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I rischi specifici per le attività professionali sugli impianti
Spesso sottovalutato, il rumore è un rischio specifico a cui l’impiantista deve prestare attenzione. Ecco come valutarlo n materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è il documento dove vengono esaminati tutti i rischi presenti in azienda. Si tratta di un piano di dettaglio dove viene indicata l’attuazione delle misure, volte all’eliminazione o riduzione del rischio ad un livello accettabile e dove si trova evidenza degli eventuali rischi residui non eliminabili.
Nel DVR il datore di lavoro indica la necessità di utilizzo di specifici dispositivi di protezione individuale (DPI) in funzione dei rischi presenti nelle diverse fasi o attività lavorative. Entrando più nel dettaglio occorre osservare che i rischi si dividono in generici (anche detti stocastici) e specifici. Mentre per i rischi generici, come ad esempio le cadute dell’alto, lo scivolamento e il taglio occorre procedere stimando e assegnando dei valori di probabilità di accadimento e di gravità del danno (Rischio = Probabilità x Danno), per i rischi specifici, come ad esempio il rumore o le vibrazioni, il Decreto Legislativo 81/08 rimanda a precise norme per la misurazione e la quantificazione del livello di rischio.
L’art. 28 del Decreto Legislativo 81/08 infatti elenca i contenuti del Documento di Valutazione Rischi (Figura 1) e, in particolare, alla lettera “f” prescrive “l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento”.
I principali rischi specifici
Quali sono quindi questi rischi specifici?
Di seguito è consultabile un elenco esemplificativo dei principali rischi specifici:
• rumore;
• radiazioni solari;
• radiazioni ottiche artificiali;
• vibrazioni mano – braccio e corpo intero;
• stress termico (o microclima);
• campi elettromagnetici;
• MMC (sollevamento e trasporto, traino e spinta, movimenti ripetitivi);
• chimico, biologico e cancerogeno;
• legionella;
• amianto;
• atmosfere esplosive;
• videoterminale.
Occorre considerare che, nello svolgimento della propria attività, gli addetti all’installazione e alla manutenzione degli impianti idrotermosanitari sono normalmente esposti a diverse fonti di rischio. Alcune di queste, come ad esempio gli strumenti e le attrezzature utilizzate, dipendono dalla propria organizzazione aziendale e sono “direttamente controllabili”. Altre variano in funzione del sito dove ci si trova ad operare, ma non per questo imprevedibili: ad esempio, nello scambio di informazioni che i datori di lavoro devono effettuare per la redazione del DUVRI (documento unico valutazione rischi interferenziali), devono essere comunicati i rischi della propria organizzazione e considerati i rischi dell’altra.
Per meglio comprendere quanto sopra esaminiamo più da vicino la valutazione di un rischio specifico normalmente presente, non solo nell’attività lavorativa dell’impiantista, ma anche nella vita di tutti i giorni: il rumore.
Il rumore
Generalmente identificato come un fenomeno acustico sgradito, il rumore consiste nella propagazione di variazioni di pressione nell’aria (la pressione sonora è la differenza tra la pressione istantanea e la pressione statica) sotto forma di onde elastiche, con trasporto di energia (in generale il fenomeno può riguardare qualsiasi mezzo elastico, ma la propagazione nell’aria è la condizione che normalmente riguarda l’esposizione lavorativa).
Il nostro udito è in grado di percepire pressioni sonore da 20 microPascal fino a circa 60 Pascal.
Per restringere l’intervallo dei valori da utilizzare e semplificarne l’interpretazione, è stata adottata una scala logaritmica (scala dei livelli di pressione sonora) la cui unità di misura è il decibel (dB); in tal modo il precedente intervallo si “restringe” tra 0 dB e 130 dB (essendo una scala logaritmica di base 10 anziché una scala lineare, un raddoppio del volume corrisponde all’incirca a un aumento di 10 dB. Non importa se tale aumento va da 40 dB a 50 dB o da 70 dB a 80 dB.)
In Figura 2 vi riportiamo come esempio alcuni suoni e i corrispettivi valori di pressione e livello sonoro.
Gli effetti del rumore sull’orecchio umano variano da persona a persona ma qualsiasi suono sufficientemente forte e con una determinata durata può danneggiare l’udito e causare ipoacusia. L’esposizione prolungata nel tempo a livelli significativi di rumore in ambiente di lavoro rappresenta ancora oggi la causa di una delle malattie professionali più diffuse. Il livello di esposizione giornaliera al rumore, indicato come LEX,8h [dB(A)], è il principale descrittore del rischio da esposizione al rumore definito dal Decreto Legislativo 81/08.
Lo stesso decreto fissa tre soglie per LEX,8h:
• il valore inferiore d’azione pari a 80 dB(A);
• il valore superiore d’azione pari a 85 dB(A);
• il valore limite pari a 87 dB(A).
È vietato superare il valore limite, mentre i valori d’azione rappresentano soglie di riferimento che obbligano il datore di lavoro a determinati adempimenti per la riduzione e il controllo dell’esposizione.
In maniera del tutto analoga, vengono fissati due valori d’azione e un valore limite anche per la pressione acustica di picco ppeak (valore istantaneo), allo scopo di tener conto della maggiore pericolosità del rumore impulsivo.
A partire da un livello di rumore di 80 dB (A), nel caso in cui l’esposizione al rumore non possa essere ridotta con misure tecniche e organizzative, il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire ai lavoratori i dispositivi di protezione acu- stica individuali adeguati e i dipendenti sono obbligati ad utilizzarli.
Per la determinazione del livello di rumore viene utilizzato il fonometro, strumento composto da un microfono opportunamente calibrato che trasforma le piccole variazioni di pressione dovute alle onde acustiche in segnale elettrico. Una volta elaborato, il segnale viene mostrato sul display o registrato per le successive analisi che possono permettere di riconoscere anche lo spettro delle frequenze che lo compongono.
Data la complessità del fenomeno del rumore, le diverse tecniche di misura sono definite da apposite commissioni istituite presso gli organi di normazione (es. l’Ente Nazionale di Unificazione - UNI) e le procedure spesso sono codificate in appositi decreti applicativi.
Come valutare i rischi
Come accennato in precedenza, così come per la valutazione del rischio rumore, anche per la valutazione degli altri rischi specifici occorre procedere con metodo secondo specifiche regole. In alcuni casi il datore di lavoro può effettuare le valutazioni in autonomia. In altri casi il soggetto che effettua le indagini deve avere specifiche abilitazioni professionali. Per la valutazione dei rischi specifici e la redazione delle relazioni tecniche, il consiglio è comunque quello di rivolgersi a consulenti specializzati che potranno anche consigliare e supportare le eventuali attività di mitigazione del rischio in caso in cui
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