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Pulizia e igiene una questione culturale

La manutenzione degli edifici scolastici deve essere condotta perseguendo soprattutto una cultura della cura e del rispetto della “cosa pubblica”, che in Italia è pressoché sparita da tempo

Fabio Chiavieri

Sono ormai tanti anni, troppi, che si parla di un percorso di rinnovamento e messa in sicurezza delle scuole. La sensazione, tuttavia, è che la nostra scuola viva in un perenne stato di emergenza in cui i piccoli miglioramenti registrati appena dopo l’emergenza Covid si stanno già arenando, lasciando implacabilmente spazio alle solite desolanti immagini che si presentano agli occhi degli studenti quando passano le soglie dei loro istituti scolastici: pareti sporche o scrostate, macchie da infiltrazioni, generale senso di obsolescenza. Una situazione perdurante e alquanto anacronistica soprattutto in un’epoca in cui ci si sforza di pensare a un mondo ecosostenibile che sta aprendo le porte ai paradigmi di Industria 5.0 che punta a un’innovazione tecnologica umano-centrica, ovvero che metta al centro di tutto l’uomo e il suo benessere. La scuola è la base per la crescita di ogni giovane essere umano, un luogo dove si dovrebbero studiare non solo le materie necessarie alla propria cultura, ma anche assorbire nozioni preziose di educazione civica che si dovrebbero armonizzare con il contesto scolastico nel suo insieme, a cominciare dalla cura della struttura in cui si trovano le aule che, in fin dei conti, sono posti di lavoro e come tali vanno trattati. La XXII edizione di Ecosistema Scuola, il report di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica, non fa altro che confermare, con dati 2021, questa condizione tracciando un quadro non propriamente soddisfacente sullo stato di salute di 5.616 edifici ubicati in 94 capoluoghi di provincia tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Il primo dato allarmante, sempre con riferimento alla cogente necessità di risparmiare sui costi energetici, soprattutto se pubblici, è che solo il 4,2% delle scuole indagate risulta in classe energetica A, mentre il 74,8% è fisso sulle tre ultime classi energetiche. Ma in generale, proprio sul fronte della messa in sicurezza degli edifici e dell’efficientamento energetico, la situazione della scuola italiana risulta alquanto deficitaria. L’indagine sottolinea ancora che sebbene alcuni sforzi siano stati compiuti tra gli anni 2017 e 2021 con interventi di manutenzione straordinaria (un grande aiuto è arrivato dai fondi Covid), resta ancora molto da fare visto che un’ampia percentuale di edifici scolastici è ancora in attesa di opere straordinarie. Purtroppo, come spesso capita nel nostro Paese, il divario cresce spostandosi da Nord a Sud.

CULTURA PER LA “CURA” E LA “MANUTENZIONE”

La storia ci insegna che le rivoluzioni non sono né facili, né sempre vantaggiose, per cui molto spesso i risultati migliori si ottengono con politiche dei piccoli ma radicali passi in avanti. La manutenzione delle scuole va certamente condotta su un piano sistemico all’interno di una cultura dell’ordinaria amministrazione (ben prima che straordinaria) ma soprattutto di una cultura della cura e del rispetto della

“cosa” pubblica che in Italia è pressoché sparita da tempo. La scuola può andare avanti solo su questi due pilastri. Gli aiuti economici ovviamente servono e fortunatamente qualcosa di buono si è anche visto. L’indagine di Legambiente ci dice che la pandemia è servita perlomeno a dare un nuovo impulso agli investimenti in manutenzione sia ordinaria che straordinaria che sono cresciuti nel 2021 (soprattutto rispetto al 2019) grazie a maggiori stanziamenti, a eccezione dei comuni del Centro Italia. I numeri ci aiutano a capire meglio l’entità degli investimenti in gioco: a livello nazionale lo stanziamento per la manutenzione straordinaria passa da 28mila euro a edificio (2019) a 34mila euro (2021); per la manutenzione ordinaria la capacità di spesa passa da 6,5mila euro a 8,4mila euro a edificio. Questa volta vale la pena sottolineare che la spesa delle amministrazioni del Sud Italia passa da 2mila euro 7mila euro per edificio.

Tra le proposte di Legambiente per cercare di dare risposte concrete al quadro che abbiamo accennato c’è anche “l'attivazione di processi di amministrazione condivisa sulla base di patti educativi di comunità”. Con questi “patti” si intende stabilire un nuovo modo di operare che veda un territorio, una comunità protagonisti della propria rinascita. Ma chi sono i principali protagonisti delle nostre scuole? Gli studenti. In Giappone, per esempio, fermo restando la presenza di personale addetto alle pulizie, insegnano agli alunni, fin da bambini, a tenere in ordine e pulite le aule come se fossero a casa propria, non tanto con l’idea di fare un favore a sé stessi, bensì con il meritevole proposito di consegnare alle generazioni future la scuola in buone condizioni. Sotto questo aspetto sono illuminanti le parole di un professore giapponese che sull’argomento ha dichiarato: “A scuola, un alunno non solo studia le materie, ma impara anche a prendersi cura dei luoghi comuni e a essere un cittadino più consapevole.” In Italia una proposta simile potrebbe passare per una provocazione se non addirittura per “sfruttamento di lavoro minorile”, in realtà basterebbe insegnare ai nostri studenti che l’incuria produce solo danni e i danni si possono riparare solo con spese a carico della comunità di cui anche loro fanno parte. Esiste poi un altro aspetto di carattere educativo, ovvero quello delle cosiddette buone pratiche per l’igiene e la pulizia delle scuole che devono puntare alla creazione di un ambiente sano e sicuro per alunni e professori. Consegnare agli studenti e ai docenti ambienti accoglienti e curati non può che migliorare la qualità diffusa della scuola, così come quella di qualsiasi altro luogo pubblico in cui si deve convivere per molte ore al giorno. Un aspetto, quest’ultimo, non trascurabile perché la sfida del futuro si giocherà sempre più spesso sul piano igienico-sanitario all’interno del nostro stile di vita e delle nostre professioni. La scuola italiana ha molte difficoltà di carattere organizzativo e didatti- co ma, come abbiamo detto finora, anche la condizione delle strutture esterne e interne degli edifici rappresenta un reale problema che ha ripercussioni sugli aspetti igienici già messi a dura prova da altre lacune del nostro sistema scolastico quali la scarsa pulizia e la mancanza di materiali per l’igiene.

Il Pnrr Come Base

DI PARTENZA

Di questi tempi la panacea di tutti i mali si chiama PNRR. Come per molti altri ambiti, il ben noto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riserva grazie alla Missione 4 fondi anche “Istruzione & Ricerca”, non solo per realizzare riforme scolastiche ma anche per gli investimenti in strutture e infrastrutture. Tra tutti i fondi destinati a queste ultime vale la pena ricordare quelli messi a disposizione per la realizzazione di 195 nuovo scuole entro il 2026-2027

Se con questi fondi si tenderà a ringiovanire il parco scuole e a crearne di nuove, rimane aperto il tema della manutenzione e della pulizia/igiene. Oltre all’aspetto culturale che rimane certamente importante, va considerata anche la formazione del personale coinvolto nell’impiego di pitture, vernici, stucchi, detergenti e disinfettanti. Come sempre, poi, va considerata la differenza tra pulito e pulito igienico: un ambiente pulito non significa igienicamente a prova di germi, virus e batteri. La formazione è poi determinante se torniamo al discorso dell’ecosostenibilità di ciascun processo che richieda l’uso di prodotti specifici. Detergenti e disinfettanti vengono inalati e finiscono nell’ambiente, per cui bisogna adottare una serie di accorgimenti che non vanno assolutamente sottovalutati, a cominciare dalla quantità di prodotto utilizzato, fino ad arrivare alle indicazioni dei produt- tori, agli usi simultanei di prodotti diversi ecc.

(!), pari a 800 milioni di euro e quelli destinati alla messa a norma degli istituti scolastici che saranno ben 3,9 miliardi per un totale di 2.158 interventi di edilizia scolastica che, secondo gli esperti, sono un po’ una goccia in mezzo al mare se paragonato agli oltre 40mila edifici in Italia.

La scuola non ha solo l’obbligo di educare gli alunni, ma anche quello di salvaguardare la loro salute e quella di tutto il personale scolastico. L’obiettivo è di garantire una permanenza a scuola confortevole e sicura.

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