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Horeca Ma di cosa stiamo
parlando?
Le aziende del pest management dovranno valutare se realizzare gamme di prodotti per uso "non professionale" da destinare a questo segmento di mercato
Chiara Dassi e Graziano Dassi
Èindubbio che stiamo vivendo un periodo in cui certe parole stanno diventando virali e, dato che vorremmo soprattutto dimostrare l’importanza delle definizioni da cui si traggono i nostri ragionamenti cominciamo con il termine “virale”. Parola che indica in primo luogo una realtà che ha a che vedere con i virus (ad esempio i coronavirus come il Covid 19 e relativa pandemia sanitaria) oppure si intende una notizia, fotografia, filmato o parola che si diffonde in modo particolarmente veloce e capillare (vedi la pandemia dialettica di ecologia, sostenibilità, IPM e via dicendo).
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LE DUE DEFINIZIONI DI HO.RE.CA.
Prima definizione: Ho - come Hotel, Re - come Restaurant, Ca - come Café. Ritenendo che con Café si intendano i Bar anche se oggi la quasi totalità offre altresì una gamma di piatti semplici invadendo quindi la ristorazione. Seconda definizione: con il termine Ca, non si intende “café” bensì “catering” il che amplia di molto l’orizzonte entrando a pieno titolo nella filiera (industria) alimentare. Segmento di mercato ove fioriscono convegni, dibattiti e corsi di formazione professionale. Per Catering si intende la fornitura di cibi e bevande da parte di aziende specializzate mense, ristoranti, alberghi, centri congressi, mezzi di trasporto (aerei, treni) e privati (in particolare pranzi di nozze) prodotti in centri di cottura e, se necessario, anche l'allestimento di cucine da campo.
Il Mercato In Numeri
re-ristorativo italiano. La UNIONCAMERE quantifica che nel 2020 in Italia operavano 222.314 ristoranti e 167.159 bar, ma se vi si aggiunge l’attività catering e delle mense il conteggio arrivava a 397.700 imprese (il delta positivo sarebbe quindi di ben 8.227 aziende, che nello specifico settore sono tutte di grandi dimensioni alcune delle quali delle vere e proprie multinazionali).
Considerazioni
Restringendo il campo di indagine vorremmo fare alcune riflessioni sul termine HoReCa che in questo periodo è sul tavolo di molti marketing manager. In alcuni dialoghi professionali siamo stati coinvolti (su differenti tavoli) in dissertazioni di marketing, budget, comunicazione e strategie e abbiamo avuto l’identica sensazione che ogni partecipante avesse una sua personale idea su cosa si intendesse con quel acronimo e ci tornava alla mente la mitica Torre di Babele. La cosa straordinaria è che pur nell’indeterminatezza che logicamente ne scaturiva alla fine le decisioni erano assennate. Come dire “in principio era il Caos…”
Da questi incontri è nata la nostra determinazione a navigare sul web per avere le informazioni basilari per ricavarne piani di comunicazione mirati e dialetticamente corretti. E intendo per “dialettica” l’argomentare i concetti in modo chiaro, persuasivo, rifuggendo la retorica dei luoghi comuni.
Premettendo che i dati che riportiamo devono essere presi con le pinze in quanto il periodo pandemico ha perturbato pesantemente il mercato, per chi ha necessità di dati più precisi esistono ricerche di mercato acquistabili in rete (a prezzi assai contenuti) o affidandosi a ditte di ricerche di mercato. In sintesi i dati che ho trovato indicano che in Italia i consumi alimentari extra-domestici hanno comportato un giro d'affari di circa 86 miliardi di euro. Mercato in cui agiscono più o meno 400.000 aziende di cui l’80% è costituito da Ditte individuali o Società di persone e il restante da Società di capitali coinvolgendo circa 1.300.000 lavoratori dipendenti. I dati sottolineano la frammentarietà del mercato e la diversità di approvvigionamento di prodotti e servizi rendendo la vita difficile alle reti commerciali che a questo segmento di mercato afferiscono.
Un’altra fonte analizza anche il mercato dei servizi di ristorazione catering con 100.000 dipendenti valutandolo pari al 3% di tutto il settore alimenta-
In conclusione il mercato Ho.Re.Ca (escludendo il Catering) è costituito da aziende individuali che per i servizi di disinfestazione e derattizzazione si affidano a ditte di servizi di piccola e media dimensione con una contrattualistica che contempla un calendario di quattro trattamenti all’anno. Aggiungeremmo che una certa confusione contrattuale è in atto per i trattamenti rodenticidi in funzione delle norme di attenuazione dei rischi e relativi adeguamenti delle indicazioni e avvertenze riportate sulle etichette. Invece per la pulizia e la disinfezione per lo più il tutto è autogestito.
Per la quota parte dei prodotti relativi alla sanificazione autogestita (pulizia, disinfezione e, in minor misura, disinfestazione/derattizzazione) l’approvvigionamento è fatto tramite i grossisti, la grande distribuzione (GDO) e in alcuni casi dagli agenti delle varie ditte produttrici e dei grossisti (dealer) più strutturati.
Per le ditte produttrici si aprono diversi orizzonti che comporteranno non poche scelte di marketing “al buio”. Si dovrà valutare se realizzare gamme di prodotti per uso “non professionale” da destinare a questo eterogeneo segmento di mercato. Infatti, pur trattandosi di formulati non professionali, il loro utilizzo è rivolto a un settore delicato che coinvolge in buona parte il settore nutrizionale per cui la corretta informazione rappresenterà, o dovrebbe rappresentare, uno dei mezzi per superare correttamente la criticità del loro utilizzo.