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Posta militare e storia postale RIVISTA DELL’A.I.C.P.M.
In questo numero Collezione “Ammiraglio” - Asta Investphila
La Missione italiana a Vienna 1919-1920 Valter Astolfi
1948: centenario del Risorgimento Benito Carobene
Spedizione in abb. postale 70 % - C.M.P. di Padova contiene I.R.
Il colera nelle Legazioni Pontificie (seconda parte) Nello Bagni
La PM germanica nella 2a guerra mondiale Gianfranco Mattiello
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giugno 2005
XXXI ANNO
La conquista della Catalogna Giancarlo Vecchi
Un intero postale diventato espresso Vittorio Coscia - Francesco Grandinetti
“Multinational Force & Observers” in Sinai Gaetano Candia
Aggiornamento cataloghi Vita sociale
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INDICE
LA POSTA MILITARE 5
è la rivista dell’Associazione Italiana Collezionisti Posta Militare Direttore responsabile: Piero Macrelli Redazione: Gian Franco Mazzucco via San Benigno 8 - 10036 Settimo Torinese Tel. 0118000100 - Cell. 3289061974 gianfrancomazzucco1@virgilio.it Registraz. del Tribunale di Milano n. 560/97 Stampa: Tipo-Litografia Bertato Villa del Conte PD Spedizione in abb. post. Filiale di Padova Tiratura: 1.000 copie La rivista non è in vendita, ma destinata esclusivamente alla diffusione presso i soci e gli amici dell’AICPM. La collaborazione alla rivista è gratuita. Gli articoli firmati impegnano solo i loro estensori. Il materiale inviato non si restituisce. È permessa la riproduzione citando la fonte.
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ASSOCIAZIONE ITALIANA COLLEZIONISTI POSTA MILITARE
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www.aicpm.net Codice fiscale - Partita IVA: 02014180307 CCP: 49059124 intestato a AICPM - CCB: n. 7470071 Carim filiale corso d’Augusto, Rimini ABI: 6285; CAB 24202. Presidente: Piero Macrelli, CP 180, 47900 Rimini. tel. e fax 054128420; pmacrelli@adhoc.net Vicepresidente: Emanuele Gabbini via Matteotti 16 20020 Arese MI tel. 029383396; emanuele.gabbini@virgilio.it Vendite e scambi: Bruno Deandrea corso Panaro 4 44012 Bondeno FE. tel. 0532893184. Mostre e manifestazioni: Ercolano Gandini via Gramsci 38 25010 Pozzolengo BS. tel 0309916353. Rivista: Gian Franco Mazzucco Delegati regionali: Giorgio D’Agostino via Galilei 45 00185 Roma tel. 0677200135 - dagostinoo@tin.it Segreteria: Roberto Mulazzani AICPM, CP 180 47900 Rimini tel. e fax 054128420 Webmaster: Mariagrazia De Ros via Monte Popera 12 30030 Favaro Veneto VE. tel. 041632675; ivukd@tin.it Delegati regionali: Piemonte: Claudio Toscano via Pavese 4, 10044 Pianezza TO - tel. 0119672485, claudio-ts@libero.it Liguria: Luca Lavagnino C.P. 178, 16043 Chiavari GE tel. 3474674132; lavagnilu@libero.it Lombardia: Emilio Zucchi via San Senatore 4, 20122 Milano tel. 028051829; emilio.zucchi@virgilio.it Veneto: Sergio Colombini C.P. 16, 37100 Verona tel. 045 8035580 Toscana: Giuseppe Quattroni via C. Matilde 64/d, 56123 Pisa Cell. 3299547683; giuseppe.quattroni@virgilio.it Marche: Marco Donnini via Rubicone 18, 60020 Ancona tel. 3393418689 Lazio: Giorgio D’Agostino via Galilei 45, 00185 Roma Campania: Aniello Veneri via Olevano 62, 84091 Battipaglia SA, tel. 0828304638; anielloveneri@libero.it Calabria: Franco Napoli Nuova Focà CP 51, 89040 Marina Caulonia RC tel 096483635 - 3356226057; f.napoli@inail.it Francia: Claude Gerard Domaine des Fontettes, F-83390 Cuers; claude.ge@vanatoo.fr
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Editoriale Piero Macrelli La Missione italiana a Vienna nel 1919-1920 e l'uso dell’etichetta del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga Valter Astolfi 1948: centenario del Risorgimento Benito Carobene Il colera nelle Legazioni Pontificie delle Romagne nel periodo 1831-1855 (2a parte) Nello Bagni La PM germanica nella seconda guerra mondiale 1941-1943 Gianfranco Mattiello La conquista della Catalogna Giancarlo Vecchi Un intero postale diventato espresso durante il viaggio Vittorio Coscia - Francesco Grandinetti Multinational Force & Observers in Sinai Gaetano Candia
Aggiornamenti cataloghi 55
Franchigia militare italiana (1912-1946) G. Cerruto - R. Colla
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Recensioni Segnalazioni Annunci
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Colloqui coi soci Emanuele M. Gabbini Convocazione Assemblea e Mostra sociale Aicpm 2005: Taranto, 14-16 ottobre 2005 Nuovi soci Volumi disponibili
Rubriche a cura di Valter Astolfi
Vita sociale
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Inserzionisti 2a cop. 3a cop. 4a cop. 4 6 30 36 44 54 66
Principato di Monaco Poste Italiane Bolaffi Investphila Zanaria Poste Italiane Karamitsos Centro del Collezionismo I.P.Z.S. Veronafil In copertina:
1892, Divisione Navale in America del Sud, cannoniera Sebastiano Veniero. Uno dei lotti della Collezione “Ammiraglio” in asta alla Investphila, 21-22 ottobre 2005.
Quota sociale per il 2005: € 40
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INVESTPHILA SA ASTA PUBBLICA 21-22 OTTOBRE 2005 - LUGANO/SVIZZERA Sarà dispersa la più grande collezione di annulli di Pontificio (Lazio, Umbria, Marche e Romagne) comprendente “Roma 1870”, Navigazione Militare e Civile, annulli di Toscana, collezione mista “Due Re” (Vittorio Emanuele II-Umberto I) oltre a importanti settori della Storia Postale Italiana e mondiale, lotti e collezioni.
La Posta Militare ha sempre potuto contare su schiere di appassionati collezionisti, capaci di “ricostruire”, attraverso documenti postali, battaglie, guerre e avvenimenti politici e militari che hanno fatto la Storia d’Italia. Tra i settori che il collezionismo di Posta Militare comprende, la Marina Militare è oggi oggetto di crescente interesse, per l’apporto culturale e storico delle lettere che documentano la vita vissuta a bordo delle Regie Navi, nelle crociere o delle Stazioni Navali che mostravano la Bandiera Italiana a popoli lontani. Non mancate all’appuntamento il prossimo ottobre a Lugano. Richiedete il catalogo consultando il nostro sito www.investphila.com
INVESTPHILA SA CONTRADA SASSELLO, 8 - 6900 LUGANO - SVIZZERA TEL:+41-91.9116200 - FAX: +41-91.9222052
info@investphila.com
www.investphila.com
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EDITORIALE Piero Macrelli
anche il database dai questionari e chi non lo ha ancora inviato è cordialmente invitato, per l'ennesima volta, a spedirlo. Il sito, con il lavoro assiduo, costante e tempestivo del webmaster, migliora continuamente: sono aumentate le collezioni esposte e le bibliografie, vengono segnalati gli aggiornamenti e dopo la pausa estiva riprenderà l'attività a pieno ritmo; aumentano anche le visite: è proprio il caso di dire che chi non lo ha ancora visitato non sa cosa si perde. Incontri fra i soci: iniziati a Milanofil e continuati a Firenze, Vasto e Verona vedono aumentare ogni volta il numero dei partecipanti e gli argomenti oggetto di discussione, con soddisfazione dei soci che hanno aderito all'iniziativa; da segnalare i due incontri a livello regionale organizzati dal Delegato della Lombardia: visto l'interesse suscitato è auspicabile che anche gli altri Delegati li organizzino nelle loro regioni. Il prossimo incontro sarà a Villa Manin di Passariano in occasione della Nazionale federale sabato 17 settembre alle ore 10.30. Vendita fra i soci: sono convinto che si possa migliorare notevolmente sia il catalogo che la partecipazione dei soci e quindi i risultati; per migliorare il catalogo stiamo studiando la possibilità di portarlo in formato A4 con le foto a colori di tutti i pezzi o quasi; naturalmente non è impresa semplice e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate; perciò siete invitati ad inviare fax o e-mail sull'argomento. Ho lasciato per ultima l'Assemblea e Mostra sociale a Taranto dal 14 al 16 ottobre; sarà il nostro incontro più importante dell'anno e sono sicuro che soprattutto i soci delle regioni meridionali parteciperanno numerosi; per l'albergo potete contattare il Presidente del Circolo Tarentino Michele Mastelloni (cell. 3280081675). Più avanti trovate il regolamento della Mostra sociale e la scheda d'iscrizione; vista la buona salute delle finanze sociali il Consiglio Direttivo ha deciso di far coniare per l'occasione, e per la prima volta nella storia dell'Associazione, medaglie d'oro a 18 carati, di vermeil e d'argento che verranno date a chi si sarà aggiudicato il relativo diploma: credo che anche questo servirà a dare prestigio al Gran Premio AICPM e a far aumentare i collezionisti desiderosi di partecipare. Arrivederci quindi a Taranto e buone vacanze a tutti voi.
e rileggete gli editoriali delle ultime riviste vi renderete conto che questa pagina è diventata soprattutto un aggiornamento, ormai trimestrale, dell'attività dell'Associazione; poiché mi sembra giusto e doveroso che i soci siano informati dettagliatamente su quanto si sta facendo, continuerò allo stesso modo. Due gli avvenimenti più importanti dell'ultimo periodo: l'uscita puntuale a Vastofil del volume di quest' anno “AICPM 1974-2004” con la storia dell'Associazione, l'elenco dei soci, l'indice bibliografico degli articoli pubblicati sulla nostra rivista (è già possibile richiedere in segreteria fotocopie degli articoli di vostro interesse) e le tariffe postali dal 1863 al 2000 preparate da Benito Carobene. Accolto con grande interesse dai soci che lo hanno ritirato a Vasto e a Verona, recensito da riviste, siti internet e alcuni quotidiani come testo interessante e di grande utilità per tutti i collezionisti di storia postale, e non solo, il volume è inviato gratuitamente a tutti i soci: è sufficiente, ma necessario, richiederlo in segreteria per telefono, fax o e-mail e verrà inviato seguendo l'ordine di arrivo delle richieste. L'altro obiettivo raggiunto è stato l'aggiornamento dell'indirizzario di posta elettronica dei soci: un lavoro lungo e certosino poiché sono stati contattati telefonicamente tutti i soci di cui non si sapeva se erano muniti di e-mail o meno: ne è valsa la pena perché dai circa centocinquanta indirizzi presenti nell'elenco soci si è passati agli attuali 299, con un raddoppio tondo tondo; questo ci permetterà di ridurre di molto il lavoro e la spesa ogni volta che invieremo una circolare e ci consentirà di contattare i soci più frequentemente e più velocemente; naturalmente i soci sprovvisti continueranno a ricevere lettere, ma sono caldamente invitati a comunicarci la loro e-mail quando si saranno attrezzati. A proposito di soci siamo a 490, e trovate più avanti l'elenco degli ultimi iscritti, mentre sono più di trecento i questionari pervenuti: stante l'aumento continuo l'elenco soci con le loro specializzazioni viene costantemente aggiornato e verrà pubblicato sul nostro sito www.aicpm.net nella zona riservata ai soci; vi ricordo che per entrare occorre inserire in userid il cognome e nome e come password il numero di tessera; se trovate difficoltà chiamate in segreteria. Naturalmente viene aggiornato
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CORRISPONDENZA MILITARE IN A.O.I. DAL MAGGIO 1940 AL SETTEMBRE 1941 Sto preparando la catalogazione dei bolli di posta militare di questo interessante periodo; sarò grato a chi ha materiale e me ne invierà fotocopie, anche dei bolli relativamente più comuni, per individuare le prime e ultime date d'uso. Lo studio sarà pubblicato sulla nostra rivista con il nome dei collezionisti che avranno partecipato e che ringrazio fin d'ora. Piero Macrelli C.P. 180, 47900 Rimini tel. e fax 054128420 pmacrelli@adhoc.net
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REGNO D’ITALIA - LETTERATURA FILATELICA CATALOGO STORICO-DESCRITTIVO DEI FRANCOBOLLI DI VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA II Edizione - I Volume: I Matraire d’Italia - L’opera più completa mai realizzata sui primi francobolli del Regno d’Italia, dal 1 marzo 1862 al 31 dicembre 1863, indispensabile per il collezionista, il professionista e lo studioso del periodo. - Volume in Italiano e Inglese di oltre 500 pagine con più di 1.200 immagini dei principali pezzi censiti, integrate in un testo ricco di preziose annotazioni storico-postali. - Contiene le quotazioni di francobolli, varietà, affrancature, usi, “Dicembre 63”, destinazioni e falsi per servire, organizzate in pratiche tabelle. Opera in formato A4 a colori proposta in due versioni: - Lusso, con copertina in pelle, tiratura limitata a 100 esemplari numerati, al prezzo di: ..190 Euro - Normale, con copertina rigida rivestita in tela, al prezzo di:.............................................130 Euro
CATALOGO STORICO-POSTALE DEI FRANCOBOLLI IN USO NEGLI UFFICI POSTALI ITALIANI ALL'ESTERO 1852-1890 - Storia postale dei francobolli in uso negli uffici postali italiani all'estero dal 1852 al 1890, con la riproduzione dei piu' rari documenti del periodo - Opera descrittiva di oltre 350 pagine completamente a colori, in italiano e inglese, comprendente la catalogazione di tutte le affrancature riscontrate nei singoli uffici Opera in formato A4 a colori proposta in due versioni: - Lusso, con copertina in pelle, tiratura limitata a 100 esemplari numerati, al prezzo di: ..145 Euro - Normale, con copertina rigida rivestita in tela, al prezzo di:...............................................93 Euro
Via Santa Margherita, 6 - 20121 Milano Tel. 02.805.24.27 - Fax 02.805.11.86 info@zanaria.com - www.zanaria.com
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La Missione italiana a Vienna nel 1919-1920 e l’uso dell’etichetta del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga Valter Astolfi
Cenni storici
In virtù di questo fatto la Francia cercò poi, con sapiente regia propagandistica, di far credere al mondo che era stata lei, con i suoi alleati, e non l’Italia a stroncare l’esercito austro-ungarico.
Premessa Dopo l’armistizio di Villa Giusti (in località a 5 km. da Padova) ed il bollettino del 4 novembre del nostro Comando Supremo in cui si proclama che “i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalivano in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza!”, si poteva pensare che fosse l’Italia ad arrivare per prima a Vienna, incalzando un esercito ormai vinto ed in ritirata. Invece, non fu così. Fu infatti il generale francese D’Esperay a guidare il primo ingresso di truppe dell’Intesa nella capitale austriaca; si trattava di francesi, serbi e romeni provenienti dai balcani.
L’arrivo della Missione Dopo questa necessaria premessa, si può quindi dire che l’arrivo degli italiani a Vienna avvenne senza la risonanza internazionale che il fatto avrebbe meritato (in fin dei conti l’Italia aveva completato il ciclo delle guerre contro l’Austria, iniziato nel 1848 per la redenzione di genti e regioni italiche). La presenza italiana a Vienna iniziava pertanto verso la fine di dicembre del 1918. Non si trattava di truppe d’occupazione (che furono dislocate in prossimità del futuro confine con
Fig. 1 – Uso dei francobolli italiani su una lettera spedita dalla Missione di Vienna (lo attesta il bollo tondo del “Comando Supremo” ed il bollo lineare “Verificato per Censura”); impostata presso l’ufficio civile di Trento (bollo ex austriaco, scalpellato) in data 7 aprile 1919 (questa è l’unica lettera del gruppo di quelle indirizzate a Ferrara che risulta impostata a Trento ma non all’ufficio P.M. n. 124). La tariffa è quella per l’interno.
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Fig. 2 – Uso dei francobolli italiani soprastampati con il valore in corone su una cartolina spedita dalla Missione di Vienna con il bollo lineare “Comando Supremo / Regio Esercito Italiano / Missione Italiana per l’Armistizio”. Tariffa per l’interno. La cartolina è stata impostata il 17.4.1919 presso l’ufficio civile di Udine dove questi francobolli (emessi per Trento e Trieste) non avevano valore; ciononostante l’affrancatura è stata tollerata. Alquanto inconsueta l’impostazione ad Udine (la città si trovava lungo il percorso del collegamento aereo tra Vienna e Padova) teplici; tra questi, vale la pena di ricordare i seguenti: a) l’attività di controllo sul rispetto da parte dell’Austria delle corresponsioni in conto “riparazioni” dei danni di guerra. In tale ambito va annoverato il lavoro svolto: - per la restituzione all’Italia di quanto ancora recuperabile (dopo la dispersione e la vendita a privati) delle opere d’arte trafugate dagli austriaci fin dalla guerra del 1866; - per il recupero del materiale rotabile già esistente nelle terre redente ed il conseguente ripristino dei collegamenti ferroviari tra Italia ed Austria, attraverso i due transiti del Brennero e di Tarvisio. - per il recupero dei valori che, su disposizione delle
l’Italia ed in altre zone d’interesse strategico) ma della Missione militare per il controllo sull’attuazione delle clausole d’armistizio la quale, nei momenti di maggior consistenza, arrivò a contare fino a 123 ufficiali e circa 40 uomini di truppa. Il primo ad arrivare a Vienna, il 18.12.1918, fu il gen. Roberto Segre (già designato come capo della Missione); il successivo giorno 27 arrivò un nucleo di carabinieri ed il giorno dopo arrivò infine il grosso della Missione, partito in treno da Vicenza.
Il lavoro svolto dalla Missione Oltre a quelli tipici del controllo sul disarmo, ecc., i compiti a cui la Missione doveva far fronte erano mol-
Fig. 3 – Recto e verso di una lettera spedita dalla “Missione Militare Italiana / Budapest” (vedi bollo al verso), trasportata con corriere alla Missione di Vienna e da qui spedita, ancora con corriere, fino a Trento dove è stata impostata presso l’ufficio posta militare n. 124 (bollo del 11.7.1919, a fianco del francobollo). Tale ufficio non ha ritenuto valida l’affrancatura
(applicata a Budapest o a Vienna) in quanto formata con un francobollo soprastampato in centesimi di corona la cui validità era scaduta il 20.4.1919. Pertanto, all’arrivo a Milano (il 15.7.1919) la lettera è stata tassata per 25 cent. corrispondenti alla tariffa per l’interno (vedi segnatasse). Il mittente è un carabiniere in forza alla Missione di Vienna, evidentemente distaccato a Budapest. 8
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Fig. 4 Lettera spedita da un componente della “Commissione Ferroviaria” della “Missione Militare Italiana Vienna” (vedi bollo a due cerchi con stemma sabaudo al centro) ed impostata presso l’ufficio posta militare n. 151 che a quell’epoca si trovava a Innsbruck. Evidentemente questa Commissione operava nelle vicinanze di Innsbruck e la relativa posta non veniva pertanto inviata a Vienna per essere inclusa nel dispaccio da inviare in Italia con il corriere. sparse su tutto il territorio austriaco; in un secondo tempo, le Commissioni diventarono 7 in quanto, su richiesta del gen. Segre, ne furono nominate altre due (una per l’aeronautica ed una per i beni artistici). Pur in condizioni difficili, la Missione riuscì a portare a termine quasi tutti i compiti ad essa assegnati ed in definitiva si può dire che le difficoltà maggiori furono causate soprattutto dagli intralci che le altre Missioni alleate presenti a Vienna creavano nei confronti dell’Italia; bisogna infatti tenere presente che in quel momento, a causa di talune divergenze nell’applicazione del Patto di Londra, le altre “grandi potenze” erano poco propense a riconoscere, sul piano politico, vantaggiosi spazi di manovra al nostro paese.
autorità austriache, le banche e le compagnie di assicurazioni triestine avevano dovuto depositare a Vienna; - per l’acquisizione di materie prime (in particolare, il carbone), ecc. da inviare in Italia, in gran parte compensate con l’invio in Austria di viveri e beni di prima necessità per fare fronte alla grave crisi alimentare in cui versava il paese nei primi mesi del 1919 (in proposito è opportuno ricordare che il 5.2.1919 fu necessario inviare un contingente di 300 soldati italiani per scortare un carico di viveri destinato alla popolazione ormai ridotta alla fame). b) la proficua opera di pacificazione svolta personalmente dal gen. Segre in occasione della prima crisi tra Austria e Jugoslavia per il possesso della Carinzia (in seguito, questa vicenda si svilupperà prima con l’invio da Vienna a Klagenfurt di un gruppo di carabinieri per il mantenimento dell’ordine pubblico, poi con l’invio dall’Italia di un contingente di truppe per contrastare quelle jugoslave che volevano occupare la Carinzia ed infine con un plebiscito che sancirà l’appartenenza della conca di Klagenfurt all’Austria). Per l’espletamento dei suddetti compiti la Missione si avvalse di appositi organismi. Inizialmente, furono infatti nominate n. 5 Commissioni e n. 6 Delegazioni,
Lo “scandalo” Malgrado questi buoni risultati, in forza dei quali la Missione si era anche guadagnata la stima ed il riconoscimento degli stessi austriaci, l’obiettivo finale dell’Italia di recitare a Vienna il ruolo di grande potenza e di mostrare ai vinti le sue migliori qualità, fu vanificato da un episodio che a quell’epoca passò alle cronache con la definizione di “scandalo della Missione italiana a Vienna”.
Fig. 5 - Cartolina illustrata (datata 6.1.1919) spedita da un componente della “Commissione Militare Italiana” ad Innsbruck (vedi i due bolli di tipo diverso: uno lineare con l’indicazione “Ufficio Stazione” ed uno circolare con il nome della località) e giunta, tramite corriere, a Trento dove è stata impostata presso l’ufficio civile (vedi bollo ex austriaco scalpellato) in data 9.1.1919. Della medesima corrispondenza segnalo una cartolina datata 1.2.1919 che risulta ancora impostata a Trento (P.M. n. 124) mentre un’altra, datata 6.3.1919, risulta invece appoggiata presso l’ufficio P.M. n. 151 che si trovava ad Innsbruck. Ciò deriva dal fatto che la P.M. n. 151 ha iniziato ad operare ad Innsbruck a partire dal 25.1.1919 e fino a tale data (ed anche per alcuni giorni dopo) la posta dei delegati italiani veniva pertanto appoggiata a Trento. 9
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Fig. 6 - Lettera spedita dalla “Commissione Militare Italiana di Controllo - C. Budejovice” (vedi bollo in basso a destra) ed impostata, in data 9.12.1919, presso l’ufficio P.M. n. 151, localizzato ad Innsbruck. Il nome che figura al centro del bollo è quello di una località (Ceske Budejovice) che si trovava in Boemia. In proposito bisogna tenere presente che prima della definizione dei nuovi confini le località della Boemia facevano parte della “Grande Austria” ed era quindi del tutto normale che nell’attività di controllo certe Commissioni dipendenti dalla Missione di Vienna operassero in zone poi escluse dai confini austriaci. Anche in questo caso si deve presumere che per questa Commissione fosse più agevole il collegamento via corriere con Innsbruck (P.M. n. 151) che non con Vienna. La censura risulta effettuata all’origine, come si rileva dall’indicazione e dal timbro in basso a sinistra. frattempo il gen. Badoglio era stato nominato capo della Missione militare italiana a Vienna, ma al momento del suo insediamento questa era ormai inattiva. Infatti, l’attuazione delle clausole d’armistizio era stata completata ed in conseguenza del trattato di pace le truppe italiane avevano sgomberato il territorio austriaco tra il 20 ed il 26 luglio del 1920. Nel 1920 continuava tuttavia la sua attività a Vienna la “Commissione Militare Interalleata di Controllo” nella quale, naturalmente, operavano anche i delegati italiani.
La faccenda iniziò a metà del 1919, con la notizia di irregolarità contabili nella gestione della Missione. Fu subito avviata una prima inchiesta che si concluse senza risultati di rilievo; seguì allora una seconda inchiesta, anche questa senza conclusioni definitive. Alla terza inchiesta, iniziata nel gennaio del 1920, l’incaricato del Governo pretese le dimissioni del gen. Segre prima di iniziare le indagini. Di fronte al rifiuto di quest’ultimo, le indagini iniziarono ugualmente in data 20.1.1920 ma contemporaneamente fu anche stabilito un primo ridimensionamento dei compiti della Missione. Dopo qualche tempo l’ispettore tornò in Italia per riferire; le indagini ripresero pertanto nell’aprile successivo. Esse si conclusero in novembre con il deferimento del gen. Segre e di molti altri ufficiali, verso i quali si procedette all’arresto nel maggio del 1921. Tutti furono messi in libertà qualche tempo dopo, in attesa del processo. Questo fu celebrato nel 1924 e si concluse con una sentenza di assoluzione. In questo
L’istituzione del collegamento aereo Padova - Vienna - Praga All’inizio del 1919, quando la Missione di Vienna inizia la propria attività, i collegamenti ferroviari (e quindi anche quelli postali) tra l’Italia e l’Austria erano quasi inesistenti ed in ogni caso, anche dopo il ripristino (su base bisettimanale), richiedevano almeno due
Fig. 7 Verso di una lettera spedita da Trieste a Vienna in data 3.3.1919. Come si può dedurre dall’etichetta di tipo commerciale, il mittente è di lingua tedesca. Sulla fascetta di censura è applicato il bollo (su tre righe): “Commissione Censura Postale / Trieste / Ufficio Corriere Speciale Vienna”. Al recto della busta figura il normale bollo di censura di Trieste.
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Fig. 8 Cartolina scritta a Vienna in data 6.6.1919 e da qui spedita a Vigevano (Pavia) con applicata l’etichetta del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga. La cartolina risulta impostata a Trento, in data 12.6.1919, presso l’ufficio P.M. n. 124 (lotto n. 764 dell’asta Filasta n. 100 del 28-29 aprile 1989).
vizio di collegamento aereo che prevedeva come percorso principale la direttrice Padova – Vienna – Praga e come possibili diramazioni la Polonia, l’Ungheria, ecc. L’attuazione del collegamento ebbe inizio il 2.3.1919. Dal campo di aviazione di S. Pelagio (Padova) partì infatti una squadriglia di cinque aerei Caproni 450 HP la quale (con l’eccezione di un apparecchio che per un guasto dovette atterrare vicino a Treviso) giunse a destinazione in circa quattro ore e mezza seguendo la direttrice Udine, Klagenfurt, Salle della Mur e della Muz, Neukirchen, Viener Neustadt; essa venne dislocata nel campo di aviazione di Aspern. A distanza di circa un mese giunse ad Aspern una seconda squadriglia, questa volta formata da cinque aerei S.V.A. partiti dal campo di Campoformido. Con questo nuovo arrivo la formazione del distaccamento di aviazione a Vienna fu completata; conseguentemente, già in aprile venne formata la sezione staccata di Praga (Cecoslovacchia) ed in maggio quella di Cracovia (Polonia). A quanto risulta, nel periodo marzo – set-
giorni di viaggio. Essi ripresero in aprile e subirono una sospensione verso la fine di luglio a causa di una crisi nei rifornimenti di carbone in Austria ma ripresero poi regolarmente e definitivamente da metà ottobre del 1919. Si poneva pertanto il problema di garantire un collegamento aereo sicuro, regolare e veloce tra la Missione ed il Comando Supremo (che si trovava ad Abano, vicino a Padova) per lo scambio delle corrispondenze ufficiali. Un analogo problema si presentava inoltre con alcuni altri paesi dell’est europeo (Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia) nei confronti dei quali l’Italia era impegnata ad allacciare rapporti di amicizia e di collaborazione militare e commerciale. Tra l’altro, il Comando dell’Esercito attribuiva a questi collegamenti aerei non solo ragioni di necessità per velocizzare al massimo il trasporto della posta di servizio ma anche motivi di prestigio e di opportunità commerciale per la vendita dei nostri aeroplani nei paesi di nuova formazione. In relazione a ciò fu pertanto deciso di istituire un ser-
Fig. 9 - Lettera inoltrata con il collegamento Padova-Vienna-Praga. Sul fronte della lettera figura infatti l’indicazione manoscritta “Da Vienna per posta aerea” (stessa mano e stesso colore dell’inchiostro con cui è scritto l’indirizzo). Alla data della lettera, la stampa dell’apposita etichetta non era ancora avvenuta e l’esempio qui rappresentato costituisce pertanto un “precursore” rispetto alla data di introduzione della stessa. In questo caso si deduce che l’aereo ha effettuato uno scalo nella zona di Gorizia e che il dispaccio è stato pertanto consegnato all’ufficio di posta militare n. 53 operante in quel settore. L’annullamento del francobollo italiano da 25 cent. (tariffa per l’interno) reca la data del 12.3.1919. E’ questa la prima lettera del gruppo di quelle indirizzate a Ferrara; manca del bollo tondo del Comando e di quello lineare di censura che si trova invece su tutte le altre della medesima corrispondenza ma proprio per l’omogeneità di questo gruppo di lettere (stesso mittente e stesso destinatario) diventa difficile immaginare che non sia stata spedita da Vienna. 11
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Fig. 10 - Altro esempio di lettera della medesima corrispondenza di cui alla figura precedente. In questo caso la provenienza dalla Missione di Vienna è comprovata dalla presenza del bollo a due cerchi “Comando Supremo / Regio Esercito Italiano” e del bollo lineare “Verificato per Censura”. A differenza della precedente, la lettera risulta impostata presso l’ufficio P.M. n. 63 che a quell’epoca operava a Trieste. Il francobollo da 25 cent. (tariffa interna) è annullato in data 1.4.1919.
Cenni storico postali
tembre 1919 i voli compiuti furono circa 320, dei quali circa 200 di breve durata e circa 120 di lunga durata; tra questi ultimi i voli diretti da Vienna a Padova sarebbero stati 21 e quelli da Vienna a Varsavia 4. In settembre l’attività aviatoria fu grandemente ridotta in seguito al divieto di volare decretato dall’Alto Comando italiano che non voleva correre il rischio che aerei e piloti si unissero alla causa di D’Annunzio andando a Fiume. E’ lo stesso gen. Segre che nel suo libro (Cfr. “La Missione Militare Italiana per l’armistizio” Ed. Zanichelli – Bologna, 1928) ci dice di avere ottenuto l’autorizzazione ad effettuare qualche volo solo assumendone personalmente la responsabilità. Il rallentamento dell’attività divenne definitivo nel dicembre del 1919 quando arrivò l’ordine di rientro in Italia per tutto il personale del distaccamento di aviazione di Aspern. Gli aerei italiani rimasero così parcheggiati nell’aeroporto viennese fino a quando un nuovo gruppo di aviatori arrivò dall’Italia per la loro manutenzione e per riportarli in patria; pare che questo secondo distaccamento di aviazione a Vienna sia rimasto in loco qualche mese.
L’organizzazione per le esigenze postali La Missione non aveva al proprio seguito un ufficio italiano di posta militare. Pertanto, per l’invio della posta, sia essa ufficiale oppure privata dei componenti della Missione, erano possibili le seguenti alternative: appoggiarsi con appositi corrieri ai più vicini uffici italiani di posta militare o civile; istituire corrieri speciali per un collegamento diretto con il Comando in Italia; affidarsi alle poste austriache. A quanto risulta quest’ultimo sistema non fu mai utilizzato durante il 1919 (periodo in cui la Missione era in piena efficienza, con il totale dei suoi effettivi), salvo qualche occasionale invio di corrispondenza privata. Il sistema normalmente usato fu pertanto quello dei corrieri i quali utilizzarono sia il treno che l’aereo; a quest’ultimo riguardo merita particolare attenzione l’istituzione di un servizio di collegamento aereo del quale parlerò più avanti. La posta veniva affrancata a Vienna con i francobolli italiani e poi, di regola, il corriere la trasportava fino all’ufficio italiano di impostazione.
Fig. 11 20.8.1920 Lettera raccomandata espresso spedita da Vienna dal Ten. Li Donni alla propria famiglia a Palermo.
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Fig. 12 Recto e verso di una lettera per l’interno dell’Austria (affrancata con una corona) spedita in data 9.9.1920 da Ancsern al Ten. Li Donni a Vienna presso il “ital Flugfeld Aspern” (campo italiano di aviazione di Aspern).
Al verso la lettera presenta due etichette del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga usate come chiudilettera.
I francobolli
Le tariffe
Tutta la posta privata in partenza dalla Missione risulta regolarmente affrancata con bolli, quasi sempre di tipo metropolitano (fig. 1) ma in qualche caso anche con quelli soprastampati con il valore in corone (fig. 2); evidentemente, la provvista veniva fatta a Trento a cura del corriere. Ciò ha comportato che per qualche corrispondenza l’affrancatura non sia stata ritenuta valida in quanto al momento dell’impostazione i francobolli con la soprastampa erano ormai scaduti di validità. Si deduce che la Missione ha continuato a distribuire i francobolli soprastampati anche quando questi erano andati fuori corso; cioè dopo il 20.4.1919 (fig. 3). Si conosce tuttavia anche il caso di corrispondenza inoltrata senza affrancatura causa “mancanza di francobolli”; anche questa corrispondenza risulta appoggiata all’ufficio di posta militare n. 124 che nella fattispecie ha applicato il bollo “T. S.” (“Tassa Semplice”, a carico del destinatario). Tra la posta proveniente dalla Missione di Vienna non è stato finora riscontrato l’uso delle normali cartoline in franchigia (quasi certamente non erano in dotazione alla Missione) e così pure di quelle postali.
Poiché, come già precisato, l’impostazione della corrispondenza avveniva presso un nostro ufficio di posta militare oppure un ufficio civile in territorio italiano (nelle regioni redente), la tariffa applicata era quella per l’interno. Infatti, per il percorso in territorio estero la posta non viaggiava con i servizi postali ma con il corriere militare che la consegnava ai suddetti uffici.
I bolli del Comando La Missione non disponeva di contrassegni di franchigia. Il bollo ufficiale che si trova applicato su tutta la corrispondenza spedita dalla Missione di Vienna è di foggia circolare (a due cerchi), in gomma, con stemma sabaudo al centro e la dicitura “Comando Supremo / Regio Esercito Italiano”. Oltre al suddetto bollo, che caratterizza quasi tutta la posta in partenza da Vienna, ve ne erano anche diversi altri in uso presso la Missione; ne cito un paio: “Comando Supremo / Regio Esercito Italiano / Missione Italiana per l’Armistizio”. Bollo lineare in gomma su tre righe (visto anche su corrispondenza). “Missione Militare Italiana / Segreteria”. 13
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Comando di Vienna oppure l’inoltro tramite la posta civile austriaca diventava inevitabile.
Bollo amministrativo di foggia circolare, in gomma, a due cerchi, con stemma sabaudo al centro. Vi erano poi i bolli in uso presso le Commissioni e Delegazioni; anche di questi ne elenco alcuni: “Missione Militare - Italiana Vienna / Commissione Ferroviaria”. Bollo circolare (a due cerchi), in gomma, con stemma sabaudo al centro (fig. 4). “Commissione Militare Italiana / Innsbruck”. Bollo circolare (ad un cerchio) con il nome della località al centro fra due fregi. “Commissione Militare Italiana / Ufficio Stazione”. Bollo lineare in gomma su due righe (fig. 5). “Commissione Militare Italiana di Controllo - C.Budejovice” Bollo circolare in gomma (fig. 6).
La censura La posta della Missione veniva tutta censurata in partenza a cura del Comando; a questo scopo veniva usato un bollo lineare con la dicitura “Verificato per Censura”. Questo bollo veniva applicato assieme a quello circolare del Comando; pertanto lo si trova quasi sempre sovrapposto o vicino a quest’ultimo e con lo stesso colore di inchiostro (ciò prova che venivano applicati nello stesso momento). In merito a questa voce desidero segnalare l’esistenza di un particolare servizio di censura che nel 1919/1920 veniva svolto a Trieste e del quale non ho finora appurato l’eventuale collegamento con la Missione italiana a Vienna. Conosco infatti due bolli di censura (in gomma, di tipo lineare) con la seguente dicitura “Commisione Censura Postale / Trieste / Ufficio Corriere Speciale Vienna” (su tre righe) e “Ufficio Corriere Speciale Vienna” (su una riga). In proposito, tutto quello che sono riuscito a trovare è un articolo di Gustin pubblicato tantissimi anni fa su ”Pagine Filateliche Triestine” nel quale si dice che le lettere destinate in Austria venivano avviate a questo ufficio di censura. Non si precisa nemmeno se si tratta di corrispondenza scritta in tedesco.
L’instradamento Salvo quella trasportata con i collegamenti aerei (vedi apposito paragrafo) quasi tutta la corrispondenza spedita da Vienna è stata affidata ai corrieri che in treno raggiungevano l’ufficio italiano d’impostazione. Il collegamento più ricorrente era quello con Trento dove il dispaccio veniva consegnato all’ufficio di posta militare n. 124 ivi dislocato oppure, più raramente, all’ufficio postale civile. Non mancano tuttavia i casi in cui per l’impostazione i corrieri hanno utilizzato punti di arrivo diversi (es. Udine oppure Innsbruck, dove operava l’ufficio di P.M. n. 151). Esiste poi la casistica delle Commissioni e Delegazioni sparse sul territorio austriaco per le quali l’ufficio di posta militare italiana più vicino poteva essere diverso da quello utilizzato dal
Fig. 13 Recto e verso di una busta da consegnare a mano al Ten. Li Donni – Flugfeld Aspern (campo di aviazione di Aspern).
La busta è stata sigillata usando come chiudilettera due etichette del collegamento aereo PadovaVienna-Praga
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Fig. 14 - 18.9.1920 Lettera raccomandata spedita da Graz da un delegato italiano della “Commissione Militare Interalleata di Controllo / nella Repubblica d’Austria” (vedi intestazione a stampa sulla busta). Per l’invio della corrispondenza i delegati italiani si appoggiavano alla posta civile.
In ogni caso sui pochi pezzi finora esaminati (quattro !) oltre ad uno dei due suddetti bolli vi è anche quello consueto dell’ufficio di Trieste (quello lineare e quello tondo del censore oppure solo uno dei due) (fig. 7).
una etichetta di tipo allegorico che rappresenta un aereo in volo su Vienna e contiene le diciture “R. Esercito Italiano - Comando Supremo / Missione di Vienna / Collegamento aereo Padova-Vienna-Praga”. La stampa fu eseguita, a colori, dalla tipografia viennese Gesellschaft für Graphische Industrie. Secondo il Sorgoni (Cfr. “Catalogo storico e descrittivo della posta aerea italiana” Ed. Ghiglione - Genova, 1958) l’emissione avvenne in data 24.4.1919. Lo scopo di questa etichetta non è chiaro; in ogni caso è ormai appurato che essa non serviva per ottenere il diritto all’inoltro per via aerea. Lo si deduce dal fatto che la quasi totalità delle lettere e cartoline (tutte di origine privata) sulle quali essa figura risulta annullata con il bollo dell’ufficio di posta militare n. 124 il quale, è ormai chiaro, si trovava a Trento e non a Vienna come per molto tempo i maggiori collezionisti di posta aerea avevano creduto (fig. 8). Era infatti a Trento che il corriere proveniente in treno da Vienna aveva il suo punto di arrivo in Italia; qui egli consegnava il proprio dispaccio, normalmente all’ufficio posta militare n. 124 e, occasionalmente, a quello civile. Se a tutto ciò si aggiunge la considerazione che un aereo proveniente da Vienna non aveva alcun motivo di seguire la rotta di Trento (che comportava un prolungamento della trasvolata delle montagne anziché la più comoda e sicura rotta che porta ad Udine o a Trieste e da qui a Padova) si arriva alla conclusione che tutte le corrispondenze con l’etichetta che presentano il bollo dell’ufficio P.M. n. 124 sono arrivate a Trento in ferrovia. Alla stessa conclusione arriva anche l’amico F. Longhi (attualmente il maggior esperto di posta aerea italiana) nel suo catalogo “Aerofilatelia Italiana” – Ed. F. Zanetti, 1998. Per deduzione, quanto sopra mi consente anche un’altra conclusione: poiché il corriere arrivava a Trento (seguendo la linea ferroviaria del Brennero), si deve allora ritenere che la corrispondenza della Missione di Vienna sulla quale figura il bollo di un ufficio di posta militare (o civile) diverso da quello di Trento ed ubicato
La posta per via aerea e l’uso dell’etichetta del collegamento Padova-Vienna-Praga Ho già affrontato questo argomento in un articolo apparso nel lontano 1992 sul n. 2 della rivista “Il Francobollo”. Lo ripropongo ora con qualche convincimento in più in quanto, in questo frattempo, ho avuto modo di vedere altre lettere e cartoline che confermano la mia ipotesi o, quantomeno, non la contraddicono. L’articolo si basava sul ritrovamento di un certo numero di lettere della medesima corrispondenza dalle quali, facendo anche il confronto con gli oggetti sui quali figura applicata l’apposita etichetta del collegamento aereo, era possibile trarre una serie di considerazioni, e cioè: a) ai fini dell’inoltro per via aerea non era prescritto l’uso dell’etichetta b) la presenza dell’etichetta non convalida che il trasporto sia avvenuto per via aerea c) la corrispondenza trasportata per via aerea aveva punti di arrivo diversi (non solo Padova) Ma andiamo con ordine. Cominciamo col dire che in via ufficiale il collegamento era riservato al trasporto della sola corrispondenza di servizio; risulta tuttavia che furono fatte varie eccezioni anche per l’invio di posta privata dei componenti della Missione. Già nel primo volo, da Padova a Vienna, gli apparecchi trasportarono lettere e messaggi diretti alla nostra Missione ed al Governo della nuova repubblica ceco-slovacca; subito dopo cominciò il servizio postale aereo. A distanza di circa un mese e mezzo dall’inizio del servizio e quasi in concomitanza con l’arrivo a Vienna della seconda squadriglia di aeroplani, fu deciso di stampare 15
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in località non toccate (e non vicine) alla suddetta linea ferroviaria, sia stata trasportata per via aerea e non col treno (naturalmente, è esclusa da questa ipotesi la corrispondenza sulla quale figura il bollo della P.M. 151 che si trovava a Innsbruck). Non si spiega diversamente il fatto che sei lettere della medesima corrispondenza, tutte partite da Vienna nell’arco di un mese (dal 12.3 al 11.4.1919) e spedite allo stesso indirizzo di Ferrara, siano state “impostate” in quattro località diverse e nessuna di esse presso l’ufficio P. M. n. 124 a cui, normalmente, si appoggiava il corriere. Le sei lettere risultano impostate come segue: 1)-bollo del 12.03.1919 dell’ufficio P.M. n. 53 localizzato nella zona di Gorizia 2)-bollo del 18.03.1919 dell’ufficio P.M. n. 81 localizzato ad Abano (Comando Supremo) 3)-bollo del 18.03.1919 dell’ufficio P.M. n. 81 localizzato ad Abano (Comando Supremo) 4)-bollo del 01.04.1919 dell’ufficio P.M. n. 63 localizzato a Trieste 5)-bollo del 07.04.1919 dell’ufficio postale civile di Trento 6)-bollo del 11.04.1919 dell’ufficio P.M. n. 63 localizzato a Trieste (nel testo il mittente indica “Cracovia – 5.4.1919”; la lettera è stata pertanto trasportata prima a Vienna e poi inclusa nel dispaccio per l’Italia). A mio parere la sequenza di cui sopra induce chiaramente alla conclusione che solo attraverso dei voli queste lettere potevano arrivare a Gorizia, Trieste ed Abano, essendo difficile immaginare che il corriere del treno si recasse in tante località diverse per consegnare la posta o che arrivasse addirittura fino ad Abano quando invece era possibile fermarsi molto prima ed affidarla ad un ufficio postale italiano. Se fosse vero che il corriere arrivava occasionalmente qua e là, l’incidenza delle lettere provenienti dalla Missione di Vienna sulle quali figura un bollo diverso da quello di Trento (P. M. n. 124 o posta civile) sarebbe molto più alta rispetto a quella finora riscontrata. Avvalora la suddetta ipotesi anche il fatto che sul fronte della lettera contraddistinta con il n. 1 il mittente abbia scritto di proprio pugno “da Vienna per posta aerea” (fig. 9). Ciò significa che il mittente era uno di quelli ai
quali era “permesso” usare il servizio del collegamento aereo per la posta privata. Tale precisazione non appare più nelle lettere successive ma ciò non può costituire una prova per contraddire quanto sopra (fig. 10). Non deve poi suscitare perplessità il fatto che sulla busta manca l’apposita etichetta; a quella data quest’ultima non esisteva ancora in quanto sarebbe stata emessa dodici giorni dopo. Ed anche tutte le altre lettere sono antecedenti alla data di emissione dell’etichetta. A questo punto, avendo già precisato che non era necessario applicare l’etichetta sulla corrispondenza per beneficiare dell’inoltro per via aerea e così pure che la presenza della stessa non convalida l’avvenuto trasporto per via aerea, non rimane che da chiederci quale fine abbia poi fatto questa etichetta. Per rispondere a questo quesito mi avvalgo di un altro recente acquisto: un gruppo di lettere che fanno parte della corrispondenza di un ufficiale italiano (non saprei dire se pilota o tecnico) inviato nel 1920 al campo di Aspern per il recupero dei nostri aerei (fig. 11). Da queste lettere si capisce che l’etichetta in questione ha fatto…una ben misera fine. Infatti essa risulta adoperata, con funzioni di chiudilettera, addirittura da persone estranee all’ambiente dei militari italiani (nella fattispecie è adoperata da una conoscente locale del nostro ufficiale) e questo non solo su lettere inviate per posta (fig. 12) ma anche su lettere consegnate a mano (fig. 13). Questo significa che l’etichetta era stata regalata a dei privati locali i quali ne facevano un uso indiscriminato. E così, come era finita senza gloria la storia della Missione militare italiana a Vienna, anche la vicenda delle etichette del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga pare sia finita senza gloria.
La posta dei delegati italiani nella Commissione Militare Interalleata di Controllo A quanto risulta, i delegati italiani nella Commissione Interalleata non si avvalevano del servizio di collegamento postale istituito dalla Missione Italiana; essi si appoggiavano alla posta civile. A maggior ragione dopo il ridimensionamento della Missione avvenuto nel 1920 (Figg. 14 e 15).
Fig. 15 - 18.10.1920 Cartolina illustrata spedita da Vienna da un delegato italiano nella “Commissione Militare Interalleata di Controllo - Sezione Marina” (vedi indicazione manoscritta del mittente). Per l’invio della propria corrispondenza i delegati italiani si appoggiavano alla posta civile.
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1948: centenario del Risorgimento Usi postali dei commemorativi di Repubblica Benito Carobene
to nel numero 94 (marzo 2005) di questa rivista quando, a pagina 21, ho analizzato la serie “Avvento della Repubblica” del 1946. Anzi, a questo proposito, sarà bene tenere presente che per comprendere le caratteristiche di questi studi e, soprattutto, per conoscere esattamente sia la terminologia che userò, sia i limiti delle mie considerazioni, è indispensabile iniziare leggendo le “premesse” pubblicate nel suddetto articolo. La serie - Complessivamente, la serie Risorgimento si compone di tredici esemplari che, però, furono emessi in due momenti successivi. Prima i dodici pezzi di posta ordinaria e, poi, un esemplare per il pagamento della soprattassa per l’invio espresso. L’emissione venne autorizzata dal decreto del Presidente della Repubblica numero 391, datato 8 marzo 1948. Successivamente, le caratteristiche dei primi dodici esemplari vennero fissate da un decreto ministeriale datato 1° giugno 1948 e pubblicato sulla
el 1948 le Poste italiane emisero una lunga serie commemorativa del primo centenario del nostro Risorgimento o, più esattamente, dei fatti d’arme del 1848 che, dello stesso Risorgimento, rappresentarono uno dei momenti cruciali. Questa emissione comprendeva talmente tanti esemplari da far pensare ai collezionisti che si stesse ritornando alle abitudini degli anni Trenta, quando l’uscita di serie con dieci o più pezzi era quasi normale. Per fortuna, però, le Poste fecero subito macchina indietro. Tanto che, per avere, in periodo Repubblica, un’emissione “speciale” con un numero superiore di pezzi bisognerà addirittura attendere oltre 40 anni. E, cioè, fino al 1990 quando uscirono ben 36 esemplari per celebrare il campionato mondiale di calcio svoltosi in Italia. Ora, però, procediamo con ordine. In particolare, prima di iniziare a parlare della serie Risorgimento sarà bene chiarire che questo articolo rientra nel filone inaugura-
N
Uso singolo del 4 lire su cartolina postale a tariffa ridotta (corrispondenza fra sindaci).
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Uso singolo del 6 lire su cedola libraria.
Gazzetta ufficiale n. 173 del 28 luglio 1948. Mentre quelle dell’espresso vennero determinate con il decreto ministeriale del 21 settembre 1948 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale numero 258 del 5 novembre dello stesso anno. I primi dodici pezzi furono emessi il 3 maggio 1948 e avevano i seguenti facciali: lire 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 15, 20, 30, 50 e 100. L’espresso, messo in circolazione il 18 settembre 1948 aveva, invece, il facciale di 35 lire. Cifra corrispondente alla nuova soprattassa per gli espressi introdotta l’11 agosto 1948. Il termine della validità postale, in entrambi i casi, venne fissato al 31 dicembre 1949. Complessivamente, quindi, i dodici esemplari ordina-
ri restarono in uso 608 giorni e l’espresso 470 giorni. Per quanto concerne questa serie, inoltre, va anche ricordato che essa fu la prima commemorativa che venne soprastampata AMG-FTT (Allied military government – free territory Trieste) per essere adoperata nella zona A del Territorio libero di Trieste. Tutte le considerazioni che faremo in questo articolo, quindi, valgono anche per gli esemplari triestini. L’unica differenza riguarda le date di emissione. Infatti, a Trieste i primi dodici esemplari furono emessi il 1° luglio 1948 e l’espresso il 24 settembre 1948. Anche a Trieste, invece, tutti i francobolli ebbero corso fino al 31 dicembre 1949. In pratica, quindi, i giorni di validità furono 549 per i pezzi ordinari e 464 per l’espresso.
Uso singolo del 100 lire su lettera doppio porto raccomandata espresso. Affrancatura di origine filatelica ma in perfetta tariffa.
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Uso singolo del 100 lire su lettera raccomandata per l'estero.
I tariffari - Iniziamo considerando la situazione per la corrispondenza inviata all’interno dell’Italia. All’atto dell’emissione dei primi dodici esemplari le tariffe in uso erano quelle stabilite con il decreto del Capo provvisorio dello Stato n. 671 del 21 luglio 1947. Tariffario entrato in vigore il 1° agosto 1947. Un radicale cambiamento di tali tariffe avvenne a partire dall’11 agosto 1948, quando entrò in vigore quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica numero 1052 del 2 agosto 1948. Altro cambiamento interessante quasi tutte le voci si ebbe a partire dal 10 aprile 1949 con l’entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica numero 111 del 5 aprile 1949. Praticamente tale tariffario è quello che accompagnò l’uso degli esemplari della serie Risorgimento fino al momento in cui essi persero
validità postale. Va, comunque, ricordato che un piccolo cambiamento (riguardante, però, solo gli estratti conto dei giornali) si ebbe il 10 agosto 1949. Per quanto, invece, riguarda le tariffe per l’estero la situazione è più semplice. Infatti, all’atto dell’emissione dei primi dodici esemplari in vigore erano ancora quelle introdotte il 1° settembre 1947 (decreto ministeriale del 18 agosto 1947 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 196 del 28 agosto 1947). Successivamente si ebbe, nel periodo di validità della serie di cui ci stiamo occupando, un solo cambiamento a partire dall’11 agosto 1949, quando entrarono in vigore le tariffe introdotte con il decreto ministeriale del 2 agosto 1948, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 184 del 10 agosto 1948. Complessivamente, quindi, per l’uso postale degli
Uso monocolore del 3 lire: sei pezzi su cartolina postale raccomandata (8 lire per la cartolina e 10 per la raccomandazione).
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Uso monocolore del 4 lire: cinque pezzi su lettera primo porto. 1949): della durata complessiva di 508 giorni; per quanto riguarda, però, l’esemplare espresso (emesso il 18 settembre 1949) tale periodo durò solo 470 giorni (e, cioè, tutto il periodo di validità postale di questo francobollo). Per avere un’idea di quale possa essere l’ampiezza delle variazioni introdotte nei differenti tariffari possiamo considerare i primi porti lettera. Per l’interno, all’atto dell’emissione della serie la lettera doveva essere affrancata con dieci lire; mentre alla fine del dicembre 1949 la stessa corrispondenza richiedeva un francobollo da venti lire. Si tratta, quindi, esattamente di un raddoppio della tariffa. Per l’estero l’affrancatura iniziale della lettera doveva essere di 30 lire e quella finale di 40 lire. In questo caso l’aumento fu dell’ordine del 33 per cento.
esemplari della serie Risorgimento, si debbono considerare i seguenti periodi relativi all’interno: 1° periodo (dal 3 maggio al 10 agosto 1948): della durata complessiva di cento giorni, questo periodo riguarda solo i dodici pezzi ordinari; 2° periodo (dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949): della durata complessiva di 242 giorni; per quanto riguarda, però, l’esemplare espresso (emesso il 18 settembre 1949) tale periodo durò solo 204 giorni; 3° periodo (dal 10 aprile al 31 dicembre 1949): della durata complessiva di 266 giorni. Per l’estero, invece, vanno considerati due soli periodi: 1° periodo (dal 3 maggio al 10 agosto 1948): della durata complessiva di cento giorni, questo periodo riguarda solo i dodici pezzi ordinari; 2° periodo (dall’11 agosto 1948 al 31 dicembre
Uso monocolore del 30 lire: due pezzi soprastampati per Trieste su lettera espresso.
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Posta Mil. 95.qxp
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Uso monocolore del 100 lire: due pezzi soprastampati per Trieste su lettera posta aerea per gli Stati Uniti. L'affrancatura dovrebbe essere in difetto di 5 lire. Infatti, il porto lettera era di 40 lire e la soprattassa, ogni 5 grammi, di 55 lire. Usi singoli e monocolore - Esaminiamo ora i diversi fino al 10 agosto 1948 e riguardò la corrispondenza per esemplari della serie cominciando dagli usi singoli e i ciechi. passando, poi, a quelli monocolore (a proposito dei Passiamo agli usi monocolori. Per la coppia del tre lire quali, però, ci limiteremo a considerare solo le affran- si veda quanto si dirà a proposito del sei lire e per la cature che comprendono fino a quattro pezzi dello stes- quartina quanto si dirà per il 12 lire. Tre pezzi del 3 lire poterono affrancare (fino al 10 agosto 1948) solo i so francobollo). Lire 3 – Per l’interno vi furono usi singoli frequenti campioni doppio porto per l’interno. solo nel primo periodo (fino al 10 agosto 1948). Si trat- Lire 4 – Gli unici usi singoli possibili si ebbero, per ta di cartolina con la sola firma e stampe primo porto. l’interno, nel primo periodo (fino al 10 agosto 1948): In questo periodo, inoltre, 3 lire rappresentavano anche cartolina postale a tariffa ridotta (per militari o spedita la soprattassa per il primo porto della posta pneumati- dai sindaci), partecipazione, cedola libraria, estratto ca. In tutto il periodo in cui la serie fu in corso, inoltre, conto dei giornali e campioni di medicinali. Per l’estecon tre lire si potè affrancare una lettera per ciechi rac- ro l’unico uso singolo possibile lo si ebbe nel secondo periodo (a partire dall’11 agosto 1948) quando con 4 comandata. Per l’estero l’unico uso singolo possibile lo si ebbe solo lire si potevano affrancare le corrispondenze per i cie-
Cartolina postale espresso. La soprattassa per l'invio espresso (25 lire) è stata pagata con i due francobolli da lire 10 e 15.
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Posta Mil. 95.qxp
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Uso bicolore con il 15 e il 30 lire (due pezzi) su assicurata doppio porto. L'affrancatura di lire 75 si giustifica nel modo seguente: lettera doppio porto lire 30, raccomandazione lire 35, assicurazione fino a lire 300, lire 10. Tutti i francobolli sono perforati CI.
chi. Usi che sono, praticamente tutti, da considerare interessanti. Per la coppia vedere quanto si dirà per l’esemplare da otto lire e per i tre pezzi quanto concerne gli usi singoli del 12 lire. Usi sicuramente interessanti sono tutti quelli riguardanti la quartina del 4 lire. Per l’interno, nel primo periodo: manoscritti a tariffa ridotta raccomandati, lettera posta aerea e stampe doppio porto raccomandate. Successivamente, per l’interno l’unico uso possibile fu su campioni di medicinali raccomandati. Per l’estero si ebbero due usi possibili solo nel secondo periodo: stampe doppio porto e campioni primo porto. Lire 5 – Iniziamo a considerare gli usi singoli per l’interno. Nel primo periodo (fino al 10 agosto 1948) questo francobollo potè affrancare la lettera a tariffa ridotta, la cartolina con cinque parole di convenevoli e il
biglietto da visita. La stessa cifra rappresentava la soprattassa doppio porto per la posta pneumatica e la soprattassa fermo posta pagata dal mittente. A partire dall’11 agosto 1948 e fino a tutto il 1949 lo stesso francobollo potè essere adoperato per la cartolina con la sola firma e per le stampe primo porto. Le 5 lire, inoltre, rappresentavano la soprattassa primo porto per la posta pneumatica. Nessun uso singolo fu possibile per l’estero. Per quanto, infine, riguarda gli usi multipli si guardino: per la coppia gli usi singoli del 10 lire, per la striscia di tre il 15 lire e per i quattro pezzi il 20 lire. Lire 6 – Questi gli usi singoli per l’interno: fino al 10 agosto 1948 manoscritti a tariffa ridotta, campioni primo porto (uso interessante), stampe doppio porto e lettera contenente corrispondenza affrancata a macchina (uso sicuramente interessante). Sei lire, inoltre, rappresentavano la soprattassa posta aerea per l’interno.
Uso bicolore del 5 e del 15 lire (due pezzi di ognuno) su lettera primo porto per l'estero.
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Affrancatura quadricolore con i francobolli da lire 3, 4, 8 e con l'espresso da 35 lire. Si tratta di una lettera espresso in perfetta tariffa.
La situazione cambia completamente a partire dall’11 agosto 1948. Le sei lire servirono per affrancare, fino a tutto il 1949, le cartoline con cinque parole, i biglietti da visita, le partecipazioni e i campioni di medicinali primo porto (uso interessante). Altrettanto interessanti i seguenti usi: fino al 9 aprile 1949 le cartoline postali a tariffa ridotta e fino al 9 agosto 1949 le cedole librarie e gli estratti conto dei giornali. Usi singoli possibili per l’estero si ebbero solo fino al 10 agosto 1948 e riguardarono le cartoline con cinque parole, i biglietti da visita, le partecipazioni e le stampe primo porto. Passiamo agli usi multipli. Per quanto concerne la coppia del sei lire si vedano gli usi singoli del 12 lire. Alcuni usi, tutti sicuramente interessanti, si ebbero con i multipli superiori. La striscia di tre si potrebbe trovare, per l’interno e fino al 10 agosto 1948, su manoscritti
triplo porto e cartoline postali e fatture commerciali entrambe raccomandate e, per l’estero e sempre fino al 10 agosto 1948, su campioni doppio porto e stampe triplo porto. Quattro pezzi da sei lire avrebbero potuto affrancare: per l’interno (fino al 10 agosto 1948) le cartoline postali raccomandate inviate per posta aerea; per l’estero, fino al 10 agosto 1948, i campioni triplo porto e, successivamente, i campioni doppio porto. Lire 8 – Gli unici usi singoli per l’interno si ebbero fino al 10 agosto 1948: cartolina postale, fattura commerciale e recapito autorizzato (sicuramente interessante). A partire dall’11 agosto, poi, otto lire rappresentavano la soprattassa doppio porto per la posta pneumatica e la soprattassa fermo posta pagata in partenza. Per l’estero si ebbero, invece, possibili usi singoli solo a partire dall’11 agosto 1948: cartolina con
Affrancatura quadricolore con esemplari soprastampati per Trieste da lire 8, 12, 20 e 30. Si tratta di una lettera cinque porti raccomandata in perfetta tariffa: lire 50 per la lettera cinque porti e lire 20 per la raccomandazione.
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Uso misto del 3 lire Risorgimento con numerosi esemplari della serie Democratica su cartolina postale espresso affrancata, esattamente, per lire 47 (lire 12 per la cartolina e lire 35 per l'invio espresso).
cinque parole, biglietto da visita, partecipazioni e stampe primo porto. Passiamo agli usi monocolore. Per la coppia si veda la quartina del quattro lire e per la striscia di tre la quartina del sei lire. La quartina dell’8 lire, invece, ebbe usi possibili solo a partire dall’11 agosto 1948. Per l’interno, fino al 9 aprile 1949 su cartolina postale raccomandata e, fino a tutto il 1949, su fattura commerciale raccomandata. Per l’estero su campioni triplo porto. Ovviamente, si tratta sempre di usi interessanti. Lire 10 – Abbastanza limitati gli usi singoli del 10 lire e sempre solo per l’interno. Fino al 10 agosto 1948 su lettera primo porto e su avviso di ricevimento. In questo periodo, inoltre, 10 lire rappresentavano la soprattassa per le raccomandate aperte. Tra l’11 agosto 1948
e il 9 aprile 1949 su manoscritti a tariffa ridotta (inoltre, in tale periodo 10 lire rappresentavano la tassa per il recapito autorizzato); dal 10 aprile 1949 alla fine dell’anno su lettera a tariffa ridotta e su stampe doppio porto. Inoltre, a partire dall’11 agosto 1948 e fino al termine di validità con 10 lire si poterono affrancare i campioni primo porto e le lettere contenenti corrispondenza affrancata a macchina (uso interessante). Per finire, poi, si potrà ricordare che in quest’ultimo periodo 10 lire rappresentavano sia la soprattassa fermo posta pagata dal destinatario, sia la soprattassa per la posta aerea. Per la coppia del 10 lire si vedano gli usi singoli del 20 lire e, per la striscia di tre, quelli del 30 lire. Invece, numerosi furono (almeno in teoria) i possibili usi monocolori di quattro pezzi del 10 lire. Usi che, ovvia-
Uso misto della coppia del 100 lire con un cinque lire della Democratica su lettera posta aerea per gli Stati Uniti con peso compreso fra i dieci e i quindici grammi: lire 40 per la lettera e lire 165 per la soprattassa aerea
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Uso misto di quattro pezzi del 5 lire Risorgimento con sei esemplari del 6 lire su 3,20 della posta aerea. Lettera raccomandata probabilmente di origine filatelica ma in perfetta tariffa di 50 lire.
mente, vanno considerati tutti interessanti. Per l’interno ricorderemo: fino al 10 agosto 1948 manoscritti doppio porto espresso, pacchetti espresso, lettera fermo posta espresso, lettera doppio porto raccomandata, lettera triplo porto raccomandata aperta, assicurata e atti giudiziari inviati per lettera aperta; dall’11 agosto 1949 al 9 aprile 1949 stampe primo porto espresso; dal 10 aprile 1949 lettera doppio porto e lettera raccomandata aperta; in tale periodo, inoltre, 40 lire rappresentavano la soprattassa per gli espressi. Per l’estero, invece, 40 lire rappresentavano, fino al 10 agosto 1948, la soprattassa per le raccomandate e, a partire dall’11 agosto 1948 l’affrancatura per lettere e manoscritti primo porto. Lire 12 – Questo esemplare ebbe, per l’interno, possibili usi singoli in tutto il periodo di validità della serie. Fino al 10 agosto 1948 su manoscritti primo porto e su campioni triplo porto (interessante); dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949 su cartolina postale e a partire dall’11 agosto fino a tutto il 1949 su fattura commerciale e campioni di medicinali doppio porto (uso interessante). Per l’estero si ebbero possibili usi singoli solo fino al 10 agosto 1948: stampe doppio porto e campioni primo porto (interessante). Per la coppia del 12 lire si veda quanto detto a proposito della quartina del sei lire. Veramente interessanti gli unici usi possibili della striscia di tre del 12 lire per l’interno: fino al 10 agosto 1948 su cartolina postale espresso inviata per posta pneumatica e su lettera raccomandata inviata per posta aerea e, tra l’11 agosto 1948 e il 9 aprile 1949, su carte per ciechi espresso.
Inoltre, la stessa striscia di tre potè affrancare, per l’estero e fino al 10 agosto 1948, i manoscritti doppio porto. Veramente interessanti i possibili usi della quartina. Ne ricorderemo solo alcuni. Per l’interno: fino al 10 agosto 1948 lettera doppio porto contrassegno e, dal 10 aprile 1949, lettera doppio porto fermo posta. Per l’estero, a partire dall’11 agosto 1948 manoscritti doppio porto. Lire 15 – Possibili usi singoli si ebbero solo per l’interno. Fino al 10 agosto 1948 manoscritti doppio porto e (tutti sicuramente interessanti) pacchetti, lettera a tariffa ridotta raccomandata aperta e lettera fermo posta. Gli usi singoli più facili da rintracciare, invece, si ebbero successivamente. Tra l’11 agosto 1948 e il 9 aprile 1949: lettera e avviso di ricevimento. Tra l’11 agosto 1948 e il 31 dicembre 1949: campioni doppio porto (interessante) e stampe triplo porto. Tra il 10 aprile 1949 e la fine dell’anno cartolina postale. Inoltre, in questo periodo, 15 lire rappresentavano la tassa per il recapito autorizzato. Passiamo agli usi multipli. Per quanto concerne la coppia si veda quanto si dirà per gli usi singoli del 30 lire. Numerosi, ma tutti decisamente interessanti, i possibili usi della striscia di tre (tutti per l’interno). Fra questi ricorderò solo: fino al 10 agosto 1948 lettera doppio porto espresso, lettera raccomandata aperta espresso e atti giudiziari doppio porto (tariffa manoscritti); a partire dal 10 aprile 1949 stampe primo porto espresso e manoscritti raccomandati. In teoria furono possibili anche numerosi usi della quartina (ovviamente, tutti molto interessanti). Mi limiterò a ricordarne alcuni per l’interno. Fino al 10 agosto 1948 atti giudiziari doppio porto (tariffa lettera); 25
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dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949 stampe raccomandate espresso e lettera assicurata; a partire dal 10 aprile 1949 lettera triplo porto, lettera espresso e lettera doppio porto raccomandata aperta. Un uso decisamente interessante per l’estero fu su cartolina postale raccomandata. Inoltre, sempre per l’estero, 60 lire rappresentarono la soprattassa espresso fino al 10 agosto 1948 e la soprattassa per la raccomandazione a partire dal successivo 11 agosto. Lire 20 – Questi i possibili usi singoli per l’interno: fino al 10 agosto 1948 lettera doppio porto, lettera raccomandata aperta e pacchetti doppio porto (interessante); inoltre, in tale periodo 20 lire rappresentavano la soprattassa per la raccomandazione. Tra l’11 agosto 1948 e il 9 aprile 1949 si ebbe come uso singolo più frequente quello su manoscritti primo porto. Invece, un uso sicuramente interessante fu quello relativo a una lettera inviata per posta pneumatica. Il 20 lire, a partire dal 10 aprile 1949, potè affrancare la lettera e l’avviso di ricevimento. Vanno, inoltre, fatte due considerazioni relative a tutto il periodo che iniziò l’11 agosto 1948. Periodo durante il quale 15 lire rappresentarono l’affrancatura per i campioni triplo porto (uso interessante) e anche la soprattassa per le raccomandate aperte. Un uso singolo lo si ebbe anche per l’estero; infatti, fino al 10 agosto 1948 con 20 lire si potè affrancare la cartolina postale. Passiamo agli usi multipli. Per la coppia si veda quanto detto a proposito della quartina del 10 lire e per la struscia di tre la quartina del 15 lire. Anche per la quartina esistono alcuni usi possibili (ovviamente tutti interessanti). Mi limiterò a ricordare: per l’interno, a partire dal 10 aprile 1949, la lettera doppio porto espresso e la lettera raccomandata aperta espresso; per l’estero, fino al 10 agosto 1948, la cartolina postale espresso. Inoltre, sempre per l’estero, a partire dall’11 agosto 1948 80 lire rappresentavano la soprattassa per l’invio espresso.
Lire 30 – Per l’interno si ebbero possibili usi singoli fin dall’emissione. Fino al 10 agosto 1948 lettera triplo porto e lettera raccomandata e (usi interessanti) lettera a tariffa ridotta espresso e lettera doppio porto raccomandata aperta. Dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949 lettera doppio porto e manoscritti triplo porto e (uso interessante) manoscritti a tariffa ridotta raccomandati. A partire dal 10 aprile 1949 manoscritti doppio porto e (usi interessanti) lettera a tariffa ridotta raccomandata aperta e lettera inviata per posta aerea. Inoltre, sempre per l’interno, in tutto il periodo che iniziò l’11 agosto 1948 si ebbe un possibile uso singolo interessante: si tratta dell’affrancatura per i pacchetti doppio porto. Per l’estero si ebbero usi singoli possibili solo fino al 10 agosto 1948: lettera e manoscritti primo porto. Passiamo agli usi multipli. Per la coppia si veda la quartina del 15 lire. Per la striscia di tre si ebbero possibili usi, per l’interno, solo a partire dall’11 agosto 1948. Però, essendo tutti estremamente improbabili da trovare, preferisco non parlarne. Invece, ne vanno ricordati due per l’estero (entrambi possibili solo fino al 10 agosto 1948): lettera doppio porto raccomandata e lettera espresso. Anche per la quartina ricorderò solo alcuni usi per l’estero: fino al 10 agosto 1948 lettera assicurata e cartolina postale raccomandata espresso; dal successivo 11 agosto lettera espresso. Lire 50 – Degni di menzione sono diversi usi singoli per l’interno, fra questi ricorderò: fino al 10 agosto 1948: lettera a tariffa ridotta raccomandata espresso, lettera triplo porto raccomandata, notificazione atti giudiziari (come lettera chiusa); dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949: lettera espresso, lettera raccomandata, lettera doppio porto raccomandata aperta; dal 10 aprile 1949: lettera a tariffa ridotta espresso, campioni espresso, stampe doppio porto espresso (tutti interessanti). Per l’estero va segnalato un solo uso singolo: fino al 10
Affrancatura mista del 35 lire con il francobollo commemorativo di Donizetti. Si tratta di una lettera espresso in cui il 35 lire è servito proprio per pagare la soprattassa per l'invio espresso.
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agosto 1948 lettera doppio porto. Per quanto riguarda la coppia si veda quanto diremo per l’esemplare da 100 lire. A proposito dei possibili usi delle strisce di tre ne vanno segnalati due, entrambi per l’estero: fino al 10 agosto 1948 lettera doppio porto espressa e, a partire dall’11 agosto 1948, lettera tre porti raccomandata. Per quanto concerne, infine, la quartina si può solo ricordare che 200 lire furono, a partire dal 10 aprile 1949, la tassa da pagarsi per le tessere postali di riconoscimento (anche se, ovviamente, sulle suddette tessere non c’era lo spazio per applicare quattro francobolli!) Lire 100 – Cominciamo a esaminare gli usi singoli per l’interno. Nessuno fino al 10 agosto 1948. Fra l’11 agosto 1948 e il 9 aprile 1949 lettera doppio porto raccomandata espressa e notificazione atti giudiziari doppio porto (come lettera chiusa). Diversi gli usi possibili a partire dal 10 aprile 1949; tra questi ricorderò solo la lettera triplo porto espressa e gli atti giudiziari doppio porto (come lettera aperta). Passiamo alle tariffe per l’estero. Fino al 10 agosto 1948 100 lire rappresentarono la soprattassa per l’invio raccomandato-espresso. Poi, a partire dal successivo 11 settembre, con il francobollo da 100 lire si potè affrancare una lettera raccomandata. Sugli usi multipli poco da dire. Le uniche possibilità, forse, sono quelle che si riferiscono alla coppia e che sono state elencate a proposito della quartina del 50 lire. Lire 35 (espresso) – Questo francobollo è stato emesso il 18 settembre 1948 in seguito all’aumento della soprattassa per gli espressi verificatasi a partire dall’11 agosto. Soprattassa che, appunto, passò a 35 lire, ma che fu ulteriormente aumentata a partire dal 10 aprile 1949 (quando passò a 40 lire). Ciò porta come conse-
guenza che il vero uso (che potremmo definire “proprio”) di questo esemplare fu quello di pagare la soprattassa espresso nel periodo compreso fra il 18 settembre 1948 e il 9 aprile 1949. Però, vale anche la pena di ricordare qualche altra possibile tariffa in quanto, come è noto, gli espressi sono stati usati anche come francobolli ordinari. In particolare, per quanto concerne gli usi singoli per l’interno, possiamo ricordarne due: lettera raccomandata aperta entro il 9 aprile 1949 e la cartolina postale raccomandata a partire dal successivo 10 aprile. Niente per l’estero. Usi policolore - Parlare delle possibili affrancature policolore (cioè formate da più di un francobollo della stessa serie), per un insieme di ben tredici francobolli diversi, è sicuramente difficile e, soprattutto, richiederebbe veramente troppo spazio. Infatti, tutte le possibili combinazioni sono estremamente numerose. Solo perché i lettori possano rendersi conto di quante esse siano, mi limiterò a riportare il numero di tutte le possibili combinazioni. Però, sia ben chiaro, ciò deve essere considerato un puro esercizio matematico in quanto ritengo che nessuno possa pensare di cercarle tutte. Comunque, ecco i numeri; le possibili combinazioni sono: di dodici pezzi diversi: 13; bicolori o di undici pezzi: 78; tricolori o di dieci pezzi: 286; quadricolori o di nove pezzi: 715; pentacolori o di otto pezzi: 1.287; esacolori o di sette pezzi: 1.716. Mi limiterò, comunque, a fare solo qualche breve considerazione sulle possibili affrancature bicolori che avrebbero potuto permettere di soddisfare esattamente una ben precisa tariffa. Ovviamente, è chiaro che tutte
Affrancatura mista del 35 lire con il francobollo celebrativo della ricostruzione del ponte di Bassano, soprastampati per Trieste. Si tratta di una lettera raccomandata in cui il 35 lire è servito per pagare la soprattassa per la raccomandazione.
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Affrancatura mista con una quartina del 3 lire e una striscia di quattro del 4 lire della serie Risorgimento usati assieme a una quartina del 3 lire Santa Caterina e un esemplare Donizetti. Si tratta di una lettera raccomandata di evidente origine filatelica ma in perfetta tariffa di 55 lire (nel periodo successivo al 10 aprile 1949).
queste affrancature (salvo qualche rarissimo caso) sono da considerare interessanti. Anche per le combinazioni bicolori, comunque, va detto che su alcune di esse si possono avere informazioni in ciò che è stato detto in precedenza. Infatti, tanto per fare un esempio, se si vogliono sapere quali siano i possibili usi della coppia formata dal 5 e dal 10 lire basta andare a vedere cosa si dice a proposito del francobollo da 15 lire. Comunque vediamo i casi più semplici. La coppia 3 e 15 lire potè affrancare, fino al 10 agosto 1948, la cartolina postale raccomandata; e la coppia 3 e 30, sempre nello stesso periodo, la cartolina postale espresso. Diversi i possibili usi delle due coppie 5 e 20 e 10 e 15 lire. Eccone alcuni per l’interno: fino al 10 agosto 1948 lettera a tariffa ridotta raccomandata; dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949 manoscritti doppio porto e lettera posta aerea; a partire dal 10 aprile 1949 manoscritti e cartolina postale posta aerea; dall’11 agosto 1948 fino alla fine di validità della serie stampe raccomandate. Inoltre, per l’estero, a partire dall’11 agosto 1948 cartolina postale. La coppia 5 e 50 lire potè essere adoperata, fino al 10 agosto 1948 su lettera raccomandata espresso e, a partire dal 10 aprile 1949 su cartolina postale espresso. Affrancature, entrambe, per l’interno. Diversi i possibili usi delle due coppie 15 e 50 e 30 e 35 lire. Eccone alcuni per l’interno: fino al 10 agosto 1948 lettera doppio porto raccomandata-espresso; dall’11 agosto 1948 al 9 aprile 1949 lettera doppio porto o espressa o raccomandata; a partire dal 10 aprile 1949 lettera assicurata e manoscritti espresso. Inoltre, per l’estero, va ricordato che con 65 lire si potè affrancare, a partire dall’11 agosto 1948, la lettera doppio porto.
Per la coppia 20 e 50 lire si possono ricordare due affrancature per l’interno (entrambe possibili tra l’11 agosto 1948 e il 9 aprile 1949): lettera raccomandata aperta espresso e notificazione atti giudiziari (tariffa di lettera aperta). Per l’estero, poi, vanno segnalati due usi possibili entro il 10 agosto 1948: lettera triplo porto e lettera raccomandata. Per la combinazione 20 e 100 lire gli unici usi che vale la pena menzionare sono tutti per l’estero: fino al 10 agosto 1948 lettera assicurata e cartolina postale raccomandata espresso; dal successivo 11 agosto lettera espresso. Consideriamo ora la coppia 30 e 100 lire. Una sola segnalazione: per l’estero, fino al 10 agosto 1948, lettera raccomandata espresso. Usi misti - Prima di addentrarci in questa analisi sarà opportuno fare una considerazione. Molti francobolli (definitivi e di servizio) e interi postali emessi prima della proclamazione della Repubblica restarono in corso fino al 31 dicembre 1948. L’elenco dettagliato di questi esemplari è stato dato nel già citato articolo relativo alla serie “Avvento della Repubblica” (numero 94 della Rivista). Quindi mi limiterò a rimandare ad esso. Tutto ciò che si può dire a questo proposito è che qualsiasi affrancatura (non filatelica e in tariffa) che comprende esemplari della serie Risorgimento con quelli emessi in periodo Regno o Luogotenenza è da considerarsi estremamente interessante. Passiamo ora ai normali francobolli definitivi. La serie in corso era la Democratica e, all’atto dell’emissione dei primi valori della serie Risorgimento, erano già usciti tutti i tagli. Ci sono, però, da fare due considerazioni. Il 10 lire grigio andò fuori corso il 30 aprile 1948 e, quindi, non si può trovare insieme ai francobolli che 28
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andato fuori corso il 30 giugno 1946) e della serie Campidoglio (ma il 1000 lire fu emesso solo il 10 settembre 1948). Gli espressi della serie Democratica erano anch’essi tutti in coso con eccezione di quello da 50 lire (uscito nel 1951). Per la posta pneumatica erano in corso i due valori della serie Minerva da lire 3 e 5. Per il recapito autorizzato erano in corso i due valori con formato grande, mentre per quelli con formato ridotto va ricordato solo il 15 lire (uscito il 2 luglio 1949). Per i segnatasse gli esemplari in corso erano tutti quelli con tagli fino a 50 lire (infatti, il 100 e 500 lire furono emessi successivamente). Dei pacchi postali è inutile parlare in quanto, essendosi normalizzato il traffico postale, non sono possibili usi misti fra questi francobolli e quelli ordinari. Usi su interi postali - Numerose le cartoline in corso nel periodo in esame. Anche limitandoci a considerare solo quelle emesse dopo la proclamazione della Repubblica possiamo ricordare le seguenti appartenenti tutte ai tipi della Democratica: lire 4, lire 8 e lire 8 + 8, lire 20 e lire 20 + 20, lire 6 e lire 12 (entrambi del 30 ottobre 1948), lire 12 + 12 (uscito nel 1949), lire 15 e lire 15 + 15 (emessi entrambi il 2 luglio 1949). Tra i biglietti postali vanno ricordati i tre tipi del 4 lire (con stemma sabaudo, senza e con dicitura Repubblica italiana), il 5, il 10 e il 20 lire.
stiamo considerando. Inoltre, i primi quattro esemplari della Democratica (da centesimi 10, 20, 25 e 40) persero validità postale alla fine del 1948. Quindi, questi francobolli (sia per il taglio, sia per il periodo limitato d’uso) adoperati insieme a pezzi del Risorgimento sono da considerare interessanti. Anche per quanto riguarda i possibili usi misti con altri francobolli speciali (commemorativi o celebrativi) la situazione è abbastanza complicata. Infatti, nel periodo che ci interessa le emissioni del genere furono numerose. In corso fino al 30 giugno 1949 ci furono le serie: Radio (del 1947) e, del 1948, Santa Caterina, Costituzione, Bassano e Donizetti. Poi vanno considerate tutte le emissioni del 1949: Biennale, Fiera di Milano, Upu, Repubblica Romana, Erp, Mazzini, Alfieri, Elezioni di Trieste, Sanità, Lorenzo il Magnifico, Palladio, Fiera di Bari, Volta, Santa Trinita e Catullo. Una menzione particolare la merita il francobollo commemorativo di Cimarosa emesso il 28 dicembre 1949. Gli usi misti con questo pezzo, quindi, poterono avvenire solo nei quattro giorni finali dell’anno. E, ovviamente, documenti così affrancati sono da considerare sicuramente interessanti. Usi misti con esemplari di servizio. - Tutte le considerazioni che seguono riguardano solo francobolli con filigrana Ruota alata. Per la posta aerea c’è da ricordare che erano in corso tutti gli esemplari della serie Democratica (con eccezione di quello da lire 3,20
Uso misto di francobolli soprastampati per Trieste: un 3 lire e un 6 lire della serie Risorgimento assieme alle coppie di tre valori della serie celebrativa della Fiera di Trieste (ordinari da lire 8 e 10 e posta aerea da lire 10). Si tratta di una lettera doppio porto raccomandata di evidente origine filatelica ma in perfetta tariffa di 65 lire (nel periodo compreso fra l'11 agosto 1948 e il 10 aprile 1949). 29
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Il colera nelle Legazioni Pontificie delle Romagne nel periodo 1831-1855 Alcuni aspetti di prevenzione e disinfezione postale Seconda parte Nello Bagni
Il colera del 1831-1832 non fece danni nello Stato Pontificio che venne solo sfiorato ai suoi confini; servì tuttavia a rodare e a rendere efficiente la macchina di prevenzione sanitaria che si mise di nuovo in moto nel 1835 per una nuova e più seria minaccia. Vengono pertanto immediatamente riattivati i cordoni sanitari lungo il confine, le magistrature comunali che hanno nella loro giurisdizione una parte del confine vengono invitate a requisire gli opportuni locali nei posti designati dal Maggiore De Gregory, nominato comandante delle Forze impiegate per questo straordinario Servizio Sanitario.(1) Le circolari si susseguono con un ritmo frenetico, talora giornaliero per informare le quattro legazioni dell’evolversi del colera e delle misure prese dagli stati confinanti o limitrofi, segnatamente Granducato di Toscana, Regno Sardo, Regno Lombardo Veneto e Ducati di Modena e Parma. (2, 3). In data 19 agosto 1835 (3) viene prescritto che i certificati sanitari della Città di Firenze, anche quelli vidimati dall’Internunzio della Santa Sede il 17 corrente, non debbono essere
Fig. 1 - Fronte e retro di lettera spedita da Treviso in data 26 marzo 1836 e diretta a Bologna dove arrivò il 28 marzo. Presenta al verso il bollo di disinfezione postale di Pontelagoscuro ed i sigilli di chiusura in ceralacca rossa a disinfezione avvenuta. Generalmente ne venivano usati due come in questo caso e non veniva toccato il sigillo posto dal mittente. Le lettera presenta al recto il bollo REGNO/LOMBARDO VENETO posto a Ferrara per indicarne la provenienza. 31
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Fig. 2 Retro di lettera spedita da Venezia in data 1 dicembre 1836 e diretta a Bologna dove arrivò il 2 dicembre. Notasi che la disinfezione interna operata a Pontelagoscuro venne fatta praticando due tagli verticali senza aprire il sigillo posto dal mittente. ri erano gestiti assieme dalle Legazioni delle Romagne. Il Comando militare del cordone sanitario delle Legazioni di Ferrara e Bologna venne assegnato, come precedentemente ricordato, al maggiore Comandante De Gregory. Il Governo Pontificio nello stesso tempo, ben consapevole che tali limitazioni e precauzioni sanitarie erano un grave ostacolo al commercio, monitorava giornalmente le notizie che giungevano dagli stati esteri per quello che riguardava la diffusione del colera, modificando con una certa frequenza le disposizioni sanitarie.(8). A tale proposito di particolare interesse è una circolare inviata ai Governatori, Deputazioni Comunali di Sanità, agli Ispettori Politici e Doganieri di Confine ed alla Forza Armata da parte della Legazione di Ferrara in data 9 novembre 1835, (9) nella quale si informa che le persone, merci e bestiami provenienti dai Domini Toscani, escluso Livorno, dai Domini Estensi e Parmigiani, e dalla Lombardia Austriaca dal 10 novembre in poi sono ammessi negli Stati della Santa Sede muniti che siano di Certificato Sanitario di origine. Per quello che riguarda le altre provenienze le persone o per via di terra o per via di mare debbono nei rispettivi Lazzaretti consumare la contumacia imposta. Potranno essere ammesse nello Stato Pontificio senza scontare la contumacia in Lazzaretto, quando provino di aver dimorato in Paese sano per 14 giorni, semprechè dopo questa dimora per giungere al nostro confine non abbiano toccato il territorio del Governo Veneto, dove c’erano casi di colera. Pertanto non potrà aver luogo nel caso suddetto che dalla parte di Stellata, posto di confine sul Po sia verso il Veneto che il Ducato di Modena, quindi si può giungere senza toccare il territorio veneto “infetto”, mentre non si verifica per Francolino, luogo anch’esso sul Po, ma solo per l’ingresso dal Veneto. Interessante inoltre l’affermazione che il responsabile di ogni Dogana di Confine, esercita anche le funzioni di “Ministro Sanitario”. Per quanto riguarda la diffusione del colera nelle quattro Legazioni delle “Romagne” questa fu limitata ai luoghi di confine sia terrestri che marittimi con un limitato numero di vittime tra agosto-settembre 1836 a Cesenatico ed in alcune località della Romagna quali
ammessi e la provenienza dalla detta Città sarà parificata a quelle degli altri paesi sospetti, quali Livorno, Genova e Stati Sardi. Verranno ammessi i certificati della Toscana purchè le persone e merci non abbiano transitato per la città di Firenze dopo il giorno 16 di agosto. Il 26 agosto 1835 con la circolare n. 4279 del Cardinale Commissario delle quattro legazioni (4) si decide di interdire tutte le provenienze dal Granducato di Toscana, Ducato di Lucca e Regno di Sardegna, tanto per le persone che le merci e bestiami essendo paesi infetti da colera. Pertanto lungo la linea di confine con la Toscana tutte le provenienze dovevano essere respinte, intimando di dirigersi alla Dogana della Ca’, posta al confine sulla strada corriera di Firenze, vicino a Pietramela, sola strada di importante comunicazione che rimaneva aperta. Naturalmente persone e merci erano soggette alle misure di espurgo e contumacia nel lazzaretto colà istituito. Questo lazzaretto, il cui edificio è ancora identificabile in località la Cà di Monghidoro, era già operante in epoca napoleonica a partire dal 1803 e noto anche come lazzaretto di Scaricalino. L’altro luogo con permesso di ingresso con il Granducato di Toscana era la località detta la Rovere presso Forlì. Relativamente al confine modenese, rimaneva aperto solo il passaggio attraverso Castel Franco, dove veniva riattivato il lazzaretto di Forte Urbano. Vengono inoltre ribadite le regole vigenti di Sanità nei punti di ingresso nello stato mediante la vidimazione delle Bollette o fedi sanitarie per persone o merci.(5). Le fedi sanitarie non dovevano solo specificare lo stato di salute del latore, ma anche il perfetto stato sanitario dei luoghi di partenza e di transito quindici giorni prima del rilascio o la vidimazione della fede sanitaria.(6). Veniva inoltre istituito un cordone sanitario terrestre e marittimo lungo il litorale adriatico vigilato da volontari pontifici dislocati in appositi casotti. In molti casi i cordoni sanitari, come quello istituito a Sant’Agata al confine estense, formato dal 5° battaglione fucilieri di linea, 4a compagnia, dopo un alloggio precario alla Bedogna, alla fine del settembre 1835 trovò alloggio in un ambiente della Dogana come risulta dalla documentazione consultata in originale (7) e da fotocopie provenienti dal commercio. I cordoni sanita32
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Fig. 3 Fronte e retro di lettera spedita da Macerata in data 9 ottobre 1837 e diretta a Mione nel Lombardo Veneto. Al verso c’è il bollo di disinfezione di Bologna posto in transito (PROVINCIA DI BOLOGNA/Netto fuori/ e sporco dentro) ed al recto il bollo in cartella posta a Venezia indicante la provenienza dello Stato Pontificio.
Sala, Bagnarola e Montigallo di Longiano (Pieri, 2002). Le altre vittime si ebbero a Ferrara e Francolino. La diffusione del colera venne subito circoscritta, scomparendo durante i mesi freddi e ricomparendo durante l’estate del 1837 (luglio-ottobre) solo a Ferrara. I cordoni sanitari e tutte le disposizioni vigenti vennero mantenuti, stante la diffusione del colera in altri stati esteri, quali la Francia, Germania, Austria e Stati Sardi. Coll’avvicinarsi dell’inverno del 1836 le commissioni Provinciali di Sanità si preoccuparono che la truppa impiegata nel cordone Sanitario avesse la legna per scaldarsi come nell’anno precedente. (10). La riduzione della diffusione del colera, fino all’apparente scomparsa, portò allo scioglimento dei Cordoni Sanitari lungo il Po e le frontiere terrestri cogli stati esteri confinati, ma vennero conservati gli appostamenti di truppe sulle strade corriere e commerciali nonchè sul Po nei punti di ingresso. (11). Di nuovo le circolari si susseguono con notevole frequenza al riapparire del colera nei mesi caldi. Degna di nota è la circolazione del 26 luglio 1837 indirizzata alle solite istituzioni (12) nella quale si precisa che è rialzata la contumacia per le derivazioni dalla città di Venezia ed il suo litorale a giorni 14 e 21 da esaurirsi per la via di mare nel solo Porto di Ancona, e per la via fluviale nel solo Ponte Lago-Scuro col disbarco nei rispettivi Lazzaretti, ed assoggettate alla contumacia di dodici giorni la provenienza dagli altri Luoghi o Paesi, che costituiscono il Veneto Governo, e queste per la via di terra dovranno essere sottoposte alle stesse misure, cui restano già soggette quelle che procedono da Trieste, Fiume, e da tutti gli altri Porti Austriaci. Si deduce pertanto che gli altri due ingressi fluviali dal Veneto di
Francolino e Stellata a quella data venissero chiusi, non si sa per quale periodo. Questo dato è particolarmente interessante se lo si collega coll’uso della disinfezione postale e dei relativi bolli, che lo certificano, di questi due stazioni confinarie. Riguardante la disinfezione delle lettere e pieghi in questo periodo 1835-1837 aumentano sia i luoghi dove queste operazioni vengono eseguite, che la durata del loro uso. Le disinfezioni postali vengono operate a Bologna, Castel Franco, Cesena, Cologna, Ferrara, Forlì, Francolino, Pontelagoscuro, Ravenna, Rovere, Stellata. Alcuni di questi, bolli come quello in cartella rettangolare di Castel Franco “Provincia di Bologna/ Lazzaretto/di Castel-Franco” ed i due bolli ovali di Cesena “COMMISSIONE SANITARIA/DI/CESENA” sono dei bolli amministrativi (A.I.S.P. classif. 1 e 2, Cesena), usati anche come bollo di disinfezione postale nei periodi di epidemie, noti quello di Castel Franco usato nel 1836 e quello di Cesena, già citato nell’articolo precedente, sul n. 93 del dicembre 2004 di Posta Militare, usati a cominciare dal 1832; nel 1836 venne utilizzato su lettere provenienti da Cesenatico. Accanto ai bolli inchiostrati di disinfezione postale, vennero usati in questo periodo sigilli su ceralacca rossa a Bologna, di forma ovale con scritto “Sanità”, usati su lettere indirizzate a Bologna nel periodo 18351837, ed a Pontelagoscuro. Quest’ultimo, sigillo di ceralacca rossa, circolare a doppio contorno con tiara e chiavi incrociate venne usato nel 1836 e serviva per rinchiudere al verso le lettere disinfettate. Generalmente si usavano due sigilli per lettera (fig. 1). A cominciare dal 1835 in poi le disinfezioni operate a 33
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Fig. 4 Retro di lettera spedita da Parigi in data 10 agosto 1836 e diretta a Bologna dove arrivò il 19 agosto. Presenta il bollo su due righe. “Disinfettato/pel contatto” in cartella tipo “lapidario” posto a Bologna.
infette e non disinfettate per mezzo del contatto con un agente chimico e fisico. Infatti le lettere che hanno questo bollo non mostrano segni di disinfezione interna né tagli. Le lettere esaminate del secondo tipo (fig. 5) provengono dalla Toscana nel periodo agosto-ottobre 1837 ed il bollo è posto al verso delle lettere, mentre durante il suo utilizzo nel colera del 1849 si riscontra al recto. Interessante è una disamina sull’uso dei bolli più comuni e sui tagli di disinfezione che si può iniziare dal bollo ovale “PROVINCIA DI/disinfettato/BOLOGNA” (A.I.S.P., A1, Bologna, De Zanche, 13.1.1) che venne utilizzato al fronte ed al verso senza tagli e con tagli anche su giornali nei periodi 1831-1832, 1835-37, 1848-49, 1854-55 ed è , assieme al bollo di Ferrara, quello che ha avuto l’utilizzo più lungo. Il bollo prevalentemente di colore nero, è stato riscontrato anche di colore verdastro molto scuro. Circa trent’anni fa intorno al 1970 venne falsificato ed impresso in rosso su lettere del periodo che vennero distribuite prevalentemente nel bolognese. Il falsario venne scoperto ed il danno fu molto circoscritto, causa la scarsa diffusione. Le lettere da me esaminate in questo periodo (1835-1837), circa una trentina, presentano sempre i tagli di disinfezione e provengono prevalentemente dal Granducato di Toscana, Piemonte, Lombardo Veneto, ma anche dall’interno dello Stato Pontificio (Roma, Macerata). Il bollo posto in arrivo il più delle volte sul fronte della lettera, è stato riscontrato usato dal 30 gennaio 1835 al 8 ottobre 1837.
Pontelagoscuro vennero fatte con tagli, senza quindi aprire la lettera (fig. 2). Il numero di lettere disinfettate da me esaminate non mi permette tuttavia di dire se questo venne praticato per praticità o per meglio conservare il segreto postale. Riguardo il numero e la disposizione dei tagli di disinfezione su lettere apposti a Bologna, è già stato fatto uno studio su questo argomento (Mainoldi, Bagni e Mazza, 1988). La maggior parte delle lettere esaminate in questo periodo presentano due tagli orizzontali, alcune quattro a distanze stabilite e dimensioni costanti segno che erano state apposte coll’uso del rastrello. Esistono tuttavia tagli verticali ed obliqui irregolari od anche due orizzontali disposti su linee parallele. Il bollo “PROVINCIA DI BOLOGNA/Netto fuori/e sporco dentro” è un bollo molto raro e mi risulta usato sul fronte delle lettere nel 1837 specialmente in transito (fig. 3) ed è solitamente male impresso. Tale bollo secondo De Zanche (1997) venne usato anche nel 1850, 1854, 1856. Interessante è il bollo in cartella lapidea di Bologna “Disinfettato/per contatto”, (A.I.S.P., n. 3, 4; De Zanche 13.1.3, 13.1.4) in tre fogge diverse due delle quali (fig. 4 e 5) usati a Bologna in questo periodo. Il primo è noto usato sia al recto che al verso nel 1836 e 1837 mentre il secondo solo nel 1837. Secondo De Zanche (1997), e penso che sia l’interpretazione corretta, la dicitura del bollo va interpretata come disinfettata a causa del contatto che quella lettera poteva avere avuto con altre lettere potenzialmente
Fig. 5 Retro di lettera spedita da Carrara in data 11 settembre 1837 e diretta a Bologna dove arrivò il 13 settembre. Presente il bollo in cartella ondulata “Disinfettato/pel contatto” posto in arrivo a Bologna
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Fig. 6 Retro di lettera spedita da Roma in data 22 settembre 1837 e diretta a Bologna dove arrivò il 26 settembre con una doppia disinfezione: la prima al cordone sanitario intorno a Roma, la seconda disinfezione all’arrivo a Bologna. Notasi due tagli di disinfezione verticali fatti molto probabilmente colla prima disinfezione come attestato dal bollo “NETTA/DENTRO E FUORI” sormontato dalle armi papali.
Talora il bollo di disinfezione di Bologna è posto come secondo bollo certificando una seconda disinfezione come riportato nella figura n. 6, molto probabilmente perchè la lettera dovette attraversare due cordoni sanitari, che erano presenti all’interno dello Stato, come nel caso riportato nella figura, o perchè nel tragitto aveva attraversato uno stato estero. Si può dire concludendo il periodo del colera 18351837, che salvo i casi sopra citati per le legazioni delle Romagne fu una epidemia mancata rispetto alla disastrosa epidemia di vent’anni più tardi che avrebbe segnato per una generazione il volto delle “Romagne”. Ciò non tolse che le magistrature locali avessero approntato dispositivi militari, economici e sociali ritenuti idonei ad affrontare un male sconosciuto al cui cospetto la scienza medica si dichiarava impotente.
Sanità, Bologna 17 novembre 1835; Circ. n. 1879 della Commissione Provinciale di Sanità, Bologna 27 novembre 1835; Circ. n. 1902 della Commissione Provinciale di Sanità, Bologna 1 dicembre 1835. 9 - Circ. n. 10634/10774 della Segreteria Generale, Legazione di Ferrara, 9 novembre 1835 (Arch. Comune di Lagosanto, Ferrara). 10 - Circ. n. 1584 della Commissione Provinciale di Sanità, Bologna 22 ottobre 1836. 11 - Circolare n. 9324 della Segreteria Generale della Legazione di Ravenna, 10 dicembre 1836. 12 - Circ. n. 640 della Commissione Provinciale di Sanità, Bologna 26 luglio 1837. Bibliografia e documenti consultati A.I.S.P., Bolli e documenti di sanità dell’area italiana, Italphil, Roma, 1981.
Circolari 1 - Circolare n. 576 della Commissione Provinciale di Sanità di Bologna, 16 agosto 1835; circ. n. 5624/5625 della Legazione di Ravenna, 8 agosto 1835; circ. n. 512 della Commissione Provinciale di Sanità di Bologna, 12 agosto 1835; circ. n. 583 della Commissione Provinciale di Sanità di Bologna, 17 agosto 1835. 2 - Circ. n. 4191, Div. 1 del Cardinale Commissario Straordinario, Bologna, 17 agosto 1835. 3 - Circ. n. 623 della Commissione Provinciale di Sanità di Bologna, 19 agosto 1835. 4 - Circ. n. 4279 del Cardinale Commissario delle 4 legazioni, Bologna 26 agosto 1835 (Arch. Comune di Lagosanto, Ferrara), e successiva Circ. n. 824 della Commissione Provinciale di Sanità, Bologna, 30 agosto 1835. 5 - Circ. n. 6407 della Segreteria Generale, Legazione di Ravenna, 2 settembre 1835. 6 - Circ. n. 722/724 della Commissione Provinciale di Sanità di Bologna, 24 agosto 1835. 7 - Lettera della Dogana di S.Agata, prot. 227 del 27 settembre 1835 diretta al Priore Comunale di S. Agata. 8 - Circ. n. 1807 della Commissione Provinciale di
Archivio Comunale di Lagosanto (Ferrara) Nello Bagni, Il colera nelle Legazioni Pontificie delle Romagne, alcuni aspetti di prevenzione e disinfezione postale, Prima parte, Posta Militare e Storia Postale 93,pp. 31-37, 2004. Luciano De Zanche, Storia della Disinfezione Postale in Europa e nell’Area Mediterranea – Catalogo dei Bolli, Sigilli ed Annotazioni Manoscritte di Disinfezione dell’Area Mediterranea, Padova, stampato in proprio, 1997. Francesco Mainoldi, Nello Bagni e Gianna Mazza, L’epidemia di colera del 1854-55 nelle legazioni pontificie di Romagna: note per uno studio storico-postale, in: Bologna, Poste, Storia, Università, pp. 29-51, Tipografia Legatoria C.M.P., Bologna, 1988. Dino Pieri, Il colera giunge in Romagna: l’epidemia di Cesenatico (1836) in: La geografia delle epidemie di colera in Italia, considerazioni storiche e medicosociali, a cura di A. Tagarelli e A. Piro, vol. I pp. 59-78, bblisfera, San Giovanni in Fiore (Cs), 2002. 35
Stamps and Postal History of :
Greece, Greek Area, Cyprus, Balkan Peninsula, Middle East, Ottoman Empire, Levant, Holy Land Forerunners
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La posta militare germanica nella 2 a guerra mondiale 1941-1943 Gianfranco Mattiello
era occupato della Posta militare. L’efficienza con cui funzionò la Posta militare tedesca (o Feldpost, come la chiamerò in seguito) non fu realizzata immediatamente, ma fu il risultato di varie iniziative, il cui inizio si può far risalire alle manovre che si ebbero nel Mecklemburg e nella Pomerania nell’autunno del 1937. Ogni unità che partecipò a quelle manovre ricevette un numero di Feldpost (Feldpostnummer) di quattro cifre: gli elenchi relativi alla corrispondenza tra i numeri e le localizzazioni dei vari reparti erano in possesso delle Postleitstellen (Uffici di inoltro della posta). Chi scriveva ad un soldato impegnato nelle manovre doveva solo scrivere il nome e il cognome del destinatario, il numero di Feldpost ed il nome della Postleitstelle a cui il numero di Feldpost era appoggiato: questi Uffici di inoltro della posta conoscevano la corrispondenza tra i numeri e le unità e le loro relative localizzazioni e potevano quindi inoltrare la corrispondenza. Le figure 1 e 2 mostrano due cartoline usate a quell’epoca. Le cartoline illustrate nellefigure furono distribuite ai soldati, per permettere di comunicare con le famiglie. Non potevano essere utilizzate
on appena cominciò la politica di riarmo nel Terzo Reich, si pose subito il problema di come si sarebbe dovuta organizzare la posta delle Forze Armate. Allo Stato Maggiore tedesco non era sfuggita l’importanza che si doveva dare ad un servizio delicato come il servizio postale ed alla necessità che questo servizio funzionasse nel migliore dei modi, anche nelle situazioni più difficili. Mi limiterò a ricordare che durante la guerra il trasporto della posta aveva una priorità assoluta, la posta aveva addirittura la precedenza sul trasporto dei feriti. Questo atteggiamento può apparire spietato, ma si pensi che il ferito non è più utilizzabile per la condotta immediata delle operazioni militari, mentre una lettera che arriva a portare le notizie della moglie e dei figli lontani al soldato in prima linea, con il nemico di fronte a poche centinaia di metri di distanza, gli dà coraggio e lo rende consapevole di essere in trincea proprio per difendere il futuro di chi gli ha appena scritto. Per organizzare la Posta militare fu chiamato alle armi un dirigente del Ministero delle Poste, il Ministerialdirektor Karl Ziegler, che già durante la Prima guerra mondiale si
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per scrivere all’estero ed erano in franchigia, il mittente quindi non doveva applicare francobolli di sorta: questa abitudine fu poi sempre conservata nell’esercito tedesco, la posta da e per il fronte non doveva essere affrancata. Per informazione del lettore aggiungerò anche che la cartolina mostrata in alto è appoggiata all’Ufficio inoltro posta di Pasewalk, a cui faceva capo il Partito Rosso, mentre la cartolina in basso è appoggiata all’Ufficio inoltro posta di Güstrow, a cui faceva capo il Partito Azzurro. Dopo pochi mesi la Germania occupò l’Austria. In quella occasione, invece di utilizzare numeri a quattro cifre, si assegnarono alle unità coinvolte nella occupazione dei Feldpostnummer a cinque cifre. Le figure 3 e 4 mostrano il lato indirizzo ed il retro di una cartolina utilizzata per comunicare alla famiglia il proprio numero di Posta militare: la cartolina porta la data del 14 marzo 1938, è il giorno successivo a quello della invasione dell’Austria. La cosa curiosa è che parecchi di questi numeri rimasero collegati ai vari reparti anche dopo lo scoppio delle ostilità al 1 settembre 1939. Nel marzo 1939 seguì la occupazione di quanto era rimasto della Cecoslovacchia dopo il Patto di Monaco. In questa occasione i reparti interessati alla occupazione ricevettero un numero di Posta Militare a sei cifre, appoggiato, come nel caso delle manovre del 1937, ad un Ufficio di inoltro posta o Postleitstelle. La figura 5 mostra una cartolina spedita da un appartenente al numero di Posta militare 127736, appoggiato all’Ufficio inoltro posta di Vienna, mentre la figura 5
mostra una lettera con numero di Posta militare 168018, appoggiato all’Ufficio Inoltro Posta di Oppeln (Opole in slovacco). L’ultimo esempio di uso di numeri a sei cifre lo si ha nell’agosto del 1939, quando furono tenute le manovre nella Prussia Orientale e nella Cecoslovacchia appena occupata: le figure 7 e 8 mostrano il lato indirizzo ed il retro di una cartolina impiegata per comunicare alla famiglia il numero di Posta militare ed il relativo Ufficio di inoltro posta, in questo caso Troppau (Opava). E’ interessante notare che sul lato indirizzo compare il timbro “Nachgebühr” (tassata) accompagnato dalla cifra “6” in matita blu, che corrisponde alla tassa di 6 Pfennig. L’Ufficio postale del destinatario non sapeva evidentemente che la corrispondenza dei soldati era in franchigia e questo, nonostante nelle due righe in basso il mittente abbia espressamente scritto “La corrispondenza delle manovre è in franchigia”. Quando al 1° settembre 1939 la guerra cominciò, l’Esercito tedesco aveva quindi a disposizione le esperienze raccolte con l’impiego di Numeri di Posta Militare a quattro, cinque e sei cifre. Si diede la preferenza ai numeri a cinque cifre. Ogni reparto che agiva in modo indipendente (anche a livello di compagnia o di batteria) ed ogni unità di dimensioni maggiori (reggimento, battaglione, sezione di artiglieria) ricevette un proprio numero di Feldpost a cinque cifre. Il numero assegnato alle unità di maggiori dimensioni poteva essere seguito da delle lettere dell’alfabeto, cominciando dalla lettera “A” che indicava la Compagnia
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Oppure consideriamo il numero 33739: dal 1942 al 1943 questo numero fu assegnato al Cantiere Navale di Nikolajew sul Mar Nero: é chiaro che anche questo cantiere navale era una unità autonoma e quindi il suo numero di Feldpost non necessitava di lettere aggiuntive. Esistono anche dei numeri di Feldpost con una o due lettere supplementari che non cadono nelle categorie sopra descritte: si tratta dei cosiddetti Sammelfeldpostnummer o numeri cumulativi di Posta militare. Essi furono assegnati nelle zone dove le unità tedesche si fermarono in modo stabile più a lungo, ad esempio in Francia, in Belgio, in Olanda ed in Norvegia. Prendiamo ad esempio il numero 12343 che venne assegnato alle unità che si trovavano nella zona di Cherbourg. Si comincia con il numero 12343A che identifica il Comando Locale 583, per finire con il numero 12343N, che identifica la 1a Sezione Costruzione Fortificazioni. Oppure prendiamo il numero 12998, assegnato alle unità che si trovavano nella zona di La Rochelle. Il numero 12998A identifi-
Comando. Queste lettere supplementari indicavano la compagnia o la batteria nell’ambito del battaglione o della sezione di artiglieria: in tal modo non si estendeva eccessivamente l’ammontare dei numeri da amministrare, anche se poi in effetti si arrivò alla serie 80.000 (riservata però alle unità della R.S.I. che agivano inquadrate nell’Esercito tedesco). Se il numero non era seguito da nessuna lettera, ciò stava semplicemente ad indicare che il reparto (anche delle dimensioni di una compagnia) agiva in modo indipendente in una certa zona del fronte. L’uso delle lettere complementari cominciò dopo il gennaio 1940. Tanto per fare un esempio, consideriamo il numero 28470D: esso si riferisce alla terza compagnia del battaglione da Fortezza 651 (la lettera “A” era riservata, come abbiamo appena detto, alla Compagnia Comando). Prendiamo in esame ora un numero privo di lettere complementari, ad esempio 48126: esso corrisponde al Plotone numero 37 della Polizia militare: è evidente che questo reparto agiva in modo indipendente ed autonomo.
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dei messaggi provenienti dalla madrepatria. Tanto per chiarire con un esempio, supponiamo che nel 1942 un padre abitante a Fürth (Regione Militare XIII con a capo Norimberga) imbucasse una lettera per il figlio che aveva il Numero di Feldpost 32217B (questo numero corrisponde alla 1a Compagnia del Reggimento Granatieri 270, impegnato nella Russia settentrionale). La lettera veniva subito inviata all’Ufficio raccolta posta di Norimberga, che aveva il compito di smistare tutta la posta militare che veniva imbucata nella Regione militare XIII. La lettera veniva passata ad un primo ufficio che aveva in amministrazione l’elenco segreto che dava la corrispondenza tra i numeri a cinque cifre di Feldpost ed i numeri a tre cifre degli Uffici di Feldpost a cui questi numeri andavano diretti. Questo primo ufficio vedeva che il numero di Feldpost 32217 (la lettera “B” non veniva considerata in questa prima fase di cernita, ciò che contava era solo il numero a cinque cifre) andava inviato al Feldpostamt 193. Nel sacco postale destinato al Feldpostamt 193 raccoglieva tutta la posta destinata a quel Feldpostamt e passava tutto ad un secondo ufficio. Questo secondo ufficio possedeva gli elenchi con la localizzazione dei Punti inoltro posta a cui andava inoltrata la posta destinata ai vari Uffici di Posta militare. Questi Punti inoltro posta si trovavano lungo la periferia del Terzo Reich, comunque sempre in territorio metropolitano. Nel caso in esame il Postleitpunkt poteva essere situato a Danzica od a Königsberg. Questo ufficio, appena ricevuta la posta, controllava dove aveva sede l’Ufficio di Feldpost 193, che nel caso in esame poteva essere una località lungo il fronte di Leningrado, e lì spediva la posta. Arrivata la posta al Feldpostamt 193 quest’ultimo la recapitava alle unità che da lui dipendevano. Il sistema di inoltro può forse apparire macchinoso, ma la Posta militare tedesca durante la Seconda guerra mondiale è ancora oggi citata ad esempio di perfezione ed efficienza, cosa del resto riconosciuta anche dalle potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale: se le nostre poste potessero oggi funzionare con la efficienza con cui funzionava la Posta militare tedesca durante la seconda guerra mondiale (ed in condizioni di disagio e difficoltà ben
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ca il Comando Locale 540, mentre il numero 12998AF identifica il Comando del Battaglione Tecnico 12, pure localizzato a La Rochelle. Questi numeri cumulativi semplificavano molto il lavoro di inoltro, perché gli uffici incaricati della distribuzione si limitavano inoltrare la posta al numero a cinque cifre, era poi compito dell’ufficio a cinque cifre di suddividere la posta secondo le diverse lettere complementari. In questo modo si riduceva di molto l’ammontare dei numeri: si pensi che ad esempio Parigi amministrava più di cento numeri che facevano riferimento al 03069 e che si distinguevano l’uno dall’altro solo per le combinazioni di lettere che seguivano al numero. I numeri di Feldpost venivano assegnati a caso, per cui anche se il nemico avesse catturato della corrispondenza con il numero 47124 non poteva assolutamente dedurre che i numeri 47125 o 47123 appartenessero a reparti che si trovavano nello stesso settore del fronte. Era naturalmente molto importante studiare un sistema che permettesse l’invio rapido della corrispondenza, dato che il solo numero di posta militare o Feldpostnummer non permetteva assolutamente di capire dove si trovasse il destinatario e d’altra parte era indispensabile mantenere la più assoluta segretezza sulle localizzazioni dei reparti. Per far ciò la posta destinata ai soldati veniva innanzitutto consegnata alle Postsammelstellen (Uffici raccolta posta, ne esisteva uno in ogni Regione militare della Germania, dove le Regioni militari corrispondono più o meno a quelli che oggi vengono definiti come Länder). La figura 9 mostra la suddivisione a quell’epoca della Germania in Regioni militari (Wehrkreise). Questi Uffici di raccolta posta avevano due elenchi segretissimi, di cui il primo indicava a che Ufficio di Posta militare (Feldpostamt), identificato con un numero a tre cifre, faceva capo ogni numero di Posta militare. Il secondo elenco specificava a quale punto verso il fronte (Postleitpunkt, Punto inoltro posta) bisognava inoltrare la posta destinata ad un determinato Feldpostamt: il Postleitpunkt conosceva la esatta ubicazione del Feldpostamt e gli inoltrava la posta. A sua volta il Feldpostamt conosceva la esatta localizzazioni dei vari reparti a lui appoggiati ed i relativi numeri di Posta militare (controllava circa cento numeri) e così poteva provvedere all’inoltro definitivo
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diverse da quelle incontrate dai servizi postali odierni) nessuno di noi troverebbe da lamentarsi. Fin qui abbiamo descritto come veniva inoltrata la posta dell’Esercito. Vediamo adesso che vie seguiva la corrispondenza destinata agli appartenenti all’Aviazione ed alla Marina. Cominciamo con l’Aviazione. Ogni numero di Feldpost dell’Aviazione era sempre composto da cinque cifre, ma queste erano innanzitutto precedute dalla lettera “L” (iniziale di Luftwaffe). Ogni numero di Feldpost dei reparti della Luftwaffe era appoggiato ad un Luftgaupostamt, vale a dire ad un Ufficio postale di Distretto Aereo, che faceva le veci delle Postsammelstellen a cui invece faceva capo, come abbiamo già detto, la corrispondenza dell’esercito. Il Luftgaupostamt sapeva esattamente dove erano localizzati i reparti a lui appoggiati ed era quindi in grado di inoltrare la posta. Per accelerare l’inoltro la corrispondenza dei reparti dell’Aviazione doveva citare, oltre al numero di Feldpost, anche il nome del Luftgaupostamt di appoggio. La figura 10 rappresenta una lettera spedita ad un tenente della Luftwaffe con numero di Feldpost 35172: si noti come il numero sia preceduto dalla lettera “L” e come venga anche riportato il nome del “Luftgaupostamt” di Breslau: grazie a questi due accorgimenti la lettera non subiva ritardi nel suo inoltro verso il fronte. In ogni Luftgau (Regione Aerea, che più o meno corrisponde alla Regione Militare) si trovava un Luftgaupostamt: durante la guerra ne furono aperti anche ad Amsterdam, Brussel, Parigi. Per la Marina le cose andarono più o meno come per l’Aviazione. Il numero di Feldpost andava preceduto dalle seguenti lettere: - M per le navi (dal 01.12.39 fino al 30.06.44) - M per le navi e le unità di terra (dal luglio 1944) - Sch per le unità di Difesa Costiera (fino al giugno 1944) Oltre alle lettere sopra citate l’indirizzo doveva portare anche il nome dell’Ufficio postale della Marina a cui il numero a cinque cifre era appoggiato (Marinepostamt). La figura 11 mostra una busta proveniente dal numero M 00195 corrispondente all’in-
crociatore Gneisenau: sotto il timbro compare la scritta a mano M.P.A. Berlin (Ufficio Marina Berlino) che raccoglieva la posta destinata alle unità navali e la inoltrava poi ai porti ove le navi sarebbero attraccate al loro ritorno dalle missioni. Le figure 12 e 13 invece mostrano due lettere spedite dal numero 04610 che corrisponde alla Sezione di Artiglieria antiaerea della Marina 221 localizzata a Kiel. La prima fa precedere il numero dalle lettere “Sch”, evidentemente la lettera è stata spedita prima del giugno 1944. La seconda fa precedere il numero dalla lettera “M”, evidentemente è stata scritta dopo il giugno 1944. Adesso nasce naturalmente il quesito: come possiamo fare oggi, a distanza di sessant’anni dalla fine della guerra, ad identificare le corrispondenze tra un numero di Feldpost ed il relativo reparto, e come facciamo a sapere dove quel reparto si trovava ad operare? Qui ci vengono in aiuto innanzitutto i tre volumi di Norbert Kannapin “Die deutsche Feldpostübersicht - 19391945” per complessive 1165 pagine che ci dicono a quale numero di Feldpost corrispondevano le varie unità. Questo però non è sufficiente per la localizzazione perché i tre volumi ci danno solo la corrispondenza tra i numeri a cinque cifre ed i relativi reparti. Per localizzare i reparti bisogna far ricorso all’opera monumentale di Georg Tessin “Vertinde und Truppen der deutschen Wehrmacht und Waffen SS im Zweiten Weltkrieg 1939-1945”. Si tratta di 15 volumi che coprono migliaia di pagine, in cui per ogni reparto si dice dove é stato operativo e da quali comandi dipendeva. Stabilito quindi in base al Kannapin a quale reparto apparteneva il numero a cinque cifre è poi facile risalire alle localizzazioni consultando il Tessin. Il lavoro del Tessin non comprende però molti reparti dell’aviazione. Per ovviare a questa lacuna si può ricorrere ad un libro che ho pubblicato qualche anno fa “Fliegerhorstkommandanturen und Flugplatze der deutschen Luftwaffe 1935-1945”: in oltre 500 pagine si danno le localizzazioni dei reparti della Luftwaffe non citati dal Tessin. E’ pure molto utile un altro libro del Kannapin “Die deutsche Feldpost 1939-1945” di quasi 400 pagine che descrive le localizzazioni dei vari Uffici postali della Feldpost. Tutti i libri sopra citati 41
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così spedirgli un pacchetto affrancandolo con la vignetta oltre alla tariffa in vigore: queste vignette furono quindi valide solo per il tragitto madrepatriafronte, mentre nella direzione opposta non vi furono grandi restrizioni. La figura 14 si riferisce alla spedizione di un pacchetto pesante un chilogrammo, indirizzato ad un soldato appartenente al numero di Feldpost 01806, localizzato in Francia. Tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 il servizio pacchi fu sospeso a causa delle difficoltà che si erano presentate nelle comunicazioni per il peggioramento della situazione militare. Il 20 ottobre 1944 fu fatta una eccezione all’invio pacchi e venne emessa la vignetta di figura 15. Ogni soldato ne ricevette due: anche queste erano valide solo per il percorso madrepatria-fronte. I familiari potevano spedire o due pacchetti da 500 grammi affrancati con una vignetta ciascuno, oppure un pacchetto da 1000 grammi affrancato con due vignette. I pacchetti avrebbero dovuto essere consegnati alla posta entro il 30 novembre per permettere l’arrivo dei pacchi ai destinatari entro Natale. Tuttavia questo termine fu poi prolungato sino al 10 dicembre perché molte vignette erano pervenute con ritardo dal fronte. Il 24 novembre 1944 si ebbe una concessione straordinaria e furono consegnate due vignette per permettere l’invio di biancheria invernale. Furono ammessi pacchetti sino a due chilogrammi, che andavano naturalmente regolarmente affrancati: si veda per questo la figura 16, relativa alla spedizione di un pacchetto da un chilogrammo ad un soldato con numero di Feldpost 08762, corrispondente al Comando Trasmissioni 52, operante nella Russia settentrionale. Un’altra vignetta interessante è quella di Tunisi. Per permettere ai soldati dell’Afrika Korps di inviare
sono pubblicati dalla Biblio Verlag di Osnabrück. A questo punto, chiarito come la posta veniva inoltrata, può forse valere la pena parlare un po’ delle vignette di franchigia impiegate dalla Feldpost per contingentare la posta. La prima vignetta che troviamo è quella relativa all’affrancatura delle lettere da spedire con la posta aerea ed è anche la più nota. Su questa vignetta ho già scritto in abbondanza nel mio articolo “Le prime etichette di franchigia di Posta aerea delle Poste militari Germaniche nella Seconda guerra mondiale”, apparso nel numero 8 del dicembre 1976 sulla rivista “Il Corriere Filatelico”. Anche se sono passati quasi trent’anni, da allora nulla è cambiato e quindi non penso che valga la pena ripetere quanto scritto a quell’epoca. Passiamo allora alla vignetta che appare nella figura 14 accanto ad un francobollo da 20 Pfennig. A partire dall’8 luglio 1942 il trasporto di pacchetti postali per i soldati al fronte dovette essere contingentato, a causa dell’enorme estensione che aveva raggiunto il fronte. Fino a quella data l’invio di pacchi era soggetto solo all’affrancatura di 20 Pfennig sino ad un chilogrammo e di 40 Pfennig sino a due chilogrammi. A partire da quella data ogni soldato ricevette una o due vignette al mese: non sto a dilungarmi sui periodi in cui fu consegnata una vignetta e quelli in cui furono consegnate due vignette e sulla necessità o meno di apporre una o due vignette sui pacchi, in quanto ritengo l’elencazione piuttosto noiosa. Resta il fatto che il soldato spediva queste vignette a casa e che i familiari potevano
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viveri ed altri beni catturati sul luogo di battaglia alle famiglie in patria, il Responsabile della Feldpost in Africa decise di far emettere una vignetta di franchigia. Il tenente Roleff, che nella vita civile si occupava di pubblicità, fu l’autore della vignetta. Ne furono stampati 200.000 pezzi, ma solo pochi furono utilizzati, anche perché molti soldati avevano ormai perso i contatti con le loro unità. Molti pacchetti andarono poi persi a causa dell’affondamento sistematico delle navi che provenivano dal Nord-Africa: la figura 17 rappresenta questa vignetta, applicata su una spedizione proveniente dal numero di Feldpost 42020, relativo al Battaglione Pionieri 200, che fu distrutto a Tunisi. Adesso bisognerebbe descrivere le vignette della Inselpost, ma su questo argomento ho già parlato diffusamente nei miei articoli apparsi sui numeri 71 dell’ottobre 1995, 72 del febbraio 1996 e 73 del giugno 1996 della nostra rivista: il lettore desideroso di approfondire l’argomento può consultare quei numeri. Vale invece la pena di ricordare ancora la emissione di Hela, illustrata dalla figura 18. Per le truppe asserragliate nella penisola di Hela e che si arresero solo l’8 maggio 1945 furono sviluppate nel marzo del 1945 delle vignette che dovevano contingentare la posta spedita in patria: era previsto che la posta sarebbe stata inoltrata per sommergibile, anche se poi pare che delle lettere siano state inoltrate anche per nave. Lettere con queste vignette sono molto rare. Un’altra emissione che può essere considerata di emergenza è quella realizzata per le truppe assediate in Crimea, vedere figure 19 e 20. Dato che era da prevedere la cattura di molti reparti si volle dare ai soldati
un’ultima possibilità di far pervenire alle famiglie lontane i pochi oggetti personali ancora in possesso della truppa: furono stampate delle etichette con cui si affrancarono i pacchetti diretti alle famiglie: queste vignette sono da annoverare tra le grandi rarità della Seconda guerra mondiale. Uno degli ultimi impieghi delle vignette di emergenza è quello relativo alle così dette “Lettere espresso della Curlandia”, si veda per questo la figura 21. In Curlandia dall’ottobre 1944 furono circondate dall’Armata Rossa ed isolate due armate tedesche, la 16a e la 18a . Da metà marzo sino alla fine di aprile del 1945 fu in uso questo tipo di lettera. I moduli venivano affrancati con una vignetta del tipo di quella usata nel 1944 per l’invio pacchi che era però divisa a metà a causa della scarsità di vignette. Il tutto era annullato in precedenza con il timbro dell’Ufficio inoltro posta di Libau che era caratterizzato dalle lettere “lq”. Queste lettere furono date ai soldati affinché potessero scrivere un’ultima volta a casa prima di cadere prigionieri dei russi. La posta veniva poi portata in Germania per via aerea. Il mittente della lettera di Figura 21 ha il numero di Feldpost 27287C, che corrisponde alla 2a Compagnia del Reggimento Granatieri 189, che era schierato tra Tuckum e Frauenburg. A questo punto penso di fermarmi. Se qualche lettore desidera ulteriori informazioni sono volentieri a disposizione.
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La conquista della Catalogna Giancarlo Vecchi
l 18 novembre 1938 le retroguardie dell’esercito “rosso” abbandonarono l’ultimo lembo del terreno conquistato durante l’estate e ripassarono l’Ebro; si concludeva così, con un sanguinoso insuccesso, l’offensiva che avrebbe dovuto sovvertire l’andamento della guerra. Ciò nonostante, il comando repubblicano non si diede per vinto e, ritenendo l’avversario altrettanto stremato, si accinse a pianificare un attacco diversivo capace di allontanare, almeno in via provvisoria, la minaccia incombente sulla Catalogna: un obiettivo più che ovvio, la cui acquisizione avrebbe consentito ai nazionalisti di tagliare fuori definitivamente il territorio della Repubblica dal confine francese, di entrare in possesso della seconda città della Spagna, e soprattutto di regolare i conti con la Generalitat, simbolo delle odiate autonomie regionali. In realtà, attingendo alle abbondanti riserve raccolte con la coscrizione, entro pochissimi giorni si riuscì a reintegrare l’organico di cinque Cuerpos de Ejercito; conteggiando poi gli effettivi del C.T.V. (Corpo Truppe
Volontarie), per quella che si può considerare l’ultima campagna della guerra, il generale Dàvila arrivò a disporre di un’armata di 300.000 uomini con una congrua dotazione di artiglierie e di aerei; e se l’attacco non venne sferrato immediatamente, fu solo perché si volle attendere l’arrivo di una grossa fornitura di mitragliatrici dalla Germania. Va infine sottolineato l’ottimismo regnante nello S.M. nazionalista, che fu all’origine dell’ordine impartito a molte unità di avanzare con decisione, senza preoccuparsi eccesivamente di “ripulire” il terreno conquistato. Contro un simile spiegamento la Repubblica schierava circa 200.000 uomini con l’armamento falcidiato dalle precedenti battaglie e con lo spirito che rifletteva quello della popolazione civile di una regione affamata e prostrata da due anni di bombardamenti - non pesantissimi, ma ininterrotti - compiuti dall’Aviazione legionaria delle Baleari. Il fronte catalano scendeva dai Pirenei lungo il corso del Segre, al di là del quale sin dalla primavera era stata
Fig. 1 - Spedita da un Ufficiale delle Frecce Nere il 1 dicembre 1938
Fig. 2 - Franchigia del Littorio UPS 3 - 14.12.1938
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Fig.3 - UPS 8 - 26 dicembre 1938
Fig.4 - UPS 6 - 30 dicembre 1938
costituita la cruciale testa di ponte di Serós, fino alla confluenza nell’Ebro, e di qui raggiungeva il Mediterraneo. Era chiaro che l’assenza dinnanzi a sé di ostacoli naturali conferiva a chi avesse attaccato partendo da Serós il ruolo di punta di lancia dell’avanzata nazionalista, e fu per questo motivo che il generale Gastone Gambara, nuovo comandante, rivendicò in seguito ai legionari il merito della conquista della Catalogna: una pretesa eccessiva ma non del tutto infondata, giacché la celerità del C.T.V. sgomentò il comando repubblicano, sebbene i logori pezzi dell’Artiglieria legionaria necessitassero sempre più spesso delle cure delle officine dell’Intendenza, i CV 3/35, che qualcuno si ostinava a considerare carri armati, continuassero allegramente a perdere i cingoli e le autoblindo IZ, costruite dall’Ansaldo in anni ormai lontani, ansimassero penosamente sulle impervie carreteras. Da tempo il C.T.V. non era impegnato in battaglia. Quando infatti i “rossi” avevano attaccato sull’Ebro, la Littorio e la Fiamme Nere-XXIII Marzo vennero ritirate in zona lontana dai combattimenti, mentre le divisioni miste Frecce Azzurre e Frecce Nere erano rimaste in prima linea, ma nel settore relativamente calmo di Viver, fino al termine delle operazioni; al contrario, l’Artiglieria legionaria e il Raggruppamento Carristi avevano sostenuto attivamente la riscossa nazionalista. Dopo la fusione della Littorio e della Fiamme Nere-
XXIII Marzo nella Divisione d’assalto Littorio e la costituzione della nuova divisione mista Frecce Verdi alla quale venne assegnato 1’UPS 5, ormai in disponibilità -, nonché un sommario riordinamento, dal 2 dicembre 1938 il C.T.V. iniziò ad affluire nella zona di Monzón, a ovest di Lérida, e fra l’11 e il 13 dicembre si concentrò a Seros. Vediamo quindi nella fig. 1 una cartolina spedita da un ufficiale delle Frecce Nere il 10 dicembre 1938, quando l’unità era accampata a Belver, presso Monzón, mentre la fig. 2 presenta una franchigia della Littorio (UPS 3, 14 dicembre 1938), già schierata a Seròs. L’attacco scattò il 23 dicembre, ed era ben congegnato. Nel settore dell’alto Segre i nazionalisti dovevano schiacciare contro i Pirenei i reparti “rossi” che li fronteggiavano, mentre al centro il C.T.V. e il Cuerpo de Ejercito di Navarra muovevano lungo la direttrice di Barcellona, facilitando così anche l’avanzata dell’ala meridionale dalla testa di ponte di Mequinenza, sull’Ebro. Il primo balzo, di una decina di chilometri, portò a Sarroca, dove il C.T.V. entrò il 24 dicembre. Nei giorni successivi la progressione continuò in modo alterno, sia perché si fece sentire il contrasto sostenuto dalle divisioni comandate da Lister e dal Campesino, sia per consentire all’aviazione di ammorbidire le difese avversarie con pesanti attacchi al suolo e procedere ad alcuni allineamenti del fronte. Questo periodo può dun-
Fig.5 - UPS 8 - 31 dicembre 1938
Fig.6 - UPS 5 - 9 gennaio 1939 46
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Fig.7 20.1.1939 Lettera di servizio del Comando tattico, situato a Matacanas, timbrato dal UPS 12.
que essere rappresentato dalla cartolina in fig. 3, spedita da un ufficiale medico dell’Ospedale da Campo A - aggregato alle Frecce Azzurre - che evidentemente trovò più comodo servirsi dell’ufficio postale delle Frecce Nere (UPS 8, 26 dicembre 1938); dalla busta in fig. 4 (UPS 6, 30 dicembre 1938), timbrata dall’ufficio postale delle Frecce Azzurre quando la divisione si era portata ad Aspa, sul fianco sinistro del C.T.V., in vista della ripresa in grande stile dell’avanzata; infine, dalla franchigia in fig. 5, partita il 31 dicembre dal Comando (UPS 8) delle Frecce Nere, situato a Fraga. Si notino in quest’ultima cartolina le diciture in lingua italiana: in precedenza, sullo stesso modello, erano bilingui o solamente in spagnolo, a seconda dei reparti cui erano destinate. L’attacco riprese violentemente l’ultimo giorno dell’anno e diede buoni frutti, poiché il 4 gennaio 1939 il C.T.V. entrò in Castelldans e il giorno seguente conquistò il nodo stradale di Borjas Blancas, tagliando così la via della ritirata all’esercito repubblicano. Seguì poi una battuta d’arresto, durata alcuni giorni, a causa del maltempo e di un ultimo disperato contrattacco del “rossi”, ma le sorti della battaglia erano già segnate e i 200 chilometri che separavano la linea del fronte da Barcellona sarebbero stati percorsi in meno di 20 giorni. La cartolina in fig. 6 si riferisce alle Frecce Verdi (UPS 5, 9 gennaio 1939) schierate nella zona di Borjas Blancas, alla vigilia dell’affondo definitivo il cui primo
assaggio si concretizzò in una puntata della 5a Divisione di Navarra e di una colonna celere del C.T.V. che portò, il 15 gennaio, all’occupazione di Tarragona. La battaglia di Catalogna vide anche l’esordio, presumibilmente il 16 gennaio 1939, dell’UPS 12, adibito formalmente al servizio di vari reparti non indivisionati (genio, artiglieria, ecc.) ma, come era logico, utilizzato da chi l’aveva a portata di mano. Lo vediamo perciò timbrare il 20 gennaio (fig. 7) una lettera di servizio del Comando tattico, situato a Matacanas, e il giorno successivo una franchigia (questa volta con le diciture solo in spagnolo) spedita da un capitano delle Frecce Nere, quando la divisione si trovava presso Igualada (fig. 8). Il 24 gennaio venne conquistata Martorell e superato di slancio il fiume Llobregat che rappresentava l’ultimo bastione a difesa di Barcellona, dove la popolazione attendeva la fine col morale “al suelo”, per cui gli appelli del governo a farne un’altra Madrid caddero in “un sacco senza fondo”, secondo la pittoresca espressione di uno storico contemporaneo. La capitale catalana cadde il 26 gennaio e, coi nazionalisti, vi entrarono alcuni reparti celeri legionari; la cartolina raffigurata in fig. 9 è datata “Barcellona 28 gennaio 1939” e venne timbrata dall’UPS 8 delle Frecce Nere. Il grosso del C.T.V. si fermò invece a Granollers (la lettera in fig. 10 proviene dalle Frecce Azzurre e fu inoltrata il 29 gennaio dall’UPS 9, a di-
Fig. 8 - UPS 12 - 21 gennaio 1939
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Fig. 11 - UPS 3 - 30 gennaio 1939 Fig. 10 - UPS 9 - 29 gennaio 1939 tato e battuto 27 brigate repubblicane, catturato 16.500 prigionieri ed enormi quantità di materiale bellico. E se le perdite erano state sensibili (690 morti, 4.350 feriti e 24 dispersi), sull’altro piatto della bilancia andava posto il dato di fatto che, per la Repubblica, questa volta era davvero finita.
sposizione dell’Intendenza), e, suddiviso in due colonne, si pose all’inseguimento dei resti dell’esercito repubblicano che, frammisti a folte masse di civili, si ritiravano confusamente verso la frontiera francese: le Frecce Nere e le Frecce Azzurre lungo la costa, la Littorio e le Frecce Verdi sulla statale di Gerona. Troviamo quindi la Littorio (fig. 11; UPS 3, 30 gennaio 1939) nella zona Sabadell-Badalona e le Frecce Azzurre (fig. 12; UPS 6, 5 febbraio 1939) presso Palamos. Dovendo affrontare solo scontri di retroguardia, l’avanzata dei legionari fu velocissima: il 4 febbraio la Littorio occupò Gerona e il giorno 8 il C.T.V. raggiunse il fiume Fluvià, poco a sud di Figueras, dove, per timore di complicazioni con la Francia, la sua marcia venne arrestata. Un sollecito ripiegamento riportò i legionari fra Malgrat e Arenys del Mar per un turno di riposo, molto breve d’altronde, poiché già il 27 febbraio iniziò il trasferimento verso Avila. L’ultima illustrazione dell’articolo (fig. 13) presenta perciò una busta delle Frecce Nere inoltrata dall’UPS 8 il 18 febbraio. Si concludeva così la battaglia per la Catalogna, e il C.T.V. poteva tracciare un consuntivo brillante, che rispecchiava l’ottimo livello di efficienza raggiunto dopo due anni di combattimenti. I legionari avevano infatti compiuto un’avanzata di 258 chilometri, affron-
Bibliografia A. Cecchi-B. Cadioli - L’intervento Italiano nella Guerra Civile Spagnola (1936 – 1939) - Prato, 1994 H. Thomas - Storia della Guerra Civile Spagnola Torino, 1964 J.F. Coverdale - I fascisti italiani alla Guerra di Spagna - Roma-Bari, 1977 A. Rovighi-F. Stefani - La partecipazione italiana alla Guerra Civile Spagnola - USSME, 1992 P. Preston - La Guerra Civile Spagnola - Milano, 1999 J. de Mazarrasa - Blindados en España - Valladolid, 1991 A. Mortera-J.L. Infiesta - La artilleria en la Guerra Civil - Material de origen italiano - Valladolid, 1997 J.L. Infiesta - Bombardeos del Litoral Mediterraneo durante la Guerra Civil - Valladolid, 1998 AA. VV. - Rojo y Azul - Madrid, 1999 R. Arias Ramos - Legiòn Condòr - Madrid, 2000
Fig. 12 - Ups 6 - 5 febbraio 1939
Fig. 13 - UPS 8 - 13 febbraio 1939 48
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Un intero postale diventato espresso durante il viaggio Vittorio Coscia - Francesco Grandinetti
ebbene oggi possa sembrare inverosimile, un tempo era possibile far recapitare per espresso una missiva già spedita in via ordinaria. La norma è contenuta nel R.D. n. 6954 del 2/7/1890, lo stesso che istituiva il servizio di recapito espresso, con decorrenza 21/7/1890. Come è noto, l' espresso viaggiava in via ordinaria: il servizio veniva svolto in arrivo, quando la missiva veniva recapitata a mezzo di appositi fattorini. Il destinatario poteva richiedere al suo ufficio di distribuzione postale il recapito per espresso della corrispondenza ordinaria, raccomandata e assicurata in arrivo: ciò avveniva mediante anticipazione della relativa tassa, convertita in segnatasse da applicare sulla corrispondenza. Tale norma è rimasta in vigore fino all'abolizione del servizio, coincidente con l'introduzione della posta prioritaria. Anche il mittente poteva modificare le modalità di recapito dopo la spedizione; non abbiamo, tuttavia, potuto accertare come materialmente avvenisse l'operazione, e fino a quando tale norma venne applicata. Saremo grati a chi, più informato di noi, potrà meglio chiarire questo aspetto dell'argomento. I casi di recapito per espresso richiesto dal destinatario sono piuttosto rari; ancor più rari, forse, lo sono quelli disposti dal mittente dopo l'impostazione. Fra questi ultimi rientra il caso di cui ci occuperemo. Si tratta di un intero postale “Michetti” da 30 centesimi, millesimo '25, viaggiato nel luglio del 1928. La missiva è diretta a Baldenich, che ci risulta essere un sobborgo di Belluno. Spedita da Vigalzano (Trento) riceve il bollo annullatore il 22/9/28. Successivamente, ma nello stesso giorno, vengono aggiunti due francobolli "Michetti" da 20 cent. e uno “Leoni” da 5 cent.. I francobolli coprono parzialmente la scritta e lo stemma, e quasi totalmente il primitivo bollo di partenza. Sul lato sinistro dell'intero vi è manoscritto "Espresso", con grafia e inchiostro uguali a quelli dell'indirizzo e
delle comunicazioni del mittente. Nello stesso giorno, ma a Pergine (Trento), comune a pochi km. da Vigalzano servito dalla ferrovia (dove probabilmente confluiva la posta proveniente dai paesi vicini), sul lato sinistro dell'intero sono stati applicati 5 francobolli “Parmeggiani” da 50 cent., annullati col bollo “Pergine (Trento)”. Verosimilmente nella stessa sede è stata applicata l'etichetta viola Mod. 24 (Ed. 1917) ESPRESSO (EXPRES), obbligatoria quando la soprattassa veniva evasa con francobolli ordinari. Infine, in alto a sinistra, è chiaramente visibile il bollo di Belluno, che reca la data del giorno successivo, 23/9/1928, ore 12. Questo intero è, a nostro avviso, di non facile interpretazione. Potrebbe essere andata così: il mittente consegnava personalmente alla posta la cartolina, che l'ufficiale postale annullava come si è detto. Successivamente, e prima che la posta venisse avviata, il mittente (o l'impiegato postale per lui) si rendeva conto che l'intero soddisfaceva solo la spedizione ordinaria, mentre era sua intenzione spedire per espresso. L'impiegato di Vigalzano, di fronte a tale richiesta, deve essersi confuso, applicando sull'intero francobolli per 45 cent., forse corrispondenti alla sola soprattassa richiesta per la consegna di un espresso fuori cinta (Baldenich dista circa 1 km. dal centro di Belluno), che dal 1921 era pagabile dallo stesso mittente, dimenticando di evadere le L. 1,25 necessarie al recapito di un espresso. L'errore veniva scoperto quando la missiva era già partita per Pergine, per cui l'impiegato richiedeva all'ufficio di transito di regolarizzare l'invio sulla base di quanto richiesto. Ciò avveniva verosimilmente tramite comunicazione telegrafica, per cui il mittente corrispose L. 1,25 per il supplemento dell'espresso, e L. 1,25 per coprire le spese telegrafiche. L' affrancatura di L. 2,50 annullata a Pergine era comprensiva dell'importo totale dovuto, che sarebbe poi divenuto oggetto di compensazione contabile tra i due uffici.
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sava da 30 (interna) a 75 centesimi (estera). Quando la missiva era già avviata per Pergine, l'impiegato (o il mittente) si accorgeva che non era stata evasa la tariffa per la soprattassa dell'espresso, come scritto sull'intero. A questo punto veniva richiesto all'ufficio di transito di regolarizzare l'invio, cosa che avveniva con l'applicazione, a Pergine, di francobolli per un importo complessivo di L. 2,50, corrispondente alla tariffa di un espresso per l'estero. Ciò avveniva verosimilmente tramite comunicazione telegrafica, il cui importo era pagato dal mittente in contanti, o mediante applicazione di francobolli sul modello di richiesta di modifica dopo l'impostazione (Mod.30), con rilascio di relativa ricevuta. Neanche questa ipotesi, tuttavia, nonostante sia più semplice e forse più verosimile della prima, è immune da pecche. Innanzitutto è difficile pensare che l'impiegato postale ignorasse che Baldenich non si trovava in Austria, ma era (ed è) una frazione di Belluno: a parte la relativa vicinanza tra i comuni (un centinaio di km.), questo sobborgo dal nome straniero era famoso per ospitare le carceri della provincia di Belluno. E' altrettanto difficile pensare che l'impiegato postale ignorasse che, in base all'accordo di Portorose (23/11/21), le tariffe postali per l'Austria dal I° giugno 1922 si erano abbassate, e quella degl'interi scontava non più 75, ma 60 centesimi. C'è tuttavia da dire che impiegato postale potrebbe aver considerato Baldenich un paese estero non necessariamente austriaco; inoltre, sulla base delle conoscenze nostre e di altri collezionisti del periodo, agli inizi della sua applicazione e, in ogni caso, negli anni '20 in genere, la tariffa “Portorose” era ignorata dagli impiegati postali con una certa frequenza. Queste sono, ad ogni modo, le nostre ipotesi per spiegare questo intero postale affrancato in transito per espresso; forse non ci siamo riusciti, e non escludiamo che le cose possano essere andate diversamente. Saremmo lieti di conoscere il parere di chi è più informato di noi sull'argomento. Ringraziamo 1'amico Enrico Bertazzoli per 1'utile collaborazione e i preziosi consigli.
Questa ipotesi, forse un po' complessa ma assai suggestiva, offre il fianco ad alcune obiezioni: il supplemento di spesa per il recapito fuori della cinta era abitualmente a carico del destinatario (R.D. n. 354 del 20/3/12, art. 121 ter): il calcolo del dovuto, infatti, era più agevole se realizzato nel luogo di arrivo della missiva. Tuttavia c'è da dire che il successivo art. 121 quater prevedeva la possibilità che fosse il mittente ad anticipare l'importo presunto, salvo il rimborso della differenza se la somma anticipata era insufficiente. Un'altra obiezione deriva dalla lettura del successivo R.D. 19/2/25 n. 196, che nell'art. 1 recita: “Diritto supplementare di recapito per espresso nei casi in cui esso è dovuto: “(exp. fuori cinta, n.b.)”se il percorso è inferiore a 500 m., L. 0,30; se il percorso è superiore a 500 m., per ogni km. o frazione di km., L. 0,60”. Stante questa condizione (non modificata nelle leggi successive), la tariffa suppletiva ipoteticamente applicata per l'intero (L. 0,45) non ha giustificazione, dato che l'evoluzione tariffaria prevista per questo servizio era la seguente: L. 0,30 - L. 0,60 - L. 1,20 e così via. Un'ultima obiezione, infine, riguarda la tariffa telegrafica: il R.D.L. n. 1416 del 5/8/27 recita nell' art. 2: “La tariffa dei telegrammi interni ordinari è stabilita in L. 2 fino a dieci parole, più 25 cent. ogni parola oltre le dieci”. Se pertanto la tariffa per la soprattassa dell'espresso era di L. 1,25, e quella per la comunicazione telegrafica minima di 2 lire, i francobolli applicati in transito a Pergine, il cui importo totale era di L. 2,50, non coprono la somma necessaria ad evadere i due servizi. E' tuttavia possibile che la tariffa telegrafica per le comunicazioni inerenti i servizi interni tra due uffici postali scontasse un importo inferiore; ma finora non abbiamo trovato alcun decreto che affermi, o neghi tale supposizione. Un'altra ipotesi per spiegare quest'espresso in transito potrebbe essere la seguente: il mittente consegnava di persona l'intero alla posta, che lo annullava. Successivamente, e prima dell'avvio, l'impiegato postale riteneva erroneamente che Baldenich fosse un paese austriaco al confine con l'Italia, per cui invitava il mittente a completare l'affrancatura, il che avveniva con l'aggiunta di francobolli per 45 cent.; in tal modo la tariffa dell'intero pas-
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Multinational Force & Observers in Sinai Comando Gruppo Navale Costiero Dieci Gaetano Candia
adattamento alla nuova missione. Partito da La Spezia il 10 marzo 1982, dopo aver sostato a Messina fino al 25 dello stesso mese, il Palma giunse a Sharm el Sheikh a mezzogiorno del 1° aprile; Mogano e Bambù, ripartiti da Messina il 26 marzo, arrivarono a destinazione il 10 aprile. L’attività vera e propria in seno alla MFO (Multinational Force and Observers) ebbe inizio il 25 aprile 1982, data di riconsegna del Sinai all’Egitto da parte di Israele. Ai tre dragamine italiani venne affidata la sorveglianza della zona di mare che va dal parallelo di Ras Muhammad a quello di Dahab (fig. 7) col compito di pattugliare, osservare e assicurare la libera navigazione
’Italia partecipa alla MFO Coastal Patrol Unit (CPU) ininterrottamente dal 1982. La Missione (missione di peace keeping multinazionale) ha il compito di controllare le attività marittime pattugliando le zone contigue allo Stretto di Tiran che unisce il Golfo di Aqaba al Mar Rosso e di segnalare eventuali violazioni al Trattato di Camp David. La MFO fa capo ad un Direttore Generale (DG) con sede a Roma dal quale dipende il Comandante della Forza (Force Commander) che dal 1° marzo 2004 è, per la prima volta, un italiano: il Maggior Generale Roberto Martinelli (fig. 1). La MFO opera nella fascia orientale della penisola del Sinai, dove vi sono le due basi principali, el Gorah a nord e Sharm el Sheikh a sud (fig. 1 bis). Le nazioni facenti parte della MFO sono: Italia, Francia, Ungheria (con compiti di Polizia Militare), Stati Uniti, Canada, Colombia, Uruguay, Australia, Norvegia, Nuova Zelanda e Isole Fiji. Il Decimo Gruppo Navale Costiero (fig. 2, 3) si costituì a La Spezia presso il cui Arsenale i dragamine Palma (M 5525), Mogano (M 5524) e Bambù (M 5521) (fig. 4,5,6) effettuarono i lavori di trasformazione e di
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attraverso lo Stretto di Tiran che è via d’acqua internazionale dopo l’evacuazione israeliana del Sinai, come previsto dall’art. 5 del Trattato di pace firmato da Egitto e Israele il 26 marzo 1979. Il Contingente italiano in Sinai, unica componente navale della MFO, era costituita, inizialmente, da 87 elementi così suddivisi: Comandante del Gruppo, 3 Unità navali con 72 persone d’equipaggio,
Nucleo di supporto (11 persone), 3 Ufficiali aggregati al Comando del Campo Nord della MFO. Il Comando del 10° GRUPPO NAVALE COSTIERO (COMGRUPNAVCOST DIECI), con la sala operativa, la stazione radio e i locali del supporto logistico, è dislocato nella base denominata “South Camp” a Sharm el Sheik, nei pressi della banchina dove sono ormeggiate le unità navali.
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II 18 settembre 1983 rientrò a Taranto il dragamine Mogano sostituito in Sinai dal Mango (M 5523) (fig. 8). Tra il 1998 e il 2001 le tre unità classe Bambù furono sostituite dai Pattugliatori Esploratore (P405), Sentinella (P406), Vedetta (P407) (fig. 9,10,11) le cui caratteristiche principali sono: Dislocamento 181,189 tonnellate; lunghezza 37,14 metri; larghezza 7,06 metri; pescaggio 1,96 metri; velocità massima 20 nodi; sistema propulsivo: 2 motori diesel Isotta Fraschini sovralimentati da 2620 KW; 2 eliche a quattro pale, a passo variabile; armamento: 1 mitragliatrice Oerlikon 20/70; 2 mitragliatrici MG 42/59 cal. 7.62 mm 2 radar di navigazione. Equipaggio: 16 persone di cui 2 ufficiali
In genere gli inchiostri usati per le timbrature sono il viola e il nero, mentre il dragamine Bambù utilizzò due diversi timbri lineari, con il nome dell’unità, con inchiostri blu e azzurro. Le tariffe sono quelle in vigore nel territorio nazionale e i servizi svolti dall’Ufficio postale prevedono la spedizione di corrispondenza normale e di raccomandate; queste ultime sono talvolta caratterizzate dalla mancanza di talloncino numerato e dalla scritta “RACCOMANDATA S.N.” (senza numero). Non sono previsti i servizi per assicurate, vaglia, pacchi e non è concessa la tariffa ridotta per la corrispondenza diretta ai militari di truppa. Tutti gli effetti postali diretti al Contingente Navale italiano o da esso provenienti transitano attraverso l’Ufficio postale del Ministero Difesa Marina (MARIPOST 00100 ROMA) (fig. 2) che provvede al definitivo inoltro a destinazione. Altri canali, attraverso i quali viene avviata la corrispondenza in partenza dalla MFO, sono quello israeliano, via Tel Aviv (fig. 12) e quello egiziano, via Il Cairo (fig. 1, 13).
IL SERVIZIO POSTALE DI "COMGRUPNAVCOST DIECI" Contrariamente a quanto avvenuto per le unità partecipanti ad altre missioni oltremare, i tre dragamine costituenti la componente navale italiana in seno alla M.F.O. fino agli anni 1998/2001 e, successivamente, i tre pattugliatori Esploratore, Sentinella, Vedetta, componente denominata “COMGRUPNAVCOST DIECI”, non sempre hanno utilizzato il timbro a data variabile di dotazione, ma hanno effettuato la spedizione delle corrispondenze attraverso l’Ufficio postale del Contingente che dispone di un timbro circolare a data variabile Ø mm 28 e di un timbro ovale di franchigia aventi entrambi la dicitura “COMGRUPNAVCOST DIECI” (fig. 2,3) Le unità navali hanno usato il loro timbro ovale di franchigia e i timbri amministrativi lineare e circolare per la corrispondenza di servizio, ma non è insolito il caso che tali timbri vengano apposti anche su corrispondenze private.
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Aggiornamenti cataloghi FRANCHIGIA MILITARE ITALIANA (1912-1946) G. Cerruto - R. Colla Aggiornamento n. 4
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Prima Guerra Mondiale pag. 40 aggiungere: 1915 - Intestazione: mm. 114 CARTOLINA POSTALE ITALIANA IN FRANCHIGIA simile n. 10 carattere inclinato a destra Formato: 140x88 circa Divisoria: riga doppia con due grossi punti alle estremità Nella parte sinistra composizione grafica con: GUERRA ITALO-AUSTRIACA 1915/3.° BATTAGLIONE/83.° REGG. FANTERIA/A TRENTO E TRIESTE...!/Spedisce:/3 righe punteggiate (fig. 1) 10A rosso bruno su bianco - 7
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Questionario mittente: Indirizzo da riprodurre nella risposta:/Cognome e nome.. /.../ Grado.../ Reggimento Arma.../ Compagnia.../ Squadrone.../ Batteria.../ Riparti speciali.../ Corpo d’Armata.../.../ SOCIETA’ EDITRICE CARTOLINE - TORINO Divisoria: riga doppia Al verso: vignetta (<) SEMPRE AVANTI SAVOIA!! (fig. 4) 99PA nero su avorio - 8
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pag. 72 aggiungere: 1916 - Intestazione: mm. 47 CARTOLINA POSTALE simile n. 19 2 riga: mm. 16 OMAGGIO Formato: mm. 140x89 circa Lungo il bordo sinistro:(^) G. D’AMATO Taglio notturno di reticolati -/15 giugno 1915. In basso a sinistra: vignetta con “Fides” COGNAC ITALIANO/DISTILLERIE ITA LIANE - MILANO Al verso vignetta policroma (fig. 2/3) 19YIA nero su bianco - 8 pag. 215 aggiungere: 1915 - Intestazione: mm. 78 R. ESERCITO ITALIA NO simile n. 32B Stemma: mm. 10x12 2 riga: mm. 90 CARTOLINA IN FRANCHI GIA POSTALE Formato: 141x89 circa
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TERIA; a destra riquadro punteggiato per il bollo Formato: mm. 140x90 circa Divisoria: allegoria uguale alla 122YT con sotto 300/2 Al verso (>) vignetta policroma con firma V. Polli (fig. 5) 122YTA bruno su avorio - 5 1915 - idem come la precedente 122YTA con intestazione mm. 36 GENIO AUTOMOBILISTI e al di sotto della divisoria (uguale alla 122YT) 300/30 Al verso (>) vignetta policroma con firma V. Polli 122YTB bruno su avorio - 5
12/2a idem con al verso vignetta in nero: (>) Tartaruga eretta con sacco di corrispondenza sulle spalle che procede, tutta sudata, dall’Italia verso Est. Carri armati, soldati e palo stradale con indicazione C.S.I.R. (fig. 6) - 8
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12/6 Fra germanici e...... 2 C 12/6a idem con al verso: (<) su 27 righe PREGHIE RA ALLA MADONNA/della Guardia alla Frontiera (fig. 7) - 8 12/7 Gli atti di valore... 3 2 12/7b idem con al recto questionario mittente comple tato a stampa: SALVATORES/ Umberto/ COLONNELLO/ Com.te 6° Rgt. Bers./ 33 al verso su 12 righe: comunicazione di perma nenza e di buona salute da: Zona d’occupazioni, 18 Giugno 1941 - XX (fig. 8) - 8
Seconda Guerra Mondiale pag. 309 aggiungere: 1941 - Tipo precedente n. 8 con aggiunta, sopra l’inte stazione, di frase propagandistica. Esagoni a linee continue (litografia) 12/2 Armi e cuori..... 2 1
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6 Le tre cartoline sopra catalogate sono state segnalate, assieme ad altre che saranno oggetto di prossime puntate, dal socio ed amico Bruno Deandrea che ringraziamo sentitamente. Indichiamo di seguito i dati relativi all’uso determinante per inquadrare esattamente le stesse. La prima (12/2a) è stata annullata dalla PM 88 in data 22.4.42; la seconda (12/6a) è stata spedita da Torre Pellice il 3.2.43; l’ultima (12/7b) è stata postalizzata dalla PM 33 in data 18.6.41.
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Le rubriche
SEGNALAZIONI E QUESITI a cura di Valter Astolfi - via Ennio 25 - 20137 Milano Mi - tel. 025457536 - astolfi1@libero.it Le segnalazioni ed i quesiti vanno inviati al curatore della rubrica (allegare nitide fotocopie a colori). Le risposte vanno inviate al curatore della rubrica indicando il numero di riferimento che figura prima del quesito.
AVVERTENZE: 94/4 - Al quesito di Roberto Gallo risponde il Socio Claudio Dutto come segue:
Segnalazioni: devono essere veramente tali e non brevi articoletti Quesiti: devono essere di natura postale; quesiti di altro tipo (storico, geografico, ecc.) dovranno essere formulati solo se strettamente necessari a meglio definire l’aspetto postale. Riproduzioni: devono essere costituite da fotocopie a colori di buona qualità (non in B/N). Diversamente non verranno pubblicate. In ogni caso le riproduzioni verranno pubblicate solo se ritenute opportune. Regolamento: la Direzione si riserva la facoltà di stabilire in quale numero della rivista saranno pubblicate le segnalazioni ed i quesiti fino a quel momento pervenuti e così pure di non pubblicare quelli ritenuti di scarsa utilità rispetto agli interessi dei Soci.
PLANAVAL - Ricevitoria dipendente da Arvier (Arviè dal ’39 al ’46), risulta così descritta nel 1924 e nel 1943. Viene chiusa nel 1967, tra le prime nell’ambito della riorganizzazione postale di quel periodo. Non ha, quindi, mai cambiato denominazione. BAIO DORA - Ricevitoria dipendente da Borgofranco d’Ivrea; risulta come appresso descritta: 1914 Bajo, 1924 Bajo Dora, nel 1929 viene scorporata dalla Provincia di Torino per passare alla nuova Provincia di Aosta cambiando in Baio, subito “corretto” in Baio Dora (non si tratta quindi di cambiamento e non dovrebbero esserci perciò variazioni nei bolli). Da allora non ha più cambiato denominazione.
RISPOSTE AI QUESITI:
SEGNALAZIONI:
93/1 - Al quesito di Enrico Manieri risponde il Socio Gianfranco Mattiello il quale ci precisa di essersi rivolto al sig. Wolfgang Vogt in Germania (Segretario dell’Associazione per lo studio delle censure tedesche) in quanto, a sua volta, pur essendo da moltissimi anni un collezionista di prigionieri in Germania, non conosceva l’uso di tale modulistica. La risposta ricevuta dal sig. Vogt conferma che l’uso di moduli di tipo diverso rispetto a quelli appositamente preparati dalle autorità tedesche per i campi di prigionia costituisce una vera e propria rarità; si conoscono solo pochi casi.
95/a - Il Socio Rolando Truglio ci invia la riproduzione di una busta spedita da Altricham (Inghilterra) a Torino in data 14.10.1939 e del relativo foglietto di spiegazioni (memorandum) che la censura inglese (Ndr. a quella data già in funzione per la posta diretta in Italia) ha inserito nella busta stessa avendovi trovato la fotografia di una persona. Sulla busta è stata applicata una etichetta con la dicitura (traduzione dall’inglese): “Resa al mittente / dal censore / per la ragione spiegata nel / memorandum incluso / in questa lettera “ e all’interno è stato inserito il relativo memorandum a stampa con la dicitura (traduzione dall’inglese): “Censura postale / Cartoline illustrate indirizzate a / Paesi Esteri sono bloccate dalla / Censura. Il termine “cartoline / illustrate” include cartoline che mostrano / illustrazioni di località o lavori / cartoline con fotografie di persone o / luoghi / cartoline illustrate di Natale / cartoline illustrate di modelli, ed ogni / tipo di cartolina che porta una illustrazione” (la sottolineatura a mano sotto le parole “fotografie di persone” sta a significare che era quello il motivo dell’intervento del censore). Sulla busta figura anche il timbro di censura (circolare) “Liverpool / Returned Letter Office – 18 Oc 39” e la fascetta con la dicitura “Opened by censor 961”.
94/3 - Al quesito di Enrico Bertazzoli rispondono i Soci Antonio Pasquini di Moncalieri, Enrico Bettazzi di Pistoia e Giuseppe Jannaci di Ancona. Mentre quest’ultimo, autore del libro “I lager dei vinti” (pubblicato nel 1996) ci precisa che le risposte sono reperibili alle pagg. 16, 42, 51 e 89 del suddetto libro, gli altri due si richiamano, appunto, a tale opera precisando che la cartolina proviene dal campo n. 337/2 di Coltano (Pisa) dove erano rinchiusi i militari tedeschi e quelli della R.S.I. Il sistema adottato per corrispondere con l’esterno fu quello di fare transitare tutta la posta da e per i prigionieri presso l’Arcivescovado di Pisa (come appare nel documento) il quale doveva poi occuparsi del relativo smistamento (in questo caso all’Arcivescovado di Genova, città di destinazione della cartolina). 57
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imponeva agli ebrei di qualificarsi come tali quando dovevano indicare le loro generalità sulla corrispondenza. In proposito ci invia la riproduzione recto-verso di una lettera spedita nel luglio 1940 da Colonia a Montevideo.
95/a 95/2
QUESITI: 95/1 - Il Socio Mollo di Roma chiede notizie sull’ufficio di Posta Militare n. 100 nel 1919 in quanto, secondo le fonti di consultazione in suo possesso, quelle riportate sulla letteratura filatelica sono alquanto scarse e frammentarie.
95/3 - Il Socio Oscar Mirolli di Quargnento (Al) ci chiede ragguagli circa l’indirizzo che figura su una cartolina postale italiana da 15 c. più francobollo aggiunto da 15 c. spedita il 23.7.1944 da Torino. L’indirizzo è il seguente: “Artigl. Landi A. – L 60029 L.G.P.A. – Paris”.
95/2 - Il Socio Lino Lensi di Empoli ci invia due quesiti. Nel primo ci chiede se è corretto attribuire il significato di “Albania” alla lettera “A” che, già a partire dal luglio 1940, spesso figura assieme agli altri dati (reggimento, ecc. ) nell’indirizzo delle corrispondenze dirette a militari. Risponde la Redazione: Confermiamo l’intepretazione già fornita dal Socio Lensi ed in proposito aggiungiamo anche che la disposizione che consentiva di aggiungere una lettera dell’alfabeto all’indirizzo serviva ad indicare alcuni scacchieri di dislocazione delle unità militari. Così, mentre la lettera “A” indicava il settore Albania, le lettere “C”, “T”, “E”, “M”, “P”, “R”, “Z” indicavano, rispettivamente, la Cirenaica, la Tripolitania, l’Egeo, il Montenegro, il Peloponneso, la Russia e Zara (vedi pag. 74 del volume “La Posta Militare Italiana nella seconda guerra mondiale” di B. Cadioli e A. Cecchi – Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico - 1991, Roma). Nel secondo ci chiede se esisteva una disposizione che
95/4 - Il Socio David Martignetti di Poggibonsi ha trovato su una cartolina in franchigia, spedita in data 21.12.1918 tramite la P.M. n. 144, il timbro lineare (su tre righe) “Campo Concentramento / Prigionieri restituiti / LEYMENT”. In base alle sue ricerche questo campo si trovava in Provenza; vorrebbe sapere a cosa era adibito e ogni altra notizia disponibile. Nella stessa richiesta ci pone anche un altro quesito, e cioè: dove si trova il presidio di “Vallone” ?. Su una cartolina in franchigia spedita in data 10.4.1917 con il bollo dell’ufficio “Posta Militare – Truppe Occupazione 1” figura infatti un bollo circolare, a due cerchi, con stemma sabaudo al centro, e la dicitura “Comando Presidio – Vallone”. Risponde la Redazione: La parola “Vallone” non è altro che la località di Valona in Albania. Inizialmente il nome di questa località (Vlone, in albanese) veniva tradotto non in maniera uniforme e questo si ripercuoteva anche nei timbri.
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95/5 - Il Socio Antonio Lampariello di Calitri (Av) ci invia la fotocopia di una lettera spedita in data 22.6.38 dalla Città del Vaticano alla Posta Speciale 500 (Guerra di Spagna) chiedendoci se la tariffa è corretta e, soprattutto, se la posta spedita dal Vaticano ad un ufficio italiano di posta militare all’estero pagava la tariffa per l’Italia (come nel caso delle corrispondenze spedite dall’Italia) o per l’estero. Secondo i suoi conteggi, la lettera proposta dovrebbe essere un triplo porto (con quattro porti di posta aerea).
95/8 - Il Socio Toni Caldiron di Padova ci invia la fotocopia di queste due lettere, dirette in Svizzera (rispettivamente, in data 31.12.1916 e 8.2.1917), nelle quali è stata asportata, con un taglio “chirurgico”, la parte del bollo dove figura il numero dell’ufficio di posta militare. Entrambe le lettere sono regolarmente giunte a destinazione, come risulta dal bollo di arrivo al verso. La censura è avvenuta a cura dell’ufficio posta estera di Milano (bolli e fascetta al verso). Il Socio si domanda se non si tratti di due documenti rimaneggiati allo scopo di incuriosire e quindi invogliare il collezionista all’acquisto; se così fosse, si domanda anche: perché mai rovinare due buste che in fin dei conti rappresentano due pezzi di posta militare destinati all’estero ?
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95/6 - Il Socio Pier Paolo Rosso di Bore (Pr) ci sottopone la fotocopia di una lettera spedita, in data 16.2.1918, da Firenze ad un “Ten. d’Artiglieria Batteria 329 - Brigata Marina - Zona di Guerra”. In arrivo risulta applicato un bollo tondo, metallico, a due cerchi con il ponte del datario e la dicitura “BRIGATA MARINA”. Chiede notizie sull’unità “Brigata Marina” e relativo bollo.
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95/7 - Il Socio Giovanni Bruni di Catanzaro ci chiede se un modello di telegramma intestato “Servizio Radio - Telegrafico Militare” spedito da Taranto a Porto Bardia (Cirenaica) in data 12.11.1936 può essere inserito in una collezione di posta militare; in subordine ci chiede anche quale è la differenza tra un “radio - telegramma” ed un “telegramma normale”. Risponde la Redazione: Al primo quesito la risposta è senz’altro sì. Per il secondo quesito la risposta è abbastanza ovvia: esistono varie forme di telegrafia (principalmente, via filo e via etere); in questo caso il messaggio è stato trasmesso via radio e poi trascritto sul modello in questione per essere consegnato al destinatario.
RECENSIONI Rundbrief nn. 78 e 79. I numeri di settembre e dicembre 2004 della rivista austriaca del gruppo di studio sulla prima guerra mondiale non riservano parti specifiche per l'Italia o il fronte italiano, ma sono ugualmente interessanti per gli studi e le osservazioni sempre utili (leggendo la lingua tedesca). In questo numero, in particolare, gli scritti vertono su Bosnia Erzegovina, Albania austriaca, Galizia.
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Francesco Gerini pubblicato sul n° 80 della nostra rivista. Così, ad esempio, manca una adeguata illustrazione delle modalità di funzionamento della censura e dei cambiamenti intervenuti (anche nella foggia dei bolli) al nord con l’avvento della R.S.I. ed al sud con il passaggio dei territori sotto l’Amministrazione Militare Alleata. La critica riguarda, in particolare, il criterio di catalogazione che segue la tipologia dei bolli piuttosto che la loro sequenza temporale; si verifica così che in qualche caso, nell’ambito della stessa provincia, i bolli del periodo 1944/45 sono catalogati prima di quelli del 1942/43. Ugualmente poco funzionale risulta l’ordine progressivo con cui sono elencate le singole Commissioni Provinciali, basato sul numero convenzionale di distinzione della Commissione che figura in taluni bolli, a fianco della lettera “R”. Poiché il bollo con il numero convenzionale è stato usato solo per un determinato periodo, bisogna ricorrere alla tabella di conversione quando esso non figura sul pezzo da classificare; meglio quindi il tradizionale sistema dell’ordine alfabetico delle Province. Valter Astolfi
RECENSIONI “Le Commissioni Provinciali di Censura Postale nella guerra 1940-1945”. Stampato in proprio dall’autore: Dott. Francesco Bruno - Piazza Duca Degli Abruzzi, 66 - Pescara 65123. Prezzo per i soci 28,00 s. p. comprese Il prodotto c’è ma qualche aspetto dell’impostazione e della catalogazione deve essere rivisto. Si potrebbe sintetizzare così la recensione del catalogo preparato da Francesco Bruno dal titolo: “Le Commissioni Provinciali di Censura Postale nella guerra 19401945”. Per decenni questo argomento (così come l’analogo sulla prima guerra mondiale per il quale, addirittura, non c’è ancora nulla di organico) è rimasto privo di un benché minimo supporto per i numerosi collezionisti ad esso interessati e solo nel 2000 è apparso un primo lavoro, in lingua inglese, che lo stesso autore (G. Mattiello) ha dichiarato lacunoso e per il quale si attende una seconda edizione di aggiornamento. Tutto il nostro riconoscimento quindi a Francesco Bruno per avere ora reso disponibile questo nuovo catalogo in cui sono illustrati e classificati, in 230 pagine, i bolli delle diverse Commissioni Provinciali di Censura durante la seconda guerra mondiale. Naturalmente, non si può certo dire che tutti i bolli siano stati catalogati ma siamo sulla buona strada. Si tratta di un lavoro minuzioso in cui i diversi bolli sono stati tutti riprodotti (manualmente), con l’indicazione, in molti casi, della prima ed ultima data d’uso nota e del colore; in una tabella a parte è altresì indicato il punteggio dei bolli catalogati (a cui corrisponde un valore commerciale).
Gianni Giannoccolo, L’occupazione nazista in Italia 1943-1945, FGT, Reggio Emilia, 2004, pp. 827, euro 25,00. Dopo l’8 settembre 1943 e la resa italiana si ebbe una repentina e tragica modifica dello status delle truppe tedesche, presenti in gran numero nella penisola come alleate. Queste disarmarono le forze armate italiane e occuparono rapidamente tutti i centri strategici, poi via via tutto il territorio non già in mano alleata. Iniziò così la dura occupazione nazista in Italia, che si sarebbe conclusa agli inizi di maggio 1945, e che continuò anche quando si formò la Repubblica sociale italiana. Tragici fatti, che coinvolsero militari e civili, si ebbero a causa di questa occupazione, che mosse anche alla guerriglia sempre più italiani, che formarono quel percorso storico oggi noto come “la Resistenza”. Il volume di Giannoccolo (nato nel 1922, partigiano, ferito in combattimento, poi dirigente sindacale ed amministratore pubblico) narra quei due anni con grande pregnanza documentaria, ed il suo pregio principale sta proprio nella documentazione che utilizza e fornisce, frutto di attente e puntigliose ricerche sulle fonti a stampa e negli archivi italiani e tedeschi. Tratta di questioni militari ed amministrative; dell’economia italiana; della giustizia; dello sfruttamento della manodopera; dell’esercito della RSI; della repressione tedesca e della lotta partigiana. Comprende anche l’elenco delle formazioni e dei reparti tedeschi in Italia. L’autore cerca anche di dimostrare alcune tesi storiografiche su cui il dibattito è ancora aperto. Non si tratta di un volume di storia postale, ma di un’opera di cronaca storica di indiscutibile utilità per il collezionista di questo importante aspetto, militare e civile, della recente storia d’Italia. Niccolò Sambo
Sicuramente, il collezionista ha ora una guida su cui basarsi, anche se in questo caso è stata privilegiata la catalogazione rispetto alle notizie storico postali, che si possono trovare nel fondamentale testo introduttivo di 60
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Vita sociale
COLLOQUI COI SOCI di Emanuele M. Gabbini Ha funzionato! Dopo la mia “provocazione” dello scorso numero, sono arrivate quattro lettere di tre diversi soci. Mi ha fatto particolarmente piacere che si tratti di soci relativamente nuovi: ringrazio quindi, in ordine alfabetico, Fausto Benatti (Villarotta RE), Adalberto Peroni (Besano, VA) e Roberto Sciaky (Milano) sperando che sia solo l’inizio di un esteso forum di opinioni. Gli argomenti trattati sono essenzialmente tre: Perché collezionare? Fausto Benatti scrive: “Quando si passa dalla semplice raccolta di francobolli ad una collezione su un tema specifico (nel mio caso la serie De La Rue) ci si trova spalancato davanti alla mente un campo sterminato di idee su come impostare la collezione e cosa includere in essa (buste, frammenti, singoli, multipli, ecc.). Man mano che si procede ci si accorge che il piacere di collezionare non è dato solo dal possedere, cercare e trovare i vari pezzi, ma anche, se non soprattutto, dal formare nella mente il piano di collezione che ci fa scoprire sempre nuovi orizzonti. A un certo punto ci si accorge che il catalogo non basta più ed allora ci si mette alla ricerca di libri e di articoli che approfondiscano il tema di collezione scelto ed è così che si forma la nostra biblioteca filatelica .......” Mi sembrano concetti molto belli che descrivono la trasformazione da “raccolta” a “collezione” che implica una fase di studio che essa stessa è fonte di piacere. Qualche altro socio desidera aggiungere qualche concetto? In fondo si tratta del cuore della nostra passione: perché collezioniamo? Come reperire una buona bibliografia? Adalberto Peroni sottolinea come sia importante nello studio della storia postale essere aggiornati sulla bibliografia esistente per attingere da altri studiosi e collezionisti ciò che hanno già scoperto prima di noi su un determinato argomento. “… Purtroppo, non sempre questi articoli sono di facile reperimento, o perché pubblicati su riviste con scarsa diffusione e quindi di difficile reperibilità o proprio per la difficoltà di sapere che su quell’argomento esistono degli scritti…” Lancia poi una proposta che tutti i soci dell’A.I.C.P.M. spediscano una copia di tutti i lavori da loro pubblicati così da avere un archivio che col tempo diventerebbe importante e di pubblicare annualmente gli articoli che i soci hanno spedito in sede. Il problema è assolutamente serio e molto complesso. Proposte su questo argomento sono sollecitate a tutti i
soci. Da parte del Consiglio si è affrontato il problema con due iniziative, a me pare, molto importanti. Innanzi tutto sul volume che tra brevissimo tutti i soci riceveranno, sono indicati tutti gli articoli (500!) pubblicati nei trent’anni di esistenza della nostra Associazione. Gli articoli sono elencati sia per Autore che per tema. Inoltre, sul sito dell’Associazione, (già oltre 3000 visite!) è stata creata una nuova sezione “Biblioteca” dove collezionisti esperti di un particolare tema hanno compilato la bibliografia a loro nota su quel tema: naturalmente qualunque socio può arricchire la bibliografia segnalando eventuali libri o articoli non indicati. Al momento sono sette gli argomenti di cui si è pubblicata una estesa bibliografia, col tempo e con la buona volontà dei soci è facile immaginare di poter arrivare a 100! Esposizioni 1- parere negativo Fausto Benatti ritiene che le esposizioni, così come oggi organizzate, non servano ad attrarre nuovi collezionisti. Suggerisce quindi modalità diverse come ad esempio l’esposizione avvenuta nel 2002 a Modena per i 150 anni dei Francobolli Estensi. Mi pare che bisogna dividere i vari tipi di esposizioni che, a mio parere, sono essenzialmente tre: a competizione: il termine stesso indica che sono fatte per competere e quindi, indirettamente, per avere un parere di “giudici” sulla validità/importanza della propria collezione. Come noto, queste esposizioni possono essere internazionali, nazionali o regionali; divulgative: potremmo citare quelle organizzate dalla Federazione a Montecitorio nel 1999 (sugli Antichi Stati) e nel 2003 (sulla Repubblica) – nel 2006 ne verrà organizzata una sul Regno – o altre manifestazioni di grande respiro come quella già citata del 2002 a Modena o dello scorso anno a Trieste per il 50° anniversario del ritorno all’Italia della città. Ogni anno vengono organizzate manifestazioni più o meno importanti, normalmente in occasioni di anniversari di eventi storici, che hanno come scopo primario quello della diffusione della filatelia; sociali: sono le esposizioni, a competizione o non competitive, organizzate ogni anno dalle varie Associazioni Filateliche (compresa la nostra) e dai vari circoli filatelici. Hanno come scopo primario di far esporre i propri soci e, in alcuni casi, di essere un “banco di prova” per le esposizioni a concorso regionali e nazionali. Forse, tutto sommato, il problema non è il tipo di espo-
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della FIP che della Federazione pubblicati sia sull’Annuario che sul sito e sulla rivista della Federazione. Esposizioni 3 - Dialogo coi giurati Giustamente Roberto Sciaky scrive che nessun giurato può sapere tutto e quindi, specie per le collezioni “insolite”, c’è bisogno di “spiegare” in anticipo cosa sono, quali sono i pezzi più importanti, ecc. Qui devo tirare le orecchie all’amico Roberto infatti come co-autore del nuovo Regolamento per le esposizioni e le giurie (entrato in vigore il 1° maggio 2004) mi sento punto sul vivo. L’Art. 4.2, pubblicato a pag. 254 dell’Annuario, recita “Per consentire un più documentato giudizio i filatelisti dovranno inviare ..... Il filatelista può allegare alle fotocopie un testo non più lungo di una pagina in cui illustra le caratteristiche della partecipazione (se inedita) o i miglioramenti portati alla partecipazione rispetto all’ultima esposizione cui ha partecipato. Se questo testo non è presente, s’intende che la collezione non ha avuto variazioni rispetto all’esposizione precedente.” Il problema quindi esiste ..... ma è gia stato risolto!
sizione, ma quello di organizzarle bene! Esposizioni 2 - regole troppo rigide Roberto Sciaky scrive una lettera sostenendo che molti collezionisti non espongono le loro collezioni perché le regole delle esposizioni (si intende a competizione) sono troppe rigide, mentre i collezionisti vogliono comporre le loro collezioni a loro modo. Conclude quindi chiedendosi se non si possano snellire i regolamenti o se i giurati non possano essere più elastici o se non si possa pensare ad una classe “semplificata”. Questo è un ..... vecchio tema .... che ogni tanto viene alla ribalta. Innanzi tutto bisogna subito dire che se si vuole esporre a concorso, come in ogni competizione, occorre seguire delle regole uguali per tutti altrimenti sarebbe impossibile ogni giudizio. Detto questo, a me pare che le regole non sono poi così rigide ma spesso qualcuno .... ne inventa di inesistenti. L’ esempio fatto della impossibilità di esporre due buste della stessa tariffa con francobolli diversi non è una regola e non è scritto su alcun regolamento! Occorre veramente che sia i giurati che i collezionisti leggano e comprendano, senza aggiungere né togliere nulla, i regolamenti sia
Nuovo censimento corrispondenze dall’A.O.I. per l’estero Visto il buon esito del censimento delle affrancature per l’interno, ho iniziato il censimento dei documenti, sia per via ordinaria che via aerea, sia per posta civile che per posta militare, che dall’A.O.I. sono indirizzati all’estero. Sarà anche l’occasione per mettere un punto fermo sulle tariffe. Prego quindi tutti coloro che avessero questo materiale di volermi inviare una nitida fotocopia (se la data non fosse perfettamente leggibile, aggiungerla a matita e annotare tutti gli annulli di transito e d’arrivo che dovessero apparire sul retro dei documenti). Anche questo studio verrà pubblicato su “La Posta Militare” con l’indicazione di tutti i collezionisti che hanno partecipato. Ringrazio in anticipo. Emanuele M. Gabbini - Via Matteotti 16 - 20020 ARESE (MI) – emanuele.gabbini@virgilio.it
LETTERA Caro Presidente, colgo l'occasione dell’articolo di Gaetano Candia “L’Italia negli interventi oltremare a partire dagli anni 50”, apparso sul n. 93 della nostra rivista, per ricordare, a completezza d’informazione, che una panoramica completa ed illustrata a colori sull’argomento delle missioni militari italiane all’estero dal dopoguerra è apparsa, a mia firma, sul libro “La Repubblica italiana”, edito da Poste italiane per la mostra di Montecitorio del 2003, da pag. 188 a pag. 202 (quindi lungo e completo) nell’ambito dell’articolo, sempre a mia firma “Le Forze Armate italiane e la posta dal dopoguerra”. A quel testo seguiva, nel volume, la pagina “Le missioni militari di pace oggi” a firma del gen. Rolando Mosca Moschini, allora Capo di Stato Maggiore della Difesa. Molto importante quest’ultima, soprattutto dal punto di vista morale: è stata l’unica volta che le Forze Armate (e con il loro Capo, per di più!) sono intervenute direttamente ed ufficialmente sulla stampa filatelica, a dimostrazione dell’attenzione e della validità di quel volume ed in particolare del mio scritto, che precedeva quello del generale. Anche se non dovrei essere io a dirlo, non posso non far rilevare che quel mio scritto, che suggerisco agli interessati (e sono molti i collezionisti del settore) di andare a rileggere, è oggi la fonte più completa, attendibile ed organica sulla materia, sino alla fine del 2002. Infatti non tiene conto di suddivisioni artificiose che non interessano il collezionista e francamente lasciano il tempo che trovano; elenca tutte le missioni in ordine cronologico, comprese quelle di scarso o nullo riscontro filatelico; per ciascuna dà le date esatte; dà anche alcune date precise per le variazioni dei bolli postali; spiega esattamente il funzionamento della posta, illustrando chiaramente per la prima volta - le differenze fra “uffici di posta militare” e uffici o servizi di posta presso le furerie; si avvale di fonti ufficiali e di testimonianze dirette di ufficiali partecipanti alle ultime missioni; la documentazione iconografica comprende molti esempi di ‘vera’ posta viaggiata dalle missioni a Roma, e non di creazioni filateliche ad uso esclusivo dei collezionisti. Insomma, fatti salvi com’è naturale i gusti di ciascuno, credo proprio possa essere questo il testo di riferimento sull’argomento. Bruno Crevato-Selvaggi 62
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Annunci * Cerco franchigie 1aGM - PM 10 - 90 e 5a Divisione (generiche, illustrate e anche reggimentali con tali annulli) Enzo Zanotti - Via San Rocco 26 - 26100 Cremona CR zanna10@virgilio.it - (92). * Sono interessato a ricostruire la storia postale militare che ha operato in Friuli - Provincia di Udine. Accetto offerte. Bruno Lucci via S. Paolo 29 - -33100 Udine UD- (92). * Cerco libri, opuscoli, articoli su: Corpo Militare della CRI. e Corpo di sanità dell'Esercito Italiano nella IIGM. Francesco Cavicchi - via Scandiana 7/a - 44100 Ferrara FE- (92). * Cerco raccomandate, assicurate, Guerra di Etiopia, Guerra di Spagna e marina 2aGM. - Luciano Tagliabue via Carli 45 - 20161 MI - (92) * Cerco corrispondenza affrancata con francobolli della serie “Etiopia” del 1936, nonchè notizie inerenti la stessa e decreto di emissione. Antonio Lampariello - Corte Sambuco-83045 Calitri AV - (92) * Cerco qualsiasi tipo di corrispondenza censurata, periodo 1940/1947. Cerco posta internati civili medesimo periodo Bruno Travella - via Loreschi 2 - 24060 Villongo BG - b.travella@virgilio.it - (92) * Cerco materiale delle missioni militari italiane all'estero e posta viaggiata in valigia diplomatica. Danilo Torassa v. Paglieri 21-12045 Fossano Cn- (92) * Cerco franchigie 1ª GM dell'esercito turco, marina inglese, marina tedesca (incrociatori “Pillau” e “Emdem” e sottomarini). Mario De Fraja viale Venezia 39 - 36061 Bassano del Grappa VI - (92) * Cerco annulli con date tra il 1916 ed il 1917 di: 56a div. Sez. A - 18° corpo d'armata sez. A - Int. 4a armata sez. B Pm 55 - Pm 86 - Pm 86 sez. A - Timbrature lineari dei: Gruppi Ferrari e Nucleo Garibaldi - Posta delle div. Nembo e Folgore - Lineari di reparti Lanciafiamme di tutti i periodi. Mauro Caimi - via Soperga 10 - 20127 Milano caimi@katamail.com (93) * Cerco materiale delle missioni militari italiane all'estero. Federico Mariani - via Bellini 3 - 30022 Ceggia VE (93) * Cerco materiale relativo ai prigionieri di guerra e internati civili italiani nel mondo e stranieri in Italia sia nella Prima che nella Seconda guerra - Antonio Pasquini - fraz. Tetti Piatti 101 - 10024 Moncalieri TO (93) * Cerco 2aGM - Posta Militare: n° 10 dal 5.2.40 al 16.6.40 - n° 24 dal 20.6.40 al 4.9.40 - n° 40 dal 4.10.41 al 10.4.41 su qualsiasi supporto postale. Luigi Gratton - via degli Alpini 15 - 33050 Ruda UD (93) * Acquisto San Marino su busta/documento fino alla fine dell'800 - Ricerco anche buoni internazionali di risposta. Nicolino Parlapiano - via Principe di Napoli 103 - 82100 Benevento BN nicknick3@inwind.it (93). * Ricerco scambio oggetti postali viaggiati con annulli Posta da Campo RSI (solo numerali) ed indicativi di reparto. - Sergio Colombini - via Mazza 53 - 37129 Verona VR. (93) * Cerco interi postali RSI tipo CP Mazzini e BP Monumenti distrutti, con annulli di Posta da Campo e Feldpost - Vignette e scritte di propaganda - Timbri di censura - Roberto Gallo - via Sperino 17 - 10126 Torino TO (93)
* Cerco letteratura (fotocopie) riguardante corrispondenza con Mazagan e Marrakesh 1897-1900. Cerco collezionisti di questo servizio postale italiano in Marocco. - Luis Baselli via Venezian 4 - 33097 Spilimbergo PN. ftwxza@tin.it (93) * Cambio, cedo, acquisto storia postale e posta militare italiana. - Angelo Zamboni - viale Milite Ignoto 200 - 15100 Alessandria AL. (93) * Acquisto e scambio vecchi cataloghi aste filateliche italiane ed internazionali. Richiedete elenco miei duplicati con oltre 600 cataloghi passate aste filateliche con importanti vendite. Franco Peli - via Oriani 6 - 20052 Monza MI francopeli@virgilio.it (93) * Cerco storia postale e cartoline di Lodi e Provincia. Francesco Riboldi - via Cascina Springalli - 26856 Senna Lodigiana LO Francesco.riboldi@tiscali.it (93) * Acquisto storia postale militare campagne e spedizioni francesi in Indocina dal 1873 al 1956. Giuseppe Pagani via Mantegazza 7A 21047 Saronno VA aduaveterano@tiscali.it (93) * Ricerco P.M. 1aGM: Concentramento Sussidiario n° 2 e 3; Intendenza 5a Armata (1.6.16-6.7.16); P.M. 17/A (5.5.1931.8.19); P.M. 94 (19.12.19-15.6.20); P.M. 115 (4.2.2028.2.21); P.M. 151/A (1.9.19-30.11.19); P.M. 162 (dal 26.4.19). - Antonio Coviello - viale Principe di Napoli 79 82100 Benevento BN. (93) * Sono interessato alla “censura” connessa con i servizi giornalistici. - Umbertomaria Bottino - via Cassala 61 20143 Milano MI (93) * Acquisto storia postale periodo fra le due guerre e 2aGM e materiale non filatelico delle Conferenze di Genova (1922) e Stresa (1935) - Fernando Martinez - Sain Calvo 25/1° 09003 Burgos Spagna martinez@corinphila.ch (93) * Interessa storia postale di Porto Maurizio e Oneglia fino al 1923. - Circolo Fil. Num. Imperiese - CP 300 - 18100 Imperia. (93) * Cerco corrispon. in partenza da località delle Marche nel periodo RSI (nov. 43/ago.44). Sempre dello stesso periodo cerco le seguenti Poste da Campo: n 735, n 743, n 789, n 809. - Enrico Carsetti - via Bovio 39 - 60044 Fabriano AN. (93) * Compro e cambio: RSI Posta da Campo delle Marche Prigionieri e internati Marche - Prigionieri RSI. - Giuseppe Jannaci - via Panoramica 16 - 60123 Ancona AN (93) * Compro, vendo, scambio materiale per le mie tematiche sulla sanità nella 1aGM periodo 1915-1918 (osp. mil., osp. da campo, sez. sanità, treni osp. ed altri) - Missioni militari italiane all'estero (Kosovo, Iraq, Bosnia, Agfhanistan ed altre). Per accordi inviare fotocopie. Domenico Matera - via Cellini, 8 - Cassina Nuova - 20021 Bollate MI. (93) * Cerco qualsiasi corrispondenza militare e/o civile viaggiata in Messina e provincia da luglio 1943 a settembre 1944. Inoltre oggetti postali (libretti, ricevute, circolari) stesso periodo e località. Renato Lualdi - via Vecchia Nazionale 1988 D - La Coccinelle - 98135 S. Margherita Marina ME (93) * Acquisto scambio storia postale Italia e Colonie. Franco Napoli - CP 51 - 89040 Caulonia KR. (93)
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ri alla RSI (escluse Germania e Svizzera, compreso Vaticano). Emilio Zucchi - via San Senatore 4 - 20122 Milano (93) * IGM: cerco materiale prigionieri di guerra e occupazione Trentino Sud Tirolo e Austria. Fotocopie prezzate a Achille Ferrari - CP 114 - 47838 Riccione RN (93) * Per completare studio su censure italiane durante 2aGM cerco fotocopie corrispondenza. Rimborso spese postali. Gianfranco Mattiello - via Strepponi 34 - 26900 Lodi LO tel. 0371420713 (93) * Ricerco autografi, anche di personalità non italiane Tommaso Carlo Turi - via G. Da Verrazzano 25 - 57127 Livorno LI - t.turi@tin.it (93) * Cerco interi postali riguardanti l’occupazione italiana della Slovenia 1941-1943 e periodi successivi. Gradite fotocopie prezzate. - Oscar Mirolli - via Garibaldi 1 - 15044 Quargnento AL (93) * Collezionista avanzato nello studio del 20 c. del 1867 cerca affrancature miste con 20 c. (26) + altri valori solo tricolori o su oggetto postale particolare. Cerco anche cartoline d’epoca (piccole) viaggiate e non di Casale Monferrato Paolo Bianco - via Luparia 15 - 15033 Casale Monferrato Al (93) * Acquisto annulli meccanici italiani del periodo del Regno su frammento e buste di Svizzera (del periodo 1854-1990) di origine non filatelica e in tariffa (in assoluto preferisco usi singoli). A richiesta invio mancoliste dettagliate. - Benito Carobene - piazzale Segrino 6/A - 20159 Milano MI (94). * Cerco annulli di franchigia militare borbonica e di Murat su buste e documenti anche non postali del Regno di Napoli. - Eduardo Zampella - via Battistello Caracciolo 22 - 80136 Napoli NA (94). * Cerco corrispondenza affrancata con francobolli serie “Etiopia” 1936 e relativo Decreto di Emissione. - Antonio Lampariello - C.da Sambuco - 83045 Calittri AV (94). * Occupazione Alleata di Sicilia: acquisto, cedo, cambio corrispondenza viaggiata nel periodo 1943-1944. Sono interessato a qualunque offerta o notizia anche per mia documentazione e studio. - Francesco D'Alessandro - via Convento del Carmine 5 - 05030 Tremestieri Etneo CT (94). * Cerco cartoline formato piccolo di Reggio Calabria Provincia, Catanzaro città, Padova città e provincia. Inviare fotocopie prezzate a: Massimo Mazzella - via Veneto 3 35030 Selvazzano Dentro PD - max.maz@inwind.it (94). * Per una futura pubblicazione sui corpi di spedizioni e campi militari sotto Napoleone III, ricerco per un censimento tutte le lettere tassate, in franchigia o affrancate delle ceguenti campagne: Occupazione di Roma 1849-1866 18671870; Campagne d'Italia 1859-1860; Guerre di Crimea 18541856, di Siria 1860-1851, di Messico 1862-1867; China Cochinchine 1860-1864 e campi militari. Inviare fotocopie (spese rimborsate) a; Jean-Pierre Magne - BP 125 - 46200 Souillac - France (94). * Cerco corrispondenze militari di tutte le guerre dirette a Saronno. Timoldi Samuel - via vecchia per Solaro 21 21047 Saronno VA
* Cerco annullo di posta militare “Direzione postale 3a Armata” dal 27.5.15 al 31.5.15. - Renato Fontana - via M.L. King 12/5 - 30027 San Donà di Piave VE. (93) Cerco posta prigionieri di guerra in Italia IGM - Posta militare austriaca 1aGM - Cartoline, foto e storia postale Trentino. - Franco Trentini - via Ferrera 34 - 38062 Arco TN. Trentini. franco@virgilio.it (93) * Cerco e scambio telegrammi pubblicitari italiani anni '30 e '50. - Enrico Bertazzoli - via Passaggi 8/3 - 16131 Genova enrico.bertazzoli@fastwebnet.it (93) * Ricerco per studio tassate, raccomandate, corrispondenza ordinaria con segni del verificatore di ogni periodo nonché verbali per irregolarità di servizio e multe. Rispondete numerosi anche per scambio informazioni. Aniello Veneri - via Olevano 62 - 84091 Battipaglia SA. (93) * Acquisto scambio corrispondenza relativa a: PM dalla guerra di Libia alle attuali Missioni di Pace; PdC solo 2aGM.; colonie e occupazioni; PM francese 1aGM.. Valuto anche differenti proposte di scambio. - Mauro Miressi - CP 79 71100 Foggia FG. (93) * Cerco interi postali usati della Posta Militare, sia italiani che stranieri. Inviare fotocopie prezzate. - Pino Di Padova Viale Napoli 25 - 67033 Pescocostanzo AQ. (93) * Cerco lettere e documenti dei Dipartimenti Napoleonici “105 Stura” e “108 Tanaro”. Inviare fotocopie e offerte prezzate a Luca Lavagnino - CP 99 - 16043 Chiavari GE. (93) * Cerco annulli - Navigazione - Regia Flottiglia - Servizio postale sul lago di Garda. Antonio Martinelli - via Porto 41 - 25010 Limone sul Garda BS (93) * Cerco: V Mail e Airgraph degli Alleati nella guerra in Italia (1943-45) - Corrispondenza nel Sud Italia dal settembre’43 al febbraio 1944 (escluso AMGOT di Sicilia) - Posta prigionieri di guerra dalla RSI ai campi degli Alleati e da questi alla RSI - Telegrammi della RSI. Mario Zucchi - via Cesare da Sesto 17 - 20123 Milano MI. (93) * Scambio Posta Militare 1aGM e 2aGM. Piero Raggi 01100 Viterbo VT. (93) * Cerco tessere, documenti, curiosità su “sistema annonario italiano” ogni epoca. Gradite fotocopie prezzate. Claudio Barbero - via Prese 2 Pratavecchia - 12025 Dronero CN- tel. 3683682378. (93) * Cerco Posta Militare prefilatelica francese. Leopoldo Della Porta - via Serra 6 - 20148 Milano MI. (93) * Ricerco lotti anche numericamente consistenti delle franchigie, ufficiali e non, 1aGM, guerra Italo-turca, guerra d’Etiopia, guerra di Spagna, 2aGM con annulli leggibili, anche se non di grande pregio, cartoline e biglietti della IIGM - Luciano Fabbri - via Perugia 4 - 52023 Montevarchi Levane AR - 3396359021. (93). * Ricerco storia postale del Lloyd Austriaco, annulli delle Agenzie e dei piroscafi. Giorgio Piva - via Modotti 6 - 33084 Cordenons Pn. tel 043441538.(93) * Cerco documenti inoltrati durante la RSI, con i bolli RP PAGATO e RR POSTE TS usati come sostituti o a complemento dell’affrancatura. Antonio A. Piga - via di Pino 30/11 - 16138 Genova GE - piga32@virgilio.it. (93) * Cerco corrispondenze con partenza da aeroporti militari siciliani 2aGM - PM 30-72-3500-3550. Andrea Amoroso via Carapelle 10 - 90129 Palermo PA - tel. 091488601. (93) * Cerco PM CIL e Brigata Maiella; RSI: corrispondenze con marche di servizi postali comunali dell’Astigiano e di Dizzasco trasportate da corrieri privati (esclusi BCI E Coralit) e dal servizio militare e staffette; corrispondenze civili, prigionieri e internati per i paesi esteri e dai paesi este-
Il socio Raffaele Ciccarelli di Chiavari ha recentemente pubblicato un interessante lavoro dal titolo: “Storia postale del Dipartimento degli Appennini (1805-1814)”, Ed. Bastogi prezzo di copertina 10,00. Chi fosse interessato può richiederlo direttamente all’autore: Via Filippini, 28/4 - 16043 Chiavari.
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CONVOCAZIONE D’ASSEMBLEA E MOSTRA SOCIALE AICPM 2005 Taranto, 14-16 ottobre 2005 L’Assemblea annuale e la Mostra Sociale si terranno a Taranto, presso il Palazzo della Cultura, piazzale Dante , organizzate con la collaborazione del CFN Tarentino. L’Assemblea si terrà il sabato alle ore 11 e il Palmares alle 20. Questo avviso, pubblicato sull’organo ufficiale della Associazione, è avviso formale di convocazione dell’Assemblea: il programma dettagliato della manifestazione è qui allegato. La mostra, riservata ai Soci, è articolata in una Corte d’onore e in tre sezioni a concorso: collezioni già esposte, collezioni inedite e collezioni “Unquadro”. La Giuria della Mostra sociale assegnerà il Gran premio AICPM, il Premio speciale collezione inedita e il Premio speciale collezione “Unquadro” oltre ad assegnare a tutte le collezioni a concorso diplomi di medaglia secondo i punteggi previsti per le manifestazioni nazionali. Ogni socio può partecipare con collezioni di storia postale di qualunque tipo ed epoca: nelle sezioni a competizione “già esposte” e “inedite”, con non più di due collezioni, minimo 60 e massimo 120 fogli; 12 fogli per la classe “Unquadro” senza limite al numero di queste collezioni. I premi speciali per la collezione inedita e per la classe “Unquadro” saranno aggiudicati solo se le collezioni in ognuna delle sezioni saranno almeno cinque di soci diversi e purché la collezione a più alto punteggio ottenga almeno la medaglia di vermeil grande. Le collezioni che hanno già vinto un Gran premio AICPM o un Gran premio nazionale o una medaglia d’oro internazionale o una medaglia d’oro grande nazionale potranno essere esposte solo in Corte d’onore dove potranno essere esposte anche collezioni di particolare significato su invito del Consiglio Direttivo dell’AICPM. I giurati saranno a disposizione dei partecipanti nella mattinata di domenica. Le domande d’iscrizione dovranno essere formulate sul
modulo allegato, compilato in ogni sua parte e firmato, ed arrivare entro il 30 luglio 2005, all’ AICPM C.P.180, 47900 Rimini e saranno accettate, in relazione alle possibilità organizzative ed allo spazio disponibile, secondo l’ordine cronologico di arrivo. Tutti gli espositori a concorso, subito dopo aver ricevuto la conferma della accettazione, che verrà inviata entro il 31 agosto, dovranno inviare la fotocopia completa della collezione entro il 15 settembre all’indirizzo che sarà indicato con la conferma dell’accettazione delle collezioni. Le collezioni dovranno pervenire entro l’ 8 ottobre a Gen. Michele Mastelloni, via Ancona 25, pal.8, 74100 Taranto oppure potranno essere portate personalmente il mercoledì 12. Le spese di spedizione delle collezioni sono a carico dei partecipanti come pure le spese di assicurazione. Gli organizzatori garantiscono, durante gli orari di apertura, la presenza continua di personale incaricato di sorvegliare il buon andamento della mostra ed un impianto di allarme durante gli orari di chiusura, ma declinano ogni responsabilità. Le collezioni potranno essere ritirate a mano dai proprietari o da persona da loro incaricata, munita di delega scritta, a partire dalle ore 13 del 16 ottobre. Le collezioni non ritirate personalmente saranno spedite dagli organizzatori con pacco postale J+3 assicurato. Con la firma della domanda di iscrizione il partecipante si impegna ad accettare in toto il presente regolamento. In caso di contestazioni fra organizzazione ed espositori, viene dichiarato competente, in modo inappellabile, il Consiglio Direttivo della FSFI. Per ogni controversia nei riguardi di terzi, sarà competente il Foro di Rimini. Per tutte le informazioni e l’invio delle domande d’iscrizione l’indirizzo è il seguente: AICPM, Casella postale 180, 47900 RIMINI; fax 0541-28420 - pmacrelli@adhoc.net.
DOMANDA DI PARTECIPAZIONE ALLA MOSTRA SOCIALE AICPM 2005 Nome e Cognome Indirizzo, tel, fax, e-mail
Titolo della collezione N° fogli
Già esposta
Inedita
Riconoscimenti Breve descrizione Dichiaro di avere preso visione e di accettare il Regolamento. Data
Firma
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“Unquadro”
Corte d'onore
Posta Mil. 95.qxp
24-06-2005
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Nuovi Soci 2005 Associazione Fil It Diena, Roma - A.I.S.P., Milano - Baldi Aldo, Salerno - Battaglini Giorgio, Bologna - Baucheron Christian, Evenos - Bernardis Giampaolo, Tarcento - Berta Ruben, Torino - Bosco Antonio, Torino - Cacitti Ivan, Bruxelles - Carli Corrado, Trieste - Castelli Maurizio, Forte dei Marmi - Cavallini Sandro, Bologna - Cournety Michele, Saint Maximin - Craveri Guido, Lugano - De Ros Mariagrazia, Favaro Veneto - Del Monaco Sergio, Milano - Fabbri Stefano, Forlì - Gagliardi Francesco, San Basile - Guzzi Giampaolo, Gallarate - Imperato Saverio, Monza - Luini Antonio, Milano - Martani Claudio, Quistello - Mataloni Ivo, Roma - Merone Mario, S. Anastasia Nanni Paolo, Pontedera - Papini Giancarlo, Genova - Parma Giancarlo, Bologna - Pelo Valerio, Milano - Raybaudi Maurizio, Roma - Rimoldi Samuel, Saronno - Stella Antonio, Gravellona Toce - Vernette Claude, Marseille.
Volumi disponibili
Edizioni AICPM
1795-2000 DUE SECOLI DI STORIA DELLA POSTA attraverso i piani di 32 importanti collezioni, E. GABBINI - 116 pagg. a colori - 21x29,7 - ed. 2002 - soci 25 €, non soci 50 €: in esaurimento. OGGETTI E SERVIZI POSTALI ITALIANI 150 anni di tariffe 1850-2000 - E. GABBINI - 215 pagg. a colori - 21x29,7 - ed. 2003 VASTOPHIL - soci 25 €, non soci 50 €. STORIA DELL'UOMO E DELLA POSTA - E. GABBINI - 240 pagg. a colori - 21x29,7 - ed. 2004 VASTOPHIL - soci 25 €, non soci 50 €. I BOLLI DEGLI UFFICI POSTALI CIVILI DELLA LIBIA - P. Macrelli - 40 pagg. b/n - 21x 29,7 soci 10 €, non soci 25 €. I nuovi soci iscritti nel 2005 (quota associativa 40 €) riceveranno il volume STORIA DELL'UOMO E DELLA POSTA in omaggio e possono richiedere il volume OGGETTI E SERVIZI POSTALI ITALIANI a 20 € comprese spese postali. Versamenti sul ccp 49059124 intestato AICPM: indicare nella causale i volumi richiesti.
Edizioni della Federazione DAGLI ANTICHI STATI ALL'UNITÀ D'ITALIA - a cura di B. CREVATO-SELVAGGI - 173 pagg. a colori - 17x24 MONTECITORIO 1999 - soci 25 €, non soci 40 €; in esaurimento. LA REPUBBLICA ITALIANA a cura di B. CREVATO-SELVAGGI - 414 pagg. a colori - 21x29,7 MONTECITORIO 2003 - soci 20 €, non soci 30 €. ANNUARIO della filatelia italiana 1998 - 312 pagg. - soci 15 €, non soci 30 €; in esaurimento. ANNUARIO della filatelia italiana 2004 - 328 pagg. - soci 12 € non soci 25 €. I BOLLI DELL’AFRICA ORIENTALE ITALIANA - P. Macrelli B. Crevato-Selvaggi - 6 fascicoli inseriti in vari numeri di Qui Filatelia - 48 pagine - soci 10 €, non soci 25 €. Versamenti sul ccp 16401473 intestato a FSFI: indicare nella causale i volumi richiesti. I costi indicati comprendono le spese per spedizione ordinaria; per raccomandata aggiungere 2,35 €.
ASSOCIAZIONE FILATELICA NUMISMATICA SCALIGERA
VERONAFIERE
105 ª VERONAFIL manifestazione di FILATELIA, NUMISMATICA, CARTOLINE, TELECARTE, PICCOLO ANTIQUARIATO ED HOBBISTICA
25 - 26 - 27 novembre 2005 (Autorizz. Comune di Verona - Commercio e Attività produttive n. 19/2004 del 13.04.04)
Sede della manifestazione: Fiera di Verona, padiglione n. 8 ex 37 (uscita autostrada A-4 a Verona Sud)
INGRESSO LIBERO orari per il pubblico venerdì 25 novembre ore 10 -18; sabato ore 9 -18; domenica ore 9 -15 Informazioni particolareggiate potranno essere richieste all’Associazione Filatelica Numismatica Scaligera, casella postale 307, 37100 Verona. Tel. e fax 045.59.10.86, direttamente il mercoledì, giovedì e sabato 16,30-19; segreteria telefonica nel restante periodo. Sito internet: www.veronafil.it; veronafil@veronafil.it
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