MATERIALI PER LO STUDIO STORICO - ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO FLEGREO VOLUME
I
QUARTO FLEGREO
III
PUBBLICAZIONE
PATROCINATA
DALL'ENTE PROVINCIALE TURISMO NAPOLI REALIZZATA A CURA DEL
GRUPPO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO
COORDINAMENTO DELLA RICERCA Giuseppe Camodeca Paolo Venturini RICOGNIZIONI Maurizio Bizzi Roberto Capolupo Gianni Ciardiello Alessandro De Lena Caterina Di Maio - Fiore Maurizio Garruba Andreina Loddo Pino Musella Rita Napolitano Giovanna Pastore Liella Romeo Enzo Starnone Luigi Turroni RILEVAZIONI I talo Miraglia Edelweiss Turroni Paolo Venturini DISEGNI E RILIEVI Mariano Carati Salvatore Mattozzi Francesco Viola FOTOGRAFIE Giancarlo Giacci IMPAGINAZIONE E COPERTINA Salvatore Mattozzi VII
PRESENTAZIONE
Il presente studio storico-archeologico del territorio flegreo del Gruppo Archeologico Napoletano, che l'Ente Provinciale per il Turismo di Napoli ha assecondato e incoraggiato, risponde pienamente all'azione intrapresa dall'Ente, e da anni, per una degna e completa valorizzazione del nostro patrimonio umanistico e archeologico. Questa capillare, efficace indagine del Gruppo Archeologico Napoletano sulle presenze e localizzazioni dei reperti sparsi nella piana di Quarto, frutto di un sistematico e lodevolissimo lavoro di ricerca e catalogazione di un singolare materiale storico legato al ruolo che Quarto, sull'asse Puteolis-Capuam, ebbe nel periodo romano, rappresenta non soltanto un documento notevolissimo di ricerca, ma è essa stessa stimolo e strumento di giusta esaltazione degli eccezionali elementi di conoscenza storica di tutto il territorio flegreo. Questo studio-catalogo, patrocinato dall'Ente Provinciale per il Turismo di Napoli, colma un vuoto nell'analisi dettagliata del territorio flegreo ed accentra, nella degna e giusta misura, l'interesse su quella via consolare Campana, lungo la quale sorgevano ville residenziali, dimore, tabernae, sepolcri monumentali, in un intreccio di intensi traffici che Puteoli aveva con Roma. L'Ente Provinciale per il Turismo di Napoli, impegnato intensamente nell'azione di recupero di monumenti antichi per lo più sconosciuti al grosso pubblico, così come ha operato a Cimitile, a Nola, a Baia e, come intende operare per gli scavi augustei di Somma Vesuviana, non poteva tralasciare questa iniziativa del Gruppo Archeologico Napoletano, così appassionata e così lodevole. Questo perchè la più ampia conoscenza delle nostre testimonianze antiche e la concreta conoscenza e valorizzazione del nostro patrimonio culturale, archeologico e umano, comportano nel binomio archeologia-turismo, tutta una vitalità nuova di vita sociale, economica e turistica. Avv. Luigi TORINO Presidente dell'E.P.T. di Napoli
IX
PREMESSA
Questo volume è il risultato di una ricerca sul territorio flegreo, fondata su ricognizioni effettuate nella zona del Comune di Quarto dal 1972 al 1976, e costituisce il primo frutto di un piano più vasto di catalogazione del materiale archeologico di tutto il territorio flegreo. Si è scelta la divisione per Comuni allo scopo di poter fornire alle autorità competenti un valido strumento per la redazione di piani urbanistici particolareggiati che tengano conto delle preesistenze archeologiche, finora ignorate e soggette a continue manomissioni. Desideriamo esprimere la nostra gratitudine a tutti coloro che, a Quarto, ci hanno aiutato in vari modi nel nostro lavoro, in particolare a Giuseppe Cecere e a Don Pasquale Orlando per le preziose indicazioni forniteci, e inoltre a Giovanni Fusco, alla famiglia Giaccio, a Geremia De Falco e al Presidio Carabinieri di Quarto per la loro cortese collaborazione. Dobbiamo poi ricordare la disponibilità dimostrata nei nostri riguardi dall'allora Soprintendente alle Antichità, prof. Alfonso de Franciscis, nonchè dagli ispettori prof. Giargio Buchner e dott.ssa Giuliana Tocco. Ringraziamo infine l'Ente Provinciale Turismo di Napoli per a,ver voluto generosamente finanziare la pubblicazione, particolarmente laboriosa, di questo volume.
XI
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I CAMPI FLEGREI corografia
generale
XIII
INTRODUZIONE STORICA GIUSEPPE
CAMODECA
Se si considera la posizione del territorio di Quarto quale immediato retroterra di due città come Puteoli, la cui importanza portuale e commerciale in epoca romana non è qui il caso di ricordare, e Cuma, se si nota che a queste città esso era strettamente collegato, alla prima da una via consolare, la Puteolis-Capuam e alla seconda da sue diramazioni, se si aggiunge che questo importante asse viario, che lo attraversava da un capo all'altro, metteva in diretta comunicazione il porto puteolano con un grande ceno tro economico e produttivo come Capua e col fertile, popolato ager Campanus, costituendone inoltre fino al 95 d.C. l'unico tramite con la via Appia, si comprende come questo territorio, venendo a fungere da cern.iera fra due zone di in.tensa vita economica, i Campi Flegrei e l'agro Campano, conservi ancor oggi, pur dopo tanti saccheggi e distruzioni, specie recenti o recentissimi, numerose testimonianze di quanto esso fosse in età romana popolato e ben edificato; ciò giustifica, se necessario, che gli si dedichi per la prima volta un sistematico lavoro di ricerca e catalogazione della superstite documentazione archeologica, restata finora in massima parte ignorata e per questo vieppiù esposta all'incuria e ai numerosi assaltì di una recente, caotica urbanizzazione. Si spera quindi che questo lavoro possa costituire uno strumento per preservare quanto resta di questo patrimonio, non solo a livello di conoscenza storica, ma anche per lIna concreta tutela, se i dati, in esso offerti, saranno tenuti presenti nella programmazione e nella geo stione del territorio. Per qUaltto riguarda la ricostruzione del reticolo della viabilità antica, fondamentale per la lettura storica di tl71 territorio, la dipendenza di quello di Quarto dalla grande arteria della via consolare Campana, è resa tu! tora evidelt!e nel nome che esso ancora conserva e che deriva dalla mansio ad Quartum, punto di sosta e ,'ifornimento posto al quarto miglio da Puteoli. Il percorso della via Campana in questo tratto è ricostruibile con sicurezza (v. G. Chianese, in Campania Romana 1 (1938) 47 ss.): la via pe· '1etrava nella conca di Quarto a mezzo del taglio artificiale della Montagna Spaccata poco prima del quarto miglio da Puteoli, l'attraversava da un capo all'altro per quasi tre miglia e sboccava infine nell'agro Campano il1 loc. S. Rocco dopo un non lungo tratto in salita (cupa Orlando), incassata '1el banco tufaceo e protetta da opere di contenimento (cfr. Chianese, op. cito 51 s.). L'importanza di quest'ar. eria non venne meno, neppure dopo la costruzione nel 95 d. C. della via Domitiana per Sinuessa e .'Appia; ancora nel 306/312 l'imperatore Massenzio la inseriva nel suo piano di restauri stradali, come lestimonia il Xl! miliario per Capua (v. sez. ep. ltr. 16), ritrovato all'incirca in situ e che cadeva un po' pnma del corrispettivo VI mi/iw'io da Puteoli (la via Campana era lunga in totale XXI miglia, come testimonia la Tabula Peutingeriana). Si pOSSOltO Ì/tOltl'e ricostruire, sia in base ai ruderi sul terreno che sull'esame dell'antica cartogra'ia, una serie di diverticoli, il cui verosimile tracciato si può vedere in tratteggio sulla pianta archeo· .ogica (sul tema v. anche ChiQ/1ese, l.c.); qui se ne descrivono i più significativi. Poco oltre il taglio della Montagna Spaccata, circa all'altezza della mansio ad Quartum, si staccava sulla sinistra della via Campana Ima diramazione per Cuma che attraverso le loc. Masullo e Grotta del Sole si dirigeva verso Torre S. Chiara con un percorso (su cui V. L. Quilici, in Arch. Class. 22 (1970) 184 ss.; cfr. Id., in Par. Pas. 126 (1969) 232 s., fig. l), che, a quanto ipotizza questo studioso, sarebbe andato via via acquistando predominanza di traffici rispetto alla più antica comunicazione fra Cuma e Capua, che bordeggiava al· 'esterno la conca di Quarto e si congiungeva alla via Campana all'altezza di loc. S. Rocco. Sempre in prossirrzità della mansio ad Quartum si staccava sulla destra della via Campana un diverticolo che do,'eva seguire presso a poco il tracciato dell'attuale via Viticelli e che si dirigeva ad un altro varco della conca di Quarto, quello di Val di Pecora, attraversato da una strada che da un lato per loe. Pisani, PiailUra e Soccavo doveva raggiungere le vie di comunicazione per Napoli (sui collegamenti fra Puteoli e ~eapolis, V. w. Johannowsky, ùt RAAN. 27 (1952) 83 ss.) e dall'altro, tagliando obliquamente l'intera piana di Quarto, incrociava all'altezza eli villa Caleo la via Campana e andava probabilmente a congiun· oersi in loc. Palazzole con la via fra CLima e Capua. Da questo diverticolo se ne staccava un altro che co· sieggiava il costone occidentale di Quarto e attraversando zone fittamente costruite (loc. Poggio Spinel.i) raggiungeva in loc. Grotta del Sole le già clescritte diramazioni per Cuma. Probabilmente fin dall'VIlI secolo la conca di Quarto dovette far parte del territorio rurale di Cu'Ila; sulla spinta della sua prosperità cOlnmercia!e, questa colmlia greca andò estendendo la sua domina::ione su una parte notevole della pianura Campana, sottraendola agli Etruschi dell'interno (forse fino 3
agli acquitrini del Clanis: si ricordi la fossa graeca nell'agro campano menzionata da Liv. 28.46; cfr. anche Dion. Hal. 7.3.2; Plin. 11.h. 3.60; Strab. 5.4. 3), il che le consentì di disporre di una ben nota, abbondal1te produzione cerealicola e di granaglie. Questo territorio .rurale era già oscizzato quando nel 421 Cuma stessa, in netto declino economico e politico, fu occupata dai Campani di origine smmitica, che poco prima si erano impadroniti anche della etrusca Capua. La conca di Quarto dovette continuare ad essere pertinenza rurale di Cuma osca, anche quando poi sul finire del IV secolo la Campania entrò nell'orbita politica di Roma. Nè la situazione dovette mutare con la guerra annibalica, poichè Cuma, a differenza di Capua, restò fedele a Roma. Il territorio di Quarto venne quindi a confinare ma verosimilmente 110n a far parte dell'ager Campanus espropriato da Roma alle città campane passate ad Annibale (v. sulla delimitazione dell'ager Campanus, M.A. Levi, Sui confini dell'agro campano, in Atti Accad. Se. Torino 57 (1921-2) 604 ss., che comunque dalle espressioni usate sembra credere che il confine attraversasse la piana di Quarto, tagliandola in due orizzontalmente il che mi sembra inverosimile; e brevemente, in base alle tracce di centuriazione, F. Castagnoli, in Bul!. Com. 72 (1946-8) Appendice p. 50 55., con tav. I). Del resto il territorio della colonia romana fondata nel 194 a.c. a Puteoli non si estendeva certo fino a Quarto, poicliè come per tutte le coloniae maritimae, esso dovette essere molto modesto, commisurato all'esiguità dello stanziam.ento di soli 300 coloni (sull' estensione originaria, v. Dubois, Pouzzoles antique (1907 222 ss.). E' oggi, a mio avviso, molto probabile che il territorio di Quarto sia stato assegnato a PuteoIi in età augustea, cOl1trariamerlte all'opinione, finora dominante (ma v. ora S. Panciera, in Atti Conv. Intern. Campi Flegrei (1977) 204 ss.) del Beloch (Campanien, 2a ed. (1890) 96), del Dubois (op. cito 226 ss. cfr. Frederiksen, inPW. 23.2 (1957) 20415.,2053 s.), che pensavano all'epoca di Vespasial1o. Difatti ora sappiamo con certezza che Put~oli fu colonia di Augusto e dunque si deve verosimilmente supporre che in questa occasione si sia provveduto ad un considerevole ingrandimento dell'originario, esiguo tenitorio coloniale, ormai del tutto insufficiente ed inadeguato al grande sviluppo economico e demografico di Puteoli nel II·I sec. a.c., tanto più che il liber coloniarum (p. 236, 11, ed. Lachmann) parla esplicitamente di assegnazioni di terre a veterani da parte di Augusto; ora che i dubbi del Beloch, op. cito 96, e del Dubois, op. cito 36, sull'esistenza di una colonia au· gustea sono caduti, ne consegue che è necessario supporre per quest'epoca un considerevole allargameli.to dell'esiguo territorio della colonia repubblicana. Altro problema è poi se a questo ingrandimento augusteo ne sia seguito un altro vespasianeo, quando Puteoli fu colonia flavia, e fin dove il suo territorio sia stato spinto a settentrione; mi limito qui ad osservare che la comune opinione risalel1te al Dubois, op. cito 227, di Ul1a estensione almeno fino ad Aversa nOli ha fondamento (sul punto rinvio a quanto scrivo in ' Puteoli ' l (1977) 80 ss.; cfr. anche Panciera, op. cito 209 ss.). Il tufo giallo flegreo rappresenta il materiale da costruzione assolutamente predominante; inoltre dall'affioramento trachitico di Marmolite, che nei Campi Flegrei trova riscontro solo nel Mt. Olibano e nel Mt. di Cuma, furono probabilmente ricavati i basoli della pavimenta zio ne stradale della zona. La tecnica edilizia di gran lunga prevalente (oltre il 70%) risulta essere l'opera reticolata, talvolta usata insieme a filari orizzontali di tufelZi parallelepipedi; molto più raro (13% ca.) è !'impiego esclusivo di questa ultima tecnica. L'uso dell'opera laterizia nOI1 è frequentemente attestato (solo Il %), ma con questa tecnica sono interamente costruiti i paramenti esterni di alcuni sepolcri monumentali di particolare interesse (v. spec. 111'. 13, 101), databili per questo motivo probabilmente alla fine del l f II sec. d.C. Sporadica e non significativa la presenza di altre tecniche costruttive (v. cat.). Nel tenitorio di Quarto sono inoltre presenti degli interessanti esempi di sepolcri rupestri, a camera scavata nel tufo (nr. 32, 36, 92, 106, 107, 108); a tre di essi, posti verso Cuma (nr. 106-108) sembra riferirsi lo Johannovvsky, in Dial. d'Arch. 4·5 (1971) 462 e nt. 8, che li data alla fine del II finizi l sec. a.C., ma analoghi sepolcri rupestri del territorio di Collatia sono ritenuti dal Quilici (Collatia (1974) 240 ss., nr. 104, 106, 109) preferibilmente d'età imperiale (I-II sec. d.C.) In età imperiale le costruzioni s'addensavano non solo lungo la trafficata via Campana,' ma anche, come può rilevarsi dalla carta archeologica, lungo le sue diramazioni, a testimonianza di una notevole intensità di insediamenti e di popolazione. Lungo queste strade si susseguivano e si intrammezzaVa1'lO ville residenziali, dimore rustiche, cisterne, punti di sosta e tabernae per i viandanti, sepolCri monumentali, isolati o in-serie, delle più svariate forme architettoniche dai tipi più consueti (ad es. coronamento a tamburo su struttura cubica) ai più singolari (quale ad es. il nr. 82, a cuspide piramidale esagona). Questi sepolcri appartenevano di certo a gente che aveva proprietà nella zona e che le iscriziol1i talvolta ci consentono di identificare: a famiglie facenti parte dei ceti dirigenti cittadini (L. Annii, M. Nemonii, L. Mafii, P. Sextilii, P. Caecilii, v. sez. ep. nr. 3, 6, lO, 12), o a collegi funerarii di associazioni di culto (quale quella dei religiosi, i devoti laici della Mater Deum (Cibele) , il cui. campo funerario fu adornato di por4
tici e sedili a spese di uno dei suoi membri, v. sez. ep. nr. 2) o anche a persone dì condizione sociale inferiort;, ad es. liberti, comunque di risorse economiche relativamente agiate, come era frequente in una città di traffici quale Puteoli, e sempre, beninteso, che essi, come pure poteva accadere, non avessero che un semplice diritto di sepoltura in sepolcri appartenenti ai loro patroni (per i numerosi liberti ricordati nelle iscrizioni funerarie di Quarto, v. sez. ep., nr. 4, 5, 7, 8, 9, 13). Naturalmente le povere tombe 'alla cappuccina " fatte di coppi e tegoloni, di cui qua e là è restata traccia (v. cat. nr. 48, 59,61 bis, 76,78,110) costituivano le deposizioni dei ceti sociali più umili, dei braccianti e degli schiavi, che lavoravano la terra come manodopera dei proprietari della zona. Il gran numero diyille rustiche, che si è potuto identificare, lascia supporre un notevole frazionamento fondiario; alcune di esse avevano senz'altro una parte padronale e residenziale, come dimostrano gli ambienti termali o mosaicati talvolta attestati (v. nr. cat., 30, 81, 90, 94, 110; terme sono ancora ricordate in documenti altomedioevali nel toponimo ' ad illa balnearia' in Quarto maiore, v. Capasso, Reg. Neap. Duc. nr. 58 (a. 947), 123 (a. 962), 131 (a. 969); ad una villa sembra pertinente arlche il singolare, grande ambiente interamente scavato nel hlfo (nr. 95), ora sezionato da una cava (un ninfeo?). La pretesa esistenza di un tempio di Bacco in loc. S. Petrillo, di cui talvolta si parla (v. F. Pratilli, Della via Appia 205 s. G. Scherillo, Della venuta di S. Pietro Apostolo in Napoli (1859) 212 s., cfr. seppure con dubbi, Dubois, op. cito 229, si fonda invero sulla pretesa provenienza da questo luogo di due dediche al Liber Pater (C/L. X 1553 e 1583), asserita dal solo Pratilli, l.c., ma non confermata da più autorevoli fonti (v. ad C/L. l.c.). In base alle indicazioni date da Plinio (n.h. 18. 111) 'finiuntur Leboriae via ab utroque l::ltere consulari quae a Puteolis et quae a Cumis Capuam ducit', sebbene quest! confini non vadano presi alla lettera, la conca di Quarto dovrebbe aver fatto parte di questa famosa terra, esaltata come fertilissima fra tutte, le Leboriae (v. sul punto, Beloch, op. cito 373). Accanto alla tradizionale cerealicoltura (v. Plin., n.h. 3.60; 17.28) nella ZOl1a dovevano essere largamente praticate coltivazioni specializzate (orti, vigneti, frutteti); ciò mi sembra possa dedursi anche dalla presenza di numerosissime cisterne (quasi una trentina), di pozzi e anche di cunicoli scavati nel banco tufaceo (v. nr. 33,40, 98) per il drenaggio e la captaziOlte dell'acqua, che fanno pensare appw1to anche a colture bisognose di molta acqua; lo smercio dei prodotti agricoli era del resto facilitato dal fitto reticolo vial'io e dalla vicinanza dei mercati cittadini. Si menzio11a110 qui a titolo di esemplificazione alcune produzioni tipiche dell'agro cumano e puteolano, ricordate nelle fonti d'età imperiale: i cavoli e le cipolle di Cuma (Plin. n.h. 19.8 (41). 140; ColU/n 10.130); il famoso lino cuma110, da cui si ricavavano ottime reti da caccia e da pesca (Plin. n.h. 19.1 (2). 10-11); il vino del Gaurus, prodotto da W1 vitigno speciale (la vite Calventina) (Plin. n.h. 14.3 (4). 38; 14.6 (8). 64; cfr. Stato Silv. 3.5.99; 4.3.64; Stato Theb. 8.545 s.; Athen., 1.26 f); un vino cumano, ricordato da Ateneo (1.26 f) e da lui chiamato VIbanum (= Vlpianwn? Volcanum?); per vini flegrei cfr. anche fuven. Sat. 9.56 s. Sulle colture della zona solo ~nformaz.i0l1i generiche possono dare i ritrovamenti di dolia (nr. 68, 81, 113), frequentissimi nel mondo agricolo romano e usati sia per il vino che per l'olio, quanto anche per il grano, e di una di quelle piccole macine grQl1arie a mano (mola manualis), di cui si è rinvenuta la parte inferiore (meta) (nr. 8) (su questi strumenti agricoli, v. per i dolia, K. D. White, Fann equipment 01 the Roman World (Cambridge 1975) 14455.; per la macina a l1umo, L. A. Moritz, Grain-Mills a11d Flour in Classical Antiquity (Oxford 1958) 103 sS.; White, op. cito 12 ss., con fig. 7). VI1'Ìnformazione più specifica darebbe invece il nr. 74, se in esso fosse da riconoscere, come sembra, una vasca di frantoio per olive (mola olearia) (su di essa, v. White, op. cito 228 s., e in generale sulla tecnica romana di estrazione dell'olio, 225 ss.). Grande interesse assumerebbe poi la presenza di grandi magazzini per ammasso di prodotti agricoli: una tale fumione il Quilici, in Arch. Class. 22 (1970) 189, cfr. Dubois, op. cito 229 e· nt. 4, riconosce al grande edificio (nr. 14), sito sulla via Campana all'incirca all'altezza della mansio ad Quartum e all'incrocio con una diramazione per Cwna; analoga fumione andrebbe supposta anche per i nr. 63 e 86, posti su diramazioni della via Campal1a e inseriti in grandi complessi edilizi, perchè essi presentano difatti grande somiglianza nella tecnica costruttiva e finanche lulle dimensioni con quell'edificio sulla via per Cwna (loc. S. Chiara) identificçlto appunto con un magazzino agricolo dal Quilici (art. cito 184 sS., con fig. 1). Si può concludere, seppure in via di larga massima, per le note incertezze sulla cronologia assoluta e relativa dell'uso delle tecniche edilizie, specie nei Campi Flegrei, che le costruzioni d~l territorio di Quarto si collocano essenzialmente fra il J sec. a.c. e il II d.C., con massimo addensamento nel primo secolo dell'impero. / dati ricavabili dall'epigrafia sostanzialmente confermano queste conclusioni (I - II sec. d.C.), con significativa prevalenza, però, in questo caso, del II secolo. Tuttavia si può verosimilmente supporre, data la perdurante importanza della 1Jia Campana, che la zona abbia cOllservato una certa vitalità ecol10mica e agricola ancora nel IV secolo d. C. 5
NOTA
BIBLIOGRAFICA
Non esiste, come s'è detto, alcuno studio complessivo sul territorio di Quarto in età antica. Per il tratto della via Campana nella zona considerata, V. G. CHIANESE Ricognizione della Consolare Campana lungo il suo tracciato meno noto in Campania Romana 1 (1938) 47 ss.; per il mausoleo a cuspide piramidale (nr. 82), A. DE FRANCISCIS - R. PANE, Mausolei romani in Campania (Napoli 1957) 14 ss.; 68 s. (ma v. ora l'Appendice al nr. 82). Per l'epoca medioevale, qui comunque non trattata, si v. gli interessanti documenti dei secoli X e XI raccolti in B. CAPASSO, Reg. Neapol. Duc. (1892) nr. 58, 123, 131, 143, 154, 159, 163, 247, 351, 480 (cfr. ibid. 2.2.184) e spec. G. DE BLAsns, Un castello svevo-angioino nel Gualdo di Napoli, in Arch. storo Provo Napol. 40 (n. S. 1) (1915) 101 sS., sul castello di Belvedere o Monteleone. La bibliografia essenziale, di preferenza recente, che viene qui segnalata, si riferisce quindi a problemi o aspetti della storia e dell'archeologia dei Campi Flegrei, in particolare di Puteoli, che o inquadrano i temi trattati in questo lavoro oppure li riguardano incidentalmente o per analogia. In via generale si consultino, con ampia bibliografia precedente, gli Atti del Conv. Inter. ' I Campi Flegrei nell'archeologia e nella storia '. Accad. dei Lincei 4-7 maggio 1976 (Roma 1977) e il primo volume della rivista Puteoli. Studi di storia antica 1 (1977). Per Puteoli si V. l'ancora fondamentale monografia di CH. DUBOIS, Pouzzoles antique (Paris 1907); cfr. anche M. FREDERIKSEN, sV. Pllteoli, in PWRE. 23.2 (1959) 2036 ss. Per la società e l'economia puteolane in età imperiale, V. J. H. D'ARMS, Puteoli in the Second Century of the Roman Empire: a Social and Economic Study, in JRS: 64 (1974) 104 ss. Sulla via Campana nel tratto fino alla Montagna Spaccata V. L. QUILICI, La via Campana antica e la nuova tangenziale est-ovest della città di Napoli, in Italia Nostra n. 62 (1969) 32 sS.; ID., Un parco archeologico lungo la Campana antica?, in Civiltà delle Macchine 2 (1969) 47; R. LING, The San Vito tomb at Pozzuoli, in Pap. Brit. Sch. Rome 38 (1970) 153 sS.; L. QUILICI - St. QUILICI GIGLI, Un gruppo di colombari sulla via Vecchia Campana, in Atti e Mem. Soc. Magna Grecia 9-10 (1968-9) 75 sS.; St. QUILICI - GIGLI, Pozzuoli: un colombario sulla via Campana, in Arch. Class. 22 (1970) 191 sS. Su alcuni monumenti siti lungo la via fra Cuma e la piana di Quarto, V. L. QUILICI, Cuma: due monumenti sulla via per Capua, in Arch. Class. 22 (1970) 184 ss. Le ville rustiche dei Campi Flegrei non sono mai state purtroppo oggetto di studio o di scavo: unica eccezione, una villa rustica di Qualiano (loc. Pioppitello), su cui v. A. D'AMBROSIO, Una villa rustica a Qualiano di Napoli, in RAAN. 47 (1972) 319 sS. G. CAMODECA
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CATALOGO DELLE PRESENZE A RC H E O L O G IC H E
Per la esatta localizzazione topografica delle presenze archeologiche, si è usata la notazione I.G.M. (sistema V.T.M.), modificata in maniera da ottenere una precisione di ± IO' m. La designazione di zona è 33 T. La sigla di due lettere che precede il numero di identificazione indica il quadrato di 100 Km. di Iato (per i Campi Flegrei si tratta del VF). Le prime due cifre indicano il meridiano reticolato immediatamente a Ovest del punto da localizzare. La terza e la quarta cifra indicano la distanza in decametri del punto dal meridiano stesso. La quinta e la sesta cifra indicano il parallelo reticolato immediatamente a Sud del punto considerato. Le ultime due cifre, infine, indicano la distanza, sempre in decametri, del punto dal parallelo stesso. L'intera zona di Quarto è rappresentata sulla tavoletta in scala l: 25.000 «Marano di Napoli» P 184 IV SE edita dall'Istituto Geografico Militare. Quella da noi usata è l'edizione del 1957. Le dimensioni indicate per gli edifici sono quelle interne, a meno che non sia diversamente specificato. L'altezza indicata è la massima interna, misurata a partire dall'attuale piano di calpestio. NC indica il numero del catalogo G.A.N. sotto cui è stata archiviata la presenza archeologica. 7
VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
La Montagna Spaccata
Si tratta del grandioso taglio effettuato dai Romani, probabilmente già in età repubblicana, attraverso l'orlo meridionale del cratere di Quarto, per farvi passare la Consolare Campana (via Puteolis Capuam) all'altezza del III mi· glio, che coincideva con l'inizio del taglio dal lato Sud. La Montagna Spaccata, che nel medioevo era chiamata Vado di Serra, sostituì o, più probabilmente, integrò, l'altro varco ancor oggi esistente nel lato di SE del cratere di Quarto, chiamato Val di Pecora, permettendo comunicazioni più spedite tra Pozzuoli e l'entroterra campano. Il taglio si presenta, da lontano, con una caratteristica forma a V, larga nel· la parte superiore 78 m. e alta mediamente 50 m. La strada che ancor oggi lo attraversa, e sotto il cui manto asfaltato ancora si intravedono i basoli della antica via, attraversa il taglio in direzione NNW con un percorso di 290 m., passando dai 62 m. s. 1. m. a cui si trova nella piana di Campana, ai 53 m. nel cratere di Quarto, con una pendenza del 3% ca. Volendo stabilire il volume dell'opera, si incontrano difficoltà dovute allo s~ancamento effettuato in questi ultimi anni lungo la parete Est del taglio da una cava di pozzolana che ha notevolmente modificato la zona. Tuttavia si può ritenere che l'esecuzione del taglio abbia comportato la rimozione di almeno 220.000 m 3 di terreno. Le pareti del taglio, nella parte inferiore sono rinforzate da muri di conteni· mento in op. reticolata e listata. Nella parte centrale di tale muratura è visibile, in alto, l'accenno ad un'in· curvatura. Potrebbe trattarsi di ciò che resta di un arco destinato a sostenere la spinta laterale del terreno. La Montagna Spaccata costituisce, una delle più grandiose testimonianze esistenti nei Campi Flegrei dell'ingegneria stradale romana, sintesi insu· perata, nel mondo antico, di audacia tecnica e di monumentalità. VF 26302464
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La Montagna Spaccata vista da nord lungo la Via Campana antica
L'imbocco settentrionale della 'Montagna Spaccata'
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
1 - Mausoleo a tre piam ID op. reticolata (mod. 6 cm.) con ammorsature in tufelli e motivi decorativi in laterizio. Si trova addossato alla scarpata Est della via Campana nuova. Il piano superiore è all'altezza della strada. Di esso restano solo due pareti in opera reticolata con ammorsature in tufelli sugli spigoli, e una porta sul lato Ovest. Il pavimento è in cocciopesto. La stanza inferiore ha copertura a volta, e presenta tre nicchie per ogni parete. La parete Est è completamente sfondata, e costituisce l'attuale ingresso. All'esterno, sulla parete Nord, vi è una decorazione in laterizio costituente delle specchiature. Un foro nel pavimento (dovuto al cedimento della volta, o ad uno scavo clandestino in epoca non recente), permette l'accesso all'ipogeo. L'ipogeo, liberato dal terreno nel 1976 ad opera del G.A.N., è ben conservato: interamente intonacato presenta tre nicchie su ognuna delle pareti antistanti l'ingresso, che si apre al centro della parete Est, affiancato da una nicchia per ogni lato. AI di sotto delle nicchie vi è una cornice modanata che corre lungo tutte le pareti. Sopra l'arco di ingresso due lucernari a gola di lupo rischiaravano l'ambiente. Una rampa di scale conduceva all'esterno. Il letto triclinare funerario è sito lungo i tre lati antistanti l'ingresso, interrompendosi a metà della parete Nord. Nello spazio rimasto vuoto, si aprono, in basso, nell'angolo tra le pareti N ed E, due nicchie adiacenti poste ad angolo retto. La setacciatura del terreno che riempiva l'ipogeo ha fornito una certa quantità di frammenti ceramici, che, a causa della loro eterogeneità, sono tuttavia da ritenere provenienti dall'esterno dell'edificio, dove tuttora si trovano in grande quantità. Addossati al lato Sud del mausoleo vi sono i resti di edifici (in op. reticolata modo 7,5 cm) aggiunti in epoca successiva. Lo stato attuale di tali resti non consente tuttavia di riconoscere la loro originaria funzione. VF 26282487 NC 7
l a - esterno del mausoleo
l b - arco d'ingresso all'ipogeo e lucernari
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
2 - Cappella cristiana a pianta rettangolare con volta a botte. L'esterno mostra che si tratta del riadattamento di un edificio di epoca romana, costruito in laterizio. All'interno (che è stato diviso in due parti da un muro recente), si trova un altare, e, al di sopra di esso, un affresco in pessimo stato di conservazione che rappresenta probabilmente due anime tra le fiamme del purgatorio. Ad un'esame più attento, si vede che questo affresco (del I 17° - 18° secolo) è sovrapposto ad un' altro più antico. Per evidenziare questo strato abbiamo utilizzato la fotografia all'infrarosso, che ci ha permesso di scoprire due figure di oranti contrapposte ai lati della croce. Tali figure sono più schematiche e arcaiche delle precedenti, inoltre sono acrome, a tratto nero su fondo bianco. La loro fattura le fa ritenere medioevali. Secondo la tradizione popolare (riportata dallo Scherillo, dal Dubois e dal Chianese), qui si sarebbe fermato S. Pietro durante il suo viaggio verso Roma per ordinare il primo vescovo di Pozzuoli, S. Celso. Da ciò deriva probabilmente il nome di S. Petrillo dato ancor oggi alla contrada. Dimensioni m. 3,60 x 8,15 h. 3,25 G. Scherillo « Della venuta di S. Pietro a Napoli» Napoli 1859 pagg. 210 e segg. C. Dubois « Pouzzoles antique)} Parigi 1907 pago 169 nota 3. G. Chianese « Ricognizione della Consolare Campana lungo il suo tracciato meno noto)} in « Campania Romana» Napoli 1936 pago 48 nota l. VF 26302488 NC 13
2 a - esterno della cappella
2 b - fotografia all'infrarosso dell'affresco 12
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
3 - Ruderi di edificio in op. reticolata. Costituiscono il basamento della masseria che si trova al nO 264 di via S. Petrillo (o via Di Criscio), di fronte alla chiesetta di S. Petrillo. Sotto la masseria vi è una grande cisterna con mura in op. reticolata (mod. 12 cm.) rivestita di signino. Dim. m. 21,45 x 2,93 h. 2,90 ca. VF 26282490 NC 14
4 - Ruderi di grande edificio. Rimane intatta solo una cisterna a volta in op. reticolata (mod. lO), rivestita interamente di signino. La cisterna è a pianta rettangolare e si è conservata perfettamente. Nella volta di copertura, sul lato Nord, si apre un pozzo rettangolare. In prossimità di esso sbocca una condotta di terracotta (0 20 cm.). Dimensioni 3,87 x 8,00 h. 3,10. Vi si accede da un ingresso praticato nella parete a Sud, passando attraverso i ruderi di un'altra cisterna, affiancata alla prima, ma di dimensioni inferiori. (Dim. m. 2,45 x 4,20). Circa 20 m. a NNE dalla prima cisterna, vi è un vano in perfetto reticolato (mod. 7 cm.), con ammorsature in tufelli nell'unico angolo che si è conservato, quello di Nord-Est, su cui si vedono ancora tracce di intonaco bianco. Dimensioni m. 5,07 x 4,50. Il 5/7/76 l'edificio risultava completa-
mente raso al suolo.
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4 - interno della cisterna: la parete nord 14
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
5· Edificio a volta a pianta rettangolare. Si trova addossato a una piccola scarpata sul lato Sud della stessa. L'ingresso è a Nord. All'esterno il paramento è in op. listata, all'interno è visibile solo la parete di fondo in op. reticolata (mod. 8 cm.) con ammorsature digradanti in tufelli, essendo il resto dell'edificio intonacato di recente. Nella parte inferiore della parete Est si aprono due grandi nicchie, di cui quella a Nord è più profonda. Nella parte superiore, al centro, vi è un lucernario a gola di lupo. La parete di fondo presenta, al centro, una zona di muratura recente, che pare sia stata fatta per chiudere un cunicolo che si inoltrava nel terreno. Si avanza l'ipotesi che tale cunicolo sia un condotto di manutenzione dell'acquedotto Campano, simile a quello tutt'ora esistente a S. Vito a Pozzuoli (VF 25822199). Non ci è stato possibile controllare a causa dell'opposizione del proprietario. La parete Ovest presenta due nicchie più piccole e meno profonde. Nella parte alta vi sono due lucernari a gola di lupo. . Sugli angoli della stanza restano tracce di intonaco con resti di un bordo di pittura rossa che segue i contorni degli angoli. Dim. m. 2,98 x 4,03 h. 2,25. VF 26372507 NC 137
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6 - Resti di edificio. Si presentano, allo stato attuale, completamente coperti dalla vegetazione. Si intravedono solo alcuni tratti di muro in opera cementizia e reticolata (mod. 8,5 cm.), essendo la struttura completamente crollata. Le sue dimensioni sono di m' 15 x 15. L'àppezzamento di terreno a Nord dell'edificio è cosparso di frammenti di muratura e di ceramica sigillata e tardoimperiale. In una vasta area, a ca. 100 m. Est dalla costruzione romana, sono stati rinvenuti una decina di frammenti di ceramica appenninica. VF 26352514 NC 136
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7 - Colombario a pianta rettangolare in
op. reticolata, con copertura a volta. E' quasi completamente interrato. Attualmente si trova sotto il livello di . via Di Criscio, e vi si accede dalla ripa del canale posto a W della via, superando un banco di rovi che lo ricopre totalmente. All'esterno sono stati ritrovati numerosi frammenti di ceramica (sigillata italica e campana). Dim. ca. m. 4 x 3. NC 4 VF 26272533
8 . Struttura muraria in op.laterizia. E' venuta alla luce nell'aprile 1976 in seguito allo scavo per le fondamenta di un palazzo. Si tratta della parete esterna di un edificio (forse un mausoleo) che sorgeva sul lato Est della antica via Camo pana e che si trova ancora interrato al di sotto dell'attuale piano di via S. Pe¡ trillo. La costruzione del palazzo non l'ha danneggiato, trovandosi esso sul perimetro esterno delle fondamenta. Sul posto è stata rinvenuta una macina (mola manualis) in pietra lavica (v. di¡ segno). VF 26322540 Ne 150
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8 - la struttura durante lo sterra 11
VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
9 - Tomba a cassa con parte superiore in op. listata, e parte inferiore a lastre di tufo. Venne alla luce durante lavori di scavo per le fondamenta di un palazzo il 22/2/1975. Il recupero fu effettuato dalla Soprintendenza. Sul posto furono rinvenuti anche intonaci dipinti. VF 26142543 NC 153
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lO - Mausoleo in op. listata a pianta rettangolare. Si trova sul lato Est della antica via Campana. Sopra di esso è stata costruita la masso Iaccarino. All'esterno dell'edificio, sul lato Est, è stato trovato, intorno al 1965, un busto raffigurante l'imperatore Marco Aurelio. La parete Nord, come pure la copertura dell'edificio, sono state rifatte in epoca recente. Sulla parete Est e Sud in basso, vi sono tracce di dipinti con medaglioni al centro di specchiature rettangolari. Sulla stessa parete Est, in alto, si notano i resti di un arco in laterizi. Tale arco probabilmente sorreggeva la scala di accesso al colombario, oggi totalmente perduta, insieme a tutta la parte dell'edificio al di sopra dell'imposto della volta. Attualmente si entra da una porta ricavata nella parete Est. Dim. m. 6,53 X 5,95 h. originaria 4,75. VF 26322537 NC 138
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\0 - Amedeo Maiuri esamina il busto di Marco Aurelio (da Maggi: Archeologia magica di A. Maiuri)
11 - Colombario semidiroccato, in op. listata. Rimangono tracce della copertura originaria (a volta) e di tre nicchiette sul lato S. Dim. m. 2,30x2,20 h. 3,0 Il 2/5/1976 il Colombario risultava
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completamente distrutto. VF 26242562
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
12 - Colombario in opera listata, con ricorsi di laterizi, a pianta rettangolare. L'ambiente è a volta, e, dall'esterno, si vedono tracce di un piano superiore ora scomparso. All'interno vi è'. un'edicola al centro di ciascuna delle pareti, affiancata, ognuna, da nicchiette. All'esterno, i! lato N è decorato da una serie di cinque false finestre alternativamente ad arco e a timpano, separate da lesene verticali. Il colombario è attualmente adibito a cantina. Dim. 6,28x6,36 h. 4,50 Chianese, op. cito pago 49 nota 1. VF 26292564
12 a - il paramento esterno del lato nord
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
13 . Mausoleo in op. laterizia. E costituito da un basamento a dado su cui poggia un tamburo circolare, la cui copertura è sorretta da un pilastro cilindrico. La parete interna del tamburo è in op. reticolata (mod. 7 cm) intonacata. La maggior parte della costruzione si trova al di sotto del livello del terreno, emergendo solo la parte superiore del basamento quadrato, e la parte cilindrica sovrastante. Dim. esterne m. 4,40 X 4,40 h. 2,70 Sulla parete E del basamento sbocca un lucernario, che però si interra dopo circa 80 cm. VF 26352565 NC 3 13 . esterno del mausoleo lungo la via Campana
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VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
14 - Edificio di notevoli dimensioni in op. reticolata e listata. Si sviluppa su due piani, ognuno dei quali costituito da quattro ambienti comunicanti, separati da archi in laterizio aventi funzione di rinforzo della copertura a volta. Ognuno degli ambienti era illuminato da due lucernari a gola di lupo contrapposti sulle pareti Nord e Sud; le stanze terminali erano dotate di aperture anche sulla parete laterale (rispettivamente Est e Ovest). La parte inferiore dell'edificio è adibita a stalla, e non ha subito modifiche di rilievo, se si eccettua la separazione della stanza più ad Est, ottenuta mediante una parcte divisoria. La parte superiore, attualmen te abitata, è stata suddivisa in più parti da tramezzi; è stata inoltre ricavata una soffitta nella parte superiore dell'edificio. Per quanto sia stata modificata, tuttavia l'originaria struttura resta ancora ben individuabile. E' impossibile, invece, riconoscere la posizione degli accessi originari o delle scale che portavano al piano superiore, a causa delle aggiunte effettuate all'esterno a partire dal 1700. h. 8,00 Dim. esterne: m. 29,80x7,00 Dim. medie di ogni vano: inf. m. 6,18x4,90 h. 4,35 sup. m. 6,40 X 4,90 h. 4,75 Dubois op. cit., pago 229, nota 4. Chianese op. cit., pago 49, nota 2. VF 26272568 NC 25
14 a - particolare di un lucernaio 24
14 b - esterno dell'edificio
particolare di un arco in laterizio 25
VIA CAMPANA ANTICA via S. Petrillo
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15 . Strutture murarie. Se ne intravede solo la parte ~uperiore, in quanto il resto è nascosto dalla folta vegetazione o interrato. Si identifica forse con il sepolcro presso cui Maiuri rinvenne un'iscrizione, distrutto forse dalla esplosione della polveriera di Quarto durante l'ultima guerra (v. sez. epigrafica n° 13). II piano originario era, in questo punto della piana di Quarto ca m. 3 al di sotto dell'attuale. VF 27332578 NC 23
16 - Strutture murarie, incorporate nella masseria di Villa Caleo, e visibili nelle mura della cantina e della stalla. I! muro della cantina lungo m. 4,70 è in tufelli rettangolari di cm. 7 X 25 ca. e presenta una nicchia parzialmente murata. La cantina è costituita da 2 ambienti rettangolari comunicanti. La staI· la è a pianta circolare (0 6,50 m.) con 2 nicchie grandi e 3 più piccole. Al centro della cupola si vede un'apertura a spicchio, forse di comunicazione con la parte superiore dell'edificio. Villa Caleo fu costruita nel 1783, come ricorda una lapide posta sull'edificio. Nel cortile della masseria si trovano alcuni basoli, sicuramente provenienti dal selciato della Consolare Campana. v. Chianese, op. cit., pago 49. VF 26482630 NC 83
17 . Resti di edificio. Sono visibili, sparsi sul terreno, frammenti di muri in laterizi e tufelli. VF 26552636 NC 126
14
BEZIONE B-B
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VIA CAMPANA ANTICA via Sciccone
18 - Ambiente in op. reticolata (mod. lO cm.) parzialmente intonacato ed attualmente adibito a stalla della masseria Sciccone, in cui si trova incorporato. Nelle pareti si aprono, in basso, alcune nicchie ad arco ribassato, attualmente tutte murate. Dim. m. 16,30x3,50 h. 6,00 Nel cortile della masseria sono visibili alcuni basoli della Consolare Campana. Chianese, op. cit., pago 51, nota 2. VF 27032678 NC 51
20 - Basoli di trachite nell'aia della mas-
24 - Frammento di cormClOne marmo-
seria. VF 26612711
reo, modanato. E' stato trovato nel terreno della masseria, spezzato in due parti. Solo una si trova in loco; l'altra è stata asportata. spessore cm. 20 Dim. cm. 30 X 40 NC 53 VF 27452721
21 - Area di cocciame
VF 27002711
24 - frammento di cornicione marmoreo 28
NC 143
22 - Vasta area di cocciarne (le coordino si riferiscono al suo centro).
VF 26452695 19 - Edificio in op. reticolata. Fa anche esso parte della masseria Sciccone. Il suo piano di calpestio si trova m. 1,32 al di sotto del terreno circostante, ed è adibito a cantina. La parte centrale, riempita di terra, è stata utilizzata come sostruzione per un moderno edificio. Sulla parete Ovest, ai lati della scala di accesso si aprono due profonde nicchie ad arco rivestite di signino. Dim. m. 3,60x 11,68 h. 5,60 VF27062678 NC 52
NC 142
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23 - Area di cocciame
VF 26642678
NC 145
25 - Mausoleo semidiroccato con muri esterni in op. reticolata e ricorsi in laterizio. Rimangono i resti imponenti di una camera, la cui copertura, originariamente a volta, è oggi quasi completamente franata a causa dello slittamento verso il basso del Iato E della costruzione. E' partiÊolarmente interessante per la presenza, all'interno, dell'opera incerta (quasi reticolata), che costituisce l'unico esempio di tale paramento finora rinvenuto a Quarto. Con tale tecnica costruttiva sono infatti realizzate le pareti di fondo della camera. Pare che sotto l'edificio vi fosse un ipogeo con nicchiette, nel quale era possibile scendere fino a una ventina di anni fa. A quanto è stato riferito, il cedimento della struttura sarebbe avvenuto verso il 1965. . Un ulteriore cedimento si è verificato all'inizio del 1977. h. S,50 Dim. esterne m. 5,10 X 5,80 Dim. interne m. 2,50x4,10 h. 3,60 Chianese, op. cit., pago 50, riga lO'. VF 27372728
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Di fronte al mausoleo precedentemente descritto, sul Iato Ovest dell'antica Consolare Campana, sono visibili i ruderi di tre costruzioni.
25 - esterno del mausoleo
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VIA CAMPANA ANTICA via Sciccone
26 . Edificio, di cui resta solo una delle pareti esterne in op. reticolata con ammorsature in laterizio, incorporata in una costruzione più recente. h. 2,00 Lunghezza m. 4,10 NC 22 VF 27352728
26 . 27 - 28 - veduta generale dei ruderi
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27· Edificio di ridotte dimensioni, in cementizio con un vano nella parete Ovest. h. 1,70 Dim. esterne m. 3,40x3,40 NC 54 VF 27342729
28 - Struttura muraria in cementizIO con ricorsi laterizi di uso non identificabile. E' a pianta rettangolare, con una apertura bassa e larga alla base della parete Sud, che però dopo un breve tratto è chiusa dal terreno. Pare che al di sotto si trovasse un ambiente a volta. h. 1,34 Dim. m. 6,20 x 4,70 VF 27342731 NC 55
VIA CAMPANA ANTICA cupa Orlando
29 - Edificio a due stanze in op. retico-
10 - Edificio rettangolare a volta in op. reticolata (mod. 9 cm.) con qualche residuo di signino che arrotonda gli spigoli. Dim. m. 7,30 X 3,30. Sulla parete Nord alla base della stessa si trovano 3 bassi archi a conci di tufo che lo mettono in comunicazione con un vasto ambiente adibito a cisterna. La par,ete di fondo è stata sfondata per metterlo in comunicazione con un altro ambiente anch'esso a volta e intonacato. Dim. m. 3,75 X 3,10. Il piano di calpestio di quest'ultimo è notevolmente superiore a quello originario; infatti emerge appena dal terreno la parte superiore della porta di accesso sulla parete W. Nelle Notizie di Scavi del 1899 Sogliano parla del ritrovamento di un mosaico in questo luogo, e di altri elementi che fanno pensare ad un edificio termale. Tutti questi elementi si situano nel cortile della masso Cecere. Sogliano, Notizie di Scavi, anno 1899, pago 140. VF 27762740 NC 129
lata con copertura a botte. Una delle stanze, a pianta rettangolare, è interraa fino all'imposta della volta. Dell'altra stanza si scorge solo l'ingresso. Il resto è completamente franato. Dim. 3,95 X 4,60 h. 1,25 :\ei pressi, a ca. 2 m. di profondità, come riferito dall'assessore al Comune di Quarto, sig, Giuseppe Cecere, furono rinvenuti i basoli dell'antica via. Il 5/2/1978 l'edificio risultava completamente distrutto. VF 27382747 NC 63
30 a - interno dell'edificio
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VIA CAMPANA ANTICA cupa Orlando
Mannolite Lo sperone trachitico di Marmolite rappresenta l'unico affioramento di tale materiale nell'intero arco craterico di Quarto. Si tratta di una trachifonolite sodalitica grigia, con peso specifico apparente pari a 2,55 e carico di rottura a schiacciamento di 1200-1900 Kg/cmq. In questo luogo, fino ad una decina di anni fa, operava ancora una cava di materiale da costruzione. Vari Autori ritengono che già in epoca romana il materiale qui estratto fosse utilizzato per la pavimentazione delle grandi arterie stradali che percorrevano la regione. G. Scherillo, op. cit., pago 212. P. Nicotera e P. Lucini: «Il sottosuolo di Napoli", relaz. della commissione di studio, Napoli 1967, pago 35. Lungo la cupa Orlando, che si svolge completamente lungo il tracciato della Consolare Campana, rimangono ancor oggi tracce evidenti dell'antica strada. La cupa è lastricata con scheggie di trachite, con tutta probabilità ricavate dalla frantumazione. degli antichi basoli romani, forse provenienti dalla vicina cava di Marmolite, unico sperone trachitico del recinto craterico di Quarto. Il livello della strada, almeno nel tratto iniziale, doveva essere di ca. 2-3 m. più alto dell'attuale, come è dimostrato dal fatto che i contrafforti di contenimento si trovano attualmente così in alto da mostrare le fondamenta. Chianese, op. cit., pagg. 51 e segg.
31 - interno del mausoleo 32
31 . Mausoleo a pianta quadrata con muri in op. listata e archi in laterizio, su cui è impostata una volta a crociera. Gli angoli interni della costruzione presentano ancora tracce di intonaco. All'interno, per buona parte interrato, era fino al 1970 un miliario di Massenzio, ora a Pozzuoli nell'anfiteatro (v. sez. epigrafica n° 16). Su tutte le pareti dell'edificio si aprono finestre rettangolari. Dim. m. 4,10 X 4,12 h. 2,50 Il 5/2/1978 il mausoleo risultava com-
pletamente distrutto da lavori agricoli. Chianese, op. cit., pago 50-51. VF 27652766
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32 - Sepolcro rupestre, scavato nel tufa, con, sul fondo, un arcosolio e con il soffitto a calotta poco curva. Secondo un contadino pare che all'interno dell'arcosolio e negli angoli in fondo vi fossero delle fosse scavate nel pavimento. Il Chianese nel 1936 osservò appunto due sepolcri nell'arcosolio, con altri due sulla destra e uno piÚ piccolo a sinistra. Dim. m. 5,56X6,65 h. 3,85 Chianese, op. cit., pago 53, nota 1, parte III. VF 27682770 NC 106
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32 - fronte del sepolcro rupestre
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VIA CAMPANA ANTICA cupa Orlando
33 . Cisterna di grosse dimensioni a pianta irregolare (trapezio con lati obliqui molto lunghi) che termina in un pozzo che sale verso la superficie. E' scavata nella scarpata sul lato Ovest di cupa Orlando. Sul lato Ovest della cisterna, al livello del pavimento, parte un cunicolo (forse il canale di deflusso dell'acqua) che si interra dopo 8 ID. Le pareti sono rivestite di signino. Dim.: Lunghezza max 18 m. Larghezza max 3,14 m. Chianese, op. cit., pago 53, nota l, parte II. VF 27702772 NC 107
33 a - interno della cisterna
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34 . Struttura muraria in opera reticolata con ammorsature in tufelli. h. max m.2. Restano solo due pareti disposte a L (lati interni). Dim. m. 8,60xl,73. Alla base delle pareti l'opera reticolata termina ed è sostituita da una sporgenza irregolare di piperno, forse resto di un pavimento ora scomparso. VF 27702780 NC 105
35· Ara funeraria marmorea dedicata a Sextilio Giocondo. Incorporati nei muri della masseria si vedono ancora i resti in op. reticolata dell'edificio da cui l'epigrafe fu tratta una ventina di anni fa, scavandosi le fondamenta della nuova masseria. L'antico edificio, quasi totalmente distrutto, è identificabile con la villa ru· stica in proprietà Grassi (ora proprietà Iovine) descritta da Anna Rocco. V. sez. epigrafica nO lO). Anna Rocco, N. Sco 1954 pago 37 n. 2. VF 27822777 NC 109
33 b - cunicolo di alimentazione della cisterna
35
VIA CAMPANA ANTICA cupa Orlando
36 - Sepolcro rupestre. E' un ambiente scavato interamente nel tufo, a pianta quadrangolare con una grande nicchia del tipo ad arcosolio per ciascuna delle pareti, salvo quella dell'ingresso. Dim. m. 3,30x3,30 h. m. 1,8 Il loculo centrale presenta inoltre una edicola rettangolare per tutta la lunghezza, ed è parzialmente interrato. All'esterno del sepolcro, sul lato E, vi è un piccolo ambiente, pure scavato nel tufo. Dim. m. 4,20 X 1,43 h. m. 1,2 ca. Chianese, op. cit., pago 53, nota l, parte I. VF 27782778 NC 110A ca 5 m. ad W del sepolcro, vi sono resti di una cisterna a volta in op. reticolata con tracce di signino. Una parte della cisterna è scavata nel tufo. Dim. (originarie) m. 5,80x6,0 h. m. 3 NC 110B
36 . particolare dell'arcosolio
36
37 - Struttura muraria in op. cementizia, forse sostruzione di un edificio o di un'opera di contenimento, della lunghezza di m. 3 e dello spessore di 40 cm. Nella parte superiore si intravedono i resti di una fascia in op. reticolata. VF 27812782 NC 104
38 . Muri di contenimento in op. retico-
lata contrapposti. Lunghezza m. 8,30. n muro E è in cementizio con schegge di pietra lavica e una parte in reticolato. n muro W è costituito da 4 strati sovrapposti di op. reticolata (mod. 12 cm.) alti ciascuno 90 cm. La distanza tra i muri, corrispondente alla larghezza originaria della strada è di m. 7,50. n piano della via attuale, larga m. 3, si trova circa m. 1,50 al di sotto dell'antico. VF 27872788 NC 103
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39 - Resti di cisterna in op. reticolata (mod. lO cm.) rivestita a tratti da signino. Resta in piedi solo il muro N che è addossato a un terrapieno. (Lunghezza del muro m. 8,35 h. max. m. 2,80). Sul lato E è visibile a ca. 20 cm. sotto il terreno il pavimento in cocciopesto con pulvino laterale. VF 28042776 NC 102
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VIA CAMPANA ANTICA S. Rocco
40 - Cisterna sotterranea. Si trova sul Iato W di cupa Orlando, a ca. lO m. di altezza dal livello del selciato, ed è parzialmente franata su questo lato. Sul lato S e sul lato W della cisterna si aprono due cunicoli, che dopo un breve tratto si perdono nel terreno (quello ad Ovest è molto più basso dell'altro). Al centro della parete N, infine, sbocca una conduttura in terracotta (0 22 cm.). Dim. m. 12,20x4,80 h. m. 2,20 A. Rocco, Notizie Scavi 1954, pago 37, parte I. Chianese, op. cit., pago 54, rigo 7. VF 28102808 NC 62
41 . Cisterna in op. reticolata. Si trova sulla scarpata Ovest di cupa Orlando, poco più a Sud di S. Rocco. Si vedono anche i resti di una stanza circolare in op. reticolata. Sia la cisterna che la stanza si trovano in posizione inaccessibile. A. Rocco, op. cit., pagg. 33 e 34. VF 28112818 NC 147
42 - Edificio in op. reticolata. E' costituito da due stanze a pianta rettangolare allungata comunicanti per il lato più lungo. Il soffitto (a volta) è sorretto da archi. La costruzione presenta diversi rimaneggiamenti e si trova sotto il livello del terreno. Vi si, accede mediante una scalinata Dim. di ogni stanza m. 2,80x 10,90 h. 4,70 All'esterno della costruzione, su Via del Pesce, sono visibili, incorporati nei muri ai lati della strada, i basoli deJl" antica via Campana che, superato L tratto in salita, procedeva verso Qualiano. VF 28112823 NC 61
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VIA VITICELLI
Particolare della mappa catastale del 1649 raffigurante il territorio di via Viticelli
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VIA VITICELLI
43 - Struttura muraria con rivestimento in signino, visibile, in sezione, sul lato Nord di via Viticelli. Si tratta con tutta probabilitĂ di una cisterna. In questi paraggi, nel fondo de Pascale fu trovato nel 1899 un sarcofago con nereidi e tritoni. A. Sogliano, N. Se. 1899, pagg. 140 e 141. VF 26422493 NC 139
45 - interno del colombario 40
44 - Resti di edificio in laterizio con
filari di tufelli. Quando li abbiamo osservati per la prima volta rimaneva in piedi solo uno dei muri perimetrali. Il 10/3/1974, l'intera struttura risultava completamente demolita durante un'opera di spiarzamento. Successivamente, a ca. 20 metri ad Est dell'edificio, scavando per le fondamenta di una casa, veniva alla luce un muro in op. reticolata di buona fattura. Oggi, se si eccettuano pochi detriti ancora presenti sul terreno, nulla rimane dell'antica struttura. NC 45 VF 26482494
45 . Colombario a pianta rettangolare con volta a botte in op. reticolata e listata. Su ciascuna delle pareti vi sono, nella parte inferiore, due archi bassi e poco profondi, e, nella parte superiore, una fila di nicchiette. Nella fascia compresa tra gli archi e le nicchiette restano tracce di una decorazione a s.tucco con motivi floreali. Attualmente il colombario è adibito a cantina, e si trova incorporato nella parte inferiore di un caseggiato. Dim. m. 6,12X4,75 h. m. 4,42 In un'altra parte dello stesso caseggiato è visibile un esteso tratto di op. reticolata a ca. lO m. Est dal colombario. Un altro tratto di muro in op. listata è visibili a ca. 40 m. Est. NC 18 VF 26532492
46 - Cisterna a volta in op. reticolata (mod. lO cm.) con tracce del rivestimento in signino e angoli arrotondati. E' a pianta rettangolare ed emerge completamente dal terreno. Una delle pareti di fondo è completamente crollata, mentre le altre sono in buone condizioni. Dim. m. 5,70x 1,95 h. m. 2,30 Spessore muro m. 0,67. VF 26602497 NC 17
47 . Ipogeo a due stanze con una scala che portava alla superficie, ma che attualmente è interrata. L'unico accesso è oggi costituito da un foro che si apre nella volta. All'interno vi è circa 1,20 m. d'acqua. Le pareti sono intonacate. VF 26612505 NC 16
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48 . Necropoli costituita da un ipogeo e da alcune tombe a cappuccina. La notizia della sua esistenza ci è stata fornita dal proprietario del fondo sig. Luigi Poerio, ma non ci è stato possibile verificarla.· VF 28672505 NC 43
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VIA VITICELLI
49 - Strutture murarie in op. listata e laterizia. Sono venute alla luce durante lavori agricoli, ed in seguito sono state di nuovo interrate. La parte piĂš alta della mura tura si trova al livello della campagna, o interrata a poca profonditĂ . E' visibile un arco di ottima fattura, il che fa supporre che originariamente si trovasse allo scoperto e facesse parte di un vasto edificio di cui restano tratti di muro affioranti e tracce visibili fra la vegetazione. Pare che, in questa zona, lo scoppio di una bomba durante ['ultima guerra abbia messo in luce un edificio in cui si sarebbero rinvenute alcune epigrafi. Dim. corda m. 1.40 profonditĂ m. 0,80 VF 26612522 NC 15
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informe completamente ricoperto di arbusti. Tra i detriti vi erano pezzi di reticolato. VF 26682522 NC 42
49 assonometria 'Ij<:::JC> : .
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51 - Edificio a pianta rettangolare in op. cementizia con copertura a volta e due archi (forse posteriori) lungo ciascuna delle pareti interne. E' costituito da una sola camera in gran parte interrata. Nella sua parte superiore sono cresciuti dei grossi alberi che hanno provocato notevoli fessurazioni alla volta. Le pareti esterne dell'edificio sono in op. listata. Dim. m. 3,40 X 5,10 h. m. 1,73 L'edificio è stato completamente distrutto nell'estate del 1977 durante i lavori per la costruzione di una fabbrica di laterizi. VF 2673 2500 Ne 19
51 PIANTA
51 - esterno dell'edificio 43
VIA VITICELLI
52 - Necropoli di tombe a cassa preromane a lastre di tufo. E' stata scavata
interamente da clandestini nel corso del 1975. E' costituita da 12 tombe allineate lungo un asse Est-Ovest, e disposte lungo la scarpata sul lato Nord di via Viticelli a ca. 2 m. di distanza l'una dall'altra ad una profonditĂ variabile tra 0,5 - 2 m. Saggi di scavo eseguiti nel giugno 1975 non hanno portato alla scoperta di altre tombe. Dim. medie delle tombe m. 2,00 X 0,70 h. m. 0,80. Spessore medio delle lastre 20 cm. Tombe analoghe rinvenute a Qualiano sono state datate al III-II sec. a. C. v. Anna Rocco, N. Sco 1954. VF 27082504 Ne 28
52 - una delle tombe a cassa
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53 - Struttura murarla in op. reticolata (mod. 9 cm.) incorporata nel terreno della scarpata sul lato Sud di Via Viticelli. Di fronte a tale muro (lato Nord Via Viticelli), lavori di allargamento della strada hanno messo in luce strutture in op. reticolata e cementizia e una vasta area di cocciame. Ulteriori lavori stradali hanno permesso di stabilire che il muro appartiene a una stanza di cui si vedono un tratto di parete p:-rallelo alla strada e due tratti brevi perpendicolari a questa e da essa interrotti dopo appena 20-30 cm. A Sud di questi ruderi e sotto l'attuale via Viticelli, secondo attendibili informazioni fornite dal segretario comunale Romano, fu trovata agli inizi degli anni sessanta una lastra marmorea iscritta insieme ad un'anfora contenente le ceneri del defunto. L'iscrizione è purtroppo andata dispersa, nè se ne è potuto ricostruire il testo. Ne 71 VF 27102502
52 - lastre di tufo della. tomba a cassa
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VIA VITICELLI
54 - Colombario in op. reticolata (mod. 7,5 cm.) a pianta circolare con copertura ogivale. E' attualmente adibito a cantina e si trova incorporato in una masseria risalente al secolo scorso (mass. De Crisci). Dall'esterno è visibile una parte del tamburo cilindrico in op. reticolata che costituisce il paramento esterno dell'edificio. La parte superiore è stata spianata e asfaltata. All'interno presenta tre archi e quattro nicchie distribuite asimmetricamente, nonché tre aperture nella parte superiore, equidistanziate, le quali servono a dare luce all'ambiente. La parte interna è intonacata. L'attuale ingresso è stato ricavato sfondando il muro perimetrale in corrispondenza di una nicchia. Il tratto sfondato faceva parte della sostruzione dell'edificio, come si vede dal cementizio il quale si trova a vista e non è rivestito da alcun paramento. L'altezza della parte emergente era di ca. m. 2. h. m. 5,35 . Dim. 0 m. 5,95 VF 27182507 NC 27
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SEZIONE A-A
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VIA VITICELLI
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55 - Mausoleo in op. reticolata con ammorsature di tufelli. E' a pianta rettangolare e presenta un arco incassato in ciascuna delle tre pareti originarie. Il resto della costruiione (compreso il soffitto) è di epoca più recente. Il proprietario, sig. Luigi Carputo lo utilizza come cantina (o « cellario» come dicono a Quarto). La parte recente è stata aggiunta all'antica abbattendo la parete N e prolungando di alcuni metri le mura superstiti. Dim. della parte romana m. 3,14x2,93 h. m. 3,50. VF 27232508 NC 26
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55 - particolare di un arco 48
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56 - Piano di calpestio, visibile in sezione lungo la scarpata sul lato Est di via Viticelli. Rinvenuti frammenti di sigillata italica e africana. VF 27432510 NC 149
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57 - Cisterna a pianta quadrata con pareti in op. reticolata (mod. 8 cm.) rivestita di signino. Ogni parete termina, in alto, con due archi, da ciascuno dei quali parte una volta a botte diretta verso l'arco corrispondente della parete opposta. Il soffitto è pertanto del tipo a crociera, determinato dall'incrocio delle va¡ rie volte. Nell'angolo di SE, all'altezza di circa 2 m. vi è un tubo di terracotta che si addentra nel muro. La cisterna fa parte di un edificio di recente costruzione che poggia su di essa. Dim. m. 5,25x5,90 h. m. 2,80 20 m. a SE della cisterna vi sono i resti di una piccola camera (m. 1,5x1,5) completamente interrata. In superficie, incluse in un muro di contenimento, restano tracce di reticolato e di signino. Pare inoltre che 5 m. NO dalla stanza, scavando, siano stati trovati tubi di piombo e alcuni basoli. VF 27472507 NC 29
57 - interno della cisterna 49
VIA PIETRABIANCA
VIA VITICELLI
58 - Strutture murarie in op. reticolata dello spessore di cm. 60, su cui è stata costruita la masseria di proprietà del Sig. Goliuso. Tale muro fa parte di un ambiente le cui strutture affiorano dal terreno sul lato Ovest della casa. Dim. m. 3,80x3,52. In questo luogo fu trovato, nel giugno 1966, un cippo funerario iscritto, recante entro una nicchia il busto del bambino defunto (v. sez. epigrafica n. 3). 6 m. Ovest dal muro vi è una piccola camera incassata nel terreno che fiancheggia la strada sul lato N della stessa. E' intonacata con signino e la copertura è sorretta da un piccolo arco. Dim. m. 2,07x2,14 h. m. 1,51 VF 27682519 NC 32
60 - timpano in marmo bianco 50
59 - Resti di tombe a cappuccina. Si notano sul terreno frammenti di grosse tegole e di blocchi ·di tufo. NC 134 VF 27732523
60 - Timpano in marmo bianco. Forse
faceva parte di una costruzione funeraria. Il rilievo raffigurato al centro del frontone è così consunto da rendere impossibile identificare l'oggetto della rappresentazione. Attualmente si trova nell'aia della masseria Russo, ma proviene dalla campagna circostante. spessore 0,27 Dim. 1,20xO,70 NC 67 VF 27832535
61 • Ara funeraria in marmo bianco.
detta «la Pietrabianca». Si trovava completamente interrata sul lato Ovest della via che porta il suo nome (adesso. in seguito al rifacimento della strada, si trova sul lato Est). Con la collaborazione del Comune di Quarto il G.A.N. ha provveduto al suo recupero e alla sistemazione in loco su un basamento di calcestruzzo (v. sez. epigrafica n. 12). Circa 20 m. a Sud di essa si trovano resti di un muro in op. reticolata, ora seminascosti da un fitto canneto. NC 41 VF 28042531
61 bis . Tomba a cappuccina, composta con tegoloni (cm. 54x43x2.5) e cop-
pi laterizi, sezionata da uno sterro edilizio alla prof. di 2 m. ca. Corredo: due balsamari vitrei a collo lungo e ventre conico (h. 13,5 e 15 cm.), per cui v. App. al Dr. 82, databili alla fine del l/inizi II sec. VF 28082528
VIA PIETRABIANCA
62 . Colombario in op. reticolata a pianta rettangolare. Attualmente è adibito a cantina della masso Jaccio (via dei Cocci 3). E' costituito da due stanze affiancate con coperture a botte e generatrici a 90°. L'accesso era situato nella stanza di NW a m. 1,80 dal pavimento. Una scala, passando per un'apertura tra le due stanze conduceva alla stanza di SE. La parete tra le due stanze oggi è stata sfondata, ma probabilmente, in origine, vi era già un'apertura di comunicazione. Dim. stanza di NW m. 4,85 x 2,75 h. 3,75 Dim. stanza di SE m. 4,00 x 4,30 h. 3,75 A causa dell'improvvisa ed irragionevole opposizione del proprietario, non si è potuto terminare il rilievo, sul quale pertanto non è indicata la posizione di alcune nicchie che si trovano sulle pareti della stanza di SE. Per lo stesso motivo non si sono potute scattare fotografie. VF 28142528 NC 38
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VIA LIMATA
63 - Magazzino Agr. in op. reticolata rivestito di signino con pulvini agli angoli. E' di dimensioni notevoli. La copertura a volta è sorretta al centro da una fila di 5 grandi archi disposti longitudinalmente. Sui pilastri di ciascuno di tali archi poggiano, a metà altez· za due archi più bassi, contrapposti, che avevano la funzione di aiutare le pareti laterali a reggere la spinta del terreno circostante, dal momento che la costruzione è quasi completamente interrata. L'interno della costruzione è diviso in due parti da un muro recente. La parte più piccola è adibita tuttora a cisterna, e vi si può accedere solo dal pozzo posto nel cortile della casa N° 63 di via Limata (ex via Granata). Dim. 25,0 X6,15 h. 5,40 VF 28332508 Ne 35
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SEZIONE A-A
63 - interno del magazzino agricolo
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VIA LIMATA
64 - Cisterna in op. cementizia e quasi reticolata. E' a pianta rettangolare, con copertura a volta, e reca tracce di un rivestimento di signino. Affiancata a questa prima camera nel senso della dimensione maggiore, ve ne è un'altra identica. Tra le due vi è un muro dello spessore di 60 cm. Le due camere non comunicano tra di loro, e sono attualmente utilizzate come stalle. Le due stanze si trovano alla base della masseria posta in Via Limata N° 45. Dim. camera di NE 3,90x5,81 h. 2,45' Dim. camera di SW 3,82x5,p8 h. 2,45 VF 28342505 NC 39
6S • Struttura muraria in op. listata e reticolata (mod. Il cm.). Si trova addossata ad un terrapieno. Lunghezza m. 13,04 h m. 3,50. All'estremo Est di tale parete si apre una piccola camera con copertura a volta. (Dim. 1,68x 1,68 h. 2,17). Gli spigoli sono arrotondati nella parte inferiore. L'interno è intonacato con signino. All'esterno, sul lato Est dell'ingresso, rimangono i resti di una colonnina in laterizio addossata allo stipite. Circa 40 cm. ad Est, la parete si inclina ad angolo retto verso Nord. Di questo tratto rimane visibile soio la parte delle fondamenta; sembra tuttavia che esse siano state costruite mediante il riempimento di una stanza precedente, di cui si vede in sezione il pavimento in cocciopesto. Circa 5 m. a SE, lungo un viottolo, si vedono resti di altri muri in op. reticolata, di cui alcuni intonacati.
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66 . Struttura muraria in op. cementizia, incorporato nella scarpata della ferrovia sul lato O della stessa. Dim. m. 3,40 X 2,70 h. m. 2,50 . Nel cortile della masseria di fronte (via S. Maria 151) è conservato un piccolo capitello di tipo dorico in marmo che pare sia stato trovato nella zona. VF 28322560 NC 34
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VAL DI PECORA
Il varco di 'Val di Pecora' visto da sud (loc. Pisani)
Questo varco, non si sa se di ongme naturale o artificiale, che taglia per una lunghezza complessiva di ca. 130 m. l'orlo meridionale del cratere di Quarto, fu utilizzato in epoca romana per congiungere Quarto con una diramazione della via Antiniana. Tale diramazione procedeva lungo il seguente percorso: Antignano - v. Case Puntellate - Arena S. Antonio - v. Croce di Piperno (Soccavo) - v. Montagna Spaccata. Giunta nei pressi di Monte Oliveto (Pianura) la strada si divideva. Un ramo proseguiva per Pozzuoli, un altro, invece, tagliando la conca di Pisani, raggiungeva la piana di Quarto attraversando Val di Pecora. Tale ipotesi, già avanzata dallo Scherillo, è confermata dalla nostra osservazione di alcuni grossi basoli che vi furono trovati durante i lavori per la sistemazione di via Pietrabianca nel 1974.
v. A. Scherillo: ÂŤ Suolo e sottosuolo di Napoli ", in: Storia di Napoli, voI. I, pago 49. VF 28122462 (al centro del taglio)
LOCALITA' COSTALUNGA
67 . Edificio a due piani in op. listata a pianta trapezoidale. Il paramento esterno è molto rovinato; all'interno, invece, vi è una camera rettangolare meglio conservata la cui copertura, a volta, è ribassata nella parte terminale. Sulla parete Est vi è una grande nicchia larga m. 1,83, alta m. 3,30 e profonda m. 1,02. Del piano superiore restano solo' alcuni tratti di muro. Dim. max. m. 3,95x6,20 h. cm. 6,05 VF 28472550 Ne 37
67 - esterno dell'edificio
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QUARTO LOC. CROCILLE
LOCALITA' PARATINO
68 - Dolio con restauro a graffe di piombo. E' stato trovato nel 1974 sotto la
69 - Cisterna in op. reticolata rivestita di signino. E' a pianta trapezoidale con
masseria, scavandosi per un pozzo nero. Recuperçito dall'assistente della Soprintendenza alle Antichità Angellotti, ora si trova a Pozzuoli sotto uno dei portici dell'anfiteatro. Tre edifici della masseria sono in op. reticolata (ora non visibile perché nascosta dall'intonaco). VF 28152636 NC 79
angoli arrotondati; attualmente è adibita a cantina. Il soffitto è di epoca posteriore. Dim. m. 1O,80x5,35 NC 9 25 m. ad Ovest della cisterna, sul margine del sentiero, si vedono, sezionati dal sentiero stesso, i resti di un pozzo circolare (0 83 cm.) in op. reticolata con tracce del rivestimento di signino. Infine, 5 m. O dal pozzo, incorporato in un'altra masseria, si vede un tratto di muro in op. reticolata, della lunghezza di 1,5 m. VF 2920258Z NC 78 In prossimità del complesso descritto, è stata rinvenuta la metà di un bollo laterizio circolare su mattone (v. sez. epigrafica n. 17).
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70 - Struttura muraria. La masseria Paratino poggia su una base in reticolato. Ad una osservazione più attenta si nota che il tratto di muro visibile faceva parte di una stanza con pavimentazione in coccio pesto. Dim. m. 4,20x5,80 h. max del muro 0,50 VF 29152640 NC 46
71 - Edificio a volta in opera cementizia.
Restano in piedi solo due dei muri perimetrali spessi 80 cm. Si sviluppa su due livelli. L'inferiore è occupato da una cisterna ovale (piena d'acqua). Dimensione m. 2,Ox3,0 ca. Il superiore è seminterrato. Dim. m. 7,20x9,20 h. m. 3,60 VF 29252643 NC 48
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LOCALITA' PARATINO
72 - Edificio a volta costituito da due cisterne affiancate. Si trova lO m. ad Ovest dal precedente. Attualmente è adibito a deposito. L'interno è in signino; l'esterno è in cementizio, il che, data anche la posizione, fa supporre che sia emerso dal terreno in seguito al dilavamento. Dim. esterne m. 9,40x2,80 h. m. 2,50 NC 49 VF 29252642
74 a - frammento di decorazione mal'marea
74 b - vasca di frantoio 58
73 . Cisterna. Il muro esterno presenta
tracce di reticolato; !'interno (non accessibile) sembra in signino. Il pavimento è a circa 2 m. sotto il livello del terreno circostante. Dim. ca. m. 4x2 h. ca. m. 5 NC 47 VF 29152638
74 . Decorazione mannorea con ovoli. E' incorporata nella facciata principale
della masseria Mularo, ora semiabbandonata. Nell'aia della masseria si trova anche una vasca circolare di frantoio ricavata da un blocco di piperno. VF 28802700 NC 135
PIANO DI QUARTO
75 - Resti di struttura muraria in op.
reticolata con frammenti di signino e tegoloni. Pare che sia stata trovata sca\·ando una vasca per l'acqua e che appartenesse a una cisterna. Fondo di proprietà del cav. Vincenzo di Francia). VF 26982631 NC 80
LOCALITA' POZZILLO
76 - Resti di vasi e scheletri furono trovati durante la costruzione della masseria. Notizia fornita dal proprietario Vincenzo de Vito. VF 27072616 NC 81
77 - Mura in op. listata addossati contro un terrapieno. Forse si tratta della sostruzione di un edificio soprastante, ora completamente distrutto, tranne un tratto di muro in op. reticolata (mod. 8,5 cm.) che si trova alla sommità del muro in op. listata. La muratura è di notevole spessore, e rinforzata verso l'esterno da contrafforti per meglio reggere la spinta del terreno. Lunghezza complessiva m. 17,80. A lO m. Est da queste mura, in un rigagnolo, si sono trovati altri resti di strutture murarie, nonchè frammenti di ceramica a vernice nera. Pare che qui sia stata trovata una statuetta di marmo mutila della testa e delle braccia, alta ca. SO cm. Fino al 1970 ca. era conservata nella chiesetta della Madonna del Carmine nella masseria Sciccone; in seguito è andata dispersa. VF 26782788 NC 130
59
LOCALITA' POZZILLO
78 . Resti di una tomba a cappuccina. Sul terreno vi sono molti frammenti di tegoloni, e tracce di uno scavo. VF26712786 NC 132
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79 • Edificio in op. listata a pianta qua· drata. La copertura è crollata, e le pare-
ti si alzano ancora per circa 2 m. dal terreno. All'interno gli angoli sono smussati fino a ca. 80 cm. dal suolo. Fino a questa altezza l'op. cementizia si trova a vista, non ricoperta da alcun paramento. Al di sopra i muri sono in op. listata. In ciascuno degli angoli, ad 80 cm. di altezza, si trova un pilastro aggettante, sempre in tufelli. h. m. 2,05 Dim. m. 4AOx4,30 VF 26662790 NC 133
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LOCALITA' MONTICELLI
80 - Cisterna in op. reticolata con rivestimento in signino. Si trova incassata per tre ·Iati in una piccola scarpata; l'unico la~ libero è quello Est. Internamente è ingombra di terreno. La volta è ancora in loco, anche se profonde crepe ne minacciano la stabilità. E' crollata solo per un piccolo tratto sul lato Sud, ed è da qui che si accede all'interno. Dim. m. 6,61 x4,70 h. m. 1,20 Spessore muri laterali m. 0,80 Spessore parete fondo m. '0,60 VF 26602786 NC 131
81 . Resti di villa rustica con ambienti pavimentati a mosaico. Ne rimangono pochissime tracce visibili. Tuttavia sul posto, nel cortile della masso Casapepere, si trova un grosso dolio in terracotta (0 max 1,50 m; h. 1,50 m. ca.) che è stato trovato agli inizi del 1975, durante lo scavo di un pozzo. NC 127 VF 25932720
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81 - dolio 61
LOCALITA' PANTALEO
82 - Mausoleo in op. reticolata detto « la Fèscina", composto da un tamburo circolare sormontato da una guglia piramidale a sei facce. E' costituito da tre ambienti sovrapposti, LIno ipogeo, uno al livello del terreno circostante, e uno superiore che ha funzione puramente statica, servendo allo scarico dei pesi murali e alla riduzione della massa del conglomerato cementizio usato per la costruzione. Dalla stanza centrale un'apertura immette nell'ipogeo. Qui si trovano sia nicchiette, sia banchine funerarie. Per una descrizione più dettagliata e per il materiale rinvenuto nell'ipogeo v. Appendice « Il mausoleo a cuspide piramidale di Quarto". De Franciscis - Pane: « Mausolei romani in Campania", Napoli 1957. P. Orlando: « Storia di Marano", Napoli 1970, pago 20. A 13 m. SE dal mausoleo, sepolte a ca. 1 m. di profondità si trovano strutture murarie in op. reticolata. VF 25212703 NC lO
82 - esterno del mausoleo
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LOCALITA' PANTALEO
83 - Colombario ipogeo. Vi si accede da un foro nella parete S. che è stata sfondata a ca. 2,50 m. dal pavimento. Vi è anche un altro ingresso, corrispondente a quello originario sul lato N. La costruzione è in parte scavata nel tufo, e in parte in op. listata e reticolata. Sulla parete sud si trovano tre ordini di 3 nicchiette ciascuno; su quella Nord due ordini di 3 nicchiette ciascuno. Addossata alla parete Ovest vi è la scala, che sale verso l'esterno con due rampe. Dim. m. 3,25x2,58 h. ca. m. 3 Nella parete Est si apre un piccolo ambiente dell'altezza di ca. 120 cm.
83 - interno del colombario
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con una grossa nicchia su ciascuna delle tre pareti. E' scavato nel tufo ed è a soffitto piatto. Dim. m. 1,63x 1,74 Il colombario è molto ben conservato. Gli intonaci sono quasi intatti. Purtroppo è ingombro di vetri e spazzatura. Sicuramente fa parte di un grosso complesso edilizio che si sviluppa sui suoi lati Est e Ovest formando un rilievo su cui crescono alti alberi e rovi, mentre il terreno intorno è tutto coltivato. Provenendo dalla strada, giunti all'altezza del colombario, si notano, sul lato Sud due muri in reticolato e laterizio che si inoltrano nel terreno. 5 metri più ad Est vi è l'ingresso seminascosto di una piccola cisterna intonacata. VF 25372706 Ne 85
LOCALITA' PANTALEO
84 Muro di .sostegno di te op. . reticolata . , . m. in 3. VF 25302707 ' lunghezza m. rrgPhleno NC 86
8S - Basament . caementa . o In op (mod. 17 una su cui è Anche un t .
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SEZIONE A-A
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LOCALITA' PANTALEO
86 - Magazzino agricolo (dimensioni m. 20,76x4,70, h. m. 5,4). Procede per circa 20 m. in direzione 3200 N. poi è interrotto da un muro di recente costruzione. Ogni 5,30 m. la volta è rinforzata da un arco in tufelli. Le pareti laterali sono in op. reticolata rivestita di signino e intonaco. Nella parte iniziale è interrato da almeno 3 m. di terreno (ma forse anche di più). Il terreno poi, scendendo, mostra la singolare struttura degli archi di sostegno alleggeriti nella parte superiore da al tri più piccoli. Questa imponente costruzione era, con tutta propabilità, pertinente ad una grande villa rustica, le cui notevoli tracce hanno dato origine agli artificiali rilievi che si osservano all'intorno, e che sono costituiti da vari ambienti situati a differenti livelli (v. descrizioni seguenti nn. 87 e 88). Ne 89 VF 25172738
86 - interno del magazzino
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LOCALITA' PANTALEO
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LOCALITA' PANTALEO
87 - Edificio a volta in op. listata e reticolata (mod. lO cm.) ora adibito a stalla, trovantesi sotto una masseria, attualmente abbandonata. Fa parte del livello piÚ alto visibile di quel grosso complesso a terrazze di cui si è parlato prima. In pianta si presenta costituito da due ambienti che comunicano tra loro disposti parallelamente con l'asse principale in direzione E-O. Ogni ambiente è suddiviso in tre vani da tre archi di sostegno del soffitto a volta. Sulle pareti rimangono tracce di signino. Gli spigoli concavi si raccordano ad arco di cerchio fino ad una altezza di 120 cm. dal pavimento; al di sopra invece si uniscono ad angolo retto. " Nelle pareti di fondo si nota un bell'esempio di opera mista con vasti specchi di op. reticolata inquadrata da ammorsature di tufelli. Dim. di ogni ambiente m. 12,60x5,90 VF 25162743 Ne 93
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SEZIONE A-A
LOCALITA' PANTALEO
88 - Ambiente rettangolare intonacato, ·n op. reticolata (mod. lO cm.). La volta è del tipo a scaglioni di tufo radiali. Ai lati si notano resti di altre camere. E' quasi completamente riempito di terra. Dim. m. 2,90x6,10 VF 25122742 NC 90
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89 - Edificio in op. cementizia (propr. Giuseppe Ruggiero). E' a 2 vani affiancati di cui il più piccolo (dimensioni
m. 4,30x 1,75 h. m. 2,35) ben conservato, e il più grande intonacato e con paramento in op. reticolata (mod. 8 cm.) quasi interamente demolito (dimensioni m. 4,85 X 4,10). Di quest'ultimo rimane un tratto della parete di fondo su cui è visibile una decorazione di stucco ad ovuli ottenuta con uno stampino. VF 25302745 NC 91
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90 - Ruderi di una grande villa. Si alzano di ca. 7 m. dal piano di campagna
e occupano una superficie di ca. 2500 mq. Lungo il perimetro esterno sono visibili muri in opera reticolata e vasti tratti delle fondazioni, il che fa supporre un abbassamento del terreno circostante di almeno 2 m. dall'antico livello. Si vede pure un tratto di un cunicolo a sezione rettangolare chiuso superiormente da una lastra di piperno con due fori rettangolari. Si tratta probabilmente di una fognatura. All'interno invaso dalla vegetazione sono cresciuti grossi alberi ma rimangono ancora ben visibili i perimetri di alcune stanze con mura in op. reticolata (mod. 8 cm.) disposte su diversi livelli. Si è recuperato in superficie un frammento di tegolone mammato con tracce del foro per il chiodo di fissaggio al muro. Ciò conferma l'identificazione con una villa e indica la presenza di sale termali. VF 25362757 NC 94
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LOCALITA' PANTALEO
91 - Colombario in op. reticolata e listata. E' a pianta quasi quadrata e presenta tre nicchiette su ogni lato. La volta di copertura è crollata. Dei muri perimetrali solo quelli Sud e Ovest sono rimasti integri fino all'imposta della volta. Gli altri sono quasi completamente crollati. Nel pavimento di cocciopesto si apre un foro ai lati del quale si vedono tratti di muro, ma è impossibile dire se si tratti delle fondazioni dell'edificio o di un ipogeo. Dim. m. 2,62 x 2,47 h. m. 2,40 VF 24972805 Ne 128
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LOCALITA' POGGIO SPINELLI
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Mausoleo scavato nel tufo e rivestito di intonaco di cui restano tracce sugli spigoli superiori. :"'ingresso è costituito da un corridoio _ volta in· cementizio a scaglie radiali e lati in op. reticolata (mod. 9,5 cm.) .on ammorsature in tufelli (mod. lOx28 .m.). Sulle pareti sono state ricavate ~ue nicchie per ogni lato e una sulla arete di fondo. ;:limo m. 5,85 x 3,35 h. m. 2,28 ~ul soffitto è stato praticato un foro in :>poca successiva. Una decind di metri 'iù a monte deU'ipogeo vis'o!no resti _i strutture murarie. - 'F 24932707 Ne 98
92 - interno del mausoleo rupestre
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LOCALITA' POGGIO SPINELLI
93 - Cisterna in op. reticolata rivestita di signino che si trova sul lato Sud della strada. La volta è interamente crollata. Dim. m. 7,90x6,80 h. max m. 4,00 Sul posto si è trovato un rocca di colonna in laterizio (0 cm. 35) con tracce di scanalature a stucco dipinte in rosso. Il 15/5/1977 la cisterna risultava completamente riempita da materiale di sbancamento (v. presenza n. 94). YF 24912701 NC 99
94 - Villa rustica. Resti di un vano se-
zionato lungo un lato della strada di accesso alla cava di tufo. Le pareti, intatte fino all'altezza di m. 1,75 dal pavimento mosaicato sono state rase al suolo a questa altezza dalla strada di scarico dei detriti di cava che lo sovrappassa. Smuovendo il terriccio le pareti sono apparse dipinte con un disegno geometrico a strisce bianche su fondo verde. A questo edificio sono probabilmente pertinenti le due presenze successive. Completamente distrutta da uno sbancamento il 15/5/1977. I detriti di risulta sono stati riversati nella cisterna di cui al numero precedente, riempiendola completamente. VF 24862703 NC 100
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93 - resti di strutture tra la vegetazione 72
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LOCALITA' POGGIO SPINELLI
95 - Ambiente a volta scavato nel tufo. E' venuto alla luce durante i lavori della cava alla profonditĂ di 25 m. ca. dal livello originario del terreno sulla verticale. Alle pareti sono addossate alcune colonnine a sez. semicircolare, che delimitano cosĂŹ degli ampi specchi rettangolari interamente intonacati, come tutto l'ambiente, con intonaco chiaro. Tali colonnine poggiano su di uno zoccolo, scavato nel tufo, e sono state gravemente danneggiate dagli operai della cava. La parete di fondo (NE) comunica con un secondo ambiente, probabilmente di dimensioni maggiori del primo, e attualmente quasi del tutto interrato mediante un arco scavato nel tufo e rinforzato da pilastri laterali in op. listata. Scendendo all'interno della cava, si nota, in sezione, sulla verticale del complesso, un pozzo, forse di areazione, che sbocca nel soffitto della seconda camera. Dim. del primo ambiente m. 3,35x4,20 h. m. 3,40. VF 24842703
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95 a - l'ambiente sezionato dalla cava
95 b - particolare delle colonnine 73
LOCALITA' POGGIO SPINELLI
96 - Pozzo con cisterna sotterranea. VF 24882700 NC 101
97 - Cisterna a pianta trapezoidale scavata nel tufo e rivestita di signino. Si trova sul lato SE di uno sperone di tufa rimasto isolato in seguito all'apertura di una cava nelle immediante vici· nanze. Il lato Sud della cisterna è stato sfondato durante il taglio della cava. L'ambiente è attualmente adibito a deposito per gli attrezzi. Dim. max m. 4,50x5,60 h. max m. 2,50 VF 24402653 NC 111
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SEZIONE A-A
LOCALITA' POGGIO SPINELLI
98 - Cunicolo a sezione rettangolare scavato nel terreno e rivestito di signino. Vi si acc.ede da una delle parti terminali che è stata scoperchiata per ca. 5 m. Il cunicolo si inoltra per 17 m. nel terreno, dopo di che si ostruisce. Larghezza m. 0,60 h. m. 1,80 VF 24362686 NC 115
99 - Resti di una villa. Sono completamente coperti da una fittissima vegetazione; ivi si intravedono tratti di mura in op. reticolata e listata. Nel cortile della masseria, a pochi metri di distanza, sono stati trovati resti fittili; inoltre sempre nel cortile vi è un « tombino» in piperno con foro centrale quadrato. vIi 24232667 NC 117
100 - Pozzo con cisterna sotterranea. La cisterna è rivestita di signino.
Cisterna: Dim. m. 1.00x9,SO Pozzo m. 1.00 X 1.00
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prof. m. 7.50 NC 116
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LOCALITA' POGGIO SPINELLI
101 . Mausoleo a due piani, incorporato in una masseria. Originariamente era a pianta circolare nella parte superiore e a pianta quadrata in quella inferiore. L'esterno, in laterizio, si presenta oggi quasi completamente rivestito da moderne murature di tufo. Nel vano superiore, con copertura ogivale (0 m. 4,20 h. 4,15) si aprono 15 nicchiette disposte su due livelli. Nel suo lato Est, ai piedi della parete, attraverso un'apertura rettangolare si penetra nella camera inferiore. Dell'originaria scala che permetteva la discesa, attualmente restano solo poche tracce. Nell'ipogeo si può ancora ammirare la decorazione a stucco delle pareti, su ciascuna delle quali si apre mia piccola edicola circondata da nicchie incorniciate con ovuli e motivi floreali. Purtroppo l'interno del mausoleo è ingombro di detriti e le sue pareti sono state in più punti vandalicamente rovinate. E' auspicabile che si voglia intervenire per assicurare la conservazione di questo che è uno dei più interessanti monumenti della zona. Dim. dell'ipogeo m. 3,85x3,95 h .m. 3,70 circa. VF 24752632
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101 a - esterno del mausoleo incorporato nella masseria
101 b - ipogeo: particolare dell'edicola
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LOCALITA' POGGIO SPINELlI
102 - Lastra epigrafica frammentata, trovata alla fine del 1975 nei pressi della masseria Spinelli e colà conservata nell'abitazione della Signora Ronca Palumbo. V. sez. epigrafica n. 4 VF 26432624 NC 146
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103 - Cisterna in parte scavata nel tufo e
in parte rinforzata con strutture in op. reticolata. La volta è sorretta da due pilastri in op. listata rivestiti da uno spesso strato di signino. Nella parete Ovest vi è un ambiente a sezione trapezoidale scavato nel tufo, forse in epoca recente, per cavarne materiale da costruzione. Dim. (escluso tale ambiente) m. 9,50 X 15,00 h. m. 6,50 VF 24422621 NC 114
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LOCALITA' GROTTA DEL SOLE
104 - Ambiente in op. reticolata a pianta rettangolare, costituente la parte inferiore della masseria di proprietà del sig. Golia Liopardo. La parete Nord è recente, ·come pure la copertura sorretta al centro da un pilastro a croce. La struttura originaria, che a tratti è rivestita di signino, proseguiva per circa 3 m. verso Nord, appoggiandosi alla retrostante parete di tufo. Dim. m. 9,00x9,05 h. max m. 4,75
105 . Resti di ambiente a volta con rivestimento in signino. La struttura è in cementizio, e la parete S si è conservata fino alla metà dell'arco. (Larghezza originaria m. 2,72). Tutt'intorno al rudere ad una distanza di una decina di metri, il terreno è rialzato rispetto alla campagna e, su al· cuni lati si notano tratti di cementizio e ·di op. reticolata. h. m. 1,50 Dim. m. 1,38x2,50
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VF 24342611
NC 113
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106 . Mausoleo scavato nel tufo. Nelle pareti si aprono quattro grosse nicchie rettangolari, due delle quali con i bordi rialzati. La nicchia della parete di fondo presenta, nei suoi lati interni, una scanalatura orizzontale incompleta, come se vi si fosse voluto far scivolare una lastra, a copertura di un sarcofago ricavato direttamente nella roccia. Attualmente il bordo della nicchia di fondo è più basso del livello originale. Le nicchie più piccole sono tutte a prospetto rettangolare, tranne le due sovrapposte che si trovano sulla destra entrando, che terminano ad archetto. Sulla parete tufacea, all'esterno, vi è un abbozzo di nicchia, ma è troppo consumata per poter stabilire se appartiene allo stesso periodo della tomba o se è posteriore. Il soffitto è a· doppio spiovente con leggera pendenza. h. m. 1,70 Dim. m. 4,lOx3,85 VF 24432602
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106 - interno del mausoleo rupestre 79
LOCALITA' GROTTA DEL SOLE
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107 . Mausoleo a due camere scavato nel tufo. L'ingresso si trova sulla scarpata della ferrovia Circumflegrea a ca. 7 m. di altezza dalla sede ferroviaria. La costruzione della ferrovia ha distrutto l'antica strada che, mediante una tagliata, raggiungeva il bordo Ovest del cratere di Quarto. Osservando dall'esterno il sepolcro, si nota immediatamenie l'originale struttura della facciata. Infatti essa è delimitata superiormente da un alto arco, ed è costituita da una serie di riquadri in op. reticolata (mod. 8 cm.) delimitati da mezze colonnine in tufelli. Al centro della facciata si apre una stretta finestra che dà luce all'interno. L'ingresso vero e proprio si trova una decina di metri ad Ovest e non presenta particolarità architettoniche. Si tratta di un'apertura rettangolare, bassa, praticata nel tufo, attualmente di difficile accesso. Tramite essa si accede in un piccolo ambiente che a sua volta comunica con una prima camera, e che si prolunga in uno stretto cunicolo che porta alla seconda, a Est della prima. La prima stanza ha forma poligonale e soffitto rozzamente a cupola. Una fila di nicchiette corre lungo tutte le pareti, alla base delle quali si trova una banchina che circonda la stanza. Il terreno che copre il pavimento rende impossibile individuare il piano di calpetio originario. Il secondo ambiente a pianta quasi rettangolare, è più grande del primo e si trova in corrispondenza della facciata. Dall'interno si nota come l'unica finestra fosse in origine più larga (era anch'essa scavata nel tufo) e come successivamente sia stata ristretta mediante due bande di cementizio. Una fila di nicchiette ad altezza d'uomo corre lungo tutte le pareti, alla base delle quali si trovano le banchine. Due di queste sono internamente cave, come se fossero state usate per deposizioni. Si tratta di uno dei mausolei più suggestivi che si incontrano nella zona di Quarto. VF 24422596 NC 140
107 - paramento esterno del lato nord
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LOCALITA' GROTTA DEL SOLE
108 - Mausoleo scavato nel tufo e into· nacato. L'accesso si trova sulla scarpa· ta della ferrovia Circumflegrea. All'e· sterno, sopra l'ingresso, vi è un riquadro vuoto, (Dim.: larghezza 60 cm., h. 37 cm.) che sembra essere stato l'alloggiamento per la lastra dell'iscrizione. Sempre all'esterno rimangono tracce di una decorazione simulante un portale. All'interno vi è un arcosolio su ciascuna delle pareti (esclusa quella dell'in· gresso). Su ciascun lato di ogni arcosolio vi è una nicchia di medie dimensioni. Sia gli arcosoli che le nicchie hanno il bordo inferiore rialzato. Ai lati della porta vi sono due piccoli lucernari a gola di lupo. h. m. 2,67 Dim. m. 3,88x3,92 NC 119 VF 24462596
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108 - veduta dell'ingresso del mausoleo
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109 . Edificio in op. cementizia a paramento isodomico di tufelli e laterizi. E' costituito da un ambiente seminterrato a pianta quadrata con copértura a crociera, la cui volta è sorretta al centro da un grosso pilastro quadrato, cosicché l'ambiente si riduce ad un corri· doio della larghezza di 1,20 m. che gira tutto intorno al pilastro. L'interno è parzialmente ingombro di terreno. Nell'angolo di SE in alto, si apre all'esterno un lucernario a gola di lupo. L'intera costruzione, vista dall'esterno, si presenta come un cumulo informe di detriti. La costruzione era probabilmente il vano di accesso a un ipogeo sottostante, oggi completamente interrato. Dim. m. 5,38x5,35 h. m. 3,25 VF 25032583 Ne 125
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LOCALITA' GROTTA DEL SOLE
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110 - Villa rustica di cui si sono conservati ambienti in op. reticolata (mod. 8 cm.) con ammorsature in tufelli, una cisterna sita al di sotto del piano di campagna, con resti di due pozzi scavati nel sottostante banco di tufo, e, sul piano ad essi sovrastante, le tracce di un pavimento a mosaico in tessere bianche al livello del terreno circostante. Distrutta durante la costruzione dell'acetificio Capuano nel maggio 1976. Durante questo sbancamento, a ca. 50 m. Nord sono venute alla luce due tombe a cappucciiia fatte di bessali. NC 124 VF 24952577
111 - Ara funeraria in marmo bianco. Si trova nell'aia della masseria Canosa, e pare provenga dalle campagne circostanti. V. sez. epigrafica n. 8. VF 25232852 NC 152
113 - Dolio. Fu rinvenuto nell'apro 1967 nei pressi della masseria di q. 45 alla profonditĂ di ca. m. 3. Sembra che nelle vicinanze vi fossero resti di una costruzione romana. Attualmente il dolio si trova nell'anfiteatro di Pozzuoli (mis.: h. 1,40; 0 1,35) VF 25702528 NC 156
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112 - Frammento di trabeazione in marmo bianco con decorazione a rilievi rettangolari. Si trova attualmente nel cortile della Masseria della Marchesa, ma se ne ignora la provenienza. Dim. m. 0,80xO,30 spesso m. 0,25 VF 24302765 NC 151
114'¡ Edificio a due ambienti. Secondo notizie forniteci da abitanti del posto, le dimensioni delle camere erano di ca. m. 5 X 6 e 2 X 3 rispettivamente, mentre le pareti erano conservate fino ad una altezza di ca. m. 3. La copertura era crollata. L'edificio fu demolito nel 1972 durante lavori edilizi. VF 25912542 NC 155
LE ISCRIZIONI DI QUARTO GIUSEPPE CAMODECA
l ***. CIL X 1551 15;:;1 lata 7", "alta 12".
Piano di Quarlo supr:> Puleolos in ma.sa Carnnnante. CONCORDIA:. SACR.V~"
p • p • AvI· GALLINAT
ET • CELER $
E~
In questa raccolta del materiale epigrafico del territorio di Quarto si elen· -ano non solo le iscrizioni ancora in :oco ma anche quelle ora conservate altrove o addirittura ormai disperse, al fine di offrire un quadro piii artico,a to delle tes timonianze epigrafiche :ornite dalla zona. :\:aturalmente va tenuto ben presente che da un lato sono state escluse le :scrizioni genericamente provenienti ?al Maranese (e fra esse alcune potrebero essere originarie più precisamente ji Quarto) e che d'altra parte sono sta:e comprese anche le iscrizioni soltan:0 « viste» nel territorio di Quarto, il che se di per sè costituisce una pre-unzione di ritrovamento locale, non .sclude ovviamente che in base ad altri 3rgomenti se ne possa dimostrare una iversa provenienza (v. ad es. nr. 1 = qL: X 1.551). Nel catalogare quindi le :scnZlOnI con una numerazione pro:ressiva secondo l'ordine sistematico adottato nel CIL., si segnaleranno con :.'1 asterisco le iscrizioni soltanto « vi5te» a Quarto e di non sicuro ritrova-:lento locale, con due asterischi quelle a cui provenienza da Quarto è fondata ~. assai dubbie basi, con tre asterischi .., elle che, seppure viste a Quarto, posoono ritenersi per altre ragioni di pro:abile provenienza esterna.
A V,G V S T A L E S
schedis Sleiobiichelii.
L'iscrizione, ora dispersa, fu vista dallo Steinblichel verso il 1830/40 nella masseria Carannante di Quarto (che dovrebbe corrispondere all'attuale masso Calena (loc. Grotta del Sole), lungo la strada per Cuma, come può ricavarsi da una carta topogr. del 1850 ca., v. nr. 6 cartogr.). Essa fu dunque ritenuta puteolana e di conseguenza puteolano è stato ritenuto il culto della Concordia (v. De Ruggiero, in DE. sv. Concordia; Dubois, Pouzzoles antique (Paris 1907) 144). Ma queste conclusioni non credo abbiano fondamento. A parte il fatto che una dedica posta da due Augustales alla Concordia poco s'addice alla natura di un vicus rurale come Quarto, credo possibile dimostrare che l'iscrizione non è puteolana, ma cumana. Difatti i due Augustales, ivi ricordati, i Publii Avii, Celer e Gallinat (ius?), appartengono ad una gens che mi sembra debba essere ritenuta senz'altro cumana. Questo nomen, particolarmente raro, s'addensa a Cuma, mentre a ben guardare non è testimoniato finora a Puteoli. Per Cuma sono invece noti P. Avius Hedus (CIL. X 3693); P. Avius Pier (altra forma di Pierus, v. ad es. I. I. 3.3.1.63) e Avia P. f· Secundil [la] (in un'iscr. ined. cumana, ora nell'Anfo fJavio di Pozzuoli); inoltre l'Avius Montanus di CIL. X 2141, iscrizione riconducibile con molta probabilità a Cuma, perchè vista a Bacoli. Infine, argomento, credo, definitivo, in un frammento epigrafico cumana, pubbl. da Aurigemma, in NSc 1928. 328, come PAVI GALLIN, va riconosciuto un P. Avius Gallin[at], omonimo e con ogni probabilità da identificare con l'augu· stale della nostra iscrizione. Altri Avii sono attestati a Capua e ad Herculaneum (M. Avius).
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2*". CIL X 1894 (ftg. 1). Stele fastigiata, marmorea. Il campo frontonale, ribassato, è decorato da un fiorone a bottone centrale. Specchio epigrafico corniciato. Non è sicuro che questa iscrizione, comunicata con altre da Gius. Proto al Giustiniani, diz. geogr. 7 (1804) 334, provenga proprio dalla zona di Quarto, come appare invece dal CIL. Essa va considerata più genericamente maranese. Difatti dal testo del Giustiniani, l.c., appare che questo gruppo di iscrizioni (oltre la 1894, sono la 1893, la 2292, la 2393, 2525, 2820, IG. XIV 839) proviene genericamente dal territorio di Marano e non specificamente di Quarto. Non si comprende dunque perchè al contrario delle altre iscrizioni di questo gruppo il Mommsen precisi 'al Quarto' per la sola CIL. X 1894. Questa iscrizione è ora conservata a Roma nel Museo Capitolino (cat. nr. 5266 Gall. Congiunz. C XIV). AGER RELIGIOSORVM C IVLIVS AQVILI NVS PORTICVS ET SEDILIA DE SVO EXSTRVXIT Datazione: probo II sec. d.C. Punti in forma di hedera dislinguens C. lulius Aquilinus fece costruire a sue spese portici e sedili nel campo funerario della confraternita dei « religiosi », di cui egli evidentemente era membro. I « religiosi» erano dei devoti laici della Maler Deum (Cibele) che si votavano ad una rigida osservanza dei precetti di astinenza e 'di penitenza di quel culto metroaco e ne costituivano l'élite (v. Graillot, Le culte de Cybèle, Mère des dieux à Rome et dans l'Occident Romain (1912) 283 ss.). Per le attestazioni del culto di Cibele e di Attis a Puteoli e nella zona flegrea, v. Tran Tam Tinh, Le culte des divinités orientales en Campanie (1972) 86 sS., 100 ss., e sulla nostra iscrizione, p. 107. C. Iulius Aquilinus, il cui cognome sembra attestarne la ingenuitas (v. Kajanto, The Latin Cognomina (1965) 330) potrebbe appartenere alla stessa famiglia di C. lulius C. f. PUleolanus (CIL. X 1804 = D. 8236), decurione della tarda età giulio/claudia; comunque l'estrema frequenza di questo gentilizio rende impossibile ogni conclusione (v.. anche Dr. 4).
Fig.
Fig. 2
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LE ISCRIZIONI DI QUARTO
3. Inedita (ma v. De Franciscis, in F.A. 21 (1966 ma 1970) 4498). (ftg. 2). Stele in marmo bianco, che ripete il tipo delle are con frontone centinato e due pulvini laterali e con modanature sul coronamento e sulla base. Mis.: h.: 1 m.; largh.: 40 cm.; spess.: 40 cm. Rinvenuta il 7/6/1966 in via Viticelli propr. Domenico Goliuso (v. pianta nr. 58); è ora conservata nel Lapidarium dell'Anfo flavio di Pozzuoli. Il campo frontonale è decorato da due doppie spirali contrapposte che avvolgono anche i pulvini. Nel tronco della stele, delimitato da due lesene, s'apre una nicchia (h. 40 cm.; largh. 26 cm.), anch'essa delimitata da lesene, che reca il busto nudo del piccolo defunto (h. 35 cm.). I tratti fisiognomici sono di fattura relativamente accurata (buona la conservazione salvo una scheggiatura al naso): viso ovale, guance paffute, capelli lisci « :l casco» che lasciano scoperte le orecchie, occhi un po' sporgenti e con globi lisci, collo alto sul busto. Sotto la nicchia è la tabella a rilievo recante l'iscrizione (h.: 19 cm.; largh. 26,5 cm.). DIS MANIB L ANNI L F PAL FORTUNATI VIXIT ANNIS IIII MENSIB VIII DIE I Alt. lettere: l. 1, cm. 3,5; Il. 2 e 3, cm. 3; l. 4, cm. 2,5; l. 5 cm. 2. Punti triangolari. Si notano I più alte del rigo nelle Il. 1,3-4; l'apex nelle Il. 1 e 3. Data: fine l/inizi II (De Franciscis, l.c.: età traianea). Gli Annii costituivano una ben nota, ricca ed influente gens puteolana, su cui v. D'Arms, in JRS. 64 (1974) 107 s., cfr. Dubois, op. cito 45, testimoniata nella élite cittadina dall'età di Cicerone fino almeno a quella di Commodo: M. Annius (70 a.c., Cic., Verr. II 5. 59.154); Annius Maximus, II vir in età tiberiana (iscr. med. dell'Anfo di Pozzuoli); L. Annius Numisianus, decurione nel II sec. d.C. e suo figlio L. Annius Modestus, onorato del rango equestre (CIL. X 1782); Annius Proculus, decurione nel 187 (CIL. X 1784). Questa gens sembra inoltre aver costruito la basilica Augusti Anniana (CIL. X 17823; 1786), nella quale spesso si riuniva il senato cittadino. Numerose sono quindi le testimonianze puteolane di suoi membri, che portano di frequente i praenomina, Caius, Lucius, Marcus; per altri L. Annii, v. CIL. X 2064; 2424; 3498. 89
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4. Inedita. (ftg. 3). Lastra di marmo (cd. « zuccherino »), rettangolare, scorniciata; manca della parte destra ed è ricomposta da 8 frammenti. Nella parte conservata (h. 21 cm.; largh. masso 45 (orig. ca. 60 cm.); spesso 2 cm.), sono visibili i due fori per i chiodi di fissaggio. Risulta inoltre fratturato l'angolo superiore sinistro. Ritrovata alla fine del 1975 nella zona di Quarto (si dice nei pressi della Mass. Spinelli, dove è ora conservata, loc. Spinelli, propr. Ronca Palumbo [v. pianta nr. 102]). C IVL[I]VS C L FAVSTV[S SIBI ET] OSTORIAE J L DlAE V[XORI] Alt. lett.: 5 cm.; punti triangolari. T ed I più alte del rigo. Datazione: probo I sec. d.C. Le integrazioni sembrano sicure. I due coniugi sono liberti, l'uno di un C. Iulius, l'altra di una donna della
Fig. 3
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gens Ostoria. Faustus è del resto cognomen frequentemente portato da schiavi e liberti, V. Kajanto, op. cit. 272 cfr. 73, 134. I C. I ulii, su cui V. nr. 2, sono una ben nota e diffusa gens puteolana, che trova la sua origine nella colonia augustea; molto numerosi nelle Tab. Pompo dell'età giulio-claudia, sono anche in seguito frequentemente attestati. Al contrario la gens Ostoria è rara e poco testimoniata a Puteoli: V. C. Ostorius ltalm col suo liberto C. Ostorius Anthimus di CIL. X 2814 (comunque di non sicura provenienza) e l'urbaniciano della coh. XIV L. Hostorius L. f. Pal. Cresçentianus, congedato nel 218 (CIL. VI 32526a III l. 24). Questa gens è rara anche a Capua (CIL. X 4042); a Pompei però un C. Ostorius è candidato in età neroniana o flavia (CIL. IV 9838), su cui V. P. Castrén, ardo populusque pompeianus (1975) 200 nr. 293.
LE ISCRIZIONI DI QUARTO
5. CIL. X 2634. La provenienza da Quarto è esplicitamente attestata dal Giustiniani, diz. geogr. 5 (1802) 352: « ultimamente nello stesso Quarto si trovò· un sepolcro con questa iscrizione ». Essa passò poi nella raccolta della chiesa di S. Francesco (sep. nr. 18) a Pozzuoli e fu venduta nel 1856 dal Vescovo di Pozzuoli al Museo di Napoli (v. M. Ruggiero, Scavi di antichità nelle provincie di Terraferma (1888) 244), dove la vide il Mommsen.
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M
L LABERIO MAR CIANO QVI VIXIT AN XXVI MES III DIEB XI SEX PATVLCIVS HERMES [fr]ATRI INCOMPARABILI [be] ME FECIT Datazione: II-III sec. d.C. Sui Patulcii, che in Italia risultano particolarmente diffusi nell'area flegrea, v. D'Arms, in AJA. 77 (1971) 160 Dr. lO, cui adde Tab. Pompo AE (1973) 162 (a. 37/61). I Laberii sono invece più rari (CIL. X 1725 e 3135, di incerta attribuzione a Puteoli) ma v. ora Tab. Pompo AE. (1973) 145 (Q. Laberii); di origine puteolana potrebbe essere comunque il celebre mimografo d'età cesariana D. Laberius (v. Cl. Nicolet, L'ordre équestre à l'époque républicaine 2 (1974) 919 ss.).
6". CIL. X 2769.
L'iscrizione fu vista, come Ant. Antinori comunicò al Mazzocchi nel 1742, « a Quarto, campagna a 4 m. da Pozzuoli e più discosta dalla via sepolcrale, oggi nei confini del tenimento di Marano nel luogo detto Marmoleto in un casino delle monache di S. Sebastiano di Napoli ». A Quarto anche secondo l'amico del Giovenazzi (cod. Vat. 9144 f. 64).
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M
NEMONIAE NELLAE M FILIAE MARCIANAE VIXIT AN XX D XXXIX VXORI PIENTISSIMAE MER FEC [MARITVS Datazione: probo seconda metà II sec. d.C. Nemonia Nella (?) Marciana, figlia di un Marcus Nemonius, sembra appartenere alla ricca famiglia puteolana dei M. Nemonii che d'origine libertina (e forse siriaca) raggiunse rapidamente sotto Antonino Pio il rango equestre e il decurionato cittadino con M. Nemonius M. 1. Eutychianus (CIL. X 1576), probabilmente in grazia di una florida attività commerciale (fabbriche di vetro, secondo D'Arms, in JRS. 64 (1974) 112). Altri esponenti della famiglia: i figli di M. Nemonius Eutyches, M. Nemonius Eutychianus, (identico all'omonimo di CIL. X 1576), M. Nemonius Gemellianus, Nemonia Calliste, e la figlia di questa, Nemonia lanuaria, che pongono nel 168 una dedica al Genius Coloniae Puteolanorum (CIL. X 1563); ugualmente fanno in data imprecisata i fratelli M. Nemonius M. t. Tugurinus e M. Nemonius M. t. Sabinus Felix (CIL. X 1564);. inoltre è noto il figlio (?) di Eutychzanus, M. Nemonius Callistus (CIL. X 1576). Cfr. anche M. Nemonius Theodotus di CIL. X 2768 e M. Nemonius Stephanus (iscr. ined.). Il decurione [M. Ne]monius M. t. Augurinus, noto da un'iscr. ined., credo si identifichi col Tugurinus, scorrettamente tràdito in CIL.X 1564. Sulla famiglia v. anche Dubois, op. cito 50.
7"'. CIL. X 2879. La conservazione in Quarto 'in domo quondam Laurentii de Cristo' è precisata da un amico al Giovenazzi (cod. Vat. 9144 f. 64). Genericamente Ma· rano, invece, in Giustiniani, diz. geogr. 5 (1802) 354, dietro informazione di Gius. Prato. Ora dispersa.
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CN PONTIO ZOSIMO PONTI A FELICLA CONIUG BENEMERENTI 1.2: GN (Giov.); 1.5: FELICIA (Giov.); FILIOLA (Giust.). Sui Pontii V. commento all'iscr. successiva. Felic(u)la è cognome femminile molto comune (v. Kajanto, op. cito 273). I due coniugi portano lo stesso gentilizio: è un probabile segno che entrambi siano liberti della gens Pontia; è più difficile pensare che la moglie sia una ex ·schiava del marito.
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G. CAMODECA
8. Inedita. (ftg. 4) Ara di marmo bianco. Alt. 130 cm. (alm.); largh. 70 cm.; spesso 50 cm. Ritrovata. in epoca imprecisata nei pressi della masseria Canosa (sita sulla strada S. Nullo fra Cuma e la loc. Monteleone) ed ivi conservata (pianta nr. 111). Si tratta di un'ara con timpano e due pulvini laterali, che poggia su una base con zoccolo e modanatura. Il campo frontonale è privo di decora· zione; i pulvini sono invece chiusi da fioroni a quattro petali e bottone centrale a rilievo; il motivo è ripetuto sulla faccia posteriore. Sui lati dell'ara si notano incassi a coda di rondine. Il campo epigrafico non è incorniciato nè ribassato (h. 75 cm. x 63 largh.). DIS (hed) MANIBVS PONTIAE (hed) DAPHNI L (hed) OCTAVIVS L (h ed) L (hed) [ASIATICVS VXORI PIISSIMAE ET (hed) SIBI ET SVIS POSTERISQ EORUM Datazione: probo II secolo. Alt. lettere: 1.1, cm. 6,5; 1.2, cm. 5,5; 1.3, cm. 4,5; 1.4, cm. 4; 1.5, cm. 3,5. Come segno di interpunzione compare ben sei volte l'hedera distinguens: nelle linee 1 e 2,3 (tre volte) e infine nella 1.4. Ciò indica con buona probabilità una datazione al II secolo (nel I sec. essa è molto rara, V. J. S. e A. E. Gordon, Contributions to the Paleography of latin inscriptions (1957) 185 e nt. 17; di recente H. Hommel, in ZPE. 5 (1970) 293 ss.); non sembra invece possa darsi rilievo cronologico alla espressione Dis Mtinibus scritta per esteso, dove comunque va notata la presenza dell'apice, ricorrente anche nella 1.3 (Octtivius) e 5 (e6rum) (Sull'apex, V. Oliver, in AJPh. (1966) 129 ss.). Si noti inoltre il nesso finale in eorum (1.5) e la frequenza della I longa. L. Octavius Asiaticus, come risulta chiaramente dalla formula usata 'uxori... posterisq(ue) eOrum', costituisce un sepulchrum familiare. Sia lui che la moglie sono liberti (probabilmente di origine greco - orientale). Tipicamente schiavile il nome greco Daphne; al contrario il cognome di tipo etnico Asiaticus, ben noto soprannome di vittoria nelle famiglie aristocratiche, fu adoperato solo tardi nell'onomastica schiavile (primo esempio attestato quello del liberto di Vitellio ricordato nel 69 da Tacito) (v. Solin, Beitrage zur Kenntnis der griechischen Perso92
nennamen in Rom (1971) 103, sull'origine del cognome, p. 80). E' dubbio se questa iscrizione sia da considerare puteolana, poichè la zona di rinvenimento, peraltro non precisamente nota, si trova ai confini fra il territorio cumana e quello puteolano. La gens Octavia è nota a Puteoli specie con il prenome M., V. M. Oclavius M. f. Agalha, patrono della città nel 196 d.C. (CIL. X 1786); M. OClavius M. f. Palo Lateranus, urbaniciano congedato nel 218 (CIL. VI 32526a III 1.4); altri M. Oclavii, CIL. X 2793, 2801, cfr. 2794, 2905. C. Oclavii: C. Oclavius Agathop (us), CIL. X 2792 (a. 41 d.C.); inoltre CIL. X 2367, 2795. Un L. Oclavius in CIL. X 2798 (non sicuramente puteolana). L. Octavius Phoebus inv~ce a Miseno (CIL. X 3036). Oclavii a Cuma V. CIL. X 3702 del III sec.; inoltre da pergamene del 1200 è attestato il toponimo prediale Octavianum (loc. Toiano, Taiano). Altri Octavii sono attestati a Neapolis, Herculaneum, Pompeii, Capua. La gens Pontia è comunissima in Campania dall'età repubblicana; specie nei centri commerciali (Capua, Pompei, Puteoli, dove V. A. Pontius L. l.; L. Pontius L. l. Ca, CIL. X 1589 = 12 1618 = ILLRP. 231); a Puteoli in età imperiale: CIL. X 2878, 2242, 2879 (in questo cat. nr. 7), cfr. anche 1590, 2880, 2882. I Pontii pompeiani in età augustea si imparentarono con gli Aviani Flacci puteolani (v. D'Arms, in Harv. Stud. 1972. 207 ss.; Castrén, op. cito 100).
LE ISCRIZIONI DI QUARTO
Fig. 4
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G. CAMODECA
9* CIL. X 8370 = Colonna, in NSc. 1883. 175. Vista dal Colonna poco prima del 1883 nella chiesa di S. Maria a Quarto, la iscrizione entrò a far parte almeno da quello stesso anno (CIL. ad l.c.), della collezione del canonico puteolano, G. De Criscio' da questi fu venduta probabilment~ nel 1899 col primo grosso carico di 276 iscrizioni alla University of Michigan. E' tuttora conservata nel Kelsey Museum of Archaeology di Ann Arbor (USA) (v. D'Arms, in AJA. 77 (1973) 151 nt. 2). PVPIDIAE CHRESTENI VIXIT ANNIS XXXXII C CORNELIVS PVTEùLANVS CONIVGI DVLCISSIMAE FECIT Il gentilizio di Pupidia Chreste (si not~ il dativo in -eni) non trova confrontI nel CIL. X. Fra i Cornelii puteolani solo pochi c., v. NSc, 1891 19; CIL. X 2328 non sicuramente puteolana). Il cognomen Puteolanus, indicativo in genere dell'origine della persona (cfr. Ch~n traine, Freigelassene und Sklaven 1m Dienst der rom. Kaiser (1967) 130 s.; cfr. Solin, Beitrage cito 154), è per lo più usato da ingenui (v. Kajanto, op. cito 191' si ricordi anche il giurista del II sec.' d.C.), ma non mancano liberti. V. ad es. nr. 13.
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lO. Inedita. (ftg. 5) Ara di marmo bianco. Alt. 113 cm.; largh. 77 cm.; spesso 00 cm. Ritrovata una ventina d'anni fa per la costruzione della masseria Jovine Castrese (già Sabatino), in località Tre~ fola di S. Rocco ed ivi conservata. Resti del mausoleo cui l'ara era pertinente e che si trovava sul percorso dell'antica via per Capua (oggi cupa Orland?), sono ancora visibili nelle fondaziom della masseria (v. pianta nr. 35). L'ara con frontone centinato (h. 9 cm.) e due pulvini laterali poggia su una base con zoccolo e modanatura. Il campo frontonale è decorato co~. due doppie spirali contrapposte, a nlIevo, legate al centro da un nastro e che avvolgono anche i pulvini. Le facce laterali, contrariamente alla regola, presentano l'urceus sulla destra e la patera sulla sinistra. L'ara si presenta fortemente scheggiata agli angoli della base, lungo i margini del tron~o, laddove è stata asportata la cormce che riquadrava lo specchio epigrafico, e infine agli spigoli e ai pulvini del coronamento. Queste scheggiature intere~ sano il campo epigrafico solo margInalmente ad inizio della l.2.
D
M
P SEXTILIO Q F IVCVNDO P CAECILIVS RVFINVS AVONCVLO OPTIMO Datazione: probo II sec. d. C. Alt. lettere: 1.1, cm. 5,9; 1.2, cm. 5,8; 1.3, cm. 5,4; 1.4, cm. 4,8; 1.5, cm. 4,7; 1.6, cm. 4,5; 1.7, cm. 3,9. Punti triangolari. Campo epigrafico: h. 55 cm. x53 largo I membri della gens Sextilia finora noti in Puteoli non portano i praenomina Publius e Quintus (L. Sextilii, CIL. X 2955; C. Sextilii, CIL. X 2760 (prob. puteolana); altri Sextilii, CIL. X 1896, 2015, 2946, 3070). P. SextiZii sono invece attestati in territorio cumano (Arco Felice): E. E. VIII 450 = Fiorelli, in NSc. 1888, 197; si cfr. comunque il Sextilius Clemens puteolano (CIL. X 1896) col ceramista aretino P. SextiZius Clemens (CVArr. 1831). Inoltre si V. il nr. 17 che potrebbe attestare dei Pubi ii Sextilii, fabbricanti di laterizi. P. SextiZii sono presenti a Nola (P. Sextilius P.f. Rufus, età neroniana); un P. Sextilius Marcellus, nolano, servì come optio nella flotta misenate (CIL. X 3474). Un Sex. Sextilius Demetrius era
augustale a Misenum (v. De Fral!ciscis, in Atti X Conv. St. Magna GreCIa 1970 (1971) 447. Molto più frequenteme~te attestata ~ più influente è a Puteoh la gens CaeclZia, i cui membri portano però in genere il praenomen Marcus; raro AuZus (CIL. X 1796) del periodo flavio; Quintus (CIL. X 2181), Lucius (NSc. 1897. P); ancor!", senza confronti resta (e In tutto II CIL. X) il Publius della nostra iscrizione. La gens Caecilia comunque dall'età flavia alla fine del II sec. d. C. è fra le famiglie decurionali della città (A. Caecilius (Ru?) fus, in età flavia (CIL. X 1796); M. Caecilius Crispinus nel 11~ (O'Arms, in AJA. 1973. 161); M. Caecllius PublioZus Fabianus nel 196 (CIL. X 1786).
LE ISCRIZIONI DI QUARTO
Fig. 5 95
G. CAMODECA
11* CIL. X 2980
12. CIL X 3079 cfr. E. E. VIII 356 (ftg. 6).
Questo frammento epigrafico fu visto a Quarto 'in praedio de' Rossi' da A. Antinori che lo comunicò nel 1742 al Mazzocchi. Ora disperso.
Ara di marmo bianco. Alt. 170 cm.; largh. 87 cm.; spesso 80 cm. Ritrovata nel 1777 a Quarto, probabilmente nei pressi del luogo ave da tempo immemorabile è tuttora conservata (via Pietrabianca) (v. pianta nr. 61); la base che per cause alluvionali si era nuovamente interrata fino al frontone, è stata rimessa in luce nel nov. 1974 a cura del G.A.N. L'ara ha frontone centinato e pulvini laterali, fortemente consunti. Il campo frontonale privo di decorazioni, poggia su una lastra che ha la stessa larghezza del tronco, dal quale è separata dalla modanatura aggettante del coronamento. La base poggia su un alto zoccolo trattato a gradina. Sulle facce laterali si notano gli incassi a coda di rondine per i forfices; inoltre su quella sinistra figura un elegante urceus e sulla destra una patera. Lo specchio epigrafico (h. 95 X 60 largh.), ~ibassa to, è riquadrato da una c<?rmce, da un listello e una gola roveSCIa. L'iscrizione fu pubblicata da M. A. Lupoli, Iter Venusinum (1793) 60, con pr~ lisso commento; dalla sua lettura dIpendono sia il Giustiniani, diz. geogr. 5 (1802) 352, che poi il Momms~n, in CIL: X 3079; e al Lupoli risale l errore dI edizione nell'ultimo rigo, riportato come MENSES XI DIES XVIII. In seguito l'Ihm, in E. E. VIII 356, ~iede conto di varianti di lettura comumcate dal de Criscio al Mommsen: alla 1.1 SPE (sic!); alla 1.9 MENS XI. In conclusione l'iscrizione non ha ancora trovato una corretta edizione. VARIAE SP F IVSTAE L MARIVS IVNIANVS VXORI RARISSIMAE SANCTITATIS VIXIT ANN XXV MENS XI DIEB XVIII Datazione: I sec. d. C. (metà?). Alt. lettere: 1.1, cm. 9,5; 1.2-3, cm. 9,7; 1.4, cm. 9,3; 1.5, cm. 9; 1.6, cm. 7,8; 1.7, cm. 7,5; 1.8, cm. 4; 1.9, cm. 3,5. Varia Sp(uri) t(ilia) fusta era di nascita ingenua, seppure illegittima, cioè non ex iusto matrimonio, come indica il suo patronimico; su Sp. t., V. Kuhitschek, in Wiener Studien 47 (1929) 130 ss.; Panciera, in L'Onomastique latine (coll. CNRS, Paris 1975) (1977) 201 S.
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. SIASTI SVCCESSV5 • L
AnI. Anlinorius a. l H2 dc!lil A. S. Mau,chio.
Il praedium de' Rossi è probabilmente la masseria 'li Rossi' della carta Rizzi-Zannoni del 1794, che corrisponde alla odierna masso Russo.
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Indicativo il suo cognomen: il Kajanto, op. cito 252 cfr. 68, 133, non conosce liberte (o schiave) col cognomen Iusta (ma v. ILP. 196 n. 3 = E. E. VI.H 288 Paestum). Si ricordi a confronto Il caso celebre di Petronia Sp. f. Iusta (delle tav. ercolanesi); anche la madre di Varia I usta potrebbe essere stata una liberta (della gens Varia), manomessa dopo il concepimento ma prima della nasci ta della figlia. La gens Varia è rarament~ m!,! co~ sicurezza attestata a Puteoh; SI V. Il C. Varius Cartus nel 41 d. C. (AE. 1973. 152); Varia L. l. Ephesia (CIL. X 3078), Varia Dionysias (CIL. X 3042) forse Varia Tertulla (CIL. X 3080). La gens Varia è specialmente attestata a Capua, dove spiccano L. Varius Ambibulus, procurator Augusti (AE. 1971. 85; CIL. X 4390) e suo figlio il senatore, console del 133/4, Q. Planius Sardus L. Varius Ambibulus, che avevano strette relazioni anche a Nola; a Pompei si noti il L. Varius candidato alle elezioni municipali (CIL. IV 162). I L. Marii sono ampiamente attestati a Puteoli fra il 40 e il 51 dalle Tab. Pompo (L. Marius Didae I. Iucundus, AE. 1969/70. 101 = AE. 1973. 169; L. Marius Hermeros, AE. 1969/70. 94; L. Marius Florus, AE. 1969/70. 95 = AE. 1973. 168; L. Marius Agathemerus. Altri L. Marii, di epoca più tarda: L. Marius Eutyches (CIL. X 2710); L. Marius Eutychianus (CIL. X 2713); L. Marius Syntrophus (CIL. X 2713); L. Marius Zenon (CIL. X 2057), cfr. anc.he CIL. X 2719. Si ricordi anche Marzus Sedatus augure a Puteoli nel Il sec. d. C. (?) (l::. E. VIII 372); un M. Marius M. l. Pothus (iscr. ined.) è testimoni~to già nel 12 d. C. Il nostro L. Marzus IU,nianus, a giudicare dal c?gnome, ~o trebbe essere stato figlio dI una fuma, la cui gens è ben testimoniata a Pu~ teoli; sui cognomina in -ianus, fOi'J.!latI da gentilizi, V. Solin, in L'OnomastIque latine cito 138 S.
LE ISCRIZIONI DI QUARTO
Fig. 6
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G. CAMODECA
13. Maiuri, in Nsc. 1927. 333. Lastra (cm. 95x54), rotta in più pezzi e mutila del lato sinistro. Trovata a tre m. di prof. in un sepolcro sito nei pressi dell'allora polveriera di Quarto (v. pianta nr. 15). Conservata nell'Antiquario flegreo fino al 1972; è ora nei depositi del Museo Nazionale di Napoli. Non controllata; si riportano la lettura e le integrazioni del Maiuri, aggiungendosi solo l'ovvio praenomen Aulus nella 1.2.
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[A V]MBRICI A L SVCCESSI [PVT]EOLANVS ONESIPHOR[VS] [AG]ATHANGELVS AGYVS LIBERTI [PATRO]NO B M Datazione: probo II sec. d. C. Auli Umbricii sono già attestati a Puteoli: A. Umbricius Lupus (CIL. X 3141); A. Umbricius Magnus e sua figlia Umbricia Afilia fusta (CIL. X 3142). Un ramo di questa gens, d'origine etrusca, s'arricchisce a Pompei col commercio del garum e vi raggiunge anche influenza politica nell'età neroniana (si ricordi il celebre A. Umbricius Scaurus). E' molto probabile uno stretto rapporto del ramo puteolano con gli Umbricii pompeiani (si noti lo stesso praenomen). Sul cognome Puteolanus di uno dei liberti di A. Umbrieius Suecessus, v. nr. 9; gli altri hanno tutti cognomina grecanici.
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14. Colonna, in NSc. 1883. 175 (cfr. E. E. VIII 357; CIL. X 8373). « Si disse proveniente da Quarto, dell'agro puteolano, un altro frammento... ». Ora disperso.
15. Sogliano, in NSc. 1899. 140.
Nel fondo di Vincenzo Cecere, in contrada Marmolito, in ambienti termali mosaicati (forse pertinenti ad una villa), siti lungo l'antica via Campana, « si raccolsero anche due frammenti marmorei con avanzi di epigrafi» (v. pianta nr. 30). Ora dispersi.
16. Guzzo, in NSc. 1971. 377 = AE. 1971.
117. Miliario di forma semicilindrica (h. cm. 195 X cm. 58 largh.), di trachite locale, a superficie scabra, spezzato in due parti; recuperato nel marzo 1970 in loc. Cupa Orlando lungo il percorso dell'antica via Puteolis Capuam, nei pressi di un sepolcro (v. pianta nr. 31), all'interno del (luale era stato già visto nel 1938 dal Chianese, in Campania Romana (1938) 51. Conservato ora nell'Anfiteatro flavio di Pozzuoli. L'iscrizione è rozzamente incisa sulla faccia convessa in un riquadro alto 135 cm. D N IMP M AVR VAL MAXENTIO PIO FELICI INVICTO AVG XV Datazione: 306-312 d. C. Altezza delle lettere molto irregolare (oscilla grosso modo fra i 5,5 e i 9 cm.). La forma semicilindrica si spiega forse con la necessità di addossare il miliario ad un fianco della via che in quel tratto procede ripida ed incassata. Il miliario è stato recuperato all'incirca ancora in situ; esso indica XV miglia da Capua, che equivalgono, calcolando sul totale di XXI miglia fra Puteoli e Capua riportato dalla Tab. Peuntigeriana, a VI miglia da Puteoli; questa distanza si rivela esatta sia pure con una leggera approssimazione per eccesso. Per altri miliari della via Puteolis Capuam, di epoca precedente e di cui alcuni sono di tradizione sospetta, v. Chianese, l. c. 59 s. e Guzzo, 1. c. 378. Significativamente numerosi sono in I talia i miliari di Massenzio espressione sia di motivi propagandistici che strategici; v. per una lista recente C. Ampolo, in Bull. Com. 81 (1972) 179 sS., cui adde, A. Garzetti, in Athenaeum 52 (1974) 64 ss.
LE ISCRIZIONI DI QUARTO
17. Bollo laterizio inedito (ftg. 7). Frammento di mattone in argilla rossastra (spess. cm. 3,4), rinvenuto in loc. Paratino in prossimità di un complesso di strutture in op. reticolata (v. pianta or. 69). Bollo circolare (0 cm. 6,7), conservato per metà. PP (stellula) SEX [6 lett. ca.] I (stellula) Datazione: probo I sec. d. C. Alt. letto cm. 1,5; punti in forma di stellula. L'ultima lettera, di cui si scorge un'asta verticale lungo la linea di frattura, non è decifrabile con sicurezza (una I, una H, una N o una M?). Non sembra possibile restituire il bollo, che mi risulta inedito, nella sua integrità; comunque le prime lettere potrebbero testimoniare dei P(ublii) Sex[tilii?] proprietari di una fabbrica di laterizi; sui Sextilii a Puteoli V. or. lO.
Fig. 7
Incerta è invece la pertinenza a Quarto di N Se. 1886. 130 = E.E.VIII 387 (ora al Kelsey Museum, Ann Arbor, USA), perchè l'editore, pur riferendola al ' tenimento di Quarto', precisa poi « prima di arrivare alla Montagna Spaccata» (da Pozzuoli?).
Va infine segnalato che ho preferito omettere del tutto dal catalogo, CIL. X 1579 = D. 4291, cioè la famosa iscrizione riguardante il campo funerario della corporazione degli H eliopolitani, la cui provenienza da Quarto è affermata, a quanto mi risulta per la prima ed unica volta, dal Dubois, op. cit. 97 nt. 1 (cfr. Tran Tam Tinh, op. cit. 149). Siccome l'iscrizione figura invece nel CIL. di incerta origine e il Dubois, L c., non adduce le fonti della sua affermazione, credo più probabile supporre semplicemente un equivoco dello studioso francese.
INDEX NOMINUM L. P. P. P. C. C.
Annius L. f. Pai. Fortunatus Avius Celer Avius Gallinat(ius?) Caecilius Rufinus Cornelius Puteolanus Iulius Aquilinus C. lulius C. l. Faustus L. Laberius Marcianus L. Marius Iunianus Nemonia Nella (?) M. f. Marciana L. Octavius L. I. Asiaticus Ostoria J I. Dia Sex. Patulcius Hermes Cn. Pontius Zosimus Pontia Daphne Pontia Felicla Pupidia Chreste P. Sextilius Q. f. Iucundus Varia Sp. f. lusta A. Umbricius A. l. Agathangelus A. Umbricius A. I. Agyus A. Umbricius A.l. Onesiphorus A. Umbricius A. I. Puteolanus A. Umbricius A. I. Successus
3 1""* 1"*'" lO 9* 2'';' 4 5 12 6* 8 4 5 7" 8 7" 9" lO 12 13 13 13 13
13
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APPENDICE I
IL MAUSOLEO A CUSPIDE PIRAMIDALE DI QUARTO
G. CAMODECA
P. VENTURINI
Relazione sullo svuotamento del VallO ipogeo Con autorizzazione della Soprintendenza alle Antichità di Napoli e Caserta del 3()..11-'12 (prot. N. 12931), il Gruppo Archeologico Napoletano iniziò il 7-12'n « un lavoro di ripulitura e di indagine all'interno del Mausoleo a cuspide piramidale di Quarto », già ben nolo per la sua singolare architettura e pubblicato da De Franciscis-Pane, Mausolei romani in Campania (1957) 14 ss. e 68 s. Nell'accertamento del livello dell'originario piano di calpestio ci si accorse dell'esistenza di una fossa rettangolare scavata nella struttura muraria al centro del pavimento del vano d'accesso, fossa che era stata integralmente riempita con brecciame tolto dalla vici· na linea ferroviaria. Il SllO svuotamento rivelava alla profondità di 1,60 m., lo sfondamento della volta di un vano ipogeo quasi per intero riempito cii terra di riporto e massi di tufo. Il prosieguo dello scavo dimostrava che il vano era stato ostruito inizialmente da terra alluvionale, poiché il Mausoleo, trovandosi al centro di una vasta, anche se poco avvertibile, depressione, durante la stagione autunnale viene facilmente invaso dalle acque piovane. I ripetuti tentativi di penetrazione da parte di saccheggiatori (almeno quelli di cui si osservò traccia o di cui si ebbe notizia dai contadini del luogo), avvenuti tutti attraverso l'apertura praticata nella volta, non avevano però mai condotto allo svuotamento sistematico e completo del riempiment.o alluvionale; comunque essi avevano in modo irreparabile sconvolto il terreno di scavo: spesso frammenti di uno stesso oggetto si ritrovarono distanti fra loro. E' stato impossibile ripristinare l'originario ingresso, che si trova a 4 m. ca. di profondità dal piano di campagna, poiché le scale che vi conducevano, pur se perfettamente conservate, almeno nella parte inferiore, erano ostruite da un grosso albero cresciutovi al di sopra, che non si poté abbattere per l'opposizione del proprietario. Comunque in tal modo, anche se lo scavo risultò più lungo e disagevole, ed in sostanza incompleto, sarà forse possibile preservare più a lungo dal vandalismo il vano ipogeo. La setacciatura del terreno di riempimento forniva nel frattempo notevole numero di frammenti di terracotta, vetro, metalli, mescolati senza alcun ordine nel terriccio. Della suppellettile trovata nell'ipogeo si dà conto parti. colareggiato separatamente e solo per
102
quella che, per le carat teristiche del ritrovamento (profondità, posizìonamento ecc...), sicuramente gli è pertinente. L'I 1/2/73, giunti quasi al livello dei letti triclinarì, all'incrocio fra le pareti Est e Sud, venne alla luce un cranio umano in buono stato di conservazione. Ad esso però non seguÌ il resto dello scheletro, poichè, pl'Ocedendo, ci si rese conto che le ossa si trovavano tutte ammassate senza alcun ordine; il successivo esame permise addirittura di stabilire che in realtà si trattava di parte delle ossa di almeno tre individui clue adulti e un bambino. Purtroppo nell'aprile '73 scava tori clandestini, sconvolsero ulteriormente il terreno di scavo, rovinando in più punti anche gli intonaci. Lo scavo potè dirsi terminato il 10--7-73. L'intero vano era completamente sterrata: raggiunto il pavimento tra i letti funerari; individuata e liberata per cinque gradini la scalinata che, prot.etta ai lati da due alti muri di contenimento portava in superficie. Nel contempo si era proceduto al restauro del muro estenlO Nord, aggredito da una folta vegetazione, oltre che alla riparazione dei danni causati dai clandestini. Pcr evitare che le piogge autunnali allagassero l'ipogeo si è alzato un muretto di tufelli sulla soglia del piano super-iore, sì da impedire l'accesso all'acqua, scavando nel contempo un canaletto di drenaggio tutt'intorno al monumento. Inoltre per meglio proteggere l'ipogeo dal vandalismo, si è provveduto alla chiusura della fossa di comunicazione con una lastra di acciaio bloccata con catenaccio.
Descrizione dell'ipogeo (vedi cat. or. 82) Il colombario a cuspide piramidale di Quarto fu pubblicato da A. De Franciscis e R. Pane, in Mausolei romani _in Campania (1957) 14 5S. e 68 s. La scoperta dell'ipogeo, perfettamente conservato, rappresenta una notevole ed interessante novit.à nell'architettura del monumento, che ora finalmente si presenta nella sua integrità struttiva. All'esterno dalla parte dell'ingresso all'ipogeo, l'edificio presentava al di sotto di una struttura cilindrica e di una pi· ramidale, anche una cubica, come di· mostrato dai saggi praticati da questo Jato, che hanno evidenziato il paramento in opera reticolata della facciata posteriore. Il vano inferiore (m. 3 x 2,60; h. 3 m.), ben più grande deL superiore, coperto da volta a botte, è interamente rive-
stito da intonaco bianco; presenta una tipica disposizione a camera tric1inare con i tre Ietti (larg. 90 cm.; h. 60) cci i rispettivi pulvini per i rituali banchetti funebri, formanti un corridoio dì accesso, largo 95 cm. Attraverso un in· gresso arcuato (h. 1,60; largh. cm. 75; spesso cm. 85), rialzato di 40 cm. sul pavimento, si accede alla scalinata, protetta da due alti muri di contenimento, con gradini alti mediamo 23 cm., che faceva superare il dislivello di 4 m. ca. dal piano di campagna. Purtroppo, come detto, non è stato finora possibile scavare l'intera scalinata e riprishnare l'ingresso originario. Per le deposizioni erano a disposizione 12 nicchie (mis. medie: h. 50; Iargh. 45; prof. 50 cm.): tre per ognuno dei due lati lunghi, tre per la faccia opposta all'ingresso, ma a un livello inferiore, al pari delle due ai lati della porta, più un'altra ricavata al livello del pavimento nella banchina di sinistra accanto alla porta. Come dimostra l'esame della suppellettile ritrovata (v. in seguito) l'uso delI'ipogeo può porsi fra l'età augustea e la fine del I sec. , P. VENTURINI
Suppellettile rinvenuta nello scavo dell'ipogeo MONETE (figg. 1-2) 1) Asse di Tiberio (a. 15-16 d.C.) - Zecca di Roma. Peso gr. 10,9. Rle. I p. 95 nr. 2 = Banti - Simonetti, Corpo Numm. Rom. 6 (1974) nr. 910 p. 123 ss. (con 35 varianti in relazione al ritratto di Augusto). DI Testa di Augusto radiata, volta a sinistra, con saette nel campo a sinistra; sulla testa stella a sei punte. DIVVS . AVGV-STVS . PATER RI Livia (?), con lungo manto che dall'occipite le scende lungo la schiena, drappeggiata, seduta verso destra su trono senza braccioli, tenendo nella sinistra un lungo scettro e nella destra una patera; i piedi poggiano su uno scanno; contorno perlinato. S-C Si tratta forse della prima emISSIOne (sulla quale V. C.H.V. Sutherland, in Ne. (1941) 97 ss.) della lunga serie di coniazioni bronzee tiberiane di poco successive alla morte di Augusto, che hanno come tema la sua deificazione; per il RI si confrontino i contemporanei tipi con Livia seduta (RIC. I. 105 nr. 15-17 = CNumm. Rom. 9 (1976) 284288 del 15-16 d.C.). V. anche M. Grant, Roman Imperial Money (1954) 136 sS.; W. H. Gross, lulia Augusta. Untersuchungen zur Grundlegung einer LiviaIkonographie (1962) 15. Conservazione discreta del DI; non buona del R/. Fig. 1-2
103
CERAMICA A PARETI SOTTILI NON DECORATA
1) Balsamario (fig. 3) Es. frammentario ricomposto da 12 fr. più 2 vaganti. Colore ocra; parte interna e collo ricoperti da vernice brillante nera. H. 9,5 cm.; 0 cm. 5,5; collo h. 3,7 cm. E' riconducibile al tipo Haltern 31. Siccome questo tipo di balsamario è presente nel campo legionario di Haltern, abbandonato nel 16 d.C. (datazione difesa da Oxè e recentemente dal Goudineau; contra Kraft che su base numismatica propone il 9), può datarsi dall'età augustea a quella flavia (Si noti Ostia III 346, dove sono, seppure scarsamente, ancora presenti negli strati flavi), essendo via via sostituito da balsamari vitrei.
Fig. 3
104
CERAMICA TARDO-ITALICA SIGILLATA (figg. 4-5) l) Coppa framm. tipo Goud. 38b = Drag. 24-25 ricomposta da 5 framm. Sul labbro decorazione applicata (rosetta a sei punte). H. 6,5 cm.; 0 bocca 13 cm.; piede cm. 5,9. Sul fondo sigillo in pIanta pedis. (fig. 5) . . R . PIS Si tratta del famoso ceramista di tardo italica sigillata L. Rasinius Pisanus, cioè probabilmente del più antico fra loro. Comunque non trovandosi negli strati più tardi (40/50 d.C.) di Volsinii, ma essendo presente a Pompei e ad Ercolano, la sua produzione deve essere cominciata probabilmente in età neroniana. Forse essa proviene da Pisa dove proseguirono le attività produttive al momento della crisi di Arezzo. I sigilli più antichi sembrano essere appunto quelli col gentilizio abbreviato R ( ); nella nostra forma esso è molto raro (v. CVArr. 1558). E' il primo esempio, che sia edito (v. CVArr. l.c.) , ad essere noto per il territorio di Puteoli, pur essendo la sua produzione largamente attestata in Campania (Pompei, Ercolano, Napoli).
Fig. 5
Fig. 4
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LUCERNE
1) A disco con becco arrotondato (fig. 6) Dataz.: seconda metà I sec. d.C. Es. integro; lungo max. 11 cm.; largh. max. 7,5; h. ansa 4,5 h. spalla 3 cm. Disco circolare diamo 7,5. Foro centrale. Bollo illeggibile rettangolare, al centro del fondo piano. Tracce di uso sul becco. Argilla grigio-chiaro; vernice rossomattone. Foro ner l'aria, il che è caratteristico delle lucerne di fabbriea italiana. La spalla, come di regola, è distinta dal disco, concavo, da cerchi concentrici. L'ansa è verticale, forata; il becco, arrotondato e di piccole dimensioni, ad U, distinto dalla spalla con un tratto arcuato. Le sue caratteristiche, la forma perfettamente rotonda del disco, il tipo di ansa sottile e forato, la stessa omissione di motivi decorativi, sempre più frequenti nei tipi più tardi, ne fanno un esemplare del I sec. Tra l'altro quasi tutti i tipi di questa categoria di lucerne sono già noti a Pompei; fra le lucerne vesuviane del Mus. di Napoli (4940 ex.) quelle a becco tondo (1900 ex.) prevalgono già nettamente su quelle più antiche a volute (291 del tipo Loesch. I.) (v. Ostia III). Tipo Deneauve VII A; Perlzweig 83 nr. 126.
Fig. 6
Fig. 7
2) A disco con becco arrotondato (fig. 7) Es. molto framm. (ricomposto da 5 fr.) di lucerna a disco di identico tipo della precedente, sebbene manchi la metà anteriore. E' però di misure leggerm. superiori. H. spalla cm. 3,3; h. ansa 5,5; presumibile diamo disco 8,3 cm. Argilla grigio-chiaro; vernice rosso bruno quasi del tutto svanita.
Fig. 8
3) A becco decorato a volute (fig. 8) Dataz.: I sec. d.C. (metà) Se ne è potuto ricomporre da 3 framm. solo il becco e l'attacco della spalla. Disco concavo probabilmente decorato. Largo becco triangolare con estremità ad angolo ottuso (Menzel B; Loesch. I; Deneauve IV A-6; Perlzweig p. 75 ss.). Potrebbe datarsi alla metà del I secolo. Mis.: largh. becco 4,4 cm.; diamo disco 6,5 ca.; lungh. appross. 9,5. Argilla nocciola chiara; vernice bruno rossiccia. 107
VETRO
I) Balsamari a collo lungo e ventre conico (figg. 9-10) La loro parte caratteristica, il collo, lungo e stretto, che serviva a rallentare l'evaporazione del contenuto e permetteva di versarlo in piccolissime dosi, indica l'uso cui erano destinati: contenere essenze ed olii profumati e molto volatili. Di questo gruppo, diffusissimo, di balsamari vitrei i nostri esemplari appartengono al tipo con ventre conico e con leggera strozzatura tra questo ed il collo. Essendo questo tipo molto comune, la forma del ventre presenta numerose varianti che vanno dal decisamente conico al quasi piriforme. Gli esemplari in esame si possono dividere in almeno due varietà, una col ventre tra conico e piriforme d'altezza eguale ad un terzo del totale (nr. 1, 2, 4?, 5?), un'altra con base più slargata e ventre appiattito e con collo più lungo (nr. 3, 4). Per due esemplari integri di quest'ultimo tipo da Quarto si v. cat. nr. 61 bis, da una tomba a cappuccina di via Pietrabianca.
1) Es. integro (h. cm. 9; 0, cm. 3,2; h. ventre, cm. 3); ventre tronco-conico; leggera strozzatura tra ventre e collo; base piatta; lungo collo cilindrico dall'orlo allargato ad imbuto. Vetro sottile verde-azzurro. Dataz.: seconda metà I sec. d.C. / età traianea. Rifer.: Simonett, Min. Cad., gr. 11 n. 23 p. 145 (Tito); gr. 12 n. 23 p. 148; gr. 12 n. 24 p. 148 (Vespasiano); Fremersdorf, K6ln IV, p. 43 s. e tav. 90 (esempI. associati a monete di Claudio e Domiziano); Berger, Vindonissa nr. 189 p. 75, tav. 12 (età flavia); Vessberg, Cyprus, fig. 50 nr. 3; Zevi, in NSc. 1972. 466 fig. 48 (Ostia) (età flavia); Mercando, in NSc. 1974. 174 e 281 (Portorecanati), tomba 11 (Traiano), tomba 115 (Traiano). Cfr. Calvi, Aquileia, tipo C l a; Ostia III p. 366 fig. 298. 2) EsempI. identico al prec. nella de-
scrizione e nelle ·misure; ma framm. e ricomposto da 5 framm. Dataz. e rifer.: v. prec. 3) EsempI. mancante dell'ultima parte
del collo molto lungo e stretto; ventre tronco-conico che si va slargando alla base; leggera strozzatura tra ventre e collo; vetro sottile verde-azzurro. H. cm. 9 (framm.); 0 cm. 4; h. ventre 3. Dataz.: seconda metà del I sec. / età traianea. Rif.: si vedano gli esemplari di Portorecanati associati a monete di Nerva (tomba 50: in NSc. 1974 235). 4) Es. identico al prec. anche esso col collo spezzato; di dimensioni poco più piccole e di vetro più spesso di color verdastro. H. cm. 8 (framm.); 0 cm. 3,5; h. ventre cm. 2,5. 5) Es. framm., di cui rimane solo la
parte del collo e del ventre conico; leggera strozzatura fra di essi; vetro molto spesso, verde chiaro. H. (framm.) cm. 6,2. 6) Ventre a forma conica di balsama- . rio del tipo in questione ricomposto da tre framm. Vetro sottile verde-azzurro. H. cm. 2,8.
108
Fig. 9
Balsamari a collo lungo (da sinistra: 2, 1, 3, 4); balsamario a ventre piriforme (al centro) Fig. 10
r
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I I
I I I
...
I
Balsamari a collo lungo (1, 2, 3, 4, 5); a destra balsamario a ventre piriforme 109
II) Balsamari tubolari (<< lagrimali ») (fig. 11) 1) Es. framm. Ventre h. cm. 5; collo (framm.) h. cm. 4,9; 0 cm. 2; vetro sot_ tile verde-azzurro; leggera strozzatura tra ventre e collo; questo è più lungo del ventre. Tipo Calvi E y. 2) Es. framm. ricomposto da 2 framm.; ventre h. cm. 6; collo (framm.) cm. 3;
o
cm. 2,5. Vetro sottilissimo verde-azzurro; leggera strozzatura tra ventre e collo; questo probabil. era più corto o al massimo uguale al ventre. Tipo E a o (3. Comunissimi in tutto il mondo romano fra l'inizio del I e l'inizio del III sec. Non potendo star ritti, erano probabilmente rivestiti da un involucro di stoffa che serviva per appenderli.
III) Balsamario a ventre piriforme (figg. 9-10). Collo breve e sottile, labbro tagliato e arrotondato; leggera strozzatura tra collo e ventre; vetro sottile, verde chiaro; h. 6,5 0 5,5 cm. Calvi H. 2 ~; Isings f. 26. Tipo molto comune e dei più antichi (inizi I sec.) del mondo romano, testimoniato comunque fino al III sec.
IV) alla (urna cineraria) a ventre ovoidale allungato (fig. 12) Bocca e collo di alla (urna cineraria) ricomposti da 6 frammenti. Labbro verticale a doppia ribattitura; ventre ovoidale (allungato) (se ne nota ovviamente solo l'attacco); 0 bocca cm. 18,5; o collo cm. 10,3; quindi sagoma collobocca notevolmente svasata. Vetro verdazzurro. Tipo Calvi A {3. Dataz.: appaiono nella seconda metà del I sec. d.C. (v. Calvi, cit.). Questo tipo di alla presenta parecchie varianti sia per il profilo del ventre più o meno allungato (profilo ignoto per il nostro esempI.) che per quello più o meno svasato collo-bocca e soprattutto per il tipo di ansa. Non si può essere certi che l'ansa ad M, ritrovata lontana sulle scale dell'ipogeo, le sia pertinente. Le alle A hanno quasi sempre, al contrario delle altre, coperchi vitrei. Esse, avendo il labbro verticale, contengono il coperchio. Il coperchio piatto con presa a forma di collo di bottiglia (tipo a Calvi), che si è trovato distante in una nicchia,. potrebbe in teoria esserle pertinente sebbene le sue dimensioni 0 cm. 15,3, pur tenendo conto che doveva essere contenuto dalla bocca dell'urna, sembrano troppo piccole. L'impiego primario di queste alle non era funerario, ma, come dimostrato da Pompei ed Ercolano, domestico.
V) Ansa di alla ad M (fig. 12) Vetro verde-azzurro; lungh. cm. 13; h. di ogni presa cm. S,S.
VI) Coperchio di olla, piatto con presa a forma di collo di bottiglia (fig. 13) Tipo ~ Calvi 0 cm. 15,3; h. cm. 7,5. Vetro verde-azzurro. Es. integro. Questo tipo di coperchio si trova su tutte le specie di alle.
VII) Collo di bottiglia (?) (fig. 11). Vetro verde chiaro; h. cm. 7; 0 cm. 2,2; labbro piegato in fuori, in su e in dentro, molto sporgente; potrebbe quindi trattarsi del collo di una bottiglia a ventre piriforme (gruppo B Calvi) appartenente al I sec., la cui peculiarità è appunto la foggia del labbro. Esse si trovano in corredi funebri del I sec. d.C.
Fig. Il
Balsamari tubolari; framm. balsamari a collo lungo (5-6); collo di bottiglia (in basso a destra)
110
Fig. 12
Olia vitrea e ansa di alla ad M
Fig. 13
Coperchio di alla
111
osso
METALLI
CONCLUSIONI
I) Due appliques decorative di urna (?), una con foglia lanceolata (cm. 2,5), l'altra con un motivo a canaletti in rilievo (cm. 2,3). (fig. 14)
I) Chiodo in bronzo. Es. integro. lungh. cm. 7,1; 0 testa cm. 1,3; Testa a forma piramidale.
L'esame della suppellettile rinvenuta nello scavo dell'ipogeo indica concordemente un periodo di tempo che va dai primissimi anni di Tiberio alla seconda metà del I secQlo, con considerevole addensamento degli oggetti in questa epoca. E' probabile che la moneta di Tiberio (a. 15/16) sia ritardataria, ma complessivamente può concludersi che l'ipogeo fu in uso dalla primissima età giulio-claudia fino alla fine del I sec. d.C. E' singolare che nessun oggetto sia a questo periodo certamente posteriore. Questa datazione concorda e nello stesso tempo precisa quella ricavabile dall'esame della struttura muraria e della tecnica edilizia: il mausoleo a cuspide pir:amidale di Quarto deve risalire probabilmente all'età augustea ed essere stato in uso grosso modo fino al periodo flavio. G. CAMODECA
Il) Vari frammenti di chiodi di ferro.
CERAMICA GREZZA I) Urna cineraria (fig. 16)
Es. quasi integro salvo pochi frammenti alla base; al momento del rinvenimento conservava ancora il suo contenuto di polvere di ossa. Le due prese presentano un motivo a lingue. Profilo carenato, che forma due spigoli, uno in alto e l'altro in basso; sul primo corre un sottile anello di decorazione. Dim.: h. cm. 20; 0 cm. 25; 0 bocca cm. 15,5.
Fig. 16
Il) Fusarola lenticolare; la faccia curva è decorata da 2 cerchi concentrici. 0 cm. 2,3. (fig. 15)
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112
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APPENDICE II
CENNI GEOFISICI SUI CAMPI FLEGREI
LIVIO CARATI 113
12 3 4 5 67 8 910 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 -
Epomeo Cuma Procida Miseno Gauro Nisida S. Elmo posillipo Pianura Camaldoli Averno Agnano Cigliano M. Spaccata Astroni Quarto Senga Solfatara M. Nuovo Vesuvio
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Bocche eruttive principali
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Cretaceo
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Trias
vulcaniche
superiore
- Bacino 114
eruttivo
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Campania. -
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10 km. I
Le condizioni climatiche e geomorfologiche determinatesi in tempi geologici in un certo territorio hanno spesso avuto importanza, a volte determinan- . te, per· l'insediamento, lo sviluppo e le sorti stesse delle popolazioni che tale territorio hanno poi occupato nei tempi storici. La fonnazione della Campania sulle basi sot~omarine dell'Appennino deriva dal lavoro di due forze contrarie che ebbero per effetto il colmamento di un braccio di mare: una agendo dall'alto in basso, erodendo e distruggendo con alluvioni, maree, correnti marine e mareggiate la superficie dell'Appennino, produsse l'enorme massa di terreno sedimentario ed alluvionale e l'altra agendo dal basso in alto, per effetto della temperatura interna della terra produsse il materiale vulcanico. Fu nel periodo Pliocenico, ultimo dell'Era terziaria, che la zolla dell'Appennino sulla quale si sarebbe adagiata la pianura campana, si sollevava piegandosi a formare la dorsale appenninica. Sotto il mare la piega era una « sinclinaie ", una conca sfiancata verso l'orizzonte aperto. Questa conca era attraversata da fratture. Sopra questo bacino fratturato stanno le isole ed i vulcani flegrei, il Somma-Vesuvio ed il Roccamonfina. Questo bacino sommerso dal mare, sia col peso dei suoi strati, dell'acqua e dei sedimenti che vi si accumulavano, sia per la spinta che subiva dai contigui rilievi montuosi, premeva la zolla profonda, aumentandovi il calore e preparando il magma per le eruzioni. Questo, compresso, si apriva la strada attraverso il fondo della conca nei punti meno resisten ti. Infatti nel centro di essa l'attività vulcanica cominciò con l'Epomeo; successivamente per Vivara e Procida si spostò a settentrione verso l'Appennino ed infine si estese concentricamente al Vesuvio ed a Roccamonfina. E' noto che i fenomeni orogenici (nascita di catene montuose) e vulcanici sono interdipendenti: al sollevamento di strati profondi si accompagnano manifestazioni vulcaniche. Il Vulcanismo comunque segue 1'0rogenesi e si manifesta all'esterno con ritardo rispetto a questa. Con l'eruzione dell'Epomeo la tensione del magma ipogeo si sfoga e si placa. Si concluse così il Periodo Pliocenico e l'Era Terziaria. Il sollevamento dell'Appennino e la
concomitante attività vulcanica continuarono nel Quaternario: Gli stessi agenti lentamente accumulavano nuova energia potenziale fino al momento della ripresa. Allora la zolla si sollevò ancora e portò l'Epomeo con l'isola d'Ischia fuori dal mare, mentre nel bacino ipogeo si riaccese l'attività vulcanica con nuove esplosioni. n De Lorenzo ha distinto l'attività dei vulcani flegrei ed i loro prodotti in tre periodi. Degli accennati prodotti flegrei è certa l'età relativa, ossia la successione nel tempo distinta nei tre periodi, non l'età geologica che è nota solo per il primo vulcano, l'Epomeo, ed è punto di partenza per una certa determinazione approssimativa delle altre. Alcuni studiosi (De Lorenzo, D'Erasmo) hanno anche tentato di sincronizzare le manifestazioni vulcaniche flegree con momenti precisi del Periodo Glaciale. La soluzione del problema non è comunque da ricercarsi nella zona flegrea. Occorrerebbe a tale scopo ricercare un completo e sicuro parallelismo tra terrazzamenti costieri e vallivi ed espansioni glaciali e quindi anche tra espansioni glaciali e fenomeni eruttivi flegrei. E' opportuno precisare che la serie dei materiali dei tre suaccennati periodi in nessun punto si trova ordinata e completa. Infatti col variare dei focolari eruttivi e delle denudazioni successive i singoli rappresentanti dei diversi periodi variano in uno stesso punto anche per qualità e quantità. Le eruzioni pipernoidi del I Periodo, segnarono l'inizio della ripresa attività vulcanica. Queste prime eruzioni sottomarine produssero colate di lava trachitica, ma soprattutto produssero tufi compatti, coi quali colmarono alcuni tratti di mare e rialzarono il fondo di al tri tratti, edificando così l'ossatura della regione. Tutta la pianura campana e le vallate circostanti al di sopra delle argille subappenniniche sono ripiene, con spessore variabile, di questo tufo grigio con piccole scorie nere, detto tufo pipernoide. E' forse opportuno a questo punto una precisazione in merito alla composizione dei materiali eruttati dai vulcani flegrei.
Questi, siano essi terrosi o in masse più o meno compatte e coerenti, appartengono alla famiglia delle trachiti. La lava trachitica è composta principalmente dai minerali di Feldspato, Quarzo, Anfibolo e mica con altri elementi accessori. Si tratta di lave acide, cioè percentualmente ricche di acido silicico (> 65%). Il piperno, che ritroviamo alla base di alcuni vulcani flegrei, è una varietà di trachite grigia caratterizzata da piccole masse più scure, dette fiamme, incluse nella massa fondamentale grigio più chiara. Il tufo pipernoide è composto da materiale trachitico frammentario della stessa natura del piperno e come questo include nella massa scorie nere bollose e sminuzzate. Dopo il l° Periodo eruttivo il sollevamento orogenico che lo aveva determinato, ebbe una pausa, durante la quale anche il vulcanismo rimase sospeso. Le eruzioni del 2° Periodo trovarono perciò le masse pipernoidi abrase, denudate, spianate dalle onde e dagli agenti subaerei. Tali masse costituivano una vasta platea scoscesa, in parte sommersa e in parte emersa e solcata da torrenti. I vulcani successivi completarono la distruzione e mascherarono i residui sovrapponendovi i loro prodotti. Dei vulcani del l° Periodo quasi nulla è rimasto che possa indicarne le forme ed i luoghi. Ne rimangono tracce nei banchi trachitici del Monte di Cuma, nella colata di Piperno sotto la collina dei Camaldoli, nei banchi di brecce, spesso associati a tufi sabbiosi, di Vivara, del Monte di Procida, del Monte di Cuma e della collina dei Camaldoli. I materiali, eruttati per esplosione dai vulcani del 2° Periodo, costituiscono l'ossatura dei Campi Flegrei e la maggior parte delle masse che formano le loro colline. Si tratta di tufo compatto color giallo paglino, composto essenzialmente di pomici e di pozzolana (sabbia vetrosa di minuti frammenti pomicei) con inclusione di lapilli, scorie, bombe e blocchi diversi. La compattezza e la uniformità della massa per coesione e colore sono secondo alcuni autori argomenti validi per giustificare una origine sottomarina. La forma regolare del cono con la doppia inclinazione e la caotica misce-
115
la di elementi più pesanti e leggeri sono, secondo altri elementi favorevoli all'ipotesi subaerea. Si formò così, sempre secondo il De Lorenzo, tra la base settentrionale del Gauro e quella occidentale dei Camaldoli, quella vasta depressione ellittica con diametro di 4 Km. da E ad O e di 2,5 Km. da N a S che oggi è chiamata piano di Quarto. Il rilevamento geologico dei Campi Flegrei, compiuto da Rittmann e dai suoi collaboratori nel 1950, ha poi modificato parzialmente l'ipotesi precedente. Più che di un'esplosione il cratere di Quarto sarebbe il risultato dello sprofondamento di una vasta piattaforma di tufo giallo. Gli strati ad esso sovrapposti di ceneri e pomici non sarebbero i prodotti di una esplosione locale, per di più unica, come aveva supposto il De Lorenzo, ma sarebbero dovuti a due o tre esplosioni, successive allo sprofondamento anzidetto, attribuibili, a seconda delle zone, alla Solfatara, a Cigliano e agli Astroni. Gli unici indizi di attività vulcaniche proprie della Piana di Quarto sono visibili sul bordo settentrionale della stessa. Si tratta della cupola di trachite di Punta Marmolite, e delle scorie laviche tra Lauro e Mularo. Ambedue queste manifestazioni furono il risultato di piccole eruzioni locali fa-
vorite, probabilmente, dalle fratture generate dallo sprofondamento. I Vulcani di tufo giallo, comunque, sia che abbiano avuto origine subaerea, sia che abbiano avuto origine sottomarina e siano poi emersi, è certo che stettero per lungo tempo esposti alla azione del mare. A riprova di ciò osserviamo che i loro corpi originali sono lacerati, sventrati ed in gran parte distrutti dai lati verso il mare. Le forme originarie sono più o meno determinabili nelle seguenti masse di tufo giallo: - il Gauro, col cratere di Campiglione tra due brani del cono, monte Barbaro e monte Corvara; - i crateri affiancati di Pianura e Soccavo, che formano la collina dei Camaldoli, aperti a S.O. di essa; - i crateri affiancati di Fuorigrotta, di Bagnoli e di Coroglio nella collina di Posillipo; - i crateri di Capo Miseno, di Porto Miseno e di Bacoli; - l'isoletta di Nisida; - altre masse più o meno informi sono le colline di Capodimonte, di S. Elristica del nostro paesaggio. Il III Periodo ebbe lunga durata con interruzioni e spostamento dell'asse eruttivo, limitato però alla zolla centrale della regione.
M. Massico I
Campi Flegrei
L'accentramento sta ad indicare che la potenza del bacino magmatico era diminuita. Il frazionamento e il continuo spostamento del fenomeno eruttivo sono caratteristiche peculiari del III Periodo. Vari studiosi hanno tentato di stabilire una successione nelle varie manifestazioni del III Periodo. Gli elementi da utilizzare, a tale scopo, possono essere stratigrafici e morfologici, ma la loro validità è limitata dal fatto che i materiali di questo periodo per la loro omogeneità non permettono una sicura attribuzione ad uno piuttosto che ad un altro dei numerosi vulcani. Il maggiore sforzo eruttivo del III periodo si trova accentrato nel cosiddetto « circuito di Agnano ». Nel circuito di Agnano si accesero successivamente Astroni, Solfatara, Cigliano, Fossa Lupara o Senga. Seguirono altre esplosioni che aprirono i crateri di Montagna Spaccata e Fondo Pisano. Un'esplosione di vapore aprì il vasto cratere ellittico di Quarto. Dello stesso periodo sono le scorie trachitiche di S. Maria del Pianto e dei Ponti Rossi ad oriente di Napoli. Ad occidente, oltre il Gauro, vi è l'arco craterico di Monte Ruscello. Più a Sud segue un'altra cerchia craterica detta Monte Grillo.
Somma-Vesuvio
M.S. Angelo
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sud-est
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E Sezione
116
del
bacino
eruttivo
della
Campania -
Scala
1: 500.000
L'Averno, all'interno di questa cerchia, è uno degli ultimi crateri di esplosione.
A Sud di Averno, il semicerchio del seno di Baia è il residuo di un arco craterico· sul cui fianco settentrionale vi sono le Stufe di Nerone. Siamo arrivati così alle soglie dell'epoca storica, durante la quale l'attività vulcanica vera e propria dei Campi Flegrei si limitò a sporadiche eruzioni, a terremoti e a tutti quei fenomeni di Vulcanismo residuo, localizzati attualmente nella fascia costiera compresa tra Pozzuoli e Baia. L'evento più importante, avvenuto in epoca storica recente resta comunque quello che il 29 settembre del 1538 fece nascere il piccolo cono vulcanico di Monte Nuovo.
CENNI GEOLOGICI SULLA PIANA DI QUARTO AI III Periodo Eruttivo appartiene il vasto cratere di Quarto. Secondo il De Lorenzo si tratterebbe di un cratere di esplosione; egli cioè ammette che l'esplosione si limitò a squarciare l'anteriore compagine formata dal tufo giallo, producendo un cratere ai cui margini si accumulò il poco materiale di esplosione. La prova della sommersione è costituita da uno strato di conglomerato che nelle diverse colline, allo stesso livello stratigrafico ricopre quasi dappertutto il tuto giallo. Tale strato di piccole pomici arrotondate, di struttura omogenea, costituisce il « Mappamonte ». Trascorso poi un certo periodo, peraltro non breve, dalla immersione subentrÒ un nuovo movimento ascensionale, che ridestò le forze endogene e aprì il III Periodo eruttivo, con prodotti fisicamente molto diversi dai prece' denti. Per la ripresa orogenica le masse di tufo giallo lentamente emergevano dal mare, mentre gli agenti atmosferici ne denudavano i versanti. Le eruzioni del III periodo trovarono perciò quei vulcani sfiancati da dislivelli e strapiombi e incisi da solchi vallivi. Su quanto restò dopo le esplosioni si stese una coltre di tufo grigio incoerente. Queste eruzioni, con qualche rara lava trachitica, produssero prevalentemente trachite frammentaria, che si accumulò in forma craterica o si disperse poco lontano deponendosi a strati sovrapposti di pomici grigie, lapilli e pozzolana. Questo materiale minuto, sciolto, permeabile e ricco di sostanze fertilizzanti, fu elaborato dagli agenti atmosferici, in un suolo molto produttivo. E' esso che ha determinato, nei colli sempre verdeggianti, una nota carattemo, del Vomero, il promontono di Pozzuoli, etc. Secondo il Prof. De Lorenzo le eruzioni del tufo giallo cominciarono in epoca piuttosto avanzata del Periodo Qua ternario. Si accesero prima col Vulcano di Vivara, poi per quelli di Procida e del Monte di Procida, passarono nella regione, che doveva divenire continentale, dei Campi Flegrei.
Le bocche eruttive non versarono continuamente né tutte simultaneamente i loro prodotti. Perciò troviamo in masse diverse ed anche in zone di una medesima massa, caratteri fisici alquanto vari, nella pur sostanziale uniformità dei materiali. I vulcani che produssero il tufo giallo non raggiunsero la violenza e la produttività di quelli del tufo pipernoide e dispersero i loro prodotti in un ambito più ristretto. Il movimento orogenico si era rallentato e di conseguenza era diminuito il calore nel bacino magmatico. Il tramonto delle eruzioni del II Periodo fu dovuto ad un lento abbassamento della regione flegrea, fino a sprofondarsi sotto le acque marine. Ciò è da mettersi in relazione con i motivi suaccennati.
117
APPENDICE III
CARTOGRAFIA STORICA DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI QUARTO a cura di: P. VENTURINI S. MATTOZZI
Si è ritenuto opportuno pubblicare qui una raccolta delle carte topografiche che interessano il territorio oggi occupato dal Comune di Quarto. Questo allo scopo di fornire gli elementi indispensabili alla individuazione dei si ti menzionati nella letteratura, il cui nome sia mutato nel corso degli ultimi duecento anni. 119
1.. Pianta del Territorio sito in Viti¡ cella del Monastero di S. Severino data: 1649 qualità del lavoro: disegno a mano dipin lo ad acquarello oggetto: si tratta di una mappa catastale riproducente il territorio situato tra le attuali V. Viticelli e S. Pctrillo. Archivio di Stato - Napoli
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2. - Cratere
marittimo, Golfo di Napoli
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dimensioni del campo topografico: cm. 45,5 x 41,3 data: 1757 disegnatore: Carlo Weber incisore: P. Gautier qualitĂ del lavoro: incisione su rame Archivio Cartografico del Gruppo Archeologico Napoletano
121
3. - Icon Slnus Baiarum uti nuper vi¡ debatur veterum testimonlis comproba.tum dimensioni del campo topografico: cm. 65,4 x 44,5 data: 1772 edÏtore: Filippo Morghen qualità del lavoro: incisione su rame Museo di S. Martino - Napoli
122
3. - Particolare
123
4. - Icon Sinus Baiarum uti nunc videtur
dimensioni del campo topografico: cm. 43,1 x 64,4 data: 1772 disegnatore: Giuseppe Bracci incison.:: Antonio Cardon editore: Filippo Morghen qualitĂ del lavoro: incisione su rame Museo di S. Martino - Napoli
124
S. - Atlante c.artografico del Regno di Napoli - Tav. 14 dimensioni del campo topografico: cm. 74 x 49 scala dell'originale: ca l: :114.000 data: 1794 qualitĂ del lavoro: incisione su rame disegnatore: Giovanni Antonio Rizzi Zannoni incisore: Giuseppe Guerra Collezione ing. Luccio - Napoli
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6. - Atlante cartografico del Regno di Napoli scala dell'originale: l: :25.000 data: 1850 circa qualitĂ del lavoro: incIsIone su rame autore: Ufficio Topografico del Regno di Napoli. FacoltĂ di Ingegneria - Istituto di Topografia - Napoli
126
7.. Marano di Napoli scala dell'originale: l: :50.000 data: levata del 1875¡76, edizione 1883 autore: Istituto Geografico Militare Archivio LG.M. - Firenze
127
8.. Marano di Napoli scala dell'originale: 1: :25.000 data: 1907 aCitore: Istituto Geografico Militare Archivio LG.M. - Firenze Nota: dalla levata del 1907 sono state tratte diverse edizioni negli anni 1915, 1927, 1936, che differivano d!'1l1~ prima per alcuni aggiornamenti nguardanti esclusivamente le ferrovie e le strade principali.
128
9.. Marano di Napoli
scala dell'originale: l: :25.000 data: 1956 autore: Istituto Geografico Militare (Aut. 1. G. M. n. 912 del 25/11/1975)
129
INDICE PER MATERIE (i numeri senza altra indicazione si riferiscono al nr. del catalogo)
affresco: 2 ara funeraria (v. iscrizioni) area di cocciame: 21; 22;23 balsamari: (di ceramica): p. 104; (vitrei) 61 bis; p. 108-110 basoli: 16; 20; 29; 42; 57 .busto marmoreo: lO capitello dorico marmoreo: 66 chiodi: p. 112 ceramica: appenninica: 6; campana: 7; a pareti sottili: p. 104; sigillata africana: 56; sigillata italica: 6; 7; 56; p. 105; tardoimperiale: 6 cisterna: 3; 4; 30; 33; 36; 39; 40; 41; 42?; 43?; 46; 57; 64; 69; 71; 72; 73; 75?; 80; 83; 93; 96; 97?; 100; 103; 110 colonna in laterizio: 93 colombario (v. anche mausoleo): 1; 7; 11; 12; 16?; 25?; 45; 54; 62; 82; 83; 91; 101 cornici marmoree: 24; 74; 112 cunicoli: 33; 40; 98 dolio: 68; 81; 113 edificio non identificato: 5; 18; 29; 51; 53; 79; 87; 88; 89; 95; 104; 105; 114 epigrafi (v. iscrizioni) fistula plumbea: 57 fusarola lenticolare: p. 112 intonaci dipinti: 5; 9; lO; 93; 94 iscrizioni: p. 87-99 lucerne: p. 106-107 magazzino agricolo: 14; 63?; 86 mattone bollato (v. iscrizioni) mausoleo: lO?; 13; 19?; 31; 55 miliario (v. iscrizioni) mola manualis: 8 moneta: p. 103 mosaico: 30; 81; 9.4; 110 muri di contenimento: 38; 84 osso (decorazione in): p. 112 pozzo: 4; 69; 96; 100; 110 ruderi antichi non definibili: 3; 4; 6; 8; 15; 17; 26; 27; 28; 34; 37; 44; 49; 50; 58; 65; 66; 67; 71; 77 sarcofago: 43 sepolcro rupestre: 32; 36; 92; 106; 107; 108 sigillata (v. ceramica) tegola mammata: 90 terma (sala termale): 30; 90 timpano: 60 tombe: (a cassa): 9; 52; (alla cappuccina): 48; 59; 61 bis; 76; 78; 110 urna cineraria: (di ceramica grezza): p. 112: (vitrea): p. 110-111 vasca di frantoio: 74 villa: p. 5; 35?; 81; 94; 99; 110
BI
INDICE GENERALE
IX XI
Presentazione (AVV. L. TORINO, PRESo E.P.T. NAPOLI) Premessa Introduzione storica (G. CAMODECA)
l
Nota bibliografica (G. CAMODECA)
6
Catalogo delle presenze archeologiche
7
Le iscrizioni di Quarto (G. CAMOflECA)
87
APPENDICE I Il Mausoleo a cuspide piramidalc di Quarto (G. CAMODECA - P. VENTURINI)
101
APPENDICE II Cenni geofisici sui Campi Flegrei (L. CARATI)
113
APPENDICE III Cartografia storica del territorio del Co"mune di Quarto S. MATTOZZI)
P. VENTURINI 119
Indice per materie
131
Indice generale
133
133
Finito di stampare nell'ottobre 1980 dall'a ORPI Officina Grafica s.n.c. di F. ROSSI¡ Napoli
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CARTA ARCHEOLOGICA DEL COMUNE DI QUARTO FLEGREO
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SEPOlCRO MONUMENTALE
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VILLA RUSTICA O ED. AGRICOlO
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TOMBA A CASSONE ALLA CAPPUCCINA STRADA ROMANA
SICURA o PROBABILE
LIMITE COMUNAlE
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