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Sicurezza e salute 4.0

Quello della salute e della sicurezza (safety) degli operatori e di tutte le persone coinvolte nei processi di produzione è uno dei temi rilevanti nello scenario della digital transformation e non può essere trascurato da chi affronta i cambiamenti e intende disegnare il futuro dell’industria considerandone tutte le implicazione e i possibili sviluppi.

Sono due gli aspetti da esaminare. Da S un lato va detto che, se si vuole parlare di sviluppo sostenibile dell’Industria 4.0 bisogna tenere in costante considerazione le conseguenze che l’innovazione digitale comporta anche a livello sociale e umano: non possono quindi essere ignorati gli ambiti della salute e della sicurezza sul lavoro. La crescente automatizzazione delle attività modifica le condizioni di lavoro, aumentando le interazioni con le macchine, modificando gli stessi ambienti lavorativi e in genere velocizzando le lavorazioni e i processi. Ai lavoratori, a tutti i livelli, accanto all’alleggerimento di molte azioni viene chiesta maggior attenzione, prontezza e capacità di reazione; vengono inoltre richieste competenze nuove lungo il processo decisionale, maggiori responsabilità e capacità di gestione; sono tutte attività che li espongono a potenziali rischi per la salute oltre che a un maggiore stress psicosociale. Per questo, tra l’altro, è sempre più necessaria la presenza di figure professionali che si occupino della tutela della salute sui posti di lavoro e che siano in grado di valutare i rischi derivanti dalle applicazioni 4.0 e di gestirli con ragionevolezza e cautela. Dall’altro lato le tecnologie 4.0 possono contribuire a rendere il lavoro più sicuro attraverso un’analisi e una gestione dei rischi predittiva e continuativa. Il monitoraggio e la tecnologia indossabile possono aiutare i lavoratori a operare in sicurezza anche in ambienti di lavoro pericolosi, controllando quotidianamente il loro benessere e segnalando anomalie della salute ed eventuale aumento dei livelli di stress. Le apparecchiature e la strumentazione smart e le tecniche di Intelligenza Artificiale permettono di introdurre nuove modalità di rapporto uomo-macchina e arricchiscono l’ambiente-fabbrica di macchine collaborative (come i cobot)

che hanno tra le loro prerogative principali quella di assicurare e tutelare l’incolumità e la salute dei lavoratori. Si iniziare quindi a parlare di Safety 4.0 e, più ancora, di Occupational Safety and Health (OSH). Ne parla l’Unione Europea, nell’ambito dell’attività della European Agency for Safety and Health at Work (EU-OSHA), un’agenzia istituita fin dal 1994 allo scopo di sviluppare e distribuire informazioni affidabili, equilibrate e imparziali in materia di sicurezza e salute e che da un po’ di tempo sta elaborando documenti che promuovono un approccio proattivo per identificare i rischi futuri per la sicurezza e la salute dei lavoratori in un mondo del lavoro in rapida evoluzione. Tre anni fa l’agenzia ha pubblicato un interessante osservatorio “Foresight on new and emerging occupational safety and health risks associated with digitalisation by 2025” che resta un punto di riferimento in materia. In Italia al tema ha dedicato particolare attenzione Anie Automazione, con un capitolo all’interno del recente White Paper “La centralità dell’uomo nell’era della transizione digitale” a cura del Working Group Software Industriale. Anche l’Inail è focalizzata sull’argomento e ha avviato una attiva collaborazione con alcuni Competence Center 4.0 al fine di migliorare i livelli di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro sfruttando il potenziale delle tecnologie e degli strumenti delle fabbriche intelligenti. In particolare partecipa alle attività di Artes 4.0, un centro coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nell’ottica di costituire una rete ad alta specializzazione per l’innovazione delle imprese nelle aree della robotica avanzata e delle tecnologie digitali abilitanti collegate. L’Inail mette a disposizione risorse, competenze e conoscenze scientifiche in materia di salute e sicurezza e in ambito protesico-riabilitativo nei due macronodi attivi presso la scuola Sant’Anna di Pisa e l’università Campus Biomedico di Roma. Tra le altre realtà attive in tema di OSH va segnalata Adapt, Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali: una realtà fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere studi e ricerche sul lavoro. Nel suo Bollettino periodico Adapt ha più volte ripreso gli studi a livello europeo che evidenziano “i rischi e i pericoli derivanti dall’utilizzo delle tecnologie in ambienti di lavoro, nonché le nuove patologie da essi nascenti ribattezzate come tecnopatie, tra le quali si annoverano il cosiddetto tecnostress, problemi muscolo-scheletrici, diffuso senso di isolamento, perdita della componente socio-relazionale sul lavoro, generalizzata sensazione di mortificazione professionale per coloro i quali siano chiamati ad eseguire compiti meramente ripetitivi ed esecutivi in più sulla base delle istruzioni derivanti dai macchinari intelligenti, sindrome di burnout, la Fomo (Fear Of Missing Out, ovvero l’ossessione di rimanere esclusi) o la nomofobia (ossia il timore di restare disconnessi), dipendenza dai social e fenomeni di phubbing (consistente nel prestare maggiore attenzione, nel corso di un’interazione sociale, agli strumenti digitali piuttosto che agli interlocutori)”. Il white paper Anie sottolinea, tra l’altro, come “grazie alla trasformazione digitale introdotta dalle tecnologie abilitanti, anche l’OHS si è evoluto adottando una veste 4.0, massimizzando il rispetto delle procedure di sicurezza da parte di persone e macchine”. Sono già parecchi i progetti avviati in diversi paesi europei orientati in questa direzione, come: “l’utilizzo di software per il monitoraggio della situazione ambientale del luogo di lavoro nonché l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale; applicativi per la valutazione dei rischi connessi alla movimentazione manuale dei carichi e ai movimenti ripetitivi, allo scopo di individuare le cause dei disturbi muscolo-scheletrici nelle mansioni lavorative meno standardizzate; gli apparecchi di ergonomia virtuale in grado di guidare il lavoratore nella tenuta del comportamento corretto nell’esecuzione di un’attività, insieme all’utilizzo di meccanismi di allerta che segnalino le imperfezioni; o ancora gli strumenti watch and learn che, attraverso giochi virtuali, istruiscono i lavoratori sulle precauzioni da adottare nell’assolvimento dei propri compiti”. Un altro strumento specializzato, semplice e standardizzato, sviluppato e gestito da EU-OSHA è OiRA, una piattaforma web che consente la valutazione dei rischi in qualsiasi lingua. Sempre Anie indica alcuni esempi di applicazioni disponibili attualmente, quali: avviso e prevenzione di collisione macchina operatore, sfruttando tecnologie IoT, reti di sensori smart, smart DPI (dispositivi di protezione individuale); creazione di percorsi “intelligenti” per lo spostamento delle persone all’interno delle aree produttive; notifica e gestione del piano di evacuazione, ricorrendo a tecnologie di track and trace degli operatori in campo e utilizzando device mobili per notificare direttamente agli operatori le informazioni sulle procedure da seguire. 

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