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La strada dei vini per aiutare gli operatori

La settimana scorsa su “Cronache” abbiamo annunciato i propositi della nuova presidente della Strada Reale dei vini torinesi, Giulia Chiarle, per rilanciare la rete dei produttori vitivinicoli e degli imprenditori dell’accoglienza turistica che sono in grado di proporre interessanti esperienze alla scoperta di un territorio unico come quello della Città metropolitana di Torino. Un territorio che nelle quattro principali aree vitivinicole - il Canavese, la Collina torinese e chierese, le Valli di Susa e Sangone e le Valli del Pinerolese - propone affascinanti percorsi, che toccano antiche cantine, dove si possono gustare i vini di eccellenza e i prodotti agroalimentari tipici di quelle aree, molti diverse tra loro ma complementari. Percorrendo la Strada Reale si scoprono luoghi meravigliosi, persone e famiglie che amano la loro terra e lavorano per renderla sempre più interessante e accogliente. Sulla Strada Reale si incontrano aziende, ristoranti e agriturismi tipici, in cui ci si può rilassare e godere di antichi sapori e saperi dimenticati, bed&breakfast ed hotel per fare qualche giorno di vacanza immersi nella natura. Alessandro Comotto, imprenditore vitivinicolo del Canavese, è il precedessore della presidente Chiarle ed è tuttora consigliere della Strada Reale. Gli abbiamo chiesto quale lavoro è stato compiuto negli ultimi anni per collocare i soci del circuito nel più ampio contesto delle strade enoturistiche piemontesi, alcune delle quali hanno ormai una storia pluridecennale e sono portatrici di esperienze di promozione e organizzazione che hanno indicato la strada a tutti gli operatori del settore. “Ci siamo confrontati con i promotori delle strade dedicate al Barolo, al Barbera, al Timorasso, ma anche al riso e ad altri prodotti. Abbiamo firmato con alcune di quelle strade un documento di intenti, che ha impostato un lavoro comune per la promozione dell'intero territorio vitivinicolo piemontese” ha risposto Comotto. “Lavorando con i colleghi di altri territori possiamo sicuramente ampliare la visibilità delle singole strade e arricchire le nostra professionalità, attraverso lo scambio di esperienze. Possiamo imparare molto dalle positive iniziative di promozione enoturistica realizzate con successo negli anni e nei decenni scorsi”. “I nostri territori hanno la fortuna di essere stati in un certo senso la cantina e la dispensa dei Savoia” ha sottolineato Comotto. “Abbiamo un’ampia varietà di tipologie ampelografiche e di paesaggi vitivinicoli. Dobbiamo solo imparare dalle altre esperienze piemontesi a raccontare questi nostri territori per valorizzarli sul mercato turistico”.

m.fa.

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