I funghi dei colli euganei provincia di padova

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Giancarlo Zanovello - Gastone Cusin

Provincia di Padova

I funghi dei Colli Euganei

I funghi dei Colli Euganei

Giancarlo Zanovello Gastone Cusin GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO “COLLI EUGANEI” TEOLO

GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO CULTURALE MONSELICENSE


PROVINCIA DI PADOVA Assessorato all’Agricoltura Piazza Antenore, 3 – 35121 PADOVA Tel 049 8201333 – Fax 049 8201378 e-mail domenico.riolfatto@provincia.padova.it Servizio Agricoltura Piazza V. Bardella, 2 – 35131 PADOVA Tel 049 8201842 – Fax 049 8201898 Responsabile dott. Renato Ferroli e-mail agricoltura@provincia.padova.it Autori Giancarlo Zanovello Gastone Cusin Foto Giancarlo Zanovello Angelo Bianchin Gastone Cusin Dante Padovan Franco Serafin Sonia Lifurnio Disegni Gianni Quagliato Sonia Lifurnio Supervisione Renato Ferroli Roberto Tiozzo Stampa Grafica Veneta s.p.a. – Trebaseleghe (PD) VIETATA LA RIPRODUZIONE Tutti i diritti sono riservati Finito di stampare: dicembre 2012



Raccogliere funghi è una passione che coinvolge sempre più persone e per molti andar per boschi oRaccogliere per i Colli funghi è diventato rito vero proprio. Non sonopiù però pochee le è unaun passione chee coinvolge sempre persone perinsidie molti andar che si per celano dietro a un piacere come questo che riesce a coniugare l’amore per boschi o per i Colli è diventato un rito vero e proprio. Non sono però poche leleinsidie passeggiate Spesso il vero pericolo riguarda il modo in cui si affronta la per le che sie l’ambiente. celano dietro a uninfatti piacere come questo che riesce a coniugare l’amore natura passeggiate che va sempre rispettataSpesso e maiinfatti sottovalutata. Serve riguarda un minimo di conoscenza e e l’ambiente. il vero pericolo il modo in cui si affronta la qualchenatura buon che consiglio da tener sempre presente. va sempre rispettata e mai sottovalutata. Serve un minimo di conoscenza e Come il nostro obiettivo quello di puntare all’educazione e alla qualcheProvincia, buon consiglio da tener sempre èpresente. prevenzioneCome del rischio tossicologico per una salvaguardia dei di tantipuntare appassionati, ma anche e alla Provincia, il nostro obiettivo è quello all’educazione dell’ambiente. Per questo è assolutamente prezioso il lavoro svolto dalle associazioni prevenzione del rischio tossicologico per una salvaguardia dei tanti appassionati, ma anche micologiche nel promuovere la conoscenza dei miceti e il ruolo che svolgono dell’ambiente. Per questo è assolutamente prezioso il lavoro svolto negli dalle habitat associazioni in cui si sviluppano. micologiche nel promuovere la conoscenza dei miceti e il ruolo che svolgono negli habitat Le di funghi sono circa 30mila e spesso le somiglianze fra specie commestibili in specie cui si sviluppano. e velenose sono forti. Da una parte quindi avvelenamenti educando gli Le specie di funghi sono circabisogna 30mila prevenire e spesso leglisomiglianze fra specie commestibili appassionati ad approfondire con lo studio le proprie conoscenze. Dall’altra è importante e velenose sono forti. Da una parte quindi bisogna prevenire gli avvelenamenti educando gli evidenziare il ruoloadecologico svolto in grado di decomporre il appassionati approfondire condai lo funghi, studio leperché propriesono conoscenze. Dall’altra è importante materiale organico presente nel terreno. Per questo la raccolta deve avvenire con la massima evidenziare il ruolo ecologico svolto dai funghi, perché sono in grado di decomporre il attenzione. materiale organico presente nel terreno. Per questo la raccolta deve avvenire con la massima Ilattenzione. cercatore educato e amante della natura raccoglie solo i funghi che è in grado di utilizzare, Il siacercatore qualitativamente che quantitativamente. Fondamentale è che quindi la educato e amante della natura raccoglie solo i funghi è in grado di collaborazione della Provincia con le Associazioni micologiche, affinchè i corsi promossi e utilizzare, sia qualitativamente che quantitativamente. Fondamentale è quindi la qualsiasi altra iniziativa di Provincia conoscenza, questo libro, possano rappresentare non promossi solo collaborazione della concome le Associazioni micologiche, affinchè i corsi e l’occasione per imparare, ma anche l’opportunità per questo promuovere nostro territorio e i suoi qualsiasi altra iniziativa di conoscenza, come libro, ilpossano rappresentare non solo luoghi l’occasione più suggestivi. per imparare, ma anche l’opportunità per promuovere il nostro territorio e i suoi luoghi più suggestivi.

Domenico Riolfatto Assessore all’Agricoltura Domenico Riolfatto Assessore all’Agricoltura

Barbara Degani Presidente Barbara Degani Presidente

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I Colli Euganei Ho amato tanto nella mia vita, quei dossi antichi, quegli erti pendii, i vegri ondeggianti e i boschi profumati felice di esistere e di poter scoprire, le fantasie nel verde i palpiti, i colori, di questi antichi Colli.

Regi

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“Rocca Pendice”

Ringrazio tutte le persone che mi hanno incoraggiato a continuare alla realizzazione di questo libro sui funghi: Dante Padovan, dott. Paolo Di Piazza, Franco Serafin, i sigg. Dalla Montà Armando+ e Anna. La preside Lucia dalla Montà, per il loro contributo dato, sia per i consigli e suggerimenti importanti e per le foto. Ringrazio inoltre tutti i soci del Gruppo Micologico Naturalistico “Colli Euganei” di Teolo che tutti i lunedì sera mi portano parecchio materiale fungino fresco da studiare, soprattutto i componenti del consiglio direttivo del quale mi onoro di fare parte. Giancarlo Zanovello

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La mia gente Breve storia dei funghi che dalle nostre parti venivano chiamati dalla gente “Buighi”. Ho imparato a conoscere il bosco e i funghi grazie all’interessamento e alla guida di un mio zio che passava gran parte del suo tempo nei boschi dei Colli Euganei, fin da bambino mi prendeva per mano e mi portava con lui, molte volte mi perdevo nel bosco e piangevo e mi dicevo: non vado più con lo zio, ma poi era più forte di me e ci tornavo. Mio zio era molto veloce nel camminare, faticavo a stargli vicino, egli mi insegnava a conoscere le piante, i fiori ed i funghi, naturalmente a modo suo, tutte quelle cose che dai nostri nonni e padri venivano tramandate frutto di un'antica cultura contadina, senza mai aver consultato nessun libro, mi sono state inculcate, infatti andavano a scuola al massimo fino alla terza elementare. Lo zio era molto bravo nel cercare i funghi, sopratutto nei mesi di settembre e ottobre, come del resto anche tutta la “gente collinare”, di funghi ne conoscevano quattro o cinque specie: “il Porcino” Boletus aereus Bulliard : Fries chiamato anche “Bronzino” o “Boega-mora”, il Cantharellus cibarius Fries col sopranome di “Perseghin” o “Finferlo”, il Leucoagaricus leucothites (Vitt.) Wasser, le famose “Capeete bianche” che crescevano nei campi lungo i filari delle vigne, comparivano all’improvviso dalla sera al mattino, qualcuno raccoglieva” l’Ombreon” cioè la Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. Chiamato anche “Mazza da tamburo” ed infine il più bello e buono cioè l’Amanita caesarea (Scop.: Fr.) Pers. Chiamato “Ovolo buono”, “Coco rosso” o “Boeo”. I funghi, per le famiglie collinari erano considerati come un bene prezioso, importante per la loro sussistenza, al momento della grande fungata una o due persone per ogni famiglia andavano nel bosco a cercare e raccogliere funghi, tutti facevano a gara per arrivare per primi nei luoghi prescelti, ne raccoglievano un cesto, ma tutti erano diffidenti e gelosi, nessuno ti insegnava il posto della raccolta non si confidavano nemmeno con i componenti della propria famiglia, se si incontravano altre persone nel bosco ci si nascondeva accovacciati fra i cespugli, per non farsi vedere, quando avevano riempito il cesto di “Porcini” e “Ovoli”. Arrivati a casa i funghi venivano messi sopra il tavolo in cucina in modo che tutti potessero vederli e toccarli, si facevano i complimenti al raccoglitore, quelle gesta o riti della mia gente me li porto ancora nei miei ricordi, a volte mi immagino di vedere il tavolo ancora coperto di funghi, “Boeghe more” e “Cochi rossi”, questi ultimi crescono da un “uovo bianco”, quando sbocciano sono di un bel colore rosso arancio nel cappello e giallo dorato nel gambo che ti rallegrava il cuore. Dopo merenda tutti andavano a lavorare nei campi, mentre le donne ripulivano i funghi con un panno, li mettevano nel cesto con uno strato di felci nel fondo, tutti quelli perfettamente sani e belli venivano venduti al dottore, al farmacista e a qualche signorone della zona per “quattro lire”, i meno pregiati venivano consumati in casa, oppure al mattino seguente un componente della famiglia prendeva la corriera, con il cesto “sesto” coperto da un panno in modo che nessuno potesse vedere dentro, anche se tutti sapevano che lì c’erano i funghi perchè emanavano un profumo di bosco, andavano a venderli al mercato o in città. Mia zia mi raccontava che i soldi guadagnati con i funghi erano per comprare le scarpe ai bambini e per fare la dote alle ragazze. Un giorno particolare ho venduto i funghi al ristorante a prezzo di mercato, ho guadagnato molti soldi tanto che nel ritornare a casa mi sembrava di volare, tanta era la mia contentezza. Col passare degli anni alcune persone facevano da cavia e si avventuravano all’assaggio di nuove specie per vedere se erano commestibili (cosa da non fare mai) i primi ad essere assaggiati sono stati i funghi “de Albara” Agrocybe aegerita (Briganti) Sing. , chiamato anche “Pioppino” o “Pioppareo”, oppure l’Armillaria mellea (Vahl : Fr.) Kumm, “Chiodino” o “Ciodeto”. Ricordo che c’era un anziano signore chiamato “El Moro Manoe” che passava per casa nostra col “Bigoeo” in spalla raccoglieva due ceste di funghi alla volta e andava fino al paese per venderli ad una piccola “Ostaria” del posto, questa persona veniva chiamata dalla gente “El Mato” tanta era la diffidenza nei confronti di quel personaggio. Fù proprio così che altri incominciarono ad imitarlo raccogliendo i funghi per venderli, a casa mia come in altre famiglie dei “colli” quando si consumava una specie nuova non era difficile vedere nel tegame delle monete d’argento, o la fede d’oro, per la mia 6


mamma questa prova era considerata valida perchè se annerivano gli oggetti voleva dire che i funghi erano considerati velenosi, mentre se restavano bianchi erano considerati commestibili e se qualcuno crede che queste credenze siano scomparse si sbaglia. Come anche oggi nel caso dei funghi con l’anellino sul gambo chiamati dalla nostra gente la “ Calzetta” il detto era che tutti i funghi o “Buighi” che hanno la calzetta sono buoni, gli altri no. Non dobbiamo crederci, infatti l’Amanita phalloides (Vaill. : Fr.) Link porta l’anellino ed è velenosa mortale, è proprio vero che le tradizioni locali sono proprio dure a morire. Molti di noi si sono chiesti : c’è un modo infallibile per distinguere i funghi buoni da quelli velenosi ? Questa domanda mi viene posta tutti i giorni ed è antica quanto l’uomo, i nostri antenati hanno più volte tentato di rispondere in modo del tutto ingenuo ed empirico, dando vita ad una serie di consigli o pseudoricette, a credenze popolari di ogni genere che ancora oggi sono radicate dentro di noi, oltre alla fede d’oro e alle monete d’argento, altri ancora facevano mangiare un po’ di funghi al cane o al gatto e se tutto andava bene ritenevano questa prova valida. Tutto questo è falso, la ricerca moderna ha dimostrato in modo inequivocabile che questi sistemi empirici non hanno nessun fondamento, soltanto studiando i funghi con infinita pazienza e solo la sicura determinazione della specie può stabilire se il fungo è buono oppure no. Nel lontano 1970 è successo un grave incidente nel bosco ad un mio amico, andando alla ricerca dei funghi da solo come si usa fare ancora oggi ha perso l’equilibrio e anche la vita lasciando la moglie ed una bambina, quel fatto ha sconvolto tutto il paese, e fu allora che assieme ad alcuni amici abbiamo creato il primo Gruppo Micologico Naturalistico dei Colli Euganei per imparare a conoscere la natura ed i funghi e per stare assieme anche nel bosco, un sistema nuovo di vita che ha cambiato radicalmente gli usi ed i costumi e le tradizioni di un’intera generazione. Non che adesso sia tutto semplice con il gruppo micologico, ma con le serate a carattere didattico che facciamo, le mostre micologiche, i libri sui funghi, i corsi di micologia per aggiornarsi c’è la possibilità di conoscere meglio il meraviglioso mondo della micologia. Una cosa non cambia, forse la troppa leggerezza nel raccogliere questi frutti del bosco, ancora troppe persone e famiglie intere come una volta ricorrono alle cure mediche per avvelenamento da funghi in ospedale e qualche volta purtroppo ci lasciano le penne. I funghi, le erbe, i fiori e i frutti di bosco fanno parte di una componente essenziale per la vita, più volte ti invitano a raccogliergli e mangiarli, ma attenzione se non si ha una buona conoscenza in botanica o in micologia non dobbiamo fidarci delle apparenze, perchè molto spesso racchiudono in essi un’insidia mortale. Giancarlo Zanovello

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Sono un autodidatta…

Sono un autodidatta amante della natura ed in particolare dei funghi, come tutto in natura anche i funghi hanno un ruolo preciso e determinante per l’ambiente. Conoscere la natura ed i segreti che essa racchiude è sempre stata una delle più grandi aspirazioni dell’uomo, i funghi rappresentano un meraviglioso microcosmo nel mondo della natura e impadronirci almeno in parte dei loro segreti ci permette di accostarci con maggiore considerazione, consapevolezza e rispetto all’ambiente che ci circonda. Negli ultimi anni c’è stato un notevole incremento di persone sui “colli” che vanno per boschi ; chi per raccogliere funghi, chi per stare a contatto con la natura ; non sempre però guidate da una sufficiente educazione ecologica tanto che la cosa ha raggiunto livelli preoccupanti per la vita del bosco. Fin dai tempi antichi i funghi sono stati per la gente collinare fonte di nutrimento e sussistenza ed hanno sempre suscitato un notevole interesse tanto che sono sorte tante credenze popolari che continuano ancora a sussistere. E’ sempre piacevole durante le nostre passeggiate incontrare dei bellissimi gruppi di funghi che crescono nel loro ambiente, chi di noi non si è soffermato e si è chiesto a che specie appartengono. Con questo libro vediamo di avvicinarci un po’ a questo meraviglioso mondo della natura e dei funghi. Questo volume molto semplice non ha certo la pretesa di essere un trattato di micologia per i grandi studiosi ed esperti, ma semplicemente una guida per il principiante che muove i primi passi e vuole avvicinarsi al mondo dei funghi ancora per molti versi sconosciuto. Questo è il primo volume che parla di micologia, cioè dei funghi dei Colli Euganei, scritto proprio per la nostra gente. Come ormai in tutte le regioni italiane ci sono alcune regole che il raccoglitore dovrà rispettare, infatti anche il Parco Regionale dei Colli Euganei ha adottato una propria legge per quanto concerne la raccolta dei funghi, ma come tutte le altre leggi, sono efficaci soltanto se poggiano sulla volontà dei cittadini. Io spero che questo libro sia utile e interessante per voi che lo sfogliate, se solo servirà a salvare una vita umana dall’avvelenamento da funghi sarà una cosa utile per tutti noi, esso non ha certo la pretesa di essere esauriente per tutta l’ampia e complessa disciplina che è la micologia, vuole solo avere lo scopo di avvicinare al mondo dei funghi macroscopici e al meraviglioso mondo della natura dei nostri Colli Euganei. Giancarlo Zanovello

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Conosco Giancarlo Zanovello… Conosco Giancarlo Zanovello da oltre 20 anni e ritengo sia una delle poche persone veramente appassionate e innamorate degli aspetti naturalistici dei “Nostri Colli”. Quando mi ha proposto di collaborare insieme a lui per unire le nostre comuni conoscenze ed esperienze vissute per oltre quarant’anni nei Colli Euganei, onde dar vita ad un testo di micologia che ci parli dei funghi, ho accettato con entusiasmo. Nella mia lunga esperienza naturalistica ho incontrato oltre 700 specie di funghi nella zona Euganea, una buona parte raccolti e conservati in exsiccata con scheda. Durante le mie ricerche ho visto le più varie specie fungine, alcune anche molto rare. Tutto questo materiale raccolto, assieme a quello di Giancarlo, si presterebbe per la preparazione di una serie di libri sui funghi dei “Nostri Colli”. Ma grande risultato per noi sarà il riuscire a produrre questo primo lavoro che presenta circa 150 specie fungine, scelte fra le più importanti e interessanti comprendenti anche alcune rarità, da proporre, alla numerosa schiera di appassionati che sappiamo esistere nell’ambito del naturalismo. Speriamo di avere la vostra solidarietà e il vostro sostegno, per poter avere ancora l’entusiasmo che ci aiuterà a preparare altri lavori sui funghi della zona Euganea. Gastone Cusin

Dal Monte Ceva (verso ponente)

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I COLLI EUGANEI I Colli Euganei, divenuti Parco Regionale nel 1989, si innalzano come un’isola nella Pianura Padana, sono situati a sud ovest della città di Padova e sono composti da circa un centinaio di “alture” che variano la loro altezza dai 20-30 metri del “Montesin” ai 601 metri del Monte Venda, ed occupano un’area di circa 22.000 ettari con perimetro di circa 65 Km. La loro morfologia particolare, con pendii a volte dolci, a volte aspri dona loro un certo fascino, ma è soprattutto la vegetazione, molto varia ed interessante, che li illumina di colori (specialmente in autunno e primavera) e che li rende unici. La loro storia geologica è particolare, essi si sono formati in un periodo in cui nella zona Euganea c’era il mare, (come dimostrano i reperti fossili di animali marini quivi trovati e conservati nel Museo Geopaleontologico di Cava Bomba nei pressi di Cinto Euganeo) e sono la conseguenza di due eventi vulcanici ben distinti nel tempo : il primo avvenne nell’Eocene Superiore (circa 43 milioni di anni fa) in quell’occasione il magma fuoriuscito era piuttosto fluido e formato da Basalti che si riversavano nel fondo del mare provocando tremende esplosioni. Dopo una pausa di circa 10 milioni di anni, cioè nell’Oligocene Inferiore, (33 milioni di anni fa) ci fu il secondo episodio vulcanico quello più rilevante : in quell’occasione la lava fuoriuscita era più vischiosa e formata da Latiti, Trachiti e Rioliti. Le rocce sedimentarie che si trovavano nei Colli Euganei in alcune occasioni furono perforate dai fenomeni vulcanici, in altre soltanto sollevate, e sono : il Rosso ammonitico risalente al Giurese Superiore circa 150 milioni di anni fa, poi il Biancone, del Cretaceo Inferiore, 90 milioni di anni fa, la Scaglia rossa 70 milioni di anni fa, e le Marne Euganee, del periodo Eocenico ed Oligocenico 50-30 milioni di anni fa. Importante è sottolineare la scoperta della “lente di argillite nerastra” a Cava Bomba, (una vera miniera di fossili), questo ha contribuito in maniera determinante a dar vita al Museo Geopaleontologico di Cava Bomba a Cinto Euganeo. L’aspetto di predominante interesse rimane però quello dato dalla “flora superiore” e micologica che incontriamo in questa zona, perché in questo piccolo areale anche facendo una semplice passeggiata, abbiamo la possibilità di incontrare tipi di piante che vivono in ambienti completamente diversi e trovare cioè, piante tipicamente mediterranee come : Quercus ilex L. (Leccio), Cistus salvifolius L. (Cisto a foglia di salvia), Erica arborea L. (Erica, Brecane), Arbutus unedo L.(Corbezzolo), Spartium junceum L. (Ginestra odorosa), ecc. e piante tipicamente montane residue dell’era glaciale del periodo Wurmiano nel quaternario, come : Fagus sylvatica L. (Faggio), Vaccinium myrtillus L. (Mirtillo nero), Epimedium alpinum L. (Epimedio), Lilium bulbiferum L. (Giglio rosso), Lilium martagon L. (Riccio di dama). Queste presenze vegetali, assieme a quella di una trentina di specie di orchidee spontanee, dell’Haplophyllum patavinum (L.) G. Don Fil. (Ruta patavina), della fioritura sulla nuda roccia “Breccia latitica” del Monte Ceva, dell’Opuntia compressa Salisb. (Fico d’India nano) e del Sempervivum arachnoideum L. (semprevivo ragnateloso) che si assommano alla presenza di altri meravigliosi fiori, quali : Dictamnus albus L. (Frassinella), Centaurea triumfetti All., Eryngium amethystinum L. (Calcatreppola), Cytinus hypocistis L. (Ipocisto), Epilobium dodonaei Vill. (Epilobio), Verbascum phoeniceum L. - Verbasco rosso, Achillea tomentosa L. - Millefoglio giallo, ecc. ecc., fanno di queste Meravigliose Colline, (delle quali io sono innamorato) un patrimonio naturalistico da proteggere e da scoprire, indagando in tutti i molteplici aspetti che le rendono uniche. Gastone Cusin

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AMBIENTI VEGETAZIONALI DEI COLLI EUGANEI Abbiamo pensato di far conoscere le specie fungine che “fioriscono” nei Colli Euganei, presentandole nei vari ambienti dove si sviluppano, (anche se la situazione vegetazionale è più complessa di quanto possiamo immaginare) ABBIAMO : BOSCO MESOFILO, più fresco nei versanti settentrionali, sopratutto con la presenza del castagno, ma anche con altre essenze arboree meno frequenti ma presenti quali : Carpino bianco, Ciavardello, Faggio, Nocciolo, Nespolo, Betulla, Pioppo tremulo ecc. In questo ambiente troviamo anche la presenza di residui di flora montana postumi dell’era glaciale del Quaternario come : (oltre al Faggio) il Mirtillo nero, l’Epimedio alpino, il Giglio martagone, il Giglio rosso, ecc. BOSCO XEROFILO,

Sopratutto nei versanti sud, sud-est, esso si presenta per la maggiore con la Roverella, ma c’è anche il Carpino nero, l’Orniello, il Bagolaro, l’Albero di Giuda, il Paliuro ecc. ZONA TERMOFILA,

Sopratutto con presenze vegetali dell’area mediterranea o submediterranea , (anche se molto spesso questa situazione si sviluppa a stretto contatto col bosco di Roverella) che sono Leccio, Erica arborea, Cisto a foglia di salvia, Corbezzolo, Terebinto, Ginestra odorosa, Ginepro ecc BOSCO DI ROBINIA PSEUDOACACIA,

La Robinia pseudoacacia è una pianta originaria del Nord America arrivata nella zona Euganea qualche secolo fa, è considerata invasiva ed infestante, infatti essendo una pianta che si riproduce velocemente e non ha particolare esigenze di terreno è riuscita ad appropriarsi di un terzo dell’area collinare ed è in continua espansione, perchè dove lei si instaura le altre piante scompaiono, l’unica 11


pianta che riesce a convivere assieme è il Sambuco. Altra pianta considerata invasiva e infestante è l’Ailantus altissima, chiamato anche Albero del paradiso, anch’esso sta prendendo possesso di varie zone dei Colli Euganei. BOSCO DI PINO

Ci sono zone dove sono stati messi a dimora in tempi abbastanza recenti il Pino nero e altre conifere sempre del genere Pinus, Monte Cinto, Monte Calbarina, Monte Cero ecc. Anche se molti criticano abbastanza giustamente la presenza di questi alberi di conifera nella zona collinare, c’è da dire che sotto l’aspetto micologico ci sono stati dei vantaggi perchè sono comparse nuove specie fungine, quelle che vivono a stretto contatto con i pini (i funghi delle pinete). Se dipendesse da me sarei propenso a mantenere (nelle zone di per se limitate) questi alberi. ZONA PRATIVA DEI VEGRI

In questo habitat si sviluppano molte specie erbacee, sopratutto graminacee dove spicca il Bromus erectus, ma anche la Globularia, la Vulneraria, l’Ononide gialla, il Timo pepolino, i Vecciarini ecc. poi anche orchidee spontanee ed essenze vegetali arbustive : Rosa canina, Biancospino, Pruno selvatico, Scotano, Lantana ecc. ZONA ANTROPIZZATA

Questa è la zona dei coltivi che sono : viti, olivi, mandorli, ciliegi ed altri alberi da frutto, nonchè ortaggi. ZONA UMIDA GOLENALE

Questa è la zona dove un tempo c’erano le paludi, Parco di Frassanelle, Val Calaona, Valle di Regazzoni, la pianura a sud di Arquà Petrarca, la zona del lago di Arquà ecc. In linea di massima questi sono i biotopi o ambienti diversi dove crescono diverse specie di funghi.

Faedo e il Monte Rusta

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I FUNGHI COSA SONO I FUNGHI Se qualcuno mi avesse chiesto qualche decennio fa cosa sono i funghi, avrei risposto : i funghi sono degli organismi vegetali privi di clorofilla, cioè appartengono al regno vegetale. Adesso però non è più così, i funghi hanno un loro regno a parte, cioè appartengono al REGNO DEI FUNGHI così in natura abbiamo un quarto regno. I funghi sono importantissimi per l’ambiente, anzi vorrei dire indispensabili per la vita nel nostro pianeta, perchè hanno un compito ben preciso e ben definito nell’ambiente, cioè quello di iniziare quel lavoro di disgregazione delle sostanze organiche morte dei boschi, che possono essere : foglie, rami, erba secca, alberi morti ecc., che poi saranno portati alla completa mineralizzazione dal successivo intervento dei batteri, così da perpetuare il ciclo biologico della vita del bosco e far si che avvenga la nutrizione di tutte le sue forme di vita. Perciò senza i funghi il bosco sarebbe sommerso dai detriti e gli alberi morirebbero, e senza alberi non ci saremmo neanche noi. Gli studiosi hanno calcolato che nel mondo ci sono circa 30.000 specie di “funghi macromiceti”, circa 10.000 in Europa e circa 4.000 in Italia. I macromiceti sono quelli che producono un carpoforo visibile, mentre i “funghi micromiceti”, sono molti di più, si parla di oltre mezzo milione di specie, essi sono : le muffe, i lieviti, gli organismi fungini parassiti che attaccano le piante dei coltivi, che possono essere : le viti, gli olivi, gli alberi da frutta, le piante appartenenti alla famiglia delle graminacee (cereali), le derrate alimentari e anche gli animali, compreso l’uomo, perciò nel mondo dei funghi abbiamo un’azione prevalentemente utile, anzi indispensabile, ma anche effetti nocivi e dannosi all’economia dell’uomo. La pianta fungina è sotterranea ed è formata da sottilissimi filamenti che possono essere di vari colori e svariati profumi, chiamati ife miceliari o micelio. Il micelio può espandersi nel terreno in maniera concentrica anche per centinaia di metri e la pianta fungo può vivere anche dei secoli. Quello che noi raccogliamo nel bosco per usarlo nella nostra mensa onde arricchirla di sapori e aromi e che chiamiamo “fungo” non è altro che il frutto della pianta fungina sotterranea e sarebbe più appropriato chiamarlo “carpoforo”. Il bosco ci propone centinaia di specie diverse di carpofori sempre affascinanti per le loro svariate forme, i loro colori e sopratutto i loro aromi, più vari e diversi di quanto possiamo immaginare.

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COME SI RIPRODUCONO I FUNGHI

Quando un “carpoforo” arriva a maturazione lascia cadere le spore, (le spore sono cellule destinate alla riproduzione della specie fungina) “i semi”, se vogliamo, le loro misure variano da 4-5 micron a 20 e più micron, (il micron è la millesima parte del millimetro) perciò sono invisibili ad occhio nudo, per vederle dobbiamo ricorrere al microscopio, le spore hanno anche colori diversi e le forme più varie. Esse sono anche di “polo” diverso, possono essere di segno positivo o segno negativo, o per semplificare, “maschio e femmina”. Quando una spora cade al suolo, dà vita ad un filamento che si chiama “ifa” o “micelio primario”, ma a questo stadio il micelio è sterile, perchè possiamo avere un micelio secondario fertile l”ifa” si deve incontrare con un altro filamento generato da una spora di segno opposto e deve unirsi a lui, solo così nasce una nuova pianta fungina che può fruttificare. Un grosso carpoforo può contenere miliardi di spore, le correnti d’aria possono portarle anche a migliaia di Km. di distanza dall’origine, ciononostante le possibilità che prenda vita una nuova pianta fungina sono molto limitate, perchè ciò avvenga le spore devono cadere nel substrato giusto, ci devono essere le condizioni di temperatura e umidità giuste, “l’ifa primaria” ha un brevissimo tempo di vita, se non trova un’ “ifa” di segno opposto e si unisce a lei prima di morire non si produce una nuova pianta e poi i batteri sono molto ghiotti di spore e se le “pappano” in breve tempo. Ecco che tutto questo ci fa capire che la riproduzione in natura di nuove piante fungo è molto difficile e per questo dobbiamo rispettare i funghi. Sopratutto evitare il troppo calpestio nel sottobosco così da salvaguardare le piante fungine già esistenti.

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COME SI NUTRONO I FUNGHI I funghi si avvalgono di sistemi di nutrizione diversi dalle piante superiori che sono autotrofe, cioè (queste ultime) riescono ad assimilare il loro nutrimento dalle sostanze inerti del terreno, che sono acqua e sali minerali, per mezzo della fotosintesi clorofilliana riescono a trasformare questi elementi in sostanze nutritive (carboidrati). Invece i funghi essendo privi di clorofilla, che è indispensabile per la fotosintesi, non hanno questa possibilità e vengono definiti eterotrofi. I funghi per nutrirsi si avvalgono di sistemi diversi che sono : Saprofitismo : cioè si nutrono da organismi vegetali, ed altro, morti, per questo vengono anche chiamati gli spazzini del bosco. Parassitismo : in questo caso il fungo si nutre da organismi vivi, anche se ad essere attaccate dal micelio fungino dei funghi parassiti molto spesso sono le piante deboli e malate, così questo fatto può diventare una selezione naturale. Gli alberi attaccati dai funghi parassiti sono destinati a morire, abbiamo l’esempio del “Chiodino”, Armillaria mellea , che una volta insediata in un albero lo porta a completa distruzione prima di lasciarlo. A volte succede però che i funghi parassiti possono diventare un vero flagello, sopratutto per le “colture” Simbiosi Micorrizica : questo è il terzo modo di nutrirsi dei funghi ed è il più affascinante, in questo caso l’apparato miceliare della pianta fungina si attacca ai peli radicali della pianta che lo ospita (albero). Possono essere simbionti tutte le piante arboree e arbustive, ma anche piante erbacee. L’unione che avviene nella simbiosi micorrizica fra la pianta fungo e l’albero però non funziona come il parassitismo, ma in questo caso c’è un rapporto positivo di reciproco scambio, (cosa che dovrebbero imparare a fare anche gli esseri umani) cioè il fungo avendo un ampio raggio di azione nel terreno può assorbire molta acqua e sali minerali, che poi porta all’albero il quale in cambio gli cede parte del suo nutrimento da lui elaborato per mezzo della fotosintesi clorofilliana, così vive bene sia l’albero che il fungo. Perciò i funghi simbionti sono amici degli alberi e amici dei boschi, rispettiamoli.

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MORFOLOGIA DEL CARPOFORO

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MORFOLOGIA DEL CARPOFORO CAPPELLO CAPPELLO CAPPELLO

Piano

Convesso

Campanulato

Emisferico

Conico

Tronco-conico

LAMELLE

LAMELLE

Annesse

Separate

Decorrenti

Adnate

Distanti

Smarginate con dentino

Smarginate

Molto decorrenti

Sinuate

Libere

Subdecorrenti

Adnate con dentino Adnate con dentino

GAMBO 17


GAMBO

Cilindrico

Subclavato

Clavato

Compatto

Farcito

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Cavo

Affusolato alla base

Fistoloso

Cavernoso


ANELLO ANELLO

Discendente

Ascendente

Doppio

Misto

A ruota dentata

VOLVA

VOLVA

Inguainante

Napiforme

Circoncisa

Friabile

Calzante

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MORFOLOGIA DELLE SPORE

Liscia

Rugosa

Echinulata

Verrucosa

Aculeata

Reticolata

Punteggiata Con poro germinativo

LEGENDA COMMESTIBILE NON COMMESTIBILE VELENOSO

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COME DETERMINARE I FUNGHI A LAMELLE Chi ama la natura, chi si avvicina ad essa per conoscerla, nutre nel suo intimo il vivo desiderio di conoscere ciò che incontra durante le sue escursioni, cioè vorrebbe imparare a chiamare per nome gli alberi, gli arbusti, i fiori e sopratutto i funghi ed è veramente una gioia conoscere per “nome” e “cognome” a colpo d’occhio i funghi che incontriamo ed io vi assicuro che è una meta che si può raggiungere, almeno per buona parte dei funghi che animano con la loro presenza il bosco, per gli altri ovviamente c’è bisogno di un’indagine più approfondita per determinarli. Gli elementi necessari per arrivare a questo, cioè determinare i funghi a colpo d’occhio sono due, la passione e la costanza, conosco persone che hanno dedicato tutta la loro vita alla micologia e ne sono tuttora innamorate più che mai. Se vogliamo dedicarci allo studio e alla ricerca, ogni buon testo specialistico ci può dare un’aiuto. Personalmente i funghi che più mi appassionano appartengono alla famiglia delle Agaricaceae (che sono i funghi a lamelle) ed è appunto di questo che intendo parlarvi. Il primo passo per imparare a conoscere i funghi a lamelle è il seguente, inanzitutto almeno all’inizio della nostra esperienza micologica sarebbe bene avere uno schema, che ci presenti quali sono i funghi eterogenei ed omogenei e a quali generi appartengono i funghi aventi la parte imeniale (cioè le lamelle) di un determinato colore. La differenza fra un fungo eterogeneo e uno omogeneo è la seguente : i funghi eterogenei hanno il gambo che si separa nettamente dal cappello, i generi eterogenei sono i seguenti : Amanita, Lepiota, Volvaria, Pluteus, Coprinus, Psathyrella ecc., i funghi omogenei al contrario formano un blocco unico gambo-cappello, i generi appartenenti a questo gruppo sono molti, presenterò i più noti : Russule, Lattari, Tricholomi, Clitocybi, Entolomi, Cortinari, Hypholomi, Gomphidi, Hebelomi, Inocybi ecc. ecc. Il secondo passo da fare è quello di vedere di quale colore sono le lamelle, ci sono funghi a lamelle bianche LEUCOSPOREI, a lamelle rosa RHODOSPOREI, a lamelle porpora o violacee IANTINOSPOREI, a lamelle ocra OCROSPOREI, e a lamelle nere MELANOSPOREI. Una volta visto il colore delle lamelle si può conoscere con lo schema quali sono i generi che appartengono a quel gruppo, a questo punto si passa ad analizzare i caratteri morfologici del carpoforo, es. si guarda se c’è la volva, l’anello, la cortina, oppure se mancano questi caratteri, si considera qual’è la consistenza della carne (le Russule e i Lattari hanno consistenza gessosa) oppure se il fungo alla rottura secerne latice (Lattari), se sono vischiosi, oppure igrofani, (che assorbono acqua) poi si analizza la forma del cappello, la forma del gambo, l’attaccatura delle lamelle al gambo ecc. Come vedete si va per eliminazione, (naturalmente ci vogliono dei testi specialistici e degli schemi adatti) ecco quì l’importanza di appartenere ad un gruppo micologico che ci può fornire il necessario, la perseveranza poi farà il resto. Una volta che si è riusciti a trovare il genere al quale appartiene il fungo che stiamo determinando abbiamo trovato il “cognome”, ora, bisogna trovare il “nome” e in questo ci aiutano le foto dei testi di micologia con le loro descrizioni, importante è anche prendere nota dell’habitat dove sono stati trovati i funghi, perchè questo aiuta molto nella determinazione, anzi sarebbe indicato durante le nostre escursioni prendere degli appunti su un blocco notes dell’habitat, dell’altitudine ecc. All’inizio può sembrare difficile, ma poi con il tempo ci accorgiamo che diventa tutto più facile e non ci sarà più bisogno di schemi e di altre cose perchè gli avremo impressi nella memoria, è chiaro però che ci saranno sempre delle specie difficili da determinare e quì ci sarà bisogno dello specialista che userà le prove strumentali : esami microscopici, reazione della carne del fungo ai reagenti chimici, ecc. L’importanza per l’appassionato è arrivare ad avere quella conoscenza che gli consentirà sempre e comunque di poter sapere se i “frutti del bosco” che incontra o gli vengono presentati sono commestibili o no, questo in linea di massima si potrà acquisire, per i casi incerti è ovvio che la regola valida è quella : NEL DUBBIO ASTIENITI. Spero che questa carrellata, certamente incompleta vi aiuti a capire che non è impossibile, se lo vogliamo, arrivare a conoscere per “nome e cognome” questi organismi particolari che tanto ci affascinano e che all’inizio per i profani sembrano tutti uguali.

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FUNGHI A LAMELLE ETEROGENEI LEUCOSPOREI :GENERE: Amanita-Lepiota RHODOSPOREI : GENERE: Volvaria-Pluteus IANTINOSPOREI:GENERE: Agaricus MELANOSPOREI: GENERE: Coprinus FUNGHI A LAMELLE OMOGENEI LEUCOSPOREI: GENERE: Armillaria-Tricholoma-Clitocybe-Mycena.Marasmius-CollybiaLaccaria-Lentinus-Pleurotus-Russula-Lactarius-Hygrophorus RHODOSPOREI:GENERE: Entoloma-Clitopilus OCROSPOREI:GENERE: Hebeloma-Inocybe-Cortinarius-Pholiota-Paxillus IANTINOSPOREI:GENERE: Hypholoma MELANOSPOREI:GENERE: Psathyrella

Funghi eterogenei

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Funghi omogenei


Amanita caesarea (Scopoli : Fries) Persoon 1801 N.V. Ovolo buono - Cocco rosso – Boeo Cappello: 7-18 cm. convesso, emisferico allo stato giovane, poi aperto con il margine sempre striato di color rosso-arancio. La cuticola è liscia, lucida facilmente separabile a volte porta delle placche bianche, resti del velo generale. Lamelle: libere dal gambo, fitte e con lamellule di color giallo dorato con il filo appena fioccoso e dentato. Gambo: 8-15 x 1,5-2,5 cm. poco ingrossato alla base, ma non bulboso, liscio e carnoso di color giallo con anello ampio membranoso e striato nella parte superiore. Alla base porta una volva bianca ampia e libera dal gambo, molto compatta. Carne: bianca internamente e gialla all’esterno, tenera e fragile, odore e sapore particolari, grati allo stadio giovane, mentre quando il fungo è a maturazione avanzata assume un’odore molto sgradevole. Spore: 8,5-12,0 x 6,0-8,0 micron, bianche, ovoidali, non amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di Castagno e Querce in terreni silicei, lungo i sentieri e nelle scarpate nei luoghi asciutti. Compare da giugno a novembre, una volta molto frequente, adesso è diventato raro. Monte Venda, Monte Grande, Monte della Madonna, Monte Rua ecc. Commestibilità: ottimo anche crudo allo stadio di ovolo. Osservazioni: sui nostri Colli è il fungo più conosciuto e ricercato, una volta i nostri antenati ci hanno insegnato di fare una prova raschiando sopra la “testina” con un’unghia, se sotto era rosso aranciato tutto bene altrimenti si gettava via. A volte capitava di raccogliere dei grossi esemplari di ovoli, ma che non riuscivano ad aprirsi, di color rosa, dalla nostra gente venivano chiamati “Cocco grassaro” era comunque sempre buono. Ora che studio i funghi so che si tratta di un parassita chiamato Mycogone rosea che vive a spese dell’ovolo. E’ consigliabile non raccogliere mai i funghi allo stato di ovolo (quando sono ancora chiusi nel velo generale), questo per non incorrere in errori che possono essere anche fatali.

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Amanita citrina (Scaeffer) Persoon N.V. Tignosa paglierina - Agarico citrino Cappello: 5-10 cm., da campanulato a emisferico, quasi mai piano è sempre ricoperto da placche in rilievo di colore giallo citrino, margine liscio, cuticola asportabile. Lamelle: libere dal gambo, bianche, fitte con lamellule, a maturità assumono dei riflessi gialli. Gambo: 8-15 x 1-2 cm. cilindrico attenuato in alto, bianco, a volte screziato di verde, pieno poi fistoloso. Anello ampio a gonnellino giallastro, striato. Alla base c’è sempre un grosso bulbo subsferico, la volva è membranosa aderente al bulbo e circoncisa a orlo netto. Carne: bianca, giallina sotto la cuticola con odore di rapa o di radice, sapore sgradevole. Spore: 8-10,5 x 7-9,5 micron, subsferiche, bianche, amiloidi, Sporata: bianca. Habitat: nei boschi di castagno su terreno acido abbastanza comune su tutti i Colli Euganei. Commestibilità: sconsigliabile, sia per le scadenti qualità organolettiche che per la possibilità di scambiarla con l’A. phalloides che è velenoso mortale. Osservazioni: questo fungo è probabilmente innocuo, ma non viene raccolto dalla nostra gente forse per la somiglianza con l’Amanita phalloides, per le sue molteplici possibilità cromatiche con le quali si può presentare. Ma la caratteristica più facile per fare la distinzione fra le due è il bulbo marginato nell’A. citrina e sacciforme nell’altra, e poi l’odore di rapa che manca nella phalloides. Esiste una forma della citrina la A. citrina var. alba con tutti i caratteri morfologici della precedente ma di colore bianco. Ripeto, per non incorrere in errori se ne sconsiglia l’uso gastronomico.

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Amanita junquillea Quelèt Sinonimi: Amanita gemmata (Fries) Bertillon N.V. Amanita gialla Cappello: 5-10 cm. Da conico convesso a volte depresso di un bel colore giallo oro e crema rosato, tutto punteggiato da resti di velo generale friabili bianchi, cuticola umida, lucente, separabile, l’orlo è sempre finemente striato. Lamelle: sempre bianche e libere dal gambo con numerose lamellule. Gambo: 5,5-8,5 x 1-2 cm. cilindrico, rastremato, in alto bianco liscio a volte fioccoso, con anellino bianco a volte assente per la sua fragilità, il piede a bulbo radicante la volva che lo avvolge è bianca fragile tanto da formare più collarini alla base. Carne: bianca e fragile, giallina sotto la cuticola, odore tenue, sapore dolce. Spore: 9-11 x 7-8,5 micron, da subglobose a leggermente ellissoidali, lisce, ialine, non amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di castagno e lungo i sentieri, località: “Terre rosse”, “Costigliola”, Monte Venda, Monte Grande ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è indubbiamente un fungo molto bello per il suo colore giallo oro, che possiamo scambiare con l’Amanita citrina non commestibile e con l’Amanita pantherina velenosa, che ha le stesse caratteristiche, la striatura al margine del cappello, carne bianca, volva con più anellini sul gambo. Comunque questa specie, l’Amanita junquillea, ultimamente viene considerata tossica.

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Amanita muscaria (Linneo : Fries) Persoon N.V. Ovolo malefico - Cocco matto - Ovolaccio Cappello: 8-20 (25) cm. prima globoso emisferico poi piano di color rosso scarlatto con il margine giallo arancio e sempre un po’ striato, tutto ricoperto da verruche bianche piatte, piramidali, fioccose, caduche. Gambo: 8-20 x 1-3 cm. bianco, cilindrico, pieno, poi midolloso, liscio o fioccoso. Anello supero, ampio, persistente a volte con una merlettatura giallastra, nella parte superiore è striato. Il gambo alla base ha un bulbo rotondo con una volva bianca concentrica dissociata a squame. Carne: bianca, soda ma con sfumature aranciate sul cappello, odore e sapore insignificanti. Spore: 9-12 x 6-9 micron, ovoidali non amiloidi Sporata: bianca. Habitat: sui Colli Euganei è abbastanza localizzato, lo troviamo sotto castagno o betulla in terreno acido, anche lungo i sentieri, da fine estate all’ autunno inoltrato. Monte Venda, Monte Vendevolo, Monte Grande, Monte Ricco. Commestibilità: è velenoso, anche se non mortale, perciò da non consumare. Osservazioni: è certamente il fungo più bello e più conosciuto (il fungo delle fiabe) . E’ considerato ancora oggi dagli inesperti uno dei funghi più velenosi, ma in realtà non è così, è certamente un fungo tossico, ma non mortale. Usato fin dall’antichità per i suoi effetti psicotropi, perchè contiene delle sostanze inebrianti, allucinogene in piccole dosi. Attenzione perchè molta gente dei “Nostri Colli” lo scambia ancora con l’ovolo buono, infatti basta un’acquazzone perchè il cappello perda tutti i “puntini bianchi” (verruche) e diventi di color rosso arancio, anche se avrà sempre le lamelle, l’anello ed il gambo bianchi, mentre l’Amanita caesarea “Ovolo buono” li avrà sempre di color giallo arancio.

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Amanita ovoidea (Bulliard:Fries) Link N.V. Cocco bianco – Farinaccio – Farinon - Coco spolveron Cappello: 8-20 cm. e anche più, da giovane è sferico ovoidale poi piano convesso, carnoso e compatto con la cuticola asportabile, biancastra, liscia e lucida, più volte al margine porta i resti del velo generale. Lamelle: libero-annesse al gambo, fitte, spesse con lamellule, il filo è fioccoso finemente dentato. Gambo: 10-20 x 2-4 cm. cilindrico, slanciato, robusto abbastanza regolare tutto ricoperto da una fioccosità cremosa. Anello ampio, fragile, cremoso evanescente al contatto, striato nella parte superiore, la base ha forma di bulbo allungato infisso nel terreno. La volva inguainante, alta, bianca, poi diventa di color giallastro. Carne: consistente, compatta e grassa, bianca, odore particolare sgradevole, inconfondibile (come acqua salmastra), sapore dolciastro, farinaceo. Spore: 8-11,5 x 6,5-8 micron, ellittiche, amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce su terreno calcareo sopratutto nei boschi dei versanti sud dei Colli. Commestibilità: non commestibile Osservazioni: è un fungo che arriva a dimensioni ragguardevoli, molto bello, bianco candido. Difficilmente lo si può confondere o scambiare con le Amanite velenoso mortali come l’Amanita verna, l’ A. virosa e l’ A.phalloides var. alba, queste sono di taglia più esile e non hanno la farinatura cremosa. Altro particolare, l’A. ovoidea a maturità ha la volva che si colora di giallastro, però esiste anche un’altra specie più esile l’Amanita proxima Dumee che cresce nello stesso habitat, ha la volva di un bel colore ocra e se consumata causa disturbi gastroenterici.

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Amanita pantherina (De Candolle ex Fries) Krombholz N.V. Tignosa rigata - Tignosa bigia - Agarico panterino Cappello: 5-12 cm. da giovane globoso emisferico poi piatto, il colore va dal grigio bruno al nocciola, ricoperto da numerose verruche bianche e fioccose poco asportabili, il margine è striato, la cuticola è separabile in parte, vischiosa a tempo umido. Lamelle: sono libere dal gambo, fitte e con lamellule che diventano rosate al tocco. Gambo: 10-20 x 0,8-1,5 cm. cilindrico attenuato in alto, porta a volte una zigrinatura marrone o una fioccosità. Anello supero, ampio, fioccoso e bianco. La volva è aderente al gambo circoncisa dissociata in più cercini più o meno regolari e fioccosi spesso obliqui . Carne: soda, bianca, senza odore particolare da giovane ma sgradevole a fungo vecchio. Spore: 8,5-12 x 6,5-8,5 micron, ovoidali, non amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: molto comune nei nostri Colli, cresce sia in estate che in autunno con numerosi esemplari. Commestibilità : si tratta di una specie velenosa che procura la stessa sindrome neurotossica dell’Amanita muscaria. Osservazioni: questo fungo con la pioggia può perdere le verruche, così pure anche l’anello e le cercine della volva e può cambiare di colore, così è facile scambiarlo con le Amanite del gruppo “dell’Amanita vaginata” che pure hanno il cappello striato, sono senza anello e sono commestibili.

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Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Linck N.V. Tignosa verdognola - Cocco falso Cappello: 6-16 cm., campanulato ovoidale, poi piano convesso, margine liscio, cuticola asportabile, il colore è molto variabile e va dal verde olivastro al giallastro ocraceo, può essere anche tutto bianco come nella varietà alba. Il cappello nella cuticula è tutto percorso da fini fibrille innate. Lamelle: libere dal gambo, fitte con numerose lamellule, a maturazione del carpoforo sono di color verdino. Gambo: 7-15 x 1-2 cm. è cilindrico e attenuato all’apice, screziato da “zebrature” concolori a spina di pesce. Anello supero, pendulo, abbastanza persistente finemente striato nella parte superiore, bianco. La base è a forma di bulbo con volva membranosa libera dal gambo, lobata all’apice, bianca. Carne: bianca, verdina sotto la cuticola, soda, compatta, odore insignificante nel fungo giovane, mentre a maturazione avanzata emana un odore molto sgradevole, il sapore è buono. Spore: 8-11 x 6,5-9,5 micron, subsferiche o brevemente ellittiche, amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce in tutti i boschi di latifoglia dei Colli, si può sviluppare anche nei giardini in pianura in numerosi esemplari, sempre dove ci sono alberi di latifoglia, essendo fungo simbionte. Commestibilità: fungo velenoso mortale che provoca sindrome citotossica. Osservazioni: può crescere dalla primavera all’autunno inoltrato e nei Colli è uno dei funghi più frequenti. Potrebbe essere scambiato con Amanita citrina, Amanita Junquillea, Russula heterophylla e con Tricholoma seyunctum. Ricordo una volta, in un cesto di funghi già esaminati di aver trovato un gambo con volva, questo mi spinse ad andare alla ricerca del cappello. Il raccoglitore avendo constatato l’errore mi ringraziò con gli occhi sbarrati dicendomi, mi hai salvato la vita. Quella volta tutto andò bene, ma non sempre è così. Raccomando sempre a tutti di non raccogliere i funghi allo stadio di ovolo, perchè questo fungo continua ad uccidere intere famiglie.

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Amanita rubescens Persoon N.V. Tignosa vinata - Tignosa rosseggiante - Pearin Cappello: 6-15 cm. da giovane campanulato emisferico poi piano o convesso, il colore va dal bruno giallognolo al nocciola rossastro cosparso da piccole verruche bianche o brunastre liscie a volte in rilievo, il margine è sempre liscio. Lamelle: bianche, fitte e morbide con numerose lamellule, se sfregate diventano di color rossastro. Gambo:10-25 x 1-2 cm. regolare, cilindrico, sodo, pieno, poi fistoloso di color bruno rosato, pruinoso all’apice, irregolarmente fioccoso sotto l’anello, anello supero, persistente e striato, la volva quasi assente è indistinta e friabile, ha delle piccole scaglie di color bruno rossastro. Carne: soda, bianca ma se viene sezionata sia nel cappello che nel gambo assume un colore rosso vinato senza odori e sapori particolari. Spore: 8-11,5 x 5-7 micron, ellittico-ovoidali, amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce in quasi tutti i boschi dei Colli Euganei, dalla primavera all’autunno inoltrato. Commestibilità : velenoso da crudo, commestibile buono da ben cotto (contiene delle emolisine termolabili a 70°). Osservazioni: è un fungo velenoso da crudo, ma che si può consumare dopo cottura perchè le tossine sono termolabili e spariscono col calore. Può essere confuso con l’Amanita pantherina, anche se quest’ultima ha il margine del cappello striato e la carne sempre bianca immutabile, mai rossastra. Esiste anche un’altra specie di Amanita rubescens la varietà annulosulfurea, questa è di taglia minore, ha un anellino giallo zolfo e cresce nei boschi di castagno.

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Amanita spissa (Fries) Kummer N.V. Tignosa bruna Cappello: 7-15 cm. da emisferico a piano con il margine liscio di colore grigio, brunastro-ocraceo, ricoperto da piccole verruche grigiastre piramidali più numerose al centro più o meno asportabili, cuticola asportabile. Lamelle: libere al gambo, fitte, bianche con lamellule. Gambo: 10-15 x 1,5-3 cm. claviforme (svasato all’apice e ingrossato alla base) talvolta radicante, con una tigrinatura grigio scuro più evidente alla base. Anello supero persistente, striato nella parte superiore. Volva friabile, indistinta, dissociata in squamette fioccose. Carne: bianco-cinerea, compatta, immutabile al taglio, odore e sapore leggermente terroso-rafanoide. Spore: 7-10 x 6,5-8 micron, ovoidali, amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di castagno : ex laghetto del Venda, Costigliola, ecc. Commestibilità : commestibile, ma è un fungo per esperti perchè è molto facile confonderlo con la A. pantherina velenosa. Osservazioni: è un fungo non molto comune nei Colli, cresce in estate autunno. Si può confondere con l’A. rubescens, ma sopratutto con l’A. pantherina ed è per questo che è un fungo da lasciare alla valutazione dei micologi.

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Amanita strobiliformis (Paulet ex Vittadini) Bertillon Sinonimi: Amanita solitaria ss auct. N. V. Cocco bianco - Ovo bianco Cappello: 8-15 (20) cm. all’inizio sferico, poi convesso, infine piano, di colore bianco, la cuticola è separabile, brillante a tempo umido, tutto ricamato da grandi placche piatte grigiastre che tendono a staccarsi a maturazione del fungo, quasi sempre al margine porta dei resti bianchi di velo generale di consistenza cremosa. Lamelle: libere al gambo, fitte alte con numerose lamellule, biancastre con il tagliente fioccoso. Gambo: 10-25 x 2-4 cm. slanciato, attenuato in alto, con bande bambagiose concolori. Anello biancastro, fioccoso, cremoso, fugace, presto disciolto che lascia raramente tracce sul gambo. La base del gambo è napiforme con volva indistinta e friabile. Carne: soda, compatta, immutabile al taglio, senza odori particolari da giovane, a maturazione emana un odore sgradevole, sapore dolciastro. Spore: 10-13 x 7-9 micron, ellittico-ovoidali, amiloidi . Sporata: bianca. Habitat: cresce nel sottobosco xerofilo sopratutto in terreno calcareo, ma anche in parchi e giardini e luoghi erbosi, si può incontrare in tutta la zona collinare. Commestibilità: commestibile previo asportazione della cuticola del cappello. Osservazioni: si tratta di una specie molto vistosa e appariscente, può essere scambiato con l’Amanita ovoidea che ha alla base del gambo una volva sacciforme e libera, mentre il nostro fungo in questione ha un bulbo napiforme radicante con una volva quasi inesistente. Ma attenzione di non confonderle entrambe con le Amanite bianche velenose.

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Amanita vittadinii (Moretti) Vitt. Sinonimi : Aspidella Cittadini (Mor.) Gilb. Cappello: da 6-15 (20) cm. inizialmente globoso, emisferico, convesso, poi appianato, con il bordo arrotondato verso l’interno, la cuticola è separabile, color bianco sporco, la superficie è tutta cosparsa da verruche piramidali, rialzate, disposte concentricamente, più o meno regolari, all’inizio bianche, poi a maturità brunastre. Lamelle: molto fitte, alte, larghe, alternate da numerose lamellule di varia lunghezza, libere al gambo, di colore bianco candido negli esemplari giovani, poi crema verdino, con il filo seghettato. Gambo: 8-15x2-4 cm. slanciato, diritto, sodo, pieno, poi fistoloso, ingrossato in alto, con un anellino ampio, membranoso, sfrangiato sull’orlo, bianco pruinoso, al di sotto è tutto rivestito da una squamatura bianca, cremosa, che al tocco resta sui polpastrelli, con la tendenza di diventare ocra brunastra se manipolato, ingrossato alla base. La volva è dissociata in piccole squamule biancastre. Carne: soda, compatta, biancastra nel cappello, fibrosa, che vira al giallognolo nocciola sul gambo, odore leggero, sapore gradevole dolce Spore: 10,5-12x8-11 micron, subglobose, lisce, ialine, amiloidi. Sporata: bianca Habitat: cresce nei luoghi erbosi, parchi e giardini, in autunno. Località: Zovon di Vò, Abano terme, “Parco Villa Monzino”, ecc. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: nei nostri colli è un fungo piuttosto raro, cresce nei parchi e giardini, anche vicino alle piante da frutto e ai pollai. Inizialmente si presenta completamente bianco puro dalla consistenza cremosa, ma se viene manipolato il gambo si colora di ocra rosato e perde tutta la fiocchettatura che lo ricopre uniformemente , non è possibile scambiarlo con le amanite bianche velenose perché non hanno mai la consistenza cremosa e soprattutto le verruche e le squame.

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Squamanita schreieri Imbach Cappello: conico-emisferico poi aperto, di colore giallo rossastro, tutto ricoperto di peli setosi brunoocra, margine striato e orlo peloso. Lamelle: bianche, fitte, adnate con piccolo dentino. Gambo: 6-10x1,5-3 cm. corto e tozzo di colore giallo ocra percorso da fibrille, concolore al cappello. L’anello si presenta a forma di cortina rossastra molto evidente, il bulbo è bianco a forma di trottola molto radicante, infisso nel terreno, la parte superiore al bulbo è ornata da peli irti e setosi rossastri. Carne: bianco puro, soda e compatta, da giovane è inodore, con l’età assume odore di salmastro repellente, sapore farinaceo, mite. Spore: 4 x 6 micron, ellittico ovoidali, non amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce in autunno in luoghi umidi, è un fungo molto raro trovato nel Parco delle Frassanelle. Commestibilità: ignota, comunque visto la sua rarità è un fungo soltanto da fotografare. Osservazioni: questo fungo è molto raro trovato solamente due volte in trent’anni nella zona Euganea. Ricordo la prima volta, che ho incontrato questo esemplare dai colori vistosi, tutto ricoperto da peli setosi, con il gambo a forma di trottola, lo tenevo in mano come fosse una reliquia, mi sono accorto subito che ero di fronte ad una rarità, andato a casa ho preparato subito la “scheda”, poi la ricerca sui testi specialistici mi ha confermato la diagnosi, immaginate la mia soddisfazione. (queste cose le possono capire solamente gli appassionati). Il giorno seguente lo portai già determinato ad una mostra nel Vicentino, nessuno lo aveva mai visto prima, per due giorni è rimasto “la primadonna” della mostra, come una grande rarità.

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Limacella guttata (Fries) Konrad & Maublanc Sinonimi: Limacella lenticularis (Lasch : Fr.) Gill. Cappello: 6-10 cm. di diametro, emisferico, ben presto conico poi appianato con largo umbone poco pronunciato, il colore varia dal bianco crema al roseo giallastro, più scuro al centro, cuticola liscia, vischiosa con l’umidità, asportabile. Lamelle: libere dal gambo, molto fitte, biancastre. Gambo:10-15(17) x 1-1,5 cm. cilindrico, con base bulbosa, pieno, rigido, fibrilloso nella parte inferiore, di color bianco-ocraceo con anello membranoso ampio, persistente, di color biancastro con l’umidità ornato da guttule. Carne: bianca, compatta, soda, odore forte di farina fresca, sapore farinoso gradevole. Spore: 5-6 x 4-5 micron, subglobose, lisce, ialine, non amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce in autunno in bosco di latifoglia ricco di humus. Località : Monte della Madonna, Monte Vignola, Monte Gallo, Monte Orbieso ecc. Commestibilità: discreto, si consiglia una leggera sbollentatura per togliere un po’ il forte odore di farina. Osservazioni: nei “Nostri Colli” cresce nel periodo dei Chiodini a ottobre novembre in prevalenza in boschi umidi, dove c’è anche la Robinia, si presenta con numerosi esemplari, lo si riconosce per la vischiosità del cappello, ma sopratutto per l’inconfondibile odore di farina fresca che emana.

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Lepiota clypeolaria (Bulliard : Fries) Kummer Sinonimi: Lepiota colubrina (Persoon) Gray Cappello: da 4 a 8 cm. ovato, campanulato, convesso, con umbone nel centro di color ocraceo, sempre presente, cuticola asciutta, tutta rivestita da piccoli granuli che con l’età si dissociano in minute squamette concentriche di color ocra arancio, formando un disegno geometrico perfetto, più fitte al centro, rade all’estremità, facendo notare la carne bianca sottostante. Ha un margine esile festonato, ricamato, ben presto fessurato. Lamelle: non molto fitte, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza, libere al gambo di colore bianco crema che si macchiano allo sfregamento diventando ocra rossastre, il filo è un po’ seghettato. Gambo: 5-8 x 0,5-1 cm. slanciato, attenuato in alto, cavo, ingrossato alla base, tutto rivestito da una fine fibrillatura fioccosa, bianca, che forma un disegno caratteristico, partendo dalla base fino all’anellino che è esile e fugace, striato, diventa di color rossastro se manipolato. Carne: tenera, fragile, color bianco crema, odore molto forte penetrante, sapore dolce acidulo. Spore: 10-17 x 4,5-6 micron ,fusiformi, lisce, ialine. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi misti, lungo i sentieri in autunno. Monte Rion, Monte Vignola, Monte Sirottolo, località Villa di Teolo “Terre bianche”, Monte Cero ecc. Commestibilità: sospetto, come tutte le lepiote di piccola taglia. Osservazioni: è un fungo abbastanza comune che si trova in autunno nei boschi misti, in suoli ricchi di humus, non solo nel sottobosco, ma anche lungo i sentieri, può svilupparsi da solo o con pochi esemplari. Molte sono le specie di lepiote che crescono in questa stagione e si assomigliano parecchio, ma questo funghetto ha una particolarità che lo distingue, perchè se lo prendete in mano vi restano attaccate alle dita le fioccosità del gambo. Bisogna assolutamente evitare di consumare questi funghi, cioè tutte le lepiote di piccola taglia perchè fra di esse ci sono specie sicuramente velenose mortali.

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Lepiota cristata (Bolt.:Fr.) Kumm. Sinonimi : Agaricus cristatus N.V. Lepiota crestata Cappello: 3-5 cm. conico campanulato, poi aperto, con un tipico umbone molto pronunciato, di color ocra, bruno scuro, cuticola feltrata che si dissocia in tantissime squamette, più rade al margine, molto fitte al centro, di color ocra rossastro, bruno carnicino, su fondo biancastro, margine esile, frangiato e fessurato. Lamelle: fitte, con lamellule sottili discontinue e ventricose, libere al gambo color biancastro crema rosato. Gambo: 5-6 x 0,2-04 cm. cilindrico, slanciato, attenuato in alto, cavo, un po’ ingrossato alla base, dove porta resti di micelio bianco, rivestito da fibrille che con l’età si colorano di carnicino rosato, ha un anellino vistoso, fragile, bianco ocraceo, che lascia dei piccoli lembi al margine del cappello. Carne: esile, tenera, bianca con sfumature ocraceo rossastre nel gambo, odore molto forte tipico, sapore sgradevole, acre, disgustoso. Spore: 6-8 x 3-3,5 micron, tronche, triangolari, con apicolo laterale, lisce ialine, destrinoidi. Sporata: giallo-pallido. Habitat: cresce nei giardini, nei parchi, sull’erba, in autunno. Località: Parco delle Frassanelle, Parco Villa Monzino, Parco di Villa Selvatico a Battaglia Terme, ecc. Commestibilità: Tossico come tutte le lepiote di piccola taglia. Osservazioni: questa specie cresce nei tappeti erbosi dei parchi e giardini, anche in numerosi esemplari, ha delle piccole squamette color ocra rossastro sul cappello con un umbone centrale scuro nerastro, il gambo è molto esile, è facile da riconoscere, però può assomigliare ad altre Lepiote di piccola taglia come: la Lepiota felina, la Lepiota lilacea, la Lepiota helveola, ecc. tutte di piccola taglia, che crescono negli stessi habitat. Attenzione sono tutte specie molto velenose, ogni anno intere famiglie si avvelenano scambiando questi funghetti con il marasmius oreades “gambe secche” di ottima qualità. 37


Lepiota lilacea Bresadola Sinonimi: Lepiotula lilacea (Bres.) Wasser Cappello: 1,5 - 3,5 cm di diametro, inizialmente campanulato convesso, poi aperto e rialzato con largo umbone, cuticola rivestita da piccole squame concentriche a raggiera che formano un disegno geometrico molto caratteristico di color bruno-ocraceo-rosato-carneo, molto più rade verso il margine dove lasciano intravedere il bianco della carne sottostante, il margine è sottile e striato. Lamelle: libere dal gambo, ventricose, abbastanza fitte con molte lamellule di varia lunghezza, di colore bianco crema con filo liscio crenulato. Gambo: 1,5-4 x 0,2-0,4 cm. cilindrico, flessuoso, ingrossato alla base dove molto spesso presenta delle ife miceliari di color bianco, fistoloso, poi cavo, di color bianco-rosato ricoperto da una pruinatura bianca, circa a metà altezza presenta un anellino molto bello circolare di color bianco sopra, bruno nerastro sotto. Carne: esile, fragile, tenera, di color bianco-rosato, odore forte acidulo fruttato, sapore acidulo disgustoso. Spore: 4-5 x 2,5-3 micron, ellittiche, ialine. Sporata bianca. Habitat: cresce in estate autunno nei parchi, nei prati, nei giardini. Località : Parco delle Frassanelle, Parco Monzino, Passo delle Fiorine, Luvigliano ecc. Commestibilità: è un fungo considerato velenoso come tutte le lepiote di piccola taglia. Osservazioni: questo funghetto molto piccolo, che cresce nei tappeti erbosi, possiamo trovarlo anche nei dintorni di casa nostra, mai singolo ma sempre in piccoli gruppi, a file, è molto facile scambiarlo con specie affini come la Lepiota cristata o la Lepiota felina che sono un po’ più grandi. Carattere identificativo oltre alle piccole dimensioni è l’anellino bordato di nero. Attenzione alle Lepiote di piccola taglia sono tutte velenose.

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Macrolepiota procera (Scop.:Fr.) Sing. Sinonimi : Lepiota procera Scop. ex Fr. N.V. Mazza da tamburo - Capeon - Ombreon Cappello: 10-30(40) cm. inizialmente globoso ovoidale, poi campanulato, infine piano, sempre con un umbone largo, la cuticola è ornata da squame brune che cadono facilmente, più fitte e persistenti al centro, margine per lungo tempo involuto poi aperto tutto cotonoso frangiato. Lamelle: fitte, alte, poi larghe con numerose lamellule di varia lunghezza, che formano una specie di collarino libero al gambo, di color bianco con sfumature giallino rosato, il filo diventa brunastro a maturazione. Gambo: 10-30(40) x 1-2 cm. slanciato, lungo, attenuato in alto, cavo e fibroso, bulboso alla base che è biancastra per i resti di micelio, tutto rivestito da una zigrinatura squamata, color bruno nerastra su fondo crema, ha un anello doppio molto grande, libero, che scorre sul gambo. Carne: spessa, molliccia, tenera sul cappello, consistente fibrosa nel gambo, bianca immutabile, odore gradevole di mollica di pane, sapore dolce di nocciola. Spore: 13-18 x 8-11 micron, ellissoidali, lisce, ialine con poro germinativo. Sporata: bianca. Habitat: lo troviamo nei boschi di latifoglia, nei prati, lungo i sentieri, in estate autunno. Località: Monte Lonzina, Monte Rua, Monte Grande, Monte Venda, Monte Ricco ecc. Commestibilità: commestibile buono, può essere preparato ai ferri o impanato (il cappello). Osservazioni: Cresce “nei nostri boschi” con numerosi esemplari, può raggiungere dimensioni enormi, specialmente in autunno dopo le grandi piogge. E’ un fungo molto ricercato e conosciuto, da giovane si presenta tutto chiuso tanto da assomigliare ad una mazza di tamburo, crescendo si apre ad ombrello con il cappello tutto squamoso, non si può scambiare con altri funghi velenosi. Se rimane nel terreno a tempo secco si nota l’anello che scorre sul gambo e tutto il fungo seccandosi diventa di consistenza cartacea, il gambo essiccato e polverizzato viene usato per insaporire qualsiasi pietanza.

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Macrolepiota rhacodes (Vitt.) Sing. Sinonimi : Lepiota rhacodes (Vitt.) Quel. N.V. Bubbola lacerata Cappello: 8-20 cm. all’inizio ovoidale campanulato, poi convesso infine piano, tutto ricoperto da una feltratura squamosa che si lacera a scaglie in zone concentriche simili a tegole sovrapposte, color grigio brunastre, più rade al margine, mentre il centro è liscio color ocra brunastro. Lamelle: molto fitte, disuguali, alte, riunite ad un collarino, ma libere al gambo, bianche che al minimo contatto si macchiano di rosso bruno specialmente sul filo lamellare. Gambo: 10-14 x 1-1,5 cm. cilindrico, slanciato, quasi sempre ricurvo, attenuato in alto, ingrossato alla base, fibroso, cavo, liscio di color bianco, anello membranoso mobile. Carne: tenera, spugnosa, bianca che al taglio vira rapidamente al rosso per poi diventare brunastra, odore buono fungino, sapore gradevole. Spore: 9-11 x 6,5-7,5 micron, ovoidali allungate, lisce, ialine, con poro germinativo. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia, ricchi di humus, in estate e autunno. Località: Monte Solone, Monte Grande, Parco delle Frassanelle, Monte Cecilia, Monte Ricco, ecc. Commestibilità: attualmente viene sconsigliato dall’uso commestibile. Osservazioni: è un fungo molto vistoso che cresce in gruppi con numerosi esemplari in autunno dopo le piogge, lo si distingue dalla Macrolepiota procera per la taglia più piccola, per il gambo corto, le squame sovrapposte difficilmente separabili dal cappello e la carne virante al rosso. Di questa specie ne esistono 3 o 4 varietà.

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Leucoagaricus leucothites Vitt. Wasser Sinonimi: Lepiota naucina (Fr. ) Kumm. Leucoagaricus naucinus (Fr.) P. D. Orton N.V. Bubbola minore - Capeete bianche Cappello: 4-10 cm. da emisferico a convesso poi spianato, è sempre presente un largo umbone, cuticola liscia, leggermente pruinosa, il colore va da bianco puro a grigio cenere con il centro ocra rosato, margine separabile, quasi sempre frangiato e fessurato. Lamelle: fitte alte sottili con numerose lamellule di varia lunghezza, unite ad un collarino e libere dal gambo, inizialmente bianco puro a maturità si colorano di rosa carnicino. Gambo: 5-8 x 1-2 cm cilindrico, slanciato, attenuato il alto, più volte ricurvo, pieno poi cavo, ingrossato alla base, molto profondo nel terreno, di color bianco, pruinoso, ha un anello membranoso rivolto all’insù striato nella parte superiore, mobile, con una lieve zigrinatura furfuracea. Carne: bianca, tenera nel cappello, fibrosa nel gambo, odore buono fungino, sapore dolce gradevole. Spore: 8-10 x 5-7 ellissoidali, lisce, ialine, con poro germinativo. Sporata: rosa chiaro. Habitat: cresce ai limiti dei boschi, nei parchi, nei prati e giardini, fra i filari di viti, nei campi coltivati, in autunno. Località: Parco delle Frassanelle, Parco Villa Monzino, Monte Rina, Villa Selvatico a Battaglia Terme, ecc. Commestibilità: non commestibile, le ultime informazioni date dai micologi specialisti ci indirizzano ad escluderlo dall’uso culinario. Osservazioni: questo fungo è stato molto ricercato e consumato dalla nostra gente in passato. Cresce in autunno nei campi coltivati, tra i filari delle viti, nei parchi e giardini fra l’erba. Credo che il carpoforo sia già completamente formato prima di spuntare dal terreno, perché la sera prima non c’è, il mattino seguente il tappeto erboso è tutto tappezzato di funghi che vengono chiamati “capeete bianche” o “prataioli”, perché crescono nei prati. Questi funghi non hanno niente in comune con l’Agaricus campestris, il prataiolo comune, che ha il colore delle lamelle anche da giovane rosate, fino a poi diventare nerastre a maturazione delle spore, quest’ultimo è commestibile buono, mentre il Leucoagaricus leucothites ha le lamelle bianche e solo a maturità possono diventare rosa pallido, ma attenzione a non scambiarlo con le amanite bianche che portano la volva alla base del gambo e sono velenose mortali.

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Armillaria mellea ( Vahl. : Fr.) Kummer N.V. Famigliola buona - Chiodini - Ciodini de rubina Cappello: 4-10 (12) cm. arrotondato convesso da giovane, piano e depresso da adulto, porta un largo umbone, il colore varia a seconda delle piante su cui vive, va dal giallo, al grigiastro, rossiccio, verdastro, bruno-olivastro, sempre ricoperto da piccole squamette anche irte e pelose, più fitte al centro, poi caduche, margine involuto sottile, leggermente striato. Lamelle: bianche con riflessi giallo-rosati, a maturazione si macchiano di bruno-rossastro, poco larghe, annesse al gambo con dentino. Gambo: 6-12 x 1-3 cm. cilindrico a volte squamoso concolore al cappello, porta sempre un anellino (armilla) bianco, ampio e striato con merlettatura ocracea. La base è ingrossata e connata a numerosi altri esemplari. Carne: bianca, nel gambo fibrosa, odore buono fungino, sapore amarognolo acidulo. Spore: 7-9 x 5-6 micron, ellittiche, bianche. Sporata: bianca. Habitat: sui Colli cresce cespitoso su quasi tutti i tipi di piante. Commestibilità: commestibile buono, da consumare ben cotto, usare soltanto esemplari giovani. Osservazioni: E’ il classico esempio del fungo parassita, il cui micelio si instaura in piante vive e dopo la loro morte continua la sua vita da saprofita fino alla completa distruzione della sostanza organica. E’ uno dei funghi più conosciuti che può crescere anche con esemplari singoli apparentemente sviluppati sul terreno, questo avviene nei boschi di “Robinia”, ma sopratutto in boschi di conifera in montagna, questo fatto da modo a cercatori inesperti di raccogliere assieme ai chiodini un fungo velenoso mortale, cioè il Cortinarius speciosissimus, questo errore fatale ha causato recentemente la morte di alcune persone. Altri funghi con il quale può essere scambiato, anche se non si corrono rischi mortali sono : Hypholoma fasciculare e Hypholoma sublateritium chiamati anche Falso chiodino, che sono leggermente tossici. Da ricordare che il Chiodino se non è ben cotto può causare disturbi gastroenterici, è consigliata la pre-bollitura . In autunno quando c’è la fungata del chiodino si riversano centinaia di persone nei Colli portando danni al bosco col loro calpestio, perchè è il calpestio nell’ecosistema dei funghi che porta alla loro estinzione, non la raccolta.

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Armillaria tabescens (Scopoli) Emeland N.V. Ciodini de Carpane senza aneo Cappello: Campanulato, convesso, piano, poi depresso, con largo umbone, color bruno ocraceo rossastro, tutto ricoperto da piccole squamette che diventano più scure e fitte al centro, margine esile e fessurato. Lamelle: fitte, alte, decorrenti sul gambo, di color ocra rosato, si macchiano di rossastro ruggine con l’età. Gambo: 3-8 x 0,5-1,5 cm. allungato, quasi sempre ricurvo, attenuato in alto, concolore al cappello, senza anello, più scuro e ingrossato nella parte inferiore che diventa affusolato alla base. Cresce cespitoso con numerosi esemplari. Carne: bianco-brunastra, fibrosa quella del gambo, odore buono fungino, sapore un po’ acidulo. Spore: 8-10 x 5-6,5 micron, ellittico-ovoidali, lisce, ialine. Sporata: bianca. Habitat: nei Colli lo troviamo in estate - autunno nei boschi di latifoglia : Quercia, Carpino, Frassino ecc. Località Groppetto (Villa di Teolo), Rocca Pendice, Monte Lonzina, ecc. Commestibilità: molto buono, da preferire al Chiodino perchè meno limaccioso. Consigliata la sbollentatura. Osservazioni: ormai è un fungo molto conosciuto anche dalla nostra gente, perchè cresce ogni anno sempre nello stesso luogo, a fine settembre, in grandi cespi vicino alle radici delle piante di Quercia e Carpino dalle quali si nutre. Lo si potrebbe scambiare con l’Hypholoma fasciculare, anche lui cespitoso e lignicolo che è di color giallo, ha le lamelle verde grigio, la carne è amara ed è tossico. Assomiglia moltissimo all’Armillaria mellea (Chiodino), anch’esso cespitoso, ma con l’anello sul gambo.

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Laccaria amethystina (Huds.) Cooke Sinonimi : Laccaria amethystea (Bull.) Murr. N.V. Agarico ametistino Cappello: 2-5 cm. all’inizio convesso, poi appianato, depresso, ombelicato, lungamente involuto aperto a maturazione, lobato e fessurato, cuticola umida igrofana, finemente granulosa forforacea, di color violaceo. Lamelle: rade, grosse, con numerose lamellule di varia lunghezza, da adnato a subdecorrenti, di color viola purpureo a maturazione delle spore, si presentano con una pruinatura biancastra forforacea. Gambo: 4-6 x 0,4-0,8 cm. cilindrico, lungo, slanciato, a volte ricurvo, fibrilloso, pieno poi cavo, di color bluastro, porpora, ricoperto da una pruinatura biancastra, ingrossato alla base che è lanuginosa. Carne: esile, sottile, fragile nel cappello, tenace fibrosa nel gambo, di color rosa violetto, con odore e sapore gradevoli. Spore: 8-10,5 x 7,5-9,5 micron, subglobose, aculeate, ialine. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi misti di latifoglia, specialmente Querce, nel periodo autunnale. Località: Monte Boscalbò, Monte Peraro, Monte Venda, Monte Orbieso, Monte Ricco. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: Questi funghi crescono sui colli Euganei in autunno, mai singoli ma gregari, in file con numerosi esemplari, questa specie in particolare ha dei colori molto belli e appariscenti, gli è simile la Laccaria proxima che cresce nello stesso ambiente, ma è di colore diverso, cioè rosa carnicino, sono entrambe commestibili.

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Collybia dryophila (Bull.: Fr. ) Kumm. Cappello: 2-7 cm. di diametro, all’inizio è convesso, poi piano e con una piccola depressione, il margine può essere ondulato, striato per trasparenza con tempo umido, igrofano, il colore è gialloaranciato-rossastro, con il “secco” più chiaro. Lamelle: da adnate a libere al gambo, fitte, bianche all’inizio, poi gialline. Gambo: 3-6 x 0,2-0,5 cm. cilindrico, spesso ingrossato alla base, fistoloso, tenace, dello stesso colore del cappello. Carne: biancastra, sottile, odore fungino aromatico, sapore acidulo. Spore: 5-6,5 x 2,5-3,5 micron, ellissoidali, lisce, ialine. Sporata: color crema. Habitat: lo possiamo trovare nei boschi di latifoglia e conifera in primavera e autunno. Località : Monte Calbarina, Monte Venda, Monte Altore, Monte Ventolone ecc. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: è una specie comune e precoce, la si può incontrare già con le prime piogge in primavera, cresce gregaria con decine di esemplari generalmente sulle lettiere di foglie. Può essere consumato nel misto, a volte viene scambiato con le “Gambesecche” (Marasmius oreades), commestibile pure lui.

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Collybia peronata (Bolt. : Fr.) Kumm. Sinonimi: Marasmius peronatus (Bolt.:Fr.) Fr. Agaricus peronatus Bolton N.V. Collybia con la ghetta

Marasmius urens (Fr.) Bull.

Cappello: 3-6 cm. convesso, poi appianato, con un umbone al centro più o meno evidente, cuticola asciutta, glabra, liscia o finemente vellutata, forforacea, di color ocra rosato, rossastro nocciola con l’età, margine involuto, esile, rugoso e fessurato. Lamelle: larghe, spaziate, con molte lamellule intervallate, arrotondato smarginate al gambo, color biancastro, ocra brunastro. Gambo: 3-6 x 0,5-0,8 cm. slanciato, cilindrico, un po’ ingrossato alla base, che è rivestita da una “bambagia lanosa” con peli irti molto tenaci. come un calzare biancastro nocciola crema. Carne: elastica nel cappello, dura, fibrosa, coriacea nel gambo, color biancastro crema, odore di terra, sapore inizialmente dolce, poi acre pepato. Spore: 6-8 x 3,5-4,5 micron, ellissoidali più o meno allungate, lisce, ialine. Sporata: ocracea. Habitat: cresce nei boschi misti di latifoglia e lungo i sentieri, in autunno. Località: “Parco delle Frassanelle”, “Passo delle Fiorine”, Monte Ortone, Monte Ventolone, Monte Rusta, ecc. Commestibilità : non commestibile per il sapore acre piccante. Osservazioni : sui colli cresce in piccoli gruppi a file nei boschi misti di Quercia, Frassino, Carpino, dall’estate all’autunno nei luoghi umidi, ma luminosi come lungo i sentieri, su detriti vegetali, una volta raccolto lo si riconosce subito soprattutto per il “calzare” peloso e biancastro che porta sul gambo, che è sempre inglobato da terra e fogliame. Se lo si assaggia la carne è dolce all’inizio poi fortemente acre, amarognola, piccante. In alcune regioni viene ricercato e fatto essiccare ridotto in polvere come sostituzione del pepe nero.

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Marasmius oreades (Bolt. : Fr.) Fr. Sinonimi : Agaricus oreades Bolton N.V. Gambesecche Cappello: 2-6 cm. da emisferico a campanulato, poi appianato, sempre con umbone al centro, di color ocra nocciola, che a tempo secco sbiadisce, igrofano, poco carnoso, con il margine solcato, esile, cappettato. Lamelle: spaziate, con numerose lamellule, libere al gambo, di color bianco ocraceo. Gambo: 3-8 x 0,3-0,5 cm. cilindrico, slanciato, pieno, tenace, ingrossato, bambagiato alla base del gambo che è infossato fra l’erba, di color biancastro, crema, nocciola. Carne: sottile, elastica nel cappello, coriacea, legnosa nel gambo, di color biancastro, odore gradevole di mandorla amara, sapore dolce. Spore: 7,5-10 x 5-6,5 micron, ellissoidali, lisce, ialine, guttulate. Sporata: biancastra Habitat: lo troviamo nei giardini, nei parchi, nei campi coltivati, fra i filari di viti, dalla primavera all’autunno. Località: “Costigliola”, “Parco delle Frassanelle”, Monte Sengiari, Monte Gemola, Monte Cinto ecc. Commestibilità: buono, profumato, anche essiccato (solo il cappello). Osservazioni: è un funghetto molto conosciuto e ricercato dalla “nostra gente”, si presta ad essere consumato in tutti i modi, cresce dalla primavera all’autunno inoltrato, in qualsiasi luogo, basta che ci sia l’erba, si presenta in grandi file o in cerchi, (i famosi cerchi delle streghe) Si presta molto bene all’essiccazione, basta poi metterlo in ammollo nell’acqua tiepida che si rigenera subito. Anche il gambo molto duro e legnoso può essere essiccato e ridotto in polvere, per aromatizzare qualsiasi pietanza. Ma attenzione in autunno perché nello stesso habitat possono crescere altri funghetti non tutti commestibili, come alcune lepiotine di piccola taglia che sono estremamente velenose. 47


Flammulina velupites (Curt. : Fr.) P. Karst. Sinonimi : Collybia velutipes (Curt. :Fr.) Kumm. N.V. Fungo dell’olmo - Fungo dell’inverno Cappello: 3-7 cm. a lungo convesso, poi appianato, elastico, cuticola vischiosa lucida, di color giallo aranciato, con tonalità bruno rossastre al centro, margine esile ondulato, irregolare, a maturità lievemente striato. Lamelle: rade, ventricose, quasi libere al gambo, color biancastro rosato, ocraceo, con un filo ondulato. Gambo: 4-8 x 0,4-0,8 cm. slanciato, attenuato in alto, quasi sempre ricurvo ed eccentrico, fistoloso poi cavo, a volte compresso, affusolato, fusiforme alla base, dove convive assiepato ed infisso nel legno assieme a molti esemplari, tutto rivestito da una feltratura vellutata, di color bruno scuro in basso, giallastro aranciato in alto. Carne: tenera, elastica, grassa nel cappello, dura e fibrosa nel gambo, biancastro giallognola, odore particolarmente acidulo fruttato, sapore mite. Spore: 7,5-9,5 x 3-4 micron, ellissoidali, lisce, ialine. Sporata: bianca. Habitat: si trova soprattutto su legno di Robinia, Salice (Salgaro), ma anche su altre specie di latifoglia, è una specie tipicamente invernale. Località: San Daniele in Monte, Parco Villa Monzino, Luvigliano, lungo le strade. Commestibilità: discreta dopo prebollitura, da consumarsi solo i cappelli. Osservazioni: è un fungo che cresce nel periodo invernale su piante vive come parassita all’inizio, poi come saprofita. Spunta fra la corteccia degli alberi come ospite in grandi cespi oppure alla loro base, molto facile il riconoscimento, poiché pochi sono i funghi del periodo invernale, ha sempre un cappellino giallo aranciato viscido vischioso e il gambo duro legnoso, brunastro, vellutato, cespitoso. E’ il classico fungo che si può consumare nella stagione invernale.

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Macrocystidia cucumis (Persoon : Fries) Josserand Sinonimi: Naucoria cucumis (Persoon :Fries) Kummer Cappello: 2-5 cm. di diametro, all’inizio conico-campanulato, poi aperto e umbonato, superficie vellutata, margine striato per trasparenza con l’umidità, è igrofano, il colore è bruno-rossiccio, più scuro al centro, al margine è bordato di giallo. Lamelle: da libere ad arrondondato-adnate, larghe, abbastanza fitte, con lamellule, di color bianco quando il fungo è giovane, poi ocracee. Gambo: 3-6 x 0,3-05 cm. , cilindrico, ingrossato alla base, a volte incurvato, la superficie è finemente vellutata, con leggera striatura verso l’apice, il colore va dal bruno-rossiccio nella parte alta, al bruno scuro-nero nella parte bassa. Carne: sottile, igrofana nel cappello, di color brunastro, l’odore è particolare, come di cetriolo da giovane, poi di pesce. Spore: 7,5-9 x 3,5-4,5 micron, ellissoidi, lisce, ialine, non amiloidi. Sporata: ocracea. Habitat: Cresce in estate autunno nel sottobosco umido di latifoglia, ma anche di conifera, dove ci sono residui vegetali in decomposizione, nei “Nostri Colli” è molto raro. Località : Rocca di Monselice. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un funghetto interessante, inconfondibile per il suo odore, cresce gregario con centinaia di esemplari, l’ho incontrato in un’unica “stazione” dei Colli Euganei, precisamente ai piedi della Rocca di Monselice nel bosco situato nel versante est. Un’altra presenza interessante per le “Nostre Colline”.

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Mycena inclinata (Fries) Quelèt Sinonimi: Mycena galericulata var. calopus (Fries) Karsten Cappello: 1-4 cm. di diametro, conico, campanulato, mai piano, con un umbone più o meno pronunciato, cuticola umida, (non viscida) poi asciutta con fibrille innate radiali, margine striato di colore bruno-beige, grigio-cenere più scuro al centro. Lamelle: non molto fitte, sottili, larghe, basse, con delle lamellule discontinue, adnato-smarginate di color bianco con riflessi rosa con l’età. Gambo: 3-10 x 0,1-0,3 cm. molto lungo, flessibile, incurvato, cavo, liscio, di color biancastro in alto, giallo-bruno in centro e bruno-scuro alla base, unito ad altri individui infossati nel legno della pianta che lo ospita, coperto da una lanuggine pelosa biancastra inglobata al substrato. Carne: molto sottile, tenera, acquosa, biancastra nel cappello, giallina nel gambo, odore rancido, come di sego, sapore un po’ acidulo. Spore: 8-10 x 5,5-6,5 micron, ellittiche, lisce, ialine, guttulate. Sporata: bianca. Habitat: lo si può incontrare in tutto il tempo dell’anno nei ceppi marcescenti o anche su piante di latifoglia vive (quercia, castagno ecc.). Località : Monte Grande, Monte Venda, Monte Cero, Monte Ricco ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: molte sono le Mycene che crescono sui Colli Euganei sin dalla primavera, tutte nel fogliame o nei detriti legnosi, ognuna con colore e odore diverso, questa è forse la più conosciuta, cresce cespitosa con decine di esemplari, predilige vecchie ceppaie di quercia e castagno, abbastanza comune in tutti i boschi dei Colli Euganei.

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Clitocybe dealbata (Sow. : Fr.) Kummer Sinonimi: Clitocybe rivulosa (Pers. : Fr.) Kummer Cappello: 2-5 cm. di diametro, da convesso a piano, leggermente depresso, con margine ondulato e involuto, la cuticola di color bianco è coperta da una pruinatura che si dissolve a macchie color crema screpolandosi in finissime zone concentriche. Lamelle: molto fitte, con numerose lamellule di varia lunghezza, decorrenti sul gambo, di color cremabiancastro. Gambo: 1,5-3,5 x 0,3-0,8 cm. , cilindrico, leggermente ingrossato alla base, tenace, elastico, liscio, da biancastro a ocraceo, con peluria cotonosa bianca alla base, qualche volta unito ad altri esemplari. Carne: elastica, tenace nel cappello, fibrosa nel gambo, di color biancastro, odore forte di farina rancida e muffa, sapore dolciastro mite. Spore: 4-5 x 2-3 micron, ellittiche, lisce, non amiloidi. Sporata: bianco-crema. Habitat: cresce in autunno nei tappeti erbosi : parchi, giardini, campi, radure erbose dei boschi. Località: Passo delle Fiorine, Monte Baimonte, Monte Venda, ecc. Commestibilità: velenoso, causa intossicazione muscarinica a breve incubazione, da scartare assolutamente dall’alimentazione umana come tutte le Clitocybi bianche. Osservazioni: E’ un fungo che compare in autunno nei tappeti erbosi, sempre gregario con numerosi individui, formando i famosi cerchi delle streghe, cioè i carpofori si sviluppano nel terreno formando dei cerchi, può crescere anche nel nostro orto o giardino, o nel parco vicino a casa nostra. L’odore che emana questa specie è a volte molto forte e si sente anche a distanza, sopratutto se i carpofori vengono manipolati. E’ specie sicuramente velenosa da non scambiare con alcune specie appartenenti al genere Clitopilus che sono commestibili. ATTENZIONE !

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Clitocybe geotropa (Bull.: Fr.) Quelét Sinonimi : Agaricus geotropus – Bull. N.V. Agarico geotropo - Cimballo Cappello: 6-15 (20) cm. convesso, spianato, depresso al centro, imbutiforme, con umbone centrale appuntito, molto pronunciato, cuticola asciutta feltrata, di color giallognolo ocraceo, margine arrotondato, debordante, ondulato, appena scanalato. Lamelle: sono molto fitte, spesse, basse, con lamellule discontinue, forcate, decorrenti, di color biancastro crema, con tonalità rosate, il filo è intero o finemente dentato. Gambo: 5-15 x 1-2 cm. slanciato, diritto, attenuato in alto, fibroso, pieno poi farcito, di color ocra marrone laterizio, finemente vellutato, ingrossato alla base, con una bambagia cotonata bianca aggrovigliata ai resti vegetali sui quali cresce. Carne: elastica, spessa nel cappello, fibrosa e stopposa nel gambo, color biancastro crema, odore aromatico di mandorla amara o di lavanda, sapore dolce gradevole. Spore: 6-8 x 5-6 micron, ellissoidali, lisce, ialine, guttulate. Sporata: bianca. Habitat: si trova ai limiti dei boschi, ai piedi di piccoli arbusti, in autunno. Località: Monte Spinassola, Monte Sereo, Monte El Castarotto, Monte Marin. Commestibilità: molto buono e aromatico da giovane, poi stopposo. Osservazioni: non è una specie molto comune nei “nostri colli”, ma in alcuni luoghi di crescita, lo si trova più volte all’anno, mai singolo ma in grandi file o in cerchi, ai margini dei boschi luoghi erbosi fra i piccoli arbusti e i rovi, ha un’aspetto inconfondibile per il cappello sempre rialzato e depresso al centro, non manca mai un piccolo umbone appuntito, il gambo slanciato e bambagiato alla base, ha un odore gradevole, caratteristico molto forte di mandorle amare, in alcune regioni è molto ricercato perché si presta ad essere conservato sott’olio.

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Clitocybe nivea Velen. Sinonimi: Clitocybe hypotheia Bellù Cappello: 2-8 cm. di diametro, convesso, leggermente depresso, con umbone, margine arrotondato, superficie pileica opaca, sericea, di color bianco ghiaccio. Lamelle: arquate, decorrenti, spaziate, di color bianco crema. Gambo: 2-4 x 0,5-1 cm., fibrilloso, setoso, concolore al cappello, qualche volta eccentrico. Carne: soda, bianca, con odore grato, subfarinoso, erbaceo, sapore dolce leggermente asprigno. Spore: 6,5-8,5 x 4-5 micron, ellittico-ovoidali,. Sporata: biancastra. Habitat: cresce in autunno in boschi xerofili, su terreno acido. Località : Monte Ricco, Monte delle Grotte, Monte delle Basse, Monte Ventolone ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un fungo molto discusso che è stato sicuramente determinato nella nostra zona in tempi molto recenti. Questa specie è stata consumata ed è risultata commestibile, però noi la sconsigliamo assolutamente dall’uso gastronomico, perchè è molto facile scambiarla con le numerose specie di “Clitocybi bianche” sicuramente velenose, sopratutto la Clitocybe phyllophila che cresce nello stesso habitat.

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Clitocybe odora (Bulliard : Fries) Kummer N.V. Fungo dell’anice - Anicino Cappello: 2,5 -5 (7) cm. di diametro, prima convesso poi piano depresso, a volte leggermente umbonato, cuticola finemente ricoperta da una pruinatura bianco-grigio che presto svanisce, lasciando il fondo di color blu-verdastro, più scuro al centro, margine arrotondato, ondulato e lobato. Lamelle: fitte, con filo intero, alternate da numerose lamellule, poco decorrenti sul gambo, di color grigio-verdastro. Gambo: 3-6 x 0,5-1 cm., abbastanza corto, tutto percorso da striature verde-azzurrino, incurvato e ingrossato verso la base, tutto coperto da una lanuggine cotonosa di color grigio-biancastro, aggrovigliata al fogliame. Carne: elastica e soda nel cappello, fibrosa e tenace nel gambo, di color biancastro-verdognolo, odore molto intenso di anice, sapore dolciastro aromatico. Spore: 6-8 x 4-5,5 micron, ellittiche, lisce, ialine, guttulate. Sporata: color crema. Habitat: cresce in estate-autunno nel sottobosco sugli strati di foglie, lo si trova in tutti i boschi dei Colli Euganei. Commestibilità: essendo molto aromatico, si consiglia di usare solo qualche esemplare nel misto. Osservazioni: è un fungo abbastanza comune, ma poco raccolto per via del suo aroma intenso che si fa sentire anche solo passandoci accanto, sopratutto se ha piovuto ed il bosco è umido, cresce gregario con pochi esemplari, il colore sbiadisce con l’età e sopratutto col secco. E’ un fungo da dosare nel piatto, perchè altrimenti diverrebbe immangiabile per l’aroma intenso e stomachevole che possiede.

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Clitocybe phyllophila (Persoon : Fries) Kummer Sinonimi: Clitocybe pithyophila (Fries) Gillet ss. auct. Cappello: 3-10 cm. di diametro, da convesso a piano, imbutiforme, , cuticola tutta rivestita da una feltratura pruinosa, sericea, di color bianco, spesso macchiata di ocra-rossastro, margine arrotondato, lobato e ondulato. Lamelle: fitte, con lamellule, subdecorrenti al gambo di color biancastro-rosato con filo intero. Gambo: 2,5-6 x 0,5-1,5 cm. , lungo, slanciato, flessibile, pieno, midolloso poi vuoto, debolmente striato, di color crema-rosato-ocraceo, clavato con la base ricoperta da un feltro miceliare bianco. Carne: elastica, compatta nel cappello, fibrosa e spugnosa nel gambo, biancastra, odore erbaceo, sapore astringente. Spore: 4-6 x 3-4 micron, ellittiche, lisce, ialine. Sporata: crema -rosata. Habitat: cresce gregaria con gruppi numerosi, in autunno in boschi di conifera e latifoglia, vistosamente attaccata alle foglie con il suo feltro miceliare. Località : Laghizzolo, Boccon di Vò, Parco delle Frassanelle, Monte Rusta, ecc. Commestibilità: sospetta di velenosità come tutte le Clitocybi bianche. Osservazioni: è una specie abbastanza comune che si può incontrare fino all’autunno inoltrato nel sottobosco, dove c’è la “lettiera” di foglie, si presenta con numerosi individui che possono formare file o cerchi, qualche volta riunita anche in forma cespitosa, caratteristica la lanosità feltrata alla base del gambo. FUNGO ASSOLUTAMENTE DA NON CONSUMARE.

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Clitocybe nebularis (Batsch.: Fr.) Har. Sinonimi : Lepista nebularis (Batsch. :Fr.) Kumm. N.V. Agarico nebbioso Cappello: da 6-16 cm. convesso, con il margine involuto, lievemente scanalato, carnoso, cuticola asportabile, opaca, fuligginosa, a tempo secco di color grigio cenere, brunastro al centro, con l’età ricoperto da una pruinatura biancastra caduca. Lamelle: molto fitte, strette, basse, con molte lamellule disuguali, unite al gambo con un dentino, di color biancastro, con tonalità crema, con il filo liscio, si staccano alla pressione con facilità dal cappello. Gambo: 5-10 x 1,5-3 cm. non molto lungo, duro, sodo, tozzo, carnoso, ingrossato alla base, striato, fibrilloso, color biancastro cenere, con alla base una “bambagia miceliare” bianca. Carne: soda, compatta, a maturità spugnosa e fibrosa nel gambo, di color biancastro, odore forte penetrante sgradevole, sapore acre disgustoso. Spore: 6-8 x 3,5-4,5 micron, ellissoidali, lisce, ialine. Sporata: crema-giallino. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia in autunno. Località: Monte Boscalbò, Monte Lonzina, Monte delle Are, Monte Rosso, Monte Venda, Monte Ventolone, ecc. Commestibilità : non commestibile. Osservazioni: anche questa specie cresce in autunno nei boschi misti di latifoglia, si presenta in grandi file o a gruppi, il colore può variare a seconda della stagione, ma è sempre su tonalità grigio cenere più o meno intenso. Questa specie è stata consumata per lungo tempo, ancora adesso in alcune regioni (Toscana) gli esemplari giovani vengono consumati sott’olio o sotto aceto. Ma studi fatti di recente sconsigliano di consumarla perché ha causato dei disturbi anche di notevole gravità e da alcuni illustri studiosi viene considerata anche cancerogena. I carpofori adulti possono venire parassitari da un fungo di un’altra specie, cioè la Volvariella surrecta, un fungo più piccolo col cappello color biancastro.

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Lyophyllum decastes (Fr.: Fr.) Sing. Sinonimi: Lyophyllum aggregatum (Schaeff.) Kuhn. N.V. Sbrise de tera Cappello: da 6-12 cm. da emisferico a convesso, poi piano, ondulato, concavo, a volte con un largo umbone ottuso, molto elastico, la cuticola è rivestita da una fine fibrillatura satinata, color marrone scuro, bruno cuoio, più scuro al centro, con il secco screpolato. Lamelle: non molto fitte, larghe, basse, sottili, con lamellule di varia lunghezza, riunite e bifide arrotondate al gambo, bianche, a maturazione delle spore con riflessi crema rosato. Gambo: 3-10 x 1-2 cm. a volte eccentrico, molto elastico, cilindrico, sempre flessuoso clavato ed affusolato in basso, unito ad altri esemplari concrescenti infossati nel terreno, con una base miceliare biancastra, percorso da fibrille di color marrone, cenere, camoscio, pruinoso in alto. Carne: molto elastica, alla pressione scricchiola come nel rompere una carta di giornale, compatta, fibrosa nel gambo, di color biancastro cenere, odore fungino, sapore dolce gradevole. Spore: 5,5-7 x 5-6,5 micron, subglobose, lisce, ialine. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei parchi e giardini, nei campi e luoghi erbosi, nel periodo autunnale. Località: “Parco delle Frassanelle”, “Parco Villa Monzino”, Monte Sengiari, ecc. Commestibilità : commestibile buono. Osservazioni : questo fungo preferisce i luoghi erbosi, i campi coltivati, lo possiamo trovare anche lungo i sentieri ricchi di humus, non cresce mai singolo ma a gruppi, con numerosi esemplari spesso cespitosi. Anche questa specie può avere il gambo con più diramazioni, la carne del cappello molto elastica, cartilaginea, liscia o setosa, difficilmente paragonabile ad altri funghi. Al momento della crescita si possono fare delle raccolte notevoli, si presta ad essere conservato sott’olio o sotto aceto, è un ottimo fungo.

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Tricholoma apium Schaeffer Sinonimi: Tricholoma helviodor Pilat et Svrcek Tricholoma apium var. helviodor (Pilat et Svrcek) Moser Cappello: 5-10 cm. di diametro, da emisferico a convesso, piano, con margine leggermente involuto, costolato ondulato, opaco, di color giallo, ocraceo, brunastro, cuticola asciutta non separabile. Lamelle: fitte, smarginate e uncinate all’attaccatura del gambo, con svariate lamellule, di color biancocrema. Gambo: 5-8x1,5-2 cm., cilindrico, regolare, talvolta ricurvo, pieno, fistoloso, color bianco giallastro, forforaceo all’apice. Carne: soda, bianca, con odore particolare, profuma di sedano, il sapore è dolciastro mite. Spore: 3,5-4,5 x 3-4 micron, subglobose, con apicolo evidente. Sporata: bianca. Habitat: cresce in autunno sotto castagno, nei “Nostri Colli”. Località : Monte Rusta. Commestibilità: non commestibile Osservazioni: è certamente un’altra “gemma” per le “Nostre Colline”, da qualche anno lo incontriamo sul Monte Rusta in bosco di castagno, sempre nella stessa “stazione”, quattro o cinque esemplari in tutto, fin’ora non è stato segnalato in altra zona collinare. Interessante per il suo particolare aroma, unico nel mondo dei funghi, profuma intensamente di sedano, veramente una rarità per la Zona Euganea.

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Tricholoma atrosquamosum (Chev.) Sacc. Cappello: 4-8 cm. emisferico-convesso, poi piano, con un largo umbone basso, cuticola separabile, asciutta, tutta rivestita da fibrille squamate color grigio cenere, nerastro, margine lungamente involuto poi arrotondato lanoso e fessurato a tempo secco. Lamelle: non molto fitte con numerose lamellule di varia lunghezza, smarginato-uncinate al gambo, color grigio biancastro, sul filo sono punteggiate di nero. Gambo: 5-8 x 1-1,5 cm. cilindrico ,robusto e pieno, ingrossato alla base, quasi sempre ricurvo, di color biancastro, decorato da fibrille squamose grigio nerastre. Carne: biancastra tenera, soffice nel cappello, dura e fibrosa nel gambo, color grigiastro cenere, al taglio si colora di rosato, odore molto caratteristico di spezie, pepe, sapore dolce farinaceo. Spore: 5,5-7 x 4,5-5,5 micron, ovoidali, lisce, monoguttulate, con appendice ilare. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi misti di latifoglia, in autunno. Località: Monte Venda, Monte Solone, Monte delle Are, Monte Ricco, ecc. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: questa specie non è molto frequente nei Colli Euganei, la possiamo trovare sotto Carpino, Frassino e Quercia, cresce in autunno inoltrato dopo le piogge a piccoli gruppi disposti a file. Molte sono le specie di questo gruppo che si possono scambiare fra loro, alcune sono tossiche, tutte si presentano con il cappello più o meno squamato. Il Tricholoma atrosquamosum lo si riconosce soprattutto per l’odore molto forte di pepe.

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Tricholoma aurantium (Schaeffer : Fries) Ricken Cappello: 6-10 cm. di diametro, all’inizio dello sviluppo è globoso, poi convesso per lungo tempo, infine piano, con largo umbone ottuso, margine involuto, cuticola separabile, vischiosa e brillante, di un bel colore aranciato, con fibrille finissime più scure, a volte con sfumature verdognole. Lamelle: fitte, smarginate con uncinatura al gambo, con numerose lamellule, di color biancastro con il tagliente a volte macchiato di bruno-rossastro. Gambo: 6-10 x 1,5-2,5 cm., slanciato, regolare, cilindrico, leggermente attenuato alla base, un po’ vischioso, decorato da squame di colore arancione che lasciano una parte scoperta all’apice, di color bianco candido, molto spesso negli esemplari giovani è coperto da goccioline trasparenti. Carne: soda nel cappello, stopposa nel gambo, bianca, leggermente arancio sotto la cuticola con forte odore di cetriolo e sapore analogo amarognolo. Spore: 4,5-5,5 x 3,5-4 micron, ovoidali, con piccola appendice, lisce. Sporata: bianca. Habitat: cresce in autunno soltanto nelle pinete. Località : Monte Cero, Monte Cinto ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un bellissimo fungo, a mio avviso uno dei più belli dei Colli Euganei, compare in autunno solo nelle pinete, inconfondibile per il suo caratteristico aroma e per i suoi colori che “illuminano” il sottobosco, da fotografare e rispettare.

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Tricholoma columbetta – (Fr.:Fr.) Kumm. N.V. Tricoloma colombetta Cappello: diametro di 6-12 cm. campanulato, convesso, piano, depresso, con un pronunciato e largo umbone, cuticola umida viscida e asportabile, a fungo maturo fibrillosa, sericea, biancastra, con macchie rosato ruggini violacee, con il centro liscio, di color ocra giallastro, margine involuto arrotondato ondulato, debordante e lobato. Lamelle: abbastanza fitte, basse, sottili, con numerose lamellule, smarginato uncinate, color bianco con riflessi rosati e con il filo seghettato. Gambo: 5-12 x 1-2 cm. cilindrico, sinuoso e ricurvo, rastremato alla base e molto profondo nel terreno, pieno, fragile, color biancastro azzurrino, con tonalità verdognole alla base, fibrilloso e striato in alto. Carne: bianca e soda nel cappello, fibrosa nel gambo, al taglio o alla frattura emana un odore buono, farinoso, il sapore è come di nocciola. Spore: 5-7 x 4-5 micron, ovoidali, lisce, ialine, guttulate. Sporata: bianca. Habitat: cresce in autunno, nei boschi di latifoglia, sopratutto Castagno e Quercia. Località: Monte Solone, Monte Grande, Monte Socati, “Costigliola”, Monte Rusta, Monte Piccolo. Commestibilità: buono nel misto dopo prebollitura. Osservazioni: non è un fungo molto comune nei “nostri colli”, si può vedere e raccogliere soltanto in autunno, nei boschi acidi e silicei di castagno. Una volta individuato fra le foglie lo si riconosce subito per il colore bianco con macchie ocracee rossastro del cappello fibrillato. Se viene strofinato sotto le lamelle emana un profumo molto buono di farina fresca. Lo si può confondere con il Tricholoma album, bianco, che pure lui cresce nello stesso ambiente, ma con la carne che emana un odore sgradevole come di gas ed è piuttosto amaro ed acre.

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Tricholoma saponaceum - (Fries) Kummer Sinonimi: Gyrophila saponacea Quelét Cappello: 6-14 cm. da emisferico a convesso, poi piano, ondulato e lobato, con umbone ottuso, cuticola asportabile per un terzo, glabra, asciutta, a tempo secco si screpola facilmente in piccole squame, il colore è molto variabile dall’ocra al rossastro, verde, giallino, bruno olivastro, più colorato al centro, margine biancastro, rimane per lungo tempo involuto. Lamelle: larghe e spaziate intercalate da numerose lamellule, sottili e disuguali, smarginate, sempre ondulate, biancastre con sfumature ocra verdognole, se strofinate si macchiano di bruno rossastro. Gambo: 5-10 x 1-2 cm. non molto alto, sodo, spesso attenuato alla base, quasi radicante, biancastro e fibrilloso, con delle piccole squamette bruno nerastre, bianco e fioccoso in alto. Carne: soda, compatta, fibrosa nel gambo, biancastro crema, alla frattura e al taglio cambia debolmente al rossastro, odore di lisciva, sapone di Marsiglia, sapore disgustoso amarognolo. Spore: 5-7 x 3,5-4,5 micron, subglobose, lisce, guttulate, con appendice ilare. Sporata: bianca. Habitat: cresce in qualsiasi tipo di bosco, sia di latifoglia che di aghifoglia, in autunno. Località: “Luvigliano vecchia cava”, Monte Sirottolo, Monte Ricco, Monte Orbieso, Monte Peraro, ecc. Commestibilità : non commestibile. Osservazioni: è una specie che cresce nei terreni incolti aridi, perfino su ripiani delle cave abbandonate, in autunno, si presenta in grandi cerchi anche in forma subcespitosa, non sempre lo si riconosce a prima vista a causa dei suoi molteplici colori. Di questa specie ne esistono altre quattro o cinque varietà, tutte hanno in comune la carne che alla frattura o al taglio emana un odore saponaceo, se cucinato diventa disgustoso e amarognolo, questa specie a persone sensibili può provocare dei disturbi gastrointestinali.

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Tricholoma scalpturatum (Fries) - Quelét Sinonimi: Tricholoma argyraceum (Bull.) Gill. auct. pl. Cappello: 3-6 cm. non molto carnoso, convesso, aperto, concavo, con un largo umbone più o meno pronunciato tutto rivestito da fibrille sericee lanose di color grigio cenere su fondo beige, più fitte al centro, margine esile un po’ debordante lanoso e fessurato. Lamelle: non molto fitte, spaziate con numerose lamellule di varia lunghezza distanti dal gambo ma unite ad un dentino, biancastre con la maturazione tendono a macchiarsi prima sul filo di color giallo. Gambo: 3-7 x 05,-1,5 cm. cilindrico, slanciato sempre ricurvo attenuato alla base, fibrilloso, a volte con traccia di una cortina labile evanescente, pruinoso e fioccoso, in alto bianco con delle sfumature gialline. Carne: tenera, fragile nel cappello, di color grigio cenere, giallina, fibrosa nel gambo, se strofinata emana un odore molto intenso di farina, sapore farinoso dolciastro. Spore: 5-6 x 3-4 micron, ellissoidali, lisce, ialine, guttulate. Sporata: bianca. Habitat : nei boschi misti di latifoglia in autunno. “Passo delle Fiorine”, località “Terre bianche”, “Parco delle Frassanelle”. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: cresce soprattutto in tarda stagione nei boschi misti, mai singolo ma a gruppi disposti in grandi file o cerchi, fra il fogliame. Questa specie fa parte del gruppo del Tricholoma terreum, dal quale si differenzia per l’odore di farina (mancante nel terreum) e la tendenza della carne a macchiarsi di giallo.

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Tricholoma sejunctum - (Sov.: Fr.) Quelét Sinonimi: Tricholoma subsejunctum - Peck. Cappello: 4-10 cm. conico, campanulato, convesso, poi piano, con un largo umbone molto pronunciato, cuticola asportabile, da leggermente vischiosa ad asciutta, tutto percorso da fibrille radiali, il colore è giallo-verde, giallo-olivastro, verde scuro, più scuro al centro. Per questa sua variabilità di colori puo assomigliare molto all’Amanita phalloides, il margine è arrotondato, ondulato, sottile e fessurato. Lamelle: non molto fitte, spaziate, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza, arrotondate e distanti dal gambo, ma unite con un piccolo dentino, inizialmente color bianco poi gialline, con il filo intero. Gambo: 6-8 x 1-2 cm. cilindrico, slanciato, sodo, attenuato o raramente bulboso alla base, ricurvo, liscio, poi fioccoso, in alto bianco, con sfumature giallo crema al centro. Carne: bianca, un po’ fibrosa nel gambo, color crema, tenera sul cappello, se strofinata emana un odore farinaceo, mentre il sapore è prima mite poi amarognolo. Spore: 6-8 x 5-6,5 micron, subglobose, lisce, uniguttulate, con appendice ilare. Sporata: bianca Habitat: lo si trova in quasi tutti i boschi di latifoglia in autunno. Località: Monte Solone, Monte Lonzina, Monte Sengiari, Monte Cinto, ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: sui colli cresce in autunno in boschi misti di Carpino, Frassino e Quercia, a piccoli gruppi, il colore è molto bello, ti invita a soffermarti a guardarlo. Credo che sia il fungo che assomiglia di più alla terribile Amanita phalloides che più o meno ha gli stessi colori e cresce nello stesso habitat: Ma un’esame più attento ci fa vedere che alla base del gambo non ha la volva e sul gambo non c’è l’anello, comunque resta sempre sconsigliabile per la stretta somiglianza e per la carne di cattivo sapore.

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Lepista caespitosa (Bresadola) Singer Cappello: da 4 a 10 cm. inizialmente emisferico poi convesso, mai piano, depresso, cuticola separabile, liscia, asciutta, biancastra con sfumature grigio bruno al centro, il margine è arrotondato e ondulato. Lamelle: molto fitte, basse, strette, con numerose lamellule, di colore bianco, crema-grigio, attaccate al gambo con dentino, il filo è intero, alla pressione si staccano con facilità dalla carne del cappello. Gambo: 8-12 x 1-1,5 cm. slanciato, attenuato in alto, sempre ricurvo, pieno, color bianco, ocrabrunastro, quasi sempre riunito con altri esemplari alla base che formano un unico cespo. Carne: soda, elastica, compatta, tenace e fibrosa nel gambo, bianca, odore fungino subfarinaceo, sapore mite. Spore: 5-6 x 3-4 micron, ellissoidali, ialine. Sporata: carnicino. Habitat: cresce in autunno ai margini dei boschi, nei prati. Località Laghetti del Venda, Parco Frassanelle, Monte Castello di Calaone, ecc. Commestibilità: discreto nel misto, consigliata la sbollentatura. Osservazioni: E’ un fungo non molto comune nei Colli, cresce sporadico sempre negli stessi luoghi, si presenta con grandi cespi. Non viene raccolto dalla nostra gente e questo è un bene perchè è facile scambiarlo con le numerose Clitocybi bianche velenose che crescono frequenti nella zona collinare es. Clitocybe phyllophila, Clitocybe dealbata ecc. , importante valutare per distinguerla, se le lamelle si staccano nettamente dalla carne del cappello, in tal caso è la Lepista caespitosa.

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Lepista luscina (Fr.: Fr.) Sing. Sinonimi: Lepista panaeola (Fries) P. Karst. Rhodopaxillus nimbatus (Batsch) Konr. & Maubl. Cappello: da 6-10 cm. convesso spianato, cuticola separabile, sempre rivestita da piccole granulosità acquose umide di color grigio cenere brunastro, il margine lungamente involuto arrotondato più pallido biancastro con piccole solcature a volte ondulato e lobato. Lamelle: fitte, strette con lamellule di varia lunghezza arrotondate ma unite con un filo sul gambo a volte decorrenti, da biancastre a grigio paglierino con riflessi rosati alla pressione facilmente separabili dal cappello. Gambo: 5-8 x 1-2,5 cm. molto slanciato, svasato in alto più volte ricurvo, pieno, sodo, fibrilloso, color grigio brunastro, ingrossato alla base bambagiato con resti miceliari biancastri. Carne: soda compatta spessa nel cappello, dura fibrosa nel gambo, color biancastro grigio crema, odore gradevole farinoso, sapore dolce. Spore: 4,5-6 x 3,2-4 micron, largamente ellissoidali, verrucose, ialine. Sporata: bruno-rosato. Habitat: nei prati, limiti dei boschi, campi coltivati in autunno, Monte Solone, Monte Arrigon, Monte Bello, Parco Villa Monzino. Commestibilità: buono, molto profumato. Osservazioni: non molto comune sui colli poco conosciuto difficilmente lo si vede crescere all’interno del bosco, lo si trova nei campi coltivati luminosi e specialmente sotto alberi da frutto in un terreno grasso ricco di humus fin nel tardo autunno, mai singolo ma in grandi cerchi. Un fungo sodo, compatto dal profumo della carne inconfondibile. Lo si riconosce per le goccioline di rugiada che porta sul cappello tanto da dare un aspetto cromatico argenteo. Molti sono in questa stagione i suoi simili, ma tutti con delle caratteristiche diverse, con odori e sapori diversi, in comune hanno le lamelle che con la pressione delle dita si staccano con facilità dalla carne del cappello.

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Lepista inversa (Scopoli :Fries) Patouilard Sinonimi: Clitocybe inversa Scopoli ex Fries Clitocybe flaccida (Sow. Ex Fries) Kummer N.V. Trombette - Imbutini Cappello: 3-8 (10) cm. di diametro, convesso, ombelicato-imbutiforme, cuticola liscia, lucente, di color crema-ocraceo-rossastro, il margine è lungamente involuto, ondulato e lobato. Lamelle: fitte, sottili, basse, molto decorrenti sul gambo, con numerose lamellule di varia lunghezza, di color biancastro-crema, con filo liscio più scuro, si staccano facilmente dalla carne del cappello. Gambo: 2-5 x 0,5-1,5 cm. non molto lungo, a volte eccentrico, flessibile, ingrossato in alto, cavo, fibrilloso, concolore al cappello, con filamenti miceliari bianchi alla base. Carne: elastica, tenace nel cappello, fibrosa nel gambo, di color biancastro-rosato, odore aromatico caratteristico, sapore particolare, dolciastro. Spore: 3,5-4,7 x 2,7-3,5 micron, globulose, ialine, finemente verrucose, non amiloidi. Sporata: cremachiaro. Habitat: si trova in autunno nei boschi umidi di latifoglia (anche sotto Robinia pseudoacacia) in tutta la zona euganea. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: è un fungo molto conosciuto e ricercato, in autunno è uno dei più diffusi, si presenta gregario con decine e decine di esemplari che formano grandi file o cerchi, anche questo è un fungo saprofita che svolge la sua azione positiva nel bosco. ATTENZIONE a non scambiarlo con l’Omphalotus olearius (De Cand. : Fries) Fayod che è lignicolo e velenoso .

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Lepista nuda (Bulliard :Fries) Cke Sinonimi: Tricholoma nudum (Bull.:Fries) Kummer Rhodopaxillus nudus (Bull.:Fries) Maire N.V. Agarico violetto Cappello: 5-15 (20) cm. di diametro, all’inizio convesso poi piano, con largo umbone, cuticola separabile, liscia, un po’ vischiosa con l’umidità, di color blu-violetto, lilla-brunastro col secco, con il margine lungamente involuto, ondulato. Lamelle: abbastanza fitte, con lamellule discontinue, arrotondate e unite al gambo con un dentino, alla pressione si staccano facilmente dal cappello, sono di color viola-brunastro, con una pruinatura biancastra, più vistosa sul filo ondulato. Gambo: 5-10 x 1-3 cm. cilindrico, slanciato, pieno, di consistenza fibrosa, con striature longitudinali rossastre, ricoperte da una pruinatura fioccosa bianca, rigonfio alla base dove porta i resti di filamenti miceliari di color bianco. Carne: soda, compatta nel cappello, fibrosa nel gambo, di color violaceo chiaro, ocra alla base del gambo, odore : aromatico, caratteristico, sapore dolciastro. Spore: 6,5-8,5 x 4-5 micron, ellittiche, ialine, finemente verrucose. Sporata: rosa-salmome. Habitat: cresce in autunno nel sottobosco umido di latifoglia e conifera. Località : Monte Grande, Monte Venda, Monte Ventolone, Monte Rua ecc. Commestibilità: commestibile buono, consigliato nel misto. Osservazioni: è un fungo molto conosciuto, ricercato dalla “nostra gente” , cresce nel sottobosco ricco di detriti vegetali, ma anche fra l’erba, su terreno grasso, si presenta gregario in grandi file o cerchi, può raggiungere dimensioni notevoli ed è un fungo saprofita. La natura gli ha assegnato il compito di portare a mineralizzazione il materiale organico in decomposizione. Siccome si presenta anche in autunno inoltrato, quando le presenze fungine sono molto scarse, gli appassionati lo considerano un caro amico. 68


Leucopaxillus amarus (Alb. & Schw. : Fries) Kuhner ss. auct. Sinonimi: Leucopaxillus gentianeus (Quélet) Kotlaba N. V. Agarico amaro Cappello: 5-15 cm. di diametro, da emisferico a convesso, poi piano, depresso, con margine involuto, poi disteso, costolato, ondulato, superficie con squame sericee color bruno-vinoso, rosa-cannella, margine più chiaro. Lamelle: molto fitte, decorrenti sul gambo con dentino, con numerose lamellule, separabili dalla carne del cappello, di color bianco candido. Gambo: 6-8 x 2-3 cm., più corto del diametro del cappello quando il fungo è maturo, robusto, cilindrico, bulboso, di color bianco imbrunente al tocco, avente la superficie con striature longitudinali. Carne: soda, elastica nel cappello, fibrosa nel gambo, di color bianco, odore farinoso, sapore molto amaro. Spore: 4,5-6,5 x 4-5,5 micron, subglobose, ialine, finemente verrucose. Sporata: bianca. Habitat: cresce gregario a fine estate-autunno, sotto conifera, raramente sotto latifoglia. Località : Monte Ricco, Monte Rua ecc. Commestibilità: non commestibile perchè molto amaro. Osservazioni: è un fungo dalle lamelle fittissime, bianco candide, che contrastano con i colori del cappello dai toni vinosi, molto bello da vedere. Conosco un’interessante “stazione” di sviluppo sul Monte Ricco sotto cedri con presenza di cipressi. Fungo da fotografare.

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Leucopaxillus lepistoides (R. Maire) Singer Cappello: 10-20 (30) cm. di diametro, molto carnoso, dapprima subsferico poi convesso, piano con margine a lungo involuto che si può fessurare con tempo secco, la cuticola umida, grassa, molto spesso butterata che si può rompere in areole caratteristiche, è facilmente asportabile, di color biancastro crema con tonalità verdine. Lamelle: molto fitte, basse, con molte lamellule di varia lunghezza, leggermente decorrenti sul gambo, biancastre con riflessi verdognoli, il filo è irregolare, si staccano facilmente dalla carne del cappello. Gambo: 4-6 x 1-2 cm. piuttosto corto e massiccio, ingrossato in alto e alla base, poco profondo nel terreno, è tutto percorso da striature granulose di color ocraceo alla base. Carne: soda, compatta, umidiccia nel cappello, dura fibrosa nel gambo, di colore biancastro, odore di mandorle amare, sapore dolce farinaceo. Spore: 7,5-10,5 x 4,5-6,5 micron, ellittiche, lisce, amiloidi. Sporata: biancastra Habitat: cresce in autunno nei prati incolti esposti al sole tra l’erba. Località : Parco delle Frassanelle. Commestibilità: discreto previa asportazione della cuticola e con leggera sbollentatura. Osservazioni: questo fungo viene considerato una rarità e non solo per i Colli Euganei, è stato trovato in un’unica località della zona Euganea, verso la metà di ottobre, non cresce mai singolo ma in lunghe file o a cerchi, con colonie che possono anche arrivare a trenta esemplari che si possono presentare nei vari stadi di sviluppo, può raggiungere dimensioni notevoli, il micelio di questa specie ha la tendenza a far seccare l’erba dove si insedia . Facile lo scambio con il Leucopaxillus giganteus (Leyss. : Fr.) Sing. che anche lui si presenta nello stesso habitat ed è commestibile. Questa specie è una vera gemma per le Nostre Colline.

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Leucopaxillus tricolor (Peck ) Kuhn. Sin. Leucopaxillux compactus (Fries) Neuhoff N.V. Agarico dai tre colori Cappello: 6-20 cm. di diametro, da emisferico a convesso con margine ondulato e involuto, finemente feltrato come la “pelle di daino”, di color giallo ocraceo, con fossette di color bruno rossastro con l’età. Lamelle: adnate, subdecorrenti, forcato-anastomosate, di color giallo. Gambo: 5-10 x 2-6 cm., pieno, bulboso, con tubercoli, (fossette) finemente fibrilloso, di color biancastro. Carne: soda, dura e compatta, biancastra, di odore complesso aromatico particolare, inconfondibile e unico per chi ha un buon naso. Sapore astringente. Spore: 5,5-8 x 3,5-5 micron, largamente ellittiche, verrucose, ialine, con guttule. Sporata: bianca. Commestibilità: da considerare non commestibile per il suo sapore intenso, anche se molti autori lo danno commestibile (da considerare alla stessa stregua della Clitocybe nebularis). Habitat: cresce in autunno su terreno calcareo secco, in boschi xerofili, misti latifoglia. Località : Monte Orbieso, Monte Calbarina, eec. Osservazioni: è specie rara, che non compare tutti gli anni sui “Nostri Colli”. Si presenta con forma tozza, massiccia, la carne è dura, coriacea, ha un aroma particolare, unico nel mondo dei funghi. Da proteggere e da fotografare.

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Calocybe ionides (Bull.:Fr.) Donk. Sinonimi : Lyophyllum ionides (Bull.:Fr.) Kuhn. & Rom. Calocybe obscurissima (Pears.) Mos. Tricholoma conicosporum Metr. nom. nud. N.V. Calocybe color violetto Cappello: da 2-5 cm. inizialmente convesso, poi piano, leggermente involuto, asciutto, tutto ricoperto da una granulazione sericea di colore viola intenso, ardesia. Lamelle: fitte, strette, con numerose lamellule di varia lunghezza, basse, smarginate, color biancastro, allo sfregamento diventano rosate. Gambo: 3-6 x 0,3-0,5 cm. slanciato, quasi sempre ricurvo, leggermente ingrossato alla base, pieno, fibrilloso e striato, concolore al cappello, con l’età diventa bruno scuro, la base è rivestita da una “bambagia biancastra”. Carne: fragile nel cappello, dura e fibrosa nel gambo, di color biancastro, odore farinaceo, sapore gradevole. Spore: 5-6 x 2,5-3,5 micron, ellissoidali, lisce ialine, guttulate. Sporata: bianca. Habitat: lo possiamo trovare nei boschi di latifoglia di Quercia e Castagno in autunno. Località: Monte Ortone, Monte Grande, Monte Rua, Monte Conto, Monte Calbarina. Commestibilità : commestibile mediocre. Osservazioni: non è molto presente nei nostri boschi, credo di averlo trovato e raccolto soltanto due volte, è un piccolo funghetto che cresce singolo o in pochi esemplari gregari, in terreno ricco di humus, di facile determinazione, soprattutto per il bel colore blù violetto, sia del cappello che del gambo, in contrasto con le lamelle bianco candido. Questa specie è uno dei funghi più belli che possiamo incontrare nella zona Euganea.

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Pleurotus ostreatus (Jacquin : Fries) Kumm N.V. Sbrisa - Gelone Cappello : 4-20 (25) cm. di diametro, da linguiforme a spatulato, con una depressione concava dove c’è il gambo che è laterale, cresce sempre cespitoso riunito a numerosi esemplari sovrapposti, la cuticola è liscia, un po’ vellutata verso il gambo di color grigio-ocraceo, bruno-cenere, bluastro nella var. columbinus, il margine è involuto, ondulato, si fessura con il tempo secco. Lamelle : non molto fitte, grosse, alte, panciute, con numerose lamellule discontinue e bifide che formano una costolatura decorrente in rilievo lungo il gambo, di color biancastro con filo ondulato. Gambo : 1-4 x 1-2,5 cm., rudimentale, corto, carnoso, sodo, riunito a molti altri individui tanto da formare un unico ammasso di carne con più diramazioni, di color bianco, rivestito da una peluria cotonosa, infisso nel substrato nel quale si sviluppa. Carne : soda, compatta, elastica nel cappello, tenace dura e legnosa nel gambo, di color bianco con odore gradevole, sapore dolce saporito. Spore : 7-10 x 3-4 micron, cilindrico-elissoidali, lisce, ialine, con guttule, non amiloidi. Sporata biancastra. Habitat : allo stato spontaneo si presenta in autunno inverno su substrato legnoso di piante vive o morte di latifoglia, sopratutto pioppi, ma anche salici, ailanti ecc. località : Terre Bianche, Luvigliano, Parco delle Frassanelle, Monte Lonzina, Monte Boscalbò ecc. Commestibilita : molto buono e ricercato, ottimo da fare ai ferri o trifolato. Osservazioni : è un fungo che la nostra gente conosce molto bene, conosciuto infatti fino dall’antichità e molto ricercato, dalle nostre parti viene chiamato Sbrisa o Reciara, cresce dall’autunno inoltrato all’inizio della primavera lungo i fossati, ai piedi dei pioppi e dei salici, ma anche in altre piante sempre di latifoglia, il colore del carpoforo può variare a seconda della pianta in cui vive, è l’unico fungo che insieme alla Flammulina velutipes può sopportare le gelate e gli sgeli senza subirne conseguenze. Viene coltivato da molto tempo su grande scala con ottimi risultati e viene comunemente venduto in tutti i mercati del mondo.

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Omphalotus olearius (De Cand. :Fr.) Fayod Sinonimi: Pleurotus olearius (De Cand. : Fr.) Gillet Clitocybe illudens Schw. N.V. Fungo dell’olivo Cappello: 4-15 cm. di diametro, dapprima convesso, poi depresso imbutiforme, con umbone ottuso al centro, margine per lungo tempo involuto, fessurato con tempo secco, cuticola asciutta, fibrillosa, lucida, di color giallo-arancio-ocra. Lamelle: sottili, basse, molto fitte, a volte forcate, intercalate da numerose lamellule di varia lunghezza, lungamente decorrenti sul gambo, di color giallo aranciato, fosforescenti al buio. Gambo: 4-10 x 1-2 cm. cilindrico, pieno, duro, fibroso,affusolato verso la base, ricurvo, quasi sempre eccentrico, gregario ad altri esemplari molto infissi nel substrato legnoso. Carne: tenace, elastica nel cappello, dura e fibrosa nel gambo, di color giallo aranciato, odore erbaceo, sapore dolciastro. Spore: 7,5-9 x 5,5-7 micron, ovoidali, ialine, non amiloidi. Sporata: giallina. Habitat: cresce in autunno nelle ceppaie o nelle piante vive di latifoglia : che sono molto spesso, olivo, castagno, quercia, ma anche altre specie arboree. Località : Monte Grande, Monte Cero, Monte Orbieso, ecc. Commestibilità: velenoso, causa violenti disturbi gastroenterici. Osservazioni: E’ un fungo molto bello e appariscente che cresce cespitoso su substrato lignicolo, il gambo è quasi sempre laterale, le lamelle sono molto fitte, i carpofori a maturazione delle spore diventano fosforescenti (si vedono al buio). Questo fungo è stato scambiato col Cantharellus cibarius Fries e con la Lepista inversa (Scopoli : Fries) Pat., che sono funghi che crescono sul terreno e sono commestibili, va da se che chi ha fatto questo scambio si è intossicato. ATTENZIONE !

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Russula krombholzii R. Schaeff. Sinonimi: Russula atropurpurea Krombh. N.V. Colombina nero-rossa Cappello: 4-10 cm. da emisferico a convesso, poi piano e depresso, cuticola separabile fino a 1/3, margine arrotondato, esile un po’ striato, di colore rosso porpora, violetto, bruno nerastro al centro. Lamelle: fitte inizialmente, poi larghe, con lamellule, anastomosate, arrotondato annesse al gambo, sottili, fragili, bianche. Gambo: 3-6 x1-3 cm. cilindrico, robusto, un po’ ingrossato alla base, rugoso, bianco, spesso macchiato di bruno. Carne: soda, compatta, tenera e fragile nel fungo maturo, bianco rosata sotto il cappello, grigiastra nel gambo, odore aspro fruttato, sapore dolce poi leggermente acre piccante. Spore: 7-9 x 6-7 micron, ovoidali, verrucose. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi misti di Quercia, Frassino, Carpino, Castagno, nel periodo autunnale. Località: Monte Cinto, Monte Rua, Monte Venda, Monte Ricco, Monte Grande ecc. Commestibilità: non commestibile per il sapore acre. Osservazioni: è senza dubbio una bella Russula che “sui nostri boschi” cresce in autunno inoltrato in grandi gruppi nei boschi misto-latifoglia in terreno acido, il cappello a tempo umido è sporco di terra e fogliame, la colorazione è sempre rosso violaceo con il centro molto scuro, nerastro. La si può confondere con la Russula lepida, rossa granulosa molto soda ma con carne non pepata, oppure con la Russula emetica tossica, ma molto più esile e la carne acre piccante.

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Russula cyanoxantha (Schaeff.)Fries N.V. Colombina maggiore Cappello: 5-15 cm subgloboso, consistente e carnoso, poi aperto e depresso, cuticola asportabile fino a metà, liscia, che lascia intravedere la pigmentazione del cappello di color violetto, il margine rimane per lungo tempo involuto e arrotondato. Lamelle: fitte, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza, di consistenza grassa lardacea, adnate, subdecorenti al gambo, molto elastiche non si spezzano allo sfregamento, color bianco puro con riflessi azzurrini sul filo. Gambo: 3-8 x 1,5-3 cm. corto, tozzo, carnoso poi spugnoso farcito, a volte ingrossato ala base, pruinoso, di color bianco, a maturità si può macchiare di bruno ocra. Carne: compatta, soda, dura ma elastica, biancastra ma di color violetto sotto la cuticola, odore gradevole fungino, sapore dolce. Spore: 7-10 x 5-6 micron, ovoidali, verrucose, poco amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia, soprattutto Castagno e Quercia, in estate autunno. Località: Monte Venda, Monte Vendevolo, Monte della Madonna, Monte Grande, Monte Ricco, Monte Rusta, ecc. Commestibilità: commestibile buono. Osservazioni: è un fungo che cresce abbondante nei “nostri boschi” lo si riconosce per i bei colori che vanno dal violetto al rosato amaranto e la consistenza ceracea delle lamelle che sono elastiche non friabili, altra caratteristica è quella che, se si asporta la cuticola del cappello la carne sottostante è di color viola. Lo si trova singolo o in più esemplari, molto ricercato è una delle migliori russule, gli esemplari giovani si possono mangiare anche crudi. Esiste un’altra varietà cioè la Russula cyanoxantha fo. peltereaui R. Maire Sing. che ha le stesse caratteristiche ma è di color verdognolo, anche questa è commestibile.

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Russula heterophylla (Fr.:Fr.) Fries N.V. Russula verde - Verdone Cappello: 5-12 cm. da emisferico a convesso, poi piano e depresso, cuticola separabile per ¼ del raggio, liscia, di colore verde oliva, ocra olivastro, margine involuto, da giovane arrotondato, con una leggera pettinatura, fessurato a maturità. Lamelle: fitte, basse, con qualche lamellula anastomosate, attenuato quasi decorrenti sul gambo, di colore bianco crema, sempre ceracee, elastiche, a maturità il filo si macchia di ocra brunastro. Gambo: 3-6 x 1-3 cm. cilindrico, sodo, poi spugnoso, attenuato in basso, pruinoso alla sommità, di colore biancastro, che si macchia di ocra brunastro alla base. Carne: spessa, compatta, spugnosa con l’età, da prima bianca, poi tende a colorarsi di crema giallino, odore gradevole, sapore dolciastro. Spore: 5,5-8 x 4-5 micron, subglobose, verrucose, poco amiloidi. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di Querce e Castagni, in estate autunno. Località: Monte Venda, Monte Grande, Monte Ricco, Monte Calbarina, Monte Gallo, ecc. Commestibilità : commestibile buono. Osservazioni: questa specie è una delle russule più conosciute nel territorio euganeo, cresce gregaria a gruppi, facile da riconoscere per la caratteristica di avere le lamelle forcato anastomosate vicino al gambo dove formano un collarino ricamato alveolato, la carne è sempre di consistenza lardosa ceracea. Ma attenzione come più volte ho raccontato di quel raccoglitore che mi ha portato un cestino di funghi da controllare, osservando attentamente i funghi trovai un gambo staccato con la volva, così andai alla ricerca del cappello che era di color giallognolo verdino, composi il fungo, così scoprii che questo signore aveva scambiato per un verdone l’Amanita phalloides velenosa mortale, questo errore può costare la vita di un’intera famiglia, dunque facciamo molta attenzione.

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Russula lepida (Fr.) Fr. nom. cons. Sinonimi: Russula rosacea (Pers.) S.F. Gray p.p. N.V. Colombina rosa dolce Cappello: da 4-10 cm. subgloboso, convesso, poi piano e depresso, molto duro, sodo, cuticola non separabile, vellutata, feltrata opaca a tempo secco, spesso screpolata, di colore rosa-rosso cinabro vermiglio, a volte con chiazze rosee biancastre. Lamelle: fitte, poi più spaziate, forcato anastomosate, con lamellule, attenuate al gambo, color bianco con riflessi crema, nel fungo adulto il filo si colora di rosato al margine del cappello. Gambo: 4-8 x 1,5-3 cm. corto, slanciato, ingrossato a metà, assottigliato alla base, duro, sodo, pieno, color bianco con sfumature rosso rosato. Carne: compatta, in vecchiaia un po’ più molle, biancastra al taglio, che all’aria si macchia di grigio rosato, odore particolarmente fruttato, sapore gradevole mentolato. Spore: 7-9 x 7-8 micron, subglobose, verrucose, amiloidi. Sporata: color crema. Habitat: la possiamo trovare in boschi di latifoglia: querce, castagno, in terreno acido, in primavera autunno, località: “Terre rosse” Monte Oliveto, Monte Lonzina, Monte Ricco, ecc. Commestibilità : di scarso valore commestibile. Osservazioni: cresce già dalla primavera, la si riconosce per il colore rosso opaco vellutato, la carne che ha consistenza dura, il gambo è rosa-rosso, viene comunemente consumata nel misto con altri funghi, in alcune regioni viene raccolta per essere conservata sott’olio.

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Russula nigricans (Bull.) Fries N.V. Russula negra Cappello: 5-15(20) cm. arrotondato convesso da giovane, poi piano e depresso, quasi ombelicato, margine lungamente involuto, cuticola appena separabile, glabra, ruvida, feltrata, asciutta presto secca, di color biancastro cenere, a maturità diventa bruno scuro fuligginoso, nerastro al centro. Lamelle: molto larghe, grosse, con numerose lamellule di varia lunghezza, annesse al gambo o appena decorrenti, di color biancastro crema, molto fragili, se strofinate si macchiano di rossastro, con l’età diventano bruno nerastro. Gambo: 2-8 x 1-3 cm. bianco, corto, compatto, presto midolloso, attenuato alla base, quasi pruinoso, di color bruno fuligginoso, se manipolato si macchia di rossastro. Carne: compatta, dura, granulosa, al taglio vira al rosso vinoso, poi al bruno scuro, l’odore è acidulo fruttato, il sapore dolciastro nel gambo, leggermente acre nelle lamelle. Spore: 6,5-8,5 x 6-7 micron, ovoidali, verrucose, amiloidi. Sporata: bianca. Habitat : cresce nei boschi di Castagno e Querce in estate e autunno. Località: Monte Socati, Monte Venda, Monte Rosso, Monte Ricco, Monte Gallo, ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è una russula che cresce in abbondanza sui “nostri colli”, specialmente in autunno, si presenta con numerosi esemplari anche di grande taglia. Si può scambiare con la Russula albonigra di dimensioni più piccole e con le lamelle più fitte. La Russula acrifolia anch’essa ha le lamelle fitte di sapore acre bruciante. In autunno può succedere di vedere queste russule invase da un micelio che produce dei piccoli funghetti bianchi non più grandi di qualche cm. si tratta della Nyctalis parasitica che si insedia appunto su questi carpofori.

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Russula vesca Fries N.V. Colombina rosata Cappello: 6-12 cm. subgloboso, poi convesso, infine piano, depresso al centro, compatto, ma anche fragile, cuticola umida, rugosetta, asportabile per 1/3, il margine è molto esile e rientrato, tanto da far notare i segmenti delle lamelle, il colore è molto variabile dal rosa carnicino, al bruno rossastro, al grigio porpora, più scuro al centro. Lamelle: molto fitte, più sottili e basse verso il gambo, attenuato-decorrenti, fragili, hanno una biforcazione a collarino in prossimità del gambo, inizialmente bianche, poi crema pallido, che con l’età si macchiano di bruno-rossastro. Gambo: 3-8 x 1-3 cm. pieno, sodo, poi spugnoso, cilindrico, anche ricurvo, più attenuato in basso, pruinoso, di colore bianco, che a maturazione si macchia di ocra ruggine. Carne: compatta, poi più tenera, fragile, color bianco carnicino sul cappello, all’aria e al taglio si colora di bruno ocra sul gambo, odore gradevole, sapore dolce, come di nocciola. Spore 6-8 x 5-6,5 micron, ovoidali, verrucose. Sporata: bianca. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia, specialmente Castagno, da maggio a dicembre. Località: Monte Grande, Monte della Madonna, Monte Venda, Monte Altore, Monte Ricco, ecc. Commestibilità: commestibile buona, da giovane anche cruda in insalata. Osservazioni: questo è un fungo molto comune nei “nostri boschi” lo troviamo sin dalla primavera anche con numerosi esemplari, si può confondere con la Russula cyanoxantha per la consistenza della carne e la pigmentazione sotto la cuticola del cappello, ma non ha le lamelle grasse di consistenza ceracea. Inoltre negli esemplari maturi la cuticola si ritrae lasciando al margine i segmenti delle lamelle molto pronunciati, è un fungo molto buono e ricercato viene considerato una delle migliori russule commestibili.

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Lactarius chrysorrheus Fries N.V. Lattario zolfino Cappello: 4-8 cm. di diametro, da convesso ad appianato con depressione centrale, cuticola asciutta, pruinosa, separabile fino ad 1/3 del raggio, di color rosa-carnicino-aranciato, con zone concentriche rossastre, margine lungamente arrotondato, ondulato, a volte lobato. Lamelle: non molto fitte, strette, subdecorrenti, alternate da numerose lamellule, il colore è biancocrema-carnicino. Gambo: 2,5-5 x 1-2 cm. da liscio a gibboso ed irregolare, farcito, a volte cavo, talvolta ricurvo ed anche un po’ compresso, pruinoso,di color biancastro-rosato con sfumature ocracee. Carne: abbastanza spessa e soda nel cappello, spugnosa nel gambo, al taglio vira rapidamente al giallozolfo, odore fruttato gradevole, sapore acre-amaro. Latice: fluido ed abbondante, bianco che vira rapidamente al giallo-zolfo, sapore acre un po’ meno della carne. Spore: 6-8 x 5-6,5 micron, subglobose, ialine, verrucose. Sporata: biancastra. Habitat: si presenta in autunno sopratutto in bosco di castagno e quercia. Località : Monte Lonzina, Monte Solone, Monte Boscalbò, Monte Ricco ecc. Commestibilità: non commestibile perchè troppo acre. Osservazioni: è un fungo che cresce fino al tardo autunno nei nostri boschi, gregario formante piccoli gruppi che fanno risaltare il sottobosco con i loro colori vistosi, ha un abbondante lattice bianco che a contatto con l’aria vira al giallo-zolfo. ATTENZIONE a non confonderlo con la Lepista inversa.

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Lactarius vinosus Quélet N.V. Sanguinello - Sanguin - Fungo del sangue Cappello: 5-12 cm di diametro, convesso, spianato, depresso, imbutiforme, cuticola asciutta, opaca, pruinosa, con zonature concentriche violacee su fondo aranciato, rosso vinoso e con riflessi verdognoli, margine arrotondato. Lamelle: molto fitte, strette, con numerose lamellule riunite e bifide di varia lunghezza, quasi decorrenti al gambo, con il filo discontinuo di color rosato violaceo con tonalità verdognole. Gambo: 5 x 1,5 cm., piuttosto corto, cilindrico a forma di cono svasato in alto, presto cavo, con una pruinatura grigio-verdognolo-violacea, porta delle fossette, rosse all’interno ed è attenuato alla base. Carne: soda , compatta, di color rossastro vinoso al taglio, che emette un copioso latice rosso-vinaccia che ben presto si colora di verdognolo a contatto con l’aria, odore più o meno fruttato, sapore dolce. Spore: 7,5-9 x 6-7,5 micron, da subglobose a largamente ellissoidi ornate da dense verruche. Sporata: biancastra. Habitat: cresce in autunno nelle pinete. Località : Monte Boscalbò, Monte Cinto, Monte Calbarina ecc. Commestibilità: discreta, si consiglia di cuocerlo ai ferri. Osservazioni: fa parte del gruppo dei “Lactarius” dal latice color sangue o carota, che sono tutti commestibili nel misto funghi dopo sbollentatura, oppure sono di maggior pregio se consumati cotti ai ferri. Questa specie è abbastanza comune, si può scambiarlo con il Lactarius sanguifluus che è molto simile e cresce nello stesso habitat, cioè solo dove ci sono Pini.

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Hygrophorus penarius

Fries

Cappello: 4-10 cm. sodo carnoso, emisferico, convesso, poi disteso, ondulato, con un largo umbone più o meno pronunciato, il margine è molto involuto, poi arrotondato, vischioso con l’umidità, poi asciutto, si può screpolare col tempo secco, di color biancastro crema con delle piccole fibrille ocracee al centro. Lamelle: larghe, spaziate, con numerose lamellule discontinue, nettamente decorrenti al gambo, di color bianco con riflessi rosato citrino. Gambo: 3-10 x 1,2-3 cm. slanciato, pieno, poi farcito, ingrossato verso l’alto e affusolato alla base, sempre ricurvo, rivestito da fibrille squamose o forforacee di color bianco ocraceo con tonalità brunastre. Carne: dura, soda, biancastro rosata alla base del gambo, odore simile al burro o al latte cagliato, sapore dolce. Spore: 6-7,5 x 4-5 micron, ellissoidi, lisce, ialine, guttulate. Sporata: bianca. Habitat: nei boschi asciutti di latifoglia: Quercia, Carpino, Frassino, in autunno. Località: Monte Rion, Monte della Madonna, Monte Spinazzola, Monte Cinto. Commestibilità: commestibile buono. Osservazioni: questa specie cresce in autunno, difficilmente lo si trova singolo, ma quasi sempre a file, tra il fogliame, con numerosi esemplari seminascosti, alcuni raggiungono dimensioni notevoli, sempre biancastri, con il cappello ondulato e il gambo molto profondo nel terreno e sempre ricurvo, fusiforme, terminante a punta. Può essere scambiato con Hygrophorus poetarum che è più sodo, con i colori più carichi, ocra rosati, ha anche un profumo molto pronunciato di gelsomino o balsamo del Perù. Tutti e due sono buoni e allo stadio giovane, si prestano ad essere conservati sott’olio.

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Hygrophorus russula (Schaeff. : Fr.) Quel. Sinonimi: Tricholoma russula (Schaeff. : Fr.) Gill. N.V. Lardarello rosso Cappello: da 5-15 cm. globoso, convesso, piano, concavo, ondulato, cuticola umida da giovane porta delle fibrille squamulose rosate, il colore è vinoso, bruno porpora a chiazze su fondo biancastro, margine separabile per un terzo, lungamente involuto arrotondato lobato a tempo secco fessurato. Lamelle: non molto fitte, basse con molte lamellule di varia lunghezza, arrotondate ma unite al gambo con un dentino, biancastre poi maculate di rosso vinoso sul filo Gambo: 3-7 x 1-2,5 cm. molto forte sodo cilindrico ingrossato in alto, rastremato e rigonfio in basso, macchiato di rossastro porpora specialmente alla base. Carne: molto dura, consistente nel gambo, più tenera soffice nel cappello, di color biancastro con sfumature rosate, odore buono fungino, sapore dolce nel giovane, poi amarognolo. Spore: 7-9 x 4-5 ellissoidali, lisce, ialine, guttulate. Sporata: bianca Habitat : boschi di latifoglia: querce, carpini, ornielli, in autunno.Monte della Madonna, Monte Rion, località “Groppetto”. Commestibilità : commestibile Osservazioni: risulta non facile in autunno incontrare questa specie che cresce nei boschi asciutti esposti a sud. Si presenta gregario in grandi gruppi tra il fogliame. Nei “Nostri Colli” non è molto ricercato, come al contrario avviene in altre regione del centro Italia, dove è molto apprezzato è chiamato col nome di Lardarello rosso. Si presta ad essere conservato sott’olio

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Rhodocybe gemina (Fries) Kuyper & Noordeloos Sinonimo: Rhodocybe truncata (Quelèt) Bon Cappello: 5-15 cm. di diametro, sodo e compatto, da convesso ad appianato, qualche volta leggermente depresso, cuticola liscia di color crema-carnicino-rosato, il margine è lungamente involuto, ondulato e lobato. Lamelle: non molto fitte, basse, con numerose lamellule di varia lunghezza, adnate o subdecorrenti di color biancastro-carnicino. Gambo: 3-8 x 1-3 cm. cilindrico, massiccio, pieno, color crema-rosato, pruinoso all’apice, ingrossato alla base. Carne: soda, compatta, di color biancastro, odore particolare aromatico, inconfondibile, sapore come di nocciola. Spore: 5-7 x 4-5 micron, ellittiche, finemente verrucose. Sporata: carnicina. Habitat: compare in autunno nel sottobosco luminoso di latifoglia sopratutto di Robinia pseudoacacia fra l’erba, formando lunghe file e cerchi con decine di esemplari. Località : Monte Rina, Monte Pirio, Monte Ricco, ecc. Commestibilità: commestibile buono, consigliato nel misto. Osservazioni: è un fungo poco conosciuto e poco raccolto dalla “nostra gente”, cresce numeroso, quando si presenta in mezzo all’erba si intravede soltanto il cappello, perchè il gambo è corto ed infossato, è un fungo carnoso, sodo e compatto, bello per il suo colore e caratteristico per il suo profumo, unico nel mondo dei funghi. Si può presentare anche nei terreni dei Colli Euganei, una volta coltivati ed ora abbandonati.

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Rhodocybe truncata var. subvermicularis Maire Sinonimi: Rhodopaxillus truncatus R. Maire Cappello: 3-6 cm. poco carnoso, elastico ma fragile, convesso mai piano, rialzato al bordo, un po’ depresso al centro, cuticola liscia, lucente, asciutta, grinzosa, a tempo secco di colore ocra aranciato, rossastro, margine arrotondato debordante ondulato. Lamelle: quasi fitte, poi spaziate con numerose lamellule disuguali che formano un aspetto bifido, arrotondate, ma unite al gambo con un dentino, quasi decorrenti, color biancastro, carnicino rosato, infine rossastre. Gambo: 3-7x0,5-1 cm. non molto lungo, cilindrico, flessuoso, attenuato in alto, percorso da fini striature e con una pruinatura fioccosa color arancio carnicino, infossato, ingrossato alla base, tutto rivestito da una bambagia cotonosa bianca, intrecciata ai resti vegetali, se raccolto intero si notano molti cordoncini miceliari bianchi di varia lunghezza. Carne: elastica fragile tenera nel cappello, soda e fibrosa nel gambo, color biancastro rosata, odore particolare farinaceo aromatico, sapore dolce. Spore: 5-6,5 x 3,5-5 micron, ellissoidali, verrucose. Sporata: rosa. Habitat: si trova nei boschi di latifoglia soprattutto querce: roverella e leccio, in autunno. Località: Monte Ricco, “Rocca Pendice”, “Parco delle Frassanelle”. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: questo fungo è molto raro nei “nostri colli”, si tratta di una varietà della Rhodocybe gemina, che non cresce nello stesso habitat, essa è molto più piccola e meno carnosa, esile ed elastica tanto da scambiarla per una Collybia dal colore aranciato rossastro. Anche in questa specie le lamelle alla pressione si staccano completamente dalla carne del cappello. Una caratteristica particolare sono i molti filamenti o radichette miceliari bianchi e filiformi alla base del gambo.

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Volvariella speciosa var. gloiocephala (De Cand. :Fries) Singer Sinonimi : Volvariella speciosa fo gloiocephala (De Cand. :Fries) Court. Volvariella gloiocephala (De Cand. : Fries) Boekhout & Enderle N.V. Volvaria viscosa Cappello: 6-12 cm. di diametro, da ovoidale a conico-campanulato, poi piano-convesso, con umbone, cuticola umida, lucente e vischiosa, a tempo secco asciutta e liscia, asportabile per 1/3 del raggio, di colore grigio-cenere, bruno-marrone, più scuro al centro, il margine è decorticato. Lamelle: fitte, spesse, alte, ventricose, con molte lamellule discontinue, libere al gambo, di color bianco-carnicino, e a maturazione delle spore rosa-brunastre, con filo liscio. Gambo: 8-18 x 1-2 cm. cilindrico, pieno, pruinoso di color bianco con sfumature color cenere attenuato in alto, allargato verso la base dove viene avvolto da una volva alta, lobata, libera dal gambo di color bianco, abbastanza profonda nel terreno. Carne: tenera e molle nel cappello, consistente nel gambo, di color bianco, odore molto forte di radice o di ravanello, sapore amarognolo disgustoso. Spore: ellittiche, 12-18 x 8-10 micron. Sporata: rosa carnicino. Habitat: cresce in tutto il periodo dell’anno nei terreni grassi e concimati che possono essere, orti, giardini, campi coltivati, può presentarsi anche lungo le strade. Località : lo possiamo trovare in tutta la zona euganea. Commestibilità: scadente, sconsigliato. Osservazioni: è una delle specie più comuni, si può presentare nei luoghi erbosi, lungo le strade, ma sopratutto nei campi coltivati a mais, l’autunno è la stagione più propizia per incontrarlo, se ne possono vedere centinaia di esemplari, ma si può presentare anche in primavera. I raccoglitori poco esperti possono scambiarlo con le Amanite del gruppo della vaginata es. Amanita plumbea, anche loro hanno la volva ma sono sprovviste di anello, come la “nostra Volvariella”. I caratteri morfologici differenziali sono : le lamelle bianche e non rosa e il margine del cappello striato nelle Amanite. Comunque sono tutti funghi commestibili.

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Volvariella surrecta (Knapp.) Sing. Sinonimi: Volvariella loveiana (Berck.) Gill. Cappello: 3-6 cm. campanulato, convesso, mai piano, con un leggero umbone poco pronunciato, cuticola tutta ricoperta da una fine fibrosità lanuginosa sericea, colore da bianco a grigio nocciola, margine spesso arrotondato, a maturità fessurato. Lamelle: molto fitte, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza, arrotondate e libere dal gambo, inizialmente bianco carnicino, rosate, infine rossastre con il filo bianco pruinoso. Gambo: 4-6 x 0,8-1 cm. non molto lungo, quasi sempre ricurvo, attenuato in alto, pieno, poi farcito striato e fibrilloso pruinoso, color bianco cenere, ingrossato alla base. Volva : ampia, spessa, membranosa, lobata, bianca, fioccosa e libera dal gambo. Carne: tenera, molle nel cappello, fibrosa compatta nel gambo, di color bianco, odore aromatico, acerbo, sapore mite di rapa. Spore: 5,5-6,5 x 3,5-4,5 micron, ellissoidali, lisce. Sporata: bruno-rossastro. Habitat: cresce in autunno sui carpofori della Clitocybe nebularis. Località : “Parco delle Frassanelle”, Monte Lonzina, Monte Ventolone, Monte Rusta. Commestibilità: senza valore di commestibilità. Osservazioni: senza dubbio si tratta di un funghetto piuttosto raro sui Colli Euganei. Personalmente l’ho visto una sola volta portato da un socio del gruppo, devo dire che è un bellissimo fungo che cresce soltanto in autunno, sul cappello della Clitocybe nebularis, a piccoli gruppi riuniti e concrescenti in un unico cespo tutti di color bianco puro, il micelio di questi funghetti invade il cappello del fungo che lo ospita, come si nota nella foto, parassitandolo, fino a renderlo deforme, più crescono rigogliosi gli ospiti, più va in decomposizione.

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Pluteus petasatus Fr. Gill. Sinonimi: Pluteus patricius (S. Schulz.) Boud. ss. Sing. Mos. Pluteus curtisii (Ber. & Br.) Sacc. ss. Sing. Pluteus pellitus (Pers.: Fr.) Kumm. ss. Rick. Cappello: da 5-10 cm. campanulato, convesso, mai spianato, porta con largo umbone, cuticola color bianco grigiastro, con il centro ricoperto da piccole squamette in rilievo, brunastro scuro, caduche, il margine è sempre convesso debordante, fessurato. Lamelle: non molto fitte, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza, libere al gambo, inizialmente di colore bianco poi a maturità rosato, rossastro, con il filo intero. Gambo: 3,5-7 (10) x 0,5-1 cm. abbastanza lungo, flessuoso, ricurvo, pieno, con delle fibrille in rilievo squamulose, di color bianco, mentre alla base è bruno scuro. Carne: tenera, compatta nel cappello, fibrillosa nel gambo, bianca, con odore molto forte di fiori di sambuco, sapore dolciastro. Spore: 6,5-8,5 x 4,5-6 micron, ellissoidali, lisce. Sporata: ocra-rossastra. Habitat: lo troviamo nei tronchi tagliati di diversi tipi di piante come: Platano, Quercia, Frassino, ecc. si può trovare anche su residui di segatura, in primavera estate. Località: “Roccolo”, Castelnuovo, Bastia, Treponti di Teolo, lungo le strade. Commestibilità: commestibile scadente. Osservazioni: è un fungo abbastanza comune, che si può trovare subito dopo le prime piogge primaverili, può crescere singolo o cespitoso, può arrivare a grandi dimensioni. Inizialmente lo si può confondere con specie diverse, lo si distingue dai suoi simili per il cappello biancastro grigio e dal largo umbone pronunciato, ha il centro ricoperto da piccole verruche brunastre scure areolate, da giovane ha le lamelle bianco candido che solo a maturità diventano di un bel colore rosa carnicino rossastro, il fungo emana un profumo soave inconfondibile.

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Entoloma saundersii var. hiemale (Fr.) Lazzari & Blanco ex Bellù Sinonimi: Entoloma saundersii (Fr.) Sacc. ss. Auct. plur. N.V. Entoloma invernale Cappello: da 4-10(12) cm. subgloboso, campanulato, spianato, depresso, ma sempre con un largo umbone molto pronunciato, cuticola con fibrille innate radiali, di color grigio, bruno marrone scuro, con riflessi argentati, il margine lungamente involuto a volte ondulato, liscio. Lamelle: molto larghe, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza, arrotondato annesse al gambo, sempre erose sul filo, di colore grigio, carnicino rosato, con l’età diventano salmone rossastre. Sul fondo si intravedono delle nervature traversali molto evidenti. Gambo: 4-8 x 0,7-2 cm. a volte corto, alto, slanciato, sempre sinuoso ricurvo, attenuato in alto, contorto e ingrossato alla base, tutto rivestito da striature fibrillose molto incavate con l’età, di colore grigio nocciola, biancastro in basso. Carne: bianca, tenera sul cappello, fibrosa midollosa nel gambo, odore forte di farina, sapore dolce. Spore: 11,5-12,5 x 9,5-11 micron, poligonali, angolose. Sporata: rosa. Habitat: lo possiamo trovare sotto olmi, arbusti di rosacea, in pieno inverno. Località: “Treponti di Teolo”, “Fontana Maggiore”, “Sasso Crugnoeo”, Teolo. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: Questo fungo l’ho visto e raccolto soltanto tre volte in trent’anni di ricerche, è facile ora determinarlo con i nuovi testi specialistici che abbiamo a disposizione. La stagione di crescita è alquanto particolare, si trova in pieno inverno La prima volta l’ho raccolto il 20 di gennaio in un sentiero esposto a sud, non lontano vi erano alcuni olmi, credo che la crescita si completi già sotto terra, perché notai del terriccio e fogliame rialzato e sotto c’erano i funghi assiepati con il cappello a grandezza naturale mentre il gambo era tutto infossato nel terreno, è un fungo piuttosto raro nei colli Euganei.

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Entoloma sinuatum (Bull.: Fr.) Kummer Sinonimi: Entoloma lividum (Bull.) Quel. Entoloma eulividum Noord. N.V. Agarico livido - il Perfido Cappello: da 5-20 cm. carnoso, campanulato convesso, poi piano rialzato ondulato, con un largo umbone sempre molto pronunciato, asciutto, glabro, opaco, con delle piccole fibrille radiali più vistose con l’età, di color biancastro, grigio cenere, ocraceo, sericeo, il margine è lungamente involuto, pruinoso, con il tempo secco fessurato. Lamelle: alquanto rade, larghe, alte, con molte lamellule, smarginate, quasi libere al gambo, di colore biancastro, giallastro, poi a maturazione delle spore rosato salmone, con il filo seghettato. Gambo: 5-15 x 1,5-3 cm. sodo, pieno, cilindrico, slanciato, attenuato in alto, quasi sempre ricurvo, ingrossato alla base, a volte solcato e striato, con fibrille biancastro giallognolo, pruinoso. Carne: soda, compatta, fibrosa nel gambo, bianca, odore forte di farina , sapore dolciastro sgradevole. Spore: 8,5-11 x 7-8 micron, angolose, subesagonali. Sporata: bruno-rosa. Habitat: lo troviamo nei terreni e nei boschi argillosi e silicei, in autunno. Località: Monte Sirottolo, “Boccon di Vò”, Monte Boscalbò, Monte Vendevolo. Commestibilità: velenoso, causa disturbi molto gravi. Osservazioni: non è molto comune sui colli euganei, ma ci sono anni particolari nei quali cresce in abbondanza e allora cominciano i ricoveri in ospedale, non cresce quasi mai singolo, ma gregario con più esemplari, sempre in autunno, è un fungo molto invitante per il suo portamento slanciato, se lo si strofina emana un profumo di farina fresca. Lo si può scambiare con la Calocybe gambosa, che ha odore di farina e cresce in primavera, mentre in autunno può venire scambiato con la Clitocybe nebularis che cresce negli stessi luoghi e ha lo stesso colore ma carne che emana un odore forte complesso, mai di farina fresca.

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Entoloma sepium (Noul. & Dass.) Rich. & Roze Sinonim: Rhodophyllus sepium (Noul.: Dass.) Romag. Cappello: da 3-10 cm. conico, convesso, poi piano, rialzato al centro, con un largo umbone, la cuticola è liscia, traslucida, umida, a tempo secco si screpola facilmente, di color biancastro nocciola, con sfumature ocra, crema pallido, il margine è sottile involuto ondulato a volte fessurato. Lamelle: non molto fitte, spaziate, larghe, con numerose lamellule discontinue, arrotondato smarginate, ma unite con un dentino al gambo, color biancastro, rosa carnicino, a maturazione delle spore rosa brunastro, con il filo seghettato. Gambo: 4-10 x 0,5-2 cm. slanciato, cilindrico, quasi sempre ricurvo, riunito ad altri esemplari, attenuato alla base, tutto striato e fibrillato, di color biancastro con tonalità carnicine. Carne: tenera, fragile sul cappello, compatta fibrosa nel gambo, di color biancastro, ma presto invasa da larve, dove viene erosa si colora di giallo aranciato, odore farinaceo o di noce di cocco, sapore dolciastro. Spore: 7,5-10 x 7-9 micron, poligonali, angolose, con 5-7 angoli, lisce, ialine. Sporata: ocraceo-rosa. Habitat: cresce nei giardini, nelle siepi, al limite dei boschi, soprattutto sotto Prunus spinosa. Località: “Passo delle Fiorine” Monte Cecilia, Monte Rion, Monte Ceva, ecc. Commestibilità : discreta, dopo prebollitura per il gusto dolciastro. Osservazioni: è un tipico fungo primaverile, cresce anche nei nostri giardini, al limite dei boschi, ovunque si trovino piante di Prunus spinosa “bronbigioi” nell’erba, verso la fine di aprile, mai singolo ma a file o cerchi, anche cespitoso, con numerosi esemplari. E’ un fungo traslucido, biancastro, con le lamelle rosate, quando lo si raccoglie allo sfregamento o alla frattura della carne emana un profumo dolciastro come di noce di cocco. Lo si può confondere con l’Entoloma sinuatum “lividum”, (velenoso) per il colore e sapore, ma quest’ultimo cresce in autunno e non in primavera in un habitat completamente diverso ed è di taglia più grande.

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Entoloma incanum (Fr.:Fr.) Hesl. Sinonimi: Rhodophyllus euchlorus (Lasch.: Fr.) Quel. Agaricus carneovirens Jungh. Cappello: da 1-4 cm. da emisferico a convesso, con margine involuto, che si fessura facilmente, depresso ombelicato, igrofano, cuticola lucida fibrillosa per ¾, striato, ricoperto da una fioccosità forforacea di color ocra giallognola, giallo olivastro, verdognolo. Lamelle: non tanto fitte, larghe, spaziate, arrotondate, ma unite con un dentino al gambo, il filo è intero, biancastro, giallognolo, verdastro, a maturità color rosa brunastro. Gambo: 2-8 x 0,1-0,3 cm. molto lungo, slanciato, esile, fragile, tutto solcato da striature di color giallognolo verdastro, quasi trasparente, ingrossato leggermente alla base, con i resti di micelio bianco, se manipolato cambia subito colore diventando bluastro nero. Carne: esile, fragile, color giallo verdognolo, se manipolata diventa bluastro scuro, odore di cicuta o formaggio, sapore mite. Spore: 11-14 x 7-9 micron, angolose a 6-9 angoli, guttulate. Sporata: ocraceo-rosa. Habitat: cresce nei parchi e giardini, nei campi fra l’erba, nei luoghi umidi, in autunno. Località: “Parco delle Frassanelle”, “Parco Villa Monzino”, Monte Cinto, ecc. Commestibilità: senza valore. Osservazioni: è un funghetto molto piccolo, ma dai colori molto belli, vivaci, che vanno dal giallognolo al verde smeraldo, così pure il gambo. Cresce in autunno lungo i sentieri o nei parchi e giardini, spesso passa inosservato, si presenta singolo o con pochi esemplari nell’erba, quando lo trovi la curiosità di raccoglierlo è tanta, anche se i carpofori sono molto fragili e al contatto con le dita cambiano subito di colore, diventando bluastro scuro, è un fungo molto raro.

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Inocybe rimosa (Bull.: Fr.) Kumm. Sinonimi: Inocybe fastigiata (Sch.) Quel. Cappello: 4-7 cm. conico, campanulato, poi più aperto, con un umbone molto pronunciato, cuticola asciutta sericea tutta rivestita da fibrille setose radiali innate di color marrone cannella, ocra giallino, bruno rossastro al centro margine arrotondato aperto e rivolto verso l’alto tutto scanalato pettinato quasi fino al centro fessurato radialmente Lamelle: non molto fitte con lamellule ineguali, quasi libere al gambo, di color prima olivastro verdognolo, poi a maturità ocra brunastre, con il filo ondulato biancastro. Gambo: 6-10 x 0,5-1 cm. slanciato, cilindrico, attenuato in alto, ingrossato alla base, però mai bulboso, fibrilloso, bianco, brunastro, ricoperto da una fioccosità pruinosa. Carne: soda, compatta, fibrosa, nel gambo biancastra, odore spermatico, sapore disgustoso. Spore: 9-14 x-6,5-8,5 micron, ellissoidali, lisce. Sporata: bruno-ulivacea. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia lungo i sentieri, località: Monte Ricco, Monte Rusta, Monte Cero, Monte Oliveto, Monte Grande, “Passo delle Fiorine”. Commestibilità: è una specie velenosa. Osservazioni: è un fungo comune dei “nostri colli”, cresce sin dalla primavera, facile da individuare nei luoghi luminosi e lungo i sentieri, singolo o in pochi esemplari, da giovane ha la forma conica poi aperta, ma porterà sempre un cappello fibrillato e fessurato radialmente con una fiocchettatura biancastra sul gambo, con queste caratteristiche è facile riconoscerlo. E’ successo però che qualcuno, quando il fungo era allo stadio giovane, l’ha raccolto assieme all’Armillaria mellea, il chiodino, ricordo di aver trovato più volte nei cestini da esaminare anche più di un esemplare di questa specie. Attenzione perché si tratta di un fungo molto tossico.

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Inocybe squamata Lange Cappello: 3-7 cm. conico, campanulato, poi disteso rialzato al bordo, depresso, con un largo umbone al centro, asciutto tutto rivestito da fibrillature che formano delle piccole squamette sovrapposte più pronunciate al margine, di color giallo crema, bruno rossiccio, il bordo è più pallido quasi sempre ondulato e fessurato. Lamelle: non molto fitte, alte panciute, con numerose lamellule, annesse al gambo, inizialmente color cenere a maturazione ocra brunastre con un filo biancastro. Gambo: 5-6x0,4-0,8 cm. slanciato, ingrossato in alto e alla base, molto interrato, pieno, percorso da una pruinatura biancastra, da giovane poi con qualche macchia ocracea. Carne: soda compatta e biancastra, con la tendenza di colorarsi al giallino crema sotto il cappello, odore particolare acidulo, sapore disgustoso. Spore: 9-10 x 5-6 micron, ovoidali, lisce. Sporata: ocraceo-olivastro. Habitat: si trova nei parchi, nei giardini, in luoghi umidi, sotto piante di latifoglia, località: “Parco delle Frassanelle”, “Parco Villa Monzino”, Monte Boscalbò, “Rocca di Monselice”. Commestibilità: Tossico come tutte le Inocybi Osservazioni: è una specie appariscente, non si presenta mai singola ma gregaria, a piccoli gruppi in fila, non sempre facile la sua determinazione. Devo dire che la prima volta che l’ho vista stava assieme in un cestino con l’Agrocybe aegerita “il Piopparello” dei raccoglitori l’avevano trovata alla base di un pioppo, nelle sue radici interrate. E’ stato difficile convincere i raccoglitori che era una specie diversa dai Piopparelli e velenosa. Dunque molta attenzione a non scambiare un fungo velenoso con un fungo buono, nel dubbio astenersi dal consumarli.

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Hebeloma edurum Mètrod Sinonimi: Hebeloma birrum Bresadola Hebeloma senescens (Batsch) Berkeley & Broome Cappello: 4-10 cm. di diametro, all’inizio emisferico, poi convesso-appianato, cuticola liscia, grassa, asportabile, a volte con delle fossette di color crema-carnicino-ocraceo, margine involuto poi arrotondato, dentellato, leggermente scanalato. Lamelle: molto fitte, basse, intercalate da numerose lamellule discontinue, unite al gambo con un dentino di color biancastro-crema all’inizio, poi ocra-bruno-ruggine a maturazione delle spore, il filo è ondulato. Gambo: 5-10 x 1-2 cm , cilindrico, duro, pieno, che si ingrossa verso la base, a volte radicante, di color biancastro, bruno-ocraceo alla base, coperto da fibrille fioccose concolori. Carne: soda, compatta, dura nel cappello, fibrosa nel gambo, biancastra con tonalità ocracee, odore dolciastro come di cacao, sapore amarognolo. Spore: 9-11 x 5-6,5 micron, amigdaliformi, ruvide. Sporata: brunastra. Habitat: cresce in autunno dove c’è bosco di Pino. Località : Monte Cinto, Monte Calbarina, località Groppetto ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un fungo non molto conosciuto “dalla nostra gente”, che cresce soltanto dove ci sono i Pini, si sviluppa gregario, formando cerchi e lunghe file che possono arrivare alla lunghezza di una ventina di metri con più di 50 esemplari, tutti infossati nella lettiera di aghi, se si raccolgono si nota alla base del gambo una lanuggine cotonosa biancastra. Un bel fungo massiccio e compatto che da un tocco di colore al sottobosco delle “Nostre Colline”.

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Cortinarius (Phlegmacium) infractus (Pers. :Fr.) Fries N.V. Cortinario a margine vivace Cappello: 6-10 cm. convesso, sodo, carnoso, mai spianato, rialzato al bordo ma con un largo umbone al centro, cuticola umida poi asciutta, a tempo secco sericea, tutta rivestita da fibrille lanuginose brunastre su fondo grigio cenere olivastro, margine involuto arrotondato, debordante, peloso ondulato e lobato inciso con l’età. Lamelle: molto fitte alte con numerose lamellule di varia lunghezza panciute ed unite al gambo con un dentino di color grigio argenteo diventando a maturità marrone ruggine con il filo ondulato. Gambo: 4-8 x 1-2 cm. corto, tozzo, fistoloso, poi cavo diritto ma più volte ricurvo tutto percorso da striature fibrillose grigio cenere, brunastro scuro, porta una cortina ben presto ruggine. La base del gambo è bulbosa, e rastremata con una cotonosità biancastra. Carne: soda, spessa, compatta, biancastra, odore forte fungino, sapore subito molto amaro. Spore: 7,5-9 x 5,5-6,5 micron, subglobose, verrucose. Sporata: ocracea. Habitat: Nei boschi di latifoglia, quercie e carpini in autunno, nei Monti: Ricco, Arrigon, Spinassola, “Terre bianche”. Commestibilità: non commestibile per la carne molto amara. Osservazioni: è un fungo molto comune nei nostri boschi, dalla nostra gente non viene raccolto, il suo colore cambia di molto a seconda della stagione dal grigio cenere al bruno olivastro, cresce sempre in gran numero a file o cerchi anche cespitoso. La base è sempre rigonfia e panciuta per finire rastremata e biancastra per i resti miceliari, all’assaggio la carne è molto amara.

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Cortinarius orellanus Fries Sinonimi: Cortinarius rutilans Quelèt Cappello: 4-8 cm. di diametro, da campanulato convesso, alla fine piano, con largo umbone centrale, qualche volta lievemente depresso, cuticola feltrata con piccole squamette pelose di color bruno-ocrarossastro, il margine è arrotondato, fessurato a tempo secco. Lamelle: spaziate, grosse, larghe, con numerose lamellule di varia lunghezza annesse al gambo con un dentino, color ocra-rossastro, ruggini a maturità delle spore, con filo irregolare. Gambo: 4-8 x 1-1,5 cm. slanciato, quasi sempre ricurvo, ingrossato in alto, attenuato alla base, color giallo-arancio con fibrillature più scure, può avere una cortina di color ocraceo, evanescente, ma che lascia tracce evidenziate dalle spore. Carne: tenera, fragile nel cappello, dura e fibrosa nel gambo, di colore ocraceo, odore rafanoide, sapore acidulo. Spore: 8-11,5 x 5,5-6,5 micron, amigdaliformi, verrucose. Sporata: color ruggine. Habitat: cresce in autunno in bosco di latifoglia : castagno, quercia. Località : Monte Venda, Monte Vendevolo, Monte Grande, Monte della Madonnna ecc. Commestibilità: velenoso mortale. Osservazioni: questa specie è da considerare fra i funghi più subdoli che esistono in natura, fortunatamente nella nostra zona collinare è abbastanza raro, cresce su terreno acido, perciò lo possiamo trovare, di solito in bosco di castagno, può presentarsi in forma singola o con pochi esemplari, è di media dimensione, non supera i 10 cm. di diametro del cappello, siccome fiorisce nel periodo dei “Chiodini” può succedere che possa essere raccolto insieme a loro. FATE MOLTA ATTENZIONE PERCHE’ E’ UN FUNGO VELENOSO MORTALE , che contiene delle tossine che aggrediscono i reni. I primi sintomi di intossicazione si possono avere anche a distanza di 15 giorni dall’ingestione, cioè quando l’avvelenamento ha provocato danni irreversibili al nostro organismo.

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Cortinarius phoeniceus (Bulliard ex Ventenat) R. Maire Sinonimi: Cortinarius purpureus (Bulliard ex Persoon :Fries) Fuckel Cappello: 3-7 (9) cm. di diametro, conico-campanulato, poi convesso, sempre con umbone centrale, cuticola asciutta, sericea, cosparsa di piccole granulazioni di colore rosso-aranciato, brunastro, margine arrotondato, fibrillato e ondulato che si screpola a tempo secco. Lamelle: piuttosto larghe, alte, con numerose lamellule di varia lunghezza , smarginato-adnate, di color rosso-cremisi, poi rosso-sangue, con filo eroso. Gambo: 4-8 x 0,5-1,2 cm. slanciato, flessibile, attenuato in alto, rivestito da fibrille squamose color rosso-fuoco su fondo giallastro, porta i resti filamentosi di una cortina evanescente, alla base può essere ingrossato rigonfio ma anche affusolato con una peluria tomentosa rosata. Carne: fragile, tenera nel cappello, fibrosa nel gambo, con sfumature rossastre sotto la cuticola, odore rafanoide, sapore amarognolo. Spore: 6-8,5 x 3,5-4,5 micron, amigdaliformi, leggermente verrucose. Sporata: brunastra. Habitat: cresce in autunno in bosco di quercia e castagno. Località : Monte Venda, Monte Vendevolo, Monte Rusta ecc. Commestibilità: velenoso. Osservazioni: fa parte di quel gruppo di Cortinari di media taglia dai colori che vanno dal rosso vivo al bruno marrone che sono velenosi e possono causare anche avvelenamenti mortali. Sono da considerare soltanto sotto l’aspetto naturalistico per i loro colori a volte intensi, ma assolutamente da evitare dall’uso gastronomico. Questa specie comunque è abbastanza rara nei “Nostri Colli”.

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Cortinarius trivialis Lange Cappello: 4-8 cm. di diametro, da conico a campanulato convesso, alla fine appianato, con largo umbone al centro, cuticola vischiosa, brillante di color bruno-ocraceo-rossastro, con sfumature olivastre, margine involuto, arrotondato, debordante, a tempo secco rialzato e fessurato. Lamelle: piuttosto fitte, con numerose lamellule di varia lunghezza, un po’ decorrenti sul gambo con un dentino, di colore inizialmente biancastro-violaceo, poi a maturità delle spore, brunastro-ruggine. Gambo: 5-10 x 0,5-,1,5 cm. sempre slanciato, sodo, ingrossato in alto, avente una cortina biancastra unita da piccolissimi filamenti al bordo del cappello che a maturità si staccano colorandosi di ocraruggine, fibrilloso e squamato, decorato da numerosi pseudo-anelli a forma concentrica, viscido, color giallastro-ocra-brunastro, la base è attenuata e infossata nel terreno. Carne: spessa, soda, di color biancastro-ocraceo, viola-brunastra alla base del gambo, odore fruttato,non molto pronunciato, sapore dolciastro Spore: 11-15 x 6,5-8 micron, amigdaliformi, verrucose. Sporata: color ruggine. Habitat: cresce in autunno in bosco di latifoglia, sopratutto sotto quercia, ma anche pioppi e betulle. Località : Monte Grande, Monte Venda, Monte Vendevolo ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: nel vasto mondo dei cortinari è uno dei pochi che si riconoscono con facilità macroscopicamente sopratutto per la ornamentazione del gambo, sui Colli è considerato raro, lo si incontra gregario, nel bosco di latifoglia, appartiene al sottogenere Myxacium che sono i cortinari vischiosi sia nel cappello che nel gambo, senza interesse alimentare.

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Pholiota gummosa ( Lacsch.: Fr.) Sing. Sinonimi: Flammula gommosa (Lasch.) kumm. Cappello: 3-6 cm. sferico, convesso, piano, rialzato al bordo, cuticola umida, viscida, asciutta e glabra a tempo secco. Tutta la superficie è decorata da piccole squamette sovrapposte, concentriche evanescenti brunastre su sfondo ocra giallastro olivastro più chiaro al margine lungamente involuto arrotondato e debordante. Lamelle: non molto fitte, larghe, basse, con numerose lamellule di varia lunghezza unite al gambo con un dentino di color crema giallino, bruno marrone a maturità. Gambo: 3-7 x 0,5-1 cm. slanciato, elastico, attenuato in alto sempre ricurvo pieno, poi farcito, ingrossato o rastremato in basso, unito ad altri esemplari concresciuti, radicanti nel terreno, di colore fulvo rossastro, squamato fioccoso, porta un pseudo anellino cortiniforme presto colorato di bruno scuro. Carne: tenera, fibrosa tenace nel gambo, giallognola rossastra alla base, odore di erba o radice, sapore acerbo. Spore: 6,5-8 x 3,5-4,5 micron, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Sporata: ruggine Habitat: nei luoghi erbosi, su legna marcescente estate autunno, “Parco delle Frassanelle”, Monte Altore, “Laghizzolo”, Boccon di Vo’. Commestibilità : non commestibile. Osservazioni: non è difficile individuare questa specie, specialmente in autunno lungo i sentieri nei parchi e giardini dove c’è materiale legnoso marcescente, non cresce mai singolo ma sempre in piccoli gruppi cespitosi, invadendo tutto il terreno ricco di humus. I carpofori sono seminascosti nell’erba, il loro colore è giallo limone olivastro, il cappello e il gambo sono decorati, lo si può incontrare fino a dicembre inoltrato.

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Pholiota highlandensis (Peck) Hes. & Sm. Sinonim: Pholiota carbonaria (Fries :Fries) Flammula carbonaria Quelèt Cappello: 2-5 cm. da emisferico a convesso, con umbone più o meno pronunciato, cuticola liscia, lucente, vischiosa con tempo umido, di color ocra-aranciato, bruno-rossiccio, più scura al centro, il margine è lievemente festonato. Lamelle: non molto fitte, spaziate, con numerose lamellule di varia lunghezza, unite al gambo con un dentino di color giallo-verdognolo. Gambo: 2,5-5 x 0,2-0,4 cm. corto, ingrossato in alto e alla base, a volte ricurvo, decorato da piccole squamette di color giallognolo, a volte presenta un pseudo-anello che ben presto si colora di bruno-scuro a maturazione delle spore. Carne: esile, sottile, di color giallognolo nel cappello, bruna nel gambo, odore rafanoide, sapore amarognolo. Spore: 6,8-8,9 x 4,4-5,3 micron, ellissoidali, lisce. Sporata: brunastra. Habitat: lo si può incontrare in tutto il tempo dell’anno nel sottobosco, sopratutto dove ci sono stati degli incendi, o dove è stato bruciato del materiale legnoso. Località : Monte Grande, Monte Vendevolo, Monte della Madonna, Monte Ortone ecc. Commestibilità: non commestibile, perchè è amaro. Osservazioni: è un funghetto che cresce tipicamente dove il bosco è stato bruciato, vicino a residui legnosi carbonizzati, si presenta in forma gregaria con diversi esemplari, lo si può incontrare dalla primavera fino al tardo autunno, un’altra presenza interessante per le “Nostre Colline”.

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Hemipholiota populnea (Pers. :Fr.) Bon Sinonimi: Pholiota populnea (Pers.: Fr.) Kuip. & Tjall. Pholiota destruens (Brond.) Gill. Cappello: 6-20 (25) cm. da emisferico a convesso, mai piano, con un largo umbone rialzato fin da giovane, tutto ricoperto da fibrille cotonose lanose, sporgenti e caduche con l’età, il colore è bianco cenere, ocraceo rossastro, bruno scuro al centro, il margine è lungamente involuto, sempre arrotondato con festonature fioccose e lanose. Lamelle: fitte, grosse, con molte lamellule discontinue, smarginate al gambo, inizialmente biancastre poi a maturazione delle spore ocra ruggini con il filo pallido. Gambo: 5-10 x 2-3,5 cm. grosso, duro, attenuato in alto, sempre ricurvo ingrossato alla base, concrescente, unito ad altri individui infissi nel legno delle piante, vive o morte, tutto feltrato e squamoso, di color biancastro, ocra brunastro, ha un rudimentale anello irto e sfilacciato, satinato ben presto bruno per le spore. Carne: compatta, dura, grossa fibrosa e tenace nel gambo, bianca nel cappello ocraceo-scuro alla base del gambo, odore aromatico, sapore amaro. Spore: 8-10,5 x 5-6 micron, ellissoidali, lisce, con piccolo poro germinativo. Sporata: bruno scuro. Habitat: cresce su piante vive o morte specialmente di Pioppo. Località: “Parco Villa Monzino”, “Parco delle Frassanelle”, ecc. Commestibilità : non commestibile per la carne molto amara. Osservazioni: è un fungo parassita, micidiale se riesce a penetrare con il suo micelio nel tessuto legnoso delle piante vive, in alcuni anni le porta alla morte. Lo si nota più sui pioppi e i tronchi tagliati dell’anno precedente in poco tempo riesce a colonizzare e cresce cespitoso a grandi gruppi fino ad arrivare di notevoli dimensioni, lo si riconosce per la sua feltrosità lanuginosa e pelosa in ogni sua parte, con il gambo sempre ricurvo ed infisso nel sustrato legnoso, le lamelle a maturazione sono di color ruggine, mentre la carne è sempre amara.

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Agrocybe aegerita (Briganti) Fayod Sinonimi : Agrocybe cylindracea (De Cand. : Fries) Maire N.V. Pioppino - Piopparello - Fungo de albara Cappello: fino a 15 cm. di diametro e più, da emisferico a convesso, poi piano e rialzato, cuticola liscia, di color bruno-marrone da giovane che si schiarisce con l’età diventando bianco-ocraceo, il margine è lungamente involuto, poi aperto, ondulato, si screpola facilmente col tempo secco, lamelle fitte, sottili nel giovane, poi spaziate, basse, con numerose lamellule di varia lunghezza, annesse o subdecorrenti al gambo, all’inizio bianche poi a maturazione delle spore diventano ocra-brunastre con il filo ondulato più pallido. Gambo: 5-10 X 1-2 cm. cilindrico, slanciato, sodo, fibroso, striato, sempre ricurvo, di color biancastro con tonalità brunastre, si presenta quasi sempre in forma cespitosa, infisso nel legno delle piante che lo ospitano, ha un anellino persistente membranoso bianco, che si colora di brunastro per la caduta delle spore. Carne: soda, compatta nel cappello, fibrosa nel gambo, di color biancastro-crema, odore aromatico caratteristico, fa pensare a una vecchia botte di vino vuota, sapore buono come di nocciola. Spore: 8-10 x 5-6 micron, ellittiche, lisce, con piccolo poro germinativo. Sporata: brunastra. Habitat: lo possiamo incontrare durante tutto l’anno, nelle piante vive o morte di latifoglia, specialmente pioppi, si può trovare in tutta la zona euganea . Commestibilità: eccellente, è considerato fra i migliori dai buon gustai. Osservazioni: è il fungo più conosciuto dalla “nostra gente”, ricercato e raccolto da secoli, cresce dalla primavera all’autunno inoltrato, ripetutamente nell’arco dell’anno sullo stesso substrato legnoso, che è quasi sempre il pioppo, può crescere anche sulle cime degli alberi, si presenta quasi sempre in forma cespitosa. Nella mia esperienza micologica ho incontrato quella che ritengo una varietà dell’Agrocybe aegerita, cresciuta su pianta di Salice bianco, aveva tutte le caratteristiche organolettiche della specie tipo però il gambo era privo di anello, al suo posto aveva una vistosa e profonda strangolatura rigonfia e il cappello era ombelicato al centro. Il valore commestibile è lo stesso.

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Tubaria hiemalis Romagnesi ex Bon Sinonimi: Tubaria furfuracea (Pers.:Fr.) Gill. ss. Romagn. Cappello: 2-4 cm. convesso, spianato con una depressione ombelicata, striato per trasparenza, cuticola igrofana umida di color ocra arancio carnicino, poi asciutta con pruinosità grigio biancastre. Lamelle: piuttosto larghe panciute, con numerose lamellule di varia lunghezza unite al gambo quasi decorrenti di color ocra salmone il filo è ondulato. Gambo: 2-4 x 0,2-0,5 cm. molto slanciato, cilindrico, fragile sempre ricurvo e vuoto tutto percorso da una pruinosità biancastra con sfondo ocraceo, ingrossato, rigonfio alla base e rivestito da una cotonosità bianca intrecciata da detriti vegetali. Carne: tenera, acquosa, fragile, ocra crema, odore tenue fungino, sapore erbaceo. Spore: 7-10 x 4-5,5 micron, ellissoidali, lisce. Sporata: bruno-ocracea. Habitat: nei prati tra l’erba e detriti legnosi in inverno, Monte Sereo, Monte Marin, Monte Vignola, Monte Venda. Commestibilità: senza interesse alimentare Osservazioni: è un grazioso funghetto che cresce in pieno inverno e inizio primavera, mai singolo ma a file e cerchi in più esemplari tra l’erba e materiale legnoso in decomposizione. Ha il cappello molto striato e il gambo lungo e vuoto molto fragile che si spezza facilmente i colori sono vivaci, assomiglia moltissimo alla Tubaria furfuracea quasi uguale e vive nello stesso habitat, soltanto l’analisi microscopica può distinguere una specie dall’altra. Sono dei funghetti molto piccoli, più volte passano inosservati e non vengono nemmeno considerati dal raccoglitore e sono senza valore.

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Stropharia semiglobata (Batsch.: Fr.) Quel. Sinonimi: Stropharia semiglobata var. stercoraria (Bull.: Fr.) Lg e N.V. Strofaria semiglobata Cappello: 1-4 cm. da emisferico a convesso, cuticola vischiosa a tempo umido, brillante con il secco, di color giallo oro con tonalità ocra verdognolo, il margine è aperto frangiato per i resti di velo. Lamelle: molto larghe, alte, bifide, con molte lamellule di varia lunghezza, inizialmente grigie, poi violaceo bruno scuro, adnate al gambo, il filo è intero, biancastro. Gambo: 4-8 x0,2-0,6 cm. lungo rispetto al cappello, slanciato, esile, midolloso poi vuoto, vischioso con il tempo umido, di color ocra brunastro, molto profondo nel substrato, ha un anellino membranoso, evanescente, che lascia una traccia scura sul gambo che è pruinoso biancastro in alto. Carne: tenera, esigua, di color crema, odore acidulo, sapore leggermente amaro. Spore: 15-20 x 8-10 micron, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Sporata: Violaceo-nera. Habitat: lo possiamo trovare quasi sempre su escrementi di animali, in primavera-autunno. Località: “Parco delle Frassanelle”, “Montecchia”, “Rovolon”, “Passo del vento”, ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un piccolo funghetto di pochi cm. tutto di color giallo oro, molto vischioso, con il cappellino rotondo che sembra sia stato tagliato a metà, tanto sono alte le lamelle che a maturazione delle spore diventano scure con il filo bianco. Cresce subito dopo le piogge dalla primavera all’autunno lungo i sentieri, le strade, ovunque ci sia del letame di animali, mai singolo ma con più esemplari in vari stadi di crescita. Molti sono i funghi che crescono sugli escrementi, cioè i Coprinus i Panaeolus e le Psilocybi, tutti hanno qualcosa in comune, sono allucinogeni.

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Agaricus augustus var. perrarus (Schulzer) Bon et Cappelli Sinonimi: Psalliota perrara (Schulzer) Bresadola Cappello: da 5-20 cm. carnoso, subsferico, poi espanso, spianato, tutto ricoperto da piccole squamette concentriche color giallognolo, ocra, brunastro, sovrapposte, con il centro più scuro e uniforme, cuticola asciutta, margine lungamente involuto debordante e fessurato, quasi sempre porta i resti del velo parziale. Lamelle: fitte, poi più spaziate, basse, libere al gambo, inizialmente di color rosa pallido poi a maturazione delle spore bruno scuro quasi nerastro, con il filo più chiaro. Gambo: 10-20 x 2-4 cm. slanciato, lungo, attenuato in alto, quasi sempre ricurvo, con la base ingrossata , molto profonda nel terreno. Generalmente prima farcito, poi cavo, bianco ingiallente allo sfregamento, ricoperto da squamette forforacee. Ha un anello supero, ampio con delle squamette a raggera, fragile e lacerato, a lungo attaccato al margine del cappello, di color biancastro. Carne: tenera e fragile nel cappello, più compatta nel gambo, biancastra, che vira al taglio al giallo brunastro alla base, odore molto buono anisato o di mandorle, sapore gradevole dolce. Spore: 8-9,5 x 5-6 micron, ellissoidali, lisce. Sporata: bruno-porpora scuro. Habitat: cresce nei parchi e nei giardini sotto le grandi piante di latifoglia. Località: “Villa di Teolo”, Tramonte, in un parco, Monte Ricco, Monte Cecilia, Monte Lonzina. Commestibilità: commestibile buono. Osservazioni: questo fungo non è molto comune sui “nostri colli”, l’ho visto e raccolto soltanto poche volte, cresce singolo o in piccoli gruppi, nei parchi e giardini delle ville, dove ci sono le piante secolari di Tiglio, Carpino, Acero. Lo si riconosce per la taglia molto grande, portamento slanciato le piccole squame bruno ocracee sul fondo giallo, il gambo lungo e sinuoso allo sfregamento si colora di giallastro ed emana un soave e dolce profumo di anice.

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Agaricus bitorquis (Quel.) Sacc. Sinonimi: Psalliota bitorquis Quel. Agaricus edulis (Vitt.) Moll. & J. Schaff. N.V. Prataiolo delle strade Cappello: da 5-12 cm. molto carnoso, compatto, da subsferico a convesso, appianato, la cuticola è tutta asportabile, liscia, opaca, biancastra, con tonalità ocra pallido o nocciola, sempre sporca di terra e detriti vegetali, il margine lungamente involuto grosso e spesso, a volte con i resti del velo parziale. Lamelle: sono molto fitte, basse, arrotondate al gambo, inizialmente sono di color grigio rosato a maturazione delle spore bruno nerastro, con il filo biancastro. Gambo: 4-8 x 2-4 cm. cilindrico, corto, sodo, attenuato verso il basso, con un anello infero, doppio, basso, membranoso, che sembra calzare il gambo nella parte superiore, di colore bianco, con tonalità più scure. Carne: spessa, carnosa, bianca, al taglio si colora debolmente di rosato, odore buono fungino, sapore dolce di nocciola. Spore: 4,5-6 x 4-5,5 micron, subglobose lisce. Sporata: bruno-porpora. Habitat: cresce ai margini dei sentieri e delle strade battute, in primavera e autunno. Località: Treponti di Teolo, “Parco delle Frassanelle” , Rocca di Monselice, ecc. Commestibilità: commestibile buono, se raccolto in luoghi non inquinati. Osservazioni: è un fungo molto facile da riconoscere e determinare, l’unico prataiolo che cresce sin dalla primavera all’autunno inoltrato, lungo le strade anche asfaltate e sentieri battuti e sassosi nei luoghi aridi e incolti. Lo si può trovare singolo o a gruppi, ha una forza straordinaria, riesce persino a gonfiare e rompere l’asfalto, al margine delle strade. Per questa caratteristica viene chiamato il prataiolo delle strade. Lo si riconosce subito per il gambo molto corto e tutto sprofondato nel terreno, fuori dalla terra si nota solo il cappello sodo e compatto, porta un doppio anello, molto basso a forma di calzare rivolto all’insù.

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Agaricus bresadolanus Bohus Sinonimi: Psalliota campestris var. radicata Vitt. ss. Bres. N.V. Prataiolo Cappello: da 5-10 cm. all’inizio emisferico, poi piano espanso tutto ricoperto di piccole fibrille squamulose sovrapposte, più fitte al centro, rade dai lati color grigio cenere bruno nerastre che con l’età diventano giallastre al margine. Lamelle : inizialmente grigio rosato a maturazione bruno cioccolata porpora scuro molto fitte basse arrotondate al gambo ma libere col filo biancastro. Gambo: 3-7 x 1-2 cm. slanciato, attenuato in alto, più volte ricurvo, ingrossato, rigonfio, a bulbo rotondo alla base poi rastremato e porta delle lunghe radichette “rizomorfe” molto profonde nel terreno bianche mentre il bulbo è ocra giallognolo fibrilloso poi cavo porta un anello supero bianco e striato spesso resta attaccato al bordo del cappello formando una merlettatura. Carne: compatta tenera biancastra che al taglio prende una colorazione rosata sotto la cuticola, odore buono di cacao, sapore gradevole dolce. Spore: 6-7 x 4-5 micron, da ovoidali a ellissoidali, lisce, spesso con guttula. Sporata: color porpora. Habitat: nei parchi e nei giardini, lungo i sentieri e luoghi erbosi: “Parco delle Frassanelle” “Parco Villa Monzino”, spesso in associazione con Robinia pseudoacacia. Commestibilità: riguardo alla commestibilità di questa specie, ci sono delle discordanze fra i micologi, per questo motivo sconsigliamo di usarlo a scopo alimentare. Osservazioni: personalmente lo trovo tutti gli anni in un grande parco con delle piante secolari di latifoglia, cresce in primavera estate, singolo o in grandi gruppi, il cappello da giovane si presenta completamente squamuloso color bruno scuro-nero, le lamelle all’inizio sono rosate poi più scure. Questa specie si riconosce subito per il gambo non molto lungo e rigonfio bulboso alla base, se lo raccogli intatto porta delle radichette bianche molto profonde e questo particolare facilita la determinazione.

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Agaricus xanthodermus Genevier Sinonimi: Psalliota xanthoderma Genev. N.V. Prataiolo giallo Cappello: da 6-14 cm. da emisferico a convesso, poi appianato, cuticola inizialmente liscia, opaca, di color biancastro, il fungo maturo ha la tendenza a screpolarsi, margine lungamente involuto a volte festonato dai resti di velo parziale. Lamelle: strette, libere al gambo, nel giovane sono rosate, poi diventano color bruno scuro, con il filo seghettato, sterile. Gambo: 5-15 x 1-2,5 cm. cilindrico, slanciato, bulboso alla base, liscio, sodo, ma presto vuoto, di color biancastro, se viene strofinato, soprattutto alla base si colora subito di giallo zafferano. Ha un anello supero, ampio, che si stacca dopo diverso tempo dal margine del cappello, ingiallente al tocco. Carne: dura compatta, al tocco e al taglio vira rapidamente al giallo vivo, per poi diventare ocraceo brunastra, odore forte di inchiostro, sapore sgradevole, disgustoso, fenico. Spore: 4,5-6 x 3,5-4 micron, ovoidali. Sporata: bruno-violacea. Habitat: cresce nei prati, giardini, campi coltivati, ai margini dei sentieri. Località: Monte Lozzo “Parco delle Frassanelle”, Monte Boscalbò, Monte Ricco, Monte Cecilia. Commestibilità: velenoso, ha causato disturbi gastrointestinali. Osservazioni: cresce in estate autunno nei luoghi erbosi, parchi giardini, mai singolo ma in grandi gruppi, dal portamento molto invitante, spesso viene raccolto dai cercatori nei colli Euganei. Ha delle caratteristiche inconfondibili che lo distinguono, dagli altri prataioli uno fra questi è che quando lo si strofina al margine del cappello o alla base del gambo si colora rapidamente di giallo cromo, se questo non bastasse a farlo rifiutare, succede che cucinandolo emano un odore disgustoso di inchiostro. Esistono altre varietà di Agaricus xanthoderma, (almeno altre tre) tutte con odore forte di inchiostro, con la carne ingiallente e velenose. Il mio consiglio è di non consumare mai funghi prataioli con la carne che si colora di giallo allo sfregamento, perché se vengono consumati possono causare disturbi gastroenterici.

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Agaricus xanthodermus Genev. var. lepiotoides Mre Cappello: 5-10 cm. all’inizio emisferico, poi più aperto, di colore grigio-brunastro, presenta delle squame grossolane, separate nettamente da screpolature biancastre. Lamelle: poco spaziate, all’inizio biancastre, poi a maturazione delle spore rosa-porpora scuro, con il filo più chiaro, sterile. Gambo: 6-8 x 1-1,5 cm. cilindrico, liscio, con base leggermente bulbosa, ingiallente allo sfregamento, possiede un anello supero, ampio, biancastro, che tende ad ingiallire, avente delle piccole squame più scure nella parte inferiore. Carne: biancastra, ma giallo-cromo alla base del gambo, odore di inchiostro. Spore: 5-6,5 x 4-4,5 micron, ovoidali, lisce, con parete spessa. Sporata: bruno-porpora. Habitat: cresce nei parchi, sia sotto latifoglia che conifera (cedri). Località: è stato trovato recentemente a Monselice nei pressi della “Rocca” sotto cedri. Commestibilià: tossico, provoca sindrome gastroenterica. Osservazioni: è un fungo molto raro trovato una sola volta nell’area dei Colli Euganei, ma con un numero rilevante di carpofori, (circa una trentina di esemplari) sotto alberi di cedro. Caratteristico il subitaneo e intenso viraggio della carne verso il giallo-cromo, soprattutto alla base del gambo, poi il tipico odore di inchiostro comune a tutte le specie di Agaricus appartenenti alla sezione Xanthodermatei.

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Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) Kumm. Sinonimi: Nematoloma fasciculare (Huds.:Fr.) Karst. N.V. Falsi chiodini - Zolfino del solfare Cappello: 3-7 cm. convesso, campanulato, mai piano, con un largo umbone più o meno pronunciato, cuticola asciutta, sericea, di color giallo oro, giallo zolfo, più scuro al centro, il margine può avere residui del velo cortiniforme tipico di questa specie. Lamelle: molto fitte basse e strette unite al gambo di color giallo verdognolo, poi a maturazione diventano più scure. Gambo: 4-12 x 0,5-1 cm. slanciato, cilindrico, sempre ricurvo, attenuato in basso e radicante, aggregato ad altri esemplari, molto infissi nel legno vivo o morto del substrato, la base è biancastra, con apparenza sericea di color giallo limone, a volte porta una cortina evanescente. Carne: sottile, tenera, fibrosa , compatta nel gambo giallo oro tende a diventare rossastra all’aria, odore gradevole, sapore molto amaro. Spore: 6-7,5 x-4-4,5 micron, amigdaliformi. lisce. Sporata: bruno-porpora. Habitat: si sviluppa sulle ceppaie di molti tipi di piante di latifoglia, fin dalla primavera. Località: Monte Solone, Monte Sengiari, Monte Grande, “Parco delle Frassanelle”. Commestibilità: velenoso, causa sindrome grastroenterica. Osservazioni: questo fungo è molto presente nei nostri boschi, conosciuto da tutti i raccoglitori, cresce sulle ceppaie e radici di molte piante, in forma cespitosa, molto vistoso per il colore giallo limone in ogni sua parte. In autunno il raccoglitore meno esperto lo può scambiare con l’Armillaria mellea, il vero chiodino, che ha una granulazione sul cappello e porta un anellino sul gambo, la carne è decisamente dolce e le lamelle sono bianche, mentre l’Hypholoma fasciculare è totalmente giallo, senza anello e la carne è molto amara.

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Hypholoma sublateritium (Fr.) Quelét Sinonimi: Nematoloma sublateritium (Fr.) Karsten N.V. Falso chiodino Cappello: 3-10 cm. emisferico, convesso, infine disteso, a volte umbonato, cuticola asciutta liscia, color rosso mattone al centro, più chiaro al margine, con residui fioccosi del velo parziale. Lamelle: molto fitte, con molte lamellule aderenti al gambo, color giallo, crema, verdognolo, poi a maturazione delle spore violacee con il filo giallastro. Gambo: 5-10 x 0,5-1,5 cm. molto slanciato, cilindrico, sodo, ingrossato in basso, finendo radicante, confluente ad altri esemplari, infisso sul legno in cui vive, la base del gambo è rossastra, la parte superiore è giallo ocraceo, porta una cortina evanescente color bluastro scuro. Carne: tenera nel cappello, fibrosa e compatta nel gambo, biancastro giallognola, odore fruttato, sapore amaro. Spore: 5,5-7 x-3,5-4,5 micron, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Sporata: color violetto. Habitat: cresce nelle ceppaie di molte piante di latifoglia, soprattutto castagno. Località: Monte Grande, Monte Solone, Monte Venda, Monte della Madonna, Monte Rua, “Laghizzolo. Commestibilità : non commestibile, leggermente tossico. Osservazioni: nei “nostri boschi” cresce fin dalla primavera, nelle ceppaie di castagno marcescenti, lo si distingue dall’Hypholoma fasciculare per il suo colore rosso mattone e mai giallastro, ma anche per la taglia più robusta. Una curiosità di questo fungo, il micologo “Arthur – Flury” di Basilea sostiene da esperienze fatte personalmente che l’Hypholoma sublateritium è molto efficace nelle terapie antireumatiche. Noi sconsigliamo di usarlo in questo senso perché il fungo non è commestibile, basta la carne amara per farlo rifiutare, poi provoca disturbi gastrointestinali.

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Chroogomphus rutilus ( Schaeffer : Fries) O. K. Miller Sinonimi: Gomphidius viscidus (L.) Fr. N.V. Chiodetto - Chiodello Cappello: 4-8 cm. di diametro, da emisferico a conico, poi appiattito con umbone al centro, qualche volta un po’ depresso, cuticola asportabile, vischiosa, poi asciutta, con fibrille di colore ocra-arancio-ramato, il margine è involuto per lungo tempo, infine arrotondato, da giovane ha un velo filamentoso. Lamelle: molto larghe e spaziate, grosse, alte, biforcate, decorrenti sul gambo, di color rosso, aranciato, cannella, a maturità violaceo-fuligginose con il filo color crema, si separarono facilmente dalla carne. Gambo: 5-12 x 0,5-1,5 cm., alto, slanciato, sodo, ingrossato all’apice quasi sempre ricurvo, color rosaramato, ocraceo, porta i resti di una cortina cotonosa brunastra, ed è assottigliato alla base. Carne: soda, tenera, nel cappello, dura fibrosa nel gambo, odore tenue, sapore dolce e leggermente astringente. Spore: 16-20 x 6-8 micron, fusiformi, ellittiche, lisce. Sporata: bruno-scuro, nerastra. Habitat: cresce in autunno nei boschi di pino. Località : Monte Sirottolo, Monte Rua, Monte Cinto ecc. Commestibilità : commestibile scadente Osservazioni: cresce soltanto nelle Pinete in terreno calcareo, non è molto comune, interessante per il suo colore rosso ramato e i vistosi filamenti “cortina” che si sviluppano al margine del cappello, le lamelle a maturità delle spore- diventano viola-nerastro fuligginose . Non è un fungo di grande pregio, però essendo un fungo simbionte delle conifere può succedere di scambiarlo col Cortinarius speciosissimus Kuhner & Romagnesi che è velenoso mortale e cresce nello stesso habitat, però in montagna, (fin’ora nei nostri Colli non è stato segnalato). Comunque attenzione !

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Paxillus involutus (Batsch :Fries) Fries Cappello: 4-10 (15) cm. di diametro, inizialmente convesso, poi piano e depresso al centro, un po’ vischioso con l’umidità, asciutto con tempo secco, tutto ricoperto da una feltratura vellutata di color bruno-ocraceo con macchie marrone rossastro, il margine è lungamente involuto, peloso negli esemplari giovani, finemente scanalato, la cuticola è separabile per un terzo. Lamelle: molto fitte, basse, con numerose lamellule, anastomizzate, decorrenti lungo il gambo tanto da formare dei piccoli pori irregolari, si separano facilmente alla minima pressione dalla carne del cappello, sono di color cannella olivastro, si macchiano di bruno scuro al tocco, hanno il filo ondulato. Gambo: 3-8 x 0,5-1,5 cm., è molto corto rispetto al cappello, qualche volta è eccentrico, ingrossato verso l’alto, rastremato ed appuntito alla base, sodo, pieno, con la superficie feltrata di color cannella, al tocco si macchia subito di color bruno-rossastro scuro. Carne: tenera, molle, spugnosa nel cappello, tenace e fibrosa nel gambo, di color giallo-ocraceo, brunastro-rosa alla base del gambo, odore gradevole, aromatico, fruttato, sapore gradevole fungino, un po’ amarognolo astringente. Spore: 7-10 x 5-6,5 micron, subovali, lisce. Sporata: bruno-ruggine. Habitat: cresce in autunno in tutti i boschi dei Colli Euganei, anche in pianura, nei parchi : Commestibilità: sospetto, da non consumare (sembra abbia causato degli avvelenamenti risultati anche gravi). Osservazioni: è un fungo abbastanza comune, fedele ai luoghi di crescita, non cresce mai singolo, ma gregario in lunghe file o cerchi, il cappello è vellutato e il margine sempre involuto, appena viene raccolto, al contatto con le mani cambia di colore diventando più scuro. E’ un fungo da non consumare perchè può causare avvelenamenti anche mortali.

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Psathyrella candolleana Fries - Maire Sinonimi: Psathyrella appendiculata (Bull) Mre ap. Mre & Werner ss Kits van Wav. Hypholoma egenulum (Berk. & Br.) Sacc. N.V. Psathyrella di De Candolle Cappello: 2-6 cm. ovoidale campanulato aperto, cuticola umida da giovane, asciutta a tempo secco, tutta ricoperta da una pruinatura bianca, crema, ocracea, con il centro bruno scuro, più pallido verso il margine esile e festonato per i resti di velo staccatisi dal gambo, più volte fessurato. Lamelle: strette sottili con molte lamellule più fitte al margine unite al gambo con un dentino biancastro cenere con riflessi violetti rosacei, diventano a maturazione bruno nerastre, col filo più pallido. Gambo: 4-7 x 0,3-0,5 cm. sempre slanciato fragile cavo, quasi sempre ricurvo attenuato in alto satinato pruinoso biancastro porta sempre tracce di velo parziale, ingrossato al piede con lanugine e resti di vegetali. Carne: tenera fragile biancastra, odore penetrante particolare, sapore buono dolciastro. Spore: 6-9 x 4-5 micron, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Sporata: bruno-porpora scuro. Habitat: nei boschi umidi fra il fogliame, o legno degradato, tutto l’anno. Monte Grande, monte Ceva, Monte Rusta, Monte Castello, Monte della Madonna. Commestibilità: scadente per la sua consistenza esigua. Osservazioni: questo funghetto lo si può incontrare subito dopo le prime piogge primaverili fino all’autunno inoltrato, lungo i sentieri all’interno dei boschi umidi dovunque ci sia del legname o altro materiale marcescente, mai singolo, ma in grandi colonie. Da giovane al margine del cappello crema biancastro c’è una festonatura ricamata molto evidente, la carne è molto fragile si spezza facilmente ed emana un penetrante odore, se consumata va raccolta allo stato giovane dopo prebollitura e consumato con il misto di altri funghi.

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Lacrymaria lacrymabunda (Bulliard : Fries) Pat. Sinonimi: Lacrymaria velutina (Pers. :Fr.) Lange Psathyrella velutina (Persoon) Singer ss. auct. N.V. Agarico vellutato Cappello: 4-10 cm. di diametro, da campanulato a convesso, con umbone più o meno pronunciato al centro, tutto rivestito da fibrille lanoso-setose di color ocra, bruno-rossastre, margine appendicolato con resti del velo parziale, lungamente involuto. Lamelle: non molto fitte, spaziate, con numerose lamellule, un po’ smarginate, di color biancastro cenere, poi a maturità delle spore color ruggine, nerastro, con l’umidità secernono delle goccioline che diventano nere a causa delle spore, il filo è biancastro. Gambo: 5-10 x 0,5-1 cm. cilindrico, slanciato, fragile e vuoto, quasi sempre ricurvo, sempre rivestito da una zigrinatura satinata di color biancastro, nella parte apicale c’è una zona anulare fugace evidenziata dalle spore, è a volte riunito con altri individui infossati nel terreno. Carne: tenera, acquosa, più o meno spessa, di color giallo ocraceo con odore gradevole tipicamente fungino, sapore leggermente astringente. Spore: 8,5-11 x 5,5-6,5 micron, amigdaliformi, con poro germinativo, verrucose. Sporata: nera. Habitat: lo possiamo incontrare in tutto il periodo dell’anno, sia nel sottobosco, sia nei prati e nei campi, in tutta la zona euganea. Commestibilità: commestibile da giovane. Osservazioni: cresce sin dalla primavera, lungo i sentieri, ai limiti dei boschi, nei parchi e nei giardini, sovente si presenta in forma cespitosa, è un fungo che si riconosce abbastanza facilmente per il cappello feltrato color camoscio, sua caratteristica è quella di avere delle goccioline colorate di nero (quando le spore sono mature) che cadendo colorano anche l’erba sottostante. E’ considerato commestibile, anche se poco attraente e invitante.

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Coprinus comatus (Muell. : Fries) Persoon N.V. Agarico chiomato - Fungo dell’inchiostro Cappello: 2-6 cm. di diametro, 5-15 cm. di altezza di forma cilindrico-ovoidale, poi campanulato, tutto rivestito da fibrille di color biancastro che con l’età si lacerano in moltissime squamette sovrapposte in zone concentriche che assumono un colore brunastro, il centro è liscio di colore ocraceo, il margine è aperto, fragile, festonato, ben presto roseo-nerastro. Lamelle: fitte, molto alte, serrate, appressate a libro, ineguali, libere dal gambo, inizialmente bianchissime, dopo appena qualche ora assumono una colorazione rosata, poi violacea, infine nera. Gambo: 10-20 (30) x 1-3 cm. ,molto slanciato, attenuato in alto, ingrossato o bulboso alla base e radicante, unito a dei filamenti miceliari bianchi, midolloso, cavo, rivestito di fibrillosità pruinosa, di colore bianco, ha un anello membranoso, libero, di colore biancastro, spesso evanescente. Carne: fragile, delicata, più rigida nel gambo, di colore bianco, che al taglio si colora di rosato, odore fungino, sapore mite, delicato. Spore: 10-13 x 6-8,5 micron, ellittiche, lisce, opache. Sporata: nera. Habitat: cresce durante tutto l’arco dell’anno in parchi, giardini, campi coltivati, nei terreni grassi, si può incontrare in tutta la zona dei Colli Euganei. Commestibilità: buono, delicato finchè le lamelle sono bianche. Osservazioni: è un fungo molto conosciuto nei “Nostri Colli”, ma poco raccolto, spunta fin dalla primavera all’autunno inoltrato in terreni grassi ricchi di humus, difficilmente singolo, quasi sempre gregario, è un fungo inconfondibile, però effimero, in poco tempo diventa nero, si liquefa, diventando una poltiglia nera e si dissolve, per questo motivo viene chiamato fungo dell’inchiostro. Quando è giovane si può spadellare con burro, prezzemolo, sale e un po’ di panna, per fare le “pappardelle”.

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Coprinus picaceus (Bulliard : Fries) Gray Cappello: 4-6 cm. di diametro, 4-8 cm. di altezza, ovoidale, conico, campanulato, cuticola umida traslucida, da giovane è tutto rivestito da una infarinatura uniforme del velo generale che poi con lo sviluppo del carpoforo si dissocia in zone concentriche in numerose squamette, cotonose più fitte al centro, caduche, bianche su fondo crema-ocra-marrone, il margine è sottile e dentellato. Lamelle: sono molto fitte, appressate, unite e ventricose, libere dal gambo, fioccose, all’inizio di color biancastro, poi rosato-violaceo, infine nere, gocciolanti e deliquescenti. Gambo: 6-12 x 0,3-0,7 cm. molto slanciato, qualche volta ricurvo, attenuato in alto, ingrossato alla base, midolloso, vuoto, tutto rivestito da screziature cotonose e caduche. Carne: acquosa, sottile, tenera nel cappello, fibrosa nel gambo, di color biancastro da giovane, poi nera e deliquescente, odore rancido, sapore sgradevole. Spore: 14-19 x 10-12 micron, ellittico-amigdaliformi, lisce, opache, con poro germinativo centrale. Sporata: nera. Habitat: può crescere in tutto l’arco dell’anno nel sottobosco di latifoglia, lo si può incontrare in tutti i boschi dei Colli Euganei. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un fungo molto bello ed elegante, anche se ha vita breve, è uno dei miei preferiti perchè cresce dentro il bosco e non è tanto frequente, poi mi piace per il suo colore particolare, col cappello di color nocciola-marrone ricoperto da candide fibrille, lo si può incontrare quasi sempre gregario, su residui legnosi, anche questa specie è deliquescente e viene chiamato fungo dell’inchiostro, un’altra interessante presenza per i Colli Euganei :

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Coprinus atramentarius (Bulliard : Fries) Fries N.V. Fungo dell’inchiostro Cappello: 4-8 cm. di diametro, 4-10 cm. di altezza, conico, ovoidale, campanulato, asciutto, con umbone più o meno evidente, tutto striato, rugoso, forforaceo e satinato, di color biancastro, grigio-cenere, argenteo, cosparso di finissime squamette, più scuro al centro, margine aperto, irregolare, che si fessura radialmente e diventa presto nero. Lamelle: alte, grosse, fitte e ventricose, molte unite fra di loro, pruinose, libere dal gambo, presto diventano di color rosato-grigio-violaceo, infine nero. Gambo: 4-15 x 1-1,5 cm. quasi sempre ricurvo, attenuato in alto e con base radicante, fibrilloso, midolloso e cavo, di color biancastro sericeo, provvisto di un anello che porta tracce di piccole squamette brunastre, a volte evanescenti, il gambo può essere confluente ad altri individui, molto profondo nel terreno. Carne: spessa, grossa, ma tenera nel cappello, fibrosa nel gambo, che ben presto si liquefa, di color biancastrocenere da giovane, odore fungino, sapore mite. Spore: 7,5-10,5 x 4,5-6,5 micron, ellittiche, lisce, con poro germinativo centrale. Sporata: nera. Habitat: cresce durante tutto l’arco dell’anno nei campi concimati, nei parchi, ai piedi di alberi di latifoglia, anche da frutto, si può incontrare in tutta l’area dei Colli Euganei. Commestibilità: sconsigliabile, perchè se consumato ingerendo sostanze alcoliche, si manifesta la sindrome coprinica o nitritoide, molto fastidiosa. Osservazioni: questo fungo è abbastanza comune, probabilmente ognuno di noi l’ha incontrato nei prati , nei giardini o nei campi coltivati, molto spesso sotto piante arboree quali : Salici, Olmi, Robinie, ma anche piante da frutto, si presenta quasi sempre in forma cespitosa con gambo molto infossato nel terreno, anche questo è un fungo effimero, ha vita breve e termina il suo ciclo vitale trasformandosi in una poltiglia nerastra, anche questo viene chiamato fungo dell’inchiostro. Quando è giovane si potrebbe anche consumarlo come il suo simile il Coprinus comatus (Muell. :Fries) Persoon, però senza ingerire assolutamente sostanze alcoliche, altrimenti si manifesta quel fenomeno definito “antabuse”, molto sgradevole che provoca arrossamenti cutanei, orticaria, tachicardia, sudorazione, ronzii alle orecchie ecc. Questo perchè contiene delle sostanze che hanno il potere di inibire le deidrasi che sono degli enzimi preposti all’ossidazione dell’acetaldeide che proviene dall’alcool etilico, con conseguente accumulo di questa sostanza nell’organismo provocando le conseguenze sopra elencate. In definitiva meglio non consumarlo, anche perchè nel mondo dei funghi troviamo dei bocconcini più sicuri e saporiti.

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Coprinus disseminatus (Pers. : Fr.) S.F. Gray. Sinonimi : Psathyrella disseminata (Pers. : Fr.) Quel. Pseudocoprinus dissemitatus (Pers. : Fr.) Kumm. Cappello: da 0,5-2 cm. da cilindrico a ovoidale, poi campanulato mai piano, asciutto, tutto ricoperto da una feltrosità, di colore crema-ocraceo, giallo-brunastro più scuro al centro, margine esile aperto, tutto scanalato e striato quasi fino al centro, non è deliquiescente. Lamelle: non molto fitte, fragili, spaziate, largamente adnate, di color biancastro-grigio, infine nerastre, ma non gocciolanti, con il filo più pallido. Gambo: 2-3 x 0,1-02 cm. molto lungo rispetto al cappello, slanciato, sinuoso, cavo, fragile, tutto coperto da una finissima pruinatura biancastra, su fondo color cenere lucido, trasparente e un po’ ingrossato alla base dove è aggregato ad altri individui, che sono infissi nel substrato, la base è tomentosa. Carne: molto fragile, sottile, biancastra, odore tenue, sapore dolciastro. Spore: 7,5-10 x 4-5 micron, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Sporata: nera. Habitat: cresce dopo la pioggia su ceppaie marcescenti, in tutto il periodo dell’anno, è obiquitario . Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un funghetto che più volte passa inosservato, cresce subito dopo le piogge in qualsiasi terreno, ovunque, dove ci sono strati di legname marcescente o segatura sempre in gran numero, anche con qualche centinaio di esemplari per lo più concrescenti. Il cappello è sempre striato e quasi trasparente, mentre il gambo molto esile non supera i due cm., fragile e vuoto con il tempo secco tende ad essiccarsi senza liquefarsi come succede agli altri Coprinus.

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Panaeolus sphinctrinus (Fries) Quelèt Sinonimi: Panaeolus campanulatus var. sphinctrinus Fr. Quel. Cappello: da 2-5 cm. di diametro, conico campanulato, cuticola umida, asciutta con il tempo secco, glabra opaca, quasi forforocea di color grigio cenere, carnicino ocraceo scuro al centro, margine grosso aperto debordante festonato ma non striato. Lamelle: non molto fitte alte con numerose lamellule al bordo, che danno un aspetto ricamato, ventricose, annesse al gambo di color grigio a maturità diventano nerastre ma non gocciolanti con il filo intero bianco. Gambo: 7-14 x 0,1-0,25 cm. piuttosto lungo, diritto o sinuoso slanciato cilindrico pruinoso, cavo, bianco grigiastro all’apice, fuligginoso nerastro in basso, esile molto profondo nel letame. Carne: fragile, inconsistente, tenera, biancastra, grigio chiaro presto nerastra, odore acidulo, sapore insipido. Spore:15-18 x 8,5-10 micron, da ellissoidali ad amigdaliformi, con poro germinativo. Sporata: nera. Habitat: negli escrementi sul letame, dalla primavera all’autunno. “Centro ippico”, “Villa Lugli” “Bresseo”, “Parco delle Frassanelle” ecc. Commestibilità: tossico Osservazioni: è uno dei tanti funghi che crescono nel letame specialmente equino, mai singolo ma in grandi colonie in vari stadi di crescita, sempre con la forma campanulata, con un velo debordante al margine, bianco ricamato. I Panaeolus sono funghetti molto esili, fragili che a maturità diventano subito nerastri ma senza gocciolare, anzi con il tempo secco si possono seccare, questo è un genere particolare che come le Psilocybi le Conocybi, le Stropharie possono avere proprietà allucinogene anche di grave intensità.

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Cantharellus cibarius (Fries : Fries) Fries N.V. Finferlo - Giallino - Perseghini Cappello: 3-7 (10) cm. di diametro, carnoso, convesso, poi disteso, a maturità imbutiforme, cuticola rugosetta di un bel colore giallo aranciato, gli esemplari vecchi si possono macchiare di color rossastro, il margine è arrotondato, arricciato, ondulato, irregolare. Lamelle: non si possono definire delle vere e proprie lamelle, ma sono delle pseudo lamelle larghe, molto decorrenti sul gambo, forcate anastomosate, tutte intersecate fra loro, di color giallo, ocraceo con l’età. Gambo: 3-8 x 1,2-2,5 cm., pieno, sodo, compatto, ingrossato verso l’alto, quasi sempre ricurvo e attenuato alla base, di color bianco giallastro, a volte pruinato. Carne: soda, compatta, tenera nel cappello, fibrosa nel gambo, di color crema biancastro, odore di frutta fresca : pesca o albicocca, sapore grato. Spore: 7,5-10 x 4,5-6 micron, ellittiche, lisce. Sporata: color crema Habitat : cresce fin dalla primavera nei boschi di latifoglia dei “Nostri Colli”. Località : Monte Vendevolo, Monte Grande, Monte Lonzina ecc. Commestibilità: molto buono e ricercato. Osservazioni: questo è un fungo conosciuto e ricercato fin dall’antichità, sopranominato dalla nostra gente “I Perseghini” per il profumo di pesca che emana da giovane, cresce gregario, in lunghe file, seminascosto dal fogliame, si può incontrare fin da maggio, qualche raccoglitore poco esperto ha raccolto al suo posto l’Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Fayoid che cresce nei ceppi di castagno, e se ne è poi anche accorto perchè è tossico e causa forti mal di pancia.

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Craterellus cornucopioides (Linneo : Fries) Persoon N.V. Trombetta da morto Cappello: 3-10 cm. di diametro, il carpoforo si presenta a forma di trombetta o imbutino, arricciato, con l’orlo esile ondulato e arrotondato, la cuticola è rugosetta, la parte interna è di color grigio fuligginoso nerastro, rivestita da piccole squamette, mentre esternamente è liscia, segnata da costolature o venature grigiastre su fondo bluastro ametistino pruinoso. Gambo: 5-9 X 0,8-2,5 cm., il gambo è centrale, quasi sempre ricurvo, flessuoso, costolato o liscio, fragile e cavo, in tutta la sua superficie è marcato da una rugosità di color grigio nerastro, rastremato alla base, molto spesso aggregato ad altri individui che penetrano profondamente nel substrato. Carne: elastica, sottile, di color grigio nerastro, odore fruttato, come di prugne negli esemplari giovani, vinoso o di legno di botte negli esemplari vecchi, sapore leggermente astringente. Spore: 12-15 x 6,5-8 micron, ovoidali con guttula, lisce, ialine, non amiloidi. Habitat: cresce in autunno in boschi umidi posti a settentrione dei Colli. Località : Monte Cero, Monte Castello di Calaone, Monte Venda, Monte Solone, ecc. Commestibilità: buon fungo aromatico che dà il suo contributo nel misto, anche se non da tutti apprezzato. Si presta ad essere seccato e polverizzato per usarlo come aroma. Osservazioni: nella “nostra zona collinare” è abbastanza raro, poco raccolto dalla nostra gente, anche per l’aspetto non troppo invitante, il carpoforo sembra proprio una trombetta, da qui il nome volgare, cresce gregario con molti individui, a volte è difficile individuarlo per il suo colore poco appariscente e perchè nascosto dalla vegetazione, è considerato un fungo aromatico che si presta molto bene ad essere essicato. Può essere scambiato con il Cantharellus cinereus di dimensioni più piccole, di colore più chiaro e più raro, anche questo commestibile.

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Aureoboletus gentilis (Quel.) Pouzar Sinonimi: Pulveroboletus cramesinus (Secr.) Sing. Cappello: 2-6 cm. emisferico, poi convesso, mai piano, cuticola liscia, umida, un po’ vischiosa lucente e separabile, di colore ocra lampone, rosa carnicino, rossastro, il margine è revoluto e debordante. Imenoforo: tuboli medi, un po’ decorrenti, di color giallo. Pori piccoli, poi più ampi angolosi, denticolati, di color giallognolo dorato, immutabili al tocco. Gambo: 3-7 x 0,5-1,5 cm. slanciato, quasi sempre ricurvo, sinuoso, rastremato alla base, con delle striature di color bruno rosato, più in alto è pruinoso, color giallo vivo. Carne: biancastra, tenera, sottile, rosata sotto il cappello, al taglio non vira, odore e sapore gradevoli. Spore: 12-18 x 4,5-7 micron, fusiformi, lisce, guttulate. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia, specialmente di Castagno, lungo i sentieri fra l’erba, in autunno. Località: “Parco delle Frassanelle”, Monte Venda, Monte Vendevolo, ecc. Commestibilità : commestibile. Osservazioni: è una specie molto piccola ed esile poco frequente nei “nostri boschi”, la si riconosce per i suoi splendidi colori, il cappello è rosa carnicino, i pori e il gambo giallo dorato. Questo fungo da giovane è sempre ricoperto da una mucillagine vischiosa, cresce singolo o in pochi esemplari, lo si può scambiare con lo Xerocomus rubellus, più o meno dello stesso colore ma che non è vischioso, ma asciutto e granuloso e la carne vira al bluastro al taglio.

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Boletus aestivalis (Paul.) -Fries Sinonimi: Boletus reticulatus Schaeff. Boletus edulis var. reticulates (Schaeff.) Konr. et Maub. N. V. Porcino screpolato - Screpoeà Cappello: 5-20 cm. emisferico, poi convesso, quindi piano, cuticola liscia, glabra, finemente vellutata, di colore nocciola, ocra, brunastro scuro a maturità, con il tempo asciutto si screpola facilmente in piccole squame formando un disegno caratteristico sulla superficie, lasciando intravedere la carne bianca sottostante. Imenoforo: tubuli lunghi, bianchi, poi giallognolo verdastri, adnati al gambo. Pori: piccoli, concolori ai tuboli, facilmente separabili dalla carne del cappello. Gambo: 5-18 x 3-4 cm. carnoso, slanciato, robusto, attenuato in alto, ingrossato alla base, a volte eccentrico e radicante, il colore varia dal nocciola al bruno carico, è ricoperto da un fine reticolo per quasi tutta la lunghezza. Carne: compatta, poi tenera e cedevole, bianca su tutto il carpoforo, odore fungino buono, sapore dolce gradevole. Spore: 12-16 x 4-5 micron, fusiformi, lisce, guttulate, con apicolo. Sporata: bruno-olivastro. Habitat: cresce nei boschi asciutti di latifoglia sopratutto Querce e Castagni. Località: Monte Grande, Monte Altore, Monte Rusta, Monte Venda, Monte Rua, ecc. Commestibilità: eccelente, si presta ad essere consumato crudo in insalata “ma non da tutti tollerato crudo”. Osservazioni: è un “Boletus” caratteristico, il primo a comparire sui “nostri colli”, lo possiamo trovare già dalla primavera nei boschi esposti a sud, il colore è molto variabile ma con la maturazione lo si riconosce per la fragilità della carne sul cappello, che affonda alla minima pressione mentre a tempo secco ha sempre la tendenza di screpolarsi formando un disegno a rete intrecciata, la carne viene facilmente invasa dalle larve.

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Boletus aereus Bulliard : Fries N.V. Boega mora - Brisa mora - Bronzino Cappello: 6 - 25 e più cm. di diametro, globoso, convesso, a volte spianato negli esemplari adulti, con tonalità bruno-ocraceo, fulvo-nocciola, con macchie nerastre, la cuticola è vellutata un po’ granulosa liscia, a fungo maturo debordante al margine. Imenoforo: tubuli non molto lunghi, bianchi, a maturazione di colore verde olivastro. Pori: finissimi, rimangono bianchi per lungo tempo, poi diventano giallastri. Gambo: da 5-18 x 5-12 cm., pieno, sodo, panciuto, ma affusolato alla base, decorato da un fine reticolo quasi concolore al cappello. Carne: compatta, soda, bianca immutabile, odore molto gradevole, sapore dolciastro. Spore: 12-16 x 4-5 micron, fusiformi, lisce. Sporata: bruno-olivastra. Habita: cresce da maggio ad ottobre nei boschi caldi, sopratutto nei versanti sud dei Colli. Località: Monte Grande, Monte della Madonna, Monte Solone, Monte Venda ecc. Commestibilità: eccellente e ricercato, ritenuto il migliore dei porcini. Osservazioni: nei Colli è il Porcino più conosciuto e ricercato, lo si incontra da fine primavera fino all’autunno inoltrato, non cresce mai singolo ma gregario in più individui, raggiunge delle dimensioni ragguardevoli, interessante notare i pori che sono fittissimi e bianchi candidi nel fungo giovane, ha un reticolo sul gambo che all’inizio dello sviluppo è biancastro e fine, dalla nostra gente viene chiamato comunemente la “Boega mora”.

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Boletus depilatus Redeuilh Sinonimi: Boletus obsonium (Paulet) Fries ss. Blum Cappello: 8-14 cm. emisferico, convesso, piano, a volte un po’ depresso al centro, la cuticola è asciutta e liscia, presenta delle fossette, (martellatura) il colore è castano, bruno nocciola, debordante al margine. Imenoforo: tubuli fini, lunghi, arrotondati e bassi sul gambo, di color giallastro diventano poi oliva verdastri. Pori piccoli, a maturità più ampi, rotondi, concolori ai tubuli, immutabili al tocco. Gambo: 7-12 x 1,5-4 cm. slanciato, sodo, attenuato alla base e radicante, spesso incurvato di color bianco giallognolo più scuro alla base, presenta delle fibrille granulose giallognole in alto. Carne: biancastra, soda, compatta nel gambo, soffice, tenera giallastra nel cappello, odore fruttatofenicato, sapore dolce. Spore: 12-15 x 5-6 micron, da elittiche a fusiformi, lisce, guttulate. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: in boschi e parchi di latifoglia, soprattutto dove c’è Ostrya carpinifolia (Carpino nero), in estate autunno. Località: “Parco delle Frassanelle”, “Laghizzolo” Boccon di Vo’. Commestibilità: ottimo da cotto. Osservazioni: è una boletacea non molto comune nei Colli Euganei, cresce gregario con più esemplari, soprattutto dove c’è il Carpino nero. Presenta un cappello caratteristico che sembra ammaccato (colpito con un martello). Questa specie viene spesso scambiata col Boletus impolitus, anch’esso commestibile, ma coi colori più tenui e il cappello liscio non ammaccato.

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Boletus luridus Scaeffer :Fries N.V. Boleto lurido Cappello: da 7 a 20 cm., da convesso a spianato, cuticola asciutta, opaca e vellutata. Il colore varia dal giallastro, al bruno rossiccio, all’ocra olivastro, margine involuto da giovane, poi arrotondato. Imenoforo: Tubuli liberi al gambo, corti al margine, di color giallo verdastro. Pori : molto piccoli, angolosi, giallo olivastro, rosso aranciato, che si macchiano con facilità alla pressione o al tocco di azzurro bluastro scuro. Gambo: 8-15x3-5 cm. è slanciato, attenuato in alto, ingrossato alla base, di color giallo rossastro, tutto rivestito da un reticolo molto evidente e in rilievo a maglie oblunghe e rossastre che lasciano intravedere la colorazione giallastra sottostante, blù alla pressione. Carne: soda, compatta poi molliccia, giallina, rossastra sotto i tubuli, al taglio vira intensamente all’azzurro blù per poi diventare ocra brunastra. Odore acidulo fruttato, sapore dolciastro. Spore: 11-15 x 5-7 micron, fusiformi, lisce. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: cresce nei boschi misti di latifoglia : Quercie, Carpini, Noccioli ecc. su terreno calcareo e asciutto. Passo delle Fiorine., Parco Frassanelle, Monte Grande, Monte Rua ecc. Commestibilità: tossico da crudo, buono ben cotto, previa bollitura. Osservazioni: questo è un fungo un tempo ritenuto velenoso per il viraggio al tocco e al taglio della carne, la nostra gente per questo non lo raccoglie, è senz’altro tossico da crudo perchè contiene delle sostanze che sono termolabili, soltanto con la cottura diventa commestibile. Il viraggio della carne al colore blù è causato da un enzima ossidante che si chiama “boletolo”, il quale non ne compromette la commestibilità. Da ricordare che la carne del cappello sotto i tubuli è di color rosato.

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Boletus pulchrotinctus Alessio N.V. Boleto dai molteplici colori Cappello: da 8 a 15 cm. globoso, sodo, convesso, ondulato, superficie glabra vellutata di color ocra grigiastro, col margine colorato di rosa, viola ciclamino, orlo debordante. Imenoforo: tubuli lunghi, adnati al gambo, gialli poi verdognoli. Pori: piccoli angolosi, di color giallo oro, rosati, infine verdastri, si macchiano leggermente di blu al tocco. Gambo: 5-12x3-5 cm. cilindrico, slanciato, attenuato in alto, panciuto, a volte radicante, di color giallo rosato con fine reticolo concolore. Carne: soda, prima compatta poi molliccia con l’età, di color crema, rosata, al taglio ha un leggero viraggio al bluastro, odore gradevole fruttato, sapore acidulo dolciastro. Spore: 12-18 x 5,5-8 micron, fusiformi, lisce. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: cresce in boschi xerofili di latifoglia, in terreno calcareo a fine estate - autunno, Monte Calbarina, Monte Lozzo, Monte Orbieso ecc. Commestibilità: non commestibile Osservazioni: è un fungo piuttosto raro sui colli, che cresce in alcuni boschi esposti al sole, formati da Roverella, Carpino nero, Frassino ecc. Si presenta sopratutto da giovane con dei colori meravigliosi, che gli hanno dato il nome. Cresce gregario e si possono vedere nella stessa stazione di sviluppo esemplari nel diverso stadio di crescita. E’ stato essicato e consumato dopo prebollitura, senza inconvenienti, ma sono state anche segnalate delle lievi intossicazioni, comunque l’indicazione è di non consumarlo.

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Boletus pulverulentus Opatowskyi Cappello: da 6 a 14 cm. convesso, poi piano, cuticola asciutta a tempo secco, umida, liscia, lucida con l’umidità, di colore rossatro, bruno olivastro, rosa, margine sottile arrotondato verso l’interno e ondulato. Al tocco si macchia di blù per poi diventare nerastro. Imenoforo: tubuli adnati al gambo con dentino, color giallo olivastro. Pori: dapprima piccoli, poi grandi, angolosi, giallo oro, a maturità verdognoli che al minimo tocco virano subito all’azzurro nerastro. Gambo: 4-10x1,5-3 cm. cilindrico, regolare, slanciato, quasi sempre ricurvo ingrossato alla base per poi finire affusolato, tutto vellutato, bruno rossastro nella parte inferiore, granuloso, di un bel colore giallo vivo più in alto, al tocco diventa nerastro. Carne: tenera, soffice, color crema giallino, tenace e fibrosa nel gambo, odore particolare acidulo fruttato, sapore buono, dolce, profumato. Spore: 10-15 x 5-6 micron, fusiformi, lisce. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: cresce al margine dei boschi luminosi di latifoglia, specialmente quercie. Parco di Frassanelle, Passo delle Fiorine, Monte Rion. Commestibilità: discreta da giovane dopo prebollitura. Osservazioni: è un fungo raro nei Colli, cresce in estate - autunno mai singolo, ma a file o gruppi con numerosi esemplari. Di primo acchito lo si può scambiare con lo Xerocomus subtomentosus, per il suo portamento, ma una volta raccolto è inconfondibile, sia per il suo odore caratteristico, che per il viraggio all’azzurro, bluastro nero, al minimo tocco, questo ci porta con facilità alla determinazione. Non viene raccolto nè mangiato dalla “nostra gente” per il cambiamento del colore della carne.

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Boletus satanas Lenz Sinonimi: Boletus tuberosus Quel. N.V. Porcino malefico Cappello: 10-25 cm. convesso sodo carnoso, cuticola vellutata opaca di color biancastro caffelatte, grigio chiaro livido, margine esile ondulato involuto arrotondato debordante Imenoforo: tubuli lunghi, liberi dal gambo e facilmente separabili, giallo verdognolo, i pori piccoli angolosi giallo arancio, rosso vivo, giallastri al margine, cambiano intensamente alla pressione e al tocco diventando azzurro bluastro. Gambo: 6-15 x 5-10 cm. compatto, sodo, corto, svasato in alto, panciuto o a forma di pera, alla base biancastro giallastro un po’ radicante tutto ricoperto da un fine reticolo rosso sangue violetto per i 2/3 della lunghezza, giallo rosato in alto. Carne: compatta poi tenera biancastra giallognola, vira al taglio diventando azzurra poi rossastra o rosa carnicino, odore fruttato acidulo, sapore dolciastro. Spore: 11-14 x 5-6 micron, da fusiformi ad ellissoidali, lisce, guttulate. Sporata: bruno-olivastra. Habitat : nei boschi calcarei di latifoglia, molto comune nei luoghi di crescita, “Terre rosse”, Villa di Teolo, Monte Cinto, Monte Alto ecc. Commestibilità: velenoso (sindrome gastrointestinale a breve incubazione). Osservazioni: è un fungo massiccio molto conosciuto, sempre di grandi dimensioni, il colore del cappello biancastro caffelatte è una caratteristica per riconoscerlo subito, mentre i pori hanno dei colori molto belli rosso giallastro. Attualmente alcuni autori asseriscono di averlo consumato senza inconvenienti, altre persone nelle nostre mostre ci dicono che nel sud viene venduto al mercato e consumato. Ma personalmente non ho mai visto nessuno consumarlo o venderlo, a mio avviso è un fungo che resterà sempre sospetto e ne sconsiglio l’uso.

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Xerocomus parasiticus (Bull. Fr.) Quel. Sinonim : Boletus parasiticus Cappello: da 3-10 cm. emisferico, convesso, raramente piano, cuticola asciutta e vellutata, con il tempo secco si screpola con facilità disegnando come un intarsio dal colore giallastro, ocra, bruno olivastro, il margine minuto involuto e ondulato. Imenoforo: tubuli corti, adnati un po’ decorrenti, prima giallastri, poi a maturità verde olivastri, pori grandi, poi angolosi, giallo oro, bruno scuro con l’età, al tocco immutabili. Gambo: 3-6 x 0,5-1 cm. cilindrico, quasi sempre ricurvo, pieno, sodo, concolore al cappello, tutto percorso da fibrille di colore brunastro. Spore: 11-17 x 4-6 micron, fusiformi, lisce, qualche volta guttulate. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: nei boschi di latifoglia, sopratutto castagno, cresce sopra un Gasteromicete cioè lo Scleroderma citrinus, in estate e autunno. Località : “Costigliola”, Monte Ortone, ecc. Commestibilità: scadente per la carne dura coriacea. Osservazioni: non molto presente nei “nostri colli”, cresce in prevalenza nei boschi di castagno, lungo i sentieri, sulle rive smosse, franose in un terreno arido dove trova il suo habitat ideale lo Scleroderma citrinus, è l’unica boletacea che vive come parassita, crescendo singolo o copioso su un unico carpoforo di Scleroderma, penetrando così all’interno con il suo micelio alterandolo e rendendolo sterile, va ricordato che lo Xerocumus parasiticus può essere consumato, mentre lo Scleroderma è tossico.

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Tylopilus felleus (Bulliard: Fries) Karsten N.V. Porcino di fiele - Boleto del fiele Cappello: da 5 a 15 cm. convesso, spianato a maturità, con il margine ondulato e debordante, cuticola glabra e vellutata di colore ocra giallognolo, bruno nocciola, camoscio, grigio, si screpola facilmente a tempo secco. Imenoforo: tubuli lunghi, liberi con dentino sul gambo, di color biancastro rosa. Pori: piccoli e angolosi, più grandi a maturità, quando il fungo è giovane sono bianchi, poi diventano sempre più rosati e infine brunastri. Gambo: 10-15x3-5 cm. slanciato, carnoso, sodo, diritto a volte ricurvo, attenuato in alto, ingrossato, claviforme e radicante alla base, di colore grigio giallastro rivestito da un fine e marcato reticolo oblungo, bruno scuro rossastro. Carne: soda, compatta, poi molle, di color bianco, rosata al taglio, odore buono, fungino, sapore decisamente amaro, come il fiele. Spore: 12-14 x 4-5 micron, fusiformi, lisce. Sporata: rosa-carnicino. Habitat: boschi di latifoglia, sopratutto castagno, in estate-autunno, su terreno acido. Monte Socati, Monte Venda, Monte Vendevolo, Monte Grande ecc. Commestibilità: non è tossico ma immangiabile per la carne troppo amara. Osservazioni: questa specie da giovane viene spesso scambiata con il “Porcino” Boletus edulis ottimo commestibile, perchè è più o meno dello stesso colore e cresce nello stesso habitat. Se viene innavvertitamente scambiato e messo nel tegame, anche soltanto un esemplare fa diventare immangiabile tutto il piatto, perchè conferisce un sapore amaro. Caratteri distintivi fra i due sono : il Tylopilus felleus ha il cappello feltrato, un reticolo molto evidente sul gambo, i pori rosati, cose che mancano nel Boletus edulis. E’ l’unica boletacea ad avere i pori rosa.

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Gyroporus castaneus (Bulliard : Fries) Quèlet N.V. Boleto castano Cappello: da 4 a 12 cm. , convesso poi piano e depresso, asciutto, di colore bruno, castano rossastro, cuticola finemente vellutata, non separabile, margine esile, ondulato, a tempo secco fessurato. Imenoforo: tubuli corti, fitti, bianchi, e liberi dal gambo. Pori: piccoli, rotondi, color bianco crema, che a maturità diventano color giallo dorato, ocra. Gambo: 5-8x1-3 cm. cilindrico attenuato in alto e ingrossato alla base, ricurvo, internamente spugnoso, cavernoso, concolore al cappello. Carne: compatta, tenera, fragile, bianca con tonalità rosate, odore grato, sapore che ricorda le nocciole. Spore: ellittiche, lisce, ialine 7-11 x 4-6 micron. Sporata: crema-giallina. Habitat: cresce nei boschi di latifoglia : Castagno, Quercia ecc. in autunno. Monte della Madonna Monte Grande, Monte Vendevolo ecc. Commestibilità: molto buono e ricercato Osservazioni: è un fungo non molto comune nei Colli Euganei, facile da determinare per l’habitat, cresce su terreni acidi dove regna il Castagno. Bellissimo il contrasto fra il bruno castano del cappello e il biancastro dei pori. Il gambo con una leggera pressione si spezza rendendo evidente la parte interna cavernosa.

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Gyroporus cyanescens (Bull.:Fr) Quel. Sinonimi: Boletus cyanescens Bull. :Fr. Boletus constrictus Pers. Cappello: 6-12 cm. inizialmente sferico convesso piano, dal colore grigio biancastro, con la superficie irregolare tomentosa, feltrata, asciutta, non separabile dal margine che è un po’ debordante. Imenoforo: tuboli corti, bianchi, liberi dal gambo, con l’età diventano giallognoli, pori molto fitti, biancastri che alla pressione diventano azzurro intenso poi brunastri. Gambo: 5-10 x 1-2,5 cm. cilindrico più ingrossato alla base, sodo, robusto poi spugnoso infine all’interno cavernoso liscio biancastro nella parte superiore feltrato in basso e concolore del cappello. Carne: soda nel fungo giovane, poi molle a maturità, di colore biancastro, al tocco vira istantaneamente all’azzurro blù, odore gradevole, sapore grato. Spore: 8-10 x 4,5-5,5 micron, ellissoidali, lisce, ialine, guttulate. Sporata: crema-giallina. Habitat: nei boschi di latifoglia, querce e castagno in autunno, Monti: Madonna, Rosso, Parco Frassanelle, Parco Villa Monzino. Commestibilità: buono Osservazioni: non molto presente sui nostri boschi, cresce in piccoli gruppi nei boschi luminosi ed asciutti, lo si riconosce per la sua feltrosità biancastra del cappello, i pori bianco puro assumono una colorazione azzurro intenso alla pressione, sono gli elementi che ci permettono di riconoscerlo subito, non viene raccolto dalla nostra gente per il viraggio della carne anche se è un buon fungo, si può confonderlo con il Gyroporus castaneus per il gambo cavernoso, ma quest’ultimo ha la carne che non cambia colore.

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Crepidotus variabilis (Pers. : Fr.) Kumm. Sinonimi: Crepidotus rubescens (Fl.) Dan. Cappello: da 1-3 cm. convesso, espanso, reniforme o a forma di conchiglia, membranoso, la cuticola è feltrata, rugosetta, di color bianco puro con macchie rosso bruno, il margine è involuto poi arrotondato, spesso ondulato e crespato. Lamelle: non molto larghe, spaziate, panciute, confluenti in un unico punto da dove comincia il gambo, più fitte al margine dove sono riunite a numerose lamellule di varia lunghezza, di color bianco rosato con riflessi brunastri, il filo è ondulato. Gambo: piccolissimo, laterale, sempre eccentrico, rivolto verso il cappello, di color bianco, lanoso, termina molto infisso nel substrato sul quale cresce. Carne: poco consistente, elastica, che si essicca facilmente, di color biancastro, odore tenue legnoso, sapore fruttato astringente. Spore: 4,5,5-7 x 2,8-3,5 micron, subcilindriche, finemente verrucose,. Sporata: color brunastro. Habitat: cresce sui rami morti di latifoglia in tutto il periodo dell’anno. Località: “Parco dei Tigli”, “Passo delle Fiorine”, “S.Daniele in monte”, Monte Rosso, Monte Rusta, ecc. Commestibilità: senza valore commestibile. Osservazioni: sono dei funghetti molto belli da vedere che subito dopo le piogge si possono incontrare sui rami morti caduti, soprattutto di Castagno, inizialmente di color bianco candido, poi rosato, sembrano dei piccoli ventagli plissettati, rivolti all’insù. Hanno un rudimentale gambetto eccentrico molto infisso nel substrato legnoso dal quale si nutrono.

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Polyporus squamosus (Huds.: Fr.) Fr. Sinonimi: Melanopus squamosus Bour. Et Galz Pat N.V. Poliporo squamoso Cappello: da 10-40(60) cm. di diametro, si presenta a mensole sovrapposte, semicircolari a ventaglio poi spianato e rialzato al bordo, depresso concavo ad un lato verso la congiunzione del gambo, di color giallo ocraceo, tutto ricoperto da squame, il margine è sottile per lungo tempo arrotondato. Imenoforo: tubuli sono spessi 1 cm. decorrenti sul gambo, di color bianco grigiastro, difficilmente separabili dal cappello. Pori: piccoli, rotondi nel fungo giovane, poi ampi e angolosi dall’aspetto alveolato, denticolati a maturità, di color biancastro crema-giallastro. Gambo: 3-5 di diametro, molto corto rispetto al cappello, eccentrico, laterale, sodo, duro e fibroso, di color biancastro-crema in alto, bruno nerastro scuro verso la base, che è ricoperta da fioccosità, molto infisso nel substrato di crescita. Carne: tenera, elastica, acquosa spugnosa nel giovane, dura e coriacea a maturità, di color biancastro, con odore e sapore di cocomero o farina. Spore: 10-15 x 4-6 micron, ellissoidali, lisce, con apicolo, non amiloidi. Sporata: biancastra. Habitat: cresce sulle piante vive o morte di latifoglia, in primavera - autunno. Località: Monte Solone, Monte Boscalbò, Parco di Villa Selvatico (Battaglia T), ecc. Commestibilità: commestibile da giovane. Osservazioni: non è difficile scorgere questo fungo che cresce nei luoghi umidi lungo le strade in prevalenza sui pioppi, tigli, ippocastani e platani, ma anche su altre piante. Presenta sempre un gambo laterale, i suoi colori sono molto belli, vanno dal giallo all’ocra-rossastro, il suo aspetto è tigrato, alcuni esemplari raggiungono dimensioni ragguardevoli. Si tratta però di un fungo parassita che con il suo micelio penetra nel substrato legnoso della pianta fino a provocarne la morte.

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Laetiporus sulphureus Bull. Fr. Murr. Sinonimi: Polyporus sulphureus Bull. Fr. N.V. Poliporo sulfureo Carpoforo: si presenta a forma di ventaglio semicircolare, formato da numerosi cappelli sovrapposti, che possono raggiungere le dimensioni di 20-40 cm. di diametro, gibbosi, sovrapposti, carnosi, ma fragili, con la superficie rugosa, scanalata, di color giallo limone rosato, ocra aranciato, a volte con delle zone concentriche più scure che si sbiadiscono con il tempo secco, il margine è arrotondato poi aperto tenero e ondulato color rosso arancio. Imenoforo: tubuli 0,5-0,7 cm. corti, bassi, di color giallo oro difficilmente staccabili dal cappello. Pori: 0,20,3 cm. di diametro, rotondi, poi angolosi e denticolati, color bianco crema, gialli. Gambo: quasi assente, tutti i cappelli mensoliformi sono confluenti in un unico ammasso di carne di colore bianco crema, molto profondo nel legno marcescente sul quale cresce. Carne: soda, molle e succosa nel fungo giovane, dura leggera fragile col tempo secco, odore acidulo, fruttato, sapore amarognolo. Spore: 5,5-7 x 3-4,5 micron, da ellissoidali a ovoidi, lisce, ialine, a volte guttulate, non amiloidi. Sporata: giallognola. Habitat: cresce sulle piante di latifoglia, specialmente castagno e quercia in autunno. Località “Parco dei Tigli”(Treponti), “Parco delle Frassanelle”, “Parco Buzzaccarini” (Monselice), Monte Grande. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: si tratta di un fungo molto bello, dai colori vivaci, giallo oro, aranciato, cresce sempre cespitoso a mensole sovrapposte, tutti i cappelli partono da un unico tronco carnoso. L’insieme dei funghi concrescenti possono pesare fino a 10 Kg. e oltre. E’ un fungo molto pericoloso perché il suo micelio va ad insediarsi nelle fessure delle piante arboree di latifoglia aggredendole, fino ad arrivare alle radici, indebolendo così la pianta e facendola morire, poi continuerà a vivere ancora sul ceppo morto della pianta come saprofita, fino che ci sarà rimasto qualcosa da succhiare, a tempo secco si essicca facilmente sulla pianta ospite mantenendo i vivaci colori.

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Fistulina hepatica Schaeffer. : Fr. N.V. Lingua di bue Cappello: 7-25 cm. di diametro, sempre a forma di mensola o ventaglio, convesso, con il gambo più o meno evidente infisso profondamente nel substrato legnoso, cuticola ruvida di aspetto granuloso, viscida, umida e gelatinosa, di color giallognolo aranciato, rosso sangue, o rosso amaranto (colore del fegato, da quì il nome) il margine è ondulato arrotondato, di colore più chiaro. Imenoforo: tubuli non molto lunghi, decorrenti, separati uno dall’altro come delle piccole setole. Pori: sono fitti, rotondeggianti, di color bianco giallino, poi ocraceo-rosato, alla pressione si macchiano di scuro ed emanano un liquido rossastro. Gambo: sempre laterale, corto e massiccio, pruinoso, infisso profondamente nel legno della pianta che lo ospita, di solito castagno. Carne: tenera, molliccia, di color rossastro al taglio, tutta marmorizzata con venature biancastre, gocciola abbondantemente un liquido rossastro gelatinoso, odore aspro, legnoso, sapore amarognolo acidulo. Spore: 5-6 x 3,5-4,5 micron, ovali, lisce, ialine, uniguttulate. Sporata: non controllata. Habitat : lo si può incontrare durante tutto l’arco dell’anno su piante vive di castagno o quercia. Località : Monte Venda, Monte Grande, Monte Lonzina, Monte Rusta ecc. Commestibilità: commestibile anche da crudo (contiene vitamina C). Osservazioni: è un fungo abbastanza frequente nei Nostri Colli, la “nostra gente” non lo raccoglie, perchè è poco conosciuto, cresce sui tronchi di castagno o quercia secolari, può crescere singolo o anche gregario, per la sua forma particolare ha preso il nome volgare di Lingua di bue e infatti è a questa che assomiglia. Si tratta di un fungo parassita che succhia la linfa della pianta che lo ospita e la porta a morte, provocando una carie brunastra distruttiva. E’ uno dei pochi funghi che si possono consumare anche crudi, si taglia a fettine e si mette a macerare sott’olio e succo di limone, qualcuno lo consuma anche impanato come una cotoletta.

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Hirneola auricula-judae (L. : Fr.) Berk. Sinonimi : Auricularia auricula-judae (L. : Fr.) Schroeter N.V. Orecchio di Giuda Carpoforo: 2-8 cm. di diametro, inizialmente questi carpofori si presentano come delle piccole coppette, poi il margine si rivolta all’insù tutto increspato, irregolare, di consistenza elastica, a forma di orecchio, nella parte centrale internamente, nel fungo adulto, si formano delle costolature in rilievo, il colore è grigio bruno rossastro con toni violacei, con tempo secco diventa bruno scuro e si può seccare fino a diventare una crosta, che però si rigenera subito con l’umidità continuando a crescere, con la maturazione delle spore la superficie diventa opaca feltrata, può esserci un piccolo rudimentale gambetto infisso nel substrato legnoso sul quale cresce. Carne: tenera, elastica, gelatinosa, si può seccare facilmente all’aria, odore legnoso, sapore insipido. Spore: 16-19 x 6-8 micron, cilindriche, lisce, ialine, con guttule. Sporata: non controllata. Habitat: cresce durante tutto l’anno sul legno morto, è ubiquitario anche se preferisce il legno di Sambucus nigra (Sambugaro) e Robinia pseudoacacia (Rubin), è presente in tutti i boschi umidi dei Colli Euganei. Commestibilità: commestibile, anche crudo. Osservazioni: è un funghetto molto comune che possiamo trovare sul legno di Sambuco e altre specie arboree, nei boschi umidi, si presenta in grandi colonie, è uno dei pochi funghi che si possono consumare crudi, anche se non è considerato di grande pregio dalle nostre parti. In Cina ed in Giappone viene coltivato industrialmente e nei ristoranti cinesi viene servito come una prelibatezza.

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Schizophyllum commune Fr. : Fr. Carpoforo: da 2 a 4 (5) cm. di diametro, a forma di ventaglio o conchiglia, con la superficie asciutta, tutta rivestita da una lanosità villosa di color biancastro, grigio-cenere, zonato di bruno porpora, il margine è esile e incurvato verso il basso. Porta un piccolo peduncolo rudimentale, peloso, inserito profondamente nel substrato che lo ospita (legno morto). Lamelle: molto fitte, basse, disposte in fasce radiali, che coprono tutta la superficie, al margine si presentano con disegno biforcato, quasi un ricamo di color rosa-violaceo, a maturità sono di color rossastro. Hanno il filo doppio, in pratica si presentano sdoppiate (lente). Carne: elastica, dura, fibrosa, di color biancastro-rosato, odore di legno, sapore sgradevole. Spore: 4,5-6 x 1,5-2,5 micron, subcilindriche con apicolo, ialine. Sporata: rosa-carnicino. Habitat: si trova in tutto il periodo dell’anno in piante di latifoglia morte. Località : si può incontrare in tutti i boschi dei Colli. Commestibilità: non commestibile per la sua consistenza coriacea. Osservazioni: è un funghetto comunissimo che possiamo incontrare tutto l’anno su tronchi o legname tagliato, si presenta in grandi colonie tappezzando tutto il substrato che lo ospita. E’ molto bello perchè con il tempo umido sembra una conchiglia merlettata, interessanti da osservare sono le sue lamelle col filo tagliente doppio.

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Meripilus giganteus (Pers. : Fr.) P. Karst. Sinonimi : Polyporus giganteus Pers.: Fr. N.V. Poliporo gigante Carpoforo: da 30-80 cm. di diametro, di consistenza elastica formato da innumerevoli individui, tutti i cappelli partono da una unica diramazione centrale ramificata e si suddividono a ventaglio, come delle tegole sovrapposte mensoliformi e libere le une dalle altre, la superficie è tutta percorsa da fibrillature granulose ruvide con delle gibbosità e depressioni che danno un aspetto rugoso al carpoforo, che è di color bruno rossiccio scuro, su fondo ocra marrone cannella, il margine di ogni cappello è spianato irregolare ondulato e fessurato a tempo secco e con la manipolazione o l’età annerisce facilmente. Imenoforo: è costituito da tubuli corti, 1-1,5 cm. di color biancastro ocraceo che non si staccano dal cappello. I pori sono piccoli, rotondi e sottili, 0,2-0,3 cm di diametro, dentati a maturità, di color giallastro bruno, che al minimo tocco anneriscono. Gambo: quasi inesistente, è un ammasso di carne da dove partono tutte le diramazioni ramificate, allungato e molto profondo nel substrato legnoso di cui si nutre. Carne: elastica, tenera, succosa da giovane, fibrosa, dura, coriacea a maturità, di color bianco crema, se ammaccata diventa nerastra, odore forte aromatico, sapore acidulo astringente. Spore: 5-7,5 x 4,5-5,5 micron, ellissoidali, lisce, ialine, monoguttulate. Habitat: si trova su ceppaie di latifoglia: Querce, Olmi, Bagolari ecc. in estate e autunno. Località: Monte Boscalbò, Monte Lonzina, Tramonte, “Parco di Villa Selvatico”. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un fungo che ho visto soltanto due volte, è molto appariscente per le sue dimensioni, può crescere a ventaglio laterale sulle piante, oppure sui ceppi tagliati, può prendere una forma circolare che può raggiungere il metro di circonferenza e il peso di oltre 20 Kg. Si possono contare fino a 150 cappelli sovrapposti a mò di tegole con un ammasso di carne centrale da dove partono le diramazioni. Il profumo che emana è molto forte intenso di mandorle amare, la carne è succosa, spugnosa finchè giovane, con l’età diventa coriaceo legnoso tanto da sembrare un fiore imbalsamato.

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Trametes versicolor (L.:Fr.) Pilat Sinonimi: Coriolus versicolor (Lin.:Fr.) Pil. N.V. Poliporo versicolore Cappello: da 4 -10 cm. di diametro, spessore 0,2 - 0,5 cm. di consistenza coriacea a forma di ventaglio, rialzato al bordo, depresso verso l’attaccatura laterale. Si presenta come una piccola mensola dalla superficie feltrata, vellutata, con numerose zonature concentriche di color ocra, grigiastro, marrone, bruno scuro, verdastro, bluastro, il margine è spianato, sottile, ondulato, con bordo più chiaro. Imenoforo: tubuli molto corti e non staccabili dal cappello, pori : piccolissimi, fitti, rotondi, color bianco crema, rossastri con l’età. Carne: elastica, coriacea, color bianco crema, odore legnoso, sapore insipido. Spore: 6,5-8,5 x 1,5-2,5 micron, cilindriche, lisce, con apicolo, non amiloidi. Habitat: lo troviamo su alberi morti di latifoglia, in gruppi formati da molti esemplari, possiamo incontrarlo in tutto il periodo dell’anno, è ubiquitario. Commestibilità: non è commestibile, perché coriaceo. Osservazioni: sono molti i funghi che crescono su legno di alberi morti di latifoglia, questo forse è il più comune, che si fa subito notare per i colori molto vivaci e per i numerosi cappelli a mensola appressati su substrato legnoso, a volte sembra una composizione floreale. Questi funghi hanno un compito importante in natura che è quello di portare alla mineralizzazione gli organismi vegetali morti, in questo caso le piante arboree, (saprofitismo).

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Ganoderma lucidum (Leyss.:Fr.) P. Karst. Sinonimi: Ganoderma laccatum Pat. in Bres. Carpoforo: 8-20 cm. di diametro con uno spessore da 1,5-3 cm., inizialmente all’inizio dello sviluppo è globoso biancastro, poi prende la forma semicircolare, a ventaglio inglobando tutto il fogliame che li sta vicino. La superficie è lucida laccata, color rosso porporino, bitorzoluta, corrugata, dura, l’orlo è biancastro. Imenoforo: tubuli 1-2 cm. di lunghezza, i pori sono piccolissimi, rotondi, color bianco-crema giallognoli poi brunastri allo sfregamento. Gambo: 5-15x2-3 cm. sodo, duro, coriaceo, di solito laterale che si sviluppa in altezza in modo nodoso, concolore al cappello, liscio, lucido, rastremato alla base dove è molto infisso nel substrato del quale si nutre. Carne: suberosa, dura, coriacea, color rossastro rugginosa, odore legnoso, sapore astringente. Spore: 9-11 x 6,5-8,5 micron, ovoidali, verrucose. Sporata: color brunastro. Habitat: nelle ceppaie di latifoglia tutto l’anno,località: “Terre bianche”, “Luvigliano”, “Parco dei Tigli”, “Gruppetto”, ecc. Commestibilità: non è commestibile, perché coriaceo. Viene utilizzato per le sue proprietà curative. Osservazioni: è facile notare questo fungo durante le nostre passeggiate nei boschi, cresce tutto l’anno su legno di latifolia, vive come saprofita sulle ceppaie morte provocandone una carie biancastra disgregando così in poco tempo tutto il substrato legnoso, cresce singolo o in più esemplari, attira l’attenzione per i colori molto vivaci rosso laccato lucido e anche per la forma particolare, si presta ad essere conservato ed essiccato come ornamento rustico naturale.

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Hydnum repandum Linneo :Fries N.V. Steccherino dorato Cappello: 3-10 (15) cm. di diametro, carnoso, convesso, con bordo irregolare, ondulato, lobato, cuticola asciutta, granulosa, pruinata, di color crema-aranciato, Aculei: fitti, disuguali, conici, pendenti e decorrenti lungo il gambo, sono molto fragili e si staccano con facilità dalla carne del cappello, sono di color biancastro-crema o giallo-aranciato. Gambo: 2-6 x 1,5-3 cm., sodo, pieno, carnoso, con qualche gibbosità, molto spesso eccentrico, rugoso e pruinato, di color baincastro crema, la base può essere unita ad altri esemplari. Carne: dura, spessa, compatta ma fragile che si spezza facilmente, di color bianco-giallastro al taglio, odore gradevole, fungino, fruttato, sapore dolce, leggermente piccante, amarognolo quando il fungo è molto maturo. Spore: 6-8 x 5-6,5 micron, ovali, con apicolo, lisce, ialine, granuloso-guttulate. Sporata: biancastra. Habitat: cresce in autunno nei boschi luminosi e umidi, sulle rive, lungo i sentieri. Località : Monte Grande, Monte della Madonna, Monte Solone, Monte Lonzina, Monte Altore ecc. Commestibilità: discreto finchè è giovane, buono anche conservato sott’olio. Osservazioni: è uno dei funghi più conosciuti dalla nostra gente che chiamano comunemente Steccherino dorato, lo possiamo incontrare anche in autunno inoltrato in bosco di latifoglia, fra l’Erica arborea, sulle rive franose, mai singolo ma gregario con più esemplari. Quando è giovane si può scambiarlo di primo acchito con il Cantharellus cibarius (Finferlo), il quale condivide lo stesso habitat, quest’ultimo si differenzia perchè è privo di aculei, ma ha delle pseudo lamelle. Esistono altre due specie nei Colli di Hydnum molto simili, l’Hydnum rufescens Fries di dimensioni più piccole, con colori più carichi che vanno verso il rosso-aranciato e l’Hydnum albidum Peck, molto più raro col cappello di color biancastro, tutti sono commestibili, però il metodo migliore per usarli è sbollentarli con gli aromi e metterli sott’olio

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Lycoperdon perlatum Pers.: Pers. Sinonimi: Lycoperdon gemmatum Batsch ex Schum. N.V. Vescia - Fumagiòi Carpoforo: alto da 3 a 9 cm. diametro 2-4 cm. piriforme, con lieve umbone centrale poco evidente, la superficie esterna (esoperidio) è tutta ricoperta da piccoli aculei spinosi con la sommità arrotondata dall’aspetto granuloso facilmente separabili che lasciano una specie di reticolo nella superficie dove appoggiano, di color bianco crema con tonalità bruno chiare. Gleba: all’interno è bianca, soda e compatta, però con il tempo diviene giallo olivastra e molle, odore acidulo-fruttato, sapore gradevole. Spore: 3,5 x 4,5 micron, globose, finemente verrucose. Sporata: bruno-olivastra. Habitat: ai limiti dei boschi nei sentieri, dalla primavera all’autunno, ubiquitario nei luoghi umidi dei boschi. Commestibilità: discreta finché la gleba è bianca. Osservazioni: devo dire che si tratta di un fungo molto conosciuto dalla nostra gente e raccolto con il nome di fumagiòi è il più comune e facile da conoscere di tutto il gruppo. Cresce sin dalla primavera in qualsiasi habitat, mai singolo, ma in grandi colonie a volte concrescenti in più esemplari. Ha sempre delle perline rotonde sulla parete esterna con degli aculei molto persistenti a maturità, nella parte apicale si apre un forellino che alla minima pressione fa uscire, “un fumo fuligginoso”, sono le spore che andranno a iniziare il loro ciclo per la continuazione della specie.

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Calvatia utriformis (Bull. : Pers.) Jaap Sinonimi: Lycoperdon caelatum (Bull.) Morgan N.V. Vescia areolata Carpoforo: 5-15 cm. di diametro, la forma è quasi sempre oblunga, a forma di pera rovesciata con la superficie asciutta, tutta rivestita da squamette piramidali che ben presto cadono lasciando così un disegno geometrico areolato poligonale in rilievo, il carpoforo si presenta di color bianco-candido da giovane, brunastro con l’età, la parte esterna è compatta, all’interno esiste un secondo involucro molto sottile e trasparente che avvolge tutta la massa carnosa, all’inizio bianca, poi ocra verdognola, infine diventa una polvere sporale di color nerastro, alla sommità si apre un foro irregolare utile a far uscire le spore. La parte basale è sterile e infissa nel terreno, quando la parte fertile è scomparsa essa rimane nel terreno con una struttura a forma di coppa bruna di consistenza cartilaginea che può resistere fino all’anno successivo. Gleba: di color bianco puro finchè è giovane, diviene tenera e acquosa a maturità, di color giallo olivastro verdognolo, poi ruggine-nerastro, odore acidulo fruttato, sapore gradevole dolciastro. Spore: 4-5 micron di diametro, sferiche, lisce, guttulate. Sporata: nerastra. Habitat: cresce in tutto il periodo dell’anno nei parchi, nei giardini, nei campi coltivati e concimati. Località: Villa di Teolo, Costigliola, Passo delle Fiorine, Monte Spinefrasse ecc. Commestibilità: commestibile da giovane, si può affettare e impanare come una cotoletta. Osservazioni: cresce nei giardini e nei campi coltivati, lungo i filari delle viti, mai in grande quantità, il carpoforo può raggiungere dimensioni notevoli, fra i Gasteromiceti è quello più grande dopo la Langermannia gigantea (Batsch. : Pers.) Rostkov. Si può consumare da giovane quando la carne è bianca, poi quando cambia colore non è più commestibile perchè stanno maturando miliardi di spore, che poi il vento trasporterà lontano anche centinaia di Km. dal luogo originario.

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Langermannia gigantea (Batsch ex Pers.) Rostk. Sinonimi : Lycoperdon giganteum Batsch. Ex Pers. Calvatia gigantea Morg. N.V. Vescia gigante Carpoforo: a volte enorme 20-40(60) cm. di diametro, globoso o a forma di pera, con la base sterile rastremata, aderente o infossata nel terreno, radiciforme. Avvolto da una pellicola esterna bianco candida, liscia, molto resistente elastica. Con la maturazione diventa di colore crema giallognola con la tendenza a screpolarsi formando placche irregolari. Gleba: bianca candida soda dall’odore fungino e il sapore gradevole, mentre a maturità diviene spugnosa tenera poltigliosa olivastra fino a diventare fuligginosa polverulenta. Spore: 3,5 x 5,5 micron, subsferiche, finemente verrucose. Sporata: brunastra. Habitat: La si può trovare nei pascoli, nei parchi, in luoghi incolti, in estate e autunno. Località: “Parco delle Frassanelle”, “Passo delle Fiorine”, Monte Rosso, “Parco Villa Monzino”. Commestibilità: buono da giovane con la carne soda e consistente, non commestibile da maturo. Osservazioni: è un fungo molto bello appariscente ma non molto diffuso nei “nostri colli”, si presenta anche di enormi dimensioni nei luoghi più disparati, per lo più nei parchi e nei giardini, fa sempre un certo effetto trovarlo e raccoglierlo è un fungo commestibile finché è giovane, bianco candido, sodo, compatto e consistente, con la maturità diventa una poltiglia polverulenta, indi si lacera per la dispersione di miliardi di spore, mentre la base diventa papiracea a mo di scodella o coppa restando per lungo tempo infissa nel terreno.

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Bovista nigrescens Pers. :Pers. Carpoforo: 3-6 cm. di diametro, di forma sferica, ovoidale con la superficie rivestita da una granulosità persistente, color bianco neve inizialmente, la parte esterna (esoperidio) è grossa e compatta con un disegno particolare e ricopre una pellicola interna liscia e dissociata che avvolge la gleba di color bianco puro, poi con la maturazione delle spore diventa verdognola, olivastra e molliccia, alla fine nera pulverulenta colorando così tutto il carpoforo di nero, alla sommità si apre un forellino circolare che serve per far uscire le spore. Il carpoforo si appoggia al terreno con una base più o meno appuntita e con un unico cordoncino miceliare infisso nel substrato. Gleba: bianca, soda da giovane, molliccia e nerastra a maturità, odore penetrante acidulo, sapore dolciastro. Spore: sferiche, finemente punteggiate, subverrucose con una guttula, 6-6,5 micron di diametro, con pedicello diritto o leggermente arcuato, ialino, lungo da 9-13 micron. Habitat: cresce durante tutto l’arco dell’anno nei prati, nei tappeti erbosi, nei campi coltivati, lungo i sentieri, compare subito dopo la pioggia. Località : Passo delle Fiorine, Laghizzolo, Boccon di Vò, Villa draghi ecc. Commestibilità: commestibile da giovane . Osservazioni: è un funghetto di forma sferica che compare subito dopo la pioggia fra l’erba, mai singolo ma gregario con numerosi individui, sembrano delle piccole palline di color bianco puro quando il fungo è giovane rivestite da granulosità, con alla base un unico filamento bianco ancorato in profondità nel terreno, la parte esterna è grossa e compatta e si stacca facilmente dal resto come la buccia di un uovo cotto lasciando intravedere una pellicola interna che avvolge la gleba che racchiude le spore. A maturità il carpoforo diventa nero.

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Tulostoma brumale - Pers.: Pers. Sinonimi : Tulostoma mammosum - Fr. Carpoforo: 1-2 cm. di diametro 3-5 cm. di altezza, si presenta con la forma sferoidale sempre protetto da due involucri, con la parte esterna compatta rigida opaca bianco grigiastra mentre internamente è rivestito da una pellicola morbida che contiene la gleba biancastra che a maturità diventa bruna e si apre alla sommità un piccolo orifizio circolare dal quale usciranno le spore come una polvere color ruggine. Gambo: 2-4 x 0,2-0,3 cm. slanciato molto lungo rispetto il cappello sodo tenace quasi sempre ricurvo satinato tutto ricoperto da fibrosità squamulose biancastre su sfondo grigio marrone bruno scuro bulboso o rigonfio alla base molto profondo nel terreno dove porta dei cordoncini bianchi del micelio intrecciati a resti vegetali. Carne: tenace inconsistente ben presto diventa polverulenta ruggine, odore di muffa, sapore mite. Spore: 3,5 x 5,5 micron, subglobose, verrucose. Sporata: bruno-rossastra. Habitat: si sviluppa nei luoghi muscosi umidi ed incolti sabbiosi in autunno Monte Cecilia, località Sassonegro, Parco delle Ginestre, Rivadolmo. Commestibilità: senza valore commestibile Osservazioni: è un funghetto di piccole dimensioni che cresce in autunno inverno nei luoghi aridi incolti e sassosi fra il muschio e licheni, mai singolo ma in grandi colonie che difficilmente si notano, visto le piccole dimensioni ed il mimetismo del terreno su cui cresce, si presentano a forma di capocchie sferiche con un forellino al centro scuro dal quale fuoriesce una polvere brunastra, il gambo è lungo fibroso con un piccolo bulbillo alla base, molto bello da incontrare.

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Scleroderma citrinum Pers.: Pers. Sinonimi: Scleroderma aurantium Waill. ex Pers. Scleroderma vulgare Fries Waill. Carpoforo: 4-10 (15) cm. di forma globosa, con cuticola asciutta, granulosa, cosparsa da larghe squame, un po’ più scure del peridio che è giallognolo e molto duro, spesso 0,2-0,5 cm. la base è provvista di un pseudo gambo rudimentale che porta i resti di cordoncini miceliari bianchi, molto profondi nel terreno. Gleba: biancastra, rosata, cenere da giovane, a maturazione cambia colore diventando violacea granulosa nerastra con molti granuli biancastri marmorizzati fino a diventare bruno ruggine fioccosa e pulverulenta, nel frattempo il peridio esterno si lacera rompendosi per far uscire la polvere sporale, odore molto forte nitroso, sapore decisamente sgradevole. Spore: 9 x 12 micron, globose, reticolate. Sporata: nerastra. Habitat : si trova sotto latifoglia, specialmente quercia e castagno, su terreno acido. Località: Monte Solone, Monte Grande, Monte della Madonna, Monte Venda, Monte Lonzina, Monte Ortone. Commestibilità: è una specie tossica. Osservazioni: è un fungo piuttosto comune nei Colli, fa parte del gruppo dei Gasteromiceti perché ha la gleba “carne” racchiusa dentro un involucro che a maturazione si apre per lasciare uscire le spore. Cresce nelle vicinanze dei boschi di castagno, nei sentieri, sulle rive dove c’è la terra smossa, gregario, a volte cespitoso. Inizialmente sembrano delle patate semi ipogei ma ben presto la superficie si screpola diventando ruvida e areolata, a volte succede di vedervi crescere dei funghetti sopra, si tratta dello Xerocomus parasiticus che trova l’habitat ideale proprio su questi funghi vivendo in forma parassitica. Lo Xerocomus parasiticus non è velenoso.

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Scleroderma polyrrhizum (G. F. Gmel.:Pers.) Pers. Sinonimi: Scleroderma geaster Fries Scleroderma texense Berk. Scleroderma primigenium Bianchi Carpoforo: è semi-ipogeo, dimensioni 6-15 cm. di diametro, la forma è globosa, ovale, attenuato alla base che presenta dei cordoncini miceliari, con il peridio molto duro, carnoso, compatto, di color giallo ocraceo, ben presto screpolato con molte squame appiattite di diversa grandezza, che si lacerano, la carne sottostante è color ocra rossastra, a maturità si apre a forma di stella, mantenendo al centro la massa sporale rotondeggiante. Gleba: è formata da cellette rotonde, alla sezione si presenta marmorizzata di colore grigio biancastro, poi a maturazione delle spore passa al viola, marrone, nerastro. Spore: 7-8 x 9-11 micron, subsferiche, aculeato-reticolate. Sporata: brunastra. Habitat: nei Colli Euganei si presenta ai margini dei sentieri (sulle rive) dove c’è il bosco di castagno, perciò in terreno acido, nel periodo estate autunno. Località: Monte Grande, Monte Altore, Monte della Madonna, Monte Ricco, ecc. Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: è un fungo piuttosto comune sempre di grandi dimensioni può arrivare ai 20 cm. di diametro, cresce in luoghi aridi, soleggiati, lungo i sentieri, specialmente nei boschi bruciati di castagno su terreno acido, mai singolo ma in gruppi con alcuni esemplari. Questa specie è caratteristica per la forma che acquisisce a maturazione, cioè quella di una stella.

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Mycenastrum corium (Guers. ex DC.) Desv. Sinonimi : Bovista suberosa Fr. Carpoforo: 3-15 cm. di forma subsferica, il colore è bianco-grigiastro-giallo, a maturità completamente nero, presto si apre perché l’esoperidio (abbastanza sottile) si lacera a forma di stella. Gleba: all’inizio è bianca, poi a mano a mano che maturano le spore ingiallisce sino al brunonerastro. Spore: 10 x 12 micron, globose, verrucose. Sporata: bruno-scuro. Habitat: cresce generalmente sotto Robinia pseudoacacia, ma anche nelle pinete in zona mediterranea. E’ stato trovato recentemente sui “Colli” che fanno da corona alla valle del “Cataio” (gruppo del Monte Ceva). Commestibilità: non commestibile. Osservazioni: questa specie che può assomigliare molto, all’inizio dello sviluppo, ai funghi chiamati “Vescie” (Gen. Lycoperdon), poi quando si apre a forma di stella, può assomigliare allo Scleroderma geaster. Però il Mycenastrum corium ha l’esoperidio che in vetustà diviene completamente nero, cosa che non avviene per gli altri funghi nominati.

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Myriostoma coliforme (Dicks. :Pers.) Corda Carpoforo: 5-15 (20) cm. di diametro, all’inizio dello sviluppo ha la forma globosa, poi si apre in lacinie che tendono ad incurvarsi verso il basso innalzando la “gleba”, ha superficie brillante, liscia, forata da tanti caratteristici stomi, infatti la particolare morfologia del carpoforo ha dato il nome alla specie. Spore: globose, ornate da gibbosità, 4-5 micron . Sporata: bruno tabacco. Habitat: cresce in estate autunno su terreno arido, (boschi xerofili) al margine dei sentieri, ma anche nel sottobosco. Località : Monte Ricco, Monte della Madonna, Colle di S. Elena (ex Villa Selvatico) ecc. Commestibilità: non commestibile Osservazioni: è veramente una rarità per i Colli Euganei, un vero fiore all’occhiello, è uno dei miei preferiti, tant’è vero che alcuni esemplari di carpoforo sono riuscito a conservarli per una decina di anni, allestendo innumerevoli mostre. Mi piace incontrarlo durante le escursioni autunnali nei Colli, è un fungo da fotografare e rispettare.

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Astraeus hygrometricus (Pers. : Pers.) Morg. Sinonimi: Lycoperdon stellatum Scopoli Carpoforo: da 2-6 cm. inizialmente globoso sferico con una superficie esterna, (esoperidio) dura e coriacea, colore da ocra rossastra al bruno scuro, rugoso, che ben presto si lacera dividendosi in tanti “spicchi triangolari” a forma di stella con il tempo umido, nella parte interna è rivestito da piccole squamette lacerate a forma concentrica con zonatura che sembra un ricamo biancastro su fondo ocra bruno scuro, mentre al centro c’è un corpo globoso di color grigiastro nel fungo giovane, poi verdognola brunastra, che a maturità forma un opercolo dal quale esce la polvere sporale. Con il tempo secco tutte le lacinie o spicchi, si chiudono diventando dure e coriacee, proteggendo così la parte fertile che si trova all’interno, per poi aprirsi ancora con l’umidità. Gleba: inizialmente bianca poi bruna nerastra a maturità, odore legnoso di muffa, sapore acidulo. Spore: 9 x 11 micron, subsferiche, verrucose. Sporata: bruno-scuro Habitat : cresce nei boschi umidi di latifoglia, nel periodo autunnale. Località: Monte delle Basse, Monte Orbieso, Monte Vignola, Monte della Madonna. Commestibilità: non commestibile, coriaceo. Osservazioni: questo fungo particolare non viene raccolto e più volte passa inosservato, cresce nei boschi umidi in autunno o nei terreni sabbiosi, si forma già sotto terra, quando fuoriesce è completamente sviluppato, mai singolo ma gregario con più esemplari di varia grandezza. Lo si riconosce subito per la sua forma a stella. e soprattutto perché con l’umidità si apre mentre con il tempo secco si chiude, esso viene considerato un barometro naturale per questo suo comportamento.

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Pisolithus arhizus (Persoon) Rauschert N.V. Tartufo di Boemia Carpoforo: 5-20 e più cm. di diametro, spesso con pseudo-stipite che lo innalza dal terreno fino a 20 cm. e oltre. E’ di forma variabile : da subsferica, a claviforme a reniforme ecc., lo pseudo stipite prosegue sotto terra per parecchi cm. tramite un penducolo che alla terminazione presenta consistenti rizomorfe giallastre. Peridio: di color brunastro, quasi liscio, che si screpola a maturità lasciando uscire miliardi di spore. Gleba: da giovane al taglio si presenta marmorizzata, formata da “camere” contenente corpuscoli (peridioli) giallastri, con odore e sapore sclerodermatacei. Spore: sferiche, aculeate 8-12 micron. Sporata:bruno-cannella. Habitat: cresce in estate autunno ed è un’altra “chicca” per i Colli Euganei. Lo troviamo su terreno calcareo, arido. Località : Monte Calbarina, ecc. Commestibilità: qualcuno asserisce che essendo un fungo aromatico da giovane si potrebbe anche consumare, infatti viene anche chiamato Tartufo di Boemia, o Tartufo dei poveri. Osservazioni: Quando lo si incontra è facile scambiarlo con un pezzo di legno, o un escremento, io lo incontro da decenni sul Monte Calbarina ed è sempre interessante vederlo ogni anno, anche perchè è un fungo utile per il bosco essendo simbionte della flora xerofila, a mio avviso è un fungo da apprezzare solo sotto l’aspetto naturalistico per la sua strana morfologia e la sua rarità, da fotografare e rispettare.

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Phallus impudicus Lin. ex Pers. Sinonimi: Ithyphallus impudicus Lin. Pers. Fisch. N.V. Uovo del diavolo - Satirione Carpoforo: di forma ovoidale, da 4-6 cm. inizialmente semi ipogeo ricoperto di materiale vegetale, sembra una pallina bianca, traslucida, di consistenza molliccia, tenera e cedevole ma con una pellicola tenace e persistente che si allunga sempre più verso l’alto, la base è piatta rugosa e porta evidenti radichette miceliari molto profonde nel terreno. Poi la membrana che protegge il fungo già formato si lacera lasciando libero il carpoforo. Cappello: Può ricordare una “mitra”, con alla sommità un’apertura di forma rotondeggiante, è ricoperto di una sostanza mucillaginosa di color verdastro che costituisce la gleba dove ci sono le spore. Gambo: lungo fino ai 10-15 cm. slanciato, a volte ricurvo, attenuato in alto, bianco vuoto di consistenza granulosa porosa come il polistirolo, fragile, con un’apertura rotonda o obliqua alla sommità dove è appoggiato il cappello o mitra. Carne: elastica esternamente biancastra fragile trasparente mucillaginosa all’interno sferoidale porosa nel gambo, odore di rapa nel giovane, di carne decomposta da maturo, sapore nitroso sgradevole. Spore: 4-5 x 1,5-2 micron, ellissoidali, lisce, biguttulate. Sporata: bruno-violaceo. Habitat: nei boschi umidi di latifoglia già dalla primavera, località: Monte Grande, Passo delle Fiorine, “Parco delle Frassanelle”, Monte Venda e Monte Vendevolo. Commestibilità: non commestibile Osservazioni: è un fungo che cresce nei boschi umidi e ricchi di humus, durante le nostre passeggiate non è difficile vedere delle piccole palline membranose mollicce di consistenza gelatinosa dove all’interno c’è un fungo già formato. Al momento della maturità non occorre vederlo per localizzarlo, perché emana un odore fetido, cadaverico repellente e lo si avverte “intensamente” anche da lunga distanza, perciò lo si trova a naso. L’odore è trasmesso dalla gleba che ricopre il cappello, che serve per attirare le mosche, che posandosi portano via una gran quantità di spore mature disseminandole nell’ambiente per la continuazione della specie.

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Clathrus ruber Mich. ex Pers. : Pers. Sinonimi: Clathrus cancellatus Tournef. ex Fr. N.V. Fungo cancello Carpoforo: 4-10 cm. di forma globosa, racchiuso in una membrana di consistenza molle, liscia, elastica, quasi trasparente biancastra, che a maturità lascia intravedere delle fossette come un ricamo poligonale, alla base porta sempre dei cordoncini miceliari bianchi, molto lunghi infossati nel terreno, poi la superficie esterna si lacera lasciando fuoriuscire una sfera rotonda rosea poi allungata tutta traforata come una rete a maglie oblique, con la continuazione della crescita il fungo si stira diventando sempre più fragile rugoso e poroso con delle satinature trasversali, color rosso arancio esternamente mentre la carne all’interno nella congiunzione dei fori è tutta spugnosa erosa e lacerata, ricoperta inizialmente da una gleba verdastra, che a maturità diventa mucillaginosa granulosa quasi nerastra, lì ci sono le spore. Carne: molle tenera cedevole mucosa da giovane, odore di rapa da giovane, poi di escrementi, sapore disgustoso. Spore: 5-6 x 1,5-2 micron, ellissoidali, lisce, guttulate. Sporata: bianco-sporco. Habitat: nei boschi umidi tra il fogliame in tutto il periodo dell’anno, località: Monte Sirottolo, “Groppetto”, Monte Venda, “Laghizzolo”, Boccon di Vò, “Rocca Pendice”. Commestibilità: non commestibile Osservazioni: è un fungo comune nei nostri boschi, molto bello da vedere allo stato maturo, cresce lungo i sentieri, mai singolo ma in più esemplari in diversi stati di crescita, allo stadio primordiale sembrano delle palline bianche, però all’interno il fungo è già formato, poi la “volva” si lacera ed esce un fungo a forma di fiore rosso corallo tutto traforato mentre all’interno sta maturando una poltiglia verde nerastra che a questo stadio emana un odore fetido repellente.

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Morchella esculenta var. rotunda Persoon N.V. Spugnola bionda - Spunzoeo Mitra: da 6-10 cm. di forma ovoidale arrotondata, di colore giallastro, nocciola, a volte con macchie rossiccie sparse quà e là, formato da alveoli irregolari increspati all’interno, molto profondi, riuniti da costolature intersecate molto in rilievo e più chiare. Gambo: 3-6x2-3 cm. subcilindrico, corto rispetto al cappello, che forma un corpo unico, liscio, biancastro, pruinoso, in alto costolato solcato, rigonfio, ingrossato alla base. Internamente vuoto come nella mitra (cappello). Carne: tenera, fragile, acquosa, biancastra, odore spermatico, sapore dolciastro. Spore: 18-20 x 10-12 micron, ellissoidali. Habitat: ai limiti dei boschi sotto piante di orniello (Fraxinus ornus) oppure olmi, tigli e ciliegi, in primavera. Loc. Monte Altore, Monte Lozzo, “Parco dei Tigli”, ecc. Commestibilità: buono, ricercato, si consuma dopo cottura. Osservazioni: è un fungo molto conosciuto e ricercato fin dai tempi antichi col nome volgare di spunzoi. Ricordo che “la nostra gente” cominciava a cercarlo quando fiorivano i ciliegi, soprattutto lungo i filari delle viti, si facevano delle raccolte molto abbondanti. Questo avveniva prima dell’avvento dei diserbanti e gli anticrittogamici, oggi sono scomparsi dai loro habitat naturali, cioè i vigneti. Si consiglia di consumarlo ben cotto perché contiene delle sostanze termolabili che possono causare qualche disturbo gastroenterico.

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Helvella crispa (Scop.:Fr.) Fries N.V. Spugnola crespata Mitra: 2-3,5 cm. di forma irregolare, composta da due a quattro lobi, rialzati al margine, arrotondati e pieghettati, con delle venature solcate, nodose, increspate fra loro, la superficie al centro è pruinosa, glabra, color biancastro crema, avorio, la parte interna è liscia di color bianco cenere, il margine è esile ed ondulato, fragile, irregolare. Gambo: 5-12 x 2-4 cm. slanciato, grosso, attenuato in alto, ingrossato alla base, tutto percorso da solcature e costolature molto profonde, oblunghe, intersecate fra di loro tanto da sembrare delle cavità cavernose, la superficie è bianco candido, colorandosi poi di color ocra a maturità, se viene tagliato di netto all’interno si nota un forellino su ogni costolatura, tale da sembrare un disegno asimmetrico. Carne: elastica ma fragile, sottile, biancastra, odore fungino, sapore dolciastro. Spore 18-20 x 9-11 micron, ellissoidali, lisce, ialine, monoguttulate. Habitat: cresce nei boschi umidi ai margini dei sentieri e nei parchi, in autunno. Località: Monte Venda, Monte Vendevolo, “ Boccon di Vò”, “Parco delle Frassanelle”, dintorni della Rocca di Monselice ecc. Commestibilità : attualmente è sconsigliato dall’uso commestibile. Osservazioni: è una specie che si trova comunemente in autunno, nei boschi umidi di latifoglia, in luoghi luminosi, mai all’interno del bosco, ma ai margini dei sentieri, non cresce mai singola, ma in gruppi, a file, molto bella ed elegante con il cappello di color crema, rivolto all’insù, il gambo è solcato e cavernoso, bianco candido. Non ha mai un habitat di crescita regolare, si può trovare anche a distanza di anni nello stesso luogo, oppure scomparire per sempre.

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Helvella spadicea Schaeff. Sinonimi: Helvella monachella (Scop.) Fries Cappello: 3-6 cm. di diametro, è formato da due a quattro lobi rialzati e triangolari, quasi arrotondati dai lati e ripiegati all’insù a forma di stella irregolare tanto da formare un fiore crespato, sono tutti saldati fra loro in un unico centro, la parte interna è bianca molto caratteristica nelle ondulazioni del cappello, il margine debordante sul gambo di color nero fuligginoso, vellutato con una bordatura bianca. Gambo: 2,5-4x1-2 cm. slanciato, attenuato in alto, liscio, ingrossato alla base, di color bianco con sfumature fuligginose, completamente vuoto all’interno. Carne: tenera, sottile, elastica, fragile, di color biancastro, odore tenue, sapore mite. Spore: 20-25 x 12-15 micron, ellissoidali, lisce, guttulate. Habitat: cresce in luoghi sabbiosi, sotto i pioppi, nella stagione primaverile. Località: “Praglia”, “Parco delle Frassanelle”, “Abano Terme” (mercato). Commestibilità : commestibile mediocre. Osservazioni: non è molto comune sui “Nostri Colli”, cresce sporadicamente nei giardini, nei parchi, lungo i sentieri, soprattutto sotto i pioppi, nei luoghi sabbiosi. Mai singolo ma in gruppi con diversi esemplari, spesso passa inosservato nascosto nell’erba. Può essere consumato dopo prebollitura ma il gambo resta coriaceo, ne sconsiglio la raccolta vista la sua rarità.

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Sarcoscypha coccinea (Scop.:Fr.) Lamb. N.V. Tazzetta rossa Apotecio: da 1-5 (8) cm. di diametro, si presenta a forma di coppa di color rosa all’esterno, rosso scarlatto all’interno, il margine è sempre rivolto all’interno che con l’età si presenta crenulato fessurato. Gambo: 1-3x0,3-0,5 cm. molto corto, biancastro, rotondo, ingrossato in alto, rastremato alla base con leggera peluria, molto infisso nel substrato legnoso sul quale vive. Carne: fragile, ceracea, odore di muffa, sapore mite. Spore: 29-39 x 9-11 micron, ellissoidali, lisce, ialine, con fini guttule. Aschi: cilindrici, non amiloidi, con 8 spore. Habitat: nei boschi umidi, sui rami marcescenti, dall’ inverno a primavera, località : “Contea” “Rocca Pendice”, “San Daniele in Monte” monte Gemola, Monte Ricco. Commestibilità: senza valore commestibile Osservazioni: non è facile incontrarlo, lo si può vedere verso la fine dell’inverno su rami morti di piante di latifoglia, si presenta gregario. Questa specie è fra i più bei carpofori che possiamo incontrare, si presenta come una coppa di color rosso vivo brillante, quasi da sembrare una pietra preziosa.

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Sarcosphaera crassa (Santi ex Steudel) Pouzar Sinonimi: Sarcosphaera coronaria (Jacq. Ex Cke.) Boudier Carpoforo: 3-10 (15) cm. di diametro, all’inizio dello sviluppo è semi-interrato e chiuso, di forma sferica, cavo, poi a mano a mano che si sviluppa, assume la forma di una coppa lacerata con i margini divisi in lobi triangolari, tanto da sembrare il copricapo di un re (corona). Ha superficie liscia, leggermente vellutata, di color lillacino-violaceo all’interno, biancastro all’esterno. Il gambo è assente o c’è appena un accenno radicale. Carne: color bianco-violacea, elastica, fragile, senza odori o sapori particolari. Spore: 14-18 x 7-9 micron, ellittiche, con l’estremità arrotondata, lisce, ialine, biguttulate. Aschi: 300 x 350 micron, con otto spore. Habitat: cresce gregaria in primavera, in bochi misti di latifoglia su terreno calcareo, ai margini dei sentieri, sulle rive. Località : Monte Cero, Monte Calbarina ecc. Commestibilità: sicuramente velenoso da crudo, ma da non consumare nemmeno da cotto perchè non appetibile e troppo coriaceo. Osservazioni: è fra i primi funghi a comparire nell’arco dell’anno, ma che nei “Colli” non si presenta tutti gli anni, bello da vedere per la sua forma e i suoi colori, un’altro gioiello da fotografare, da considerarsi raro per la nostra zona.

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Melastiza chateri (W.G. Smith) Boudier Carpoforo: 1-3 cm. di diametro, a forma di coppa, con l’orlo decorato da peli minutissimi di color bruno, (lente) il colore del carpoforo è rosso arancio sia all’interno che all’esterno. Carne: di consistenza ceracea senza particolari odori o sapori. Spore: 17-19 x 9-11 micron, ellittiche, ialine, decorate da minuti aculei. Aschi: 300 x 15 micron, contenenti 8 spore. Habitat: cresce da maggio a novembre, su terreno nudo nei sentieri o nei coltivi, sopratutto di soia o di mais. Località : Monte Calbarina, Colle di S. Elena, Val calaona ecc. Commestibilità: senza valore. Osservazioni: compare a volte con centinaia di esemplari sulla nuda terra, sopratutto dove è stata seminata la soia, sembrano delle gemme che iluminano il suolo scuro con i loro colori, un piacere per gli occhi, da fotografare.

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Rutstroemia echinophila (Bull. ex Merat) von Hohn. Carpoforo: 0,3-1 cm. di diametro, si presenta a forma di piccola coppa che si appiana con l’età, il colore è bruno-rossastro, cannella, più scuro con l’umidità, con il margine sottile irregolare e seghettato, esternamente con il tempo secco diventa pruinoso grigiastro chiaro. Al centro nella parte inferiore ha un piccolo corto peduncolo che lo solleva, alla base ci sono i resti di una fioccosità biancastra, è il micelio che penetra nel substrato legnoso. Carne: di color crema-ocraceo, tenera, esile, fragile, di consistenza cerosa, odore di muffa, sapore mite. Spore: 16-20 x 5-6 micron, ellittico-allungate, curve, lisce, ialine. Habitat: cresce in autunno, nel sottobosco di castagno su residui legnosi, molto spesso nella parte interna dei ricci di castagna. Località : Monte Venda, Monte Ortone, Monte Grande, Monte della Madonna, Monte Ricco, ecc. Commestibilità: di nessun valore alimentare. Osservazioni: sono dei piccoli funghetti che molto spesso passano inosservati per le loro piccole dimensioni, si presentano in autunno inoltrato, molto spesso nei ricci di castagna dell’anno precedente. Sono funghi saprofiti che hanno il compito molto importante in natura, cioè quello di portare in decomposizione in poco tempo il substrato dove si insediano, così da riconsegnarlo all’ambiente per l’utilizzo di altri esseri viventi. Un’altra presenza micologica interessante per le “Nostre Colline”.

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Dumontinia tuberosa (Hedwig) Kohn Sinonimi: Sclerotinia tuberosa (Hedwig ex Fries) Fuck Carpoforo: da 1 a 3 cm. di diametro, sempre a forma di coppetta rialzata dal terreno, concava, imbutiforme, molto spesso con una leggera depressione, al centro porta delle venature crespate, il margine inizialmente arrotondato, poi crenulato irregolare, il colore interno è bruno, marrone rossastro, mentre esternamente è grigio, ocra, camoscio, con l’umidità però il carpoforo è tutto dello stesso colore, cioè bruno-carneo, traslucido. Gambo: da 3 a 8 cm., molto slanciato, sinuoso, flessibile, cavo, tutto rivestito di una fine peluria setosa di color bruno nerastro, svasato a forma di cono verso l’alto, per poi assottigliarsi verso il basso diventando quasi fliforme, dove è inserito ad uno sclerozio grande più o meno come una nocciola di color nerastro, molto spesso vuoto all’interno, ed è proprio in questo piccolo tubero che il fungo trova il suo nutrimento. Carne: molto esile, di consistenza molle, elastica, fragile, acquosa, di color bruno rossiccio, senza odori e sapori particolari. Spore : 12-16 x 6-7 micron, ellisoidali, lisce, ialine, biguttulate, gli aschi contengono 8 spore e sono amiloidi. Habitat: cresce nei boschi umidi in primavera, dove fiorisce l’Anemone dei boschi, Anemone nemorosa L. Monte Venda, Monte Vendevolo, Monte Vignola, Monte Pendice ecc. Commestibilità: senza valore commestibile. Osservazioni: è un piccolo funghetto, molto difficile da individuare, lo si trova soltanto se si conosce l’habitat nel quale si sviluppa, cioè vicino all’Anemone nemorosa L. Può crescere singolo o in piccoli gruppi, appena riaffiorante dal terreno, mentre il gambo è quasi tutto interrato fino allo sclerozio del quale si nutre. Alcuni autori sostengono che vive da parassita sui rizomi disgregati dell’Anemone nemorosa, comunque fungo e fiore li troviamo sempre assieme. Può succedere di scambiarlo con la Stromatinia paridis, altro piccolo funghetto a forma di coppa più o meno dello stesso colore, anch’esso con lungo gambo sempre tutto interrato. Quest’ultimo è stato raccolto qualche tempo fa da due amici micologi nel versante est del Monte Venda dove cresceva cespitoso sopra il rizoma del Polygonatum multiflorum (L.) All. (Sigillo di Salomone). Essendo molto simili macroscopicamente necessitano di esame microscopico per la determinazione.

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Stemonitis axifera (Bulliard) Macbride Carpoforo: alto 1-2 cm., formato da tanti piccoli esemplari appressati di forma cilindrica e appuntita, che assomigliano a piccoli alberelli di conifera in miniatura, il colore alla base è nero, più in alto è bruno ruggine. Spore: 5-7 micron, sferiche con leggera punteggiatura. Sporata: brunastra Habitat: lo si può incontrare durante tutto l’anno nel sottobosco, ma anche nei coltivi dove ci sono ceppaie marcescenti, o altri residui legnosi fatiscenti. Commestibilità: senza valore commestibile Osservazioni: interessante presenza di “micete” che possiamo incontrare durante tutto l’arco dell’anno e che compare su ceppaie fatiscenti con numerosissimi individui, tanto da far sembrare il ceppo che lo ospita come adornato da una fitta chioma di capelli a spazzola, (che fantasia). Interessante da fotografare.

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Xylaria polymorpha (Pers.: Fr.) Grew. N.V. Xylaria nera Carpoforo: lungo 4-8 cm. di altezza, 2-3 cm. di diametro, dalla forma sembra una clava attenuata in alto con la sommità arrotondata, panciuto e gibboso, a metà rastremato in basso, riunito in più individui deformati irregolari dalla superficie granulosa feltrata ed opaca, di colore bruno nerastro, internamente se sezionato è completamente bianco, la carne è stopposa, presenta delle fossette striate. Gambo: si presenta con più esemplari formando un unico ammasso di carne coriacea, molto affusolato, quasi radiciforme ben infisso nel substrato. Carne: dura, coriacea, stopposa, di color bianco candido, odore e sapore particolare. Spore: 25-30 x 7-8 micron, fusiformi, lisce, guttulate. Sporata: bruno scuro. Habitat: cresce sulle ceppaie marcescenti di latifoglia tutto l’anno. Località: “Passo delle Fiorine”, “Parco delle Frassanelle”, Giardini del Castello di Este, ecc. Commestibilità : non commestibile. Osservazioni : questa specie cresce nei nostri boschi in tutto il periodo dell’anno, la troviamo specialmente su ceppaie di latifoglia, cresce sempre in gran numero, con i gambi riuniti in modo da formare un unico tronco, dall’aspetto schiacciato ed irregolare, il colore è poco invitante, bruno nerastro fuligginoso in contrasto con il bianco candido dell’interno che si vede se viene tagliata.

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Xylaria hypoxylon (Linneo :Fries) Greville N.V. Xylaria lanceolata Carpoforo: alto da 3 a 8 cm. si presenta con una morfologia particolare che ricorda un po’ le corna di un cervo o di un daino schiacciate, la consistenza è dura, la parte inferiore è cilindrica, vellutata di color grigio-scuro-nerastro, la parte superiore è ramificata in più direzioni ed è cosparsa da una pruinatura di color biancastro. Carne: tenace, coriacea, di color biancastro, senza odori e sapori particolari. Spore: 12-16 x 5-6 micron, fusiformi, ottuse, schiacciate su di un lato. Sporata: nerastra. Habitat: lo possiamo incontrare in tutto il tempo dell’anno, in tutta l’area collinare, nel sottobosco, in ceppaie marcescenti o comunque su residui legnosi, anche se è abbastanza raro. Commestibilità: non commestibile, perchè coriaceo. Osservazioni: questo interessante funghetto dalla morfologia particolare, lo possiamo già incontrare fin dalla primavera, sopratutto in vecchie ceppaie inzuppate di acqua e coperte di muschio, si presenta gregario con numerosi individui. Anche se è di piccole dimensioni rimane per gli appassionati una presenza naturalistica affascinante presente nelle “nostre colline”.

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Lycogala epidendron (Lin.) Fr. N.V. Pisello rosso Carpoforo: 0,5 x 1,5 cm. di diametro, si presenta con la forma rotondeggiante oblunga, di consistenza molle, con un rivestimento membranoso cedevole, elastico, liscio o granuloso, di color rosato con toni brunastri, la pellicola esterna che lo ricopre si rompe facilmente facendo fuoriuscire una sostanza liquida color rosa, poi a maturità la consistenza diventa pulverulenta. I carpofori sono attaccati direttamente nel legno marcescente del quale si nutre. Carne: tenera, rosata esternamente, all’interno succoso lattiginosa, che diventa poi polvere sporale, odore legnoso di muffa, sapore disgustoso. Spore: 4 x 7,5 micron , subsferiche, reticolate. Sporata: ocracea. Habitat : cresce sulle ceppaie o tronchi marcescenti di latifoglia o conifera, in autunno. Località: Monte Rua, Monte Venda, Monte Ricco, Monte Lozzo, ecc. Commestibilità : senza valore commestibile Osservazioni : fa parte del gruppo dei Mixomiceti che hanno la forma di piccole pallottoline rotonde od ovali, crescono in grandi gruppi tappezzando tutto il legno su cui si sviluppano, spesso sono agglomerati fra di loro, quasi schiacciati prendendo delle forme bizzarre, hanno sempre un colore tenue rosa violetto molto bello, all’interno da giovani contengono un liquido gelatinoso rosato che a maturità si trasforma in una polvere color ruggine, poco presente sui colli euganei.

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Tuber aestivum Vitt. N.V. Tartufo d’estate Carpoforo: da 2-8 cm. di diametro, può avere forme varie, in genere è subsferico con una depressione, può arrivare anche al peso di 4-5 etti. Peridio: la superficie è verrucosa, con verruche piramidali, di grosse dimensioni, che conferiscono al “tartufo” una certa consistenza, il colore è nero. Gleba: di colore nocciola-giallastro, solcata da venature biancastre, alcune sottili, altre più larghe, molto ramificate, odore delicato e gradevole, che ricorda l’orzo torrefatto, il sapore fa pensare a quello dei porcini. Spore: 28-35 x 22-24 micron, subglobose, reticolate a grandi maglie. Sporata: brunastra. Habitat lo possiamo trovare sotto svariate piante di latifoglia: Quercie, Noccioli, Carpini, Pioppi ma anche Pini, dall’estate all’inizio dell’inverno. Commestibilità: commestibile. Osservazioni: questa specie si può confondere col Tuber melanosporum ed il Tuber brumale, che hanno anche loro il peridio nero, entrambi chiamati “Tartufo nero di Norcia”. E’ considerato un buon tartufo per il suo profumo gradevole.

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Alcune norme di comportamento Quando vuoi fare una passeggiata e stare a contatto con la natura, ammira la bellezza che ti circonda, comportati con educazione per non alterare il delicato equilibrio biologico del bosco. 1. Non raccogliere o danneggiare gli alberi e i fiori protetti. 2. Rispetta il lavoro degli agricoltori, non prendere frutti penduli. 3. Non abbandonare i rifiuti nel prato o nel bosco dopo aver fatto il pic-nic, non lasciare tracce del tuo passaggio (come barattoli bottiglie di vetro sacchetti di plastica ecc). 4. Segui sempre i sentieri senza sconfinare nelle proprietà private. 5. Non transitare con mezzi motorizzati fuori dalle strade carrozzabili. 6. Rispetta gli animali del bosco evitando i rumori molesti. 7. Non abbandonare gli animali indifesi. 8. Non accendere fuochi possono provocare la distruzione di un bosco, cioè quanto la natura ha creato nel corso dei secoli “pensaci”. 9. Non correre dei rischi inutili. 10. Il bosco è di tutti difendiamolo e rispettiamolo.

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Raccolta dei funghi 1. Quando vai a raccogliere funghi, informati sempre riguardo alle leggi vigenti di quella regione per non incorrere a gravi sanzioni. 2. Il fungo non va mai raccolto allo stato embrionale, ma maturo ed intero con una leggera torsione e deve avere tutte le caratteristiche necessarie per la determinazione e il riconoscimento della specie. 3. Non devono mai essere tagliati alla base, molti funghi come le Amanite velenose possono essere riconosciute soltanto se raccolte intere, altrimenti verrebbe a mancare un particolare essenziale per la giusta determinazione confondendoli con specie diverse. 4. I funghi raccolti vanno subito ripuliti dal terriccio senza alterarne i caratteri morfologici e vanno riposti in un cestino rigido e aerato, così facendo nel trasportarli si ha anche la dispersione delle spore. 5. Non calpestare o distruggere senza motivo i funghi che non conosci, perché anche i velenosi hanno un compito ben preciso nell’ambiente. 6. I funghi freschi vanno ripuliti tagliati e lavati, prebolliti o cucinati entro le 24 ore, perché anche l’alterazione dei funghi ottimi commestibili può causare disturbi di grave intensità. 7. Ricordati di non mettere mai nel cestino i funghi commestibili con quelli velenosi, perché nel separarli (per usare i commestibili può sfuggire qualche frammento di fungo non commestibile). 8. Non raccogliere i funghi troppo maturi, acquosi, o invasi da larve d’insetti, oppure durante l’inverno quando le gelate notturne e continui disgeli possono alterare le loro qualità organolettiche rendendoli tossici. 9. Non regalare mai dei funghi se non hai una buona conoscenza in materia. 10. Non consumare mai funghi incerti o che non conosci, non esistono prove empiriche. Nel dubbio o nell’incertezza rivolgiti ad un esperto micologo o agli ispettori dell’U.S.L. competenti per territorio “gratis”. 11. I funghi sono dei frutti del bosco che valorizzano la nostra tavola per il piacere gastronomico, sono molto gustosi e saporiti, ma da consumare sempre con la dovuta moderazione.

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BIBLIOGRAFIA • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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PICCOLO GLOSSARIO DEI TERMINI MICOLOGICI USATI IN QUESTO LIBRO

Acerbo: di sapore asprigno un po’ astringente che ricorda la frutta immatura. Aculeato: si dice di cappello, gambo o altra superficie esterna, ornamentali da asperità acute, simili a spine. Aculei: (come ornamenti superficiali): vedi aculeato. Oppure, elementi sporgenti aguzzi a superficie fertile che formano l’imenoforo, idnacee. Adnato: lamelle o tuboli che aderiscono al gambo per la maggior parte della loro altezza. Aghifoglie: sinonimo di conifere piante che hanno la foglia stretta a forma di ago come i pini – abeti – larici ecc. Alveolato: dicesi di cappello che presenta ornamentazioni simile a nicchie, es. il cappello delle spugnole. Amiloide: che reagisce in blù a contatto con i reattivi a base di iodio, come l’amido. Anastomosate: dicesi di lamelle che si uniscono in alcuni punti della loro superficie per mezzo di costolature venature o rughe trasversali. Anello: residuo di velo universale o parziale che rimane sul gambo sotto forma anulare. Antabuse: sostanza chimica usata contro l’abuso di alcool con azione analoga all’intossicazione del coprinus atramentarius in certi soggetti provoca arrosamenti della cute. Apicale: posto all’apice. Apotecio: corpo fruttifero a forma di coppa, caratteristico di alcuni Ascomiceti. Areolato: piccola area geometrica delimitata da screpolature del cappello Armilla: anello formato nella parte superiore del gambo dal velo generale che si prolunga fino alla base come una calza. Asco: organo microscopico che contiene le spore degli Ascomiceti. Ascomicete: fungo che si riproduce mediante spore che sono formate all’interno di aschi ed espulse a maturità. Astringente: che provoca una contrazione dei muscoli della bocca alla masticazione. Basidio: cellula fertile, sovente a forma di clava, alla sommità della quale si formano le spore nel numero variabile da due a quattro. Basidiomicete: fungo in cui le spore si sviluppano su basidi. Bulboso: si dice di un gambo che presenta un evidente rigonfiamento alla base, che può essere: smarginato, turbinato, napiforme ecc. Caduco: anello o squama che si stacca facilmente dal cappello o dal gambo, si può anche dire evanescente, fugace, labile ecc. Campanulato: a forma di campana. Cappello: in micologia è la parte superiore del carpoforo, soprattutto nei basidiomiceti, nella parte inferiore del cappello c’è la parte fertile (imenoforo). Carne: nel caso dei funghi è il tessuto del quale è formata la parte del carpoforo fungino. Carpoforo: corpo fruttifero che porta gli organi della riproduzione (quello che impropriamente chiamiamo fungo). Cartilagineo: che ha la consistenza delle cartilagini. Cavo: dicesi di gambo vuoto all’interno. Cerebriforme: a forma di cervello, circonvoluto-lobato. Cereo: che ha l’aspetto e la consistenza della cera. Cespitoso: gruppo di carpofori concrescenti riuniti fra di loro alla base del gambo. Ciliato: fornito di peli simili a ciglia. Citrino: giallo-limone. Claviforme: a forma di clava. Collarium: anello che separa le lamelle dal gambo, presente in qualche fungo. Concresciuto: si dice di carpofori sviluppatisi con parti unite. Coprofilo: che cresce sullo sterco. Cortina: velo parziale costituito da filamenti simili a tela di ragno, araneosa. 177


Cuticola: rivestimento o pellicola del cappello più o meno separabile da esso. Decorrenti: dicesi di lamelle o tuboli che si prolungano per un tratto del gambo. Deliquescente: sono i carpofori che a maturità si dissolvono in un liquido (come i Coprinus). Depresso: cappello leggermente concavo, cioè depresso nella parte centrale. Dicotomico: che si divide in due. Disco: parte centrale del cappello. Doppio: anello formato da due membrane sovrapposte, residui del velo parziale e del velo generale. Eccedente: si usa questo termine per definire la cuticola che supera l’estremità delle lamelle, si può dire anche debordante. Echinulato: ornato di verruche appuntite. Endoperidio: è la parte interna del peridio che si trova a contatto con la gleba nei gasteromiceti. Epigeo: carpoforo che cresce sulla superficie del terreno. Esoperidio: parete esterna di un peridio costituito da molti strati. Eterogeneo: dicesi di carpoforo che ha il cappello che si separa nettamente dal gambo, come se fosse di materiale diverso. Exssicatum: fungo essiccato e conservato in erbario per scopo di studio. Farinoso: cosparso di un pulviscolo evanescente. Fascicolato: funghi riuniti con i gambi in fascio. Fibrilloso: provvisto di fibrille, che sono elementi allungati che si trovano sul cappello e sul gambo. Filo: è il bordo delle lamelle. Fimicolo: fungo che cresce sullo sterco. Fistoloso: (gambo) sottile e cavo per tutta la sua lunghezza, ma con parete il cui spessore è superiore al diametro della cavità centrale. Flabelliforme: a forma di ventaglio. Flessuoso: irregolarmente ondulato. Forforaceo: rivestito da piccole e minute squamette o residui di velo. Fusiforme: a forma di fuso. Gambo: parte del carpoforo che sorregge il cappello o l’imenio in genere. Gasteromicete: fungo appartenente ai Basidiomiceti avente la parte fertile rinchiusa in un involucro che si apre a maturità delle spore. Glabro: sprovvisto di peli o altre ornamentazioni. Gleba: la polpa interna al peridio comprendente la trama e l’imenio. Glutinoso: ricoperto da un muco vischioso appiccicaticcio. Habitat: luogo di crescita di un fungo, l’insieme delle condizione ecologiche e di tipo di terreno. Ialino: quando è trasparente, incolore. Ifa: cellula o elemento di tessuto che costituisce la struttura del micelio. Imenoforo: parte fertile del carpoforo costituito dall’insieme dei basidi o degli aschi, l’imenio si trova sulle lamelle, sui tubuli, sugli aculei ecc. Infundibuliforme: a forma di imbuto. Involuto: si usa per definire la forma dell’orlo del cappello, cioè arrotondato verso l’interno, il contrario di revoluto. Ipogeo: carpoforo che si sviluppa sotto il terreno. Irsuto: coperto di peli. Labirintiforme: ad andamento irregolare. Lacunoso: è il tessuto o superfice che presenta delle cavità. Lamella: elemento che forma l’imenoforo nelle agaricaceae. Lamellule: lamelle corte (che non arrivano al gambo) che si trovano frammiste alle altre di lunghezza normale.

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Latice: succo incolore o colorato che essuda alla frattura delle parti carnose dei funghi appartenenti al genere Lactarius. Legnoso: di consistenza simile al legno. Leucosporeo: avente le spore bianche in massa. Libere: si dice di lamelle che non toccano il gambo, caratteristica dei funghi eterogenei. Lignicolo: quando cresce sul legno. Maculato: quando è ornato di macchie. Marginato: formazione con bordo. Margine: bordo del cappello. Membranoso: struttura sottile, simile a membrana. Micelio: insieme di filamenti (ife) che formano la parte vegetativa della pianta fungo. Micologia: scienza che si occupa dello studio dei funghi. Micorriza: associazione mutualistica fra la pianta fungo e le radici delle piante superiori. Micosi: malattia indotta nell’uomo e negli animali ad opera dei funghi. Micromiceti: funghi spontanei microscopici, sono oggetto di studio in patologia vegetale e animale. Micron: unità di misura microscopica che corrisponde a 1/1000 di millimetro. Mitra: la parte superiore delle Morchelle e delle Helvelle. Muscarina: tossina prodotta da alcuni funghi del genere Amanita, Clitocybe, Inocybe ecc. Napiforme: bulbo a forma ingrossata e allungata. Nucleo: elemento fondamentale della cellula. Nudo: se sprovvisto di ornamentazioni. Ondulato: cappello con orlo flessuoso, sinonimo di sinuoso. Orifizio: piccolo foro per esempio di un asco o di un carpoforo di gasteromicete, sinonimo di ostiolo. Parafisi: organi sterile filiformi che si trovano nel tessuto imeniale degli ascomiceti con lo scopo di separare gli aschi. Parassita: dicesi di funghi che vivono a spese di un altro organismo vivente che può essere vegetale o animale, uomo compreso. Pellicola: rivestimento del cappello sinonimo di cuticola. Peridio: membrana che racchiude la gleba di un carpoforo appartenente ai gasteromiceti ai tuberali ecc. Periteci: uno dei tipi di fruttificazione degli Ascomiceti, corpicciolo globoso fornito di un foro apicale e contenente gli aschi con le ascospore. Pettinato: orlo di cappello scanalato, striato. Pieno: dicesi di gambo non cavo all’interno. Placca: piccolo frammento di velo generale rimasto aderente alla cuticola del cappello. Pori: apertura che si presenta all’estremità dei tubuli nella parte imeniale, nelle boletaceae e polyporaceae. Primordium: dicesi di carpoforo nel primissimo stadio di sviluppo. Pruina: leggera impolveratura aderente alla superficie del cappello o del gambo, evanescente se manipolata. Pubescente: coperto di finissima e morbida peluria. Radicante: gambo che si prolunga alla base, infisso nel substrato di crescita. Resupinato: carpoforo aderente al substrato con il dorso. Reticolo: linee in rilievo che si intersecano formando disegni simili ad una maglia di rete, sono presenti nel gambo di molte boletaceae e possono avere colore diverso del gambo. Reviviscente: dicesi di carpoforo che si secca senza marcire e se inumidito ritorna allo stato primitivo, es. Marasmius oreades. Rizomorfo: cordoncino miceliare, avente uno strato esterno ispessito e duro. Rodosporeo: fungo con le spore di color rosa in massa. Saprofita: fungo che vive sulle sostanze organiche in decomposizione (morte). 179


Satinato: lucido e brillante con i riflessi della seta. Sclerozio: compatto ammasso sotterraneo di ife miceliari che può raggiungere dimensioni notevoli. Scrobicolo: fossetta, piccola incavatura che può decorare la superficie di un gambo, es. nel genere Lactarius. Scrobiculato: se ornato di cavità non profonde. Seghettato: orlo della lamella non intero ma frastagliato o denticolato. Separabile: gambo che si stacca nettamente dal cappello, lamelle dalla carne del cappello o la cuticola dalla carne, ecc. Serico: simile ad una stoffa di seta. Sessile: senza gambo o peduncolo. Setaceo: simile ad un filo di seta. Setto (o septo): parete divisoria che separa un organo: spora, basidio, ifa ecc. in parti adiacenti che rappresentano altrettante cellule. Simbionte: si dice di organismo che vive con un altro organismo in un rapporto di mutua collaborazione. Simbiosi: associazione durevole fra piante o animali di specie diverse avente un vantaggio reciproco. Sinnemi: fascio di ife fungine accollate. Solcato: se percorso da solchi. Spora: cellula destinata alla riproduzione dei funghi. Sporata: accumulo di polvere sporale depositata spontaneamente da un carpoforo. Squame: scaglie piatte che ornano il carpoforo. Squamuloso: fungo che presenta squame che possono essere di varie dimensioni. Stromi periteciali: ammassi di micelio che portano periteci. Substrato: è il mezzo nutritivo nel quale vive e si sviluppa il fungo. Tallo: il corpo vegetativo delle piante inferiori (crittogame, tallofite) nei funghi il tallo è rappresentato dal micelio. Tessellato: cuticola pileica screpolata o areolata a mosaico in modo abbastanza regolare. Termofilo: che preferisce i climi temperati caldi. Termolabile: si dice di veleno contenuto in certi funghi che si distrugge con il calore durante la cottura, questi funghi sono velenosi da crudi e commestibili dopo cottura. Tomentoso: peloso. Tubiforme: a forma di tromba es. Cantharellus tubaeformis. Tubuli: elemento a forma di piccolo tubo con la parte interna fertile esso costituisce l’imenoforo nelle Boletaceae e Polyporaceae. Tubuloso: gambo sottile cavo in tutta la sua lunghezza con spessore della parete inferiore al diametro della luce interna. Umbone: piccola protuberanza in rilievo nel cappello dei carpofori, può essere ottuso, acuto o conico. Umicoli: specie di funghi saprofiti che crescono nell’humus. Vallecola: in alcune Morchelle è la concavità anulare che separa la base della mitra dalla parte sommitale del gambo. Variegato: cosparso di striature o screziature dai colori più vivaci. Velo: involucro che racchiude totalmente un carpoforo (velo generale), o membrana che protegge l’imenoforo del carpoforo (velo parziale). Venature, vene: è la parte sterile che percorre in maniera sinuosa la gleba dei funghi ipogei globosi. Verruche: sono formazioni rilevate, appuntite o piatte, che ornano la superficie del carpoforo. Verrucoso: si usa dire quando il rivestimento del cappello o del gambo sono ornati di verruche. Viraggio: mutamento del colore della carne del carpoforo alla frattura o al taglio per azione dell’aria, oppure il cambiamento di colore della carne usando reagenti chimici. 180


Viroso: caratteristica olfattiva riferita ad odore sgradevole penetrante. Volatile: docesi di una sostanza che ha la tendenza a vaporizzare facilmente. Volva: residuo del velo generale che rimane alla base del gambo, può essere libera, circoncisa, friabile a seconda della sua forma e della sua consistenza. Xerofilo: che preferisce i terreni e i climi secchi. Zigrinato: ornamentato da fine linee parallele talvolta in rilievo che possono essere di colore diverso. Zonato: si dice generalmente di un cappello o di un gambo che presenta delle zone piÚ o meno concentriche evidenziato da un alternarsi di colori.

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Legge regionale 19 agosto 1996, n. 23 (BUR n. 76/1996) coordinato con L.R. 31.1.2012 n.7 DISCIPLINA DELLA RACCOLTA E COMMERCIALIZZAZIONE DEI FUNGHI EPIGEI FRESCHI E CONSERVATI

TITOLO I Finalità Art. 1 - Finalità. 1. La presente legge disciplina su tutto il territorio della Regione, la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei spontanei freschi e conservati, nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla legge 23 agosto 1993, n. 352, al fine di tutelare la conservazione e l'incremento del patrimonio naturale esistente nell'ambito del territorio regionale anche in conformità, per le zone montane, a quanto previsto dalla legge 31 gennaio 1994, n. 97.

TITOLO II Raccolta dei funghi Capo I Autorizzazione e limiti alla raccolta Art. 2 - Titolo per la raccolta. 1. Costituisce titolo per la raccolta dei funghi epigei spontanei freschi la ricevuta di versamento di un contributo stabilito nel suo ammontare nei limiti di cui al comma 1 dell’articolo 16: a) dalle comunità montane, nell’ambito del territorio di propria competenza nonché nei comuni parzialmente montani; b) dalle province per la restante parte del territorio regionale, salvo quanto previsto dalle successive lettere c), d) ed e); c) dagli enti gestori, nei territori appartenenti al demanio regionale; d) dall’ente gestore del parco, nei territori ricadenti nei parchi naturali regionali, limitatamente alle zone appositamente individuate dallo strumento di pianificazione ambientale; nei territori dei parchi naturali nazionali, insistenti sul territorio regionale, trova applicazione la regolamentazione del rispettivo ente gestore; e) dal presidente della regola nel territorio regoliero. 2. La ricevuta del versamento, accompagnata da documento di identità in corso di validità, è esibita a richiesta del personale addetto alla vigilanza. 3. Sono esentati dal titolo di cui al comma 1 i proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i conduttori e i loro familiari, i regolieri, i titolari di diritti su aree di proprietà collettiva, gli aventi diritto di uso civico, per la raccolta nei rispettivi fondi; gli enti di cui al comma 1 possono altresì esentare dal titolo per la raccolta i residenti nei rispettivi ambiti territoriali nonché, anche se non residenti, i soggetti portatori di handicap così come individuati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. 4. Al fine di consentire i controlli, i soggetti di cui al comma 3 devono essere in possesso di documento di identità in corso di validità e comprovare i titoli che consentono l’esenzione tramite la presentazione di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui all’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa”. 5. Gli enti di cui al comma 1 determinano su base annua: 182


a) le giornate nelle quali è consentita la raccolta, da comunicare alla Giunta regionale e fatte salve le limitazioni temporali di cui all’articolo 6; b) le categorie di soggetti che possono essere esentate dal pagamento, oltre a quelle previste dal comma 3. 6. Nell’ambito della disciplina dei divieti di raccolta di cui all’articolo 5, gli enti di cui al comma 1 possono definire ulteriori zone di particolare pregio naturalistico-ambientale nelle quali vietare la raccolta dei funghi. Art. 2 bis - Famiglie regoliere. Art. 3 - Limiti di raccolta. 1. La raccolta giornaliera pro-capite dei funghi epigei commestibili è limitata complessivamente a Kg. 3, di cui non più di Kg. 1 delle seguenti specie: a) AGROCYBE AEGERITA (Pioppini); b) AMANITA CAESAREA (Ovoli); c) BOLETUS gruppo edulis (Porcini); d) CALOCYBE GAMBOSA (Tricholoma Georgii) (Fungo di S. Giorgio, Prugnolo); e) CANTHARELLUS CIBARIUS (Finferlo, gallinaccio); f)

CANTHARELLUS LUTESCENS (Finferla);

g) CLITOPILUS PRUNULUS (Prugnolo); h) CLITOCYBE GEOTROPA; i)

CRATERELLUS CORNUCOPIOIDES (Trombetta da morto);

j)

MACROLEPIOTA PROCERA e simili (Mazza di tamburo);

k) MORCHELLA tutte le specie compresi i generi Mitrophora e Verpa (Spugnola); l)

POLYPORUS poes caprae; n.d.r. (corrispondente a POLYPORUS PES-CAPRAE)

m) TRICHOLOMA gruppo terreum (morette); n) RUSSULA VIRESCENS (verdone). 2. I limiti di cui al comma 1 possono essere superati se il raccolto è costituito da un unico esemplare o da un solo cespo di funghi concresciuti. 3. La raccolta di funghi non commestibili è consentita solo per scopi didattici e scientifici nel limite giornaliero di tre esemplari per specie. 4. Per tutti i funghi è consentita la raccolta, solo quando sono manifeste tutte le caratteristiche morfologiche idonee a permettere la determinazione della specie di appartenenza. 5.

È vietata la raccolta dell'AMANITA CAESAREA allo stato di ovolo chiuso.

6. Nessun limite è posto al proprietario, all'usufruttuario, al conduttore del fondo ed ai loro familiari, nell'ambito del fondo in proprietà od in possesso. Art. 4 - Modalità di raccolta. 1. La ricerca dei funghi è vietata durante le ore notturne, da un'ora dopo il tramonto a un'ora prima della levata del sole. 2. Nella raccolta dei funghi epigei è vietato l'uso di rastrelli, uncini o altri mezzi che possono danneggiare lo strato umifero del terreno, il micelio fungino e l'apparato radicale della vegetazione.

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Il carpoforo deve conservare tutte le caratteristiche morfologiche atte a consentire la sicura determinazione della specie. 3.

È vietata la distruzione volontaria dei carpofori fungini di qualsiasi specie.

4. È fatto obbligo ai cercatori di pulire sommariamente i funghi all'atto della raccolta e di riporli e trasportarli in contenitori rigidi ed aerati atti a consentire la dispersione delle spore nel rispetto di quanto stabilito dall'articolo 5, comma 4, della legge 23 agosto 1993, n. 352. 5. È altresì vietata la raccolta e l'esportazione, anche ai fini di commercio, della cotica superficiale del terreno, salvo che per opere di regolamentazione delle acque, per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità e per le pratiche colturali, fermo restando l'obbligo dell'integrale ripristino dello stato dei luoghi. Art. 5 - Divieti di raccolta. 1. La raccolta di funghi epigei è vietata, salvo diverse disposizioni dei competenti organismi di gestione: a) nelle riserve naturali integrali; b) nelle aree ricadenti in parchi nazionali, in riserve naturali e in parchi naturali regionali, individuate dai relativi organismi di gestione; c) nelle aree specificatamente interdette dalla Giunta regionale sulla base di criteri predeterminati dalla Giunta medesima per motivi selvicolturali; d)in altre aree di particolare valore naturalistico e scientifico, individuate dalla Giunta regionale su proposta degli enti locali interessati. 1 bis. Nelle aree di particolare degrado forestale che insistono sul territorio regoliero e sulle terre di uso civico, le regole e le amministrazioni separate dei beni di uso civico possono chiedere alla Giunta regionale di vietare del tutto o in parte la raccolta di funghi. 2. La raccolta è altresì vietata nei giardini, nei parchi privati per tutta l'estensione e comunque nei terreni di pertinenza degli immobili ad uso abitativo per un raggio di 100 metri, salvo che ai proprietari stessi. 3. È vietato inoltre raccogliere i funghi nelle aree urbane a verde pubblico e per una fascia di 10 mt. dal margine delle strade di viabilità pubblica, nelle aree recuperate da ex discariche e nelle zone industriali. Art. 6 - Limitazioni temporali. 1. La Giunta regionale, sentiti gli enti di cui all’articolo 2 o su segnalazione degli stessi, può ulteriormente disporre limitazioni temporali alla raccolta dei funghi nelle zone in cui possono manifestarsi nell'ecosistema sfavorevoli modificazioni dei fattori biotici ed abiotici che regolano la reciprocità dei rapporti fra micelio fungino e radici delle piante componenti il bosco. 2. La Giunta regionale può inoltre vietare, per periodi limitati, la raccolta di una o più specie fungine dichiarate in pericolo di estinzione da Istituti scientifici universitari o dalle Associazioni micologiche, sentito il parere o su richiesta degli enti di cui all’articolo 2. Art. 7 - Corsi didattici. 1. Ai sensi dell'articolo 10 della legge 23 agosto 1993, n. 352, le Province, i Comuni, le Comunità montane, anche attraverso le associazioni micologiche e naturalistiche di rilevanza nazionale e regionale, possono promuovere l'organizzazione e lo svolgimento di corsi didattici, convegni di 184


studio e iniziative culturali e scientifiche riguardanti gli aspetti della conservazione e della tutela ambientale collegati alla raccolta dei funghi epigei, nonché la tutela della flora fungina.

Capo II Deroghe e raccolta a fini economici Art. 8 - Autorizzazione speciale. 1. Il Presidente della Giunta regionale può rilasciare una speciale autorizzazione nominativa a titolo gratuito e a carattere temporaneo per la raccolta di funghi ad associazioni micologiche, docenti di scuole di ogni ordine e grado, valevole su tutto o parte del territorio regionale, ad esclusione delle zone ricadenti nei parchi naturali ove vi provvede l'ente gestore, per studi, mostre, seminari ed altre manifestazioni di particolare interesse micologico e naturalistico, o per comprovanti motivi di ordine scientifico o didattico, nonché agli Ispettori micologici dipendenti dalle ULSS per studi e ricerche nell'esercizio delle loro funzioni. Tale autorizzazione ha validità per un periodo non superiore ad un anno ed è rinnovabile. 2. Per il rilascio dell'autorizzazione di cui al presente articolo le associazioni devono presentare entro il 31 gennaio di ogni anno un calendario ufficiale delle manifestazioni per le quali esse vengono richieste. 3. Alla fine di ogni anno le associazioni di cui al comma 1 devono documentare le proprie attività e gli studi effettuati. 4. L'autorizzazione di cui al comma 1, può essere revocata dal medesimo organo che l'ha rilasciata, per eventuali irregolarità commesse dal titolare della autorizzazione medesima. Art. 9 - Deroghe per le zone montane. 1. Le Comunità montane, nei territori di competenza, sono delegate, su proposta dei Comuni, ad individuare apposite zone, da tabellarsi, ove i residenti possono effettuare la raccolta in deroga ai limiti di cui all'articolo 3, fino ad un massimo del triplo della quantità prevista al comma 1 dell'articolo 3 medesimo. Art. 10 - Agevolazioni alla raccolta. 1. A coloro che effettuano la raccolta per integrare il loro reddito, sono accordate le seguenti agevolazioni: a) accedere alla raccolta dei funghi in ogni giorno della settimana; b) derogare dai limiti quantitativi giornalieri fino ad un massimo del triplo della quantità prevista al comma 1 dell'articolo 3. 2.

Le agevolazioni sono concesse annualmente alle seguenti categorie di residenti: a) coltivatori diretti, gestori di boschi a qualunque titolo; b) utenti di beni di uso civico e di proprietà collettive; c) soci di cooperative agro-forestali.

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TITOLO III Commercializzazione dei funghi Art. 11 - Commercializzazione. 1. L'autorizzazione comunale alla vendita dei funghi freschi spontanei e alla vendita dei funghi porcini secchi sfusi di cui agli articoli 2 e 7 del DPR 14 luglio 1995, n. 376 è rilasciata a soggetti riconosciuti idonei alla identificazione delle specie fungine commercializzate. 2. Alla vendita dei funghi freschi spontanei e porcini secchi sfusi può essere adibito un istitore o un preposto in possesso dell'idoneità di cui al comma 1; in questo caso alla richiesta di autorizzazione deve essere allegata la dichiarazione con firma autenticata di chi assume l'incarico di vendita. 3. La Giunta regionale, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individua le strutture territoriali competenti al riconoscimento dell'idoneità di cui al comma 1 e stabilisce le relative modalità. 4. La vendita dei funghi freschi spontanei destinati al dettaglio è consentita previa idonea certificazione di avvenuto controllo da parte delle Aziende ULSS, secondo le modalità esecutive di attuazione stabilite dalla Giunta regionale ai sensi dell'articolo 32, lettera g), dello Statuto. 5.

Per quanto non previsto nel presente Titolo, valgono le norme del DPR 14 luglio 1995, n. 376.

TITOLO IV Vigilanza e sanzioni Art. 12 - Vigilanza. 1. La vigilanza sull'applicazione della presente legge è demandata al personale del Corpo Forestale dello Stato, ai nuclei antisofisticazione dell'Arma dei Carabinieri, alle guardie venatorie provinciali, agli organi di polizia urbana e rurale, agli operatori professionali di vigilanza e ispezione delle Unità sanitarie locali aventi qualifica di vigile sanitario o equivalente, alle guardie giurate campestri, provinciali e degli enti parco agli agenti delle aziende speciali e il personale indicato dall'articolo 16 della legge regionale 15 novembre 1974, n. 53 e dall'articolo 4 della legge regionale 6 agosto 1987, n. 42. 1 bis. Ai sensi del primo comma dell’articolo 16 della legge regionale 15 novembre 1974, n. 53, i regolieri e gli aventi diritto di uso civico, ove in possesso della qualifica di guardia giurata ai sensi del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 “Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza”, possono svolgere attività di vigilanza di cui al comma 1. 2. Nelle aree protette nazionali e regionali la vigilanza viene svolta con il coordinamento degli enti di gestione. Art. 13 - Sanzioni amministrative. 1. Per la violazione delle disposizioni della presente legge si applicano le seguenti sanzioni amministrative pecuniarie: a) da euro 50,00 a euro 208,00 per chi esercita la raccolta dei funghi senza il titolo di cui all’articolo 2; b) da euro 78,00 a euro 156,00 per chi esercita la raccolta dei funghi al di fuori delle giornate nelle quali è consentita ai sensi dell’articolo 2, comma 5 lettera a) o in violazione delle limitazioni temporali disposte ai sensi dell’articolo 6; c) euro 78,00 moltiplicati per ogni kg, o frazione di esso, di funghi raccolti oltre la quantità consentita dall’articolo 3, comma 1; 186


d) euro 20,00 moltiplicati per ogni kg, o frazione di esso, di funghi raccolti oltre la quantità consentita dall’articolo 3, comma 1 per la specie armillaria mellea (chiodini); e) da euro 52,00 a euro 104,00 per ciascuna violazione ai divieti e prescrizioni previste all’articolo 3, commi 3, 4 e 5; f) da euro 52,00 a euro 104,00 per ciascuna violazione ai divieti e prescrizioni previste all’articolo 4; g) da euro 78,00 a euro 156,00 per la raccolta in zone di divieto di cui all’articolo 2, comma 6 e di cui all’articolo 5. 2. Fermo restando l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria in ipotesi di reato, l’applicazione delle sanzioni amministrative di cui al presente articolo comporta altresì la confisca del prodotto che deve essere distrutto sul posto innanzi al trasgressore o consegnato, previo controllo micologico, a enti o istituti di beneficenza. 3. In caso di reiterazione delle violazioni sanzionate ai sensi del comma 1, la sanzione amministrativa pecuniaria è raddoppiata; quando la violazione è nuovamente reiterata, la sanzione amministrativa pecuniaria è triplicata; si ha reiterazione quando nei dodici mesi successivi alla commissione della precedente violazione viene commessa un’altra violazione della stessa indole. 4. La reiterazione opera anche nel caso di pagamento della sanzione in misura ridotta. 5. Le sanzioni amministrative pecuniarie previste per ciascuna violazione delle disposizioni della presente legge sono tra loro cumulabili. 6. Per l’accertamento delle violazioni di cui alla presente legge e per l’irrogazione e l’introito delle relative sanzioni trovano applicazione la legge 24 novembre 1981, n. 689 “Modifiche al sistema penale” e la legge regionale 28 gennaio 1977, n. 10 “Disciplina e delega delle funzioni inerenti all’applicazione delle sanzioni amministrative di competenza regionale” e loro successive modificazioni.

TITOLO V Disposizioni finali Art. 14 - Istituzione Ispettorati micologici. 1. Presso ogni Unità locale socio sanitaria è istituito, entro e non oltre un anno dalla data di pubblicazione della presente legge, un Ispettorato micologico con compiti di controllo micologico pubblico. In fase transitoria, l'Ispettorato può avvalersi della collaborazione delle associazioni micologiche di rilevanza nazionale e regionale. 2. Gli Ispettorati di cui al comma 1 sono istituiti utilizzando strutture già operanti e personale già dipendente delle Unità locali socio sanitarie medesime. Art. 15 - Disposizioni esecutive di attuazione. 1. La Giunta regionale, entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge ai sensi della lettera g) dell'articolo 32 dello Statuto, emana disposizioni esecutive di attuazione della presente legge. Art. 16 - Introiti. 1. I raccoglitori di funghi sono tenuti al pagamento di un contributo variabile da euro 5,00 a euro 75,00. 2. Le somme derivanti dai proventi delle sanzioni amministrative applicate per violazione delle norme della presente legge sono corrisposte agli enti di cui all’articolo 2 nel cui territorio è commessa la violazione per una quota non inferiore al 70 per cento e sono destinate per la restante quota a coprire i costi sostenuti per l’esercizio delle funzioni inerenti l’applicazione delle sanzioni amministrative.

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3. Gli enti di cui all’articolo 2 introitano le somme di cui al presente articolo, le destinano per interventi di tutela e salvaguardia del territorio e trasmettono alla Giunta regionale, entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione sul loro utilizzo. Art. 17 - Abrogazione. 1.

Sono abrogati: a)la legge regionale 15 novembre 1994, n. 66; b)l'articolo 11 della legge regionale 1° febbraio 1995, n. 6.

Art. 18 - Norma transitoria. 1.

Le disposizioni di cui al Titolo II, si applicano a partire dal 31 marzo 1997.

1bis Le disposizioni di cui all’articolo 11, commi 1 e 2, si applicano a partire dal 31 marzo 1999. 2. Fino alla data di cui al comma 1, per la raccolta dei funghi continuano ad applicarsi le disposizioni di cui alla legge regionale 15 novembre 1994, n. 66 e successive modifiche.

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Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto n. 41 del 29 maggio 2012 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 739 del maggio 01 Disposizioni di attuazione della disciplina per la raccolta dei funghi epigei freschi e conservati. L.R. 31 gennaio 2012, n. 7 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 19 agosto 1996, n. 23 “Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati”. [Foreste ed economia montana] Note per la trasparenza: Si provvede ad aggiornare le disposizioni esecutive di attuazione della norma regionale che disciplina la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati a seguito dell’approvazione della L.R. 7/ 01 che introduce importanti modifiche alla L.R. 23/1996. L'Assessore Marino Finozzi riferisce quanto segue. La L.R. 31 gennaio 2012, n. 7 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 19 agosto 1996, n. 23 “Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati” ha introdotto importanti modifiche amministrative alla L.R. 23/96. In particolare il tesserino e il permesso sono stati sostituiti con un unico titolo per la raccolta costituito da una ricevuta di versamento di un contributo previsto dagli enti della L.R. 3/96 art. . Altre modifiche importanti riguardano l’ampliamento del potere regolamentare residuale degli enti preposti per la disciplina alla raccolta dei funghi, ed in particolare: la possibilità da parte degli enti preposti al rilascio del titolo di fissare le giornate in cui è consentita la raccolta, di individuare altre categorie di soggetti, oltre a quelli definiti dalla normativa, che possono essere esentate dal pagamento, nonché di definire ulteriori zone di particolare pregio naturalistico-ambientale nelle quali vietare la raccolta dei funghi oltre a quelle indicate nell’articolo 5 della legge. Sono state inoltre aumentate e differenziate le sanzioni amministrative per le violazioni alla disciplina della raccolta, è stato aumentato il limite quantitativo giornaliero massimo di raccolta e sono state modificate le diposizioni relative le modalità di utilizzo degli introiti delle stesse. Ora, con D.G.R. del 26 luglio 2011, n. 1126 “L.R. 19 agosto 1996, n. 3 "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati". Disposizioni esecutive di attuazione.” si era provveduto all’aggiornamento delle disposizioni esecutive della L.R. 3/96, riunendo in unico provvedimento le disposizioni precedenti. Pertanto, alla luce delle modifiche introdotte con la citata L.R. 7/2012, e al fine di garantire la maggiore semplificazione procedurale si prevede, ai sensi dell’articolo 15 della L.R. 3/96, di sostituire le disposizioni esecutive alla disciplina alla raccolta previste dalla D.G.R. 11 6/11 con un nuovo provvedimento unico che integri e aggiorni le disposizioni vigenti con le novità introdotte dalla L.R. 7/2012. L' Allegato A, parte integrante del presente provvedimento, sostituisce l'allegato A della precedente deliberazione del 26 luglio 011, n. 11 6, mantenendo complessivamente la medesima articolazione. Le principali modifiche della precedente regolamentazione, in relazione a quanto introdotto dalla l.r. 7/2012, riguardano i seguenti paragrafi: - Titolo per la raccolta: tesserino e il permesso sono stati sostituiti con un unico titolo per la raccolta costituito da

una ricevuta di versamento di un contributo. Vengono individuati gli enti competenti al rilascio e le modalità di pagamento del contributo. - Individuazione delle giornate di raccolta: viene introdotta la possibilità da parte degli enti preposti al rilascio del titolo di fissare le giornate in cui è consentita la raccolta e di individuare altre categorie di soggetti esentati dal pagamento del titolo. - Limiti di raccolta: è stato aumentato il quantitativo massimo per persona al giorno di funghi raccoglibili, portandolo a 3 kg, e ne sono state disciplinate le modalità, in relazione alle specie e ai titolari di agevolazioni alla raccolta. - Divieti di raccolta: viene disciplinata la possibilità di definire da parte degli enti competenti ulteriori zone di pregio naturalistico-ambientale in cui vietare la raccolta dei funghi. Non sono state previste modifiche al paragrafo “Autorizzazioni speciali”, mentre sono state aumentate e differenziate le sanzioni amministrative per le violazioni alla disciplina della raccolta, specificando i soggetti cui è demandata la vigilanza, nonché le modalità di destinazione degli introiti derivanti dalle sanzioni. Il relatore conclude la propria relazione e propone all’approvazione della Giunta Regionale il seguente provvedimento. La Giunta regionale Udito il relatore incaricato dell'istruzione dell'argomento in questione, ai sensi dell'articolo 53, 4° comma dello Statuto, il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione regionale e statale; Vista la legge 23 agosto 1993, n. 352 "Norme quadro in materia di raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati"; Vista la legge 31 gennaio 1994, n. 97; Vista la legge regionale 19 agosto 1996, n. 3 "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati"; Vista legge regionale 31 gennaio 2012, n. 7 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 19 agosto 1996, n. 23 “Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati”; Vista la deliberazione della Giunta regionale del 6 luglio 2011, n. 1126 “L.R. 19 agosto 1996, n. 23 "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati". Disposizioni esecutive di attuazione.”; Considerata l’opportunità, fine di garantire la maggiore semplificazione procedurale si prevede, di sostituire le disposizioni esecutive alla disciplina alla raccolta previste dalla D.G.R. 11 6/11 con un nuovo provvedimento unico che integri e aggiorni le disposizioni vigenti con le novità introdotte dalla L.R. 7/ 01 ; delibera 1. Di approvare l’Allegato A, che costituisce parte integrante del presente provvedimento, recante le disposizioni esecutive di attuazione della legge regionale 19 agosto 1996, n. 3. "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati” così come modificata dalla legge regionale 31 gennaio 01 , n. 7.

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Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto n. 41 del 29 maggio 2012

. Di revocare la deliberazione della Giunta regionale, n. 1126 del 26 luglio 2011 “L.R. 19 agosto 1996, n. 23 "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati". Disposizioni esecutive di attuazione.” 3. Di dare atto che il presente provvedimento non comporta impegno di spesa. 4. La Direzione regionale Economia e Sviluppo montano è incaricata dell’esecuzione del presente atto. llegato GG TT :Legge regionale 19 agosto 1996, n. 3, "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati". L.R. 31 gennaio 01 , n. 7. Disposizioni esecutive di attuazione. La legge regionale 19 agosto 1996, n. 3 disciplina la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati, in conformità a quanto previsto dalle leggi nazionali citate all'articolo 1. Con L.R. 31 gennaio 2012 "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 19 agosto 1996, n. 3 "Disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati", sono stati modificati alcuni articoli della legge regionale n. 3/96. Per un'omogenea applicazione delle norme regionali, si emanano le seguenti disposizioni esecutive d'attuazione, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 15 della legge regionale n. 3/96. 1. Titolo per la raccolta er titolo per la raccolta si intende la ricevuta di versamento di un contributo per la raccolta dei funghi epigei spontanei freschi stabilito nel suo ammontare, da un minimo di euro 5,00 a un massimo di euro 75,00 in funzione del periodo di validità del titolo, dai seguenti enti: a. comunità montane, nell’ambito del territorio di propria competenza nonch nei comuni parzialmente montani; b. province per la restante parte del territorio regionale, salvo quanto previsto dalle successive lettere c , d ed e ; c. dagli enti gestori, nei territori appartenenti al demanio regionale; d. dall’ente gestore del parco, nei territori ricadenti nei parchi naturali regionali, limitatamente alle zone appositamente individuate dallo strumento di pianificazione ambientale; nei territori dei parchi naturali nazionali, insistenti sul territorio regionale, trova applicazione la regolamentazione del rispettivo ente gestore; e. dal presidente della regola nel territorio regoliero. Il titolo per la raccolta pu essere rilasciato solo ai soggetti con età non inferiore a 14 anni. Ai minori di 14 anni è comunque consentita la raccolta purchè accompagnati da persona munita di titolo per la raccolta. Il titolo pu essere giornaliero, settimanale, mensile o annuale e ha validità nel solo ambito territoriale di competenza dell’ente. Deve essere conservato per tutto il periodo di validità e presentato unitamente ad un documento d’identità in caso di accertamento da parte del personale incaricato della vigilanza.

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La ricevuta di versamento deve garantire, ai fini dell’attività di vigilanza, la certezza del pagamento del previsto contributo. Deve pertanto riportare l'importo, i dati del titolare e il periodo di riferimento della validità del titolo. ssa pu rientrare, di norma, nelle seguenti principali forme di pagamento: ricevuta di versamento rilasciato direttamente dagli enti di cui all’art. comma 1 o loro delegati; ricevuta bancaria RIBA ; ricevuta di versamento su c/c postale; altre ricevute definite dall’ente preposto. Gli enti preposti stabiliscono con proprio provvedimento le eventuali nuove modalità organizzative per una efficace e agevole distribuzione dei titoli per la raccolta, avvalendosi anche di soggetti esterni opportunamente convenzionati. I titoli possono essere differenziati in relazione alla qualità e alle caratteristiche del territorio, nonch al numero degli abitanti quale risulta dall'ultimo censimento. A tal fine il territorio pu essere suddiviso in aree omogenee con attribuzione di un contingente determinato di permessi da rilasciare. onseguentemente possono essere differenziati anche i contributi previsti a titolo di rimborso spese a carico dei raccoglitori. Il possesso del titolo alla raccolta dei funghi non esonera dal rispetto dei diritti di terzi e dalle limitazioni stabilite dalle vigenti norme in materia di proprietà privata. 2. Individuazione delle giornate di raccolta Gli enti preposti determinano, su base annua, le giornate nelle quali è consentita la raccolta e l’eventuale diversificazione tra diverse categorie di soggetti. I proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i conduttori ed i loro familiari non sono soggetti alle limitazioni delle giornate di raccolta relativamente ai soli fondi in proprietà o in possesso. 3. Limiti di raccolta Il quantitativo massimo per persona al giorno di funghi raccoglibili è di g 3, di cui non pi di g 1 per ciascuna delle specie espressamente elencate nell'art. 3. I funghi raccolti da un minore di 14 anni concorrono a formare il quantitativo giornaliero consentito agli accompagnatori già autorizzati. I proprietari, gli usufruttuari, i conduttori del fondo e i loro familiari, non hanno limitazioni nella quantità di raccolta, relativamente ai soli fondi in proprietà o in possesso. er i titolari di agevolazioni alla raccolta, sulla base dei requisiti posseduti dal richiedente, l'Ente determina il quantitativo giornaliero massimo di funghi, nei limiti previsti all'art. 10, comma 1, lett. b , fino al triplo del limite di 3 g/pro capite/giorno tenuto conto dell'estensione territoriale interessata all'agevolazione e della presenza sullo stesso ambito di altri soggetti autorizzati alla raccolta. Per triplo della quantità prevista dal comma 1 dell'art. 3 si intende una quantità massima pari a 9 g, di cui non pi di 3 g ciascuna delle specie ivi elencate. 4. Divieti di raccolta Ai sensi dell'art. 5 comma 1, lettera c , per motivi selvicolturali la raccolta dei funghi epigei è vietata, fino al completo affrancamento degli impianti, nei boschi percorsi da incendio,


Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto n. 41 del 29 maggio 2012 nei boschi di nuovo impianto, nelle aree boscate oggetto di rinfoltimento, per la tutela e la protezione delle piantine messe a dimora e per consentire la rinnovazione naturale. La tabellazione è a carico del proprietario. Resta salva, peraltro, la facoltà del proprietario o di chi abbia il godimento del fondo, di escludere l'accesso ai cercatori dotati di titolo per la raccolta, a tutela del proprio diritto di proprietà o di godimento, secondo i principi generali del diritto. Tale divieto potrà essere manifestato in ogni forma idonea a portare inequivocabilmente a conoscenza dei terzi tale volontà, ivi compresa l'apposizione lungo i confini di adeguato numero di tabelle recanti tali divieto. Gli enti preposti possono determinare con proprio provvedimento ulteriori zone di particolare pregio naturalisticoambientale nelle quali vietare la raccolta dei funghi oltre a quelle individuate all’art. 5. I terreni oggetto di limitazioni della raccolta devono essere individuabili sul territorio da parte dei raccoglitori autorizzati. 5. Autorizzazioni speciali Le autorizzazioni speciali previste dall'articolo , limitate alla effettiva necessità di attività didattiche, divulgative e di ricerca scientifica, non possono avere validità superiore all'anno e possono essere rilasciate anche per brevi periodi antecedenti alcune delle attività dì cui sopra mostre, seminari, ecc. previa valutazione da parte della Direzione regionale competente. ntro il 31 gennaio di ogni anno è necessario, per il rilascio ed il rinnovo delle autorizzazioni, produrre domanda corredata da idonea documentazione inerente le attività didattico scientifiche che si intendono effettuare nel corso del periodo corrispondente alla richiesta. Per l'autorizzazione speciale a tempo parziale, da rilasciarsi prima dello svolgimento delle attività sopracitate mostre, seminari, ecc. , deve essere prodotta domanda almeno due mesi prima della manifestazione. ntro il 31 gennaio di ogni anno è necessario, inoltre, produrre idonea relazione documentante le attività svolte l'anno precedente. Gli ispettori micologi di cui al Decreto 9 novembre 1996, n. 6 6, attualmente dipendenti dalle LSS che, per studi e ricerche attinenti ai compiti d'ufficio loro assegnati, intendono chiedere il rilascio dell'autorizzazione di cui all'art. devono far produrre la domanda dall'ULSS di appartenenza. I titolari di tali autorizzazioni sono esonerati dalla presentazione della relazione di fine anno. Il provvedimento autorizzativo individua nominativamente i soggetti titolari, indica le giornate in cui pu essere effettuata la raccolta, l'ambito territoriale di validità regionale o provinciale , nonché le quantità consentite entro i limiti stabiliti dall'art. 3, per quanto riguarda i funghi commestibili. Il possesso dell'autorizzazione speciale non esonera dal rispetto dei diritti di terzi e dalle limitazioni stabilite dalle vigenti norme in materia di proprietà privata. 6. Agevolazioni alla raccolta Gli enti di cui al comma 1 dell'articolo 2 della L.R. n. 23/96, come modificata dalla L.R. n. 7/2012, determinano su base annua le categorie di soggetti che possono essere esentate dal pagamento, oltre a quelle previste dal comma 3 dello stesso articolo.

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I raccoglitori possono beneficiare di particolari agevolazioni sulla base di provvedimenti approvati dagli enti preposti. Con riferimento alle agevolazioni alla raccolta di cui all'articolo 10 della L.R. n. 3/96, le stesse sono concesse annualmente alle categorie di residenti precisate dal comma , lettere a , b e c , in presenza di reddito imponibile del richiedente inferiore al 50 dell'importo del primo scaglione di cui al Testo Unico sulle Imposte sui Redditi per l'anno 2011 e ovvero pari a 7.500,00. Tale particolare stato di reddito deve essere documentato con certificazione annuale ISEE. Copia della documentazione deve accompagnare il beneficiario ai fini del controllo previsto dall'articolo 12 della L.R. n. 23/96. La residenza richiesta al fine del riconoscimento delle agevolazioni alla raccolta è riferita al omune appartenente all'ambito territoriale dell'Ente competente al rilascio dell'autorizzazione. Al fine di ottenere il riconoscimento delle agevolazioni, gli interessati ogni anno devono presentare all'Ente preposto al rilascio dell’autorizzazione un'autocertificazione, nella quale vengono indicate le condizioni per le quali si ritiene di avere diritto all'agevolazione proprietario coltivatore diretto, gestore di boschi a qualunque titolo, utente di beni di uso civico e di proprietà collettive, socio di cooperative agro forestali . 7. Vigilanza - Sanzioni amministrative - introiti La vigilanza è demandata, oltre che ai soggetti istituzionali definiti all'articolo 12 della L.R. 23/96 anche alle guardie giurate, delle province e degli enti parco e delle Regole, dotate di specifico tesserino di riconoscimento secondo le norme vigenti. In conformità a quanto prescritto dalla legge 6 9/ 1 la confisca si riferisce al "prodotto" della violazione, pertanto dovrà essere valutata caso per caso. Nella fattispecie di raccolta eccedente il consentito la confisca riguarderà solo l'eccedente, in caso invece di violazione delle altre disposizioni la confisca sarà su tutto il raccolto. In ogni caso, il confiscato viene distrutto in loco o consegnato, previo controllo micologico, ad enti o istituti di beneficienza. Sulla base del combinato disposto dell’art. 13 comma 6 e dell’art. 16 comma della L.R. 3/96, i proventi delle sanzioni amministrative applicate per le violazioni alle disposizioni della legge stessa vengono trasferiti dai comuni, per una quota non inferiore al 70 , agli enti di cui all’articolo 2 della L.R. 3/96. Gli introiti derivanti dai proventi dei versamenti dei contributi per la raccolta, vengono destinati per interventi di tutela e salvaguardia. Gli enti di cui all’articolo della L.R. 3/96 possono destinare una quota non superiore al 30 per le spese generali per la realizzazione degli interventi stessi. Ai fini dell’applicazione dell’art. 13 comma 3 della L.R. 3/96, i soggetti incaricati della vigilanza trasmettono alla Giunta regionale copia del verbale di contestazione per la violazione delle disposizioni alla medesima legge. . Adempimenti da parte degli nti Per necessità informative, statistiche e programmatorie, gli Enti di cui all'articolo 2 della legge regionale n. 23 del 1996, inviano alla Giunta regionale, entro 60 giorni dall'adozione, o, in alternativa, pubblicano sul proprio sito i provvedimenti o regolamenti a carattere generale emanati in applicazione del medesimo articolo.

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ntro il 30 giugno di ogni anno, gli enti di cui all’art. inviano alla Giunta regionale, anche in modalità digitale, la relazione di cui all'articolo 16 contenente l’importo annuale riscosso dei versamenti dei contributi per la raccolta, l’entità dei proventi delle sanzioni amministrative e la modalità di utilizzo degli stessi. 9. Disposizioni transitorie I permessi già rilasciati prima dell'entrata in vigore della L.R. n. 7/2012 conservano la validità, insieme all'autorizzazione tesserino , fino alla loro scadenza. Le nuove richieste di raccolta sono soggette alle disposizioni della L.R. n. 7/2012 e, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, il raccoglitore deve dotarsi di ricevuta contributo versato e di un documento di identità in corso di validità.

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LA RACCOLTA DEI FUNGHI IN PROVINCIA DI PADOVA A SEGUITO DELL’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE REGIONALE 31.1.2012 N° 7 E DELLA DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE N° 739/2012

ZONA PIANURA ESTERNA AI PARCHI (COLLI EUGANEI E SILE) Aggiornamento: 30 maggio 2012 Chi può raccogliere funghi? Coloro che hanno compiuto 14 anni e sono in possesso del permesso, od anche i minori se accompagnati da persona munita di permesso. Quali documenti sono necessari per raccogliere funghi? Non è più necessario il tesserino. La Provincia di Padova rilascia permessi annuali, della validità di 12 mesi dal rilascio. Il permesso è personale e va accompagnato con un documento d’identità. Consiste nel semplice pagamento di un contributo di € 6,00 sul conto corrente postale n. 13963350 intestato “Provincia di Padova - Raccolta FUNGHI”, con causale “PERMESSO RACCOLTA FUNGHI MESI 12” e dati del titolare (cognome, nome, residenza o domicilio) Detto importo rimane praticamente ai minimi rispetto a quanto previsto dalla Legge regionale n. 23/1996 modificata dalla Legge regionale n. 7/2012 (da 5 ad 75). La somma viene impiegata dalla Provincia per iniziative di tutela, conoscenza, studio e per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia micologica. Sono validi i permessi rilasciati prima dell’entrata in vigore della l.r. n. 7/2012? Si, fino allo scadere del dodicesimo mese dal loro rilascio. Chi è esentato dal permesso? Sono esentati i proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i conduttori ed i loro familiari nei rispettivi fondi. Tutti questi soggetti devono essere in possesso di documento di identità e di una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà che comprova il titolo che dà luogo all’esenzione. Quando è possibile la raccolta? Nelle giornate di martedì, venerdì, domenica e tutte le festività infrasettimanali, eccetto i proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i conduttori ed i loro familiari nei fondi in proprietà o possesso. 193


La raccolta è vietata da un’ora dopo il tramonto ad un’ora prima della levata del sole. La Regione e la Provincia possono stabilire altre limitazioni temporali (per ora nessuna). Dov’è possibile effettuare la raccolta dei funghi col permesso della Provincia di Padova? In tutto il territorio provinciale di Padova tranne il Parco regionale dei Colli Euganei ed il Parco naturale del fiume Sile, dove invece la raccolta è regolamentata dai rispettivi Organi di gestione. La raccolta va fatta nel rispetto delle norme sulla proprietà privata. Il proprietario di un fondo può vietare la raccolta dei funghi apponendo apposite tabelle di divieto. La raccolta è comunque vietata nei giardini, nei parchi privati, nei terreni di pertinenza degli immobili ad uso abitativo per un raggio di cento metri salvo che al proprietario, nelle aree urbane a verde pubblico e per una fascia di dieci metri dal margine delle strade di viabilità pubblica, nelle aree recuperate da ex discariche e nelle zone industriali. La Regione e la Provincia possono individuare altre aree in cui la raccolta è vietata (al momento nessuna). Quanti funghi è possibile raccogliere? Il quantitativo massimo per persona al giorno di funghi raccoglibili, compresi quelli raccolti da un minore di 14 anni, è di kg. 3, di cui non più di kg. 1 delle seguenti specie: Pioppino, Ovolo, Porcino, Fungo di S. Giorgio o Prugnolo, Finferlo o Gallinaccio, Finferla, Clitocybe geotropa, Trombetta da morto, Mazza di tamburo, Spugnola, Polyporus poes caprae, Moretta, Verdone. La raccolta di funghi non commestibili è consentita solo per scopi didattici e scientifici. Nessun limite quantitativo è posto al proprietario, all’usufruttuario, al conduttore del fondo ed ai loro familiari, nel fondo in proprietà o possesso. Come deve essere effettuata la raccolta dei funghi? Non devono essere usati rastrelli, uncini o altri mezzi che danneggino il terreno e l’apparato radicale della vegetazione. I funghi devono manifestare i caratteri distintivi della specie, rimanere integri, essere puliti sommariamente e trasportati in contenitori rigidi ed aerati per consentire la dispersione delle spore. E’ vietata la distruzione volontaria dei funghi di qualsiasi specie. Sono previste sanzioni? Con la Legge regionale n. 7/2012 sono state inasprite le sanzioni amministrative: - da 50 ad 208 per chi raccoglie funghi senza avere il permesso, - da 78 ad 156 per chi non rispetta i limiti temporali e le zone di divieto, - 78 ( 20 per i chiodini) per ogni Kg (o frazione) di funghi raccolti oltre la quantità consentita; è confiscato il prodotto eccedente, 194


- da 52 ad 104 per le altre violazioni. La commissione della stessa o analoga violazione nei dodici mesi successivi fa raddoppiare (la prima volta) o triplicare (la seconda volta) la sanzione pecuniaria. Almeno il 70% delle somme incassate è destinato ad interventi di tutela. ------------------------------------------------------------------------------------------------------SI INFORMA CHE CON L’ENTRATA IN VIGORE DELLA L.R. 31.1.2012 N. 7 GLI ENTI PREPOSTI AL RILASCIO DEI PERMESSI POTRANNO VARIARE LE CONDIZIONI PER LA RACCOLTA (COSTI DEI PERMESSI, GIORNI DI RACCOLTA, ZONE VIETATE, CATEGORIE ESENTATE). SI CONSIGLIA PERTANTO DI AGGIORNARSI CONSULTANDO I MEDESIMI ED ANCHE IL SITO DELLA REGIONE VENETO. L’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI PADOVA, PER IL TERRITORIO DI COMPETENZA, TERRA’ TEMPESTIVAMENTE AGGIORNATO IL PROPRIO SITO INTERNET: http://www.provincia.pd.it ->AMBIENTE ->AGRICOLTURA->FUNGHI OGNI ULTERIORE INFORMAZIONE POTRÀ ESSERE FORNITA DAL SERVIZIO AGRICOLTURA DELLA PROVINCIA (tel. 0498201808 – 1842 email agricoltura@provincia.padova.it).

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REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DELLA RACCOLTA DEI FUNGHI EPIGEI COMMESTIBILI ART. 1 - FINALITA’ Il presente regolamento disciplina nel territorio del Parco Regionale dei Colli Euganei la raccolta e la commercializzazione dei funghi commestibili al fine di conservare l’equilibrio delle biocenosi vegetali e di assicurare la tutela, preservando tali risorse naturali da un eccessivo impatto antropico e salvaguardando nel contempo gli usi e le consuetudini degli abitanti residenti nell’area protetta. ART.2 - REGOLAMENTAZIONE DELLA RACCOLTA La raccolta dei funghi epigei è disciplinata dal presente regolamento e, per quanto in esso non previsto e per la commercializzazione degli stessi, dalla legge regionale 19.08.96 n.23, dalla L.R. n. 7 del 31/01/2012 e dalle “Disposizioni di attuazione” approvate con D.G.R. n. 739 del 02/05/2012, nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla legge 23.08.93 n. 352. La raccolta deve essere improntata alla tutela dell’ambiente e quindi deve essere fatta nel rispetto delle altre specie vegetali e della fauna. ART. 3 - MODALITA’ DI RACCOLTA PER I RESIDENTI Ai cittadini residenti nei Comuni del Parco Regionale dei Colli Euganei è consentita la raccolta di funghi epigei soltanto per le specie commestibili e per una quantità giornaliera non superiore a kg.3 di cui non più di 1 Kg. delle seguenti specie: a) Agrocybe aegerita : pioppini b) Amanita caesarea : ovoli c) Boletus gruppo edulis: porcini d) Calocybe gambosa : prugnolo, fungo di S.Giorgio; e) Cantharellus cibarius : finferlo, gallinaccio; f) Cantharellus lutescens : finferla g) Clitopilus pronulus : prugnolo h) Clitocybe geotropa: cimballo, agarico geotropo, i) Craterellus cornucopioides: Trombetta dei morti j) Macroplepiota procera: Mazza da tamburo k) Morchella, tutte le specie, compresi i generi Mitrophora e Verpa: Spugnole, morchelle, l) Polyporus poes caprae: Piede di capra; m) Tricholoma gruppo terreum: Morette n) Russula virescens: Verdone Per tutte le specie non elencate nel precedente comma è vietata la raccolta allo stadio di primordio. I limiti di peso di cui al comma 1 possono essere superati se il raccolto è costituito da un unico esemplare o da un solo cespo di funghi concresciuti. E’ vietata la raccolta nelle zone a riserva naturale integrale e la raccolta dell’Amanita caesarea allo stato di ovulo chiuso. Al proprietario, all’affittuario, all’usufruttuario, al coltivatore, al conduttore del fondo e ai loro familiari, ai gestori dei boschi a qualsiasi titolo, è consentito di derogare dai limiti giornalieri fino ad un massimo del triplo della quantità prevista dal 1° comma dell’art. 3.

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ART. 4 - RACCOLTA DEI FUNGHI PER I RESIDENTI NEI COMUNI DEL PARCO COLLI 1. Per poter raccogliere i funghi epigei commestibili, nelle quantità e nei luoghi stabiliti dal presente Regolamento, i cittadini residenti nei Comuni del Parco Regionale dei Colli Euganei debbono essere muniti solamente di un documento di riconoscimento valido secondo le leggi vigenti e non è richiesto alcun versamento. 2. Sono esentati altresì dal titolo per la raccolta dei funghi inoltre i proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i conduttori e i loro familiari, i regolieri, i titolari di diritti su aree di proprietà collettiva, gli aventi diritto di uso civico, per la raccolta nei rispettivi fondi nonché, anche se non residenti, i soggetti portatori di handicap così come individuati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. 3. Al fine di consentire i controlli, i soggetti di cui al comma 2 devono essere in possesso di documento di identità in corso di validità e comprovare i titoli che consentono l’esenzione tramite la presentazione di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui all’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa”. ART. 5 - FACOLTA’ DEL PROPRIETARIO DEL FONDO Il proprietario, l’affittuario, l’usufruttuario, il coltivatore, il conduttore del fondo o il gestore del bosco a qualsiasi titolo, ha sempre la facoltà di vietare la raccolta dei funghi epigei sui terreni di cui ha la proprietà o la detenzione, mediante la collocazione di appositi cartelli posti nel rispetto della vigente normativa, previa autorizzazione dell’Ente Parco. In particolare tali cartelli dovranno essere del tipo e delle dimensioni specificati nell’allegato “A “ e dovranno essere esposti ad una altezza da terra non superiore a m. 2,50 ed a una distanza di circa 100 metri l’uno dall’altro e comunque in modo che i cartelli siano visibili da ogni punto di accesso e da ogni cartello siano visibili i due contigui. E’ fatto comunque divieto agli stessi di costituire riserve a pagamento. ART. 6 - RACCOLTA DEI FUNGHI PER I NON RESIDENTI NEI COMUNI DEL PARCO COLLI L’Ente Parco Colli Euganei, per il tramite dei Comuni il cui territorio è in tutto o in parte ricompreso nel Parco, può riconoscere apposito titolo alla raccolta dei funghi epigei commestibili alle persone non residenti nei Comuni del Parco Regionale dei Colli Euganei, per uso esclusivamente familiare, nel rispetto del presente regolamento e della normativa ivi richiamata. La raccolta è consentita esclusivamente nelle zone a promozione agricola e a protezione agroforestale, mentre è vietata nelle zone di riserva naturale integrale e di riserva naturale orientata nonché nei terreni per i quali il proprietario ne ha fatto divieto. ART.7 - PERMESSI INDIVIDUALI PER I NON RESIDENTI NEI COMUNI DEL PARCO REGIONALE 1.Per poter raccogliere i funghi epigei commestibili, nelle quantità e nei luoghi stabiliti dal presente Regolamento, i cittadini NON residenti nei 15 Comuni del Parco Regionale dei Colli Euganei debbono essere muniti quale TITOLO per la raccolta dei funghi di una ricevuta di versamento di un contributo intestato a Parco Regionale dei Colli Euganei dell’importo di: Euro 5,16 per il titolo alla raccolta giornaliera; Euro 15,50 per il titolo alla raccolta settimanale; Euro 51,65 per il titolo alla raccolta mensile. Il pagamento del contributo potrà essere effettuato nelle seguenti forme: - Ricevuta di versamento su c/c postale n. 11908357 intestato a “Parco Regionale dei Colli Euganei via Rana Cà Mori 8 – 35042 Este (PD); Il titolo deve essere conservato per tutto il periodo di validità e presentato, unitamente ad un documento di identità in corso di validità, in caso di accertamento da parte del personale incaricato della vigilanza. La ricevuta di versamento deve garantire, ai fini dell’attività di vigilanza, la certezza del pagamento del previsto contributo. Deve pertanto riportare l’importo, i dati del titolare e il periodo di riferimento della validità del titolo. 2. Sono esentati dal titolo per la raccolta dei funghi i proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i conduttori e i loro familiari, i regolieri, i titolari di diritti su aree di proprietà collettiva, gli aventi diritto di uso civico, per la raccolta nei rispettivi fondi nonché, anche se non residenti, i soggetti portatori di handicap così come individuati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. 3. Al fine di consentire i controlli, i soggetti di cui al comma 2 devono essere in possesso di documento di identità in corso di validità e comprovare i titoli che consentono l’esenzione tramite la presentazione di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui all’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa”. Non sono validi titoli alla raccolta cumulativi di gruppi, colonie o comunità in genere. Il titolo per la raccolta può essere rilasciato solo ai soggetti con età maggiore di anni 14, fermo restando il limite massimo ammesso. Il pos197


sesso del titolo alla raccolta dei funghi non esonera dal rispetto dei diritti di terzi e dalle limitazioni stabilite dalle vigenti norme in materia di proprietà privata. Ogni Comune potrà beneficiare di un numero massimo di permessi titoli alla raccolta secondo la disponibilità giornaliera che verrà comunicata dal Presidente del Parco, tenuto conto della superficie a bosco inclusa nel Parco; è comunque consentito un numero minimo di 50 titoli alla raccolta per ciascun Comune. ART.8 - AUTORIZZAZIONI A CARATTERE SPECIALE E’ riservata al Presidente dell’Ente Parco la facoltà di rilasciare un massimo di cinque (5) autorizzazioni, con modalità diverse dalla normativa di cui al presente Regolamento, per scopi scientifici e didattici di rilievo. Il Presidente inoltre dispone di un pacchetto totale di n.10 autorizzazioni in deroga che, a fronte di richieste motivate, può discrezionalmente rilasciare anche oltre il tetto massimo previsto, con privilegio nei confronti delle associazioni operanti nei Comuni del Parco. L’autorizzazione, avrà carattere personale, sarà gratuita e dovrà indicare la durata, le modalità e la quantità della raccolta. ART. 9 - TEMPI PER LA RACCOLTA La raccolta dei funghi, per i NON RESIDENTI nei Comuni del Parco muniti di titolo alla raccolta è consentita: il Lunedì, Mercoledì e Venerdì nel periodo dal 15 Settembre al 15 Dicembre. Per i RESIDENTI nei Comuni del Parco Regionale è consentita la raccolta in tutti i giorni della settimana nell’arco dell’anno, con esclusione del martedì. Nessun limite temporale è imposto ai proprietari, affittuari, usufruttuari,coltivatori, conduttori o gestori dei boschi a qualsiasi titolo e loro familiari. ART. 10 - MODALITA’ DI RACCOLTA Nella raccolta dei funghi epigei è vietato l’uso di rastrelli, uncini o altri mezzi che possono danneggiare lo strato umifero del terreno, il micelio fungino e l’apparato radicale della vegetazione. Il carpoforo deve conservare tutte le caratteristiche morfologiche atte a consentire la sicura determinazione della specie. E’ vietata la distruzione volontaria dei carpofori fungini di qualsiasi specie. E’ fatto obbligo ai cercatori di pulire sommariamente i funghi all’atto della raccolta e di riporli e trasportarli in contenitori rigidi ed aerati ( tipo ceste di vimini o di paglia ) atti a consentire la dispersione delle spore nel rispetto di quanto stabilito all’art.5. comma 4 della legge 23 agosto 1993 n. 352. ART. 11 - VIGILANZA La vigilanza sull’applicazione del presente Regolamento è demandata, con il Coordinamento dell’Ente Parco, al Personale del Corpo Forestale dello Stato, ai nuclei antisofisticazione dell’Arma dei Carabinieri, alle Guardie venatorie provinciali, agli Organi di Polizia urbana e rurale, agli operatori professionali di vigilanza ed ispezione delle U.S.L. aventi qualifica di vigile sanitario o equivalente, alle Guardie Giurate campestri, provinciali e degli enti parco, agli Agenti delle Aziende Speciali ed al personale indicato all’art. 16 della legge regionale 15 novembre 1974, n. 53 e dall’art. 4 della legge regionale 6 agosto 1987 n. 42. ART. 12 - SANZIONI Per le violazioni dei vincoli e dei divieti posti con il presente regolamento si applicano le sanzioni amministrative previste all’art. 13 della L.R. n. 7 del 31/01/2012. ART. 13 - DESTINAZIONE DEI PROVENTI Le somme riscosse, relative ai titoli alla raccolta dei funghi, devono essere utilizzate per una quota non inferiore al 70% a favore di interventi di tutela e valorizzazione dei territori oggetto di raccolta di funghi e per la restante parte a coprire i costi sostenuti dagli Enti per l’esercizio delle funzioni amministrative relative al presente regolamento. Le somme relative alle sanzioni amministrative saranno introitate dall’Ente Parco, salvo eventuali rimborsi spettanti ai verbalizzanti (o per spese relative all’esercizio della delega) . ART. 14 - NORMA TRANSITORIA I divieti relativi alle zone di riserva naturale orientata saranno validi solo ad avvenuta tabellazione delle zone. Le autorizzazioni e i permessi in essere alla data di entrata in vigore della L.R. n. 7 del 31/01/2012 conservano validità fino alla data della rispettiva scadenza.

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Tramonto sui “Colli�

Tramonto Rimango lĂŹ estasiato a guardare il sole che precipita nel baratro della notte donandomi il suo ultimo calore Regi

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INDICE Presentazione I Colli Euganei - poesia Ringraziamenti G.Zanovello La mia gente Sono un autodidatta… Conosco Giancarlo Zanovello… I Colli Euganei Ambienti vegetazionale dei Colli Euganei I funghi -Cosa sono i funghi Come si riproducono i funghi Come si nutrono i funghi Morfologia del carpoforo –Cappello – Lamelle Morfologia delle spore - Legenda Come determinare i funghi a lamelle Funghi a lamelle eterogenei - omogenei Amanita caesarea Amanita citrina Amanita junquillea Amanita muscaria Amanita ovoidea Amanita pantherina Amanita phalloides Amanita rubescens Amanita spissa Amanita strobiliformis Amanita vittadinii Squamanita schreieri Limacella guttata Lepiota clypeolaria Lepiota cristata Lepiota lilacea Macrolepiota procera Macrolepiota rhacodes Leucoagaricus leucothites Armillaria mellea Armillaria tabescens Laccaria amethystina Collybia dryophila Collybia peronata Marasmius oreades Flammulina velupites Macrocystidia cucumis Mycena inclinata Clitocybe dealbata Clitocybe geotropa Clitocybe nivea Clitocybe odora Clitocybe phyllophila Clitocybe nebularis Lyophyllum decastes 200

3 4 5 6 8 9 10 11 13 14 15 17 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57


Tricholoma apium Tricholoma atrosquamosum Tricholoma aurantium Tricoloma columbetta Tricholoma saponaceum Tricholoma scalpturatum Tricholoma sejunctum Lepista caespitosa Lepista luscina Lepista inversa Lepista nuda Leucopaxillus amarus Leucopaxillus lepistoides Leucopaxillus tricolor Calocybe ionides Pleurotus ostreatus Omphalotus olearius Russula krombholzii Russula cyanoxantha Russula heterophylla Russula lepida Russula nigricans Russula vesca Lactarius chrysorrheus Lactarius vinosus Hygrophorus penarius Hygrophorus russula Rhodocybe gemina Rhodocybe truncata var. subvermicularis Volvariella speciosa var. gloiocephala Volvariella surrecta Pluteus petasatus Entoloma saundersii var. hiemale Entoloma sinuatum Entoloma sepium Entoloma incanum Inocybe rimosa Inocybe squamata Hebeloma edurum Cortinarius(Phlegmacium) infractus Cortinarius orellanus Cortinarius phoeniceus Cortinarius trivialis Pholiota gummosa Pholiota highlandensis Hemipholiota populnea Agrocybe aegerita Tubaria hiemalis Stropharia semiglobata Agaricus augustus var. perrarus Agaricus bitorquis Agaricus bresadolanus

58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 201


Agaricus xanthoderma Agaricus xanthoderma var.lepiotoides Hypholoma fasciculare Hypholoma sublateritium Chroogomphus rutilus Paxillus involutus Psathyrella candolleana Lacrymaria lacrymabunda Coprinus comatus Coprinus picaceus Coprinus atramentarius Coprinus disseminatus Panaeolus sphinctrinus Cantharellus cibarius Craterellus cornucopioides Aureoboletus gentilis Boletus aestivalis Boletus aereus Boletus depilatus Boletus luridus Boletus pulchrotinctus Boletus pulverulentus Boletus satanas Xerocomus parasiticus Tylopillus felleus Gyroporus castaneus Gyroporus cyanescens Crepidotus variabilis Polyporus squamosus Laetiporus sulphureus Fistulina hepatica Hirneola auricula-judae Schizophyllum commune Meripilus giganteus Trametes versicolor Ganoderma lucidum Hydnum repandum Lycoperdon perlatum Calvatia utriformis Langermannia gigantea Bovista nigrescens Tulostoma brumale Scleroderma citrinum Scleroderma polyrrhizum Mycenastrum corium Myriostoma coliforme Astraeus hygrometricus Pisolithus arhizus Phallus impudicus Clathrus ruber Morchella esculenta var. rotunda Helvella crispa 202

110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161

H S S M R D S X X L T A R B P L D L I F I A


Helvella spadicea Sarcoscypha coccinea Sarcosphaera crassa Melastiza chateri Rutstroemia echinophila Dumontinia tuberosa Stemonitis axifera Xylaria polymorpha Xylaria hypoxylon Lycogala epidendron Tuber albidum Bibliografia Piccolo glossario dei termini micologici -foto La Legge Regionale La raccolta nella Provincia di Padova Il Regolamento del Parco Colli Euganei Indice Autori: Zanovello - Cusin

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Giancarlo Zanovello è nato a Teolo nel 1942 e da oltre quarant’anni è dedito a studi naturalistici, in particolare la micologia; profondo appassionato e sensibile conoscitore dell’ambiente collinare, trascorre ampia parte della sua giornata all’aria aperta, accompagnato dalla macchina fotografica con la quale sa cogliere gli aspetti più significativi del territorio. E’ il 1978 quando assieme ad alcuni amici accumunati dalla medesima passione, da vita al primo Gruppo Micologico Naturalistico dei Colli Euganei alle cui attività tuttora partecipa con fervente impegno. Da allora numerose si sono susseguite le mostre sia primaverili che autunnali sui temi a lui cari: funghi, piante, arbusti, fiori e frutti di bosco, piante officinali, aromatiche e velenose. Non poche e rilevanti sono state le sue scoperte in campo naturalisticomicologico testimoniate da articoli apparsi sulle riviste della Provincia di Padova e del Parco dei Colli Euganei, Enti ai quali ha peraltro recentemente dato il suo valido contributo ad un lavoro di ricerca e studio sui carnivori, mustelidi, anfibi e rettili presenti sul territorio del Parco. Da tempo svolge con costante impegno e professionalità un percorso di educazione ambientale presso istituti scolastici e da molti anni è una valida guida sia del comprensorio collinare che di altre mete naturalistiche. Ai numerosissimi escursionisti che accompagna a scoprire e ammirare le bellezze della natura cerca di trasmettere comportamenti di rispetto e infondere sensazioni di meraviglia anche di fronte alle piccole cose che possono comunque riempire il cuore di gioia.

Gastone Cusin, (Regi) naturalista micologo e poeta è nato a Monselice e vi risiede tuttora. Fin da ragazzo ha mostrato un amore e una passione incondizionata per la natura e questi sentimenti l’ hanno portato a ricercare indagando nel mondo del naturalismo in veste di autodidatta. Nell’aprile del 1986 ha contribuito alla fondazione del Gruppo Micologico Naturalistico Culturale Monselicense al quale dedica tuttora gran parte del suo tempo ed è anche guida naturalistico-ambientale. Nel giugno del 1996 esce la sua prima pubblicazione: Le poesie dell’amore, che presenta dei canti romantici dedicati all’immagine femminile, nel 1999 vede la luce la seconda pubblicazione: Altri gridi che propone delle composizioni poetiche che parlano dell’amore, della vita, di Dio. Nell’anno 2000 l’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei fa pubblicare Le sorgenti dei Colli Euganei, che è un libro frutto di una ricerca fatta da Gastone in seno ai Colli Euganei durata quasi cinque anni, che segnala circa 250 sorgenti. Nel settembre del 2004 viene pubblicato il “terzo libro dei romantici”: Lettere d’amore, questo è un libro che raccoglie un’insieme di lettere, cioè un insieme di pensieri scaturiti ed elaborati dalla fantasia del poeta e presentati a donne immaginarie, sono brani romantici che si prestano ad essere usati da uomini innamorati per trasmettere i loro sentimenti alla donna che amano, o che desiderano, o che sognano di avere. Ora vede la luce Canti nel verde che è un’ insieme di poesie dedicate alla natura, alla vita e a Dio, questi “aneliti” particolari e romantici sono la risposta alle molteplici emozioni, alle singolari sensazioni che la natura e la vita hanno donato all’autore avvolgendolo nel loro amplesso coinvolgente ed appassionato. E’ in preparazione il libro Funghi e altri tesori naturalistici dei Colli Euganei, che è un lavoro di ricerca durata oltre trentanni nei Colli Euganei. Inoltre Gastone sta preparando anche un libro che presenta momenti particolari ricchi di suggestione raccolti in foto particolari accompagnate da un canto poetico, dal titolo “Luci, colori e suggestioni nei Colli Euganeoi”. Ha avuto l’opportunità di collaborare con Giancarlo Zanovello alla preparazione di questo libro: “I funghi dei Colli Euganei”, che presenta le specie più rare e interessanti (circa 150 specie), che possiamo incontrare nella zona euganea Chi lo volesse contattare lo può trovare alla sede del Gruppo Micologico Naturalistico Culturale Monselicense sito in via Avancini 2/B a Monselice PD, tutti i giovedì sera alle ore 21.00, oppure telefonando al cell. 349.8057796 – cusings@libero.it

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