dette mandato al suo procuratore a Venezia di presentare al Senato le ragioni di difesa dei diritti violati: cf. Asv, Borghese, serie I, 904,f.87r, 31 mago 1614; ibid., 905,[. 103r-v, lllr, 120r,2 e 16giu., 7lug. 1612; ibid., S.S. Venezia, 23, f. 232r, 31 dico 1583; ibid., 266, f. 38r, 29 gen. 1575; ibid., 270, ff. 102v-103r,2 giu.1612;f.llOr, 16giu;f. 119r,7Iug. 1612; ibid.,271,f.77v,31 mag.1614;ibid.,295,f. 153r,2 giu. 1612; BAv, Barberiniano lat., 5795, f. 91r-v; BCAM, Azioni, 65 (1644-1647), f. 56r-v; ibid., 73 (1657-1681),f. 46r-v,20 mago1676; ff. 228v-230r,4 set. 1679; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 188-189,203,306,329,347,374-375. 86. Erano le parrocchie delle pievi di Brivio, Olginate e Verdello, e delle valli Averara, Ta leggio e Valtorta. Il loro elenco fu fornito dal vescovo G. P. Dolfin alla Congregazione del Concilio nella relazione presentata nell'aprile 1789 per la visita ad limina del ses santottesimo triennio. Nella relazione della visita ad limina compiuta dall'arcive scovo di Milano nel 1592 si accenna alle parrocchie, senza tuttavia l'elenco completo. Nella documentazione della visita del card. Federico Borromeo nel 1611 per le vicarie di Averara e Valtaleggio sono elencate le parrocchie di Vedeseta, Lavino, Peghera, Olda, Sottochiesa, Pizzino, Cassiglio, S. Brigida, Cusio, Mezzoldo, Averara, Ornica, Valtorta. Nella documentazione della visita del card. Giuseppe Pozzobonelli alla pieve di Verdello nel 1754sono indicate le parrocchie di Verdello, Levate, Sforzatica S. Andrea, Mariano, Osio Sopra, Osio Sotto, Capriate san Gervasio, Boltiere, Grignano, Brembate Sotto, Pognano, Verdellino, Arcene, Ciserano, Lurano, Sabbio: cf. Acva, Atti di separazione di parrocchie dalla diocesi di Bergamo e da Bergamo a Cremona. Asse gnazione di parrocchie di Milano a Bergamo (rns), 84 ff.; ibid., Decreta in visitatione vica riarum Talegii et Averariae 1611. Additur infine visitatio ecclesiae prepositurae Verdello facta ab em.mo losepho Puteobonello archiepiscopo Mediolani 1754 necnon Piantani dae (ms), 210 ff.; ibid., Visita Grimani, 44 (1633-1634,1646), f.116r; Asv, C. Concilii, Re lationes dioecesium Bergomen., orig., ff. 386v-387v; ibid., Relationes dioecesium, 509 A. Mediolanen., orig., f. 17v. 27, 29v, 30v; D. CALVI, Effemeride... , II, p. 513, 535, 539-540, 548,564-565,606,644; III, p. 47,57-58,124-125,130,178,284,329.330,378,468; E. CAZ ZANI, La comunità... , cit.; G. DA LEzzE, Descrizione... , p. XXII-XXIII.
185
-----------------
RELAZIONE
16
itidem nonnullarum:" Contra Ber gomensis in Mediolanensi dioecesi in unam parochialem," in Bri xiensi item in unam," in Cremo nensi in quinque parochiales eccle sias ius est," Saepe inter ipsos antistites ac tum est ut permutationis ratio ali qua iniretur iuxta concilii Triden tini admonitionem, sed propter di sparem rerum compensationem ad huc adduci non potuerunt ut rei fi nem imponerent"
87.
OTTOBRE
1594
diocesi di Brescia.
Al contrario la diocesi di Ber
gamo ha giurisdizione su una par
rocchia della diocesi di Milano,
così pure su una della diocesi di
Brescia, su 5 chiese parrocchiali
della diocesi di Cremona. Spesso tra i vescovi stessi si è cercato di pervenire a una qual che permuta secondo le indica zioni del concilio Tridentino, ma a causa dell'ineguale compenso non fu possibile ancora arrivare a por fine alla questione.
Lovere era aggregata civilmente a Bergamo che vi mandava ogni anno il podestà, con le pertinenze di Solto, Riva di Solto, Castro, Gaggiano, Zorzino, Fonteno, Esmate, Pia nico, Volpino. Le parrocchie non specificate da Milani erano, oltre Palosco, probabil mente Capriolo, Volpino, Lovere, Rogno, Quinzano: cf. ACVB, Atti riguardanti Brescia, Quinzano, Palosco, Lovere, Capriolo; D, CALVI, Effemeride... , II, p. 104,312,357,442; III, p. 10,91,251,304,374; G. DALEzzE, Descrizione ... , p. XXIII.
88. Era Fara Gera d'Adda: cf. ACVB. Visita Mi/ani, 35 (1596), ff. 1v-3r; Asv. C. Concitii, Rela tiones dioecesium, Bergomen., orig., f. 387v. 89. Era Paratico: cf. D. CALVI, Effemeride... , II, p. 513; A. G. RONCALLI, Gli Alli..., 211, p. 68-72; G. DA LEzzE, Descrizione ... , p. 175. 90. Era Paderno, pieve, con le parrocchie di Fengo, Aqualonga, Ossolario, Lusignano: cf. AcvB,Atti di separazione... ; faldoni su Paderno, Ossolaro, Cremona, ibid. Visita Milani, 34 (1595), ff. 98v-107r, 115v-119v; Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff. 387-388r; G. DA LEzzE, Descrizione ... , p. XXIII. 91. Sesso XXIV cap. 13: si tratta delle piccole diocesi, con rendita molto ridotta. 1 concili Provinciali avevano il compito di unirle ovvero di accorpare le rendite per garantire un adeguato tenore di vita ai vescovi e alle persone ecclesiastiche. I vescovi di Cre mona avanzavano continue richieste di assegnare la pieve di Paderno allo loro dio cesi, facendo presente che con l'erezione di Borgo S. Donnino (Fidenza) a diocesi le erano state tolte delle parrocchie. La Congregazione dei Vescovi trattò questo pro blema in modo riservato, con questa lettera a Milani: "Nell'erettione che nostro si gnore ha fatto del vescovato di Borgo San Donnino, è stato smembrato dalla diocese di Cremona tutto lo stato Pallavicino che contiene molte Chiese et "numero" grande di popolo solamente per la maggior comodità di quei luoghi, acciocchè per la maggior vicinanza del prelato possino esser tanto meglio governati. Et essendo stato nell 'i stesso tempo messo in consideratione alla santità sua, che per la medesima causa le curate di Paderno, Lusignano, Acqualonga, Osolaro et Fengo della diocesi di vostra si gnoria che sono lontane da Bergamo intorno a 40 miglia et vicino a Cremona otto o dieci solamente dentro il territorio et circondato dalla diocesi di quella città fussero per star meglio al vescovo di Cremona che a lei, sua beatitudine ha voluto che confi
186
----'--------------- VISITE
AD LIMINA
Nullus fere pagus in dioecesi hac In questa diocesi non vi è quasi al est qui aliquo Pio Loco (Misericor cun villaggio che non abbia qual diam illi dicunt) non auctus sit in che Luogo Pio, chiamato "Miseri deque non contemnendi fructus exi cordia", da cui si ottengono frutti gantur, qui omnes in egentium usus non indifferenti che sono distri buiti tutti ai bisognosi. erogantur" Bergomi
ex episcopali pallatio
XVIl Kalendis Octobns MDLXXXXIlll.
lta est.
Bergamo, dal palazzo episcopale
15 settembre 1594.
Così è. Sig. Giovanni Battista vescovo di Bergamo
D. loannes Baptista episcopus Bergomi Bergomatis Visita 3. II Ianuarii 1595.
Bergamo 3 Visita 11 Gennaio 1595
Exhibita per procuratorem die XVI octobris 1594.
Presentata tramite il procuratore il giorno 16 ottobre 1594
dentemente se ne scriva a vostra signoria per intendere quello che ne dica, desideran dosi di haver informationi et il parer suo liberamente, senza però ch'essa ne faccia mo tivo con alcuno, nè che si lasci intendere in altra maniera, assicurandola che la santità sua sarà per haverci quella consideratione ch'è solito della molta prudenza et beni gnità sua. Se ne starà dunque aspettando l'aviso da lei, et il Signore la contenti. Di Roma li 3 settembre 1601": cf. Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, 274A, Cremo nen., orig., relazione 1604, f. 600r-v; relazione 1614,f. 6l4v, 620v-621r; relazione 1622, f. 641v; ibid., Reg. Episc., 34 (1601), f. 265r-v. 92. I Luoghi pii della Misericordia, ovvero i Consorzi, erano abitualmente visitati dal ve scovo nel corso delle visite pastorali e non mancavano segni di apprezzamento in caso di buona gestione, di rimproveri e severi interventi se essa risultava inadeguata o fraudolenta, come a Sedrina, Zandobbio (il sindaco della Misericordia fu scomuni cato per non aver riscosso i crediti) Urgnano, Bariano, Cividate, Gorno, Nembro, Al zano Sopra, Costa, S. Pellegrino, Stabello, Zogno, Chiuduno, S. Croce, S. Giovanni Bianco, Calusco, dove Milani lasciò questo ordine "poichè vediamo che il detto Pro spero Suardo è stato negligentissimo da otto anni in qua a distribuire quella somma di pane alli poveri di Calusco che è tenuto ogn'anno conforme alla dispositione del testa tore, in pregiuditio dell'anima di detto benefattore, ordiniamo che detto Prospero debba, sotto pena d'interdetto dall'ingresso della chiesa vivendo et morendo alla ec clesiastica sepoltura da incorrersi ipso facto, haver distribuita tutta la quantità del detto pane alli detti poveri che è debitore da detto tempo in qua in termine di un anno, facendosi poi la liberatione dalli sindaci della chiesa": cf. Acvn, Visita Mi/ani, 32 (1592),[. 28v, 174r-175v, 154v-155r, 155v-156r, 157r-v; ibid., 33 (1594),[. Il6v, 120r-v, 121r,239r, 244v, 255r-v; ibid., 35 (1595), f. 27v; ibid., 36 (1596), f. 4lv, l23v-124r, 184r, 172r, citazione f. 45r; L. K. LITTLE, Libertà ... , p. 181-190.
187
~~---'----------------
RELAZIONE
16
OTTOBRE
1594
22 PROCURA DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI
AL CANONICO ANGELICO MAPELLO
In Christi nomine. Amen. Anno ab eiusdem Domini Nostri Iesu Christi saluti/era nativitate cur rente millesimo quingentesimo nonagesimo quarto, indictione septima, die vero sabbati decima septima mensis septembris, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Clementis divina providentia papae VIII anno tertio" Cum instet iam triennii fints quo reverendissimus dominus donnus Ioan nes Baptista, Dei et Apostolicae Sedis gratia, episcopus Bergomi et comes etc. limina Apostolorum ad praescriptum constitutionis sanctissimi domini nostri Sixtife.re. papae V, visitare tenetur et id minimefacere possit pluribus iustis de causis, Ecclesiaeque suae negotiis impeditus et permissu praelibati sanctissimt domini nostri domini Clementis papae VIII unum ex eius cano nicis Romam illi mittere liceat, qui eius vices suppleat, sicut litteris illustris simi et reverendissimi domini cardinalis Mattei mandato sanctitatis suae conscriptis ad supradictum reverendissimum dominum episcopum die 18 mensis iunii proximi praeteriti patet. Ideo coram me notario et testibus de quibus infra, personaliter constitu tus praedictus reverendissimus dominus episcopus ex certa eius scientia et
93. Ippolito Aldobrandini, il futuro Clemente VIII, nacque a Fano il24 febbraio 1536da Silvestro e Lisa Deti. Seguì il padre nelle tappe dell'esilio perché di sentimenti antime dicei. Frequentò l'università a Padova, Perugia e Bologna laureandosi in legge, grazie all'aiuto del card. Farnese. Col pontificato di Pio V svolse incarichi importanti per la fi ducia del cardinal nepote, Michele Bonelli. Durante il pontificato di Gregorio XIII l'Aldobrandini rimase in ombra. Nel dicembre 1580-1581 all'età di 44 anni scelse il presbiterato. Era penitente di S. Filippo Neri. La situazione cambiò completamente con Sisto V che nominò l'Aldobrandini datario il 15 maggio 1585, cardinale il 18 di cembre 1585col titolo di S. Pancrazio.penitenziere il12 giugno 1586, legato a fatere in Polonia nel 1588, dove riportò un successo convincente. Fece parte di diverse com missioni cardinalizie della Curia. Fu eletto papa il30 gennaio 1592e ricevette l'ordina zione episcopale 3 giorni dopo. Affrontò il problema della crisi religiosa in Francia, si tenne equidistante tra questa potenza e la Spagna, operò per la soluzione della crisi di Saluzzo tra Carlo Emanuele I di Savoia ed Enrico IV, si oppose all'invadenza del po tere regio spagnolo nella giurisdizione ecclesiastica, tentò il recupero dell'Inghilterra e agì per una lega antiturca tra gli stati d'Europa. In campo religioso e culturale varie furono le iniziative promosse da Clemente VIII. Morì il3 marzo 1605: cf. Lv, PA5TOR. Storia dei Papi ... , XI, p. 15 passim; Hierarchia Catho/ica ... , III, p. 51; A. BORROMEO. Cle mente VIII, papa, in Dizionario biografico ... , 26, p. 259-282.
188
--------'-~---------.,...------
VISITE
AD LiMINA
spontanea voluntate, reverendum dominum Angelicum Mapellum sacrae theologiae doctorem ecclesiae maioris Bergomi canonicum sacerdotem et vi cepoenitentiarium, ad supradictae constitutionis formam mittendum duxit, qui ipsius reverendissimi domini episcopi nomine Apostolorum limina visi tet, sanctitatis suae pedes exosculetur, eiusque benedictionem humiliter pe tat et eiusdem sanctitatis mandata reverenter excipiat, ut debitae hic exe quutioni demandentur, suaeque beatitudini vel cui iusserit ipsa, statum huius Ecclesiae Bergomi in scriptis expressum afferat, aliaque peragat quae ex supramemorata constitutione sancita sunt, suppliciterque oret ut ad triennium proxime venturum episcopi ipsius accessum ad supradicta per seipsum praestanda prorogare sanctitas sua pro eius benignitate dignetur, et generaliter omnia alia et singula dicendum, gerendum et exercendum quae in praemissis et circa ea necessaria fuerint, seu quomodolibet oppor tuna et qua e ipsemet reverendissimus dominus episcopusfaceret, si praemis sis omnibus et singulis personaliter interesset et si talia forent quae manda tum exigerent magis speciale, quam praesentibus sit expressum, promittens prout promist (manum dexteram ad eius pectus more praelatorum appo nendo) mihi notario infrascripto presenti, stipulanti et recipienti se ratum, gratum atque firmum perpetuo habiturum quicquid per dictum reverendum dominum Mapellum in praemissis et circa ea actum, dictum, gestum, fac tum et exequutum fuerit sub obligatione etc. Super quibus etc. Acta fuere praemissa die, mense, anno indictione et pontificatu quibus su pra in palatio episcopali Bergomi, ibidem presentibus reverendissimo do mino Abondio Arigono et domino Ioanne Baptista Galerate, familiaribus praedicti reverendissimi domini episcopi, testibus notis, idoneis et speciali ter requisitis etc. Ego Petrus q.d. Hieronimi Colleoni publicus apostolica et imperiali auc toritatibus notarius, et in episcopali Curia Bergomi cancellarius. Quia prae missis omnibus dum sic agerentur etfierent praesens interfui eaque rogatus tradidi instrumentum confeci, publicavi, signis et nomine meis consuetis si gnavi et subscripsi. Octavianus Alenius iuris utriusque doctor, clericus Brixiensis, in episco pali Curia Bergomi Vicarius Generalis etc," 94. Ottaviano Aleni forse fu vicario generale anche della diocesi di Brescia in un periodo successivo all'incarico tenuto a Bergamo. Nacque a Brescia circa il 1570 da Agostino. Era nipote di Paolo Aleni, vicario generale della diocesi di Brescia dal 1569al 1574. Ot taviano studiò a Roma ed entrato nella vita ecclesiastica ricevette l'ordinazione sacer
189
___---'_1.... RELAZIONE
_ 16
OTTOBRE
1594
Universis et singulis presentes inspecturis attestamur fidemque facimus indubiam, prefatum dominum Petrum de Colleonibus de praedictis roga tumfuisse et esse notarium publicum et legalem Bergomensem et in episco pali Curia praedicta cancellarium. Cuius scripturis et instrumentis modo quo supra roboratis ubiquefides indubia prout et hic adhibetur merito prae stari potest et debet etc. In quorum fidem etc. Bergomi
ex episcopali palatio,
die 19 mensis septembris 1594.
Octavius Alenius vicarius generalis.
D. Georgius Vavassorius cancellarius m.p. subscripsi sigillo
23 IL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI PRESENTA
IL CANONICO ANGELICO MAPELLO AL
CARDINALE GEROLAMO MATTEI
Illustrissimo et reverendissimo signore patrone mio colendissimo Non essendo io potuto venire personalmente a Roma per le molte mie occupationi, et non volendo mancare al debito comune di tutti i vescovi, ho mandato, con gratia di nostro signore, come sa vostra signoria illu strissima et reverendissima che benignamente me ne scrisse, il presente signor Angelico Mapello, canonico et vicepenitentiario della mia Chiesa, acciò ch'egli in mio luogo visiti le venerate reliquie d'i beatissimi Apo stoli, bacci il piede alla santità sua, rappresentandole lo stato della detta mia Chiesa, et faccia humile riverentia, tra gli altri miei signori, a vostra signoria illustrissima et reverendissima, della quale si come osservo con riverentia le molte virtù, così ambisco sommamente la gratia, et conse gni a lei il sopradetto stato della mia Chiesa. dotale e l'onorificenza di protonotario apostolico. Conseguì la laurea in utroque. Non è dato sapere per quanti anni l'Aleni esercitò a Bergamo l'incarico di vicario generale. A Brescia tenne l'ufficio dal 1616 al 1618: cf. L. F. FE' D'OSTIANI, Indice cronologico dei vicari vescovili e capitolari di Brescia, Brescia 1900, p. 45, 52.
190
------'-------------
VISITE
AD LIMINA
Ella adonque si degni accettare il divoto testimonio della mia humile servitù et abbracciare il signore Angelico non indegno d'essere cono sciuto et ben voluto da lei, corrispondendo egli ottimamente co'i co stumi et con l'opre al nome, che tiene, et perché non vorrei essere mole sto a vostra signoria illustrissima et reverendissima con la lunghezza, fac cio qui fine et bacciandole humilissimamente la mano, le prego la grazia di Dio et degli huomini. Di Bergomo a 15 settembre 1594. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et divotissimo servitore d. Giovanni Battista vescovo di Bergamo All'Illustrissimo et reverendissimo signore patrone mio colendissimo il signor cardinale Mattei. Roma
191
sigillo
----""-------------,--
RELAZIONE - 28 ottobre 1597
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff. 18r-21v La relazione presentata per la visita ad limina del quarto triennio, 1594-1597, è composta da un fascicolo di 4 fogli (mm. 20x30), che por tano la numerazione del vecchio catalogo, 387-390, e la recente impressa col timbro. La relazione scritta sul f. 19r ha la firma autografa di Milani. Egli inviò il canonico Nicola Lio, suo nipote, per la visita ad limina, provvisto di procura, f. 18r-v. Due piccole note sono state aggiunte d'ufficio dalla Congregazione in f. 20v e 21v. Sono bianchi i f. 19v,20r, 21r. Il fascicolo si trova in buone condizioni, tranne il f. 18r corroso sul margine destro inferiore, in corrispondenza al timbro notarile per la procura.
24
Illustrissimi et amplissimi Patres Anno 1594 mense octobris, presentatus fuit illustrissimis et reverendissi mis amplitudinibus vestris status huius Ecclesiae Bergomi satis copiosus. Ex eo tempore nihil accidit quod nunc illi addere sit necesse. Canonicus ecclesiae cathedralis qui quarto ab hinc anno inservit sanctis simo domino nostro, adhuc Romae in eodem servitio perseverare dicitur.' Duo curati qui poenitentiae causa a suis ecclesiis iam diu amotifuerunt, nondum revocati sunto Alter enim iussu sacrae Congregationis super Episco pos impeditur ne redeat. Alter itidem non restituitur ob periculum scandali quod imminere coniicitur tum ex quorundam parochianorum querelis ac mi nis, tum ex aliorum fere omnium alienatione ab eo. His autem ecclesiis (quantum fieri potest) provisum est et sicut curato
1. Dovrebbe essere il canonico Leonardo Benaglio Olmo: cf. visita ad limina, 1594,nota n. 23.
192
---------------------,--- VISITE
AD LIMINA
rum istorum absentia hucusque iIIis nec incommodi aliquid attulit nec detri menti, sic in posterum eam minime allaturam esse speratur?
D. Ioannes Baptista episcopus Bergomi Status Ecclesiae Bergomensis.
Bergomatis visita 4, die 17 novembris 1597.
Bergomensis. Presentata per d. Nicolaum canonicum procuratorem, die 28
octobris 1597.
25 PROCURA DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI
AL CANONICO NICOLA LIO
In Christi nomine. Amen. Cum instet iam secundi trienniifinis 3 quo reverendissimus dominus do minus Ioannes Baptista, Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopus Bergomi, limina Apostolorum ad praescriptum fe.re. Sixti papae V visitare tenetur, id que minimejacere possit pluribus, iustis et rationabilibus de causis, Eccle siaeque sibi commissae negotiis impeditus, et permissu sanctissimi domini nostri domini Clementis papae VIII unum ex eius canonicis Romam iIIi mit tere liceat, qui vices suas suppleat sicuti litteris illustrissimi et reverendis simi domini cardinalis Borromaei mandato sanctitatis suae ad praedictum
2. Ai casi già accennati nella visita ad limina 1594, nota n. 61, altri se ne erano aggiunti. Le inimicizie di alcuni parrocchiani avevano resa rischiosa per l'incolumità personale la permanenza in parrocchia al curato di Suisio e all'arciprete di Bariano. Il vescovo Milani aveva trattato con la Congregazione per i Vescovi il loro temporaneo allontanamento dalla cura d'anime. Il curato di Sedrina aveva delle discordie con i fratelli Ronzoni e il Vescovo aveva ricevuto una lettera dalla stessa Congregazione perché provvedesse a ri solvere la incresciosa situazione: cf. Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1579, A-B, Ber gamo; ibid., Reg. Reg., 30 (1597), ff. 39v-40r, 19 mag., Sedrina; f. 45v, 18 giu., f. 65r, 4 ago. Bariano; f. 86r, l° dic., Suisio. 3. Il conteggio del triennio in questa procura si riferisce alle scadenze delle visite ad limina per il vescovo G. B. Milani, la seconda, poichè dalla Romanus Ponti/ex è la quarta, per il quarto triennio, 1594-1597.
193
-----"------------.....,...--
RELAZIONE
28
OTTOBRE 1597
episcopum conscriptis patet. Idcirco praedictus reverendissimus dominus episcopus coram me notario et testibus de quibus infra, ad haec specialiter vocatis et rogatis, constitutus expressim, sponte et ex certa eius scientia multum reverendum dominum Ni colaum Lio, cathedralis ecclesiae Bergomi sacerdotem canonicum, ipsius domini episcopi ex sorore nepotem, ad supradictae constitutionis formam mittendum duxit. Qui ipsius reverendissimi domini, constituentis nomine, Apostolorum li mina visitet, sanctitatis suae pedes exosculetur, eiusque benedictionem hu militer petat, et eiusdem sanctissimi domini nostri mandata reverenter exci piat, ut debitae hic exequtioni demandentur, suaeque beatitudini vel cui ius serit ipsa, statum huius Ecclesiae Bergomi in scriptis expressum afferat, aliaque peragat quae ex supramemorata constitutione sancita sunt, sup plexque oret ut ad triennium proxime venturum episcopi ipsius accessum ad supradicta per seipsum praestanda prorogare sanctitas sua pro eius benigni tate dignetur et generaliter omnia alia et singula dicenda, gerenda et exer cenda quae in praemissis et circa ea necessaria fuerint seu quomodolibet op portuna et quae ipsemet reverendissimus dominus episcopus faceret si prae missis omnibus et singulis praesens et personaliter interesset, etiam si talia forent quae mandatum exigerent magis speciale quam presentibus sit ex pressum, promittens prout promisit manum dexteram ad eius pectus more praelatorum apponendo, mihi notario infrascripto presenti, stipulanti et re cipienti etc. se ratum, gratum atque firmum perpetuo habiturum quicquid per dictum reverendum dominum constitutum procuratorem in praemissts et circa ea actum, dictum, gestum, factum et exequutum fuerit sub obliga tione etc. Super quibus etc. Acta fuere praemissa in palatio episcopali Bergomi die mercurii, tertia mensis septembris, anni millesimi quingentesimi nonagesimi septimi, indie tione decima, pontificatus praelibati sanctissimi domini nostri domini Cle mentis papae VIII anno sexto, ibidem presentibus reverendo domino Abon dio Arigono et domino Ioanne Baptista Guillinellio, clericis Bergomensibus, familiaribus praedicti reverendissimi domini episcopi, testibus notis, ido neis et specialiter requisitis etc. Ego Petrus q. d. Hieronimi de Colleonibus publicus apostolica et impe riali auctoritatibus notarius Bergomi de praemissis rogatus fui, ac instru mentum confeci et pro fide signo et nomine meis consuetis appositis me subscripsi etc. 194
-----'-----------.,...--
VISITE
AD LIMINA
Bernardinus Costa iuris utriusque doctor, collegiatae ecc/esiae civitatis Buxeti Cremonensis dioecesis canonicus, et in episcopali Curia Bergomi Vi carius Generalis' Universis et singulis attestamursupradictum dominum Petrum de Colleo num fuisse et esse notarium publicum et legalem Bergomi cuius instrumen tis et scripturis modo quo supra roboratis hic piena adhibetur fides et ubi que merito adhiberi debet. In quorum fidem etc. Bergomi ex episcopali palatio die 38 7bris 1597. Bernardinus Costa vicarius generalis G. Georgius Vavassorius cancellarius subscripsi sigillo
4. Bernardino Costa nello status personalis scritto di sua mano, allegato agli atti in prepara zione della visita pastorale di mons. Nicolò Sfondrati nel 1590,visita che poi non fu ef fettuata per l'elezione dello Sfondrati al pontificato (Gregorio XIV), afferma di averrice vuto la tonsura dal card. Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna, il 23 dicembre 1570, e i quattro ordini minori da mons. Filippo Segni, vescovo di Piacenza, tra il 27 maggio e il 25 giugno 1589.Lo stesso vescovo conferi al Costa il suddiaconato il 23 settembre suc cessivo, occasione in cui egli ottenne anche il canonicato nella collegiata di Busseto, su presentazione del patrono, marchese Alessandro Pallavicini, presso il vicario generale di Cremona nel marzo precedente. L'investitura e la presa di possesso furono effettuate con l'assistenza del preposito della collegiata di Busseto, don Massimiliano Mai. Il Co sta, ordinato diacono da mons. Giulio Massetti, vescovo di Modena, il 23 dicembre 1589, all'atto della compilazione del suo status personalis nel 1590, non era quindi an cora sacerdote. La parrocchia di Busseto e altre 24 parrocchie dell'oltre Po, furono smembrate dalla diocesi di Cremona nel 1601; nota fornitami cortesemente dal rev.An drea Foglia, direttore dell'Archivio storico della diocesi di Cremona.
195
_ _ _ _ _1 . . . . . - - - - - - - - - - 足
___-----l_.. .
~
RELAZIONE - 12 novembre 1600
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff. 22r-25v La relazione presentata per la visita ad limina del quinto triennio, 1597-1600, è composta da un fascicolo di 4 fogli, che portano la numera zione del vecchio catalogo, 325, 332, 342, e la recente impressa col tim bro. La relazione, scritta sul f. 22r (mm.llx30), ha la firma autografa di Mi lani. Anche per questa visita egli inviò il can. Nicola Lio, provvisto di pro cura, f. 23r-v (mm.20x30). Piccole note d'ufficio della Congregazione sono scritte sul f. 25 v. Sul foglio della relazione è rimasto un notevole spazio ai margini; sono bian chi i f. 24r-v, 25r. Il fascicolo si trova in buone condizioni.
26 Illustrissimi ac reverendissimi domini domini mei colendissimi Cum ego ad sacra limina Apostolorum hoc tempore accedere minime pos sim, instantibus iam quinti l triennii novissimis diebus, volui (ut moris est) certiores facere iIIustrissimas et reverendissimas amplitudines vestras de presenti huius Ecclesiae Bergomi statu. In cathedrali ecclesia canonicorum sacerdotalium ordo, qui ad integram totius Capituli medietatem nondum pervenerat, nunc uno ex subdiaconali bus canonicis ad numerum sacerdotalium a me nuper ascripto, plenum ip sius Capituli dimidium obtinet?
l. Il quinto triennio è diventato nella procura per il can. N. Lio il terzo perché riferito alle visite ad limina di G. B. Milani.
2. Dopo il concilio di Trento le classi canonicali erano state divise in sacerdotali, diaconali e suddiaconali, come già accennato nella precedente visita ad limina 1594, nota n. 12. Era rimasto il dubbio sulla liceità e la possibilità di optare da una classe all'altra. La noti
197
_
------'--------------
VISITE AD LIMINA
Parvulis utriusque sexus lac non deficit. continuis namque diebus festis diligenter in Christianae doctrinae rudimentis instituuntur? Nam et parochi huic suo muneri non desunt et laici quamplures cum illis laborant. Mulieres quoque nonnullae, et inter has matronae quaedam, humiles ac devotae utrisque libenter opem ferunt. Clerici minorum ordinum meis tum minis tum pollicitationibus ut foci lius ad superiores ordines admittantur; laborantes adiuvant et (quod me valde consolatur) si fervet opus in civitate, nonfriget in oppidis et viculis ip sius dioecesis. Novissime haec civitas aucta est duobus venerabilium religiosorum ordi nibus.fratrum scilicet S. Francisci de Paula et Clericorum Regularium Thea tinorum,'
zia data dal vescovo alla Congregazione sembra una richiesta implicita di consenso al suo operato. 1 rapporti di Milani col Capitolo furono piuttosto difficili. Egli cercò di to gliere abusi e consuetudini senza tuttavia risultati soddisfacenti. AI suo suggerimento di recarsi in S. Maria Maggiore per superare anni di chiusure e incomprensioni, i cano nici nel 1593 avevano risposto di voler prima !'invito formale della città e in seguito che "per convenienti rispetti si prega sua signoria reverendissima metta in silentio questo negotio", L'obbligo di una seconda messa cantata in duomo fu osteggiato. La Congrega zione dei Vescovi se ne interessò, molto probabilmente perun esposto dei canonici. Mi lani tentò di cambiare gli statuti del Capitolo ma incontrò un'opposizione intransigente. Una prima volta la questione fu trattata con i canonici A. Mapello e Gabriele Solza, una seconda volta con sei membri del Capitolo che raccomandarono al vescovo di nolle in ferre preiuditium iuribus huius rev. Capituli perché li avrebbero difesi tam coram rev.mo metropolitano quam in alma urbe et alibi: cf. ACVB, Arch. Cap., 121, Statuti..., f. 2v, 16 dico 1597; ibid ... , 158, Atti... , f. 217r, IO feb. 1593,citazione italiana; ff. 228v-230v. 241ug. 1596; ff. 234r-236v, 16 dico 1597; f. 237v,7 nov. 1598; f. 246v, 20 mar. 1599,citazione latina; ff. 248r-250v,9 e 11 ago. 1599; Asv, Reg. Episc., 30 (1597), f.79v, 12 nov. 3. Nella visita pastorale del 1596 Milani aveva decretato "che quel reverendo curato che si troverà in settimana, intervenga et attendi in quella settimana ad insegnare la dottrina cristiana, obbligando li diaconi, subdiaconi e chierici ad intervenire ad aiutar in tal esser citio.I quali mancando non saranno ordinati alli altri ordini se non portaranno la fede del detto curato d'haver servito": cf. Asv, Visita Milani, 35 (1596), f. 16r, Martinengo. 4. L'insediamento dei Teatini a Bergamo, prima a S. Michele dell'Arco e in seguito definiti vamente a S. Agata, fu richiesto dal Consiglio cittadino nel 1590 al superiore generale, probabilmente Milani stesso, "havendo inteso il grande frutto che con le predicationi et confessioni apportano li reverendi padri Teatini, religiosi di molto valore, dottrina et es semplarvita nell'altre città, per non deffraudar li suoi concittadini di così rilevante bene ficio". Pochi anni dopo i religiosi entrarono in trattative con l'abate Tasso per avere la Masone. li vescovo Milani, per espresso desiderio del papa, aveva cercato di convincere il Tasso a cedere la residenza. Gli avvenimenti dell'interdetto e l'espulsione dei Teatini da Bergamo arrestarono l'iniziativa. L'abate Tasso, come si rileva dal suo esposto, scrive di certi fraintendimenti coi religiosi e di richieste troppo esigenti. 1Teatini ritennero alla fine cosa più opportuna conservare aperta solo una casa in città per evitare i disaccordi che potevano nascere tra le due comunità. 1Teatini per mantenere decorosamente i sa
198
-----'"-------~----
RELAZIONE
12
NOVEMBRE
1600
In quodam etiam pago nunc aedificatur ecclesia eleemosinis fidelium tam huius dioecesis quam propinquarum, nec materia nec opere penitus ignobtlis, Deo ac Beatae Virgini dicata?
cerdoti secolari assunti in S. Agata, che aveva un'entrata annua di 40 ducati, domanda rono di unire al1achiesa quattro benefici semplici, dal reddito annuo complessivo di 120 ducati, ma nel 1626 la Congregazione del Concilio non approvò la richiesta. L'insedia mento dei Minimi a Bergamo fu invece iniziativa dell'Ordine stesso, come risulta dal1a loro richiesta esaminata e approvata dal Consiglio cittadino nel1a seduta del 26 dicem bre 1593: cf. Asv,C. Concilii, Positiones, 20, ff. 394r-395r; BAv, Boncompagni E 23, f. 200r, 12 apro 1611, lettera di Milani al card. Borghese; ff. 201r-202r esposto del Tasso; BCAM, Azioni, 44 (1592-1594), f. 226r-v; ibid., 47 (1598-1600), f. 223v, 23 gen. 1600 citazione; ibid., 48 (1600-1603), f, 192r. 26 gen. 1602; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche..., I, p. 271-276,298-303. 5. Dovrebbe essere la chiesa di Cividino. La supposizione è basata sul1e disposizioni del vescovo Milani nel1a visita pastorale del 1596 circa le offerte raccolte per la fabbrica e per la loro amministrazione. Durante l'episcopato di Milani si registra un'intensa atti vità per costruire, riparare, ristrutturare e ultimare le chiese o gli edifici connessi al culto divino. Nel1e visite pastorali il vescovo prendeva visione del1e opere in corso e lasciava decreti che impegnavano le comunità: a Sarnico per la casa del curato, a Grumello del Monte, a Tagliuno e a Berzo per la chiesa, a Entratico per il coro del1a chiesa di S. Rocco, a Grassobbio per pavimentare la chiesa di S. Alessandro, a Caleppio per il campanile della chiesa parrocchiale, a Fino per levar via le pitture e rifare la facciata del1a chiesa dei disciplini, a Cerete Basso per ingrandire il coro e costruire la sacrestia, a Gazzaniga per il cambio annuale, con la elezione, dei sindaci preposti al1a costruzione della chiesa di S. Maria, a S. Omobono e a Capizzone per pavimentare la chiesa, a Suisio per ultimare il campanile, ad Albegno per il restauro del1a chiesa da parte delle suore di S. Grata, a Gus sanica per la costruzione del1a chiesa da parte delle monache di S. Benedetto, a Spirano per la costruzione del1a chiesa, a Rovetta per ultimare la chiesa di S. Giorgio, a Barzesto per ultimare la chiesa, come anche a Teveno, a Nembro per la casa dell'arciprete, a Fon tanella per la chiesa, a Carvico per rifabbricare il santuario del1a Madonna, a Calusco per restaurare il campanile, conservazione del pavimento e ordine di non romperlo per sep pel1ire i defunti, a Presezzo per i legati da spendere nella costruzione della chiesa, a Pa derno per gli altari nuovi della chiesa di S. Croce, a Valnegra per ultimare il coro, a Ba gnatica per completare il campanile, a Casco-Cenate per la nuova chiesa. A Mapello Ge rolamo Lucatello morto nel 1600 lasciò per disposizione testamentaria l'uso dei redditi dei legati e dei beni per la costruzione di una chiesa il cui costo raggiungeva la somma di 5.000 ducati. L'Ordinario aveva concesso due anni di tempo, durante i quali erano state poste le fondamenta, con la spesa di 1.500 ducati. Le liti e altre avverse circostanze de terminarono l'erede Giacomo Scaglia a chiedere al papa la proroga di sei anni, ridotti nel breve del 30 luglio 1607 a un anno, a determinate condizioni. Un altro ricorso al1a Curia romana fu inoltrato dagli abitanti di S. Vigilio per contrasti col curato di S. Grata i.v., a proposito del restauro della cappel1a della B. Vergine Maria nel 1597.La Congrega zione per i Vescovi scrisse a Milani perché mediasse nel1a vertenza portando tutto a buon fine. Da rilevare infine che in Bergamo città, nell'ultimo decennio del sec. XVI era stata costruita la chiesa del1a Beata Vergine dello Spasimo, 1592, di S. Andrea, e di S. Grata in columnellis già ricordata, consacrata quella di S. Bernardino nel 1593: Acvs. Vi sita Mi/ani, 32 (1592), ff. 161r-163v,165v, 172v, l74r, 178r; ibid., 33 (1594),[.105r, 106v-107r, l 17r-v,258v, 260v; ibid., 34 (1595), f. 71v,76r-v,77v; ibid., 35 (1596), ff. 81r-87rCividino; ff. 160v-161r, 23lr-233r, 240v-241r, 260r elezione dei sindaci a Gazzaniga; ff. 261v-263v;
199
---------------------
VISITE AD LIMINA
Seminarium clericorumfloret studiis et disciplina et plerique iam ex eius alumnis, peracto studiorum suorum curriculo, non sine eorum et preceptoris eruditissimi laude ac populi commodo, his Ecclesiis inservire coeperunt. Unus ex curatis istius dioecesis ob quandam inimicitiam et non tenuem mortis suspicionem tertio abhinc anno, assentiente sacra Congregatione su per Episcopis, per sacerdotem ab eo substitutum propriam curam gubemat; ipse vero in aliena eodem substituti officto fungitur'' Haec sunt quae de statu Ecclesiae Bergomi ad illustrissimas et reverendis simas amplitudines vestras nunc afferre possum. Deum Omnipotentem etiam atque etiam deprecor ut et illas servare inco lumes et illis propitius semper adesse dignetur. Illustrissimarum ac reverendissimarum dominationum vestrarum humilimus et deditissimus servus D. Ioannes Baptista episcopus Bergomi Presentata die XII novembris 1600 per dominum Nicolaum canonicum procuratorem episcopi Bergomensis. Bergomen. Relatio 5 i triennii. Visitavit pro p. l" - ]O - 3 0 - 4 0 • Expa die 29 martii anno MDCI.
ibid., 36 (1603), f. 44r-v, 45v, 47r, 103 quater, 1I5r, 176v,294v, 30Ir-v, 327r-v, 409r, 413v; Asv, Reg. Episc., 30 (1597), f. 67r, 25 ago.; ibid., 33 (1600), f. 19v e 92v,6 mar. e 4 set; ibid., Secr. Brev., 470, ff. 122r-126v; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 98-99,193,343,359; II, p. 243, 247,294,407,409,594; III, p. 208, 214, 217,472; A. MAZZOLENI, Guida ... , p. 66. 80, 83-84, 87-88.
6. Altri casi si erano aggiunti a quelli degli anni precedenti di cui cf. visita ad Iimina 1594, nota n. 61 e del 1597 nota n. 2. Il rev. Gaianello aveva chiesto di assentarsi dalla cura d'a nime, il rev. Francesco Mapello stava trattando la consegna della parrocchia al vicecu rato, il curato di Suisio, Battaglia (o Benaglio?) doveva lasciare la parrocchia perché in pericolo di vita, il curato di Gromo, Giuseppe Gaioncello, per inimicizie costretto a la sciare la cura d'anime perché in pericolo di vita, aveva chiesto di prolungare la sua as senza, mentre la situazione del curato di Onore, Grasso, suggeriva il suo ritiro dalla par rocchia. Anche il curato di Villa d'Ogna risultava fuori sede: cf. ACVB, Visita Mi/ani, 35 (1596), f. 235v,255r; Asv,Reg. Episc., 32 (1599), f. Sr-v, 15 feb.; f. 55r, 21 giu.; ff. 72v-73r,24 lug.; ibid., Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1597, A-B, Bergamo; ibid., Positiones, 1598, A-C, Bergamo; ibid., Positiones, 1602, A-C, Bergamo.
200
_ ------------
- - - _......
RELAZIONE
12 NOVEMBRE 1600 27
PROCURA DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI
AL CANONICO NICOLA LIO
La procura identica nella forma a quella per la visita ad limina del 1597, è rogata dal notaio Pietro Colleoni, di fu Gerolamo, il quale computa il terzo triennio della scadenza, non il quinto, e dichiara che il vescovo Mi lani non può personalmente adempiere l'obbligo pluribus iustis et ratio nabilibus de causis Ecclesiaeque sibi commissae negotiis impeditus. L'atto notarile, co1 sigillo e la data del 20 settembre 1600, è firmato dal notaio Pietro Colleoni, dal vescovo Milani e dal cancelliere vescovile Panfilo Betusco.
28
DICHIARAZIONE DELLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Ace., Lib. IX Decr. S. C. Conc., 1593-1601, f. 191r Episcopo Bergomensi Litterae patentes episcopo Bergomensi qui Apostolorum limina pro 5 triennio visitavit. Omnia in forma. Datum Romae die XXIX martii anno MDCI.
201
_ _ _------1
_
-~-_......_ ""--------------
RELAZIONE - 20 ottobre 1607
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff, 26r-29v, 35v La relazione presentata per la visita ad limina del settimo triennio, 1603-1606, è composta da un fascicolo di 5 fogli (mm. 20x30), che por tano la numerazione del vecchio catalogo, 324, 331, 333 e la recente im pressa col timbro. Il f. 35 (mm. 18,6xll) è l'attestato della Congregazione per la visita ef fettuata. Un'altra nota d'ufficio è aggiunta sul f. 29v. Il testo della relazione si trova sul f. 28r, conclusa con la firma del ve scovo Milani. Anche per questa visita ad limina egli ricorse a un cano nico, Giovanni Antonio Barzizza, f. 26r-v. I fogli hanno un buon spazio ai margini. Il f. 29r è bianco. Il fascicolo si trova in buone condizioni.
29 Illustrissimi et amplissimi Patres Laboravit toto fere anno praeterito haec Civitas et Dioecesis variis erum pentibus ventis, turbinibus ac procellis, nunc autem Dei omnipotentis mise ratione et benignitate eiusque sanctissimi vicarii et domini nostri pietate at que prudentia, compositis tandem rebus, pristino decore et ecclesiastica dis ciplina instaurata, quiescit. Sacerdotes tam saeculares qua m regulares qui abierant reversi suntol l. Altre testimonianze si aggiungono a questa di Milani sulla difficile situazione creatasi a Bergamo per l'interdetto di Paolo Va Venezia causa due leggi restrittive della proprietà ecclesiastica e la violazione del privilegio del foro ecclesiastico con l'arresto e la citazione di due ecclesiastici dinanzi al Consiglio dei Dieci. Don Salvatore Landi, romano di na scita e studente ad Astino, portò la bolla dell'interdetto affissa poi alle porte della chiesa. Espulso il Landi, finì in carcere non solo padre E. Acerbis come scrive il Belotti, ma an che don Morando Morandi, per il quale il card. F. Borromeo, scrisse all'abate generale di Vallombrosa e la cui lettera è conservata all'Ambrosiana. L'ex-vicario generale Giovanni Giacomo Carrara, che per 7 anni aveva svolto allora tale funzione, nominato referenda rio dell'una e l'altra Segnatura da Paolo V il 28 aprile 1615,chiese la dispensa dal coro a Urbano VIII nel 1628 perché infermo, e in considerazione dei "molti pericoli e travagli" patiti per mantenere la giurisdizione ecclesiastica. Gabriele Alberigo, preposto della cat tedrale, si era trovato nell'impossibilità di partecipare alle distribuzioni quotidiane, as
203
_ _ _---l
_
VISITE AD LIMINA
Divina omnia officia die noctuque celebrantur et utriusque sexus fideles ecclesias et Sanctissimum Altaris Sacramentum frequentare non desinunt. segnate per consuetudine due anni dopo l'inizio della residenza. Nel suo soggiorno a Roma aveva provveduto personalmente a pagare la pensione di 200 scudi, mentre la pre benda e le distribuzioni non superavano rispettivamente 100 e 300 scudi. Nel chiedere a Paolo V l'indulto per il conteggio della residenza con il suo soggiorno extradiocesano, egli informò che nella cattedrale di Bergamo, nonostante l'interdetto si officiava pubbli camente, benchè fosse nota la volontà del papa che il clero lasciasse il territorio Veneto piuttosto di venir meno alle sue disposizioni. Il vescovo Milani si adeguò, come è noto, alle norme delle autorità civili. L'arcidiacono del Capitolo, Prisco Benaglio, reagì. Que sti qualche anno più tardi chiese a Paolo V la nomina di protonotario apostolico anche "in consideratione delli travagli patiti in tempo dell'interdetto per essersi mostrato obe diente a questa santa sede". In un rapporto del 9 giugno 1607 il nunzio Gessi informò che molti ecclesiastici erano ancora carcerati per aver osservato l'interdetto, mentre ad altri si impediva il ritorno alle loro chiese come contromisura della repubblica per il pro cesso a carico di quanti avevano scritto contro di essa. I superiori invitavano i religiosi che non avevano osservato l'interdetto a espatriare, comunicava Gessi in una lettera del IO luglio, mentre la repubblica voleva che rimanessero in sede. Egli informava di aver consigliato alcuni regolari di ricorrere, in tale situazione, al tribunale della nunziatura, piuttosto che a quello civile. Il Consiglio dei dieci aveva discusso anche la posizione dei Teatini di Bergamo espulsi, come era stato detto a Gessi, perché nemici della repubblica e uomini sediziosi. La revoca del bando, informava egli con lettera del 6 ottobre, non aveva avuto esito per quanto era accaduto tra quei religiosi e il podestà di Bergamo e perché essendo genovesi risultava che "apposta cerchino le discordie". Ma anche fra Ber nardino da Bergamo per non aver osservato l'interdetto era ritenuto "persona seditiosa", Qualora fosse stato eletto guardiano del convento di Crema dal capitolo, cui s'era pre sentato con lettere ducali, "sarìa stato-rilevava Gessi-di grandissimo scandalo et di sturbo della religione". A Bergamo i rapporti tra le autorità civili e l'inquisitore del S. Of fizio volsero al peggio. Non tollerata qualsiasi attività degli inquisitori che recasse "mi nima ombra" alla Serenissima, quello di Bergamo solo due anni più tardi a fatica era riu scito a pubblicare l'editto della sua nomina: cf. Asv,Arm. 1,135, ff. 180r-187v, Discorso so pra alle controversie di Venetia fatto a Parigi et tradotto in italiano con inframezzo di al cune cose fatto dal ambasciatorveneto et dal suo segretario; ff. 188r-190r, Reipubblicae Ve netae Episcopis ad sanctissimum dominum nostrum Paulum V'apologia incerti auctoris, col riferimento a f. 189v: Nam quid tunc an quia Bergomenses vel Brixienses Episcopi caedi se subiiciant, ideo Sanctitatis tuae desiderio satisfactum imo totum oppositum. Nam inde tanta cleri. tanta regularium, tanta populorum omnium consternatio atque terrorcon sequeretur ut pro certo habere posses neminem tibi amplius ex eo numero permittente se nato obtemperaturum. Exemplo sint anglicani successus: obtruncatis, tota insula intremuit et catholica sede posthabita ad regis impietatem se convertit; ibid., C. Concilii, Positiones, 141,f. 459r, ff. 583r-584r, dichiarazioni del fisico (medico) Paolo Benaglio e dell'arcidia cono e provicario generale G. B. Benaglio a favore del sessantatreenne can. Carrara, 15 mar. 1628 e dichiarazione contraria di 4 canonici di S. Alessandro: G. Caleppio, G. Lanzi,A. Rota, G. Lanzi; ibid., Secr. Brev., 409, ff. 345r-349v, 4lug. 1606,Alberigo; ibid., 420, f. 197r-199r,Il giu. 1607, Alberigo; ibid., 442,ff. 246r-248v,9 apr. 1609,citazione Be naglio f. 247 r.; ibid., 524, ff. 64r-65v, Carrara, 28 apro 1615; BAv, Barberiniano lat., 5195, Raccolta di alcuni negotii et cause spettanti alla santa inquisitione nella città et dominio Ve neto dal principio di Clemente V/II sino al presente mese di luglio /625. ff. lr-55r, citazione inquisitori f. lr-v; ibid., 8684,f. 198,proclama del doge Leonardo Donato a tutti gli eccle siastici del dominio veneto sugli accordi raggiunti con Paolo V,21 aprile 1607(stampa); ff. 207r-215r,Relatione di quello che è passato nel negotio dell'assolutione dei signori Vene
204
------'-'--------------
RELAZIONE
20 OTTOBRE 1607
Necessarium etiam Christianae doctrinae exercitium, quod numquam omissum fuit, potius videtur auctum quam tmminutum? Reliquum est ut gratias Deo immortales et agamus et pro viribus reffera mus a quo bona cuncta procedunt. Reverendi patres S. Francisci de Paula nuncupati, qui iam domicilium in hac civitate sibi elegerant, hinc penitus abierunt?
tiani concessa loro dalla santità di nostro signore per mano del signor cardinale di Gioiosa; ibid., Ottoboniano lat., 2534, f. Iv, 2v, 11r, 105r-l06r, citazione Teatini f. 106r, fra Bernar dino f. 116r,lettere del 9 e 14 giu., IO lug., 6 ott., 3 nov. 1607; ibid., 2535, ff 227v-228r,12 apro 1606; f. 217v., 222r, 236v-237r,242r, circa il permesso all'inquisitore, 26 apro 1608; ibid., 3223/1, ff. 106r-107v,14 mar, 1626; D. Csisi.Effemende..., I, p. 406, 470,474;L.v.PA STOR, Storia dei Papi...,XII,p. 85-159; F. SCADUTO, Stato e chiesa secondo fra Paolo Sarpi e la coscienza pubblica durante l'interdetto di Venezia del 1606-1607, Con bibliografia. Fi renze 1885; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , IV, p. 29-46; ibid.,ed. 1989,V,p. 12-14,47-59; P. PIRRI, L'interdetto di Venezia del 1606 e i gesuiti. Sil/oge di documenti con introduzione. Romae Institutum historicum S.I., 1959; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 323-326; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 288-290, 299-300.
2. Le disposizioni prese da Milani per promuovere l'insegnamento della dottrina cristiana riguardarono l'adozione di un testo comune, come lasciò scritto nella visita in alta valle Brembana,ove raccomandò ai curati di ricorrere all'aiuto dei priori, sottopriori, conser vatori e altri incaricati usando "i libretti solamente composti dall'illustrissimo card. Bel larmino", Nelle parrocchie trovate sprovviste di scuole della dottrina cristiana o non fun zionali lasciò l'ordine ai curati di provvedere, come a S. Croce, Zogno, Sedrina, Botta, Dossena, S. Gallo, S. Pietro d'Orzio, Pieve di Mologno. Richiamò al dovere della spiega zione del Vangelo il curato di Lussana. Nel 1602 Milani bandi tra gli allievi delle scuole della dottrina cristiana un concorso con la distribuzione dei premi in cattedrale. Nel si nodo del 1603 invitò il clero a impegnarsi per fondare le scuole della dottrina cristiana e per il loro funzionamento. Seguì nel 16091a solenne fondazione della arciconfraternita della Scuola della dottrina cristiana. Col decreto di erezione del 5 luglio, fu nominato il priore generale, Gabriele Albrici, preposito della cattedrale. Seguirono i decreti per l'af filiazione di varie Scuole erette nelle parrocchie. A coronamento di questa sollecitudine Milani nel 1610 organizzò la processione degli allievi delle scuole della dottrina cri stiana nella festa di S. Barnaba, ritenuto all'epoca il primo evangelizzatore di Bergamo. La celebrazione della festa divenne sfarzosa con l'andare degli anni. La diffusione capil lare delle scuole della dottrina cristiana portò i suoi frutti: nel 1605 in città funziona vano 38 scuole con 250 catechisti, 100 catechiste, 1.700 scolari, 3.000 scolare; nel 1611 erano aperte 93 scuole in città, 400 in diocesi, con rispettivamente 11.823 e 40.000 alunni e catechisti complessivi: cf. ACVB, Arch. Cap., 872, Fundatio Scholae Generalis Doc trinae Christianae in cathedrali ecclesia Bergomensi cun aggregationibus aliarum civitatis et dioecesis incepta de anno 1609 (ms), ff. 2r-3v decreto di erezione; ibid., Visita Milani, 36 (1603), ff. 177v-178r, citazione f. 178r; ff. 186r-190r, 31Ov, 325v; Acta Sinodalia... , p. 131; D. CALVI, Effemeride... ,II,p. 236,294-295,430; B. BELOTTI,Storia di Bergamo ... ,IV,p. 305. 3. Il reingresso dei Teatini in città fu approvato con bolla pontificia del 31 marzo 1609.Nel frattempo le trattative con l'abate Giovanni Gerolamo Tasso per l'insediamento alla Masone, raccomandato da papa Paolo V, non sortivano alcun effetto, come risulta dalla documentazione pubblicata più oltre. Nel 1618 egli ottenne di trasferire dal Galgario alla Masone l'onere della celebrazione di 3 delle 4 messe destinate per quella chiesa,
205
-------'-------------
VISITE AD LIMINA
Deus omnipotens et misericors amplitudines vestras custodiat atque con servet.
Datum Bergomi mense octobris, anno septimo supra millesimum sexage simum. Amplitudinum vestrarum humilimus et deditissimus servus D. Ioannes Baptista episcopus Bergomi Status.
Bergomen. Relatio 7 i triennii exhibita die 20 octobris 1607
per procuratorem in mandato expressum.
Expta die XV decembris 1607.
Episcopus Bergomensis pro septimo triennio limina visitavit.
Dentur litterae ad episcopum Bergomensis qui per procuratorem pro 7° triennio li mina visitavit.
30
PROCURA DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI AL
CANONICO GIOVANNI ANTONIO BARZIZZA
In Christi nomine. Amen.
Cum nuper quintum triennium sit elapsum quo reverendissimus dominus dominus Ioannes Baptista, Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopus Ber gomi limina Apostolorum ad praescriptum Sixti fel. ree. papae quinti visi tare tenebatur, idque intra terminum praescriptum perficere non potuerit, gravibus de causis qua e omnibus innotescunt, nunc vero, ob illius ingrave
perché troppo distante all'epoca, dal centro e scomoda. Da notare poi che sulle abbazie della Masone e di S. Lanfranco di Pavia il cardinale GianGerolamo Albani aveva messo, con la facoltà di Sisto V, una riserva di 4.000 scudi d'oro in favore di GianGirolamo Al bani, figlio del conte Giandomenico. Quest'ultimo aveva goduto in ugual misura la pen sione riservata al figlio che s'era trattenuto in proprio solo 300 scudi. Nel 1604 essi ave vano chiesto la conferma dell'indulto: cf. Asv, C. Concilii, Positiones, 70, f. 621r; ibid., 268, Bergamo; ibid., Secr. Brev., 352, ff. 509r-517r; ibid., S.S. Venezia, 266, f.130r-v, 136r, 137r, lettere del card. B. Gallio al nunzio a Venezia, 28 magoe Il giu, 1575 circa la situazione penale del figlio del card. Albani, GianDomenico, bandito da Venezia per un delitto
206
-~-----'-""---------------
RELAZIONE 20
OTTOBRE 1607
scentem aetatem nimirum octuaginta annorum, ad urbem se conferre ne queat, et permissu sanctissimi domini nostri domini Pauli papae V 4 unum ex eius canonicis Romam il/i mittere liceat qui vices suas suppleat, sicuti Iit teris illustrissimi et reverendissimi domini cardinalis Vicecomitis 5 ad prae dictum dominum episcopum conscriptis patet. Idcirco idem reverendissimus dominus episcopus coram me notario et te stibus de quibus infra, constitutus expressim, sponte et voluntarie etc. admo dum reverendum dominum Iannem Antonium Barzizium iuris utriusque doctorem ecclesiaeque Bergomi canonicum ad supradictae constitutionis formam mittendum ducit? Qui ipsius reverendissimi domini episcopi no mine Apostolorum limina visitet, sanctitatis suae pedes exosculetur eiusque benedictionem humi/iter petat, et eiusdem sanctissimi domini nostri man data reverenter excipiat ut debitae hic deinde exequutioni demandentur, suaeque beatitudini seu sacrae Congregationi illustrissimorum dominorum Cardinalium Conci/ii Tridentini Interpretum, statum huius Ecclesiae Ber
commesso a Bergamo e la grazia concessa; f. 137r,lettere del card. Albani al nunzio a Ve nezia per ringraziarlo dei buoni uffici interposti in senato. 4. Paolo V, al secolo Camillo Borghese, nacque a Roma il 17 settembre 1552.Laureato in giurisprudenza, dopo vari incarichi nella Curia romana, fu nominato cardinale nel 1596, vicario di Roma nel 1603,eletto papa il 16 maggio 1605.Era uomo di pietà, amante della giustizia, mite, caritatevole, instancabile nel lavoro. Tentò di migliorare, con scarsi risul tati nella burocrazia e nelle finanze, il funzionamento dello Stato Pontificio. Ebbe l'i deale dell'intesa in Europa tra le nazioni mantenendosi neutrale e promovendo la pace. Operò per il recupero della Chiesa cattolica nei paesi colpiti dall'eresia e si oppose con l'interdetto alle leggi restrittive di Venezia sulla proprietà ecclesiastica e alla violazione del privilegio del foro ecclesiastico con l'arresto e la citazione dinanzi al Consiglio dei Dieci di due membri del clero. Fu lungimirante nel favorire l'opera missionaria. Roma nel campo edilizio e architettonico sacro e profano trovò in Paolo Vun mecenate di cui la basilica di S. Pietro è testimonianza. Non fu immune dal nepotismo con i cardinali Scipione Caffarelli Borghese e Pietro Aldobrandini. Paolo V morì il 28 gennaio 1621:cf. L. v.PASTOR, Storia dei Papi... ,XII,p. 29 passim; G. B. PICOTTI,Paolo V, papa, in Enciclope dia Cattolica.... , IX, p. 738-741. 5. Alfonso Visconti, milanese, studiò legge a Pavia. Fu inviato da Gregorio XIII come col lettore apostolico in Portogallo, nominato uditore di camera da Sisto V,nunzio a Vienna presso l'imperatore Rodolfo II da Gregorio XIV.L'8 febbraio 1591eletto vescovo di Cer via, ebbe poi assegnato l'incarico di nunzio in Transilvania e Valacchia, presso re Sigis mondo III in Polonia. 1117marzo 1599Visconti ebbe il titolo cardinalizio di S. Giovanni a Porta Latina, di S. Sisto il 24 gennaio 1600, la sede vescovile di Spoleto nel 1601.Mem bro di molte congregazioni cardinalizie, nel 1605 fu nominato legato a latere per le Mar che, presidente di Ascoli e dei territori circonvicini il 23 ottobre 1606. Morì il19 settem bre 1609: G. MORONI, Dizionario... , 101, p. 70-71; Hierarchia Catholica ... , IV, p. 6. 6. Il canonico Giovanni Antonio Barzizza de Cazzanis, aveva ricoperto vari uffici di rilievo negli anni precedenti. Nella domanda a Paolo V nel 1608 per la nomina a protonotario apostolico, egli afferma di essere stato podestà in Orvieto, uditore generale della Roma
207
----'------------- VISITE AD LIMINA
gomi in scriptis expressum afferat aliaque peragat quae ex supra memorata constitutione sancita sunt et generaliter omnia alia et singula dicenda, ge renda et exequenda qua e in praemissis et circa ea necessaria fu erint, seu quomodolibet opportuna et quae ipsemet reverendissimus dominus episco pus fa cere posset, si praemissis omnibus et singults personaliter interesset, etiam si talia forent quae mandatum exigerent magis spettate quam prae sentibus sit expressum, promittens prout promisit manum dexteram ad eius pectus more praelatorum apponendo, mihi notario infrascripto praesenti, stipulanti et recipienti etc. se ratum, gratum atque firmum perpetuo habitu rum quidquid per dictum dominum procuratorem constitutum in praemissis et circa ea actum, dictum, gestum et exequutum fuerit sub obligatione etc. Super quibus etc. Acta fuere praemissa die decima sexta mensis octobris 1607 indictione V in studio dicti reverendissimi domini episcopi sito in episcopali palatio Ber gomi, ibidem praesentibus domino Natali Berguntio, clerico veneto, et do mino Francisco Platina, vallis Tellinae,familiaribus dicti reverendissimi do mini episcopi, testibus idoneis et specialiter requisitis etc. Ego Petrus Colleonus civis et notarius publicus ac in episcopali Curia Ber gomi cancellarius de praecedentibus procurationis mandato rogatus fui, ac instrumentum tradidi, publicavi et in praemissorumfidem me subscripsi si gno et nomine meis consuetis appositis etc. Nos domnus Iannes Baptista Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopus Bergomi et comes etc. Universis et singults attestamur supradictum dominum Petrum Colleo
gna sotto le legazioni dei cardinali Ottavio Bandini e di S. Clemente, di nuovo nella Marca sotto il card. Bandini, uditore per molti anni della corte pontificia alla Rota e ad al tri tribunali. Il can. Barzizza aveva ottenuto nel 1602,la prebenda e il canonicato vacanti perla morte del can. G. A. Guarneri, già segretario del card. Ranuccio Farnese. Fu convi sitatore con il can. A. Mapello nel 1603. Nel 1605 circa il Barzizza prestò la sua opera presso la nunziatura di Venezia. Alcuni canonici del capitolo di S. Vincenzo aprirono una vertenza per le distribuzioni quotidiane di cui, a loro parere, il Barzizza doveva es sere privato per una deroga a suo favore nell'assegnazione della casa già in uso del can. Guarneri e per la mancata residenza. Il nunzio in persona seguì la vertenza. Ebbe l'inca rico di convisitatore nel 1609.Il can. Barzizza nel 1613fu inviato a Roma dai vescovi Mi lani ed Emo per rassegnare nelle mani del papa, a nome del primo, l'incarico svolto nel S. Offizio, e riferire, a nome del secondo, sulle cause trattate e sui processi svolti. Egli morì, come scrive il Calvi, nel 1620: cf. AcvB.Arch. Cap., 157, Acta ..., 11 gen. e 13 feb. 1603,13 feb. 1606; ibid., 1082, Capitolo di Bergamo... , p. 15; ibid., Visita Mi/ani, 36 (1603), f. lr passim; Asv, Secr. Brev., 318, ff. 165r-167r,13 feb. 1602; ibid., 438, ff. 97r-100v,29 nov. 1608; BAV, Barberiniano lat., 7792, ff. 46r-47v; D. CALVI, Effemeride ..., 111, p. 174-175.
208
-------------------.,....-足 RELAZIONE
20
01TOBRE
1607
num fuisse et esse notarium publicum et legalem bergomensem Curiaeque nostrae cancellarium. Cuius instrumentis et scripturis, modo quo supra ro足 boratis, hic piena adhibetur fides et ubique merito adhiberi debet. In quorum fidem etc. Bergomi. Ex episcopali palatio die decimo sexto mensis octobris anni 1607. D. Ioannes Baptista episcopus Bergomi D. Georgius Medolacus Vavassorius cancellarius subscripsi sigillo
209
~----'----------------,---
RELAZIONE - 15 settembre 1609
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff 30r-33r La relazione per la visita ad Iimina dell'ottavo triennio, 1606-1609, è composta da un fascicolo di 4 fogli che portano la numerazione del vec chio catalogo, 320-322, e la recente impressa col timbro. Il vescovo Milani inviò il canonico Emilio Calepio con la delega di procuratore, rr. 31r-32r (mm. 20x30). Scrive il canonico, f. 30r (mm. 20x27), che nel corso dell'udienza, Paolo V gli chiese assai cortesemente la relazione da leggere e che, per cause inspiegabili, egli non la riebbe più da presentare alla Congregazione. Poche note d'ufficio sono aggiunte sul f. 32v.È bianco il f. 33r-v.Il fasci colo è ben conservato.
31
Quod attinet ad statum Bergomatis Ecc/esiae, quem initio huius mensis Romam nomine reverendissimi domini mei episcopi Bergomi ad amplissi mas dominationes vestras attuleram, ego iIIum sanctissimo domino nostro Paulo quinto humanissime poscenti, legendum tradidi. Verum quia nescio quo casufactum est, ut, antequam ad manus amplitu dinum vestrarum pervenerit, omni sublata spe eius recuperandi, nusquam appareat,fidemfacio hoc unum esse in ilio praecipuum, quod p resbiter cura tus ecclesiae Sancti Martini de Turre, qui ob quaedam criminafuerat a reve rendo vicario l ad triremes damnatus, ab ipso reverendissimo episcopo ob reverentiam sacerdotalis ordinis, poena commutata, exi/io mulctatus est. Eius vero ecclesia parochialis alteri sacerdoti eiusdem fratri, qui eam non in commode regit, fuit commissa? 1. Il vicario generale era il Carrara, affiancato probabilmente per l'incarico in spiritualibus dal can. A. Mapello: cf. visita ad limina 1590, nota n. 3. 2. Era curato di S. Martino di Torre Boldone Tommaso Savoldelli. Il nunzio Gessi nel160S aveva informato il card. Borghese di essersi lamentato col vescovo di Bergamo in me rito alla mancata informazione su un prete incarcerato da quelle autorità. Milani da
210
_----------
- - - _......
VISITE An LIMINA
Pluribus ait se non gravare amplissimas dominationes vestras, quia non dum duo anni sunt exacti cum perAntonium Barzizium, canonicum suae ec clesiae, alium statum ad illas transmisit, neque intertm aliud ei accidit me moria dignum. Romae XVII kalendis octobris. lllustrissimis amplitudinibus vestris humillimus ac devotissimus servus Aemilius Calepius canonicus poenitentiarius,'
ecclesiae cathedralis'
et nuntius episcopi eiusdem Ecclesiae
Bergomen. Relatio 8 triennii exhibita 15 septembris 1609 perprocuratorem in mandato expressum. Expta die 18 septembris MDCIX.
parte sua aveva risposto giustificandosi col fatto che per i delitti di cui era accusato il sa cerdote, i parenti avevano preferito non ricorrere al nunzio per non cadere in disgrazia della Serenissima: cf. ACVB, Visita Mi/ani, 34 (1595), ff 92r-93v; ibid., Visita Emo, 39 (1614-1615), tI 327r-328r; BAV. Ottoboniano lat., 2534, f. 199r, 207v-208r, IO e 8 marzo 1608; L. CORTESI. TorBoldone vicinia di S. Lorenzo della città di Bergamo, Bergamo 1985, p.320-32l.
3. Calvi scrive che nel secondo sino do diocesano convocato dal vescovo Milani "tertio no nis iunii 1598 con somma lode orò il conte Emilio Caleppio, canonico penitenziere e dottore". Il discorso fu pubblicato da Comin Ventura col titolo Comitis Aemilii Caleppi Bergomatis sacrae theologiae ac utr. iuris doct. Bergomique canonici poenitentiarii oratio habita in Sinodo dioecesana ad clerum Bergomatem anno 1598 tertio non. iunit, Bergomi 1598.Il nome di Emilio Calepio appare nella seduta capitolare del 18 dicembre 1597; nel 1599 fu eletto con Nicola Lio visitatore per la visita di Milani alla diocesi: cf. ACVB, Arch. Cap., 158, Atti... , f. 236v; ibid., 1082, Capitolo di Bergamo... , p. 14; D. CALVI, Effemeride... , II, p. 259; B. VAERINI. Scrittori ... , p. 106. 4. La carta corrosa non consente di trascrivere la parola: Bergomi ovvero cathedralis.
211
~-----'----------~-----
RELAZIONE
15
SE1TEMBRE
1609
32 PROCURA DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI
AL CANONICO EMILIO CALEPIO
In Christi nomine. Amen. Cum instet iam octavi triennii finis quo reverendissimus dominus domi nus Ioannes Baptista Dei et Apostolieae Sedis gratia episcopus Bergomi et eomes etc.limina Apostolorum ad praescriptum Sixtifel.rec.pap ae quinti vi sitare tenetur, idque minimefacere possit, ob illius ingraveseentem aetatem nimirum oetuaginta duorum annorum et a/iis rationabi/ibus de eausis Ee c/esiaeque sibi eommissae negotiis impeditus, et permissu sanetissimi do mini nostri domini Pauli papae quinti unum ex eius eanonicis Romam illi mittere /ieeat qui viees suas supp/eat. Ideireo idem reverendissimus dominus episeopus eoram me notario et te stibus de quibus infra constitutus, expressim, sponte et vo/untarie etc. illu strissimum et admodum reverendum dominum eomitem Emi/ium Calle pium theologiae et sacrorum eanonum doetorem ecclesiaeque eathedralis Bergomi eanonieum poenitentiarium, ad supradietae constitutionisformam mittendum duxit, qui ipsius reverendissimi domini episcopi nomine Aposto forum limina visitet, sanctitatis suae pedes exoscu/etur, eiusque benedictio nem humi/iter petat, et eiusdem sanctissimi domini nostri mandata reveren ter excipiat, ut debitae hic deinde exequutioni demandentur, suaeque beati tudini seu sacrae Congregationi illustrissimorum dominorum Cardina/ium Conci/ii Tridentini Interpretum, statum huius Ecc/esiae Bergomi in scriptis expressum afferat aliaque peragat qua e ex supra memorata constitutione sancita sunt et genera/iter omnia alia et singu/a dicenda, gerenda et exe quenda, quae in praemissis et circa ea necessariafuerint seu quomodolibet opportuna et qua e ipsemet reverendissimus dominus episcopus fa cere pos set si praemissis omnibus et singulis persona/iter interesset et si talia forent qua e mandatum exigerent magis speciale qua m praesentibus sit expressum. Promittens prout promisit manum dexteram ad eius pectus more prae/a torum apponendo mihi notario infrascripto praesenti, stipulanti et reci pienti etc. se ratum gratum atquefirmum perpetuo habiturum quidquid per dictum dominum procuratorem constitutum in praemissis et circa ea actum, dictum, gestum et exequutum fuerit sub obligatione etc. Super quibus etc. Acta fu ere praemissa anno Domini millesimo sexcentesimo nono, indie tione septima, die vero sexta, mensis augusti, in palatio episcopatus Ber gomi, ibidem praesentibus dominis Ioanne Petro Luato et Pompeo de Ba/di 212
--------------------
VISITE AD LIMINA
nisfamiliaribus dicti reverendissimi domini episcopi, testibus idoneis et spe cialiter requisitis etc. Ego Petrus Colleonus civis et notarius publicus ac in episcopali Curia Ber gomi cancellarius de praecedenti procurationis mandato rogatus fui, ac in strumentum tradidi et publicavi, et infidem me subscripsi signo et nomine meis consuetis appositis etc. Dominus Ioannes Baptista, Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopus Ber gomi et comes etc. Universis et singulis praesentes manu nostra signatas inspecturis, attesta murfidemque facimus indubiam predictum supradictum dominum Petrum Colleonum de praecedenti procurationis mandato rogatum, fuisse et esse notarium publicum probum et legalem ac in episcopali Curia nostra Ber gomi cancellarium, cuius instrumentis et scripturis per eum quo supra modo confectis ex proprio signo et nomine suis signatis, plena fides hic et ubique locorum merito adhibenda est et adhiberi debet. In quorum fidem etc. Datum Bergomi ex episcopali palatio die septima augusti 1609. D. Ioannes Baptista episcopus Bergomi
sigillo
D. Georgius Medolacus Vavassorius cancellarius subscripsi
213
- - _........_ ' " " - - - - - - - - - - - - -
GIOVANNI BATTISTA MILANI
33
IL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI PRESENTA AL CARDINALE MAFFEO BARBERINI IL PROCURATORE CANONICO EMILIO CALEPIO PER LA VISITA AD LIMINA BAV,
Barberiniano lat., 8705, f. 35r
Illustrissimo et reverendissimo signor patrone mio colendissimo Poichè et gli anni et l'indispositione che essi conducono seco non mi permettono che io personalmente possa trasferirmi a Roma secondo 1'0 bligo commune delli vescovi, mando in luogo mio il presente signor ca valiere Emilio Calepio, canonico di questa mia cathedrale. Il quale, visitate prima le sacrosante reliquie d'i beatissimi prencipi degli Apostoli, baccierà humilmente il piede alla santità di nostro signore et le rappresenterà lo stato di questa Chiesa, pregandole lunga et tranquilla vita. Et poi farà medesimamente reverentia per mio nome a ciascuno degli illu strissimi et reverendissimi signori cardinali miei colendissimi patroni, et particolarmente alla signoria vostra illustrissima, il cui nome et le cui nobi lissime qualità io con singolar affetto osservo et riverisco et osserverò et ri verirò sino che piacerà al Signor Dio concedermi vita. Pregando sempre sua santissima maestà che si come le è piacciuto per la sua immensa bontà di proveder della prudentissima et vigilantissima cura et protettione di vostra signoria illustrissima alla sua santa Chiesa, così voglia conservargliela per lungo tempo. Baccio humilmente la mano a vostra signoria illustrissima et le supplico da Dio onnipotente continua prosperità et contentezza. Di Bergamo li XX settembre 1609. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima servitore humilissimo et divotissimo il vescovo di Bergamo Al cardinale Maffeo Barberini." Bergamo 20 settembre 1609, Milani 5. Il cardinale Maffeo Vincenzo Barberini era all'epoca vescovo di Spoleto, dopo essere stato re ferendario di Grazia e Giustizia, e, tra le varie mansioni svolte, arcivescovo di Nazaret nel 1604, nunzio a Parigi e protettore della Scozia. Era stato nominato cardinale l'II settembre 1606, legato di Bologna dall'agosto 1611 al 1614. Dopo l'incarico di prefetto della Segnatura di Giustizia. il6 agosto 1623 fu eletto papa e prese il nome di Urbano VIII. Intense le sue ini ziative politiche, diplomatiche, religiose e artistiche. Morì il 29 luglio 1644: cf. L.v. PASTOR, Storia dei Papi , XIII, p. 250-251, 269 passim; R. CIASCA, Urbano VIII, papa, in Enciclope dia Cattolica , XII, p. 912-916.
214
ApPENDICE
34 LE CAPPUCCINE CHIEDONO L'AMMISSIONE DI
ALTRE NOVIZIE
Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, 1593, B-C, Bergamo Illustrissimi et reverendissimi signori
In Alzano luogo della diocesi di Bergamo fu instituito un ordine di monache Capuccine con licentia di Sisto V di fe.me. con tanto fervore et divotione, che ne fumo vestite al numero di 14 in un subito et sovvenute d'elemosine sufficienti per il viver loro. E perché alcune di quelle sono passate a meglior vita e quelle che restano non ponno supplire in esse quir li carichi et officii necessarii secondo la regola et ordini prescrittigli dall'Ordinario, in essecutione della facultà fattagli da quella sacra Con gregatione sotto li 27 agosto 1587, hora supplicano humilmente le signo rie vostre illustrissime che voglino di nuovo commettere a quell'Ordina rio che ad metta altre monache fin al numero sudetto de ] 4. E quando che nella città di Bergamo gli sia provisto luogo di far monastero di perfetta clausura, le transferisca dalla casa dove hora per bisogno stanno riposte senza clausura in Alzano, che oltre il fare opera pia et utile a esse madri, pregaranno il Signore Dio per longa et felice loro conservatione et pro sperità. Alla sacra Congregatione sopra Regolari per le Capuccine di Alzano Diocesi di Bergamo 22 decembris 1593 Episcopo ... cum nihil habeant in bonis resolutum fuit recipiendis non deberi quod si locus non est idoneus... posse transferri.
35
LE CAPPUCCINE CHIEDONO LA CLAUSURA CANONICA
Asv, Congr. Episc. et Reg., Positiones, B-C, 1604, Bergamo Illustrissimi et reverendissimi signori l'anno 1585 nella terra d'Alzano diocesi di Bergamo s'unirono un nu 215
~----------------GIOVANNI BATTISTA MILANI
mero di citelle con animo di pigliar habito e regola di Capuccine, onde suplicorno la santità di papa Sisto V che le facesse gratia di poter pigliar tal habito, qual rimettendo il negocio a questa sacra Congregatione fu da essa scritto a monsignor Ragazzoni all'hora vescovo che si rimetteva in mano sua, con facoltà di consolar queste verginelle. Et esso reverendis simo gli concesse la regola et ordini delle Capuccine all'hora erette dalla santa memoria del cardinal Borromeo in Milano et gli diede l'habito di esse Capuccine, provedendole di buoni padri spirituali e dopoi per nuovo ordine delle signorie vostre illustrissime gli fece eriger un orato rio, ove ogni giorno si celebrava messa. Quelle giovani sono vissute alcuni anni in quella terra con edifica tione d'ogni uno mostrando in certo modo santità, onde alcuni gentil huomini di Bergamo per aiutar i loro pii desideri e accrecer devotione in quella città, et perché fossero d'esempio alle loro cittadine et a gl'altri monasteri, le ridussero nella città provedendole d'un comodissimo luogo con giardino, acque et altre comodità necessarie con spesa di più di cinquemila scudi, oltra molt'altro fatte per agrandirlo e cingerlo di mu raglie per sicurezza di esse. Et ivi più cinque anni sono vissute e vivono in numero di venti in grandissima carità e concordia, con applauso e con solatione di tutta la città per la loro vita esemplare et per il loro vivere sono sempre state abbondantissimamente soccorse dalla città e partico lari, proviste d'ogni suppellettile per la casa, oratorio e sacristia, abon dando tanto l'elemosine che potiano anco star comodamente, benché fossero altretante senza ricorrer a luoghi pii de' quali ne son molti in quella città che non hanno altro pensiero che di soccorrer i bisognosi e massime altri luoghi pii e monasteri e poveri e per tal effetto le soglion destinar la provisione ogni settimana. Onde essendo vissute sin qui con singolar osservanza della vita capuc cina, né essendogli mai mancata qualsivoglia minima cosa, confidate nel Signore che non le mancarà il necessario né anco per l'avvenire, tanto più che alcuni gentilhuomini d'essa città obbligarono per esse de' loro beni proprii per quattro mila scudi, acciò quando li mancasse possan ri correre a questi, supplicano le signorie vostre illustrissime che le voglian far gratia della clausura e che possano far professione solenne, poichè al tro non le manca per esser vere monache e per compimento del loro santo desiderio, gratia ch'è stata concessa anco a Crema et a Cremona, et la riceveranno per singolarissima gratia, pregando sempre il Signor Dio per il loro felicissimo stato. 216
--------------------
ApPENDICE
All'I1lustrissimi et reverendissimi signori li signori cardinali sopra la Congregatione de' vescovi per le zitelle Capuccine di Bergamo. Alli 26 d'agosto 1602 fu scritto al vescovo per informatione et vista la risposta fu replicato alli 3 di dicembre dell'istesso anno che non volendosi far l'obligo libero, ma solo in caso di necessità, la Congregatione non inclinava a conceder la clausura. In decretis et potest ostendi parti quod scriptum fuit
36 RINUNCIA DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI
ALL'UFFICIO DI DELEGATO NEL SANTO OFFIZIO
DI BERGAMO
BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 46r
Beatissimo Padre Il signor Gioanantonio Barzizio canonico di questa catedrale, dopo humilmente baciato il piede alla santità vostra in nome mio, le porgerà la presente mia lettera et insieme ancora le darà conto di quanto vi è ope rato nel negotio importantissimo pertinente al Sant'Officìo, che già più di doi anni a lei piacque di delegarmi, se bene io haveo già deposto il ca rico di questa Chiesa, havendo scielto la persona del detto signor Gioa nantonio per la sua prudenza et molto valore per condurre quest'opera a buon fine. Nella quale veramente egli ha sudato sangue, per così dire, con fatiche indicibili et diligentia estraordinaria, come la santità vostra pienamente da esso intenderà al quale ella può sicuramente prestare ogni credenza. Et per non tediare la santità vostra io a lui del tutto mi rimetto. Però supplico humilmente la santità vostra che lo ricevi in mio nome et si degni ancora di ricevere me ancora in questa lettera, perdonandomi se fatto infruttuoso per la mia decrepita età non posso offrirle altro della 217
-----------------GIOVANNI BA1TISTA MILANI
mia humilissima servitù che pregare Dio Nostro Signore, come faccio di cuore, che le assisti con la pienezza della sua santissima gratia, alla quale per fine bacio humilissimamente il piede et la supplico della sua benedit tione. Di Bergomo li VIII novembre 1613. Di santità vostra humilissimo et divotissimo servo d. Giovanni Battista già vescovo di Bergamo Alla santità di nostro signore papa Paolo V
37 RINUNCIA DEI TEATINI ALLA MASONE BAV,
Boncompagni E 23, tf. 200r-202
Illustrissimo et reverendissimo signore patrone mio colendissimo Volendo io far l'ufficio per il luogo della Masone impostomi dalla si gnoria vostra illustrissima e reverendissima con quella maggior dili genza et accuratezza che ne fosse possibile, il giorno dietro da poi rice vuta la sua lettera, andai a trovar a casa il signor abbate Tasso et ragionai lungamente seco in questa materia, mostrando che vostra signoria illu strissima desiderosa molto che egli fosse contento darli alli reverendi pa dri Theatini, et soggionsi anco che la santità di nostro signore n'havrebbe piacere et moltiplicai ragioni et prieghi secondo le occasioni. Ma nel principio del mio ragionamento m'avvidi ch'egli restò sospeso et mostrò che il negotio del qual'io trattava gli fosse un poco molesto et da poi mi disse che questi padri l'havevano posseduto alquanti anni et non havevano mai voluto pigliarne la licentia da Roma, se bene egli spesse volte n'haveva fatto loro grand'instantia, anzi che infine l'have vano del tutto rifiutato. Onde tra questo rifiuto d'i padri et tra che non si trovava così quieto in casa sua, com'egli desiderava, per le donne, per li nipoti e per li strepiti or dinari, venendogli in mente che meglio starebbe alla Masone, deliberò 218
------------------ApPENDICE
d'andarvi et poco dapoi v'andò et v'habita consolatissimamente già qual ch'anno di modo che non potrebbe hora uscirne et viver altrove, ha vendo ivi quanto egli desidera, et trovandosi molto vicino alla propria casa. Et questo disse con parole affettuosissime et quasi con lagrime, dolen dosi non poter obedir alla signoria vostra illustrissima et reverendissima alla quale conosce esser debitore della propria vita. Potrei dir più di quel che dico, ma per non occupar vostra signoria illu strissima et reverendissima faccio qui fine baciandole humilissima mente la mano et pregandole la gratia del Signor Dio. Hor'hora il signor abbate mi ha mandato la presente scrittura ond'io fattala trascrivere l'invio a vostra signoria illustrissima et reverendissima. Di Bergamo alli XII Aprile MDCXI. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et divotissimo servitore d. Giovanni Battista vescovo di Bergamo All'Illustrissimo et reverendissimo
signor patrone mio colendissimo
il signor cardinale Borghese 3
Roma
sigillo
Non solamente fu quasi conchiuso ma fu del tutto conchiuso fra me et i reverendi padri Teatini di conceder loro il mio luogo della Mansione et fra noi seguì instrumento l'anno 1600, con diverse conditioni, ma la 3. Il cardinale Scipione Caffarelli Borghese era prefetto della Congregazione del Concilio. Dopo aver studiato filosofia nel Collegio Romano e diritto all'università di Perugia, con l'elezione di Paolo V, del quale era nipote per la sua sorella, sposata Caffarelli, ebbe la porpora cardinalizia, ventisettenne, il 18 luglio 1605.È nota la rivalità con l'altro nipote di Paolo V, il card. Pietro Aldobrandini. Scipione Borghese servì Paolo V con premura, pazienza e fedeltà, ricambiate con numerosi incarichi: arciprete del Laterano, prefetto della Congregazione del Concilio, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, gran Peniten ziere, camerlengo e prefetto dei Brevi, della Segnatura di Grazia, titolare dell'arcive scovo di Bologna, arciprete di S. Pietro, protettore della S. Casa di Loreto. Fu vescovo di Sabina il 20 agosto 1629. Morì il2 ottobre 1653:cf. Hierarchia Catholica ... , IV, p. 9; L. V. PASTOR, Storia dei Papi , XII, p. 46 passim; V. CASTRONOVO, Borghese, Caffarelli, Scipione in Dizionario biografico , 12, p. 620-624.
219
~-----'-----------------
GIOVANNI BATTISTA MILANI
principale fu se ciò piaceva a nostro signore obbligando detti padri a spe dir le bolle nel termine giuridico et solito etc. Et celebrato che fu l'instrumento i padri entrarono al possesso della Mansione per modo d'albergo per all'hora, sintanto che nel prefisso ter mine legale havessero il vero et legitimo possesso mediante le bolle di nostro signore, di che a tutti i padri fu più volte ma sempre invano fatta instanzia conforme all'obbligo loro. Non contenti poi i detti padri del luogo assegnato loro con li giardini contigui, mi fecero instantia trovandomi io in Roma all'hora che conce dessi loro maggior quantità di terreni perché potessero circondar il luogo con le mura alquanto lontano per non essere scoperti da vicini et per ha ver anco più spacioso giardino et perciò aggiunsi altre cinque pertiche di terreno, nel qual tempo fumo instantissimamente pregati a spedirne le bolle per non mettere et se stessi et me in pericolo, et promisero farlo in fallibilmente, anzi mi diedero intentione di haver le bolle quasi franche in mano per la nova aggiunta del terreno. Ma dapoi non contenti nè anco di questo si lasciarono intendere che il negotio di spedir le bolle si rendeva alquanto difficile perché sentivano maggior incommodo dagli aggravii, et anco delle cinque pertiche ultima mente havute. Ciò inteso da me, subito assignai loro quindeci altre pertiche d'horta glia che pur mi rende d'affitto quattro scudi d'oro per ciascuna pertica ogn'anno. M'obligai di più a dar loro trenta scudi l'anno durante la mia vita, che fossero spesi nella chiesa et fabrica, et anco presi carico di dare ogn'anno cinquanta libre di cera lavorata, durante la mia vita, per le celebrationi de i divini officii, e tutto questo feci perché si risolvessero per spedir hormai le dette bolle et facendosi da me instantia sopra questo, da poi havermi pasciuto con molte proroghe, finalmente risposero che ogni cosa era pas sata felicemente conforme alla dimanda, con molto contento della reli gione et satisfattione di nostro signore. Onde contai al padre d. Angelo all'hora preposito scudi 40 per supplir a pagar le dette bolle, delli quali danari resto ancora creditore. Poco dapoi si scoprì ch'era contentione fra quelli ch'habitavano la Man sione et quelli ch'habitavano sant'Agata perché essendo mente de loro pre lati che s'havesse in Bergamo un luogo solo, altri volevano che si lasciasse la Mansione et altri il luogo di sant'Agata, ma pur finalmente conchiudevano ch'era meglio lasciar la Mansione, massime che il tener tanto terreno quanto era stato loro da me assegnato, repugnava alli statuti della Religione. 220
--_~_-------------
ApPENDICE
Tra tanto sopravvenne l'interdetto, per il che essendo tutti essi partiti, io di nuovo li pregai in Milano, mentre di giorno in giorno si stava aspet tando la nuova dell'accomodamento che non volessero mancar di spe dire ormai le dette bolle. Anzi l'anno 1607 avvicinandosi il tempo nel quale dovevano fare il loro capitolo generale in Roma, avvisai quei padri che si trovavano a Mi lano che seguendo la pace, come s'aspettava, non dovessero far più disse gno alcuno sopra la Mansione, se non portavano le bolle spedite da no stro signore et di ciò scrissi lettera particolare al reverendissimo loro ge nerale. Ritornati che furno a Bergamo essi e io insieme dopo l'interdetto et havendo ricevuto la risposta dal padre generale, ma senza alcuna risolu tione, nè vedendo spedite le bolle, anzi essendo io avvisato da Roma del decreto fatto nel loro capitolo di non tener se non un sol luogo in Ber gamo, determinai far l'ultima prova et assignai al padre d. Basilio, prepo sito di sant'Agata, quattro mesi di termine a spedir le dette bolle, passato il qual termine, se essi non havessero posto in effetto quello, che mille volte m'havevano promesso, gli protestai ch'io haverei poi fatto altra ris solutione. In somma non ne seguì né effetto né risposta. La onde passato il detto ultimo termine perentorio loro prefisso, mi rissolsi di provedere alla detta mia chiesa della Mansione di buoni reli giosi che l'officiassero, anzi io medesimo mi sono eletto quel luogo per mia habitatione et stantia fin tanto che piacerà al Signore darmi vita et perciò sin'hora ho speso molti scudi per resarcir le case et adornar la chiesa et qui mi godo la mia pace et quiete come sanno anco i detti padri. Si che havendo io adoperato tutti i termini possibili et inimaginabili per satisfarli et perché havessero questo luogo, né essendone mai se guito il desiderato effetto, concludo che è voler chiarissimo et evidentis simo di Dio che ne restino ragionevolmente per sempre privi et io me lo goda in santa pace. E tanto più mi confermo in questo, quanto che non solo questa mia chiesa è ben provi sta di sacerdoti et confessori, et che anco nella paroc chiale di Santo Alessandro qui vicina n'ha buona copia, oltra che tutto questo borgo principale della città è assai ben fornito. E se vostra signoria molto illustre etc. desidera più minuta informa tione delle cose seguite, procurerò ch'ella resti a pieno satisfatta.
221
~----------------GIOVANNI BATTISTA MILANI
38
MORTE DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA MILANI BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 48r a
Illustrissimo e reverendissimo signor patrone colendissimo Hoggi monsignor vescovo Milani nell'età sua di novanta due anni è passato all'altra vita con dispiacere grande di tutti questi popoli e mio particolare, che con essi mi riconosco beneficato tanto dall'amorevo lezza sua. Professava quella buon anima obligo indicibile alla santità di nostro si gnore et a vostra signoria illustrissima per la benignità che in ... occa sione usarono seco, si che le fo fede che ha perso un buon servitore... questo mondo, ma che l'acquista in cielo. Ne do questa parte... signoria illustrissima acciò sappia che a me hora si accresce il debito, che ... anima haver con esso lei, e che se non lo pa gherò go...no di confessarmi tale, con desiderio di haver una volta...na servendola, di mostrarmi grato et utile servitore a vostra signoria illu strissima ...son obligato ... fatto suo herede l'Hospitale grande in questa città con alcuni ...e vi è qualcosa perun servitore di vostra signoria illustrissima, oltre un hono rata ...ione nel sostentamento che stimo più. Et la riverisco humilmente ... Di Bergamo a 14 di giugno 1617. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo
a) Parte del testo è purtroppo illeggibile.
222
~-------------------1
GIOVANNI EMO
-----'--------------
GIOVANNI EMO
Giovanni Brno, della nobile famiglia veneta degli Emo, nacque il 4 maggio 1565.Egli era in parentela, per via della madre, con Niccolò e Pie tro Lippomani, vescovi di Bergamo nella prima metà del sec. XVI. Intrapresa la carriera ecclesiastica, Giovanni Emo ebbe l'abbazia di S. Cipriano dal patriarca di Venezia, Giovanni Trevisan (14 febbraio 1560-3 agosto 1590). Dopo l'unione dell'abbazia alla mensa vescovile, si aprì un contenzioso durato diversi anni col patriarca Francesco Vendramin. Brno ricorse anche a Paolo V. Egli ottenne in seguito l'assegnazione del priorato della SS. Trinità e dell'abbazia dei SS. Gervasio e Protasio, a po chi chilometri da Brescia, dove si recava da Bergamo sia per riposare sia per le necessarie pratiche amministrative. Da questa abbazia Emo perce piva una rendita annua di 5.000 scudi. Paolo V nominò Giovanni Emo vescovo di Bergamo 1'8 aprile 1611. A breve distanza anche il fratello Pietro, teatino, fu eletto vescovo titolare di Larissa e coadiutore con diritto di successione del vescovo di Crema. Giovanni Emo decise di non accettare sulla mensa vescovile che dava una rendita annua di 10.000 scudi, una terza pensione di 500 scudi pro personis nominandis, perché già gravata sino alla morte del suo predeces sore di altre due pensioni, una di 2.000 e un'altra di 500 scudi. A giugno del 1611 Giovanni Emo fu a Roma, presumibilmente per es sere ordinato vescovo. In tale occasione egli effettuò la prima visita ad li mina.
L'ingresso a Bergamo di Giovanni Emo avvenne il4 ottobre "con mol t'allegrezza et dimostrationi di buona volontà di questi popoli". Nell'in formarne il card. Borghese, il vescovo soggiungeva" Mi sforzerò all'in contro di corrisponder loro con affetto paterno et di adempire l'obligo ch'io tengo per quanto comporterà la debolezza delle forze et talento mio". Prima di lasciare Venezia, Giovanni Emo aveva incontrato il doge e la nobiltà veneta. Dal colloquio, pubblicato più oltre, il lettore può ricavare un interes sante quadro dei rapporti tra Chiesa e repubblica Veneta in quegli anni. Le iniziative pastorali di Giovanni Emo continuarono quelle dei pre decessori, pur con qualche interessante novità. 223
--------'--------------
VISITE AD LIMINA
Egli convocò il sinodo dal 21 al 23 maggio 1613, visitò la diocesi, ap poggiò la fondazione del Consorzio per la fabbrica del duomo voluta dal suo predecessore, contribuendo con un sussidio annuo personale. Il tentativo di unificare i due Capitoli dei canonici non ebbe successo Con don Regolo Bellotti il vescovo dette vita ai due Luoghi Pii del Soccorso per le giovani e dell'Ospizio per i poveri. Giovanni Emo fondò e dotò con beni personali l'Accademia Ema allo scopo di promuovere l'aggiornamento e la cultura degli ecclesiastici. Egli si attirò delle critiche per il mancato riconoscimento canonico dei prodigi della statua della Madonna col Bambino venerata in S. Leonardo. Nel clima di intolleranza tra cattolici e protestanti, Giovanni Emo du rante i disordini della Valtellina compi un gesto umanitario degno di am mirazione per l'ispirazione genuninamente evangelica da cui fu mosso. Alcune famiglie di protestanti, come Giovanni Emo narra nella rela zione del 1621, per sfuggire alla morte si rifugiarono in territorio bergo mense, ed egli provvide ad accoglierle senza chiedere loro come condi zione l'abiura della loro religione. Il gesto dette i suoi frutti in seguito con l'adesione spontanea al cattolicesimo di molti dei rifugiati. I rapporti con alcuni regolari per l'applicazione dei decreti del settimo concilio Provinciale ebbero momenti di tensione, specie quando essi ri corsero alle autorità civili contro il vescovo. Nel 1621 Giovanni Emo effettuò personalmente la visita ad limina. La relazione sembra il compendio e l'apologia della sua pastorale. Giovanni Emo morì il6 ottobre 1622,a circa un anno di distanza dalla morte di sua madre ottantacinquenne, mentre era intento a curare al cune pratiche a Venezia. Il Colleoni Celestino gli dedicò il secondo volume della Historia qua dripartita, illustrando le opere da lui realizzate, tra le quali anche la fon dazione delle Dimesse a Bergamo. Simile omaggio ebbe pure dalla pub blicazione di DONATO MINOLl, Componimenti poetici raccolti in onore del vescovo Giovanni Emo, Bergamo 1619.
Bibliografia: Fonti inedite: cf. ACVB, Arch. Cap., 160, Acta ... , f. 14r; ibid., 21411, Secretaria ... , lettera di G. Emo al Capitolo dei Canonici, 23 apr. 1611; difesa di G.B. Maiali, arciprete, dalle accuse sul suo conto al vescovo, 23 ago. 1613; ibid., Visita Emo, 38 (1612-1613), ff. 1r-250r; ibid., 39 (1614-1615), ff. 1r-51Or; Asv, Lettere di Vescovi e di Prelati, 21, f. 214r-v, 215r-217r, lettere di Emo a Paolo V, lO e 17 ott. 1618; ibid., Secr. Brev., 467, ff. 45r-48r, 18 apr. 1611; ibid., 472, ff. 385r-388r, 23 apro 1611; ibid., S. S. Venezia, 272, f. 19r, 42r-44r, 47r-v, 57r, 73r-v,2 feb., 18 mag., 3 ago. 1619; ibid., 295, f. 411r, 415r, 61ug, e 13 ago. 1619; BAV, Barberi niano lat., 7792, ff. 36r-37v, 30 lug. 1611; ff. 38r-39r, 23 feb. e 20 giu. 1612; f. 45r-v. 21 ago.
224
-----"'--------------足
GIOVANNI EMO
1613;f. 51r, 161ug.1622; ibid., Boncompagni E 23, f. 204r, 5 ott.1611, citazione; ibid. Boncom足 pagni E 66, ff. 141r-142r, 27 apr, 1617; ibid., Vaticano lat., 12947, f. 34r, 37r, 29 otto e 5 nov. 1622. Fonti edite: cf. Acta Sinodalia ... , p. 143-168; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 338, 361,363; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 313-314. Letteratura: cf. CELESTINO, Historia ... , II/l; D. CALVI, Effemeride..., I, p. 43-44,147-148,168, 313,361,443,465; II, p. 16,34,103,272,510,572; III, p. 134,141,190,381; V. CORONELLI,Sinop足 sis ... , p. 135-136; A. M. GUERRINI. Sinopsis... , p. 94; F. UGHELLI, Italia... , IV, p. 509; B. VAE揃 RINI, Gli scrittori.,., p. 30; IDEM, Scrittori ... , p.87; S. RUMOR, Storia breve degli Emo, Vicenza 1910,p. 80-83; Hierarchia Catholica ..., IV, p. 113, 166,216,329; L. DENTELLA, l Vescovi... , p. 355-358;B. BELOTTI,Storia di Bergamo ..., IV,p. 47,66-68,74,77,79,88,190; ibid., ed. 1989,V,p. 78-79; G. ZANCHI, l Vescovi di Bergamo... , in Ritratti... , p. 152.
225
-------------------
RELAZIONE - 23 giugno 1611
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff. 34r-37v La visita ad limina per il nono triennio, 1609-1612, fu effettuata dal ve scovo G. Emo prima ancora di stabilirsi definitivamente in diocesi. La documentazione è composta dalla lettera autografa di Emo, f. 34r (mm. 20x27,SO). Nel fascicolo è inserito un promemoria della Congrega zione del Concilio a dichiarazione della visita effettuata, ma col conteg gio errato del triennio, f. 36r (mm. 9,SOx18). Anche il f. 37v ha una nota d'ufficio della Congregazione. Il f. 34 ha la numerazione del vecchio catalogo, 323, e la recente a tim bro.
Sono bianchi i f. 34v, 3Sr-v, 37r. Il fascicolo è ben conservato.
39
Illustrissimi et reverendissimi domini mei colendissimi Cum superioribus diebus ex sanctissimi domini nostri benignitate ad epi scopatum Bergomensem assumptus fuerim, 1 antequam ad iniunctum mihi munus obeundum me conferam, obligationi qua teneor Sanctissimorum Apostolorum limina visitandi satisfacere volui, prout iam illa visitavi. De statu autem praedictae Ecc/esiae nihil dicendum puto: is enim mihi adhuc minime notus est. Cum vero Civitatem ac Dioecesim perlustravero, quae sacrae Congrega tionis notitia digna intellexero, ea dominationibus vestris illustrissimis ac reverendissimis proponere non omittam; illarum opem implorans ad bene pieque gregem dominicum mihi commissum instituendum atque regendum. Enixe itaque rogo dominationes vestras illustrissimas quatenus huius
1. Emo scrisse questa lettera i123 giugno; era stato eletto vescovo di Bergamo 1'8aprile e a vrebbe fatto l'ingresso in diocesi ai primi di ottobre: cf. nota biografica.
226
VISITE
AD
LIMINA
modi debitum obsequium meum benigne, ut solent, accipere non dedignen足 turo Deus interim Optimus Maximus eas Ecc/esiae suae sanctae diu servet in足 columes meque illis ac mea omnia humiliter commendo. Romae XXIII Iunii 1611. Dominationum Vestrarum illustrissimarum ac reverendissimarum humillimus ac studiosissimus servus Ioannes episcopus Bergomi l/Iustrissimis ac reverendissimis dominis cardinalibus
Congregationis sacri Concilii Interpretibus dominis meis colendissimis
Episcopus Bergomensis nuper promotus per se ipse octavo triennio'
limina visitat et statum Ecc/esiae ac relationem exhibet.
Bergomen. Relatio noni triennii exhibita per ipsummet reverendissimum dominum
episcopum die 25 iunii 1611.
2. La visita ad limina per l'ottavo triennio era stata effettuata nei 1609 da parte dei cano足 nico Emilio Caleppio procuratore dei vescovo Milani, cf. visita ad limina 1609, nota n. 3.
227
_ ------------足
- - _......
___------'_1....
_
RELAZIONE - lO marzo 1617
Asv, C. Conctlii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff 38r-47v La relazione presentata per la visita ad limina del decimo triennio, 1612-1615,è composta da un fascicolo di lOfogli, (mm. 20,50x27,50),otto dei quali con la numerazione del vecchio catalogo, 312-319, e la recente impressa con timbro. Il testo della relazione è scritto sui f. 39r-44v e alla fine sembra firmata dal vescovo Brno con le lettere iniziali. Fu delegato procuratore Giovanni Maria Pacani, rettore di S. Alessan dro in Colonna, presentato dal vescovo con due lettere a firma autografa, una ai cardinali della Congregazione del Concilio e una di ringrazia mento al suo "patrone", espressione usuale dell'epoca per indicare, come noto, un cardinale della Curia romana. Sul f. 46v sono state aggiunte due note d'ufficio. Sono bianchi i f.45r-v, 47r-v. Il fascicolo è tenuto insieme da un piccolo filo bianco consunto; i fogli sono in parte rovinati per le macchie diffuse d'inchiostro.
40
Status Ecclesiae Bergomensis
Stato della Chiesa di Bergamo
Status Ecclesiae Bergomensis, quemadmodum etiam aliarum Ec clesiarum ita bipartitus esse potest, ut illius pars altera sit urbis, et su burbiorum, altera dioecesis. Pri mum igitur commorabitur in urbe narratio, tum dioecesim ipsam per curret. Bergomi urbs altis, iisque validis praecincta moenibus, quasique eli peata sedet in colle, ad ortum solis ab occasu protensa. Ea paulo
Lo stato della Chiesa di Ber gamo, come anche quello delle al tre Chiese, può essere diviso in due parti: una della città e dei bor ghi, l'altra della diocesi. La descri zione si soffermerà perciò sulla città, poi passerà alla diocesi. La città di Bergamo, cinta da mura alte e forti e come difesa da uno scudo, è adagiata su un colle e si estende da oriente a occi dente.
229
-----'--------------
VISITE AD LIMINA
ante quatuor, nunc, quia sic visa est longe tutior ab hoste, tres tantum per portas in planiciem descendit. I Subsident illi partim porrecta lon gius, partim latius explicata subur bia quatuor, quorum prope singula non ignobilium urbium magnitudi nem aequant et speciem,'
Fino a poco fa essa sboccava sulla pianura attraverso quattro porte, ora soltanto per tre, poichè sembrò che così fosse di gran lunga più sicura dal nemico. Ai suoi piedi si trovano quattro borghi alcuni molto più estesi in lunghezza, altri molto più in lar ghezza, ciascuno dei quali ugua glia quasi la grandezza e l'aspetto di città nobili.
l. Negli antichi statuti si fa menzione di 4 porte, rivolte come di rito alle 4 piaghe celesti. Con le nuove fortificazioni erano state costruite anche le porte denominate rispettiva mente di S. Alessandro, S. Giacomo, S. Agostino e S. Lorenzo. Ognuna aveva 2 por toni, 2 saracinesche, 2 ponti levatoi, 2 cancelli. La porta di S. Lorenzo era stata chiusa nel 1605 su istanza del capitano Andrea Paruta (Parata) e riaperta nel 1627. A ricordo era stata eretta una colonna in fondo a via S. Lorenzo. Da porta S. Lorenzo, a nord della città, il percorso seguiva la val Brembana, con la strada Priula passava per Ave rara, passo S. Marco, raggiungeva la Valtellina e i Grigioni. Ragioni di sicurezza aveva no dettato quel provvedimento. Pur neutrale, Venezia contendeva alla Spagna il domi nio sulla Valtellina e l'influenza sui Grigioni, concludendo un'alleanza coi cantoni di Berna e Zurigo, appoggiando segretamente Carlo Emanuele di Savoia nell'invasione del Monferrato e della Lombardia. Il piano era contrastato dal conte di Fuentes, don Pedro Enriquez de Açevedo, governatore del ducato di Milano. Anche la libertà di na vigazione negata a Spagna ed Austria sull'Adriatico aveva portato a una situazione di scontro. Le truppe spagnole sconfinarono nel territorio Bergomense, saccheggiando Bariano nel 1613 e 1617, occupando Fara Olivana per alcuni giorni nel 1617: cf. D. CALVI, Effemeride... , I, p. 15,65,204,387; III, p. 265, 272; A. MAZZOLENl, Guida... , p. 99, 123-124;B. BELOTTI,Storiadi Bergamo ... , I, p. 77,107-109,266; lll. p. 357; IV,p. 3-19,77; V. ZANELLA, Bergamo città ..., p. 14-16,21-24: Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 295,450; G. COLMUTO ZANELLA, Persistenze... , p. 155-172; Bariano Profilo storico Testo e fotografie di B. CASSINELLI-A. MALTEMPI-M. POZZONl, Bergamo 1986, p. 16; G. DA LEzzE, Descrizione... , p. 45-61.
2. Nella relazione del 1599 G. Renier elenca questi borghi di Bergamo: S. Leonardo, Pi gnolo, S.Antonio, S.Tommaso, Palazzo, S. Caterina, Canale. La preminenza sugli altri borghi spettava a S. Antonio e S. Leonardo, per i quali ogni anno il Consiglio cittadino alla fine di dicembre eleggeva i cosidetti praesides. Nel 1592 erano stati eletti presi denti del borgo S. Antonio Giovanni Maria Manara, Camillo Moroni, Clemente Mar chesi, e per S. Leonardo Domenico della Valle. Nel 1593 l'incarico era stato assegnato per S. Antonio a Clemente Vertova, Francesco Lanzi, Ludovico Alessandri e per S. Leonardo a GiovanBattista Benaglio, Alessandro Alessandri e Duccio Tasca. Nel 1594 erano stati eletti Accorsio Petrobelli e Giuliano Marenzi per S. Antonio, Leonardo Salvagni e Paolo Medolago per S. Leonardo. Nel 1614 avevano avuto l'incarico di pre sidenti per S. Leonardo GiovanBattista Benaglio, Ruggero Medolago e Dezio Tasca, per S.Antonio Marco Calepio. Nel 1615per S. Leonardo Silvio Salvagni,Antonio Gar gano e Pietro Sale, per S. Antonio Giovanni Bonasio e Paolo Zoppa. Per il 1616erano
230
-------------------
RELAZIONE 10 MARZO 1617
Arx munita Iaea et opere, milite et armis instructa, extra urbem urbi insidet ad eam propugnandam pro ximoque, altiori e colle, velut e spe cula, excubias agit? Posita Urbs est sub caelo mi tiore, ut nec rigere gelu soleat nec uri calore, eique ad septentrionem et occasum aprici colles exurgunt cultissimis vinetis insignes, ape riuntque sese ad orientem et ad me ridiem feracia plana camporum.
La rocca, baluardo naturale e d'opera umana, munita di soldati e di armi, si trova sopra la città ma fuori di essa per difenderla e come da un osservatorio vigila da un vicinissimo colle più alto. La città è posta sotto un cielo piuttosto mite, così che di solito non la ghiaccia il freddo né il caldo la brucia. Verso settentrione e occidente s'innalzano colli aprichi, famosi per le vigne assai coltivate e fertili distese di campi guardano a oriente e a mezzogiorno.
stati eletti presidienti di S. Leonardo Leonardo Medolago, Ottavio Tasca, per S. Anto nio Claudio Bonasio, Leonardo Alessandri e Andrea Cazzani; per il 1617 erano stati eletti presidenti di S. Leonardo Alessandro Ghirardelli, Alessandro Zucarino Lochis, Giovanni Bonoreni, e di S. Antonio Gerolamo Rivola. Presidenti di borgo S. Antonio nel 1618 erano stati Vittorio Lupo, Giovanni Battista Petrobelli, Scipione Grataroli, e di borgo S. Leonardo Giovanni Giacomo Finardi. I borghi avevano una vecchia cinta muraria, costruita dopo il sec. XIV, formata di alte muraglie merlate, senza terrapieno, interrotte da torrioni quadrati o tondi. All'interno correva tutt'attorno una strada pen sile e all'esterno canali d'acqua: cf. BCAM, Azioni, 43 (1590-1592), f. 33r; ibid., 44 (1592-1594), f. 224v; ibid., 45 (1594-1596), f. 69r; ibid., 55 (1614-1616), f. 98v., 203r; ibid., 56 (1616-1619),f.27r, 130v-131r,237v; A. Mucrus, Theatrum ... , p. 28, 67,69,70; CE LESTlNO,Historia..., I, p. 478-484; A. MAZZOLENI, Guida ... , p. 123-124; B. BELOTTl. Storia di Bergamo ... , I, p. 326; III, p. 145,370; L. PELAND!. Attraverso le vie di Bergamo scom parsa. I. n Borgo di Pignolo, Bergamo 1962; IDEM, Attraverso le vie di Bergamo scom parsa. III. n Borgo di S. Leonardo, Bergamo 1965; IDEM, Attraverso le vie di Bergamo scomparsa. IV. n Borgo di Santa Caterina, Bergamo 1965; IDEM. Attraverso le vie di Ber gamo scomparsa. VI. n Borgo Canale, Bergamo 1967; V. ZANELLA. Bergamo città p. 174-185; Podestaria e Capitanato di Bergamo... , p. 231-232; G. DALEZZE. Descrizione , p. 132- 141. 3. È il castellum bergomense, che risalirebbe a Onorio e Arcadio, occupato da Arnolfo nella presa di Bergamo del2 febbraio 894. In seguito rimase smantellato e restò la cap pella di S. Maria Maddalena (la denominazione risalirebbe al 1042). Sorsero abita zioni private, e si aggiunsero mura e torri edificate nel 1107e nel 1345.Rovinato da Lu chino Visconti, fu ricostruito dalla repubblica Veneta con un rinforzo vicino al colle, la cosidetta Bastìa. Il castellum restava collegato col forte S. Marco, delle mura venete. Nel recinto delle mura si ergeva la Rocca sul colle di S. Eufemia, costruita sulle rovine dell'acropoli Bergomense e sottoposta a trasformazioni nel sec. XII-XIII, con Gio vanni re di Boemia e poi coi Veneziani. All'estremità opposta Bernabò Visconti nel 1355 aveva fatto costruire la cittadella col forte in S. Giovanni in Arena, usfirmafides. Attiguo doveva trovarsi l'anfiteatro romano. Fino al sec. XIV esisteva il porticus de
231
VISITE
AD LIMINA
Fines ea suos in longitudinem per sexaginta ftalica milliaria pro tendit, per triginta in latitudinem. Ab occidente et meridie ditionem Mediolanensem, Cremonensem, at que Cremensem attingit, ab oriente Brixiensem. Quavergit ad septen trionem finitima Rhetis est et inca lis vallis Tellinae. Totius dioecesis tres fere partes ita sibi montes vendicarunt, ut unam tantummodo planitiei reli querint. Sed et montium latera, mul toque magis radices, et interiectas val/es, aut segete et Baccho nobiles videas, aut pratis virentibus laetas, aut fontium et amnium perennitate iucundas, ornatasque frequentibus villis et oppidis, varii quidem ope ris, in primis autem lanificii, arte et mercatura nobilibus. Denique urbem, et agrum si con sideres, si urbis incolas et agri, si gentis cultum, mores et artes, si in geniorum praestantiam et acumen, si quae sunt edita, aut in dies edun-
Estende il suo territorio per ses santa miglia italiane in lunghezza, per trenta in larghezza. Da occi dente e mezzogiorno confina con la giurisdizione Milanese, Cremo nese e Cremasca, da oriente con quella Bresciana e in quella parte rivolta a settentrione è limitrofa coi Reti e con gli abitanti della val Tellina. Le montagne si sono prese quasi tre parti di tutta la diocesi, così da lasciarne una soltanto alla pianura. Ma tu vedresti i pendii delle montagne e molto più le loro falde e le interposte valli ubertose di messi e di uva, ridenti di prati verdeggianti, amene nelle sor genti e nei fiumi perenni, deco rate di innumerevoli paesi e vil laggi variamente operosi, soprat tutto rinomati nella lavorazione della lana, nella manifattura e nel commercio. Infine se consideri la città e la campagna e i loro abitanti, il te nore di vita della popolazione, i costumi, i mestieri, se osservi il brillante ingegno e l'acume, le chiare testimonianze d'intelli
arena. Nella cittadella il Visconti aveva incluso le case e le torri della famiglia Crotta: cf. A. MUCIUS, Theatrum .... p. 65-66; CELESTINO, Historia ... , I, p. 475-476, 484: D. CALVI. Effemeride... .I, p. 502; II, p. 372, 385; III, p.137; A. MAZZO LENI, Guida ... ,p. 98,113-114; B. BELOTTI, Storia di Bergamo... , I, p. 74; II, p. 170, 182,211,235,252-253,331-332, III, p. 8,145,311-312,319-320; IV, p. 43; ibid., ed. 1989, I, p. 159-162, 166-167; V. ZANELLA, Ber gamo città ... , p. 54, 58-60,178; Le mura di Bergamo ... , cit.; G. DA LEZZE, Descrizione ... , p. 120-124.
232
~-_......_ " " " - - - - - - - - - - - -
RELAZIONE lO MARZO 1617
tur, ingenii, virtutis et industriae i/ lustria monimenta spectes, urbem hanc Italiae nobilioribus urbibus iure adscribendam aequus iudex putabis,' Sed ab bipartitum quem sibi pro posuit, Ecc/esiae statum narratio accedens exordiatur ab urbe. In urbe igiturCapitulum unicum est ex duabus tamen congregationi bus conflatum. Cum enim antea duae essent in urbe cathedrales ecclesiae, altera Beato Alexandro dicata, altera Beato Vincentio, cumque illam quinquaginta fere ab hinc annis nova urbis munitio diruisset, eius canonici in hanc Sancti Vincentii commigrantes, ita se huius alterius canonicis, licet mensa seiuncti, mu nere, et choro iunxere, ut duae con gregationes unum unius Capituli integrum quasi corpus confecerint?
genza, di valore e di laboriosità già prodotti o che ancora si produ cono, riterrai da giudice giusto che questa città sia da annoverare a buon diritto tra le più nobili città d'Italia. Ma la descrizione che si ag giunge della Chiesa, secondo la proposta bipartizione, incominci dalla città. Nella città dunque vi è un unico Capitolo, formato tuttavia dall'unione di due congregazioni. Poichè infatti prima vi erano nella città due chiese cattedrali, l'una dedicata a Sant'Alessandro, l'altra a San Vincenzo, e poichè la prima cinquant'anni fa è stata di strutta dalle nuove opere di difesa della città, i suoi canonici, trasfe rendosi in quella di San Vincenzo, si unirono ai canonici della mede sima quanto a incarichi e coro, an che se con mensa separata, così che le due congregazioni hanno costituito quasi un unico corpo di un solo Capitolo.
4. Cf. A. Mucius. Theatrum ... , p. 45; CELESTINO. Historia ... , I, p. 476-562. 5. È probabile che Emo si riferisca all'unione tra i due capitoli sancita alla sua presenza il 26 marzo 1614, che comportava la costruzione della nuova cattedrale dedicata a S. Alessandro martire e la canonica di S. Vincenzo. L'iniziativa era stata preceduta dalla cessione di una terza parte dei locali dell'archivio del capitolo di S. Vincenzo a quello di S. Alessandro il6 dicembre 1608.Nel 1612i canonici avevano formato una commis sione per il controllo dei beni della mensa capitolare. Ma i due capitoli fino alla vigilia dell'unione avevano avuto un'ennesima controversia, quella "sopra il legato del ba cile et bocale d'argento dorato", fatto dal vescovo Milani alla cattedrale di S. Vin cenzo, con la clausola di non alienarli e di non fonderli. Sembra che Emo fosse inter venuto nel 1613 per risolvere la discordia. Pochi giorni prima dell'unione il Consiglio cittadino ne fu informato e tutti i consiglieri decisero di far visita al Vescovo. Nella se
233
-------
---
VISITE AD LIMINA
Canonici omnes quatuor sunt su pra quadraginta, tres dignitatem habentes, primam archidiaconus, praepositus alteram, tertiam archi presbiter, quarum extremae ad Beati Vincentii, media pertinet ad Beati Alexandri congregationem, quemadmodum etiam eorum de nu mero canonicorum illius congrega tionis est theologus lector, huius poenitentiarius; suum uterque mu nus ex concilii Tridentini prescripto diligenter exercent. Primicerii eodem e numero cano nicorum creantur, quorum est se dulo vigilare, ne quid in toto divini officii de cursa totaque probati chori ratione, aut committatur ab surde, aut omittatur negligenter,
Tutti i canonici sono quaranta quattro, con tre dignità; la prima propria dell'arcidiacono, la se conda del preposito, la terza del l'arciprete, la prima e la terza delle quali spetta alla congregazione di San Vincenzo, la seconda a quella di Sant'Alessandro, allo stesso modo che anche del numero dei loro canonici il lettore teologo è della prima congregazione, il pe nitenziere della seconda, l'uno e l'altro dei quali esercitano con di ligenza il proprio dovere secondo le norme del concilio Tridentino. Tra gli stessi canonici sono no minati i primiceri, ai quali spetta vigilare con attenzione che per tutta la durata del divino officio e in tutto l'agire di un coro che me rita stima, né si commetta alcun ché di assurdo né nulla si ometta
duta del 12 aprile 1614 il Consiglio ascoltò il parere dei canonici Giovanni Battista Terzi e Cinzio de Marchesi, di S. Vincenzo, accompagnati dall'avvocato Marcello Vi scardi. L'unione fu giudicata positivamente dai consiglieri, sia per i nuovi rapporti che sarebbero sorti tra i canonici, che per l'avvio della costruzione della cattedrale. Deci sero perciò di appoggiare l'iniziativa a Venezia e a Roma, tramite l'ambasciatore della repubblica. Anche la Curia romana ebbe notizia dell'unione e il 7 giugno 1614 comu nicò al nunzio che "quando sarà fatta istanza, si vedrà quello che conviene et si haverà in consideratione l'approbatione da vostra signoria". L'unione ebbe vita effimera. Nella seduta del 5 gennaio 1615 i canonici di S. Alessandro discussero sull'opportu nità di accettare oblatam ecclesiam S. Alexandri in Columna ut iIIic transferemus cor pora SS. Alexandri et sociorum commendatam usui et custodiae nostri Capituli S. Alexan dri et cum quibusdam condilionibus. L'Il febbraio nell'archivio nuovo i canonici di S. Alessandro si riunirono con due rappresentanti delegati del capitolo di S. Vincenzo per trattare di nuovo sull'unione da effettuare: cf. Acvs, Arch. Cap., 160, Acta ... , ff. 22r-27v, citazione f. 26r; ibid., 205, fascicolo 1608; ibid., 214/1, Secretaria ... , dichiara zioni dei canonici di S. Alessandro, 14 feb., 18 lug., 26 ago. 1615; ibid., 600, Varii ac tus ... , sentenza di Emo sul dono di Milani, 1613; Asv, Borghese, Serie l, 904, f. 93r-v,7 giu. 1614; ibid., S.S. Venezia, 271, f. 82r; BCAM.Azioni, 54 (1614-1616),[.7r,22 mar. 1614; ff. 12v-l3v, 12 apr.; D. CALVI. Effemeride ..., I, p. 361; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , V, p.39-40.
234
-----
~----'----------~--
RELAZIONE lO MARZO 1617
nec a forma illa vel minimum disce datur, quam kalendarium praescri bit, quod iussu episcopi quotannis editur ad leges Romani breviarii. Sed eas illi functiones ita prae stant, ut si qui prior electus est absit a choro, ad eius vices explendas al ter accedat. Praebendae dividuntur in clas ses: sunt enim aliae praesbiterales, quae mediam sibi partem canonico rum adsciscunt, aliae diaconales et subdiaconales, quae reliquam eo rumdem partem pari sibi numero partiuntur. Canonici fidei professionem, cum admittuntur, emittunt ad for mulam Pii quarti constitutione praescriptam, quod et alii facere consueverunt, quibus id iussum est. Eiusdem ecclesiae ministerio sex custodes adsunt, cappellani decem, bini sacristae. Horae canonicae quotidie in choro dicuntur, et ab iis qui choro praesunt id agitur omni studio, ut non cursim et festinanter, sed trae tim et cum pausa, graviter, pie et de vote solvantur. Et ut in aula Summi Regis eius aulici et ministri sacerdo tes sumptuose pro temporis ratione exornati adstant altari, dum ei quasi in caelo quodam terrestri ter restres Angeli inserviunt.
con negligenza, né ci si allontani minimamente da quel modello prescritto dal calendario che ogni anno per ordine del vescovo è pubblicato secondo le leggi del breviario romano, ma adempiano quegli incarichi in modo che se co lui che fu eletto per primo è as sente dal coro, subentri l'altro a farne le veci. Le prebende si distinguono in classi: alcune infatti sono presbite rali, attribuite alla metà dei cano nici, altre che sono diaconali e sud diaconali ripartite in eguale quan tità alla rimanente parte di essi. I canonici quando sono am messi fanno la professione di fede, secondo la formula pres critta dalla costituzione di Pio IV, cosa che sono soliti fare anche al tri, ai quali sia imposta. Per il servizio della stessa chiesa vi sono sei custodi, dieci cappellani, due sacristi. Tutti i giorni si recitano in coro le ore ca noniche e coloro che presiedono il coro badano con ogni diligenza che la recita non avvenga di corsa e frettolosamente, ma solenne mente, poco a poco e con la pausa, con pietà e devozione. E come cortigiani e servi nella casa del re altissimo, così i sacer doti adorni di paramenti lussuosi secondo l'uso del tempo, assi stono all'altare servendolo come angeli terrestri in un paradiso ter restre.
235
VISITE
AD LIMINA
Habet enim sacristia decentium ad usum etiam quotidianum, ad so lemniorem autem vim satis am plam pretiosorum paramentorum" Missas in orbem cantant ipsimet canonici per hebdomadas, pro diei festi feriaeve ratione, missalis regu las observantes. Ufficium etiam tum Beatae Virgi nis, tum defunctorum, psalmos praeterea poenitentiales et gradua les recita nt statis temporibus in choro, nec distributiones quotidia nas, quarum est census non contem nendus, nisi iis concedunt, qui prae sentes residentiae munera prae stani,' aut iis qui iusta de causa cum absint tamen uti praesentes lex iubet haberi?
La sacrestia ha una quantità di paramenti convenienti per l'uso anche quotidiano e una quantità abbastanza grande di paramenti preziosi per le ricorrenze più so lenni. I canonici stessi cantano a turno le messe durante la setti mana, rispettando le rubriche del messale riguardanti i giorni festivi e quelli feriali. Nei tempi stabiliti recitano in coro l'ufficio sia della beata Vergine sia dei defunti, inol tre i salmi penitenziali e graduali. Le distribuzioni quotidiane, la cui entrata non è disprezzabile, non sono concesse se non a coloro che essendo presenti soddisfano l'ob bligo della residenza o a coloro che sono assenti per giusta causa vengono ritenuti comunque pre senti secondo la legge. Non han
6. Anche Emo volle accrescere la collezione di ricchi paramenti, già ben provvista, del duomo, lasciando a tale scopo 500 ducati che, risultati insufficienti allo scopo, furono impiegati per l'acquisto di 6 candelabri d'argento: cf. Acvs, Arch. Cap., 159, Atti ... , ff. 250v-25Ir, 18 ago. 1623; ibid., Visita Emo, 38 (1612-1613), ff. 181r-186v; D. CALvI,Effe meride... , III, p. 378-381: Inventario degli oggetti... , p. 60-74; L. PAGNONI, L'arte ... , p. 128. 7. In quegli anni era sorta una controversia con strascichi giudiziari, tra il canonico Gia como De Vecchis e il capitolo di S. Alessandro circa le distribuzioni quotidiane e le de cime: cf. AcvB.Arch. Cap., 600, Variiactus ... ; ibid., 737,Decimarum pro r.mo capitulo S. Alexandri contra rev. canonicum Vegium 1611 in prima instantia Bergomi (rns), 75 ff.; ibid., 738, Pro rev.mo capitulo S. Alexandri Bergomi contra r.d. canonicum Vegium allega tio prima et secunda in 1" et 2a instantia et responsio ad motiva 1617 et 1618 iuris et facti (ms), ff.nn.; ibid., 739, Decimarum pro rev. capitulo S. Alexandri contra rev. canonicum Vegium 1617 in secunda instantia Mediolani (ms), numerazione discontinua. 8. Per partecipare alle distribuzioni, negate a causa della mancata residenza, ricorsero a Paolo V i canonici Giulio Cologno, Flaminio Cerasoli e Ludovico Brigenti, già segre tario delle lettere di lingua latina di S. Carlo Borromeo: cf. Asv, Secr. Brev., 470, ff. 87r-92v,2 ago. 1611, Cologno; ibid., 481, ff. 105r-106r, 167r-168v, 204r-v, 205r, 4 lug. 1612, Cerasoli; ff. 536r-539v, 20 lug. 1612, Brigenti; ibid., 489, ff. 565r-568v, 28 giu. 1613, Cerasoli.
236
-----'------------- RELAZIONE
lO
In Capitulum ad vocem canonici non admittuntur nisi saltem in sub diaconatu constituti, ad distributio nes non nisi eo ordine insigniti, quem propria illorum praebenda re quirit.' cum eo tamen, ut illius ip sius ordinis, probatas prius functio nes praestiterint in choro ac se prae terea in conventu capitulari experi mento probaverint tum idoneos ad cantum, tum aptos ad omnia, quae varia temporis, ordinis, susceptique muneris exigere ratio potest. Venientem in chorum episcopum, quod saepe facit, divinis ut officiis intersit, ecc/esiae in foribus expec tantes excipiunt deducuntque cano nici, ut abeuntem reducunt. Atque is, tum cum ipse divina missarum et vesperarum solemnia obit, quod so let festis maioribus, tum cum cele bratur ab aliis, per magistrum quem habet coeremoniarum, eas nunc curat coeremonias induci et adhiberi solas, quas Romana con suetudo, nuper edito coeremo
MARZO
1617
no voce attiva in Capitolo se non i canonici che siano almeno suddia coni, vengono ammessi alle distri buzioni soltanto gli insigniti del l'ordine che la prebenda propria di ciascuno esige, ma a patto che abbiano prima adempiuto in coro i compiti riconosciuti di quello stesso ordine e inoltre nella riu nione capitolare abbiano dato prova di essere sia idonei al canto sia adatti a tutti quei vari impegni che possono essere imposti da esi genze di tempo, di ordine e di in carico ricevuto. I canonici accompagnano il ve scovo quando viene al coro, cosa che fa spesso per partecipare ai di vini uffici, attendendolo alla porta della chiesa, e ve lo conducono, così pure lo riaccompagnano nel ritorno; ed egli sia quando cele bra personalmente le messe e i vespri solenni, come è solito fare nelle feste maggiori, sia quando altri siano i celebranti, vigila per mezzo del suo maestro delle ceri monie che si adottino e appli chino solo quei riti che la consue tudine romana, col cerimoniale anteriormente edito vuole che
9. Nel 1612 il canonico Giuseppe Tonini (o Tomini?) aveva chiesto di ricevere gli ordini sacri "non servati gl'interstitii et fuori delle tempo re" perché obbligato a "prender l'or dine sacerdotale quanto prima,havendo la prebenda di detto canonicato annesso l'or dine sacerdotale": cf. Asv, Secr. Brev., 484, ff. 308r-311v, citazione f. 309r, 8 ott. 1612.
237
L...-
_
VISITE AD LIMINA
niali, vult quasi legitimas agnosci. lO Verum hoc ipsum templum quod reliquum est in urbe, cathedrale, ex Palladii viventis forma, ut creditur incohatum," cum post longam tot annorum seriem adhuc ita longe ab sit a perfectione, ut religiosae civ i tati inurere notam negligentiae non levem videretur,praesentis episcopi sollecitudo saepius egit cum civi bus et canonicis, tantum opus ne paterentur stare diutius mancum et imperfectum, et composita quae su borta erat dissidentium inter se iu diciorum quorumdam controversia, summa cum omnium laetitia et ap probatione rem eo deduxit, ut expe titi et expectati operis inchoatio iam iam aut immineat, aut etiam adsit. Sed episcopum, qui verbo egerat, ne nihil egisset, egisse oportuit etiam exemplo. Summa enim mille et quingentorum aureorum, qui quo tannis huic aedijicationi ad absolu tionem usque dabuntur tres aequa-
siano riconosciuti come legittimi. Ma per quanto riguarda questo stesso tempio cattedrale rimasto nella città, incominciato come si ritiene su disegno del Palladio an cora in vita, dato che dopo così tanti anni è ancora lontano dal l'essere completato al punto da sembrare che venisse segnata la religiosità della popolazione con un marchio non lieve di negli genza, lo zelo dell'attuale vescovo più volte fece sì che si trattasse coi cittadini e i canonici affinchè non tollerassero che un'opera tanto grande rimanesse troppo a lungo mutilata e incompleta e, compo sta la controversia che era sorta di alcune opinioni tra loro discor danti, con immensa letizia e plauso di tutti, portò le cose al punto che l'inizio dell'opera desi derata e attesa sia ormai immi nente o già realizzata. Fu però necessario che il ve scovo, che aveva agito con la pa rola, operasse anche con l'esem pio affinchè facesse qualcosa; in fatti la somma di 1.500 ducati d'oro che ogni anno saranno spesi fino a opera ultimata, fu divisa in
IO. Il Vescovo era solito celebrare solennemente in cattedrale circa 12 volte in un anno: cf. Asv, C. Conci/ii, Positiones, 132, f. 395r. Paolo V aveva provveduto all'edizione del Rituale Romanum nel 1614, Clemente VIII all'edizione del Missale Romanum nel 1604 e Urbano VIII nel 1634: cf. R. CABLÉ, L'Eucaristia, edizione italiana a cura di A. Btxzz). in A.G. MARTIMORT, La Chiesa in preghiera Introduzione alla Liturgia, edizione rinnovata, II, Brescia 1983, p. 206, 271. Il. Per questa notizia, cf. G. COLMUTO ZANELLA, L'Architettura... , p. 153. Su Andrea di Pie tro, detto Palladio, (1508-1580), rimando alle indicazioni di M. Roscr, in Grande Dizio nario Enciclopedico UTET, XIV, Torino 1970, p. 24-26.
238
_ _ _-----J
_
RELAZIONE lO MARZO 1617
tre parti uguali, impegnandosi a pagarne una egli stesso, la se conda i canonici, la terza i citta dini.
les in partes ila divisa est, ut unam ipse solvendam susceperit, cano nici alteram, tertiam cives"
12. La ricostruzione della cattedrale era stata affidata nel 1453 dal vescovo G. Barozzi al Filarete (A. Averulino). La città aveva donato una casa tra la chiesa e il palazzo cornu naie con il "regio", per facilitare i lavori. Posta la prima pietra il 12 maggio 1459, la co struzione era andata assai a rilento. S. Carlo nel 1575 aveva trovato l'edificio in uno stato deplorevole. Accantonato il progetto del Filarete, era stato preso in considera zione quello del Palladio, (Emo vi fa riferimento in questa relazione e Cornaro in quella del 1626) che aveva suscitato non poche perplessità dal punto di vista estetico e finanziario, (con quest'ultimo architetto il vescovo Ragazzoni con i suoi esperti non a· veva potuto raggiungere alcun risultato di rilievo). Un progetto presentato dallo Sca mozzi non soddisfece nessuno. Furono consultati Lorenzo Binaghi, Alessandro Bu snago, Francesco Maria Richini e Gian Maria Caneva. Gli architetti scelsero il pro getto che Fomoni ritiene ideato dal Bramante ma smentito dalle ricerche di G. Col muto Zanella. Emo doveva prendersi carico dei finanziamenti della fabbrica e fare opera di convinzione su alcuni canonici che si vedevano danneggiati dal progetto. Te mevano infatti che le case delle loro prebende andassero distrutte. Fecero perciò ri corso alla Curia romana. Emo aveva invitato gli interessati a un colloquio, illustrando le iniziative e la buona intenzione di non recar loro danno, garantendo di corrispon dere quanto dovuto. Nel riferire al card. Borghese sulla situazione, affermava d'es sersi reso conto "che questo è un tiro del demonio che invidia e vorrebbe impedire" i lavori. Emo chiedeva al cardinale di informare il papa con la preghiera che si astenesse dallo scrivere alcunchè contro la nuova fabbrica. I canonici il7 settembre 1613 firma rono il consenso per le opere che li interessavano. Tutto però rimase come prima. Per le somme necessarie al progetto, Emo chiese al card. Borghese l'indulto dal papa di disporre, dopo la morte di Milani, di una pensione di 500 scudi riservata sui frutti della Chiesa di Bergamo, tra le numerose di cui essa era gravata. Emo aveva sottos critto da parte sua una somma annua di 500 scudi da corrispondere nel corso della co struzione della fabbrica, che si aggiungeva a quella già offerta da Milani e dall'arci prete Moioli. Nel corso di queste iniziative Moioli tenne anche un discorso elogiativo nei confronti di Emo. Il Consiglio cittadino partecipò in quegli anni alle iniziative per il nuovo duomo. Nella seduta del 27 marzo 1610 aveva eletto i deputati con facoltà "di spendere ogni anno nella continuatione d'essa fabbrica scudi cinquecento delli avanzi che si faranno de' publici denari di questa magnifica comunità, mentre però che mons. reverendissimo Vescovo e detti signori canonici diano tanti scudi ogni anno si che per questa comunità si concorra solamente per la terza parte di tutta la spesa, oltre le oblationi che volontariamente verranno fatte". Verso la metà del sec. XVII Agostino Avanzi rielaborò il progetto del Bramante. Carlo Fontana in seguito lo modificò sostanzialmente aggiungendo a quello del Filarete il presbiterio, il coro e la cupola rappresentata poi in prospettiva con una grande tela dei fratelli Galliari: cf. AcvB.Arch. Cap., 227,Libro del Consortio ... cit.; ibid., 1076, Discorso periafabrica... .Dis corso difensivo del vecchio domo di S. Vincenzo, Bergamo 1614; BAv. Barberiniano lat.. 7792,f. 45r-v, 21 ago. 1613; ibid., Boncompagni E 23, f. 268r, 23 mago 1613,al card. Bor ghese, citazione; BCAM.Azioni, 52 (1610-1612),f. 18r-v; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 441, 465; II, p. 15·16,572; III, p. 381; E. FORNONI. Le cattedrali... , p. 85·90; A.G. RONCALLI. Gli Atti... , III, p. 65; B. BELoTTI.Storia di Bergamo ... , II, p. 165; III, p. 103-104; IV, p. 68, 203; L. PAGNONI. Le chiese parrocchiali... , I, p.3; V. ZANELLA. Bergamo città ... , p. 91; B. CASSINELLI. La Chiesa matrice... .p. 39; G. COLMUTO ZANELLA, L'Architettura... , p. 153·173.
239
---~-"---------------
VISITE AD LIMINA
Questa città ha tre altre chiese assai famose, non provviste però del ministero dei canonici, ma che hanno tuttavia le leggi delle collegiate per i divini uffici e rice vono denaro per le spese e contri buti dai redditi dei luoghi pii. Essendo la città divisa in tutte le quattordici parrocchie, il clero delle stesse è per lo più tale da e sortare i laici con la parola e con l'esempio a una vita più santa o tale certamente da non disto glierli dalla medesima e senza fre narli. Secondo le norme e la forma del sacro concilio Tridentino già da tempo fu eretto il Seminario con il contributo annuo di otto cento e più scudi d'oro, costituito da benefici semplici assegnati, e qui in appropriate costruzioni del luogo, grandi e adatte, sono edu cati circa cinquanta ragazzi e ado lescenti parte a spesa del luogo stesso, parte a loro proprie spese, dedicandosi a pratiche di pietà, allo studio delle lettere, ai riti, ai
Habet haec urbs tres alias perce lebres ecclesias, non illas quidem canonicorum ministeriis ornatas, collegiatarum, tamen leges in pera gendis officiis divinis referentes, sumptusque ac census ex piorum 10 corum redditibus accipientes." Et cum ea quatuordecim in parochias dividatur 14 universas, illarum cle rus is plerumque est, qui saeculares verbo et exemplo ad sanctiorem vi tam invitet, aut certe non eos ab ea revocet aut retardet," Ad sacri concilii Tridentini nor mam et formam iam pridem erec tum Seminarium est, annuo censu octingentorum et eo amplius aureo rum ex attributis beneficiis simplici bus conflato:" Ibique amplis, et accommodatis loci p ropriis in aedibus numerofere quinquaginta pueri et adolescentes, partim ipsius loci, partim eorum ip sorum expensis aluntur, ad omnem pietatis exereitationem, ad littera rum doctrinam, ad ritus, ad cantus
13. A S. Alessandro della Croce i sindaci della Confraternita del SS.mo Sacramento ave vano autonomamente istituito una residenza. Il vescovo Emo aveva sconfessato l'ini ziativa. La Congregazione dei Vescovi l'aveva consigliato di annullare la residenza, de putare nuovi sindaci, impiegare il denaro donato alla Chiesa per le necessità correnti e ammettere la residenza che don Pietro Deleidi intendeva istituire sotto la giurisdi zione del Vescovo: cf. Asv, Reg. Episc., 52 (1616), f. 47v, 29 apr.; ibid., 54 (1617), ff. 31v-32r, 21 feb. 14. Negli atti della visita di Emo non appaiono dati sulla quattordicesima parrocchia: cf. Acvs. Visita Emo, 38 (1612-1613), ff. 18Ir-188r. 15. Cf. Acta Sinodalia ... , p. 150-153,decreto VIII De c/ericorum moribus et vestitu; L. DEN . TELLA, I Vescovi... , p. 356-357. 16. Cf. A.G. RONCALLI, Gli Atti..., 1/1, p. 102. 164,282-283.
240
___........,j_O"'--
.,. .- _
RELAZIONE la MARZO 1617
ecclesiasticos, ad ea denique studia sub eruditis, piisque doctoribus et rectoribus incumbentes, quae cleri calis ordinis hominibus accommo data et opportuna esse possunt ad optimam religiosae et pastoralis vi tae rationem. Deducuntur ii singulis festis die bus in cathedralem ecclesiae, ibi que clericalia munera exercent, apte ad officium, religiose ad exem plum, iamque ex iis non pauci di missi sunt ad ecclesias curatas, quas laudabiliter administrant. Regularium virorum caenobia duodecim numerantur in urbe, si urbi adscribas, ea etiam quae aut illi proprius haerent, aut adiacent non ita longius," Monialium autem octo sed om nia urbis in sinu, quorum septem episcopo subduntur, unum regulari bUS. 18 In quibus omnibus cum ob servantia votorum et regularis vitae disciplina religiosa perfectio viget,
canti ecclesiastici, dediti agli studi sotto la guida dei maestri e rettori istruiti e pii, studi che per gli uo mini dell'ordine clericale pos sono essere adatti e opportuni per un'ottima regola di vita religiosa e pastorale. Tutti i giorni festivi sono condotti nella chiesa catte drale e qui esercitano i compiti propri dei chierici in maniera atta all'ufficio, con esattezza esem plare, e non pochi di loro sono già stati inviati nelle chiese parroc chiali, che governano lodevol mente. Si contano nella città dodici conventi di regolari, se si conside rano come appartenenti alla città anche le adiacenze più vicine o le parti non molto lontane. Invece i conventi di monache sono otto, ma tutti nell'interno della città, sette dei quali sottopo sti al vescovo, uno ai regolari. In tutti è fiorente, con l'osservanza dei voti e con la disciplina della
17. In Bergamo alta erano insediati i Carmelitani, gli Agostiniani, i Francescani Conven tuali, i Teatini, i Servi di Maria; nei sobborghi risiedevano i Cappuccini, i Celestini, i Domenicani, i Riformati Osservanti, i Crociferi, i Canonici Regolari Laternanensi, i Vallombrosani; si aggiunsero a questi ultimi i Somaschi e i Terziari. Contro le norme del sinodo provinciale pubblicate dal card. Borromeo nel 1613, i regolari avevano fatto ricorso al podestà invece che ai superiori ecclesiastici: cf. Asv, Borghese, Serie l, 905, f. 339v-340r,3 ago. 1613; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monasttche..., I, p. 31-33; E. CALLIEROTTI, L'Ordine Francescano in Bergamo (secoli XIII-XIV), in Il Francescanesimo in Lombardia, Storia e Arte, Milano 1983, p. 93-100; F. BUONINCONTRI, Conventi e mona sterifrancescani a Bergamo. ibid., p. 267-296;A. MOSCONI -S. LoRENZI.I conventifrance scani del territorio bergamasco. Storia, Religione, Arte. Presentazione di MONs. CESARE PATELLI. Bergamo 1983.C. FUMAGALLI, S. Agostino di Bergamo. La storia e l'arte delle Chiese e dei conventi Agostiniani di Bergamo, Nembro, Almenno, Romano. Prefazione di SERGIO PAGLIAROLI. Copertina di EGIDIO SARTORI. Bergamo 1990. 18. Era soggetto ai regolari il monastero di S. Marta, delle domenicane. Le monache di
241
-------------------VISITE
AD LIMINA
vita conventuale, la perfezione re ligiosa o sicuramente la cura e il desiderio della perfezione. Non ve n'è alcuno che ora per qualsiasi motivo lasci uscire le converse, nessuno che accolga fanciulle per educarle. Non è con cesso di entrare nella clausura dei conventi se non secondo le pres crizioni del sacro concilio Triden tino. Nessuno dei regolari se non presenta l'autorizzazione con cessa dall'autorità apostolica può andare dalle monache per fare loro visita, né può farlo alcuno del clero secolare o anche del popolo se non presenta la medesima fa coltà data dal vescovo, redatta in scritto; possono però farlo senza autorizzazione quei secolari che siano legati da uno strettissimo vincolo di consaguineità, purchè anche questi vadano in tempo non proibito, il qual tempo, oltre alle feste di tutto l'anno, com prende anche i giorni di quare sima e di avvento. A ogni monastero di monache
aut certe cura et studium perfeaio nis. Nullum ex his est, quod nunc conversas quavis de causa emittai, nullum quod admittat ad educatio nem puellas. Nec eorum ingredi septa, nisi ex sacri concilii Triden tini praeseripto cuiquam concedi turo Adire moniales visitandi gratia nemo ex regularibus potest qui pro batam non afferat facultatem sibi auctoritate apostolica factam, nec quisquam saeculari de clero aut etiam de populo, qui non eamdem exhibeat ab episcopo datam et exa ratam scripto, Possunt tamen sine illa ex saecularibus ilIi qui arctis simo sunt consanguinitatis iure co niuncti, modo et hi ad eas accedant tempore non interdicto, quod qui dem tempus praeter anni totius fe sta, dies etiam quadragesimales at que adventales comprehendit," Suus cuique monasterio monia
Rosate erano passate alla giurisdizione dell'Ordinario, ma tramite il card. Mattei ave vano tentato di sottomettersi ancora ai Riformati. Il commissario apostolico, p. Gia como Mosconi, si era opposto recisamente all'iniziativa. Il Consiglio cittadino nel 1613 aveva discusso il progetto presentato dalle claustrali di S. Benedetto di includere nel loro giardino un tratto di strada adiacente al monastero, in cambio di altro terreno su cui aprire la via pubblica interrotta: cf. BCAM Azioni, 52 (1612-1614), ff 257r-258r,28 dic.; D. CALVI, Effemeride ..., II, p. 248, 526; III, p. 307,320-321; E. CAMOZZI, Le Istitu zioni monastiche , II, p. 14. 19.
Cf. Acta Sinodalia , p. 161, decreto XIX, De collocutione c1ericorum cum monialibus.
242
_ _ _-----l
_
RELAZIONE lO MARZO 1617
lium numerus praescriptus est, et cum partes episcopi sint ingredien tium ad habitum explorare liberam voluntatem, profiteri petentium, examinare stabilitatem propositi, agnoscere et approbare datas do tes, ipsa denique monasteria visi tare, et ad religiosae perfectionis propositum studium modis omni bus incitare, is qui nunc praeest, quantum illi dignatur Dominus mi sericorditer concedere, dat operam diligenter, ne qua in re illius requiri officium possit. Praeter commemoranda mona steria monialium, sunt in urbe Col legia alia septem, quinque multe rum in communi viventium, bina masculorum. Primum igitur est Capucinarum, quae numero vigintiquinque de sa crae Congregationis super huius modi constitutae licentia, ad regu lae sanctissimae leges, regulam ha bitu, victu, incolatu, clausura, tota denique pauperrimae et asperrimae vitae ratione ita servant, ut exem plo sint omnibus ad contemptum saeculi, ad veram abnegationem sui, ad coelestium rerum amorem.
20.
è stato prescritto il numero fisso e, poichè è compito del vescovo verificare la libera volontà di quelle che entrano per la vesti zione e di quelle che chiedono la professione, esaminare la consi stenza del loro proposito, cono scere e approvare la dote che por tano, e visitare infine gli stessi mo nasteri e stimolare in tutti i modi all'impegno che si sono proposte di religiosa perfezione, colui che ora governa, per quanto il Signore si è misericordiosamente degnato di concedergli, si impegna con di ligenza che in nessuna cosa sia ri chiesto il suo intervento. Oltre ai ricordati monasteri di monache, vi sono nella città altri sette collegi, cinque di donne che vivono in comune, due di uomini. Il primo è quello delle Capuc cine, le quali in numero di venti cinque, col permesso della sacra Congregazione appositamente stabilita, prendono le norme dalla santissima regola, praticano la re gola quanto all'abito, al vitto, all'a bitazione, alla clausura e infine quanto all'intero regime di una vita poverissima e durissima, così da essere di esempio a tutti nel disprezzo del mondo, nella vera abnegazione di sè, nell'amore delle cose celesti. Manca loro un
Cf. Asv, Congr. Episc. et. Reg., Positiones, 1616, B-C, Bergamo.
243
-----'-------------- VISITE
AD LIMINA
Una illis deest emittendae profes sionis facultas ad hoc usque tem pus desiderantibus et flagitantibus ideo denegata, quod, quae requiri tur in foeminis, nulla videretur adesse tuta ratio sustentationis. Sed cum illa tandem, Deo dante, inita existimetur sitque per earum procuratores Romae iam praesen tata, per Christi vulnera salutaria orant, obsecrant, obtestantur uni versi cives illustrissimam Congrega tionem ut concedat, quo illae non studio modo et sancta ratione vi vendi, sed solemni etiam nuncupa tione votorum, et professionis nexu perpetuo iunctas et addictas Deo agnoscere se ipsas humiliter pos sint deque tanto bono in Domino vehementer laetari. Alterum Collegium est Ursulina rum, quae non quidem voto sed sancto quodamfirmoque proposito adstrictae intra claustra degunt, ex quisita communis et perfectionis vi tae ratione sanctimonialium vitam imitantes,"
unico titolo per emettere la pro fessione desiderata e fino ad al lora richiesta quando sia stata loro negata, dato che sembrava non esservi quella sicura base di sostentamento che è domandata nelle donne, ma qualora final mente, con l'aiuto di Dio, essa sembri ormai avviata, e sia stata già presentata a Roma per mezzo dei loro procuratori, mentre tutti i cittadini pregano, invocano le pia ghe salutari di Cristo e supplicano la Congregazione a concedere che esse non solo col desiderio e il santo modo di vivere, ma anche con la solenne emissione dei 'Voti e col vincolo della professione possano umilmente riconoscere se stesse legate e consacrate per sempre a Dio, e godere intensa mente nel Signore di un così grande bene. Il secondo Collegio è quello delle Orsoline, le quali vivono nel chiostro legate non tanto dal voto quanto da un santo e fermo pro posito, imitando la vita delle mo nache con un genere di vita co mune e di perfezione.
21. La fondazione di questo istituto è attribuita a S. Carlo, visitatore apostolico nel 1575. Secondo gli atti di Cornaro risulta che S. Carlo dette al1e 30 congregate la regola di vita, e che le Orsoline avessero iniziato la vita religiosa con 7 congregate a S. Chiara il4 maggio 1573.Trasferitesi poi a Borgo Fuoco, nel 1595 si insediarono in una casa vicino a S. Lazzaro e 1'8ottobre 1609 a Colognola, dove fabbricarono chiesa e convento. Nel 1658 esse decisero di scegliere la regola carmelitana: cf. ACVB. Visita Cornaro, 42 (1624-1626), ff. 245r-246r; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 41-42; II, p. 4; III, p. 159,208; A. BELLINI. "Una donna perla pace': In anticipo di secoli sul cammino del tempo, in L'Eco di Bergamo, 27 novembre 1985, p. 14.
244
-------'-------------
RELAZIONE lO MARZO 1617
Tertium est Convertitarum et Poe nitentium Mulierum, quae quamvis nec professionem emittant, ut alibi fortasse faciunt, nec clausurae legi bus obligentur, nihilominus ita vi vunt ut quae olim olebant impurita tem, nunc Christi bonus odor exi stant, laboribus, vigiliis, orationi bus, usu sacramentorum, exercita tione virtutum et Corporis macera tione praeteritae vitae maculas
eluentes" Quartum est Puellarum parenti bus orbatarum:" Quintum Puerorum, quorum item parentes obierunt,"
Il terzo è quello delle donne Convertite Penitenti, le quali, ben chè non emettano la professione, come altrove forse fanno, né siano obbligate dalle leggi della clausura, tuttavia vivono in modo tale che esse un tempo olezzanti impurità, ora vivono come buon odore di Cristo, cancellando le macchie della vita trascorsa con il lavoro, le veglie, le preghiere, la pratica dei sacramenti, l'esercizio delle virtù e la penitenza corpo rale. Il quarto è quello delle fan ciulle che hanno perso i genitori. Il quinto è quello dei fanciulli i cui genitori sono pure morti.
22. S. Girolamo Miani aveva lavorato a Bergamo per il recupero delle donne dedite alla prostituzione. Il vescovo Federico Cornaro nel 1564 aveva ottenuto dall'ospedale l'uso di una casa per esse in S. Lazaro. Le convertite però l'avevano rifiutata prefe rendo ampliare quella già abitata. I Somaschi verso la fine del secolo XVI si disimpe gnarono da questa attività, gestita in seguito dalla diocesi e in particolare dall'istitu zione di don Regolo Bellotti, di cui più oltre: cf. Acvs. Monasteri femminili, raccogli tore n.2, Convertite, 1573; Regola per le Convertitefatta dalla ven. Congrega per il governo d'esse, degl'Orfani et dell'Orfane in Bergamo, per C. Ventura 1605; D. CALVI, Effeme ride... , I, p. 202,336; III, p.96; Regola dell'Ospitale per le Convertite, Bergamo 1776,p. 4-5; A.G. RONCALL!, Gli Atti ... ,1/1, p. 229; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , III, p. 288, 314; E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 100-101,292-293; II, p. 41-47. 23. Il Pio Luogo delle Orfanelle fu fondato da S. Girolamo Miani. Governato dai Soma schi nell'Ospedale della Maddalena, fu trasferito in una casa della contrada S. Gio vanni. Dava ospitalità a 44 orfanelle. Alla fine del sec. XVI il vecchio oratorio fu ristrut turato a chiesa: cf. Regula per le Orfane fatta dalla ven. Congrega per il governo d'esse, dell'Orfani et delle Convertite in Bergamo, per C. Ventura 1605; D. CALVI Effemeride... , I p. 343-344; G. RAVELL!, Brevi cenni..., Statistica del Luogo Pio delle Orfane, del Luogo Pio del Soccorso e degli Orfanelli di S. Martino, p. 13; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , III, p. 288; E. CAMOZZI. Le Istituzioni monastiche... , I, p. 100-101,292-293; II, p. 41-47. 24. Il Pio Luogo degli Orfanelli fu fondato da S. Girolamo Miani nell'Ospedale della Mad dalena e amministrato dai Somaschi con la Congrega, ovvero la Compagnia dei Pro tettori. Questa aveva fatto annullare dal Consiglio cittadino nella seduta de15 gennaio
245
- - - _......_ ' - - - - - - - - - - - - - - - -
VISITE
AD
LIMINA
A questi cinque Luoghi la prov videnza dell'ufficio pastorale e la carità ci spinse ad aggiungerne al tri due, cioè il Soccorso e il Luogo dei Mendicanti. Non è necessario esporre per quale motivo abbiamo fatto ciò, con quale vantaggio delle anime e dei corpi, con quale gioia dei buoni, con quanta approvazione della città. L'ultimo luogo pio, quello dei Mendicanti, accoglie in
Quinque hisee Loeis duo alia ad dere nos pastoralis officii providen tia et eharitas adegit, Sueeursum ni mirum et Loeum Mendicantium" Quo eonsi/io id fecerimus, quo fructu animarum et corporum, qua laetitia bonorum, quanta eum ap probatione Civitatis, dieere non est neeesse. Posterior Loeus qui Mendi eantium est, distinetas in aedes
1600 la vendita della casa di tintoria in S. Leonardo, proprietà degli orfani e l'acquisto alle Torrette dei beni lasciati in eredità da Ludovico Suardi, a motivo del mancato con senso della Congrega ad atti che risultavano compiuti da persone senza legittima au torità. Dopo varie vicende nel 1614 fu acquistata la proprietà dei fratelli G.B. e Ales sandro Colleoni, detti Caspi, nota come luogo di S. Martino, per scudi 7.400. Su quel l'area sorse l'orfanotrofio: cf. BCAM, Azioni, 47 (1598-1600), ff. 213v-214r; Capitoli della Congregatione sopra il governo degli Orfanelli in questa città di Bergamo (stam pate nel 1597 e nel 1605); D. CALVI, Effemeride ... , II, p. 128; G. RAVELL!. Brevi cenni..., Statistica ; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ..., III, p. 288; E. CAMOZZI, Le Istituzioni mo nastiche , I, p. 100-101,291-295; II p. 41-47. 25. Il Pio Luogo del Soccorso per le Fanciulle pericolanti e per le Donne Disonorate o Ca dute, e l'Ospizio per i Mendicanti sono attribuiti dagli storici a don Regolo Bellotti, che li avrebbe fondati il 3 febbraio 1612. Ma già nella seduta del Consiglio cittadino del 20 luglio 1607si trova un riferimento a don Regolo e al Soccorso. Il vescovo Emo nella festa del Corpus Domini volle dare un rilievo speciale ai nuovi Istituti, che egli più volte espressamente afferma d'aver fondato. Convocò dodici poveri che rivestì con tuniche bianche e che ospitò a pranzo in episcopio. Già il suo predecessore Ragaz zoni il giovedì santo aveva fatto un analogo gesto. I due Istituti per qualche anno pro gredirono uniti e amministrati da un'unica congregazione nelle case adiacenti S. Laz zaro, in borgo S. Leonardo. Nel 1616 il Soccorso acquistò una casa da un certo Capita nio in borgo S. Antonio e annessa edificò la chiesa dedicata a S. Carlo. Ragazze e donne cadute coabitarono, con risultati deludenti. Una nuova casa fu progettata per separarle, come in effetti avvenne nel 1626. Dieci anni dopo il Soccorso ebbe un nuovo statuto. Il Pio Luogo ricevette notevoli vantaggi dai testamenti di Lucia Leoni, 7 aprile 1623, e di Sara Terzi, 29 dicembre 1658, da quest'ultima nominato erede uni versale a condizione che esso fosse amministrato da due monache di S. Pelagia di Mi lano.Ai due testamenti si aggiunse il 19 settembre 1670quello di Orsola Sensi. L'Ospi zio dei mendicanti ebbe una sede propria vicino alla porta del Mattume dal 1617. Vi fu rono acquistate delle case da un certo Medolago e nella nuova abitazione prese l'av vio anche la costruzione di una chiesa dedicata a S. Carlo: cf. BAV. Barberiniano lat., 5795, f. 291r, 22 mar. 1583, lettera del can. G. Beroa a S. Carlo; BCAM. Azioni, 50 (1606-1608), f. 170r; D. CALVI. Effemeride ..., I, p. 43-44,168,313; Il, p. 272-273, 336-337, 479-480,510; III, p. 80, 416-417; B. BELOTTI. Storia di Bergamo... , III, p. 288; IV, p. 68, 72-74, 88.
246
-----'---------------,--------1
RELAZIONE 10 MARZO 1617
utrumque sexum excipit ab anno quinto ad usque duodecimum et a sexagesimo usque ad vitae finem; quin alterius etiam aetatis foemi nas et masculos, aliunde unde vi vant omnino non habentes et ad vie tum sibi comparandum prorsus ineptos. Sed in priorem Locum, quem Sue cursum nominavimus puellas nubi les includimus et viripotentes, eas maxime quas pulchritudo commen dat, alienaquae libido sollicitat ad peccatum, nec parentum aut alio rum custodia satis defendit. Eum dem tamen Locum iis etiam patere volumus quas recens lapsus infecit, neque tamen peccandi consuetudo omnino corrupit; sed has ab intac tis discretas et separatas non nisi cum sui similibus patimur commo rari. Plura numerantur in Urbe Loca Pia, pleraque censu et redditibus nobilia, nobiliora junctionibus et ministeriis, Misericordiae, Consor tia, Hospitalia, Montes, Confrater nitates, Disciplinae et alia consimi lia, non dissimilibus vocabulis nun cupata. In his Misericordia maior princi pem locum tenet, cuius impensis stat quantum qualeque spectatur
247
edifici separati persone dell'uno e dell'altro sesso, dai cinque anni fino ai dodici, e dai sessanta fino alla fine della vita, inoltre anche donne e uomini di età diversa, che non hanno da altra parte mezzi per vivere e che sono assoluta mente incapaci di procurarsi il so stentamento. Nel primo Luogo che abbiamo chiamato "Soccorso" accogliamo fanciulle non sposate e idonee per il matrimonio, quelle special mente che la bellezza mette in vi sta e l'altrui libidine spinge al pec cato e che la custodia dei genitori o di altre persone non difende suf ficientemente. Vogliamo tuttavia che lo stesso luogo sia aperto anche a quelle che una recente caduta ha colpito e tuttavia l'abitudine a peccare non ha assolutamente corrotte. Ma a queste permettiamo che, se parate da quelle illibate, abitino insieme solo con quelle che si tro vano nella stessa condizione. Nella città si contano numerosi Luoghi Pii, la maggior parte rino mati per beni e rendite, più illustri ancora per i loro compiti e mini steri: Misericordie, Consorzi, Ospedali, Monti, Confraternite, Discipline e altri simili, chiamati con nomi non diversi. Fra questi occupa il primo po sto la Misericordia maggiore, a spese della quale si innalza, tale e quale si vede, il tempio dedicato
---------------------,--
VISITE
AD LIMINA
dicatum Deiparae Virgini tem plum," Pario lapide, pictura et auro micans, caelato argento, pre tiosa suppellectile, sedilium tessel lato opere et emblematibus, supra
alla Vergine Madre di Dio, di marmo Paria, splendente di di pinti e d'oro, insigne al di sopra di ogni immaginazione, per argento, cesellato, preziosa suppellettile, lavori d'intarsio dei sedili e figure
26. Il tempio di S. Maria Maggiore, così denominato per onorare le quattro principali fe ste della B. Vergine, è il più insigne edificio dell'epoca comunale a Bergamo. Da una testimonianza giurata di Lanfranco Mazocchi conservata nell'Archivio Capitolare, ci tata da M. Lupo, si parla di S. Maria e di S. Vincenzo come di una sola chiesa matrice. Prima della sua riedificazione i canonici celebravano in quella d'inverno, in questa d'estate. La chiesa fu completamente ricostruita come voto della città contro la peste e la carestia nel 1137, su disegno del campionese mastro Fredi, uno dei famosi maestri Comacini, in forma di croce greca a 3 navate, con 2 porte laterali. La porta esterna verso piazza del duomo fu disegnata da Giovanni Campilioni che eseguì verso il 1355 coi suoi collaboratori i bassolirievi che l'ornano. Risulta composta in due ordini di marmi locali e veronesi, organica nelle linee originali, ricca di particolari d'ornamen tazione, fantastici ma d'un disegno robusto. Le statue sopra l'arco lavorato furono prodotte verso il 1398, eccetto la statua equestre di S. Alessandro, opera del Campi lioni. Il figlio di questi, pure Giovanni, eseguì l'altra porta a mezzogiorno, con figure in bassorilievo, decorazioni a fogliami e fiori dal vero, fondi azzurro dorato. La guglia superiore è di Antonio d'Alemagna, mezzo secolo dopo. L'esterno dell'edificio ha conservato il carattere originario di stile gotico-lombardo, specie nella parte esteriore dell'abside costruita con arenaria di Villongo. È una struttura mossa, ardita e mae stosa, con le linee grandiose dei due capicroce e il tiburio slanciato ed elegante. J1 cam panile è opera del maestro Bertolasio Moroni, ultimato nel 1436,rìpreso sul progetto iniziato nel 1425 da un altro Giovanni da Campione. La balaustra e la cupola in rame furono aggiunte verso la fine del 1500 ma non in linea architettonica con la parte sot tostante. L'interno ha subito ristrutturazioni con la chiusura dei matronei, le eleganti pilastrate rivestite di pesanti lastroni di marmo, le pareti coperte di stucchi, dorature e dipinti del sec. XVI, troppo esuberanti per l'ambiente severo. Nel 1340 la città fece col locare in basilica il battistero costruito da Giovanni dé Campilioni. Nel 1347un certo pittore Guglielmo affrescò l'albero della vita ispirato a S. Bonaventura. Tra i vari artisti che lavorarono in basilica si ricordano Pasino da Nova, Pietro, suo fratello, Michele da Ronco, Francesco da Ponte (Bassano), Ercole Procaccini, il Cavagna, il Salmeggia che con lo Zucco affrescò la cupola, progettata da Francesco Ricchini. Altre opere prege voli si aggiunsero, come la croce d'argento, l'arca del card. Longo, la porta in legno la vorata ad intaglio da fra Antonio da Valcamonica, altri intagli e tarsie a opera di Fran cesco Capoferri (o Capodiferro), disegnati da celebri pittori, le tarsie di fra Damiano. Pregevoli tappezzerie e arazzi di Fiandra su disegno di Alessandro Allori arricchirono la basilica. I123 giugno 1449,su proposta del podestà, il Consiglio cittadino deliberò di affidare l'amministrazione dei beni, trascurati e non valorizzati, con le pertinenze della basilica e la sua fabbrica, al Consorzio della Misericordia Maggiore, con l'ob bligo che questa avrebbe provveduto al suo decoro e allo svolgimento del culto litur gico. Vennero così installati gli organi e si avviò l'insegnamento musicale strumen tale. La basilica ottenne dai papi bolle e privilegi, tra i quali l'esenzione dalla visita del l'Ordinario e della sua giurisdizione. Ne scaturirono vertenze e contrasti, come al
248
---~-""'""-----------RELAZIONE lO MARZO 1617
(idem insigne, sacrificantium quoti die numero sacerdotum," psallen tium multitudine clericorum," orga nis musicisque concentibus piane admirandum. Huic tantae religioni coniuncta in egenos mirifica liberalitas, mi rum in modum pium illum Locum commendato Vix enim dici potest, quanta religiosorum et sacrarum mulierum mendicantibus coeno biis, quanta pupillis et viduis ad vi tae sustentationem suppeditet, quam multas virgines in summa re-
monumentali, davvero stupendo per il numero dei sacerdoti che ogni giorno celebrano, il grande numero di chierici che recitano le ore divine, organi e concerti musi cali. Una meravigliosa liberalità verso i poveri congiunta a questo così grande culto religioso racco manda mirabilmente quel luogo pio. È difficile dire infatti quante cose somministri ai conventi di re ligiosi e di donne consacrate che chiedono elemosine, quante ai fanciulli e alle vedove per il loro sostentamento, così com'è diffi cile dire quante vergini, viventi in
tempo di S. Carlo che voleva imporre la visita annuale, rifiutata dal Consiglio citta dino per il privilegio appunto della bolla pontificia. Da notare che nel 1612 era stato definito il trasferimento del battistero dalla basilica in duomo, decisione di non pochi contrasti tra Capitolo e MIA, alla quale i rettori avevano imposto l'onere delle spese: cf Acvs, Arch. Cap., 159,Atti... , ff, 235r-237v, 14 nov. e 24 dico 1612; ibid., 160,Acta... , f, 17r, 18 nov. 1612; BCAM,2 Ducali B(1566-1656),fI57r-v, 18 gen. 1613; M. Muzto, Sacra historia... , p. 4-5; D. CALVI, Effemeride , I, p. 290-292; II, p. 578; A. MAZZOLENI, Guidaç.., p. 60-65; Inventario degli oggetti , p. 85-95; A.G. RONCALLI, Gli Atti... , 111,p. 334-355,366-371: B. BELOTTI, Storia di Bergamo... , II, p. 161-164,382-388,393-397; III, p.l04-105, 492-493, 540-541, 549: V. ZANELLA,Bergamo città ... , p. 94-103; G.B. BUSETTI, Santuari... , II, p. 8-61; M. LUCCHETTI -G. MASCHERPA· L. CHIODI.L;4rca di Santa Maria Maggiore, fotografie di L. LUCCHETTI, Bergamo 1985; F. CORTESI Bosco, li coro intar siato... , cit.; IDEM, n coro intarsiato di Lotto e Capoferri perSanta Maria Maggiore in Ber gamo, Lettere e documenti, Bergamo 1987; P. CAPELLINI. 650 anni del Battistero: più che l'età molti guasti a causa dell'inquinamento, in L'Eco di Bergamo, 26 maggio 1990, p. 8; B. CASSINELLI, La chiesa matrice... , p. 29-30, 48-54; P. CAPELLINI. Battistero, tra i più antichi e preziosi monumenti di Bergamo, foto di F. ASPERTI e B. BEDOLIS, in L'inserto del sabato de L'Eco di Bergamo, 3 novembre 1990, p. 1-5.
n
27. La collegiata era composta da 16 sacerdoti col priore, lO cappellani, 16 chierici: cf Isti tutione et ordini ... , p. 53-76; D. CALVI, Effemeride... , I, p. 291. 28.
S. Maria Maggiore ebbe dal sec. XV a suo servizio una scuola musicale con elementi formati dapprima privatamente, poi tratti dai suoi seminari musicali e che furono, in ordine di tempo, la scuola pubblica di grammatica, umanità e retorica fondata il 26 gennaio 1506, l'Accademia della Misericordia in sostituzione della prima eretta il 31 aprile 1566, e, soppressa questa, la nuova Accademia istituita il 3 febbraio 1617.Il Con sorzio della Misericordia o MIA provvedeva per le spese occorrenti: cf. A. MELI. L'Isti tuto musicale... , p. 11; L. TIRONI.n Liceo Ginnasio .... p. 10-11.
249
--------'----------------,....--
VISITE
AD
LIMINA
estrema povertà che vengono col locate in matrimonio, quante schiere di poveri nutra nella città e nella campagna. Ma quanto è grande la forma di religiosità di tale luogo, per il fatto che mantiene a sue spese un gran numero di chierici, perché cura che siano educati con costumi re ligiosi, nelle lettere sacre e umane? Seguono due Consorzi, che imitano con tutte le loro forze queste stesse opere della Miseri cordia Maggiore, quello alla Co lonna e quello sulla Croce, che hanno preso il nome dalle due
rum inopia constitutas collocet in matrimonium, quot pauperum gre ges alat in Urbe et in agro," llla vero eiusdem Loci quanta laus pie tatis, quod ingentem numerum cleri corum suis sumptibus alet, quod re ligiosis moribus, quod sacris huma nisque litteris instituendum cu rat? 30 Consortia bina sequuntur, haec eadem Misericordiae Maioris opera pro virili imitantia, a duabus insignibus ecclesiis Sancto Alexan-
29. Cf. Compendium onerum ... , p. 5,9, 13-15. 30. L'attività scolastica del Consorzio fu voluta dall'umanista Lorenzo de Apibus e dal fi glio Iacopo, meglio conosciuto come maestro Crotto nel continuare la professione pa terna. Essi coi rispettivi testamenti del 1337e 1361nominarono la Misericordia erede dei loro beni, da impiegare a beneficio dei poveri, specie degli scolari di buona indole scelti fra i non abbienti. Dapprima studiarono a Pavia, poi la Misericordia il 26 gen naio 1506 istituì una scuola pubblica di grammatica, umanità e retorica, aperta ai chie rici di S. Maria Maggiore e ai poveri di altre chiese. Il 31 aprile 1566 essa fu sostituita dall'Accademia della Misericordia per i chierici della basilica, con un convitto per i re sidenti fuori città. Soppressa nel 1610, il Consorzio istituì il3 febbraio 1617la Nuova Accademia del Venerando Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo, aperta a tutti gli allievi, dietro pagamento e gratuitamente ai chierici, non più di trenta, fra i 12 e i 18 anni, di buona e legittima famiglia e indole, inclinati alla vita ecclesiastica, sprovvisti di mezzi. La peste del 1630 bloccò l'istituzione che riprese il IO aprile 1631 come Terza Accademia. A seguito degli orientamenti mostrati dai chierici nella scelta del seminario diocesano, cresciuto di importanza con i vescovi Barbarigo e Giusti nianì, e di fronte al deficit della gestione dell'Accademia, il Consorzio nel 1683 decise che scuola e collegio fossero aperti ai cittadini non poveri, perciò paganti. L'istitu zione fu chiamata Collegio Mariano dal nome di Ambrogio Mariano, nominato il 9 giugno 1663 assistente generale dei lavori di ampliamento della "Domus Magna "della Misericordia, sede della scuola e del collegio: cf. Capitoli pertinenti alli chierici della ve neranda chiesa di S. Maria Maggiore di Bergamo ordinati dal mago Consiglio del vene rando Consortio della Misericordia Maggiore, Bergamo 1618; D. CALVI. Effemeride... , I, p.62, 116,169; III, p. 611-612; A.G. RONCALLl, Gli Atti... , 111,p. 372-373;B. BELOTTI. Sto ria di Bergamo , III, p. 414; IV, p. 79; A. MELl.L'Istituto musicale... , p. II; L. TIRONI. Il Liceo-Ginnasio , p. 9-12.
250
_'-------------
- - _........
RELAZIONE 10 MARZO 1617
chiese insigni a S. Alessandro in Colonna e della Croce.
dro dicatis, consecutae nomen in Columna 31 et in Cruce,"
31. La denominazione della chiesa di S. Alessandro in Colonna, dalla quale prende il nome la parrocchia e il borgo confinante con quello di S. Leonardo, è fatta risalire al 1133. È tradizione che in quell'area si trovava il giardino di Crotacio in cui sorgeva un tempio pagano. Lupo alla morte del padre Crotacio vi aveva innalzato due colonne con la sua statua sull'una e un'ara per i sacrifici sull'altra. Mentre Alessandro teneva il suo discorso, la colonna finì in pezzi, ma le autorità imperiali decisero la decapita zione del confessore. Grata provvide alla costruzione di una chiesa in onore del mar tire sul luogo della sua esecuzione. Nel sec. XV fu costruita un'altra chiesa, consacrata dal vescovo Ludovico Donati il 23 ottobre 1474. Seguirono altri lavori iniziati nel 1572, e la consacrazione il30 aprile 1627da parte del vescovo Agostino Priuli. L'attuale tem pio è opera dell'architetto canonico Marco Alessandri per la cupola, il presbiterio e il transetto. La facciata a due ordini sovrrapposti in blocchi di marmo compiuta nel 1780 è opera dell'architetto Mario Cortinovis, barnabita, e le 5 statue di Alessandro Sanz. Il campanile, iniziato da Giuseppe Bovara nel 1842, con enormi blocchi di marmo, è stato ultimato nel 1906 da Antonio Preda e Virginio Muzio, ma la parte superiore non corrisponde all'inferiore in proporzione. Sul sagrato il vescovo Emo nel 1618 prov vide a far collocare una colonna d'epoca romana. L'interno della chiesa a navata unica, con i numerosi altari, decorazioni e opere d'arte, pur con qualche linea non troppo proporzionata, dà il senso del maestoso e del sacro. L'altare maggiore è stato realiz zato da Giacomo Quarenghi nel 1778, la pala dell'ancona centrale raffigurante il marti rio di S. Alessandro è di Enea Salmeggia. La chiesa è dotata di numerose opere d'arte e di arredi sacri. Dopo gli avvenimenti del 1561 il capitolo di S. Alessandro, in attesa della nuova chiesa, sembrava essere orientato a insediarsi in questo tempio: cf. Acvn, Visita Emo, 38 (1612-1613), tf. 187r-188r; CELESTINO. Historia ... , II/l, p. 147-149; D. CALVI. Effemeride , I, p. 412, 510-512; II, p. 307,408; III, p. 214, 288, 386, 392-393; A MAZZO LENI, Guida , p. 78-79. Inventario degli oggetti..., p. 4-17; A. G. RONCALLl. Gli Atti..., lIII, p.147-148; M. LUMINA, S.Alessandro ... , p. 6-49,51-54,72-82; L. PAGNONI,Le chiese parrocchiali... , I, p. 52-55. 32. Si ha notizia della chiesa S.ti Alexandri de Mugazone nel testamento di don Bonifacio Suardi, preposito, che nel 1183 istituisce erede il canonico Vasco. Gli storici danno alla parola Mugazone il noto significato di Masone. Per tradizione Grata avrebbe fatto collocare una colonna di marmo a ricordo dei gigli sbocciati dal sangue del corpo mar tirizzato di S. Alessandro e sull'area in seguito una chiesuola dedicata al patrono. Se condo Pinamonte Brembati la prima cappella sarebbe sorta in mezzo alla strada, su un crocevia, da cui la denominazione di S. Alessandro della Croce. Risultata troppo angusta, sarebbe stata costruita una chiesa verso oriente. È anche tradizione che a me moria del primo oratorio distrutto sarebbe stata collocata una colonna, poi sostituita da una fontana. Rifatta dalle fondamenta, fu consacrata il 2 gennaio 1517 (150??). I maestri luganesi Antonio, Francesco e GiovanMaria Trecino fra il 1676 e il 1693 ri strutturarono il tempio che nel suo complesso tuttavia è opera dell'arch. Quarto Sal vio. La nuova chiesa consacrata dal vescovo Antonio Redetti i131 dicembre 1731non era ancor finita. La facciata, progettata inizialmente da Gian Francesco Lucini nel 1812,fu portata a compimento nel secolo dopo su disegno di Virginio Muzio, modifi cato da Agostino Caravati. Il campanile fu costruito nel 1714 su progetto di Giovan Maria Trecino e dello scultore Antonio Vescio. Nell'interno il tempio è dominato dal l'altare maggiore, spazioso, in linee neoclassiche, di Giacomo Romilli. La balaustra, in verde Varallo, è opera di Pier Giacomo Manni, mentre Gian Giacomo Manni ha la
251
-------'-~----~-------
VISITE AD LIMINA
Viene poi l'Ospedale maggiore, speranza dei poveri, aiuto dei ma lati, rifugio dei pellegrini, consola zione degli amitti, domicilio degli esposti. Ma la provvida carità del Luogo alimenta gli esposti prima per mezzo di nutrici, poi, rag giunta una certa età, insegna loro un mestiere donde possano rica vare per sè il nutrimento. A questi Luoghi Pii si aggiunge il Consorzio dei Carcerati, opera di pietà degna d'essere ricordata, che si può riconoscere proprio di questa città; da qui infatti rice vono il sostentamento tutti quelli che sono incarcerati per debiti o puniti per le loro malefatte. Si aggiunge il Consorzio della Pietà dal quale viene assegnata la dote a quelle ragazze povere cui però non sia di ostacolo la colpa o anche solo il sospetto di aver per duto l'integrità. Si aggiungono anche molti altri Luoghi Pii il cui impegno è di dare marito a giovani oneste o di sollevare con l'aiuto di medici e medicine, i malati poveri che re stano nelle loro case, o accogliere e sostentare i malati di mente, o
Sequitur Hospitale Maius, spes pauperum, subsidium egrotantium, peregrinantium perfugium, sola tium miserorum, domicilium expo sitorum. Expositos autem Loci pro vida charitas primum nutricibus alit, tum firmata aetatula instituit artibus, unde sibi possint alimenta parare. His Locis accedit Carceratorum Consortium, memorabile opus pie tatis, quod huius urbis proprium agnoscas. Hinc enim inopes victum habent, quotquot alieno aere pres sos carcer habet, aut oppressos ma lejactis. Accedit Consortium Pietatis, a quo dos datur puellis indigentibus, quibus tamen nulla adversetur aut culpa perditae integritatis, aut etiam suspicio. Accedunt etiam plura alia Pia Loca, quorum est vel honestas puel las nuptui dare, vel inopes aegrotos domi manentes medici et medici nae ope solari, vel mente destitutos excipere et sustentare, vel accepto
sciato un pregevole altare e un paliotto di S. Antonio di Padova. Cospicuo anche per questa chiesa il patrimonio artistico in dipinti e arredi sacri: cf. CELESTINO, Historia ... , IIn, p. 147-149; D. CALVI, Effemeride... .I, p. 11-18,331-332,476; II, p. 102-103,254 (data di fondazione 1272),288,633; III, p. 408-409, 470: A, MAZZOLENl, Guida... , p. 77-78; In ventario degli oggetti... , p, 17-34; A. G. RONCALLl, Gli Alli... , l/II, p. 303, 308, 322-323, 325-327; V. GASDiA, Sant'Alessandro ... .p. 2-10; L. PAGNONI, Le chiese parrocchiali... , I, p. 47-51; L. TIRONI. S, Caterina ... , p. 11-13.
252
----------------RELAZIONE 10 MARZO 1617
pignore dare usui pecuniam paupe ribus, vel tandem congesta et coa cervata refrumentaria si immineat egestas, avertere famem ab urbe. Sodalitates etiam plures urbs ha bet et Confratrias Disciplinatorum Romanis confraternitatibus aggre gatas atque ideo earumdem piis operibus adstrictas et privilegiis gaudentes:" Sed earum nulla est, quae Doctri nae Christianae Sodalitati multitu dine, aut fructu par esse aliqua ex parte possit. Haec, ab urbe quasi e capite ducta, per totum subiectae dioece sis corpus vitalis quasi sanguis fun dit sese et omnes utriusque sexus, et cuiusvis aetatis in doctrinae chri stianae rudimentis et praeceptis erudiens, id agit ut noscant populi, qua e necessaria sunt ad comparan dam aeternam salutem, qua eque noverint, conentur reipsa praestare et stabiles in fidei fundamentis non itafacile possint in impietatis ac ne fariae doctrinae fraudem aliquam a finitimis haereticis induci.
di prestare denaro, dietro conse gna di un pegno, ai poveri, o in fine, se vi è pericolo di carestia, te nere lontana la fame dalla città con raccolta e accumulo di cereali. La città ha anche numerosi so dalizi e confraternite di Disci plini, aggregate alle confraternite romane e perciò legate alle opere di pietà delle stesse, di cui hanno anche i privilegi. Fra di esse non ve n'è però al cuna che possa in qualche modo uguagliare per numero e frutti la Confraternita della Dottrina Cri stiana. Questa, quasi derivata dalla città, si diffonde a guisa di sangue vitale dal capo per tutto il corpo della diocesi sottostante e, istruendo tutti dell'uno e dell'al tro sesso e di qualsiasi età nei principi e insegnamenti della dot trina cristiana, fa sì che i popoli co noscano ciò che si richiede per ac quistare la salvezza eterna e cer chino di mettere in pratica ciò che hanno appreso, e stabili sul fonda mento della fede, non possano tanto facilmente essere indotti da gli eretici confinanti in qualche
33. Nella visita pastorale Emo aveva trovato situazioni da correggere a Fontanella, Medo lago, Solza, Chignolo, Bonate Sopra, Sforzatica, Albino, Barzesto, Fiumenero, Gromo S. Marino, Ardesio, Gromo S. Giacomo, Castione, Songavazzo, Gandino, Vezzanica, Spirano, Cividate, Chiuduno, Credaro, Foresto, Sarnico, Sambusita, Oltre il Colle, Branzi, Bordogna, Endenna, Sornendenna, S. Bernardino, Roncola, Strozza: cf. Acva, Visita Emo, 38 (1612-1613), f. 73v, 76r, 77v, 79r, 84r, 155r-v, 161v, 164r-v, 202r-203r, 208r-v, 21Or, 237r-v, 239v; ibid., 39 (1614-1615), f. 2v, 12v, 24v, 56v, 63v, 67r, 70v, 183v, 194v, 218r, 222v, 226v, 232v, 247v, 250r, 252r.
253
VISITE AD LIMINA
Soda/itatem hanc, quam nos commissae nobis Ecc/esiae experi mur mirifice sa/utarem ad rectam administrationem, ad stabi/itatem et incrementum regulis et institutis communivimus. Itaque tertio quoque anno praefi citur ei generalis unus e canonicis:, generali tum ex canonicis, tum ex reliquo clero ex /aicis etiam nobi/io ribus varii officiales, protectores, administri, et visitatores adduntur. Singulis mensibus in cathedrali conveniunt inter se, cum generali of ficiales et praefecti scho/arum refe runt, aguntque tum generatim, tum in particu/ari de recta progressione scholarum, admonentur omnes ut naviter partes suas sustineant, ut prae/uceant caeteris christianae vi tae exemp/o, ut sint assidui in scho lis, crebri in usu sacramentorum, ut quos doceant christianam doctri nam christianae vitae ad exercita tionem, quantum possunt, indu canto In urbe igitur (pau/o enim post de dioecesi /oquemur) mascu/orum scho/as tres supra viginti numera mus, foeminarum viginti duas. In his magnus numerus docen tium, maximus addiscentium. Ha betur autem ratio sexus, ila ut sepa
inganno di empietà e di sacrilega dottrina. Abbiamo munito di norme e di regolamenti questo sodalìzio che noi constatiamo straordinaria mente utile per la retta ammini strazione, la stabilità e lo sviluppo della Chiesa a noi affidata. Ogni due anni gli viene perciò posto a capo come generale uno dei cano nici; al generale si aggiungono vari ufficiali, protettori , ministri , visitatori presi sia dai canonici sia dal resto del clero, sia anche' dai laici più illustri. Ogni mese gli uffi cialì si riuniscono nella cattedrale con il generale, e i capi delle scuole riferiscono e trattano sia in genere sia in particolare, sul giu sto progresso delle scuole. Tutti sono esortati a svolgere con zelo i propri compiti, a essere il modello a tutti gli altri con l'esempio di vita cristiana, assidui nelle scuole frequenti nell'uso dei sacramenti' in modo da spingere per quanto è' loro possibile, quelli ai quali inse gnano la dottrina cristiana, alla pratica della vita cristiana. Si contano nella città (parle remo della diocesi poco più avanti) ventitre scuole di maschi , ventidue di femmine. In queste grande è il numero di quelli che insegnano, grandissimo di quelli che apprendono. Si tiene poi conto del sesso, così che le fem mine sono istruite separatamente 254
-----'-'-------------
RELAZIONE 10 MARZO 1617
ratim a masculis foeminae addi scant et ad foeminarum magiste rium nonnisi foeminae admittan tur." Tot haec, ac tanta spiritualia bona a Deo huic urbi, sanctis iis in primis tntercedentibus, credimus esse concessa, quorum illa corpora regum omnium thesauris longe pre tiosiora honestis et sacris condita locis possidet ac veneratur. Sunt enim in cathedrali corpora Beati Alexandri martiris," Narni episcopi, Viatoris episcopi, Ioannis episcopi et martiris, Iacobi martiris et Hesteriae virginis et martiris. Sunt item Firmi et Rustici marti rum, Proculi etiam episcopi:"
dai maschi e a insegnare alle fem mine non sono ammesse se non donne. Crediamo che questi così nu merosi e così grandi beni spiri tuali siano stati concessi da Dio a questa città soprattutto per l'inter cessione di quei santi i cui corpi, di gran lunga più preziosi dei te sori di tutti i re, essa possiede e ve nera sepolti in luoghi sacri e deco rosi. Vi sono infatti nella cattedrale i corpi di sant'Alessandro martire, del vescovo Narno, del vescovo Viatore, del vescovo e martire Giovanni, del martire Giacomo e della vergine e martire Esteria. Vi sono pure i corpi dei martiri Fermo e Rustico e quello del ve scovo Proculo.
34. La consuetudine della separazione tra uomini e donne nella scuola della dottrina cri stiana, forse caduta in disuso per gli sconvolgimenti della peste del 1630, fu ripresa con slancio dal Barbarigo. L'attenzione di Emo alla pratica della dottrina cristiana è documentata da alcuni fatti, tra i quali l'ordine dato ai monaci di Pontida nella visita del 1613 che "in ogni modo si metta in piedi la Dottrina Christiana, conforme al li bretto che è stato stampato in Bergamo del modo di erigerla, et di governarla, stando che qui non ve n'è forma alcuna". Al curato di Bottanuco Gabriele Meli, il vescovo rac comandò di essere zelante nella predicazione, dopo aver costatato che non si impe gnava com'era suo dovere: cf.ACVB, Visita Emo, 38 (1612-1613), f. 38r, citazione f.71r; G. ZANCHI, L'età post-tridentina... , p. 187. 35. Nel 1612fu celebrata la festa di S. Alessandro con rito doppio perla facoltà data dalla Congregazione dei Riti, che nel 1614 approvò le lezioni dei Santi di Bergamo: cf. D. CALVI. Effemeride..., II, p. 402,614. 36. Il Consiglio cittadino con la delibera del 28 dicembre 1609 aveva deciso di far co struire "un onorevole deposito" per la conservazione delle reliquie dei SS. Fermo, Ru stico e Procolo. Si trattava di una cappella bene ornata, come si legge nei verbali delle Azioni, per custodirvi tutti i corpi santi. Ma la delibera non ebbe seguito e il progetto fu ripreso nel 1628.Il21 giugno 1611 il Consiglio cittadino, il clero e i due capitoli dei canonici avevano chiesto al card. Domenico Pinelli di interessare il card. R. Bellar mino "acciò si compiaccia di vedere et ritTerire nella Sagra Congregatione de' Riti quanto li pare circa le letioni de Santi Fermo e Rustico loro cittadini, per poterle met
255
VISITE
AD LIMINA
In antiquissima vero renovata nuper ecclesia Sancti Andreae cor pora Sanctorum martirum Domno nis, Domneonis et Eusebiae maiori sub altari religiosissime asserva n turo In ecclesia autem Sanctae Gra tae eius ipsius viduae corpus condi tum est. Hos quos illa habuit in ter ris initio nascentis Ecclesiae everso res idolorum, seminatores Evange lii, fidei propugnatores, et conse quentibus temporibus depulsores haeresum, amissae aut prostratae catholicae religionis restauratores et amplificatores, hos inquam eos dem certo putamus habere nunc i/ lam apud Deum in coelis commeri tatarum poenarum deprecatores, impetratores bonorum, vitae, fidei, salutis, incolumitatis propugnato reso Haec quae notavimus in Urbe po puli Bergomatis insignem pietatem testantur. J7
Nell'antichissima ma da poco restaurata chiesa di Sant'Andrea, sotto l'altare maggiore, con gran dissima religiosità sono conser vati i corpi dei santi martiri Dommo, Domneone ed Eusebia. Nella chiesa di Santa Grata poi è sepolto il corpo della stessa ve dova. Questi ai suoi primordi la Chiesa nascente ebbe in terra come distruttori degli idoli, semi natori del vangelo, propugnatori della fede e nei tempi seguenti di struttori delle eresie, restauratori e diffusori della perduta o umi liata cattolica religione. Certa mente noi riteniamo che essa ab bia questi stessi ora presso Dio in cielo, protettori per scongiurare meritati castighi, intercessori di beni, difensori della vita, della fede, della salvezza e incolumità. Queste cose che abbiamo se gnalato nella città attestano l'insi gne pietà del popolo bergomense.
te re nell'officio della cathedrale acciò che questi santi venghino maggiormente hono rati", Il 17 settembre di quell'anno la Congregazione dei Riti riconobbe, ponente il card. R. Bellarmino, l'indentità e l'autenticità delle reliquie dei SS. Fermo e Rustico. Il 23 agosto 1614 furono approvate le lezioni per il breviario. Le reliquie dei santi erano considerate, come noto, un bene comune pubblico, soggette a particolari vincoli e a custodia speciale. La cittadina di Noventa interessò il doge di Venezia per ottenere una particella delle reliquie dei SS. Fermo, Rustico e Procolo. Il doge stesso, Marcan tonio Memo si interessò a tale richiesta e a quella analoga di un monastero. Il vescovo Emo fu autorizzato con breve pontificio del 30 dicembre 1615 e il Consiglio cittadino dette il suo benestare eleggendo due deputati per l'apertura delle urne con la chiave conservata nella cancelleria della comunità, sotto la sorveglianza di Galeazzo Suardi e Antonio Grumelli: cf. AcvB,Arch. Cap., 615,Anni 1438-1715... , ff. 71r-81v, citazione f. 71r; ff. 107r-108r, citazione f. 107r; BCAM,Azioni, 54 (l614-1616),f.139r, 14 apro 1615; ibid., 2 Ducali B (1566-1656), f. 159r, 30 dico 1615; Asv, Secr. Brev., 520, f. 3r. 37.
Cf.
B. BELOTTI,
Storia di Bergamo ... , IlI, p. 341-365; IV. p. 47-69.
256
RELAZIONE
10
MARZO
Quae ut conservetur et quotidie capiat incrementa maiora ad huius Ecclesiae regimen vocati, diu noctu que animo et corpore quantum pos sumus, contendimus et laboramus, perpetuo in animo versantes dic tum illud apostoli de nobis, deque nostris similibus clamantis, ipsi pervigilant, quasi rationem reddi turi pro animabus nostris." Verum iam satis est in urbe com morata narratio. Nunc ei dioecesis est brevi excur sione obeunda; quae erit pars al tera status Ecclesiae Bergomensis. Dioecesis igitur, quam nos post habitam primam nostram Sino dum 39 totam visitantes lustravi mus," sex nunc supra ducentas et
1617
Affinchè essa sia conservata e ogni giorno si accresca, noi chia mati al governo di questa Chiesa, di giorno e di notte, con l'anima e col corpo, per quanto ci è possi bile cerchiamo e ci impegniamo, tenendo continuamente presente nella mente quel detto dell'apo stolo, che parla di noi e dei nostri simili: essì sono vigilanti, come se dovessero rendere conto delle no stre anime. Ma ormai la relazione si è suffi cientemente soffermata sulla città. Ora bisogna affrontare con un breve discorso quella sulla dio cesi, che costituirà la seconda parte sullo stato della Chiesa di Bergamo. La diocesi dunque, che noi dopo aver celebrato il primo si nodo, abbiamo percorsa e visitata
38. S. PAOLO, Lettera agli Ebrei, XIII, 17. Emo con lettera dell'II novembre 1613 presentò al Papa il can. G. Barzizza per riferire sulle cause e processi da lui trattati con "la mas sima diligenza". Era motivo di apprensione la presenza di eretici a Bergamo, per la possibile ditTusione dell'eresia. Il vescovo Emo e l'inquisitore, dopo la denuncia di Baldassarre Colleoni che in città dimoravano quattro "case" di eretici "col privilegio del principe", avevano ricevuto istruzioni per la linea da seguire sulle indagini, al fine di scoprire altri eventuali protestanti che soggiornavano sul territorio per atTari. Col magistrato civile sembra che fosse stato trovato un accordo per un comune impegno. L'inquisitore aveva avuto difficoltà con le autorità circa le imposte da pagare; la somma era stata ricuperata col ricorso ai rettori e col procedimento della verifica delle patenti: cf. BAV, Barberiniano lat., 5195, f. 14v, 16r, 90r: ibid., 7792, f. 47r-v. 39. Il sino do celebrato dal 21 al 23 maggio 1613 aveva emanato 32 decreti. In quell'occa sione era stato trasportato da Roma a Bergamo, grazie all'interessamento di Gianbat tista Rosolini, il corpo della vergine e martire Maria, romana. Le reliquie esposte nella chiesa delle Cappuccine, furono trasferite in seguito nella parrocchiale di S. Alessan dro della Croce: cf. Acta Sinodalia ..., p. 143-168; D. CALVI, Effemeride... , II, p. 103. 40. Cf. Acva, Visita Emo, 38 (1612-1613), tT. Ir-250v; ibid., 39 (1614-1615), tT. Ir-5IOv.
257
VISITE
~
L..-
_
AD LIMINA
tutta, ha ora duecentocinquanta sei chiese battesimali e parroc chiali. Noi infatti abbiamo aumen tato il numero precedente nel l'anno passato durante la visita alle località montane. Infatti quelle popolazioni o quelle parti di esse che abbiamo visto già du rante la visita distare tanto dalla propria chiesa parrocchiale da non poter essere perciò facil mente sostenute con il necessario aiuto dei sacramenti, erigendo nuove parrocchie, per esse ab biamo consacrato le chiese più vi cine, separatamente dalle altre, e le abbiamo erette come proprie chiese parrocchiali, per una sicura e più comoda amministrazione dei sacramenti. La pietà degli abitanti man tiene circa la metà di queste, fon date su nessun titolo, in modo tale che da essi è fornita con ab bondanza e munificenza la mer cede al pastore, le suppellettili per la sacristia, tutto il necessario di cera, olio, coperture, paramenti sacri, arredi e ornamenti per gli al tari e la chiesa. E noi stessi che ab biamo dovuto occuparci della si tuazione attuale nel corso della visita, abbiamo visto con i nostri
quinquaginta ecclesias habet bap tismales et curatas," Nos enim priorem numerum au ximus superiori anno montana re petentes," Nam quos populos, aut quas po pulorum partes a veteri sua paro chiali abesse ita longe antea in visi tatione comperimus, ut inde non fa cile possent necessaria sacramento rum ope iuvari, novas parochias eri gentes, iis separatim ab aliis vici niores ecclesias consecravimus, at que uti proprias curatas ad certa et commodiora subsidia sacramento rum adscripsimus. Harum autem prope dimidiam partem nullo ni xam titulo incolarum pietas ita su stentat, ut ab his pastori merces, sa cristiae supellex, altaribus et eccle siae quidquid opus est cerae, olei, tegumenti, sacrae vestis, instru menti et ornamenti abunde et splen dide suppeditetur. Ac nos ipsi, quos in rem presen tem venire, dum visitaremus, opor tuit quod audieramus multorum sermonibus celebrari oculis nota,
41. Dagli atti della visita pastorale risultano erette in diocesi 251 parrocchie: cf. ibid. 42. Emo nel 1612consacrò la chiesa di Barzizza, nel 1614 quella di Bianzano, Peia, Nona, Teveno, Barzesto, nel 1618 quella di Spinone: cf. D. CALVI, Effemeride... , I, 264; II, p. 411, 422, 426-427, 431, 439-440.
258
-------'-'-------------
RELAZIONE
lO
tum animadvertimus ecclesias, quae omni prorsus patrimonio ca rent, longe paratiores et instructio res esse iis, quae cum certi aliquid habeant, dantur in titulum. Facit hoc pietas incolarum, cuius etiam clara argumenta videre licet, atque admirari in permultis aliis non curatis ecclesiis, quae diocesim peragranti passim occurrunt. Monti et agro varia ratio victus, ars etiam varia. Ager non quidem urbis delicias, sed sui ipsius, aut ur bis viciniora commoda sentit, ara troque insistens ac vinitoria falce armatus ab exculta glebe, ac bene consita vitae optata munera capit Caereris et Bacchi. Monti necessarius victus casta nea, lac et caseus; mi/ii parum.fru menti minus, utriusque a finitimis in ditionem invecti, subvecti autem in montem rara et perexigua parso Ars est stadere pecori atque etiam armento, eruere ferrum e ve nis.ferrum ipsum excoquere, inque varia belli, domus et agri instru menta conjla re,43 insudare caeden
MARZO
1617
occhi quanto avevamo sentito lo dare dalle parole di molti, e cioè che le chiese, mancanti assoluta mente di ogni patrimonio sono di gran lunga più adorne e provviste di quelle che, avendo qualche cosa di sicuro, sono assegnate in titolo. Ciò è dovuto alla religiosità de gli abitanti, della quale è possibile anche vedere e ammirare chiare prove in moltissime altre chiese non parrocchiali che qua e là si presentano a chi visita la diocesi. La montagna e la pianura hanno un modo diverso di vivere e anche i mestieri sono diversi. La campagna non gode certamente le comodità della città, ma usu fruisce di vantaggi propri o di quelli più prossimi alla città e la vorando con l'aratro e armata della falce del vignaiuolo, dalla coltivazione del suolo e da buone piantagioni raccoglie per la vita i desiderati doni di Cerere e di Bacco. Il sostentamento necessa rio per la montagna sono casta gne, latte, formaggio, poco miglio, meno frumento, entrambi intro dotti nel territorio dai paesi limi trofi; però la parte trasportata in montagna è rara e molto limitata. Il lavoro consiste nell'allevare greggi e anche armenti, cavare ferro dalle miniere, colare il ferro
43. Suggestiva la descrizione del Dezzo, in val di Scalve, con le officine funzionanti a pieno ritmo: cf. Vita de' Servi... , p. 86.
259
VISITE AD LIMINA
dis lignis, ligoni incumbere, inpri mis autem lanificium facere, cuius beneficio gens ea ab exteris non pa rum laudis refert, plurimum utilita tis. Sunt etiam qui agri frumentarii aut vacantis angustias perosi alio commigrant industriae, laboris et frugalitatis conatu rem sibi paran tes, quam referant ad suas. Sed et qui patrias amant sedes et qui petunt alienas, minus ex chri stianae vitae regula vivere se puta rent si suis, praesertim patrimonio destitutis ecclesiis partae rei non partem aliquam impertiant. Hinc aedium sacrarum earum maxime, qua e certi nihil possident, locuplex iIIa suppellex et ornatus insignis," Non iidem sunt fines spiritualis iurisdictionis Bergomensis et tem poralis. Etenim in Bergomensem di tionem inferunt sese Mediolanensis dioecesis per quadraginta quinque
stesso e fondere strumenti vari di guerra, di casa e di campagna, nel faticoso taglio della legna, nell'at tendere alla coltivazione dei campi, soprattutto nel lavorare la lana, dal cui vantaggio quella gente trae non poca lode dagli stranieri e moltissima utilità. Non mancano coloro che te mendo la scarsità dei prodotti della campagna o la loro man canza, si trasferiscono altrove, procurandosi con l'impegno del l'operosità, della fatica e della fru galità i mezzi che poi riportano alle loro terre. Ma sia quelli che amano le patrie sedi sia quelli che cercano quelle straniere, riterreb bero di vivere meno secondo la re gola della vita cristiana se non do nassero una parte di quanto hanno guadagnato alle loro chiese, specialmente a quelle non dotate di patrimonio. Da qui le ab bondanti suppellettili e l'insigne decoro di quei luoghi sacri, so prattutto di quelli privi di qual siasi patrimonio. I confini territoriali della giuris dizione spirituale di Bergamo e di quella temporale non coincidono. Infatti nel territorio bergomense si inseriscono la diocesi di Milano con quarantacinque chiese par
44. Tra le più celebri: la parrocchiale di Dossena e la basilica di Gandino. L'argomento verrà ripreso più oltre: cf. D. CALVI, Effemeride... , II, p. 224-225, 536.
260
RELAZIONE
10
parochiales ecclesias, Brixiensis per duas, Cremonensis per unam:" Contravero Bergomensis in Me diolanensem per unam tantum illa bitur, in Brixiensem item per unam, per quinque in Cremonensem. Vigintiquinque numerantur titu lati plebium praefecti suis singuli nominibus noncupati: archipraesbi teri, praepositi, primicerii, quibus tota subest certas quasdam in regio nes distributa dioecesis. Per hos vicarii et foranei nomine et munere auctos si idonei sint, aut per alios ad huiusmodi officium ap tos, nos in urbe, externum etiam gre gem quasi praesentes intueri sole mus et curare:" Horum enim esse volumus in commissa sibi regione indagare, an aliquid sit, quod epi scopi cognitionem et medicinam de sideret in clero, vel in populo, an cu rati praebeant se se in pastorali
MARZO
1617
rocchiali, quella di Brescia con due, quella di Cremona con una. Al contrario la diocesi di Bergamo penetra nel territorio di Milano con una sola parrocchia, pure con una in quella di Brescia, con cin que in quella di Cremona. Si contano venticinque prefetti titolati delle pievi, ciascuno con il proprio nome: arcipreti, prevosti, primiceri, ai quali è sottoposta tutta la diocesi distribuita in al cuni distretti ben definiti. Per loro tramite, elevati al titolo e all'inca rico anche di vicario foraneo, se sono idonei, o per mezzo d'altri atti a tale compito, noi, nella città, siamo soliti seguire e curare an che il gregge che sta fuori, come se fossimo presenti. Vogliamo in fatti che sia compito di questi vigi lare sul distretto loro affidato per rilevare eventuali necessità nel clero o nel popolo che richiedano la conoscenza e l'intervento del vescovo, per vedere se i curati nel
45. La parrocchia era Morengo: cf. ibid., Il.p, 69; inoltre v.Visite ad limina 1594 nota n. 83, 1675, note nn. 27-28. 46. Gli arcipreti risiedevano a Bariano, Fara d'Adda, Fara Olivana, Paderno, Dossena, Piazza Brembana, Casnigo, Scalve, Clusone, Solto, Nembro, Predore, Caleppio, Molo gno, Telgate; i preposti a Sovere, Terno, Gandino, S. Maria di Misma, Almenno S.S., Ghisalba; i primiceri a Scano, Seriate e Lallio. Anche Gazzaniga sembra avesse otte nuto il titolo. Nel 1615 circa era stata presentata la richiesta di elevare la parrocchiale di Zogno a prepositura: cf. Acvn, Sinodi diocesani, raccoglitore n. l. 1564 Cornelia l, 1574 Cornelia lII, f. 5v, Gazzaniga; ibid., raccoglitore n. 2, 1636 Grimana l, 1648 Gri mana Il, ff 3v-4v; Asv, Reg. Episc., 51 (1615), f. 102r, 30 gen. Zogno. 47. Erano segnalati casi di maleficio ad Azzone e Miragolo S. Marco, possessione diabo lica a Gorlago, spiritismo a Oltre il Colle: cf. Acva, Visita Emo, 38 (1612-1613), f. 103v; ibid., 39 (1614-1615), f. 120v, 183v, 194v.
261
-----------------VISITE AD LIMINA
cura quales eos esse aut oportet aut decet." an quae per sinodales con stitutiones generatim," ve! etiam quae pro temporum ratione tum universim tum nominatim praes cripta sunt, exequutioni manden turo Et quidquid corrigendum et emendandum compererint de eo de que aliis, quibus ad utilitatem ani marum necessaria sit episcopalis cognitio et authoritas, nos aut vica rium nostrum generalem 50 per lite ras, aut cum veniunt in urbem per se ipsos fideliter et accurate do cere," Per eos ipsos etiam et per ree tores singulos ecclesiarum de fide, vita et mori bus populorum diligen-
la cura pastorale si comportino quali bisogna o conviene che essi siano, se le norme stabilite in ge nere mediante le costituzioni si no dali o anche secondo le esi genze dei tempi, sia per tutti sia singolarmente, sono osservate; in formino fedelmente e con accura tezza noi o il nostro vicario gene rale per lettera o, quando ven gono in città, personalmente, su qualunque cosa trovino da correg gere e da emendare di tutto ciò per cui ad utilità delle anime sia necessaria la conoscenza e l'auto rità del vescovo. Anche per mezzo loro e mediante i singoli rettori delle chiese indaghiamo con somma diligenza sulla fede, vita e costumi del popolo, solleciti sem
48. Il vescovo aveva dato la facoltà al curato di Oltre il Colle, Vincenzo Valle tenendi in domo pro defensione personae suae illa arma laicis a legibus non prohibita: cf. ACVB, Vi sita Emo, 39 (1614-1615), f. 195v. 49. Cf. Acta Sinodalia ... , p. 146-147, 149-150, 159-161, decreti: III De Praedicatione Verbi Dei; VII De Residentia; XVIII De Congregationibus menstruis... Quos libros clerici ha beant; De Visitatione. 50. Era vicario generale Orazio Federici, di Esine (Brescia), già allievo del Seminario di Milano, dottore in teologia e diritto. Emo aveva trovato in lui "molti requisiti, come l'esser di famiglia nobile in queste parti e benemerito della Repubblica, che perciò ne gode molte essentioni et privilegii; curiale romano di molti anni, di vita et costumi es semplare, dottore che fatica per questa Chiesa". Il vescovo sollecitò l'interessamento del card. Borghese per l'autorizzazione di Paolo V a quell'ufficio. Egli lo nominò poco dopo protonotario apostolico. Emo sperava di avere dal Federici l'aiuto necessario e perché i curiali avendolo "avanti gli occhi dubitino se non fanno, come devono, il de bito loro". Egli tenne anche l'incarico di lettore della Bibbia e di teologo in cattedrale, con la relativa prebenda. Impossibilitato a tale compito per i molti impegni, Federici chiese un sostituto ma la Congregazione del Concilio non acconsenti: cf. Asv, C. Con cilii, Positiones, 9, f. 48r, 15 dico1618,f. 50r, 57v; ibid., Secr. Brev., 484, ff. 208r-210v,2 otto 1612; BAv, Boncompagni E 23, f. 219r-v, IO feb. 1612, citazione; f. 41r, IO feb.; f. 42r, 22 ago. 1612. 51. Cf.
ACVB,
Lettere pastorali... , 3, f.8, anno 1614.
262
---------'------------- RELAZIONE lO MARZO 1617
tissime inquirimus, perpetuo de eo solliciti, ne quid haereticae pravita tis, mercaturae, aut militiae occa sione a ftnitimis populis in commis sam nobis gregem irrepat," Con ve niunt item singularum regionum seu plebium, singulis mensibus se mel nunc in unam nunc in aliam suae regionis parochialem eccle siam curati omnes," idem eodem ordine semper in orbem facientes. Eoque in conventu, praesidente vicario foraneo, conferunt inter se, quae sunt e re boni pastoris, quae ex usu et incolumitate commissi gregis, consulunt de difficultatibus et incommodis suae parochiae, quae non sine aliorum consilio et remedio explicari possint et sanari. Et conscientiae casus aliquos diffi ci/iores excutiunt, eorum commu niori sententia approbatam solutio nem, scripto mandatam ad canoni cum transmittentes, quem in urbe ei rei doctissimum praefecimus,"
pre di esso, affinchè in occasione del commercio o del servizio mili tare, dai popoli confinanti non si infiltrino nel gregge a noi affidato idee dell'eretico errore. Ugualmente si radunano ogni mese tutti i curati di ciascuna re gione o pieve, ora in una, ora in un'altra chiesa parrocchiale del proprio territorio, facendo a turno la stessa cosa con il medesimo or dine. In quella riunione, sotto la pre sidenza del vicario foraneo, discu tono tra loro ciò che è compito d'un buon pastore, ciò che serve alla pratica e all'incolumità del gregge a lui affidato, si consultano a riguardo delle difficoltà e pro blemi della loro parrocchia per tutto ciò che non si può compren dere e sanare senza il consiglio e l'intervento degli altri. Discutono alcuni casi di coscienza più com plessi e trasmettono per scritto la soluzione, approvata dalla mag gioranza, al canonico molto colto che nella città abbiamo preposto a questo compito.
52. Il pericolo del1adiffusione del protestantesimo tramite i soldati provenienti dal nord Europa di stanza a Bergamo sarà accennato più oltre. 53. Le assenze ingiustificate al1e riunioni mensili causavano rapporti critici tra curati e vi cari foranei, come nel caso del curato di Villongo col vicario foraneo di Caleppio: cf. Acva, Visita Emo, 39 (1614-1615), ff. 12Iv-122r. 54. Erano rinomati i canonici Alessandro Terzi e Gerolamo Zanchi. Ma se non uno di essi, il canonico poteva forse essere Francesco Alzano, procuratore di Emo per la vi sita ad Iimina del 1618.Egli era succeduto nel canonicato e nel1a prebenda a Bartolo meo Pighetti nel 1609. Fu eletto patrono del1'ospedale nel dicembre del 1624.Fede
263
-----'------------.,...--
VISITE AD LIMINA
Quare cleri etiam forensis vita Perciò anche la vita del clero fo morumque ratio non illaudabilis, raneo e il comportamento non vestitus non immodestus, non im sono riprovevoli.il vestito non im probanda conversatio" doctrina modesto, il modo di vivere non ipsa non vulgaris, cum ex illo clero biasimevole, la dottrina stessa non comune, poichè fra quel
rico Cornaro trasferito vescovo a Vicenza nominò l'Alzano suo vicario generale. Egli "soggetto di valore per lettere e integrità di vita con universale sodisfattione et ap plauso" ottenne l'indulto di partecipare alle distribuzioni quotidiane del coro a Ber gamo per 2/3, pur non essendo residente. Cornaro propose l'Alzano al card. Barberini per la sede vacante di Feltre riconoscendo che "col suo sapere e valore mi solleva gran demente il peso episcopale di Vicenza". Anche il nunzio Giovanni Battista Agucchia a proposito della candidatura di Alzano alla diocesi di Crema informò che a "Bergamo rimangono tuttavia impresse le vestigie che S.Carlo vi lasciò della sua disciplina e l'Al zani ha cercato di calcarle per quanto ha potuto. Nel rimanente è di buoni costumi e di honesta conditione". L'Alzano fu colpito a morte con un'archibugiata dai suoi ne mici nel settembre del 1632sulla piazza del Mercato del Lino e la stessa sorte toccò a poca distanza di tempo all'arcidiacono conte Benaglio, in borgo S. Leonardo: cf.Acva, Arch. Cap., 101, Carte da testamenti per il r.mo Capitolo ed altri (rns), ff.nn., testamento del can. B. Pighetti pubblicato il29 dico 1609; ibid., 159,Atti... , ff. 253v-254r; ibid., 206, Acta capitularia Congr. S. Vincentii ab anno 1608 ad 1689 (ms), fascicolo 30 dico 1609; Asv, Secr. Brev., 729,ff. 388r-390r, 23 set. 1627; ibid., 745,ff. 6IOr-613v, 13gen. 1629,cita zione f. 611r; BAV, Barberiniano lat., 6054, f. 329r-v, 9 nov. 1630 citazione Agucchia; ibid., 7769,f. 22r-v, 5 mago 1629, citazione Cornaro; ff. 67v-68v, 17 set. 1632,lettera di Cornaro al card. Barberini sulla morte di Alzano; D. CALVI, Effemeride..., I, p. 23; 63, 71; B BELOTTl, Storia di Bergamo ..., IV, p. 151-152. 55. Gli atti della visita pastorale di Emo confermano questo giudizio sul clero, offrendo interessanti notizie circa la sua vita domestica, i rapporti con le comunità, le difficoltà, i comportamenti talvolta devianti, che tuttavia sono sempre eccezione non mai re gola. A Paderno i sindaci erano ricorsi alla Curia romana per l'assoluzione dalla sco munica incorsa poichè avevano costretto l'arciprete a pagare alcune tasse alla camera regia. Ad Alzano Sopra il curato Vincenzo Vincenti temeva di dover lasciare la cura d'anime per una lite coi parrocchiani per alcuni terreni. A Desenzano il curato aveva una vertenza con il comune circa la proprietà della chiesa. Egli inoltre si vedeva tolta arbitrariamente dai sindaci della Confraternita del SS.mo Sacramento l'amministra zione dell'eredità Franchina Ragna. Ad essi rimproverava la negligenza negli altri ob blighi di confratelli che tra l'altro, escludevano in modo sistematico dalle decisioni gli associati di Comenduno. Anche durante l'episcopato di Emo valevano le disposi zioni, già viste, di una facoltà scritta dei superiori per tenere in casa la domestica, vol garmente detta "massara", Dalla lettura non sempre facile degli atti della visita pasto rale di Emo, i sacerdoti si possono distinguere a questo riguardo in tre categorie. Al cuni tenevano a servizio in canonica la "massara", altri vivevano soli, altri ancora ave vano qualche persona legata da vincoli di parentela. Alla prima categoria appartene vano i curati di Brembate Sopra, Mapello, Solza, Medolago, Terno, Presezzo, Bonate Sopra, Bonate Sotto, Locate, Ponte S.Pietro, Mozzo, Breno, Treviolo, Albegno, Lallio, Sforzatica, Ranica, Vertova, P. Nossa, Clusone, Valzurio, Fiorano, Cazzano, Leffe, Cene, Vallalta, Almenno S.S., Vezanica, Azzano, Colognola, Urgnano, Bariano, Mor nico, Ghisalba, Telgate, Bagnatica, Predore, Parzanica, Esmate, Pianico, Sovere,
264
RELAZIONE 10 MARZO 1617
plures partim philosophiae partim
clero numerosi sono dotati di lau rea, parte in filosofia, parte in teo-
Berzo, Berzo S. Fermo, Zandobbio, Tresolzio, Cenate, Seriate, Malpaga, Fara Olivana, Fengo, Romano, Piazza Brembana, Sedrina, Rota S. Siro, S. Omobono, Villa d'Almè, Villa di Serio. Trentuno di quei curati affermavano di avere la facoltà dai superiori. Al cuni avevano una "rnassara vecchia", quattordici una "rnassara" oltre i 50 anni, dieci tra i quaranta e i cinquanta, undici una "massara" tra i 27 e 40 anni. Dichiaravano di non tener donne in casa i curati di Pontida, Ambivere, Bottanuco, Onore, Prad ella, Schilpario, Vilmaggiore, S. Pietro Pieve, Teveno, Bondione, Fiumenero, Gromo S. Ma rino, Boario, Novazza, Ogna, Premolo, Oneta, Peia, Alzano Sopra, Almenno S. Maria, Calcinate, Grumello, Villongo, Viadanica, Sarnico, Vigolo, Songavazzo, Spinone, Monte Nese, Lonno, Sambusita, Rigosa, Selvino, Aviatico, Costa, Cornalba, Dossena, S. Pellegrino, Camerata, Moio de' Calvi, Ronco, Carona, Valleve, Foppolo, Branzi, Fondra, Bordogna, Fuipiano, Somendenna, Stabello, Brembilla, Gerosa, Annunciata, Berbenno, Selino, Locatello, S. Michele, Roncola, Capizzone, Strozza, Botta, Redona, Valtesse. Vivevano o in casa paterna, o in canonica con i familiari (padre o madre, so rella o nipote, zia o cognata o fratello), i curati di Almenno S. Bartolomeo, Palazzago, Fontanella S. Egidio, Sotto il Monte, Chignolo, Carvico, Calusco, Filago, Madone, Scano, Ossanesga, Paladina, Albino, Desenzano, Rovetta, Fino, Castione, Colere, Az zone, S. Andrea, Gandellino, Gromo S. Giacomo, Valgoglio, Ardesio, Villa d'Ogna, Parre, Casnigo, Gandino, Barzizza, Nembro, Communuovo, Cologno, Martinengo, Cividate, Bolgare, CostaMezzate, Brusaporto, Grassobbio, Chiuduno, Tagliuno, Ca leppio, Credaro, Adrara, Paratico, Tavernola, Riva, Fonteno, Castro, Cerete Alto, Ce rete Basso, Endine, Ranzanico, Bianzano, Monasterolo, B. Terzo, Entratico, Casco, Gorlago, S. Stefano, Paderno, Serina, Frerola, Bracca, Spino, S. Gallo, Piazzatorre, Zo gno, Endenna, Fuipiano, Sorisole, Rossano, Scanzo, Torre Boldone, Gorle. Nel corso della visita pastorale fu inevitabile che Emo venisse a conoscenza di alcuni casi non conformi alle norme canoniche per prendere le opportune disposizioni: a Martinengo i cappellani erano sprovvisti della facoltà di tenere in casa la domestica; a Ghisalba fu revocata l'autorizzazione di coabitare con una certa Domitilla al cappellano Giacomo de Lamenis, a Parzanica il curato Leonardo Vecchio aveva a servizio una massara gio vane di 34 anni, "bella et fresca". Era rimasta vedova ed aveva un figlio, il cui padre era ignoto. Nonostante le richieste dei parrocchiani i quali dubitavano che la donna pas sasse anche la notte in canonica, il curato non voleva allontanarla. Il curato di Esmate aveva in casa pro servitute ma col dovuto permesso, una massara bonae vocis etfamae, di 45 anni. A Berzo il curato, GivanBattista Scartabelati, ospitava la cognata e una mas sara di 27anni "bella compagnona di buona vita, conditione et fama, et non è scandalo che la tenga in casa perché di buona fama". Al vescovo era stato riferito che il curato praticava una vedova e che visitava le sorelle della cognata. Emo assunse informa zioni da persone fidate e mandavit ulterius procedendum non esse et dictum presbiterum ... molestandum non esse. In casi analoghi furono coinvolti i curati di Corna e di S. Ber nardino, che Etrio scagionò con identici procedimenti. Il vescovo trovava anche curati che per un'opera di misericordia evangelica ospitavano in casa persone bisognose: il curato di Stezzano, Francesco Mapello, teneva nella canonica "una vecchia decrepita, per amor di Dio" e la massara, con la dovuta facoltà; a Seriate l'arciprete, Guglielmo Avvocati, ospitava una giovanetta per educarla, a Telgate l'arciprete Prospero Marenzi dava ospitalità a una donna vecchia e a due orfanelli il cui padre era stato ucciso; a Ro mano uno dei curati, Tommaso Gatti, aveva prelevato dall'orfanotrofio una ragazza la quale viveva con la madre in canonica. Emo teneva conto anche delle ripercussioni sull'opinione pubblica e sui parrocchiani per alcuni comportamenti non ecclesiastici
265
VISITE
AD
LIMINA
theologiae, partim sacri, profani logia, parte hanno il dottorato in que iuris laurea doctoratus exor diritto sacro e profano. net," Extra urbem in diocesi Scho Nella diocesi fuori della città si lae Doctrinam Christianam utrique contano duecentottanta scuole, sexui tradentes octoginta supra duche insegnano la dottrina cri stiana all'uno e all'altro sesso,
di alcuni sacerdoti che egli richiamava nel corso della visita pastorale: a Songavazzo il cappellano era stato visto ballare coperto con un lenzuolo, era appassionato per la cac cia alla lepre; di Gerolamo Belotti, curato di Fuipiano, si diceva che durante la notte avesse rubato del fieno e tre staia di frumento destinati all'incanto; Francesco Ambro sini, curato di Fondra, giocava in pubblico "alla balla" e a Branzi, nell'osteria di Beltra mino Arnbrosini, si divertiva in partite a tarocchi con Antonio Martino di Carona; a Gandino alcuni sacerdoti andavano "ne' publici balli a vedere". Il chierico Alessan drino Innocenti aveva fama di essere provetto giocatore a carte, sbaraino, ballo e altri divertimenti, ma per nulla obbediente a quel prevosto. Negli anni precedenti aveva messo all'erta le autorità il cavaliere di Malta Benaglio, che passava dallo stato veneto nel milanese con banditi a commettere soprusi e omicidi. Il gran maestro dell'Ordine era stato sollecitato a provvedere: cf. Acva, Visita Emo, 38 (1612-1613), f. 153v,Vin centi, f. 192r, Desenzano; ff. 237r-238v, Gandino, citazione f. 237v; ibid., 39 (1614-1615), f. 9r, Stezzano, f. 22r, Martinengo, f. 27r,Lameni, ff. 28v-29v,Telgate, f. 78v, Parzanica f. 94r-v, Esmate, f. 96v, Pianico, f. 99r, Songavazzo, f. 112v,Berzo S. Fermo, f. 124v, Seriate f. 165v, Romano, tI 219r-222r. Fondra, ff. 223r-224v, Fuipiano, f. 244v, Corna, f. 249r, S. Bernardino. Per i paesi citati: cf. ibid., Visita Emo, 38..., cit., ff. 12r-196v; ibid., 39..., cito ff. Ir-51Ov; Asv, Borghese, Serie l, 905, f. 286r-v, 305r, 13 apr. 1613; ibid., Reg. Episc., 52 (1616), f. 47v,29 apr., Paderno; ibid., 54 (1617),[. 191v, 15 set.
56. La costatazione di Emo si inquadra nel clima culturale vivacizzato a Bergamo da al cune iniziative tra la seconda metà circa del sec. XVI e la prima metà del XVII. Nel 1547i fratelli Caspi avevano fondato un'accademia, nel 1582era sorta l'Accademia dei Naturalisti. Marino Garzoni nel 1604 aveva costituito l'Accademia delle Belle Lettere, mentre i fratelli Pietro e Andrea Pasta avevano dato luogo tra il 1610 e il 1630all'Acca demia dei Pasti. Nel 1615 era sorta l'Accademia dei Solitari voluta da Odoardo Mi cheli, nel 1618 l'Accademia Mariana, poi Pio Luogo della Misericordia Maggiore. Il ve scovo Emo aveva fondato l'Accademia Ema nel 1617, con i seminaristi come accade mici. Nel 1642 era sorta l'Accademia degli Eccitati, su iniziativa di p. D. Calvi, Bonifa cio Agliardi e Clemente Rivola. Il vescovo Barbarigo ne era stato il protettore. A Clu sone nel 1638 circa Antonio Fugaccia aveva pure dato luogo a delle esperienze acca demiche. A Bergamo inoltre il capitano Pietro Dolfin nel 1669 aveva fondato l'Accade mia degli Arioni. Ai primi del secolo XVI era svanita la possibilità di istituire un colle gio dei Gesuiti con l'assegnazione delle rendite della prepositura di S. Maria di Misma. I Teatini avevano dato origine a scuole di morale teologica e grammatica, mentre il Consiglio cittadino aveva affidato un collegio pubblico a maestri di umanità, retorica e logica: cf. visita ad limina 1647, nota n. 12; Acvs, Visita Emo, 38 (1612-1613), ff. 15r-196r; ibid., 39 (1614-1615), ff. lr-51Or;BAv, Barberiniano lat., 5866, ff. 408v-409r, comunicazione del nunzio circa la prepositura di Misma, 30 mar. 1602; D. CALVI, Effe meride ... , I, p. 553; Il, p. 563; B. VAERINI, Gli Scrittori ... , p. 28-29; IDEM, Scrittori... , p. 86-87; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ..., III,p. 411-414; IV,p. 7,78-79; E. CAMOZZI, Le Isti tuzioni monastiche... , Il, p. 74-82; G. BARACHETTI, Mille ostacoli per chi aveva sete di sa pere, in L'Eco di Bergamo, 19 agosto 1986, p. 13.
266
----"'"""---------
RELAZIONE 10 MARZO 1617
centas recensentur, monasteria re gularium virorum viginti," monia lium quatuor, quorum duo epi scopo, duo regularibus parent, om nia iuxta regulae formam viventes. Quod diximus de urbanis, idem pIane dictum volumus de ecclesiis forensibus nimirum nullam fere ex iis esse, quam, praeter Confratrias Disciplinatorum, non comitetur in dulgentiarum thesauris dives ali qua sodalitas aggregata Romanis, eaque aut Sanctissimi Corporis Christi, aut Sanctissimi Nominis Dei, aut Sanctissimi Rosarii aut al terius aut alicuius misterii," Nullus item pagus est, cuius pau peribus et egenis pius aliquis Mise ricordiae Locus ibi institutus non soleat erogata elaemosina opem
ferreo Dioecesis habitatores numerum
venti monasteri maschili di rego lari, quattro di monache, due dei quali sono soggetti al vescovo, due ai regolari, tutti in modo con forme alla regola. Quanto abbiamo riferito sulle chiese della città, in uguale mi sura vogliamo sia affermato a pro posito delle chiese foranee, e cioè non vi è quasi nessuna di esse che, oltre alle confraternite dei Disci plini, non abbia alcuni sodalizi, aggregati a quelli romani, ricchi di tesori di indulgenza e questi sono o del Santissimo Corpo di Cristo, o del Santissimo Nome di Dio, o del Santo Rosario, o di qualche al tro mistero. Così pure non vi è paese alcuno ai cui poveri e bisognosi non sia solito venire in aiuto con offerta di elemosine un Pio Luogo di Mi sericordia ivi istituito. Si ritiene che gli abitanti della
57. Il numero è notevolmente inferiore ai monasteri maschili elencati in altre documen tazioni: cf. E. CAMOZZI, Le Istituzioni monastiche... , I, p. 32-33. 58. Dagli atti della visita pastorale di Emo risulta che in quasi tutte le parrocchie erano erette le Confraternite (o le scuole) del SS.mo Sacramento, ovvero del Corpo di Cri sto, del SS.mo Nome di Gesù e della Beata Vergine del Rosario. Numerose anche le Scuole dei Disciplini: nel 1674Calvi nota che erano 80 con 14.000 confratelli. Anche per le confraternite Emo provvide nel corso della visita a correggere, migliorare, risol vere vari casi segnalati per disaccordi tra sindaci e curati, amministrazione disordi nata, incuria nei registri, scadimento nell'osservanza degli statuti: a Solza, Medolago, Bottanuco, Breno, Curno, Curnasco, Lallio, Ranica, Desenzano, Fino, Vilmaggiore, Fiumenero, Vezzanica, Colognola, Urgnano, Spirano, Cividate, Brusaporto, Albano, Chiuduno, Credaro, Tagliuno, Sarnico, Paratico, Oltre il Colle,S. Croce, S. Pietro d'Or zio, Branzi, Bordogna, Endenna, Somendenna, S. Bernardino, Roncola, Strozza: cf. Acvs, Visita Emo, 38 (1612-1613), f. 34r, 35r, 40r, 57v, 61v, 66r, 67v, 87r, 90r, 97r, 109v, 115v; ibid., 39 (1614-1615), f. 2v, 6v, 14v, 12v,24v, 35r, 53r, 56v, 59r, 60r, 73r, 75r, 194v, 206r,219r, 222v,226v, 232v,247v,250v,252v; D. CALVI, Effemeride... , II, p. 653; M. RABA· GLIa, Devozione, Spettacolo e vita quotidiana: la processione di Santa Croce in Bergamo nel XVII secolo, in Archivio Storico Bergamasco..., 18-19 (1990), p. 79-118.
267
VISITE
AD LIMINA
creduntur conficere centum sexa ginta millium plus minus urbis et suburbiorum triginta millium, ut omnium summa non longe a ducen tis millibus absit," Faxit autem Deus, ut qui habita torum est idem sit etiam numerus iustorum, utque grex et pastor, post labentis temporis curricula ab his deductis, erepti ad aeternae beatae que vitae laetissima pascua admit tamur. Atque haec de dioecesi atque adeo de toto statu Ecclesiae Bergo mensis. E(mo) J(oannes)
diocesi assommino a circa cento sessantamila, a trenta mila quelli della città e del suburbio, così che il totale non è molto lontano da duecentomila. Conceda Dio che il numero de gli abitanti sia uguale a quello dei giusti e che noi gregge e pastore, dopo la vita del tempo che fugge, strappati da questi, siamo am messi nei pascoli felicissimi della vita beata ed eterna. E questo riguardo alla diocesi e a tutto lo stato della Chiesa di Ber gamo. G(iovanni) E(mo)
Bergomen.
Bergamo.
Relatio X triennii exhibita per pro curatorem in mandato expressum, die X martii 1617.
Relazione del decimo triennio consegnata per mezzo del procu ratore nominato nel mandato, il giorno lO marzo 1617.
Expta die XV aprilis MDCXVII
Inviata il 15 aprile 1617
59. Emo scriveva al card. Borghese di aver trovato a Bergamo molto più lavoro di quanto pensava e poteva sembrare. Rilevava inoltre che mentre nel processo per la sua no mina la popolazione era calcolata sulle 130.000 anime,in effetti a lui constava che erano 200.000: cf. BAv, Boncompagni E 23, f. 2l9r-v, l" feb. 1612; B. BELOTTI, Storia di Bergamo .... lll, p. 372, 406; IV, p. 182-183.
268
-----------~--~RELAZIONE 10 MARZO 1617
41 IL VESCOVO GIOVANNI EMO PRESENTA IL PROCURATORE
PER LA VISITA AD LIMINA GIOVANNI MARIA PACANI
RETTORE DI S. ALESSANDRO IN COLONNA
ALLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Illustrissimi ac reverendissimi domini Quod sanctae memoriae Sixti V constitutio exigit ab episcopis ut post triennium ad urbem accedant, Sanctorum Apostolorum limina visita turi, id ego hoc tempore pro eo ac debeo, qua possum ratione et veneratione per solvo. Serius id quidem quam oportebat in quo mihi temporis accessionem roganti superioribus mensibus, vestrae, illustrissimi patres, patuerefores be nignitatis, sed per episcopalium agmina occupationum non licuit omnino maturius" Debebam ipse per me id muneris obire, verum cum non debito voluntas, sed voluntati defuerit ipsa facultas, erit eiusdem benignitatis quae tardita tem tulit, officii personae etiam vicariam operam non recusare. Vestrae igitur illustrissimae Congregationi sistit se meo nomine honestis simus sacerdos loannes Maria Pacanus, rector tnstgnis ecclesiae Sancti Ale xandri in Columna;" et exhibita relatione status Ecclesiae mihi commissae, singulis manus humiliter deosculatur et nulla non precatur incrementa cha rismatum divinorum. Bergomi die XX februarii MDCVII lliustrissimarum ac reverendissimarum amplitudinum vestrarum humillimus et devinctissimus servitor loannes episcopus Bergomi Sacrae Congregationi Conci/ii 60. Il triennio cui Emo si riferisce è quello del 1612-1615.Nella documentazione manca la domanda di proroga che egli afferma d'aver presentato. Per la visita pastorale Emo fu impegnato fino al 1615: cf. Acvn, Visita Emo, 39 (1614-1615). 61. Giovanni Maria Pacani era rettore della seconda porzione in S. Alessandro in Co lonna. Nella successione cronologica di quell'ufficio è collocato in questo ordine: 1613 Scipio Sangallus, 1625 Ioannes Maria Pacanus, 1627 Bartholomaeus Adelasius: cf. BCAM, G. B. MANGANON1, Memorie ..., f. 5r.
269
------'-'---------------
VISITE
AD LIMINA
42 IL VESCOVO GIOVANNI EMO RINGRAZIA IL CARDINALE
PATRONE PER L'ACCOGLIENZA RISERVATA AL
PROCURATORE GIOVANNI MARIA PACANI
Asv, Lettere di Vescovi e di Prelati, 21, f. 126r, 128v Illustrissimo e reverendissimo patrone mio colendissimo Dal dottor Pacani ch'io mandai ad limina mi vengono riferite le gratie inusitate che con l'occasione vostra signoria illustrissima si è degnata di fare a lui et a me, mostrando di havere si viva e si benigna memoria dell'humilissima servitù che tengo con esso lei. Vengo perciò a constituirmi nuovamente obligato della vita alla gene rosità di vostra signoria illustrissima, unico mio signore al mondo, sup plicandola dal cuore continovarmi nella sua desideratissima et pregiatis sima gratia, mentre io tutto consolato della mia felicità di servire a pa trone e principe grande e potente, che sa e che sempre vuole beneficare i servitori suoi. Quest'onore io godo per benignità di vostra signoria illustrissima alla quale riverente m'inchino. Di Bergamo 31 di maggio 1617. Di vostra signoria illustrissima humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo Illustrissimo patrone Bergamo 1617
31 maggio
Il vescovo ringrazia vostra signoria illustrissima delli favori inusitati fatti al dot tor Pacani ch'egli mandò al Iimina.
270
-----""'------------足
RELAZIONE - lO maggio 1618
Asv, C. Concilii, Relationes dioecesium, Bergomen, orig., ff. 48r-55v La relazione presentata per la visita ad limina dell'undicesimo trien nio, 1615-1618, è composta da un fascicolo di 8 fogli, con la numerazione recente a timbro, di cui cinque hanno anche quella del vecchio catalogo, 326-330. Il testo della relazione, che non è firmata, si trova scritto sui ff. 50r-52v (mm. 20x30). Sul f. 53v è stata aggiunta una nota d'ufficio della Congre gazione. La visita ad limina fu effettuata dal procuratore, canonico Francesco Alzano, presentato alla Congregazione del Concilio da Emo con lettera a firma personale, f. 48r, 55r (mm. 19x29,50) e con l'atto notarile di de lega, f. 49r-v, 54 v. Sono bianchi i f. 53r, 54r-55v. Il fascicolo è in buone condizioni.
43
Statum Ecclesiae Bergomatis urbanum et forensem praeteritae visitatio nis persolutum nobis munus fuse descriptum dedito Ideo quod in presenti persolvimus eundem cum posset omittere, contrae tum tamen in angustum dabit, ut quae breve temporis spatium adiecit, suis ea assignata locis intexat. Urbs quae aprici cultique collis amoenitatae nobilis est, praesidio et mu nitione nobilior, ingenii et industriae magnam apud omnes gloriam habet, catholicae fidei et religionis non minorem. Duplicem olim habuit cathedralem ecclesiam, alteram beato Alexandro, alteram Beato Vincentio martiribus dicatam. Sed illa per novam munitionem aequata solo in hanc sese recepere cano nici Beati Alexandri et huius canonicis aggregati ex duplici congregatione Capitulum fecerunt, si mensam exceperis, caetera piane unum. Capitulo quod est canonicorum quadraginta quatuor, praesunt archidia conus, praepositus, archipresbiter. Insunt primicerii bini, itemque poeniten 272
'------------- ---------
VISITE
AD LIMINA
tiarius et theologus. Subsunt capellani duodecim, custodes sex, bini sacri stae, pensum singuli suum cumulate solventes. Varia eaque pretiosa templi suppellex, qua pro temporum varietate, tum arae tum ipsi sacerdotes litantes cultu ad magnijicentiam insigni exornan turo Sacra vasa complura caelato argento illusaque auro visenda. Ornamenta universa huiusmodi ut in singulis artem mireris cum materia et copia certan temo Inter quae bina signa pendentis Iesu intermicant l binaque pallia ar gento solido mira arte caelato suspicienda, nec non tabernaculum vario e la pide pretioso scite compactum, mire elaboratum? Sa rctae, tectae Capituli chorique leges, eaeque ad praeseriptum Provin cialium sanctionum compositae. Personarum ipsarum satis probati mores in ecclesia, in choro, domi.foris, sic ut coeteri praelucere agnoscant exemplo quos praestare loco vident. Egregium templum erit si suam, quam expectat, absolutionem acceperit quam nos ex quo fuimus ad hanc Ecclesiam vocati, numquam desivimus hortatu et ope pro viribus urgere. Interim tamen thesaurum habet quo par regno est, novem scilicet corpora sanctorum. Ut igitur de Sanctae Gratae corpore quod interiori in ecclesia monialium
l.
Emo sembra ricordare la croce astile in lamina d'argento sbalzato e cesellato, dise gnata da Pietro da Nova, realizzata da Ugo Lorenzoni (Ughetto da Vertova), e Michele Sili da Piacenza nel 1386. F. Cornaro aveva donato un pregevole crocifisso portato a Bergamo per interessamento del can. Beroa, come già accennato più addietro: cf. vi sita ad Iimina 1594, nota n. 16; Inventario degli oggetti... , p. 72-73; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , II, p. 396; L. PAGNONI, Le chiese parrocchiali ... , I, p. IO; IDEM. L'arte... , p. 75-76.
2.
Gerolamo Ragazzoni aveva concluso con Cesare Targoni, veneto, residente a Firenze, un contratto pro novo tabernaculo lapideo et inauratofabricando pretio scutorum mille ad summum. I canonici nell'ultima seduta del febbraio 1587 avevano deliberato sulla questua da effettuare per raccogliere la somma. Essendo stato il costo notevolmente superiore al previsto, era sorta una vertenza presso il magistrato di Firenze. Il Consi glio cittadino con una delibera del 1587 aveva deciso di donare scudi 200, versati poi nel 1589. Nella seduta del 16 maggio 1592 si discusse sulla mancata installazione del l'opera d'arte in duomo e sull'opportunità di intervenire presso le competenti auto rità, al fine di soddisfare il desiderio dei cittadini. Segui una seconda donazione di scudi 200 "per amor di Dio alli magnifici reggenti della scola del S.mo Corpo di Chri sto da spendere in detto tabernacolo" quando fu esposto: cf. ACVB, Arch. Cap. , 158, Atti..., f. 184r-v; ibid., 615, Anni 1438-1715... , ff. 55r-56v, 57r-58v, citazione f. 58v; ibid., Visita Ragazzoni, 31 (1590- 1591), citazione latina f. 155r; BCAM, Azioni, 43 (1590-1592), f. 260r; L. PAGNONl, L'arte... , p.70.
273
RELAZIONE
10 MAGGIO 1618
eiusdem tituli conditum est, nihil dicamus, nihil de iis quae in nova Divi An dreae ecclesia conservantur, Domnonis, Domneonis, Eusebiae martirum. Haec quae in cathedrali quorum nam sint, unde, eo, quo tempore quove auctore translata, a quo tandem recognita ope pretium attingere, septem sunt: Divi Alexandri martiris, Thebeae legionis signiferi, Urbis patroni, Narni et Viatoris episcoporum, Ioannis episcopi et martiris, Proiecticii, Ia cobi martirum, Hesteriae virginis et martiris. Conduntur haec sub altari in sa celio his ipsis dicato iIIuc e cathedrali ex ciso tempio, anno millesimo quingentesimo sexagesimo primo, idibus Augu sti, ab episcopo Federico Cornelio, postea Sanctae Romanae Ecclesiae cardi nali/ translata:' Reliqua tria Sanctorum sunt Firmi et Rustici martirum Bergomensium, Proculi episcopi et confessoris Veronensis, insuntque in altari maiori quae ab ecclesia campestri monialium Divi Benedicti his ipsis duobus martiribus dicata 5 per Carolum Borromeum, tum uti legatum a latere dioecesim hanc visitantem, nunc in Divos relatum' hac ipsa maiori in ecclesia anno mille simo quingentesimo septuagesimo quintodecimo kalendis octobris posita aut deposita coluntur.
3. Federico Comaro era nato il9 giugno 1531 da Giovanni di Giorgio e Adriana Pisani. Il 27 marzo 1560 ancora chierico era stato nominato vescovo di Traù, trasferito a Ber gamo il 15 gennaio 1561 e a Padova il 19 luglio 1577. A Bergamo celebrò tre sinodi, eresse il Seminario, restaurò il palazzo vescovile. Su incarico di Gregorio XIII redasse un inventario dei benefici e delle rendite del clero per un aggiornamento delle de cime. Fu promosso cardinale col titolo di S. Stefano in coelo nel 1586. Morì il4 ottobre 1590: cf. Hierarchia Catholica ... , III, p. 51, 133, 267; L. DENTELLA, I Vescovi... , p. 331-341; G. LIBERALI, Le "Dinastie ecclesiastiche" nei Camara della Chà Granda. Docu mentari sulla riforma cattolica pre e post-Tridentina a Treviso (1527-1577), a cura della Biblioteca del Seminario vescovile di Treviso, I, Treviso 1971,p. 15; P.FRASSON, Corner, Federico, in Dizionario biografico .., 29, p. 183-185; G. ZANCHI, Dagli inizi ... , 170-175. 4. Le reliquie erano state collocate provvisoriamente presso l'altare del SS.mo Sacra mento con quelle dei SS. Fermo, Rustico e Procolo: cf. A. G. RONCALLl, Gli Atti... , III, p.67. 5. 1121settembre 1617 il vicario generale Orazio Federici con altri ecclesiastici accompa gnati da fedeli e da devoti si era recato alla chiesa campestre dei SS. Fermo e Rustico e aveva fatto aprire e poi chiudere l'arca nella quale erano state conservate le reliquie dei martiri. Nel 1618 essa fu trovata colma di acqua miracolosa: cf. D. CALVI, Effeme ride... , III, p. 86-87, 544-545; N. BERGAMASCHI- A. RIBONI, Il monastero... , p. 27-28. 6. S. Carlo fu canonizzato da Paolo V ili o novembre 1610 col decreto Unigenitus Aeterni Patris. Nel corso del processo il Capitolo dei canonici aveva dato le informazioni ri chieste all'arciprete e al Capitolo di Milano il9 gennaio 1602: cf, ACVB, Arch. Cap., 159, Atti... , ff. 210v-211r; A. RATTI, Acta ... , IV, p. 395-414; A. SABA-A. RIMOLDI, Carlo Borro meo, arcivescovo di Milano, santo, in Bibl. Sanct., III, p. 812-846: A. M. RAGG I, Iconogra fia, ibid., p. 846-850; L. PAGNONI, L'arte ... , p. 101.
274
___----"_1....VISITE
AD LIMINA
Prima ilIa septem nullus episcoporum post translationem ne ipse quidem Borromeus tum legatus nunc sanctus, alio atque alio obice obsistente invi sit, ut aliqua iam esset multorum animis iniecta suspicio, ea aut non ilIuc i/ lata, aut inde aliqua ratione sublata. Tantae rei tamdiu neglectae aut omissae quae populum de tanto coele stium pignorum suorum thesauro sollicitum iam haberet, an nos etiam in dormiremus? Dies indicta visitationi illuxit, ingens populi concursus. Nos ad ecclesiam de more. Post orationem iubemus altaris interiora, su blato sacrato ingenti lapide, reserari: binae oblongae bene clausae, obsera tae clavibus arcae, inventae cum affixis schedulis pergamenis, sanctorum corporum praesentiam testantibus. Apertae arcae capsulas exhibebant, in terpositis ligneis saepimentis, distinctas separatim, nominatim sacra pi gnora continentes: habentes praeterea narratum, testatum, signatum op tima fide quidquid opus esset ad fidem. Exultare prae laetitia cives. Erumpente voce caelestes patronos ordine deprecari, cum episcopo sacer dotes omnes adstantes beatissimis cineribus prae dulcedine spiritus illacri mari. Acta.peracta deinde omnia quae de more adfidei reiquefirmitatem pari ter et perennitatem,' Unum quod erat reliquum curavimus diligenter, ut pretiosos in loculos sa cra ilIa corpora commigrarent. Quod et de septem istis factum est, et postea etiam de tribus ilIis quae in ara Maiori conduntur. Octo nempe pro illis receptacula confecta sunt (unum additum pro communibus commixtis reliquis) magnitudine grandia, pretio maiora, quibus dat ebenus materiam, ebeno decus addit argentum, argento mira arte perfecta caelatura. Quatuor vero argentea iuncta medio pectori si mulacra non minus vitam quam religionem spirantia, ebeni, cui ilIudit ar gentum pulcherrimis innixa basibus, ossa excipiunt trium illorum sancto rum et quaedam alia communia. Haec de cathedrali Urbis ecclesia. Tres alias insignes ecclesias collegiatarum in morem officia divina pera gentes, censum piis ex locis, non ex titulis, accipientes, habet urbs; paro
7.
Cf. CELESTINO,
8.
Cf. ACVB,
Historia ... , II/l, p. 153; D. CALVI, Effemeride... , II, p. 360-361; III, p. 461.
Visita Emo, 38 (1612-1613), tf. 4r-lOr.
275
- - ,- _
-----'---------------,--
RELAZIONE lO MAGGIO 1618
chiales vero quatuordecim, suis omnes titulis innixas; Collegia clericorum bina: Seminarium et quam vocant Academiam Misericordiae, in quibus per eruditos sacerdotes et sanctioris vitae magistros ad clericalis vitae modum et ad omnem ecclesiastico dignam adolescente doctrinam clerici plures eru diuntur. Regularium virorum coenobia duodecim, monialium octo, qua e praeter unum, omnia parent episcopo, provincialium sanctionum leges cum studio perfectionis amplexa. Praeterdicta monasteria monialium, numerantur septem alia in urbe Col legia: quatuor mulierum, tria masculorum, eaque sunt Capucinarum, Ursu linarum, Convertitarum, Puerorum item et Puellarum, quibus vitae subsi dium paupenas, mors curam parentum ademit. Sextum et septimun addidisse nos alibi iam diximus, pastoralis officii providentia et charitate adactos, Succursusque et Loci Mendicantium ab ef fectu nomen indidisse. Excepit ea Loca iam tum cum instituimus summa cum approbatione Civi tas.favore, laude, plausu prosecuta est, spe certa ducta maximorum bono rum. Spem reipsa videt non comprobari modo sed vinci. Mendicantium Locus separatas in aedes excipit utrumque sexum ab anno quinto usque ad duodecimum et a sexagesimo ad exitum usque vitae, quin hos intra annos iis etiam pauperibus patet quibus parandi sibi necessa rii victus naturae vitium omnem omnino eripit facultatem. Succursus tutus quasi portus est pudicitiae, prae inopia et orbita te flue tuanti. Eas etiam puellas admittit quae naufragium passae sicfecere iactu ram pudoris, ut spem tamen exhibeant emergendi. Sed utriusque eodem in loco non idem locus est, ne quid hauriant, qua e sanae sunt, a non sanis. Utrique item loco diversa sedes est. In suburbio nempe Divi Leonardi familia Mendicantium est. In Divi Antonii Succursus. Uterque Locus area gaudet, horto, et quod hic rarum est, aqua; nec laxita tem desidera t aedium quas partim coemimus, partim aedificamus. Iacta etiam videt suae uterquefundamenta ecclesiae, quas duas esse in urbe sub titulo Divi Caroli passi sumus, ejj7agitantium obsecuti pietati, quae Bergomi mira est in hunc sanctum,'
9. Nella chiesa dedicata a S. Carlo nel Pio luogo o Ospizio dei Mendicanti vicino alla porta del Mattume, una epigrafe commemora la sollecitudine del vescovo in questi termini: "Ioanni Emo Bergomi episcopo vigilantiss. quod piam hanc domum, sua piorum
276
--------'-'-------------
VISITE
AD LIMINA
Denique bene habent omnia, licetque etiam sperare meliora, prosequente quae immisit studia Deo et conatus, quos excitavit, coelestifavore misericor diter prosequente. Plurima alia recensentur in urbe Loca Pia, pleraque censu et redditibus nobilia, longe nobiliorafunctionibus et ministeriis, Misericordiae, Consor tia, Hospitalia, Montes Abundantiae, Pietatis, Carceratorum aliaque consi milia non dissimilibus vocabulis apellata, quae nunc satis est innuisse, alias iam longa a nobis et subtili narratione exposita. Sodalitates etiam complures urbs habet et quas vocant Confratrias Disci plinatorum, romanas in Archiconfraternitates cooptatas, atque ideo earum ipsarum piis operibus addictas et privilegiis gaudentes. Sed earum nulla est quae Doctrinae Christianae Sodalitatem aequare aut numero aliqua ex parte possit, aut fructu. Fundit haec sese ab urbe ducta velut a fonte per totum subiectae diocesis quasi campum, et omnes omnis aetatis et utriusque sexus homines doctri nae christianae rudimentis et praeceptis informat, ut noverint quae sint ad salutem credenda quae petenda et praestanda, eoque perveniant quo nos per Filium Aeterni Patris clementia expectat. Hic esto finis ecclesiastici urbani status. Clausula totius erit non nihil quod breviter est de forensi libandum. Dioecesis quam nos universam visitantes lustravimus, longa sexaginta ftalica miliaria est, lata quadraginta, ad ortum, Brixiensem agrum attin gens, ad occasum Mediolanensem et Comensem, ad meridiem Cremensem et Cremonensem, ad septentrionem contermina Rhetis. Ea se minori in parte pandit in plana, maiori tum assurgit in col/es, tum riget in montes quorum latera val/es efficiunt ab intercurrentibusfluminibus nomen habentes,"
que stipe fundaverit fidemque universa optimi patris atque pastoris studiafactaque exhi beant pauperculaefamiliae rectores humillimus ipse grex grati animi monumentum po. S.S. salutis nostrae anno MDCXXr: Vi fu sepolto don Regolo Bellotti. L'altra chiesa pure dedicata a S. Carlo all'istituto del Soccorso, sorgeva tra le vie di S. Alessandro e di S. Giacomo: cf. CELESTINO, Historia ... , II/l, p. 2, dedica al vescovo Emo; D. CALVI, Ef femeride ... , III, p. l34;B BELOTTI, Storia di Bergamo ..., IV p. 76, 388,476. lO. L'allusione è alle valli Brembana e Seriana, percorse dal Brembo e dal Serio, e alle più piccole ma altrettanto note valli Imagna, Taleggio, Averara, Gandino, Riso, Borlezza, Serina, Brembilla, Lujo, Oltrepovo e Vertova, non dimenticando che altre numerose valli costituiscono la caratteristica del pittoresco territorio Bergomense: cf. E. CAFFI, Valle Brembana S. Pellegrino e dintorni, Bergamo 1904; Bergamo e le sue valli, Clusone
277
-------------~---RELAZIONE
lO
MAGGIO
1618
Nec eam uspiam sua fertilitas deserit qua frumenti et mi/ii, qua vini et olei, qua castaneae caeteraeque non contemnendaefrugis, ceduae silvae, pa sturationis. Ducentas et quadraginta baptismales et curatas ecclesias cum haberet, quo certiora quibusdam populis et commodiora essent praesidia Sacramen torum, auximus nos eum ipsum numerum et ad sexaginta supra ducentas perduximus. Omnium autem fere dimidiam partem, cum titulus nullus adsit, una ita sustentat pietas incolarum ut ab his suam accipiant pastores mercedem, sa cristiae supellecti/em, ecclesiae et altaria quidquid est opus ad offida di vina. Suae et forensibus curatis ecclesiis Confratriae sunt Disciplinatorum, suae Romanis Sodalitatibus aggregatae Sodalitates, sua Loca Pia Miseri cordiarum. Ecclesiasque omnes suis in quas distributa universa dioecesis est regioni bus adscriptas praeter proprios administros, per capita etiam plebium cura mus archipresbiteros, praepositos, primicerios, vicarios foraneos. Horum que ope etiam in urbe non urbanum modo sedforensem et quasi praesentes et clerum et populum intuemur et regimus. Urbis et dioecesis habitatores ducentorum millium numerum superare pu tarunt qui supputarunt ex calculis. Rogandus Deus Optimus Maximus ac suppliciter obsecrandus ut servare pergat cum grege pastorem, abducat amalo retrahat ad bonum, cogat nolen tes, adiuvet volentes, impellat euntes et ad eas tandem beatas oras perducat sempiternaque bona, quae neque oculorum aspectu comprehendi, neque au ribus percipi, nec ulla possunt cogitatione adumbrari. Bergomen. Relatio XI triennii exhibita per procuratorem in mandato expressum die X maii MDCXVIII.
1985; Un angolo sconosciuto della valleSeriana. TraAlbino e Gaverina terme, un'oasi di verde lungo i centri di Vall'Alta, Fiobbio, Abbazia, Dossello, Casale, fino al colle Gallo, Bergamo 1988; G. SAVOLDI- V. SAVOLDI, Alle sorgenti della Nossa, Mille anni di vita, in dustria e cultura, Bergamo 1989; La Val Cavallina, a cura della COMUNITÀ DELLA VALLE CAVALLINA, I, Bergamo.
278
VISITE AD LIMINA
44 PROCURA DEL VESCOVO GIOVANNI EMO
AL CANONICO FRANCESCO ALZANO
In Christi nomine. Amen. Anno nativitatis eiusdem currente millesimo sexcentesimo decimo oc tavo, indictione prima, die vero vigesima quarta mensis aprilis, ponttficatus sanctissimi in Christo Patris et domini nostri domini Pauli divina Providen tia papae quinti, anno eius decimo tertio. In mei notarii publici infrascripti testiumque infrascriptorum ad haec spe cialiter vocatorum et rogatorum presentia, presens et personaliter constitu tus illustrissimus et reverendissimus dominus Ioannes Emus, Dei et Aposto licae Sedis gratia episcopus Bergomi et comes etc. sanctissimi domini nostri papae assistens, expressim, sponte et omni meliori modo etc. Citra quorumcumque procuratorum per eum hactenus constitutorum re vocationem denuo fecit, constituit, creavit et solemniter ordinavit, ac facit, constituit, creat et ordinat suum procuratorem generalem et specialem, et quicquid melius dici et esse potest illustrem et multum reverendum domi num Franciscum Alzanum, iuris utriusque doctorem, ecclesiae cathedralis Bergomi canonicum, absentem tanquam presentem, specialiter et expresse ad nomen sua e illustrissimae et reverendissimae dominationis et pro ea visi tandum limina Beatissimorum Apostolorum Petri et Pauli et sanctissimo do mino nostro papae, vel cuicumque illustrissimo et reverendissimo cardinali seu antistiti ad id deputato, rationem reddendum de toto suo pastorali offi cio et de rebus omnibus quae ad statum Ecclesiae Bergomi, cleri et populi Bergomensis disciplinam et animarum civitatis et dioecesis Bergomensis sa lutem pertinent et spectant, et ad recipiendum humiliter mandata quaecum que sanctae Sedis Apostolicae et eorumdem mandatorum executionem per mittendum, et generaliter ad dicendum,faciendum, exercendum et exequen dum omnia alia et singula in praemissis et circa ea necessaria et opportuna et ad quae praefatus illustrissimus et reverendissimus dominus dominus constituens tenetur ex tenore constitutionisfe.re. Sixti papae quinti quae in cipit Romanus Pontifex, sub datis Romae 1585, decimo tertio kalendis ia nuarii. Et qua e idem illustrissimus et reverendissimus dominus dominus consti tuensfaceret et facere posset si presens et personaliter interesset, etiam si ta lia forent qua e mandatum requirerent magis speciale, dans etc. promittens etc. ac solemniter promisit idem illustrissimus et reverendissimus dominus
279
-----'---------------
RELAZIONE
10
MAGGIO
1618
dominus constituens mihi notario publicae personae, stipulanti se perpetuo ratum et gratum habiturum, omne id totum et quicquid per predictum illu strem et multum reverendum dominum procuratorem ut supra constitutum in praedictis et circa praedicta, actum, dictum seu quovis modo procuratum extiterit, sub poena etc. et sub obligatione etc. super quibus omnibus etcet. Acta et publicatafuere praemissa die, mense, anno indictione et pontifi catu praedictis in aula parva episcopalis palatii Bergomi, ibidem praesenti bus reverendo domino Natale Bergontio illustrissimi et reverendissimi do mini episcopifamiliare et spectab ili domino Ioanne Antonio Petrobello cau sidico, testibus notis et idoneis et specialiter adhibitis etc. Ego Georgius q.d. Hieronimi de Vavassoribus de Medolaco notarius pu blicus Bergomi de praedictis omnibus rogatus, instrumentum confeci et pro fide subscripsi. Horatius Federicus sacrae theologiae et iuris utriusque doctor, canonicus ecclesiae cathedralis Bergomi, prothonotarius apostolicus et in Curia epi scopali Bergomi vicarius generalis. Universis et singulis praesentes inspecturis attestamurpraedictum specta bilem dominum Georgium de Vavassoribus de Medolaco qui se ut supra subscripsit, fuisse et esse notarium publicum et legalem Bergomensem, cuius scripturis et instrumentis modo quo supra per eum subscriptis et robo ratis, ublque fides indubia prout et hic adhibetur merito praestari potest et debet. In quorum fidem etc.
Datum Bergomi ex episcopali palatio die 24 aprilis J618.
Horatius Federicus vicarius generalis D. Pamphilus Betuschus
sigillo
cancellarius subscripsi
280
_ _ _ _ _l.....-
_
VISITE AD LIMINA
45
IL VESCOVO GIOVANNI EMO PRESENTA IL PROCURATORE
PER LA VISITA AD LIMINA CANONICO FRANCESCO ALZANO
ALLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Illustrissimi et reverendissimi in Christo Patres et Domini Decurrentis triennii pensum de more persolvens mitto, illustrissimi pa tres, ad urbem Sanctorum Apostolorum limina visitatum. Nihil sanefuisset optatius quam praestare per me quod a me tantae ratio obedientiae pondusque requirit, Sed episcopo abesse a cura gregis interdum vix datur. Mihi vero hoc tem pore quo piena sunt apud nos externo milite loca, nullo modo datur." Quocirca quae summa vestra est sapientia pariter et benignitas, licebit, ut spero, mihi in episcopali statione necessario nimis tempore commoranti, vi cariam operam adhibere, nec ullam tamen expetitae vestrae benevolentiae iacturam aut facere aut timere. Dat igitur se iIIustrissimae vestrae Congregationis in conspectum Franciscus Alzanus, nobilis Bergomas, iuris utriusque doctoret cathedralis ecc/esiae cano nicus praesbiter, ut cum exhibitione status Ecc/esiae mihi commissae, singulis meo nomine demisse manus osculetur meumque absentis incensum studium re ferat, nullum non vobis cumulum caelestis gratiae precantis. Bergomi decimo septimo kalendis apri/es MDCXVIII. Dominationum vestrarum iIIustrissimarum et reverendissimarum humillimus et devotissimus servitor loannes episcopus Bergomi Il. Per il viaggio a Roma l'Alzano prese tre mesi di permesso con la facoltà di partecipare alle distribuzioni quotidiane pur non intervenendo al coro. Ammalatosi gravemente fin quasi a morire, dovette prolungare la sua permanenza a Roma e chiese un'analoga facoltà per altri tre mesi. Solo nella seduta capitolare del4 gennaio 1621 anche i cano nici del capitolo di S. Alessandro discussero la partecipazione di Alzano alle distribu zioni, mentre la risposta della Congregazione del Concilio era stata data con notevole anticipo: cf. Asv, C. Concilii, Positiones, 136, f. 229r; Acvs, Arch. Cap., 160, Acta ... , f. 40r. 12. Emo si riferisce agli avvenimenti dell'ottobre 1617, culminati con la cosidetta congiura degli Spagnoli, ordita dal duca d'Ossuna, vicerè di Napoli, e da don Pedro di Toledo, go vernatore di Milano, il quale aveva spedito l'esercito nella Gera d'Adda. Ne era seguito il saccheggio di Bariano, con altre località vicine, e l'assedio di Fara: cf. B. BELOTTI, Sto ria di Bergamo ..., IV, p. 19-20; ibid., ed. 1989, V, p. 38.
281
_ _ _---1
_
t t
RELAZIONE - 5 marzo 1621
Asv, C. Conci/ii, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff. 62r-65v La relazione presentata per la visita ad limina del dodicesimo triennio, 1618-1621, è composta da un fascicolo di 4 fogli (mm. 20x27), con la nu merazione del vecchio catalogo, 63-66, e la recente impressa col timbro. Il testo della relazione è scritto sui ff. 62r-64v, che hanno ai margini un buon spazio bianco. Sul f. 65v è aggiunta una nota della Congregazione. La carta assai sottile, ingiallita, lascia trasparire le righe scritte sul fo glio retto e verso.
46 Illustrissimi et reverendissimi Patres Bergomatis Ecc!esiae mihi a Christo Iesu per fe.re. Paulum V demanda tae, statum tertium ad haec sancta limina humillime provolutus praesens exhibeo, nihi/ ex iis iteraturus quae bina iam vicefuse sum nec indiligenter prosecutus. Sed quo loco sint omnia generatim ostensurus, tum quaedam in dicaturus ita male affecta, ut si debeant sanari necessario hinc medicinam expetant et expectent. De statu igitur universo quod primum est haec habeo summatim quae re feram.
Diocesim universam, et qua parte sefundit in plana, et qua exurgit in col les, qua descendit in valles quaque riget in montes ipsemet, ut oportebat, exorsus ab urbe visitando lustravi, commissum mihi gregem praesens prae sentem agnoscens, nec ullam partem omittens episcopalium munerum et la borum. Quod ea perampla est et ad multa milliaria in latitudinem, in longitudi nem ad multo plura porrecta. Quod situ et regione varia, quod variis populis contermina, ad ipsos usque Vallis Thellinae Rhetorumque fin es protensa. Quod cum pluribus Europae et Asiae gentibus negotia miscet, hinc variis formata moribus et informata studiis et si una m sequitur, Deo dante, catho licam fidem, non unam tamen rationem aut normam ama t qua regatur.
283
VISITE AD LIMINA
ltaque in visitatione adhibita cautio quam huiusmodi varietas postulabat, ut omnium esset saluti consultum. Sinodalem etiam cetum convocavi 1 tum ut ea pienissime referrem quae cumque postremo Provinciali concilio sapienter sancteque constituta sunt,' tum ut nonnullas superiorum et praedecessorum meorum ad ecclesiasticam disciplinam magnopere conducentes constitutiones aut explosas revoca rem, aut praesentium temporum rationem, cui non ita congruere videbatur, magis aptarem, tum ut novas aliquas ederem, quas a me, pro suscepto mu nere, commissi gregis cura expectabat. Denique et visitatione et sinodo et multiplici admonitione pastoralium lit terarum,' quotidianaque sollicitudine et instantia, Deo imprimis dante, cuius est totum quod est optimum, perfectum esse videtur, ut quod attinet ad aedes sacras ornatumque earundem non in urbe modo sed in agri etiam uni versa ditione ecclesiarum cultus splendescat, basilicae sarctae tectaeque vi santur, ut sit cuique ecclesiae suus apparatus, sua multis in locis iIIustris, alicubi ad admirationem praetiosa, nullibi contemnenda supellex, ut ubi que divinorum officiorum satis bene constituta ratio appareat, ubi vigere in cipiat disciplina chori, ritusque coeremoniarum ex novo rationali efflore scere, ex novo item rituali Romano peragi sacramentalesfunctiones ipsaque sacramenta administrari. Circa personas adhibita ea cura quae numquam atque adeo nusquam aut intermittenda est aut remittenda, ut omnes ac singuli in sortem Domini vocati, divinarum rerum ministerio addicti, suum in Ecclesia Dei praecellen tem statum agnoscentes statui morum gravitatem vitaeque exemplum adiungant, quo secularibus, quod debent, quantam possunt afferant auctori tatem ad vitam christiano more ducendam, memores iccirco se lucis et salis titulo decoratos. Propterea quod utriusque reifacultatem erga alios vimque exercentes, debeant eos e tenebris peccatorum ad lucem divinae gratiae evo catos deducere vitaeque pie institutae quasi sale condiri. Ac personarum ecclesiasticarum nullus omissus ordo.
1. Il sinodo diocesano era stato celebrato dal21 al23 maggio 1613:cf. Acta Sinodalia... , p. 143-168.
2. Il VII concilio Provinciale era stato indetto dal Card. Federico Borromeo con editto del 12 febbraio 1609, e con lettera pastorale il2 aprile successivo. Fu celebrato il 14 maggio 1609: cf. A. RATTI, Acta ... , IV, p. 377-380, 385-394. 3. Delle numerose lettere pastorali rimane disponible a tuttoggi la lettera circolare ai vi cari foranei del 1614: cf. ACVB, Lettere pastorali... , 3, f. 8r.
284
---------""""------------
RELAZIONE
o
5
MARZO 1621
Curatum enim est ut qui ad cathedralem pertinent, divinarum laudum re liquarumque functionum pensum accurate persolvant, suo quique muneri actione, vita, verbo, vestitu, rebus omnibus respondentes, sic ut caeteris prae luceant exemplo quos loco antegrediuntur. Curatum in ecclesiis curatis ut parochi tanquam vigiles dominici agri pa stores numquam cessent sua in statione excubare, commissum sibi gregem frequenti sacramentorum eloquiorumque divinorum pabulo nutrientes. Curatum ut in his atque aliis ecclesiis et oratoriis capellani titulati et mer cenarii solvant quod aut ex titulo debent aut ex mercede. In collegiis etiam sanctimonialium data opera sedulo est, ne quid a sae culo cui nuntium miserunt illuc irrepat, quod earum ad perfectionem pro gressus aut impediat aut retardet. Seminarii clericis qui numero quinquaginta sunt, certae praescriptae con stitutiones, quae plurimun valeant ad eius instituti optimam tum admini strationem tum conservationem. Praeter caetera vero quibus et ad pietatis exercitationem et ad litterarum doctrinam coetus ille adolescentum eruditur, ad studia etiam ecclesiastici cantus, sacrorum rituum omnisque eclesiasticae historiae informatur et ad eafere omnia quae clericalis eius ordinis hominibus maxime accomodata esse videntur ad optimam religiosa e et pastoralis vitae rationem, quo suo quique tempore Dominici gregis ad curam dimissi, tanti muneris implere partes et per doctrinam possint et valeant per probitatem. Confraternitates quamplures habet Ecclesia Bergomensis ac tot fere quot habet Roma, romanis ad fructum indulgentiarum aggregatas. Data opera est, ne quod saepe fit, dimissis aut remissis officiis de societa tis specioso sibi titulo blandiantur, sed ut ea ad quae erectae fu ere opera praestent ad suae regulae normam viventes, et integre servantes quae in con ciliis Provincialibus de se constituta aut praescripta perepiscopum aut eius administros intellexerint. Plura item Pia Loca tum in urbe, tum in dioecesi numerantur. Quorum nu merum atque omnem rationem vivendi et agendi alias exposui, aegrotan tium pauperum, orphanorum utriusque sexus, proiectorum saluti, subsidio, necessitati destinata, virginum aegentium nuptui, convertitarum receptui et poenitentiaè constituta, quorum ex numero sunt Pia illa Loca quae bina ipse erexi tempore coeteris posteriora, necessitate etfructu aut piane prima aut inprimis numeranda, Succursum et Locum Mendicantium. Ad haec omnia Pia Loca non parvam partem contuli curae pastoralis ut fideliter ac diligenter planeque ex lege christianae charitatis administrentur, 285
VISITE AD LIMINA
ac ne quod illis periculum ab hominum aut iniquitate aut negligentia cree turo Piane autem est cui Deo Optimo Maximo immortales gratias habeamus cum ob alia omnia in Bergomensem dioecesim beneficia collata, tum impri mis ob studium christianae doctrinae, quod in ea mirifice colitur a mari bus et foeminis cuiusvis aetatis, status et conditionis. Nulla in urbe curata ecclesia est, nulla etiam non curata, nullus prope an gulus nullumque oppidum, nullus vicus in dioecesi cui sua e doctrinae soda litas desit aut schola, cuius est singulis diebus festis, qua convocando, qua docendo, qua hortando rudem omnem aetatem christianaefidei rudimentis imbuere atque ad Dei timorem piaeque vitae officia vocare. Vix ad urbem han c sanctam, sancta limina visitaturus perveni, cum vallis Thellinae tumultus et a Rhetis haereticis dominis ad collabentem catholi cam fidem sustentandam necessaria defectio inopinato rumore Italiae au res implevit:' Eius me reifama vehementercommovit, verentem ne diffugien
4. I fatti narrati da Emo erano conseguenza dell'occupazione, avvenuta ai tempi di Giulio II, di gran parte del ducato di Milano compiuta dagli Svizzeri e dai Grigioni per conto del re di Francia. Rimasti creditori di 300.000 scudi, il re per sdebitarsi assegnò ai Gri gioni la Valtellina come confederata nel 1512. Col predominio dell'eresia nei Grigioni nel 1527, la valle subì la sudditanza ai Grigioni e la privazione dei diritti per i cattolici. Si formarono due fazioni, una capeggiata da Rodolfo Pianta, legato alla casa d'Austria, l'altra da Ercole Salice, sostenuto da Venezia e dalla Lega. Il Salice per sopprimere la fa zione avversa ricorse ai predicatori eretici. Radunati 1.500 uomini, attraversata la Val bregaglia, fu attaccata l'abitazione del Pianta; eretto un tribunale misero a morte G. B. Ciambra, Biagio da Teglio, Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio; fecero prigionieri il capi tano Ludovico Castelsanto Nazaro, G. B. Schenardi, Antonio Cantone, e bandirono il vescovo di Coira, Rodolfo Pianta, il cavaliere Giacomo Robustelli, il dottore Francesco Venosta, il curato di Valmalenco. Le persone bandite nel 1619ricorsero al duca di Feria, Suarez de Figuéroa. Ritornate nelle loro sedi nel luglio 1620avvenne la rivolta con l'uc cisione di 600 grigioni eretici e dei loro predicatori. Tra le vittime vi era il podestà di Ti rano, di Teglio, il vicario generale della Valtellina. Con l'aiuto degli svizzeri protestanti, i Grigioni in settembre tentarono di recuperare la Valtellina, ma i Valtellinesi con l'aiuto degli Spagnoli presero Tirano e uccisero 2.000 persone. P. Ignazio da Bergamo, guardiano del convento dei Cappuccini di Edolo, sarebbe stato uno degli animatori della rivolta. 1125 aprile 1621 fu concluso il trattato di Madrid che stabilì il ritorno allo statu quo, impose l'abolizione degli abusi contro la religione cattolica introdotti dopo il 1617, il giuramento da parte dei Grigioni di stare ai patti con la garanzia del re di Fran cia, dei tredici cantoni Svizzeri e dei Vallesani. La ritardata esecuzione degli articoli del trattato stava causando gravi preoccupazioni a Roma, dove il card. Ludovisi Ludovico il 3 luglio 1621 raccomandava al nunzio presso gli Svizzeri, Alessandro Scappi, la mas sima sollecitudine nel promuovere gli adempimenti del trattato. La situazione poteva volgere al peggio perché Spagnoli e Veneziani erano stati sul punto di venire alle armi "per cagione di quella strada del bergamasco", e di conseguenza l'accordo sulla Valtel lina avrebbe perso di valore. La calata dei Grigioni su Bormio rimise tutto in discussio ne. Il duca di Feria intervenne occupando Chiavenna. L'arciduca Leopoldo prese Po
286
----------------------
RELAZIONE
5
MARZO
1621
tibus quos petebat catholicus gladius, haereticis aliqua se inde in contermi nos meos Bergomatis dioecesis populos infunderet perniciosae doctrinae schiavo, Mainfolt e Coira. La repubblica Veneta non cessò in quei frangenti di assicu rare il suo appoggio ai Grigioni per recuperare la Valtellina, pronta anche con una forza di 1.500 uomini a sostenere l'operazione. Il progetto portato a conoscenza dal capitano di Bergamo Giacomo Tognola a quattro capi dei Grigioni, Battista Salice, colonnello Giiller, capitano Ruminaldo e cavaliere Marca, su istruzione dei rettori non certo all'in saputa del senato Veneto, non restò segreto. Intercettate le lettere, la repubblica negò tutto. Emo aveva informato il nunzio a Venezia, Luigi Zacchia, come questo comuni cava con rapporto del 22 ottobre 1621 al card. Ludovisi a Roma, degli avvenimenti oc corsi confidandogli di aver pregato le autorità di desistere da simili operazioni per non distruggere l'accordo, e di aver fatto pressioni sul governatore perché rinunciasse a co struire un forte nella Valtellina all'imbocco della val Camonica per non allarmare la Se renissima. Il 15 gennaio 1622 seguì l'accordo di Milano con la proclamazione della Val tellina libera e del divieto agli eretici di risiedervi. Col trattato di Aranzver (Ocagni) del 3 marzo 1622 fu regolata la questione dei forti della Valtellina (Bormio, Tirano, Sondrio e Morbegno) e Chiavenna restituita al Grigioni. I Grigioni della valle di Pastens nel l'Engadina bassa insorsero ricuperando la libertà, altri Coira e Mainfolt. La lega Grisa rinunciò alle capitolazioni di Milano. Gli Spagnoli reagirono con gli associati, assa lendo le popolazioni ribelli. Si arrivò così all'accordo della Lega con il re di Francia e la repubblica Veneta, sottoscritto a Parigi il 7 febbraio 1623 noto anche come Lega di Lione, col quale si cercava di eliminare la presenza della Spagna in Valtellina. Vista la difficile situazione creatasi, la Spagna cedette. Il 14 febbraio 1623 fu firmato da Oliva res, in nome di Filippo IV, e dal nunzio Innocenzo de Massimi, come rappresentante di Gregorio XV, una convenzione in base alla quale le fortezze della Valtellina e di Chia venna si sarebbero temporaneamente consegnate al papa, che vi avrebbe inviato le truppe pontificie fino all'accordo definitivo tra Francia e Spagna. La convivenza tutta via tra cattolici e protestanti restò difficile, come risulta dall'opposizione della dieta con l'editto del 23 settembre 1688 all'applicazione di alcuni decreti del sinodo dioce sano di Como del 1686 agli abitanti della Valtellina, di Chiavenna e di Bormio: cf. Asv, Miscell. Arm. II, 108 A, fI. 169v-173r, 189v-190r, 202v-205r; ibid., C. Concilii, Positiones, 1688, tomo 62, Como; BAV, Barberiniano lat., 5651, ff lr-248r, in particolare ff lr-40r; ibid., 5944, ff 19r-20v, 47v-48r, 241ug. e 22 otto 1621; ibid., 7097, rapporti e lettere inviati da Luigi de Sarego, nunzio presso gli Svizzeri, con accenni anche alle attività di p. Igna zio da Bergamo, cappuccino, nel 1621, f. 69v, 23 gen., f. 74r-v, 6 feb., ff 77r-78r, 6 mar., f. 79r-v, 13 mar., f. 83r, 28 mar., f. 85r-v, 4 apr., f. 88r-v, lO apr., f. 9Ir-v, 17apr., f. 93r, 24 apr., rr. 94r-95r, 24 apr., fI. 96r-97v, 24 apr., rr. 100r-l0lr, l mag., fI. 102r-l 03r,f. 104r-v, 16 mag., f. 107r-l09v, 22 mag.,f. 11Or-v,29 mag.; ibid., 5961, f. 34v, 3 lug. 1621; ibid., 7099, f. 50r, 6 otto 1621, lettera di Scappi al Card. Ludovisi con l'avviso del capitano Tognola; f. 71r, 13 otto 1621, circa le smentite di Venezia; ff 88r-91r, tentativo dei Grigioni di invadere la Valtellina; f. 109r, 25 otto 1621, situazione in Valtellina; f. 126r esposto di alcuni Valtelli nesi; f. 127r, 29 otto 1621, fallito piano d'invasione della Valtellina; f. 129r-130r, 22 otto 1621, attacco di Bormio; ibid., 7130, f. lr, 22 giu. 1622, lettera di fra Ignazio sulla presa di Coira, situazione del Vescovo; f. 2r-v, 9 gen. 1623, lettera di fra Ignazio su valle S. Maria, conversione di Rodolfo Pasta dal calvinismo, viaggio di fra Ignazio in Engadina e des crizione del suo apostolato tra la gente che vive senza religione; proposito dei calvinistii di giungere in Italia; timori per la sua vita; ibid., 7854, f. 4r, lettera del capitano G. To gnola al colonnello Guller in data 24 sett. 1621; ibid., 9814, ff 5r-6r, 7 apro1621, lettera di Pier Francesco Marini mastro generale delle Poste sui 600 uccisi nei Grigioni; L.v. PA STOR, Storia dei Papi..., XIII, p. 155-170; B. BELOTTI, Storia di Bergamo ..., IV, p. 18-24; L'età della Riforma Cattolica (1559-1630), in Storia di Mi/ano, X, Milano 1957,p. 40-44.
287
----~----------------
VISITE AD LIMINA
contagio. Itaque quod praesens non potui numquam destiti per litteras agere mandavique vicario meo in spiritualibus generali ne ullum intactum lapidem relinqueret, ut omne huiusmodi malum averteret, aut etiam mali pe riculum praecaveret, vigila ret, instaret, ageret sollicite cum S. Officii praepo sito, moneret, rogaret, obsecraret illustrissimos rectores et magistratum om nem saecularem, subiectos etiam populos per parochos et per caeteros prae sides ecclesiasticos excitaret, ut rem tam necessariam, collatis in unum viri bus, omnes conspirarent, omnes incolumitati ftdei, quae tot hoc tempore pa titur adversarios, invigilarent, insudarent? Res exitum habuit piis votibus et conatibus respondentem, quin etiam su sceptos in ea labores non poenitendi jructus consecuti sunto Cum enim illinc ex metu plurimi presentem mortem fugientes turmatim se se raptimque in nostrosfines proripuerint, utrisque locus datus est et im pensa vitae subsidia sanis in fide et non sanis, separatim tamen, ne quid morbi possent a non sanis sani contrahere. Cum non sanis deinde actum diu multumque est de complectenda catho lica fide, ac tandem per Dei gratiam corda tangentem et excitantem, effec tum est ut post diligentem adhibitam cohortationem ac postea etiam cate chismumì ad unum omnes evulsis lethalium dogmatum fibris et voluntaria detestatione abiuratis erroribus, ingenti totius Civitatis gaudio cum Eccle sia sancta in gratiam reversi, ad castra transierint catholicorum. Ex quorum numero mandavi mares operibus aptos, penes rectae vitae do minos ad opera locari, ineptos autem in Mendicantium erectum a me Lo cum recipi, etjoeminas in alterum a me item institutum Locum, qui Succur sus dicitur, induci ut hic unus Locus nunc quidem quasi portus existat tum puellis, quarum pudicitia contingit ex inopia fluctuare, tam foeminis, quae iam passae pudicitiae naufragium ad poenitentis vitae littus appulerunt, tum his et foeminis, quae virus hereticae pravitatis evomentes, nuper ad sa nam fidem rediere.
5. Nel 1620 l'inquisitore del S. Offizio di Bergamo, probabilmente fra Agostino da Reg gio, avvisava che dalla Valtellina giungevano eretici sul territorio Bergomense e perciò chiedeva istruzioni. Gli fu risposto previis inditiis una cum episcopo procedat e che "si astenesse dal mandare in piazza per riconoscere gli heretici". Fra Agostino fu in seguito trasferito a Verona e, su istanza della repubblica Veneta, destinato ad Ancona. Il 30 di cembre 1623fu designato all'ufficio di inquisitore a Bergamo fra Michele Zassardo da Osgnano: cf. BAv, Barberiniano lat., 5195. f. 13v, citazioni f. 90r-v; ibid., 6061, f. 30v. 6. Emo nel 1621 cercò di formare una congregazione per istruire gli eretici, tra i quali i sol dati d'oltralpe di stanza a Bergamo e i rifugiati della Valtel1ina. L'iniziativa incontrò l'approvazione della Congregazione del S.Offizio: cf. BAV, Barberiniano Iat., 5195,f. 87v.
288
_ _ _-----J
_
RELAZIONE
5
MARZO 1621
Sed huic triplicifoeminarum conditioni uno eodemque communi in loco adscripta tria omnino discreta saepta sunt, quod referreplurimum videatur ad omnium salutem distinctas et separatas eas haberi. Haec habui quae tertia hac vice de Bergomatis Ecclesiae sta tu referrem, i/ lustrissimas et reverendissimas dominationes vestras summa cum animi et corporis demissione precatus, quod est alterum argumenti propositi caput, ne me velint ad reformationem cleri et subditi populi toto conatu incumben tem quotidiana ea impedimenta pati, qua e mihi a non reformatis quibus dam regularibus inferuntur. Qui etsi sunt sanctae religionis vinculis ad stricti, libere tamen et perdite ita degunt, ut veste, verbo, incessu et vita pessi mos quosque saecularium non aequare modo putentur, sed multis etiam gra dibus superare, saecularibus ipsis nu//is non corruptissimae vitae portento sis exemplis ad omnemfiagitiorum et scelerum licentiam habenas laxantes amplumque quasi iter sternentes. De quibus si ita mihi imperaverint, i//u strissimae ac reverendissimae dominationes vestrae, libellos quibus volent, supplices exhibebo.' Faxit Deus ut qui nunc i//ic belli terroribus exterriti expallescimus, data divinitus quiete et securitate recreemur, quo liberis tranquilltsque mentibus uni Deo servientes maioresque in dies Divini amoris flammas animis conci pientes, per directum christianorum operum et meritorum iter infiammato studio ad coeli aeterna gaudia properemus. Bergomen. Re/atio XII triennii exhibita ab ipsomet reverendissimo episcopo hac die V martii MDCXXI Expedita
7. La situazione dei regolari qui accennata da Emo sembra trovare riferimento anche in una lettera circolare del20 febbraio 1620 con la quale egli, chiamati i superiori dei mo nasteri cittadini, notificava il decreto dalla Congregazione del Concilio del 27 settem bre 1614 per la provincia di Milano sull'elezione dei conservatori e le norme del VII concilio Provinciale. Il vescovo inoltre aveva raccomandato ai superiori di vigilare sui regolari in merito a certi abusi che sono richiamati nella relazione; cf. ACVB, Lettere pa storali ... , 3, f. 9r-v; A. GALUZZI, La vita religiosa in Italia dopo il Concilio di Trento, es tratto da Problemi di storia della Chiesa nei secoli XV/XVII, Edizioni Dehoniane Napoli, p. 201-222.
289
VISITE AD LIMINA
47
RISPOSTA DELLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Ace, Lib. litt. VV.SS.LL., 1618-1626, f. 63v Episcopo Bergomensi Nos Rubertus titulo Sanctae Pudentianae Sanctae Romanae Ecclesiae presbiter cardinafis Ubaldinus." nomine sacrae Congregationis Cardina lium Conci/ii Tridentini Interpretum fidem facimus et attestamur perillu strem ac reverendum dominum in Christo patrem dominum episcopum Ber gomensem ut fe. re. Sixti V constitutioni obtemperaret, superioribus mensi bus Beatorum Apostolorum limina pro XII triennio visitasse deque illius Ec clesiae statu ad eandem Congregationem multa retufisse. Quibus auditis patres pastorale eius amplitudinis studium ac vigilan tiam in commissa sibi Ecclesia regenda eiusque utilitate procuranda ma xime probarunt. Itaque cum ab eius amplitudinis pietate ac vigilantia utiliora in dies sibi polliceantur, nihil ad eam exhortandam addendum existimarunt, tantum Divinam Clementiam precantur ut illam diu incolumem servet. In quorum fidem etc. Die 15 aprilis 1621.
8. Roberto Ubaldini, fiorentino, pronipote di Leone XI, studiò legge a Perugia, prese la laurea a Pisa e, per quanto messo in ombra dalla morte imprevista dello zio papa, fu va lorizzato da Paolo V.Dopo la nomina a vescovo di Montepulciano il IO ottobre 1607, fu inviato nunzio in Francia da dove ritornò dopo 9 anni di missione diplomatica con ri sultati eccellenti. Ricevuto il titolo cardinalizio di S. Matteo alla Merulana, svolse l'in carico di prefetto della Congregazione del Concilio. Cambiò il titolo cardinalizio con quello di S.Alessio il 17maggio 1621e di S. Prassede il20 agosto 1629.Gregorio XV in viò l'Ubaldini legato pontificio a Bologna il 22 maggio 1623.Morì il 22 aprile 1635:cf. G. MORON1, Dizionario... , 81, p. 491-492; Hierarchia Catho/ica ..., IV, p. 12,248; L.v.PA STaR, Storia dei Papi... , XII, p. 20, 300 passim.
290
_-----------------,---
- - - _.......
ApPENDICE
48
RAPPORTI TRA CHIESA E STATO NEL
DOMINIO VENETO
BAV,
Barberiniano Iat., 7792, ff. 36r-37v
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo Mi pare mio obligo di dare conto a vostra signoria illustrissima dell'in frascritti particolari. Sua serenità l dopo haver inteso da miei zii et fratelli il mio arrivo et che desideravo d'andare a fargli riverenza, mi fece sapere che mi voleva in un'hora comoda, et così mi deputò il dopo pranzo del lunedì passato, col quale mi trattenni quasi due hore, sempre discorrendo con grandis sima dolcezza delle cose della corte. Et venendo alli particolari della san tità di nostro signore et di vostra signoria illustrissima et reverendissima signor cardinale datario, diedi quella informatione che si conveniva al mio obligo, che fu tanto piena quanto più io seppi esprimere se bene non fu tanto ch'io non conosca, che mi resta ancora da dire, ma perché all'in finita benignità di sua santità et di vostra signoria illustrissima non si può arrivare, devo essere iscusato. Mi diede molti autorevoli riccordi per conservarmi in pace con li ret tori, li quali sono buoni, veri et rea (...)i, et il primo fu che non dovessimo porre fra noi alcuna cosa in scrittura, che mi dovessi accordare con i ret tori, che nelle cose che l'una parte et l'altra dubitasse qualche pericolo di rottura, che dovessimo trattare noi stessi et non per ministri, perché que sto era la rovina che refferiscono sempre qualche parola contraria et che seguìto il disordine ogn'uno vuole poi mantenere la sua opinione, et che con questo modo sua serenità si conserva in gran pace con mgr. Bollani, vescovo di Brescia,' mentre che stette là podestà, che non si partivano mai che non s'accordassero o che non fossero vicini all'accordo, et che poi un'altra volta davano perfettione all'accordo.
1. Era doge di Venezia Leonardo Donato dal 18 gennaio 1606. Mori il 161uglio 1612: cf. H. BIAUDET, Les Nonciatures Apostoliques permanentes jusqu'en 1648, Helsinki 1910, p. 170. 2. Era vescovo di Brescia Marino Giorgi dal 4 marzo 1596. Mori il 31 gennaio 1633: cf. F.
291
GIOVANNNI EMO
M'ha promesso di mandare a chiamare li rettori che sono hora per an dare a Bergamo, et commettergli che debbiano stare con me uniti et che non debbiano fare quel che non devono, altrimenti deffenderà la parte mia insieme co li miei parenti ove havrò bisogno. Così m'hanno promesso di fare molti delli principali ch'hanno il go verno in mano. M'accompagnò et honorò con modi et parole straordinarie. Il martedì mattina andai nell'eccellentissimo Collegio ove parimente espressi le gratie et li favori ch'ho ricevuti da sua beatitudine et da vostra signoria illustrissima et dissi che tutto havevo ottenuto per l'infinita be nignità loro et le raccomandationi piene del senato, perché quanto a me mi conoscevo molto bene nudo d'ogni merito, et anco là fui straordina riamente honorato. Sono statto poi visitato posso dire quasi da tutta la nobiltà, nonchè da senatori a quali tutti rappresentai la santa mente di sua beatitudine, il de siderio ch'ha di compiacere al senato et infinite altre cose, che tutti re storno consolatissimi et confessorno che stando unite queste due gran potenze, l'Italia goderà una perpetua tranquillità et augmento di tutta la fede catolica. Essortai poi che stante tanta benignità di nostro signore ogn'uno do veva procurare di dar consolatione alla serenità sua et mantenerlo in quanta più longa vita fosse possibile et fare ogni opera di lasciar da parte altre cose, che potessero dargli travaglio. Mi risposero che non era mente del senato, ma che sono disordini che alle volte non si possono così di subito rimediare, et che anco nelle case private ne regnano, et che però non si rompe la parentela, sì che stimo per consolatione di sua santità che sia bene, se così anco pare a vostra si gnoria illustrissima dare parte di questa buona mente della repubblica
UGHELLI, Italia ... , IV, p. 565; Hierarchia Catholica ... , IV,p. 121.Bollani Domenico fu ve scovo di Brescia dal 14 marzo 1559 al12 agosto 1579. Nato a Venezia ilIO febbraio 1510 da Tommaso ed Elisabetta Cappello, dopo la laurea in legge a Padova era entrato nella carriera politica. Eletto senatore e savio di terraferma, nel 1547fu ambasciatore straor dinario in Inghilterra, nel ISSI entrò nel Consiglio dei dieci, nel 1558 fu destinato alla carica di podestà di Brescia, dove si adoperò per risolvere la vertenza con Cremona per il fiume Oglio. Su richiesta della cittadinanza, Paolo IVe la Serenissima scelsero Bol lani vescovo di Brescia. Partecipò al concilio di Trento, a tre sinodi provinciali, eresse il Seminario e il Monte di Pietà. Diede inizio alla visita pastorale nel 1565 e celebrò il Si nodo diocesano nel 1574.Durante la peste del 1576lasciò inspiegabilmente la città: cf. Hierarchia Catholica ... , III, p. 140; G. PILLININI, Bol/ani, Domenico, in Dizionario biogra fico ... , 11, p. 291-293.
292
~---~-",-------------..,...---
ApPENDICE
et di questa mia buona intelligenza, per il che il governo di quella Chiesa spero che mi sarà facile et tranquillo et tutto sia ad honore di Dio. Ho trovato il signor procuratore Mocenigo con ottima cera, dal che ho conosciuto che l'aria della patria gli ha giovato grandemente, er riveren temente inchinandomi a vostra signoria illustrissima bacio le mani. Di Venetia li 30 di luglio 1611. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo Reverendissimo signor cardinale Borghese
49 L'INGRESSO DEL VESCOVO GIOVANNI EMO A BERGAMO BAV,
Boncompagni E 23, f. 204r
Illustrissimo et reverendissimo signore signor patrone mio colendis simo Dopo esser cessati li caldi fastidiosi che sin qua si son fatti tanto sen tire per tutto, io ho ripigliato il viaggio per questa mia Chiesa, che per Dio gratia mi è succeduto felicissimamente, et hieri vi feci il primo ingresso con molt'allegrezza et dimostrationi di buona volontà di questi popoli. Mi sforzerò all'incontro di corrisponder loro con affetto paterno, et di adempire l'obligo ch'io tengo, per quanto comporterà la debolezza delle forze et talento mio. Onde suplico vostra signoria illustrissima a essermi al solito liberale del favore et benigna sua protettione per l'occasioni che potranno venire et a commandarmi con quell'auttorità et dominio che ha sopra di me, 293
GIOVANNI EMO
suo non men obligato che divoto et fedel servitore, che con questo fine le faccio humilissima riverenza, pregandole dal Signore continuata felicità. Di Bergamo a V di ottobre 1611. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima devotissimo et obbligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergomo Illustrissimo signor cardinal Borghese
50
ORAZIO FEDERICI DESIGNATO VICARIO GENERALE
DELLA DIOCESI DI BERGAMO
BAV,
Boncompagni E 23, f. 219r-v
Illustrissimo et reverendissimo signor patron mio colendissimo Ho fatto venir di Roma qua alli miei servitii il signor Horatio Federici, gentilhuomo et dottor di leggi, da Eseno, terra principale del territorio bresciano, perché mi aiuti con la sua professione in questa mia carica, et gli altri ministri havendo questo stesso avanti gli occhi, dubitino se non fanno come devono il debito loro, trovando che qua vi è che fare assai più di quel che mi presupponevo, poichè in processo fu detto che in que sta diocesi erano da 30 mila anime, et io tocco con mani che passano 200 mila, così fa qualcosa con l'aiuto della divina gratia. Onde stando su poca speranza di vita il signor Angelico Mapello, cano nico di questa catedrale, suplico vostra signoria illustrissima a volerne far parola con la santità di nostro signore et impetrarlo per questo mio fa miliare, nel quale concorrono molti requisiti, come l'esser di famiglia no bile in queste parti et benemerita della repubblica, che perciò ne gode molte essentioni et privilegii. Curiale romano di molti anni di vita, e co stumi essemplare, dottore che fatica per questa Chiesa, et essendo com modo di patrimonio, lo piglierà in quella maniera che commanderà vo 294
-----'-'---------------
ApPENDICE
stra signoria illustrissima, alla quale con esso lui io resterei obligatissimo della gratia, aspettando ancora di esser intieramente favorito in persona di mio fratello, come con tanta benignità mi accenna. Et mentre vostra signoria illustrissima si degna di beneficarmi et ho norarmi sempre più, non si maravigli se così spesso vengo a fastidirla, non dubitando di obligarmele maggiormente, essendo già arrivato al colmo et dovendo a lei et all'eccellentissima sua casa me stesso et quanto da me potrà mai venire. Con che a vostra signoria illustrissima humilissimamente m'inchino et prego da Dio continuata felicità.
Di Bergamo al primo di febraro 1612. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergomo Illustre signor cardinal Borghese
295
---~-""---------------
GIOVANNI EMO
51 ORAZIO FEDERICI NOMINATO VICARIO GENERALE DI BERGAMO BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 40r
Illustrissimo et reverendissimo signore et patrone mio colendissimo si come io ho dedicato me stesso et tutte le cose mie a vostra signoria illustrissima come a mio unico patrone, così devo anco darle conto di tutti i miei progressi, massime di quelli ove è qualche interesse partico lare del buon governo di questa diocesi a me da sua santità benigna mente concessa. Devo dunque dirle che ho licentiato il vicario ch'era al tempo del mio precessore et ho fatto in suo luogo il signor Horatio Federici dottore di teologia et di legge, gentilhuomo di honesti costumi et di molta inte grità, allievo del Seminario di Milano et che nel principio di questo feli cissimo pontificato venne a Roma, la cui famiglia anco gran tempo a die tro mi è stata sempre amicissima, il quale da Roma condussi meco per va lermene nel carico della mia Chiesa. Rissolutione ritardata sin hora per convenienti rispetti, ma però grata et di molta sodisfattione di questo popolo, quale loda grandemente que sta mia deliberatione. Vengo adunque a presentarle il nuovo vicario et come cosa mia, dedi carle per conseguenza perpetuo servitio a vostra signoria illustrissima, dalla quale aspettando d'esser fatti degni de suoi comandi, si sforzeremo l'uno e l'altro di far si ch'ella prenda gusto particolare delle nostre at tioni, per compimento delle quali si porgerà a vostra signoria illustris sima da miei agenti costì un memoriale per ottenere gratia d'un protho notariato apostolico et di un extra tempora per esso mio vicario. La supplico però di si fatto favore et humilissimo inchinandomi le ba cio con riverenza la mano. Di Bergamo lì XVIII di luglio MDCXII. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima
humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo 296
---~-----------------
ApPENDICE
52 IL VICARIO GENERALE ORAZIO FEDERICI
PROMETTE FEDELTÀ
BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 41r
Illustrissimo et reverendissimo signore signor mio colendissimo monsignore di Bergomo, mio padrone, per giusti et raggionevoli ri spetti licentiato il suo vicario generale, ha posto me in luogo suo, onde però si come egli m'ha protestato ch'io non dependa da alcuno altro prencipe nè miri altra tramontana che vostra signoria illustrissima, così io hora con queste mie humilissime me le dedico devotissimo servitore et professando di vivere sempre sotto l'ombra sua, non m'allontanerò mai in alcuna mia attione dal giusto volere di vostra signoria illustris sima, alla quale humilissimamente fo riverenza et prego dal Signore il colmo d'ogni bene.
Di Bergamo alli 18 di luglio 1612. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et devotissimo servitore Oratio Federici
297
GIOVANNI EMO
53 SOGGIORNO DEL VESCOVO GIOVANNI EMO
NELL'ABBAZIA DEI SS. GERVASIO E PROTASIO
BAV, Barberiniano lat., 7792, f. 38r
Illustrissimo et reverendissimo signore signor patron mio colendissimo Intendo per lettere del signor ambasciatore che la santità di nostro si gnore si contenta di concedere la coadiutoria di Crema al padre don Pietro mio fratello, l et vedendosi dalli effetti la viva protettione che vostra signoria illustrissima ha tenuto di questo negotio, vengo a renderlene humilissime gratie, in nome di tutta la casa mia, per il nuovo benefitio et honore che ri cevo dalla santità sua, per intercessione di lei, alla quale vivremo in eterno obligatissimi. Et il medesimo ufficio mi scrivono di Venetia che passerà con sua beatitudine et con vostra signoria illustrissima il signor ambasciatore per parte del senato, che se ne sente ancora singolarmente favorito, et ella re sterà servita baciando per me il piede a nostro signore. Havendo bisogno di rivedere un poco il governo di questi miei luoghi dell'abbatia et mostrare a i signori lettori l'essentione che vi godo, essamì nandosi sin hora d'ordine di sua serenità tutti i privilegi tanto ecclesiastici come laicali per rispetto d'alcuni che si usurpano l'essentione de datii in questa città et territorio, ho pigliato espediente di venirmene per quindeci giorni di carnevale, come manco dannosa in questo tempo la mia assenza alla Chiesa. Me ne tornerò hormai fra quattro dì per dar principio alla visita della città, la quale finita, anderò, fatta Pasqua, per la diocesi. Et in ogni luogo ch'io sia attenderò col solito mio desiderio l'honore de commandamenti di vostra si gnoria illustrissima a cui faccio humilissima riverenza, pregandole da Dio felicità compita. Di Brescia dall'abbatia a XXIII di febraro 1612. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergomo 111ustrissimo signor cardinal Borghese patrone l. Emo Pietro fu eletto il 4 luglio 1612,vescovo titolare di Larissa, coadiutore con diritto di successione del vescovo di Crema, Giovanni Diedo, cui subentrò il 6 giugno 1616. Morì a Roma il28 settembre 1629; cf. Hierarchia Catholica ... , IV,p. 167;S. RUMoR, Sto ria ..., p. 82-83; G. SILOS, Historiarum ... , p. 57,296; Gerarchia ... , p. 40.
298
~----'-----------------
ApPENDICE
54
INCARICO DEL VESCOVO GIOVANNI EMO
NEL SANT' OFFIZIO DI BERGAMO
BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 47r
Beatissimo Padre mando il canonico Barzizio a i piedi della santità vostra per darle conto particolare delli più importanti casi che possono accorrere nella Chiesa di Dio et non più uditi, che si sono scoperti nel fare le cause, che sua beatitudine per sua prudenza singolare si degnò di commetterle con ogni secretezza per honore della religione della quale si tratta, di santa Chiesa, et per ovviare alli grandissimi scandoli che al sicuro sarebbono occorsi et per salute dell'anime. Però si degnerà d'ascoltarlo volentieri con quella benignità ch'è parti colar parte della sua infinita pietà, essendo lui informatissimo del tutto, et tanto più per havere fatto i processi delle dette cause, risultandomi in tutto quello che le dirà a bocca, acciò poi possa con l'assistenza del Spi rito Santo terminare, come noi s'habbiamo da governare nella spedi tione di dette cause et anco nel restante di esse. Assicurandola che si come il detto canonico et io non siamo mancati di fare quanto è stato ne cessario con quella estraordinaria diligenza et vigilanza che richiedeva con tanto gran negotio nonostante i grandissimi et infiniti travagli, peri coli della vita ch'habbiamo scorsi per gloria di Dio et per servire la santità vostra che potemo dire con verità d'havere tante volte sudato il sangue, così faremo anco prontamente per l'avenire, et divotamente prostrato a terra baccio alla beatitudine vostra il santo piede. Di Bergamo li XI di novembre 1613. Di vostra santità humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo
299
GIOVANNI EMO
55
CONTRASTI DEL VESCOVO GIOVANNI EMO
COL PATRIARCA DI VENEZIA FRANCESCO VENDRAMIN
E CON MONSIGNOR ATTILIO AMALTEO SULLE PENSIONI
Asv, Lettere di Vescovi e di Prelati, 21, ff. 215r-217v Beatissimo Padre È una gran cosa, padre santo, che chi è debitore a me voglia darmi manco quel che mi deve, e chi è mio creditore pretenda da me più del do natore. Sisto V di fe.me. motu proprio mi riservò mille ducati di camera nuovi sopra i frutti di quella mensa patriarcale, da pagarmisi a Venetia, per ha ver io ceduto in grati a della santità sua e della mia patria, alle ragioni mie sopra l'abbatia di S. Cipriano, che fu unita a essa mensa. Non trovandosi il ducato di camera in Venetia, io mi contento dell'e quivalente in ogni altra buona moneta. Il signor cardinale patriarca l pretende che sia in questo stato consue tudine d'accordi tra i titolari et i pensionarii. Ma non la prova, né la pro verà mai perché vi è altrimenti. Farò ben io constare il contrario. Intanto con una comunicatione ottenuta già dieci anni orsono, me non citato, mi dà quel che vuole, e mons. nunzio per non disgustar quel signore non viene, né è per venire in eterno all'espeditione della causa, la quale se una volta si terminasse, io haverei il mio giusto. Che restando cosi indecisa, il cardinale ha l'intento di non darmi se non quel che a lui piace. Il danno della borsa è mio, ma il maggiore della coscienza che non si stima è suo, perché sa pure che non vi è la pretesa consuetudine. E lo sa ogniuno che paga e che riscuote pensioni in questo stato, facendomi liti gare e consumare a torto. Si che trattandosi dell'intelletto e dichiaratione di lettere apostoliche e
1. Francesco Vendramin era stato eletto patriarca di Venezia da Paolo V il12 maggio 1608,
nominato cardinale il 2 dicembre 1615 col titolo di S. Giovanni a porta Latina. Aveva scelto la vita ecclesiastica dopo una carriera brillante in politica. Per le controversie tra Paolo Vela Serenissima il Vendramin prese possesso del titolo quando ormai mancava poco alla fine della sua vita, conclusasi a Venezia il 7 ottobre 1618:cf. G. MORONI, Dizio nario ... , 90, p. 181-182; Hierarchia Catholica ... , IV, p. 362.
300
ApPENDICE
d'una somma di tante migliara di scudi, io supplico con profonda hu miltà la santità vostra a contentarsi che questa causa sia conosciuta dalla Rota, tribunale peritissimo et integerrimo, il cui giuditio non fugge se non che si conosce abbandonato dalla giustizia e dall'honestà. Gratia che come io bramo, così la spero ancora dalla rettissima mente di vostra beatitudine che regge la Chiesa Santa et il mondo con tutte le virtù in somma eccellenza, ma con questa particolarmente della quale io ho di bisogno a meraviglia, chè ne va la fama dall'uno all'altro polo, a gloria di Dio e del nome immortale di vostra santità. Mons. Amalteo' poi ha una pretensione molto stravagante. La santità vostra gli fece gratia di 500 scudi annui sopra i frutti di questa Chiesa. lo l'interpello a pigliar le sue pensioni, a far procura di levarle, che sono pronto a darli quel che gli devo: non le vuole e così le deposito. Non piac ciono a questo prelato le monete di queste parti et io non sono obligato a pagare in altre, né avvi che in questa città la sua pensione. Veda le sue bolle che si chiarirà se non vuole argento, ce darò dell'oro in scudi, in zecchini, in dobble d'Italia, di Spagna, nella moneta che saprà desiderare, ma al prezzo che pone il prencipe, ch'è accettato e ricevuto da tutti i popoli e nel quale comunemente et generalmente si pigliano e si spendono qua le monete, senza una minima imaginabile contradi tione pur d'uno. Bisognerebbe che mons. Amalteo non soddisfacendosi dei prezzi or dinarii della moneta di queste parti, ne facesse porre uno a suo gusto, che servisse per lui e per me, che in tal caso, come fussero date a me le mo nete nei prezzi delle mie entrate, così le valuterei a esso e saressimo d'ac cordo. Se gli basta l'animo io sono contento. Non bastando a questo prelato di travagliarmi lui, s'è industriato in maniera che ha tirato nella sua opinione il signor cardinale Filonardo,' ma il negotio è in tutto simile.
2. Amalteo Attilio nacque a Oderzo verso la metà circa del sec. XVI. Si addottorò in utro que iure a Padova, in teologia al Collegio Romano. Sino al 1583 fu segretario del card. Bartolomeo Gallio, poi segretario della cifra, referendario delle due Segnature e prose gretario di Stato. Nel 1592 Clemente VIII nominò Amalteo nunzio straordinario in Transilvania, poi in Polonia, nel 1586 supremo commissario alla guerra contro i Turchi presso l'imperatore Rodolfo, inoltre mediatore a Parigi tra Enrico IVe Carlo Emanuele I di Savoia per Saluzzo. Protonotario apostolico nel 1600, Paolo V nominò l'Amalteo vescovo di Atene il14 agosto l606,nunzio a Colonia il I" settembre 1606.Richiamato a Roma il26 aprile 1610,nel 1623 fu nominato assistente alla cappella pontificia. Morì a Roma nel 1633: cf. Hierarchia catholica... , IV, p. 99,113; G. DECARO, Amaltea, Attilio, in Dizionario biografico ... , 2, p. 628-629.
301
----------------~-
GIOVANNI EMO
Al signor cardinale Filonardo ho da pagare altri 500 scudi annui della moneta di queste parti in Roma. Così piacque ultimamente dichiarare a vostra santità. lo me ne sono contentato e me ne contento. Sebene diedi il consenso altrimente, sono pronto a pagare. Che perciò ricerco e prego detto signore cardinale a pigliare la sua pensione dando quest'ordine preciso al banco, che gli dia 250 scudi per ciascun termine della moneta di queste parti in Roma, senza ritentione o pagamento di cambio o d'al cuna commoratione. lo per me non so più quel che dire o fare. È sproposito l'andar dicendo: il vescovo di Bergamo è ricco, non paga. Chi non ha intentione di pagare non va dietro ai suoi creditori, non li suplica a ricevere il loro danaro, non lo deposita come fo io. La commodità, beatissimo padre, non mi obliga a dar più di quel che devo. Mi fa ben riconoscere tenuto a che me n'ha dato, come alla santità vostra per la cui conservatione e felicità prego di continuo il benedetto Iddio et humilissimamente le bacio il sacro piede. Di Bergamo a X d'ottobre 1618. Di vostra santità humilissima e devotissima creatura
e servitore
Giovanni vescovo di Bergamo
1618 Bergamo lO ottobre. Il vescovo
A monsignore che le veda e ne parli a nostro signore. Risponsione: che si è detto al suo procuratore: per quanto occorre e stante il suo compenso prestato nella giurisditione del nuntio, non si può avvocare la causa. Ma sua santità darà ordine a monsignore di Ascoli, nuntio moderno, che la spedisca per giustizia.' 3. Filippo Filonardi era stato eletto vescovo di Aquino il 24 ottobre 1608. Romano di na scita, aveva avuto l'incarico di vicede1egato di Avignone. Nominato cardinale col titolo di S. Maria del Popolo i191uglio 1614,morì il 29 settembre 1622: cf. Hierarchia Catho fica... , IV, p. 12. 4. Era Sigismondo Donati, già arcidiacono e vicario generale di Ascoli, dottore in utroque iure eletto vescovo di Venosa il 17 agosto 1598.Trasferito ad Ascoli il7 gennaio 1605, svolse la missione di nunzio a Venezia dal 14novembre 1618al12 maggio 1621. Mori il 19 novembre 1641:cf. Hierarchia Cathofica ... , IV,p. 97,364; L. KARTTUNEN, Les Noncia tures apostoliques permanentes de 1650 a 1800, Genéve 1912, p. 188,203,264.
302
ApPENDICE
56
IL VESCOVO GIOVANNI EMO CHIEDE GIUSTIZIA
PER I DIRITTI DELLA SUA PENSIONE
Asv, Lettere di Vescovi e di Prelati, 21, ff. 214r
Beatissimo Padre lo dubito di venire in fastidio a vostra santità con tante lettere, ma sa pendo che la sua begnissima natura, e che se non parlo non sarò inteso, confido che la santità vostra non chiuderà gli orecchi alla vera giustitia in favor mio, si come ha fatto per il zelo che tiene di esso alla falsa, suppo stale per buona contro di me. Non fu mai vero, padre santo, che la mia causa della pensione col si gnor cardinale Vendramino vedesse la Rota. Ho ben io havuto desiderio di mettercela, ma per portar rispetto a esso cardinale et a mons. nuntio, ho sofferto 14 anni d'ingiustissime liti, risco tendo più di 200 scudi manco ogn'anno di detta pensione. Ha del verisi mile, beatissimo padre, ch'io che sono l'attore, voglia differire l'expedi tione della causa? Domando la Rota per sbrigarla quanto prima, perché a Venetia non sanno agitare queste cause. Né il processo fu né sarà mai per ridursi a stato di potersi sentiare là, perché non torna conto alla parte, la quale così mi da quel che gli piace. Si degni però vostra santità, che ne la supplico con tutto il cuore, a libe rar me da si ingiusta molestia, concedendomi la Rota, che non sarà mi nor benefitio alla conscienza di quel signor cardinale, che mio. E prostrato ai suoi santi piedi, adoro vostra beatitudine con tutta la di votione dell'animo mio. Di Bergamo a XVII di ottobre 1618. Di vostra santità humilissimo et divotissima creatura et servitore Giovanni vescovo di Bergamo 1618 Bergamo lì lO ottobre. Il vescovo 303
------------------
GIOVANNI EMO
57 L'AIUTO DELLA REPUBBLICA VENETA AI GRIGIONI BAV,
Barberiniano lat., 7854, f. 4r-v
Illustre Signore Havendo alli giorni passati spedito per commissione della serenissima repubblica di Venetia un messaggiero con lettere delle quali non si è mai havuto risposta et così essendo noi in dubio che il messaggiero sia smar rito, ho di nuovo per decreto dell'illustrìssimi signori rettori di Bergamo spedito il presente religioso facendo intendere a sua signoria illustris sima l'amore affine (?) et sussidio quali promettono li signori clarissimi di Venetia verso la nostra patria et per recuperatione della Valtellina. Et così pensando che signorìe loro dovessero pigliar l'armi per l'acqui sto della Valtellina si haveva fatto sciolta di mille cinquecento moschet tieri pratichi et vecchi nell'arte militare con bonissima munitione perve nir in aiuto et favore, ma sin hora non si è vista cosa alcuna. Per tanto avanti ch'l tempo passi sarà contenta di dar buon ordine et con maturo consiglio di andar all'acquisto della Valtellina et di subito che havranno stabilito il tempo, giorno e notte et l'h ora, si farà sapere ac ciò si possi dare tutto il soccorso che fa di bisogno. Si avvertiranno però di mantenere il presidio nelli confini de' Sviz zeri, perché anch'essi non mancharanno di fare contro la Confedera tione, et così staranno avertiti, acciò in cambio di liberarsi da un canto, saranno presi dall'altro. Non altro se non che mi raccomando a vostra signoria illustrissima ba sciandole le mani et pregando Iddio che ne sii per vittorìa. Da Bergamo alli 27 settembre 1617. Di vostra signoria illustrissima per servirla capitano Giacomo Tugnola All'Illustrissimo signor mio il signore il signore Giovanni Battista Sales patrone mio colendissimo in Coira overo Chiavenna sigillato Copia del originai quequeda en mi poder Luis de Caruso Marda aver (?) paraphe (?) 304
-----'----------------
ApPENDICE
Copia de carta del capitano Tognola di Bergamo a 27de settembre 1621 al colonel Gieller en Coira o Chiavenna. Illustre Signore Ho espedito alli giorni passati un messagiero per commissione dell'il lustrissimi signori rettori di Bergamo, i quali hanno riceputo lettere dal principe et senatori di Venetia che dovessino far intendere il suo intento alli signori nostri. Et così dubitando che il messagiere di quelle non habbia portato quelle fedelmente, di nuovo espediamo il presente religioso per più sicu rezza, facendole sapere ì1 buon animo qual tiene la serenissima repu blica di Venetia verso la nostra patria. La quale si meraviglia grande mente che non si siano messi in campo per tutte le parti, acciò più facì1 mente potessimo discacciar l'inimico dalla Valtellina, che ancora essa ha veva determinato di mandar mille et cinquecento moschettieri, de' quali si era fatta la scelta con buona monitione. E così non mancarete di subito riceputa la presente dar ordine a tutto ciò che fa di bisogno perché passa la stagione di andare in campo. Ci ne farete consapevoli di subito per qual giorno, notte et hora hab biate da partire, perché non mancherò di dar ogni sorte di soccorso, ac ciochè si possa recuperare la Valtellina et discacciare li ribelli della patria. Investigarete tutti i passi, et per tutti i passi potrete far sortire i soldati acciò più facilmente et con minor perdita di soldati si possa haverla vitto ria tanto da tutti bramata et desiderata. Non altro se non che mi raccomando a vostra signoria baciandole le mani. Di Bergamo alli 24 settembre 1621 subscritti Di vostro signore illustre per servirla capitano Giacomo Tugnola All'Illustre signor mio il signore colonello Gieller in Coira, over Chiavenna subito et sigillata. Copia del original quequeda en mi poder Luis de Caruso Marda Copia de carta del Capitano Iacomo Tognola di Bergamo a 27 settembre 1621 para Ioanne Battista Salici en Coira o en Chiavenna. 305
--------'--------------- GIOVANNI EMO
58 SOGGIORNO DEL VESCOVO GIOVANNI EMO A VENEZIA BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 51r
Illustrissimo e reverendissimo signor patrone colendissimo Essendo piaciuto al Signore li di passati di chiamar a se la signora mia madre nell'età sua di 85 anni, con quella passione d'animo ciò mi suc cede che lascio considerare alla somma prudenza e pietà di vostra signo ria illustrissima e perciò mi è convenuto di venirmene perun poco a casa così ricercando alcuni gravissimi interessi di quella. Desidero che ciò sia con buona gratia di nostro signore e di vostra si gnoria illustrissima supplicandola di grata licenza che terminate le cose, quali hanno bisogno della presenza mia, io me ne ritorno subito a servire il gregge, ch'Iddio e cotesta Santa Sede m'hanno commesso. Finch'io mi trattengo in queste lagune se fossi degno dell'honore d'al cun commandamento di vostra signoria illustrissima, posso assicurarla con verità che niuna cosa potrebbe consolare maggiormente l'animo mio quanto il vedermi servire e riverire con l'opera a lei a cui ho già dedi cato il core e la persona mia. Ambisco a1tretanto di quel che convenga la benedittione di nostro si gnore baciando a sua beatitudine il sacro piede et a vostra signoria illu strissima humilissimamente m'inchino. Di Venetia a 16 di luglio 1622. Di vostra signoria illustrissima e reverendissima humilissimo divotissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo Illustrissimo signor cardinale Ludovisio patrone 5
5.
Il cardinale Ludovico Ludovisi nipote di papa Gregorio XV,nacque a Bologna il27 otto
306
ApPENDICE
59 IL PROGETTO DEL DUOMO E ALCUNE CASE DEI CANONICI
DESTINATE ALLA DEMOLIZIONE
BAV,
Barberiniano lat., 7792, f. 45r-v
Illustrissimo et reverendissimo signor patrone colendissimo affinchè a gloria del Signor Dio si rifaccia questo domo, conforme al desiderio del Capitolo, della Città et mio, ho sottoscritto già un obligo di pagare ogni anno cinquecento scudi durante la fabrica. Mentre si tratta di far il modello per la nuova chiesa, alcuni canonici che hanno le case delle loro prebende vicino, dubitando che non se le buttino a terra, intendo che questa sera ne scrivono a Roma per ottenere qualche inhibitione. Il modello non è ancora stato fatto et in conse guenza non può sapersi quali case si dovranno demolire. Oltre che non si pretende di pigliare il suo ad alcuno, che non se li dia honesta ricompensa, o non li sia pagato. Ho fatto chiamare per domani da me questi tali, et vedrò di farli restar capaci della buona intentione che si ha, avvedendomi che questo è un tiro del demonio che invidia et vor rebbe impedire tutte l'imprese che sono drizzate a honore di Dio. Supplico vostra signoria illustrissima a voler dar parte di ciò a nostro signore acciò la santità sua si degni non passare alcun rescritto in pregiu ditio di questa fabrica et pigliando la parte altra strada, il Baldessari mio agente procurerà di saperlo, et verrà a riferire il bisogno a vostra signoria illustrissima perché con la sua auttorità possa favorire un opera tanto pia.
bre 1595, vi frequentò le scuole giuridiche e divenne arciprete della chiesa metropoli tana. Seguì poi lo zio nelle missioni diplomatiche di Torino e di Milano. Nel 1619entrò nella prelatura di Roma e lavorò alla Segnatura di giustizia e di grazia e in altri uffici cu riali. L'elezione al pontificato dello zio portò a Ludovico la nomina a cardinale col ti tolo di S. Maria in Traspontina il 17 marzo 1621e di segretario di stato, con l'accumulo, come già per il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, di onori, dignità, uffici e benefici ecclesiastici. Il 7 giugno 1623 ebbe il titolo cardinalizio di S. Lorenzo in Damaso. Morì il 18 novembre 1632: cf. Hierarchia Catholica ... , IV, p. 15-16; L.v. PASTOR, Storia dei Papi ... , XIII, p. 43 passim; G. MORONI, Dizionario..., 60, p. 113-114.
307
GIOVANNI EMO
Vostra signoria illustrissima mi perdona le continue brighe ch'io le do, poichÊ il bisogno mi fa ardito a supplicarla et le faccio humilissima rive renza, pregandole perpetua felicità . Di Bergamo a 21 d'agosto 1623. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et obligatissimo servitore Giovanni vescovo di Bergamo Illustrissimo signor cardinal Borghese patrone
308
FEDERICO CORNARO
-------'-'--------------.,....--
FEDERICO CORNARO
Federico Cornaro nacque da Giovanni di Marcantonio e Chiara Dolfin di Lorenzo il 16 gennaio 1588 a Venezia. Egli apparteneva alla famiglia patrizia dei Cornaro (ovvero Corner) che nella seconda metà del sec. XVI aveva dato alla diocesi di Bergamo i vescovi Luigi e Federico. Que st'ultimo era fratello di Giovanni, padre di Federico, chiamato zio pa temo dal vescovo nella relazione. Tra i fratelli di Federico Cornaro sono ricordati Marcantonio, primice rio di S. Marco e in seguito vescovo di Padova,Luigi ambasciatore in Spa gna, Giorgio capitano delle truppe al soldo di Venezia, morto, come scrisse Federico, in modo miserabile. Il padre, Giovanni, procuratore della repubblica Veneta, fu eletto doge nel dicembre 1624 non senza contrasti da parte di alcuni senatori che lo giudicavano papista. Federico Cornaro iniziò la carriera ecclesiastica a Roma presso lo zio Francesco, maestro di camera di Sisto V. Grazie a lui Federico Cornaro ottenne il giuspatronato del priorato di Cipro sborsando 30.000 scudi, e la commenda di Treviso cui si aggiunsero altre commende, da ultimo quella di Vangadizza nel 1637. Morto lo zio quasi subito dopo la nomina a cardinale, Federico Cornaro ritornò a Venezia determinato a addotto rarsi in diritto, come gli riuscì il 27 marzo 1602 con la laurea in utroque. A Padova egli frequentò maestri rinomati tra cui il Cremonino, l'Acqua pendente e il Galilei, e fece parte dell'Accademia dei Ricoverati. Ripartì per Roma dove da Clemente VIII fu nominato maestro di camera. Nel conclave che portò all'elezione di Paolo V Federico Cornaro potè seguire da vicino gli avvenimenti più significativi e dame resoconto con una let tera al padre Giovanni. Nulla si sa della linea seguita da Federico Cor naro nella questione giurisdizionale tra Roma e Venezia. Coerente mente alla posizione della famiglia, probabilmente Federico Cornaro aderì alle direttive della Santa Sede. Sembra che sino al 1622egli sia stato al centro di grosse speculazioni a Venezia e a Roma, specie con casa Or sini, come risulterebbe dalle lettere al padre e al fratello Francesco. Anche per Federico Cornaro andavano maturando i tempi dell'episco pato. Già nel 1614 confidava di aspirare alla diocesi di Brescia o di Pa dova, nel 1619 al cardinalato. 309
VISITE
AD LIMINA
Ancora a Roma per il conclave da cui uscì eletto papa Gregorio XV nel 1621, Federico Camara affidò le sue osservazioni a una "Informatione" apprezzata dagli storici. Alla morte di G. Emo i candidati più in vista per la sede di Bergamo erano Pietro suo fratello, vescovo di Crema, che aveva il favore della re pubblica Veneta e padre Serafino Collini, canonico regolare lateranense, predicatore famoso già impegnato per tale ufficio anche alla corte di Francia, assegnatario di una badia nel territorio Bergomense con un red dito annuo di 2.000 scudi. Questi godeva il pieno appoggio del nipote di Gregorio XV, il cardinale Ludovisi, che ricorreva a lui in ragione delle sue competenze. Il terzo candidato era il cardinale Matteo Priuli, figlio del doge Antonio. In base alla legge della repubblica Veneta che proibiva "ai figli del principe di accettare dignità o benefici ecclesiastici da prin cipe alcuno" il Priuli doveva essere considerato escluso virtualmente dalla rosa dei candidati. Nonostante ciò egli fu designato vescovo di Ber gamo, come risulta dalla lettera del l? dicembre 1623 al card. Barberini. Le reazioni dei senatori e le pressioni sulla famiglia indussero proba bilmente il neo eletto a rinunciare alla sede, come egli comunicò allo stesso cardinale con lettera del 19 dicembre nella quale spiegava il suo gesto a ragione di diversi motivi. La scelta di Gregorio XV cadde su Federico Camara, nominato ve scovo di Bergamo il 23 febbraio 1623.La morte prematura del papa con sentì a Federico Camara di seguire e di descrivere il conclave che portò all'elezione di Maffeo Barberini col nome di Urbano VIII. L'avvenimento sarebbe stato assai propizio a Federico Cornaro, defi nito dal card. Antonio Barberini creatura di suo zio. L'entrata sfarzosa, degna di un principe, di Federico Camara a Ber gamo avvenne alla fine di dicembre. Il Guerrini afferma che egli totus fuit in reparanda ecclesiastica disciplina. Indetta la visita pastorale il 15 aprile 1624,Federico Camara con i convisitatori Ercole Capitanio, Fran cesco Alzano, Ludovico Brighenti e Antonio Rota visitò buona parte della diocesi. Nel dicembre di quell'anno il padre Giovanni fu eletto doge di Venezia e ciò determinò qualche apprensione per la carriera ec clesiastica dei due figli.La nomina di Federico Camara a cardinale col ti tolo di S. Maria in Traspontina il 19 gennaio 1626fu presentata dal doge in senato molto abilmente e nonostante la nota legge, ottenne l'approva zione. Nel giugno dello stesso anno Federico Camara si recò a Roma sia per la nomina avuta sia per la visita ad limina. L'opinione che Urbano VIII avrebbe destinato Federico Camara alla 310
~
__----'_l.....FEDERICO CORNARO
sede vacante di Vicenza fu confermata dalla nomina il7 settembre 1626e anche per questo caso il doge seppe presentare il trasferimento del figlio come una necessità imposta dal clima troppo rigido di Bergamo, dan noso alla sua salute. Lasciando la prima sede vescovile, Federico Cornaro si riservò una pensione, che divenne motivo di attrito col suo successore Luigi Gri mani. Egli portò con sè a Vicenza il canonico Francesco Alzano, nomi nato vicario generale, e due canonici suoi familiari, Francesco Pedonei e Paolo Muzio. Alla sede vacante di Bergamo Federico Cornaro suggerì per la provvi sta la nomina di Agostino Priuli, commendatario della badia di Vanga dizza, non senza avere cercato di farvi designare il fratello Marcantonio, primi cerio di S. Marco. La morte del card. Pietro Valiera vescovo di Verana apri la successione alla diocesi e tra i candidati vi fu Federico Cornaro e A. Priuli, vescovo di Bergamo. Dopo l'assegnazione del titolo cardinalizio di S. Cecilia e il 26 aprile 1629di S. Marco, Federico Cornaro il30 successivo fu nominato vescovo di Padova. Le difficoltà incontrate nella nuova sede determinarono Fede rico Cornaro a trovare un'altra soluzione, a ciò spinto anche dalla rea zione negativa del senato. Per quanto la richiesta di Federico Cornaro per Verona fosse stata ina scoltata, gli si apriva nel frattempo la strada per il titolo prestigioso di pa triarca di Venezia, cui fu eletto dal senato veneto nel maggio del 1631, con la conferma di Urbano VIII 1'11 giugno. Federico Cornaro ne fu tito lare per 12 anni. Anche il fratello Marcantonio potè coronare il desiderio dell'episco pato con la sede di Padova il 15 novembre 1632. Federico Cornaro fu mediatore tra la repubblica Veneta e la S. Sede. Intervenne al conclave che portò all'elezione di Innocenzo X. Nel 1644 Federico Cornaro rinunziò alla sede patriarcale di Venezia e si ritirò a Roma; ebbe il titolo di S. Maria in Trastevere il 19 aprile 1646 e la nomina a vescovo di Albano il 29 aprile 1652. Morì il 5 giugno 1653. Delle cospicue ricchezze accumulate, egli lasciò un legato di 30.000 scudi a Prapaganda Fide.
311
- -., .__
---~_I.....-_-----------
VISITE
AD LIMINA
Bibliografia: Fonti Inedite: cf. ACVB, Arch. Cap., 159,Atti... , f. 252r, 27 apr, 1624, elezione dei canonici convisitatori; f. 257v, 26 gen. 1626, nomina a cardinale di Federico Camara ibid., 160, Acta ... , f. 47v, 21 dico 1623, nomina e ingresso di Federico Cornaro a Bergamo; ibid., 214/1, Secretaria ... , lettera di Federico Camara in risposta agli auguri dei canonici, 25 mar. 1623; lettera di Federico Camara ai canonici con la notizia del suo arrivo a Bergamo nel viaggio verso Roma. 14 mar. 1626: ibid. Visita Camara, 41 (1624), ff. lr-347v; ibid., 42 (1624-1626), ff. 1r-268v + ff.nn.; ibid., 43 (1625), ff. lr-402v; Asv, Secr. Brev., 673,f. 364v,7 apr. 1623,breve di Gregorio XV per presa possesso Federico Cornaro; ibid., 724, f. 80r, indulto di Urbano VIII al can. F. Pedonei in servizio a Federico Camara, per la partecipazione alle di stribuzioni del coro; ibid., 737,ff. 122r-v, 125r, 7 mago 1628, stesso indulto al can. P. Muzio, coppiere di Federico Cornaro; ibid., S.S. Venezia, 43, ff. 195r-196r, l'' nov. 1625,rapporto del nunzio G .B. Agucchia su Federico Camara in visita al padre ammalato; ibid., 53,ff. 59v-60v, 62v-63v,65r-69v, 78r-80v, 85v-91v, 93v, 102r-118v, 124r-v, 133r-134v,mar.-ago. 1629, candida tura di A. Priuli e Federico Cornaro, vescovo di Vicenza, a Padova; ibid., 55, f. 110v, 6 set. 1631, circa la nomina di Federico Cornaro a Vicenza; ibid., 274, f. 308v, 27 giu. 1626, circa l'appoggio a Federico Camara in senato per Vicenza; ibid., 275,f. 265r-v, 22 otto 1632,morte di A. Priuli e parere dell'ambasciatore veneto favorevole alla restituzione della badia di Van gadizza ai regolari; f. 274r-v, 14 dico 1630, circa l'assegnazione di Vangadizza a Marcantonio Cornaro; BAV, Barberiniano lat., 5944, ff. 157v-158r,3 nov. 1622, indicazioni al nunzio Luigi Zacchia per la successione a Bergamo; f. 163v, 12 nov. 1622, impossibilità di pracedere per l'assenza del candidato; f.166r-v, 26 nov. 1622,candidatura a Bergamo di p. Serafino Collini e del cardinale Matteo Priuli (titolo di S. Gerolamo degli Illirici il17 ott. 1616,di S. Marco il 23 giu, 1621,fratello di Agostino Priuli vescovo di Bergamo. Morto a Roma il 13 mar. 1624), con l'ostacolo per quest'ultimo della legge del senato che vieta ai figli del doge (il padre di Matteo,Antonio ricoprì tale incarico dal 17 mago 1618 al 12 ago. 1623) di ricevere titoli o uf fici da altri stati; f. 177v,9 dico1622,attesa per il card. Priuli ospite del padre; candidatura di p. Serafino Collini; ibid., 6049, ff. 9v-l0r, lOfeb. 1624, accenno di Zacchia alla morte di Emo e alla sua successione trattata in senato; ibid., 6051, ff. 38v-39v,66v-67r,21 ottoe 23 dico 1623, informazioni di Zacchia sull'insistenza di Marcantonio per la coadiutoria di Aquileia; f.63r, lO dico 1623, notizie di Zacchia sull'arrivo di Federico Cornaro a Venezia e sui contatti col doge e coi senatori; f. 357v, lO otto 1624, partenza di Federico Cornaro per Bergamo; f. 440r-v, 21 dico 1624, notizie su Giovanni Camara eletto doge all'età di 73 anni; f. 458v, 29 giu. 1624,notizie del nunzio Agucchia sulla candidatura di p. Collini a Bergamo; ibid.,6061, ff. 138v-139r, 5 otto 1624, circa la visita di Federico Camara e dei fratelli al padre ammalato; f. 263r-v, 30 ago. 1625,rinuncia del vescovo di Vicenza; f. 312v, 31 gen. 1626,lettera del card. A. Barberini a Zacchia sulla pramozione di Federico Cornaro al cardinalato, da lui ritenuta giusta; f. 318r, nomina a cardinale di Federico Camara; f. 355r, 359v, 20 e 27 giu. 1626, suc cessione alla sede di Vicenza; f. 365v, lllug. 1626,ritira di Marcantonio, fratello di Federico Cornaro, dalla candidatura alla sede di Bergamo; richiesta di notizie sull'abate Priuli;ibid., 6063, f. 89r-v, 19 mago1636,vertenza Federico Camara con Luigi Grimani successore a Ber gamo, per la pensione; f. 126r-v, 127v,26 apr. e 17 mago 1636,morte di Marcantonio e richie sta del fratello Federico Camara al card. Barberini di succedergli nella commenda di Vanga dizza; ibid., 6082, f. 135v,14 set. 1630,parere negativo del papa sulla candidatura di A. Priuli a Verana; f. 153r, 156r, 5 e IO otto 1630,circa la badia di Vangadizza e di Vidore; ibid., 6083, f. 46v, 51r, Vangadizza; ibid., 7769,f. lr, 31 gen. 1626, gratitudine di Federico Cornaro al card. Barberini per il cardinalato; f. 2r-v, 14 feb. 1626, visita e saluto di Federico Camara a Ber gamo in partenza per Roma; f. 3r, 4r, 2 e 20 mago 1626, soggiorno di Federico Camara a Roma; f. 5r-v. 11 set. 1626, trasferimento di Federico Camara a Vicenza; f. 6r, 17 nov. 1628, auguri di Federico Cornaro a Anna Colonna Barberini per il felice esito del parto; f. 7r l" apr. 1629, richiesta del titolo cardinalizio di S. Marco nell'eventualità della morte del card. Valiera; ff. 8r-l1v, 7 apr. 1629, richiesta di appoggio di Federico Cornaro al card. Barberini per la sede di Padova; ff. 12r-15r, apr.1629, Federico Cornaro al card. Barberini circa la can didatura a Padova e la nomina di A. Priuli a Bergamo; f. 22r-v,5 mago1629, candidatura di F. Alzano a Feltre; f. 23r-v, gratitudine di Federico Camara per la sede di Padova; f. 43r-v, 7
312
___----1_'
_
FEDERICO CORNARO
lug. 1629,interessamento di Federico Cornaro presso il card. Barberini per la rinuncia di A. Priuli e la candidatura di L. Grimani a Bergamo; f. 44r-v,22 dic.1629, morte del padre di Fe derico Cornaro; f. 45r-v, 46r,29 dic.1629 e 24 gen. 1630, idem; f. 48r-v,22 giu.1630,circa la fa cilitazione richiesta al card. Barberini da Federico Cornaro per il fratello Giorgio di arruo lare 500 o 600 fanti nello stato pontificio; f. 49r-v, circa la morte del fratello Giorgio; ff. 51r-52r, 21 set. 1630, Federico Cornaro al card. Barberini per la candidatura a Verona; ff. 53r-54r, 28 set, 1630,circa il trasferimento di Federico Cornaro a Verona; f. 55r-v,2 otto 1630, al card. Barberini Federico Cornaro comunica la morte di A. Priuli; richiesta di assegna zione della badia di Vangadizza; debito di 6.000 ducati del defunto al card. Borghese per la pensione; ff. 59r-60r, 61r-v, 9 magoe 20 giu. 1631,Federico Cornaro eletto patriarca di Vene zia dal senato, confermato da Urbano VIII; ff. 69r-70r,31 gen. 1631,insoddisfazione di Fede rico Comaro per le nomine fatte a Bergamo; ibid., 7792, f. 53r, 54r-55r, 56r-57r, 9 e 27 dico 1623, al card. Barberini Federico Cornaro comunica i preparativi per la partenza per Ber gamo; colloquio col doge e i senatori; f. 58r,28 dico 1623,accoglienza di Bergamo a Federico Cornaro; f. 59r-v, 26 mar. 1624, rapporti di Federico Cornaro coi rettori; f. 60r, 28 mar. 1624, tramite l'agente Traffichetti omaggio di Federico Cornaro di due cassette di frutta del terri torio Bergomense al card. Barberini; f. 61r, 62r, 21 set. 1624, Luigi, fratello di Federico Cor naro, ambasciatore in Spagna; ff 63r-64r, 19 ott, 1624, Federico Comaro attende la nomina a cardinale; f. 67r-v, 12 dico 1624, rinuncia di un certo sig. Usubelli alle commende di Zante e Cefalonia; interessamento di Federico Cornaro perla loro assegnazione; f. 68r, 8 gen. 1625, elezione di Giovanni, padre di Federico Cornaro, a doge; contrasti durati 12 giorni; f. 7lr, 16 feb. 1628, auguri di Federico Cornaro al neoporporato A. Barberini; f. 73r, 74r, idem; f. 76r-v, 13 lug.1629,lettera di A. Priuli al card. Barberini perla rinuncia a Bergamo; f. 78r,2 se1.1630, quarantena di A. Priuli per il contagio; morte del vescovo di Verona; f. 87r, 28 apr. 1635,let tera di L. Grimani al suo patrono sui contrasti con Federico Cornaro per la pensione; ibid., 7804, ff 116r-118v,possibili effetti negativi sulla carriera ecclesiastica dei figli per la nomina del padre Giovanni a doge; ibid., 8788, f. 81r, 82r, 17 e 19 dico 1622, nomina e rinuncia del card. Priuli a Bergamo; ibid., Boncompagni C 20, ff. 136r-141v, Copia di lettera che si può dire relatione del conclave nel qualefu eletto papa il card. Borghese chiamato Paolo V la quale let terafu scritta da mons. Federico abbate Cornaro, chierico di camera, all'ill.mo sig. Giovanni Camara suo padre a Venetia il dì21 maggio 1605 di Roma; ff. 202r-205r, lnformatione distinta dello stato, numero e qualità de cardinali che si trovano nel sacro collegio sino questo giorno 28 gennaio 1621 nel quale seguì la morte di papa Paolo Ve quanti di loro siano per entrar in con clave nella presente sede vacante fatta da me mons. abate Cornaro chierico di camera; ff. 341r-357v, Relatione distinta informa di diario della malattia e morte di papa Gregorio XVe dello stato nel quale al presente si trova il collegio dei cardinali con altre considerationi sopra li soggetti papabili et sopra ilfuturo conclave fatta da me mons. Cornaro vescovo di Bergamo e chierico di camera il mese di luglio 1623; ibid., Ottoboniano lat., 3221/2, f. 336r, 9 giu. 1629,ra gioni del card. Barberini al nunzio per l'assegnazione di Padova a Federico Cornaro "crea tura di mio zio"; i contrasti inspiegabili per "una così facile domanda" in "cui non si muta al tro che il nome della Chiesa e nemmeno s'accrescono le entrate"; f. 319r, 12 mag.1629, circa la conferma dell'ambasciatore Contarini per Federico Cornaro a Vicenza; f. 320r-v, 19 mago 1629,assegnazione di Padova al card. Federico Cornaro data per certa dal card. Barberini; f. 313r, 349r, 5 magoe 16giu. 1629,circa l'iniziativa dell'ambasciatore sulla nomina di Federico Cornaro; f. 364r, 141ug. 1629,al nunzio il card. Barberini comunica che il pontefice non ac cetta il ritorno di Federico Comaro a Vicenza; f. 370r,28Iug. 1629,conclusione della provvi sta di Padova; f. 445r, 15 dico 1629,circa la rinuncia di Federico Cornaro a Padova da solleci tare con una missione speciale del senato al papa; il card. Barberini contrario all'iniziativa non in linea coi principi della Santa Sede; compito del nunzio per un 'azione concordata col patriarca di Venezia e altre insigni personalità della repubblica per scoraggiare tali passi; f. 535r, 14 set. 1630, elenco dei candidati alla sede di Verona, tra cui Federico Cornaro; f. 537r, 539r, 21 e 28 set. 1630, desiderio di Federico Cornaro espresso al card. Barberini per avere Verona; ibid., 3230, f. 81r, 21 dico 1630, assegnazione di Vangadizza a Marcantonio; ibid., 3222/3, f. 558r, 28 set. 1624, giudizi di Federico Cornaro su Bergamo; ibid., 322311, ff.
313
---------'--------------.,......- VISITE AD LIMINA
36v-38v, 24 gen. 1626, circa la legge che vieta l'assegnazione di titoli di stati esteri ai figli del doge; ibid. 322312, f. 236r-v, 6 giu, 1626, f. 260r-v, 20 giu., f. 266r, 27 giu., f. 278r, 4Iug., lettere del nunzio al card. Barberini sulla designazione di Federico Cornaro a Vicenza giustificata per il clima rigido di Bergamo, ritira della candidatura di Marcantonio a quella sede; pen sione per Federico Cornaro di 2.000 ducati sulla rendita percepita da A. Priuli che, detratti vari oneri, avrà un'entrata di 3.800 ducati all'anno; ibid., 323511, f. 31r, 3 mago 1636, vertenza Federico Cornaro-Luigi Grimani; f. 59v, f. 63r-v, 5 lug. 1636, ff. 64v-65r, 66v-67r, 12 e 19 lug. assegnazione di Vangadizza a Federico Cornaro non per sua istanza ma come dono del papa; questione della pensione; buoni uffici del fratello di Federico Cornaro, Luigi, per l'as senso del senato; breve pontificio per l'assegnazione; facilitazioni per la pensione imposta su una rendita annua di 2.500 scudi; ibid., Vaticano lat. 12947, f. 37r, 5 nov. 1622, circa la fa coltà del card. Valiero di presentare un candidato alla sede vacante di Bergamo; appoggio della repubblica Veneta per la nomina del fratello di G. Emo, Pietra; f. 74r, lO dico 1622, dis paccio al nunzio circa l'assegnazione di Bergamo al card. Priuli con la riserva di 1.000 scudi al card. Valiero; l'abbazia in commenda di G. Emo, col reddito di 5.000 scudi, non asse gnata; f. 116r, 4 feb. 1623, dispaccio al nunzio circa l'assegnazione di Bergamo a Federico Cornaro, col reddito annuo di 10.000 scudi, con la pensione di 1.000 scudi al card. Torres, 1.000 scudi al card. Valiero, 500 scudi ad altri; circa la proposta della rinuncia del vescovo di Aquileia per assegnarla a Marcantonio, previa ricompensa di un'abbazia posseduta da que sti col reddito annuo di 4.000 scudi; BCAM, Azioni, 57 (1621-1624), f. 172r-v, 20 apr. 1623 circa la nomina di Federico Cornaro a Bergamo ibid., 58 (1624-1627), ff. 200v-20Iv, 204r-205v, 22Ir-v, 223r, sedute consiliari del 27 gen., 6 feb., 20 e 26 mar. 1626 circa la nomina di Fede rico Cornaro a cardinale. Fonti edite: cf. G. GULLINO, Corner Federico, in Dizionario biografico... , 29, p. 185-188; G. LI BERALI' Le "Dinastie ecclesiastiche': .., cit.; Podestaria e Capitanato di Bergamo ... , p. 431. Letteratura: cf. D. CALVI, Effemeride... , I, p. 142-143, 148, 188,346,-347; II p. 269 con la notizia della morte di Federico Cornaro a 64 anni; V. CORONELLI, Sinopsis ... , p. 138; A. M. GUER RINI, Sinopsis ... , p. 94-95; F. UGHELLI, Italia ... , IV, p. 509; L.V. PASTOR. Storia dei Papi .., XII, p. 28-30; XIII, p. 28-30,229,732, 755; XlVII, p. 41; H. BIAUDET, Les Nonciatures ... , p. 185; Hie rarchia Catholica... , IV, p. 13,20 con la notizia della morte di Cornaro a 74 anni, 113,275-276, 362; L. DENTELLA, I Vescovi.... p. 359-363; B. BELOTTl. Storia di Bergamo ... , IV, p. 68-69; ibid., ed. 1989, V. p. 15,79; G. ZANCHI, l Vescovi di Bergamo .." in Ritratti..., p. 154.
314
_ _ _ _ _t....-
_
66
.
Relazione - 16 giugno 1626
Asv, Conditi, Relationes dioecesium, Bergomen., orig., ff. 66r-73v Questa relazione è stata presentata personalmente dal vescovo Cor naro per il tredicesimo triennio, 1621-1624. Il testo della relazione è scritto sui ff. 66r-72v (mm. 20x27). Una nota d'ufficio della Congregazione sul f. 66r qui trascritta indica la data della presentazione del documento da parte del vescovo. Segue una nota mar ginale in f. 73v. Il f. 73r è bianco. I fogli manoscritti hanno un discreto margine bianco ai lati. La carta è ingiallita e le parole traspaiono sui fogli retto e verso. Il fascicolo per il resto è in buone condizioni.
60 Illustrissimi et reverendissimi Patres
Illustrissimi e reverendissimi Padri
Quod sanctae memoriae Sixtus V mandatum episcopis voluit de vi sitatione sacrorum liminum et rela tione Episcopalium Ecclesiarum, ego etiam minimus episcoporum ad urbem veni hoc ipsum inter alia exe quturus:'
lo, anche se ultimo fra i ve scovi, sono venuto a Roma per e seguire, fra le altre cose, il co mando che Sisto V di santa memo ria volle fosse imposto ai vescovi, per quanto concerne la visita dei sacri limini e la relazione delle chiese vescovili.
1. La Congregazione del Concilio aveva concesso una proroga per la visita ad limina del tredicesimo triennio, 1621-1624,in data 20 giugno 1625.Questa visita, fu effettuata du rante il quattordicesimo triennio, 1624-1627. Cornaro, nominato cardinale, organizzò il viaggio a Roma, come scriveva da Venezia il 14febbraio 1626.Era sua intenzione ve dere prima la Chiesa di Bergamo per ultimare alcuni progetti, lasciare degli ordini e consolare "anca quel popolo". Non è improbabile che egli a Pasqua si trovasse a Ber gamo, ma ai primi di maggio era già a Roma. Ricevuto il titolo cardinalizio di S. Maria
316
t.-
~
VISITE AD LIMINA
Postquam igitur Sanctorum Petri et Pauli Apostolorum ingenti cum spiritus dulcedine beata limina sum veneratus, sacrae vestrae illu strissimi patres Congregationi eam, quam nulla non ratione de beo, demissi devotique animi reve rentiam exhibeo, ac praeterea sta tum offero illius Ecc/esiae in qua in tegrumfere per triennium laboravi? et pro munere pastorali nunc etiam absens quidem corpore, sed animo curaque sollicita praesens, uti de beo, non desino laborare. Status autem commissae mihi sanctae Bergomensis Ecc/esiae ur banus primum, deinde forensis brevi narratione comprehensus ferme sic habet. Bergomi urbs, quae subiectae dioecesi dat nomen et iura, ab aprici cultique circumfusi collis amoenitate nobilitatem capit ingen tem? maiorem hoc aevo a novitate praesidii et munitionis, ab ingenio vero et industria gentis, multoque magis ab incorrupta catholicae
2. 3.
Dopo aver perciò venerato con grande gioia dello spirito le vene rate sedi dei santi Apostoli Pietro e Paolo porgo alla vostra sacra Congregazione, o illustrissimi pa dri, l'ossequio dell'animo umile e devoto e presento il rapporto sulla situazione della Chiesa in cui ho lavorato quasi per un in tero triennio, e dove, secondo il compito pastorale, ancora adesso non cesso di lavorare, com'è mio dovere, assente con il corpo ma presente con la sollecita cura del l'animo. Lo stato della santa Chiesa Ber gomense a me affidata, breve mente esposto, prima quanto alla città, poi quanto alla campagna, è il seguente. La città di Bergamo, che dà il nome e i diritti a tutta la sua dio cesi, è nobilitata dalla bellezza del soleggiato e coltivato colle circo stante ancor più in questa età dalle nuove opere di difesa ed è il lustrata in misura maggiore dalla genialità e laboriosità della popo lazione, ma sopratutto per la glo ria pura della cattolica religione e
in Traspontina, adempì anche la visita ad limina.In settembre era già aperta la succes sione alla diocesi di Vicenza e perciò si prospettava il trasferimento probabile di Cor naro, il quale per tale eventualità era forse ancora a Roma: cf. Ace, Lib. Litt. VV.SS.LL., 1618-1626,f. 145v; BAv, Barberiniano lat., 7769, f. 2r-v, lettera di Federico Cornaro da Venezia, 14 feb. 1626; f. 3r, da Roma, 2 mago1626; f. 5r-v, da Roma, 11 set. 1626. Camara aveva fatto l'ingresso a Bergamo alla fine del 1623: cf. nota biografica. Cf. A. MUCIU5, Theatrum..., p. 45, 66, 83.
3]7
RELAZIONE
16
religionis gloria singularique stu dio pietatis longe maximam. Ea sexaginta fere ab hinc annis duplici cathedrali ecclesia decora batur, altera in altiori occidua parte co/lis Divo Alexandro martiri Thebeorum signifero stabat insi gnis et ampia ac longam per seriem saeculorum pietate ac celebritate magnorumque principum donariis nobilitata stetit, quoad i1/am novae munitionis ratio sustulit ad Urbis necessarium tutamen. Altera sinu fere medio urbis ex cepta Divo Vincentio hispano in clito martiri sacra est, hominum ne incuria an iniuria temporum pa rum visenda quod ab operis absolu tione nimium distet. Laudatissimo rum tamen templorum gloriam ae quatura si quam expetit, et expec tat ex Pal/adii adhuc servata forma, suam aliquando perfectio nem acceperit. In hanc igitur superstitem Cathe dralem, propria expoliati Alexan drini canonici commigravere. Ac tum hi, tum Vicentini inita certa in ter se rerum officiorumque et impen sarum expressa publicis tabulis concordia, capitulum fecerunt, sua tamen utrisque servata distinctione mensarum, coetera piane unum. In hoc igitur Capitulo, quod est
318
GIUGNO 1626
per lo straordinario impegno della religiosità. Circa sessant'anni fa era abbel lita da una doppia chiesa catte drale. Una sorgeva insigne e grande nella parte più alta del colle a occidente, dedicata a San t'Alessandro martire, alfiere dei Tebei e durò per una lunga serie di secoli, resa splendida dalla religio sità, dalla fama e dalle donazioni di grandi principi, finchè il motivo di nuove opere per la necessaria difesa della città la tolse di mezzo. L'altra raccolta quasi nel centro della città, è dedicata a San Vin cenzo, inclito martire spagnolo, poco frequentabile, perché per l'incuria degli uomini o per l'infe licità dei tempi è troppo lontana dall'essere completamente ulti mata. Essa tuttavia eguaglierà la gloria delle chiese più celebri se un giorno raggiungerà quel suo completamento, che desidera e at tende in base al disegno ancora conservato del Palladio. I canonici di Sant'Alessandro, spogliati della propria, si sono tra sferiti dunque in questa catte drale superstite, e sia questi, sia quelli di San Vincenzo, avviato tra loro un sicuro accordo dei pro blemi, dei compiti e delle spese stabilito con pubblico docu mento, costituirono il Capitolo, conservata però a entrambi la se parazione delle mense. Quanto al
VISITE
AD LIMINA
resto sono completamente una
cosa sola.
In questo Capitolo dunque,che
risulta di quarantaquattro cano
nici, presiedono, inclusi nel mede
simo numero, l'arcidiacono, il pre
vosto, l'arciprete; vi sono due pri
miceri, due puntatori, così pure il
penitenziere e il teologo; al di sotto di questi vi sono dodici cap pellani titolati, non appartenenti al numero dei canonici; prestano servizio sei custodi, assistono due sacristi. Tutti questi sono seguiti dal vescovo insieme e singolar mente con ammonizioni, esorta zioni, norme, decreti, affinchè non deviino dalla retta strada del loro dovere; oppure, se talora de viassero, ritornino volontaria mente il più presto possibile o siano ricondotti anche contro vo glia là da dove non dovevano di staccarsi.
canonicorum quatuor supra qua draginta, inclusi eodem in numero praesunt archidiaconus, praeposi tus, archipresbiter. Insunt primice rii bini, bini punctatores, itemque poenitentiarius, ac theologus. Sub sunt vero extra numerum canonico rum capellani titulati duodecimo Inserviunt custodes sex, bini sa cristae administrant. Hi omnes ac singuli curatur (a) ab episcopo admonitionibus, cohorta tionibus, institutis, decretis ne ab offitii recto cursu declinent, aut in terdum digressi, eodem, unde di gredi non debuerant, aut voluntarii citissime revertantur, aut reducan tur etiam nolentes:'
Ca)
curantur: cancellata la n.
4. Il vescovo aveva emanato un decreto che vietava ai cononici assenti dal coro la parte cipazione alle distribuzioni quotidiane. Nel 1624 il Capitolo aveva negato a due cano nici, tra i quali Terzi Gerardo, di assentarsi per 40 giorni. Nella visita alla cattedrale il 26 agosto 1624 Cornaro aveva decretato che salva meliori sententia duas saltem Capi tuli partes posse abesse eodem tempore. Capitulum autem monemus ut ita arbitretur vel nobiscum de hac re agat. An autem distributiones quotidianas absentes lucrentur, decer nendum est ex tenore indulti; alias autem non lucrantur ex declaratione S. Congregatio nis. Per partecipare alle distribuzioni le assenze dal coro dovevano essere giustificate, come per il canonico Gabriele Albrici, vicario generale a Genova, il cui caso fu dis cusso nella seduta capitolare dell'Il dicembre 1623.Diverso il caso del canonico Otta vio Albani, pellegrino a Roma per l'anno santo 1625,che aveva ottenuto dalla Congre gazione del Concilio di assentarsi per due soli mesi, pena l'annullamento della fa coltà. Ammalatosi l'accompagnatore Paolo, suo parente, l'Albani chiese che il ritardo di 26 giorni nel rientro per curare l'infermo non annullasse l'indulto concessogli. Il problema della residenza era stato sollevato anche dai sacerdoti della collegiata di Martinengo. La residenza fondata nel 1601,senza autorizzazione, da Leone Cucchi, preposito della prepositura di S. Maria di Misma e rettore di Cenate, con un fondo di
319
RELAZIONE
16
GIUGNO
Sua tempio suppellex est, varia ad usum temporis, ad loei decus,' et ad litantium sacerdotum dignita tem pretiosa sacrata vasa, com plura caelato argento illudentique auro conspicienda. Ornamenta de nique omnia vel a materia, vel ab arte" vel ab utrisque praetium ha bent ac laudem. Inter quae tum bina signa pendentis e cruce Serva toris intermican t, binaque palia non quidem conspicienda ex arte, quae rudioris aevi est, sed suspi-
1626
La chiesa ha una propria sup pellettile, diversa secondo l'uso del tempo, il decoro del luogo e la dignità dei sacerdoti che cele brano, moltissimi preziosi vasi sa cri, degni di ammirazione per l'ar gento cesellato e l'oro risplen dente. Tutti gli ornamenti infine sono preziosi e di valore o per il mate riale o per la lavorazione, o per tutte e due le cose insieme. Tra di essi risplendono due ves silli del Salvatore che pende dalla croce e due arazzi non certa mente da vedere per l'arte, che è dell'età meno colta, ma da ammi
2.000 scudi, e da Bernardino Molari, di Martinengo, con un fondo di \.000 scudi, im pegnava lO sacerdoti e due chierici per le ore canoniche diurne e notturne e la messa cantata ogni giorno. Il capitale investito in tot montium locis non vacabilium in urbe, rendeva al 6% 180 scudi annui, da distribuire tra i residenti. Questi percependo solo 15 scudi all'anno, chiedevano due mesi di vacanza dal coro, eccetto l'avvento e la quare sima e le altre feste importanti, a condizione che sette dei residenti fossero presenti in coro. La domanda era stata accolta positivamente i120 dicembre 1621,in base alla pro posta avanzata dal vescovo: ACVB, Arch. Cap., 128 (65), Visitatio Cornelia 1624,26 augu sti, ff. 4, ff. nn., citazione; ibid., 160, Acta ..., f. 47r-v,Albrici; f. 50r, 29 dico 1624, Terzi; ibid., 600, Processo... , copia del decreto Cornaro, 18 apro 1622 (?); Asv, C. Concilii, Posi tiones, 117,f. 336r-v,Albani, certificato del notaio Lodovico Tasca, 13 ago. 1625; f.357r domanda dell'Albani e risposta della Congregazione, 8 nov. 1625; ff. 341r-342r,Marti nengo, domanda firmata da F. Alzano; ibid., Positiones, 220, ff. 75r-75v,25 ago. 1621, domanda dei residenti della collegiata di Martinengo firmata dal vescovo G. Emo. 5. Il Capitolo aveva ottenuto dal pontefice la facoltà di destinare i 500 ducati lasciati da G. Emo non per l'acquisto di paramenti, come da disposizione testamentaria, ma di 6 candelabri d'argento, a condizione che l'onere della spesa eccedente fosse a carico della cattedrale. Il Capitolo aveva anche deciso la doratura del crocifisso: cf.visita ad li mina 1617,nota n. 6; ACVB, Arch. Cap., 159,Atti... , f. 254r, sed. cap. 17 mar. 1625; ibid., 160, Acta ... , ff. 51r-52r, 22 dico 1625; Asv, Reg. Episc., 70 (1625), f. 64v, 14 giu. 6. Il Capitolo nella seduta del 12 luglio 1625 aveva deciso di provvedere collegato di Al brici Gabriele all'acquisto di un quadro di S.Alessandro, da collocare al suo altare con raffigurate le imagines sanctorum qui in eodem loco reconditi sunto La spesa preventi vata era di lire 1.169: cf. ACVB, Arch. Cap., 160, Acta ... , f. 50v.
320
----------------.,......- VISITE
AD LIMINA
cienda ex materia, quae probatis simi argenti, tum vero tabernacu lum miro artificio perfectum, vario, eoque pretioso e lapide, qua purpu reis, qua gemmeis, qua venis aureis internitente cumpactum. Sarctae, tectae Capituli chorique leges atque hae in primis ad nuper editi Romani coeremonialis praes criptum compositae limataeque. Personarum etiam non impro bati mores in ecclesia, in choro, domi et foris. Probatiores tamen eos exigere et reddere non cessat episcopi sollici tudo, cui cordi insidet perpetua illa cura, et animo vigilantia, ut qui praestant loco, praelucere videat exemplo, et abesse agnoscat a malo, imo vero etiam ab omni su spitione mali, quos coeteris ad ve ram Christianae vitae perfectionem praeferre facem pro muneris ra tione vel/et. Sic ut quaecumque vera, quaecumque pudica sunt, quaecumque sancta ac religiosa, ea cogitent et agant, divino cultui, coe lestium rerum meditationibus, ora tioni et publicis sanctarum laudum officiis cum omni pietate vacantes,'
rare per il materiale, che è di ar gento purissimo; inoltre un taber nacolo lavorato con arte meravi gliosa, di pietra screziata e pre ziosa, che brilla, qua di vene pur puree, là di gemme d'oro. Le norme del Capitolo e del coro sono osservate diligente mente, e soprattutto queste com poste e definite secondo la pres crizione del cerimoniale romano edito da poco. Anche il comportamento delle persone in chiesa, nel coro, in casa e fuori non è riprovevole; non cessa tuttavia di esigerli e di ren derli ancora più lodevoli la solleci tudine del vescovo, al quale sta a cuore quella continua preoccupa zione e vigilanza, allo scopo di ve dere brillare con l'esempio coloro che sono superiori per dignità e ri conoscere, così, che sono lontani dal male, coloro che vorrebbe por tassero la fiaccola della vera perfe zione della vita cristiana a tutti quanti gli altri in ragione del loro ufficio; in modo che pensino e fac ciano tutto ciò che è vero, tutto ciò che è onesto, santo e religioso, impegnandosi con tutta la pietà nel culto divino, nella medita zione delle cose celesti, nella pre ghiera e nei pubblici offici delle sante lodi.
7. Il Capitolo aveva provveduto all'assunzione per nove anni dell'organista Troilo de Ru beis nel 1619,del cantore Pietro Galli e del tenore Francesco de Lusano, sacerdote,
321
RELAZIONE
16
GIUGNO
Ut autem religione, ita etiam ce lebritate vere primarium templum erit hoc, de quo sermo est, cathe drale, si expectatam pariter, et expe titam, ut dixi, absolutionem accepe rit, cui procurandae quam primum poterit episcopus neque verbo dee rit neque auxilio? Interim tamen thesauris iis ditatur quibus, si po tiora sunt sacra prophanis, vel in gentis regni decus et opes aequat, mortalibus nimirum exuviis sancto rum decem beatam immortalitatem post funera mundi solvendam pro meritis. Horum septem corpora, Alexan dri Sancti martiris legionis Thebeae signiferi, urbis patroni, Narni et Viatoris episcoporum, Ioannis epi scopi et martiris, Proiectitii, et
1626
Questa chiesa cattedrale di cui si parla sarà davvero la prima e per la pietà e anche per la frequenza, se riceverà la compiutezza pari mente attesa e desiderata come ho detto, per ottenere la quale il più presto possibile, il vescovo sarà presente sia con la parola sia con l'aiuto. Ma intanto è arricchita questa di quei tesori, con i quali se le cose sacre sono più pregevoli di quelle profane, eguaglia il decoro e le ricchezze di un regno anche molto grande, sopratutto con le spoglie mortali di dieci Santi, che hanno meritato di vivere la beata immortalità dopo le cerimonie fu nebri del mondo. Sette corpi di questi, di Sant'A lessandro martire, alfiere della Le gione Tebea, patrono della città, dei vescovi Namo e Viatore, del vescovo e martire Giovanni, dei martiri Proiettizio e Giacomo,
nel 1624, del soprano Cristoforo Spino nel 1626: cf. ACVB, Arch. Cap. , 159, Atti ... , ff. 245v-246r,8 mag.; f. 252r-v, 16 e 22Iug.; f. 258r, 24Iug.; inoltre cf. L. PlLON, Giovanni Legrenzi in crisi nel momento dei primi successi in L'Eco di Bergamo, l° aprile 1990,p. 15; P. ARESI, Si riaccendono le luci sullafigura di Giovanni Legrenzi, in L'Inserto del sa bato de L'Eco di Bergamo, 14 aprile 1990, p. 6-7. 8. L'arciprete Maiali aveva suggerito che il Consiglio cittadino seguisse la fabbrica del duomo deputando sei cittadini come reggenti del Consorzio fondato da Milani. La de cisione era stata presa nella seduta del 20 aprile 1624.A ciò si aggiunga che era stata imposta una tassa sui cittadini dal Consiglio per tale opera. In caso di insolvenza, il Consiglio nel 1628 aveva deciso di far leggere pubblicamente i nomi dei debitori, la loro esclusione da nomine a uffici di pubblico interesse, le misure del caso e il deferi mento agli esattori; cf. ACVB, Arch. Cap., 227, Libro ... , ff. lOv-I2r; ibid., 615, ff. 95r-98r; BCAM, Azioni, 58 (1624-1627),[f. 9v-l0v, 20 apr. 1624; ibid., 59 (1627-1629), f. 147r-v, 19 ago.
322
L..-
.
VISITE AD LIMINA
Iacobi martirum, Hesteriae virginis et martiris conduntur sub altari in sacello his ipsis dicato. Ex altero ilio exciso cathedrali tempio, cum excinderetur, huc ea transtulit Federicus Cornelius maior patruus meus tunc Bergomi episcopus, postea Sanctae Roma nae Ecclesiae cardinalisì uti is rem totam narratam, testatam, signa tam optimafide legitimos per tabel liones esse voluit, nec quicquam omissum, quod opus esset ad fi dem," Tribus reliquis corporibus SS. Firmi et Rustici nobilium Bergo mensium, et Proculi episcopi et con fessoris Veronensis nunc sedes est sub ara maiori, cum ea ilIis antea fuisset ad orientem solem in luco dissito per milliarii mediam partem ab urbe, urbi diu prorsus ignota, ideoque etiam sine luce veneratio nis latuere. Inclaruere ex miraculo sacra ilIa pignora, et ex illis incla ruit locus et lucus, habuitque lucem venerationis et celebritatis ex ae
della vergine e martire Esteria, sono riposti sotto l'altare nel sa crario ad essi stessi dedicato. Dall'altra chiesa cattedrale di strutta li trasferì qui, mentre ve niva abbattuta, Federico Cornaro, il vecchio, mio zio paterno, allora vescovo di Bergamo, poi cardi nale di santa Romana Chiesa. Così come fu lui a volere che tutto fosse narrato, testimoniato, sigil lato con la migliore garanzia me diante legali atti pubblici e che non si omettesse cosa alcuna indi spensabile alla credibilità. Gli altri tre corpi dei santi no bili bergomensi Fermo e Rustico e del vescovo e confessore di Ve rona, Procolo, sono ora collocati sotto l'altare maggiore, mentre prima essi erano stati deposti ad oriente, in un bosco sacro, di stante mezzo miglio dalla città, dove rimasero a lungo completa mente ignorati e perciò anche pri vati della fama della venerazione. Quei sacri pegni divennero ce lebri per un miracolo e per mezzo loro il luogo e la tomba divennero famosi e ricevettero la gloria della venerazione e della visita fre quente dalla chiesa costruita e de
9. Federico Camara era stato nominato cardinale da papa Sisto V il 15 gennaio 1586 col titolo di S. Stefano in coe/o: cf. visita ad limina 1618, nota n. 3. IO. Cf. A.G. RONCALLI, Gli Atti... , III, p. 189-195, G. A. GUARNERl, Memoria della demoli zione dell'antica cattedrale di S.Alessandro e del trasporto delle sacre reliquie nella catte drale di S. Vincenzo.
323
_
~------'--------------
RELAZIONE
16
dificata dicataque sanctis illis cum coenobio sanctimonialium Benedic tinarum ecclesia. Sed visitanti cum reliqua Medio lanensi provincia dioecesim han c uti legato a latere magno illo Ca rolo Borromaeo cardinali, nunc caelestibus aggregato, sacras illas virgines decentius esse in urbe, ac multo tutius cum visum esset, illas que is propterea in Divi Benedicti coenobium urbanum transtulisset, orta de sacris corporibus gravis sima contentione, quae spectare vi debatur ad arma, ne sua imminue ret iura partibus, coelestes illos the sauros legatus in vim depositi posi tos esse voluit poenes hanc cathe dralem," Curatum tamen deinde est ut sa cra haec decem corpora digna coelo et quibus splendidius micat coe lum, astris ornanda, vulgaribus e capsis pretiosos in loculos commi grarent. Quod ita factum est, ut am bigi iure possit iis ne quorum manu an iis quorum impensa stant opera, maior sit persolvenda laus, cum utrisque deberi maxima videatur
11.
GIUGNO
1626
dicata a quei santi assieme al mo nastero delle monache benedet tine. Ma essendo parso più deco roso e molto più sicuro al grande cardinale Carlo Borromeo, ora unito nel numero dei santi, men tre visitava come legato a latere questa diocesi assieme alla re stante provincia milanese, che quelle sacre vergini vivessero con maggiore decoro e molto più sicu ramente nella città, perciò dopo averle trasferite nel monastero ur bano di San Benedetto, essendo sorta riguardo ai corpi sacri una durissima contesa, che sembrava arrivare alle armi, il legato per non sminuire alle parti i propri di ritti, volle che quei tesori celesti fossero collocati a titolo di depo sito presso questa cattedrale. Si curò tuttavia in seguito che questi dieci corpi Santi degni del cielo e per i quali il cielo brilla più luminoso, fossero ornati di stelle e passassero da povere casse in preziosi loculi. Ciò fu fatto affìn chè giustamente si possa almeno dubitare se si debbano lodare di più coloro che hanno eseguito, o coloro che hanno pagato i lavori dal momento che sembra debba essere attribuita lode grandissima agli uni e agli altri: agli uni la lode di un'arte perfettissima. agli altri
Cf. visita ad limina 1594, nota n. 43.
324
--------'-'---------------
VISITE AD LIMINA
quella della più pia munificenza. Quanto alla cattedrale basti questo. Infatti la brevità che ci siamo proposti non permette di dilungarci ulteriormente. La città ha altre tre chiese fa mose, non collegiate, ma che tut tavia nel compiere i divini uffici si adeguano con grandissima dili genza alle norme delle chiese col legiate e che perciò prendono sov venzione non dai titoli ma dai
perfectissimae artis uni alteris piis simae magnificentiae:" Haec de cathedrali sint satis, nam plura proposita brevitas recu sat. Tres alias celebres ecclesias non quidem collegiatas sed tamen in di vinis officiis peragendls collegiata rum instituta diligentissime referen tes," ideoque non ex titulis sed piis
12. L'urna d'argento in cui sono conservate le reliquie è attribuita a Bernardino Trivella, e l'altare laterale eretto in loro onore è opera di Filippo Juvarra; cf. B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , IV, p. 307-309; L. PAGNON1, Le chiese parrocchiali ... , I, p. 4-6; IDEM, L'arte ... , p.91-93. 13. Le relazioni del Capitolo con la parrocchia di S. Alessandro attraversarono in quegli anni un periodo burrascoso. Nel 1622 furono eletti 4 canonici, due per ogni congrega zione, "i quali habbiano auttorità e libertà di far tutto quello che giudicaranno espe diente nel negotio che si è presentato trattarsi di erettione d'una nuova collegiata de' canonici nella chiesa di S. Alessandro in Colonna di questa città, et ciò per manteni mento de' previlegii, preminenze et antica consuetudine di detto rev.mo generale Ca pitolo, spendendo tutta quella quantità di dinaro che sarà bisognevole, alla qual spesa debba esser tenuta concorrere una et altra di dette 2 congregationi, eligendo uno et più procuratori con la suplicatione (?) d'altri così nell'alma città di Roma come nell'in clita di Venetia ...",L'iniziativa del rettore Stefano Pighetti, già trovato a Roma per que sto scopo, era quindi contrastata. Nel 1626 a carico del Pighetti e del maestro delle ce rimonie della parrocchia, Andrea Avogadro, fu celebrato un processo per aver negato ai canonici, che nella processione delle rogazioni il18 maggio erano entrati nella par rocchiale, i tradizionali segni di accoglienza e di ossequio, non presentandosi all'in gresso del tempio, facendo mancare l'aspersorio, l'acqua benedetta, il turibolo per in censare le reliquie portate in corteo. L'Avogadro aveva aggiunto al primo un secondo oltraggio, rispondendo con insolenza che non vi erano obbligati e che le cerimonie erano "fratterie", Pighetti e Avogadro, processati il 20 agosto, condannati al "alcuni giorni di carceratione" pregarono il Capitolo perché ottenesse dal vescovo il condono della pena" assicurandolo che li resteranno perpetuamente obligati et che per l'ave nire usaranno ogni diligenza possibile per l'essecutione di tutti quelli riti, ossequii et sante constitutioni che in tal altre occasioni osservar si devono": cf. AcvB.Arch. Cap., 159,Atti... , f. 248r-v, 255r-257r, sed. cap. 14 set. 1622,19 dico 1625; ibid., 160, Acta .... , f. 52r, 29 dico 1625; ibid., 21411, Secretaria ..., circa l'erezione di una collegiata in S. Ales sandro in Colonna 1623; ibid., 816,1626 Processus contra curatos S. Alexandri in Co lumna causa obsequiorum denegatorum Capitulo cathedralis in Rogationibus (rns), 36 ff., citazione f. 36r.
325
RELAZIONE
16
GIUGNO
1626
Luoghi PiL Tra di esse è famosis sima la chiesa consacrata alla Ver gine Madre di Dio, meraviglioso segno di religiosissima munifi cenza per il secolo presente e da ammirare per i secoli futuri. Ha pure quattordici chiese par rocchiali ricche di popolazione e non piccole quanto a territorio. Ha due collegi di chierici, un Se minario e quella che chiamano Accademia della Misericordia, ove numerosi chierici sono edu cati da sacerdoti dotti e da maestri di santa vita, secondo le regole della vita clericale e ogni dottrina e disciplina degna di un adole scente, avviato alla vita ecclesia stica.
ex locis pensum capientes habet urbs, interquas Deiparae Virgini sa cra aedes celeberrima est, et religio sissimae munificentiae monimen tum praesentibus et futuris saeculis admirandum. Habet item parochiales quatuor decim animarum multitudine fre quentes et finibus non angustas:" Habet collegia clericorum bina, Se minarium," et qua m vocant Acca demiam Mtsericordiae," in qui bus ab eruditis sacerdotibus et sanctio ris vitae magistris ad clericalis vi tae rationem et ad omnem ecclesia stico dignam adolescente doctri nam, et disciplinam clerici plures informantur.
14. Per la quattordicesima parrocchia valgono le osservazioni già esposte. Come risulta dalla documentazione sottoindicata, Cornaro visitò le parrocchie urbane di S. Salva tore, S. Grata, S. Eufemia, S. Alessandro della Croce, S. Agata, S. Caterina, S. Michele al Pozzo Bianco, S.Andrea, S. Cassiano, S. Pancrazio. S. Michele dell'Arco. S. Pietro in Boccaleone ha il titolo di curata mercenaria sotto la prepositura di S. Alessandro della Croce. Manca invece ogni riferimento a S. Alessandro in Colonna e a S. Lorenzo: cf. Acvs, Visita Camara, 42 1624-1626), ff. 4r-17v, 32r-43r e 145r-200v, ff. 44r-49v, 50r-78r. 1I3r-118r, 179r-186v, 20Ir-202r, 217r-226r, 227r-230v, 23Ir-239r, 240r-242v. 15. N ella relazione per la visita pastorale di Cornaro, Alessandro Terzi, rettore del semina rio vescovile dal 1614,informò che ogni giorno i chierici si applicavano alle pratiche di pietà, al rosario, alla messa, alla recita dell'ufficio della Beata Vergine, ogni tre domeni che a quello dei defunti. Il rettore preparava con una predica i chierici per la confes sione. A scuola i chierici imparavano il catechismo sul testo del card. R. Bellarrnino, leggevano le opere "purgate" dei classici Virgilio (Eneide), Orazio (Odi) e Cicerone (Lettere familiari). Si usava ogni diligenza e precauzione per l'incolumità e la salute dei chierici, fornendoli di cibi sani, proteggendoli dal freddo intenso e dal caldo es tivo. Era maestro l'ex alunno Giovanni Antonio Licini, economo Antonio Leporati, maestro di canto Pietro Valcarengi, confessore Alessandro Pellegrini, curato di S. Mi chele, medico Pagano Tumiano, barbiere Francesco Ceruti. I chierici pagavano una retta di 20 scudi, due moggi di frumento e un plaustrum (seibrente) di vino. Al semina rio si era interessato anche il vicario capitolare, Antonio Capra, eletto nel settembre 1626 dai canonici, benchè coi limiti e le riserve emersi nella votazione, per il mandato confacente al suo ufficio: cf. AcVB, Arch. Cap., 159, Atti ..., f. 258v, 29 sett.; ibid., Visita Camara, 42 (1624-1626), f. 268r-v. 16. Cf. L. TTRON1, Il Liceo-Ginnasio... p. Il.
326
-------------------VISITE
AD LIMINA
Regularium etiam virorum coe nobia duodecim numerantur, par tim immixta urbi,partim eidem pro xima, partim adiacentia. Sanctimonialium novem, quae unum si exceperis, omnia subsunt episcopo," nec ab episcopo perfec tioris vitae datas leges recusant:" Adduntur his septem alia in urbe Collegia, quatuor mulierum, tria masculorum. Eaque sunt Ursulinarum," De missarum Virginum et Matrona-
Vi sono anche dodici conventi di regolari, parte insediati nella città, parte ad essa assai vicini, parte adiacenti. I conventi di monache sono nove: essi, ad eccezione di uno solo, sono sottoposti al vescovo e non rifiutano le norme di vita di perfezione date da lui stesso. Si aggiungono a questi altri sette Collegi nella città, quattro di donne, tre di maschi, e sono delle Orsoline, delle Vergini Dimesse,
17. Cornaro nella visita ai monasteri femminili ammonì ed esortò adeguatamente le reli giose. A S. Maria del Paradiso prescrisse che ecclesia et monasterium amplietur, ematur locus contiguus, ... Iectus quisque tela vel sboreis circumdetur ne una monialis videat et ob servet alias, ... infirmae iaceant et curentur in communi infirmaria non autem in vestiario. Alle Benedettine di Borgo di Terzo, dopo alcuni decreti particolari e l'esortazione a una maggior ubbidienza alla badessa, a guardarsi dalle mormorazioni e dai comporta menti non esemplari, Cornaro raccomandò: "ammoniamo et esortiamo voi tutte reve rende madri di questo monasterio quanto più potemo nelle viscere del Signore a met ter ogni studio per conservare a Christo vostro celeste sposo intieramente la pudicitia, scacciando ogni pensiero contrario, a procurare con la gratia di sua divina maestà d'haver un cuor mondo, casto et puro et uno spirito retto et sincero, ad osservar la re gola et le costitutioni, come anco il silentio a tempi et lochi debiti, a far le penitenze a voi comandate, a conservare il mutuo amore mostrando santa diletione et reciproca carità fra di voi, a remuovere tutti l'orrori delle particolarità, delle mormorationi et delli pericoli, delli scandali, a servire pienamente e fedelmente con la debita sollecitu dine a Dio benedetto in simplicità di cuore e pio affetto, a prestare l'obedienza dovuta per amore di Gesù verso le superiore, ad accostarvi di rado alli parlatori, a frequentare li ss.mi sacramenti et a procurare insomma con il celeste aiuto d'incaminarvi et infatti camminare alla perfetione"; cf. Acvs, Visita Cornaro, 42 (1624-1626), ff. 23v-24v am monizioni generali,ff. 32r-43r monastero S. Grata, ff. 99r-l12r Matris D.,ff. 122r-126re 151r-164r S. Benedetto, ff. 162r-173v S. Lucia, ff. 202r-216v S. Maria del Paradiso, f. 213v,222v,223r citazioni, ff. 243r-244v S. Marta, ff. 254r-255r Cappuccine; per i mona steri foranei ff. 174r-176rCarmelitane di Albino, ff. 177r.178v Benedettine di Gandino, ff. 187r-197rClarisse di Martinengo, ff. 252r-253r Benedettine di Borgo di Terzo, cita zione f. 253r. 18. Cornaro si riferisce alle Constitutioni et ordinationi generalifatte nell'occasione della vi sita generale delle monache della città e diocesi, Venezia 1626; cf. B. BELOTTI, Storia di Bergamo ... , IV, p. 68. 19. Cf. Acva, Visita Cornaro, 42 (1624-1626), ff. 245r-246r, visita al limina 1617, n. 21.
327
RELAZIONE
16
GIUGNO
rum/O Convertitarum," Puerorum item, ac Puellarum, quibus vitae subsidium paupertas, mors curam parentum eripuit." Sextus locus nuper additus com mune nomen sibi usurpans Mendi cantium dicitur, qui separatas in ae des excipit utrumque sexum ab anno quinto usque ad duodecimum et sedentaria aliqua arte curat in formandum, et a sexagesimo ad exi tum usque vitae, quin hos intra an nos iis etiam pauperibus aperitur, quos parare sibi necessaria ad vi tam mentis inopia, aut corporis im potentia nullo modo sinit. Septimus Locus Succursus apel latur, qui tutus quidam quasi por tus est pudicitiae, prae inopia et or bitate fluctuanti. Puellas enim eas amplectitur, quae vel passae pudo ris naufragium sunt, ac spem ta men exibent emergendi, vel pericu lum est ne patiantur. Utrisque ta
1626
delle Convertite e delle Matrone, parimenti dei fanciulli e delle fan ciulle, alla cui vita la povertà ha tolto il sostegno e la morte la cura dei genitori. Il sesto Luogo, aggiunto da poco e chiamato con il comune nome di Mendicanti, accoglie in case separate l'uno e l'altro sesso, dai quattro anni fino agli undici, e si impegna a prepararli con una certa qual arte sedentaria, e dai sessant'anni fino alla fine della vita; e anche entro questi anni esso è aperto ai poveri, ai quali la debolezza di mente o la incapa cità fisica non permettono in al cun modo di procurarsi il necessa rio per vivere. Il settimo è chiamato il Soc corso, ed è come un porto sicuro per la purezza in pericolo a causa della povertà e per il fatto di es sere orfane. Infatti accoglie quelle fanciulle che hanno subito il nau fragio del pudore e tuttavia dimo strano speranza di riemergere, op pure quelle per le quali vi è peri colo che lo subiscano. Le une e le
20. L'istituto delle Dimesse stava nascendo in quegli anni per iniziativa di Anna Maria Avinatri, morta nel 1630, e sotto la direzione dell'abate Giovanni Gerolamo Tasso. Un gruppo di 40 congregate nel 1619 si era stabilito in S.Pietro di Bianzano, già degli Umi liati, in borgo S. Tommaso: cf ACVB, Monasterifemminili, raccoglitore n. 8,jascicolo: Di messe di borgo S. Tommaso; ibid., Visita Cornaro, 42 (1624-1626), r. 20Ir-v; D. CALVI, Ef femeride ... , II, p. 485; III, p. 235; A. BELLINI, Una donna ... ; L. TIRONI, S. Caterina ... , p. 28-29. 21. Cf. ACVB, Visita Cornaro, 42 (1624-1626), f 3r. 22. Cf. lbid.,
r. 2r-v. 328
-----'----------
VISITE
AD LIMINA
men eodem in loco non idem est 10 cus, sed separatus, ne quid a non sanis affletur, quod sanas inficiat:" Plurima alia recensentur in urbe Loca Pia, pleraque censu et redditi bus nobilia, longe nobiliora functio nibus, et ministeriis: Misericordiae, Consortia, Hospitalia, Montes, Confraternitates, Disciplinae, et alia consimilia non dissimilibus vo cabulis nuncupata. In his eminet Misericordia Maior, cuius impensis stat quan tum qualecumque spectatur dica tum Deiparae Virgini templum, Pa rio lapide, pictura et auro micans, coelato argento, pretiosa suppellec tile, sedilium tessellato opere, et em blematibus suprafidem insigne, sa crificantium quotidie numero sacer dotum, psallentium multitudine c/e ricorum, organis, musicisque con centibus piane admirandum. Sed quanta huic tantae religioni coniuncta in pauperes est chri stiana liberalitas, qua religiosarum et sacrarum mulierum mendicanti-
altre tuttavia non risiedono in sieme nello stesso luogo, ma sepa rate, affinchè da quelle non sane non sia comunicato qualcosa che danneggi quelle sane. Nella città si annoverano mol tissimi altri Luoghi Pii, i più rino mati per sostanze e redditi, di gran lunga più celebri per le fun zioni e i servizi: le Misericordie, i Consorzi, gli Ospedali, i Monti, le Confraternite, le Discipline, e al tre opere simili con denomina zioni non molto diverse. Tra questi si distingue la Miseri cordia maggiore, con il cui contri buto economico è saldamente fondato, così grande come lo si vede il tempio dedicato alla Ver gìne Madre di Dio, splendente di marmo Paria, dipinti e oro, incre dibilmente stupendo per l'ar gento cesellato, le suppellettili preziose, l'intarsio dei sedili, le fi gure ornamentali; davvero degno di ammirazione per il numero di sacerdoti che ogni giorno vi cele brano, per la grande quantità di chierici che recitano i salmi, gli or gani e i cori musicali. Ma a questa religiosità così grande è unita la cristiana genero sità verso i poveri, per la quale questo luogo piissimo è sempre presente ai monasteri mendicanti
23. Nel 1626 fu separata la residenza delle giovani vergini da quella delle donne recupe rate: cf. D. CALVI, Effemeride... , III, p. 416-417.
329
RELAZIONE
16
GIUGNO
bus coenobiis, qua pupillis et vi duis, qua miserabilibus, qua paupe ribus omnibus piissimus Locus per petuo ita adest, ut in urbe, in agro neminem perire fame patiatur. Illa vero eiusdem loci quanta laus, quod multas virgines in summa re rum inopia constitutas collocat in matrimonium. Quod ingentem numerum clerico rum alito Quod religiosis moribus, quod sacris, humanisque litteris insti tuendum curato Bina Consortia sequuntur a duo bus insignibus ecclesiis, Sancto Ale xandro dicatis consecuta nomen in Columna, et in Cruce, haec eadem Misericordiae Maioris opera ex parte imitantia. Sequitur Hospitale Maius, in quo subsidium pauperes aegrotan tes, peregrini perfugium, solatium miseri habent, domicilium expositi; expositos autem loci provida ehari tas primum nutricibus alit, tum fir mata aetatula urget artibus in struere, quae subsidio sint conse quentibus annis. His additur Carceratorum Con sortium, memorabile opus pietatis, quod huius civitatis proprium agno scunt gnari locorum et gentium. Hinc enim victum inopes habent,
330
1626
delle religiose o altre donne con sacrate, ai fanciulli, alle vedove, ai miserabili, a tutti i poveri, tanto da non permettere che nella città o nella campagna alcuno muoia di fame. Quanto grande è poi il merito del medesimo Luogo Pio perché porta al matrimonio molte ra gazze che si trovano nella più grande povertà, perché mantiene un gran numero di chierici, per ché si preoccupa che essi siano formati con religiosi costumi e nelle lettere sacre e umane. Seguono due Consorzi, che hanno preso il nome dalle due chiese insigni dedicate a Sant'A lessandro, in Colonna e della Croce, i quali imitano in parte le stesse opere della Misericordia maggiore. Viene poi l'Ospedale Maggiore, in cui i poveri ammalati trovano aiuto, i pellegrini rifugio, i miseri conforto, gli esposti domicilio. La provvida carità del Luogo Pio cresce prima gli esposti con nutrici, poi, una volta grandicelli, si impegna a istruirli nelle arti af finchè siano loro di aiuto negli anni successivi. A questi si aggiunge il Consor zio dei Carcerati, opera di pietà degna di essere ricordata, che i co noscenti della città e della gente indicano caratteristica di questa città: da qui infatti ricevono nutri mento i poveri, quanti stanno in
VISITE AD LIMINA
quotquot alieno oppressos aere car cer tenet aut malefactis. His item additur Consortium Pie tatis, unde dotem ad nuptias ha bent indigentes puellae, quibus ta men nulla adversetur aut culpa amissae integritatis aut suspicio. Adduntur his item plura alia Loca pietatis, quorum est, aut hone stas puellas nuptui dare, aut inopes proprios intra lares aegrotantes me dici et medicinae ope iuvare, aut mente destitutos excipere et susten tare, aut accepto pignore dare usui pecuniam pauperibus, aut po stremo congesta et coacervata re frumentaria, si immineat annonae caritas avertere famem, quantum fieri possit ab urbe et a subiecta urbi regione. Numerantur etiam plures in urbe sodalitates, et confratriae Romanis Confraternitatibus aggregatae, ideo que sancta earumdem instituta te nentes, urgentes pro viribus opera, privilegiis guadentes:" Nulla tamen earum sodalitatum est, quae Doctrinae Christianae So-
carcere perché indebitati o per aver fatto del male. A questi si aggiunge pure il Consorzio della Pietà, da cui rice vono la dote per le nozze le fan ciulle bisognose, alle quali tutta via non sia di ostacolo la colpa o il sospetto di aver perduta l'inte grità. Si aggiungono a questi nume rosi altri Luoghi Pii, il cui compito è di maritare le fanciulle oneste, o di aiutare con l'assistenza di me dici o di medicine i poveri amma lati nella propria casa, o di acco gliere i malati di mente e mante nerli, o, in cambio di un pegno, dare soldi in prestito ai poveri, o infine, se vi è carestia, con approv vigionamento di viveri tener lon tano per quanto è possibile la fame dalla città e dal territorio sot toposto alla città. Si contano nella città anche nu merosi sodalizi e confraternite ag gregate alle confraternite Ro mane che osservano perciò le norme sacre delle medesime, che stimolano secondo le loro forze le opere e godono di privilegi. Non vi è tuttavia nessuno di questi sodalizi che in qualche modo eguagli sia per numero sia
24. La visita pastorale servì anche a Cornaro per correggere abusi o ridimensionare i privi legi delle confraternite amministrate dai laici, come a Bariano, Gazzaniga, Sedrina, S. Martino oltre la Gaggia, S. Alessandro della Croce: cf. Acva, Visita Camara, 41 (1624), f. 222r, 247v, 294r-v, 306r-v; ibid., 42 (1624-1626), f. 7Sr-v.
331
RELAZIONE
16
dalitatem ulla ex parte, aut numero aequet, aut fructu. Haec ab urbe quasi e capite ducta per totum subiectae dioecesis corpus vitalis quasi sanguis fundit sese, et omnes utriusque sexus, et cuiusvis aetatis in doctrinae, vitae que christianae rudimentis et prae ceptis erudiens id agit, ut noscant populi quae necessaria sunt ad ae ternam salutem, et quae noverint vita, et moribus ad usum nocent, et stabiles infide nonfacile possint in impietatis, ac nefariae doctrinae fraudem ab hereticis, quos autfini timos habent, aut non longe positos abduci,"
GIUGNO
1626
per frutti (risultati) il Sodalizio della Dottrina Cristiana. Questo, diffuso dalla città come dal capo, si espande per tutto il corpo della diocesi come sangue vitale e, istruendo tutti dell'uno e dell'al tro sesso e di qualsiasi età nei principi e precetti della dottrina e della vita cristiana, fa sì che i po poli conoscano ciò che è necessa rio per la salvezza eterna e met tano in pratica con la vita e i co stumi ciò che hanno conosciuto e, fermi nella fede, non possano fa cilmente essere attratti nell'in ganno dell'empietà e di una ne fanda dottrina dagli eretici, che hanno per confinanti o situati non lontano.
25. L'attività degli inquisitori del S. Offizio di Bergamo per prevenire la diffusione dell'e resia e correggere manifestazioni religiose devianti nel decennio 1618-1628 circa, pre senta casi e situazini ricavati da varie fonti che desidero presentare in breve sintesi. Nel 1628 l'inquisitore chiese di poter disporre una piccola casa vicino alla cattedrale per maggior comodità sua e del convento e per tenervi i carcerati. Con le autorità pub bliche i rapporti non sempre erano pacifici. Nel 1623l'inquisitore fu "forzato a pagare una nuova gabella della macina e del vino", dalla quale in seguito ottenne l'esenzione. La sentenza di condanna inflitta dall'inquisitore a Doralice per maleficio, fu revocata dal podestà probabilmente perché mancavano dati sufficienti, ma il suo confessore gli fece cambiare parere. Nel 1621 su richiesta della comunità della val S. Martino l'inqui sitore fece carcerare, processare e condannare alla frusta e ad altre pene carcerarie al cune donne ritenute streghe e malefiche. Per paura di tumulti, fu tutto lasciato alla de cisione del S. Offizio e del vescovo, che provvidero a commutare le pene. Forse queste donne, assolte a Bergamo, furono carcerate a Crema, dove quel podestà, per ordine del senato Veneto, consegnò gli atti del processo all'inquisitore. Nel 1623 i rettori di Bergamo autorizzarono la carcerazione di una donna perché seminava eresie. Nel 1627a Chiara Viscardi fu evitata una seconda abiura "considerata la decrepita et la sce mezza del cervello della rea". Si lasciò all'inquisitore ogni decisione per la condanna, con l'obbligo di imporle un'elemosina e la pratica di un buon confessore. Alcune mo nache di S. Grata nel 1626presentarono all'inquisitore un'istanza per la quale egli si ri mise al vescovo. Nel 1623 i rettori permisero la carcerazione di un eretico di Valim bresa (?); nel 1624 fu carcerato "col braccio del podestà" Domenico Luchini "per be stemmie atroci" e con la stessa imputazione il signor Giorgi nel 1627. Nel 1628Giorgio Cassari fu costretto probabilmente ad abiurare. In quello stesso anno l'inquisitore ebbe quattro casi di denuncia per sollecitazione in confessione. Non dette corso al processo in attesa di altre denuncie e anche per il fatto che il podestà si intrometteva
332
~---_I--_--------
VlSlTE
AD
Afferi autem sodalitati incre menta dies, ila ut nunc urbs (mox enim dioecesis spiritualia sua eius
LlMlNA
II tempo accresce il sodalizio, così che ora la città (presto anche la diocesi potrà raccontare i suoi
nelle cause pendenti in materia di bestemmie ereticali. Bernardino Rota, denunciato nel 1615 a Pavia per "proposizioni ereticali" e bandito, al ritorno dalla Germania nel 1628 aveva dovuto rispondere alle accuse di bestemmie ereticali, ateismo ed eresie. Per evitare inimicizie al Rota, di professione colonnello, era stato scelto un convento per carcere. In occasione del giubileo nel 1628,l'inquisitore ricevette molte denuncie di bestemmie. Per non mettere a repentaglio l'incolumità degli accusatori pieni di paura, egli chiese la linea da seguire al S. Offizio, il quale si fece inviare gli atti relativi. Singolare il caso di Giovanni Marco Alberti, della valle di Scalve, medico, che avendo in corso un processo a Brescia, anche a Bergamo "fu inditiato di gravi propositioni he reticali, et sono così malitiose le sue risposte che non è parso a questi miei signori illu strissimi poter pigliare adequata risolutione sopra il suo sommario (dell'inquisitore), assai diminuito, che però vogliono vedere il processo per extensum ': Forse è lo stesso personaggio, l'Albrici, medico, accusato con suo figlio di eresie e ribellione all'auto rità civile. Ambedue contumaci, dopo la loro cattura fu istituito il processo. Anche di Giovanni Marco Federici, medico, il S. Offizio di Roma richiese all'inquisitore gli atti processuali. Giovanni Paolo Poma da Parma imprigionato per bestemmie, scarcerato e bandito da Bergamo con l'ammonizione, è forse il Parmegiano che nel 1626fu trat tenuto ancora in carcere per scontare la sua lunga pena detentiva. Anche un presunto eremita proveniente da Alessandria, Giovanni Francesco Bernardino, non sfuggì al carcere per aver celebrato pur non essendo prete, condannato per attribuzione di titoli e la sospetta compagnia di 4 ragazzi. Per la lettura di opere proibite Luigi Mocenigo a veva ricevuto dal S. Offizio facoltà adeguata, non così il vicario del podestà, Montino Ricato, che aveva chiesto di leggere il de iureAsilorum e l'Historia ultima di Venezia. La presenza in città o sul territorio Bergomense di protestanti, non passava inosservata. Un ministro eretico per non avere noie s'era fatto iscrivere nel ruolo dei soldati. Sco perto, era stato allontanato con sua moglie e i suoi figli nel 1618. All'inquisitore nel 1624 fu segnalata la presenza di due ministri protestanti perchè venissero banditi da Bergamo se non si fossero convertiti. Due anni dopo all'inquisitore giunse l'avviso "di invigilare per effettuare la cattura di quel predicante grisone che seguita la compagnia del capitano Alessandro Vuildes, dal rolo del quale già dovrà esser stato cassato". A Bergamo, città di confine, e lungo il territorio di sud-ovest stazionavano soldati al soldo di Venezia, parte dei quali provenienti dai paesi d'oltralpe, parte dall'est-sudest europeo, chiamati comunemente greci-scismatici. Questi ultimi avevano ottenuto l'uso della chiesa di S. Eufemia in città, e di oratori a Romano, Martinengo, Cologno ove i loro preti celebravano secondo i propri riti, tenevano processioni, dispensavano pane benedetto ai cattolici per rimedio contro la febbre, insegnavano "altre supersti tioni". La popolazione non si sottraeva al fascino delle cerimonie; quasi ciò non ba stasse per impensierire la gerarchia cattolica, erano stati celebrati matrimoni con delle giovani di quelle località e chiesto il luogo sacro per la sepoltura. I greci-scismatici ave vano un arcivescovo a Venezia che inviava un visitatore per i preti al seguito di quei soldati. Con l'arrivo a Bergamo del vescovo Cornaro la situazione cambiò perché le chiese furono restituite al culto primitivo e i soldati destinati ad altre zone. La pre senza dei soldati d'oltralpe turbava perché "erano diventati così insolenti che saccheg giavano non solo le ville, ma le chiese, alloggiavano ne' conventi de' regolari et sino in quel di S. Domenico ardivano di far loro prediche, seppellivano i morti in luogo sacro, conversavano con donne cattoliche e frequentavano gl'istessi monasteri di monache,
333
RELAZIONE
16
generis ingentia lucra narrabit) nu meret sex supra quadraginta fre-
GIUGNO
1626
grandi vantaggi spirituali di que sto genere) conta quarantasei
insegnando di più a fanciulli d'invocar Calvino, tra gli altri santi delle litanie. Ma al l'authorità et officii di nostro signore cedendo, la repubblica rimediò con levargli da Bergomo et altri luoghi e con frenar l'empietà et ardire di quelli che restorno, in modo che non si sono più sentite simili enormità, anzi si ottenne di poter cercare il soldato che haveva fatto dire a fanciulli S. Calvine ora pro nobis ': A questo caso s'era aggiunto l'oltraggio a un'immagine della Madonna colpita con le armi da un soldato scismatico greco. A Romano un capitano inglese tenne riti e cerimonie calvinisti; tra i soldati fu rono notati negromanti e "bestemmiatori hereticalissimi e gran disordini contro la fede". Il tentativo di portare gli eretici al cattolicesimo non ebbe successo. Emo nel 1621 aveva istituito una congregazione per istruire gli eretici e nel 1622si cercò un pa dre francescano per tale ministero; una cinquantina di soldati chiese una cappella al vicario per ascoltarvi i sermoni, dopo che il cancelliere del capitano era andato a "bra vare ad un prete che gl'insegnava la parola di Dio, non volendo che lo facesse publica mente". L'inquisitore nel 1623 aveva pubblicato la bolla contra hereticos con l'inten zione, più o meno evidente, di ottenere qualche risultato positivo, ma fu allontanato dal suo ufficio, nonostante la difesa fattane dal nunzio, con l'avvertimento delle auto rità civili che "lasciasse stare detti heretici e greci". La presenza sul territorio Bergo mense da 300 a 400 soldati olandesi preoccupava il Cornaro. Ne parlò con i rettori e con il nunzio Agucchia. Il cardinale Barberini, informatone, esortò alla sorveglianza "acciocchè con la pratica degli olandesi che guardano quella frontiera non venghino con falsa dottrina contaminate l'anime de' semplici cattolici e de' contadini in partico lare, che stanno alle campagne". Nel 1628 due soldati a Bergamo furono accusati e condannati per fatti ereticali. In seguito il processo fu riesaminato. Nel1618 avvenne a Bergamo un singolare caso di procura per un padrino, di fede protestante, da parte di un cattolico che tenne a battesimo il figlio di un altro cattolico. La cosa fu risaputa e proibita ai curati per eventuali altri casi analoghi. L'inquisitore nel 1624verificò l'allog gio dato da un oste, con licenza del S. Offizio, a dei mercanti d'oltralpe. Il calvinista Giovanni Bulico nel 1627abiurò gli errori di fede. Diversi religiosi tra il 1626 e il 1628 ebbero delle questioni con il S. Offizio. Nel 1626 l'inquisitore seguiva le cause di un agostiniano, di un cavaliere di Malta, di un carmelitano, fra Giuseppe, accusato di sol lecitazione in confessione, di padre Giacomo Antonio Muzio sotto processo e di fra Giuseppe d'Albino, carmelitano. Questi, trovato in possesso del Parnaso di Marino, divulgatosi molto in occasione della fiera, e sospettato d'eresia, fu punito con la cosi detta "corda", costretto all'abiura, condannato al carcere per lOanni e anche di più, ad arbitrio della Congregazione del S. Offizio, con la sospensione perpetua dal celebrare, dall'udire le confessioni, la perdita della voce attiva e passiva in capitolo e l'esilio. Nel 1628 subì la stessa sorte don Eugenio da Brescia, cassinense, accusato di traffico di monete e di sortilegi; fu carcerato fra Giuseppe da Sentino su ordine dei superiori, graziato invece fra Pietro di Scalve per poter andare ai divini uffici e alla mensa co mune ma non dalle altre pene, sospeso il processo a fra Giacomo Berlendis, zocco lante, accusato di sollecitazione in confessione da fra Domenico Caniano vicario del convento di Alzano, rimosso a sua volta dall'ufficio. Il Berlendis l'aveva sostituito, ma riceveva minacce dai parenti di fra Domenico. La Congregazione del S. Offizio aveva approvato la proibizione del vescovo al canonico Lanzi di insegnare teologia morale, per una sua teoria sul battesimo amministrato ai neonati in pericolo di morte. Prete Orazio Favezzolo, di Cologno, beneficiato, aveva un processo pendente presso l'in quisitore di Cremona il quale sapendo della sua morte, interessava il collega di Ber gamo per recuperare certe somme al fine di estinguere debiti accumulati con viaggi a
334
VISITE AD LIMINA
scuole frequentatissime e queste di molte classi, di maschi e di fem mine. In esse grande è il numero di quelli che insegnano, grandis simo di quelli che apprendono, non sono mescolati maschi e fem mine, ma le femmine imparano
quentissimas, easque multarum classium scholas masculorum ac foeminarum. In his magnus om nino numerus docentium, maximus addiscentium, nec sexui immisce tur. sed a masculis foeminae sepa-
cavallo, cibi e altre spese. L'inquisitore di Bergamo succeduto nell'ufficio a quello al lontanato dalle autorità nel 1623 per la bolla contra hereticos, entrò di nuovo in con flitto con esse perché avendo intimato ai librai i decreti della Congregazione dell'In dice, uno di loro li affisse nella bottega che dava sulla piazza. Da Venezia giunse l'or dine di carcerarlo. Nel processo fu accusato di tenere affissa la revoca della licenza dei libri proibiti. L'intervento del vescovo portò alla scarcerazione del libraio. Di un caso particolare si occupò l'inquisitore per la situazione di un nobile inglese cattolico. Re catosi in Inghilterra per certi servizi alla repubblica Veneta, al ritorno ebbe solo parole invece del capitanato che aveva chiesto. Nel 1628 l'inquisitore si occupò della Compa gnia della Meditazione. Un congregato, Antonio Casotto, era indiziato di frase eretica per aver affermato che nessuno si poteva salvare se non avesse fatto la meditazione come lo richiedeva l'istituto della confraternita. Dal S. Offizio di Roma l'inquisitore fu avvisato di far togliere la frase "così comandando et volendo lo Spirito Santo a esso as sistente" stampata nell'introduzione del libretto per la residenza di S. Alessandro della Croce nel 1627: cf. Asv, S. S. Venezia, 274, ff. l8v-19r, 24r, 26v, Il nov. 2 e 16 dico 1623 dispacci al nunzio a Venezia circa le chiese occupate dai greci scisrnatici; BAv. Barberiniano lat., 5195, f. 19v val S. Martino e Doralice, f. 53r-v libraio, f. 64r inquisi tore tassato, citazione, f. 65r soldati a Bergamo, citazione, f. 65v donne carcerate a Crema, ff. 69v-70r caso Luchini, f. 82r soldati a Romano e restituzione delle chiese, f. 86v ministri eretici, f. 87v attività per convertire soldati eretici, citazione, capitano in glese a Romano, invocazione a Calvino, Madonna oltraggiata, f. 90r mercanti eretici, battesimo per conto di un eretico, f. 9lr carcerata donna eretica e un eretico di Valim bresa, nobile inglese cattolico, oste che alloggia mercanti; ibid., 5944, f. 112vprete scis matico; ibid., 6051, ff. 19v-20r,60r-v greci scismatici; ibid., 6061, ff. l8v-19r, S. Eufemia, fra Michele Zassardo da Osgnano nominato inquisitore a Bergamo, 30 dico 1623, sol dati olandesi; ibid. 6334, f. l8v monache S. Grata, f. 4lv predicatore grisone, f. 41r no mina di fra Giovan Paolo da Ferrara inquisitore a Bergamo, 14 Febo 1626, per morte di fra Zassardo ; f. 95rcause perun agostiniano e un cavaliere di Malta; f.165v e 242rcaso G. P. Poma; f. 190v fra Giuseppe carmelitano; f. 195v processo Muzio; f. 223r-v com mutato il carcere al medico di Gorlago con pena pecuniaria di scudi 100; f. 253r Caso Mocenigo; f.264rfra Giuseppe d'Albino; f. 290v ìdem;f. 330r Montino; f. 350v medico di Scalve; ibid., 6335, f. 5v caso Bulico, ordinato il carcere comune a fra Giuseppe e fra Pietro di Scalve detenuti in quello del convento; f. 38r-v medico di Scalve, residenza di S. Alessandro; f. 99v Viscardi; f. 295r caso Albrici; f. 302r caso Giorgi; ibid., 6336, f. 100r can. Lanzi, casa per l'inquisitore; f. 48r-v Viscardi; f. l58r e 196 r-v dom Eugenio; f. l62v e 309r prete Favezzolo; f. l84v denuncie per bestemmie; f. l88rfra Berlendis; f. 202v caso Rota; f. 211v causa Albrici; f. 228r caso Federici; f. 23lr e 306r, 337r-v, 344v caso Rota, compagnia della Meditazione e Antonio Casotto, fra Giuseppe da Sentine; f. 238v caso Alberti; f. 274vcaso Berlendis; ff. 307v-308r caso medico di Scalve, due sol dati accusati di eresie, casa per l'inquisitore; ff. 3l7v-3l8r caso eremita; ibid .. Ottobo niano lat., 3222/3, f. 538r soldati olandesi a Bergamo.
335
RELAZIONE
16
GIUGNO
ratim addiscunt et ad foeminarum magisterium non nisi foeminae ad mittuntur. Imo utroque in sexu ra tio annorum habetur, ne pudor sit canos ignorare, atque aegre doceri senes inter pueros, quae pueri no rint, autfacillime accipiant. Itaque separatas in scholas utrique ducun tur, ubi doceantur. Satis datum urbano ecclesia stico statui, nunc attingendusforen sis. Dioecests, quam visitando paene totam obivi," spacio ac coelo in orientem Brixiensibus, in occiden tem Mediolanensibus et Comensi bus obtenditur, Cremensem et Cre monensem agrum in meridiem at tingit, in septentrionem contermi nos habet Rhetos, et incolas Vallis-
1626
separatamente dai maschi e perin segnare alle donne non sono am messe che donne. Anzi in ognuno dei due sessi si tien conto dell'età, affinchè non ci sia la vergogna che gli anziani non sanno e ai vecchi siano con difficoltà insegnate in mezzo ai fanciulli le cose che i fan ciulli sanno o apprendono con grandissima facilità, e perciò gli uni e gli altri sono condotti in scuole distinte, dove vengono istruiti. Abbiamo parlato a sufficienza sullo stato della chiesa della città, ora dobbiamo avvicinarci a quello della campagna. La diocesi, che ho percorsa quasi tutta nella visita, si estende quanto a territorio a oriente verso il Bresciano, a occidente verso il Milanese e il Comasco, a mezzo giorno confina con la campagna di Crema e di Cremona, a setten trione ha come confinanti i Rezi e gli abitanti della Valtellina. Si e
26. Il nunzio Agucchia con lettera del28 settembre 1624 informava il card. Barberini che il vescovo Cornaro, nel colloquio avuto, gli aveva assicurato d'aver provveduto bene alla visita della diocesi. Dagli atti risulta che egli visitò la pianura dal IO al 25 giugno 1624,la valle Seriana dal 23 al3lluglio, l'alta valle Seriana, la val di Scalve e altri paesi d'alta montagna dal 3 al lOagosto, la val Gandino e paesi limitrofi dal 12 al20 agosto. Tra il 1624 e il 1626fu effettuata la visita alle parrocchie urbane e suburbane. Nel 1625 Cornaro visitò dal 17 al 27 aprile, le parrocchie che facevano capo a Ponte S. Pietro, e tutta la valle Cavallina e la val Caleppio dal IO al31 maggio. Manca negli atti in gran parte la documentazione sulla valle Brembana e la valle Imagna; probabilmente la vi sita fu omessa, come il vescovo lascia intendere pur senza l'espresso riferimento a quelle valli: cf. Acvs, Visita Cornaro,41 (1624), ff.nn. e ff. Ir-347r; ibid., 42 (1624-1626), ff. Ir-268v; ibid., 43 (1625), ff. nn. e ff. Ir-392r; BAv, Barberiniano lat., 6051, f. 357v,Ve nezia 19 otto 1624, Agucchia al card. Barberini circa la partenza di Cornaro per Ber gamo; ibid., Ottoboniano lat., 3222/3, f. 558r.
336
------""'----------- VISITE AD LIMINA
tellinae. In longum excurrit sexa ginta passuum millia, triginta in la tum. Minori in parte expatiatur in plana, maiori tum assurgit in col les, tum riget in montes, tum etiam excavatur in valles ab intercurrenti bus fluminibus nomen habentes. Ubique tamen regio sua quali cumque ferti/itate laetatur, qua fru menti et mi/Iii, qua vini et olei, qua castaneae caeteraeque non contem nendae frugis, pomiferae arboris, caeduae silvae, pasturationis, lato miae, fodinae. Multa passim se se ostentant op pida piena populis planis in cam pis, apricis in collibus, aeditis in montibus collocata. Vici multi, pagiqui complures, hic faciles, illic difficiles accessu, alibi altissimi, confragosique mon tis fastigio impositi, alibi imas ve luti in valles deiecti, alicubi etiam ardui montis medio quasi pensi/es vel haerentes. Haec mihi locorum varietas visi tanti non sine labore corporis co gnita fuit, sed aliqua etiam adfuit cum labore iucunditas,"
27.
stende in lunghezza sessanta mi glia, trenta in larghezza; in parte minore occupa la pianura, nella maggior parte si innalza sui colli, o si erge sui monti, talora si ab bassa anche nelle valli,)e quali prendono nome dai fiumi che vi scorrono. Dovunque tuttavia la regione è allietata da una propria fertilità, di frumento e miglio da una parte, di vino e olio dall'altra, altrove di ca stagni e di tutti gli altri prodotti da non trascurare, alberi da frutto, boschi cedui, pascoli, cave, mi niere. Molti paesi appaiono qua e là pieni di popolazione, situati nella pianura, sui colli aprichi, sugli alti monti. Vi sono molti villaggi e parec chi paesi, qui di facile lì di difficile accesso, altrove altissimi e posti sulla cima di un monte dirupato, in qualche parte anche come so spesi o appoggiati a metà di un erto monte. lo ho conosciuto questa varietà di luoghi durante la visita non senza fatica fisica, ma con la fatica ho ricavato anche qualche gioia.
Uno dei percorsi più impegnativi nella visita pastorale fu indubbiamente quello che portò Cornaro a Fiumenero, Bondione, passo della Manina, Nona, Teveno, Bueggio, Pezzolo, Vilminore, pieve di Scalve, Vilmaggiore, Barzesto, Schilpario, Pradella, Az zone, S.Andrea, Colere, Castione, come si vede dallo schema tratteggiato: cf.Acva, Vi sita Comaro, 41 (1624) ff.nn.; G. SIMONCELLI, Valbondione a cura delle Parrocchie di Bondione-Fiumenero-Lizzola, Bergamo 1988.
337
~-----'-""-------------
RELAZIONE
16
GIUGNO
Ut plurimum gens diuturno /a bori ad quaestum intenta est; ea dem tamen ingenio et genio amoena, et quocumque illam voces ad litteras," ad arma, in primis vero ad mercaturae studia aptam reperies, nec ineptam ad aulam, et quod mihi cognitu iucundissimum fuit, aptissimam ad omnem Chri stianae vitae doctrinam et discipli nam:" Dioecesis igitur ut ad forensem ecclesiasticum statum me referam, ex quo magis gentis ad divina pro pensio innotescat, sexaginta supra ducentas baptismales curatas eccle sias habet. Curavit hoc pietas populorum, ut certioribus et commodioribus muni retur praesidiis sacramentorum
1626
In generale la popolazione è in tenta ad assiduo lavoro per guada gnarsi da vivere; insieme tuttavia è piacevole per intelligenza e ge nialità e la trovi adatta a qualun que attività: alle lettere, alle armi, ma soprattutto incline all'inte resse per il commercio e nem meno inetta alla vita pubblica, e, cosa che ho conosciuto con gran dissimo piacere, dispostissima a ogni insegnamento e norma della vita cristiana. La diocesi dunque, per rife rirmi alla condizione ecclesiastica della campagna, in modo che ap paia maggiormente la propen sione della popolazione per le cose sacre, ha duecentosessanta chiese parrocchiali. La religiosità delle popolazioni fece sì che fosse dotata di più si curi e più comodi luoghi per tutti i sacramenti, o la medesima pietà
28. Oltre questo riconoscimento, Cornaro trovò che i suoi fedeli, non tenendo conto dei divieti delle autorità venete, mandavano a scuola nella vicina Milano dai padri gesuiti i ragazzi e i giovani. Ciò influiva indirettamente anche sul clero, che il vescovo rico nobbe "assai erudito": cf. BAV, Barberiniano lat., 6051, f. 449v,Venezia, IO dico 1624,co municazione di Agucchia al card. Barberini; BCAM,Azioni, 58 (1624-1627),f. 133r-vse duta consiliare 24 mago 1625, ff. 153v-154r,delibera circa le scuole di Diritto in città. 29. La religiosità del popolo trovava espressioni pubbliche di devozione già promosse da S. Carlo a Milano e diffuse anche a Bergamo. Tra queste, lo spontaneo convenire degli abitanti delle contrade o dei borghi nelle piazze cittadine, la sera, a cantare litanie e pregare attorno a colonne su cui erano innalzate croci. Gregorio XIII aveva accordato un'indulgenza col breve De salute Dominici gregis alla Congregazione della Croce di Bergamo per quanti praticavano questa devozione: cf. ASV, Arm. XLV,27,f. 439r-v, 442r; f. 440r supplica al papa, f. 443r testo stampato dell'indulgenza di Gregorio XIII alla Confraternita della Croce di porta Vercellina presso la chiesa di S. Giacomo a Mi lano. Inoltre cf. L. LUSSANA, Religiosità popolare nelle pitture murali del territorio di Ca stione della Presolana. Presentazione di A. SPADA, Vilminore di Scalve 1990; M. RABA GLIO, Devozione... , p. 79-118.
338
VISITE
AD LIMINA
degli abitanti, non essendovi al cun titolo, sostiene circa la metà di tali chiese, così che da questi i pastori ricevono il loro com penso, le sacristie le suppellettili, le chiese e gli altari tutto ciò che occorre per le funzioni religiose. Le chiese parrocchiali della campagna hanno pure le loro con fraternite di disciplinati, i propri sodalizi aggregati ai sodalizi ro mani, i propri luoghi pii dei con sorzi e delle misericordie. Il vescovo cura tutte le chiese dei distretti in cui l'intera diocesi è divisa oltre che con i propri mi nistri, anche mediante i capi delle pievi, arcipreti, prevosti, primi ceri, vicari foranei e con il loro aiuto, anche se nelle città, egli vi gila come se fosse presente e go verna non solo le chiese della città, ma anche il clero della cam pagna. In realtà vi furono in prece denza vescovi assidui nella resi denza vescovile e da pastori solle citi non hanno omesso alcun do vere, ma la disciplina ecclesiastica si allenta facilmente a causa delle vicissitudini dei tempi e della va rietà degli uomini; le cose sacre ogni giorno, come suole accadere,
omnium, aut huiusmodi ecclesia rum fere dimidiam partem, cum ti tulus nullus adsit, una ita fulcit, ea dem pietas incolarum, ut ab his suam accipiant pastores merce dem," sacristiae supellectilem, ec clesiae et altaria quidquid est opus ad officia divina. Suae etiam sunt forensibus cura tis ecclesiis confratriae disciplinato rum, suae Romanis Sodalitatibus aggregatae sodalitates, sua Loca Pia Consortiorum et Misericordia rum. Ecclesias omnes suis, in quas di stributa universa Dioecesis est, re gionibus adscriptas, praeter pro prios administros per capita etiam Plebium Episcopus curat, archipre sbiteros, praepositos, primicerios, vicarios foraneos, horumque auxi lio etiam in urbe non urbanam modo, sed forensem etiam clerum, ecclesiam quasi praesens intuetur et regit. Ac fuere quidem assidui in epi scopali statione superiores epi scopi, nec ullam omiserunt partem solliciti pastores, sed solviturfacile per temporum vices perque homi num varietatem ecclesiae disci plina et sacrae res quotidie, ut asso-
30. Ma per le parrocchie mercenarie rette dai curati mercenari era segnalata una situa zione difficile: cf. ACVB, Visita Camara, 41 (1624), f. 306v.
339
RELAZIONE
16 GIUGNO 1626
let, trahunt aliquid ex prophano, paullatimque rerum salutarium usus vergit in praeceps." ltaque tum in visitatione, tum post visitationem, imo ab eo inde tempore, ex quo haec mihi regenda ecclesia tradita est, ad misericor diam, opemque divinam imploran dam emissis ab intimo animo prae cibus nec iis unquam intermissis, totum me eo dedi, ubi corrupta et neglecta, qua e essent, indigere vidi remedio, variaque per aedicta prae ter alia plurima curavi haec ma xime, ut a clero in vestitu, in mori bus, in conversatione, in omni cleri calis officii executione multiplex exorta corruptelarum si/va radici tus evelleretur. Ut suus rediret ornatus, et splen dor ecclesiis. Ut sarcta et tecta essent iura ec clesiarum," ut in omni apparatu in structa ornamenta earundem.
ricevono qualcosa di profano e a poco a poco volge in rovina l'uso delle cose salutari. Perciò sia durante la visita sia dopo, anzi fin dal tempo in cui mi fu affidata questa Chiesa da gover nare, innalzando ininterrotta mente preghiere dal profondo del cuore per implorare la misericor dia e l'aiuto divino, mi ci sono de dicato completamente a quel set tore dove ho visto che corruzione e trascuratezza richiedevano un ri medio e, mediante vari editti, ol tre a moltissime altre cose, ho cu rato soprattutto che nel vestito, nei comportamenti, nel trattare, in tutto l'adempimento dell'uffi cio ecclesiastico, la folta selva delle corruzioni fosse divelta radi calmente dal clero, in modo che le Chiese riavessero il proprio de coro e splendore, i diritti delle Chiese fossero al sicuro e tutelati e fossero preparati con ogni ele ganza gli ornamenti delle mede
31. Dagli atti della visita pastorale si hanno alcune indicazioni sulla vita ecclesiastica. Pur troppo gli esemplari di alcuni ordini o decreti generali delle lettere pastorali sono il leggibili. Nel 1622la Congregazione per i Vescovi aveva scritto a proposito del sacer dote G. B. Pianca che risultava concubino, e nel 1625 a proposito della situazione di prete Favezzolo: cf. ACVB, Lettere pastorali..., 3, f. 10,29 set. 1626(stampa) e da segna lare in posizione, fT. nn., un saggio del 22 sett. 1624,circa il dubbio sull'obbligo della denuncia del sollecitante in confessione; ibid, Visita Camara, 41 (1624),f. 222r-v; Asv, Reg. Episc., 63 (1622), f. 55r-v, 31 mag.; ibid., 70 (1625), f. 100v, 6 sett. 32. Negli atti della visita pastorale sono documentati i decreti emanati. Cornaro seppe usare il prestigio della sua famiglia e la sua lunga esperienza nella Curia romana per trovare una soluzione alle questioni contese tra autorità civile e ecclesiastica. Una tassa sul clero imposta dal Consiglio cittadino col pretesto di vecchie norme del se nato fu ridotta assai per l'interessamento del vescovo, dei rettori coi quali intratteneva buone relazioni, e di "molti buoni cittadini". Il problema delle tasse "gravezze" per il
340
-----'------------ VISITE AD LIMINA
sime; affinchè la pietà degli uffici divini, che sembrò in molti luoghi essersi inaridita, riprendesse vi gore; affinchè attraverso il culto producesse i frutti salutari e ricchi che suol dare; affinchè fossero as solutamente aboliti i molteplici insopportabili abusi, che si erano infiltrati negli uffici divini, nello stesso sacrosanto sacrificio delle messe sia semplici che solenni, e quell'atto divinissimo fosse com piuto secondo i riti e le norme del cerimoniale romano ultima mente edito; affinchè coloro che vogliono essere ascritti alla mili zia ecclesiastica e poi attraverso
Ut divinorum offieiorum pietas, quae multis in locis exaruisse visa est, revivisceret, ut adhibito eultu, quos solet, salutares et uberes fruc tus afferret:" Ut qui in divina officia, in ipsa saerosaneta tum privatarum, tum solemnium missarum sacrificia piane nonferendi multipliees irrep serant abusus, prorsus abolerentur ae divinissima iIla aetio ad po stremo aediti eoeremonialis Ro mani ritus et leges perageretur:" Ut qui eeclesiastieae militiae vo-
clero era all'ordine del giorno, come è documentato dall'abbondante documenta zione che ci si limita a indicare in parte qui di seguito; cf. ACVB, Arch. Cap., 592,Anni 1615-1660 Gravezze pubbliche sul clero (ms), ff nn.; ibid., 588, Anni 1417-1641 Ducali d'altre città sulle gravezze pubbliche (ms), ff. nn.; ibid., 589, Pro clero Bergomense (ms), ff. nn.; ibid., 593, Libro sul quale si contiene il ristretto e liquidazione de conti di tutti i be nefici della città e territorio di Bergamo posseduti dal clero secolare e di quelli regolari che non hanno/atta a parte la liquidazione de'propri conti (ms), 123ff.; ibid., 594,Anni 1617-1689 Ducali e scritture spettanti sull'imprestanza del clero (ms), ff.nn.; ibid., 595, Anni 1626-1656 Pro clero contra magnificam civitatem in territorium pro gabellis non sol vendis (ms), ff.nn.; ibid., Visita Cornaro, 41 (1624), ff Ir-219v; ibid., 43 (1625), ff. Ir-242r; BAv, Barberiniano lat., 7792,f. 59r-v, Bergamo 26 mar. 1624 lettera di Cornaro al card. Barberini, citazione; ibid., Urbinati, 1113,f. 341, 5 ott.1619, risposta del senato veneto circa l'istanza di Bergamo contro i pesanti balzelli imposti; BCAM. 2 Ducali B (1566-1656), tI. 169r-17Iv, 11 apro 1620; f. 190r, 20 feb. 1628. 33. Cf. ACVB, Visita Cornaro, 41 (1624), tI. 220r-347v; ibid., 43 (1625), tI. 243r-402v. 34. Nella vicaria di Piazza Brembana le donne solevano accompagnare con gesti e la menti teatrali la bara del defunto al cimitero. Gli ammalati erano curati con segni su perstiziosi. Durante i giorni di lutto i parenti non frequentavano la chiesa, sebbene poi si recassero negli altri luoghi pubblici. Gli emigranti partiti dai paesi prima di Pas qua, rientravano a Natale senza il certificato dei sacramenti per il precetto pasquale. Nei giorni di carnevale i giovani per divertirsi praticavano le parrocchie di rito ambro siano che, com'è noto, iniziano la quaresima più tardi. A Villongo S. Filastro il ve scovo trovò l'usanza antichissima di distribuire, a tutti i convenuti nella festa patro naie, pane e vino con i disordini soliti a succedere in tali occasioni. La comunità volle eliminare tale consuetudine lasciando a Cornaro ogni decisione al riguardo: cf. ACVB, Visita Cornaro, 41 (1624), f. 306r-v; ibid., 43 (1625), f. 326r.
341
-----------------RELAZIONE
16
GIUGNO
lunt adscribi ac deinceps per omnes ordinum gradus ad apicem sacerdo fii efferri, noverint quae sibi decen ter, quae necessario paranda, quae virtutes, quae functiones colendae, qualis in omni re usus, in omni vita qualis cursus tenendus. Ut curati quod omnino ex mu nere debent gregem sibi concredi tum pascant praedicatione divini verbi, salutaribus monitis, admini stratione sacramentorum, exemplo et oratione, omni officio curaque pe renni veri Pastoris partes et nume ros, quantum fieri potest, implen tes," Insuper de sacramentis fere singulis, de ecclesiis et sacris locis, de aliquibus ecclesiarum partibus, rebus et instrumentis, de Scolis Doc trinae Chistianae, de earundem so-
1626
tutti i gradi degli ordini giungere all'apice del sacerdozio, cono scano che cosa sia conveniente preparare e che cosa sia necessa rio, quali virtù, quali funzioni col tivare, quale comportamento te nere in ogni cosa, quale cammino percorrere in tutta la vita; affinchè i curati, cosa a cui sono assoluta mente tenuti per il loro ufficio,pa scano il gregge loro affidato con la predicazione della parola divina, con salutari ammonizioni, con l'amministrazione dei sacra menti, l'esempio e la preghiera, con ogni impegno e con la cura continua, adempiendo, per quanto è possibile, le funzioni e i doveri del vero pastore. Ho emanato inoltre numerose norme, che sembrava dovessero assolutamente essere emanate, ri guardanti i tempi, i luoghi, le per sone, quasi ogni sacramento, le chiese e i luoghi sacri, alcune parti, cose, strumenti della chiesa, le scuole della dottrina cristiana e
35. Il vicario foraneo di Sedrina, Giovanni Pietro Signori di Comenduno, rammentava la scarsa partecipazione dei fedeli alla dottrina cristiana e perciò l'impossibilità di am mettere ai sacramenti i nubendi che, diventati in seguito padri e madri, non avrebbero potuto insegnare ai figli quanto ignoravano. Non mancavano tuttavia anche segni di religiosità popolare, oltre quella già vista precedentemente con la Compagnia della Croce. Gli abitanti di Burligo e Colpedino chiedevano la celebrazione delle funzioni liturgiche nella loro cappella. Il cavalier Ponzino desiderava costruire un oratorio per sua devozione. Gli abitanti di S. Sebastiano e Fontana avevano richiesto un sacer dote; cf. ACVB, Visita Camara, 41 (1624), f. 294r-v; Asv, C. Concilii, Positiones, 25, ff 333r-334r, 31 mago 1625; ibid., 48, ff. 450r-451r, 13 apr. 1630; ibid., Reg. Episc. 70 (1625), f. 36v, Il apro Burligo: f. 126 r, 19 nov. condizioni per la concessione dell'oratorio a G. Ponzino.
342
------"-------------
VISITE
AD LIMINA
le loro confraternite, le persone ecclesiastiche e per la seconda volta i curati. Ho cercato di richiamare tutte le monache a una più perfetta ob bedienza alle loro regole me diante sanzioni raccolte dai con cili e dai padri, anche mediante un libretto scritto e stampato in lin gua italiana. Infine, dopo la visita, sono stati emanati, oltre a quelli comuni, an che decreti propri per le singole chiese, che furono preparati du rante la visita e non senza motivo ci si è impegnati per far risorgere la vita ecclesiastica dove era ca duta, confermarla dove fosse in difficoltà, accrescerla e onoraria dove patisce restrizioni e macchie. Coloro che hanno fatto i cal coli, computarono che gli abitanti della città e della diocesi supe rano il numero dei duecentomila. La bontà e misericordia di Dio che è immensa, conceda che di sì grande moltitudine non sia sot tratto a Cristo nemmeno uno di quelli che Cristo ha redento, ver
dalitatibus, de personis ecclesiasti cis atque iterum de curatis plura edixi, quae pro temporibus, locis, personis omnino edicenda videban tur," Moniales etiam conscripto im pressoque italico libello per sanctio nes ex conciliis et patribus collectas conatus sum ad perfectiorem regu larum quascumque suarum obe dientiam vocare," Denique post visitationem, prae ter communia, data sunt etiam pro pria singulis ecclesiis decreta, quae fuere in visitatione confecta, nulla que non ratione laboratum ad eccle siasticam rem, ubi conciderat, eri gendam, confirmandam ubi laba ret, ubi angustias pateretur ac sor des, amplificandam, ornandam que," Urbis et dioecesis habitatores du centorum millium numerum supe rare putarunt, qui supputarunt ex calculis. Faxit, quae immensa est bonitas et misericordia Dei, ne unus qui dem ex tanto numero pereat Chri
36. Da segnalare il caso dei confratelli della confraternita di S. Stefano di Albino che ricor sero alla Curia romana per avere ragione dei loro supposti privilegi, ottenendo la se gnalazione al vescovo per la facoltà di poter far celebrare nella loro chiesa da sacerdoti autorizzati, messe, vespri e altri uffici divini; cf. Asv, Reg. Episc., 74 (1628), f. l46v, 7 dico
37. Cf. Constitutioni et ordinationi generali..., cit. 38. A Gazzaniga era in costruzione la chiesa di S. Carlo e di S. Croce. A Gromo S. Marino era stata profanata la chiesa perun omicidio: cf. ACVB, Visita Cornaro, 41 (1624), f. 233r, 262r.
343
RELAZIONE
16
GIUGNO 1626
sto, qui Christi profuso sanguine obitaque in cruce morte redemptus est. Haec de toto statu Bergomensis Ecc/esiae.
sando il suo sangue e con la sua morte in croce. Questo quanto alla condizione della Chiesa Bergomense.
Datum Romae iunii MDCXXVI.
Roma, 16 giugno 1626.
Dominationum vestrarum illustris Delle vostre signorie reverendis simarum et reverendissimarum sime humillimus servus
umilissimo servo
Federicus cardinalis Cornelius episcopus Bergomi
Federico cardinal Corner vescovo di Bergamo
Bergomen. Visitatio liminum.
Situazione della Chiesa di Bergamo Status Ecc/esiae Bergomensis illustris
agli illustrissimi e reverendissimi si gnori cardinali della sacra Congrega simis et reverendissimis cardinalibus
zione del concilio Tridentino. dominis dominis sacrae Congregatio
nis concilii Tridentini.
Exhibita per illustrissimum dominum
cardinalem episcopum
die 16 iunii 1626.
344
Presentata dall'illustrissimo signor cardinale vescovo il giorno 16 giugno 1626.
VISITE AD LIMINA
61
RISPOSTA DELLA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO
Ace, Lib. litt., VV.SS.LL., 1626-1635, f. 8v Illustrissimo cardinali Cornelio episcopo Bergomensi Nos Cosimus tituli S. Pancratii sanctae Romanae Ecc/esiae presbiter car dinalis de Torres 39 nomine sacrae Congregationis Cardinalium conci/ii Tri dentini Interpretum,fidemfacimus et attestamur illustrissimum et reveren dissimum in Christo patrem itidem Sanctae Romanae Ecc/esiae cardinalem Cornelium episcopum Bergomensem ut fe.re. Sixti V constitutioni obtempe raret, sacra Beatorum Apostolorum limina superioribus diebus per se reve renterpro XIII triennio visitasse eaedemque sacrae Congregationi status Ec c/esiae suae rationem reddidisse eaque retulisse quae ab ipsis cardinalibus multum in Domino commendatafuere. In hoc tantum eius amplitudinem i/ lustrem monitam esse voluerunt ut Sinodum dioecesanam opus adeo salu bre et necessarium quamprimum celebrare. Aliis vero cohortationibus posthabitis quas pastoralis eius sollicitudo ac prudentia probe hactenus antevertit, divinam c/ementiam precantur ut eius amplitudinem illustrem in vinea Domini iugiter desudantem diutissime in columem ac felicem servet. In quorum, fidem has nostras litteras quibus propria manu subseripsi mus fieri ac sigilli nostri impressione muniri mandavimus. Datum Romae V calendis tutti 1626.
39. Cosimo Torres, romano, svolse l'incarico di referendario utriusque Signaturae. Nomi nato vescovo titolare di Adrianopoli il 17 marzo 1621, fu inviato nunzio in Polonia presso re Sigismondo III il 21 maggio 1621 e nominato cardinale col titolo di S. Pan crazio il 5 settembre 1622.Vescovo di Perugia il 16 settembre 1624,divenne metropo lita di Monreale il6 aprile 1634.Il IO luglio 1641ebbe asseganto il titolo cardinalizio di S. Maria in Traspontina. Morì il IO maggio 1642: cf. G. MORoNI, Dizionario ... , 78, p. 8; Hierarchia Catho/ica ... , IV, p. 16,68; L. v. PASTOR, Storia dei Papi... , XII, p. 500-50\.
345
--------'-'--------------
ApPENDICE
62 IL VESCOVO FEDERICO CORNARO A BERGAMO BAV, 4
Barberiniano lat., 7792, ff. 56r-57r
Illustrissimo et reverendissimo signore patrone mio colendissimo
l
Arrivai qua in Bergamo il giorno di S. Tomaso con buonissima salute, grazia del Signor Dio, nonostante la malvagità delli tempi et delle strade che ho incontrata con la neve altissima che ho trovata in queste parti, che causa un freddo più che ordinario. Sono stato ricevuto da tutta questa città con grandissime dimostra tioni d'affetto et vado scoprendo (che) il clero come il popolo tanto di voto et ossequente verso il suo prelato che veggo mediante l'aiuto di sua Divina Maestà grandissimo profitto. Altrettanto disposti et inclinati si dimostrano questi illustrissimi ret tori nel favorirmi et honorarmi et sin adesso ho havuto da loro con gran prontezza tutto quel più che ho saputo desiderare per sostentamento della giurisdittione et per il buon indirizzo del governo di questa Chiesa. Avanti il mio partir di Venetia con l'occasione ch'io andai nel publico
I. Dovrebbe essere Francesco Barberini, cardinale nepote e segretario di stato di Ur bano VIII. Nato a Firenze il 23 settembre 1597 da CarIo e Costanza Magalotti, lau reato in utroque iure a Pisa nel 1623,dal neoeletto Urbano VIII era stato chiamato a Roma e nominato cardinale col titolo di S. Onofrio il 2 ottobre 1623, cambiato nel 1624 con quello di S. Agata alla Suburra, di S. Sabina nel 1645,di Porto nel 1652,di Ostia nel 1666. Ricopri vari incarichi: arciprete di S. Giovanni in Laterano, governa tore di Tivoli e Fermo, patrono delle abbazie di Grottaferrata e Farfa nel 1627, arci prete di S. Maria Maggiore nel 1629,arciprete di S. Pietro nel 1633,bibliotecario della Vaticana dal 1627al 1636cui aggiunse anche l'Archivio, vicecancelliere nel 1632.Il Bar berini diresse la politica pontificia, subordinatamente alla volontà di Urbano VIII. Nel 1625guidò la delegazione pontificia in Francia per le trattative col Richelieu circa la Valtellina, nel 1626 a Madrid per trattare con l'Olivares e l'ambasciatore francese de Fargis, col risultato della pace di Monzon. Cercò di far prevalere la soluzione gradita a Urbano VIII per la successione nel ducato del Monferrato, promosse una lega difen siva tra lo Stato Pontificio, Toscana, Savoia, Parma e Modena, ma l'ostilità di Venezia compromise ogni risultato. Dopo la sconfitta delle truppe pontificie nella guerra di Castro a opera di Odoardo Farnese e la morte di Urbano VIII, il cardinale nepote sot toposto con gli altri Barberini ali'inchiesta di Innocenzo X, fuggì in Francia, da dove ri tornò il24 febbraio 1648. Rimase membro del S. Offizio, vicecancelliere e vescovo di Velletri. Promosse lo sviluppo dell'arte e della cultura con lo spirito del mecenate. Mori ilIO dicembre 1679:cf. L.v.PASTOR, Storia dei Papi... ,XIII, p. 240 passim; XIV/I, p. 40 passim; Hierarchia Catholica ... , IV, p. 18-19; A. MERoLA, Barberini, Francesco, in Dizionario biografico... , 6, p. 172-176.
346
-------------------FEDERICO CORNARO
collegio a licentiarmi, vuolse sua serenità che rifferissi anco in quel luogo tutto quello che già havevo detto a parte in camera intorno l'af fetto che nostro signore portava alla republica et per quell'obligo che ha veva la patria di corrispondere alla santità sua in tutte le occasioni per le sue qualità degne et singolari et per l'ottima et santa mente con la quale camminava. E fui sentito veramente da quei signori con gran'attentione et ne di mostrarono molto contento anzi che da sua serenità io ne fui ringraziato per nome di tutti. E tra gl'altri concetti usò questo, cioè che conoscevano molto bene quanto poteva importare a gl'interessi della republica il man tenersi questa buona dispositione, che dimostrava il pontefice verso di essa et che non sariano mai restati di farne quella stima che si conveniva et di corrisponderli in tutte le orationi, con darne espressi segni non solo in quello che apparteneva al servitio di questa Chiesa et accrescimento della religione, ma etiandio in quelle cose che fossero state di particolare satisfattione et premura di sua santità, come sin adesso havevano anco procurato di gustare che queste precise parole mi usò il principe. Il quale nel fine stesso et promise a me medesimo la protettione publica per tutte le occorrenze della mia Chiesa, et disse che me ne valessi liberamente, che sarei restato sempre consolato con altre parole così honorevoli et cortesi che mi fanno star con una buonissima speranza di dover caminar nel mio governo spirituale senza disturbo et intoppo di notevole consi deratione. Così procurarò che segua per quello che toccarà a me, et vi metterò continuamente tutto il mio spirito con sodisfatione al debito dell'obligo mio et per non rendermi a tutto indegno della gratia di nostro signore et di vostra signoria illustrissima, alla quale ho stimato conveniente dover dar riverentemente conto di tutto ciò perché possa farne alla santità sua quella relatione che parerà all'infinita sua prudenza. Ho aviso da Venetia che monsignor primicerio mio fratello haveva fatto la dichiaratione publicamente nel colegio di non voler lasciar il pri miceriato per la coadiutoria d'Aquileia, onde il negotio viene a restar ter minato con piena sodisfatione nella maniera che vostra signoria illustris sima mi disse et che veniva desiderato da tutta la mia casa et particular mente dal signor procuratore mio padrone et da me. Restiamo tutti infinitamente tenuti alla benignità di nostro signore et di vostra signoria illustrissima, la quale suplico con ogni humiltà a perdo narmi del tedio che le haverò dato et a continuarmi l'honore della sua be nignissima protettione, mentre le auguro quest'anno nuovo pieno di 347
_-------------
- - - _.........
ApPENDICE
ogni prosperità et di gloria a vostra signoria illustrissima. Con profunda riverenza m'inchino et genuflesso bacio alla santità sua i santissimi piedi. Di Bergamo lì 27 dicembre 1623. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et devotissimo perpetuo servitore Federico vescovo di Bergamo
63 ALCUNI ASPETTI DELL'ATTIVITA' PASTORALE
DEL VESCOVO FEDERICO CORNARO A BERGAMO
BAY., Barberiniano lat., 7792, f. 59r-v Illustrissimo et reverendissimo signor patrone mio colendissimo non sono comparso avanti a vostra signoria illustrissima et reverendis sima con mie lettere già molti giorni sono, perché il vincente rispetto di non fastidirla nei suoi continui et gravi negotii mi ha trattenuto. Hora con occasione della santa Pasqua che prego a vostra signoria illu strissima ripiena di tutte le maggiori felicità che desidera, vengo con hu milissimo ossequio a rappresentarle il tributo della mia divotione et a su plicarla riverentemente del continuato honore di quella benignissima protettione di cui vostra signoria illustrissima senza alcun mio merito s'è compiaciuta farmi degno sotto l'ombra della quale io professo di vivere, non con altro titolo et mezzo che con quello che porto da tant'anni in qua di uno de più fedeli et ossequenti servi di nostro signore della per sona di vostra signoria illustrissima et di tutta la sua illustrissima et eccel lentissima casa, onde si come dopo Dio benedetto non ho a questo mondo fidanza in altri che nella sua infinita benignità, così dopo di lui non sono per sperare né per riconoscere mai gratia alcuna che dalle sue liberalissime mani. 348
--------'-'--------------
FEDERICO CORNARO
Attendo alle cose della mia chiesa con tutto quel maggior spirito che mi viene concesso dal poco mio talento et dalla debolezza mia, et per conto della giurisditione non ho sino adesso, gratia del principe, incon trato in disturbo alcuno anzi da questi illustrissimi rettori et rappresen tanti publici ho ottenuto con ogni destrezza fin hora quanto ho saputo desiderare, come apunto è successo in questi ultimi giorni per conto di certa impositione che questa città pretendeva di metter a questo clero, sotto pretesto di alcuni ordini vecchi del senato, la qual pretentione ha procurato che si sopisca col valermi del mezzo di molti di questi signori cittadini, che si mostrano molto pii et assai ben affetti verso di me, et così è successo si che tutto passa felicemente. In questa chiesa catedrale vi è un solo altar privilegiato per tre giorni della settimana solamente. Supplico con ogni riverenza vostra signoria illustrissima ad impetrar già da nostro signore che questo medesimo altare sia anca privilegiato per tutti gl'altri giorni conforme al memoriale che le sarà dato dal Traffi chetti, mio agente, al qual mi rimetto et a vostra signoria illustrissima hu milissimamente m'inchino. Di Bergamo lì 26 marzo 1624. Di vostra signoria illustrissima et reverendissima humilissimo et devotissimo perpetuo servo Federico vescovo di Bergamo Illustrissimo signor cardinale patrone
349
-------'-----------------
ApPENDICE
64 VALUTAZIONI DEL VESCOVO FEDERICO CORNARO SULLA DIOCESI DI BERGAMO RIFERITE DAL NUNZIO LUIGI ZACCHIA
BAY., Ottoboniano lat., 3222/3, f. 538r-v Al signor cardinale Barberini Con l'occasione del ritorno di Spagna dell'ambasciatore Cornaro, il procuratore suo padre ha invitato monsignor Vescovo di Bergamo a ve nir qua, per vedere tutti i suoi figli insieme prima che muoia, et essendo stata questa la prima volta che egli ci è stato da poi che mi ci ritruovo, io non ho lasciato di domandargli diligentemente dello stato della sua Chiesa, e me n'ha fatta una buona re1atione, essendo insomma quella città assai pia e li popoli della diocesi non solo cattolici ma anche nel più devoti. Proceder colà i magistrati della repubblica con più riguardo che forse non fanno altrove, perché trattano in ogni cosa con molto rispetto, come in città di confini e sempre da esser governata con gelosia. Havere però monsignore per la destrezza usata co' rettori superata ogni difficoltà, se ben poche ne sono accadute e spetia1mente fatta osser vare la bolla dell'immunità delle chiese e conseguite molte soddisfat tioni in materia della giurisdittione ecclesiastica. Trovarsi quivi et in Brescia le reliquie de gli Olandesi che saranno ben da trecento in quattrocento, tutta brava gente tenuta a posta in que' con fini come guardia più sicura contra la vicinanza delli Spagnoli. Non sentirsene però alcuno scandalo et haverci ancora l'occhio i ret tori massimamente eccitati dal vescovo. La visita della diocesi essergli succeduta felicemente et dovere fra po chi giorni tornarsene colà dove mostra di star volentieri. lo da poi che son qui non ne ho veramente sentito cosa niuna se non de casi de duelli et il pre'inquisitor nuovo si porta bene et anche con sod disfattione de' rettori. Monsignore dice che al suo partire di là non erano del certo state in viate genti né monitioni in Valcamonica, né men crede che da poi ne siano state mandate e senza più a vostra signoria illustrissima bacio hu milissimamente le mani. Di Venetia li 28 di settembre 1624. 350
----"'--------------
FEDERICO CORNARO
65 IL RUOLO DEI GESUITI NELLA FORMAZIONE CULTURALE DEL
CLERO E DEGLI STUDENTI DI BERGAMO DESCRITTO DAL NUNZIO
GIOVANNI BATTISTA AGUCCHIA AL CARDINALE BARBERINI
BAY.,
Barberiniano lat., 6051, ff 449v-450r
Certo è per quanto mi disse monsignorvescovo di Bergamo, che li Ber gamaschi vanno a Milano alle scuole de' padri et il suo clero è assai eru dito per questo, né se ne fa da i rettori risentimento niuno, e monsignor nell'esaminarli non entra a dimandare dove habbiano studiato. Ma con le città di quei confini si procede con maggior riguardo. Se così si facesse alcun officio sopra di ciò co i signori ambasciatori non pare che si debba credere fossero o per rivocare o per moderar la parte, ma per avventura potrebbono per l'avenir, già che si sono sfogati, haver maggior consideratione nell'eseguirla, se bene hanno intimidito di modo ogn'uno, che senza passi un corso d'anni non pare sieno per arri schiarsi a ma mandarvegli. Conoscono universalmente e confessano li più il bisogno che have rebbeno de' padri Gesuiti, e li lodano grandemente per quel che appar tiene all'insegnare, al predicare et al confessare mentre si contenessero ne' termini di pura confessione. Ma nel rimanente si tengono in pessimo concetto, come huomini artificiosissimi, interessatissimi e che vogliono mescolarsi nelle cose di stato, saper li segreti del principe, haver dominio nelle case private, esser spie di altri principi e massimamente del Papa e delli Spagnoli.
351
---