IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO
GIOVEDÌ 25 NOVEMBRE 2010
150 anni d’Italia, insieme al tuo Quotidiano
Legat R. (sec. XIX): Battaglia di Calatafimi. Milano, Museo del Risorgimento. © 2010. Foto Scala, Firenze
Ogni mercoledì due pagine dedicate al Risorgimento
Andare insieme verso la libertà, il progresso e la crescita civile: questo volevano gli italiani, uomini e donne, che fecero l’Italia unita. Un’Unità conquistata il 17 marzo 1861 con aspre ed epiche battaglie sostenute da questi forti ideali. La politica, l’economia, la letteratura, l’arte, la musica accompagnarono il Paese verso un sentire comune, verso la modernità e l’Europa. Da mercoledì 1° dicembre il vostro giornale ospiterà per quattro mesi, fino al 17 marzo 2011, articoli di storici, docenti universitari, intellettuali, giornalisti che racconteranno gli eventi e i personaggi di quella fondamentale stagione.
Una riflessione sull’Italia di allora per meglio capire quella di oggi.
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30 Il caffè della domenica CULTURA E SOCIETÀ
IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO
DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010
Quando l’Italia s’è desta Il Risorgimento degli ideali Da mercoledì il nostro viaggio attraverso la stagione dell’Unità IL “FARSI” dell’Italia nel corso dell’’800 fu paradossalmente, ad un tempo, avventura brevissima e per tanti versi improvviso e lento sedimentarsi di molteplici raccordi soprattutto culturali, che unirono nei secoli le popolazioni tra Alpi e Sicilia. Eppure la presenza, per un verso, del ruolo universale della Chiesa e il perdurare delle divisioni ereditate dalle frammentazioni territoriali del medioevo, sembravano rendere impossibile il realizzarsi di
qualsiasi utopia di unità politica. Ma poi arrivò l’’800, che raccoglieva l’espandersi dei valori della Rivoluzione francese, con la loro uguaglianza degli individui e la nuova sovranità democratica, tenute insieme da un forte sentimento di appartenenza nazionale. Questo significò allora il 17 marzo 1861, questo significò l’Unità d’Italia. L’idea di nazione, dunque, a far da lievito ad un diffuso sentimento di popoli che volevano riappropriarsi del proprio destino, protesi verso spazi di libertà ostili ai vecchi assolutismi dei principi e alle antiche immobili gerarchie sociali. Secolo cruciale, dunque, l’Ottocento, vero e proprio balzo in avanti verso una “modernità” che si allargava, nel bene e nel male, a tutti gli aspetti della realtà e che riassumeva tutte le diverse aspirazioni al collegamento del nostro paese con la più avanzata civiltà europea. Ecco perché il nostro giornale ha ritenuto importante riflettere – attraverso gli interventi dei nostri collaboratori e giornalisti, di storici, docenti universitari, intellettuali – su alcuni di tali fenomeni e su personaggi che connotarono il secolo e che trovarono particolare rispondenza nelle diverse regioni
della penisola. Consentendo in tal modo al ricordo celebrativo del nostro processo unitario di immergersi nel concreto della molteplicità delle variabili che si intrecciarono allora e che spiegano ancora oggi – di là dai miti e dai richiami monumentali – gli eventi di quella stagione. Dal 1˚ dicembre e fino a marzo 2011 - data in cui ricorre il 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia -, dedicheremo ogni mercoledì due pagine all’argomento. Si tratta di diciassette appuntamenti, con il coordinamento redazionale di Achille Scalabrin e quello scientifico del professor Angelo Varni, che vogliono essere un invito a riflettere sull’Italia di allora per meglio capire quella di oggi. La politica, l’economia, la letteratura, l’arte, la musica accompagnarono questo cammino storico. Che il vostro giornale racconterà avvalendosi di firme importanti - da Petacco a Cardini, da Della Peruta a Franzina, da Brilli a Bressan, da Emiliani a Ugolini, da Ceccuti a Casamassima, da Ciuffoletti a tanti altri -. Si tratta di un viaggio nella storia di un Paese che appena un secolo e mezzo fa conquistò la sua indipendenza. E che oggi vuole ricordare, per continuare su quella strada.
«Attenti, il pericolo Alessandro Farruggia «DICIAMOLO chiaramente: l’Italia è un posto migliore di quello che era due secoli fa, anche grazie all’unificazione. Anche se mi rendo conto che in molti non saranno d’accordo...». Dalla sua bella casa di Oxford, indulgendo in una ironia molto british, lo storico Dennis Mack Smith — uno dei massimi esperti di Risorgimento, protagonista di epiche battaglie con icone della nostra storiografia come Rosario Romeo e Renzo De Felice — si gode i suoi novant’anni, che «mi fanno sentire più ottimista».
meriti del Risorgimento italiano? Al punto da dire, lei così critico con i Savoia e con i germi che hanno infettato il parlamentarismo italiano dell’ottocento e che poi hanno portato al fascismo, che tutto sommato fu un successo?
«Alcuni lo negano che il risorgimento abbia avuto meriti. Ma vogliamo provare che cosa sarebbe stato se l’unificazione non ci fosse stata? Ipotizzare i futuri possibili non mi appassio-
Denis Mack Smith «Senza il Sud il Nord non sarebbe decollato. Tanti passi in avanti, però...»
Al punto da riconoscere i
Sopra, un particolare de «La battaglia di Novara del 1848», olio su tela. «La battaglia di Solferino del 24 giugno 1859» di Paul Alexandre Protais
na, ma il vostro Paese, laddove non era parte di altri imperi, a metà ottocento era un mosaico di regni, graducati, ducati, individualmente di poco o nessun peso e anche globalmente di seconda fascia fino a quando, grazie a Cavour, si è trasformato una potenza europea. L’Italia ne ha tratto vantaggi e così tutta l’Europa. E quindi Cavour, pur con i suoi errori e il rapporto conflittuale con Garibaldi, dovrebbe essere caldamente ringraziato per la sua capacità di visione e il suo coraggio...». Crede che anche la Lega dovrebbe riconoscere i meriti del Risorgimento?
«Se qualcuno pensa che il Nord non ha tratto vantaggi dall’an-
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DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010
Il caffè della domenica 31 CULTURA E SOCIETA’
«L’incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi a Teano il 26 ottobre 1860», di Sebastiano De Albertis. Sotto, «Vittorio Emanuele e Cavour durante il plebiscito della Toscana»
ora è il localismo» nessione del Regno delle due Sicilie sbaglia. E sbaglia anche se pensa che il Nord si sarebbe potuto sviluppare in questo modo prodigioso fino ad essere in grado di competere alla pari con le parti più avanzate d’Europa senza il contributo economico, tecnologico e umano
del Sud, che è stato rilevante. Semmai c’è da chiedersi perchè sia andato principalmente a vantaggio del Nord. Qui la responsabilità della classe dirigente del Sud mi pare emergere con chiarezza». Ma si può dire che infine “si sono fatti gli italiani“?
«Ma certo. Lei pensa il contrario solo perchè sente parlare di Padania? La presenza di pulsioni autonomiste è comprensibile ed è una costante in tutta Europa, ma questo non significa che nel vostro Paese non ci sia un carattere nazionale e una cultura nazionale, ancorchè incompiuti. Non stato un processo perfetto? E’ la storia, che non è perfetta e va accettata per quella che è. E semmai bisogna trarne delle elezioni per il futuro..». E noi l’abbiamo fatto?
Chi è CLASSE 1920, londinese, Denis Mack Smith è uno dei maggiori storici europei. Si è occupato, con taglio di alta divulgazione, di storia italiana tra Otto e Novecento. Moltissime le sue opere: dalle biografie di Garibaldi e Mazzini, all’analisi del fascismo, alla storia di Casa Savoia.
«Disordinatamente, parzialmente. Ma se posso avanzare un modesto suggerimento da un novantenne innamorato dell’Italia, cercate di non essere prigionieri di rivendicazioni localistiche nè di vittimismi e abbiate la saggezza di percepire l’immagine globale. Se guardate alla situazione disastrosa nella quale versava l’Italia ancora alla fine della seconda guerra mondiale non potrete che riconoscere che sì, i passi in avanti sono stati notevoli pur se tra mille problemi come il persistente divario tra Nord e Sud, la ricorrente tendenza al populismo, le infiltrazioni della criminalità organizzata. L’Italia non è ancora una nazione in pace con se stessa, ma vi siete rialzati».