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… revealing his customary modesty in every gesture1
… mostrando in ogni suo gesto la solita modestia1
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odesty is the keynote of Cosimo’s style. The image of him that has been handed down to us by both the written documents and the visual records – when he appears in civilian garb and not in the guise of a conqueror of enemies – conveys the impression of a balanced and confident person, alien to ostentation of any kind and concerned to shun excess: “in truth he does not live like a prince with all that exquisite grandeur which other princes or dukes like to flaunt, but rather he lives like a great paterfamilias”.2 While his wife, Eleonora of Toledo, brought to the Florentine scene a love of luxury and an interest in the international fashions that the ladies of Florence regarded possibly too timidly, Cosimo did not create a style or introduce novelties into Florentine male fashion. However, the attention that he devoted to the construction of his image leaves no doubt about the importance he assigned to the way in which he wished to be seen and represented. His choices correspond to his project: he is a citizen who wishes to be recognised as such, primus inter pares, faithful to tradition, closer to the bourgeois sentiments of his people than to those of other splendid Italian or European courts. As Benvenuto Cellini was to say of him, “This Lord had more of the merchant about him than the duke...”.3 Coeval sources accentuate the simplicity of his life before his destiny raised him, while still a youth, to a role of such importance as that of governing the Florentine State: he loved living in the countryside and spent his time hunting and fishing “without any thoughts of greatness”.4 And when the Senate of the city elected him as head of the government, he accepted this eminent position with an attitude of responsibility, like one who sacrifices himself for the common good. He comforted his mother, who feared for his life, by saying that “for himself he would never have aspired to the princedom (wishing no less than others to see his homeland free): but that if for the benefit of that same homeland it were necessary to accept it [...]
a modestia è la cifra dello stile di Cosimo. La sua immagine, come ci viene tramandata dai documenti scritti o visivi, quando appare in abiti civili e non in quelli di vincitore dei nemici, evoca l’idea di una persona equilibrata e sicura di sé, aliena da ogni ostentazione, desiderosa di non eccedere: “non vive in vero da principe con quelle grandezze esquisite che sogliono usare gli altri principi o duchi, ma vive come un grandissimo padre di famiglia”2. Mentre la consorte, Eleonora di Toledo, porta nel panorama fiorentino un amore del lusso e un’attenzione alle mode internazionali cui forse le donne di Firenze guardavano troppo timidamente, Cosimo non crea uno stile, non porta novità all’abbigliamento dei fiorentini. Ma l’attenzione che egli dedica alla creazione della sua immagine non lascia dubbi sull’importanza che egli assegna al modo con cui vuol essere visto e rappresentato. Le sue scelte sono corrispondenti al suo progetto: egli è un cittadino che vuole essere riconosciuto come tale, primus inter pares, fedele alla tradizione, più vicino al sentire borghese del suo popolo che a quello di altre splendide corti italiane o europee. “… Questo Signore aveva più modo di mercatante che di duca…”, dirà di lui Benvenuto Cellini3. Le fonti coeve accentuano la sua vita semplice prima che la fortuna lo elevasse, ancora giovanissimo, ad una carica tanto importante come quella di governare lo stato fiorentino: ama vivere in villa, passando il tempo a cacciare e pescare “non pensando a nessuna grandezza”4. E quando il Senato della città lo elegge ad una posizione di tale preminenza, egli accetta con un atteggiamento responsabile, come colui che si sacrifica per il bene comune. Conforta la madre che teme per la sua vita, dicendole “che per se stesso… non harebbe già aspirato al Principato (amando non meno che gl’altri di vedere la sua patria libera): ma che se per beneficio di essa patria fusse stato necessario l’accettarlo… che per timore di se
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he would not flinch from this duty, even if he knew for certain that he would have to suffer a terrible death”.5 Passignano, depicting the scene of conferment of the lofty office (fig. 3), shows Cosimo dressed very simply in black without any ornament, which is perfectly in tune with the impression of his modesty furnished by his contemporaries. It is also perfectly attuned to the ethics and aesthetics of the time, where the garment is a symbol of the habitus, that is the ordinary practice of the virtues.6 Even more than his courtiers, the new ruler embodies this model, in which the colour black “or at least fairly dark” is undoubtedly the “most agreeable colour for clothing”.7 Nevertheless, in the scene portrayed by the painter, Cosimo’s clothing differs from that of the older men wearing the traditional Florentine overgown, the lucco: he is wearing a saio, and possibly a cloak, with the calze (trunk hose) on view in a fashion recognised as Spanish. Just a short time before, through Duke Alessandro, Pope Clement VII had ordered him “that he should resolve to leave off those foreign customs and start wearing the civilian dress that the other citizens of his town wore; which matter was so burdensome to Cosimo that for the ten days when he was constrained to wear the Lucco, he hardly ever appeared in public [...] until, having made a request to the Duke [...] to have permission to leave off this nuisance, he was allowed to put his own clothes on again,” that is “to wear the cloak and dagger”.8 The papal warning to “shake off the airs of grandeur of his father [...] and put himself at the level of other ordinary citizens” apparently fell on deaf ears at the time. Cosimo was perfectly familiar with the luxury of the more important courts, having attended the coronation ceremony of Charles V in Bologna in 1530; he had also accompanied his distant cousin Duke Alessandro to Naples in 1536, to pay homage to the Emperor on his return from the Conquest of Tunis. It was here that he met Eleonora, the second daughter of the viceroy Don Pedro of Toledo, whose hand he later asked in marriage. Although Don Pedro appears to have been fairly modest in his dress, following in this the style of his sovereign,9 his palazzo was adorned with splendid fabrics and upholsteries, with beds covered in satin, velvet and damask, trimmed with gold and silver.10 When Charles V entered the city on 25 November 1535 the Neapolitan nobles welcomed him dressed most sumptuously, but without the excessive opulence flaunted on previous occasions: in suits of crimson velvet or satin, matching the caparisons of their snow-white horses.11 The ambassador of the Gonzaga nevertheless reports that they were “extraordinarily haughty, dressed in the greatest luxury and extremely vainglorious”, with processions of liveries “all dressed in different colours” of velvet and satin.12 When Cosimo’s young bride arrived in Tuscany in 1539 the welcome prepared for her was worthy of the court from which she came: from Poggio a Caiano she was accompanied to Florence by “the most noble citizens, dressed in gar-
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stesso non era già per astenersene: quando bene fusse certo di doverne sostenere acerbissima morte”5. Il Passignano, ritraendo la scena di conferimento dell’alta carica (fig. 3), rappresenta Cosimo con un semplicissimo abito nero, privo di ornamenti, che perfettamente si accorda con l’immagine della sua modestia fornita dai contemporanei. È anche perfettamente in linea con l’etica e l’estetica del momento, dove l’abito è la rappresentazione dell’habitus, cioè della pratica ordinaria della virtù6. Il governante, ancor più dei suoi cortigiani, incarna questo modello, in cui il colore nero o “che almeno tenda allo scuro” è indubbiamente quello che “che maggior grazia abbia nei vestimenti”7. Tuttavia, nella scena descritta dal pittore, l’abbigliamento di Cosimo differisce da quello dei più anziani che portano il lucco, la tradizionale sopravveste fiorentina: indossa un saio e forse una cappa, con calze in vista, secondo una moda che viene riconosciuta come spagnola. Poco tempo prima il papa Clemente VII, attraverso il duca Alessandro, gli aveva ordinato “che egli si disponesse a lasciar quelle usanze forestiere, e volgessi a vestir l’abito civile, che gli altri cittadini della sua patria costumavano; la qual cosa fu tanto grave a Cosimo, che per dieci dì, che fu costretto a portare il Lucco, non quasi mai comparì in luoghi pubblici… finché fatta istanza al Duca,… a levargli quella noja da dosso, ottenne, che il suo abito riprendesse”, cioè “la cappa e spada indossasse”8. L’avvertimento papale di “levarsi dall’animo le grandezze paterne…, e cercasse agguagliarsi à gli altri cittadini ordinari” ebbe dunque al momento uno scarso successo. Cosimo conosce bene il lusso delle corti più importanti, avendo assistito alla cerimonia dell’incoronazione di Carlo V a Bologna nel 1530; ha accompagnato il duca Alessandro, suo lontano cugino, a Napoli, per rendere omaggio all’imperatore nel 1536, di ritorno dall’impresa di Tunisi. Qui incontra Eleonora, la seconda figlia del Vicerè, don Pedro di Toledo, che poi chiederà in sposa. Anche se don Pedro sembra piuttosto sobrio nel vestire, seguendo in questo lo stile del suo sovrano9, il suo palazzo è parato di splendide stoffe e tappezzerie, con letti ricoperti di rasi, velluti e damaschi rifiniti in oro e argento10. Quando Carlo V entra nella città il 25 novembre 1535 i nobili napoletani lo accolgono abbigliati con grande fasto, ma senza l’eccessivo splendore ostentato in analoghe precedenti occasioni: in completi di velluto o raso in colore cremisi, in tono con le gualdrappe dei loro bianchissimi cavalli11. L’ambasciatore dei Gonzaga riferisce comunque che essi sono di “una grandissima superbia, una gran pompa et una extrema vanagloria”, facendo sfilare famiglie di livreati “tutti vestiti de diversi colori” in raso e velluto12. Quando nel 1539 la giovane sposa di Cosimo arriva in Toscana, l’accoglienza preparatale sarà degna della corte
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3. Domenico Cresti known as Passignano, The Election of Cosimo as Duke of Florence, 1597. Florence, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento. In commemorating the moment at which the young Cosimo is entrusted with the government of the State, the artist portrays him dressed in a simple black saio without embellishment, as Cosimo himself wished to be represented to underscore his modesty.
3. Domenico Cresti detto il Passignano, Elezione di Cosimo a duca di Firenze, 1597. Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento. Nel commemorare il momento in cui al giovane Cosimo viene conferito il governo dello stato, il pittore lo raffigura con un semplice abito nero privo di decorazioni, come Cosimo desiderava essere rappresentato per sottolineare la sua modestia.
ments of rich and varied silks that clearly illustrated the ancient magnificence of their generous city…”; waiting to accompany her to Palazzo Medici in Via Larga were thirtysix “of the leading young nobles of the city, dressed in costumes of pagonazzo satin, crimson giubboni, scarlet calze and shoes and caps of velvet with so much gilding and so many feathers, that perhaps never have so many been seen together”.13 Among the clothes that we know of belonging to Duke Alessandro himself, in whose retinue Cosimo had found himself on several occasions, are vesti, sai, and cosciali in gold tabby and gold brocade: the notes refer only to the years 1532 and 1533, but they give an idea of how elegant and precious his wardrobe was,14 very different from that of his successor. In Cosimo’s wardrobe, on the other hand, we can identify three different phases of his style: up to around 1546; from 1546 to 1564; and from 1564 to 1574, the year of his death. The first two phases coincide with the need to construct the image of himself best suited to and consistent with the consolidation, and later the glorification, of his
da cui proviene: l’accompagnano da Poggio a Caiano a Firenze “i più nobili Cittadini, con habiti si ricchi et varij di piu sorti drapperie, che ben’ mostravano l’antica magnificentia, della generosa Città loro…”; l’aspettano per portarla al palazzo Medici in via Larga trentasei “giovani de principali nobili della Città, tutti a piedi, vestiti d’una Livrea di rasi pagonazi, Giubboni chermisi, Calze Lucchesine, et scarpe et tochi di velluto, con tante dorure et piume, quante mai forse altra volta se ne vedessino insieme”13. Il duca Alessandro stesso, al cui seguito Cosimo si era più volte ritrovato, annovera fra gli abiti che conosciamo vesti, sai, cosciali di teletta d’oro e broccato d’oro: le annotazioni riguardano solo gli anni 1532 e 1533, ma danno un’idea di quanto raffinato e prezioso fosse il suo abbigliamento14, ben diverso da quello del suo successore. Possiamo individuare dal guardaroba di Cosimo tre momenti nel suo stile: fino al 1546 circa; dal 1546 al 1564; dal 1564 al 1574, anno della sua morte. I primi due momenti coincidono con la necessità di creare di sé l’immagine coerente e più adatta al consolidamento e poi
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power; the third instead reflects his freedom to live as he feels inclined, since at this stage he has partly shaken off the shackles of responsibility for the government of the duchy. In the early years, Cosimo had to gain credit with the Florentine people; he had to resolutely destroy his enemies (as he did at the Battle of Montemurlo); he had to pour oil on the troubled waters of his city and get the economy back on the tracks. He had to convince his fellow citizens that he “took greatly to heart the health and wellbeing of his people”. He had to know how to listen to them, or give the impression of knowing how to listen to them, for example by choosing to mount, when he rode around the city, “a very small bay pony, so that any of the people who wished to speak to him could do so with the greatest of ease”.15 Consequently, his clothes too were modest, strictly black or in any case dark, generally made of wool, like those of the austere merchants of the city. There could be nothing excessive or extravagant about their shape, either, since they had to resemble those commonly worn, not by youths of his own age, but by responsible and trustworthy people. He appears to anticipate the advice of Monsignor della Casa: “We must therefore make sure that the clothes are suited, not only to the figure, but also to the degree of those who wear them; and in addition to this that they are suited also to the place we live in [...]. The feathers that the Neapolitans and the Spaniards wear on their heads, and ornaments and embroideries, have no place among the garments of serious men or in clothes to be worn in the city…”.16 Throughout his life, black continued to be the dominant colour of Cosimo’s wardrobe. In this he followed the fashion of the century, which identified the virtue of the perfect gentleman in gravitas, that is, the practice and the constant discipline of control of the passions.17 Black was, moreover, the colour of the gowns of the magistrates and the intellectuals, of figures who played an eminent role in society, the repositories of knowledge and of the law. “In vestibus minimi sumptus: fluxioribus sericis, aut laneis nigris, et Florentiae contextis usus est…”.18 Not only did Cosimo avoid showy luxury, the clothes he wore were also flowing in form rather than fitting (fluxioribus), made of black wool, this too underscoring his gravitas,19 and – a very important detail – he made sure that he wore only woollen or silk fabrics produced in Florence. From 1544, the first year in which we can follow day by day the construction of the young Duke’s wardrobe, the wool cloths – still strictly black – began to be replaced with increasing frequency by velvets, satins, taffetas and silk ermesini. It was by now seven years since Cosimo had taken up the reins of the state, and he had shown himself to be a particularly able statesman in both internal affairs and in international relations. The favour shown to him by Charles V was demonstrated first through his recognition of the ducal title (1539) and immediately afterwards by his consent to the marriage that would ally Cosimo with one of the
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all’esaltazione del suo potere; il terzo alla libertà di vivere secondo le sue inclinazioni, essendosi liberato in parte delle gravose responsabilità di governo. Nei primi anni Cosimo deve accreditarsi presso il popolo fiorentino; distruggere senza indecisioni i suoi nemici (come di fatto avvenne con la battaglia di Montemurlo); pacificare gli animi della rissosa città e rimetterne in moto l’economia. Deve convincere i concittadini che egli ha “grandemente a cuore la salute, e il ben essere de’ suoi popoli”; deve saperli ascoltare o dare l’impressione di saperli ascoltare, per esempio cavalcando, quando va per la città, “un cavallino bajo molto piccolo, acciochè tutti quelli del popolo, che avessero voluto parlargli, il potessero fare comodamente” 15. I suoi abiti saranno dunque modesti, rigorosamente neri o di colore scuro, di solito in panno di lana, come quelli dei severi mercanti della città. La loro foggia non può avere nulla di stravagante o di eccessivo, ma anzi si deve conformare a quella comunemente indossata, non dai giovani della sua età, ma dalle persone responsabili e affidabili. Sembra anticipare i consigli di Monsignor della Casa: “Dobbiamo adunque procacciare, che la vesta bene stia non solo al dosso, ma ancora al grado di chi la porta; ed oltre a ciò che ella si convenga eziandio alla contrada, ove noi dimoriamo… Le penne che i Napoletani e gli Spagnoli usano di portare in capo, e le pompe e i ricami male hanno luogo tra le robe degli uomini gravi, e tra gli abiti cittadini…”16. Il nero resta il colore principe dell’abbigliamento di Cosimo per tutta la sua vita. Segue in questo la moda del secolo, che nella gravitas, cioè la pratica e la costante disciplina di controllo delle proprie pulsioni, individua la virtù del perfetto gentiluomo17. Ma è anche il colore delle vesti dei magistrati e dei letterati, cioè dei personaggi socialmente eminenti, depositari del potere delle leggi e del sapere. “In vestibus minimi sumptus: fluxioribus sericis, aut laneis nigris, et Florentiae contextis, usus est…”18: non solo Cosimo evita il lusso ostentato, ma indossa abiti dalla linea morbida e non attillata (fluxioribus), adatti anch’essi a sottolineare la sua gravitas19, e – particolare molto significativo – si fa cura di utilizzare soltanto tessuti, panni o sete, prodotti a Firenze. Dal 1544, primo anno in cui possiamo seguire giorno per giorno il formarsi del guardaroba del giovane duca, i panni, rigorosamente neri, tendono ad essere sostituiti con sempre maggiore frequenza da velluti, rasi, taffetas e ermesini di seta. Sono già sette anni che Cosimo ha preso in mano le redini dello stato, essendosi rivelato un politico particolarmente abile sia nelle questioni interne, sia nei rapporti internazionali. Il favore accordatogli dall’imperatore Carlo V, dapprima con il riconoscimento del titolo ducale (1539), quindi con il consenso alle nozze e alla parentela con una delle più importanti famiglie di Spagna (1539), poi con la cessione in suo favore delle for-
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4. Giorgio Vasari, Cosimo visits the fortifications of the island of Elba, 15561558. Firenze, Palazzo Vecchio, Sala di Cosimo I. Cosimo is shown as a ruler taking care of the fortification of his State and hence protecting his subjects: he personally supervises the works, wearing practical garments, suitable for travelling, in modest colours such as brown.
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4. Giorgio Vasari, Cosimo visita le fortificazioni dell’isola d’Elba, 1556-1558. Firenze, Palazzo Vecchio, Sala di Cosimo I. Cosimo è raffigurato come governante che si prende cura di fortificare il suo stato e di proteggere quindi i suoi sudditi: segue personalmente i lavori per la costruzione di opere pubbliche, porti e fortezze, con abiti pratici, adatti ai viaggi e di colore poco pregiato, come il tanè.
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most important families of Spain (1539). A few years later (1543) Cosimo also obtained from Charles the restitution of the Tuscan fortresses, an astute move that gave Florence both the chance to defend itself and a certain independence. Finally, when in 1546 the Emperor conferred upon him the Order of the Golden Fleece (fig. 5), he set the seal upon the recognised position of the young Duke on the international scene. Cosimo himself, fully aware of his potential, had already begun to make gradual alterations to his communication strategy. When, after 1533, Charles V adopted black as the principal colour of his wardrobe as a sign of penitence and humility, it became practically de rigueur throughout Europe; the chosen colour of the Emperor was not only taken up by his own court, but also spread, along with Spanish fashions, to all the cities of Europe generating a phenomenon of international scope.20 At the same time, the type of fabrics used also became simpler, all those woven with gold being progressively replacing with plain, unpatterned silks. Even in the lavish wardrobe of Henry VIII of England, after 1530 the range of colours was significantly reduced from a considerable variety to a predominance of black.21 Since this colour was already common in cities dominated by trade such as Venice, Genoa and Florence, it was a natural choice for Cosimo. On silk, the black dye yielded extremely sophisticated results: by reflecting the light, and not merely absorbing it like wool, it produced different degrees of brilliance, shiniest in the satins and shot in the velvets and damasks. Instead of evoking grief or humility, the Renaissance black garments “tend to be sober and restrained rather than foppish” and are considered to be the “most gracious”.22 Moreover, in view of the professionalism required in the operations of dyeing, the black fabrics were also among the most expensive types of cloth. From 1545 the reading of the documents becomes less monotonous, when other shades such as brown, grey and pagonazzo begin to appear in the wardrobe of the young Duke. Initially red is apparently used only for the riding cloaks, but then gradually extends to other garments, although always in limited quantities. The first trimmings in gold – passementerie and buttons – appear in the saio of 4 January 1545, made up in black ermesino, after which they became increasingly frequent and finally standard.23 It was only after 1564, when Cosimo officially withdrew from public life, that his mode of dressing began to reflect his personal inclinations rather than the requirements of representation. The enhanced richness of his attire from 1545 on may also have been due to the influence of his consort, who was in charge of the household expenditure on clothing24 and was undoubtedly concerned that the garments of her children should be fitting for young princes and princesses. Possibly also the consolidation of his power, and the need for frequent diplomatic relations with other states led Cosimo
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tezze della città (1543) – che garantisce a Firenze, con la possibilità di difendersi, una certa indipendenza – ed infine con il conferimento dell’onorificenza del Tosone d’oro nel 1546 (fig. 5), rende stabile e riconosciuta sulla scena politica internazionale la posizione del giovane duca, che, consapevole delle sue possibilità, ha già cominciato a cambiare gradatamente la sua strategia di comunicazione. Da quando Carlo V, dopo il 1533, ha adottato il nero come colore principe del suo abbigliamento con significato di penitenza ed umiltà, questo diventa quasi d’obbligo in tutta Europa; la scelta dell’imperatore viene ripresa non solo dalla sua corte, ma si diffonde, insieme alle fogge spagnole, in tutti i centri europei, generando un fenomeno di portata internazionale20. Contemporaneamente anche i tipi di drappi impiegati si semplificano, escludendo progressivamente quelli intessuti d’oro a favore delle sete semplici, non operate. Anche nel ricchissimo guardaroba di Enrico VIII d’Inghilterra la gamma dei colori va significativamente restringendosi dopo il 1530, da una notevole varietà alla preminenza del nero21. La scelta di questo colore, già frequente nelle città a vocazione mercantile, come Venezia, Genova, Firenze, è dunque quasi naturale per Cosimo. La tintura in nero dà sulle sete risultati estremamente raffinati: permettendo la riflessione e non solo l’assorbimento della luce, tipico delle lane, garantisce diversi gradi di luminosità, massima nei rasi, cangiante nei velluti e nei damaschi. Piuttosto che evocare dolore o umiltà, le vesti nere rinascimentali, tendendo “un poco più al grave e riposato che al vano” hanno “maggior grazia” rispetto a tutte le altre22. Si collocano inoltre, per la professionalità che richiedono nelle operazioni di tintura, tra i drappi dai costi più alti. È dal 1545 che la lettura dei documenti si fa meno monotona, quando cominciano ad apparire nel guardaroba del giovane duca altre tinte, come il tanè, il bigio, il pagonazzo. Il rosso sembra dapprima riservato quasi esclusivamente alle cappe da cavalcare, poi si estende gradualmente ad altri capi, ma sempre in quantità contenute. Le prime guarnizioni in oro di cui si ha notizia, passamani e bottoni, appaiono nel saio del 4 gennaio 1545, confezionato in ermesino nero, per divenire nel tempo sempre più frequenti e quindi la regola23; solo dopo il 1564, quando Cosimo si è ritirato ufficialmente dalla vita politica, il suo modo di vestire sembra corrispondere più al suo sentire personale e non ad esigenze di rappresentanza. L’aumento della ricchezza dei suoi abiti a partire dal 1545 è dovuto forse anche all’influenza della consorte, che controlla in questo settore le spese domestiche24 e sicuramente cura che l’abbigliamento dei figli sia degno di piccoli principi; forse il consolidamento del suo potere, e la necessità di frequenti rapporti diplomatici con altri stati lo inducono ad una rappresentazione di sé più
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to adopt an image more consonant with his actual political role, abandoning to a degree, although never entirely, the modesty that had been his characteristic trait up to then. The new image that Cosimo intended to offer of himself to his subjects and to visitors from outside the State was entrusted to works for the embellishment of the city, and above all to the renovation of Palazzo Vecchio, after he had transferred the family residence there in 1540. Here, from 1555 on, the works were directed by Giorgio Vasari,25 following the precise instructions of his illustrious commissioner. For the Florentines the Palazzo was the centre of civic power and the seat of the Republican governments of which Cosimo declared himself to be the legitimate heir, while at the same time asserting his absolute dominion. A magnificent iconographic programme was devised to underpin the legitimisation of his power; he himself was portrayed as a link between past and present, between the heroes of antiquity, such as Furius Camillus and Caesar, and those of the present, including his father Giovanni dalle Bande Nere. He had to construct the history of a single genealogy, comprising the figures of Cosimo il Vecchio and Lorenzo il Magnifico, and of two popes, Leo X and Clement VII; he had to present himself as the progenitor of a dynasty that could not be other than illustrious.26 However, the external appearance of Palazzo della Signoria was not altered, so that the Florentines would easily be able to feel and recognise the continuity between Republican power and the new power of the Medici. In a similar way, no novelty appeared in Cosimo’s dress that had not already been widely accepted since – except for particular occasions – this was intended to convey solely a conscious acceptance of the difficult task that destiny had assigned to him, excluding all forms of vainglory. As a sovereign, it was his duty to wear elaborate garments but also to avoid all excessive luxury that could offend the sensitivity of the citizens. The colour range of his wardrobe continued to be very restricted, especially for the garments that were visible such as the veste: when not black, the colours never veered from grey and brown – traditionally shades of little value – with a few rare exceptions for pagonazzo (fig. 2). Red, never particularly common, was restricted to the calze (trunk hose), and giubboni (doublets) or the travelling cloaks. All the garments were strictly of one colour, with textile applications in the same shade. The gold decorations were embroideries, and above all fringes, cords and lace, which illuminated all the more important garments. Since these were often made up as sets, consisting of giubbone, calze, colletto or saio or cioppettella, veste or cappa,27 the Duke offered an image of himself of solid and elegant harmony, in which the glitter of the gilded ornaments reflected his power and the precious fur linings his wealth, but above all alluded to his strength.28 During the official appearances, such as the triumphal entrance into Siena or the visit to Rome in 1560, it was the
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consona al suo effettivo ruolo politico, abbandonando – sebbene mai del tutto – quella modestia che lo ha fin ad allora caratterizzato. La nuova immagine che Cosimo intende dare di sé ai sudditi e ai visitatori esterni è affidata ai lavori di abbellimento della città e soprattutto a quelli di ristrutturazione di Palazzo Vecchio, in cui si era trasferito con tutta la famiglia dal 1540. Qui dal 1555 dirige i lavori Giorgio Vasari25, seguendo le precise direttive dell’illustre committente. Il Palazzo rappresenta per i fiorentini il centro di potere della città, sede dei governi repubblicani, di cui Cosimo si proclama – mentre afferma il suo dominio assoluto – legittimo erede. Attraverso un grandioso programma iconografico deve accreditare la legittimazione del suo potere, la sua figura come nesso fra passato e presente, fra eroi antichi, come Furio Camillo e Cesare, e quelli presenti, fra cui vi è il padre, Giovanni dalle Bande Nere. Deve costruire la storia di un’unica genealogia in cui figurano Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico e in cui non mancano due papi, Leone X e Clemente VII; deve presentare se stesso come progenitore di una stirpe che non potrà che essere illustre26. Ma l’aspetto del Palazzo della Signoria all’esterno non viene mutato, perché i fiorentini possano facilmente sentire e riconoscere la continuità fra il potere repubblicano e quello nuovo dei Medici: ugualmente ogni novità che non sia già ampiamente accettata non appare negli abiti di Cosimo, che devono rivelare – a parte situazioni particolari – soltanto accettazione consapevole del gravoso compito che il destino ha per lui riservato, con esclusione di ogni vanagloria. Come sovrano ha il dovere di indossare vesti ricche, ma anche quello di evitare ogni lusso eccessivo che potrebbe offendere la suscettibilità dei cittadini. La gamma delle tinte dei suoi abiti rimane ristrettissima, soprattutto per i capi in vista come la veste: quando il colore non è nero, la scelta non si discosta dal bigio e dal tanè – colori tradizionalmente di poco pregio –, con scarse eccezioni per il pagonazzo (fig. 2). Il rosso, mai particolarmente frequente, viene riservato per le calze e i giubboni o le cappe da viaggio. Ogni indumento è rigorosamente monocromo, con applicazioni tessili in tono su tono. Le decorazioni in oro sono ricami, ma soprattutto frange, cordoni, trine, che illuminano tutti i capi più importanti. Poiché questi sono spesso confezionati come completi, costituiti da giubbone, calze, colletto o saio o cioppettella, veste o cappa27, il duca offre di sé un’immagine di ricercata e solida armonia, su cui i bagliori degli ornamenti d’oro ricordano il suo potere e le preziose fodere di pelliccia la sua ricchezza, ma soprattutto alludono alla sua forza28. Nelle apparizioni ufficiali, come l’entrata trionfale in Siena o la visita a Roma del 1560, sono piuttosto le livree del suo seguito che manifestano lo sfarzo, non la sua persona; queste, rinnovate due volte l’anno, per San
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5. Giovanni Stradano, Cosimo receives the Order of the Golden Fleece, 15571558. Firenze, Palazzo Vecchio, Sala di Cosimo I. Cosimo receives officially the Order of the Golden Fleece, wearing a grey veste and red stockings. The figures attending the scene clearly illustrate the Florentines’ preference for black, which was widely adopted even before it became fashionable at the European courts.
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5. Giovanni Stradano, Cosimo riceve il Toson d’oro in Duomo, 1557-1558. Firenze, Palazzo Vecchio, Sala di Cosimo I. Cosimo riceve ufficialmente il Tosone d’oro indossando una veste grigia e calzette rosse. I personaggi che assistono alla scena testimoniano chiaramente la preferenza dei fiorentini per il colore nero, che era largamente adottato ancor prima che venisse di moda nelle corti europee.
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liveries of his retinue that displayed the pomp rather than his own costume. These liveries, renewed twice a year for the feast of Saint John on 24 June and for All Saints on 1 November, were made up in precious velvet,29 satin and taffeta. The cortege as a whole, with its numerous participants, was a perfect indicator of the personal power of the sovereign, incarnation of the state, who “representing a direct reflection of the same, is conceived and accepted as a direct emanation of his liberality and his virtues”.30 The showy colours of the Duke’s livery were yellow, green and pagonazzo; in Rome on 18 February 1574 Cosimo went to attend the Concistoro, accompanied by a lavish cortege. Riding ahead of him were his pages, with “birretam de velluto zagulo cum cordonis violaceis cum trinis aureis, caligas de velluto simili con ginocchinis de raso violaceo, cappas de panno ejusdem coloris cum ornamento circum circa pro uno palmo de raso violaceo cooperto floronibus broccati aurei: habebant etiam sajones de velluto zagulo ejusdem coloris, et ornamenti”.31 The figures of varying degrees of importance who were part of the Court were also dressed by the Duke, sometimes in extremely elaborate garments: in February 1549 he gave to “the Turkish tightrope walker” a gown, shoes and breeches of crimson velvet with trimmings of yellow taffeta, gold braid and 18 gold buttons.32 The dwarves always appeared attired in a manner no less precious than that of Cosimo himself, albeit in colours that were frequently gaudy: for example, in September 1548 Gradasso is furnished with a colletto (jerkin), calze, bonnet, hat, shoes, scabbards and belt in crimson velvet, two giubboni of crimson satin, a cloak of scarlet twill and a casacca, another two pairs of calze of the very finest crimson twill, with the colletto (jerkin) lining in gold tocca and a French-style veste of black velvet, adorned with a “fringe made of filé gold in the form of a chain”. The dwarf Morgante was no less sumptuously equipped, with linings in cloth of gold and gold buttons on garments made of pagonazzo velvet.33 Cosimo even came to reappraise the traditional Florentine garment, the lucco, which as a youth he had put up with only reluctantly and for a very short time, when he came to see it as perfectly consistent with his political programme: “He loved beyond measure the local culture and customs and that the ancient civilian dress should be maintained [...] since he felt that that serious and dignified dress enhanced the reputation and stature of the city…”, establishing that it should be obligatory for all men who had reached adulthood, and above all anyone holding public office.34 This is how it is described by Varchi: “… the dress of the Florentines [...] is [...] a gown made of twill or of black rash cloth, reaching to the heels [...] lined with taffeta and sometimes with ermesino or tabby, almost always black in colour, with slits at the front, and at the sides for the arms, and gathered at the top, where it is fastened at the neck with one or more hooks from inside, and sometimes with ribbons or braid on the outside, and this garment is
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Giovanni il 24 giugno e per Ognissanti il 1 novembre, sono confezionate con velluti preziosi29, rasi e taffetas. Il corteo rappresenta nel suo complesso, con il folto numero dei partecipanti, un indicatore privilegiato del potere personale del sovrano, incarnazione dello stato, che “costituendone un diretto riflesso, viene concepito e recepito come una diretta emanazione della sua liberalità e delle sue virtù”30. Giallo, verde, pagonazzo sono i vistosi colori della livrea del duca; il 18 febbraio 1570, a Roma, Cosimo va, con un ricco corteo, ad assistere al Concistoro. Davanti a lui cavalcano i suoi paggi, con “birretam de velluto zagulo cum cordonis violaceis cum trinis aureis, caligas de velluto simili con ginocchinis de raso violaceo, cappas de panno ejusdem coloris cum ornamento circum circa pro uno palmo de raso violaceo cooperto floronibus broccati aurei: habebant etiam sajones de velluto zagulo ejusdem coloris, et ornamenti”31. I personaggi più o meno importanti che facevano parte della corte sono anch’essi rivestiti dal duca, talvolta con abiti di notevole ricchezza: nel febbraio del 1549 si dona a “el turco che giuocola sul canapo” un vestito, scarpe e calzoni di velluto cremisi con guarnizioni di taffetas giallo, passamano d’oro e 18 bottoni d’oro32. I nani appaiono sempre con abbigliamenti non meno preziosi di quelli di Cosimo, ma dalle tinte spesso chiassose: Gradasso, per esempio, nel settembre del 1548 viene rivestito di velluto cremisi per il colletto, le calze, il bonetto, il cappello, le scarpe, i foderi di stocco e la cintura, con due giubboni di raso cremisi, una cappa di saia scarlatta e una casacca, altre due paia di calze di saia cremisi finissima, con fodera al colletto di “tocca” d’oro e una veste alla francese di velluto nero, ornata da una “frangia di filo d’oro fatta a catene”. Il nano Morgante non è da meno per fodere in tessuti d’oro e bottoni d’oro su abiti di velluto pagonazzo33. Anche l’abito tradizionale fiorentino, il lucco, che da adolescente Cosimo aveva sopportato di mala voglia e per poco tempo, viene da lui rivalutato come perfettamente coerente al suo programma politico: “Amò fuori di misura la civiltà, e costumi patrii, e che si mantenesse l’antico abito civile… parendogli che quell’abito grave, e di dignità pieno arrecasse alla Città riputazione, e grandezza…”, stabilendo che fosse d’obbligo per coloro che hanno raggiunto la maggiore età e soprattutto a coloro che rivestono incarichi pubblici34. Così lo descrive il Varchi: “… l’abito de’ fiorentini… è… una veste, o di saja, o di rascia nera, lunga fin’a’ talloni,… soppannata di Taffettà, ed alcuna volta d’Ermisino, o di Tabì, quasi sempre di color nero, sparata dinanzi, e da i lati, dove si cavano fuori le braccia, ed increspata da capo, dove s’affibbia alla forcella della gola, con uno o più gangheri di dentro, e talvolta con nastri, o passamani di fuora, la qual vesta si chiama Lucco, portatura comoda, e leggiadra molto…”35 (fig. 3). Tuttavia non si trovano registrazioni
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called Lucco, of comfortable fit and very graceful...” (fig. 3).35 Despite this, there is no record of any garment of such a kind in the documents relating to the Duke. However, if Cosimo’s attire appears almost austere, like the exterior of the Palazzo della Signoria, the same cannot be said of the areas inside the palazzo where the court lived: there was no shortage of luxury in the textile furnishings of the apartments. It was not so much by what was shown in public, but on the inside where the power took life, that foreign visitors were to measure the wealth of the state and the power of the Duke. If in the comparison between Cosimo and the leaders of other Italian or European powers his wardrobe proved to be adequate for the modest dimensions of his state, in the lavish display of gold tabbies, bouclé gold brocades, velvets and satins that covered beds and walls, the Duke of Florence undoubtedly rose to a position of prominence. The bed coverings were mobile furnishings, some of which the court would bring with them during their journeys of representation: when in 1548 Cosimo was preparing to leave to meet Charles V, the Duchess took care to prepare every last detail, selecting among other things “the cuccia of gold bouclé and brocaded cloth with its hangings, to put it up in Genoa”.36 Already by 1563 we can discern a change in Cosimo’s choice of clothes: the precious decorations are reduced notably in number and black makes a major comeback as the favourite colour. His wife Eleonora, who very probably oversaw the Duke’s wardrobe and according to some also always gave him sage advice,37 had died the year before, and his sons Giovanni and Garçia at almost the same time. Other of his children had already died: little Bia, an illegitimate child but nevertheless raised at court, his beautiful eldest daughter Maria, and Lucrezia, wife of the Duke of Ferrara. In 1564 Cosimo handed the reins of government over to his son Francesco: “… but although he has renounced the government in favour of the Prince, his son, he nevertheless remains in charge of the taxes, the militia, the fortresses and the important things; hence the Prince is not the absolute Lord, but by this renunciation has been left rather as a vice-regent who relieves the Duke from the trouble of having to listen to and deliberate on various matters of lesser importance.”38 In parallel to the change in his clothing, from this period on there was also a change in tenor in Cosimo’s life that conflicted with his religiosity. As the Venetian ambassador Vincenzo Priuli wrote in 1565: “… he was however better tolerated by the Florentines when he showed himself in word and deed to have great respect for the honour of Women, as indeed he observed in a most praiseworthy manner while his wife the Duchess was alive, but after the death of the Duchess he went almost out of his mind; casting all discretion aside, he paid court as it were publicly to many women, and above all to one of the leading noblewomen of Florence, so much so that at certain celebrations which were held after the arrival of the
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di una simile veste nei documenti che riguardano il duca. Ma se gli abiti di Cosimo appaiono quasi severi, come l’aspetto del Palazzo della Signoria, non così si può dire degli ambienti all’interno del palazzo dove la corte vive: negli arredi tessili che parano gli appartamenti lo sfarzo non manca. Non tanto da ciò che pubblicamente appare, ma dall’interno, dove il potere prende vita, i visitatori forestieri devono misurare la ricchezza dello stato e la potenza del duca. Se nel paragone fra il guardaroba di Cosimo e quello dei sovrani delle altre potenze italiane o europee, il primo risulta adeguato alle dimensioni modeste del suo stato, nel dispiegamento di telette d’oro, broccati d’oro ricci, velluti e rasi, che ricoprono letti e pareti, il duca di Firenze acquista sicuramente un posto di preminenza. I rivestimenti dei letti sono arredi mobili, che la corte porta in parte con sé, durante i viaggi di rappresentanza: quando Cosimo nel 1548 si appresta a partire per incontrare Carlo V, la duchessa si prende cura di preparare ogni particolare, scegliendo fra le altre “la cuccia di broccato riccio con suo paramento per drizzarla in Genova”36. Già dal 1563 si avverte un cambiamento nella scelta degli abiti di Cosimo: le decorazioni preziose si riducono notevolmente di numero e il colore nero ritorna di gran lunga ad essere il preferito. L’anno precedente è morta la consorte Eleonora, che sovrintendeva verosimilmente anche al guardaroba del duca e ne era saggia consigliera, a detta di alcuni 37; insieme a lei vengono a mancare quasi contemporaneamente i figli Giovanni e Garçia. Altri sono già morti: la piccola Bia, figlia naturale di Cosimo ma allevata a corte; la bella primogenita Maria e Lucrezia, sposa del duca di Ferrara. Nel 1564 Cosimo lascia al figlio Francesco gli incarichi di governo: “… il quale se bene ha renunziato il governo al Principe suo figliolo resta però padrone dell’entrate, della milizia, e delle fortezze, et delle cose di importanza; onde il Principe non è Padrone assoluto, ma è più tosto per questa renunzia restato un vice reggente il quale lieva al Duca il disturbo di udire, et deliberare alcune cose di manco importanza”38. Insieme al suo abbigliamento, si registra nella sua vita privata da questo periodo in avanti un cambiamento di passo, in contraddizione con la sua religiosità. Scrive l’ambasciatore veneziano Vincenzo Priuli nel 1565: “… è stato però più sopportabile a fiorentini fin tanto che ha avuto in effetto e fatto havere rispetto grande all’onore delle Donne, la qualcosa ha osservata in vita della Duchessa sua moglie con molta sua laude, ma doppo morte della Duchessa è diventato quasi fuora di se medesimo; perché posto da parte ogni rispetto fa all’amore si può dire pubblicamente con molte, e massime con una delle principali Gentil Donne di Fiorenza, talmente che in alcune feste che si sono fatte doppo l’entrata della Principessa (Giovanna d’Asburgo, moglie di Francesco), ha vegliato sino a giorno, si è
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Princess [Joanna of Austria, Francesco’s consort], he stayed up till dawn, changing his masque several times in the same evening so as not to be recognised, and always dancing with the same Woman, and committing many follies quite unfitted to his rank and still less his age, so that by now this matter has become public knowledge, to the great amazement of all…”.39 Despite such excesses, Cosimo appears to return to the modest style and clothing of his early years of government, when we can deduce that simple habits and garments were truly in harmony with his character and his tastes. 1564 was also the year of the conclusion of the Council of Trent, recalling the importance of penitence and humility, a summons which could not fail to touch a chord in the sentiments of the Duke, who intensified his works in favour of the church.40 The black wools returned, and among the silks there appeared from the second half of the 1560s a type of cloth not used previously: grossagrana, a taffeta with a thick weft much used in Naples. In the last years of his life, almost his entire wardrobe was black, except for a few red giubboni and calze. The gold ornaments disappeared almost entirely, to be replaced by simpler decorations in silk, especially the spinette from Naples. The clothes were roomy and comfortable, such as the tabarri, big cappotti closed at the front, and some garments taken from popular costume: the buricco and the saltambarco. The former was a sort of jacket, open at the front, while the santambarco was put on over the head and had slits at the sides and a fabric belt at the waist. This was undoubtedly a very comfortable garment, perfect to wear for sports activities of even for staying in the country or at home during periods of illness. In the version adopted by the Duke – from 1570 Grand Duke – it was generally made of ermesino, but sometimes also of velvet, with decorations in woven silk passementerie or braids forming a series of knots on the breast and probably also on the half-sleeves. As we know, Cosimo was a man who was always physically active, and loved sports: “He exercised for amusement and very often in the morning played palla corda with his menservants […] he was exceedingly fond of living in the country and of rural pastimes”, namely hunting and fishing.41 The apparent modesty of his clothing was noted when he arrived in Rome in February 1570 to be crowned Grand Duke by Pope Pius V. He was accompanied by an impressive retinue of nobles, knights of the Holy Military Order of St. Stephen, cardinals, liveries and wagons. However, he himself “arrived this evening with the most ordinary horse and attire”,42 and appeared at the audience with the Pope dressed in a “short veste of black satin lined with fur and a velvet beret and the Order of the Golden Fleece hanging from his neck”; the latter appears to be the only precious ornament embellishing his attire.43 Naturally on 5 March the ceremony itself, from Cosimo’s entry into Rome up to
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immascherato più volte in una medesima sera per non essere cognosciuto, ballando sempre con la medesima Donna, e facendo mille pazzie poco convenienti a quel grado, e meno all’età sua, onde così come questa cosa è ormai fatta pubblica, così da grandissima maraviglia, a ogn’uno…”39. Malgrado questi eccessi, Cosimo sembra tornare a quella modestia di gusti e di abbigliamento dei suoi primi anni di governo, quando gli abiti e le abitudini semplici erano, si può dedurre, veramente confacenti al suo carattere ed ai suoi gusti. Il 1564 è anche l’anno in cui si conclude il Concilio di Trento, il cui richiamo ai valori della penitenza e dell’umiltà non può non trovare eco nella sensibilità del duca, che intensifica le azioni a favore della Chiesa40. Ritornano le lane nere e nelle sete appare dalla seconda metà degli anni ’60 anche un tipo di drappo non usato precedentemente: il grossagrana, un taffetas a trame spesse, e quindi di mano consistente, molto usato a Napoli. Negli ultimi anni della sua vita quasi tutto il suo guardaroba è nero, salvo alcuni giubboni e calze in rosso. Spariscono quasi le decorazioni in oro per essere sostituite da quelle più semplici in seta, in particolare le spinette di provenienza napoletana; si adottano capi comodi, come i tabarri, ovvero ampi cappotti chiusi davanti, e alcuni capi ripresi dal costume popolare: il buricco e il saltambarco. Mentre il primo è una specie di casacca aperta davanti, il santambarco si infila per la testa e si caratterizza per avere spacchi lungo i fianchi e una cintura in vita. È indubbiamente un indumento comodo, che si presta ad essere indossato nelle occasioni sportive o anche per stare in villa o in casa nei periodi di indisposizione. Nella versione adottata dal duca – dal 1570 granduca – è confezionato di solito in ermesino, ma anche in velluto, con decorazioni in seta intrecciate a formare gruppi di nodi sul petto e probabilmente sulle mezze maniche. Cosimo, come è noto, è un uomo che ha sempre praticato attività fisica: “Dilettosi per esercizio bene spesso la mattina giocare alla palla alla corda con suoi camerieri… Fu vago sopra modo dello stare in campagna, e de’ piaceri della villa”, cioè cacciare e pescare41. L’apparente modestia del suo abbigliamento è notata, quando arriva a Roma nel febbraio del 1570 per essere incoronato granduca dal papa Pio V. Ha con sé un seguito imponente di nobili, cavalieri di Santo Stefano, cardinali, livreati e cariaggi; ma è “arrivato questa sera con abito et cavallo ordinarissimo”42, e all’udienza dal papa giunge con un “abito corto di raso nero foderato di pelli e la berretta di velluto e pendente dal collo l’Ordine del Tosone”, che sembra l’unico ornamento prezioso che ravviva il suo abbigliamento43. Naturalmente la cerimonia, che ha luogo il 5 marzo, si presenta, dall’entrata di Cosimo in Roma fino alla sua incoronazione, “così superba quanto altra che sia mai stata dalla venuta di Carlo Quinto in qua”44.
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his coronation, proved to be “more magnificent than any that has taken place since the arrival of Charles V”.44 While we can define the clothing adopted by Cosimo in the last ten years of his life as simple and practical, the same cannot be said of his son Francesco, who in 1565 married Joanna of Austria, daughter of the Emperor Ferdinand, which was a particularly ambitious political match. In these years, the difference between the wardrobe of father and son was very striking and cannot be attributed merely to the difference in age or the changes in the times. Clearly there were also at play different conceptions of power and of individual, personal sensibilities and tastes, which in the son’s case were destined to alter over time. From 1562 there are records in the Guardaroba specifically regarding Francesco’s garments and those of his court; he had his own tailors, embroiders and suppliers. His liveries and pages wore colours different from those of his father: in gold tabby on green ground, or in silver tabby on white ground and sky blue velvet. The young Prince himself appears to have preferred light colours woven with gold, especially red and white, which he enlivened through the application of other colours, quite unlike the severe monochrome of his father’s attire. Black or grey were reserved for outer garments, vesti and cappotti. There is a quite extraordinary quantity of footwear – including shoes, mules, long and short boots – with around 200 pairs recorded over the space of two years.45 But what did Cosimo’s wardrobe consist of? The basic range of garments was fairly limited:46 sai in the winter and cioppettelle in the summer, worn over giubbone or busto (doublets, with sleeves and without) and calze (trunk hose). Then from around the mid century the sai and cioppettelle were largely replaced by the more practical colletti (jerkins); over all these the veste was worn, short for public appearance and long for wearing at home; finally there were cloaks or cappotti (cloaks with sleeves) for outdoor wear and for riding. As mentioned above, the tailors frequently delivered complete suits of inner and outer garments, with co-ordinated fabrics and trimmings, never in contrasting colours. These outfits were then completed by accessories such as berets, shoes, belts and scabbards for swords and daggers, generally made of velvet (fig. 6). Patterned silks appear very rarely: plain fabrics are preferred, in line with the fashion of the time. The most common trimmings consist of guards of different types of cloth placed along the edges of the garment: these often featured decorative slashes and were enhanced by passementerie, cords and spinette.47 It seems probable that Spanish fashion set the canons for calze, giubboni and cappe, while the vesti – which were the most lavish and important garments – were classified as two different types: French-style and Hungarian-style. The former was short, with sleeves very full at the shoulder,48 while the latter had narrow sleeves and reached to the ground. These, in addition to two references to Flemish and Burgundy style berets, are however the only refer-
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Se Cosimo mantiene negli ultimi dieci anni della sua vita un abbigliamento che potremmo definire semplice e pratico, non così il figlio Francesco, che nel 1565 si è sposato con Giovanna d’Austria, figlia dell’imperatore Ferdinando, coronando con successo con questo parentado un piano politico particolarmente ambizioso. La diversità fra il guardaroba del padre e quello del figlio in questi anni è notevole, e non può essere ascritta soltanto alla differenza di età o al cambiamento dei tempi: giocano evidentemente anche diverse concezioni del potere e della propria persona, sensibilità e gusti personali, che per il giovane saranno comunque destinati a mutare nel tempo. Dal 1562 Francesco ha registri di Guardaroba che riguardano le vesti sue e della sua corte: ha i suoi sarti, i suoi ricamatori, i suoi fornitori. I suoi livreati e i suoi paggi vestono colori diversi da quelli del padre: in teletta d’oro su fondo verde e in teletta d’argento su fondo bianco e velluto turchino. Il giovane principe stesso sembra preferire colori chiari e tessuti con oro, soprattutto il rosso e il bianco, che può ravvivare con applicazioni di altro colore, contrariamente alla rigida monocromia tipica degli abiti paterni. Il nero o il bigio sono riservati per i capi esterni, vesti e cappotti. Stupisce la quantità di calzature, fra scarpe, pianelle, stivali, stivaletti, che arrivano in due anni a circa 20045. Ma come è composto il guardaroba di Cosimo? Il tipo di capi che costituiscono il suo guardaroba basilare non è ampio46: sai d’inverno e cioppettelle d’estate, indossate sopra giubbone e calze o busto e calze; dalla metà del secolo sai e cioppettelle sono già in gran parte sostituite dai più svelti colletti; sopra tutto si indossa la veste, corta per le apparizioni pubbliche, lunga per stare in casa; infine cappe o cappotti per uscire e andare a cavallo. Come si è detto, il sarto consegna spesso completi di più capi esterni ed interni, con decorazioni e soprattutto tessuti coordinati, mai in contrasto di colore. Berrette, scarpe, cinture e foderi di stocco e pugnale, di solito in velluto, completano l’insieme (fig. 6). Appaiono molto raramente sete operate: si prediligono i tessuti uniti, secondo la moda del tempo. Le guarnizioni più comuni sono costituite da bande di tessuto di diversa qualità poste lungo gli orli del capo; hanno sovente tagli decorativi e sono sottolineate da passamanerie, cordoni e spinette47. La moda spagnola detta le regole verosimilmente in fatto di calze, giubboni e cappe, mentre le vesti, che sono i capi più ricchi ed importanti, sono classificate secondo due diverse tipologie: alla francese e all’ungheresca. La prima è corta, con maniche rigonfie all’attaccatura della spalla48; la seconda invece ha maniche strette ed è lunga fino a terra. Ma sono solo questi, oltre a due riferimenti a berrette alla fiamminga e alla borgognona, gli accenni ad influenze forestiere nel guardaroba di Cosimo. È dunque un guardaroba che per qualità e tipo di capi
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6. Maso da San Friano, Francesco di Cosimo I de’ Medici, 1570. Prato, Museo Comunale. Francesco, Cosimo’s eldest son, shown here when his father had already delegated to him the government of the State, adapted to the style of his father, wearing a black suit of matching giubbone, calze, stockings, shoes, belt and scabbard, “all co-ordinated” (MdP 1176, ins. 4, c. 10). 6. Maso da San Friano, Francesco di Cosimo I de’ Medici, 1570. Prato, Museo Comunale. Francesco, primogenito di Cosimo, qui raffigurato quando questi gli aveva già lasciato la cura dello stato, si adegua allo stile del padre, indossando un completo coordinato di giubbone, calze, calzette, scarpe, cintura e fodero da spada, tutto “d’un medesimo conserto” (MdP 1176, ins. 4, c. 10).
ences to foreign influences in Cosimo’s wardrobe. It was therefore a wardrobe that, in terms of quality and type of garment, corresponded to that commonly worn throughout Europe, albeit with recognisable variations from one place to another49 despite the common matrix. When in 1562, Cosimo’s eldest son planned a visit to Spain, to gain credit at the court of the most powerful sovereign of Europe, he planned to take with him over 2,000 braccia of silk50 – none of it black – including bouclé cloth of gold, partly intended to keep in order the liveries of the numerous retinue that accompanied him (over 100 persons), but also
corrisponde a quello comunemente indossato in tutta Europa, con variazioni comunque riconoscibili da luogo a luogo49, malgrado la comune matrice. Quando nel 1562 il primogenito di Cosimo, Francesco, programma un viaggio in Spagna, per accreditarsi alla corte del sovrano più potente d’Europa, prevede di portare con sé più di 2000 braccia di sete50 – nessuna è di colore nero –, fra cui tele d’oro con ricci d’oro, che dovevano in parte servire per tenere in ordine le livree del numeroso seguito che l’accompagna (più di 100 persone), ma anche per confezionare abiti nuovi all’uso del paese ospitante. Un sarto e
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to make up new garments in the style of the host country. The retinue in fact comprised both a tailor and an embroiderer. “As regards the clothing of the Prince I refer this to the judgement of His Excellency [Cosimo] however in my opinion it would be well not to make it too elaborate since here it is not like it is at Court and it will merely be throwing money away, and he can have them made every day there, especially if he brings the bolts of cloth: similarly some linings of sable, good and fine, for outside, and other long ones for indoors, which are very much in favour at court”; nor should he be without “many fine shirts [...] adorned with gold buttons, pearls and jewels, for berets and other of the prince’s garments”. It is calculated that at least 24 mules to pull the wagons and 30 horses were required.51 During this visit, Francesco was expected to adapt to the local fashion, to appear as a great prince and, through his own attire and the clothing of his retinue and the furnishings that he carried with him, to act as a celebrity endorsement of the very finest Florentine textile production. The difference in style noted at the time between Florence and Spain probably lay not so much in the types and cuts of the different garments but in the softer and more graceful appearance of the Florentine attire, due to what Castiglione described as “an elegantly loose fit”52 and to less or different use of padding. The stiff lines of Spanish tailoring had, moreover, enjoyed little popularity in Florence in the female fashion of the time too.53 Although Spain continued to be a benchmark and black went on being favoured for outerwear, white and red too began to appear in the Florentine costume of the mid century, especially that of the young – as recorded in the registers of the Guardaroba and as we have seen for Prince Francesco. Sky blue and green tend to be recorded generally, although not exclusively, for small boys or young girls, and yellow was rare. Consequently, after the 60s there was a lightening of the colour range for male clothing, and these colourful notes were to be seen above all in the giubboni: in Francesco’s wardrobe for the years 1562-65, out of 24 giubboni only 5 were black.54 For Cosimo, who in these years evidently considered himself liberated from the bonds imposed by fashion, this trend is only very slightly hinted at in several giubboni of white sendal with coloured stripes and in a few made of red satin. It is difficult to identify how many garments Cosimo’s wardrobe actually consisted of. Not only are we unable to be certain that all the garments we have records of were made up in the course of the years under study, but also we do not actually know how long each of them lasted. The giubboni, calze and stockings were evidently those that were most frequently changed and hence renewed, while we can assume that the vesti, colletti and sai lasted for longer. From the “Note of the garments of His Illustrious Excellency that Mastro Alexandro Barbetta is in charge of ” we learn that in 1550 the Duke had at his disposal the follow-
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un ricamatore fanno parte del seguito. “In quanto al vestir del principe mi rimetto ad arbitrio di S. Ecc.a, però giudico che sarebbe bene non caricarsene molto atteso che cqui non son conforme a quelle della Corte et saria spesa buttata via, et lì ve ne potra fare ogni giorno, tanto più porta li drappi in pezza: Item alcune fodere de zebellini riche et belle per fuori, et altre lunghe per casa et sono molto in pregio alla corte”; non devono mancare “molte et belle camise… guarnitione di bottoni d’oro, di perle, et di gioie, per barrette, et altre veste del principe”. Si calcola che occorrano almeno 24 muli per i carriaggi e 30 cavalli51. Durante questo viaggio Francesco deve adattarsi alla moda del luogo, figurare come un gran principe ed assolvere il compito di testimonial, attraverso gli abiti suoi e del suo seguito e degli arredi che porta con sé, della migliore produzione tessile di Firenze. La differenza di foggia rilevata allora fra Firenze e la Spagna consiste probabilmente non tanto nelle tipologie e nel taglio dei diversi capi, ma nel loro aspetto più morbido e aggraziato, dovuto ad una “modesta attillatura” – per usare un’espressione del Castiglione52 – e al minore o diverso uso di imbottiture. Del resto la rigidità delle linee sartoriali spagnole non aveva trovato gran seguito a Firenze neppure nella moda femminile del tempo53. Alla metà del secolo il modo di vestirsi fiorentino, specialmente quello dei giovani – come appare dai registri della Guardaroba e come abbiamo visto per il principe Francesco –, anche se mantiene la Spagna come modello di riferimento e continua a prediligere il nero per i capi portati all’esterno, lascia spazio ai bianchi e ai rossi. Il turchino e il verde viene ricordato di solito – ma non esclusivamente – per i bambini piccoli o le giovinette, il giallo è raro. Dopo gli anni ’60 comincia dunque ad essere evidente un alleggerirsi della gamma cromatica nell’abbigliamento maschile: sono soprattutto i giubboni a dare una nota di colore: nel guardaroba di Francesco degli anni 1562-65, su 24 giubboni soltanto 5 sono neri54. Per Cosimo, che si considera evidentemente in questi anni libero dalle restrizioni imposte dalla moda, la tendenza è appena accennata in alcuni giubboni di zendado bianco a righe colorate e in quelli di raso rosso. È difficile individuare quanti capi costituivano effettivamente il guardaroba di Cosimo. Non solo perché non possiamo affermare che i capi di cui abbiamo notizia siano tutti quelli confezionati nel corso degli anni studiati; poi perché non sappiamo di fatto quanto durasse la vita di ognuno di loro. Giubboni, calze e calzette, insieme evidentemente alle scarpe e alle camicie, erano quelli che più frequentemente andavano cambiati e quindi rinnovati; mentre le vesti, i colletti, i sai dovevano resistere verosimilmente un tempo più lungo. Dalla “Nota delle robe che mastro Alexandro barbetta si trova in mano di S. Ec.a I.” si ricava che nel 1550 erano a disposizione del duca i seguenti capi di vestiario:
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Cosimo’s style / Lo stile di Cosimo
ing garments: 7 cioppettelle, 1 saio, 27 giubboni, 18 imbusti, 33 calze, 17 colletti, 37 vesti, 1 leather veste, 2 summer cloaks, 5 rain cloaks, 2 hooded capes made of felt, 19 berets, 8 straw hats, 3 hats of sanguinella, 3 hats made of peacock feathers, 3 hats made of felt or parchment and covered in cloth, 26 pairs of shoes, 29 pairs of long boots, 2 pairs of short boots, 7 pairs of pianelle, 2 pairs of pantofole, 1 pair of drawers and a large number of laces from Naples.55 The 1553 inventory, with its small number of giubboni (7), calze (19) and colletti (8) hence appears to be unreliable in this respect. Since Cosimo frequently took his clothes with him when he moved from one palazzo to another, the reliability of such inventories must be seen as purely approximate. The role of furs in the wardrobe is quite specific. They were worn inside the long or short vesti and used as linings for colletti, saltambarchi, boots and gloves. Since they were extremely costly, the outer fabric was frequently changed, or the deteriorated parts were replaced with new skins. For the smaller items such as boots and gloves, the fur was taken from more important garments no longer in use. “I recall how two sleeves of sable, still good, were used to line a pair of boots from the calf up for His Excellency...”,56 to cite but one of the numerous examples of the recycling of parts of garments that were still usable. The 1560 list of the “Fur linings of the most varied kinds” in the charge of Mariotto Cecchi records the furs that are in the Guardaroba waiting to be used again with new fabrics. There are eight short French-style vesti: two of lynx, one of grey squirrel, one of new sable and one of old, and one of bassette (aborted or new-born lambs); there are seven long vesti: one of new ermine, one of new sable and one “greasy and old”, one of grey squirrel, one made from the paws, necks and throats of lynxes and one of lynx; in addition to these are a veste made of otter skins with silver buckles, three colletti of grey squirrel, two front quarters of a veste of old sable, cloaks and skins of sable, ermine, swan, otter, wolf and bear. Cuttings from earlier work are kept in a bag, evidently ready to be used to make edgings for new garments. The Duke’s bedcover is made of marten, but there is also mention of another one, mysteriously made from “feathers of little birds”.57 Cosimo did not influence either his courtiers or his fellow citizens through a style of dress that was constantly maintained within the confines of an elegance devoid of excess. He did nevertheless establish an example and model of style for the Grand Dukes who were to follow him.58 They would clearly have to accept the novelties that were universally adopted, but they ought to interpret these with moderation and grace, so as not to offend traditional feeling: they should not appear too distant or remote from their fellow citizens by wearing unusual styles, but dress in garments of simple tailoring in dark or modest colours. Sobriety in fact continued to be one of the virtues the people most admired in their sovereigns.
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7 cioppettelle, 1 saio, 27 giubboni, 18 imbusti, 33 calze, 17 colletti, 37 vesti, 1 vestito di cuoio, 2 cappe da sole, 5 cappe da acqua, 2 feltri, 19 berrette, 8 cappelli di paglia, 3 cappelli di sanguinella, 3 cappelli di penne di pavone, 3 cappelli di feltro o di cartapecora ricoperti di drappo, 26 paia di scarpe, 29 paia di stivali, 2 paia di stivaletti, 7 paia di pianelle, 2 paia di pantofole, 1 paio di mutande e un grande numero di stringhe di Napoli55. L’inventario del 1553, con lo scarso numero di giubboni (7), calze (19), colletti (8) si rivela poco credibile al riguardo. Poiché le vesti di Cosimo lo seguono spesso durante i suoi spostamenti da un palazzo all’altro, l’attendibilità di simili inventari risulta soltanto indicativa. Un caso particolare è rappresentato poi dalle pellicce. Sono portate all’interno delle vesti lunghe o corte e come fodera di colletti, saltambarchi, stivali, guanti. Poiché il loro costo è molto alto, il rivestimento esterno è spesso cambiato, oppure le parti sciupate vengono sostituite con pelli nuove; per i capi più piccoli, come guanti e stivali, si usano pellicce dismesse da vesti più importanti. “Ricordo come si messe dua maniche di zibellini cioè e buoni a foderar un paio di stivali dalla polpa in su per S. Ecc.a…”56, per citare soltanto uno dei numerosissimi casi di riciclaggio di parti di abiti ancora utilizzabili. Nell’elenco del 1560 di “Fodere di pelle di piu varie sorte” che si trovano in mano di Mariotto Cecchi, si registrano le pellicce che giacciono in Guardaroba in attesa di essere rivestite di nuovo. Sono otto vesti corte alla francese: due di lupi cervieri, una di dossi di vaio, una di zibellini nuova e una vecchia, una di fianchi di zibellini, una di bassette; sette sono le vesti lunghe: una di ermellini nuova, una di zibellini nuova e una “unta et vechia”, una di dossi di vaio, una di zampe, colli e gole di lupi cervieri, una di lupi cervieri; si aggiungono a queste una veste di lontre con affibbiature d’argento, tre colletti di dossi, due quarti dinanzi di una veste di zibellini vecchia, mantelli e pelli di zibellini, ermellini, cigno, lontre, lupi, orso. I ritagli di precedenti lavorazioni sono conservati in un sacchetto, pronti evidentemente per fare filetti per nuove vesti. La coperta da letto del duca è di martore, ma ce n’è anche una misteriosa di “piume d’uccellini”57. Cosimo non ha influenzato i suoi cortigiani o i suoi concittadini con il suo modo di abbigliarsi, che si è sempre mantenuto entro i confini di un’eleganza priva di eccessi. Ha indicato però ai granduchi suoi successori un esempio e un modello di stile58. Si devono accettare le novità universalmente adottate, ma filtrarle attraverso la misura e la grazia, in modo da non stravolgere il sentire tradizionale; non apparire troppo distanti e diversi dai propri concittadini con fogge insolite, ma vestire con abiti dalle linee sartoriali semplici e colori scuri o modesti. La sobrietà rimane una delle virtù che i popoli più apprezzano nei propri sovrani.
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Moda a Firenze 1540-1580
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Cini 1611, p. 25 Relazioni degli Ambasciatori Veneti 1839, vol. I, Report of Vincenzo Fedeli 1561, p. 351. 3 Cellini 2009, p. 522. 4 Relazioni degli Ambasciatori Veneti 1839, vol. I, Report of Vincenzo Fedeli 1561, p. 335. 5 Cini 1611, p. 26. 6 Quondam 2007, pp. 12 and 43. The author addresses the issue of the ethical-aesthetic significance of Renaissance dress. 7 Castiglione 2002, vol. I, p. 134. 8 Pieraccini 1986, p. 8, cited from the Opuscoli of Scipione Ammirato. 9 Musella 2008-2009, p. 286: Don Pedro dressed mostly in black and plain fabrics. 10 Coniglio 1959, p. 349. 11 Cirillo Mastrocinque 1968, pp.81-87. 12 Coniglio 1959, p. 347. 13 Giambullari 1539, pp. 5 and 16. 14 GM 3, cc. 2v-10r. 15 Mellini 1820, p. 13. 16 Della Casa 1950, pp. 80-81. 17 Quondam 2007, p. 73. On the subject of black, as the typical colour for male clothing in the sixteenth century, in addition to the cited study of Quondam, see also Butazzi 2005, Quondam 2005 and Pastoureau 2008, pp. 95-104. 18 From Cavriani 2005, p. 213. 19 Or also “constancy, grief, learning and reliability. In merchants it signifies loyalty and in judges justice…”, according to Sicillo 1565, c. 22v. 20 Butazzi speaks of a “diffuse” Court, and stresses how the phenomenon had spread even to countries that were at war with Spain. Butazzi 2005, p. 52. 21 Hayward 2007, p. 98: his study of the dress of the personages of the English Court and Henry VIII is admirable. 22 Castiglione 2002, vol. I, p. 134. 23 Hints of gold trimmings, albeit modest, can be found earlier, in a letter of 1543: cf. p. 42. There are many gold trimmings recorded in the Guardaroba, even of considerable lengths, although sometimes without indications of what they were to be used for: GM 15, c. 95r. 24 Eleonora was also in charge of the clothing of her children, which frequently appeared more ornate than that of their father. 25 He took over from Baccio Bandinelli and Battista di Marco del Tasso. 26 Pacetti 2008 and Cecchi 2008. 27 Between 1530 and 1540 Henry VIII of England too had suits consisting of seven or eight co-ordinated pieces made up for him; the King generally preferred more varied colours. Hayward 2007, p. 97. For the different types of garment refer to the Glossary. 28 Long-hair and spotted furs gave a note of wildness to the clothing, which was perfect for a sovereign who was also capable of being merciless, if necessary. 29 The sleeves of the buricchi of the pages and the grooms were made of pile on pile velvet, a very precious fabric that never appears in the garments of either the Duke or his family. 30 Fantoni 1994, p. 11. 31 Della solenne incoronazione 1819, p. 10. “…berets of yellow velvet with purple cords and gold lace, trunk hose of similar velvet with canions of violet satin, a woollen cloak of the same colour with a decoration round it about a palm high in violet satin brocade with big gold flowers: they had sai of yellow velvet of the same colour and ornaments”. 32 GM 15, c.147r. 33 GM 15, cc. 83r-90v. Generally at the ceremonies the liveries or courtiers accompanying an important personage were always dressed in very elaborate fabrics in bright colours: interesting evidence is to be found in the description of the festivities organised as a tribute to Marc’Antonio Colonna in Rome after his victory at the Battle of Lepanto: the victor was dressed in gold and silver, but his grooms were hardly less magnificent in their calze of gold and crimson velvet. Mutinelli 1856, pp. 234-235. 34 Mellini 1820, p. 73. The obligation to wear the lucco is contained in 2
NOTE 1
Cini 1611, p. 25. Relazioni degli Ambasciatori Veneti 1839, vol. I, Relazione di Vincenzo Fedeli 1561, p. 351. 3 Cellini 2009, p. 522. 4 Relazioni degli Ambasciatori Veneti 1839, vol. I, Relazione di Vincenzo Fedeli 1561, p. 335. 5 Cini 1611, p. 26. 6 Quondam 2007, pp. 12 e 43. L’autore sviluppa il tema del significato etico-estetico dell’abito rinascimentale. 7 Castiglione 2002, vol. I, p. 134. 8 Pieraccini 1986, vol. II, p. 8, citato dagli Opuscoli di Scipione Ammirato. 9 Musella 2008-2009, p. 286: don Pedro veste prevalentemente di nero e con tessuti uniti. 10 Coniglio 1959, p. 349. 11 Cirillo Mastrocinque 1968, pp. 81-87. 12 Coniglio 1959, p. 347. 13 Giambullari 1539, pp. 5 e 16. 14 GM 3, cc. 2v-10r. 15 Mellini 1820, p. 13. 16 Della Casa 1950, pp. 80-81. 17 Quondam 2007, p. 73. Per il tema del nero, come colore tipico dell’abbigliamento maschile del secolo XVI, oltre che allo studio del Quondam citato, si rimanda a Butazzi 2005, Quondam 2005 e Pastoureau 2008, pp. 95-104. 18 Da Cavriani 2005, p. 213. 19 O anche la “constantia, dolore, dottrina e buona confidentia. Ne’ mercanti significa lealtà, ne’ giudici dirittura…”, secondo Sicillo 1565, c. 22v. 20 La Butazzi parla di corte “diffusa” e sottolinea come il fenomeno avesse coinvolto anche i paesi che erano in conflitto con la Spagna. Butazzi 2005, p. 52. 21 Hayward 2007, p. 98: encomiabile il suo studio sugli abiti dei personaggi della corte inglese ed Enrico VIII. 22 Castiglione 2002, vol. I, p. 134. 23 Accenni a guarnizioni d’oro, anche se modeste, si trovano prima nella lettera del 16 ottobre 1543, in cui Cosimo ordina un paio di calze di panno scarlatto e un saio di velluto cremisi (cfr. p. 42). Molte guarnizioni in oro sono registrate in Guardaroba in notevoli metrature, talvolta però senza destinazione d’uso: GM 15, c. 95r. 24 Eleonora cura anche l’abbigliamento dei figli, che appare spesso più ricco di quello del padre. 25 Succeduto a Baccio Bandinelli e Battista di Marco del Tasso. 26 Pacetti 2008 e Cecchi 2008. 27 Anche Enrico VIII d’Inghilterra dal 1530 al 1540 si fa confezionare completi di sette o otto pezzi coordinati; il re preferisce di solito colori più varii. Hayward 2007, p. 97. 28 Le pellicce dal pelo lungo e maculato donano una nota di selvaggio all’abbigliamento, che ben si accorda con la figura di un sovrano che sa essere, in caso di necessità, anche spietato. 29 La manica dei buricchi dei paggi e degli staffieri è in velluto altobasso, un genere molto pregiato che non compare mai nelle vesti del duca o dei suoi familiari. 30 Fantoni 1994, p. 11. 31 Della solenne incoronazione 1819, p. 10. 32 GM 15, c. 147r. 33 GM 15, cc. 83r-90v. Di solito durante le cerimonie i livreati o cortigiani che accompagnano un personaggio importante sono sempre vestiti di tessuti ricchissimi dai colori sgargianti: una interessante testimonianza ci è offerta dalla descrizione delle feste tributate a Marc’Antonio Colonna per la vittoria di Lepanto a Roma: il trionfatore era vestito d’oro e d’argento, ma gli staffieri non erano da molto meno con calze d’oro e velluto cremesino. Mutinelli 1856, pp. 234-235. 34 Mellini 1820, p. 73. L’obbligo di portare il lucco è nella legge suntuaria del 1546. Cantini 1800, p. 320. 35 Ivi, p. 148, nota 79. 36 MdP 1174, ins. 5, c. 3 (MAP), 1 novembre 1548. La cuccia è il 2
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Cosimo’s style / Lo stile di Cosimo
the sumptuary law of 1546. Cantini 1800, p. 320. 35 Ivi, p. 148, nota 79. 36 MdP 1174, ins. 5, c. 3 (MAP), 1 November 1548. The cuccia is a bed with a cube-type structure, usually covered with curtains matching the bed head and valance. On the role played by Eleonora of Toledo in the choice of the textile furnishings, their richness and use, cf. Orsi Landini 2008. A description of the sumptuous textiles chosen by Eleonora to furnish the rooms of the palazzo is also to be found in: MdP 613, ins. 7, c.19, 14 April 1551, letter from the secretary Pier Francesco Riccio to Cosimo. 37 MS 163, c. 145v. Report of Lorenzo Priuli 1565. 38 Ivi, c. 145r 39 Ib. 40 Van Veen 2006, p. 5. 41 Mellini 1820, p. 11. In this he appears to follow the advice of Castiglione concerning the education of the gentleman, who must cultivate his body with all sorts of exercise: Castiglione 2002, vol. I, p. 41. 42 MdP 3080, c. 513, letter of 15 February 1579 (MAP). 43 MS 128, c. 483v, 19 February 1570. In the letter of 25 February 1570, Cosimo wore “a cappotto of silk lined with lynx, a hat of simple ermesino and over the cappotto an antique-style circular cloak”. MdP 3080, c. 702 (MAP). 44 MdP 3080, c. 513 (MAP). 45 GM 49, GM 51, GM52, for the years 1562-65. 46 The standardisation of male fashion in Europe was matched by a reduction in the types of garment worn. The wardrobe of Henry VIII of England nevertheless comprised a much larger variety of garments. Hayward 2007, pp. 96 and 103-108. 47 The sumptuary law of 1562 permitted decorative slashes only on such bands. Cantini 1802, p. 406. 48 Also worn by Charles V and Philip II of Spain. 49 From the 1540s on there was a flourishing production of collections of drawings and engravings illustrating the fashions in the various cities of Europe and Italy, highlighting the differences between one country and another and between cities. Davanzo Poli 2001, pp. 65-66. Cf. also Von Bohen s.d., p. 114. 50 Over 1,160 metres. 51 MdP 6377, ins. 2, cc. 12r e v; 37r. Viaggio del Principe don Francesco in Spagna 1562. 52 Castiglione 2002, vol. I, p. 135. 53 Orsi Landini 2005. I, pp. 35-36. 54 GM 51, c.1s. 55 GM 22, cc. 107-89. The Note is written on the rear of the document, starting from the bottom. 56 GM 12, c. 68r, on 3 November 1546. 57 GM 46, c. 88s. Possibly the Brazilian Ibis rubra feather mantle, conserved in Florence, Museo di Storia Naturale. For the furs of Henry VIII of England: Hayward, p. 349. 58 Francesco too, in the portraits of him in middle age, is shown dressed in dark colours devoid of any particular signs of luxury (fig. 6).
39 letto costruito con struttura a cubo, ricoperta di drappi accordati di solito con coperta, dossale e tornaletto. Sul ruolo di Eleonora di Toledo nella scelta degli arredi tessili, della loro ricchezza e della loro funzione, cfr. Orsi Landini 2008. Una descrizione dei ricchissimi paramenti scelti da Eleonora per le camere del palazzo si trovano anche in: MdP 613, ins. 7, c. 19, 14 aprile 1551, lettera del segretario Pier Francesco Riccio a Cosimo. 37 MS 163, c. 145v. Relazione di Lorenzo Priuli 1565. 38 Ivi., c.145r. 39 Ib. 40 Van Veen 2006, p. 5. 41 Mellini 1820, p. 11. In questo sembra seguire i consigli del Castiglione, riguardo alla formazione del gentiluomo, che deve coltivare il suo corpo con ogni sorta di esercizi: Castiglione 2002, vol. I, p. 41. 42 MdP 3080, c. 513, lettera del 15 febbraio 1579 (MAP). 43 MS 128, c. 483v, 19 febbraio 1570. Nella lettera del 25 febbraio 1570, Cosimo indossa “un cappotto di seta con fodera di Lupo Cerviero, un cappello di hermesino semplice, et sopra il cappotto un ferraiolo alla antica”. MdP 3080, c. 702 (MAP). 44 MdP 3080, c. 513 (MAP). 45 GM 49, GM 51, GM 52, per gli anni 1562-65. 46 All’uniformarsi della moda maschile in Europa corrisponde il restringimento del numero delle tipologie di capi indossate. Il guardaroba di Enrico VIII d’Inghilterra prevede comunque una varietà di indumenti molto più vasta. Hayward 2007, pp. 96 e 103-108. 47 Nella legge suntuaria del 1562 è lecito operare tagli decorativi solo queste bande. Cantini 1802, p. 406. 48 Indossate anche da Carlo V e Filippo II di Spagna. 49 Dagli anni ’40 del secolo XVI fioriscono le raccolte di disegni e incisioni che illustrano le mode nelle diverse città d’Europa e d’Italia, sottolineando le differenze fra una nazione e una città e l’altra. Davanzo Poli 2001, pp. 65-66. Cfr. anche von Bohen s.d., p. 114. 50 Più di 1160 metri. 51 MdP 6377, fasc. 2, cc. 12r e v; 37r. Viaggio del Principe don Francesco in Spagna 1562. 52 Castiglione 2002, vol. I, p. 135. 53 Orsi Landini 2005. I, pp. 35-36. 54 GM 51, c. 1s. 55 GM 22, cc. 107-89. La Nota è redatta al rovescio della filza, partendo dal fondo. 56 GM 12, c. 68r, in data 3 novembre 1546. 57 GM 46, c. 88s. Forse il mantello di Ibis Rubra, conservato al Museo di Storia Naturale di Firenze. Per le pellicce di Enrico VIII d’Inghilterra: Hayward, p. 349. 58 Anche Francesco, nei ritratti della maturità, appare vestito di colori scuri e privo di particolari segni di ricchezza (fig. 6).