10 CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011
SCUOLA MEDIA
Giovanni XXIII TERRANUOVA TERRANUOVA
La vita vissuta artistica… mente A Terranuova in mostra 19 capolavori di autori veramente speciali CHI E’ VENTURINO
Quel maestro «dai luminosi occhi azzurri» SCULTORE e pittore della nostra terra. Venturino Venturi nasce a Loro Ciuffena nel 1918, trascorre l’ infanzia in Francia e in Lussemburgo; qui studia architettura mentre aiuta il padre nell’attività di scalpellino. Da adolescente ritorna in Italia: si ferma a Firenze dove continua gli studi presso l’Istituto Statale d’Arte e l’Accademia delle Belle Arti e dove farà la prima esposizione importante nel 1945. Nel capoluogo toscano frequenta il celebre «Caffè delle Giubbe Rosse» e conosce intellettuali come Eugenio Montale e Vasco Pratolini; stringerà amicizia con Renzo Michelacci, Giuseppe Lisi, Mario Luzi... DA LORO SARÀ ricordato come ‘un giovane affascinante dai luminosi occhi azzurri e dalla parlata alla francese” Insegnerà in seguito all’Istituto d’Arte di Pietrasanta. Nel 1954 vince il concorso per il ‘Monumento a Pinocchio’ a Collodi: da qui uno straordinario lavoro che lo farà conoscere a livello internazionale. SARÀ SEMPRE attivo fino alla morte avvenuta nel 2002. Loro Ciuffenna, dal 1992, dedica un museo al suo intero percorso artistico; in questo paese, oggi, ci restano il suo studio, gli oggetti, le pietre e i luoghi a lui cari, dove la nipote Lucia Fiaschi opera con rara sensibilità per proteggere e divulgare l’arte di Venturino.
A
NCHE QUEST’ANNO la Pro Loco, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo «Giovanni XXIII» di Terranuova , ha indetto un concorso dal titolo «Natale nell’Arte», aperto alle classi dei tre ordini scolastici. Noi alunni artisti ci siamo messi al lavoro per la realizzazione di un pannello ispirato ad un’opera famosa, a scelta della classe, avente per soggetto la Natività. I 19 pannelli sono esposti per tutto il periodo di Natale in una mostra allestita nell’aula consiliare, dove i visitatori voteranno il capolavoro preferito. L’8 gennaio, sempre nella Sala del Consiglio, una giuria tecnica, nominata dalla Pro loco stessa, riconoscerà la migliore realizzazione in assoluto e per ogni ordine scolastico verrà premiato un elaborato, nonché la riproduzione che avrà ottenuto il maggior numero di consensi dai visitatori. Noi alunni della 3 B vi invitiamo a visitare la mostra per ammirare anche il nostro capolavoro che si è ispirato alla Natività di Piero della Francesca (1470/1485) che si trova a Londra, alla National Gallery. Siamo stati guidati dal nostro professore di Arte Matteo Bene-
OLTRE PIERO Pannello ispirato dalla Natività del grande biturgense
tazzo, che è anche un artista. ABBIAMO ANALIZZATO lo stile compositivo della Natività di Piero, successivamente abbiamo sviluppato il bozzetto di partenza sperimentando la tecnica di stampa detta «monotipo»: attraverso il confronto con le opere di Venturino Venturi.
Il risultato finale è stata l’unione di due artisti ben distinti dal periodo storico e dalle loro rappresentazioni stilistiche, ottenendo un elaborato originale e, allo stesso tempo, liberamente interpretato dalla nostra creatività. ATTENZIONE per i visitatori: Cartoline artistiche e non solo…
Vi vogliamo segnalare altre iniziative culturali che la Pro loco ha realizzato per la valorizzazione del territorio in tutti i suoi aspetti. E’ stato pubblicato un altro pieghevole storico-artistico, dedicato stavolta alla frazione della Traiana, dove si possono trovare in sintesi notizie anche inedite sulla storia del luogo, basate sui documenti d’archivio e sulle informazioni degli anziani raccolte grazie alla collaborazione del «Circolo» locale e della parrocchia; né vi mancano le opere d’arte come l’ormai famosa «Annunciazione» seicentesca di Giovanni Martinelli, la cui prima attribuzione si deve al tenore Luca Canonici. Il depliant è a disposizione gratuita di chiunque sia interessato presso la sede della Pro loco, assieme a quello dell’anno scorso dedicato alla «Pieve di Santa Maria Bambina». Sempre alla Pro loco si trova una serie di 28 cartoline che riproducono tutti gli «Ecoalberi di Natale» realizzati nel concorso 2010. Ma non è finita: è stata stampata inoltre una prima serie di 20 «Cartoline d’arte» di grande formato, nella quale sono presentate alcune delle principali opere presenti nel nostro territorio.
L’INTERVISTA MATTEO BENETAZZO RACCONTA I SEGRETI DELL’EVENTO CURATO DA TANTI GIOVANI ARTISTI
Viaggio nell’inverno sulle orme della maternità MATTEO BENETAZZO è uno degli autori che contribuisce alla mostra.
dall’Associazione Artefice, finalizzate alla fruizione e promozione dell’Arte Contemporanea».
Perché è stato scelto come titolo della mostra “Dentrol’ invernodentro tra paesaggio e la Maternità di Venturino Venturi”?
Oltre a lei, quali altri giovani artisti partecipano all’evento?
«La manifestazione ruota intorno ad una visione naturalistica dell’inverno, con lo studio del paesaggio e delle sue trasformazioni, e all’espressione del Sacro, rappresentata dalla Natività. Il titolo evidenzia come l’iniziativa intenda interagire col territorio e la produzione del grande Venturino Venturi». In che modo avete creato questo legame con la realtà museale di Venturi?
MATERNITA’ Una delle opere di Matteo Benetazzo
«Il progetto prende in esame la tematica della Maternità affrontata dal grande artista italiano, affiancandosi ad esso e proponendosi attraverso una serie di esposizioni proposte da Domus Manifesta 2011 e
«Vorrei innanzitutto citare Daniela Pronesti, che insieme a me ne è la curatrice; poi altri talenti come Simona Chiasserini, Nicoletta Gemignani, Giuliana Huober, Marianna Rosi, Lucia Stefani, Elisa Zadi». Quali sono le sedi espositive?
«Una prima tappa è alla Libreria La Feltrinelli di Arezzo (8 dicembre-19 gennaio 2012); poi, dal 17 dicembre al 29 gennaio 2012, La Filanda di Loro Ciuffenna, spazio dedicato al confronto con l’opera dal titolo «Maternità» di Venturi, e la Casa Studio Venturi; qui, grazie alla nipote dell’artista e storica dell’arte Lucia Fiaschi, le nostre opere dialogheranno dentro ed attorno alla vita quotidiana dell’artista, custodita nella sua casa museo».
la redazione della III B... STUDENTI Salvatore Richard Ascione, Gabriele Bacci, Alessia Burchini, Maddalena Calabrese, Aurora Colasurdo, Carmine D’Angiò, Alessandro Esposito, Alessia Fucito, Luca
Fucito, Gurpreet Kaur, Sara Malvisi, Sara Manconi, Irene Mealli, Martina Mugnai, Virginia Neri, Giada Nocito, Gaia Palmieri, Lorenzo Paradiso, Luca Postiglione, Gabriel Roci, Elisabetta Rossi, Asia Sani, Ro-
berta Tavoletta Argentina INSEGNANTI Luana Giorgi, Simona Beni PRESIDE Alberto Riboletti
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011
SCUOLA MEDIA
Cesalpino AREZZO
Rose blu nel giardino d’inverno Musica e poesia fanno riflettere gli adolescenti sull’avventura della vita
A
NOI PIACCIONO la musica e la poesia: siamo ragazzi di tredici anni uguali a tutti gli altri ragazzi del mondo. A dire il vero non siamo tutti uguali: siamo diversi e speciali, gli uni dagli altri, anche se tutti gli adolescenti nel mondo hanno gli stessi desideri di felicità, amore, gioia e serenità. La nostra diversità deriva dal personale patrimonio genetico, unico ed irripetibile; siamo il frutto di una combinazione genetica tra quei 23 cromosomi più altri 23 ereditati dai nostri genitori: una straordinaria ‘catena’ di vita. A volte arriva un cromosoma in più ed allora.. il viaggio della vita è diverso, c’è un cambio di destinazione e l’avventura diventa più difficile ma resta sempre e comunque un’avventura. Ci siamo accostati alla realtà della sindrome di Down attraverso una canzone di Gianni Morandi, Il mio amico, e la poesia di Gerda Klein, Come una rosa blu, scritta e dedicata alla figlia Jenny. Così è nato il desiderio di sapere qualcosa di più: il contatto con il Circolo Arcobaleno, spazio ricreativo all’interno della
VIVA LA VITA Il messaggio raccontato dal disegno di Gianluca Bove
sezione aretina dell’ AIPD (Associazione Italiana Persone Down). E’ VENUTO a trovarci uno dei responsabili, Giovanni Fatucchi, che ci ha raccontato la sua esperienza di genitore: è stato un incontro importante. Ora sappiamo che la sindrome di Down non è una malattia ma una condizione
genetica; le anomalie cromosomiche non hanno cause specifiche ma la loro insorgenza pare essere un fenomeno “naturale”, in qualche modo legato alla fisiologia della riproduzione umana. CI RIFERIAMO a persone ‘speciali’ che interpellano una società diffidente verso ciò che non rien-
tra nei presunti schemi di ‘perfezione’, ‘salute’, efficienza. Noi abbiamo visto molto di più: ne siamo tutti convinti perché, se il percorso è, e può essere davvero difficile, la vita è un’avventura meravigliosa che vale la pena di essere vissuta. «Il mio amico è una bella persona/ uno strano violino dalle corde di seta in un mondo distratto che cinico suona/ questo grande concerto che in fondo è la vita». Si avvicina il Natale e sappiamo che, per tanti, non sarà un momento di gioia: ci sono la crisi economica, i problemi nelle famiglie, le violenze e le tristezze. Noi però abbiamo scoperto qualcosa di grande; come ricorda la madre di Jenny nella sua poesia: « … perché pensare,agire,apparire uguali? Ci sono rose bianche, e rose rosa, e rose gialle ed un’infinità di rose rosse. Ma blu? Le rose blu sono così rare che ne sappiamo poco, troppo poco. Sappiamo solo che hanno bisogno di essere curate e amate di più». Questo è il nostro messaggio: è inverno nel giardino ma nascoste ci sono anche le rose blu. Buon Natale .
IL PROGETTO UN’IDEA DI EDUCAZIONE CONTRO I LUOGHI COMUNI E GLI STEREOTIPI DEL LINGUAGGIO
La scelta delle parole che ci cambiano la vita
LA SQUADRA Foto di gruppo del Circolo Arcobaleno
L’IMPORTANZA, il peso, il senso delle parole sono state oggetto delle nostre riflessioni. Ci siamo confrontati sulle parole vere, quelle che cambiano la vita perché fanno la differenza dato che nessuna parola è neutrale. Ci sono parole ’antagoniste’, aspre e cattive che fanno star male per un bel po’ di tempo o parole ‘salutari’ che danno nutrimento al corpo e alla mente; possono divenire ‘strumenti’ di ‘bene’o di ‘male’, di ‘vita’ o di ‘morte’. Da una parola si può tirar fuori il mondo e, nel caso delle persone con Sindrome di Down, bisogna e si deve imparare l’uso di parole appropriate, pertinenti, per non contribuire alla diffusione di stereotipi e luoghi comuni. Questo non è un fatto meramente linguistico perchè la scelta delle parole si ripercuote a livello dei pensieri e dei comportamenti individuali e collettivi.
Impariamo, per esempio, a non dire persona ‘affetta da SD ma persona che ha o con la SD, poiché la sindrome di Down non è una malattia ma una condizione genetica; oppure ricordiamoci che il termine “mongoloide”, usato in origine per “riconoscere” le persone con la SD, nell’uso popolare, è servito ad offendere e denigrare. CIO’ E’ ACCADUTO anche per il termine «handicappato», utilizzato talvolta in senso dispregiativo specie fra i giovani e gli adulti. Con ‘disabilità’ si è continuata ad evidenziare una mancanza piuttosto che a valorizzare la persona e le sue possibilità. Forse si è fatto qualche passo avanti con l’espressione ‘diversa abilità’ ma, a ben pensarci, ciascuno di noi ha una propria ‘disabilità o ‘abilità’ nel fare le cose per competenze, attitudini o talenti. Che sia qualcosa su cui riflettere?
la redazione della III E... STUDENTI David Baldoni, Marica Benincasa, Gianluca Bove, Francesca Bruschi, Riccardi Burzi, Alessandra Calcavecchia, Laura Cincinelli, Valentina Citarelli, Lucrezia Del Mecio,
Sofia Dini, Elena Droandi, Irene Faggini, Alessia Frontani, Francesca Gavelli, Duccio Geneletti, Alice Giaccherini, Sofia Giovane, Leonardo Giusti, Francesca Lumachi, Matteo Murati, Gaia Pitti, Gloria Pugli-
si, Rebecca Rodino, Riccardo Toschini INSEGNANTI Giovanna Vona, Annarita Sinatti PRESIDE Danilo Brozzi
PUNTO IL CIRCOLO
L’arcobaleno che diventa un’altra scuola L’INCONTRO con l’ingegner Giovanni Fatucchi, uno dei promotori del Circolo Arcobaleno, è stato inserito in un percorso di Educazione alla Convivenza Civile, attivato nella nostra classe. In tale occasione abbiamo approfondito la conoscenza della sindrome di Down (SD) con le sue caratteristiche e tipologie, e le esperienze promosse dal Circolo Arcobaleno. Nato nel 2006 come luogo di aggregazione per una ventina di ragazzi, il Circolo Arcobaleno ha sede presso la sezione aretina dell’Associazione Italiana Persone Down (Aidp) ed è aperto a tutti coloro che sono sensibili alla ‘diversa abilità’. In esso si promuovono progetti di danza, cucina, teatro con il duplice obiettivo di far stare insieme ed aiutare le persone con SD nelle loro competenze e specificità. ABBIAMO POSTO numerose domande al nostro interlocutore e toccato questioni significative come la scelta di una paternità e maternità responsabili; il sostegno e la collaborazione dei genitori di figli con SD; le loro paure,speranze e difficoltà. L’effettiva disabilità della persona può così non trasformarsi in un handicap, cioè uno svantaggio derivato dall’ambiente che ci circonda, ma essere un’opportunità di crescita e riflessione per la società che lo accoglie. E’ stato un evento importante per noi ragazzi e, tra una risposta e l’altra, le due ore sono volate in un attimo: nel nostro cielo si è accesa una luce in più, anzi si è riflesso un vero ‘Arcobaleno’
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10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011
Scuola Media
Severi AREZZO AREZZO
Donne sull’orlo della crisi economica Intervista a Donella Mattesini: sono le prime a pagare con i tagli ai servizi IL SONDAGGIO
L’altra metà del cielo morde il freno IL SONDAGGIO svolto dalla nostra classe, sul tema dei diritti delle donne, ha coinvolto mamme e parenti. I dati emersi ci dicono che il 75% delle intervistate non si sentono considerate pari rispetto all’uomo e vivono una condizione di inferiorità. I lavori di casa sono quasi sempre svolti da loro anche se lavorano fuori: si occupano dei bambini, dei genitori anziani, di tutta la famiglia. Le donne, in Italia, hanno gli stessi diritti degli uomini, diritto alla cultura e libertà, a poter decidere la propria vita: eppure subiscono violenze fisiche, psicologiche e sessuali, che sono le cause principali di morte per le donne tra i 20 e i 46 anni. SPESSO SONO i mariti o i fidanzati ad ucciderle ed in alcuni paesi islamici è ancora peggio: le donne non contano e non hanno il diritto a frequentare la scuola, non possono uscire senza la presenza di un uomo e sono coperte dal velo. Invece la donna dovrebbe essere trattata con lo stesso rispetto dell’ uomo ed avere i suoi stessi diritti, perchè una donna ha le stesse doti che ha un uomo e merita il suo stesso rispetto. Abbiamo anche intervistato alcuni uomini e molti (80%) hanno detto che le donne hanno gli stessi diritti degli uomini e che devono essere rispettate come gli uomini, invece altri (20 %), hanno detto che si sentono superiori alla donna e che alcune vogliono loro essere superiori agli uomini, ma non ci riescono e da questo dipende la violenza. Noi vogliamo dire che la donna deve avere gli stessi diritti dell’uomo e speri.
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A SITUAZIONE economica è in emergenza: le famiglie non riescono arrivare alla fine del mese, le tasse sono in aumento e la crisi si fa drammaticamente sentire. I giovani, non avendo lavoro sicuro, non faranno figli; l’Unione Europea ha progettato delle strategie per superare questa crisi che colpisce soprattutto le donne. Infatti la disoccupazione femminile rappresenta il 30% nelle giovani (una donna su tre è disoccupata), molto più degli uomini. Abbiamo intervistato la Senatrice Donella Mattesini, che da sempre si occupa delle problematiche femminili, sulle soluzioni proposte dal governo per la crisi. Ci spiega che la crisi porterà gravi cambiamenti per tutti, specie per le donne, più fragili perché fanno il «doppio lavoro» in quanto si occupano di tutte le faccende domestiche e di assistenza a bambini ed anziani. Se verrà tagliato il fondo di autosufficienza, non ci saranno più servizi, senza i quali le donne rischiano di rimanere a casa per occuparsi degli anziani: il loro stipendio è mediamente più basso del 15% rispetto agli uomini e
PODIO AMARO Ecco come lo vede, con ironia, Irene Guiducci
quindi è il loro lavoro cui si rinuncia per far fronte ai problemi . LO STATO, nella manovra economica al voto, prenderà alcuni provvedimenti: alcuni positivi come i contributi finanziari per le aziende che assumono donne a tempo indeterminato (sgravi fiscali), altri negativi per le donne:
l’aumento dell’età pensionabile femminile (innalzata a 65 anni) e soprattutto i tagli ai comuni. QUESTI ULTIMI, infatti, dovranno togliere i soldi ai servizi sociali (asili nido, scuole a tempo pieno, anziani…), che costeranno molto di più, con il risultato che senza servizi le donne faranno
sempre meno figli. In Italia le donne sono la maggioranza e la parte più istruita della popolazione, ma solo il 47 % ha oggi un lavoro. Sono sistematicamente discriminate anche sul piano dei guadagni ed è ridotta al minimo la presenza femminile nei consigli di amministrazione. Il problema ha radici lontane, ma negli ultimi dieci anni la situazione è peggiorata rispetto a paesi simili a noi, mentre i media hanno contribuito a diffondere una cultura che le umilia. Ecco perché le donne chiedono un cambiamento. L’ultima speranza che rimane alle donne e all’economia è l’investire nel nostro futuro, in noi giovani, nell’istruzione, nella ricerca e nella nostra società a venire. La senatrice Mattesini chiude con parole di speranza per le donne, che sapranno (come da sempre sono abituate a fare) reggere alla crisi che rischia di rimandarle a fare le regine della casa e per noi giovani, solo noi infatti possiamo cambiare per un futuro migliore dove donne e uomini siano pari e non più dispari: l’Italia deve investire sulla sua migliore risorsa, la gioventù e valorizzarla.
IL PROGETTO L’UNIVERSO FEMMINILE ANALIZZATO TRA EDUCAZIONE, PREGIUDIZI E…PUBBLICITÀ
Vivere alla pari? Bello ma oggi non è così
VITTIME Donne primo bersaglio della crisi per Davide Mendez
NOI RAGAZZI della II G abbiamo partecipato ad un progetto del Comune dal titolo «vivere alla pari» che vuole sensibilizzare i giovani alle differenze morali e fisiche, tra maschi e femmine, con lo scopo di raggiungere una convivenza migliore e paritaria. Il percorso prevede un’educazione alle differenze partendo dalla percezione del ruolo che ragazzi e ragazze hanno, passando poi all’esame di brani di autori ed autrici e completando con l’esame di messaggi pubblicitari che presentavano figure femminili. Ci sono state poste alcune domande: «perché ti o non ti piace essere maschio femmina?» e «perché ti o non ti piacerebbe essere maschio femmina?» Abbiamo più o meno risposto così: le femmine sono contente di esserlo perché possono esprimere più liberamente i propri sentimenti e stati d’animo, mentre i maschi sono felici di assumere que-
sta posizione perché si sentono più coraggiosi e più forti. Se si dovesse riflettere sul vero senso della frase «vivere alla pari», si capirebbe che oggi maschi e femmine non vengono trattati allo stesso modo: gli stereotipi sono forti infatti quando abbiamo dovuto riconoscere testi anonimi se erano di donne o uomini, tutti abbiamo sbagliato e sono stati attribuiti a donne quando erano di uomini e viceversa. Addirittura anche le insegnanti hanno sbagliato le attribuzioni perché si pensa sempre che la donna scriva in modo più sensibile e romantico. Non è così. Il successivo lavoro di esaminare una pubblicità in vari paesi ha fatto emergere che in Italia si preferisce usare la figura femminile sottolineandone la sensualità mentre all’estero gli spot sono gioiosi e non basati sullo sfruttamento dell’immagine della donna. Il lavoro verso la parità è ancora lungo, ma noi ce la faremo!
la redazione della II G... STUDENTI Matteo Botti, Denis Bresciani, Martina Burroni, Tommaso Capacci, Sofia Corsini, Maria Cristiana Cretiu, Noemi Daveri, Pamela Dragone, Francesco Dragoni, Eddine Dridi Seif,
Leonardo Ercolani, Gabriele Ginestroni, Irene Guiducci, Simone Magi, Alessio Magnanensi, Davide Mendez, Jacopo Patrussi, Melissa Perez, Alessandro Rasetto, Carolina Rosadini, Siddharta Sanarelli, Natividad Var-
gas Garcia Franghelis, Michele Zichi INSEGNANTE Iasmina Santini PRESIDE Maria Rosella Misuraca
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011
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Scuola Media
Martiri Civitella BADIA AL PINO
Regali? Guardare e non comprare La crisi limita lo shopping. Sondaggio: calano tutti, perfino gli autogrill
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NCHE SE SIAMO a Natale, in giro si sente parlare solo di blocco di pensioni e stipendi, di aumento di tasse, costo del carburante, bollette, Imu, Iva, … Ma di aumenti salariali, miglioramenti previdenziali non si parla mai. Perché? Sono gli effetti della crisi economica diffusa in molti paesi del mondo, che ha toccato anche l’Italia. Le cause della crisi del nostro paese vengono da un alto debito pubblico che non siamo capaci di sanare, ma anche dall’aumento esagerato dei prezzi dopo l’arrivo dell’Euro: gli stipendi sono rimasti gli stessi, ma i prezzi sono quasi raddoppiati. E la crisi economica ha colpito anche il Natale! Per la mancanza di denaro le famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e, per affrontare questo momento di emergenza, l’unica cosa possibile è stare attenti agli sprechi ed evitare tutti gli acquisti superflui. Ma sembra quasi un serpente che si morda la coda: se la merce non viene venduta, le aziende non devono produrne ancora e i lavoratori rimangono senza lavoro e, quin-
NATALE DI CRISI Il disegno realizzato da Ginevra Bianchi
di, senza stipendio. LA NOSTRA IDEA è stata confermata da un mini-sondaggio che abbiamo fatto intervistando i gestori di varie attività commerciali. Ecco il risultato. I negozi alimentari di piccola distribuzione lamentano una diserzione dei clienti a favore dei super-
mercati, dove la merce costa meno, ma la qualità non sempre è la migliore. STESSA SITUAZIONE per l’abbigliamento, ma qui anche outlet e ambulanti del mercato rimpiangono i “natali passati” e aggiungono ai motivi di crisi anche un’anomala stagione invernale.
Il nostro territorio è ricco di aziende agricole, che vendono frutta all’ingrosso e al dettaglio, ma ancora non hanno registrato l’incremento di vendite, tipico del periodo, che si verificava in passato. Gli stessi dettaglianti si muovono con precauzione; la bellezza è un mercato che «tira», ma non più grandi ordini di cosmetici: quantitativi ridotti, piuttosto ordinati con frequenza maggiore. Insomma rifornirsi solo dopo aver svuotato il magazzino! Uno stop deciso si registra nella distribuzione di prodotti per l’edilizia: chi si arrischia di questi tempi a costruire o ristrutturare casa? Si cerca allora di indirizzare la vendita versi altri settori, come il riscaldamento con materiale più economico del metano o del gasolio: vanno forte le stufe a pellet e relativo combustibile. Infine ci siamo spinti fino all’Autogrill: le persone che viaggiano durante le soste spendono meno, le consumazioni sono scese circa del 10%. Insomma anche Babbo Natale deve fare i conti con la finanziaria e, poiché non è ancora in pensione, speriamo che a nessuno venga l’idea di metterlo in mobilità!
L’ALTRO NATALE PADRE MARTIN CHIEDE UN PIATTO VIRTUALE CON LE OFFERTE DA MANDARE IN AFRICA
«Aggiungi un posto a tavola per le missioni»
BABBO NATALE Nel sacco tante iniziative di solidarietà
LA SCUOLA MEDIA «Martiri di Civitella» di Badia al Pino, ormai da qualche anno, si occupa di sostenere alcune associazioni che offrono aiuto a chi è in difficoltà: Unicef, Padre Martin, la Casa Famiglia di suor Paola… . Lo facciamo con colazioni di solidarietà, mercatini di beneficenza con prodotti fatti da noi ragazzi con l’aiuto della prof. di artistica ed una lotteria in occasione della fine dell’anno scolastico. Proprio in questi giorni è arrivata a scuola una lettera del nostro amico Padre Martin. Fratel Pietro è un missionario Comboniano che si occupa dei bambini di alcuni villaggi del Mozambico. Da diversi anni siamo in contatto con lui: ci scambiamo delle mail, qualche volta ci ha fatto scrivere dai suoi bambini e, anni addietro, è anche venuto nella nostra scuola. Adesso è in Italia, nella Casa madre di Verona, dove è tornato per curarsi,
ma sente tanta nostalgia per i suoi bambini. Infatti ci ha scritto che nella sua missione sono molto tristi, perché avevano sperato di poter celebrare insieme il Natale, così ci ha lanciato una proposta: preparare un posto a tavola per un bambino della sua missione, farlo sedere con noi, anche se solo virtualmente. PADRE MARTIN ci ha suggerito un modesto gesto di solidarietà: ogni membro della famiglia potrebbe offrire , nel piatto riservato al piccolo ospite, l’equivalente del costo di un panino, di una pastina, di qualche pacchetto di figurine, insomma un piccolo dono che potrebbe permettere l’acquisto di una medicina, di una scodella di farina, di alcuni quaderni… cose di grande valore in quella parte di mondo. Pensiamoci !
la redazione della I B... STUDENTI Adriano Angilella, Alessio Badii, Giacomo Banchetti, Costanza Bianchi, Ginevra Bianchi, Laura Carpinelli, Kevin Cartocci, Ludo-
vica Ceraldi, Stefana Padurariu, Alessia Paffetti, Alessio Papini, Antonio Patrone, Jacopo Riccucci, Kiara Rippa, Filippo Roggi, Matteo Salvadori, Paramjot Singh, Asia
Tanci, Julian Trefas INSEGNANTE Guendalina Tiezzi PRESIDE Domenico Sarracino
CONTROLETTERA
«Per Natale portaci via il superfluo» CARO BABBO NATALE quest’anno, visto l’aria che tira, eravamo indecisi se scriverti o no, poi qualcuno ha avuto un’idea un po’ particolare: non vogliamo che tu ci porti niente, quest’anno ti chiediamo di portare via... Quest’anno non vogliamo niente di speciale, abbiamo tutto: una famiglia, una casa, tanti giochi, che non servono a niente, siamo contenti di ciò che abbiamo! Togli un po’ di giochi e di vestiti a chi ne ha troppi, così scomparirà l’invidia. Vorremmo che facessi un incantesimo, che tutti nel mondo, in questo giorno, fossero felici, sarebbe bello vedere qualcuno che sorride per la prima volta per una buona emozione: lascia scorrere il dispiacere per le cose che non si possiedono, portati via le malattie e tutte le cose cattive. Cancella la guerra dalla faccia della terra, così porterai via il dolore per tutte le persone che ne sono vittime. CIÒ CHE TI chiediamo adesso ti sembrerà un po’ strano, ma, per favore, la notte della vigilia, porta via nel tuo sacco una fetta di stipendi,vitalizi e pensioni dei nostri parlamentari, super dirigenti, grandi manager, star televisive, calciatori… Magari se ne andrà via anche una parte dell’amarezza di chi non arriva a mille quando riscuote la pensione, ma conta i mesi quando prenota una visita alla Asl. Ci fermiamo qui, il tuo sacco non conterrebbe altro! Grazie e buon lavoro da tutta la I B PS già che ci sei, porteresti via anche i compiti delle vacanze?
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012
Scuola Media
Comprensivo AMBRA AMBRA (BUCINE) (BUCINE)
1944: memorie, paura e vittime Il racconto e le conseguenze del passaggio dei tedeschi in Valdambra STRAGE IL RICORDO
C’è una rosa piantata per ogni vittima SECONDO LE testimonianze dei sopravvissuti, le truppe tedesche arrivarono a San Pancrazio tra le cinque e le sei del mattino. I soldati misero in fuga donne e bambini e radunarono gli uomini in piazza dove vennero trattenuti fino al primo pomeriggio. In seguito vennero portati nella cantina della Fattoria Pierangeli; attesero qualche ora. Lì, in una stanza vicina, furono uccisi, uno ad uno, con un colpo alla nuca. Le vittime dell’eccidio furono 73, di cui 60 persero la vita proprio nella fattoria. I soldati tedeschi facevano parte della divisione Herman Goering che era formata dagli elementi più violenti dell’esercito tedesco. All’azione distruttiva parteciparono circa 200 militari. NEI PRESSI dei luoghi del massacro, il Comune di Bucine ha realizzato un sacrario denominato Giardino delle rose, dove è stata piantata una rosa per ogni deceduto. Ogni rosa ha una piccola targhetta con il nome e la data di nascita della vittima. La data di morte non c’è. Non c’è perché tutti hanno perso la vita lo stesso tragico giorno: il 29 giugno 1944. La Fattoria Pierangeli è stata acquistata dal Comune di Bucine nel 2000. Dopo alcuni lavori, nel 2007, vi è stato collocato il Centro Interculturale Don Giuseppe Torelli (il sacerdote del paese che perse la vita nell’eccidio). Sia il sacrario, che il Centro perseguono lo stesso obiettivo: non dimenticare ciò che è stato, affinché non si ripetano mai più tali vicende.
C
HE NELLA Valdambra si respirasse ancora l’odore degli eventi storici che si sono susseguiti nei secoli, lo sapevamo. Che le vicende, aventi per protagoniste le nostre terre, avessero invaso pagine e pagine di libri, lo sapevamo. Che questa storia non fosse solo inchiostro, ma anche lacrime, sofferenze, paure di ragazzi come noi, questo ci ha stupito ed emozionato. La lettura del libro «1944… mi ricordo» di Sergio Cerri Vestri e l’incontro con l’autore, ci hanno dato lo spunto per un’inchiesta sugli avvenimenti del 1944 nella nostra zona. Tante sono state le tragiche tappe dello spostamento dei tedeschi nelle campagne dei dintorni; troppe sono state le vittime innocenti. Il primo feroce atto di violenza ha avuto luogo ad Ambra, nella piazza principale, il 2 giugno 1944: vennero presi due giovani di Cennina, portati in piazza e fucilati. Il parroco del paese, Don Giuseppe Benedetti, dovette svolgere l’ultima confessione dei due ragazzi e il dramma lo sconvolse irreversibilmente.
VIGNETTA Bombardamento dei tedeschi visto da Felix Adrian Tolas
IL CULMINE del crescendo di violenza si è verificato a San Pancrazio, il 29 giugno. Vennero uccisi dai tedeschi 73 uomini, 60 dei quali nella cantina della Fattoria Pierangeli. Due delle settantatre vittime della strage sono particolarmente impresse nella mente dei valdambrini.
MODESTA ROSSI, giovanissima staffetta partigiana, venne uccisa con il figlio di quattro mesi in braccio, perché si rifiutò di rivelare ai tedeschi il rifugio dei partigiani. Don Giuseppe Torelli, parroco del paese, è stato vicino alle vittime fino alla fine, ha annunciato loro che sarebbero morti per
mano dei tedeschi ed è diventato lui stesso una vittima. Nella piccola località di Tugliano, fra Ambra e Palazzolo, si rifugiarono alcune famiglie di sfollati. L’arrivo dei tedeschi, il 4 luglio, li colse di sorpresa: presero gli uomini con sé e, dopo averli portati nei pressi di un burrone, li misero in fila uno di fronte all’altro per sprecare meno pallottole e li uccisero. Le vittime furono 7. Sappiamo queste notizie grazie alla testimonianza di un sopravvissuto, Damiano Frullanti, raccolta da Giuseppe Roncucci nel volume Memorie di guerra nella valle del Lusignana. Il mese di luglio trascorse nella trepidante attesa dell’arrivo delle truppe alleate, che liberarono i nostri territori dall’invasione tedesca. Per i nostri compaesani sono stati molti i momenti difficili da superare, ma grazie alla solidarietà tra le persone, all’aiuto dei soldati alleati e delle pubbliche amministrazioni, tutti sono riusciti a ricostruirsi una nuova vita. Il ricordo, certo, non li ha mai abbandonati.
L’INTERVISTA SERGIO CERRI VESTRI PARLA DI COME HA VISSUTO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Il maestro e una guerra che semina odio SERGIO CERRI VESTRI ha dedicato gran parte del suo tempo alla ricostruzione della memoria storica di Ambra e dintorni. In attesa della pubblicazione di un nuovo libro, ha accettato di parlare con noi dei suoi ricordi raccolti nel volume «1944 mi ricordo» Quando ha scritto il libro?
«Il titolo è eloquente. L’ho scritto nel 2008, sono ricordi impressi nel mio cuore». A quale scopo?
«Ho voluto scrivere queste cose perché rimanesse un segno della guerra. Si dice che la guerra sia il peggiore di tutti i mali, ma bisogna provarla per capire». E’ doloroso ripercorrere certe esperienze?
«Sì. E spero che ai bambini di questa nuova generazione non capiti quello che è successo a me: non mangiare per giorni e giorni, non avere un luogo dove rifugiarsi». LA MEMORIA Una rosa per ogni vittima: foto di Rachele De Corso
Qual è stato il momento in cui ha avuto più paura?
«Durante un bombardamento ai Tribbi mi ritrovai da solo, avevo perso mia madre e mio padre. Mi commuovo ancora oggi pensarci. Mi nascosi sotto ad un fienile e ad un certo punto mi crollò tutto. Quando, finalmente ritrovai mia madre le dissi: “Mammina, avevo paura di non rivederti più”. E poi, ogni volta che sentivamo la parola “tedeschi”…» I soldati tedeschi erano realmente crudeli o eseguivano solo degli ordini?
«C’erano quelli e quegli altri. Mi sono chiesto anch’io perché quei tedeschi erano così crudeli. È la guerra che semina odio». Ha mai conosciuto un soldato tedesco buono?
«Eravamo rifugiati, una notte arrivarono due tedeschi, uno di loro vide tra di noi una bambina che aveva poco più di un anno e la prese in collo. Lei si mise a piangere, lui la mise in terra, si frugò nelle tasche e le dette delle caramelle».
la redazione della II D... STUDENTI Camilla Baldi, Stefano Barbagli, Alessia Bartolini, Aurora Bergami, Emily Carrubba, Virginia CinottiRachele De
Corso, Melissa Giunti, Arianna Migliorini, Francesco Pasquini, Lucrezia Prosperi, Valentina Romeo, Felix Tolas, Giulia Torzini.
INSEGNANTE Gianna Gambini PRESIDE Miranda Razzai
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012
Scuola Media
IV Novembre AREZZO
La solita musica nelle orecchie? I negozi di dischi a confronto con Internet: la partita sembra persa
A
NOI ADOLESCENTI piace molto ascoltare ogni genere di musica in ogni momento della giornata, dentro e fuori casa, anche mentre studiamo o andiamo da casa a scuola. I nostri cantanti preferiti sono inglesi e americani, ma ascoltiamo volentieri anche canzoni nella nostra lingua creando sequenze personalizzare nei nostri lettori musicali. Queste colonne sonore accompagnano la nostra vita. In un freddo pomeriggio di dicembre ci siamo recati nel negozio di dischi più antico e conosciuto di Arezzo, che si trova nel centro storico, per saperne di più sulla vendita di musica nella nostra città. Con sorpresa abbiamo scoperto che lì inizialmente vendevano anche elettrodomestici. I primi dischi in commercio erano invece quelli in vinile, che adesso sono appesi alle pareti del negozio, inquadrati come cimeli in cornici di vetro. Abbiamo chiesto se oggi che «c’è la crisi» i dischi si vendono con la stessa frequenza di qualche anno fa.
L’età media della clientela si è alzata, anche se per il corso girano ancora molti ragazzi. All’ingresso del negozio ci attraggono molti manifesti: questo tipo di negozi offre infatti anche la prevendita dei biglietti per i concerti, ma ci guadagna pochi centesimi a biglietto venduto, quindi è un servizio che fanno alla clientela e un modo per far circolare gente nel negozio. Ecco, i concerti …
LA VIGNETTA Dal giradischi all’Ipod: la musica vista da Erika Elia
IL NEGOZIANTE ci ha risposto che la crisi in realtà avrebbe dovuto favorire la vendita di dischi, che non sono un oggetto molto costoso. Ad esempio sotto le vacanze natalizie le librerie hanno venduto molto perché in periodo di crisi la gente tende ad acquistare regali meno impegnativi economicamente. Invece la vendita
di dischi è calata molto per un motivo diverso: la pirateria. INFATTI MENTRE prima la musica veniva comprata più dai giovani, anche dai nostri coetanei, al giorno d’oggi questi – e noi non siamo da meno- scaricano la musica da internet e sono gli adulti che acquistano in maggioranza.
ENTRARE IN QUESTO storico negozio di dischi ci ha fatto riflettere sul modo diverso di considerare la musica rispetto ai nostri genitori: per noi la musica è un file e un cantante. Noi non abbiamo come il negoziante l’amore per «l’oggetto», per il cd, per noi la cosa più giusta sarebbe rendere legale la possibilità di scaricare gratuitamente le canzoni, ma al tempo stesso aumentare i concerti, far sì che i cantanti facciano più tournee in giro per l’Italia. In questo modo entrerebbero in contatto diretto con i loro fan e questo è quello che più ci piace.
L’INIZIATIVA AREZZO FACTORY, UN LUOGO D’INCONTRO PER FARE MUSICA E QUELLO CHE VUOI
Quella fabbrica che produce fiumi di note CURIOSI DI MUSICA, ci siamo recati in una grande struttura in Via Masaccio, Arezzo Factory. Attraversato un ingresso pieno di annunci per la formazione di band o per la vendita di strumenti, ci hanno accolto tre ragazzi che ci hanno spiegato il funzionamento di questo luogo. Ogni giorno una cinquantina di ragazzi vanno ad Arezzo Factory per fare musica, per avere lezioni e per imparare a fare i DJ. Qui si può anche studiare, praticare attività multimediali oltre che giocare a ping pong, fare dei tornei di scacchi o addirittura imparare a dipingere. Abbiamo quindi rivolto alcune domande ai responsabili: Da cosa proviene il nome Arezzo factory?
AREZZO FACTORY Il disegno di Gianmaria Oliva
«Questo nome ci è venuto in mente perché in inglese factory vuol dire fabbrica e noi vediamo questo luogo come una fabbrica dove si può creare musica e modificarla a nostro piacimento, per giunta senza dare noia ai vicini di casa!».
Qua come abbiamo capito, si può anche studiare oltre che suonare...
«Si dalle 4 del pomeriggio alle undici di sera si può fare quello che si vuole, anche se nei limiti del possibile.. soprattutto si può entrare liberamente nelle sale e ad un prezzo molto contenuto si affitta la sala prove, fornita di strumenti, microfoni e altoparlanti». Ci sono progetti in vista?
«Sì, abbiamo organizzato un progetto di teatro con gli immigrati e il flash mob, un ballo da strada: alcune persone si mischiano tra la gente e, ad un certo punto, cominciano a ballare. Per quest’estate abbiamo deciso di organizzare una serie di concerti: metteremo un palco proprio fuori della struttura. Sul sito c’è molto altro: www. arezzofactory.org. Se anche i Negrita sono passati di qui, cogliete anche voi l’opportunità!».
la redazione della III C... STUDENTI Rachele Alunno, Riccardo Basco, Gian Maria Bianchi, Mattia Bianchi, Elena Bizzelli, Sara Brogi, Giulia Burgassi, Leonardo Campriani, Federico Degano, Mihai Dumbrava, Erika Elia, Vio-
la Ferrini, Davide Giuliattini, Fabio Hysenaj, Tommaso Lo Franco, Caterina Luciani, Virginia Martinelli, Maria Stella Marzocchi, Gianmarco Mencaroni, Edoardo Maria Nicchi, Gianmaria Oliva, Maria Novella Palazzeschi, Andrea Paoli-
ni, Filippo Parati, Francesco Scilla, Irene Severi, Leonardo Stiatti INSEGNANTE Elisabetta Batini Preside Alessandro Artini
SCHEDA SCUOLE & C
Per suonare non è mai troppo tardi AD AREZZO, oltre che alla scuola media Cesalpino e al liceo musicale, esistono vari istituti privati che consentono di approfondire la pratica degli strumenti musicali per hobby o passatempo, ma anche per conseguire i primi anni di corso di Conservatorio che non è presente in città. Vicino alla nostra scuola si trovano due tra le più importanti scuole di musica del territorio: la «Coradini» e la «Sette note». Quest’ultima è gestita da numerosi insegnanti di tanti strumenti. Chi va a studiare a questa scuola si avvicina anche alla teoria musicale: il solfeggio. La scuola è aperta dal 2005 e ha già ben 130 allievi di tutte le età che la frequentano con cadenza settimanale da ottobre a giugno. LE SETTE NOTE si trova in cima al parco Pionta, accanto al Centro Anziani. La scuola Coradini invece è nelle vicinanze di Piazza Guido Monaco, nei locali dell’ex Caserma Cadorna. La Coradini è stata aperta nel 1983 all’interno dell’associazione culturale «Gruppo Polifonico Coradini» con lo scopo di promuovere e sviluppare la cultura musicale con iniziative didattiche e artistiche. Oltre ai tanti strumenti insegnati in questa scuola vi è anche un corso di canto, per solisti e coro. PER IL RESTO Arezzo non offre molte altre possibilità, ma anche nella nostra scuola, come in quasi tutte le medie, si può imparare uno strumento durante il pomeriggio, in aggiunta all’offerta formativa. Quindi per i musicisti in erba, basta tenere gli occhi aperti.
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012
Scuola Media
Severi AREZZO AREZZO
Gli amaranto? Erano arancioni La storia dell’Arezzo dai primi calci a Campo di Marte fino a oggi IL PUNTO I TIFOSI
Quelle partite vissute dalla tribuna AD AREZZO il tifo organizzato nacque nel 1977 con il «Commando Ultras Arezzo» da cui, nel 1995, hanno origine i seguenti gruppi, attivi ancora oggi: «Ultras Arezzo», «Arezzo Ovunque», «OFC Arezzo», «Fossa Amaranto» e «I Devils». In particolare l’Ultras Aezzo è portato avanti da giovani che i giorni precedenti alla partita si ritrovano alla sede di via Fiorentina per preparare la coreografia e gli striscioni da esibire durante la partita. Contribuisce alla preparazione anche la “Fossa”, orientata politicamente verso sinistra. Ogni componente è in possesso della tessera, distribuita alla fine del primo tempo di ogni partita. Permette di avere sconti sull’abbigliamento e sui gadget e di partecipare alle riunioni in sede. La Concentrazione di tifosi si è mostrata particolarmente elevata nella partita Arezzo-Juve vinta per 5-1 dai bianconeri. A TAL PROPOSITO abbiamo incontrato un tifoso, presente a quella partita, che ci ha raccontato cosa si prova dalle tribune: «Le emozioni e le attese erano grandi, giocavamo contro una squadra come la Juve; malgrado la sconfitta, però, i tifosi hanno continuato a sostenere e a incitare l’Arezzo». Riguardo a cosa significa oggi essere tifosi, afferma, con rammarico, che ormai le tifoserie sono sempre più spesso orientate alla contestazione piuttosto che all’incitazione di coloro che sono in campo, sembra un po’ dimenticato il vecchio caro attaccamento ai propri colori. Noi comunque vogliamo guardare con un pizzico di nostalgia a quel tifo positivo, quello che unisce e certamente non divide
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ORSE MOLTI NON sanno che già nel 1917 alcuni ragazzi aretini si dilettavano a giocare a calcio al vecchio campetto del Campo di Marte, con un pallone di cuoio che, si dice, fosse stato regalato loro da tal Mario Malentacchi. La loro squadra fu nominata «S. F. A» (Società Football aretino). Le loro maglie erano bianche e azzurre. Altrettanto facevano, in altra parte della città, al Prato, dei ragazzi che giocavano con una squadra che si chiamava Pro Arezzo Esperia, indossando una maglia rossonera ed un pallone donato loro dall’ingegnere Colombini. Il tempo passava e le due piccole società continuavano a divertirsi e a sfidarsi fin quando decisero di unire le loro forze, dando vita ad una nuova società … era il 10 settembre 1923, data di nascita dell’Arezzo! Per la «neonata» venne scelto il nome Juventusa F.B.C Arezzo, grazie all’idea di due giocatori, originari di Torino e grandi tifosi della Juventus. La divisa che venne scelta aveva
CURVA Il cuore del tifo amaranto vestito per una delle ultime partite
la maglia arancione e i pantaloncini neri. ASSICURARE il funzionamento della squadra, a quel tempo non era facile, era tutto più essenziale, a partire dalla stessa sede. Il primo presidente, Giuseppe Giannini, doveva fare spesso anche da
allenatore e, alla bisogna, anche da elettricista. Sembrerà strano, ma allora i giocatori non avevano uno stipendio, anzi, dovevano contribuire con il versamento di una quota che ammontava a 50 centesimi al mese ciascuno. NON ERANO previsti neppure i
viaggi per le trasferte, oppure l’approvvigionamento dell’acqua necessaria per dissetarsi nel corso degli allenamenti o delle partite, tutto doveva essere pagato di tasca propria, ma era fatto volentieri per portare avanti quell’esperienza sportiva che dava così tanto a chi la giocava e anche a chi la seguiva dalle tribune. Il tempo passava e alla squadra aretina si unirono poi altre società (Petrarca, Esperia..) e il 9 settembre 1930 nacque l’Unione Sportiva Arezzo con Umberto Bondi. Dopo tanti anni di gioco, purtroppo l’Arezzo fallì nel 1992 e fu rifondata l’anno seguente. Non possiamo di certo dimenticare nella storia di questa squadra, la presenza di Ciccio Graziani fondatore nella nuova Associazione Calcio Arezzo nel 1995. Inoltre, in quegli anni, il mister dei giocatori aretini fu il conosciuto Serse Cosmi, il quale portò la squadra ad alti livelli. Nonostante ciò, tra il 1999 e il 2003 ci fu un periodo di forti sconfitte, ma gli ultrà sono rimasti sempre fedeli ai loro beniamini.
INTERVISTA ANDREA SUSSI RIPRENDE I FILI DI UNA CARRIERA CHE ERA INIZIATA PROPRIO AL COMUNALE
«Tutto iniziò a 15 anni, contro il Catanzaro» CI E’ SEMBRATO interessante sentire direttamente dalla voce di un ex-giocatore dell’Arezzo, il terzino sinistro, Andrea Sussi quali siano i suoi ricordi ma anche le emozioni provate dai giovani impegnati nella carriera calcistica . Quale è stata la partita più importante della tua carriera? E quella più bella?
«La partita più bella è stata sicuramente BolognaParma perché in quell’occasione ho segnato il mio secondo goal in serie A, mentre quella più importate è stata Bologna-Roma perché eravamo rimasti in 9 e abbiamo vinto ugualmente 2-1». A quanti anni sei arrivato all’Arezzo?
«Sono entrato negli allievi, a 15 anni..... la prima partita è stata Arezzo-Catanzaro: 0-0 nel 1991». I tuoi genitori ti hanno sempre sostenuto?
AMARANTO Andrea Sussi dall’Arezzo è arrivato in A
«Si, fino a quando non me ne sono andato via di casa sempre per motivi legati allo sport: i calciatori devono viaggiare molto».
La tua passione per il calcio ti ha accompagnato sin da piccolo?
«Sì, mentre mio fratello giocava con i soldatini io avevo sempre il pallone tra i piedi. Questa passione me l’ha trasmessa anche mio padre portandomi ogni domenica allo stadio». Ti sei trovato bene con la squadra?
«Sì, mi sono trovato bene entrambe le volte in cui ho cambiato compagni di gioco. La prima è stata positiva perché ero ancora giovane e cercavo di imparare il mestiere dai calciatori più esperti, la seconda perché ero diventato io ormai esperto e la mia carriera da terzino stava per finire». Cosa potresti consigliare a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?
«Consiglierei di impegnarsi ad ogni allenamento,di osservare e ascoltare i compagni più anziani e l’allenatore, inoltre di avere rispetto per gli altri giocatori e la maglia».
la redazione della III C... STUDENTI Zaira Amali, Alice Betti, Margherita Biondi, Chiara Bocchetti, Angela Bruni, Irene Chiaramonti, Vanessa Coleschi, Riccardo Cuccoli, Ilaria Dell’Artino, Alessio Guerri, Eleonara Hong,
Alexia Huang, Cristiana Lalletti, Sara Lunetti, Alex Mannelli, Tommaso Mezzacapo, Niccolò Minocci, Francesco Misuri, Jacopo Pineschi, Cristina Rinaldi, Michela Roda, Sofia Roselli, Marco Scatragli, Riccardo Tavanti, Francesco Testi,
Irene Tognalini, Alex Vlad. INSEGNANTE Catia Lucherini PRESIDE Rosella Elena Misuraca
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012
Scuola Media
Garibaldi SUBBIANO-CAPOLONA
Le paure dentro di noi Un sondaggio sui timori dei preadolescenti e sulle loro motivazioni
T
UTTI NOI ABBIAMO o abbiamo avuto delle paure: alcune sono state superate, altre sono rimaste e altre si sono aggiunte. A volte ci vergogniamo di parlarne, poiché crediamo di averle solo noi mentre gli altri ci appaiono tranquilli e sicuri. In realtà, confrontandoci tra coetanei, scopriamo che siamo in buona compagnia e spesso, insieme, possiamo trovare il modo di superarle. E’ quello che abbiamo chiesto ad un campione di 221 ragazzi della nostra scuola, tra cui 72 alunni di prima, 66 alunni di seconda e 83 di terza, con età comprese tra gli 11e i 15 anni. Il questionario, anonimo, consisteva in una serie di domande a risposta chiusa o aperta, inerenti le forme e le caratteristiche che assumono le paure, oltre ai possibili rimedi. I risultati hanno confermato alcune nostre previsioni, ossia che le paure legate all’infanzia, come quella del buio, di rimanere in casa da soli, di alcuni animali o di presenze misteriose, vanno scemando con l’età, ossia diminuisco-
LE PAURE L’identità profonda dei ragazzi letta da Manuel Capaccioli
no grazie ad un processo di razionalizzazione che interviene in nostro aiuto e ci consente di ridimensionarle. RISULTA CONFERMATA anche un’altra nostra riflessione: guardare film o leggere libri di genere horror ci permette in realtà di affrontare le nostre stesse pau-
re, i nostri peggiori incubi, tuttavia senza correre reali pericoli. E’ UN MODO insomma per esorcizzarle, poiché riusciamo a capirle meglio affrontandole indirettamente, (ossia nei panni dei protagonisti delle storie horror) e magari anche a liberarcene; lo confermano le risposte alla domanda su
uno dei possibili rimedi, “non guardare mai film dell’ orrore”: pochissimi ricorrono a questo comportamento, infatti i successi cinematografici più recenti sono proprio legati a questo genere, molto apprezzato da preadolescenti e adolescenti. Altrettanto interessanti sono i risultati scaturiti dalle domande inerenti il mondo della scuola: se la paura di alcuni professori è distribuita in modo piuttosto omogeneo tra fasce d’età, esiti diversi danno invece le risposte inerenti esami, possibili bocciature, verifiche e interrogazioni, che subiscono una prevedibile impennata tra gli alunni delle classi terze. Relativamente ai possibili rimedi: si provvede saggiamente ad evitare certi luoghi o persone pericolose, ubriache o sconosciute, così come si cerca di informarsi maggiormente su ciò che spaventa e poi si prendono delle precauzioni, si sta in compagnia di amici o della tv/computer, si apprezzano i genitori che da piccoli «hanno insegnato a non avere paure sciocche», si cerca di pensare positivo e infine, se il problema è la scuola...si studia di più!
L’INTERVISTA IL DOTTOR CARLO LIVRAGHI E IL FENOMENO: I SINTOMI, LE FORME, I POSSIBILI RIMEDI
«In realtà è un meccanismo di autodifesa» SULLE PAURE abbiamo intervistato un esperto, il dottor Carlo Livraghi Cos’è la paura?
«E’ un meccanismo innato di difesa naturale, di conservazione della specie che consente di proteggerci e permette di attivare l’organismo di fronte ad una emergenza: le reazioni più istintive sono l’attacco o la fuga». Le paure sono reali o immaginarie?
SOGNO E REALTA’ Il disegno realizzato da Sofia Fiorucci
«Spesso sono ingigantite: ci spaventiamo immaginando che una cosa possa succedere e prevediamo catastrofiche conseguenze. Nel tempo interviene un processo di razionalizzazione che ci aiuta a ridimensionarle o superarle. Ci sono paure innate, come quella di essere lasciati soli, che poi va scemando con la crescita e paure legate all’esperienza personale, diretta o indiretta come quella dei ladri». La paura di bocciare è reale?
«E’ legata al carattere, non va considerata sfiducia in se
stessi, nasce da un evento che non si conosce. Le statistiche mostrano che chi affronta un esame senza paura rende meno di quello che sa, ha risultati peggiori; chi ha paura è più attento e rende di più. Ma una paura può anche bloccarti, lasciarti impietrito: una paura così non aiuta». Di solito le femmine hanno più paura dei maschi?
«E’ un fattore culturale, legato all’educazione. Le ragazze sono più protette dalla famiglia per motivi ambientali e fisici». I rimedi?
«Le paure vanno affrontate con razionalità, non evitate o subite: si devono sempre combattere, anche chiedendo l’aiuto di qualcuno, familiare o specialista. Non si devono tenere dentro, perché le paure ci possono immobilizzare, impedirci di vivere, tutti hanno paure diverse ma anche comuni, dunque è sempre bene condividerle e accogliere gli altri: questa è «Empatia».
la redazione della II B... STUDENTI Luca Berni, Sophia Bollori, Sofia Boschi, Manuel Capaccioli, Sonia Dell’Aversano, Marco Ferrini, Sofia Fiorucci, Niccolo’ Forni, Giada Fusci, Linda Ghezzi, Lorenzo GIO-
Vacchini, Leonardo Grappolini, Matteo Grappolini, Cenan Haziri, Sofia Marzocchi, Noemi Micallef, Mirko Mori, Samuele Mori, Gilbert Ionut Mormoe, Francesco Ramaldi, Francesca Roggi.
INSEGNANTE Patrizia Donati PRESIDE Assunta Sorbini
I DATI LA CLASSIFICA
Perdite in casa e terremoti nella «top ten» OSSERVANDO i risultati della nostra indagine abbiamo potuto stilare una sorta di classifica delle paure più frequenti tra i nostri coetanei. Al primo posto si colloca uno dei timori più giustificati e comprensibili, ossia perdere una persona cara; al secondo posto troviamo terremoti e altre catastrofi naturali, probabilmente sull’onda della grande risonanza che viene data dai mezzi di comunicazione a questo tipo di eventi negativi ed emotivamente coinvolgenti; medaglia di bronzo alla paura degli incidenti, più frequente tra gli alunni di prima. Si passa poi al mondo della scuola, con il timore di non essere promossi, ovviamente più accentuato nei ragazzi di terza. Tra le paure domestiche c’è quella dei ladri, maggiormente presente nei ragazzi più piccoli e quella degli animali, da cui deriva un elenco variegato di temibili pericoli derivanti da ragni, scorpioni, serpenti, pidocchi, lumache, lupi, insetti, cani randagi e da alcune belve feroci. AL SETTIMO posto torna la scuola, con la paura delle interrogazioni e dei compiti in classe. Le ultime tre paure della nostra classifica riguardano la sfera personale, il carattere, l’ esperienza e il modo di essere di ognuno di noi: infatti troviamo le malattie, seguite da vertigini e paura del vuoto. Che dire infine degli improbabili traumi prodotti tra alcuni simpatici intervistati da... Heidi, Giovanni Rana e il caro Babbo Natale?
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012
Scuola Media
Severi AREZZO AREZZO
Donne? Uguali ma non troppo Sottopagate e con meno possibilità di carriera: la strada da fare è tanta! L’INTERVISTA COS’E’
Un centro aiuta chi è vittima delle violenze IL «PRONTO DONNA» è un’associazione (l’unica di questo genere nel territorio aretino, fondata nel febbraio del 1989), che si propone di aiutare le donne vittime di violenza garantendo loro il totale anonimato. Una donna su tre, secondo quanto emerge da statistiche non ufficiali, subisce danni fisici o morali, e non da parte del cosiddetto «mostro», ma di una persona di cui si fida. Abbiamo intervistato una psicologa che opera nel centro: volevamo sapere cosa chiedono le donne che si presentano, a quale estrazione sociale appartengono, in che modo vengono aiutate, quali sono i tipi di violenza e di maltrattamento più frequenti, se i casi trattati si avviano di solito a una positiva soluzione. E’ STATO un incontro istruttivo e sconcertante: abbiamo imparato il significato di «violenza di genere», espressione che indica tutti quegli atti brutali fondati sull’appartenenza al sesso femminile e che causano sofferenze o danni psicologici, fisici, economici e privano la donna della libertà e della dignità personale. La violenza più diffusa, che sta alla base di ogni altro sopruso, è quella psicologica, che toglie alla donna la propria identità. Il fenomeno può interessare ogni ambiente sociale, e al centro si presentano dalle casalinghe alle libere professioniste. Dopo una visita ai locali dell’associazione siamo usciti tutti un po’ tristi ma anche, crediamo, più consapevoli e grati a chi opera in questo contesto.
L
A VIOLENZA SULLE donne nel mondo non ha confini. La discriminazione è un trattamento non paritario riservato a un singolo individuo o a un gruppo a causa della sua appartenenza a una particolare situazione sociale. Le donne svolgono i due terzi delle attività lavorative, ma percepiscono solo il 10% dei guadagni prodotti dal lavoro e hanno l’1% dei beni. La loro condizione di inferiorità è più evidente nei paesi del terzo mondo. In alcuni stati asiatici e africani subiscono forti discriminazioni: non possono viaggiare liberamente né guidare, non possono recarsi da sole nei ristoranti o nei luoghi pubblici, la loro testimonianza nei processi vale molto meno di quella degli uomini e viene loro negato il diritto allo studio. Anche l’Italia è un paese ancora incapace di affrontare tali problemi. Nel campo lavorativo, infatti, le donne sono sottopagate e hanno meno possibilità di carriera, soprattutto nel settore industriale e terziario. Ancora oggi gli imprenditori, prima di assumerle, si informano sui loro progetti futuri
nonostante questo, ancora oggi tale libertà non viene totalmente accettata. Oltre che in ambito lavorativo la donna viene molte volte sfruttata anche mediante la prostituzione. Spesso ragazze giovanissime vengono adescate con la promessa di un posto di lavoro o di un futuro migliore e si ritrovano poi schiavizzate e costrette a un’esistenza da incubo.
L’ABITO FA LA DONNA Opera di Aurora Garbinesi e Adele Severi
(matrimonio, maternità, necessità di part-time…). IL PROCESSO di emancipazione femminile in Italia comincia verso la fine del 1800, mentre il cammino verso l’uguaglianza inizia a dare i suoi frutti a partire dal 1948 con una nuova costituzione, che sancì la pari dignità sociale e
l’uguaglianza di fronte alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, lingua, religione e opinioni politiche. LE DONNE NEL corso delle epoche hanno dovuto lottare tenacemente perché fosse loro riconosciuto il diritto di decidere della propria vita o del proprio destino;
NONOSTANTE questa situazione sia oramai nota a tutti, esiste un numero elevato di uomini che, frequentandole, contribuisce allo sviluppo di tale fenomeno, già noto ai tempi di Cavour, che con un decreto autorizzò l’apertura di case controllate dallo Stato per l’esercizio della prostituzione in Lombardia. Nonostante sia forte la necessità di combattere questa pratica, non passa giorno in cui nei quotidiani troviamo intere pagine dedicate alla pubblicazione di annunci e numeri di telefono con i quali si possono rintracciare le dirette interessate. Questi mali sono ancora pacificamente accettati, ed è proprio ciò che li rende più inaccettabili!!!
LA STORIA RAPITA E VIOLENTATA IN SICILIA DA UN INNAMORATO RESPINTO: LA VITTORIA IN TRIBUNALE
Franca Viola, il coraggio di non arrendersi
DONNE CORAGGIO Il disegno di Aurora Garbinesi
E’ IL 26 DICEMBRE del 1965; siamo ad Alcamo, in provincia di Trapani. La diciassettenne Franca Viola viene rapita da Filippo Melodia e da alcuni complici. La ragazza da due anni rifiutava le ripetute proposte di matrimonio del giovane, imparentato con la potente famiglia Rimi. Franca viene tenuta sotto sequestro per otto giorni e violentata. Il suo persecutore è sicuro di poter ottenere il matrimonio riparatore previsto dall’articolo 544 del codice penale, oggi non più in vigore perché abrogato nel 1981: secondo quella norma, chi aveva sedotto una minorenne poteva cancellare il reato sposandola. Ma Franca rifiuta il matrimonio e denuncia il suo stupratore. E’ la prima volta in Sicilia che una donna rifiuta di sottomettersi a questa forma di legalizzazione della violenza maschile. La gente di Alcamo disappro-
va la condotta della ragazza e insiste perché accetti il matrimonio, perlomeno per salvare la famiglia ridotta sul lastrico: infatti suo padre perde il lavoro. Ma Franca vuole giustizia: solo così potrà riavere la sua dignità. QUANDO COMINCIA il processo, si tiene a porte aperte, malgrado le richieste della difesa. I giornali sono sommersi da lettere di solidarietà per Franca che chiedono l’abolizione dell’articolo 544. Filippo Melodia verrà condannato a undici anni, e sette dei suoi complici a circa quattro anni ciascuno. Franca, nel 1968, si sposerà con il suo compaesano Giuseppe Ruisi; la ragazza aveva cercato di dissuaderlo, per timore di rappresaglie. L’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat inviò ai due sposi un proprio dono personale e il papa Paolo VI volle riceverli in udienza privata.
la redazione della III D... STUDENTI Eleonora Bichi, Lorenzo Bindi, Ionelia Cristina Calita, Elisa Caneschi, Andrea Casi, Andrea Casini, Matteo Cini, Chiara Corsano, Giacomo Denna, Maurizio Detti, Lorenzo Domi-
ni, Lorenzo Ferrari, Marta Frasconi, Federica Gallorini, Aurora Garbinesi, Gabriele Giusti, Erika Lancia, Giacomo Lisi, Nicola Mafucci, Michele Quinti, Martina Sani, Adele Severi, Serena Spadini, Chiara Ticino Neri.
INSEGNANTI Linda Seren Daniela Bonoli PRESIDE Rosella Elena Misuraca
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012
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Scuola Media
Unificata SANSEPOLCRO
Nonno vigile in missione nel traffico E non solo: un’opera di volontariato alle scuole al servizio dei più piccoli
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GENNAIO, accidenti, sono finite le vacanze, tocca tornare a scuola!!! La mamma come al solito ci scarica sul piazzale davanti alla palestra. Ma chi sono quelle persone davanti alla scuola, con la giacca a vento gialla e la paletta segnaletica in mano? Sono insieme ai vigili, che novità è questa? Ci siamo avvicinati e sul cappellino c’è scritto «NONNO VIGILE». Abbiamo capito! Ne avevamo sentito parlare prima delle vacanze, allora era vero! Da anni si ripeteva il problema della sicurezza per l’entrata e l’uscita dalla scuola. Nonostante i divieti i soliti «furbetti» hanno continuato a transitare pericolosamente nel tratto di strada davanti alla scuola, perché si fa prima, si evita un semaforo: ma se qualcuno ci rimetteva qualche gamba, se non la pelle? Dopo si piange, si cercano le responsabilità, ma intanto … dai che si fa prima! Tagliamo per la scuola! Le regole devono valere sempre per gli altri! Così ora, bella sorpresa, ad aiutare e sostituire i vigili ecco Nonno vigile. Ci siamo fermati a vedere co-
A SCUOLA Ecco Nonno Vigile impegnatio tra i ragazzi all’uscita
me funzionava. Di sopra, dalla palestra, qualcuno fermava la macchine per scendere il figlio e borbottava, perché abituato a fermarsi nel parcheggio della palestra, ora doveva fare la rotondina e tornare subito indietro per non intralciare! Qualcuno contento: «…finalmente un po’ d’ordine!». Di sotto, dal campo sportivo, è tutto più nor-
male, il parcheggio della scuola ha funzionato come sempre, anche se pure qui qualcuno ha imboccato la strada per poi frenare di scatto alla vista delle palette, fare retromarcia e tornare indietro! In progetto c’è anche di allargare la rotonda e ricavare un parcheggio su parte dell’area verde antistante per sostituire gli spazi della palestra chiusi negli orari del ser-
vizio: perché è proprio qui, all’uscita, che molti genitori creavano una ressa di auto, entravano, senza spazio adeguato per fare manovra, con i ragazzi costretti a passare tra un veicolo e l’altro, provocando pericoli evidenti. Così la giunta con varie associazioni di volontariato, ha attivato il progetto «Nonno Vigile» per dare risposta alle esigenze di sicurezza, migliorare e regolamentare la circolazione a scuola nei momenti più critici: all’entrata e all’uscita. Questo servizio, chiaramente, è effettuato anche alla Pacioli, la nostra succursale in centro, dove il problema traffico è ancora più caotico, specie nei giorni di pioggia, e raggiungere i pullman alla Porta del Ponte è pericoloso, quando la strada è intasata di auto! Per questo è stato installato un apposito percorso pedonale con cordolo in gomma per permettere di camminare in sicurezza e «nonno vigile» impedirà alle auto di fermarsi lungo la strada come oggi. Per cui, cari genitori, due passi in più a piedi saranno tanta sicurezza in più per noi! E ora i “Nonni vigili” passeranno nelle classi a illustrare il progetto.
NONNO VIGILE L’ASSESSORE ANDREA BORGHESI SPIEGA LE FINALITA’ DEL PROGETTO APPENA PARTITO
«Deve presidiare e sorvegliare i punti critici» ABBIAMO INTERPELLATO l’assessore alla Scuola del Comune di Sansepolcro, Andrea Borghesi, che con questa intervista ci dice subito di voler chiarire il Progetto del «Nonno Vigile». Come è nata l’idea?
« Prima di tutto c’era da risolvere la costruzione di un sistema di sicurezza nei confronti dei ragazzi all’entrata e all’uscita dalla scuola che da tempo richiedeva una soluzione, impossibile da realizzare con i soli vigili urbani! Poi, nell’ambito delle iniziative che l’amministrazione intende mettere in atto per favorire una fattiva partecipazione alla vita comunitaria delle persone anziane attive, abbiamo pensato di impiegare queste persone in un compito di alta rilevanza sociale come questo». IN CLASSE Il racconto del loro lavoro ai cronisti in erba
Quali sono i compiti del Nonno Vigile?
«Il Nonno Vigile svolge un compito preventivo ed
educativo, non repressivo, a stretto contatto con la Polizia Municipale, a supporto e completamento della stessa. Praticamente il compito consiste nel presidiare e sorvegliare le zone in prossimità delle scuole, sia qui alla Buonarroti che alla Pacioli, tramite volontari che, muniti di adeguato riconoscimento e abbigliamento idoneo, ordineranno il traffico, impediranno la sosta in tratti pericolosi e inviteranno al rispetto della segnaletica». Come pensa sia andata in questi primi giorni?
«Ho sentito qualche mugugno, ma l’importante era pensare al bene comune. Certamente tutto è migliorabile, questi primi giorni serviranno come sperimentazione, poi vedremo di risolvere eventuali criticità. Confidiamo comunque nella massima collaborazione dell’Istituzione scolastica, dei genitori e di voi ragazzi! Poi tutti i suggerimenti e consigli sono sempre ben accolti!».
la redazione delle classi miste... STUDENTI III A: Leonardo Magi, Niccolò Tosato; III B: Martina Baracchi, Letizia Boncompagni, Angelica Carboni, Angelo Carrino, Lorenzo Catacchini, Beatrice Cruciani, Cristina Dudau, Eleonora Polenzani, Tommaso Ricci, Benedetta Signorelli;
III C: Anna Boncompagni, Anna Duranti, Lorenza Giorgi, Flavius Meghes; III D: Alessandro Cherubini, Giulia Panicucci, Francesca Zanchi; III F: Aurora Betti, Sara Frammartino, Rachele Innocenti, Elisabetta Rossi; III G: Francesca Caroscioli, Michelle Likaj, Martina Mancini; II A:
Valentina Livi, Veronica Memonti. INSEGNANTE Alfredo Socali PRESIDE Secondo Borghesi
NONNO VIGILE ZOOM
«Ma gli unici nemici sono i maleducati» I «NONNI VIGILI» in classe! Entrano con le loro giacche gialle lucenti, sono «giovani» nonni! Subito scherzano e spiegano il loro compito! Sembrano a loro agio, sono abituati ai nipoti! Ci spiegano: «Siamo tutti volontari, di varie associazioni, dal volontariato a militari in congedo. Siamo qua per darci da fare e contribuire alla sicurezza di tutti!» La nostra curiosità ci fa chiedere cosa si aspettino dal loro servizio. «Prima di tutto collaborazione, vostra e dei genitori, che abbiano pazienza se devono fare qualche passo in più; purtroppo proprio la maleducazione di alcuni nel non rispettare i segnali che ci sono, mette a repentaglio la sicurezza di tutti!» COME SI SONO trovati a fare questo servizio? «Bene! Noi siamo qui per educare, non per reprimere! Siamo stati preparati con un apposito corso dalla Polizia municipale, ed eccoci qua: e il ringraziamento migliore sono i vostri sorrisi quando passate vicino!» E l’orario? «Questo è l’orario del servizio: dalle 8 alle 8,35; dalle 13,20 alle 13,45; e, alla sede centrale, anche il pomeriggio dalle 16,20 alle 16,35. Ma poi i tempi si allungano sempre, è bello fare due chiacchiere con qualche vecchio amico che si incontra e con i nuovi amici che siete voi!» Questi arzilli signori ci lasciano, felici del loro lavoro e tengono a precisare che ci sono anche due donne e aspettano chiunque abbia voglia di dare una mano.
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GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012
Scuola Media
Masaccio SAN SAN GIOVANNI GIOVANNI
Quel piatto nato per i pellegrini Lo stufato alla sangiovannese tra storia e leggenda: la ricetta è segreta STUFATO IN RIMA
Perfino i poeti «cantano» la specialità NELLO TEMPO ch’è detto Carnevale alla Basilica, nelle grandi sale, si riunivano in tempi ormai lontani, per far doni alla Chiesa, i parrocchiani. Racconta una leggenda che una donna, per onorare meglio la Madonna fece un piatto forte e assai drogato che battezzò col nome di Stufato. Questa ricetta tanto decantata da padre in figlio è stata tramandata e per la gioia di ogni buon palato è giunta a noi in original formato. Se questo piatto buono tu vuoi fare questi son gli ingredienti da adoprare: muscolo libbre tre, tagliato a modo e di osso e zampa a parte, fai del brodo. Tanto prezzemolo e di cipolle una fai un bel battuto con la mezzaluna, vino, olio d’oliva, un’impepata, spezie, garofano e alfin noce moscata. Indi di coccio un tegam devi pigliare, ci versi l’olio ma senza esagerare; perché riesca bene, se ti preme, metti la carne col battuto insieme. Allor che tutto principia a rosolare Non ti stancare mai di razzolare, quando il colore ha preso marroncino, metti le droghe e un bel bicchier di vino. Appena il vino s’è tutto consumato aggiungi il pomodoro concentrato. A questo punto puoi abbassare il fuoco: cuoci aggiungendo il brodo, poco a poco. Questo piatto che viene da lontano saprà ridarti quel rapporto umano e far capire anche al più somaro che il tempo è vita e che non è denaro. (poesia tradizionale sangiovannese)
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A GASTRONOMIA di San Giovanni Valdarno affonda le proprie radici in secoli lontani, come testimonia un documento del 1427 nel quale viene citato un vino bianco locale o, meglio ancora, come dimostra il piatto più caratteristico della città: lo Stufato alla sangiovannese, una pietanza di origine povera la cui ricetta è tuttora segretamente tramandata dalle cuoche dei «Saloni» della Basilica, i locali che fanno da cornice ai grandi pranzi della cittadina. Non è un semplice spezzatino ricco di aromi, bensì un piatto molto elaborato che necessita di una lunga cottura e che prevede l’utilizzo del muscolo di zampa aromatizzato con spezie preparate dai droghieri del paese. Esistono svariate versioni circa l’origine dello stufato; abbiamo scelto quella che secondo noi è la più suggestiva. Si racconta che un giorno di tanto tempo fa fossero giunti alla Basilica molti pellegrini dalle campagne vicine per una grave siccità che minacciava i raccolti: si tenevano novene alla Vergine e cerimonie di preghiera che duravano
IL «RITO» La preparazione dello stufato secondo Tiziana Bonura
anche giorni, al fine di esaudire le richieste. IN TALE OCCASIONE fu anche esposto il ritratto della Madonna, che era di solito coperto da un telo. Il priore faceva del suo meglio per accogliere la povera gente dando ospitalità nei locali della canonica e preparando da
mangiare con quello che c’era. LA PIOGGIA PERÒ si faceva attendere, i campi erano sempre più aridi e la preghiera durava più del previsto. I sangiovannesi allora, venuti a conoscenza delle difficoltà della parrocchia, portarono quello che avevano in casa: pezzi di carne dure e callose, ossa per fa-
re il brodo, cipolle dell’orto e del buon vino. Il prete, che era molto preoccupato perché non sapeva come sfamare i pellegrini, mise la carne in un gran pentolone, la annaffiò ben bene con il vino rosso, ci aggiunse gli odori, olio delle campagne e spezie della Terrasanta, fece cuocere tutto per un’ora, poi l’assaggiò. Niente: era dura. Provò a continuare la cottura per un’altra mezz’ora, la riassaggiò ma era sempre dura e non troppo saporita. Allora rimise tutto sul fuoco, aggiunse brodo e vino, andò a recitare le sue orazioni quotidiane e si dimenticò del pentolone. Dopo cinquanta pater noster, ave maria e gloria patri, improvvisamente se ne ricordò. Aveva paura che fosse tutto bruciato, ma mentre si dirigeva alle cucine, sentì un profumo intenso e stuzzicante: dentro la grande marmitta c’era una buonissima carne di un colore scuro, ambrato e brillante! L’assaggiò, alzò lo sguardo e disse qualcosa ma nessuno capì perché nel frattempo si udì un tuono e incominciò a piovere...
STUFATO LA SCOPERTA IN CLASSE DEI NUOVI PIATTI: LE AFFINITA’ A SORPRESA CON IL COUS COUS
E’ un sapore che ha un parente oltre mare
STUFATO E’ il piatto tipico di San Giovanni: qui Palazzo d’Arnolfo
LA NOSTRA CLASSE può veramente considerarsi come un pezzo di mondo: molti di noi sono toscani, altri provengono da varie parti del mondo e abbiamo così imparato a conoscere i sapori che costituiscono le tradizioni dei nostri Paesi. Ci credereste? Abbiamo trovato molti punti in comune, e abbiamo capito che la buona tavola unisce sempre! Il Cous cous è un alimento originario del nord Africa che già in passato era giunto in Italia, precisamente in Sicilia, assieme ai popoli che vi si erano stabiliti in diverse epoche storiche. Alcuni alunni della nostra classe che provengono dal Marocco ci hanno spiegato che in lingua berbera si chiama olsb ta’am,che significa «cibo», e che viene preparato con una semola di grano duro inumidita e lavorata con le mani per fare una miscela
granulosa, poi viene cotto in una speciale pentola molto capiente con l’aggiunta di carni in umido, verdure bollite o anche pesce. E’ UN PIATTO molto saporito perché la carne viene prima rosolata nell’olio, poi unita ad intingoli piccanti con l’aggiunta di pomodoro o zafferano. Un tempo le donne si riunivano interi giorni per preparare il Cous cous; oggi, con le tecnologie del mondo moderno, la produzione è in gran parte meccanizzata. A prima vista può sembrare un piatto esotico, ma nei suoi condimenti possiamo riconoscere alcuni elementi fondamentali della nostra tavola, come il pomodoro, lo zafferano, il pepe, le spezie, e anche la sua preparazione, così lunga ed accurata, ci porta a trovare analogie con il toscanissimo Stufato.
la redazione della III A... STUDENTI Viola Balbetti, Asllan Berisha, Tiziana Bonura, Elisa Cannelli, Alice Del Bianco, Lemuel Demian Garofalo, Jessica Latorre, Elisabetta Lista, Luciano Llupi, Katia Maka-
rava, Giacomo Maleci, Oumaima Mouhamech, Mariam Naciri, Yassin Naciri, Alessia Napolitano, Noemi Orso, Maria Teresa Spinosa, Ludovica Tempi, Alessandra Tesoriere.
INSEGNANTE Letizia Ferrarese. PRESIDE Edoardo Verdiani.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012
Scuola Media
Martiri Civitella BADIA BADIA AL AL PINO PINO
Massacrata famiglia cinese a Roma La vicenda di Zhou Zeng riaccende il tema del rispetto della legalità
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A DUPLICE uccisione del giovane commerciante cinese, Zhou Zeng, e della bambina che teneva in braccio ha colpito gravemente l’intera comunità cinese e tutti noi. Il 4 gennaio a Roma, nel quartiere periferico di Tor Pignattara, in zona Casilina, due rapinatori hanno ucciso un cittadino cinese di 31 anni e la figlia Joy di soli 9 mesi. La giovane moglie, invece, anch’essa presente al momento dell’agguato, è rimasta gravemente ferita. L’episodio è avvenuto in via Giovannoli, poco prima delle 22, mentre la coppia stava rientrando a casa, dopo aver chiuso il proprio locale: gli aggressori si sono avvicinati in sella ad una moto, cercando di strappare la borsa alla donna, il padre ha tentato di reagire, ma i killer hanno fatto fuoco per tre volte senza pietà. Sembra che nella borsetta della donna ci fossero circa 5.000 euro in contanti. Le indagini ruotano intorno all’attività di “money transfer” della vittima, anche per capire da dove provenisse tutto quel denaro sottratto durante la rapina.
ma, omicidi e stragi, come l’uccisione di Sara Scazzi o quella recente dei cittadini Senegalesi a Firenze. Tutta questa violenza dipende forse dal fatto che tanto, oggi come oggi, se infrangi le regole o se addirittura uccidi qualcuno… non ti succede niente! Inoltre, il benessere ci spinge ad essere superficiali e invidiosi, a dimenticare che uno dei primi doveri di ogni cittadino, a qualsiasi età, è quello della solidarietà.
LA PROTESTA La manifestazione per la famiglia cinese massacrata
NON C’E’ più sicurezza sulle nostre strade? Esiste ancora il rispetto per gli stranieri? Questa tragedia suscita in tutti paura e terrore, pensando a cosa potrebbe capitarci anche solo camminando per strada. E non è tanto una questione di controlli e di forze dell’ordine, ma di civiltà e di legalità. Se un pa-
dre viene ucciso mentre torna a casa con la figlioletta in braccio per un pugno di soldi, significa che non c’è più il rispetto della vita umana. Episodi di cronaca sempre più frequenti lo dimostrano: ladri che entrano in casa pronti a ucciderti, atti di vandalismo, come quelli commessi dai «Black Block» a Ro-
RIAPPROPRIARSI del senso civico e del rispetto delle regole è, dunque, l’unico modo per ricostruire il tessuto sociale. Per ciò dobbiamo ripartire dai più giovani. Siamo noi che per primi abbiamo bisogno di capire e comprendere quali sono i comportamenti corretti che dobbiamo tenere, quali sono i nostri diritti e i nostri doveri di cittadini: impegnarsi a scuola, svolgere onestamente il proprio lavoro, rispettare tutti, anche chi è diverso da noi, non usare la violenza, conoscere e rispettare le leggi. Questo è quello che ogni genitore dovrebbe insegnare ai propri figli.
L’INTERVISTA LA SCRITTRICE ANNA SARFATTI PARLA AI GIOVANI DEL RISPETTO DELLE REGOLE
«Diventare cittadini consapevoli e responsabili» ANNA SARFATTI è nata e vive a Firenze, ha insegnato per tanti anni nella scuola primaria e scrive libri per bambini: da Capitombolo sulla terra a Fulmine un cane coraggioso. La Resistenza raccontata ai bambini. La maggior parte dei suoi libri affronta i temi della legalità e della cittadinanza. Con lei abbiamo parlato dell’importanza di educare i giovani a questi valori. Quali sono le aspettative e gli obiettivi che si propone di raggiungere? Perché?
LA SCRITTRICE Anna Sarfatti incontra gli alunni della scuola
«Negli ultimi anni di scuola (e non solo) sono giunte a maturazione tante diverse consapevolezze: ho capito che i bambini hanno bisogno di confrontarsi sui temi importanti della vita e della convivenza; ho sentito crescere in me l’indignazione per gli eventi e i personaggi che hanno determinato la storia politica negli ultimi anni e conseguentemente l’urgenza
di provare con i miei strumenti a contrastare questo avvilente imbarbarimento». Il suo ultimo libro, scritto con Gherardo Colombo, Educare alla legalità ha come sottotitolo Suggerimenti pratici e non, per genitori ed insegnati. Oltre alla scuola, per lei, quali altri luoghi e soggetti sono coinvolti nell’educazione dei giovani alla legalità?
«Siamo coinvolti tutti, sempre e ovunque. Vivendo, operando, tutti siamo scuola per gli altri (e per noi stessi). Educa o diseduca il negoziante che sceglie se rilasciare o meno uno scontrino, l’arbitro che osserva o meno le regole, il medico solerte o poco scrupoloso. L’educazione alla legalità si costruisce con i comportamenti quotidiani di tutti i componenti della comunità. Il problema è che bastano le illegalità di alcuni a rendere poco convincente il sistema complessivo!».
la redazione della II A... STUDENTI Francesca Balsimini, Lisa Benigni, Alessandro Bernardoni, Eleonora Bianchini, Vittoria Bulletti, Giulia Caccialupi, Leonardo Crulli, Mirko Galassi, Sofia Gallorini, Fatima Houb-
bad, Ramize Krasniki, Alessandro Lorenzani, Jessica Lorenzani, Jordan Mannelli, Gabriele Mantova, Sofia Mori, Luigi Negri, Aurora Parenti, Marco Pela, Ilaria Rosadi, Niccolò Santini, Jacopo Tonioni, Manuel Tur-
chi, Michael Turchi, Natasha Valli. INSEGNANTE Chiara Savini PRESIDE Domenico Sarracino
LEGALITA’ I PRINCIPI
La Costituzione fissa il quadro delle norme LA COSTITUZIONE è la legge fondamentale dello Stato; contiene l’insieme delle regole relative all’organizzazione e al funzionamento della società e le norme riguardanti i diritti e doveri dei cittadini. Fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1 gennaio 1948, dopo otto anni dall’inizio della seconda guerra mondiale e venti anni dall’inizio della dittatura. IL TESTO della nostra costituzione è tra i più lunghi, infatti è composta da ben 139 articoli, divisi in 4 sezioni: Principi fondamentali (articoli 1-12); Parte prima, diritti doveri dei cittadini (articoli13-54); Parte seconda, ordinamento della Repubblica (articoli 55-139); Disposizioni transitorie e finali (l –XVlll). È come una tavola di principi e di valori che costituisce la base del nostro stare insieme, che ci indica quello che si può o che si deve fare. LA REPUBBLICA riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, quei diritti cioè che non si possono toccare, come il diritto alla vita, al lavoro, all’istruzione e alla libertà personale; ha il compito di rimuovere tutti gli ostacoli che possono limitare le nostre libertà o l’eguaglianza fra di noi, per dare a tutti le stesse possibilità, ma ogni cittadino ha dei doveri di solidarietà verso gli altri. È importante conoscere la nostra Costituzione per riscoprire il senso delle regole e imparare a vivere rispettando gli altri.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012
Scuola Media
IV Novembre AREZZO AREZZO
Un mondo tutto da scoprire I nonni e uno stile di vita scomparso: si stava meglio quando si stava peggio? NONNI IERI E OGGI
Quel legame speciale con i nipoti TEMPO FA il rapporto tra nonni e nipoti era molto più formale e rispettoso che ai giorni nostri. Fino a poco più di cinquant’anni fa infatti, il nonno era il capofamiglia, viveva in una casa insieme ai figli e ai nipoti e riceveva rispetto tanto che tutti gli si rivolgevano con il «Voi». Oggi giorno invece, genitori e figli preferiscono vivere separati dai nonni, indipendenti. La mentalità è cambiata e il desiderio di maggiore indipendenza e libertà dei ragazzi hanno fatto sì che nascesse piano piano un distacco da ciò che i giovani considerano una figura che non li può comprendere, il nonno. QUALCHE volta, però, per il bambino il ruolo della nonna o del nonno diventa importante, trovandovi, il sostituto della figura materna o paterna. Alcuni genitori sono costretti a lavorare all’estero, e nella nostra classe ci sono 4 alunni che possono comprenderlo meglio di altri: provengono da paesi stranieri, dall’Asia meridionale all’Europa settentrionale e da piccoli sono rimasti insieme ai nonni mentre i loro genitori vivevano e lavoravano in Italia. Perchè quindi, noi della nostra età si tende ad aprirci di meno con chi è più anziano? I nostri nonni ci hanno ascoltato, supportato e viziato, allora, perchè non restituire il favore, passando del tempo con loro? Oltre che ad imparare qualcosa in più sulla vita di due generazioni prima della nostra, dimostriamo di essere nipoti che ascoltano ciò che stavolta i nostri nonni hanno da dire del loro passato.
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URIOSANDO TRA i dati dell’Istat abbiamo scoperto che in Italia ci sono ben 11.500.000 nonni che rappresentano quindi una fetta di società sempre più importante, tanto che è stata istituita per il giorno 2 ottobre la «Festa nazionale dei nonni». Noi ci siamo soffermati a pensare a quando la televisione e le cose elettroniche non esistevano, ci sembra impossibile vivere, ma tutto ciò non è vero perché i nostri nonni sono «sopravvissuti». Proprio loro ci hanno testimoniato come vivevano da ragazzi. Ci hanno svelato che quando erano piccoli nella calza della befana i più buoni trovavano mandarini, mandorle e pochi dolcetti perché erano una rarità, i monelli aglio o carbone di legna, non di zucchero. Per giocare usavano soprattutto oggetti costruiti con le loro mani o giochi classici come campana e nascondino, pretesto anche per uscire all’aperto. Per ritrovarsi e contattarsi usavano bigliettini, lettere, ma più spesso non c’era bisogno di niente: si ritrovavano fuori in luoghi comuni, era un’abitudine. Noi invece
più fortunati e ricchi potevano comprare una televisione quindi per vederla scendevano al bar o alla bottega sotto casa, ma per i ragazzi non sempre c’era posto. Allora compravano libri, li leggevano e se li passavano fra amici; sennò ascoltavano la musica alla radio e iniziavano a ballare! Quando dovevano muoversi andavano a piedi o usavano la bicicletta, l’autobus o il treno: non c’era la mamma che li scarrozzava in macchina a destra o sinistra.
LEGAME Nonna e nipote unite per sempre: disegno di Rezeile Quirit
usiamo gli sms o ci diamo l’appuntamento in chat! ALCUNI DEI nostri nonni, quando dovevano uscire con gli amici dovevano essere accompagnati da una coppia di adulti perché vivevano in tempo di guerra. Di frequente invece che uscire dovevano aiutare in casa e le ragazze
lavoravano all’uncinetto o ai ferri. C’ERA UNA MATTINA in cui le mamme e le figlie preparavano il pane che doveva bastare per un mese intero, ma per chi abitava in Toscana il pane non durava più di una settimana perché non ci mettevano il sale, come nel pane che mangiamo ogni giorno. Solo i
ALCUNI TRA i nostri nonni alla nostra età hanno iniziato a lavorare: quando compivano dodici anni i ragazzi li prendevano nelle fabbriche le ragazze nelle case come tate. Ma il loro lavoro non finiva li, quando tornavano a casa chi abitava nelle campagne doveva sistemare l’orto o macinare il grano e per mangiare non si facevano storie, il guaio non era lasciare il cibo nel piatto, ma che non ce n’era a sufficienza. Il colloquio con i nostri nonni ci ha mostrato un mondo dove tutto quello che noi usiamo ogni giorno doveva essere ancora inventato e niente ci sembra facile come nel nostro vivere quotidiano
NONNI PROFESSIONE IN PRIMA FILA NEL RAPPORTO CON LA TERZA ETA’: INTERVISTA A UNA OPERATRICE
Badanti, compagne di strada fino alla morte SECONDO VOI chi sono le badanti? Alcuni pensano siano donne disperate e senza lavoro, altri le accusano, sulla scia di alcuni isolati fatti di cronaca, addirittura di reati come il maltrattamento di anziani: ma dove è la verità? Per risolvere questo «enigma» e comprendere veramente cosa significa restare vicino ad un anziano abbiamo intervistato la badante di una nostra nonna. Abbiamo scoperto che la maggior parte delle badanti sono straniere e che in questo momento di crisi hanno poche opportunità: gli anziani sonono spesso affidati ai componenti della loro famiglia. Si sente dire di badanti che maltrattano gli anziani, cosa ne pensa? (La sua voce si riempie
LA BADANTE Un lavoro che crea un’amicizia
di tristezza e spiega col cuore in mano e un po’ di amarezza) «Penso che sia un male e poco rispettoso, forse perché quelle persone non amano il lavoro. Se non han-
no pazienza e disponibilità, cose indispensabili, dovrebbero cambiare professione. Dopo un po’ di tempo gli anziani si affezionano alle proprie badanti talmente tanto che le trattano addirittura come figlie». Quali sono i maggiori problemi di un anziano?
«Tanti — risponde anche qui sospirando — e ad esempio quando devi spostarlo spesso non riesce a camminare e quindi devi sostenerlo, poi subentrano le malattie, ad esempio la malattia di Alzheimer». Un’ultima domanda: fino a che ora rimane al lavoro?
«Di solito lavoro fino a tardi, fino a quando non si addormenta l’anziano, qualche volta 24 ore su 24 quando ad esempio si sveglia di notte, un po’ come un bambino piccolo. Un giorno alla settimana siamo libere». Abbiamo capito che questa relazione durerà nel tempo. Una nuova figlia paziente per una nuova madre.
la redazione della II G... STUDENTI Refik Agushi, Usama Amjad, Albert Asfandiyarov Bulletti, Francesca Bellino, Sumaira Butt, Florinel Ionut Calugaru, Giammaria Carresi, Filippo Casini, Eva De Risi, Ni-
colo’ Ferrara, Lorenzo Franchi, Sofia Germani, Martina Ghiandai, Elena Isnenghi, Davide Mariottini, Roman Pershin, Maria Theresita Pescador, Rezeile Quirit, Federico Rapini, Emily Romani, Veronica Rufini,
Iacopo Styan, Lorenzo Terziani. INSEGNANTE Elisabetta Batini PRESIDE Alessandro Artini
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012
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Scuola Media
Giovanni XXIII TERRANUOVA
Quale scuola? Il tormento dei 14 anni Orientarsi per non disorientarsi: un percorso per scegliere meglio
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UESTO È IL NOSTRO ultimo anno alla scuola media ed è venuto il momento di scegliere la scuola superiore. Alcuni di noi hanno già le idee chiare, mentre altri hanno bisogno ancora di riflettere e di orientarsi tra le numerose scuole presenti nel Valdarno. Mercoledì 14 Dicembre 2011, noi alunni della classe 3 E, insieme ad altri nostri cotanei della scuola media Giovanni XXIII, siamo andati a Vetrina Scuola, un progetto organizzato per aiutare gli alunni ad «orientarsi» nella scelta della scuola superiore. Erano presenti tutte le scuole del Valdarno, dal liceo scientifico Benedetto Varchi all’ istituto alberghiero Giorgio Vasari di Figline Valdarno. Per ogni scuola c’erano alcuni studenti che hanno spiegato agli alunni interessati le materie di studio, i programmi, i vari laboratori e tutto quello che è fondamentale sapere per orientarsi meglio. Tutti gli studenti hanno approfittato di questa occasione per scegliere meglio il futuro percorso di
LA GRANDE SCELTA A 14 anni scocca l’ora di indicare le superiori
studi o per approfondire ciò che sapevano su un determinato istituto.
re ad alcune lezioni, per capire come tira l’aria nella scuola che vorrebbero frequentare.
IN QUESTO periodo, per gli studenti, sarà possibile visitare le scuole che maggiormente li interessano e dalle quali sono più attratti. Sarà anche possibile assiste-
ALLO SCOPO di aiutare gli indecisi anche le nostre professoresse e i nostri professori ci ascoltano e si fanno in quattro per consigliare chi ne ha bisogno. Nel caso che
alcuni alunni non avessero ancora deciso, poco prima del termine delle iscrizioni, entro il mese di febbraio si possono prenotare anche dei colloqui con uno psicologo per farsi aiutare. Alcuni studenti sono stati influenzati dal fatto che, scegliendo un liceo, dovrebbero fare anche l’università per ottenere un titolo di studio che valga, mentre, scegliendo per esempio un istituto professionale, o un istituto tecnico, non avrebbero bisogno di frequentare un’altra scuola. Altri invece vogliono fare un percorso più semplice per poter smettere al secondo anno, quando ormai non c’è più l’obbligo di frequentare nessun istituto, così potranno fare specializzazioni e diventare, per esempio, muratori o meccanici. Comunque ciascuno studente è libero di scegliere secondo i propri gusti, i propri risultati scolastici e le proprie aspirazioni personali. Dopo tutte queste iniziative per orientarci meglio auguriamo a tutti di fare la scelta migliore per il nostro futuro, che per ora possiamo solo sognare!
OLTRE LA SCUOLA STUDI, AMORE, TEMPO LIBERO: STEFANIA PROVA A PROIETTARSI IN AVANTI
«Come sarò tra 10 anni? Il futuro che sogno»
I DUBBI Ecco le grandi domande viste da Lyanne Mossuto
E’ VERAMENTE molto difficile immaginare come saremo tra una decina di anni, perché naturalmente ognuno pensa al meglio e purtroppo non capita spesso che il meglio si realizzi. Sicuramente il mio fisico cambierà, spero di diventare alta e slanciata, magra e con i muscoli allenati, ma potrebbe anche succedere che una volta smesso di fare ginnastica mi areni sul divano, con le briciole di patatine sparse sulla pancia che mi impedisce di vedermi i piedi. Può darsi che i lunghi capelli dorati perdano la loro lunghezza e che i limpidi occhi azzurri non siano più così azzurri. Il mio modo di vestire non cambierà, perché non credo di essere tipo da «crisi adolescenziale» che non si piace più e vuol cambiare tutto di sé. Non ho ancora deciso che cosa farò dopo il liceo scientifico, forse la facoltà di medicina. Vorrei, una volta concluso il liceo, prendermi un paio di anni per rilassarmi, viaggiando per il
mondo e dopo mi iscriverò all’università. Avrò di certo una vita sentimentale e, visto che ancora vivo immersa nel mondo delle fiabe, spero di incontrare il mio principe azzurro, comprensivo e dolce con cui poter condividere le mie passioni. Non mi interessano i tipi palestrati, ma quelli intelligenti che riescano a farmi ridere. Insieme abiteremo in una casa con un grande giardino per i miei tre futuri cani. Mi piacerebbe passare il mio tempo libero facendo equitazione, perché anche i cavalli sono bellissimi e divertenti, tanto che ne vorrei uno. Il mio tempo libero sarà unicamente dedicato alla cura dei miei animali, quindi, non credo che mi impegnerò in nessuna attività sociale, anche se mi piacerebbe lavorare per la Pro loco, per organizzare attività divertenti per i cittadini. Non so se tutto quello che ho scritto si realizzerà, comunque andrà, come ha detto Martin Luther King: «sarò sempre il meglio di ciò che sono».
SCUOLE INCHIESTA
Quali le scelte Trenta ragazzi ancora incerti ABBIAMO SVOLTO un’indagine per conoscere il tipo di orientamento verso la scuola superiore effettuato quest’anno. Gli alunni intervistati sono 108. Come ci siamo orientati nel nostro iniziale disorientamento? Sono ancora 30 gli alunni indecisi! Mentre tutti gli altri hanno già indicato quale strada vorrebbero seguire. Vediamo il quadro. ISTITUTO TECNICO commerciale (Ex- Ragioneria): 5 alunni GEOMETRI: 5 alunni ISTITUTO SERVIZI socio-sanitari-Magiotti: 2 alunni ISTITUTO AGRARIO: 1 alunno PROFESSIONALE – Turistico-Alberghiero: 6 alunni ITIS (Istituto tecnico industriale): 8 alunni PROFESSIONALEsia: 8 alunni
COREUTICO: 1 alunno LICEO SCIENTIFICO: 15 alunni SCIENTIFICO Scienze Applicate: 5 alunni LICEO DELLE Scienze Umane: 7 alunni LICEO alunni
la redazione della III E... STUDENTI Daniele Benedetti, Stefania Bigi, Lucrezia Ciabattini, Mirko Corbani , De Matteis Alessia, Dario Fabbroni, Zakaria Lhouss, Pavel Lombardi, Singh Jagroop Mann, Alessio
Ip-
CLASSICO:
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ARTISTICO: 4 alunni Marchetti, Roberta Merola, Lyanne Mossuto, Pierozzi Alice, Giulia Proietti, Irene Renzi, Lorenzo Russo, Luca Sbragi, Sunena Singh, Sascha Tellini. INSEGNANTI
Luana Giorgi Chiara Perferi PRESIDE Alberto Riboletti
LICEO MUSICALE: 1 alunno LINGUISTICO: 8 alunni
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CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012
Scuola Media
Masaccio
SAN SAN GIOVANNI GIOVANNI
Meglio soli o tecnoaccompagnati? La nuova solitudine dei giovani nell’era della comunicazione SONDAGGIO DATI
Un ragazzo su 5 ha il telefonino dall’età di 7 anni A SCUOLA abbiamo svolto un sondaggio sull’uso delle nuove tecnologie da cui è emerso che il 96% degli alunni possiede un cellulare, mentre solo il 4% non ne ha mai avuto uno. La metà ha ricevuto il suo primo cellulare tra i 9 e i 10 anni, ma il 21% ne aveva già uno a 7-8 anni. Alla domanda riguardo all’uso principale del cellulare, il 61% ha risposto che lo impiega per telefonare ad amici e parenti e per inviare Sms/Mms e la parte restante per ascoltare musica, consultare Internet o chattare. Il 17% degli intervistati non
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GGI NOI GIOVANI viviamo nell’era della comunicazione e del progresso tecnologico. Una miriade di strumenti comunicativi ci permette di mantenere i contatti a enormi distanze, in tempi rapidissimi e in ogni momento e in qualsiasi luogo ci troviamo. Ai tradizionali mass media si sono aggiunti e in parte sostituiti cellulari sempre più potenti e multifunzione, ma soprattutto Internet e i Social Network, gli Smartphone e i più recenti Tablet. Un’invasione tecnologica che ha determinato nuovi stili di consumo e un nuovo rapporto con le tecnologie della comunicazione. Innumerevoli i vantaggi di tale rivoluzione tecnologica, poco fa neppure immaginabili: l’ipervelocità degli scambi e la soddisfazione immediata dei bisogni, senza inutili attese; il poter mantenere, sempre e ovunque, comunicazioni costanti e gratuite con persone, parenti ed amici, che vivono lontano, favorendo una rete di relazioni globale, senza limiti; il disporre di mezzi come i Social Network, utili per so-
POLIPO TECNOLOGICO Ragazzi di oggi visti da Francesco Donati
cializzare in modo informale e meno rigido del passato, condividendo opinioni, scelte e interessi, ma divenuti anche una specie di «protesi», che allarga il mondo degli affetti, la sfera in cui esprimere ogni tipo di emozione. TUTTI VANTAGGI universalmente riconosciuti, ma inevitabil-
mente accompagnati da rischi e pericoli. L’USO ESAGERATO di tali mezzi è l’insidia più grande che comporta problemi come l’eccessiva sedentarietà dei giovani con conseguenze per la salute, la riduzione dei rapporti con le persone, in particolare le amicizie, a favore
di relazioni sempre più superficiali e poco autentiche, la sopravvalutazione di oggetti sempre più sofisticati come l’Ipad, considerati simbolo di prestigio sociale, dalla vita brevissima, eppure considerati indispensabili per la propria identità. Ma il rischio più grave è nella sempre più diffusa tecnosolitudine, l’isolamento e l’estraniazione di molti giovani che rimediano alla mancanza di affetto e alla propria fragilità, legate anche al ritmo frenetico in cui viviamo, rifugiandosi in un altro mondo, spesso considerato più vero della realtà, certo più attraente e meno noioso. Facile cadere nella tecnodipendenza, il non riuscire a fare a meno di Internet o dei videogiochi, il disagio e forme di depressione più o meno serie. E’ paradossale, ma nell’era della comunicazione, è sempre più difficile comunicare, stabilire relazioni profonde, fatte non solo di scambi di battute, pezzi musicali o emozioni del momento, ma di dialogo, di confronto autentico, diretto, non mediato, ma partecipato col corpo e con la mente.
TECNOLOGIA ALLA SCOPERTA DELLE EMOZIONI DI UNA GENERAZIONE NATA...CON IL TELEFONINO riesce assolutamente a stare un giorno senza il cellulare, a significare che i giovani ne hanno sviluppato una notevole dipendenza. Anche Internet è giudicato indispensabile, soprattutto per il divertimento e lo svago (32%), ma anche per lo studio e come mezzo comunicativo.
RISPETTO AI Social Network la metà del campione li usa almeno una o due ore al giorno, mentre il 23% per più di due ore. Fb o Twitter piacciono perché permettono di comunicare a distanza, ma anche per condividere emozioni o curiosità. Circa l’influenza delle nuove tecnologie nelle amicizie, il campione si è singolarmente spaccato a metà, tra chi vede un miglioramento delle relazioni sociali e chi invece ritiene che non ci sia alcun legame. L’indagine ha mostrato l’importanza delle nuove tecnologie, che, se usate con misura, possono essere soprattutto per i giovani una risorsa preziosa.
In tasca il cellulare, nel cuore tante paure
CELLULARE A TAVOLA Una famiglia nel disegno di Chiara Mantovani
«DIMMI CHE cellulare hai e ti dirò chi sei». Sembra questo il modo di giudicare di noi adolescenti che valutiamo i nostri coetanei, in base al modello di telefono cellulare che possiedono, al suo design più o meno trendy, alla sua multifunzionalità, al costo più elevato. Un vero «simbolo» di prestigio che distingue i «fighi dagli sfigati», i forti e i deboli. Una vera arma che fa sentire sicuri, al riparo da ogni imprevisto e pericolo, ma un’arma «a doppio taglio» perché basta una dimenticanza, la batteria scarica, il credito che finisce e dalle stelle siamo ridotti alle stalle, come nudi, incapaci di fare qualsiasi cosa senza il nostro fidato amico. Solo allora ci scopriamo fragili e impotenti, nelle attese che diventano snervanti, nelle pause insopportabili, nei rari momenti di relax o di silen-
zio che sembrano non finire mai. La sicurezza affidata a ciò che possediamo nasconde la grande fragilità di noi giovani, alla ricerca di riferimenti, ideali e sentimenti, beni che purtroppo nessuno può comprare. LA CULTURA dell’immagine in cui noi siamo cresciuti, ci ha abituato a dare più valore all’apparenza che alla sostanza, all’avere più che all’essere; questo spiega in parte l’insicurezza di molti di noi di fronte alle piccole prove o ai primi sacrifici o all’opposto certi comportamenti trasgressivi o violenti di chi, ancor più insicuro, cerca con la prepotenza e la forza di «apparire» più degli altri. Complice lo stress e i ritmi frenetici della nostra vita che spesso rischiamo di vivere passivamente, guardandola passare, come dice Steve Jobs, come fosse quella di un altro.
la redazione della III B... STUDENTI Gregorio Acciai, Benedetta Bidini, Antony D’Alterio, Niccolò De Cristofaro, Maurizio Del Latte, Denny Donati, Francesco Donati, Lorenzo Donati, Celeste Esposito, Fran-
cesco Fossi, Marco Gabbrielli, Alessio Galilei, Francesco Ghiani, Irene Landi, Laura Losi, Carmen Rosa Lovera Vega, Chiara Mantovani, Mupangi Masasi, Manuel Morelli, Gabriele Noferi, Lorenzo Pampaloni,
Gabriele Tarani INSEGNANTE Michela Martini PRESIDE Edoardo Verdiani
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012
9
Scuola Media
Dovizi BIBBIENA
Il cielo sopra di noi ….. Costellazioni, oroscopi, profezie: se le stelle condizionano il nostro destino
«V
AGHE STELLE dell’Orsa, io non credea tornare ancor per uso a contemplarvi….» Così scrive Giacomo Leopardi, in una delle sue liriche più belle. Quello del cielo stellato è uno spettacolo che si replica da migliaia di anni. Ma un po’ per abitudine, un po’ perché il cielo lo guardiamo sempre meno, ci dimentichiamo della sua bellezza, dei suoi effetti speciali. Il cielo infatti è sempre stato musa per gli uomini già dall’antica Mesopotamia. Gli antichi osservatori del cielo non attribuirono un nome alle costellazioni in base alla loro “forma,” ma hanno dato ad esse il nome dei protagonisti dei miti e delle leggende locali. L’astrofisica Margherita Hack in un suo interessantissimo libro «Notte di stelle» spiega che le costellazioni sono 88, formate da stelle lontane anni luce che noi vediamo invece unite tra di loro da linee immaginarie. Questo effetto ottico si chiama asterismo. Avete visto la foto del turista che sostiene la Torre di Pisa? Le cose stanno così: la mano e
del Piccolo Carro con l’ Orsa Polare, la stella più luminosa utilizzata sin dai tempi più antichi, nella notte, come punto di riferimento per indicare il nord.
STELLE E PIANETI Ecco il cielo visto da Antonio Dascalu
la torre, che hanno dimensioni e distanze diverse, vengono messe sulla stessa traiettoria di chi osserva creando l’illusione ottica di far parte della stessa scena. E’COME quando, sdraiati su un prato, guardiamo le nuvole dando ad esse forme fantastiche. Non c’è da stupirsi, quindi, se gli uomini
hanno «visto» nelle stelle forme di animali, oggetti, personaggi mitologici. UNA DELLE costellazioni più conosciute è quella di Orione, visibile dalla maggior parte del mondo, formata da stelle brillanti e alla quale è collegato un bellissimo mito. Ma anche la costellazione
UNA ZONA della sfera celeste, molto popolare, è quella dello Zodiaco. E’ una fascia immaginaria estesa lungo l’eclittica, il piano dell’orbita della terra intorno al sole. L’unione di questo piano con la volta celeste forma un cerchio sul quale ruota il sole nel corso di un anno. Le costellazioni dello Zodiaco sono i famosi dodici segni. Ma.. tu pensi di essere un’armoniosa Bilancia? Abituati ad essere una Vergine «precisina» e lo stesso discorso vale per tutti gli altri segni: bisogna tornare indietro di un mese. Con questo vogliamo dire che per effetto della precessione, cioè del movimento dell’asse terrestre che anticipa gli equinozi e lo spostamento dei poli celesti, i segni zodiacali in realtà sono anticipati di un mese. Oltre all’astrologia occidentale esiste anche quella cinese Ma questa è un’altra storia……
L’INCHIESTA OROSCOPO SÌ O OROSCOPO NO? QUALCUNO VERIFICA CHE CERTE COSE SI AVVERANO
Ma la maggioranza non crede alle previsioni
OROSCOPO Previsioni solo per pochi
ANCHE VOI avrete sicuramente idee diverse su questo argomento. Nella nostra scuola, ad esempio, da un sondaggio fatto agli alunni del nostro istituto, sappiamo che il 53% non ci crede. I motivi di questa risposta sono principalmente i seguenti: non è vero che persone con lo stesso segno abbiano lo stesso destino, è un’invenzione dei giornali per vendere più copie, l’oroscopo non suscita curiosità. C’è un 29% , invece, che, pur non credendo all’oroscopo, lo legge per vedere se le «previsioni» si avverano. Per completare il quadro,abbiamo intervistato un gruppo di abitanti di Bibbiena. Anche tra questi la maggior parte non crede all’oroscopo; alcuni, però, dicono di aver constatato che le previsioni scritte a volte si avverano. I restanti intervistati lo leggono solo per curiosità.
Ma cos’è l’oroscopo? E’ la predizione del futuro di una persona, basata sul calcolo della posizione degli astri in rapporto con l’ora della sua nascita. Per non venire meno ad una consuetudine giornalistica, concludiamo con le nostre previsioni della settimana: Ariete La tua felicità finirà con 4 in matematica. Toro Scoprirai cerchi di grano nel tuo giardino Gemelli Qualcuno duplicherà il tuo profilo facebook Cancro Al primo plenilunio ululerai alla luna Leone Sarai rapito dagli alieni Vergine Verrai scambiato per un cannibale Bilancia Taglierai erba per tutta la tua vita Scorpione Sarai colpito da un meteorite Sagittario Lancerai una freccia a tuo sfavore Capricorno Ti sveglierai con un bernoccolo in testa Acquario Il tuo gatto mangerà il pesciolino rosso Pesci Finirai fritto in padella
la redazione della III C... STUDENTI Dana Bacanu, Naomi Barbera, Mattia Barzaghi, Lisa Bernacchi, Filippo Boldrini, Alma Caciula, Riccardo Cassigoli, Antonio Dascalu, Claudia Gabriele, Marcello Galba-
nuta, Mirko Gambineri, Rohit Kumar, Francesco Madiai, Antonio Manole, Lucia Marzi, Omar Nardelli, Romelia Paval, Marco Portolani, Maria Raggi, Mandeep Singh, Anna Tizzanini, Daniela Vasile, Mara Ve-
strucci
INSEGNANTE Tiziana Causarano PRESIDE Silvana Gabiccini
PROFEZIA LA DATA
Addio mondo? Il tormentone dei Maya 2012! MA è veramente l’ultimo anno per la Terra? No! Credere alle apocalissi è irrazionale; spesso le profezie di questo tipo si diffondevano nel passato per ignoranza e superstizione; nei nostri tempi, invece, sono frutto di pure leggende metropolitane diffuse dai media per fare audience. Ormai anche i più distratti sanno che per il 21 Dicembre 2012 i Maya profetizzarono una catastrofe cosmica indotta da cause di tipo astronomico. Ma cosa significava, in realtà, per il popolo Maya la data corrispondente al nostro 21 Dicembre 2012? Ci siamo documentati. I Maya utilizzavano due diversi calendari, uno divinatorio di 260 giorni e uno solare di 365. OLTRE A QUESTI i Maya usavano anche un terzo calendario, Conto lungo, il cui ciclo durava ben 5125 anni e si basava su calcoli molto complessi. La mitica data iniziale di questo calendario, che corrisponde al nostro 11 Agosto 3114 a.C. , segnava per i Maya il giorno in cui il dio del Mais creò il mondo. Il ciclo del Conto lungo si conclude proprio il 21 dicembre 2012. Per la complessità del calcolo gli stessi Maya abbandonarono questo calendario nel X secolo d.C. I Maya, perciò, non profetizzarono un bel niente! E poi, quante fini del mondo sono state profetizzate prima di questa? La più famosa è quella dell’anno mille poi altre ancora nel corso dei secoli fino ad oggi, ma come dice Vasco Rossi: «Sembrava la fine del mondo, ma siamo ancora qua!».
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012
Scuola Media
Guido Monaco RASSINA RASSINA
Rivoluzione in aula: è la e-scuol@ Addio gessi, lavagne computerizzate. E gli studenti trovano tutto in Rete IL FATTO FAGGIN
C’è un italiano all’origine dei computer FEDERICO FAGGIN, senza di lui né Pc né cellulari (Tablet, Smartphone… LIM, eccetera). Emigrato negli Usa poco dopo la laurea in Fisica, inventa la tecnologia microelettronica per memorie compatte e, nel 1970-1972 presso l’Intel, realizza i microprocessori (es. 8080). Ed allora i computer, grandi come un armadio e per uso aziendale, diventano quelli di oggi: piccoli, semplici, economici, a basso consumo e quindi anche per uso personale. Grazie a questo è stato facilissimo montare da soli i PC, lavorarci e giocarci; fra tutti, i più bravi e con il successo che sappiamo, sono stati sia Steve Jobs e socio in Apple, sia Bill Gates e socio in Microsoft; questi devono però ringraziare Faggin, un italiano noto solo negli USA, che nel 2010 ha ricevuto da Barack Obama la «Medaglia Nazionale» per i meriti di inventore. E’ CRONACA di questi giorni che, presso i laboratori Ibm in California (Usa), è stata inventata una nanomemoria per computer che per un “bit” impiega solo 12 atomi di ferro, anziché circa un milione come le memorie, pur strabilianti, di Faggin. Inredibile! Questa invenzione, 40 anni dopo Faggin, porterà grandi benefici ai PC, che saranno più velocifunzionali e più economici, saranno i PC 2.0? In tutto questo, sembra che ci sia la mano di un altro italiano… Noi “Cronisti in Classe” stiamo indagando! Intanto una domanda: perché questi italiani non inventano restando in Italia?
D
UE ANNI FA avevamo solo la normale lavagna con gessi e cancellino, oggi abbiamo la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) e la scuola è molto più tecnologica! Questa lavagna è delle stesse dimensioni di quelle tradizionali, ma è elettronica e collegata ad un PC di cui costituisce lo schermo, può essere usata con il sistema touch screen oppure usando “gessi” virtuali. La LIM è collegata a Internet, ha molte funzioni anche grazie ai contenuti multimediali, come per esempio gli accessi a siti e a programmi interattivi; alcuni programmi permettono di scrivere la lezione, salvarla e inviarla su alcuni siti, cosicché da casa si può rivedere ogni lezione. A noi studenti piace molto seguire la lezione così, perché è più interessante e più divertente, quasi tutti i professori la usano e l’amano, soprattutto perché si può andare subito su Internet. Ad esempio: con Wikipedia, e similari, si possono avere informazioni con la velocità della luce, vedere immagini e video; con Google earth/maps abbiamo tutto
L’ADDIO La lavagna che non c’è più nel disegno di Giulia Donati
il mondo a portata di mano con qualche click, così servono sempre meno atlanti e carte geografiche cartacee. CON ALCUNI professori per approfondire quello già studiato, guardiamo filmati, oppure andiamo a cercare informazioni aggiuntive su siti appositi.
Partecipiamo in modo attivo e divertente alle lezioni. AVENDO POI disponibile il testo originale delle lezioni, in classe possiamo stare più attenti perché non è necessario prendere appunti. Le interrogazioni alla lavagna ci riescono bene, perché con questo strumento elettronico ci
sentiamo più a nostro agio, come se fossimo a casa con il nostro PC. Importante! Secondo noi la LIM non è ancora sfruttata al massimo, può fare ben altro, per esempio può collegarsi sia con altre LIM di altre scuole vicine ed in capo al mondo, sia con iTunes-U, il canale didattico delle Università (magari è un po’ presto per noi, però…). Abbiamo scoperto che navigare in classe con la LIM, tutti insieme, ci piace, apriamo discussioni e dibattiti, ci confrontiamo e poi “navighiamo… insieme”, invece a casa con il nostro PC si è in “tecno-solitudine”, che non è proprio bello. E allora: evviva la LIM! In conclusione. Questa LIM non è solo una lavagna, ma anche una porta virtuale da dove si può uscire da scuola per andare alla ricerca del sapere e della conoscenza del mondo in tantissimi siti. Le cosiddette fonti del sapere non sono più limitate e chiuse nei nostri libri di testo, oggi possono essere cercate, trovate e paragonate velocemente navigando, acquisendo così anche opinioni diverse sulle stesse cose.
IL PROGETTO LA LIM CI PERMETTE DI PRODURRE E TRASFORMARE LE FORME DELLA COMUNICAZIONE
Giornalismo on-line: citizen, wiki e tanto altro
IL FUTURO Seguire alla lavagna il bus Wiki-Wiki
LA «RETE» INIZIA ad avere una storia. I nostri nonni e padri hanno iniziato con la Rete «statica» (Web 1.0), noi con la Rete «interattiva» (Web 2.0), sempre più “Social Network” e globale. Fino a ieri il nostro giornalino scolastico «Effetti Collaterali» era cartaceo. Da oggi con la LIM, noi moderni ragazzi del Web 2.0, pensiamo il giornalino anche on-line! Sarebbe così possibile aprire la nostra redazione ad altre scuole medie, non solo del Casentino, per fare il giornalismo «collaborativo» fra ragazzi e non solo (citizen-journalism), raccogliendo articoli da diversi luoghi e con diverse opinioni… a pensarci bene, noi Cronisti in Classe, facciamo già questo con la Nazione! Moderni? Non ci basta, vogliamo essere già «nel futuro», ed allora per il prossimo anno ci piacerebbe fare il giornalino anche a mo’ di «wiki-journali-
sm»! Allora abbiamo studiato e iniziato a capire. Si tratta non solo di aprire la nostra redazione ad altri, ma anche di aprire ogni articolo a contributi di altri ragazzi. Si tratta di una cosa simile all’enciclopedia Wikipedia: ogni voce è creata da più persone, quindi trattata ampiamente ed autocontrollata dalle stesse persone. Ci piace! WIKI, COS’È? Ce lo siamo chiesto in classe e la risposta, grazie anche alla LIM, è stata veloce: deriva da un termine hawaiiano (veloce) che Ward Cunningham, vedendolo scritto su un bus a Honolulu, lo ha usato al posto del banale «quick-web», per dare nome al suo software semplice per scrivere velocemente le pagine Web. Infine, ci chiediamo, con il galoppare delle tecnologie, come sarà il giornale di dopodomani?
la redazione delle classi miste... STUDENTI Massimiliano Baccani, Alessio Bacci, Arianna Cardini, Tommaso Chiarini, Emanuele Innocenti, Marco Moneti, Marco Pastorini, Christian Tapinassi, Giorgio Zavagli, Giulia Dona-
ti, Luisa Bartolini, Francesco Certini, Dylan Cutini, Francesca Vezzosi, Ludovica Musella, Luca Poletti, Fabio Proietti, Karanpreet Sing, Lucian Alexandru Topliceanu, Andrea Rubino, Salma Ummay, Francesco Santini,
Virginia Righi, Alexia Chiriac, Alessia Marri. INSEGNANTE Maria Teresa Pierallini PRESIDE Cristina Giuntini
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012
Scuola Media
Garibaldi CAPOLONA-SUBBIANO CAPOLONA-SUBBIANO
«In su la riva del fiero fiume» Intervista a Bernardo Mazzanti, esperto dell’autorità di bacino dell’Arno
L’
ARNO E’ UNA risorsa straordinaria per il territorio e per i suoi abitanti: la convivenza può diventare rischiosa però se insediamenti e attività umane troppo «invadenti» da un lato e condizioni metereologiche avverse dall’altro, alterano questo fragile equilibrio. L’Autorità di bacino del fiume Arno è un ente pubblico istituito nel 1989 per la difesa del suolo da piene e dissesti idrogeologici. Abbiamo chiesto all’ingegner Bernardo Mazzanti, esperto del fiume, una serie di informazioni. 1) Quali strumenti utilizzate per monitorare il fiume?
«Il fiume è monitorato costantemente da circa 200 sensori, tra pluviometri e idrometri. Ogni 30 minuti la centrale operativa gestita dalla Regione) riceve i dati di pioggia e di livello dei fiumi». 2) Esistono nei comuni di Capolona e Subbiano stazioni di controllo?
«Sì, esiste una stazione importantissima che misura il livello e la portata dell’acqua in Arno, proprio a Subbiano. E’ in funzione
«Per il Piano di evacuazione, è necessario fare riferimento ai singoli Comuni. Per il rischio di alluvioni siamo invece noi, con il “Piano per l’Assetto Idrogeologico”, a specificare dove e quanto rischio c’è. Abbiamo realizzato delle carte con 4 livelli di pericolosità: PI1 (Pericolosità Idraulica 1): bassa; PI2 (Pericolosità Idraulica 2): moderata; PI3 (Pericolosità Idraulica 3): elevata ; PI4 (Pericolosità Idraulica 4): molto elevata. Per Capolona e Subbiano, in particolare, le aree a pericolosità elevata o molto elevata sono quelle vicino all’Arno, e sono un po’ più estese nella zona di Santa Mama». IL FIUME IN SECCA Un’immagine realizzata da Fabio Farsetti
dal 1930. Fa parte della rete di stazioni che permettono di controllare in tempo reale lo stato del fiume ed eventualmente di dare l’allarme se arriva una piena». 3) Di chi è la competenza per la manutenzione e pulizia degli argini del fiume?
«Dipende dalla dimensione dei fiumI. Per l’Arno, la competenza è della Provincia».
4) Esistono strumenti per rilevare presenze di inquinamento?
«Questa è una competenza dell’Arpat (l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) che conduce regolarI misurazioni della qualità delle acque e ci dice se il fiume è troppo inquinato». 5) Il nostro territorio è a rischio alluvioni? Esiste un piano di evacuazione?
6) Alcuni anziani del paese (a parte l’alluvione del ‘66) , ricordano le piene del ‘62 e 2006 : sono state veramente minacciose?
«Forse si riferivano alla piena del 1992, che, dopo il 1966, è stata quella più pericolosa, almeno per l’Arno. Fu davvero notevole, anche se per fortuna gli allagamenti e i danni furono limitati. Anche nel 2006 c’è stata una piena importante, ma non come quella del 1992».
ARNO RICORDI E RIFLESSIONI LEGATI AL PASSATO DEL FIUME RACCOLTI TRA GLI ANZIANI DEL PAESE
«Quei tempi nei quali ancora se sguazzava»
I MILLE COLORI L’invaso ripreso da Gabriel Hobjila
«RICORDO CHE NEGLI anni ‘30 e ‘40 — racconta un anziano — l’acqua dell’Arno era potabile e pulita, mentre oggi è molto inquinata. Prima era proprio bello, nell’ Arno si poteva fare il bagno e i ragazzi nella stagione calda ci passavano la maggior parte del loro tempo giocando: c’era la spiaggetta, eravamo tutti in costume e ci si divertiva tantissimo». «L’Arno — riparte un altro — era anche una fonte di guadagno: molte persone portavano a casa gli alberi sradicati e trascinati via dalla corrente, per avere legna con cui riscaldarsi». «La corrente veniva sfruttata per mulini, cartiere e centrali idroelettriche. Dall’Arno si ricavavano anche ghiaia e sassi: molte case vicino al fiume sono costruite con i sassi dell’Arno». «Ancora oggi si può vedere che ci sono dei piloni
sotto al ponte Caliano: sono i resti del vecchio ponte che fu bombardato durante la seconda guerra mondiale». «L’inquinamento iniziò quando alcune industrie e laboratori artigianali cominciarono a buttare i loro prodotti di rifiuto nell’Arno, ed oggi ancora molte persone continuano a buttarci di tutto». «RICORDO l’alluvione del ’66, l’acqua arrivava a Ponte Caliano, fino ai primi piani dei palazzi, le strade erano piene di fango e la piena arrivava fino al cimitero di Capolona, fu un disastro. Nelle strade veniva trasportato dall’acqua ogni tipo di animale, anche quelli piu’ pesanti. A Poppi il fiume allago’ tutto il paese e i cittadini si rifugiarono sui tetti delle case, mentre a Santa Mama e al Corsalone i campi coltivati furono allagati».
la redazione della III E... STUDENTI Sara Baglioni, Monia Bartolini, Matteo Casali, Matteo Checcaglini, Alessandro Chiodini, Pietro Cioci, Lorenzo Corsetti, Michele Crescenzo, Niki De Boni, Laura Dei, Fa-
bio Farsetti, Pietro Franceschi, Marco Francini, Ginevra Galletti, Paula Gheorghies, Leonardo Ghinassi, Juliane Hegermann, Gabriel Hobjila, Erica Innocenti, Santa Nocerino, Benedetta Sgrevi, Leonar-
do Teci, Sihame Zaroili, Selene Zuppardo INSEGNANTE Patrizia Donati PRESIDE Assunta Sorbini
ARNO LE ATTIVITA’
Sulle acque tra pesca canoa & C. NEGLI ANNI Cinquanta e Sessanta i nostri nonni e genitori facevano il bagno e organizzavano giochi sul fiume; oggi questo non è più possibile, soprattutto a causa dell’inquinamento: l’acqua in estate è poca e a volte maleodorante, tuttavia alcune attività si possono ancora svolgere come ad esempio... Carpfishing: pesca che ha l’obiettivo di catturare grossi esemplari di carpa che poi vengono rilasciati, non prima di aver fatto una foto ricordo, si tratta insomma di una tecnica NO-KILL. L’esca utilizzata si chiama boilie. Spollinata sull’Arno: gara tra imbarcazioni artigianali e fantasiose, praticata dal 1978 e divenuta ormai una tradizione; i concorrenti percorrono sette faticosissimi chilometri tra Giovi e Ponte Buriano, destreggiandosi tra scogli, acqua ferma e tratti asciutti e sfidandosi per creatività, velocità e simpatia. Passeggiate lungo l’Arno: le sponde del fiume sono costeggiate da sentieri e percorsi pedonali o ciclabili, dove si può vivere a contatto con la natura. Birdwatching: nell’oasi di Ponte Buriano è possibile osservare la fauna tipica dell’ambiente fluviale: anatre, aironi bianchi e cenerini, garzette, nitticore. Softrafting, canoa e kajak: lungo il corso alto del fiume, dove si incontrano tratti di rapide anche molto impegantive, ci si può dedicare a questi avventurosi sport. Pesca sportiva: il passatempo classico, adatto a grandi e piccini.