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CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
CLASSE II D
Ist. Boccaccio CERTALDO
Apriamo gli orizzonti all’Europa Tante iniziative di scambio del Comune all’insegna della cultura LA CURIOSITA’
I Jig Rig musica celtica e non solo UN’OCCASIONE per ascoltare musica diversa da quella dei nostri i-pod è senz’altro conoscere i “JigRig”, il gruppo di musica celtica nato nel 1998 presso l’Associazione Polis di Certaldo. Il nome non è un caso, poiché il termine sta ad indicare il palcoscenico portatile che i gruppi folk irlandesi conducono per le feste del paese, e pare che porti fortuna. Partito come trio, il gruppo attualmente conta un organico di sette elementi e possiede un repertorio di brani tradizionali e moderni che non si limitano solo all’area celtica, ma amano esplorare generi diversi: grazie alla passione per la musica e la voglia di divertirsi hanno creato uno stile personale con un linguaggio che va oltre frontiere e culture, partendo da radici comuni, aperto alle sperimentazioni musicali come la jam session. Liberi, indipendenti ed autonomi, si esprimono passando dalle melodie più delicate e romantiche tipiche del genere celtico alle atmosfere più ritmate di baldoria “dei classici da pub”. I musicisti incrociano le loro particolarità in un insieme unico dove ognuno si sente rappresentato, mostrando il talento, che permette loro di esibirsi non solo qui in Toscana ma anche in tutta Italia. Nei loro concerti non è raro vedere persone di ogni età che ballano e cantano insieme, trascinati dal loro ritmo coinvolgente. Senza retorica: anche questo è un modo semplice ma efficace per sentirci europei!
CRISI, diffidenza, sentimenti antieuropeisti: in un momento di difficoltà economica come quello che si respira, tutto ciò potrebbe generare un clima di paura e di chiusura nell’animo dei cittadini; ma il confronto tra nazioni diverse è l’occasione per riaffermare che il futuro si costruisce insieme in un’ Europa dove l’altro non rappresenti una minaccia ma una possibilità. Un modo per superare le difficoltà resta sicuramente l’esperienza di un buon gemellaggio, poiché reca molti benefici alle comunità, in quanto si ha l’opportunità di condividere problemi e di scambiare opinioni “mettendosi nei panni dell’altro”, creando un percorso di crescita. Ed ecco che un piccolo borgo come Certaldo, immerso nelle colline toscane, mette a disposizione le sue “ricchezze”, grazie alle iniziative degli scambi con diversi Paesi d’Europa. Il progetto è già attivo da diverso tempo, ma anche quest’anno il comune ha promosso una nuova intesa con la cittadina francese di Chinon. Lo
PRODOTTI TIPICI Ogni Stato mette in mostra le proprie ricchezze
scorso novembre, infatti, a Palazzo Pretorio il nostro sindaco ha ospitato il primo cittadino francese, dando il via ad un legame culturale che accomuna due padri della letteratura come Rabelais e Boccaccio, ma anche geografico, per la stessa conformazione del paesaggio poiché Chinon, come Cer-
taldo, ha il suo centro storico situato sulla parte alta di una collina ed il suo centro urbano nella zona sottostante. IL COMUNE sta organizzando un vero e proprio scambio: la lingua veicolante sarà l’inglese ed il tema proposto sarà lo sport. Con
la collaborazione della scuola media Boccaccio, i ragazzi coinvolti potranno usufruire delle aree sportive messe a disposizione dalla città, organizzando giornate dedicate a giochi agonistici. Si spera di ottenere gli stessi risultati del gemellaggio avviato con Neuruppin, il comune tedesco a cui siamo legati da molti anni. Complice sempre il filo rosso della letteratura (Giovanni Boccaccio – Heinrich Theodor Fontane), sedici ragazzi, già nel 2006 sono stati ospitati dalle nostre famiglie e viceversa, qui a Certaldo, approfondendo il legame tra le città, la lingua e gli scrittori dei due paesi. Così noi ragazzi respiriamo lo spirito di una generazione sempre più europea, che riecheggia nell’aria, proprio come le parole dell’inno europeo, l’Inno alla gioia, che esprime nei toni del linguaggio musicale di Beethoven e poetico di Schiller un messaggio universalmente valido senza tempo e senza confini: «Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso».
IL SONDAGGIO PARLANO IL SINDACO E UNA STUDENTESSA. MA GLI ADULTI RIMPIANGONO LE MILLE LIRE
Senza confini fra Stati ci sono più opportunità
LA MANIFESTAZIONE Per un’Europa più unita
COME si rapportano i cittadini dinanzi alla prospettiva “europeista”? Lo abbiamo chiesto alla gente del paese, attraverso un sondaggio, a partire dal primo cittadino Andrea Campinoti, che ha così commentato: «Il nostro comune non si chiude all’Europa ma si proietta verso nuovi incontri, perché Certaldo, oltre ad avere un grande passato, ha una grande capacità di modernizzazione nell’integrazione, e nonostante i tagli ai fondi, che tolgono autonomia all’ente locale, cerca di condurre i progetti in modo adeguato». La risposta del sindaco denota una certa apertura verso un processo di integrazione fra popoli, in linea con l’atteggiamento positivo che mostrano i giovani del paese . «Per un ragazzo, essere cittadini dell’Unione Europea rappresenta un’opportunità, una sfida per il futuro. Se le nuove generazioni avessero la possibili-
tà di compiere una parte del loro percorso formativo all’estero, in rapporto con le esigenze del mercato del lavoro, si potrebbe ridurre la disoccupazione giovanile», così si è espressa una giovane universitaria, dopo essere stata in Germania, grazie al progetto Erasmus. DIVERSE risultano le posizioni delle persone adulte e degli anziani: gli affezionati alle banconote da mille lire lamentano soprattutto l’aumento dei prezzi a fronte degli stipendi che sono rimasti inalterati. In conclusione i nostri giovani sembrano vivere l’Europa in maniera decisamente diversa rispetto alla generazione che li ha preceduti, anche perché varcare un “confine” significa curiosità di vivere e conoscere ed è bello poter pensare all’Europa come una terra franca dove muoversi liberamente.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Gisoela Abazaj, Federica Bartalucci, Leonardo Bichi, Camilla Bonci, Francesca Carriero, Francesca Ciardo, Sergio Guerrieri, Samuele Iacopini, Jonathan Imperato, Ka-
therine Jeffery, Gerti Kamberaj, Giulia Lari, Effe Magazzini, Adele Malatesti, Marco Palmieri, Alessia Pasqualetti, Francesco Piacenti, Alessio Pierantozzi, Sara Russello, Giorgio Sampognaro, Samuele Scardi-
gli, Lucrezia Traini e Kevin Vallone (classe II D, scuola media Giovanni Boccaccio di Certaldo). Il dirigente scolastico è la dottoressa Simonetta Ferrini e l’insegnante tutor è la professoressa Carla Arcieri.
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MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
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CLASSE III B
Ist. Gonnelli GAMBASSI TERME
«Didasco»: la scuola raddoppia Alla Gonnelli di Gambassi è partito il nuovo corso di recupero e funziona! VOLONTÀ, pazienza, dedizione: queste sono le qualità fondamentali di chi ama la scuola e di chi aiuta i minori con difficoltà e disagi scolastici. Clara, Serena, Vanna, Irene, Cecilia, Vania, Samantha, Camilla, Paola, Christabel: questi sono soltanto alcuni dei nomi di ex insegnanti in pensione, di giovani diplomati e di studenti provenienti dai licei della zona Empolese-Valdelsa che, gratuitamente, due volte a settimana, il martedì e il mercoledì pomeriggio, si recano nella nostra scuola e in biblioteca, per seguire gli alunni della scuola secondaria di primo grado, con lo scopo di rispiegare loro alcuni argomenti di studio, o aiutare i ragazzi che hanno difficoltà nello svolgimento dei compiti assegnati per casa. Con la nuova organizzazione dei corso di recupero, i ragazzi meno motivati, quelli che presentano alcune difficoltà di apprendimento, gli alunni provenienti da altri Paesi che imparano l’italiano come L2, gli alunni con problemi familiari ed economici, o meglio, tutti
L’INIZIATIVA Accolti con favore i corsi di recupero effettuati due pomeriggi alla settimana presso la scuola di Gambassi Terme
coloro che non hanno la possibilità di essere seguiti nello studio dai genitori, che lavorano, o che non possono permettersi lezioni private a pagamento, hanno l’opportunità di essere seguiti individualmente per tutto l’anno scolastico; possono, così, migliorare il loro metodo di studio, recuperare
le materie insufficienti e farsi rispiegare gli argomenti non appresi in classe. TUTTO QUESTO è stato possibile da quando la nostra scuola ha iniziato una collaborazione con l’associazione «Didasco», che ha sede a Castelfiorentino. Si tratta
di un’associazione di promozione sociale, che ha lo scopo di supportare le istituzioni scolastiche nella loro missione educativa e formativa, al fine di combattere il disagio scolastico e l’abbandono degli studi. Negli anni passati, esisteva già, nella nostra scuola, il recupero pomeridiano, ma esso era organizzato in maniera diversa: era diviso per classi e materie e veniva effettuato soltanto per due mesi all’anno (marzo e aprile); per cui gli alunni potevano rivedere soltanto una parte dell’intero programma. Bisogna ammettere che noi ragazzi, spesso, abbiamo una concezione dello studio del tutto errata: il voto è il nostro pensiero fisso, il nostro unico obiettivo è arrivare a prendere la sufficienza. Il fine che vuole conseguire la scuola, invece, è molto più ambizioso e lo si può riassumere con una parola: “cultura”. Noi crediamo che l’istruzione sia un diritto di tutta l’umanità: una persona che ha cultura riesce a vivere con più sicurezza ed autonomia; la cultura porta un uomo ad essere libero e a non dipendere da nessuno.
L’INCHIESTA VI SIETE MAI CHIESTI COME FOSSE LA SCUOLA AI TEMPI DEI NOSTRI NONNI?
Quando i mancini non erano... in regola
COM’ERAVAMO I ricordi scolastici dei nonni
ABBIAMO intervistato i nostri nonni, che hanno un’età compresa tra i sessanta e gli ottanta anni e abbiamo chiesto come fosse la scuola ai loro tempi. Dai loro racconti è emerso che i maestri erano autoritari, ma allo stesso tempo erano i primi adulti, dopo i genitori, che imponevano delle regole e la disciplina; erano anche le prime persone a cui voler bene, ma di cui avere anche molta paura. Per poter recarsi a lezione, molti di loro dovevano farsi diversi chilometri a piedi ogni giorno. Gli alunni erano divisi nelle classi fra maschi e femmine. Spesso in una classe c’erano bambini dalla prima alla quinta elementare e l’insegnante doveva seguirli tutti contemporaneamente. Chi non rispettava gli ordini e commetteva sbagli, veniva punito con i seguenti castighi: stare per ore in piedi dietro la lavagna o inginocchiarsi sul granturco dietro la cattedra; ma, la punizione peggiore,
se veniva sbagliato un esercizio, se qualcuno parlava con il compagno di banco, consisteva nell’essere picchiato sulle mani con la bacchetta del maestro. I BAMBINI mancini non erano considerati normali; questi poveretti venivano costretti a scrivere con la mano destra. Pensate che un nonno disse a suo nipote mancino: «Te, nini mio, e un tu sei in regola con la legge!». A quei tempi gli insegnanti controllavano anche l’igiene personale degli alunni: mani, orecchie, unghie e collo e, se gli alunni non erano puliti, erano guai! Adesso non si usano più tali metodi, tutto questo è un bene; ma oggi i ragazzi non sono rispettosi ed educati come un tempo. Sarà perché sono state eliminate le vecchie punizioni?
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni: Noemi Aurea, Niccolò Bigazzi, Sara Bonifazi, Giulia Borgoncino, Melissa Capitani, Ginevra Corsoni, Nezha El Moussaine, Gior-
gio Gaglioti, Giulia Gasparri, Davide Gerardi, Saugerta Karreci, Noemi Monti, Olmo Renieri, Maria Cristina Siracusa, Siria Taddei (classe III B, Scuola «G. Gonnelli»,
Gambassi Terme). Il Dirigente scolatico è il professor Salvatore Palazzo. Il docente tutor che ha seguito gli alunni nella realizzazione della pagina è la professoressa Valentina Giglioli.
L’INTERVISTA
Quelle matite che finivano quasi subito DALLE INTERVISTE effettuate, ci ha colpito molto il racconto di una nonna sessantenne che ci ha riferito quanto segue: «I miei quaderni costavano 15 lire l’uno ed erano costituiti da poche pagine, dunque li terminavo in breve tempo; così, visto che la mia famiglia era povera ed avevo altre cinque sorelle che andavano a scuola, chiedevo alla mia compagna di banco di prestarmi un doppione del proprio quaderno, per rimandare il più possibile il momento, per me mortificante, in cui dover chiedere a mia madre di comprarmi un nuovo quaderno; per lei era un problema grosso e si arrabbiava. In prima elementare mi comprarono sei piccole matite colorate, che dovevano obbligatoriamente bastarmi per tutti e cinque gli anni di scuola. Cercavo di usarle il meno possibile, ma era un’impresa ardua non consumarle, stavo attenta a non appuntarle troppo, ma certi colori, come il rosso, il verde, l’azzurro, per colorare il prato, le case, il cielo, finivano in fretta. Ero disperata, non avevo il coraggio di dirlo alla mamma, ma ecco che la mia compagna di banco, generosa e sensibile, la cui famiglia aveva maggiori possibilità economiche, per aiutarmi, mi regalava piccoli pezzetti di vecchie matite che lei avrebbe gettato via, visto che i suoi genitori le compravano ogni anno una nuova confezione. Ancora oggi la ricordo con affetto e la ringrazio tanto».
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CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 2012
Classe II D
Scuola Fucini MONTESPERTOLI
Fine del mondo? No grazie! Le profezie, più o meno vere, che hanno influenzato la vita degli uomini L’INDAGINE
Eppure siamo tutti un po’ superstiziosi SIAMO ANDATI a intervistare delle persone, in giro per Montespertoli, per verificare se credono alla profezia dei Maya sulla fine del mondo e cosa ne pensano. Tra tutti gli intervistati 9 persone su 10 non credono a questa profezia ma alcune di esse si dimostrano superstiziose. Infatti, 4 di esse hanno affermato di credere che il gatto nero porti sfortuna e le altre 6 evitano volentieri di passare sotto le scale. Abbiamo deciso, poi, di fare le stesse domande a tutti i rappresentanti di classe di ogni sezione della nostra scuola. 13 intervistati su 14 hanno risposto di non credere nella profezia dei Maya, ma anche loro sostengono di credere ad altre superstizioni (ad esempio il gatto nero, il sale versato e lo specchio rotto). QUASI tutti gli intervistati, poi, sostengono di intravedere nella recente disgrazia della nave Costa Concordia, affondata all’isola del Giglio, una serie di strane coincidenze. Una su tutte che il fatto si è verificato di venerdì 13 (una data che in molte culture è indice di sventura), a cento anni esatti del naufragio del Titanic ed in entrambi i casi per le due navi al momento del varo non si è rotta la bottiglia di champagne, simbolo di cattivo auspicio. Alla fine possiamo, dunque, dedurre, che sia i nostri concittadini, sia i nostri compagni non credono nella profezia Maya perché era già stata predetta più volte negli anni passati.
IL 21 DICEMBRE 2012 è una data che sembrerebbe segnare la fine o l’inizio di qualcosa: un cambiamento, un passaggio. Ma ci sarà davvero la fine del mondo? Non è la prima volta che viene predetta; già nell’anno 1000 d.C. infatti, gli uomini attendevano l’Apocalisse grazie anche ad alcuni elementi che all’epoca ne confermavano l’avvento (esempio: era un millennio dalla nascita di Gesù, ci fu un’eclissi di sole che a quel tempo nessuno si sapeva spiegare, in concomitanza con l’avvistamento di una balena, animale non proprio conosciuto). ANCORA, un millennio dopo, nel 1999 il mondo attendeva il “Millennium bug “, un problema informatico secondo il quale il 31 dicembre 1999 sarebbero andati in tilt tutti i sistemi informatici del mondo facendo collassare tutte le comunicazioni e gli strumenti elettronici. Una profezia che invece si è avverata è quella secondo la quale Edgar Cayce nel 1929 prevedeva il crollo delle quotazioni di Borsa. Notizia di questi giorni è, invece, che a seguito dei terre-
VITA DI TUTTI I GIORNI Chi crede alla fine del mondo?
moti avvertiti a fine gennaio 2012 nel centro e nord Italia, spunta una nuova profezia del sismologo Raffaele Bendandi. Egli aveva predetto: «Il 5 e il 6 aprile 2012 una nuova serie impressionante di sismi colpirà l’intero pianeta e l’Italia potrebbe essere tra le zone più terremotate». In passato gli era stata attribuita un’analoga “profe-
zia” circa un terremoto che avrebbe dovuto colpire Roma l’11 maggio 2011. Profezia che puntualmente non si avverò. NONOSTANTE il grande clamore suscitato da queste profezie alcuni studiosi smentirono fin da subito che nelle sue carte si trovassero previsioni relative al 2011. In
seguito al terribile sisma di Messina del 28 dicembre 1908 si appassionò ai terremoti sforzandosi di prevederli. Nel 1920 elaborò la sua teoria “sismogenica”. La teoria di Bendandi nacque mentre il sismologo stava compiendo una passeggiata sul bagnasciuga, durante la quale gli venne l’idea che la crosta terrestre, così come i mari, potesse subire gli effetti legati alla Luna. In occasione del terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915, si accorse che l’anno precedente aveva lasciato un appunto in cui lo prevedeva. Nel 1923 davanti ad un notaio decise di mettere a verbale una “profezia”: il 2 gennaio 1924 si sarebbe verificato un terremoto nelle Marche. Bendandi sbagliò di soli due giorni. Fu comunque chiamato dai giornali “colui che prevede i terremoti”. Anche il terremoto del Friuli nel 1976 fu previsto dal sismologo, che tentò di avvisare le autorità senza essere ascoltato. Ora siamo in attesa, ma non “trepida”, di verificare se altre profezie, come quella dei Maya, troveranno conferma.
GLI ANTICHI MAYA LA FINE DEL QUINTO CICLO DEL CALENDARIO PREVEDE CATASTROFI E DISTRUZIONI
Perché profetizzarono la fine del mondo
IL RITRATTO Raffigura un’elegante principessa Maya
LA STORIA dei Maya inizia nel 1500 a.C. nella zona Meridionale nel Messico. Come molti sapranno si trattava di un popolo pre-colombiano che credeva in una lotta continua fra bene e male, in particolare il bene portava la pioggia, il male la siccità. Il giorno era chiamato K’in, venti K’in rappresentavano un Unial (mese), diciotto Unial costituivano l’Haab (anno del calendario astronomico di 360 giorni), più un 19˚ Unial, brevissimo, di solo cinque giorni, Uayed. Oltre a questo calendario ne esisteva anche uno di tipo religioso composto da 260 giorni (13 mesi di 20 giorni.). Il secolo durava 52 anni, venti anni di 360 giorni rappresentano un K’atun. Secondo loro il tempo era ciclico ed ogni ciclo si ripeteva all’infinito. Per loro il mondo aveva passato già 4 cicli di 52 anni e alla fine del 5˚ ciclo, sul mondo si sarebbero scate-
nate catastrofi e distruzioni. Questo momento coincide con la data del 21 dicembre 2012, da qui la profezia che attende per quel giorno la fine del mondo. LA FINE di questo 5˚ ciclo è stata calcolata dal ritrovamento del documento archeologico: “Il codice di Dresda”. Questo come altri codici erano le principali fonti di informazione sulla civiltà Maya. Gli ultimi documenti, poi andati distrutti, furono ritrovati in Guatemala, ultimo territorio conquistato dagli spagnoli. L’opinione di molti studiosi si divide tra chi crede che tale profezia sia solo una delle tante “bufale” e chi crede, come Gronemeyer che il 21 dicembre 2012 accadrà qualcosa, ma non si tratterà dell’Apocalisse, bensì di un grande cambiamento che porterà l’umanità intera ad un rinnovamento profondo.
LA REDAZIONE LA CLASSE II D della scuola Renato Fucini di Montespertoli è composta da: Battista Edoardo, Bianchini Jacopo, Borgognoni Alessio, Cianti Matteo, Conticelli Pietro, Di Paco Ginevra, Dozi Benedetta, Fusi Mar-
gherita, Gori Ruy, Guarducci Alessia, Lazzerini Gabriele, Leoncini Niccolò, Lulli Chiara, Malanchi Alice, Martini Simone, Meucci Lorenzo Lapo, Miniati Emma Jasmine, Nardi Melissa, Rossi Federico, Sac-
coni Agnese, Scatolini Serena. La dirigente scolastica è Margherita Carloni. L’insegnante che ha seguito come tutor i ragazzi nella redazione della pagina è Stefania Chiti.
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VENERDÌ 17 FEBBRAIO 2012
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Classe III A
Ist. Gonnelli MONTAIONE
Dalla caccia ai grilli ai videogiochi Divertimenti e passatempi dei ragazzi di ieri e di quelli di oggi DAI PRIMI decenni del secolo scorso il modo in cui i giovani occupano il proprio tempo libero è cambiato moltissimo. Abbiamo chiesto ai nostri nonni come e con che cosa si divertivano quando erano bambini e le loro risposte ci hanno lasciato sbalorditi. E’ emerso infatti che pochi andavano a scuola e che solo i bambini delle famiglie ricche avevano i giocattoli comprati nei negozi, mentre la maggioranza di loro si divertiva giocando all’aperto. In estate, per esempio, salivano sugli alberi, facevano gare di forza, andavano a caccia di grilli o lucertole, facevano il bagno nel fiume. D’INVERNO invece, quando faceva freddo e le giornate erano corte, stavano in cucina e, poiché le famiglie erano molto numerose, giocavano tra fratelli e cugini con vecchi oggetti in disuso oppure ascoltavano gli anziani raccontare storie intorno al camino. Spesso i giochi venivano costruiti dai loro genitori, come le carrozzine o le culle di legno per le bambole di stoffa, oppure erano fatti pro-
ze dovevano tornare a casa prima del tramonto, invece i maschi potevano anche uscire dopo cena per andare ai circoli in paese.
PALLA O VIDEOGIOCHI? I passatempi dei ragazzi di oggi
prio da loro, come le fionde per colpire i bersagli, costruite usando un ramo biforcuto ed un elastico. IL TEMPO libero non era molto, la maggior parte dei ragazzi erano costretti ad aiutare le proprie famiglie sia in casa che nei lavori nei campi. La possibilità di
divertirsi diminuiva ancor più nell’adolescenza, quando molti giovani iniziavano a lavorare insieme al padre in campagna e le ragazze aiutavano la madre in casa, accudendo i fratelli piccoli, i cugini oppure i nonni. L’unico momento di svago era costituito dalla messa della domenica o dalle occasionali feste paesane. Le ragaz-
COL PASSARE del tempo i bambini hanno ricevuto sempre più attenzioni e giochi, e i loro passatempi sono molto cambiati. Con l’avvento dei primi mezzi di intrattenimento multimediali, primo fra tutti la televisione, i più giovani hanno cominciato a trascorrere il proprio tempo libero in casa, spesso soli davanti ad un video. Oggi il gioco è vissuto dai bambini e dai ragazzi come un’attività prevalentemente individuale, di solito programmata e organizzata dagli adulti, che si svolge al chiuso della propria cameretta. Gli adolescenti, in particolare, trascorrono la maggior parte del loro tempo libero intenti a superare infiniti livelli di un videogioco della Play Station o a “gareggiare”con il computer, dimostrando che è quasi scomparsa la dimensione collettiva del gioco e del passatempo che caratterizzava l’ormai lontana società contadina.
L’INDAGINE ALLA RICERCA DELLE ORIGINI DEL GIOCO: COME NASCE LA ‘MOSCA CIECA’?
Il grande Platone si dilettava con la trottola
CONFUSIONE Troppe ore davanti al video fanno male
I GIOCHI esistono da quando esiste l’infanzia, cioè da sempre. Certamente nemmeno ai bambini preistorici mancò la voglia di divertirsi. Aristotele, famoso pensatore greco, diceva che il gioco, anche per gli adulti, è un momento di felicità. Platone, nell’antica Grecia, trovava nella trottola uno dei suoi svaghi preferiti. E’ curioso osservare che alcuni giochi sono conosciuti in tutto il mondo, con nomi diversi da un luogo ad un altro, ma con regole poco differenti. Cosa dire, per esempio, di “mosca cieca”? E’ un gioco molto noto, ma pochi conoscono le sue origini. E’ nato come imitazione di un dramma mistico in cui il giocatore bendato rappresentava lo spirito del male, cioè il diavolo, alla ricerca di nuove anime di peccatori da condurre con se’ tra le fiamme
dell’inferno. Nel Medio Evo questo gioco veniva chiamato “Cappuccio dell’orbo”; ai tempi del Re Sole era uno dei passatempi preferiti da dame e cavalieri galanti. QUAL È quindi il gioco più antico? Nessuno potrà mai rispondere con certezza a questa domanda. Tra i giochi più noti c’è “Rimpiattino” o “Nascondino”, che è il gioco perfetto per la sua semplicità: ci sono la sorpresa, la ricerca, la corsa, l’emozione della salvezza; è inutile spiegare le regole del gioco, che tutti conoscono, è però interessante osservare il riferimento alla caccia, alle tane, alla ricerca, come se da questo passatempo venisse fino a noi l’eco lontana del gioco più antico, addirittura preistorico. Chi può dimostrare, infatti, che non ne siano stati inventori i “bambini delle caverne”?
LA REDAZIONE LA CLASSE III A di Montaione fa parte dell’Istituto comprensivo «Gonnelli». Ecco i nomi degli studenti: Ceccarelli Davide, Cioni Matteo, Cioni Margherita, Di Marino Alessio, Diana Giulia, Giacomazza Anna-
lisa, Maioli Sabrina, Mazzoni Rachele, Monzitta Irene, Morelli Davide, Morelli Kevin, Musolino Marco, Pomerani Nico, Ricotta Alessio, Tessitore Tania, Ticciati Alessandro, Tognetti Andrea.
Il dirigente scolastico è Salvatore Palazzo, il docente tutor che ha seguito i ragazzi nella realizzazione della pagina è Chiara Landi.
SONDAGGIO
Il nostro tempo libero IL TEMPO libero è un periodo trascorso senza lavoro ed essenziale attività domestica. Si è affermato con l’avvento della società industriale, che ha distinto il tempo lavorativo da quello disponibile per altre attività scelte liberamente. Una volta, ai tempi dei nostri nonni, i bimbi e i ragazzi giocavano liberi nei campi o nelle strade con oggetti semplici che potevano facilmente trovare o costruire. Oggi i ragazzi vivono in una dimensione più intellettuale, in quanto trascorrono la maggior parte del loro tempo a casa, usando mezzi di intrattenimento multimediali. Ci siamo chiesti: ma è veramente così anche nella nostra realtà? Abbiamo quindi deciso di domandare ai nostri compagni di scuola, amici e parenti, di età compresa fra i dodici e i quattordici anni, quale fosse il loro passatempo preferito. Le risposte ricevute hanno sostanzialmente confermato le aspettative: circa l’80% dei ragazzi intervistati ha affermato che preferisce usare il computer, per chattare o navigare in internet; il 15% ha dichiarato che predilige giocare con i videogiochi; soltanto il 5% invece ha detto che ama guardare la televisione. LA MAGGIOR parte degli adolescenti quindi impiega il proprio tempo libero sul computer, in media più di un’ora al giorno, per chattare, anche con persone che non conosce, o navigare in internet, con il rischio di entrare in siti a pagamento o non adatti ai minorenni.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012
Classe II E
Scuola Fucini MONTESPERTOLI
Nativi digitali, chi sono? La generazione tecnologica tra information overload e multitasking IL SONDAGGIO
Tutti connessi Social network che passione! SECONDO un’indagine ISTAT del 2011 le famiglie italiane che hanno un computer in casa sono cresciute rispetto al 2010, passando dal 57,6 al 59% circa. Le famiglie più tecnologiche sono quelle che hanno almeno un figlio minorenne, mentre nelle famiglie di anziani non si trovano molti strumenti tecnologici. Il 52,2% dei bambini di 3 anni utilizza già un computer, mentre i bambini di 6 anni e più sono già in grado di navigare in Internet, di scrivere e-mail e di allegare un file, di usare un motore di ricerca. La maggior parte delle persone impara a usare il computer con la pratica oppure con l’aiuto degli amici, dei genitori o dei colleghi. Abbiamo intervistato 212 ragazzi della nostra scuola, la “Renato Fucini” di Montespertoli, curiosando nelle loro abitudini quotidiane. DAI DATI raccolti è emerso che: il 97,64% dei ragazzi ha un computer, il 92,92% dei ragazzi ha una connessione ad internet, il 76,41% dei ragazzi trascorre al computer meno di 2 ore al giorno, il 17,92% di ragazzi trascorre da 2 a 5 ore al computer, il 2,83% trascorre più di 5 ore al computer, il 17,92% è controllato quando utilizza il computer, il 67,92% è iscritto a un social network, di questi l’87,5% usa Facebook, il 7,63% usa Twitter, il 49,3% usa Msn, il 4,16% usa Skype. Il 96,69% dei ragazzi utilizza altri strumenti tecnologici oltre al computer, per lo più il cellulare.
PER NATIVI digitali si intendono i ragazzi nati già immersi nella tecnologia, ma non tutti concordano nell’attribuire loro una capacità innata nell’uso di questa. Secondo una classificazione di Paolo Ferri, professore all’Università Bicocca di Milano, pubblicata sul sito Information 2.0, i nativi si dividono in: - nativi digitali puri: ragazzi tra 0 e 13 anni che hanno un rapporto sempre più precoce con le tecnologie digitali; - millennials: ragazzi tra 14 e 18 anni considerati in uno stato di transizione nel quale cominciano a utilizzare quasi esclusivamente alcuni tipi di tecnologia in questa fascia di età; - nativi digitali spuri: ragazzi tra 18 e 25 anni che navigano tantissimo in internet, usano il cellulare prevalentemente per inviare sms, foto e video; non guardano quasi più la televisione, non ascoltano la radio e non leggono libri, tranne quelli che studiano. Oltre ai nativi digitali troviamo gli immigrati digitali, coloro che non sono nati con la tecnologia ma vi si sono adattati, per esem-
Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il nostro multitasking
pio nel mondo del lavoro quando il digitale ha fatto la sua comparsa. Bisogna tener presente, però, che anche se la tecnologia ha preso forma con i nativi digitali, a inventarla sono stati proprio gli immigrati digitali. Gli insegnanti hanno affrontato una particolare sfida: stare a stretto contatto con una nuova genera-
zione imbevuta di tecnologia e quindi sono stati obbligati a «digitalizzarsi» anche se spesso si sono trovati senza strumenti per farlo. Paolo Ferri li definisce «eroi contemporanei». DA ALCUNI anni, un po’ in ritardo rispetto ad altri paesi, anche le scuole italiane si stanno digita-
lizzando; in alcune sono state installate le LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) che hanno in un certo senso rivoluzionato il metodo di studio permettendo ai nativi digitali di restare immersi nel «loro mondo» anche a scuola, senza dare per scontato che all’uso diffuso di tecnologia corrispondano migliori apprendimenti. Noi nativi spesso non siamo capaci di focalizzare l’attenzione su un solo argomento e quindi di approfondirlo. Con i nostri smartphone, Ipad, pc ecc. siamo abituati ad affrontare più tematiche insieme, in un sovraccarico d’informazioni chiamato information overload che non ci permette di approfondire un solo argomento. Le nuove tecnologie hanno senz’altro rivoluzionato il nostro multitasking: mentre facciamo i compiti, ascoltiamo musica, guardiamo video, comunichiamo con gli amici attraverso sms e social network con disinvoltura. Noi giovani ci troviamo a nostro agio nel network, chat o cellulare, spesso però con rischi evidenti per la socializzazione quando è presente un uso eccessivo di tali strumenti.
LO STUDIO UNO STUDENTE SU DUE RICEVE IL CELLULARE DAI GENITORI. SOLO IL 5% NON LO POSSIEDE
Il ‘telefonino’: chi non ce l’ha è escluso LE MAGGIORI fonti di comunicazione dei ragazzi sono internet, il cellulare e i social network. Sono mezzi facilmente accessibili che oltre a essere importanti mezzi d’informazione possono talvolta compromettere lo sviluppo socio-affettivo dei giovani che di questi strumenti fanno un uso sbagliato. Il mezzo di comunicazione più usato è sicuramente il cellulare. Per i ragazzi è una specie di dipendenza, e non averlo equivale quasi ad auto escludersi dalla comunità. Il cellulare è usato quasi esclusivamente per navigare in internet e per inviare sms, i quali spesso contengono chiacchiere futili e insensate, giusto per tenersi «in contatto». Col ‘telefonino’ i ragazzi inviano sms e navigano in internet
IN BASE ad una indagine conoscitiva sull’uso
dei cellulari da parte dei giovani condotta nel 2010 dal Centro Studi Minori e Media di Firenze risulta che su un totale di 2.180 alunni, 1.221 hanno ricevuto il cellulare dai genitori, mentre 313 dai parenti. Solo 119 alunni non possiedono un cellulare. QUESTO strumento è spesso motivo di scontro con i genitori: quando un ragazzo vuole un cellulare e cerca di convincere i genitori a comprarglielo, quando i genitori insistono perché i figli siano sempre rintracciabili, quando si finisce il credito troppo velocemente, quando si viene costantemente controllati. Il cellulare si può senza dubbio definire uno strumento molto utile per lo sviluppo tecnologico della comunità, ma deve essere usato con attenzione.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Benedetti Sara, Chiarugi Margherita, Conti Gabriele, De Chiara Gioele, Di Pirro Giovanni, Fanfani Lisa, Frosali Emilia, Galliani Alice, Gremoli Eleonora, Leoncini Le-
andro, Lucarelli Lorenzo, Magrini Niccolò, Mlaiki Anass, Nannoni Massimiliano, Oropallo Niccolò, Pampaloni Leonardo, Piazzini Anja, Poli Rebecca, Tanini Virginia, Variara Daniele, Zefi Ilda (classe II E, scuola
media “R. Fucini”, Montespertoli). La dirigente scolastica è la dottoressa Margherita Carloni e l’ insegnante tutor che ha seguito i ragazzi è la professoressa Simona Elena Ciaramella.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012
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Classe II A
Montanelli FUCECCHIO
Fucecchio è abbastanza ’verde‘? Idee e strategie per conoscere e vivere meglio nella nostra città A FUCECCHIO si respira un bel clima, accentuato dalle numerose aree verdi, anche se non sempre incontaminate. Esse sono collocate, strategicamente, nella ridente cittadina, in modo sparso, sia nel centro che nelle frazioni circostanti. Tali spazi rispettano perfettamente le normative europee e italiane, andando ben oltre i 18 mq per cittadino minimi imposti dalla legge. Ma perché abbiamo la sensazione che queste aree non siano sufficienti per i nostri momenti liberi? La risposta sta nel fatto che questi giardini sono poco frequentati da noi giovani, che preferiamo la tecnologia ai giochi all’aperto. La vera sfida, quindi, è cercare di recuperare questi luoghi, conoscendoli e frequentandoli. Ma come? Magari con l’avvio di una promozione, anche pubblicitaria, di tali spazi, e con l’organizzazione di eventi che invitino i ragazzi a incontrarsi. IL COMUNE, come ci ha testimoniato l’assessore all’Ambiente Massimo Talini, ha la chiara intenzione di impegnarsi per piani-
Il parco è un ‘tesoro’ pubblico che va valorizzato e salvaguardato
ficare una città più “verde” e allora perché non dargli una mano? Ci piacerebbe avere dei campi sportivi per varie attività, per organizzare dei tornei e, magari, avere l’opportunità di colorare una parete apposita, per sfogarsi senza rovinare ciò che è nostro. Un’altra idea potrebbe essere quella di inserire una cartellonistica
adeguata che respingesse l’accesso dei vandali, mettendoli alla pari degli animali, a dimostrazione della loro grande inciviltà. I vandali — come ha dichiarato l’assessore — sono persone che danneggiano cose pubbliche e di valore per puro gusto di distruzione e per mancanza di senso civico.
I vandali, infatti, risultano un problema strutturale che impegna molte risorse economiche e rende non usufruibili alcuni spazi pubblici. Magari, vicino a questa zona, un’area per i cani, dove poterli vedere scorrazzare liberamente, senza troppi divieti. Certo tutto questo deve essere realizzato con la partecipazione di tutti noi e magari anche con una sorta di adozione di quest’area per preservarla e controllarla. Il comune sta già portando avanti l’idea dell’affidamento di alcune aree alle associazioni e alle contrade ma perché non pensare anche a noi ragazzi? Forse se ci fosse data l’opportunità di progettare una zona “tutta nostra”, potremmo anche prendercene cura. LA RISPOSTA alla nostra domanda iniziale, quindi, è che sicuramente Fucecchio è una città “verde”, perché vanta 295.700 mq di spazi, ma c’è bisogno di impegnarsi per il miglioramento di questi tesori verdi, prendendo in seria considerazione l’idea di pubblicizzarli, sensibilizzando tutti alla loro cura.
L’INDAGINE OLTRE LA META’ DEGLI STUDENTI INTERVISTATI AMMETTE DI AVER COMPIUTO ATTI VANDALICI
Si imbratta e si distrugge per “divertimento”
Gli atti vandalici rovinano aree pubbliche e zone verdi
IL VANDALISMO è una delle malattie più gravi che una comunità può subire e spesso sembra non esistere una cura. Per cercare di capire maggiormente questo fenomeno abbiamo effettuato un sondaggio anonimo tra 100 ragazzi che frequentano l’ultima classe della nostra scuola media, per sapere, se avevano mai effettuato atti vandalici e quali erano le ragioni che li avevano spinti a ciò. I risultati sono stati sorprendenti perché ben il 56% degli interessati ha ammesso di aver compiuto azioni simili. Ma la cosa che più ci deve far riflettere riguarda le ragioni che hanno motivato questi «cattivi comportamenti». Il «divertimento» è, infatti, la causa principale che spinge a rovinare aree pubbliche e zone ver-
di, seguito da «rabbia», «noia» e dalle solite «scritte» riguardanti dichiarazioni d’amore. E’ preoccupante riflettere su questi dati, perché ci dicono che gli atti di vandalismo sono compiuti da tutti i ragazzi e non da quelli particolarmente disagiati e che sono spinti da motivi futili, come la noia o il non saper cosa fare ….. C’È BISOGNO quindi di un’educazione più seria e attenta per migliorare il senso civico di tutti, un ‘educazione che deve iniziare dalle famiglie e dalle scuole e che deve portare ogni cittadino piccolo e grande ad avere cura di ogni angolo del nostro paese. Insomma dobbiamo impegnarci tutti per proteggere e migliorare la nostra Fucecchio e i nostri Fucecchiesi.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Acciaioli Isabella, Adorni Tommaso, Anzalone Mirko, Arena Nicolò, Benevento Marco, Chen Francesco, Conti Jacopo, Du Wanglin, Falorni Gianmarco. Fondelli Lin-
da, Garruto Aurora, Garruto Azzurra, Giannotti Roberta, Giovannelli Gabriele, Jiang Jie, Lin Dayou, Lin Enle, Montanelli Matteo, Sani Federico, Sanna Giulia, Tadini Laura Giulia, Vela Dario, Wang Lingfeng,
Wu Wenguang, Yang Ziqiang, Zhang Yi (classe II A, scuola media “Petrarca-Montanelli” Fucecchio). Il dirigente scolastico è la dottoressa Lia Morelli; l’insegnante tutor è la professoressa Emma Donnini.
L’INTERVISTA
L’assessore all’ambiente svela i progetti STAMATTINA abbiamo un ospite speciale nella nostra aula: è l’assessore Massimo Talini ed è venuto a rispondere ad alcune delle nostre curiosità riguardo le aree verdi a Fucecchio. Quante sono le aree verdi attrezzate?
Circa una trentina. Nelle altre, invece, si trovano percorsi segnalati per i turisti. Chi controlla queste aree verdi e quando?
Le aree verdi in concessione vengono controllate dalle associazioni, quelle comunali da parte del personale comunale e, invece, in quelle non intestate a nessuno non è presente alcun controllo. Come potremmo impedire di fare atti vandalici?
Ci vuole, da parte di tutti i cittadini, una consapevolezza e un senso civico maggiore verso i parchi pubblici e le aree verdi comunali. Infine, come sara’ fucecchio fra 20 anni? vivremo in una citta’ con abbastanza aree verdi?
Abbiamo l’intenzione di incrementare le aree verdi e di recuperare il rapporto dei cittadini fucecchiesi con il fiume Arno, costruendo “Il lido di Fucecchio”. E’ in atto un censimento delle piante presenti nelle aree verdi, per tenere tutto sotto controllo. Ovviamente, fra 20 anni dovremmo riuscire ad aumentare l’utilizzo delle aree verdi ed evitare il più possibile gli episodi di vandalismo.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012
Classe II Scuola
Calasanzio EMPOLI
«Se l’abbandoni il cane sei tu» Tra il dire e l’adottare c’è di mezzo… un essere vivente con tutti i diritti RIFLESSIONI
Fido: «Io non posso entrare» SECONDO noi animali questo mondo sarebbe proprio da rifare. Se potessimo cambiare qualcosa, aumenteremmo il numero delle aree attrezzate anche per noi, come alberghi, spiagge oppure abbasseremmo il costo delle nostre pensioni, perché non tutti possono permettersele e quando arriva l’estate spesso ci abbandonano. Se i nostri padroni fossero più responsabili, non servirebbero tutti i divieti che ci sono stati imposti. Quando un uomo è maleducato, lo è anche il cane che lo segue ma non è colpa nostra! Perché non provate a comportarvi in modo diverso? Ad esempio, per strada potreste mettere dei cassonetti per raccogliere i nostri bisogni con dei dispenser per sacchetti e guanti, proprio come quelli che trovate quando andate a fare la spesa al supermercato! Magari le persone diventerebbero più responsabili e la città – che è anche nostra- sarebbe meno sporca. Noi vogliamo farvi sapere che quando ci abbandonate non fate del male solo a noi, ma anche a voi stessi dato che involontariamente possiamo causarvi molte difficoltà! Pensateci bene prima di abbandonarci. Anche se in fondo crediamo che il vero problema sia il cuore della gente. Se pensate di riuscire ad abbandonare chi vi ama incondizionatamente, bello o brutto, simpatico o antipatico, profumato o puzzolente – anche voi uomini puzzicchiate a volte, sapete? – forse non è un problema di educazione, ma di cuore … e quello non si insegna, si ha. Il nostro per voi… e il vostro?
LO SAPETE che un cane è un essere vivente proprio come voi e che ha bisogno di voi? Altrimenti rischiate di diventare vittime di un fenomeno chiamato abbandono, che colpisce uomini e animali soprattutto nei periodi di vacanza. Perché? In primo luogo per inciviltà e mancanza di rispetto. Il nostro amico a quattro zampe vi aspetta fuori con pazienza ogni volta che entrate in un bar o in un negozio, perché i luoghi attrezzati per accoglierlo sono ancora pochi e voi non riuscite a trovare un po’ di tempo per lui? Quanto resistereste legati ad un palo sotto il sole cocente o la pioggia scrosciante? ABBANDONARE un animale è un reato commesso da persone senza un briciolo di cuore e di cervello. Una buona educazione è fondamentale: ai bambini, infatti, bisogna far capire che il nuovo amico ha le proprie necessità e il suo carattere per evitare che diventi un giocattolo che, dopo i primi tempi, diventa invisibile. Gli animali abbandonati spesso si ammalano, sono causa di incidenti
esperti veterinari e di forze dell’ordine che si occupano di indagare sui maltrattamenti ai danni dei nostri amici a quattro zampe; oppure Dog House che utilizza i territori confiscati alla malavita per accogliere gli animali.
PIU’ RISPETTO Per i nostri amici a quattro zampe
stradali o peggio ancora possono unirsi in branchi per procurarsi il cibo e attaccare le persone. Alcuni cani, ad esempio, sono usati nei combattimenti clandestini, organizzati da persone colluse con le organizzazioni mafiose… e poi si parla di razze canine pericolose!
IN ITALIA le regioni più colpite da questo fenomeno sono l’Emilia Romagna, la Campania, la Puglia e la Sicilia. Fortunatamente nell’ultimo anno il fenomeno dell’abbandono è diminuito del 12%, grazie alle numerose associazioni nate per arginare questa pratica come Animal Csi, un team di
LE ISTITUZIONI si stanno muovendo con lo stanziamento di fondi per le amministrazioni regionali, ma l’emergenza è alta perché riguarda anche lo stato delle strutture già esistenti, che sono fatiscenti e pericolanti. Anche il ministero della Salute è sceso in campo attraverso spot televisivi e manifesti diffusi in tutte le città per sensibilizzare la coscienza dei cittadini. Quello che serve ai nostri amici è solo un posto caldo, accogliente dove potersi riparare dal freddo, una ciotola di acqua e un po’ di croccantini. Non bisogna dimenticare che il miglior amico dell’uomo è da secoli il cane che regala affetto e compagnia in cambio di niente, oltre ad esserci utile in situazioni di emergenza. Fa parte della tua famiglia perciò “se l’abbandoni, il cane sei tu”.
L’INTERVISTA ABBIAMO VISITATO UN CANILE NEI DINTORNI: ECCO COSA ABBIAMO SAPUTO
Duecento ospiti, pochissime le risorse Quanti animali avete? «Ora ospitiamo circa 200 cani, nessuno è in gravi condizioni ma molti sono anziani. Si tratta per lo più di animali abbandonati: alcuni arrivano dal recupero sul territorio del comune, altri vengono trovati da privati, altri ancora tolti a padroni incivili e poi ci sono quelli lasciati da persone in difficoltà. A loro cerchiamo subito di dare una mano ma non sempre ci riusciamo. In media ne accogliamo più di un centinaio ogni anno: quelli iscritti all’anagrafe possono essere restituiti ai padroni, ma si tratta di una piccola percentuale; gli altri purtroppo restano al canile, se non vengono adottati». Se non adottiamo un nuovo amico, come lo aiutiamo?
CANILE Molti degli animali sono anziani e bisognosi di cure
«Prima di tutto ricordiamoci che è un essere vivente, che ha dei sentimenti e deve essere rispettato. Ri-
guardo all’adozione, dopo un primo colloquio con la famiglia, visioniamo il luogo dove il cane andrà a vivere e solo dopo alcuni incontri, vi affidiamo il vostro nuovo amico. Si può aiutare i nostri ospiti anche attraverso delle visite, portandoli fuori regolarmente o con le adozioni a distanza». Come fate a tirare avanti?
«Per fortuna ci sono ancora persone che hanno del tempo da dedicare a questi poveri animali, mettendosi a disposizione. C’è chi ha creato un sito inserendo le foto dei nostri ospiti, come Arca canile, oppure calendari da acquistare con una piccola offerta. Il lato economico è desolante: abbiamo un piccolo contributo del Comune, ma non è sufficiente. Mancano i soldi a tutti, figuriamoci andarli a chiedere per i nostri ospiti. Facciamo il possibile con i tesseramenti, le feste, i gadget, le cassettine per le offerte ma non basta mai».
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Francesco Barbetti, Matteo Bellucci, Allegra Boretti, Gabriele Calvisi, Alberto Denneval, Kevin Domina, Alessia Ferrari, Federico Fulignati, Giulia Gril-
lai, Anna Lentini, Paolo Meacci, Antonio Muritano, Alessio Nunziata, Samuele Pignataro, Lorenzo Polloni, Martina Pranzile, Alessandro Prattichizzo, Francesco Rocchini, Matilde Salvadori, Giulia
Zari (classe II, Istituto Calasanzio). Il dirigente scolastico è Padre Romeo Piroli e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi è la professoressa Monica Miglietta.
CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012
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Classe II P
Sc. Busoni EMPOLI
Nella scuola attenti ai “bidoni”! Impariamo a riciclare senza errori con il progetto Ecoscuola NEL NOSTRO istituto è in atto un progetto per l’ educazione alla salute dell’ ambiente. Il primo passo verso questa iniziativa, è l’alfabetizzazione ambientale. I principali scopi sono: acquisire un comportamento adeguato nei confronti dell’ambiente, saper distinguere i diversi tipi di rifiuti, rendersi conto dell’ importanza di utilizzare le energie e i metodi di lavoro eco-sostenibili, essere coscienti del fatto che le risorse naturali non sono illimitate. Vengono proposte numerose attività ricreative per comprendere meglio il funzionamento della raccolta differenziata, ad esempio sono previsti : un concorso grafico tra le classi che prevede la produzione di un manifesto per pubblicizzare la raccolta differenziata, un laboratorio didattico “Il riciclo creativo”, la pulizia e cura periodica del giardino, eventuale visita ad un’azienda che si occupa di trattamento o smaltimento ed una giornata ecologica conclusiva
pio: da resti organici si possono ottenere concimi, dalla plastica si possono creare nuove bottiglie, dalla carta, nuova carta; inoltre, alcuni rifiuti possono produrre , con la loro fermentazione, biogas (anidride carbonica e metano) impiegati generalmente come combustibili.
RACCOLTA E’ entrato in vigore il sistema porta a porta
con la presentazione dei lavori svolti. QUESTO argomento ci impegna tutti perché si tratta di un’emergenza ambientale tanto difficile da affrontare perché ognuno di noi produce tanti rifiuti senza pensare ai danni fatti all’ambien-
te. Nell’educazione, in tutte le materie, ed in particolare in quelle scientifiche bisogna infatti affrontare il problema rifiuti che, invece di essere considerati come tali, dovrebbero essere visti positivamente come risorse; da essi, infatti, si possono ricavare oggetti o materiali ancora utilizzabili, per esem-
DAL MESE di luglio, anche ad Empoli è iniziata la raccolta “porta a porta”ed ora c’è anche a scuola, nelle nostre aule o nei corridoi ci sono diversi “bidoni” e contenitori, che, a dire il vero, erano già utilizzati anche negli anni scorsi: per la carta, per la plastica e tetrapak, per le pile, per i toner e cartucce delle stampanti, per l’organico e per i “ tappini”. Sono diversi anni che nell’istituto vengono raccolti e consegnati ad un volontario i tappi di plastica delle bottiglie, dei detersivi, dei flaconi, dei barattoli. Essi vengono venduti alle aziende e i soldi raccolti vengono dati per il progetto: “dall’acqua per l’Acqua”, cioè per costruire pozzi in Tanzania.
L’INTERVISTA NELLA SCUOLA C’E’ ANCORA QUALCHE DIFFICOLTA’ A RISPETTARE LE REGOLE
Senza le custodi la raccolta non si può fare NELLA SCUOLA le bidelle sono “il motore” che fa funzionare la raccolta differenziata. E’ per questo che noi ragazzi siamo andati in portineria per porre loro alcune domande; eccone alcune: gli anni scorsi veniva fatta la raccolta differenziata?, ci sono difficoltà ad effettuarla?, gli studenti collaborano alla riuscita di questo progetto? E gli insegnanti?, fra le custodi ce n’è una che si occupa in particolare della “differenziata”?, è migliorato il servizio dal tempo dei nostri genitori?
LE BIDELLE Sono il vero ‘motore’ della raccolta differenziata
RILEGGENDO e riassumendo le risposte abbiamo capito che questo modo di raccogliere il sudicio è positivo, perché, diversamente da prima, si produce meno “grigio”e abbiamo notato che tutte le custodi si occupano della buona riuscita dell’iniziativa. Ci
sono, però, ancora dei problemi , infatti non sempre i ragazzi stanno attenti nel separare i rifiuti; mentre parlano, ad esempio durante l’intervallo, si distraggono e mescolano la carta con la plastica e così via. Anche gli insegnanti qualche volta si imbrogliano! Inoltre alcuni studenti che aspettano il pullman sui marciapiedi intorno alla scuola gettano succhini ecc. nel nostro giardino. LE NOSTRE bidelle ci hanno dato alcuni suggerimenti: leggere bene le etichette delle merendine e degli altri prodotti per mettere ogni rifiuto nel sacco o nel bidoncino giusto, aumentare la raccolta dei tappini, migliorare ancora l’informazione, se possibile con la presenza di uno specifico operatore, non buttare carta o altro in terra poiché si mescola e diventa difficile separare.
LA REDAZIONE ECCO gli alunni della 2P della scuola secondaria di 1˚ grado “ Busoni-Vanghetti” di Empoli che hanno realizzato la pagina: Baccellini Teresa, Barnini Mirco, Biocca Eleonora, Calore Elias, Calugi Chiara, Car-
dullo Alberto, Cini Alberto, Cogotti Denise, Esposito Sara, Folino Carmelo Massimo, Gori Alessia, Grifò Adriano, Innocenti Miriam, Mancini Allegra, Marcandrea Sveva, Niccolini Daniele, Passigli Guido, Pie-
rantozzi Emiliano, Riva Rachele, Rizzo Giuseppe, Salvadori Mattia, Tammone Lorenzo, Videtta Davide, Zefferini Marco. La dirigente scolastica è Rossana Ragionieri, l’insegnante tutor Antonella Bertini.
LA CURIOSITA’
Come si riciclava prima di noi NELL’ANTICHITÀ come si raccoglievano e smaltivano i rifiuti? Alcune risposte ci arrivano dai fossili, infatti le conoscenze che abbiamo sugli uomini dell’età della pietra derivano dai resti dei rifiuti. A quanto pare i primi a sentire il bisogno di pulire le città furono i Greci che stabilirono dei doveri, in modo che la spazzatura non venisse buttata intorno ai centri abitati: ad Atene dieci sorveglianti tenevano d’occhio il lavoro dei netturbini (generalmente schiavi). A Roma veniva utilizzata la fognatura Cloaca Massima, ma spesso chi abitava ai piani alti gettava la spazzatura e svuotava i vasi da notte dalla finestra. Nel Medioevo le persone vivevano in poco spazio dentro le mura della città, così i residui ed altro venivano buttati dalla finestra tanto da formare dei cumuli: si ebbero infatti molte epidemie. Con il Rinascimento si iniziarono a ripulire le strade e a svuotare i pozzi neri; nel 1500 c’erano i “navazzari”, specie di netturbini che caricavano i rifiuti con un carro. Con il passare del tempo aumentò l’impegno per la pulizia urbana, ma aumentarono anche i problemi legati alla rivoluzione industriale. All’età dei nostri nonni e bisnonni tutto era diverso da oggi, prima di buttare un oggetto si cercava in tutti i modi di ripararlo e di riutilizzarlo, la cenere era usata per lavare i panni, gli avanzi di cibo venivano dati ai maiali. In generale la spazzatura prodotta era poca rispetto a quella che produciamo noi.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
Classe II H
Montanelli FUCECCHIO
I soliti giovani sessant’anni dopo Abitudini e stili di vita dei ragazzi degli anni ‘40 e di quelli del 2012 L’INTERVISTA
Un ’ragazzo’ del 1940 si racconta QUAL ERA il mezzo di informazione più usato negli anni ‘40? Cosa facevano nel loro tempo libero i “giovani di allora ”? Abbiamo intervistato un fucecchiese doc, nonno di una nostra compagna di scuola. «Risiedo con la mia famiglia a Fucecchio da sempre (circa 68 anni). Il mezzo di informazione per eccellenza di quando avevo circa 12 anni era la radio, poi i giornali, gli amici e la famiglia. Il mio tempo libero lo trascorrevo ascoltando la radio, leggendo dei libri, facendo girate con la bicicletta, giocando con gli amici nei giardini delle varie case. Molte volte ci si incontrava in piazza Montanelli e poi facevamo un giro per il paese. Ci piaceva andare sull’Arno che, come cita una nota canzone fiorentina, era d’ argento. Sulle sue sponde era facile osservare le varie attività che si svolgevano: gli scavi di sabbia, ghiaia, argilla, tufo e il loro trasporto, con i barchini, nei luoghi di raccolta dove venivano scaricati in grandi mucchi sulle sponde. Osservavamo i pescatori, che utilizzavano vari sistemi di pesca, e il cui prodotto era fonte di vita nel paese; d’estate andavamo a farci il bagno (molto pericoloso perché alcune volte le persone morivano affogate) e a prendere il sole sulle rive. Io e i miei amici ci incontravamo nei locali di Piazza Montanelli, girando per il paese scherzavamo e chiacchieravamo insieme».
GLI ADOLESCENTI sono descritti come ragazzi “svogliati”, maleducati, poco motivati a scuola, vagabondi in famiglia. Noi, che siamo adolescenti, abbiamo voluto provare a capire come le cose siano cambiate negli ultimi sessanta anni e se chi, negli anni ’40, era un adolescente era tanto diverso da noi. Com’erano, quindi, i giovani di cinquant’anni fa? Fucecchio si presentava diversa da come è oggi: non c’erano tutti i negozi e i locali di svago che ci sono ora. Una volta ci si ritrovava nelle case e nelle piazze del paese, oppure sull’argine dell’Arno. Il bisogno di incontrarsi era forte perché non c’erano altri mezzi per comunicare. Riguardo l’abbigliamento i ragazzi di ieri non possedevano molti vestiti: c’era l’abito che si portava a scuola, quello che si indossava in casa e quello che si metteva la domenica. Nel passato i rapporti sociali tra maschi e femmine erano rari. Se i ragazzi e le ragazze si frequentavano venivano subito considerati fidanzati. Si incontravano alle feste
La ‘difficile’ conversazione tra un anziano e un adolescente
dove, di solito, parlavano e si scambiavano le proprie idee. I giovani erano molto educati e veniva insegnato loro a dare del lei fin da piccoli. I ragazzi degli anni ‘40 non avevano a disposizione molti mezzi di trasporto eccetto la bicicletta che era quello più comune, altrimenti andavano a piedi. Oggi, invece, i
giovani sembrano trovarsi di fronte ad una realtà completamente diversa. GLI ADOLESCENTI si incontrano molto meno faccia a faccia, e più virtualmente. Perché? Spesso perché i genitori non permettono ai figli di uscire da soli, perché sono al lavoro tutto il giorno e il
computer o il telefono sono i mezzi più semplici per comunicare con il resto del mondo. Quello che è certo, però, è che chattare non è mai divertente quanto trovarsi in piazza Montanelli il sabato pomeriggio con gli amici. Un grande passo avanti è stato fatto nel rapporto tra sessi diversi: si può stare insieme ragazzi e ragazze, incontrandosi nei luoghi pubblici, ridendo e scherzando. Seguire la moda è molto importante e si acquistano capi firmati e tantissimi accessori. Il linguaggio è piuttosto scurrile e qualcuno manca di rispetto agli adulti ma, anche nel 2012, si riesce ad essere ragazzi educati. I giovani, quindi, del 2012 sono veramente i soliti di quelli degli anni ’40, con molte opportunità in più, certo, ma anche con molte paure in più. Può essere cambiato il nostro modo di comunicare ma, sicuramente, non siamo tutti maleducati e svogliati. Siamo solo giovani…i soliti giovani di qualche anno fa, cambiati dal mondo che è cambiato intorno a noi.
RIFLESSIONI È POSSIBILE CHE GENERAZIONI DIVERSE SI INCONTRINO?
Dialogo nonni e nipoti: via i pregiudizi
Il confronto tra la Piazza Montanelli del 1940 e quella di oggi
LA NOSTRA generazione trascorre poco tempo con i nonni. Negli anni ’40 era più semplice stare insieme perché, vivendo nella stessa casa e non essendoci né la televisione né i videogiochi, era piacevole stare con i “grandi” della famiglia, magari a farsi raccontare delle storie. In quel periodo, la maggior parte delle cose si imparava da loro perché, con la propria esperienza, insegnavano ai giovani come comportarsi e cosa fare nel corso della giornata. Invece oggi noi ragazzi frequentiamo per molti anni la scuola e riteniamo di poter imparare a vivere guardando i personaggi famosi in TV. Con i nonni passiamo poco tempo sia perché non viviamo più assieme sia per i diversi interessi. La domanda è: «Quali sono gli errori che stanno commettendo le due generazioni?» Gli anziani pensano che la nostra generazione sia ir-
rispettosa e irresponsabile, ma allo stesso tempo più organizzata perché riusciamo a conciliare lo sport e lo studio. Noi, invece, pensiamo che loro siano all’antica e che non vogliano saperne di novità. Quindi gli sbagli sono di ambedue le fasce d’età. Come potremo riuscire a mettere in relazione giovani e anziani? Noi potremo aiutarli a conoscere tutti i mezzi di comunicazione che amiamo per far scoprire loro l’ utilità delle innovazioni. Loro potrebbero mostrarsi più disponibili ad ascoltarci e insieme potremo iniziare a utilizzare facebook e gli sms. Noi potremo fare altrettanto seguendo i nostri nonni nelle loro passioni: l’orto, la cucina, la politica,… Anche se questo passaggio sarà lungo e ricco di ostacoli, ci permetterà di avere due generazioni molto più complete, che convivono serenamente con le usanze di ieri e di oggi.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Ajazi Mariglen, Amadi Andrea, Calafateanu Gabriel Danut, Casalini Elisabetta, Ceccarini Luca, Dei Alice, Fastelli Francesco, Giannelli Giada, Guidi Lorenzo, Har-
bans Tania, Laurenza Alessia, Liberto Gianluca, Mazzantini Lorenzo, Migliorini Aurora, Molishti Emilena, Montanelli Rebecca, Parentini Viola, Peisic Camelia Elena, Pellegrino Giulia, Signorini Alice, Spi-
na Lorenzo, Vasquez Vizcardo Maria Fernanda, Xiang Sofia, Zhang Shuting, Zheng Giuseppe, Zito Luigi (classe II H, scuola “Petrarca-Montanelli” Fucecchio). Dirigente Lia Morelli; tutor Emma Donnini.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
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Classe II B
Bacci-Ridolfi CASTELFIORENTINO
A scuola nei giorni della crisi Le conseguenze dei ‘tagli’ nella vita quotidiana degli studenti NELLE SCUOLE, come in tutti gli altri luoghi della vita pubblica, si sente la crisi. Noi abbiamo voluto misurarne gli effetti, visitando le aule e ascoltando le parole degli studenti e degli insegnanti della Scuola Media Bacci-Ridolfi. Abbiamo così constatato che molte attrezzature sono vecchie o mancanti, i banchi sono spesso rotti e sporchi — anche per la pessima abitudine di quegli studenti che vi attaccano sotto le gomme masticate e vi incidono sopra scritte varie —. In molte aule mancano le cartine geografiche e manca perfino un vocabolario. Solo 6 classi su 22 sono state dotate di lavagne interattive, mentre le altre sono ancora alle prese con il gesso. Il laboratorio d’informatica non funziona più da tempo e ospita vecchi computer ormai inutilizzabili. In alcune aule al pianterreno c’è cattivo odore per il malfunzionamento della fognatura. Per le scale s’incontrano file di studenti, alla ricerca di una classe che li accolga, durante le ore di assenza dei loro insegnanti. A volte è anche difficile trovare un bidello disponibile. Ma ecco le domande e le risposte
Il salvadanaio della scuola con gli ultimi centesimi di euro
della nostra indagine AGLI STUDENTI: “Che cosa vorreste cambiare nella nostra scuola?“ Vorremmo rinnovare la tinta delle pareti, vorremmo avere banchi nuovi, vorremmo una scuola più pulita e ci piacerebbe avere anche dei laboratori (arte, scienze e chi-
mica). Se ci fossero più professori, quindi più ore, vorremmo dedicarci alla fabbricazioni di nuovi cartelloni, fare più gite...infine vorremmo che venissero riparati i tombini. Ai professori: “I ragazzi hanno fatto delle richieste, Sarebbe possibile realizzarle?” Se ci fossero soldi sarebbe possibi-
le. Ma ora come ora no, perché gli unici soldi che la scuola ha a disposizione li sta già usando per rifornire i bagni e il pronto soccorso… l’unica soluzione possibile sarebbe il volontariato. Al professore responsabile della sicurezza: “La mancanza di soldi per pagare le sostituzioni dei professori assenti occasionalmente, costringe i ragazzi a spostarsi nella scuola. La sicurezza è garantita?” E’ in atto una regola che stabilisce che gli alunni sono divisi in gruppi prestabiliti e raggiungono le aule più vicine. Tuttavia per la scarsità di personale questa fase richiede a tutti un’attenzione maggiore. Per fortuna, in questo quadro desolante, abbiamo trovato speranza nell’incontro con la nostra Dirigente, la quale ci ha detto che «per avere più bidelli, adesso, bisognerebbe clonarli e che la sistemazione definitiva delle fognature richiederebbe grossi interventi strutturali», ma ha concluso: «al di là della mancanza di fondi, la qualità di una scuola la fanno soprattutto i suoi studenti e i suoi insegnanti».
L’INIZIATIVA UN MERCATINO PER ‘ANDARE IN GITA’
Quando il bisogno fa riscoprire la solidarietà
Piazza Gramsci: la piazza del nostro mercato solidale
LE GITE sono le occasioni più belle della scuola media. L’anno scorso, da noi, alcuni ragazzi, non potendosi permettere le uscite, sono dovuti rimanere a scuola. «Credete sia bello rimanere a scuola mentre tutti gli altri se ne vanno, solo per mancanza di denaro?» Per noi ragazzi delle sezioni A, B e C questo non era assolutamente giusto, così con la professoressa Anna D’Ettorre abbiamo organizzato un mercatino di Natale, in modo da accumulare fondi a favore di compagni meritevoli ma svantaggiati. Durante le ore di tecnologia, gli alunni hanno costruito oggetti di legno, di carta e di altri materiali riciclati, per poi venderli. Noi della 2ª B abbiamo preparato pulcini di legno di diverse dimensioni, farfalle, sempre con il legno, palline di carta e tanti altri oggetti carini. Que-
sta attività ci piaceva moltissimo, perché con le nostre mani costruivamo molte cose e oltretutto ci divertivamo così tanto da non sentire la fatica e da sembrare ‘autentiche macchinette’. Il mercatino si è svolto sabato 17/12 e domenica 18/12 nella piazza centrale di Castelfiorentino. Mentre alcuni di noi raccoglievano i soldi in un cofanetto, altri facevano il giro dei banchi con alcuni lavoretti in mano, per attirare i clienti. La cifra totale del ricavato è circa 800 euro; adesso, con questi soldi, la scuola offrirà un contributo alle singole famiglie, che non possono pagare per intero le gite ai figli. Questa esperienza, che vorremmo tanto ripetere l’anno prossimo, è stata davvero fantastica e ci ha fatto capire che, quando ognuno dà un piccolo contributo di lavoro e di creatività, alcuni problemi si possono ridimensionare.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Kelly Ademi, Matteo Aggravi, Martina Altamore, Giorgia Cambi, Rebecca Comparato, Simone D’Angelo, Giacomo De Stefano, Maya Di Paola, Housam El Othmani, Camil-
la Fiorentino, Elisa Lari, Matteo Lovito, Francesco Marini, Fabiola Maroni, Tommaso Meloni, Stefanina Montella, Federico Nespola, Meris Neziri, Francesca Palazzotto, Mengdie Pan, Ledion Pashaj, Federica
Pisino, Eleonora Spataro, Platini Tarja, Andrea Taviani (classe II B, scuola media “Bacci-Ridolfi” Castelfiorentino). Dirigente Simonetta Ferrini. Insegnanti tutor Patrizia Bacciottini e Daniela Volterrani.
LA PROPOSTA
Restiamo a casa di sabato I PERIODI di crisi nella storia sono sempre periodi di rinnovamento, perché portano ad aguzzare l’ingegno, per cercare, o magari solo per sognare, soluzioni. Nel guardarci intorno, noi abbiamo riflettuto sulla qualità della nostra vita scolastica e ci siamo detti: Che fatica andare a scuola anche il sabato! Perché, mentre tutti i lavoratori sono a casa, noi studenti siamo qui nei banchi? Se ci riposassimo due giorni di seguito ci riposeremmo meglio e potremmo fare gite più lunghe e divertenti con i nostri genitori; magari chi ha la casa la mare potrebbe andarci anche nei fine settimana invernali e primaverili. Intanto a scuola i riscaldamenti rimarrebbero spenti un giorno intero e gli scuolabus farebbero due viaggi in meno. Ma, durante la nostra inchiesta, i professori ci hanno fatto riflettere sul fatto che per avere il sabato senza lezioni bisognerebbe stare a scuola più a lungo ogni mattina e fare dei rientri pomeridiani. Inoltre bisognerebbe allestire uno spazio per la mensa, che in questo momento non esiste. Alcuni ragazzi, poi, hanno obiettato che di pomeriggio hanno gli allenamenti sportivi e temono di doverli annullare o di doverne ridurre la durata. Per noi già adesso le ultime ore della mattina sono quelle più pesanti. Però continuiamo a sognare una scuola che funzioni dalle 8 alle 14, magari con piccoli intervalli ogni due ore, e il sabato finalmente libero!
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CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 2 MARZO 2012
Classe IIIB
«Gonnelli» GAMBASSI TERME
Cambiare per un futuro migliore Il tempo sta per scadere: l’umanità ha solo 10 anni per invertire la rotta RIFLESSIONI
Tocca a noi scrivere la storia CON la moderazione, l’intelligenza, la condivisione possiamo tracciare una nuova avventura umana. Tutto il mondo ormai è in allarme. Il costo delle nostre azioni è alto, ma è troppo tardi per essere pessimisti! Ciò che importa non è quello che è andato perso, ma ciò che resta. Ecco qualche esempio virtuoso: il Gabon è uno dei più grandi produttori di legno al mondo; ha imposto l’abbattimento selettivo: non più di un albero per ogni ettaro, le foreste sono la sua principale risorsa economica e devono avere il tempo di rigenerarsi. Nella Corea del Sud le foreste, un tempo devastate, grazie ad un programma di rimboschimento, ora ricoprono il 35% del Paese. Il Costa Rica ha fatto una scelta tra le spese militari e la conservazione del territorio: il Paese non ha più un esercito ed ha investito in istruzione ed ecoturismo. A Friburgo, in Germania, ci sono case che producono la loro energia: 5000 persone vivono nel primo ecoquartiere esistente al mondo; i governi di Islanda, Austria, Svezia, Nuova Zelanda, hanno deciso che lo sviluppo delle energie rinnovabili sarà, d’ora in poi, la loro priorità. Una soluzione per il futuro? Non la sappiamo ancora. La cosa certa è che i rimedi esistono e noi dobbiamo cambiare le cose! È il momento di collaborare. Tocca a noi scrivere il seguito della nostra storia: INSIEME!
FORESTE, cascate, montagne, laghi, mari, spiagge, isole: meraviglie del nostro pianeta, che non tutti gli esseri umani riusciranno a visitare. La natura, in alcune parti del mondo, ha dato veramente il meglio di sé; ma noi uomini non stiamo facendo altrettanto. La vita, un miracolo dell’universo, è apparsa 4 miliardi di anni fa e noi uomini soltanto 200.000 anni fa, durante i quali siamo riusciti a distruggere l’equilibrio essenziale alla vita. Abbiamo provocato fenomeni che non possiamo controllare; fin dalle nostre origini, aria, acqua e forme di vita erano intimamente collegate, ma di recente abbiamo spezzato questi legami. Abbiamo plasmato la terra a nostra immagine. Come farà questo secolo a portare il peso di 9 miliardi di essere umani, se ci rifiutiamo di fare i conti con quello che solo noi abbiamo fatto? OGGI l’umanità, dicono gli scienziati, ha solo un decennio per porre rimedio a ciò che lei stessa ha
sta; un mammifero su quattro, un uccello su otto, un anfibio su tre, è a rischio di estinzione; le specie stanno scomparendo ad un ritmo 1000 volte più veloce del tasso naturale; ¾ di aree di pesca sono impoverite, esaurite; la temperatura media degli ultimi 15 anni è stata la più alta mai registrata; la calotta polare si è assottigliata del 40% in 40 anni; potrebbero esserci almeno 200 milioni di “rifugiati climatici” entro il 2050. Siamo noi la causa di tutti questi problemi e noi dobbiamo trovare la soluzione di essi. L’uomo, fino ad oggi, ha creduto che tutte le risorse fossero inesauribili, quando invece nulla è eterno. LA TERRA BRUCIA Il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani
causato. Questa è la preoccupante situazione attuale: il mondo spende 12 volte di più in investimenti militari, che in aiuti ai Paesi in via di sviluppo; il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse; 1 miliardo di persone al mondo non ha accesso all’acqua potabile; 5000 persone muoio-
no ogni giorno a causa dell’acqua insalubre; quasi 1 miliardo di persone soffre la fame; più del 50% dei cereali venduti nel mondo è usato come cibo per animali o come biocarburante; il 40% dei terreni coltivabili ha subito danni a lungo termine; ogni anno scompaiono 13 milioni di ettari di fore-
A SCUOLA, abbiamo affrontato spesso questo argomento e fatto riflessioni; sono uscite tante parole dalle nostre bocche, tutti concetti astratti, che ci sono sembrati lontani. Siamo noi, invece, future generazioni, che dobbiamo concretizzare queste parole, per garantire ai nostri figli e ai nostri nipoti un futuro migliore: cambiamo l’oggi, per un domani come ieri!
L’INIZIATIVA LA VISIONE DI UN DOCUMENTARIO HA AIUTATO A CAPIRE LO STATO DI SALUTE DELLA TERRA
«Le scelte giuste salveranno il mondo»
STOP E’ necessario frenare la deforestazione della Terra
LE NOSTRE riflessioni sono scaturite dalla visione del documentario Home, di Yann Arthus-Bertrand, che tratta di ambiente e di cambiamento climatico, diffuso il 5 giugno 2009 nelle sale cinematografiche di 50 Paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente. Tale proiezione ha visto coinvolti tutti noi alunni di Gambassi e Montaione e i nostri genitori. Abbiamo chiesto ad alcuni genitori presenti, cosa credono sia necessario fare per salvare il nostro pianeta. Il padre di Mattia ha detto: «Le opportunità per poter migliorare l’ambiente in cui viviamo ci sono; c’è sempre la volontà di ottimizzare la qualità della vita; ciò vuol dire non riproporre più gli errori che sono stati fatti fino ad oggi. Intanto dobbiamo fare in modo che tutti siano a conoscenza del problema e poi riusci-
re a gestirlo, anche se c’è una parte di mondo che non vuole ascoltare, perché prevalgono gli interessi economici». E la mamma di Olmo: «Ognuno di noi, guardando Home, ha trovato implicazioni etiche, religiose, politiche, su cui potersi confrontare; e, comunque la si pensi, è impossibile non essere d’accordo sul fatto che il nostro pianeta sta soffrendo e che bisogna trovare il modo di cambiare questa realtà. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare delle scelte, può comunicarle, può condividerle: la modifica, anche di un solo tipo di comportamento, può avere effetti esponenziali, effetti a catena, che potrebbero davvero portarci ad un nuovo modello di organizzazione sociale. Diciamo, quindi, sì alla speranza, sì alla forza e all’intelligenza delle nuove generazioni, affinché sappiano dare un futuro a questa umanità».
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni Aurea Noemi, Bigazzi Niccolò, Bonifazi Sara, Borgoncino Giulia, Capitani Melissa, Corsoni Ginevra, El Moussaine Nezha, Ga-
glioti Giorgio, Gasparri Giulia, Gerardi Davide, Karreci Saugerta, Monti Noemi, Renieri Olmo, Siracusa Maria Cristina, Taddei Siria (classe III B, Scuola media «G.
Gonnelli», Gambassi Terme). Il Dirigente scolastico è il professor Salvatore Palazzo. Il docente tutor che ha seguito gli alunni nella realizzazione della pagina è Valentina Giglioli.
CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 2 MARZO 2012
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Classe IID
«Boccaccio» CERTALDO
Via alla raccolta porta a porta Ecco le novità nelle abitudini della vita quotidiana di Certaldo LA VITA cittadina di Certaldo ha registrato una fondamentale novità: lunedì 30 gennaio è partita la raccolta dei rifiuti porta a porta, una ventata di freschezza che riguarda tutti, ma soprattutto noi ragazzi, al fine di assicurarci un futuro ambientale “più colorato e meno grigio”. Ad ogni famiglia sono stati forniti quattro contenitori di colore diverso e dimensione variabile in base ad esigenze di spazio e produzione di rifiuto. Il contenitore marrone viene utilizzato per il “Recupero”, cioè per i rifiuti organici come avanzi di cibo, piccole potature, tappi di sughero, lettiere; quello blu adoperato per il “Riciclo”, ovvero per imballaggi in plastica, metalli, tetrapak, polistirolo; quello giallo per riciclare la carta ed il cartone; ed infine quello grigio per i rifiuti che non possono essere recuperati, come giocattoli, cancelleria, pannolini,oggetti rotti. Gli addetti di Publiambiente passano di casa in casa per ritirare i rifiuti secondo un calendario prestabilito, consegnato ai cittadini. Dopo i primi sei mesi di
RISORSA La città più colorata dove i rifiuti non sono un problema
prova la raccolta dei contenitori marrone, blu e giallo sarà sempre gratuita, ma per l’indifferenziato gli utenti avranno diritto solo a quattro scarichi gratuiti l’anno; ogni ulteriore svuotamento sarà addebitato in bolletta. Via dalle strade i vecchi cassonetti, ciò che rimane sono solo le
campane per la raccolta vetro ed i contenitori gialli per il recupero indumenti. IL MOTIVO per il quale è stata avviata l’operazione è il riempimento delle discarica di Montespertoli che riceve i rifiuti del circondario della Valdelsa, causato
proprio dai noi cittadini poiché non tutti ed in maniera così meticolosa abbiamo mai fatto la raccolta differenziata. I benefici del nuovo piano riguarderanno direttamente l’ambiente, che sarà nel futuro meno inquinato, ma anche i cittadini, che saranno educati al riciclaggio. Lo scopo principale è quello di diminuire la quantità di indifferenziato prodotto, evitando di costruire una nuova discarica che rovinerebbe non solo la qualità dell’ambiente, ma anche l’incommensurabile bellezza del paesaggio toscano. Impegnarsi per una seria raccolta differenziata può fare veramente la differenza. Il messaggio dell’importanza di tutto ciò è giunto nella nostra scuola, attraverso una campagna di sensibilizzazione, grazie agli operatori Publiambiente, con il progetto di educazione ambientale. Così noi ragazzi passiamo parola e promuoviamo il nostro slogan: “Restituiamo alla natura i suoi colori accesi per una crescita civile ed ambientale”. Auguriamo a tutti una buona raccolta!
PROGETTI COME RICICLARE I VARI TIPI DI RIFIUTI: DALL’ORGANICO ALL’ELETTRONICA
Semplici regole per sostenere l’ambiente
VECCHI OGGETTI Rivalutarli per non produrre nuovi rifiuti
I VERI PROMOTORI del miglioramento dell’ambiente siamo noi uomini: eccovi alcuni consigli su come aiutarlo, reintroducendo nei cicli della natura gran parte dei nostri rifiuti. Un terzo dei rifiuti che ogni persona produce è formato da sostanze organiche: il loro compostaggio è la soluzione più naturale per lo smaltimento, si aumenterebbe, così, la vita biologica del terreno, arricchendolo di sostanze nutritive a differenza dei concimi chimici oggi utilizzati. Altra questione riguarda i “cellulari giganti”, i primi computer ed i vecchi televisori, desolatamente lasciati nei nostri garage. Questi rifiuti elettronici, indicati con la sigla RAEE, non sono biodegradabili, contengono al loro interno sostanze tossiche e vengono abbandonati in inceneritrici, che causano inquinamento del suolo. Se smontati in vari pezzi potrebbero essere
differenziati e a riguardo è stata promulgata una legge, nel 2010, che consente gratuitamente di riportare al rivenditore il rifiuto. ANCHE nelle nostre famiglie possiamo aiutare l’ambiente, trasformando vecchi oggetti in cose utili: un pneumatico inutilizzato può diventare un’altalena; e per non restare incollati davanti ai nostri pc, potremmo prendere una scatola di cartone, vecchi calzini, spugne e bottoni e costruire un teatrino, divertendoci ad inventare storie spassose. Il nostro impegno è decisivo per respirare un’aria più pulita, ma ahimè abbiamo scoperto nelle nostre ricerche che esistono anche rifiuti spaziali, rottami di satelliti inquinanti, che potrebbero giungere nel nostro cielo blu. Che fare? Ai cervelloni l’ardua sentenza.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Gisoela Abazaj, Federica Bartalucci, Leonardo Bichi, Camilla Bonci, Francesca Carriero, Francesca Ciardo, Sergio Guerrieri, Samuele Iacopini, Jonathan Imperato, Ka-
therine Jeffery, Gerti Kamberaj, Giulia Lari, Effe Magazzini, Adele Malatesti, Marco Palmieri, Alessia Pasqualetti, Francesco Piacenti, Alessio Pierantozzi, Sara Russello, Giorgio Sampognaro, Samuele Scardi-
gli, Lucrezia Traini e Kevin Vallone (classe II D,scuola media «Boccaccio», Certaldo). Il dirigente scolastico è Simonetta Ferrini e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi è Carla Arcieri.
IL LIBRO
Leonia: viaggio nella fantasia per riflettere PENSARE che la letteratura sia astratta e lontana da noi è un luogo comune. In realtà proprio un racconto, “Leonia”, tratto dal libro “Le città invisibili”, scritto da Italo Calvino, ci ha suggerito una riflessione su come potrebbe essere ripensato il futuro delle città consumistiche, nelle quali trionfa il progresso, ma assediate da montagne di rifiuti, prodotti quotidianamente, che diventano una minaccia sempre più grave. Leonia è una città immaginaria in cui «l’opulenza si misura non dalle cose prodotte ma da quelle buttate via, quasi intatte, per far posto alle nuove, tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia non sia in realtà l’allontanare da sé, il mondarsi di una ricorrente impurità». Come si conclude il racconto? Leonia viene sommersa dai rifiuti che invano tentava di respingere. A proposito di ciò possiamo pensare che non tutto quello che desideriamo ci è effettivamente indispensabile e molte volte il desiderio delle cose è suscitato dalla voglia di imitare gli altri e sentirsi, quindi, più sicuri di se stessi. La società moderna è molto abile nel fabbricare “falsi miti”, per cui chi non riesce a possedere tanto o forse troppo può essere escluso dal gruppo. Partendo da un esame di coscienza sui bisogni di cui realmente necessitiamo e rivalutando talvolta i nostri oggetti, non considerandoli subito “vecchi” potremmo allontanarci dal futuro toccato a Leonia.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
Classe IIIA
«Gonnelli» MONTAIONE
Le razze umane non esistono Bisogna sconfiggere un pregiudizio capace solo di generare odio L’INTERVISTA
Il nostro amico arrivato dall’Albania ABBIAMO intervistato Andi, un nostro compagno di scuola, che proviene dall’Albania, per chiedergli come si è trovato in Italia: per fortuna non ha mai subito atti di razzismo. Da quanto tempo e perché sei in Italia? «Sono in Italia da quando avevo otto anni. Sono venuto qui per motivi economici, per raggiungere mio padre che già lavorava qua». Eri d’accordo sul fatto di trasferirti? «Inizialmente no perché l’idea di dover lasciare amici e parenti mi devastava. L’unica cosa che mi ha confortato è stato poter rivedere mio padre che non vedevo da molto tempo». Cosa è cambiato nella tua vita? «Sono cambiate molte cose: la scuola in Albania era molto più rigida; le condizioni economiche sono migliorate, a partire dalla casa in cui vivo. In Albania avevo una piccola casa dove io e la mia famiglia stavamo molto stretti». Ti sei trovato bene? «Sì, da quando ho imparato bene la lingua italiana. Inizialmente mi sentivo un po’ escluso e quando i miei compagni mi prendevano in giro non potevo difendermi e non lo potevo spiegare alla maestra, perché non parlavo l’italiano». Hai mai subito atti di razzismo? «Fortunatamente no, perché in poco tempo ho iniziato a parlare la lingua italiana e di conseguenza anche a fare nuove amicizie». Vorresti tornare in Albania? «Sì, vorrei tanto poter tornare nel mio Paese. I miei amici, i miei parenti mi mancano molto: questo non si capisce finché non lo si vive».
IL RAZZISMO è la convinzione che gli uomini siano diversi tra loro a seconda della razza a cui appartengono, che vi siano razze superiori alle altre, che le razze inferiori debbano essere discriminate e dominate da quelle superiori. Nel “Manifesto degli scienziati antirazzisti” del 2008 però possiamo leggere: «Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. L’umanità non è fatta di grandi e piccole razze. E’ invece, prima di tutto, una rete di persone collegate». Le origini del razzismo risalgono a tempi molto lontani, basta ricordare il popolo egizio, dove pochi individui dominavano un gruppo molto numeroso di schiavi. Il razzismo fu certamente alla base della tratta degli schiavi africani da parte dei colonizzatori europei in America. Uno degli esempi più atroci di razzismo, purtroppo abbastanza recente, è stato lo sterminio del popolo ebraico ad opera dei nazisti in Germania durante
Diversi.
IL MANIFESTO Contro ogni forma di razzismo
la seconda guerra mondiale. CIASCUN uomo, al giorno d’oggi, dovrebbe essere consapevole che tutte le persone sono uguali e non esiste una razza superiore ad un’altra, ma che tutti hanno gli stessi diritti e doveri, eppure nel mondo continuano a persistere
forme di sopraffazione: modi diversi di manifestarsi di intolleranza, di abusi e di discriminazione, dei quali dovremmo vergognarci. Per questo la notizia dell’omicidio di due senegalesi avvenuto il 13 dicembre a Firenze, è stata l’ulteriore prova dell’incapacità dell’uomo di accettare gli Altri o i
VIVIAMO in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro: così, a volte, sembra conveniente trovare qualcuno a cui attribuire tutte le responsabilità di ciò che non funziona. Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo: in fondo siamo veramente sicuri di essere tolleranti ed aperti verso chiunque? Un passo che potremmo fare sarebbe quello di guardare all’altro con lo spirito di voler imparare da lui cose che per noi sono delle novità, così da allargare le nostre conoscenze, perché ciascun individuo è per l’altro fonte di arricchimento. Secondo noi, in poche parole, la ricetta più facile per diventare tolleranti è quella di mettersi con la mente “nei panni dell’altro”.
L’ESPERIENZA IL NONNO DI UNA COMPAGNA DI CLASSE FU DEPORTATO IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Fernando che tornò dalla Germania... a piedi IL GIORNO della memoria è una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi. Si celebra il 27 gennaio, perché nel 1945, in questa data, le Forze Alleate liberarono il campo di sterminio di Auschwitz. Per saperne di più abbiamo intervistato la signora Mirella, nata nel 1928 e residente a Gambassi Terme, che ci ha raccontato le vicende accadute a suo marito Fernando durante la seconda guerra mondiale. Mirella ci ha detto che quando Fernando fu chiamato per andare in guerra, nel 1940, aveva da poco compiuto 18 anni e lei ancora non lo conosceva. Ci ha spiegato che Fernando, quando era vivo, non amava molto raccontare queste vicende perché erano state molto tristi e traumatiche. Quando fu arruolato partì per la Puglia con un treno superaffollato di giovani come lui,
da lì furono imbarcati su tre navi dirette in Grecia. Durante la traversata furono bombardati, le due navi che li precedevano affondarono e tutti i giovani che vi erano sopra morirono affogati.
DURANTE la permanenza in Grecia raccontava che per sfamarsi uccidevano conigli selvatici e a volte anche tartarughe. Quando Badoglio andò con gli Alleati i soldati italiani in Grecia furono fatti prigionieri dall’esercito tedesco, fu così che Fernando venne deportato in Germania insieme a tutti gli altri soldati, nel campo di concentramento di Dusseldorf. Di giorno lavorava nei boschi e di notte, per non vedere i compagni che morivano nelle camerate, prendeva la coperta e dormiva fuori, anche se c’era la neve. Quando finalmente la guerra finì furono liberati e lui tornò dalla Germania fino a Certaldo a piedi. Nella foto, la signora Mirella durante l’intervista
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dalla classe III A di Montaione, che fa parte dell’Istituto comprensivo “Gonnelli”. Gli studenti: Ceccarelli Davide, Cioni Matteo, Cioni Margherita, Di Marino Alessio,
Diana Giulia, Giacomazza Annalisa, Maioli Sabrina, Mazzoni Rachele, Monzitta Irene, Morelli Davide, Morelli Kevin, Musolino Marco, Pomerani Nico, Ricotta Alessio, Tessitore Tania, Ticciati Alessandro, To-
gnetti Andrea. Il dirigente Scolastico è Salvatore Palazzo, la docente tutorche ha seguito gli alunni nella realizzazione della pagina è Chiara Landi.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
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Classe II D
«R. Fucini» MONTESPERTOLI
Se è l’uomo la bestia peggiore Dalla sofferenza dei tori nelle corride agli allevamenti intensivi PURTROPPO non in tutto il mondo gli animali vengono trattati come meriterebbero in quanto esseri viventi. Facendo una ricerca a riguardo abbiamo scoperto che alcune persone denunciano da anni che nella corrida i tori muoiono dopo atroci sofferenze. In Cina, poi, accade che alcuni orsi, vengano tenuti in gabbie in condizioni terribili, attaccati a delle cannule che prelevano loro la bile (ritenuta sostanza con proprietà curative) fino alla loro morte. Anche gli allevamenti intensivi (di galline, oche, maiali etc.) vengono considerati da molte persone come luoghi innaturali per le condizioni in cui gli animali sono costretti a vivere per produrre di più. Per non parlare, infine, delle atroci tecniche utilizzate dai cacciatori per preservare le pellicce di alcuni animali (per esempio le piccole foche o le tigri). UNO SPAZIO a parte meriterebbe tutto il dibattito sull’impiego di animali nella ricerca scientifica. L’opinione pubblica, infatti, si divide tra chi vuole preservare il benessere di qualsiasi animale per
li da semplice contravvenzione diventa un delitto. Questo cambiamento comporta un aggravamento delle pene: l’impossibilità di estinguere il reato mediante una donazione/cauzione; l’allungamento del periodo di prescrizione e la necessità del dolo.
VOLONTARIATO Al canile il tempo è speso proprio bene
qualsiasi motivo (per esempio l’ex ministro Brambilla) e chi invece ne accetta l’impiego per esperimenti se essi servono all’umanità (per esempio il dottor Veronesi). Per fortuna in Italia esiste un codice penale che prevede delle sanzioni per chi maltratta gli animali. Il codice afferma che chiunque procuri una lesione ad un animale,
ovvero lo sottoponga a comportamenti o a fatiche insopportabili per la sue caratteristiche naturali è punito con il carcere da tre mesi fino ad un anno o ad una multa dai 13.000 ai 15.000 euro. Esiste poi un’importante legge, la 189 del 20 luglio 2004 che cambia alcune cose sulla tutela degli animali. Il maltrattamento degli anima-
TRA LE NOVITÀ introdotte dalla nuova legge vi è il ruolo delle associazioni protezionistiche, considerate quali persone offese, e chiamate ad intervenire in prima persona attraverso l’affidamento degli animali oggetto di sequestro e/o confisca. Il nuovo testo di legge ha un presupposto ideologico chiaro ed essenziale: l’animale è un essere vivente capace di soffrire e la norma è diretta verso la sua tutela specifica. Inoltre, il testo della nuova normativa considera gli animali in sé; non vi sono quindi, in linea di principio, differenze tra animali d’affezione, domestici o selvatici. Pertanto chi compie un atto di crudeltà nei confronti di qualsiasi animale, o lo uccide per divertimento, compie un reato e può essere punito.
IL CASO NEL BRESCIANO C’E’ UN ALLEVAMENTO DI ANIMALI DESTINATI A TEST SCIENTIFICI
Il mistero dei cani scomparsi di Green Hill
RUOLI RIBALTATI E se ad essere abbandonato fosse l’uomo?
GREEN HILL è un centro scientifico che alleva circa 454 cani registrati e destinati alla sperimentazione di mezza Europa. In base a un comunicato Oipa (Organizzazione italiana protezione animali) ben 1.858 cani sarebbero deceduti. Gli ultimi cani registrati sono 12 cuccioli nati il 3 agosto 2011. Secondo alcune descrizioni questi cani sono ancora dentro i capannoni di Montichiari (Brescia). In base ad un sopralluogo dell’Oipa mancherebbero all’appello 1.800 cani deceduti. La domanda è «Dove sono finiti?». Green Hill appartiene ad una azienda americana, la Marshall Farm, azienda leader nel commercio di cani da laboratori. Composto da 5 capannoni senza spazi all’aperto, senza aria e luce naturale e pieno di rumori assordanti, qui i cani sono condannati a soffrire, ad essere utilizzati per test per cosmetici, a subire tumori, eccetera. Purtroppo vengono allevati, venduti, utilizza-
ti, uccisi, mutilati e gettati nella spazzatura perché ritenuti esseri incapaci di soffrire, provare emozioni, paura, stress. Vengono considerati come oggetti. ABBIAMO scoperto che il tg satirico “Striscia la notizia” ha indagato su Green Hill: all’ inizio non li lasciavano entrare ma poi, dopo ripetuti tentativi, il proprietario ha dato il permesso e sono riusciti a visitare solo parte dei capannoni. Le condizioni dei cani riprese e testimoniate con filmati erano veramente terribili. Grazie all’ inchiesta di “Striscia la notizia” adesso ci sono molte persone che protestano, anche con sit-in davanti a Green Hill reclamandone l’immediata chiusura. Come non citare Albert Einstein e dire: «Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni»!
LA REDAZIONE LA CLASSE II D della scuola Renato Fucini di Montespertoli è composta da: Battista Edoardo, Bianchini Jacopo, Borgognoni Alessio, Cianti Matteo, Conticelli Pietro, Di Paco Ginevra, Dozi Benedetta, Fusi Mar-
gherita, Gori Ruy, Guarducci Alessia, Lazzerini Gabriele, Leoncini Niccolò, Lulli Chiara, Malanchi Alice, Martini Simone, Meucci Lorenzo Lapo, Miniati Emma Jasmine, Nardi Melissa, Rossi Federico, Sac-
coni Agnese, Scatolini Serena. La dirigente scolastica è Margherita Carloni. L’insegnante che ha seguito come tutor i ragazzi nella redazione della pagina è Stefania Chiti.
LE INTERVISTE
Al canile una domenica proprio diversa ABBIAMO intervistato i rappresentanti di classe e alcune persone del nostro paese. Conoscete l’associazione L.A.V (Lega Antivivisezione)? Molte persone non ne avevano mai sentito parlare e abbiamo dovuto spiegarglielo: è un’associazione che protegge gli animali dalla vivisezione. Vi sembra giusto maltrattare gli animali? La maggior parte ha risposto «No, non è giusto per nulla che muoiano per noi, ma che esseri umani siamo? Le persone che maltrattano gli animali lo fanno per mancanza di rispetto». ABBIAMO intervistato poi la direttrice del canile di Montelupo Fiorentino. La signora Poldi dedica la sua vita ad aiutare gli ospiti di questa struttura, cioè 200 bellissimi cani in attesa che qualcuno li adotti. Provengono da ogni tipo di situazione, dal maltrattamento all’abbandono e ognuno ha una brutta storia alle spalle. Ogni giorno i volontari che si occupano di nutrirli, curarli e farli passeggiare. La maggior parte delle persone da noi intervistate ritiene che sia sbagliato maltrattare gli animali, comunque sarebbe bello se ognuno di noi facesse un po’ di più per aiutarli e per impedire che vengano trattati male. Quando penserete di comprare un cane, per esempio, potreste passare dal canile e guardare negli occhi tutti i suoi ospiti, forse vi aiuterà a scegliere con il cuore invece che con gli occhi, oppure potreste passare una domenica diversa facendo del volontariato al canile, dove accolgono a braccia aperte chiunque voglia dare una... zampa.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 9 MARZO 2012
Classe IIA
Montanelli FUCECCHIO
Giuseppe e Indro a confronto InformazionI utili per conoscere e riconoscere i due celebri fucecchiesi IL SONDAGGIO
Indovina chi è il “Montanelli“ in piazza? SPESSO i fucecchiesi confondono Giuseppe con Indro Montanelli. I motivi principali sono tre: il cognome, che è uguale; il luogo di nascita, cioè Fucecchio; e una grande passione, cioè la scrittura. Armati di foglio, penna e macchina fotografica ci siamo recati in piazza Montanelli e abbiamo cominciato le interviste, chiedendo a venti passanti chi fosse raffigurato nella statua situata al centro della piazza. E’ stato molto divertente perché ne abbiamo sentite di tutti i colori, abbiamo fatto qualche risata e un bel giro per il paese. Le persone intervistate sono state sia passanti che negozianti. Quindici persone hanno affermato, giustamente, che la persona raffigurata fosse Giuseppe Montanelli, a seguire cinque cittadini hanno sbagliato, ognuno a modo loro: c’è chi ha detto che fosse Indro, o in modo generico “Montanelli”; per giustificarsi, alcuni di loro davano addirittura la colpa alla loro vecchiaia. Non è mancato chi, pur non sapendo con precisione di chi si trattasse, ha chiamato Giuseppe Montanelli con il simpatico soprannome, con il quale i fucecchiesi lo chiamano da molti anni, ovvero il “Ca’a libri”. A quelli che hanno risposto correttamente alla prima domanda, ne abbiamo fatto un’altra riguardo la vita e le opere di Giuseppe Montanelli. Solo sei su quindici hanno saputo rispondere in maniera accettabile, mentre gli altri finivano per confondersi con Indro. Carissimi Montanelli come si dice: nessuno è profeta in patria!
SPESSO il grande eroe del Risorgimento viene confuso con il celebre giornalista del XX secolo, Indro Montanelli. Ecco perché abbiamo deciso di delineare una sorta di carta di identità dei due Montanelli entrambi molto legati a Fucecchio. NOME: GIUSEPPE. Cognome: Montanelli. Luogo e data di nascita: Fucecchio, 1 Gennaio 1813. Luogo e data di morte: Firenze, 17 giugno 1862. Studi: Giurisprudenza. Posizione politica: Massone, appartenente alla loggia torinese “Dante Alighieri”. Lavori: Professore di Diritto all’università di Pisa, giornalista, soldato volontario, triumviro nonché membro del Parlamento italiano dopo l’Unità d’Italia. Opere: La Camma, La Tentazione, il Partito nazionale italiano, Memorie sull’Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, L’Impero, il papato e la democrazia in Italia. Segni particolari: ferita di guerra al braccio. Monumenti dedicatigli a Fucecchio: statua marmorea, opera di Raffaello Romanelli, denominata il “Ca’a ‘libri”; numerose
I MONTANELLI Giuseppe (1813-1862), e Indro (1909-2001)
lastre di pietra commemorative. Giornali fondati o per i quali ha lavorato: L’Italia, fondato nel 1847. Personaggi importanti incontrati: Giuseppe Garibaldi, il Conte di Cavour. Guerre a cui ha partecipato: Risorgimento italiano. Passioni: la musica e la poesia Una frase indimenticabile: «Noi trionferemo con fronda d’olivo»
febbraio 1849. NOME: INDRO. Cognome: Montanelli. Luogo e data di nascita: Fucecchio, 22 Aprile 1909. Luogo e data di morte: Milano, 22 Luglio 2001. Posizione politica: Anticomunista, conservatore Studi: Laurea in Giurisprudenza a Firenze. Lavori: Giornalista,
storico e drammaturgo italiano. Opere: 50 opere letterarie, 50000 articoli scritti. Segni particolari: Gambizzato dalle Brigate Rosse per un suo articolo nel ‘77, sofferente di depressione da quando era piccolo. Monumenti dedicatigli a Fucecchio: Fondazione Montanelli-Bassi, Cencio paliesco in occasione dei 100 anni della sua nascita (2009). Giornali fondati o per i quali ha lavorato: Frontespizio, Civiltà fascista, La Domenica del Corriere, ll Borghese, Il Corriere della sera, La Stampa, il Corriere ed infine il Giornale, da lui fondato nel 1974. Nel 1994 ha lasciato Il Giornale per dissidi con l’editore, Silvio Berlusconi, fondando La Voce, per poi finire la carriera di nuovo al Corriere. Personaggi importanti incontrati: Benito Mussolini, Adolf Hitler, Winston Churchill, Charles de Gaulle, Luigi Einaudi, Papa Giovanni XXIII. Guerre a cui ha partecipato: Guerra d’Etiopia, 2˚ Guerra Mondiale. Passioni: il giornalismo. Una frase indimenticabile: «Un paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani».
L’INTERVISTA IL PROFESSORE MALVOLTI CHIARISCE I NOSTRI DUBBI SUI MONTANELLI
«Due grandi testimoni della storia»
LA STATUA Dedicata a Giuseppe Montanelli nella piazza omonima
IL PROFESSOR Alberto Malvolti, presidente della Fondazione Montanelli Bassi, ha risposto alle nostre curiosità. Quali differenze ci sono fra Indro e Giuseppe? La differenza principale è che sono vissuti in epoche storiche diverse. Loro non erano parenti stretti anche se discendono dallo stesso antenato. Perché Giuseppe viene scambiato con Indro? La gente lo scambia con Indro perché hanno lo stesso cognome. Entrambi sono stati giornalisti, fondatori e direttori di giornali. Quali sono i luoghi più vissuti da Indro e Giuseppe? Giuseppe visse maggior parte della sua vita a Fucecchio poi fu esiliato e lo mandarono in Francia dove stette 10 anni. Indro invece ha girato tutto il mondo: India, Africa, Giappone… Entrambi restarono molto affezionati al loro paese natale.
Quali sono state le azioni più importanti nella carriera di Giuseppe e Indro? Giuseppe contribuì a liberare l’ Italia dagli stranieri e si impegnò a riunificarla, combattendo a Curtatone e Montanara dove fu ferito gravemente e creduto morto. Indro ha scritto migliaia di articoli e ha fondato due importanti giornali: Il Giornale e La Voce. Che cos’è la Fondazione Montanelli Bassi? Perché fu realizzata? Essa prende il nome dal cognome del padre di Indro e dal caro amico di famiglia Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio nei primi decenni del Novecento. Fu costituita nel 1987 per conservare i libri di Indro, le sue carte, i suoi documenti. Oggi conserva gli studi del famoso giornalista e promuove importanti attività culturali, promovendo restauri e sostenendo giovani ricercatori grazie a premi e alle borse di studio.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Acciaioli Isabella, Adorni Tommaso, Anzalone Mirko, Arena Nicolò, Benevento Marco, Chen Francesco, Conti Jacopo, Du Wanglin, Falorni Gianmarco, Fondelli Lin-
da, Garruto Aurora, Garruto Azzurra, Giannotti Roberta, Giovannelli Gabriele, Jiang Jie, Lin Dayou, Lin Enle, Montanelli Matteo, Sani Federico, Sanna Giulia, Tadini Laura Giulia, Vela Dario, Wang Lingfeng,
Wu Wenguang, Yang Ziqiang, Zhang Yi (Classe II A, scuola media «Petrarca-Montanelli», Fucecchio). La dirigente scolastica è la dottoressa Lia Morelli e l’insegnante tutor è la professoressa Emma Donnini.
CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 9 MARZO 2012
7
Classe IIE
«R. Fucini» MONTESPERTOLI
Droga: punto di non ritorno? Conoscere per prevenire, effetti fisici e psicologici dell’uso di stupefacenti UN PROBLEMA diffuso tra gli adolescenti, ma anche fra gli adulti, è l’assunzione di stupefacenti. Sono usati dai ragazzi quando la loro vita sta cambiando, quando è forte la paura di crescere e si cerca qualcosa che eviti la fatica di conoscersi e di affrontare la realtà, quando il gruppo è più forte dell’ ‘io’. Si inizia ad assumere droghe all’età di 12-13 anni fino ai 20 e oltre. Gli esperti distinguono fra droghe leggere, quali hashish e marijuana, pesanti, quali cocaina ed eroina. Le droghe sono generalmente illegali ma esistono anche droghe legali come l’alcol e il tabacco. Tutte sono ugualmente nocive. Le droghe sono essenzialmente veleni, la quantità che se ne assume ne determina l’effetto: una piccola dose agisce da stimolante, una dose maggiore agisce da sedativo, mentre una dose ancora più elevata può portare alla morte. Gli effetti che la droga può provocare possono essere sia psicologici che fisici. L’uso della cannabis dà all’inizio un senso di pace, poi sonnolenza, agitazione, pupille dilatate e tachicardia, nel tempo congiuntivite. La cocaina invece, può causare euforia, tristezza, malinconia, anoressia. L’eroina e la morfina, derivati dell’oppio posso-
XVII secolo quando gli olandesi e gli spagnoli la usavano come cura per la malaria. Il traffico di droga, oggi, è assolutamente illegale ed è considerato una delle fonti principali di guadagno delle organizzazioni a stampo mafioso o camorristico.
RIFLESSO Una terrifante metafora sugli effetti della droga
no danneggiare l’apparato respiratorio, quello digerente, quello muscolare e nelle donne provocare la scomparsa delle mestruazioni. A livello psicologico provocano un rallentamento del pensiero e dei gesti, la sensazione di indifferenza nei confronti di ciò che ci sta intorno, lontananza affettiva.
L’ ASSUNZIONE di stupefacenti ha origini lontane, fin dal IV secolo Alessandro Magno faceva assumere ai suoi soldati l’oppio per non far sentire loro la stanchezza e le sofferenze delle battaglie. In seguito, nel VII secolo gli Arabi diffusero le coltivazioni di oppio anche in Estremo Oriente, ma l’abitudine a fumare questa pianta si sviluppò nel
I MAGGIORI centri di produzione di droga si trovano al di là dell’Atlantico, in Messico e in Colombia. Da questi luoghi arriva la materia prima che voi viene trasformata altrove. La droga viene trasportata in tutto il mondo, quindi ha costi molto alti, in Italia per esempio la cocaina costa dai 73-93 euro al grammo, l’ectasy meno di 20 euro mentre l’eroina 20-30 euro. Non tutte le persone dipendenti da queste sostanze hanno soldi sufficienti per comprarsele, così possono trovare droghe meno costose come i solventi, i gas o altre sostanze volatili. L’inalazione di queste sostanze, che non è vietata in Italia, viene di solito praticata in gruppo ed è tipica degli adolescenti. Questi vapori raggiungono subito il sistema nervoso centrale e provocano euforia per pochi minuti. Gli effetti durano più a lungo se l’inalazione viene ripetuta più volte e si può passare da uno stato di allucinazione alla perdita della coscienza.
L’INTERVISTA La testimonianza di un operatore della Comunità di San Patrignano
La speranza di chi entra è di tornare «libero»
IL CAMMINO Lungo e difficile per liberarsi dalla droga
A.G., zio di una nostra compagna di classe ha lavorato nella comunità di San Patrignano nel ruolo di responsabile accoglienza ed è tuttora attivo nella comunità. Gli abbiamo fatto queste domande. Quanti ragazzi entrano ogni anno nella comunità di San Patrignano? Ogni anno entrano nella comunità circa 450 ragazzi, di cui la maggior parte si presenta alla vigilia di Natale, quando i cancelli della comunità sono aperti a tutti. A quale età i ragazzi entrano nella comunità? I ragazzi entrano nella comunità a partire dall’età di 13 anni fino a 40 e più. Quali attività si svolgono all’interno della comunità di San Patrignano? La comunità può essere considerata un vero e proprio paese ed ha una cucina, una mensa, un ospeda-
le, dove la maggior parte dei medici sono ex-tossico-dipendenti che si sono laureati in medicina nelle scuole di San Patrignano, un allevamento, un forno, un caseificio, una cantina, un laboratorio di ceramica, una falegnameria, un laboratorio tessile, un laboratorio di grafica, un centro ippico, dove ogni anno si svolge un grande concorso e la scuola. È importante sapere che per la maggior parte i lavoratori di San Patrignano sono ex-tossico-dipendenti che aiutano la comunità. Dopo aver finito il percorso all’interno della comunità, i ragazzi ricominciano a fare uso di droga? Si, sono pochi ma il 12% degli ex-tossico-dipendenti ricomincia a fare uso di droga, in genere a 5 anni dalla fine del percorso all’interno della comunità, ma noi di San Patrignano speriamo che diminuiscano sempre di più.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Benedetti Sara, Chiarugi Margherita, Conti Gabriele, De Chiara Gioele, Di Pirro Giovanni, Fanfani Lisa, Frosali Emilia, Galliani Alice, Gremoli Eleonora, Leoncini Le-
andro, Lucarelli Lorenzo, Magrini Niccolò, Mlaiki Anass, Nannoni Massimiliano, Oropallo Niccolò, Pampaloni Leonardo, Piazzini Anja, Poli Rebecca, Tanini Virginia, Variara Daniele, Zefi Ilda (classe II E, scuola
media “R. Fucini”, Montespertoli). La dirigente scolastica è Margherita Carloni e l’ insegnante tutor è Simona Elena Ciaramella in collaborazione coi colleghi Marco Catone e Michela Ragionieri.
L’ESPERTO
Mettersi al volante con la testa LA METÀ degli incidenti in Europa, come dimostrano in genere le indagini condotte sulla sicurezza nelle strade, sono provocati da conducenti in stato di ebbrezza. Da uno studio del 2010 della fondazione ACI «Filippo Caracciolo» (Automobil Club Italiano) risulta che nove conducenti su 10 vengono fermati in stato di ubriachezza, e uno di questi ha meno di 28 anni. Il presidente dell’ACI, Enrico Gelpi, sostiene che i momenti di maggiore pericolo sono stati riscontrati durante la notte (58%) e nel weekend. In Europa, il numero di incidenti notturni sta tra il 40 e il 55%. Il primato spetta alla Francia: 54,4% sul totale degli incidenti, seguita a breve distanza dall’Italia con il 54,2%. I controlli in merito a questo tipo di incidenti, in Italia e in Europa, sono stati notevolmente aumentati dalle forze dell’ordine. PER COMBATTERE questi incidenti, bisogna assicurarsi che il conducente del veicolo non beva quando è consapevole di doversi “mettere” al volante. Come dichiara Enrico Gelpi, «bisogna unire le forze e condividere le iniziative per ottenere fin da subito risultati concreti nella lotta alla guida in stato di ebbrezza. Ovviamente il primo obiettivo è rivolto all’educazione dei conducenti, i quali devono capire il principio secondo cui chi guida non beve. Con questa logica diventerebbero superflui i messaggi confusi che calcolano il numero dei bicchieri compatibili con la guida».
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 13 MARZO 2012
Classe II P
«Busoni» EMPOLI
W lo sport a scuola e a casa Nel pomeriggio tanti ragazzi si dedicano ad attività sportive L’INTERVISTA
Alla scoperta del mondo del basket ANCHE nella nostra classe fra gli sport più seguiti oltre il calcio c’è il basket, per cui un gruppo ha posto alcune domande ad un dirigente e ad un allenatore. Qual è la funzione sociale dello sport e del basket in particolare?
Tenere uniti i ragazzi in un ambiente sano, seguiti da istruttori che insegnano loro sia le regole e la disciplina sportiva, sia l’educazione ad uno stile di vita corretto, facendo capire l’importanza di essere un team e di collaborare. Quale ruolo ha il presidente in una società sportiva?
Il presidente deve dirigere e coordinare le attività del consiglio direttivo che è un’organizzazione a cui è affidata la gestione della società, con la ricerca degli sponsor, con la gestione delle spese, con la scelta degli allenatori e dei giocatori. Qual è lo scopo del gioco e come funziona?
LA SCUOLA ha presentato un progetto «Gioco-sport» che si propone di far vivere l’attività sportiva come momento di crescita, tra i suoi obiettivi ci sono: l’avviamento alla pratica sportiva, al vivere lo sport come un gioco e l’attività sportiva come valore etico. Lo sport infatti bisogna viverlo come un gioco, ci insegna a socializzare con la classe rispettando le capacità e le caratteristiche delle diverse persone. Proprio per questo il nostro istituto, nelle ore di educazione motoria, ha organizzato tre tornei: uno per le classi prime, uno per le seconde ed uno per le terze. I ragazzi di prima si sono affrontati nella palla rilanciata, quelli di seconda nella pallavolo a nove, quelli di terza nella pallavolo a sei. Come ci hanno detto gli insegnanti di educazione fisica intervistati, tutte le classi sono coinvolte nel torneo. Sono già cinque anni che il torneo viene organizzato con risultati positivi, con grande partecipazione ed entusiasmo da parte degli allievi e degli insegnanti che, in questo modo, si
QUESTA INIZIATIVA è utile anche per farci sentire una squadra e per farci divertire. Oltre che per la gioia stessa di giocare, le partite sono anche delle valide scuse per saltare qualche ora di lezione di matematica, di italiano ecc. Per gli insegnanti il torneo è la migliore occasione per far capi-
Una «fonte» di benefici e di forti emozioni GIOCARE a pallavolo, a calcio, correre, nuotare ecc.: l’importante è muoversi. Infatti i benefici dello sport sono molti: miglioramento del sonno, diminuzione del peso corporeo, imparare che con l’impegno e la tenacia si possono raggiungere grandi risultati, conoscere meglio se stessi sia nelle vittorie, sia nelle sconfitte, avere autostima, ma non sottovalutare l’ avversario e giudicarlo non dal risultato ottenuto, ma capire come egli abbia vinto o perso. Lo sport è inoltre importante per sentirsi liberi: è una delle più importanti ruote per lo sviluppo della vita, della formazione, dell’ educazione ed è anche un’ opportunità con cui tenere in allenamento il fisico e la mente.
Qual è il rapporto che hanno i giocatori con l’allenatore?
Dipende dalle persone: alcuni allenatori si prendono cura dei propri giocatori, altri si limitano ad allenare. C’è un grande rispetto per l’allenatore che è il “leader ”del gruppo.
Ci sono molte differenze: l’allenatore del settore giovanile si preoccupa della formazione dell’atleta. Il giovane atleta si comporterà sul campo con i principi imparati. Con i grandi l’allenatore lavora con persone già formate.
Gli studenti in palestra durante l’ora di educazione motoria
confrontano con i colleghi e adottano le stesse regole. Le squadre sono generalmente due per classe: una maschile ed una femminile. Le fasi del torneo sono tre: la prima (di eliminazione), le semifinali e le finali, in premio c’ è la coppa per le prime tre qualificate.
ABBIAMO anche pensato di sapere se i coetanei della nostra scuola pratichino uno sport nel loro tempo libero. Abbiamo organizzato dei piccoli gruppi e siamo andati in tutte le classi del plesso «Busoni». Ai presenti abbiamo posto due semplici domande: 1) Chi pratica uno sport alzi una mano, 2) Se pratichi uno sport qual è? Tutte le classi hanno risposto volentieri e noi ci siamo divertiti a muoverci per la scuola e ad intervistare. Non possiamo qui, per motivi di spazio, riportare tutti i dati raccolti, ma lo faremo con dei cartelloni a scuola. Dai dati raccolti finora abbiamo visto che una circa la metà degli studenti pratica con continuità uno sport soprattutto calcio, basket, pallavolo e nuoto.
L’APPROFONDIMENTO L’UNIONE EUROPEA HA SIGLATO UN IMPORTANTE DOCUMENTO SULLO SPORT
Lo scopo del gioco è mettere la palla dentro il canestro; sembra semplice, ma deve esserci collaborazione tra le persone in campo, per questo servono dieci giocatori e due arbitri.
Ci sono delle differenze fra allenare la prima squadra e una giovanile?
re ai ragazzi le regole dei giochi, il significato dei gesti arbitrali, il rispetto nei confronti dell’avversario, i ruoli nelle partite e la loro funzione, e per far maturare la capacità di accettare una sconfitta e saper stare in una squadra con comportamenti collaborativi.
Gli alunni della II P hanno fatto un sondaggio «sportivo» tra i coetanei
LO SPORT è fonte di molte emozioni, sia positi-
ve che negative. Fare sport significa porsi degli obiettivi, raggiungerli con l’ impegno e la fiducia in noi stessi, assaporare una piacevole sensazione di soddisfazione sia durante l’ attività, sia quando si é conclusa . Un altro aspetto dello sport è la capacità di vivere in gruppo. L’ attività fisica rappresenta anche un mezzo fondamentale per “aprirsi” in senso educativo all’ ambiente locale, all’Europa e al resto del mondo: è particolarmente adatta a superare qualsiasi forma di discriminazione (sia di genere sia delle persone portatrici di handicap) e di razzismo. L’Unione Europea ha addirittura adottato un documento dove si dice che lo sport è un’occasione di aggregazione, libera dalla solitudine e dalla noia, contribuisce allo sviluppo delle energie del ragazzo e al loro controllo e aiuta nella crescita e maturazione della personalità.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Baccellini Teresa, Barnini Mirco, Biocca Eleonora, Calore Elias, Calugi Chiara, Cardullo Alberto, Cini Alberto, Cogotti Denise, Esposito Sara, Folino Carmelo Massi-
mo, Gori Alessia, Grifò Adriano, Innocenti Miriam, Mancini Allegra, Marcandrea Sveva, Niccolini Daniele, Passigli Guido, Pierantozzi Emiliano, Riva Rachele, Rizzo Giuseppe, Salvadori Mattia, Tammone Loren-
zo, Videtta Davide, Zefferini Marco (classe 2ª P, scuola media «Busoni-Vanghetti», Empoli). La dirigente scolastica è la dottoressa Rossana Ragionieri. L’insegnante tutor è la professoressa Antonella Bertini.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 13 MARZO 2012
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Classe II
Calasanzio EMPOLI
Vi spieghiamo l’adolescenza I ragazzi si raccontano e agli adulti chiedono coccole e protezione IL TERMINE adolescenza significa “crescere”. Libri e dottori dicono che questa fase inizia intorno ai dodici anni per le ragazze e quattordici per i ragazzi, ma per noi diretti interessati non è facile comprendere quando inizia e quando finisce questo periodo, perché siamo molto concentrati a cercare di capire cosa ci sta succedendo. Sappiamo di vivere un momento di passaggio piuttosto complicato verso l’età adulta, fatto di inquietudini e piccole-grandi conquiste, ma la cosa più difficile è gestirsi. CRESCERE non è mica facile! Il nostro corpo si trasforma, i nostri desideri, i nostri pensieri e le nostre aspettative mutano continuamente. Ci accorgiamo che stiamo cambiando anche quando, prima di addormentarci, la nostra mente è invasa da pensieri e domande che non ci eravamo mai posti prima. Siamo pieni di energia ed è per questo che cerchiamo di trasformare questo momento in un’avventura speciale in modo che possa rimanerne un ricordo indelebile.
spesso nascondiamo solo per vergogna.
Crescere non è facile e la scuola ha un ruolo importante
ABBIAMO improvvisi sbalzi d’umore e le sensazioni che proviamo sembrano sempre amplificate, anche quelle più piccole. L’adolescenza è anche l’età dei primi amori: prima le ragazze e poi i ragazzi cominciano a sentire un’attrazione reciproca mai provata prima che, come una reazione a catena, porta al primo bacio. La
scuola ha un ruolo molto importante per la nostra crescita: là passiamo gran parte della nostra giornata, là nascono le nostre “cotte”, ma è anche il luogo in cui il confronto con i nostri coetanei è quotidiano. Insomma, vivere questo momento insieme a noi è come fare un giro sulle montagne russe, ma con più brividi e paure che
ANSIE spesso banali, per noi diventano molto importanti: ad esempio un compito andato male ci può abbattere fino alle lacrime, anche se abbiamo sempre dato prova di accettare di buon grado gli insuccessi. Spesso siamo presi dal terrore di perdere tutto e tutti in un colpo solo, ma contemporaneamente, avvertiamo sempre più forte la necessità di indipendenza dai nostri genitori per fare nuove esperienze, cosa che spesso gli adulti fanno fatica ad accettare. Vogliamo continuare ad essere coccolati e protetti, forse anche più di prima, ma in un altro modo, anche perché gli errori, i litigi con gli adulti possono risultare molto importanti per sviluppare la nostra identità. Per iniziare una buona dose di fiducia aiuterebbe a sentirci più sicuri e a infrangere quel muro di silenzio che costruiamo solo ed esclusivamente per autodifesa. Aiutateci a non difenderci dagli adulti.
LA TESTIMONIANZA LE RIFLESSIONI DI LEONARDO, UN QUATTORDICENNE CHE STA CRESCENDO
Un giovane uomo in cerca della sua strada MI CHIAMO LEONARDO e ho quattordici anni. Mio padre lavora alla Posta e mia madre fa la segretaria; insomma siamo una famiglia come tante ma da un po’ di tempo a questa parte mi sento un po’ strano. I miei genitori sono molto preoccupati, dicono che sono sempre stato un ragazzino tranquillo, solare, affettuoso ma adesso dicono di non riconoscermi e per la verità non mi capisco neanche io. Mi sento incerto, alterno momenti di felicità alla tristezza assoluta.
L’adolescenza è l’età delle prime «cotte» amorose
COSA mi sta succedendo? Sicuramente sono cambiato, quanto meno lo è la mia voce. A volte assumo degli atteggiamenti aggressivi nei confronti dei miei genitori: prima erano degli amici, mentre adesso sono sempre sul piede di guerra. Tra me e loro si è alzato un muro fatto di incomprensioni e
rimproveri. Sento che questo è un momento di cambiamento necessario per conoscere me stesso e il mondo che mi circonda. TRA I TANTI aspetti negativi c’è anche il mio profitto scolastico che è in caduta libera! Non riesco a concentrarmi, a studiare e anche questo mi fa sentire a pezzi, in colpa. Insomma un fallimento totale! Per fortuna da qualche mese i miei genitori hanno chiesto aiuto a una persona speciale, una psicologa, che mi aiuta a comprendere meglio questa fase e stranamente anche i miei genitori sono cambiati. Dicono che sto diventando un giovane uomo in cerca della sua strada. Non è che siano più teneri, ci sono sempre regole da rispettare e mansioni in casa, ma mi fanno sentire sicuro e li sento più vicini di prima. Stiamo iniziando a comunicare e finalmente a ridere. Sono felice.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Francesco Barbetti, Matteo Bellucci, Allegra Boretti, Gabriele Calvisi, Alberto Denneval, Kevin Domina, Alessia Ferrari, Federico Fulignati, Giulia Grillai, Anna
Lentini, Paolo Meacci, Antonio Muritano, Alessio Nunziata, Samuele Pignataro, Lorenzo Polloni, Martina Pranzile, Alessandro Prattichizzo, Francesco Rocchini, Matilde Salvadori, Giulia Zari (classe II, Istitu-
to Calasanzio). Il dirigente scolastico è Padre Romeo Piroli e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi è la professoressa Monica Miglietta.
LA CONVERSAZIONE
Una mamma per amica… Sará vero? SARA ha tredici anni e sua madre ha scoperto che frequenta un ragazzo più grande di lei. Mamma: «So che hai iniziato a frequentare un ragazzo più grande di te, vero?». Sara: «Chi te lo ha detto?» Mamma: «Non è questo il punto, il fatto è che tu non mi hai detto niente. Perché? Non ti fidi più di me?» Sara: «Aspettavo solo il momento giusto, avevo paura che non avresti capito!» Mamma: «Mi hai deluso, Sara. Ti credevo sincera e affidabile…» Sara: «Non è vero, puoi sempre fidarti di me ma non è mica facile parlare di queste cose con un genitore! Con le mie amiche è meno imbarazzante». Mamma: «Non ne sono molto convinta, ma adesso raccontami tutto. È un bravo ragazzo? Mi raccomando, abbi giudizio perché a volte l’apparenza inganna. Sei una ragazza intelligente ma a volte non è facile fare la scelta giusta, soprattutto nelle questioni di cuore. Ricordati che sono tua madre e sono sempre pronta ad ascoltarti e a consigliarti». Sara: «Grazie, mamma. Ti voglio bene. Sai che è davvero bellissimo? Ora ti racconto come ci siamo conosciuti…». Driin driin! Ecco la sveglia, peccato che si sia trattato solo di un sogno… Sara indossa la sua maschera da “impenetrabile” e inizia una nuova giornata, fatta di discussioni e silenzi in casa. Si siede a fare colazione e accende la tv, mentre la madre beve il suo caffelatte in silenzio. In cucina si sente solo l’odore del caffè.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 16 MARZO 2012
Classe IIH
Montanelli-P FUCECCHIO
Le Cerbaie, ritorno alla preistoria A pochi chilometri dalla nostra città c’è un luogo stupendo da esplorare L’INTERVISTA
Bernardini: «Boschi unici ma a rischio» Quando è nato l’Ecoistituto delle Cerbaie?
L’Ecoistituto delle Cerbaie è nato nel 2007, anche se esisteva già dal 2000 un’attività in collaborazione con i Comuni e con alcuni privati. Cos’è l’Ecoistituto delle Cerbaie?
E’ un’istituzione che promuove e si applica per migliorare e mantenere le Cerbaie come un posto unico e di incredibile bellezza. Chi sono gli esperti dell’Ecoistituto?
Sono guide ambientali escursionistiche, con qualifica in scienze forestali o in scienze naturali. Le piante che si trovano nelle Cerbaie presentano delle malattie?
Si, la malattia più presente, che sta decimando i pini, è il Mazzococco. I pini sono diventati sporadici nelle Cerbaie e anche in una frazione del comune di Fucecchio, chiamata le Pinete. Sono millesimati rispetto alla flora di qualche anno fa. Questa malattia è causata da un piccolo insetto, introdotto artificialmente e originario dell’Europa occidentale, che penetra nella corteccia del pino e distrugge i vasi in cui è trasportata la linfa.
«L’ASPETTO morfologico delle Cerbaie dipende essenzialmente dalle vicende geologiche e paleogeografiche che hanno caratterizzato questa parte della Toscana almeno 6 milioni di anni fa». Ecco cosa ci ha detto Andrea Bernardini dell’«Ecoistituto» delle Cerbaie, appena ci siamo incontrati all’ingresso della Menchina, lungo via di Rimedio, alla Torre. E’ incredibile quanto sia bello provare la sensazione di trovarsi in mezzo ad un bosco preistorico. Le Cerbaie costituiscono, infatti, un grande patrimonio della nostra regione e riguardano non solo Fucecchio ma anche i suoi dintorni: Bientina, Calcinaia, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull’Arno e Santa Maria a Monte. Sono un altopiano molto esteso e Fucecchio ne possiede più di un terzo di superficie, oltre 4.000 ettari. Molta parte di questo vasto territorio è un SIC (Sito d’Importanza Comunitaria), area riconosciuta dalla Comunità Europea, a causa di habitat naturali speciali e alle particolari specie animali e vegetali. Sono, infatti, conservate piante e animali rarissimi, come
I boschi delle Cerbaie sono un patrimonio naturale della nostra regione
la Drosera rotundifolia corsica, che è presente al mondo in un piccolo vallino fra Vedute e Poggiadorno. FRA I PROGETTI realizzati di recente sono da citare i lavori di ripristino ambientale, iniziati a febbraio 2010, per la valorizzazione a fini turistici e ricreativi dei
boschi dell’ex Opera Pia Landini Marchiani. L’opera è stata realizzata dal Comune di Fucecchio grazie ad un finanziamento della Regione Toscana. Sono stati recuperati 8 km di sentieri, dove nessuno vi poteva accedere, a causa dell’ abbandono e dell’invasione della vegetazione. Oggi i percorsi sono puliti, delimitati da staccio-
UN’ALTRA caratteristica delle Cerbaie è l’alta biodiversità, cioè la sopravvivenza di più specie di animali e vegetali diversi nello stesso territorio. Le colline delle Cerbaie sono uno dei territori ad alta valenza naturalistico-vegetazionale della Toscana e dell’Italia. Salvaguardare questo bene prezioso è un nostro dovere, perché solo difendendolo possiamo riuscire a gustarci la bellezza di un paesaggio preistorico… senza dover ricostruire artificialmente ciò che, domani, potremo perdere per sempre!
LA CURIORITA’ LA DROSERA ROTUNDIFOLIA CORSICA E’ PRESENTE NELLE AREE RURALI FUCECCHIESI
In campagna cresce una pianta carnivora
Ci sono piante o animali rari? Esiste il rischio di estinzione?
La Drosera è una pianta importante perché è presente solo nella zona delle Vedute. Inoltre, negli stagni e presso i laghetti fra Vedute e Galleno, è stata trovata eccezionalmente la rarissima tartaruga palustre. Nelle Cerbaie ci sono molte specie a rischio di estinzione, quindi ci sono molti progetti per salvaguardare la flora e la fauna protetta.
nate e dotati di cartellonistica segnaletica: ci sono più di 40 bacheche illustrative. E’ possibile, inoltre, effettuare guide e escursioni su prenotazione, alla scoperta di un ambiente incontaminato. Da due anni questi sentieri sono meta turistica: c’è chi li attraversa a cavallo, a piedi, con la mountain bike… Questa bella porzione di territorio, ricca di bellezze naturali deve essere valorizzata e tutelata sia dagli enti preposti ma soprattutto dalla cittadinanza.
La Drosera vive in ambienti estremi ed è dotata di una “bocca”
LE CERBAIE si presentano come un bioma straordinario, ovvero un luogo incantato dove vi troviamo fiori e piante rare. I fiori, in particolare, arricchiscono il paesaggio: il bucaneve, i campanellini, i crochi, gli anemoni, le giunchiglie, la felce, le ninfee, la genziana, i ciclamini. Tra le tante specie presenti quella che ci ha sorpreso maggiormente è la Drosera rotundifolia corsica, una pianta autoctona (che nasce e vive nello stesso ambiente) quasi unica al mondo. La Drosera è una pianta carnivora e, come tutte quelle della sua specie, si è adattata a vivere in ambienti estremi, dove sono praticamente assenti le sostanze nutritive necessarie alla vita della pianta, come l’azoto, il fosforo e il potassio. Questo vegetale, per far fronte alla mancanza di nutrienti, ha svi-
luppato un sistema a trappole per catturare gli insetti. Essa possiede, infatti, una piccola “bocca” contornata da goccioline appiccicose che attirano gli insetti assetati e li intrappolano. Questa graziosa piantina ha una foglia minuscola, dalle dimensioni di un’unghia, quindi è facile calpestarla, ma ha un’importanza mondiale perché è presente solo nella zona delle Vedute. È arrivata qui nel periodo delle glaciazioni e, trovando un ambiente favorevole, vi si è stabilita. Un tesoro incredibile a pochi passi da casa nostra. Chi avrebbe mai detto che a Fucecchio fosse presente un esemplare di pianta carnivora così rara. Ci auguriamo che domenica 24 giugno, giorno in cui si potrà effettuare una visita per osservare la celebre Drosera che fiorisce, ci farete compagnia. Siamo certi che assisteremo ad uno spettacolo mozzafiato!
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Ajazi Mariglen, Amadi Andrea, Calafateanu Gabriel Danut, Casalini Elisabetta, Ceccarini Luca, Dei Alice, Fastelli Francesco, Giannelli Giada, Guidi Lorenzo, Har-
bans Tania, Laurenza Alessia, Liberto Gianluca, Mazzantini Lorenzo, Migliorini Aurora, Molishti Emilena, Montanelli Rebecca, Parentini Viola, Peisic Camelia Elena, Pellegrino Giulia, Signorini Alice, Spi-
na Lorenzo, Vasquez Vizcardo Maria Fernanda, Xiang Sofia, Zhang Shuting, Zheng Giuseppe, Zito Luigi (classe II H, scuola «Montanelli-Petrarca», Fucecchio). Dirigente Lia Morelli. Tutor Emma Donnini
CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 16 MARZO 2012
7
Classe IIB
Bacci-Ridolfi CASTELFIORENTINO
Comunicare, ma come? La difficile costruzione del ‘dialogo’ tra lingue e culture diverse NEL NOSTRO paese, Castelfiorentino, vivono molti stranieri. Secondo i dati dell’Istat relativi all’anno 2010, su 17.959 residenti 2.303 (12,8% ) erano stranieri, immigrati soprattutto per motivi di lavoro e di studio e regolarizzati. Nel 2011 si sono aggiunte altre 69 persone. Nella nostra scuola adesso ci sono 129 ragazzi stranieri (più del 20% del totale), ma questo numero varia in continuazione, perché in qualunque momento dell’anno arrivano nuovi alunni e altri se ne vanno. Noi siamo andati ad intervistarli: il 60% di loro ci ha detto che si trova bene con i coetanei, ma il 40% si percepisce come ‘diverso’ e incapace di comunicare, per l’ostacolo della lingua. Considerando che alcuni ci avranno sicuramente detto che si trovano bene solo per ‘essere accettati’, noi ci siamo convinti che ci sono tanti compagni che noi dovremmo far sentire a loro agio e che dovremmo aiutare. Ma come? Se non attraverso una lingua comune? Per questo abbiamo deciso di conoscere due figure fondamentali, che più di tutti, nella nostra
è maggiore per i ragazzi provenienti dalla campagna che vivono ancora a contatto con antiche tradizioni e hanno maggiori difficoltà ad integrarsi, rispetto ai ragazzi provenienti dalle città globalizzate.
La nostra scuola multietnica
scuola, lavorano alla costruzione della relazione tra noi e i ragazzi stranieri: la mediatrice culturale e la professoressa che ha ideato il laboratorio interculturale. LA MEDIATRICE linguisticoculturale ci ha detto che il suo lavoro consiste nel fare da ‘traduttore umano’, tra due persone che
parlano lingue diverse, per esempio nelle conversazioni tra famiglie arabe e insegnanti italiani. Ma lei non si limita a tradurre delle conversazioni ed insegna alle persone arabe a capire la cultura italiana, perché le diversità culturali funzionano come un ulteriore ostacolo alla comunicazione. Fra i cittadini del Marocco, l’ostacolo
IL LABORATORIO interculturale, la professoressa Maria Paola Bagnai ce l’ha descritto come una vera e propria risposta all’emergenza, visto l’alto numero di ragazzi da inserire nel percorso scolastico. Gli alunni, appena arrivati, incontrano gli insegnanti che compongono la commissione di accoglienza, i quali verificano le loro conoscenze dell’italiano e individuano la classe dove inserirli. Poi vengono programmati dei percorsi individualizzati e i laboratori per imparare l’italiano, di tre livelli di difficoltà. Purtroppo per adesso i laboratori si svolgono in uno spazio che è anch’esso di emergenza: il piccolo archivio della nostra scuola. Ma i ragazzi vi incontrano volentieri le tre insegnanti che li guidano, perché lì è tutto più facile che in classe e per loro è molto importante imparare la nostra lingua.
L’INDAGINE CHI A SCUOLA RICEVE BOTTE O OFFESE NON DEVE AVER PAURA DI DENUNCIARLE AI DOCENTI
Il bullismo non ha bandiera né colore
‘Ritratto’ del bullo: usa la violenza per prendersela coi più deboli
A TUTTI VOI sarà capitato di vedere, sulla spiaggia in estate, un gruppetto di bambini di nazionalità diversa avvicinarsi e cominciare a giocare in pochi secondi, e avrete osservato come si possa comunicare anche senza avere in comune lingua e cultura. Anche alla nostra età nascono rapporti istintivi tra coetanei, ma non sempre questi sono rapporti positivi; ci sono, purtroppo, ragazzi che entrano in relazione con gli altri con atti di violenza: tramite parole offensive o ricorrendo alle mani. Dalla nostra indagine, noi abbiamo rilevato che nella nostra scuola una parte degli alunni si sente al sicuro e dice «noi apparteniamo a una classe piccola e perciò ci sentiamo abbastanza sorvegliati». Mentre un altro gruppo ci ha detto «noi siamo stati picchiati», «noi siamo stati insultati», «noi abbiamo ricevuto brutti scherzi: il giubbotto bruciato,
lo zaino rubato o rotto», «noi non abbiamo potuto reagire, perché siamo stati minacciati». CHI FA QUESTI atti diciamo che è un ‘bullo’, ovvero un ragazzino con dei problemi psicologici, qualunque sia la sua nazionalità. Ma questo tipo di coetanei noi dobbiamo continuare a temerli e a sentirci insicuri? Non abbiamo il diritto di andare a scuola tranquilli e pacifici? Abbiamo rivolto questa domanda al professor Andrea Magno, che è il responsabile della sicurezza nella nostra scuola, «il nostro regolamento — ci ha detto — vieta gli atti di bullismo a scuola ed i ragazzi non possono rispondere alle botte e alle offese con le botte e con le offese, devono mettere da parte la paura e rivolgersi ai loro insegnanti, che troveranno il modo più adeguato d’intervenire».
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata da Kelly Ademi, Matteo Aggravi, Martina Altamore, Giorgia Cambi, Rebecca Comparato, Simone D’Angelo, Giacomo De Stefano, Maya Di Paola, Housam El Othmani, Camilla Fio-
rentino, Elisa Lari, Matteo Lovito, Francesco Marini, Fabiola Maroni, Tommaso Meloni, Stefanina Montella, Federico Nespola, Meris Neziri, Francesca Palazzotto, Mengdie Pan, Ledion Pashaj, Federica Pisi-
no, Eleonora Spataro, Platini Tarja, Andrea Taviani (II B «Bacci-Ridolfi», Castelfiorentino). Dirigente scolastica: Simonetta Ferrini. Docenti tutor: Patrizia Bacciottini, Daniela Martini e Daniela Volterrani.
RIFLESSIONI
Chi è in minoranza si sente diverso DURANTE l’inverno noi facciamo al massimo dei viaggi brevi e viaggiare sarebbe il miglior modo per imparare la geografia. Ma la geografia è anche nelle parole e nei gesti diversi dei nostri compagni provenienti da 18 nazioni diverse (il Marocco, l’Albania e la Cina sono le più rappresentate). Tempo fa abbiamo letto, in un brano del giornalista Vittorio Zucconi, tratto da Stranieri come noi, che il razzismo nasce dalla credenza che chi non è fatto, non pensa e non agisce come noi sia ‘sbagliato’. Siamo rimasti molto meravigliati dal passo che dice che i giapponesi vedono noi europei come dei nasoni: ci chiamano gaijin, che vuol dire ‘persona dal naso grosso’. Esattamente come noi descriviamo loro come persone dal naso piccolo. Così abbiamo imparato come tutti siamo stranieri agli occhi degli altri. Questo non vuol dire che dobbiamo trovare giusto ciò che non condividiamo, ma ricordare che se uno straniero si comporta male, non vuol dire che tutti quelli della sua nazione siano ‘sbagliati’. NELLA NOSTRA classe gli stranieri si trovano benissimo — qualcuno mostra con orgoglio la cittadinanza italiana sulla carta d’identità —; noi vogliamo che loro rimangano legati alle loro origini. La verità è che nel nostro mondo di ragazzi vorremmo sentirci accettati dagli altri, con le nostre singole diversità; ma appartenere ad un gruppo minoritario, magari malvisto da tanta gente, può far sentire doppiamente diversi.