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Lungo il corso del Po tra Settimo Torinese e Chivasso

Singolare nell’itinerario è la declinazione assunta dal nuovo stile in quest’area che per posizione, direttrici viarie emergenti e transiti commerciali concretò in campo culturale e artistico particolari e feconde osmosi tra Torinese, Valli biellesi, Valsesia e Milanese. Sinergie che coinvolsero committenze e spostamenti di maestri artigiani e progettisti fautori di tipologie architettoniche ed espressioni stilistiche confluite nel costruito e in manufatti che avevano alle spalle l’esperienza maturata tra ‘800 e ‘900 nei cantieri condotti da d’Andrade e Tornielli nel Canavese. Favoriti da cenobi laici che portarono talune località ad assurgere ad “Atene del Canavese” o a “Grande arca” di polifoniche creatività, videro la luce modelli teorici e applicazioni formali apparentati con quanto oltre Manica predicavano John Ruskin e William Morris. Idealità soggettivate sull’asse Milano-Torino da Camillo Boito e Riccardo Brayda, fautori di ricostruzioni filologiche di un passato da salvaguardare e guida per progettisti e artisti artigiani destinati a formare l’ossatura portante di architettura e arte applicata nel Nord-Ovest d’Italia tra ‘800 e ‘900.

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