FIRENZE Book Finale

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10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Scuola media

Pieraccini Firenze

Aulla sommersa. «Siamo con voi» Il sindaco Simoncini ha incontrato gli alunni del nostro istituto I RESTAURI

Archivio di Stato Un lavoro prezioso L’ARCHIVIO di Stato di Firenze si è occupato del restauro dei documenti alluvionati nel 1966. Dei 30 chilometri danneggiati, 24 sono stati restaurati. Il processo comprende molte fasi: prima si spagina il volume, poi col bisturi si toglie pazientemente il fango, si lava il foglio con acqua tiepida e con un pennello si leva lo sporco residuo. Una volta asciutto, si ricalcano le parti strappate sulla “carta giapponese” operando con un ago appuntito, poi questa viene incollata. Quando tutto è fatto si ricostruisce il fascicolo cucendo tra loro le pagine. Dopo l’alluvione del ’66 erano in 13 a lavorare, oggi è rimasta una sola restauratrice, la dottoressa Morelli, perché l’Archivio non ha più finanziamenti. Ad Aulla lo scorso ottobre si è ripresentato il problema: come ci ha confermato l’assessore Cristina Scaletti, che si sta occupando della cosa, ben 40000 volumi della biblioteca e dell’Archivio Storico sono stati danneggiati dall’acqua, fra i quali 45 preziosissimi atti notarili del ‘400. Questi ultimi sono stati messi in uno dei congelatori offerti dalla Bofrost. Lì saranno mantenuti in sicurezza fino a quando non saranno gli “liofilizzati”, con questo metodo i fascicoli vengono congelati fino a -50˚, poi messi in un apparecchio che prima li mette sottovuoto, poi “sublima”il ghiaccio,cioè lo trasforma in vapore senza passare dallo stato liquido. Altrimenti, dopo il congelamento, si può passare al restauro tradizionale.

MARTEDÌ scorso, 13 dicembre, nell’aula Polifemo dell’Istituto comprensivo Pieraccini, gli alunni della scuola hanno incontrato il sindaco di Aulla, Roberto Simoncini, che è venuto per parlare dell’alluvione che ha colpito la sua città, un piccolo comune di 11.000 abitanti nel cuore della Lunigiana. Il 25 ottobre nell’arco di 24 ore sono caduti 366 mm di pioggia, un evento straordinario che ha provocato l’esondazione del fiume Magra. «Erano le 18,30 quando il Magra è esondato — ha detto il sindaco — prima è andata via la corrente poi è arrivata un’onda improvvisa, uno dei primi edifici ad essere colpito è stata la caserma dei vigili del fuoco». Poi il fango ha sommerso ogni cosa. L’ALLUVIONE è durata 2 ore e 30, in questo tempo i danni sono stati enormi: «Ci sono stati due morti e 108 evacuati. Le criticità sono molte: case allagate, ponti crollati, frazioni isolate, mancanza di acqua potabile e gas, in numerose frazioni niente corrente

gazzi del liceo classico di Aulla sono riusciti a portare in salvo i libri. Non è un caso che sono stati proprio i ragazzi a salvare l’archivio storico, poichè fanno parte del Consiglio dei Giovani e Aulla è stato il primo comune d’Italia ad averne uno. I libri sono stati trasportati a Firenze per il processo di liofilizzazione. I soccorsi sono stati numerosi: per nove giorni hanno operato sul territorio provinciale 7144 unità di personale di cui 3851 angeli del fango».

LA VISITA I ragazzi della Pieraccini con il sindaco di Aulla

elettrica e linee telefoniche». «Quali sono stati i monumenti più colpiti della città?»: chiede un alunno della scuola primaria. «L’Abbazia di San Caprasio dell’884 per fortuna non è stata distrutta, ma è stata allagata e sommersa dal fango». Cos’è l’Archivio Storico notarile

dei Feudi della lunigiana? «L’archivio è prezioso perchè ci sono tutti i manoscritti del ‘400 che raccontano la storia notarile del paese — spiega il sindaco — l’edificio è stato devastato dal fango, ma grazie all’intervento di una giovane archivista romana, Francesca Frugoni, insieme ai ra-

CHIEDE un bambino: «Cosa ha provato quando ha visto la sua città distrutta?». «Un grande dispiacere, ma questa catastrofe paradossalmente ci ha avvicinati di più. In seguito alla tragedia abbiamo ricevuto una grande solidarità da tutta la Regione, sopratutto da Firenze. Molti cittadini ci sono stati vicini, tra cui tassisti fiorentini, la Fiorentina Calcio e altri». Un alunno della scuola Pieraccini saluta il sindaco e promette: «Anche la nostra scuola contribuirà con un piccolo gesto di solidarietà».

L’INTERVISTA IL SEGRETARIO DEL PD HA PARTECIPATO AI SOCCORSI DOPO L’ALLUVIONE DI FIRENZE NEL ’66

Bersani, un angelo del fango di quindici anni CHI SONO gli angeli del fango? Sono persone comuni come il nonno di un nostro compagno o note come l’onorevole Pierluigi Bersani. Il loro aiuto è stato fondamentale nelle città alluvionate. Lei dov’era il giorno dell’alluvione a Firenze?

«Credo a scuola. Le notizie arrivavano dalla radio». E’ stata un’idea sua andare a Firenze per portare aiuto?

«Ne parlammo tra noi, e cominciammo a chiederci: perché non andiamo? Diciamo pure che fui uno dei promotori. Il nostro insegnante di religione, don Niso Della Valle, era un riferimento per noi. Ci venne naturale andarne a parlarne con lui: non solo disse di sì, ma si preparò a partire con noi». SOLIDARIETÀ Angeli del fango dopo l’alluvione del ’66

Quell’esperienza ha cambiato qualcosa nella sua vita?

«Sicuramente, perché fu un’esperienza straordinaria.

Avevo quindici anni! E’ stata una grande emozione poter vivere la solidarietà che si sentiva in quei giorni. Non solo: ho anche avuto l’occasione di respirare i primi passi di una storia nuova. Girava un’aria di cambiamento». Ci sono ancora oggi molti documenti danneggiati che hanno bisogno di essere restaurati. Quando sarà al governo farà qualcosa per aiutare questa opera?

«Adesso che me l’ hai ricordato sicuramente lo farò. Ricordo che quando partii sapevo che dovevamo salvare i libri e gli oggetti d’ arte, immaginavo che avrei fatto quello. Però la mia squadra finì ad occuparsi di ripulire dal fango laboratori e cantine. Ho fatto manovalanza. Ma fu lo stesso indimenticabile». Nel 2011 gli angeli del fango sono tornati in azione ad Aulla; questa volta sono arrivati in aiuto anche gli ultras della Fiorentina e i ragazzi del liceo classico di Aulla.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della I C della scuola media Pieraccini in collaborazione con la classe V A della scuola Lavagnini. I C: Abbado Luigi, Batacchi Tommaso, Berretti Lucrezia, Borgioli Alessandro, Camastro Giorgia, Canastrini Maria, Celli Guglielmo, D’Antoni Arianna, Gabbrielli Edoardo, Garchitorena Vincent Galamay, Ghisu Duccio, Huaroc Samaniego Ashley Sayuri, Jesus Me-

dina Nilton Oswaldo, Lenzi Lapo, Mucci Samuele, Nati Agnese, Pairazaman Chambergo Miguel, Parducci Umberto, Pelleschi Greta, Rossi Federico, Wu Weiwei. V A: Abdelqader Jasmin, Ani Ochenna, Bayongan Jamever Balunso, Caramitti Alessio, Carhuallanqui Montes Maria, Cicali Alessia, Cosofret Alexandru Constantin, Daghini Martina, Dauplo Christian Paul, Eletti Lorenzo, Gnesutta Daniele,

Haxhiu Aishe, Holguin Caller Mabel Gaudy, Maccallum Eva Maria, Mananghaya Paragas Guilfred, Masi Giulia, Michahelles Flavia, Palchetti Vittoria,Perez Camila Natalia, Piras Vittoria, Pistolesi Boni Irene, Poli Zoe, Reyes Harold James, Valladares Aguilar Marialaura, Vega Carol Olalla. Dirigente scolastico: Valerio Vagnoli. Insegnanti tutor: Cinzia Tosti Guerra, Anna Colantuono.


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Scuola media

Carducci Firenze

Oltre la ribalta della moda Vestirsi in un certo modo è diventato bisogno: come scegliere bene LA MODA è una presenza fondamentale nella vita di noi adolescenti, condiziona il modo di vestire e costituisce un bisogno da soddisfare, al pari delle necessità primarie. La maggior parte di noi segue le tendenze che sono in voga nel momento, alle quali è difficile rinunciare, senza sentirsi “diversi”; il rischio infatti è di trovarsi emarginati da quei compagni che hanno un forte interesse per i prodotti che più rispondono al conformismo. Anche per questo i giovani ritengono essenziale indossare abiti che li fanno sentire parte del gruppo, e non estranei, con il risultato di favorire la tendenza al consumo e incrementare il fatturato delle aziende più “alla moda”. Di queste in generale i consumatori sono portati a fidarsi, perché ritengono il marchio una garanzia. IL RAPPORTO tra la qualità e il prezzo permette oggi a tutti, anche ai meno benestanti, di acquistare le cose che desiderano; ma i giovani, pur di assicurarsi il capo che li fa sentire “alla moda”, sono indotti a spendere anche molto.

APPARIRE O ESSERE? Il rischio di essere succubi della moda e non protagonisti visto con la fantasia

Chiaramente chi ha più disponibilità economica ha maggiori possibilità di tenersi aggiornato con la moda, perché può permettersi di andare oltre certi limiti, ma non sempre ne sente il bisogno, mentre chi ha meno disponibilità a volte si concede strappi eccessivi. Tutto questo fa emergere differenze rese immediatamente evidenti

dalla volontà o meno di indossare i capi delle marche più prestigiose. Ciò, non di rado, è motivo di contrasto tra i giovani, portati a seguire le tendenze e ad ignorare i gusti e le scelte dei genitori, più orientati di solito a un look più tradizionale, attenti alla qualità e al prezzo. Dietro il mondo fascinoso della

moda si nascondono, in qualche occasione, realtà di cui non siamo spesso a conoscenza, ma che hanno a che fare direttamente con ciò che indossiamo. Sembra ad esempio, da indagini compiute e da denunce fatte negli anni addietro, che non sia assente l’impiego di sostanze dannose da parte di aziende e marchi anche famosi, ma fa ben sperare il fatto che sia stato raggiunto un impegno comune a ridurre, entro il 2020, l’uso di simili componenti. Non molto tempo fa, una giovane donna accusava sulla rete di avere subito seri danni per aver indossato abiti acquistati presso una catena di grande distribuzione. UN ALTRO aspetto negativo del mondo della moda è dato dallo sfruttamento di manodopera minorile, senza che vi sia un adeguato controllo della filiera produttiva e un intervento repressivo da parte dei governi di quei Paesi che tollerano il fenomeno. Ci si chiede se non sarebbe meglio che prestassimo più attenzione a questi aspetti del problema di cui di solito non teniamo conto, invece di occuparci solo del marchio che ci permette di stare “alla moda”.

L’ESPERTO A COLLOQUIO CON LORENZO BRACCIALINI, DIRETTORE MARKETING DELL’OMONIMA GRIFFE

«Rapporto prezzo-qualità, vigilato speciale»

MANAGER Lorenzo Braccialini in azienda

ABBIAMO incontrato Lorenzo Braccialini, direttore marketing e comunicazioni dell’omonima azienda, e gli abbiamo posto alcune domande sul tema della moda nel mondo, specie in relazione agli adolescenti. «Le dinamiche dei giovani tendono oggi ad incrociarsi in modo continuo; non esiste più un target unico, ma una fusione di stili e tendenze: gli adulti amano tornare alla loro adolescenza, i giovani imitarli, per sentirsi più grandi». La Braccialini è un’azienda attenta ai giovani; per loro «ha creato una collezione che si ispira ai famosi Looney Tones, un marchio avuto in licenza dalla Warner Bros. Lo stile sposa la moda ai personaggi simbolici che hanno segnato l’infanzia di molte generazioni».Quando si tratta di scegliere i capi da indossare, il consumatore in generale tiene conto «della funzionalità del capo in rapporto al tipo di vita di ognuno e quindi all’uso, ma vi è da parte di

tutti una forte attenzione al prezzo e alla qualità dei prodotti, visti in relazione tra loro». In fatto di moda, Firenze ha una nobile tradizione che risale al Rinascimento, «legata all’ideale di bellezza e alla qualità dei prodotti che nascono dalle mani sapienti degli artigiani»; una tradizione che si conserva e che fa anche oggi di Firenze il centro della moda. Gli abbiamo chiesto cosa pensasse dello sfruttamento del lavoro minorile di cui spesso si sente parlare a proposito di aziende che operano nel settore. «Le grandi multinazionali estere, ci ha risposto, oggi fanno più attenzione alla filiera, proprio a seguito degli scandali avvenuti; quanto alle griffe italiane già esercitano il controllo sul ciclo della produzione per i propri marchi». Gli esponiamo, prima di congedarci, una nostra esigenza: che i prodotti siano tutti etichettati per poterne verificare la tracciabilità, conoscere la qualità delle materie impiegate e saperne la provenienza.

LA REDAZIONE III A: Anzillotti Edoardo, Baldini Eva, Benucci Delfina, Bertini Emma, Bigi Bianca Maria, Bongiovanni Chiara Tiffany, Busoni Edoardo, Carubia Gabriele, Chen Yongjie, Crescioli Marco, Donati Federico, Finta Jane, Menicatti Teresa, Montagnoni Adele, Montaguti Leonardo, Moriani Leonardo, Pagnano Tommaso, Prajia Diana Andreea, Rama Martina, Scalzullo Giulio, Stefanon Luca, Toschi Vespasiani

Martina, VaggelliGemma, Vigori Anna. II A: Bayon Tommaso, Bertolasi Federico, Bongiovanni Marco, Borghi David, Caldo Luigi, Carbungo Jairus James, Denith Irene, Di Bari Giuliana, Dragoni Filippo, Enriquez Camongol Lou, Flora Alessia, Gagliardo Michael, Iacopozzi Cosimo, Lomascolo Ilaria, Londono Henao France-

sco, Lunardo Maria Caterina, Magni Lorenzo, Massa Eugenia, Moschella Vanni, Noferi Benedetta, Paratore Giulia, Ruocco Matthew Alexander, Sansosti Chiara, Soffietto Niccolò, Ventura Margherita, Verrecchia Beatrice. Docente tutor: De Robertis Rita Dirigente Scolastico: Marchese Luciana

L’ANALISI

Un fenomeno radicato nella società CI INTERESSAVA conoscere quale fosse il rapporto dei ragazzi con la moda, e se cambia con l’età, ma anche quanta importanza abbia la moda per loro. Ne abbiamo intervistati alcuni, ed abbiamo ascoltato il parere di qualche adulto, nella cerchia famigliare. La moda è un punto di riferimento, lo strumento attraverso il quale ogni adolescente, nel momento in cui ricerca una sua identità, esprime il proprio stile e la propria personalità, e costruisce il rapporto con gli altri. La maggior parte dei giovani, in fatto di moda, non si fa influenzare dai compagni di classe, ma segue l’esempio dei coetanei in generale, perché l’aspetto esteriore, sfortunatamente, oggi è quello che più conta. Nella scelta dei capi, ragazzi e adulti danno importanza alla comodità e all’eleganza; gli adulti tengono conto anche della qualità; per tutti è fondamentale sentirsi a proprio agio negli abiti che si indossano. Un altro fattore decisivo al quale tanto gli adulti che i ragazzi prestano attenzione è il prezzo: i ragazzi, che iniziano a comprarsi i vestiti con i propri soldi, si sentono responsabilizzati, gli adulti hanno il sospetto che un abito che costa poco sia di qualità scadente: il prezzo costituisce una garanzia. Può succedere però che i produttori ne approfittino e mettano sul mercato capi di bassa qualità ad un prezzo più alto, ricavandone maggior profitto. Anche per questo sarebbe doveroso educare i ragazzi ad un consumo consapevole.


12 CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Scuola media

De Mattias Firenze

Il rugby: lo sport del cuore Cresce il movimento nella nostra città: capitale europea dello sport 2012 RIFLESSIONI

Una disciplina vissuta con passione “SONO in mezzo al campo, e non so neppure io, se ho più paura o coraggio… Ultima frazione di gioco, lancio lungo, palla dell’avversario, sono l’ultimo uomo, la partita è nelle mie mani… La tensione sale, penso ai miei compagni che credono in me, tutto si svolge in pochi secondi: con tutta la mia forza lo placco! E finalmente… vittoria!” Pratico il rugby da diversi anni, le emozioni che provo in questo sport sono frutto di una nuova passione in me. Quando scendo in campo guardo negli occhi i miei compagni e so che in quel momento devo fidarmi di loro: siamo come “fratelli in guerra”. La cosa che amo di più in questo sport è “il terzo tempo” nel quale le squadre, fino ad ora rivali, escono insieme dal campo, vinte o vincitrici che siano. Così i giocatori socializzano andando a mangiare e bere, uniti come “amici” e non più come “nemici”. Questa esperienza, se praticata fin da piccoli, insegna valori importanti quali il rispetto verso il prossimo fondamentale per la società. Il nostro Istituto, propone il progetto “Crescere in Movimento” relativo alle Scienze motorie, che nel primo anno della scuola secondaria presenta il rugby come il modello di sport da seguire, particolarmente indicato per la crescita integrale della persona. Consiglio ai ragazzi di provarlo, per far crescere in loro passione e valori che rimarranno per tutta la vita.

QUANDO William Webb Ellis, giovane studente della cittadina di Rugby vicino a Birmingham decise, nel lontano 1823, di infrangere le regole del football prendendo in mano il pallone e correndo verso la linea di fondo campo avversaria, non immaginava certo di avere posto le prime regole di un nuovo sport, il Rugby Football, che di lì a breve divenne tra i più popolari nel mondo. Tantomeno sapeva, il giovane William, che da quel gesto di ribellione sarebbe nata una disciplina nella quale valori e confronto leale sono un esempio per tutti gli altri sport. Oggi, con tutto quello che accade tra le tifoserie nel calcio e spesso in campo tra giocatori stessi, il rugby rappresenta un’esperienza di formazione positiva, soprattutto fra i giovani, portatrice di elementi fondamentali: “la cultura” dello sport, intesa come una serie di valori di cui il giocatore è esempio in campo come nella vita, il rispetto delle regole e la lealtà verso gli avversari, l’educazione come collaborazione e considerazione dei compagni e, infine, il “fair

PALESTRA DI VITA Un’immagine che illustra l’affetto degli appassionati per il rugby, una disciplina sportiva rude, ma ricca di valori etici

play”. Quest’ultimo racchiude in sé la vera forza di questo sport. Il “terzo tempo” prevede un momento in cui le squadre avversarie si riuniscono informalmente a fine partita per parlare di quanto accaduto, davanti a un rinfresco nella club house e a volte insieme all’arbitro, tutto in modo confidenziale. Questo è un atto di ami-

cizia ed umiltà, nel quale il significato di vincere e perdere fanno parte del gioco. PERCHÉ quindi non immaginare che il rugby abbia un ruolo di primo piano nei prossimi eventi che Firenze dovrà organizzare in occasione della sua nomina a “Capitale dello sport 2012”? Perché il

vicesindaco e assessore allo sport Dario Nardella non potrebbe cogliere l’occasione per rilanciare Firenze come città del rugby? Firenze vanta già una buona tradizione in questo sport, e non solo perché il calcio in costume, in qualche modo ne è stato il precursore, ma anche perché in questa città sono presenti società che da decenni svolgono con successo la loro attività in questo settore. Se “l’idea di sport è quella di strumento diffuso di forte socializzazione e accrescimento delle qualità di vita,” come recita un passaggio del documento che l’amministrazione comunale ha presentato a Bruxelles per candidarsi al ruolo di città europea dello sport 2012, allora il rugby può veramente rappresentare questo pensiero. Se sapremo cogliere quest’occasione, il gioco della palla ovale potrebbe essere non più quello sport “incomprensibile a molti” come scrive Alessandro Baricco, bensì una fonte di formazione fisica ed etica per molti giovani della nostra città.

L’INTERVISTA INCONTRO CON LUIGI FERRARO, GIOCATORE DEL FIRENZE RUGBY ED EX NAZIONALE

«Una palla ovale che costruisce valori» ABBIAMO intervistato Luigi Ferraro , giocatore della Firenze Rugby ed ex capitano della Nazionale A. Per quale motivo ha deciso di dedicarsi al rugby?

Ho iniziato a praticare il rugby a tredici anni, ma era un gioco e quando scendevo in campo pensavo solo a divertirmi. Poi sono diventato capitano, ho iniziato a giocare a Padova e in Lombardia, nelle regionali e nelle nazionali. Questa esperienza mi ha fatto crescere come uomo e come rugbista; ora alleno i ragazzi più giovani e spero di trasmettere loro quanto io stesso ho appreso: rispetto dei compagni, senso del gruppo e lealtà, perché la squadra non può funzionare se manca un membro. PROTAGONISTA Luigi Ferraro in azione

Cosa le ha insegnato l’esperienza di diventare capitano?

Ho provato una grande emozione e senso di responsabilità verso gli altri. Nelle partite di rugby non ci

sono barriere fra pubblico e giocatori e quello che si impara giocando è l’integrazione di tutti quanti, avversari e compagni, ma soprattutto la voglia di non mollare mai. Si impara a vincere, a godere di una vittoria, ma anche a prendersela con te stessi se si perde e non si è dato tutto. Il valore del fairplay secondo lei si va perdendo?

Nel rugby è incondizionato il fairplay, è possibile “schiantarsi” sull’avversario e fargli male, ma non ha senso dargli un calcetto fuori dal gioco! Una volta che è terminato lo scontro, è grande il desiderio di aiutarlo a rialzarsi. Qual è stata la partita più significativa?

Secondo me tutte le partite sono fondamentali, anche se la più importante è quella che ancora deve essere giocata. Il rugby si può paragonare alla vita, ciò che si è già vissuto è importante, ma quello che verrà lo è ancor di più.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti: Logan Aspin, Stefano Baylon, Valentino Brocchi, Julia Brogi, Piero Brogi, Federico Franceschi, Matilde

Francioni, Raveen Khawe, Cosimo Lori, Giulia Matteuzzi, Edwards Miglinieks, Maximilian O’ Kief, Brando Sacramento, Andrea Cottoni, Filippo Torrini, Niccolò

Vieri, Davide Villani della III media della Scuola Secondaria di primo grado Beata Maria De Mattias. Docente tutor e Dirigente scolastico è la professoressa Monica Milanesi


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Scuola media

Marsilio Ficino Figline

Autumnia: la tre giorni del gusto La trasformazione di Figline: da borgo lontano a polo d’attrazione CAMMINANDO per Figline, immersi nel profumo di castagne arrostite, mandarini e dolciumi vari, si possono trovare, qua e là, orticelli con alberi e verdure, signori che vendono cappelli e ceste fatte di paglia, altri che lavorano il ferro e così via. Sono i giorni 11 - 12 - 13 novembre. La stagione autunnale è festeggiata con uno degli eventi più significativi della Toscana: Autumnia, che quest’anno raggiunge la sua tredicesima edizione e coinvolge, oltre alla Protezione civile, gli Assessorati alla attività produttive, al turismo ed alle politiche ambientali. Fiumi di persone si riversano nelle strade e nelle piazze, non per la solita passeggiata, ma spinte dalla curiosità di vedere e assaggiare qualcosa di nuovo e dal desiderio di sentirsi fiere delle bellezze e delle bontà che questa terra e tutta l’Italia possono offrire. La “piccola” Figline, per tre giorni, diventa l’attrazione turistica dell’intera regione: circa ottantamila visitatori di ogni età calpestano quei cinquemila metri quadrati

su cui è spiegata la manifestazione. Parlare di numeri però non rende l’idea dell’autentico trasporto che investe ogni visitatore, delle emozioni che vengono vissute. No, perché non si tratta di un mercato, Autumnia non è un semplice appuntamento economico, è piuttosto, grazie anche a una serie

di convegni, un’appetitosa possibilità di ampliare le conoscenze sull’Ambiente, sull’Alimentazione, sull’Artigianato e sull’Associazionismo. Tutto infatti converge a sviluppare il programma delle quattro “A”, su cui si basa l’evento. Un programma che offre anche la possibilità di giocare e di di-

vertirsi o con un percorso di corde sugli alberi, o con una passeggiata a cavallo, o con la mungitura di una mucca. Vista così, Autumnia diventa un mezzo per educare a vivere meglio, alla cura del patrimonio circostante, al rispetto del fantastico sfondo naturale che incornicia questa città e tutta la Toscana, che troppo frequentemente trascuriamo. È un modo per aprire gli occhi davanti alla natura e rendersi conto che magari come “vicini di casa” non abbiamo solo gentili vecchietti, ma forse anche qualche animale, un procione o una lepre, che vive proprio sopra Figline, nel bosco di Vallombrosa. Al tempo stesso Autumnia è un mezzo per guardare più lontano, per “unire” l’Italia, mediante lo scambio di usi e costumi con altre parti della penisola, presenti con i loro prodotti tipici e la loro cultura. Di fronte a questa città in festa non resta che lasciarsi piacevolmente coinvolgere, animati da tanta voglia di rispolverare tradizioni e di saziare la propria curiosità.

L’INTERVISTA QUATTRO DOMANDE A RICCARDO NOCENTINI, PRIMO CITTADINO FIGLINESE

«Una festa per guardare al mondo»

SINDACO Riccardo Nocentini con alcuni alunni dopo l’intervista

AUTUMNIA attira l’interesse di decine di migliaia di persone. Come sente il rapporto tra la città di Figline e questo evento che apre sempre più i propri confini? «Autumnia è diventata la festa più importante della città e una delle prime della Toscana — risponde il sindaco di Figline, Riccardo Nocentini — è la festa in cui tutta la comunità, tutta la cittadinanza attiva figlinese si apre all’esterno e tantissime persone rispondono positivamente al suo richiamo. Aprire l’esperienza di Autumnia a livello più ampio possibile e conservare il suo carattere locale è una sfida difficile da accogliere». Quale idea può aiutare questo evento a mantenere i livelli raggiunti e a incrementarli? «Autumnia è una manifestazione locale perché promuove i prodotti di Figline e del Valdarno, ma insieme è qualcosa di più ampio, perché, richiamando l’attenzione su tutto

quello che può portare a una qualità migliore della vita, vuol dare un messaggio universale. E lo fa anche con specifici incontri di approfondimento, che coinvolgono le varie associazioni presenti nel territorio, e con iniziative per gli alunni delle scuole». Come valuta in generale l’associazionismo a Figline? «Una delle fortune maggiori di Figline è quella di essere “Terra di Associazioni”. Sono tante ed operano nei settori più diversi per il bene comune. Non solo, esse maturano al loro interno valori importanti che poi si diffondono all’esterno, fra la gente». In una battuta, cosa può insegnare Autumnia? «Autumnia può insegnare che tutto è collegato. Ogni persona, ogni cosa è parte integrante di un tessuto naturale e sociale legato in ogni sua parte da strettissime e inscindibili relazioni».

LA REDAZIONE CLASSE III A: Aglietti Allegra, Anzevino Fiammetta, Bellandi Cristian, Bumbuc Alexandra, Di Trapani Antonio, Gabbrielli Fiammetta, Lanini Cosimo, Lapi Niccolò, Marzano Chiara, Mosconi Lisa, Nocentini Tomma-

so, Poggesi Eleonora, Regina Filippo, Sabatini Chiara, Taddeucci Cosimo, Turrini Margherita. III B: Bettini Giulia, Botti Francesco, Cannelli Lapo, Carlone Davide, D’Angiulli Thierry, Emanuele Laura, Ermini Costanza, Marti-

gnetti Eleonora, Nannini Gregorio, Oliviero Rosa Lucia, Ponzalli Elisa, Sicuro Rebecca, Soldi Mabel. Dirigente scolastico: Enrico M. Vanoni. Docenti tutor: Lorenzo Artusi, Paolo Butti, Vera Checcacci.

L’ANALISI

Un modo per riscoprire valori etici A FIGLINE un perfetto incontro tra presente e passato, tra la realtà di oggi e i suoi problemi e le origini, tra vicino e lontano. Quattro “A” in festa: Agricoltura, Alimentazione, Ambiente e Associazionismo. “A”, la prima lettera dell’alfabeto, l’origine, un tentativo di recuperare genuinità, di avanzare verso il futuro senza recidere il legame con il nostro passato. “A” di Agricoltura e Alimentazione, per evitare che i bambini del XXI secolo ignorino il miracolo che ogni giorno si rinnova nei campi o non sappiano da dove proviene il cibo che vedono nel piatto; ed è importante riscoprire i prodotti tipici di un’antica e storica regione come la nostra, la Toscana, che vede nella coltivazione della vite e dell’olivo due fondamenti dello sviluppo della sua cultura e una prospettiva di lavoro e di guadagno. “A” di Ambiente: per sottolineare come questo pianeta, che ci piaccia o no, perderà la pazienza di dare la vita a un’umanità che non lo rispetta e non lo salvaguarda; e in quest’ottica non può una festa come Autumnia non porsi il problema della tutela della realtà che ci circonda e che ha orizzonti sempre più vasti. Infine, “A” di Associazionismo, per ricordare il valore della collaborazione e della solidarietà; e per questo è giusto dedicare spazio alle numerose organizzazioni di volontariato che fioriscono nel nostro territorio, dispensando frutti preziosi per tutti.


10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Scuola media

Paoli Signa Signa

Droga, la prima difesa è la testa Prevenzione e intelligenza vanno di pari passo nella lotta alle dipendenze L’ANALISI

Canzoni e libri che fanno riflettere TANTI video, film, canzoni, libri e giornali parlano di droga. Molto bella è la canzone di Marco Masini, “Perché lo fai?”, una domanda che ci poniamo oggi e che spesso non ha risposta. La canzone ci fa capire che tanti giovani, come la ragazza protagonista, pur conoscendo il pericolo a cui vanno incontro, non riescono a farne a meno. Quando si renderanno conto di aver sbagliato, sarà troppo tardi. Una strofa dice: «E il domani diventa mai» perché le droghe non danno via di scampo. La droga toglie la libertà di pensiero a chi la usa. Masini parla di «Una dose di veleno che poi dentro te non basta mai» perché la droga provoca dipendenza e chi ne fa uso farebbe di tutto pur di averne sempre di più. La droga all’inizio fa inebriare, poi uccide. Sembra una bella persona che prima ti abbraccia, poi ti soffoca. Una delle risposte più comuni riguardo alle motivazioni è che i ragazzi che si drogano hanno spesso problemi familiari o sono spinti dal desiderio di imitare gli altri e di provare emozioni forti. Come succede ad Olivia, la sorella del protagonista di “Io e te”, un libro di Niccolò Ammaniti che abbiamo analizzato e che tratta questa tematica. Olivia ha iniziato a drogarsi per problemi familiari, soprattutto con il padre, e poi non riesce ad uscirne. Quando prova a disintossicarsi ha una crisi d’astinenza: accusa forti dolori, nausea, tremori, problemi gastro-intestinali. Dal libro abbiamo capito che conviene non iniziare mai a drogarsi, perché quando si inizia è difficile smettere e uscirne sani e salvi.

PERCHÈ un individuo sceglie di drogarsi? Forse per curiosità? Per stress? Qualunque sia la causa o la droga gli effetti sono similari. Si va dal meno dannoso come il piacere fino ai danni irreversibili al tessuto cerebrale. L’uso prolungato di queste sostanze causa la riduzione dei neuroni e delle loro connessioni e quindi si assiste a: precoce invecchiamento del cervello, rallentamento dei riflessi, perdita di memoria e di emozioni, ictus e demenza senile. Esistono molti tipi di droghe: oppiacei, alcool e cocaina. Gli oppiacei (o narcotici) sono sostanze derivate dall’oppio, un liquido bianco presente nella pianta del papavero. Hanno un effetto sedativo sul sistema nervoso e riducono l’ansia e il dolore. L’USO prolungato provoca fortissima dipendenza e assuefazione. L’alcool può diventare una vera e propria droga in grado di modificare il funzionamento del cervello e quindi la percezione della realtà. Induce dipendenza ed è particolarmente nocivo per i ragazzi fi-

le, ma purtroppo non è così.

no a 18 anni, compromettendo sia lo sviluppo fisico che quello cerebrale. La cocaina produce effetti fisici, come la dilatazione delle pupille, l’aumento del battito cardiaco, e psichici come l’euforia e la megalomania. La cocaina crea dipendenza e illusione di poter fare qualsiasi cosa ma porta alla

morte. Disintossicarsi? Sì, si può. Disintossicarsi è possibile ma da soli è piuttosto difficile. E’ difficile aiutare chi fa uso di droghe perchè il tossicodipendente, come l’alcolista, non crede che l’assunzione di droga possa costituire un grave problema, inoltre è convinto di poter smettere quando vuo-

PER USCIRE dal tunnel della droga al tossicodipendente serve un’assistenza continua fornita da diversi soggetti quali: la famiglia, i Servizi per le Tossicodipendenze (SerT) o Servizi per le Dipendenze (SerD), cioè servizi pubblici del Sistema Sanitario Nazionale dedicati alla cura, alla prevenzione e alla riabilitazione delle persone che hanno fatto abuso di sostanze che generano dipendenza, il Centro Ascolto e gli operatori delle Comunità. Un percorso di recupero significativo è quello che porta ad un Centro Ascolto dove il tossicodipendente viene motivato al cambiamento grazie anche al supporto parallelo della famiglia. Da qui poi si passa al’eventuale inserimento in una Comunità di recupero dalla tossicodipendenze. Un valido aiuto nel nostro territorio è offerto dal CSF — Centro Solidarietà Firenze — Area Prevenzione — e csf@csfirenze.it (Area Riabilitazione).

L’INTERVISTA INCONTRO CON L’ASSESSORE ALLE POLITICHE GIOVANILI DEL COMUNE DI SIGNA

«Alcol e fumo, nemici da non sottovalutare» ABBIAMO incontrato e intervistato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Signa, Bellini

un muro davanti, voi vi fermate e svoltate. Così dovreste fare in situazioni che vi sembrano pericolose. Fermarvi e riflettere».

Assessore, le è Capitato di vedere fumare minorenni?

Lei pensa che molte volte questi comportamenti siano causati da un cattivo rapporto con gli adulti?

«Sì, mi è capitato di vedere minorenni fumare; soprattutto era venuto fuori che in un pub uscivano giovani con un tasso alcolico elevato». Secondo lei gli adolescenti di Signa hanno comportamenti a rischio?-

«A Signa siamo abbastanza protetti perché i gruppi si ‘’spostano’’ ed essendoci poche discoteche non ci dovrebbero essere proble-

mi». A suo avviso, perché gli adolescenti iniziano a bere e a fumare?

«Perché vogliono sentirsi più grandi rispetto a quello che sono».

Secondo lei c’è un modo per evitare questi comportamenti a rischio?

«Si possono evitare usando delle precauzioni; per esempio quando andate in bicicletta e vi trovate

«Non penso che ci siano adulti che vogliano insegnare ai ragazzi a comportarsi così. Se gli adulti stanno con i ragazzi devono insegnare loro a comportarsi bene». I ragazzi sono influenzati dagli amici?

«Gli amici sono molto importanti, ma se ti obbligano a fare queste cose non sono veri amici».

LA REDAZIONE I CRONISTI IN CLASSE sono i ragazzi di ben quattro classi, dei quali non possiamo pubblicare i nomi soltanto per motivi di spazio: i partecipanti sono infatti un centinaio. Ad ogni buon conto la realizzazione

della pagina è stata resa possibile dal lavoro di gruppo coordinato dal corpo insegnante. Ecco tutti i protagonisti. Dirigente scolastica: Adelina Franci; docente tutor: Nadia

Corredi, Classe II A (docente T. De Fraia); classe III B (docente B. Fini); classe II C (docente P. Pozzessere); classe II D (docente E. Bossoletti); classe III D (docente S. Donegà).


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Scuola media

Da Settignano Dicomano Dicomano

Buone pratiche per risparmiare La crisi, i consumi e gli sprechi: ecco come fare a fronteggiarli L’ITALIA è un Paese dove i consumi sono molto elevati. Specialmente nel periodo natalizio, il prezzo degli alimenti aumenta sempre di più: nessuno rinuncia ai dolci consueti come pandori, panettoni, torroni, ma ormai quasi tutti stanno notando l’aumento del loro prezzo. Questo Natale 2011 è stato il più povero degli ultimi dieci anni: i prezzi sono aumentati e gli Italiani hanno speso, in media, 4 milioni di euro in meno rispetto agli anni passati. È stato un grande choc, ma potevamo aspettarcelo. A famiglia, la spesa media per passare un felice Natale è stata di 166 euro. Gli Italiani, tuttavia, rimangono più disponibili a spendere soldi per gli alimenti rispetto agli altri prodotti, pertanto, nonostante la crisi e la generale diminuzione dei consumi, non hanno rinunciato alle leccornie natalizie. Una parte dei consumi alimentari finisce tra i rifiuti: annualmente buttiamo nella spazzatura 561 euro a famiglia, pari al 10% della spesa totale. Gra-

BILANCIO DI FAMIGLIA Crisi e risorse in una vignetta

vi sono i problemi economici che l’Italia sta affrontando, ma la crisi aiuta ad avvicinare i consumi in maniera più consapevole. Le famiglie, ad esempio, quest’anno hanno diminuito il consumo di costosi cibi esotici rivalutando le tradizioni locali. Per ridurre la produzione di plastica e la diffusione di

CO² nell’atmosfera vari Comuni italiani, tra i quali anche quello di Dicomano, hanno dato la disponibilità a installare almeno un distributore di acqua potabile di alta qualità sul loro territorio. Questa viene depurata attraverso una serie di trattamenti chimici che la rendono bevibile e priva di ger-

mi. Nel nostro Comune l’acqua naturale è gratuita, mentre la frizzante costa 10 centesimi. Inoltre nella nostra scuola media, l’Istituto “Desiderio da Settignano”, è stato installato un fontanello, così, quando noi studenti abbiamo sete, possiamo tranquillamente andare nel corridoio a riempire la borraccia (donataci dal Comune), in meno di trenta secondi. Per tentare di diminuire l’inquinamento, ormai da anni sono stati realizzati appositi cassonetti per ogni tipo di rifiuto e anche all’interno della nostra scuola viene praticata la raccolta differenziata. Grazie a ciò, si possono riciclare numerosi materiali come la carta usata, il cartone, il vetro e molte confezioni di plastica, comprese le bottiglie. Con questo sistema di riciclaggio ciò che a noi sembrano semplici rifiuti possono tornare ad essere materie prime, così il vetro torna ad essere vetro, carta e cartone lo stesso e le bottiglie di plastica vengono trasformate in pile (un tessuto per coperte e maglioni).

IL PROGETTO A NOVEMBRE L’INSTALLAZIONE DI UN FONTANELLO ECOLOGICO A CONTEA

“Riduciamo l’impronta”, acqua a chilometri zero

AMBIENTE Il fontanello a Contea

NELL’AMBITO del progetto “Riduciamo l’impronta” il comune di Rufina e l’Unione dei Comuni Valdarno e Valdisieve sabato 19 novembre scorso hanno invitato tutta la cittadinanza all’inaugurazione del fontanello a Contea in località Pizzicotto. Il fontanello eroga acqua naturale, refrigerata e gassata. Per il primo mese tutte le tipologie di acqua sono gratuite, successivamente la naturale e la refrigerata rimarranno gratuite, mentre la gassata avrà un costo di 5 centesimi al litro. Alcuni cittadini del Comune, scettici, hanno criticato tale investimento, sostenendo che la spesa sia stata di gran lunga maggiore rispetto a quanto l’amministrazione locale possa ricavarne. Il progetto del fontanello è nato fondamentalmente per ridurre l’inquinamento atmosferico e quello

dei rifiuti, grazie all’utilizzo delle bottiglie di vetro e non di plastica e alla riduzione dei consumi energetici necessari alla produzione e al trasporto delle acque in bottiglia. Intervistando alcune persone abbiamo capito che questa struttura sta diventando a poco a poco molto efficace, infatti la maggior parte degli abitanti di Contea usufruisce del servizio pubblico. Come hanno riferito molti utenti, grazie anche alla filtrazione dell’acqua, il sapore è gradevole; solo una piccola parte degli intervistati non ha mai provato il servizio. Infine ci siamo recate in un negozio di alimentari, dove abbiamo raccolto informazioni sulla vendita dell’acqua in bottiglia che, contrariamente alle aspettative, non è diminuita, perché le persone anziane preferiscono le acque calcificanti per le ossa.

LA REDAZIONE CLASSE III B: Assenti Stefano; Balan Nicolae Andrei; Bego Jurgen; Calabri Alessia; Cellamare Gaia; Fabbrucci Cesare; Giammarchi Arianna; Grifoni Greta; Iannino Ire-

ne; Innocenti Samuele; Martelli Cristina; Martucci Priscilla; Masti Dario; Mazzetti Sara; Pinzauti Niccolò; Politi Ian; Ricci Celeste; Scarlatti Cristiano; Simula Paolo;

Tavanti Jeremy; Tinti Ester; Turchi Francesco; Vallaj Shpetim; Vallo Jonathan. Dirigente scolastico: dottoressa Adelina Giglio; docente tutor: professoressa Michela Baldini.

L’ANALISI

Spese pesanti per le risorse delle famiglie SE PENSIAMO al Natale ci vengono subito in mente regali e pranzi; quei famosi pranzi che appena conclusi dovranno essere smaltiti con tanto esercizio. Quasi nessuno riflette sulla spesa che alleggerirà i nostri portafogli, peggiorando la situazione delle famiglie già colpite dalla crisi. È infatti di circa 700 la cifra media che una famiglia italiana ha dovuto affrontare quest’anno. Nel complesso, è importante ricordare che tra il 24 e il 25 Dicembre gli Italiani hanno speso circa 2,3 miliardi di euro, e di positivo c’è solamente il fatto che esce rafforzata la tendenza alla riscoperta del legame con i prodotti del territorio, che si è espressa a tavola nella preparazione delle ricette del passato. Sulle tavole toscane sono ricomparsi i cibi tradizionali: chi a Natale non ha mangiato come antipasto i classici crostini ai fegatini? Chi non ha assaggiato i cappelletti in brodo di cappone? Naturalmente non sono mancati nelle nostre case Ricciarelli e Panforte. Dei 700 euro di spesa, ben 425 euro sono serviti solamente per i regali. È triste riferire di questi acquisti da capo giro, ma è giusto anche ricordare che un anno fa i costi complessivi erano superiori, infatti i consumi alimentari erano maggiori del 18%, mentre gli acquisti di regali sono calati dell’8,1%.


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12 CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Scuola media

Cavalcanti Sesto Sesto Fiorentino Fiorentino

Collodi tra finzione e realtà Luoghi e personaggi citati nelle “Avventure di Pinocchio” sono esistiti L’ANALISI

Personaggio ancora attuale IL PERSONAGGIO di Pinocchio, anche se è stato immaginato più di un secolo fa, è ancora molto presente nella memoria e nella fantasia di grandi e piccini. Pinocchio è un personaggio che potrebbe rispecchiare la realtà: come tanti bambini è svogliato, ma come tanti bambini ha anche una coscienza che, a fatica, lo guida e lo aiuta a tornare sulla retta via. Molti registi hanno provato ad trasferire in un film le avventure di Pinocchio, uno dei più celebri è quello interpretato da Roberto Benigni, che è anche quello che più si avvicina alla storia originale di Carlo Collodi. Anche Walt Disney ha portato sullo schermo un cartone animato ispirato a Pinocchio, è una versione più semplice, meno triste, più corta, apposta per i bambini più piccoli, e questo ha contribuito a far conoscere la storia a livello mondiale. Però tutte queste versioni hanno anche creato un po’ di confusione, perché molti scambiano la storia rielaborata per quella originale. Tanto per fare un esempio, molti credono che Pinocchio e Geppetto siano stati ingoiati da una balena, mentre Collodi parla di “un terribile pescecane”. Fra i vari personaggi, Collodi mise anche parecchi animali, che parlavano e pensavano come fossero umani. Infatti ogni animale rappresenta un uomo che probabilmente ha conosciuto nella realtà, con tutti i suoi difetti e qualità, a volte in modo anche un po’ maligno. Anche il gatto e la volpe sembra siano realmente esistiti: il gatto era di Sesto, la volpe di Quinto ed erano due ladruncoli di galline che nascondevano i furti nella “bucaccia”, che ora è conosciuta come “Tomba della Montagnola”.

CARLO LORENZINI (questo è il vero nome dello scrittore) nacque a Firenze il 24 novembre 1826 e morì sempre a Firenze il 26 ottobre 1890. Prese lo pseudonimo di Carlo Collodi dal nome del paese di cui era originaria sua madre. Il fratello Paolo viveva a Castello, allora in comune di Sesto Fiorentino, ed era il direttore della Manifattura Ginori di Doccia. Carlo alloggiò presso di lui per qualche tempo e si dice che nella villa del “Bel Riposo” abbia scritto le avventure di Pinocchio. Per quanto sia passato più di un secolo, sulla storia, i personaggi e i luoghi del racconto continuano ad accumularsi commenti ed interpretazioni. Anche se Mastro Ciliegia è un personaggio secondario, si hanno più notizie su di lui che sullo stesso Geppetto, in quanto sembra che sia davvero esistito un personaggio a cui Collodi si sarebbe ispirato e che viveva in un casolare in via della Petraia o in quella che attualmente si chiama appunto Via Collodi. Il “Paese dei Balocchi” viene spesso riconosciuto come Sesto Fio-

CON LA FANTASIA Pinocchio in un disegno dei ragazzi

rentino stesso, in cui c’era un’importante fiera; invece il “Paese dei Barbagianni” fa probabilmente riferimento a Colonnata (col soprannome di “Barbagianni” venivano indicati gli operai che svolgevano i lavori più umili). Vicino alla fabbrica pare ci fosse una trattoria (si chiamava Mangia e Béi) e sembra che da essa Collo-

di abbia preso lo spunto per creare l’Osteria del Gambero Rosso, perché Sesto Fiorentino era famosa per la tradizione di cucinare gamberi e granchi. Anche la Fata dai capelli turchini sembra sia davvero esistita e che fosse Giovanna Ragionieri, la figlia del giardiniere della villa dove alloggiava Collodi. Anche

quando non era più in giovane età, a Giovanna continuavano ad arrivare lettere d’amore. In “Pinocchio” viene spesso menzionato il mare, che sicuramente a Sesto Fiorentino non c’è, ma fino agli anni ’30 del XX secolo la piana (oggi la pista dell’aeroporto di Peretola) era una zona molto paludosa. Pinocchio sotterrò le sue monete d’oro nel Campo dei Miracoli, che si può trovare a Colonnata nel giardino di Villa Gerini in Via XX Settembre e una storia racconta che un giardiniere vi avesse ritrovato alcune monete e le avesse poi riconsegnate al proprietario. Inoltre sempre nel giardino della villa si può trovare l’albero che ispirò Collodi a creare il Campo dei Miracoli ed i platani che portano alla fontana dei Leoni Egizi sono serviti come riferimento per inventare l’albero al quale Pinocchio fu impiccato. Geppetto e Pinocchio furono inghiottiti dal pescecane che in realtà altro non è che la grotta del laghetto di Villa Gerini. Quanto di inventato o vero ci sia in questi racconti non lo sapremo mai, perché stabilire la verità storica dove non ci sono documenti, ma solo voci è molto arduo.

L’ISPIRAZIONE NEGLI SCRITTI DI CARLO LORENZINI SPUNTI FORNITI DALLA TOSCANA DELL’800

Il mare a Sesto e una città di matti molto reale

LA CASA Collodi ha abitato e lavorato a Villa Gerini

LA CITTÀ di Acchiappacitrulli è l’unica città vera nel racconto di Pinocchio. Qualcuno sostiene che per Acchiappacitrulli Collodi si sia ispirato proprio a Firenze: quando la capitale fu portata da Torino a Firenze la città si impoverì drasticamente. Furono spesi molti soldi per costruire palazzi, quartieri, strade. I fiorentini, spogliati dei loro averi dalle tasse, avevano perduto tutto e speravano di recuperare qualcosa col nuovo governo. Furono pochi che, approfittando della situazione e rubando, si erano arricchiti. Questo era lo stato di Firenze quando, nel 1870, la capitale si trasferì a Roma, lasciando molti fiorentini in miseria e con tante tasse da pagare. Il mare viene spesso citato in Pinocchio: in mare viene inghiottito dal pescecane, in mare finisce nella rete del Pescatore Verde, in mare un tonno lo

porta in salvo… a Sesto il mare non c’è mai stato, ma prima della bonifica della piana, quando veniva un acquazzone si formava una vasta palude che arrivava a Peretola. Ancora si possono notare in alcune case dei grossi anelli di ferro attaccati ai muri delle case, a cui si legavano le barche. Ma anche quando non pioveva, era comunque una zona paludosa, paradiso di pescatori e cacciatori. Per l’Isola delle Api Industriose Collodi probabilmente si ispirò ad un’isoletta in mezzo alla palude, chiamata Isola di Santa Croce, che conosceva perché una volta da bambino un barcaiolo ce lo aveva portato, insieme a suo padre ed alla ragazza che poi immortalò col nome di Fata dai capelli turchini. Si dice che Collodi avesse una paura tremenda dell’acqua e si tenesse aggrappato al sedile della barca per non cadere nella palude.

LA REDAZIONE GLI ALUNNI della II H: Alessio Brandi, Kevin Burrini, Miria Capacci, Jessica d’Elia, Elisabetta di Marino, Edoardo Fiesoli, Niccolò Filippi, Federico Focardi, Viola Gensini, Giada Gigli, Kevin Luna, Marzia

Miceli, Francesco Molluzzo, Sharon Nenci, Sofia Nistri, Danilo Pellegrini, Andrei Puha, Andrea Rinaudo, Larissa Silva, Sofia Simonetti, Irene Stroppa, Viola Tacchi, Eleonora Vanni, Marius Vicol, Lorenzo Vi-

sani. La Preside: Annamaria Sorrentino La Vicepreside: Susanna Smeraldi I Professori tutor: Ambra Petreni (Lettere), Virginia Serafi (Tecnologia), Giorgio Corrado (Sostegno).


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

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Scuola media

Compagni Firenze

Idee intelligenti per la natura Vivere in un ambiente sano è un diritto, ma per farlo bisogna collaborare ALLA TELEVISIONE, alla radio e sui giornali non fanno che parlare della fine del mondo. C’è chi crede alla profezia dei Maya e c’è chi dice di non crederci. Quasi tutti pensano che prima o poi il mondo finirà; certo non proprio nello stesso modo, ma comunque secondo loro il mondo finirà. Alcuni pensano che un meteorite precipiterà sulla terra, altri pensano a una terza guerra mondiale; c’è chi addirittura pensa a un’invasione aliena. Alcuni, credo la maggior parte, pensano che la fine del mondo accadrà per colpa nostra, per colpa di noi esseri umani che abbiamo consumato, inquinato e sporcato il nostro pianeta senza preoccuparci delle conseguenze e dei precari equilibri che ci permettono di vivere in serenamente su di esso. Ebbene sì, saremo noi, secondo questa teoria la causa della fine del mondo. Anche se la generazione incriminata non ne pagherà direttamente le conseguenze; ma lo faranno i loro figli e i loro nipoti per loro. A noi ragazzi che ne pagheremo le conseguenze, questa cosa non va giù, perché noi, che non abbiamo fatto nien-

quando uno è in dubbio può controllare. Un’altra cosa sarebbe che si dovrebbe aumentare il numero dei cestini e dei cassonetti della spazzatura, soprattutto quelli della plastica che vedo sempre pieni, molte volte con bottiglie ed oggetti vari ai piedi perché non c’è più posto. Almeno tre volte al anno dei volontari dovrebbero ripulire la città, perché una città bella come Firenze dove migliaia di turisti vengono da tutto il mondo per visitarla, non può essere vista come sporca.

RACCOLTE Sporco eccessivo a volte anche accanto ai cassonetti

te, dovremmo pagarne le conseguenze? Certo, è una cosa ingiusta, ma chi ha detto che la vita è giusta!? Nessuno; se vogliamo rimediare, tocca a noi e ai nostri genitori darci da fare per rimediare, almeno in parte agli errori passati. Quindi abbiamo avuto delle idee per migliorare l’ambiente, sono piccole

idee, ma potrebbero servire: almeno una domenica ogni due mesi sarebbe meglio non usare la macchina, diminuendo così il livello di anidride carbonica nell’aria ( non farebbe male neanche al portafogli con quello che costa la benzina). Dovrebbero specificare meglio cosa buttare nei cassonetti della raccolta differenziata, così

UN’ALTRA COSA molto importante rivolta ai padroni dei cani è il raccogliere i ricordini che i loro animali lasciano sul marciapiede, infatti molte volte non calpestarli è una vera impresa. Per ora è tutto quello che abbiamo da dire, anche se di cose da perfezionare ce ne sarebbero tantissime .Noi ragazzi, speriamo con questo nostro articolo di aver sensibilizzato la gente sulla questione ambiente e soprattutto sul futuro che ci aspetta, sperando diventi sempre più roseo.

LE INIZIATIVE LA NOSTRA CITTÀ È UNA DELLE PIÙ BELLE AL MONDO E PER QUESTO DOBBIAMO TUTELARLA

Migliorare la qualità è possibile. Ecco come fare LA NOSTRA città è una delle più belle al mondo ed è il luogo in cui viviamo e dove diventiamo grandi; per questo non possiamo far finta di niente. Quando passiamo vicino ai cassonetti che troviamo per strada, a volte vediamo che sono circondati da rifiuti. Non è un bello spettacolo da vedere; allora ci si chiede: cosa possiamo fare per levarli da lì? È possibile mettere altri cassonetti più capienti o aggiungerne degli altri o aumentare i giorni in cui vengono svuotati. QUESTO è solo uno dei tanti problemi che non rendono la nostra città perfetta.Un altro è quello delle “sorpresine” che a volte troviamo sui marciapiedi; a tutti capita di pestarne una e questa è una brutta esperienza. Cosa si può fare per evitare che

questo accada? La soluzione più semplice sarebbe quella di sorvegliare di più le strade per evitare che i padroni dei cani lascino le “sorpresine” per terra; un’altra soluzione sarebbe quella di sistemare delle piccole aiuole ogni duecento metri sui marciapiedi, dove i cani potrebbero fare i loro bisogni; queste piccole aiuole verrebbero pulite per non creare disturbi come degli odori sgradevoli. UN ALTRO problema è il posto per i parcheggi: a volte si trovano auto parcheggiate in doppia fila o davanti alle strisce pedonali o sul marciapiede. Cosa possiamo fare per evitare disagi? Un’idea è quella di aumentare i controlli da parte delle forze dell’ordine o creare più parcheggi gratuiti. Per rendere eccellente la nostra città c’è bisogno di idee; facciamoci sentire.

LA REDAZIONE DIRIGENTE Scolastico: Pagni Eleonora. Tutors: Valerio Adamo e Spanu Luigi. Allievi: Baldini, Bisori, Bruno, Cammunci, Capineri, Carta, Consumi, Correia, Daliana, De La Cruz, Di Donna, Di Giovanni, Donati, Espi-

nosa, Grattarola, Marcelli, Natali, Paoli, Rossi, Serpa, Somigli, Tanganelli, Ughes, Yparraguirre, Aldini, Baldi, Becagli, Becocci, Beragnoli, Cerbai, Codelupi, De Vitto, Del Gigia, Delcroix, Fantechi, Fantoni,

Frilli, Giachi, Gigli, Landi, Lucarini Manni, Marcheschi, Minicucci Marco, Minicucci Massimo, Parbuono, Penco, Picchiani, Rossi, Sani, Torrini, Vitali Casanova, Zini.

L’ANALISI

Ecologia innovativa da sostenere ECOLOGIA è una parola molto vaga, che ha molti significati: dal mantenere il nostro pianeta pulito al trovare nuove forme d’energia. Avete mai sentito parlare delle energie ecosostenibili? Beh, come dice la parola, queste sono risorse che si rinnovano da sole e che si trovano in natura. Per mantenere la Terra non inquinata, abbiamo bisogno di innovazioni come furono e sono le pale eoliche le quali, sfruttando il vento, riescono a produrre grandi quantità di energia pulita. Comunque saremo noi a decidere se riciclare o “condividere l’aria” pulita con tutto il mondo. Ci sono svariati modi con cui le nazioni cercano di far riciclare le proprie persone: ad esempio in Germania nei supermercati il soffitto è composto da vetri trasparenti che filtrano la luce del Sole finché non tramonta e lì si accendono le luci artificiali, facendo risparmiare circa la metà del consumo della luce. A New York hanno inventato dei cestini dove, quando ci viene gettato qualcosa, ringraziano tramite una voce meccanica; in molte metropoli si sta sviluppando un’energia generata dai passi delle persone. In poche parole ci sono tanti modi per riciclare ed un sacco di energie rinnovabili, come l’energia del centro della Terra, forse chissà in futuro.


12 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Scuola media

Nardi Firenze Firenze

Fine del mondo? No, del cacao Il clima sta cambiando:un buon motivo per salvarsi dal surriscaldamento IL SONDAGGIO

La dolcezza è preferita dai maschi STRESS causato dal lavoro, giornata pesante la soluzione? Il cioccolato, ormai noto a tutti per la sua bontà e per le sue qualità terapeutiche: mangiando infatti un pezzo di cioccolato, sembra che i problemi (anche se solo per pochi istanti), svaniscano. Soffermandosi davanti ad una cioccolateria possiamo essere rapiti dalle forme più strane e dai gusti più insoliti: dai più dolci ai più amari; a questo proposito siamo rimasti colpiti dai risultati delle nostre indagini che mettono in dubbio la “leggenda” riguardante la dolcezza delle donne. Ci interessava sapere quali fossero le preferenze di cioccolato dei fiorentini, così alcuni dei nostri compagni sono andati per le vie di Firenze a intervistare alcune persone. Secondo i risultati delle nostre indagini è emerso che il 50% degli uomini intervistati preferisce il cioccolato al latte conosciuto come il più dolce, mentre abbiamo constatato che le donne preferiscono il cioccolato fondente, ma sono davvero loro le più amare? Il cioccolato non mente, anche se in fatto di gusti i maschi sono i più dolci, non è detto che sia la stessa cosa nella vita di tutti i giorni. Comunque nonostante tutto, ognuno dentro di sè è sia amaro sia dolce: sta a noi scegliere la metà che più ci rappresenta e ci rende unici.

LA NOTIZIA è preoccupante: entro 20 anni il cioccolato potrebbe diventare una rara bontà. Secondo alcuni studi condotti da International Center for Tropical Agriculture nel 2050, a causa dei cambiamenti climatici, Ghana e Costa d’Avorio, che producono la metà del cacao in tutto il mondo, non avranno più le condizioni climatiche adatte alla coltivazione della pianta del cacao. Con l’aumento di 2,5 gradi della temperatura media previsto per il 2050 quasi tutti i terreni che oggi sono dedicati alla coltivazione del cacao non saranno più adatti: la decadenza inizierà già nel 2030, quando la temperatura media dovrebbe aumentare di un grado. Di conseguenza il cioccolato verrà venduto a peso d’oro, le tipologie comuni (bianco, al latte, fondente) diventeranno rare e quelle più pregiate si estingueranno. All’apparenza non sembra un problema importante ma, se si pensa a quante persone lavorano alla produzione di cacao, la sua estinzione toglierebbe occupazione a circa due

biamenti climatici. Una soluzione potrebbe essere quella di scegliere terreni ombreggiati e riparati dagli alberi proteggendo le piantagioni dalle temperature in aumento.

CON IRONIA Un “Bacio” prima che sia troppo tardi

milioni di lavoratori, soprattutto nei Paesi che vantano la maggiore produzione di semi di cacao, quali Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria e Camerun, seguiti da Indonesia e Malesia, e infine da Brasile ed Ecuador. Allora che fare per non perdere per sempre questa preziosa coltura? Spostare le piantagioni potrebbe essere una valida solu-

zione, ma non è così semplice: infatti le condizioni ideali per la coltivazione del cacao si verificano ad altitudini elevate, mentre la maggior parte dell’Africa occidentale è piuttosto pianeggiante e anche dove ci sono alture, si rischierebbe comunque di compromettere la biodiversità ed il territorio, aggravando ulteriormente i cam-

IL CIOCCOLATO ha spesso accompagnato la fortuna di coloro che in lui hanno creduto per passione, gusto o semplicemente affari, dai maestri cioccolatieri dei secoli scorsi alle grandi industrie dei giorni nostri. Nel cinema il cioccolato ha fatto scrivere pagine memorabili portandoci a fantasticare ne “La fabbrica di cioccolato” di Willy Wonka, facendoci innamorare con l’acquolina in bocca assieme a Juliette Binoche in “Chocolat”, oppure paragonando il nostro destino ad una scatola di cioccolatini “perché non sai mai quello che ti capiterà”, come dice la mamma di “Forrest Gump”. Per non parlare del campo musicale con “Gelato al cioccolato” di Pupo, “Rossetto e cioccolato” di Ornella Vanoni, “Mangio troppo cioccolato” di Giorgia, “Cacao meravigliao” di Renzo Arbore e tanti altri ancora.

GLI APPUNTAMENTI PROTAGONISTA CON LE SUE RASSEGNE IN TUTTA EUROPA: DA PARIGI A RAGUSA

Fiere del cioccolato, goduria per il palato AL CIOCCOLATO sono dedicate molte manifestazioni sia in Italia che all’estero. La più importante a livello internazionale è Eurochocolate, nata nel 1994 dalla geniale idea dell’architetto Eugenio Guarducci e che quest’anno festeggia la sua 19˚ edizione, guardando con ottimismo al futuro dato che riscuote da sempre un grande successo segnando così la storia di tutta la cioccolateria italiana. L’evento come sempre si svolgerà in ottobre nella città di Perugia (nella foto) e all’interno della manifestazione verranno allestiti eventi culturali che animano le vie della città e realizzate le immancabili sculture di cioccolato. Oltre a questa troviamo altre rassegne,

LA REDAZIONE II A: Alinari Caterina, Anselmi Edoardo, Baldi Ginevra, Beni Rebecca, Bomberini Alice, Cacace Chiara, Cambi Maria Vittoria, Carli Leonardo, Conti Ginevra, Coppola Gabriele, De Angelis Sara, Frappi Denise, Gurioli Gaia, Lasagni Letizia, Lo Presti Francesca,

anche se di minore importanza. Chocobarocco si svolge nella città di Modica (RG) e nella passata edizione vi è stato inaugurato un modello di cioccolato che rappresenta l’Italia, in onore del suo 150˚ anniversario. A Castiglione del Lago (PG) in ottobre si terrà invece la manifestazione Altrocioccolato che, da circa undici anni, tende a sensibilizzare il pubblico sul-

Mangani Edilberto, Mobasheri Moayed Sara, Nencioni Aurora, Paggetti Federica, Piccione Martina, Tarchi Thomas, Vecchini Emanuele, Vedovato Ettore. III A: Andrei Martina, Australi Lorenzo, Bellini Riccardo, Cecchini Sara, Cicione Marta, Di Vincenzo Marco, Favalli Rachele, Guidotti Martina, Innocenti Tommaso,

le tematiche della produzione e commercializzazione del cioccolato, promuovendo così un commercio solidale verso i paesi più poveri. TRADIZIONALE è anche la fiera del cioccolato di Montecarlo, un paesino in provincia di Lucca; nella nostra Firenze si terrà invece a febbraio (dal 10 al 19) in Piazza della Repubblica la Fiera del cioccolato artigianale. Al di fuori dell’Italia sono importanti il Salon du Chocolat di Parigi, che nell’ultima edizione ha attirato più di 2 milioni di persone soddisfacendo esperti e golosi, e l’Eurochocolate di Lugano.

Lanzetta Francesca, Maccari Greta, Marchini Bernardo, Mazzanti Edoardo, Noto Pietro, Otraschi Lorenzo, Raugei Lapo, Righini Luciano, Simoncini Caterina, Tesi Ginevra, Titi Costanza. III B: Annunziato Mattia, Bizzeti Cosimo, Bizzeti Irene Maria, Bosi Alessio, Bravi Rita, Cheli Alessandro, Chianese Giacomo, Facchini Tom-

maso, Grassolini Ginevra, Guiducci Niccolò, Mancini Caterina, Miccichè Niccolò, Pierattini Margherita, Puliti Niccolò, Tanganelli Diletta, Testi Marco, Torricelli Umberto. Docenti tutor (rispettivamente): Sara Ottanelli, Paola Velgi, Silvia Stefanacci. Dirigente scolastico: Vanna Lidia Maria Prencipe.


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Scuola media

Mino da Fiesole Fiesole Fiesole

Dalla pietra serena alla città A pochi passi da Firenze, le Cave di Maiano: una risorsa per gli scalpellini tra cavatori e scalpellini , osservando prima il nonno e poi il babbo che staccavano pezzi di montagna per fabbricare pezzi di città. Attualmente il maestro Enrico Papini realizza caminetti, alari, vasche in pietra, mortai, ma si rammarica perché il suo lavoro è sempre meno richiesto, dal momento che le macchine hanno preso il posto dell’uomo.

A PARTIRE dal Rinascimento fino agli inizi del Novecento le cave di Maiano sono state sfruttate per la loro pietra nota a molti fiesolani con il nome di “pietra Serena”. La pietra Serena si usava per la costruzione di opere architettoniche e monumentali. Con il tempo l’estrazione dalle cave diventò un vero e proprio sfruttamento, infatti furono riservate ai monumenti fiorentini. Oggi nell’area è stato allestito il parco di Montececeri, chiamato anche il parco della pietra Serena. LA PIETRA Serena ha un bel colore grigio azzurro, è ben lavorabile e viene lavorata con speciali attrezzi chiamati “scalpelli”. E’ tipica nell’archittettura toscana soprattutto a Firenze. Viene usata anche per lastricare strade e marciapiedi e, in questi casi, è lavorata dagli scalpellini. Gli scalpellini lavoravano a gambe incrociate su una cassetta di legno. Avevano molti strumenti importanti : mazzuolo, mazzetta, subbie, scalpelli, metro, ecc. C’erano poi le righe, le

PROTAGONISTE Importante negli anni il ruolo femminile

squadre, le seste, i modani ecc. che servivano per controllare l’esattezza del lavoro. Sul piazzale della cava venivano piantati degli alberi di fico che facevano fresco durante il periodo estivo. Ma stiamo parlando di circa 100 anni fa, nel dopoguerra se ne contavano pochissimi e per la maggior parte

anziani, i giovani cercavano lavori meno faticosi e più redditizi. Fu così che il lavoro dello scalpellino iniziò il suo declino. OGGI è rimasto solo uno scalpellino a Fiesole il suo nome è Enrico Papini , l’ultima “voce delle cave di Maiano’’, una vita passata

OGGI i blocchi di pietra arrivano già pronti e non c’è più bisogno dei cavatori che li estraggano. L’anno scorso il maestro ha anche tenuto un corso a Fiesole al quale hanno partecipato molte persone, soprattutto adulti, ma nessuno considera più il lavoro di scalpellino una strada per il futuro. Se nuovi fattori non interverranno, anche questi ultimi discendenti e questo antico mestiere saranno destinati a sparire nel tempo. A noi resta l’obbligo di tramandare la memoria con notizie e ciò che ci resta dei manufatti , delle opere d’arte e degli strumenti.

L’INTERVISTA ENRICO PAPINI: UN UOMO CON LA VOGLIA DI TRASMETTERE IL SUO AMORE PER LA PIETRA

«La mia è una passione in via d’estinzione» ABBIAMO incontrato Enrico Papini, ultimo scalpellino di Fiesole. Cercando di capire in maniera più approfondita di cosa trattasse il suo lavoro, gli abbiamo fatto alcune domande. Perchè ha scelto questo lavoro e quando ha iniziato?

Sono andato per la prima volta in una cava all’eta di 5 anni, vengo da una generazione di Scalpellini. Mio padre e mio nonno praticavano questo lavoro e lo hanno insegnato anche a me. In cosa consiste?

MAESTRO Enrico Papini

Questo lavoro comporta molta fatica, è necessario avere determinate qualità, come la forza e la passione.

LA REDAZIONE CLASSE III A: Adamo Marco, Aglietti Elena, Bandelli Noemi, Brilli Virginia, Checcaglini Chiara, Filippini Lapo,Giovannini Giulia, Mazzini Chiara, Nannini Isacco, Olmi Margherita, Paoleschi Chiara, Poggiali Giulia, Santucci Samuele, Sestini Arianna,Tarli

Quando lei ha iniziato, quante persone praticavano il suo mestiere a Fiesole, e quante adesso?

Quando iniziai a lavorare la pietra, a Fiesole c’erano circa 100 scalpellini. Adesso siamo rimasti soltanto io e la mia allieva Valentina Fumelli. Secondo lei perchè questo lavoro sta scomparendo?

Credo che non ci sia più volontà da parte dei ragazzi di svolgere attività così impegnative. Cosa le piace del suo mestiere?

E’ un lavoro che mi affascina, perchè è bello realizzare da un semplice blocco di pietra un’opera.

Matilde,Tavanti Martina, Valenti Maria Novella, Vozza Marco, Zampieri Saverio, Zebi Giulio, Zoboli Marco. Classe III B: Becherucci Elena, Bonomo Irene, Brunelli Patrizia, Buonamici Mattia, Ciapetti Rebecca, Daprà Leonardo, De Luca Corinna, Falciani Tommaso, Gavilli Gaia,Iacomelli Alessia, Innocenti Andrea, Marashi Anton, Mar-

telli Flavio, Niccoli Tommaso, Novelli Leonardo, Pesci Cosimo, Petre Moise, Pieri Francesco, Romano Elisabetta,Truta Wilhelm,Vannetti Irene. Classe III C: Bado Elisa, Bartolomei Mecatti Claudia, Bianchini Indelicato Eugenio, Brierley Chiara Isabel, Brilli Gabriele, Casini Giovanni, Filippini Anastasia, Fioretti Favà Leonar-

Quante opere ha realizzato in questi anni?

E’ impegnativo, una persona non si rende conto del lavoro che c’è dietro. Ultimamente realizzo soltanto opere di piccole dimensioni, l’ultima opera importante mi è stata commissionata dal Comune e si trova nella piazza principale di Fiesole. Da dove proviene il suo materiale?

La mia cava si trova a Monte Ceceri.

Cosa consiglierebbe a un giovane che volesse intraprendere questo mestiere?

Che dovrebbe provarci, perchè dà molte soddisfazioni. do, Giomi Andrea, Gori Gabriele, Graziani Giacomo, Kola Matilda, Maccari Anna, Manetti Giovanni, Masini Elisa, Mochi Susanna Maria, Moeini Jazani Rastin, Nesi Alessia, Pedol Emma, Soggiu Laura. Docenti Tutor Santucci Laura Maria, Sirianni Manuela, Pescatore Sonia. Dirigente scolastica Lucchesi Maria Giovanna

IL PASSATO

Immagini da un paese scomparso ANNO 1864, Fiesole: un gruppo di donne sedute accanto al fuoco, fra canzoni intonate e chiacchericci, con movimenti veloci delle mani, magicamente trasformano i fili di paglia in meravigliosi cappelli. Immagine dai contorni ormai sbiaditi: quell’antico mestiere è andato perso, insieme ad altri lavori artigianali simbolo del nostro passato. Oggi nessuno più s’illude di farsi aggiustare una sedia, riparare un ombrello, affilare un coltello. Se per un attimo chiudessimo gli occhi e ci lasciassimo trasportare indietro nel tempo in un mondo senza il frastuono di auto e moto, potremmo immaginare di sentire il fischiettare del contadino mentre ara i campi, il sordo battere dell’incudine del fabbro e di vedere l’ombrellaio, l’impagliatore di sedie, il tintore.... Negli ultimi anni, con l’introduzione di nuovi sistemi e materiali, abbiamo messo da parte un pezzo della nostra storia, una parte di quel graduale e necessario processo che ci ha condotto fino ai nostri giorni, ma che non sarebbe stato possibile senza quello che ci ha preceduto. Fiesole è ricordata da molti come “il paese degli scalpellini”. Il loro duro lavoro è un mestiere ormai scomparso, ma siccome tutto ha un inizio, non possiamo dimenticare che le mani di quegli uomini sono il simbolo che ricorda come dalle piccole cose nascano grandi opere.


10 CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Scuola media Piero

della Francesca Firenze Firenze

Viaggio nella Firenze che verrà Lo sviluppo della città sul modello delle grandi capitali europee L’ANALISI

Numeri e progetti importanti FIRENZE sta crescendo? A quanto pare sì, vediamo i numeri. Il nuovo teatro di Firenze — Florence Opera House — è stato realizzato in soli 22 mesi nonostante varie difficoltà. Per terminare i lavori entro l’inaugurazione del 21 dicembre hanno lavorato insieme fino 300 operai contemporaneamente. Sono stati spesi oltre 160 ml di euro, una parte dei quali pagata dal governo italiano. L’interno del teatro si divide in tre sale: lirica con 1800 posti, sinfonica con 1100 e la cavea con 1200 posti. Un altro numero che dimostra la crescita fiorentina è la Tramvia, un nuovo mezzo di trasporto che attraversa Firenze, da Scandicci alla stazione di Santa Maria Novella. I lavori della T1 sono iniziati nel dicembre del 2005 ed è entrata in funzione, con un ritardo di 800 giorni, nel febbraio del 2010. La flotta è composta da 17 tram, il percorso raggiunge i 7400 metri con 14 fermate poste a 300/400 metri l’una dall’altra. La velocità massima che raggiunge è 70 km/h. Nei primi dieci mesi di servizio si sono registrati ben 7 milioni di passeggeri. Il nuovo Ospedale Pediatrico Meyer è un’importante struttura ospedaliera famosa in tutta Italia. Si contano 120 posti letto in camere a cui si aggiungono 26 letti in Day Hospital. Ci sono sei sale operatorie e nove diagnostiche, si prevede anche un albergo sanitario, una foresteria per bambini e genitori, una ludoteca e un giardino d’inverno.

IN QUESTI ultimi anni a Firenze sono state costruite molte opere utili per la città e i suoi cittadini, alcune portate a termine altre no. Come esempio di opere concluse possiamo menzionare il nuovo teatro “Florence Opera House” accanto alla stazione Leopolda e alle Cascine. Questo teatro, progettato da Paolo Desideri, è stato inaugurato il 21 dicembre 2011. Il teatro è in parte finito,ma bisogna trovare fondi per costruire la torre scenica,che permetterà di cambiare le scene per gli spettacoli,anche da un giorno all’altro. Questa opera è molto importante per la città, come anche la linea 1 della tramvia costruita nel 2010. La linea 1 della tramvia è un mezzo molto usato, utile e veloce, aiuta i cittadini a spostarsi comodamente dal centro fino a Scandicci senza usufruire della propria auto e così evitando l’inquinamento. Il Comune ha in progetto la costruzione di altre due linee. La linea 2 arriverà a Peretola mentre

commerciale,che include anche palestre e centri benessere. Inoltre nel 2003 è stato stabilito il Polo Universitario contenente le facoltà di economia, giurisprudenza e scienze politiche. La più grande e importante costruzione nell’area di Novoli è il Palazzo di Giustizia, alto e imponente, utile per una città migliore, questa struttura ormai pronta da tempo viene utilizzata in modo del tutto parziale perché ancora mancano in parte i mobili necessari agli uffici. LA GRANDE ATTESA Il tunnel del Galluzzo in una vignetta

la linea 3 dovrebbe arrivare all’ospedale Careggi e al Meyer. Oltre alla tramvia, a Firenze, è stato spostato e rinnovato, dall’edificio di via Giordano, alla villa Ognissanti già esistente, sulle colline di Careggi il “Meyer”, un ospedale pediatrico grande e molto efficiente. IL MEYER è una struttura di riferimento non solo per Firenze e

anche a livello nazionale. Ha inoltre una tradizione di cura molto antica infatti prende il nome da Anna Meyer, moglie del marchese russo fondatore, alla fine dell’800, della struttura. Fortunatamente Firenze è riuscita a portare a termine l’obiettivo. Fuori Firenze altre costruzioni sono state iniziate e portate a termine. Portiamo come esempio,nella zona di Novoli,il nuovo centro

TRA LE OPERE “senza fine” dobbiamo inserire il tunnel che dovrebbe collegare il Galluzzo a Scandicci. Iniziato nel 10 novembre 2007, i lavori non sono ancora finiti, pur essendo già nel 2012. Non si sa bene come mai il lavoro non sia stato portato a termine, ma il problema è evidente. La nostra bella addormentata ha intenzione di finire le opere incompiute e quindi risvegliarsi dal suo sonno, o ha intenzione di dormire per sempre?

L’INTERVISTA PARLA MARCO ZURLO, UN VIOLINISTA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

«Ora sì che non è più un posto sonnacchioso» PASSIAMO davanti al nuovo teatro “Florence opera house”, con le sue forme squadrate e la sua illuminazione particolare. Come sarà all’interno? Per scoprirne i dettagli abbiamo intervistato il maestro Marco Zurlo, un violinista della famosa orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Perché è stato fatto un nuovo teatro?

«Il teatro è stato regalato alla città di Firenze dalla Repubblica per il 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia, come riconoscimento del periodo in cui è stata capitale. In esso ci saranno tre sale, nella Sala Lirica, la più importante, manca ancora l’elemento fondamentale, -il vero motivo del nuovo teatrola torre scenica che permetterà l’utilizzo della sala con spettacoli diversi nello stesso periodo». MAESTRO Marco Zurlo

Secondo lei, questa nuova opera attirerà i turisti e i fiorentini?

«Secondo me, per far sì che i turisti siano attratti, dovrebbero esserci delle promozioni offerte da alberghi o agenzie di viaggio che li avvicinino al nuovo teatro. Inoltre penso che la tramvia possa essere un mezzo molto utile in questa circostanza, dato che una delle fermate è denominata “Parco della musica”. Nel mondo spesso quando si pensa a Firenze vengono in mente gli Uffizi e il Duomo, ma anche la nostra orchestra soprattutto in Oriente». Che emozioni ha provato durante l’inaugurazione?

«Non capita a tutti di inaugurare il nuovo teatro della propria città, quando durante la prima prova il maestro ha cominciato a dirigere eravamo tutti un po’ tesi per capire com’era l’acustica che si è rivelata ottima, rispetto alla nostra vecchia sede. Aspettiamo il prossimo 24 novembre per l’apertura definitiva».

LA REDAZIONE ISTITUTO comprensivo Piero della Francesca di Firenze. Classe III B. Redattori: E.Alvitez, E.Balzano, L.Belli, L.Bonacchi, I.Brunetti, D.Carlucci, T.Casantini, M.Martelli, E.Manini, G.Mecherini, F.Panzani, S.Prate-

si, S.Rogai, L.Vecchietti, R.Zagli. Foto e disegni: M.Coppola, M.Mina, M.Ragazzini. Tutor: prof.essa T.Ducato. classe II B:S. Abazi, N.Acosta, I.Angeli, M.Baldanzi, V.Carraresi, L.Cerza, A.Ciaccheri, A.De Ia-

sio, H.El Fadil, M.Ionita, S.Kamberi, D.Kumorek, A.Landi, M.Lepri, M.Margiotta, A.Mindris, I.Nannoni, C.Nieto, F.Pizzo, S.Rossi, E.stefan, N.Tortelli, G.Tupayachi, L.Turchetti. Tutor prof. F.Bezzi


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Scuola media

Leonardo Da Vinci Lastra Lastra aa Signa Signa

Contro le mafie... Vitamina L Incontro sulle mafie con il pm Pietro Suchan. La Legalità prima di tutto “VITAMINA L, la vitamina della legalità”. Ecco l’antidoto alle mafie, spiega Marco Capaccioli, assessore al turismo e al marketing di Lastra a Signa. Sabato 3 dicembre scorso, al Teatro delle Arti di Lastra, le classi terze della locale scuola secondaria di I grado, la “Leonardo Da Vinci”, hanno partecipato all’incontro sul tema della legalità che ha visto protagonista Pietro Suchan, Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale antimafia di Firenze. Hanno partecipato il sindaco di Lastra Carlo Nannetti; Federico Gelli, presidente del forum per la legalità in Toscana; Andrea Bigalli, coordinatore di Libera Toscana, il suddetto Marco Capaccioli e Iacopo Forconi, sostenitore del progetto “Liberarci dalle spine”. L’incontro è iniziato alle 9,15 con l’introduzione di Pietro Suchan riguardo al potere delle piccole mafie che – sostiene – talvolta prevalgono sulle più grandi. Ha poi spiegato le diversità tra le mafie, sostenendo che in passato il potere criminale è stato spesso sottovalutato dall’autorità

HUMOUR Il fattore L come legalità visto con l’aiuto di Homer Simpson

giudiziaria. Ha riferito inoltre che la città dove si ricicla più denaro sporco in Italia è Arezzo. Successivamente Iacopo Forconi ha illustrato il progetto “Liberarci dalle spine”, che prevede il soggiorno di una o più settimane di gruppi di giovani in terre confiscate alle mafie. Il sindaco è interve-

nuto ammettendo di essere rimasto stupito dal modo in cui questi fatti vengono trascurati sui giornali a favore di altri temi meno importanti. Parlando di beni immobili, in Toscana ne sono stati finora confiscati alle mafie oltre 50. La sottomissione delle persone al

potere mafioso è in alcuni territori molto diffusa, come ha ricordato don Andrea Bigalli accennando alle tante vittime delle mafie. Una delle frasi-simbolo della mentalità mafiosa, riportata da don Andrea, è: “Ma tu lo sai a chi appartengo io?” Questa frase dimostra che, laddove il potere delle mafie è più radicato, per farsi rispettare e proteggere bisogna “appartenere al capo”. La risposta più adeguata secondo don Andrea sarebbe “Io appartengo solo a me stesso”, perché tutti devono essere liberi e seguire la strada della Legalità. Per finire don Bigalli ha parlato della diffusione dell’illegalità tra i ragazzi, spiegando che la mentalità mafiosa non è soltanto nelle grandi cose (spaccio di droghe e altre attività illegali) ma anche nelle cose più spicciole, come rubare nei negozi o truccare un motorino. E’ dalle piccole cose che si inizia, per poi fare il “salto di qualità” nella criminalità vera e propria, per cui occorre lottare per prevenire gli effetti che questa mentalità finisce col provocare.

L’INTERVISTA IL PRESIDIO LOCALE DI LIBERA: UN ANTIDOTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

“Uniti contro il malaffare”. Anche a Scandicci LUCA GRILLO e Giuseppe Martino, volontari di Libera, rispondono sull’attività del Presidio di Scandicci. Quando nasce il Presidio scandiccese di Libera? Di quali attività si occupa?

Grillo: «Il Presidio nasce nel 2009 e conta attualmente una decina di volontari. Durante la sua attività ha organizzato cineforum sui temi del lavoro, della pace, della legalità e su tali temi ha promosso la presentazione di libri. Si occupa inoltre di diffondere la cultura della legalità con incontri nelle scuole e cura eventi di degustazione e vendita di prodotti alimentari provenienti dalle terre confiscate alla criminalità organizzata». Come si muovono le mafie sul territorio di Scandicci – Lastra a Signa?

CONTRO COSA NOSTRA C’è chi dice no

Martino: «La penetrazione della criminalità organizzata sul territorio non risulta per fortuna di pro-

porzioni eclatanti, ma non mancano segnali inquietanti, come casi di usura e di riciclaggio di denaro sporco. Solo a Firenze ci sono ad oggi 4 immobili confiscati alle mafie, 12 nell’intera provincia». Come associazione, trovate collaborazione nelle istituzioni locali?

Grillo: «Il Comune di Scandicci collabora a diverse iniziative di Libera sul territorio; c’è sensibilità verso i temi che ci stanno a cuore». Avete esperienza diretta di contatto con la mentalità mafiosa?

Grillo: «Nel paese da cui provengo c’è un tizio cui nessuno rifiuta nulla… anche se non paga i lavori commissionati». Martino: «Un esempio banale: da piccolo un mio compagno distribuiva del cibo. Tenne per sé la porzione più grande e glielo feci notare. Aggiunse qualcosa alla mia porzione e mi chiese di tacere. In piccolo, quella era mafia».

LA REDAZIONE LA REDAZIONE IN CLASSE della III D della “Leonardo Da Vinci” di Lastra a Signa: Delia Bellini, D. Johnny Segundo Cahua Paz, Andrei Chira, Antonino Clames, Melissa Flauto, Gabriele Galli, Maria Vittoria Ghe-

ri, Sofia Giaccherini, Gianluca Ippoliti, Alfonc Marku, Giulia Martinuzzi, Mirko Masini, Mirko Mazzoli, Beatrice Morandi, Marco Morandi, Simone Morini, Mirko Muoio, Niccolò Pasi, Chiara Peloso, Niccolò Picci-

ni, Niccolò Scarselli, Fiammetta Terzani, RoxanaVeja, Emanuel Xhika. Coordinatori: professor Francesco Marcello, professor Vincenzo D’Alessandro. Dirigente: professor Luciano Cianti.

PROGETTI

La Piovra attacca “Libera”replica L’EVASIONE fiscale in Italia, secondo alcune fonti, ammonterebbe a più o meno 200 miliardi di euro; 170 miliardi di “fatturato” rendono perciò la mafia l’azienda più prospera del Paese. Come reagire? L’associazione Libera, col progetto “Liberarci dalle spine”, organizza soggiorni per circa 720 ragazzi che, a gruppi, coltivano i territori confiscati alla mafia, in particolare nel territorio di Corleone (PA). Una cooperativa gestisce complessivamente 146 ettari di terre coltivate oltre a molti beni immobili, 50 dei quali si trovano in Toscana. Libera è presente anche a Firenze: “Parlare di mafia in Toscana è difficile – sostiene un volontario - ma cercheremo di informare i cittadini su tale presenza […]. Firenze è una zona a rischio perché le mafie hanno iniziato a svilupparsi anche lì; Arezzo, la città che ricicla più denaro sporco in tutta Italia, si trova qui in Toscana”. Il primo bene immobile confiscato alla mafia in Toscana è una colonica nel comune di Massa e Cozzile (PT), un casolare utilizzato dal clan Nuvoletta come raffineria di droga, ora trasformato in un luogo terapeutico per persone che proprio a causa della dipendenza da sostanze stupefacenti hanno vissuto momenti angoscianti. Il processo di recupero del podere e del casale (12.000 mq) è iniziato nel 1996, grazie alla sensibilità e all’interessamento da parte delle istituzioni locali. Anche così si combatte la mafia.


10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Scuola media

Beato Angelico Firenze Firenze

Le medaglie? Non c’è solo l’oro Esiste anche un riconoscimento migliore. De Coubertin ci illumina LA PROPOSTA

Al vertice gli sport “secondari” DATO che ci siamo resi conto che lo sport è un veicolo di crescita etica — rispetto, sincerità, onestà — chiediamo alle autorità fiorentine di realizzare centri che promuovano la più ampia scelta di sport soprattutto quelli considerati minori e poco seguiti perché i mass-media non li propongono al grande pubblico. Nelle scuole elementari sono le stesse società sportive a organizzare dei corsi promozionali per trovare i loro nuovi iscritti; purtroppo le statistiche confermano che già in quinta molti ragazzi hanno abbandonato lo sport praticato; perché ci si dimentica di noi ragazzi dalle scuole medie in su? L’importante è che vengano proposte tutte quelle discipline che risultano sconosciute all’opinione pubblica. Se ogni attività sportiva è un gusto di gelato, entrando in una gelateria si vuole poter scegliere tra tantissimi gusti e non solo la solita cioccolata e crema. Noi proporremmo: 1) organizzare in modo sistematico visite guidate presso le società sportive presenti nei territorio limitrofi. 2) Affiggere in un’apposita bacheca scolastica un elenco di discipline meno conosciute. 3) Realizzare delle manifestazioni nel campo sportivo della scuola, dove vengano illustrati alcuni sport poco noti. 4) Chiedere alle società di pubblicizzare i giorni in cui avvengono le loro manifestazioni, con ingresso gratuito. 5) Richiedere una serie di lezioni gratuite presso le scuole e presso le società.

LA MAGGIOR PARTE degli sportivi ha come unico obbiettivo la vittoria... Per arrivarci cosa tralasciano? Nella classe III C scoppia il dibattito! È giusto avere come unico obbiettivo la vittoria? O è importante anche divertirsi, partecipare, scegliere anche sport minori che non portano tanta notorietà? La risposta ci è arrivata da un uomo che si era già posto queste domande. Si chiama Pier De Coubertin, è nato a Parigi nel 1863, è stato pedagogista e storico conosciuto per aver reso possibile il ripristino dei Giochi Olimpici con un nuovo spirito riassunto nella frase, ripresa dal vescovo americano Ethelbert Talbot: «L’importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene». In onore di De Coubertin è stata istituita una medaglia nota come “Medaglia del Vero Spirito Sportivo’’. È stata attribuita per la prima volta nel 1964, durante l’Olimpiade invernale ad Innsbruck, al bobbista italiano Eugenio Monti per la

SUL PODIO I valori dello sport in una vignetta realizzata dai ragazzi

sportività dimostrata nei confronti della squadra britannica per aver prestato un bullone che permise loro di vincere la medaglia d’oro nella competizione. Ad altri due atleti, il tedesco Luz Long ed il cecoslovacco Emil Zatopek il riconoscimento è stato attribuito, postumo, nel 2000. Finora solo 14

atleti al mondo hanno avuto l’onore di tale assegnazione. Questo ha dato molto da riflettere alla III C che analizzando la frase “La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene” ha sentito di aggiungerci l’importanza del rispetto reciproco e della collaborazione visto che oggi si

è dovuto riparlare di Fair play sui campi di gioco. Tutti ricordano i grandi campioni che hanno vinto la medaglia d’oro ma nessuno conosce gli eroi che hanno ottenuto la medaglia del vero spirito sportivo e questo perché? Perché nella società di oggi il fine giustifica i mezzi; l’importante è stare sul gradino più alto, l’importante è vincere. Vengono scelti, sia dalle società sportive sia dalla società in genere, i giovani che hanno le caratteristiche simbolo per diventare vincitori, rendendoli stressati e troppo competitivi fino a dimenticarsi la bellezza della competizione e l’amicizia che dovrebbe legarli agli avversari. A questo proposito abbiamo rivisitato la favola del brutto anatroccolo rendendoci conto che in ognuno di noi adolescenti ancora scoordinati c’è un cigno che dobbiamo far venire fuori secondo le caratteristiche personali e non i modelli standard che ci propongono i media. Allora tutti possono praticare gli sport che amano anche se sono ancora brutti anatroccoli?

L’INTERVISTA IL MAESTRO DI SPADA STEFANO GARDENTI ILLUSTRA I VALORI E L’AMORE PER LO SPORT

«Vincere non è stata la mia unica finalità» ABBIAMO incontrato il maestro di scherma Stefano Gardenti, che ci ha pregato di dargli del tu. Anni fa, è stato membro della rappresentativa nazionale di spada. Ora è in pensione e può dedicare più tempo alla scherma. Ha, però, sempre frequentato le Scuole fiorentine di ogni ordine e grado per divulgare la sua disciplina. Come è iniziata la tua avventura nella scherma?

SPORTIVO Il maestro di spada Stefano Gardenti

«Per caso; altrimenti avrei praticato anch’io il calcio che era già molto diffuso quando ero giovane. Frequentavo la prima media quando nella mia scuola fu organizzato un corso promozionale; ho subito capito che sarebbe stata un’ esperienza affascinante. Ai miei tempi nella scherma non c’era il professionismo quindi tutti i ragazzi alti, bassi, magri, grassi potevano partecipare solo per passione e con impegno».

Cosa ti ha dato la scherma?

«Innanzitutto mi sono divertito moltissimo, ho conosciuto tanti amici, ho tenuto in forma il mio corpo, ho allenato la mia mente ed ho imparato il rispetto dell’altro». E non ci parli dei trofei e delle tue vittorie?

«È stato bello vincere qualche volta, ma sicuramente non ha rappresentato per me la motivazione per continuare a fare scherma. Indubbiamente le vittorie sono utili, ma se anche non avessi vinto nulla avrei continuato a frequentare la mia sala per passione». Ci consigli di fare scherma?

«Sì, è uno sport affascinante, abitua a combattere con lealtà e a esprimere il meglio di sé. E’ comunque importante che il Comune e le altre Istituzioni territoriali continuino a proporre sempre nuove iniziative come il Gruppo Sportivo scolastico che è presente nella vostra scuola».

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Elena Abbamondi, Alessandro Alfaroli,Matteo Bassi, Lorenzo Braccini, Lorenzo Cardillo, Francesca Celima, Tommaso Compagnino, Filippo Corrieri, Giulia Cozzani, Alisia

D’augello, Mattia Del favero,Alessia Fazio, Samuele Frassinetti, Claudia Frosecchi, Elisa Greori, Ethan Lara,Alessandro Masini, Valentina Modica, Matteo Monzali, Tommaso Polidori, Francesca Ranieri, Marta Ronconi,

Klaudia Sulejmani e Carlo Terranova (classe III C, Beato Angelico). Il Dirigente scolastico è Eda Bruni e l’insegnante tutor è la professoressa Serenella Ferretti e a curare la grafica la professoressa Emanuela Severini.



10 CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Maltoni Pontassieve Pontassieve

Pontassieve: la luce del Senegal Con il gruppo “EPS” impianti fotovoltaici in 14 villaggi africani AMBIENTE

Energia pulita sul tetto della scuola ANCHE sul tetto della nostra palestra è stato installato ed è in funzione un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. È costituito da 90 pannelli fotovoltaici con una potenza nominale complessiva di 13 KW ed è dotato di un dispositivo di conversione “inverter” per la messa in rete dell’energia prodotta eccedente il fabbisogno scolastico. I pannelli sono orientati verso sud, disposti in modo tale da massimizzare l’irraggiamento captato dai moduli. Le celle fotovoltaiche sono composte da piastre di silicio, opportunamente trattate e suddivise in strati: quando la luce colpisce lo strato superiore di una cella, all’interno di questa si genera elettricità. All’interno della scuola è stato installato un locale tecnico in cui, tra le altre apparecchiature, c’è anche un display dove si legge l’energia prodotta proprio in quell’istante. È evidente che un impianto simile produce energia elettrica in quantità variabile a seconda della stagione, così ora, essendo più corte le giornate, ne viene prodotta meno, di notte poi l’impianto non lavora. Nell’atrio d’ingresso poi è stato posizionato uno schermo che, attraverso un software specifico, mostra continuamente e in tempo reale i dati della produzione di energia elettrica proveniente dall’impianto fotovoltaico. Inoltre indica il risparmio energetico che si sta ottenendo, e soprattutto quanto sia il minor inquinamento dovuto alla diminuzione di emissioni in atmosfera di gas nocivi alla salute.

GRANDE soddisfazione per i volontari di “Energia Per lo Sviluppo” (EPS), rientrati in questi giorni dal Senegal, dove hanno installato impianti fotovoltaici nella Comunità Rurale di Merina Dakhar, illuminando piazze, scuole, luoghi di culto e ambulatori (Case de santé), adibite a modeste attività di pronto soccorso dove si assiste anche al parto. Fabrizio Chelli, padre di un nostro compagno di classe, fondatore di EPS, ci racconta che l’associazione nasce nel novembre 2009, dalla volontà di un gruppo di amici di dare vita ad un’attività di cooperazione sociale. Così decide di operare in Senegal, in seguito ad una consulenza richiesta alla Cooperativa Lama di Firenze, agenzia di sviluppo e cooperazione per le strategie di impresa. Il gruppo di EPS va in Senegal per la prima volta nel gennaio 2011, e approfitta dei vari spostamenti anche per consegnare medicinali forniti dal Centro di cooperazione sanitaria internazionale dell’ospedale di Careggi, che so-

GRAZIE PER AVER ILLUMINATO IL SENEGAL!

AMICI LONTANI Ponte di solidarietà tra la Valdisieve e il Senegal

stiene da alcuni anni le attività professionali dell’ospedale di Thiès. EPS grazie al contributo del gruppo Fratres e della BCC di Pontassieve, unito a quello del Consolato Senegalese di Firenze, realizza due progetti importanti, dedicati a Carlo Zangarelli e Teo Tanturli,

due amici scomparsi prematuramente, e ne avvia un terzo. Così in poco tempo vengono illuminati ben quattordici villaggi! Inoltre per il 2012 è in programma l’elettrificazione di un pozzo, oltre che l’illuminazione di nuovi villaggi nella regione di Thiès. La straordinarietà di questi pro-

getti consiste anche nella speranza di creare un futuro professionale per la popolazione locale, che benefici di corsi di formazione per acquisire competenze. Chelli ci testimonia come sia importante il lavoro svolto da Oumar Konate, un ragazzo senegalese, che nel settembre 2010 segue con successo un corso di formazione presso la sede del consorzio SEA (Sistemi Energetici Alternativi) di Pontassieve, con l’obiettivo di diventare tutor per la supervisione e manutenzione delle installazioni locali già effettuate, e tecnico specializzato per la realizzazione di future opere di installazione. «I pilastri del programma di EPS — dice Fabrizio Chelli — sono sostanzialmente tre: Energy (energia), come base per lo sviluppo di tutti gli altri settori (educazione, sanità, agricoltura); Empowerment (dare potere) come trasmissione di competenze alle popolazioni beneficiarie; Environment (ambiente), come promozione di sviluppo nel rispetto dell’ambiente».

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL PROGETTISTA DELLA NOSTRA STRUTTURA ECOSOSTENIBILE

L’ingegner Giberti, il signore dei pannelli ABBIAMO incontrato l’ingegner Giberti, progettista dell’impianto fotovoltaico sulla nostra scuola. A cosa serve un simile impianto?

«A produrre energia elettrica che viene subito consumata qui a scuola e quel che avanza viene immesso nella rete pubblica che la distribuisce ed è quindi rivenduta».

CON GLI ALUNNI L’ingegner Giberti alla scuola media Maltoni

tro svantaggio sono i tempi burocratici: quest’impianto è stato istallato velocemente, in circa quindici giorni, ma ci sono voluti ben sei mesi per avere i permessi necessari». Quanti impianti di questo tipo ha realizzato?

Quali sono i vantaggi e svantaggi di questi impianti?

«Sono dodici anni che faccio questo lavoro ed ho realizzato circa trecento impianti, il primo della mia carriera è stato per l’Istituto Marconi di Firenze».

«L’energia elettrica prodotta col fotovoltaico è un’energia pulita e questo è un enorme vantaggio per l’uomo e per l’ambiente. Lo svantaggio è rappresentato dai costi: il vostro impianto è costato circa sessantamila euro. Per fortuna si può usufruire di incentivi statali: infatti per vent’anni ci saranno contributi in rapporto alla quantità di energia prodotta. Al-

«Sì, si vivono situazioni appaganti, sono sempre contento quando la mattina mi reco al lavoro. Mio padre, che era un giornalista de “La Nazione”, avrebbe voluto che lo seguissi nel mestiere, ma io non mi sentivo portato per questo lavoro e così ho optato per ingegneria».

Le piace il suo mestiere?

LA REDAZIONE I REDATTORI IN CLASSE: Aitrai Hajar, Baldazzi Massimiliano, Baquè Alice, Benvenuti Sara, Broccardo Asia, Bulli Chiara, Cavini Ruben, Cellai Tommaso, Chelli Andrea, Elezi Nicola, Fabbri Claudia, Fanti Masi Sa-

muele, Farli Aurora, Fontani Anna, Francalanci Andrea, Innocenti Marta, Laudonio Alessandro, Lazzerini Gloria, Macrì Giovanni, Pezzanti Chiara, Piscopo Alessandra, Rossi Marco, Terenzi Emma, Turrini

Andrea, Vestri David, Zarimy El Houcine. Dirigente Scolastico: Torri Tiziana. Docenti Tutor: Quinzani Marina e Valleri Bettina.


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Scuola media

San Giuseppe dell’Apparizione Firenze Firenze

Disabili, a Firenze è un’odissea Le barriere architettoniche rendono la vita impossibile a tanti cittadini MUOVERSI su una sedia a rotelle, a Firenze, è un bell’esercizio mentale. Significa prevedere lo scacco matto di uno scalino, l’agguato di uno scivolo troppo pendente, l’imboscata di una moto posteggiata sul marciapiede. E, una volta fuori dal percorso pedonale, c’è l’incubo di ruote ben più aggressive che passano sfrecciando a pochi centimetri. Fine gennaio, un pomeriggio qualsiasi, da via Masaccio a via Giacomini su una sedia a rotelle. Un percorso ad ostacoli spesso insormontabili. In via Pico della Mirandola un cantiere è stato sistemato lasciando lo spazio per il passaggio pedonale, un cartello indica a chiare lettere che i pedoni devono passare di lì, ma per una sedia a rotelle è impossibile. Se pensiamo di tornare indietro, in fondo al marciapiede, e di attraversare la strada, uno scalino non consente l’accesso al marciapiede opposto e una bicicletta legata ad un palo, proprio di fronte ad un lampione della luce, impedisce la svolta a sinistra. In via Fattori il marciapiede non consente il passaggio perché delle bi-

UN ESEMPIO Marciapiede senza scivolo in via Colletta angolo Scialoja

ci sono allucchettate ai pali e una macchina in sosta sbarra la strada. Il marciapiede di sinistra, sperando in una alternativa, non consente il passaggio di una sedia a rotelle perché un palo della luce è troppo vicino ai fabbricati. Nella zona di piazza Alberti gli scalini alti sono tantissimi, il sottopassag-

gio è inaccessibile; spesso nel Quartiere 2 mancano scivoli in prossimità delle strisce pedonali. Eppure da un punto di vista legislativo sono stati passi in avanti: già la legge 13 del 1989 (precedente alla legge quadro sull’handicap, del 1992) e il successivo dpr 503 del 1996 regolamentano in modo

ottimale tutto quanto dovrebbe essere fatto per abbattere le barriere architettoniche degli edifici. Ogni nuova costruzione e ogni costruzione antecedente alla data delle leggi che subisce ristrutturazioni significative, deve garantire l’accesso ai disabili in carrozzella e, per gli edifici pubblici, deve essere dotata di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi. Ad un disabile dovrebbe essere garantito il diritto, oltre a andare a cinema o entrare in una banca o in un ufficio postale, di poter girare liberamente: quello che abbiamo documentato, però, è una fotografia tutt’ora valida dei problemi per chi è costretto, anche per un breve periodo, a fare i conti con una limitazione della propria libertà di movimento. Psicologicamente è quasi più facile accettare di non poter uscire di casa, che di trovare all’ improvviso ostacoli insuperabili.

L’INTERVISTA PARLA BENIAMINO DEIDDA, PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO

«Spesso non rispettati i criteri di accessibilità» «L’ELIMINAZIONE delle barriere è solo una parte del problema: l’ambiente deve essere accessibile e lo è solo quando si mette a proprio agio la persona in difficoltà». Il procuratore generale Beniamino Deidda spiega che il problema dell’accessibilità. Quali sono le leggi che impongono l’eliminazione delle barriere architettoniche?

«La prima legge è la Costituzione. L’accessibilità è un diritto inviolabile. La 104/92 è stata esemplare anche in Europa. Lo Stato, quindi, deve intervenire ma spesso gli amministratori rispondono che il bilancio non lo consente. Nel 1987, però, una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che è sbagliato ragionare così». Girando per la città, ci siamo accorti che ne esistono molte, perché?

MAGISTRATO Beniamino Deidda

«Ci sono due ostacoli: uno è culturale. L’altro è economico. Tutti quelli che hanno funzione pubblica devono rimuovere gli ostacoli».

Chi controlla e come l’abbattimento delle barriere architettoniche?

«Progettista, costruttore, collaudatore e sindaco rispondono con sanzioni pesanti. Ma molti tecnici non riescono a “vedere” dove sta la barriera».

Una persona disabile a chi può rivolgersi per eliminarle?

«Le reti di associazioni di disabili sono importanti. L’altra strada è quella giudiziaria. Ci sono due sentenze nelle quali si dice che se anche non ci sono soldi per abbattere le barriere, bisogna farlo lo stesso: del tribunale di Firenze, del 2010, e di quello di Milano, del 2011». A Firenze a che punto siamo?

«Firenze è indietro. Via Pilastri, ad esempio, è stata rifatta da poco: marciapiedi piccoli, 80 centimetri di larghezza. Gli scivoli per gli attraversamenti sono alti 7, troppi per una carrozzina».

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della classe III Lorenzo Bardelli, Alessandro Boscherini, Maria Elisabetta Carrai, Valeria Cartoni, Lorenzo Ceccato, Gae Fattini Fellini, Andrea Fusi, Valentina Giorget-

ti, Virginia Groppi, Niccolò Lisoni, Giulio Loreto, Andrea Mucci, Lorenzo Nappo, Rebecca Nardone, Piergiorgio Neri, Bianca Paccosi, Jacopo Palli, Matteo Paolanti, Lucrezia Paoletti, Teresa Rossi, Simone Schi-

rano, Benedetta Scionti, Matteo Sunseri, Vieri Suppi, Rachele Tirelli, Filippo Urciuolo. Gli insegnanti tutor sono le professoresse Lucia Rossi e Maria Serena Mercati. Il dirigente scolastico è Lucia Rossi.

QUARTIERE 2

Paolucci: «Le segnaliamo a Palazzo Vecchio» «E’ DI PRIORITARIA importanza tutto quello che può favorire l’integrazione nel contesto sociale dei disabili e per questo, con una delibera del 14 luglio del 2010, abbiamo richiamato all’attenzione dell’amministrazione comunale l’esigenza di portare avanti con determinazione il ‘piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche’ mettendo in atto ogni intervento per eliminare, anche nella nostra circoscrizione, tutti gli ostacoli fisici alla mobilità individuale presenti negli edifici e spazi pubblici». Gianluca Paolucci, presidente del Quartiere 2, spiega qual è la posizione in merito alle barriere architettoniche del Quartiere, come ad esempio mancanza di scivoli in prossimità delle strisce pedonali o l’impraticabilità del sottopassaggio di Piazza Alberti per le persone che hanno difficoltà a camminare. «Il Quartiere – ha spiegato il Presidente Paolucci – in questo ambito, ha potere di segnalazione presso l’amministrazione comunale, non di intervento diretto. Dove però si ristruttura e si riqualifica si è anche attenti a eliminare le barriere. E’ accaduto in via Aretina o in piazza Antonelli dove sono stati sistemati segnalatori acustici ai semafori per i non vedenti e, con la collaborazione di associazioni di non vedenti, si è creato un percorso protetto». «E’ importante inoltrare le segnalazioni, è una responsabilità di tutti – ha concluso – per contribuire anche a migliorare la vita delle persone in difficoltà». Per questo si può direttamente contattare il Quartiere 2 telefonando allo 055 2667820.


10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Gramsci Firenze Firenze

Due ruote per una rivoluzione Lotta allo smog: una proposta sostenibile per la mobilità fiorentina PROGETTI

Bike sharing Una scelta intelligente IL TERMINE bike sharing se tradotto alla lettera significa “condivisione della bicicletta” e consiste nel poter usufruire di una bici ritirandola in un luogo della città e consegnandola in un altro, tramite dei punti di noleggio automatici. Le bici sono bloccate alle stazioni di noleggio e si sbloccano tramite una chiave o una tessera che è fornita al momento dell’iscrizione. In genere il servizio è gratuito o per lo meno lo è per i primi trenta minuti, ed è rivolto a cittadini e turisti. In Europa il più grande e funzionante impianto di bike sharing è il Velib e si trova a Parigi, con più di 20.000 biciclette a disposizione dei cittadini, molteplici postazioni di consegna e di ritiro posizionate vicino ai mezzi pubblici e tutte collegate tra loro. A Londra le persone iscritte al servizio sono più di 110.000 mentre a Berlino le bici si possono sbloccare con un semplice sms. In Italia esiste in molte città, anche se non così ben organizzato: Milano è al primo posto per utenti e numero di mezzi, Roma è fanalino di coda. Firenze che sarebbe per dimensioni adatta alla bicicletta, non ha ancora un servizio di bike sharing: il progetto presentato dal Comune al Ministero dell’Ambiente si è piazzato solo al 126˚ posto della graduatoria e non potrà beneficiare dei contributi ministeriali. E pensare che sarebbe bastato arrivare tra i primi cinquantasette per accedere ai finanziamenti.

SMOG, inquinamento e traffico sono i principali problemi che le grandi città del mondo debbono affrontare. Una soluzione sempre più diffusa è quella di incentivare l’uso della bicicletta. La bici, infatti, è un mezzo di trasporto Ecosostenibile, non inquina, fa bene alla salute ed è un toccasana per il portafoglio. Nel nord dell’Europa è il veicolo più diffuso, anche quando c’è la neve e fa freddo; ad Amsterdam gli sposi si muovono in bicicletta dopo il matrimonio mentre a Copenaghen le bici hanno il passeggino incorporato! In Germania il problema è come regolarne la circolazione a causa del numero elevato. E Firenze? Come sarebbe con più biciclette e meno macchine? Sicuramente più pulita, con meno smog e meno traffico, più silenziosa e con meno incidenti. Ma in una città con poche piste ciclabili di cui molte incomplete e poco sicure, per i cittadini è difficile muoversi senza correre rischi. La maggior parte degli incidenti, alcuni purtroppo mortali, è causata infatti

PROTOTIPO La prima bici nel Codice atlantico di Leonardo da Vinci

dalla mancanza di percorsi ciclabili e dalla poca attenzione che, chi guida una macchina o un motorino, presta ai ciclisti. La domanda è: se i vantaggi sono così ovvi, perché il Comune non mette in atto interventi per favorire la mobilità ciclistica? Nel 2009 l’associazione Firenze InBici propose agli allora

candidati a sindaco un patto per la bicicletta che impegnava i politici a favorire l’utilizzo di questo mezzo di trasporto, a realizzare piste e rastrelliere. A oggi però Firenze ancora non possiede una rete ciclabile degna di questo nome. Eppur qualcosa si muove…. I ragazzi di cinque scuole medie,

compresa la nostra, insieme alle associazioni hanno eseguito un censimento delle rastrelliere di tutta Firenze segnalando molte bici abbandonate. Ciò ne ha permesso la rimozione forzata con un notevole risparmio per l’amministrazione che eviterà di comprare nuovi posteggi. Il Comune di Firenze ha presentato poi a dicembre il progetto Openbike: una carta multimediale che fornisce i dati sul numero di rastrelliere presenti in città, i luoghi in cui si trovano nei vari quartieri, il percorso delle piste ciclabili. Non resta quindi che augurarsi un impegno sempre maggiore dell’amministrazione cittadina in questa direzione. Vi è però un problema legato anche alla mentalità: usare la bici in città come New York e Londra è di moda, invece lo status symbol per eccellenza in Italia rimane il motorino prima e la macchina poi. La nostra città ospiterà nel 2013 i mondiali di ciclismo: quale migliore opportunità per rendere popolare tra i fiorentini l’invenzione di Leonardo?

L’INTERVISTA LA PAROLA A LUCATTI E IMPOSIMATO DELL’ASSOCIAZIONE FIRENZE CITTÀ CICLABILE

«Ai ciclisti va garantita maggiore sicurezza» CARLA LUCATTI e Antonio Imposimato sono la presidente e il segretario dell’associazione che dal 1997 si batte per i diritti dei ciclisti a Firenze.

ci lo fa a suo rischio e pericolo. Per questo garantire sicurezza ai ciclisti è fondamentale».

Di che cosa si occupa la vostra associazione?

«Il Comune dovrebbe mettere insieme una squadra di tecnici che prenda in considerazione le varie proposte e stenda un programma delle priorità da affrontare. Il primo passo potrebbe essere la creazione di una rete formata da piste e percorsi ciclabili, separati dal traffico a motore, che colleghi la periferia al centro della città. Il Consiglio comunale ha approvato recentemente all’unanimità ben tre mozioni in favore della mobilità ciclabile, ma nulla è stato fatto per mancanza di fondi».

«Noi portiamo avanti iniziative per promuovere l’uso quotidiano della bici in città. Da un lato ci rivolgiamo alla pubblica amministrazione con proposte concrete, dall’altro organizziamo manifestazioni per incoraggiare i cittadini a riscoprire i vantaggi di un mezzo di trasporto che non inquina e aiuta a mantenersi in forma». Qual è la situazione nella nostra città?

BICINTRAM Un’iniziativa di “Firenze città ciclabile”

«A Firenze ci sono circa 30mila persone che si spostano regolarmente in bicicletta ma solo 60 km di piste ciclabili, di cui molte nei parchi, sparse a macchia di leopardo per la città. La mobilità, infatti, è pensata solo per macchine e motorini: chi va in bi-

Cosa si può fare da subito per migliorare?

Come si può cambiare la mentalità delle persone?

«Non possiamo cambiarla se non c’è sicurezza. Se ci saranno più piste la gente si sentirà al sicuro e userà la bici».

LA REDAZIONE I REDATTORI in classe: Chiara Alinari, Filippo Andaloro, Chadi Arague, Redion Arapi, Stolie Berliu, Cristina Bertini, Matteo Buffolino, Adamo Cicco, Eleonora Fava,

Emilian Ferko, Cosimo Gallicchio, Simone Geri, Leonardo Giovannozzi, Nuredin Hariti, Matteo Lanni Cappelli, Giulio Lisi, Luca Massai, Rachele Porri, Lorenzo Prosperi,

Bianca Putrino, Francesca Ricci, Marta Storchi, Camilla Talozzi, Lorenzo Terrosi, Matilde Zoppi. Tutor: professoressa Cristina Leccese Dirigente scolastico: Stefano Pagni Fedi


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Istituto

Salesiano Firenze Firenze

Rifiuti: produrne meno, riciclare di più Dalla raccolta differenziata “risorse’’ che fanno bene all’ambiente BOTTIGLIE, carta, plastica, vetro, lattine, acciaio e materiale organico sono solo alcuni esempi di rifiuti che ogni giorno necessitano di essere smaltiti. In Italia l’argomento rifiuti è troppo spesso motivo di emergenza. Si aspettano piani di sviluppo, investimenti adeguati e non slogan ad effetto, e c’è bisogno di maggior consapevolezza da parte dei cittadini. Nel nostro paese la raccolta differenziata è in aumento del 1,4% e quella dei rifiuti urbani dello 0,9%. La differenziata, però, è ferma ad una media nazionale del 26% rispetto a quella del 50% dei Paesi europei, come la Germania e la Francia. In alcuni capoluoghi di provincia (Pordenone, Novara, Verona, Salerno, Avellino, Nuoro, Belluno, Asti, Rovigo e Trento) viene superato il 60% della raccolta, limite che per legge deve essere raggiunto entro la fine del 2012. Possono fare meglio Firenze (38,4%), Milano (35.9%), Venezia (35,6%) e Bologna (34,8%). Il disastro avviene al Sud, in partico-

PRODURRE PULITO Riciclare rifiuti: un regalo all’ambiente

lare in Sicilia: Enna (1,2%), Siracusa (3%), Messina (5,3%), Catania (6,8%), Palermo (7.7%), Isernia (8%), Agrigento (8,4%), Taranto (8,7%) e Catanzaro (9,4%). La Campania ricicla soltanto il 5% delle quasi 3 milioni di tonnellate. All’origine la scarsa attenzione delle Amministrazioni del cen-

tro-sud del nostro paese. Un’attenta raccolta differenziata potrebbe far risparmiare allo Stato 90 milioni di euro l’anno. Per farci un’idea di come potrebbero andare le cose, sarebbe bene confrontarci con la Germania. Qui i cittadini considerano la spazzatura come qualcosa di loro proprie-

tà piuttosto che qualcosa di cui ci si deve disfare. La raccolta viene fatta direttamente dai cassonetti o porta a porta, ad orari prestabiliti: sgarrare vuol dire pagare multe salate. Sembra un approccio troppo pignolo, ma se ci si pensa, è il nostro il criterio da superare. La soluzione migliore è quella di diventare consapevoli dei nostri rifiuti, provare a ridurli e utilizzarli in maniera più intelligente. A Lunen, una cittadina della Ruhr, ha sede il centro di riciclaggio più moderno d’Europa: infatti, dal 2005 in Germania è proibito utilizzare le discariche, se non quelle biodegradabili. Trattano 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno e producono materiale per l’industria edile, raffinano biodiesel e recuperano materie prime. I tedeschi riutilizzano l’88% della carta, l’87% vetro, il 72% del metallo e il 67% della plastica. La Germania ricicla circa il 65% dei propri rifiuti: il 60% di questo totale è utilizzato per produrre energia. E l’Italia? Come utilizzerà in futuro i suoi rifiuti “preziosi”?

L’ANALISI SECONDO LEGAMBIENTE LA REGIONE DEVE IMPARARE A GESTIRE MEGLIO I SUOI RIFIUTI

Dossier ecomafie: in Toscana cresce l’allerta LA GESTIONE dei rifiuti rappresenta uno degli affari più lucrosi per le organizzazioni malavitose. Per questo, Legambiente indaga su tutti i fenomeni ad essa collegati. I dati dimostrano gli interessi della mafia nello smaltimento dei rifiuti, gestito in molte zone da un regime di monopolio attraverso la disponibilità di cave, terreni, manodopera a bassissimo costo e il ricorso alla violenza dissuasiva.

REATI DA REPRIMERE Ambiente, bene da difendere

I NETWORK criminali stanno mettendo radici anche in regioni tradizionalmente esenti da tali illegalità, come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige. Anche la Toscana è stretta nella maglia di traffici illeciti. Preceduta solo da Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio, nella nostra regione il numero di infrazioni accertate è

impressionante: 2132 casi con 1789 persone denunciate, 18 arresti e 526 sequestri effettuati. Emerge chiara la situazione dal dossier curato da Legambiente, “Ecomafia 2011”. Tra i dati, quello sinistro sui rifiuti, che registra 345 reati accertati, 16 arresti, 480 persone denunciate e 128 sequestri effettuati. A completare il quadro malavitoso i numerosi casi di discariche abusive e smaltimenti illeciti. Non a caso, nel 2011, la Toscana si è piazzata al sesto posto nella classifica nazionale del malaffare per i rifiuti. «ATTENZIONE sempre più incisiva», ha tuonato il Presidente della Commissione Ambiente della Regione Toscana Vincenzo Ceccarelli. Speriamo che il suo operato permetta a noi giovani toscani di guardare presto e senza vergogna i nostri compagni europei.

LA REDAZIONE DIRIGENTE Scolastico: Sergio Bugada. Tutors: professoresse Lisa Gallori e Cristiana Giovanetti. Allievi: Balò Cosimo, Balsimelli Tommaso, Bernardini Giulia, Berchielli Gaia, Bönan Edoardo, Calabrò Sil-

via, Ceccherini Ginevra, Ciuffi Eleonora, Conti Cosimo, Dal Dosso Olivia, Galli Carlo Alberto, Gardini Eleonora, Gourmelen Terence, Imburgia Massimo, Kang Yejin, Khodin Dmytro, Lelli Valentina, Lisi Alberto,

Magazzù Raul, Marilli Edoardo, Musiari Yuri, Naldoni Matteo, Paszkoski Elisabetta, Reali Edoardo, Serna Marlin, Solms Afonso, Sullo Naima, Vaggi Chiara, Wanika Anupa, Wannheden Caroline.

IL PUNTO

Piccoli gesti per salvare la natura GLI AVANZI di cucina possono essere usati come concime, i trucioli di legno possono diventare una fonte di energia, riciclando la carta risparmiamo alberi, dalla plastica si ricavano panchine per i giardini pubblici, tavolini e sedie per case; questi sono solo alcuni esempi che delineano però bene le potenzialità del riciclaggio. Non è solo una questione ambientale, è anche economica! Due buoni motivi per raggiungere una quota di riutilizzo di almeno il 50% dei nostri “scarti”. Molte famiglie, ormai, hanno l’abitudine di separare i propri rifiuti; le scuole e gli uffici vengono forniti gratuitamente di contenitori per la raccolta differenziata della carta; i nostri quartieri dispongono di cassonetti colorati, che permettono di smaltire correttamente tutti i materiali. Sono tanti piccoli gesti, che devono nascere dall’amore e dal rispetto per il nostro ambiente e dalla consapevolezza che dobbiamo puntare tutti ad uno “sviluppo sostenibile”, vale a dire quel processo che lega la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, senza compromettere quelle future. Ogni cittadino dovrebbe, cioè, sforzarsi di far propria la cosiddetta “Filosofia delle 4R”, che consiste nella Riduzione, nel Riutilizzo, nel Riciclaggio e nel Recupero dei rifiuti: semplici azioni che possono cambiare il destino del mondo.


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12 CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Arrigo da Settimello Calenzano Calenzano

Democrazia, valore in mostra Da una visita alla Strozzina lo spunto per un viaggio nella storia IN PRIMO PIANO

La forma di governo nell’arte PER PARLARE di due opere esposte alla mostra “Declining democracy” abbiamo fatto scelte contrapposte, in linea con lo spirito dell’esposizione, che ci è sembrato sì provocatorio, ma principalmente fonte di riflessioni costruttive. Per cominciare, una cosuccia un po’ macabra, come vedere davanti a noi uno schermo in cui fluttuano, insieme a simboli e messaggi poco edificanti, vari personaggi politici conosciuti oggi. E ad appena dieci centimetri dalle nostre mani un controller per sparare loro addosso. Come resistere alla tentazione? A prima vista è un videogioco, una cosa cioè con cui ci si diverte, anche se si spara su delle icone raffiguranti persone. Ma guardando il “dietro le quinte” del gioco, si nota che c’è un profilo psicologico implicito: sparare sui politici? E se si potesse farlo davvero? Cambierebbe qualcosa? Ma certo che cambierebbe qualcosa! Ed ecco che da semplice ed innocuo videogioco si trasforma in un’arma capace di rovesciare le sorti della politica. Di tutt’altro tenore è stato invece il video intitolato “La fede muove le montagne”. E’ stato girato a Lima, in Perù: si vedono moltissime persone, oltre cinquecento, mentre spalano la sabbia di una montagna, tutti insieme, per spostarla … di dieci centimetri. Ce l’avranno fatta? Quello che ci ha colpito è che, per l’artista ideatore dell’impresa, non era tanto importante riuscire a spostare la montagna, bensì dimostrare che ogni obiettivo, anche se difficile, si può realizzare se compiuto con l’aiuto degli altri.

LA DEMOCRAZIA è sempre un argomento interessante di cui parlare e ce lo dimostra la mostra appena conclusa alla Strozzina di Palazzo Strozzi a Firenze; l’esposizione, che noi abbiamo avuto la fortuna di visitare, era denominata “Declining Democracy”, il Declino della Democrazia. Democrazia, dal greco “demos” (popolo) e kratéo (comandare): il comando al popolo. Questa, è vero, è l’etimologia del termine democrazia. Ma cosa si nasconde dietro questa parola? Tutti sapranno sicuramente che cosa vuol dire ma, tanto per essere sicuri, lo ripetiamo: è una forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo tramite rappresentanti, come avviene in Italia. Ma se vogliamo scavare un po’ più a fondo, riflettiamo un po’. Con la democrazia, noi tutti abbiamo la possibilità di far sentire la nostra voce a chi di dovere. Possiamo andare a votare senza dover pagare una tassa, come accadeva invece in Italia negli anni dopo l’Unità; col suffragio universale, dal 2 giugno 1946, possiamo votare tutti, dai diciotto anni in su, uomini e donne. Abbiamo la possibilità di eleggere quelle persone che poi in Parlamento faranno sentire le nostre voci: di

CON LA FANTASIA Buone pratiche contro la dittatura

protesta, per le troppe tasse o di più o meno benevola accettazione di una nuova legge. Sappiamo con certezza che non c’è una persona che ci può governare illimitatamente, perché sappiamo che c’è chi la può fermare. E poi possiamo sempre aggrapparci alla nostra bella Costituzione , che ci aiuta e ci difende. Ma soffermiamoci adesso sul titolo

della mostra: il Declino della Democrazia. Con declino si intende che oggi la democrazia sta venendo meno in tanti Paesi del mondo, dove ci sono forme di governo autoritarie, vige la pena di morte o in cui non sono garantiti i diritti dell’uomo. Alcuni esempi? Un mastodontico dipinto, con pochi, rarissimi tocchi di colore, ci conduce a Lam-

pedusa, di fronte al dramma delle barche cariche di migranti in cerca di un futuro migliore; vicino pendono dal soffitto improbabili raffigurazioni dei protagonisti della politica italiana. Probabilmente avrete già cominciato ad annoiarvi. Insomma, una mostra, che noia! Quadri qui, quadri là, statue, sbadigli …Eppure, credetemi, è stata completamente diversa! Chi come noi l’ha visitata, ha provato addirittura l’ebbrezza della votazione, dato che ci è stata consegnata una sorta di scheda elettorale nella quale ognuno ha risposto alla fatidica domanda: ‘Secondo te, la maggioranza ha sempre ragione?’ Inoltre abbiamo ricevuto una spilla. Sì, una spilla, a nostro piacimento, con la risposta alla domanda: “Che cosa avete fatto la settimana scorsa per sentirvi dei cittadini?” Avete rispettato la legge, l’avete infranta, avete preso i mezzi pubblici, avete espresso le vostre opinioni? Ce n’era per tutti i gusti. Quest’esperienza è stata per noi un’occasione per riflettere “sui valori e le contraddizioni della società di oggi”: infatti, se il nostro è un Paese democratico, questo non vale per molti altri Stati, dove la democrazia è in pericolo o non è ancora stata raggiunta.

L’INTERVISTA INCONTRO CON VALTER FORTI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE EQUOLAND

Equo e solidale, la via del commercio etico PER AVERE un’idea di come si possano conciliare le nostre esigenze con quelle dei Paesi in via di sviluppo, abbiamo intervistato Valter Forti, presidente di Equoland, un’associazione senza fini di lucro presente da vari anni a Calenzano, con un punto vendita proprio all’ingresso del centro abitato. Com’è nato il progetto Equoland?

«Equoland è nato nel 1995 come una cooperativa per lo sviluppo del commercio equo e solidale. Noi permettiamo a molte persone dei Paesi più disagiati nel Sud del Mondo un lavoro sicuro: la produzione di ciò che poi vendiamo anche qui, a Calenzano. Noi ci basiamo soprattutto sull’idea che il denaro non sia il mezzo per avere il potere oggi, ma che sia il reciproco aiuto e l’uguaglianza tra gli uomini a contare veramente». Di che cosa vi occupate?

RESPONSABILE Valter Forti, presidente di Equoland

«Ci occupiamo appunto di commercio equo e solidale, cioè un commercio senza fini di lucro. I Paesi da

cui importiamo producono vari alimenti, come il cioccolato, il tè, il caffè e oggettistica varia. Il ricavato delle vendite viene girato ai produttori, che così si assicurano una piccola ricchezza». Con quali Paesi collaborate?

«Noi operiamo in Bolivia, Ecuador, Cile e Brasile nell’America Latina, in India e in vari Paesi dell’Africa. In tutto collaboriamo con trenta Paesi molto disagiati». Quali sono i prodotti più venduti?

«Uno dei prodotti più venduti è sicuramente il cioccolato. Tra i prodotti alimentari, rientrano i vari tipi di tè e caffè, pasta, riso, miele, marmellate e persino vino». Nella sede Equoland cos’altro si può fare?

«Per esempio vengono organizzate conferenze o riunioni, anche non riguardanti esclusivamente il commercio Equo e solidale. Ma l’aspetto più importante riguarda le iniziative per le scuole».

LA REDAZIONE SCUOLA secondaria di primo grado Arrigo da Settimello di Calenzano. Classe III A: Balestri Alessandra, Bellandi Leonardo, Bottalico Giovanna Irma, Briceno Valery, Cavini Francesca, Cavini Tom-

maso, Ciabatti Tommaso, Crociani Eleonora, Daghini Christian, Dragomir Alexandra, Ferri Bryan, Giusti Alessandro, Giusti Isabella, Mari Emma, Mariani Alessandro, Mazzanti Jacopo, Monticelli Ginevra, Pela-

gatti Pietro, Pezzotti Lorenzo, Procacci Matteo, Zhang Lili. Docente tutor: professoressa Mariella Bresci. Dirigente scolastico: Laura Chirici.


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Della Casa Borgo Borgo San San Lorenzo Lorenzo

Angeli senza ali: i volontari Il Mugello dimostra di essere una terra votata all’altruismo PERCHÉ si diventa Volontari? Possono essere molte le risposte a questa domanda: perché si sente il bisogno di dare una mano, per aiutare persone che hanno subito violenze, per investire il tempo in modo proficuo o forse solo perché mettersi al servizio degli altri riempie di gioia non solo chi riceve; infatti spesso pensi di andare a dare una mano a qualcuno che, per vari motivi, appare meno fortunato di te e poi ritorni a casa con la netta sensazione che è lui ad averti arricchito. Il Volontariato è un’attività libera e gratuita che nasce per far fronte ad alcuni dei problemi ai quali lo stato non riesce a provvedere. IL MUGELLO è una terra ricca di Volontariato perché ci sono persone disposte a farlo. Esistono associazioni di ogni tipo: la Misericordia, Libera, Legambiente, gli scout AGESCI, il gruppo G.R. IM., che fa attività di animazione con i bambini, l’associazione “Non solo giovani”, che organizza attività ricreative e culturali, il

“Progetto Arcobaleno” per il recupero dei giovani tossicodipendenti e contro il disagio giovanile e molte altre. Una realtà che ha colpito in particolare la nostra attenzione è il “Villaggio La Brocchi”, un sistema di accoglienza per rifugiati. È stato realizzato nel comune di Borgo San Lorenzo ed è ge-

stito dall’Associazione “Progetto Accoglienza”; è tuttora uno dei centri di Volontariato più importanti del Mugello. IL PROGETTO consiste nel dare ospitalità ai rifugiati politici e alle loro famiglie. Nei diversi spazi disponibili si organizzano servi-

zi di foresteria, scambi interculturali, attività didattiche, corsi di formazione professionali al fine dell’inserimento lavorativo. Le famiglie che vi arrivano restano il tempo necessario per ottenere lo status di rifugiato e per trovare un lavoro e una nuova casa, di solito alcuni mesi. Ma per tutto questo tempo è il Villaggio la loro casa, un anello che li aiuta a congiungere un passato difficile e un futuro di speranza, una grande famiglia dove gli adulti iniziano a cercare un lavoro e i bambini e i ragazzi possono ritornare a scuola. Così spesso finisce che in classe scopriamo un nuovo compagno e ci sentiamo un po’ responsabili anche noi del suo inserimento in questo nuovo mondo perché l’integrazione si fa in “due” e deve coinvolgere tutti: un passo in avanti l’uno verso l’altro, solo così ci si può incontrare. È importante far parte di questo piccolo “esercito di angeli senza ali”: uomini, donne e bambini, senza distinzioni di ceto e razza, che, spinti da validi ideali, hanno semplicemente scelto di servire il prossimo.

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO ACCOGLIENZA”

«Perché nel mondo non ci sono uguali diritti» ABBIAMO intervistato il professor Andreini, presidente dell’Associazione che gestisce il “Villaggio La Brocchi”. Perché è diventato un volontario al “Villaggio”?

«Per dare una risposta ai bisogni delle famiglie di migranti che arrivano nel nostro Paese». Chi vi ha sostenuto in questo Progetto?

«Regione, Provincia, Prefettura, Istituto Degli Innocenti, Comunità Montana Mugello e Comuni di Borgo San Lorenzo e Firenze. Il nome “villaggio” è l’essenza del progetto: sentirsi parte di un piccolo centro abitato, di un luogo di relazione, non semplicemente un insieme di case, ma un insieme di persone che fa comunità». Cos’era prima questo complesso?

L’INCONTRO La redazione con il professor Andreini

«Ospitava in origine l’antica fortezza di Lutiano. Nel ‘700 il castello fu trasformato in villa di campa-

gna. I nuovi proprietari incisero sull’architrave del torrione la scritta “Ex terrore delicium” ovvero “da luogo di terrore a luogo di gioia e delizia”. Queste parole sono perfette per descrivere l’attuale “seconda vita” della villa che dà rifugio a chi lascia il proprio Paese per la guerra o per le persecuzioni. Sul lato opposto della torre si legge un’altra iscrizione: “Parvula sed satis”, piccola ma sufficiente, quello che dovrebbe essere ogni casa». Qual è il suo stato d’animo dopo aver aiutato una famiglia in difficoltà?

«Mi sento gratificato di un percorso condiviso e credo di aver compiuto un dovere che spetta a tutti».

Cosa riceve in cambio da questa attività di volontariato?

«Ricevo un arricchimento in relazioni umane e anche un insegnamento dal punto di vista culturale perché al Villaggio arrivano persone da tutto il mondo da cui si impara sempre tanto».

LA REDAZIONE LE CLASSI II B, II C e II I: Giulia Baggiani, Alice Baiona, Marco Bartolozzi, Jacopo Bruscaglioni, Cristiana Cipriani, Alessio Damaschini, Ilaria Filippini, Raoul Fratini, Gabriele Ghellini, Davide Incagli, Enrico Io-

vene, Irene Lombardi, Laura Niccoli, Biagio Pacini, Francesca Pini, Bernardo Sarti, Duccio Sbrocchi, Laura Scandaglini, Barbara Siviero, Martina Spada, Matteo Uccheddu.

Vignettista: Jacopo Bruscaglioni Docenti tutor: Caterina De Nicola, Licia Martelli, Cinzia Merico Dirigente scolastica: dottoressa Laura Quadalti

“LA BROCCHI“

Un nuovo inizio per i rifugiati politici VOGLIAMO raccontarvi una storia di vita in questo verde Villaggio del Mugello. Ahmad e Zara sono marito e moglie e vivono in Azerbaijan, nazione sorta dopo la dissoluzione dell’URSS. Lui è azero e musulmano, lei è armena e cristiana ma tra armeni e azeri la tensione è alta. Per questo motivo la gente del popolo azero non vede Zara di buon occhio. Un giorno un gruppo di azeri nazionalisti va a casa di Zara e di sua madre con cattive intenzioni; la madre riesce a far fuggire la figlia, che si rifugia nella casa della nonna. Ahmad, tornato a casa, trova la madre di Zara pestata a sangue. Non può portarla in ospedale, perché armena, e così la povera donna muore. La vita dei due sposi da quel giorno non ha più pace. Nel 2000 Ahmad viene anche licenziato per aver sposato un’armena. Sono così costretti a vivere a pane e acqua con i loro figli Omar e Ara. Nel 2004 Ahmad incontra due uomini che gli propongono uno scambio: la sua famiglia in cambio di tre soldati azeri prigionieri. Essi lo minacciano ma lui non si lascia intimidire e dopo poco tempo si vendicano aggredendo moglie e figli. Un giorno la polizia lo arresta senza un perché e lo porta in un carcere dove subisce ogni tipo di maltrattamento. Fortunatamente suo padre riesce a pagare la cauzione e porta segretamente tutta la famiglia di Ahmad da un sacerdote, che li indirizza al “Villaggio La Brocchi”, dove finalmente inizia la loro nuova vita.

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CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Spinelli Scandicci Scandicci

Scandicci, lezioni di legalità Percorsi condivisi per dire no alla mafia. Iniziative sabato e domenica APPROFONDIAMO

“Libera’’ Non lontana da noi L’ASSOCIAZIONE Libera è stata fondata da don Luigi Ciotti nel 1995 allo scopo di promuovere la legalità e la giustizia e sostenere tutti coloro che sono interessati alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. L’associazione Libera non ha bisogno di molti soldi, ma di molti giovani come noi che credano nella cultura della legalità. Attualmente Libera è sostenuta da oltre 1500 associazioni, gruppi,scuole e realtà di base unite per diffondere il loro pensiero. Il rappresentante di quest’associazione in Toscana è don Andrea Bigalli che abbiamo incontrato durante una delle sue visite alla nostra scuola. La mafia esiste e la lotta alla mafia non riguarda solo lo stato, infatti anche noi ragazzi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire aderendo al progetto “Vitamine per la scuola” che ha il duplice scopo di raccogliere fondi per le scuole di Scandicci e di sostenere le cooperative “Libera terra” acquistando arance coltivate dai figli delle vittime della mafia sui terreni loro sottratti. La Scuola Spinelli, tutti gli anni organizza una lotteria natalizia il cui ricavato è devoluto a un’associazione di volontariato. Quest’anno l’incasso sarà donato ai rappresentanti dell’Associazione Libera il 18 maggio, in occasione dell’intitolazione del giardino a Rita Atria, la ragazza che ha trovato il coraggio di parlare e di contribuire a questa lotta, perchè il silenzio è il peso morto della storia.

“LIBERA la tua terra” é un progetto promosso dal Comune di Scandicci e Scandicci Cultura, in collaborazione con l’Associazione Libera di don Luigi Ciotti e il volontariato della città che ha l’obiettivo di diffondere, promuovere e sostenere iniziative di educazione alla legalità coinvolgendo la scuola, la cittadinanza e il mondo delle imprese. Il progetto è dedicato alla memoria di Rita Atria, la ragazza diciassettenne, testimone antimafia di Partanna, ripudiata dall’intera sua comunità, che si tolse la vita dopo la scomparsa di Borsellino e sostiene attività economiche sui terreni confiscati alle mafie per le cooperative aderenti al progetto Libera Terra. Nel Comune di Scandicci perciò si parla di mafia. Sì, perché parlarne è già incominciare a combatterla. E ne abbiamo parlato anche nella nostra classe che ha partecipato al concorso Al bando le mafie per l’ideazione di uno slogan, di un logo grafico e di un componimento collettivo sui temi della legalità.

IN CLASSE Parliamo di legalità con l’assessore alla cultura Fallani

E’ venuto a trovarci in classe nostra l’Assessore alla Cultura del Comune di Scandicci, Sandro Fallani. In primo luogo abbiamo voluto sapere perché è stato scelto di parlare di mafia e come si può sconfiggerla. L’assessore ci ha risposto in questo modo: «Siamo abituati a pensare alla mafia come

a un fenomeno geografico, invece ormai a livello economico è diffusa in tutto il mondo e non possiamo escludere che esista anche non molto lontano da noi. La mafia toglie la libertà a ogni singola persona. Lottare contro la mafia è quindi un problema di tutti. La lotta alla mafia si fa in primo luo-

go grazie a una legge che colpisce economicamente i mafiosi sequestrando i loro beni. In secondo luogo si contrasta la mafia negli incontri con la popolazione,nelle feste, diffondendo la cultura della legalità, promuovendo riflessioni su fenomeni di corruzione e educando i giovani a scegliere ciò che è giusto rispetto a ciò che è conveniente. Abbiamo in molti modi voluto riflettere sul valore di regole profonde e condivise». Alla fine, abbiamo concluso che il silenzio è la vita della mafia e perciò bisogna opporsi all’omertà e fare spazio alla solidarietà. Anche dalle arance della Sicilia può partire la solidarietà! Sabato prossimo, infatti, ci sarà un grande mercato cittadino nelle scuole di Scandicci con le arance provenienti dalle cooperative delle terre sottratte alla mafia. Domenica, poi, si correrà una mezza maratona, corsa non competitiva i cui partecipanti indosseranno le magliette con slogan e logo antimafia creati dagli studenti... E così esserci sarà un segno concreto per dire no alle mafie!

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO SANDRO FALLANI ASSESSORE AL COMUNE DI SCANDICCI

Rita Atria, il coraggio di una ragazza come noi

IL LOGO “Diamo un calcio alla mafia’’

IL 18 MAGGIO il sindaco, insieme a don Ciotti inaugurerà un giardino pubblico a Badia a Settimo, intitolato a Rita Atria. L’assessore Fallani ci ha aiutato a saperne di più. Chi era Rita Atria? «Quando aveva 11 anni la mafia le aveva ucciso il padre e il fratello. Rita Atria allora decise di rompere il cerchio dell’omertà, ribellandosi anche a sua madre e incominciò a collaborare con il giudice Borsellino trovando in lui un secondo padre. Fu allontanata dalla Sicilia e soggetta a trasferimenti continui secondo il sistema di protezione dei pentiti rinunciando così ad affetti, ad amici, ad ogni normalità. Nel 1992 cambiò otto volte scuola, visse sempre sotto scorta per sfuggire alla vendetta mafiosa. Non riuscì ad immaginare una vita dopo l’omicidio del giudice Borsellino e si lanciò nel vuoto dalla casa di Roma in cui viveva».

Perché avete deciso di intitolare un giardino proprio a lei? «E’ importante non dimenticare chi, con coraggio, ha affrontato la solitudine estrema per inseguire la giustizia. In quel giardino si intrecceranno risate e giochi di ragazzi e Rita non sarà più sola». Ha lasciato qualcosa di scritto? «Bisogna rendere coscienti i ragazzi che vivono nella mafia, che al di fuori c’ è un altro mondo fatto di cose semplici ma belle, di purezza, un mondo dove sei accettato per ciò che sei e non perché sei figlio di quella persona o perché hai pagato per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non ci sarà mai, ma se ognuno di noi prova a cambiare ce la faremo». Queste parole,tratte dal suo diario, ci hanno profondamente colpiti e sono per noi un programma di vita.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dalla III C della scuola media Spinelli di Scandicci: Maria Balatel, Tommaso Berti, Eleonora Bianchi, Giulia Cibecchini, Leonardo Corretto, Valentina Cosi Becchi, Angelo Danese, Vittoria Del Pan-

ta, Carolina Di Martino, Matteo Fedele, Elia Giampà, Filippo Gistri, Niccolò Hansen, Niccolò Ignesti, Alexa La Porta, Lorenzo Magni, Alessandro Masi , Lorenzo Modugno, Tommaso Morini, Silvia Municchi, Caterina

Nesi, Alessia Paradiso, Martina Perugini, Samuele Zampoli, Stefano Zanetti, Marco Zeppi. Ha seguito i lavori la prof. Susanna Sibilio. Tutor è la prof. Iris Bumbaca. Il Dirigente scolastico è la prof. Rosa Mimmo.


CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

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Scuola città

Pestalozzi Firenze Firenze

Uomini divisi su un’unica terra Analisi sul razzismo dopo lo choc dell’omicidio di due ragazzi senegalesi FIRENZE 13-12-2011, un bianco uccide a sangue freddo, in un mercato, due senegalesi a colpi di pistola, Modou e Mor, venditori neri, e ne ferisce altri. In classe arriviamo sconvolti. Non riconosciamo questa città, la credevamo tranquilla e accogliente. Ci interroghiamo. Scopriamo che altri episodi di discriminazione sono già successi in Italia. Sempre più spesso si sente dire di aggressioni nei confronti di immigrati, insultati o picchiati per il solo fatto di non essere italiani. Facendo una ricerca troviamo video, per noi scandalosi, dove esponenti politici usano termini dispregiativi e offensivi contro islamici e persone di colore. Il presidente della comunità senegalese parla di un clima alimentato da anni di odio a livello politico. Nonostante si parli di diritti umani e di uguaglianza tra gli uomini, viviamo sostanzialmente in un’Italia che ha problemi di razzismo e che deve imparare a confrontarsi con il gran numero di immigrati presenti. Sono più uomini che donne e vivono principalmente nel nord Ita-

sa odissea. Intervistiamo due persone: la signora Norma F. che da piccola è emigrata a Charleroi, in Belgio (di cui abbiamo letto il diario) e l’insegnante Tiziana M. Suo padre, emigrato nello stesso posto, ha raccontato in molte lettere la sua vita di minatore. Come loro, gli extracomunitari oggi vengono emarginati solo perché parlano un’altra lingua, hanno un diverso colore di pelle e praticano altre religioni.

MAI PIÙ La grande manifestazione cittadina contro il razzismo

lia. La maggior parte lavora come collaboratore domestico, manovale o bracciante sottopagato e sfruttato: si approfitta della loro necessità di lavorare per imporre orari massacranti, si assume “in nero”, senza garanzia contro il licenziamento, né assistenza in caso di malattia o infortuni. Proviamo ad

immaginare cosa significa per una persona abbandonare il proprio paese, la casa e i familiari, trasferirsi in un Paese straniero, nel tentativo di mantenere una famiglia che altrimenti morirebbe di fame. Decidiamo di occuparci di emigrazione e scopriamo che gli italiani hanno attraversato la stes-

PREVALGONO i luoghi comuni secondo cui gli albanesi sono degli assassini, i rumeni degli spacciatori, i cinesi degli sfruttatori. Tantissimi italiani commettono reati peggiori. Se una persona è buona o cattiva non dipende dalla sua nazionalità! Per chi si trasferisce nel nostro paese non dev’essere facile, dopo aver lavorato tutto il giorno, sentirsi anche infamare da qualche stupido ragazzino che crede, comportandosi da razzista, di essere “grande”. Abbiamo capito che se ci mettiamo nei panni degli altri e conosciamo le loro storie riusciamo a non discriminarli.

L’INTERVISTA INCONTRO CON DUE DONNE ITALIANE CHE RACCONTANO LA LORO EMIGRAZIONE

Norma e Tiziana, vite parallele all’estero Norma F. Lei è emigrata da giovane, perché?

«Dopo la crisi del ’29 mio padre fallì. Dal Veneto partì per Charleroi (Belgio), dove molti italiani andavano a lavorare in miniera. Noi figli lo raggiungemmo. Avevo 9 anni; mia mamma, con il fratellino appena nato, ci raggiunse in seguito». Come vi trovaste?

«Ero molto triste, vivevamo in un capannone e mi mancavano le mie amiche. Alla scuola francese non capivo niente. Un giorno una bambina mi chiamò “salle macaronì” (sporchi maccheroni), la picchiai rispondendo “pomme de terre pourrie”(patata marcia). Poi mio padre riuscì a riprendere il commercio di vini e ci trasferimmo in una vera casa». Perché tornaste in Italia?

VITA DI MINIERA I racconti del nonno diventano un disegno

«Un giorno del ’39 mia sorella uscì per andare a scuola, ma tornò subito perché le strade erano piene di

militari tedeschi. Stavano invadendo il Belgio. Mia madre corse al Consolato per i passaporti e riuscimmo a prendere l’ultimo treno per l’Italia. Mio padre arrivò mesi dopo, viaggiando con mezzi di fortuna (bicicletta, a piedi)». Tiziana M. Anche suo padre andò in Belgio. Cosa raccontava della miniera?

«Era una vita dura: 14 anni a scavare in 230 miniere diverse, a 1680 m. di profondità. Dormivano nelle baracche e la sera, ripulendosi dal carbone, contavano i morti della giornata. Il pericolo maggiore era il grisù: se scoppiava una galleria non scampava nessuno. Sarebbe morto anche lui se non fosse venuto a casa a trovarci». Come a Marcinelle?

«Sì, ma là ci fu un errore umano: per la fretta fecero saltare la dinamite mentre entrava il turno dopo. Nessuno si salvò. Mio padre si sentì un sopravvissuto: i morti li conosceva tutti».

LA REDAZIONE SCUOLA-CITTÀ Pestalozzi, Classe III Secondaria di I grado: Baglioni Arianna, Bellisario Edoardo, Bellisario Tommaso, Calonaci Alessia, Carelli Niccolò, Castiglia Ju-

lia, Cerchi Lapo, Del Mela Sabina, Fachin Asia, Falchini Rebecca, Favilli Adriano, Gori Federico, Leoni Cosimo, Musso Alice, Ochoa Martinez Daniela, Paglino Andrea,

Pasholli Neva, Serpieri Sara, Tarini Lorenzo, Zago Michele. Insegnanti: Cinzia Mondini e Manuela Bocchino. Preside: Stefano Dogliani

LONTANI DA CASA

Il dramma di una guerra tra poveri LAVORANDO sull’emigrazione veneta in Brasile alla fine dell’800, scopriamo che milioni d’europei, contadini e braccianti, emigrarono in altri continenti nella speranza di cambiare difficili condizioni di vita. Le terre erano in mano a pochi latifondisti, i contadini costretti alla fame. Lettere, articoli di giornale, documenti d’archivio raccontano come il governo brasiliano, bisognoso di manodopera (abolita la schiavitù), ne aveva favorito l’immigrazione, illudendoli con facili guadagni e promesse di terre fertili. Il viaggio avventuroso, lungo, sofferto provocò la morte di molti di loro, soprattutto bambini. Giunti in Brasile si rendevano conto che la vita non era quella promessa, solo alcuni riuscirono a sistemarsi. Le terre che il governo brasiliano cedeva loro non erano disabitate, ma di popolazioni indigene come Guaranì cristianizzati e altri detti spregiativamente bugres o selvaggi. Erano abituali spedizioni armate contro i villaggi degli indios che, per fame e per aver subìto razzie, assalivano case e campi dei coloni, rubando oggetti utili e soprattutto cibo. Anche chi sosteneva la necessità di “sistemarli” ammetteva che queste popolazioni, anche i più temuti (i botocudos), difficilmente uccidevano e solo per vendetta. In questa vicenda emigrazione e colonizzazione s’intrecciano tristemente e ci chiediamo: di chi è la terra su cui viviamo? Quali sono i diritti di ciascuno?


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12 CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Fermi Scandicci Scandicci

Tesori dimenticati del territorio Don Carlo da una quindicina di anni si occupa del recupero della Badia L’INTERVISTA

L’assessore «Una chiesa da salvare» SANDRO Fallani, assessore all’istruzione di Scandicci, ha risposto ad alcune nostre domande sulla Badia di Settimo. Qual è l’importanza della Badia per il nostro territorio?

«È un importante bene architettonico. Attorno ad essa si è sviluppata la storia sociale di tutto il nostro territorio, poiché l’abbazia non svolgeva solo una funzione religiosa, ma anche socioeconomica, dando lavoro alle persone della zona e rifornendo di derrate agricole tutto il contado». Badia è solo un centro di interesse turistico o è importante per la conoscenza delle nostre radici?

«La Badia è un centro di turismo artistico, ma anche un centro religioso, spirituale e culturale. Non bisogna dimenticare che dopo la fine della II guerra mondiale, Badia aveva un’importanza paritetica con Scandicci, e che, dopo la sepoltura di uno dei più importanti poeti italiani, Dino Campana, morto nell’antico manicomio di Castelpulci, ha visto la presenza dei letterati più importanti dell’epoca (Montale, Bargellini, Gatto, Luzi, Pratolini)».

SUL LATO sinistro dell’Abbazia è esposto il modellino della Badia stessa, il più grande plastico mai realizzato in bronzo dalle sapienti mani di un artigiano. Il nostro viaggio inizia molto indietro nel tempo… la Badia, fondata nel X secolo dai Conti Cadolingi, ha subito varie trasformazioni: romaniche, gotiche, rinascimentali e barocche. La Badia è nata, infatti, come chiesa monastica ed è la comunità di monaci che ha permesso a Firenze di sviluppare la sua cultura. La chiesa di Badia a Settimo è l’edificio più importante del

ANTICA ABBAZIA Un’immagine della Badia a Settimo

monastero. NEL 1788 il Granduca Pietro Leopoldo vendette una parte dell’Abbazia alla proprietà privata; Don Carlo Maurizi, attuale priore dell’Abbazia, ne ha recuperata gran parte ma non è ancora riuscito a completarla per gli scar-

si finanziamenti. All’interno dell’edificio, nella Cappella di San Bernardo da Chiaravalle, si trovano i resti del corpo di Dino Campana, un grande poeta italiano che visse per alcuni anni nel manicomio di Castelpulci, sulle colline di Scandicci. Anche queste erano proprietà della Badia,

UN ALTRO tesoro dell’Abbazia, realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è il tabernacolo, composto da ben 72 tipi di marmo diversi incastonati tra loro. In cima vi è una riproduzione in legno della cupola di Santa Maria del Fiore, a testimonianza dell’importante rapporto che la Badia manteneva con Firenze. DON CARLO definisce la Badia «un pezzo unico». Saranno organizzate varie occasioni, tra cui l’apertura del monastero al pubblico il 25 e il 26 marzo, per riportare la chiesa al suo antico splendore. La Badia a Settimo potrebbe così tornare ad essere un centro operoso e di cultura come fu per molti secoli l’Abbazia.

L’APPROFONDIMENTO IL SOGGIORNO DEL POETA NELLA VILLA SEDE ALLORA DI UN MANICOMIO

Campana e Castelpulci, binomio da riscoprire

Come è nata la collaborazione tra l’amministrazione comunale e don Carlo?

«La collaborazione per valorizzare la Badia era cominciata con il parroco precedente, don Furno Checchi, ed è proseguita con don Carlo che si è fatto promotore dei restauri dell’abbazia. È nata anche l’Associazione Amici della Badia. Il tutto rendere visibile a tutti il complesso monastico, per trovare finanziamenti per ricomprare la parte privata».

che aveva feudi fino a Bologna. Infatti il legno ricavato dalle foreste intorno alla Badia fu usato per costruire il soffitto della chiesa, uno dei pochi soffitti rimasti intatti dal Medioevo. Risale al 1299 e fu realizzato a mano dai monaci cistercensi.

IL NOSTRO TERRITORIO, comunemente conosciuto come Piana di Settimo, perché dista sette chilometri dal centro di Firenze, ospita uno dei siti storico-culturali più antichi e, purtroppo non ancora sufficientemente conosciuti della Toscana. Eppure la chiesa di Badia a Settimo è un sito molto importante, poiché tramite essa, veniamo messi di fronte a quella che è la nostra cultura, e quindi le nostre radici.

RITRATTO Il poeta Dino Campana visto dai ragazzi

LA VILLA di Castelpulci si trova in posizione dominante sulle colline di Scandicci, in località Viottolone. Originariamente era un castello dei conti Cadolingi passato poi ai Pulci, ai Soderini e infine ai Riccardi; nel corso dei secoli sono stati fatti numerosi lavori di trasformazione a di ampliamento. Dopo il lavori di ampliamento fu creata la splendida faccaiata della villa, opera dell’ingegner Gioacchino Fortini; infine nel 1854 la villa divenne proprietà pubblica e fu trasformata in ospedale psichiatrico fino al 1973. Da allora è stata abbandonata ma dal 2002 sono in corso lavori di restauro; la destinazione finale del complesso è attualmente di stabilirci una scuola nazionale per magistrati. La villa deve molta della sua popolarità al fatto che ha avuto un ospite illustre fra i suoi pazienti: infatti il poeta Dino Campana vi è stato ricoverato dal 1918 fino alla sua morte avvenuta il 1 marzo 1932; poi fu seppellito alla Badia di Settimo, fu dove tuttora

si può vedere la sua tomba dentro la chiesa. Dino Campana nacque a Marrani, nell’appennino tosco-emiliano, nel 1885; già intorno ai 15 anni di età presentò i primi disturbi nervosi; da allora fu spesso internato in istituti per malati psichiatrici, fuggendo via e soggiornando all’estero anche per lunghi periodi,in particolare in Argentina: il poeta dimostrava in questo modo la sua grande inquietudine interiore, il ‘’male oscuro’’. Dopo varie complesse vicende personali, soprattutto polemiche con l’ambiente letterario, rientra a Marrani e pubblica la sua opera principale , i Canti Orfici, una raccolta di alcune prose e numerose poesie: il tema principale è il viaggio, reale o sognato. Campana conosce la letterata Sibilla Aleramo, con cui ha una relazione epistolare e personale controversa ma molto intensa. Per il peggioramenti delle condizioni, viene infine ricoverato nel manicomio a villa Castelpulci, da cui non uscirà mai più.

LA REDAZIONE III F: BIANCHI Tessa, Binazzi Alessio, Bonci Valentina, Burgio Asia, Costagli Sara, D’Uva Federico, Del Furia Maria Vittoria, Fani Cosimo, Florio Andrea, Galeotti Tommaso, Galli Jacopo, Ganz Alessia, Goretti Diego, Guarducci Marta, Haghighi Tajvar Dariush, Jhamat Rahul, Lapini Daniele, Marchetti Erica, Pallai Alessandro, Pratelli Riccardo, Raveggi Lorenzo, Ruiz Hoguin Rossi Escarlet, Sacchet-

ti Camilla, Vannini Francesco, docenti: Francesca Corona, Francesca Polidori. 3D: Amari Nicola, Baldacci Petra, Becherelli Matilde, Biagiotti Eleonora, Cambi Francesco, Crescenzo Daniel, D’Orazio Simona, Di Mauro Andrea, Giachetti David, Hossain Tahmina, Lazzerini Silvia, Luciani Alan Leonardo, Marini Jessica, Mazzanti Siria, Miccio Luisa, Montani Massimiliano, Mugnai Margherita, Orlandini

Alessia, Perico Niccolò, Picciotti Ilaria, Rondanini Gaia, Scolari Daniele, Testa Camillo Chiara, Verniani Vittoria. Docente: Antonietta Foscarini. Prof.ssa vicaria: Valeria Dessolini. Dirigente prof. Leonardo Camarlinghi.


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Santa Maria degli Angeli Firenze Firenze

Studenti “ciceroni” itineranti Alla scoperta della Firenze che non ti aspetti nel nostro “open day” SE L’ARTE è espressione dell’animo umano e mezzo di comunicazione universale, che non si piega alle barriere del tempo e dello spazio perché è opinione comune che i ragazzi di oggi non la apprezzino? Considerando i numerosi eventi organizzati negli ultimi anni non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri e il buon afflusso di pubblico, è evidente che le giovani generazioni italiane non sono insensibili al fascino della bellezza artistica. Anzi, semmai il loro concetto di arte è molto più ampio di quello degli adulti. I graffiti colorano e rallegrano lo spazio urbano di tutte le grandi città. Spesso le amministrazioni pubbliche promuovono e organizzano questo genere di arte adibendo spazi specifici a tali manifestazioni. Tuttavia nel mondo adulto questo genere di esperienza artistica fatica ad essere considerata tale: più che di artisti per i cosiddetti “graffittari” si parla di teppisti. Eppure, come ci insegna l’etimologia, artista è colui che possiede una tecnica e questi artisti metro-

SALA DA PRANZO Il Cenacolo, opera di Matteo Rosselli

politani ne hanno davvero da vendere. E poi a tutti è chiaro che fruire dell’arte passeggiando per le vie di una città, avvicinarsi ad essa in modo informale ma propositivo, assecondando la propria indole è molto più stimolante che non vagare per le sale di un austero palazzo signori-

le. E quale miglior esempio di giardino delle meraviglie dell’arte se non la nostra Firenze? Proprio questo atteggiamento più dinamico e meno contemplativo-riflessivo è uno dei motivi per cui il museo tradizionale attrae di meno le giovani generazioni, che invece cercano interazione e partecipa-

zione attiva. Ecco spiegato il successo di tutti i poli museali che abbinano alla visita guidata attività di laboratorio. Ecco perché noi ragazzi del Conservatorio ci divertiamo da matti in occasione dell’Open Day, giornata nella quale le porte del nostro istituto si aprono a quanti vogliano visitarlo e fanno bella mostra di sé autentici gioiellini artistici che pochi conoscono. Sì, perché siamo noi ragazzi che illustriamo i tesori della scuola!! Per una manciata di minuti le nostre parole li fanno rivivere, noi diventiamo la loro voce e loro diventano davvero nostri. Succede così per Il Cenacolo, grande affresco di Matteo Rosselli, che decora la sala da pranzo; oppure per La presentazione della Vergine al Tempio, pala d’altare che il pittore cinquecentesco Domenico Puligo, stroncato dalla peste, non riuscì a terminare ; oppure ancora per la cosiddetta Sala della Duchessa, un’ ampia sala recentemente tornata all’antico splendore dopo un restauro durato tre anni.

LA VISITA IN UNA MOSTRA A PISA L’OPPORTUNITÀ DI CONOSCERE MEGLIO L’ARTISTA SPAGNOLO

Picasso, viaggio intorno a un grande maestro

IMMORTALE Un’opera di Pablo Picasso

IMPARARE a riconoscere e ad apprezzare l’arte anche quando si manifesta sotto forme del tutto diverse dalla concezione comune non è una conquista da poco. Eppure noi italiani, popolo di poeti (e quindi di artisti), santi e navigatori dovremmo avere dimestichezza con i vari modi in cui lo spirito umano riesce ad esprimersi. La mostra di Picasso organizzata a Pisa nei locali del Palazzo Blu, cha già in passato aveva ospitato i capolavori di Chagall e Mirò, è un’opportunità da non perdere per allargare i propri orizzonti culturali e conoscere un personaggio che ha segnato in modo indelebile la pittura del ‘900. Uno spagnolo che ha saputo non solo riconoscere le proprie capacità, ma anche educarle attraverso lo studio e l’esercizio pratico; che la passione per il suo lavoro ha portato a Parigi, la Ville Lumiere dell’epoca; che ha vissuto una vita intensa, disordi-

nata e spesso al limite, ma che non si è mai fatto distrarre dal suo progetto. E tutto questo si vede, si respira, si vive nella rassegna pisana. Nei soggetti: i tori e i cavalli, simboli delle sue origini spagnole, presenze ricorrenti e mai scontate nelle opere di Picasso; le donne, sensuali, carnali, muse inconsapevoli di un genio dell’arte; la violenza e la sofferenza, che grida sgomenta dai suoi disegni e alla quale Picasso non trova soluzione. Nella tecnica, che dalle esperienze giovanili del periodo blu e del periodo rosa passa al cubismo, del quale diventa maestro e simbolo. Fanno parte della mostra gli studi preparatori per uno dei quadri ritenuto da molta parte della critica il manifesto del cubismo picassiano: Las Demoiselles de Avignon . Ad essi si aggiunge la serie celeberrima dei Toros, nella quale l’immagine realistica e dettagliata dell’animale viene destrutturata e si trasforma nel notissimo, sintetico graffito.

LA REDAZIONE HANNO partecipato al concorso gli alunni delle classi II e III media del Conservatorio Santa Maria degli Angeli, Classe II: Barbarulo Olimpia, Bicchi Giulio, Conte Lucrezia, Corigliano Fabio, D’Amico Anna, Garofalo Federica, Mancusi Niccolò, Murdaca Guidalberto, Pieri Virginia, Pini Rebecca, Riganò Giusy, Santos Human

Jesus David, Scicolone Sofia, Spacocci Amalia, Stroppa Filippo, Tamburini Guidetta, Tombelli Lucrezia, Zorzi Giacomo. Classe III: Camarlinghi Emma, Cambi Francesco, Cavuta Damiano, Comotto Alessandro, D’Ottavio Carolina, Feri Duccio, Fiesoli Camilla, Fossi Filippo, Gangi Maria Chiara, Giannotti Gezabel, Guar-

nieri Cristina, Martelli Lucrezia, Matteini Andrea, Maurigi Sofia, Maurizi Filippo, Mineo Aurora, Morelli Niccolò, Olmi Lorenzo, Pasquali Silvia, Sani Melani Iacopo, Seccafieno Giulio, Spadafora Angelica. Dirigente Scolastica: prof.ssa Rosa Pezzotta; insegnanti tutor: prof.ssa Clara Birello, prof.ssa Katy Giacomelli

L’ANALISI

L’arte formativa e i giovani L’ARTE è il linguaggio dell’anima. Con le sue molteplici espressioni essa scaturisce dal bisogno individuale di raccontarsi. È questo uno dei motivi per cui tra i giovani e l’arte intercorre effettivamente una intensa relazione reciproca, sia perché è indubbio che essi abbiano una creatività molto più fervida e vivace di quella degli adulti, sia perché i ragazzi hanno un enorme desiderio, e allo stesso tempo bisogno, di sentirsi e vedersi raccontati per riconoscersi, per rendersi conto che esistono e che il mondo “di fuori” se ne è accorto. Tuttavia l’arte fine a se stessa, non agganciata ad un ideale, sia esso etico, politico o estetico, non è assolutamente in grado di svolgere il delicato compito di portavoce delle istanze giovanili né di educare i giovani alla lettura e all’uso del linguaggio artistico. Questo non significa che le manifestazioni artistiche più accattivanti per il mondo dei teenagers siano sempre incapaci di svolgere il proprio ruolo. È però evidente che molto spesso chi si dedica a queste discipline lo fa per moda e talvolta non si rende conto di trasformarsi da presunto fautore di arte a suo pericoloso detrattore. Insomma, se l’arte è un elemento indispensabile per la formazione personale di ognuno, essa deve proporre al mondo giovanile dei rappresentanti credibili, artisti in grado di giocare un ruolo educativo importante. L’artista, e non solo quello del passato, deve avere il coraggio e la capacità di porsi come esempio formativo.

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10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Dino Campana Marradi Marradi

Noi ragazzi, sicuri di conoscerci? Non siamo solo tv e pc, ma per capirci dovete andare oltre le apparenze L’ANALISI

Sperando che i sogni diventino reali COSA ci piace? Girare il mondo, essere creativi, fare sport, tifare la squadra del cuore e magari vederla vincere, guardare film in buona compagnia. Ci piace essere in gruppo, non sentirsi mai soli, avere anche momenti di tranquillità e pace con noi stessi, lontano da quella frenesia e velocità che il mondo degli adulti ci presenta come normale; acquistare abiti non firmati ed essere soddisfatti del nostro stile. Amiamo farci catturare dalle pagine di un buon libro, per entrarci dentro e sognare ancora; andare in giro la notte, suonare i campanelli e scappare, fare pigiama party a tema, vagare senza metà, giocare il sabato sera a biliardo al bar, mangiarci una pizza tutti insieme, goderci una gustosa cioccolata calda, tra scherzi battute e riflessioni comuni. Non è vero che non abbiamo idee, ne siamo pieni, solo che non sempre ci piace raccontarle al mondo intero. Ci piace guardare le stelle, sdraiati sul prato cantando a squarciagola, per aspettare poi l’alba e osservarla in tutto il suo splendore. Ci piace innamorarci, si, ci piace; ci piace osservare colui o colei che amiamo, ogni suo gesto, ogni suo passo, ogni sua minima attenzione verso di noi. Ci piace creare, ideare, sfogare la nostra sete di fantasia. Ci piace sentirci liberi di fare ciò che vogliamo, senza giudizi e pregiudizi; rincorrere i nostri sogni e immaginare poi che un giorno saranno realtà.

APATICI, passivi, computerizzati e senza ideali… in effetti sembriamo proprio così, o forse, a volte, lo siamo veramente, ma il nostro mondo non finisce qui. Per guardarsi dentro e mostrarsi con sincerità ci vuole molto coraggio e noi oggi lo abbiamo trovato, sperando di riuscire a comunicare ciò che siamo veramente. Certo è sempre più facile fermarsi alle apparenze e queste ci presentano spesso un quadro desolante dell’universo giovanile: viviamo in un mondo distante dalla naturalezza, dalla verità e dalla dignità, dove è più importante apparire che essere. Ci ritroviamo schiavi di una realtà virtuale, in cui niente ha un vero senso e dove tutto viene fatto per il piacere personale. Con le mille attenzioni che diamo alla semplice mediocrità, assistiamo indisturbati e imperturbabili alla perdita di dignità dei nostri coetanei; inconsapevoli dei rischi che corriamo, nella nostra vita di adolescenti sembrano essere diventati interdipendenti alcool,

abbiamo qualcosa di speciale, qualcosa da offrire agli altri, noi sogniamo, fantastichiamo, ci illuminiamo; non è vero che non abbiamo ideali, forse non vogliamo ammetterlo, per l’orgoglio di non sentirci deboli, ma vorremmo anche noi migliorare il mondo, cancellare le ingiustizie, eliminare i pregiudizi.

I RAGAZZI DELLA III A DI MARRADI Liberi di esprimersi

musica, “sballo” e tutto il resto non conta. È così spesso che ci dipingono, prigionieri di una realtà senza ideali alcuni… ed è proprio in quella realtà che molti di noi si lasciano trascinare, forse perché oggi è davvero più facile apparire che essere. Ma la superficialità è rischiosa e purtroppo lo imparia-

mo troppo tardi, sulla nostra pelle. Per questo, con forza, noi vogliamo urlare che non siamo tutti così, non siamo solo quel ridicolo niente che non pensa, non siamo una massa informe, urlante colorata e senza futuro come recentemente una giornalista ci ha descritto. Noi ragazzi, nel profondo,

NOI VOGLIAMO essere ascoltati dagli adulti per esprimere le nostre idee, che di solito considerano banali e soffriamo per questo. Noi il computer sappiamo anche spegnerlo, quando ci permettono di trovare una valida alternativa. Adulti che ci circondate, prima di accusare noi di una mancata sensibilità, dovreste guardarvi negli occhi a vicenda e domandarvi se voi per primi siete un buon esempio per noi, se mettete al primo posto la lealtà e l’impegno, se sapete dedicarci un po’ di tempo solo per noi, se potrete regalarci un mondo migliore, se difenderete il nostro futuro… perché il vostro futuro invece, siamo NOI.

L’INCONTRO TRA GENERAZIONI I NONNI RACCONTANO: DAL PASSATO CONSIGLI UTILI PER IL FUTURO

A Marradi l’esperienza è ancora un valore

NEL PASSATO Ci si divertiva di più con meno

ABBIAMO parlato con i nostri nonni perché riteniamo che dal passato possano arrivare preziosi consigli per il nostro futuro; abbiamo chiesto loro di accompagnarci in un viaggio indietro nel tempo, per confrontare ideali, sogni e divertimenti dei ragazzi di allora con i nostri. Dall’analisi delle risposte è emerso che sicuramente i divertimenti del passato mettevano più in gioco la creatività personale, il rapporto con i coetanei e con il proprio territorio; i nostri nonni, nel tempo libero, amavano infatti: fare il bagno al fiume, suonare o dipingere, leggere con gli amici, ricamare e fare l’uncinetto, passeggiare nella natura cercando funghi o solamente ammirando il paesaggio, fare giochi all’aperto per sfidare i compagni come nascondino, campana, biglie, pallone; passare le serate “a veglia” nei

poderi dei vicini ballando, raccontando storie intorno al fuoco, giocando a carte. In passato la scuola era un lusso che solo pochi potevano permettersi e dai nostri nonni è arrivato forte e chiaro il messaggio di non sprecare questo tempo in cui, studiando, possiamo costruire il nostro futuro. Attraverso la lettura e l’analisi delle risposte, nelle nostre interviste emerge un fortissimo attaccamento alla famiglia, considerata un primo traguardo da raggiungere e un valore da difendere. Dai loro consigli abbiamo capito che con la fretta di crescere bruciamo le tappe di un percorso da assaporare lentamente, abbiamo imparato che per essere felici basta accontentarsi delle piccole cose preziose che già abbiamo, dare più importanza ai sentimenti, agli affetti, al rispetto, soprattutto per chi ha più esperienza di noi.

LA REDAZIONE QUESTI I REDATTORI in classe della scuola media Dino Campana di Marradi: Bassetti Sofia, Bedronici Serena, Berti Lucrezia, Caldani Cassandra, Caldani Demetra, Cam-

poli Lucrezia, Cappelli Roberto, De Pasquale Viola, Gentilini Maida, Gonslawska Nicole, Lamponi Giulia, Loli Anita, Luongo Cristina, Mannozzi Martina, Mekshaj Romi-

na, Neri Emma, Quadalti Roberto, Rontini Mattia, Samorè Davide, Scalini Giulia, Spanu Simone, Tagliaferri Cosimo, Tiberii Pietro; Docente tutor: prof.ssa Enrica Cavina


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Calamandrei Firenze Firenze

Via il passato, largo alla Via Firenze Nova: una rotatoria potrebbe nascere al posto dell’antico Oratorio NEL SETTEMBRE del ’44, Piero Calamandrei, in una Firenze sconvolta dalla guerra, pronuncia un memorabile discorso di apertura dell’anno accademico: “Voi lo sapete che in Italia, specialmente in Toscana, ogni borgo, ogni svolto di strada ha un volto come quello di una persona viva; non vi è curva di poggi o campanile di pieve che non si affacci nel nostro cuore col nome di un poeta o di un pittore, col ricordo di un evento storico che conta per noi quanto le gioie o i lutti della nostra vita. Questi paesi sono carne della nostra carne e per la sorte di un quadro o di una statua o di una cupola si può stare in pena come per la sorte di un congiunto o dell’amico più caro”. Di lì a poco, a Firenze sarebbe iniziata una ristrutturazione urbanistica che non avrebbe tenuto più conto della sua identità storica. Lo stesso anno in cui Calamandrei moriva, nel 1956, veniva abbattuta la rinascimentale Villa Lippi Neri, che aveva dato il nome al Rione del Lippi. Il Comune, vendendola al-

LA SITUAZIONE La cappella dell’Oratorio Rucellai nel 1941(Archivio Storico Sovrintendenza Beni Architettonici Firenze) e l’Oratorio nello stato attuale

la società Pignone, aveva autorizzato quest’ultima a demolirla, con buona pace della tutela del patrimonio artistico. La nostra scuola si trova nella zona di Firenze Nova, proprio ai confini con lo stabilimento del Nuovo Pignone, con il Rione del Lippi e la piana di Castello, aree

che, nell’’800, facevano parte del comune del Pellegrino, oggi scomparso. Il Lippi rappresenta il cuore antico del nostro Quartiere e la ricerca sul suo passato accende la nostra fantasia, ci spinge a ricercarne la memoria in quel che sopravvive, nel desiderio di salvaguardarlo. Della famiglia omoni-

ma, del suo patrimonio immobiliare, passato in eredità ai Rucellai, i mecenati di Santa Maria Novella, ci rimangono, oltre al grande stemma dei Lippi, un leone rampante cosparso di stelle, un Oratorio e un Tabernacolo, con una Madonna del Latte attribuita a Paolo Uccello e conservata nella Chiesa locale. L’Oratorio oggi è avvolto in un reticolo di impalcature e teli verdi, all’incrocio fra tre strade. Il Comune, che ne ha in parte la proprietà, avrebbe espresso l’intenzione di abbatterlo, perché è di ostacolo alla viabilità, ma l’Oratorio è un monumento pregevole, con preziosi affreschi di cui restano solo antiche foto d’archivio. L’edificio è pericolante e non vi si può accedere. Nel 2002 il Tabernacolo fu trasferito nei giardini del Lippi, mentre l’Oratorio veniva condannato alla dimenticanza e al degrado. In ultimo la richiesta di abbatterlo. “Una Rotatoria al posto dell’Oratorio?”. Suona come una beffa, questa sorta di anagramma, alla memoria di Calamandrei.

PATRIMONIO DA PROTEGGERE LA CHIESA DI SANTA MARIA MATER DEI E IL TABERNACOLO

Il rione del Lippi e i suoi tesori dimenticati

PICCOLI TESORI I beni artistici del Lippi

LA CHIESA è spoglia, severa. Pareti bianche conducono all’altar maggiore, dove si mostra il miracolo: la Madonna in trono, tra angeli e santi, allatta il bambino. E’ dolce, ha l’aria di una regina nel suo manto color porpora, bordato d’oro. L’artista, un Paolo Uccello giovane, come attesta un’antica epigrafe, o più probabilmente un Pietro Nelli, allievo di Orcagna, la rappresenta tra S. Giovanni Battista e San Luca; in alto, tra i 4 profeti maggiori, Dio Padre benedicente. Altri studi la riportano a Filippo Lippi e alla sua scuola. L’hanno salvata dal degrado staccandola dal Tabernacolo che ne custodiva l’immagine fin dal 1400, posto a segnare un crocicchio di strade a fianco dell’Oratorio che oggi versa in uno stato di penoso abbandono. Per secoli questa Madonna ha confortato il cammino di viandanti solitari, illuminando l’oscurità della notte

con la sua luce. Ha accolto i fedeli che al tramonto cantavano le sue lodi o che, nei periodi di pestilenza, seguivano all’aperto le funzioni religiose. Quanti oggi ne conoscono l’esistenza o ne apprezzerebbero la perfezione? Il Tabernacolo che l’ha protetta per tanti secoli ha l’aspetto di una piccola torre. Da anni è stato trasferito nei giardini del quartiere Lippi, dove si trova, proprio a fianco della Chiesa di Santa Maria Mater Dei, che ne custodisce l’affresco. A pianta quadrangolare ha una porticina con un’anta divelta e le erbacce ne hanno invaso l’interno. Sulle pareti esterne, dove ancora sono visibili gli stemmi della famiglia Lippi, compaiono scritte e segni di sfregio. Nel mezzo, tra Tabernacolo e Chiesa, estraneo all’insieme, l’edificio moderno del distretto socio-sanitario di zona veglia beffardo sulla cattiva salute del Tabernacolo e sull’agonia dell’Oratorio poco distante.

LA REDAZIONE CLASSE II A: Gabriele Bacus, Samuele Bartolozzi, Anamaria Basica, Angelbert Bisaya, Giorgio Chen, Andrea del Francia, Alessia di Geronimo, Asia Fibbi, Cristiana Gjona, Mattia Gloter, Davide Langella, Lorenzo Lapini, Annalisa Li Volsi, Giulio Cesare Maldonado, Lorenzo Mechi, Sadia Mongalieri, Alessandro Muru, Diletta Noferini, Maurizio Pallante, Alessandra Pela, Christian Privitera, Niccolò

Sarti, Elisa Sottili, Gemma Spatafora, Diana Toldea, Lucrezia Uccellieri. Classe II B: Al Azzam Safieh, Sara Balsimelli, Francesco Barbieri, Marta Bettini, Francesco Caccavale, Chenah Merem, Parvani Confortini, Aurora Giannoni, Leon Haljiti, Emma Leoni, Alessia Marchese, Stella Marzano, Francesca Moricca, Serena Ottanelli, Caterina Pali, Iacopo Pitta,

Martina Porrati, Virginia Pruneti, Carmel Ranieri, Gioele Scanu, Andrea Scopetani, Singh Gurbinder, Rossella Stanzione, Leonardo Viligiargi, Olga Zajas, Luz Pariona Tutor: prof.ssa Serenella Masi. prof.ssa Alessandra Vettori. Dirigente Scolastica I.C.S. “Piero Calamandrei”: prof.ssa Lucia di Giovanni

L’ANALISI

Alla ricerca delle nostre origini SE L’ARTE è la voce della storia e l’arte non viene conservata, la storia è condannata al silenzio. Allora restiamo un popolo senza voce, un popolo di bambini, destinati a non crescere, perché non conosciamo quello che è accaduto prima di noi. La storica villa del Lippi è scomparsa. Salviamo almeno quanto rimane. A Firenze le demolizioni erano cominciate dalla metà dell’’800, per fare spazio ai Piemontesi, quando la città era diventata la nuova capitale del Regno o, meglio, la città di Acchiappacitrulli, come la descriveva Collodi nel suo Pinocchio, che si era coperta di debiti fino a dichiarare bancarotta pur di darsi arie da gran signora. Tutt’intorno, Firenze conservava le sue ville patrizie, i campi coltivati, i piccoli borghi ma, dopo la seconda guerra mondiale, una nuova rivoluzione urbanistica ne avrebbe definitivamente cambiato il volto. Di quel passato splendido rimane l’Oratorio dei Lippi Rucellai, sorto nel ‘’700 di fronte alla villa omonima, contenente, oltre ad affreschi del XVIII secolo, alcune tombe della famiglia Rucellai. Quegli affreschi erano preziosi, prima che il tetto crollasse e fosse proibito entrare nell’edificio per vederli. Negli anni ‘80 era nato un Comitato per salvare dalla distruzione quest’antico Oratorio e il vicino Tabernacolo con la Madonna attribuita a Paolo Uccello. Oggi si riparla di demolizione, malgrado il vincolo della Sovrintendenza che tutela la struttura. L’Oratorio fa parte del nostro territorio, una delle rare testimonianze storiche del nostro quartiere. Noi vorremmo che si salvasse, che diventasse un luogo d’incontro, dove organizzare mostre o scambiarsi idee. Chissà se qualcuno, che si diffeRENZI da predecessori un po’ distratti, vorrà ascoltare la nostra voce.


12 CAMPIONATO GIORNALISMO

VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Carducci Firenze Firenze

Km zero: qualità dietro la porta Le merci a filiera corta non inquinano e sono utili alla nostra salute L’ANALISI

I mass-market offrono anche prodotti bio I SUPERMERCATI si stanno interessando sempre di più alla vendita di merce a Km 0 perché, nonostante la crisi, l’utente si preoccupa molto della sua salute e del rapporto qualitàprezzo, anche se la maggior parte della clientela ne è ancora poco informata. La grande distribuzione come Coop e Conad si occupa del Km 0. La prima si impegna nella filiera corta con l’iniziativa “Aiutiamo la Toscana a crescere” e offre acque provenienti da sorgenti vicine; la seconda, con il marchio “Percorso di qualità”, mette a disposizione cibo che, proveniente da un viaggio più breve, ha prodotto meno anidride carbonica. Nei Discount i cibi a Km 0 si trovano nelle catene nazionali. A questo proposito, abbiamo posto delle domande ad alcuni commercianti del mercato di Sant’Ambrogio: ci hanno risposto che non sono particolarmente interessati alla filiera corta, preferendo piuttosto prodotti tipici di ogni regione. Siccome tutto il cibo viene importato attraverso i trasporti su gomma, basta uno sciopero come quello avvenuto recentemente a disabilitare tutta la catena di produzione. Anche per questo motivo, e da preferire merce proveniente da luoghi vicini. Con l’avanzare degli anni, i prodotti a filiera corta saranno reperibili in quasi tutti i centri di vendita alimentare e questo sarà uno dei fattori che comporterà l’allungamento della vita media della popolazione.

CON MERCI a Km zero si intendono tutti quei prodotti, per lo più alimentari, che vengono venduti nel raggio di pochi chilometri dal luogo di produzione. Essi sono detti anche a filiera corta perché spesso accorciano le distanze fisiche fra produttore e consumatore; non essendoci la necessita di trasporti intermediari, il km 0 sostiene un ambiente pulito. Questa e un’economia caratterizzata dalla filiera lunga, ovvero tutti quei prodotti che hanno più intermediari fra produttore e consumatore. Come rivelato in un’indagine statistica della Coldiretti, negli ultimi anni, però, gli Italiani stanno diventando più consapevoli di ciò che mangiano: infatti circa 8 cittadini italiani su 10 ritengono che i prodotti dovrebbero avere un etichetta su cui scritto quanti chilometri sono stati percorsi e l’inquinamento prodotto per giungere sulla nostra tavola. Inoltre ben il 37% dei consumatori italiani ritiene che la distribuzione commerciale dovrebbe fornire maggiori dati sui prodotti sostenibili da un punto di vista ambientale, ai quali, secondo il 25%, dovrebbe essere dedicato un ango-

DI TUTTO UN PO’ Scambi culinari: prodotti tipici d’Europa

lo apposta nei supermercati e ben la meta degli Italiani attribuiscono all’impatto ambientale dei prodotti un valore doppio rispetto alla marca. Il cibo a chilometri zero ha molti vantaggi: prima di tutto e un prodotto fresco, perché viene raccolto due o tre giorni prima di arrivare sulle tavole e ciò garantisce al

prodotto maggiori valori nutrizionali; inoltre è più economico perché meno soldi vengono impiegati nel trasporto, infine salvaguardia l’ambiente perché non emette gas inquinanti. Tuttavia occorre rilevare che il cibo a chilometri zero non sempre garantisce freschezza, genuinità o economicità perché non è detto

che gli standard dell’agricoltore siano obbligatoriamente elevati e pochi costosi, per questo sarebbe utile un controllo dell’utente. La necessità di avere un contatto diretto fra produttore e acquirente ha dato origine a molte forme di collaborazione spontanea, fra cui i piu conosciuti sono i Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.). I GAS nascono dalla necessità di un cambiamento profondo del nostro stile di vita e vogliono immettere un consumo etico e a chilometri zero nel mercato. Questi gruppi sono molto diffusi in Toscana. Per saperne di più riguardo ai benefici del cibo, abbiamo consultato il dottor Cipriani, nutrizionista. Nell’intervista ci ha detto che i nostri nonni mangiavano meno, ma si muovevano molto di più, mentre la nostra generazione mangia di più e pratica meno attività fisica. Quindi che per seguire una corretta alimentazione e preferibile seguire le indicazioni fornite dalla Piramide Alimentare, che preferisce alimenti a chilometri zero reperibili nel nostro territorio. Il prodotto a chilometro zero ha una precisa finalità nutrizionale, economica ed ambientale.

L’INCONTRO SCAMBIO DI OPINIONI CON FABIO PICCHI, CULTORE DELLA BUONA CUCINA

«Mangiamo bene e attenti alla genuinità»

RISTORATORE Fabio Picchi

VISTO che per la qualità del cibo il suo ristorante è uno dei più conosciuti di Firenze, dove e con quale criterio Fabio Picchi sceglie le materie prime da offrire ai suoi clienti? Crede nel “chilometro zero”? «Il chilometro zero è un concetto molto pericoloso; in generale ci deve guidare il buon senso: pasta pugliese, limoni di Sorrento perché no! Che un certo tipo di merce arrivi da paesi vicini è una cosa buona, ma il movimento delle merci significa anche movimento di denari, oltre che di idee. Quando facciamo arrivare le ciliegie dall’altra parte del mondo, ci allontaniamo dal buon senso. Immaginatevi di riempire un aereo di ciliegie per portarle qua: c’è un consumo energetico assurdo! Noi siamo disposti a strapagarli, ma non dite che sono buoni! Sono prodotti industrializzati, sui quali vengono utilizzate sostanze chimiche, spruzzati conservanti, cosicché possano viaggiare senza marcire. Ci viene sempre detto di mangiare il cibo che

non ci fa male, ma forse dovremmo mangiare il cibo che ci fa bene! In questo senso, il “chilometro zero” potrebbe essere un’indicazione di massima da seguire: per quello che si può, compriamo le nostre bietole, i nostri spinaci, beviamo le nostre acque. Il “chilometro zero’’ va praticato anche nella propria casa. Oggi, per comodità, si scelgono i prodotti surgelati; si comprano gli yogurt che ci “sgonfiano”: gli acquirenti sono vittime della televisione, pensano che se fa bene all’attrice di certo a loro non farà male. Veniamo bombardati quotidianamente da messaggi promozionali condizionati da questo tipo di mercato. Nel mondo ci sono mille tipi di mele, ma se tu mangi la mela coltivata nella tua regione, non mangi una mela qualsiasi, mangi il tuo territorio. Cerchiamo quindi piccoli produttori, cerchiamo i mercati, cerchiamo solo nuove alleanze di consumatori: questo è il “chilometro zero” che mi interessa».

LA REDAZIONE QUESTA LA REDAZIONE IN CLASSE che ha realizzato la pagina: Bartolini Greta, Beringi Bianca, Bianchi Sofia, Brogi Daniele, Casini Marta, Ceccarelli Martina, Ciacche-

ri Edoardo, Fanti Pietro, Fici Emma, Galeotti Cecilia, Giuri Chiara, Landi Lucrezia, Naldini Lorenzo, Palcani Camilla, Paoletti Vieri, Praticò Gianmatteo, Russo Andrea,

Salucci Andrea, Schiraldi Manuel, Serni Arianna, Staggini Andrea, Suvini Eleonora, Vestrini Francesco. Insegnante tutor: Giorgi Alessandra. Preside: Luciana Marchese.


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Pieraccini Firenze Firenze

Veicoli a propulsione muscolare Piste ciclabili: tutto quello che da sempre avreste voluto sapere IL DUE FEBBRAIO scorso, le classi 5ª B della scuola elementare Lavagnini e la 3ª F della scuola media Pieraccini hanno invitato a scuola i due vigili Luca Folinesi e Carlo Cherubini rispettivamente Ispettore ufficio incidenti stradali e Funzionario responsabile incidenti stradali della Polizia Municipale di Firenze, ai quali è stata fatta tra l’altro anche un’intervista sulle piste ciclabili. E’ stato molto stimolante perchè i vigili hanno apprezzato la quantità delle domande. Quasi tutte hanno trovato una risposta. Innanzitutto i vigili hanno spiegato che le bici sono definite veicoli a propulsione muscolare. Questo vuol dire che sono dei mezzi di trasporto che avanzano grazie ai nostri muscoli. Quindi quando siamo in bici non siamo né pedoni perchè abbiamo un veicolo, né autisti veri e propri perchè non abbiamo un motore. Andare in bici è molto faticoso perchè è difficile frenare ed accellerare in spazi brevi. Infatti se una persona pedala ad una certa velocità, non sempre ha la forza

NAIF Andare in bicicletta più sicuri grazie alle piste ciclabili

per frenare bene ed in tempo. E’ bene quindi tenere una velocità moderata e controllare gli spazi di frenata. Ecco perchè devono esistere degli spazi fatti apposta per il movimento di questi veicoli: le piste ciclabili. Sappiamo che sono state inventate nel Nord-Europa, in Italia non hanno una larghezza

standard e non hanno un posto fisso, talvolta sono costruite prendendo una parte di carreggiata, talvolta prendendo una parte del marciapiede. Confrontandole con quelle olandesi abbiamo scoperto alcune diversità: le piste olandesi sono molto più larghe, hanno fino a cinque corsie e le usano in

tanti. In Italia, invece, sono strette e si usano poco, hanno al massimo due corsie e i vigili ci hanno spiegato che non vengono usate correttamente. Infatti, si fanno i seguenti errori: innanzitutto non ci si ferma quando si interrompono per un incrocio. In quel caso si dovrebbe scendere dalla bicicletta e attraversare a piedi sulle strisce pedonali. In secondo luogo, spesso si ignora il cartello “dare precedenza” e si rischia di scontrarsi con le auto od i motorini. In terzo luogo non ci si mette il casco ma sarebbe opportuno perchè può salvarci la vita. I vigili ci hanno detto che per adesso a Firenze non c’è stato nessun incidente mortale sulle piste, al contrario, nelle carreggiate si sono verificati tre incidenti mortali di cui uno a causa della mancanza del casco ed un altro perchè un camion ha schiacciato la bici. Purtroppo non in tutti i quartieri c’è un numero sufficiente di piste ciclabili e in alcune zone della città molti percorsi devono essere fatti in strada. Quindi cervello sempre collegato e casco allacciato.

L’INTERVISTA NOSTRO INCONTRO CON I VIGILI DELLA POLIZIA MUNICIPALE FIORENTINA

A confronto con le norme per la guida sicura Qual è la maggiore causa degli incidenti stradali?

«Se ci riferiamo al traffico cittadino, gli incidenti sono causati principalmente da spostamenti, svolte non segnalate o dall’omissione della precedenza. Ultimamente nel territorio fiorentino, sta scomparendo il fenomeno del sabato sera, ma sulle autostrade le cause sono ancora alcool e velocità». Con quali criteri vengono usati gli autovelox?

«Gli autovelox hanno delle rigide norme per il posizionamento. In alcuni punti vengono messe solo le strutture esterne, per mettere un po’ in guardia chi guida». Quanti incidenti stradali ci sono stati nell’ultimo anno a Firenze?

LA PROVA Promossi a pieni voti dall’alcoltest

«Lo scorso anno ci sono stati 3907 incidenti stradali nel territorio comunale, 700 con solo danni, altri con feriti dei quali 14 mortali, di cui poco meno di un

terzo sono motocicli». Quali sono i mezzi più coinvolti?

«I mezzi più coinvolti sono le automobili». Quali sono le fasce di età più coinvolte?

«Un po’ tutti i giovani alla guida dei ciclomotori e le persone di età compresa tra i 20 e i 30 anni per le auto». Come si possono prevenire gli incidenti?

«Sicuramente non assumendo alcool o stupefacenti prima di mettersi alla guida e non superando i limiti di velocità. In città, segnalando tutti i cambi di direzione e rispettando le precedenze. Per i mezzi a due ruote allacciando sempre il casco nella giusta maniera. E’ stato proiettato un video sugli incidenti stradali, in cui le telecamere riprendevano vari incidenti causati della violazione delle norme». Due ragazzi della scuola hanno fatto una prova con l’etilometro col risultato: Autotest valore corretto 0,00 mg/l.

LA REDAZIONE PROGETTO a classi aperte scuola Superiore di I grado. Classe III F: Baioni Caterina, Boanini Viola, Bolgi Elisa, Cirri Gabriele, De Rocco Veronica, Fossi Duccio, Gomez Val Giacomo, Grint Eleonora, Guastella Alec, Haponov Mykhaylo, Lopez Harumi,

Maddii Andrea, Marcheselli Luigi, Martelli Masi Marco, Monaco Aldo, Mori Paola, Nardini Guido, Nuzzi Alice, Samaniego Adrian, Saracino Anna Olga, Scalaberni Giulia, Siliani Lorenzo. CLASSE V B scuola primaria: Almazan

Mia, Balan Alexandra, Borcan Francesca, Chen Qingjiao, Cosofret Flavian,Cirlan Ariana Ioana, Fioravanti Armando, Genovesi Andrea, Giordani Valentina, Innocenti Giacomo, Scott Moreno, Nespoli Alessio, Abdelghafour Naim, Ortiz Giomar, Pi-

ras Antonio, Selvi Beatrice,Semplici Ginevra,Tarlini Annasara, Wu Linda,Zheng Chia. Docenti Tutor: Prof.ssa Laura Martinelli, Anna Di Costanzo, maestri Maria Bichielli, Giacomina Russo, Emiliano Mazzetti. Dirigente Scolastico: Valerio Vagnoli.

LE ASSOCIAZIONI

Prevenzione Ricordando Sic e Lorenzo COMINCIA sempre così, con lo squillo telefonico. Si corre, si sente il sottofondo della sirena, da una parte c’è chi piange e dall’altra chi cerca di far capire. L’esperienza della morte quando colpisce i giovani in incidenti stradali provoca per contrasto, un tenace attaccamento alla vita. Così i genitori di Lorenzo Guarnieri come quelli di Marco Simoncelli in seguito al loro grande dolore hanno deciso di spendersi in fondazioni per la sicurezza stradale al fine di salvare altre vite umane. L’associazione “Lorenzo Guarnieri”, fondata dai genitori del giovane che perse la vita in un drammatico incidente stradale il 2 giugno 2010 in via dell’Olmo alle Cascine, ha già raccolto le firme necessarie al fine di avviare l’iter della legge per introdurre il reato di omicidio stradale, mirante ad inasprire la pena di chi guida sotto l’effetto di alcool e droga. Le firme sono state consegnate al sindaco di Firenze, Matteo Renzi, lo scorso dicembre per festeggiare il compleanno dell’associazione, lo stesso giorno che Lorenzo avrebbe compiuto i 18 anni. Negli stessi giorni è arrivata la notizia dello stanziamento da parte del Comune di Firenze di 500 mila euro per interventi di miglioramento della sicurezza stradale. Il lavoro dell’associazione si concentra ora sul progetto David, in attesa che la legge diventi realtà. Perché non partire con la prevenzione dalla scuola proprio quando i ragazzi cominciano a pensare al motorino?


10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 6 MARZO 2012

Scuola media

De Mattias Firenze Firenze

Turismo-economia, bene così Volano le presenze a Firenze nel 2011. Luci e ombre di un anno positivo L’ANALISI

Le scelte da fare nel futuro IL TURISMO è una forza trainante per la città di Firenze, grazie alle sue opere d’arte, la cultura e l’ottima cucina. Tuttavia esso non è sfruttato abbastanza e vi sono “lacune” che se fossero risolte, aiuterebbero lo sviluppo del terziario. Secondo noi, il principale problema di questo settore è legato alla mancanza di personale e di infrastrutture. Forse diminuendo le pause lavorative, o meglio, aumentando il personale addetto,si potrebbe avere un orario operativo più stabile e soddisfare le esigenze dei visitatori. Si potrebbe migliorare l’organizzazione dei musei; citiamo per esempio il “Corridoio Vasariano, uno splendore unico al mondo,che viene aperto al pubblico non più di pochi giorni l’anno e solo su appuntamento; è così impossibile per un turista proveniente dall’ altra parte del mondo visitarlo. Secondo noi, per averne un’ apertura più costante, basterebbe programmare progetti di manutenzione adeguati e migliorare la possibilità di prenotare una visita attraverso quei magici corridoi. Una domanda emblematica: perché per importanza, gli Uffizi sono collocati al 4˚ posto fra i musei del mondo, addirittura prima del British, e nell’ elenco di quelli più visitati si ritrova quasi a metà classifica? La risposta è il modo in cui il Museo si lancia nel mondo, la fama che esso si procura,ma soprattutto il contesto in cui è inserito. Speriamo che un giorno gli Uffizi siano valutati come si meritano.

UN ANNO da record. L’economia mondiale è in recessione, ma Firenze incassa un incremento delle presenze turistiche. Per la prima volta i visitatori della città hanno superato i 12 milioni. Una conferma che anche in tempi di crisi le spese in viaggi e cultura sono fra le ultime a subire tagli. Bene per la nostra economia locale, che al turismo deve gran parte del suo Pil e riceve una preziosa boccata d’ossigeno. A spingere verso l’alto i numeri dei visitatori stranieri a Firenze non sono solo paesi come USA , Germania o Giappone, ma anche i cosiddetti BRIC, economie emergenti in forte crescita: Cina, Brasile, Russia, India. Le classi sociali più alte di questi paesi manifestano una grande attenzione al turismo d’arte di cui Firenze è meta; una prestigiosa rivista statunitense colloca la nostra città fra i luoghi piu’conosciuti al mondo. In Cina si moltiplicano statue , palazzi o interi “pezzi” della nostra città che riproducono gli originali: operazioni di cattivo gusto, ma che danno l’idea dell’immagine di cui

la città del Brunelleschi gode nel mondo. Con il reddito delle famiglie cinesi cresce anche il desiderio di scoprire dal vero i musei e i simboli di Firenze: Uffizi, David, Accademia, Duomo, Palazzo Pitti. Un tour che purtroppo talvolta si rivela veloce come un giro in Formula uno, porta la permanen-

za dei visitatori ad una media molto bassa e apre interrogativi su quanto la città sappia davvero trarre vantaggio da questa grande ricchezza. Le lunghe file davanti agli Uffizi o a Santa Maria del Fiore, le carovane variopinte di stranieri nel centro storico contribuiscono a far crescere la nostra città,

danno la giusta immagine di quello che oggi Firenze rappresenta? O si tratta solo di un turismo “mordi e fuggi”? La risposta non è facile. Il turismo sta a Firenze come la Fiat a Torino o come la City a Londra. Quindi nessuno metta in discussione l’importanza di questo settore. Eppure potremmo fare ancora di più per dare maggiore benessere alla città, migliore accoglienza agli ospiti e garantire ulteriore sviluppo alla economia. Firenze ha un patrimonio d’arte che poche città possono eguagliare , eppure gli Uffizi si collocano solo al 15˚ posto fra i musei del mondo per numero di visitatori , superati dal Louvre, dalla National Gallery, ma anche da molti musei più poveri in termini di offerta artistica e in zone meno famose. Questo significa che per valorizzare al meglio il turismo e perché esso diventi un vero volano di sviluppo abbiamo ancora molto da fare in termini di qualità e efficienza. I nostri avi ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile, a noi sta preservarlo e moltiplicarne il valore guardando al futuro e non solo al passato!

L’INTERVISTA INCONTRO CON L’ALBERGATRICE CHIARA LODOVICHI: PASSIONE CHE DURA DA GENERAZIONI

«L’accoglienza fiorentina è un’arte» ABBIAMO intervistato Chiara Lodovichi, proprietaria di due alberghi nel cuore di Firenze che ci ha spiegato quanta passione e competenza occorrano per svolgere adeguatamente la sua professione. Da quanto lavora nel campo del turismo?

«Mi dedico al turismo da 27 anni. Ho cominciato con semplici lavori di vario genere; del resto quasi tutti gli albergatori hanno iniziato lavorando “sul campo» Le piace la sua attività? La ritiene importante?

«Il mio lavoro è molto importante e prosegue da tre generazioni. Mio padre mi ha insegnato a essere sempre cordiale e rispettare diritti e esigenze di ogni cliente». In questi ultimi anni il turismo si è incrementato?

IMPRENDITORE Chiara Lodovichi

«Il turismo ha avuto una grande crescita fino agli anni novanta, poi si è diversificato e con il passaggio all’euro tale incremento si è fermato ed è stato neces-

sario abbassare i prezzi con conseguenze indirette anche in altri settori produttivi. Oggi a causa dell’aumento dei trasporti costa più il viaggio che il pernottamento stesso». Quali sono le idee per far “volare” la nostra città nel settore turistico?

«Ci affidiamo molto al Comune di Firenze, che ci auguriamo possa investire nel settore i capitali raccolti anche con la tassa di soggiorno. Ricordiamoci che il 3,5% del prodotto interno lordo in Italia è realizzato dal settore turistico».

Quali sono i problemi principali nel turismo fiorentino?

«A volte il cliente non rimane soddisfatto a causa di infrastrutture inadeguate e in particolare per gli orari e i servizi dei musei; inoltre il “Mordi e fuggi” fa sì che la maggior parte degli stranieri visiti Firenze, come pure Roma e Venezia solo in tre giorni per motivi economici».

LA REDAZIONE QUESTA la redazione in classe della Scuola Beata Maria De Mattias. III MEDIA: Logan Aspin, Stefano Baylon, Valentino Brocchi, Julia Brogi, Piero

Brogi, Andrea Cottoni, Federico Franceschi, Matilde Francioni, Raveen Khawe, Cosimo Lori, Giulia Matteuzzi, Edvards Miglinieks, Maximilian O’Kief,

Brando Sacramento, Filippo Torrini, Niccolò Vieri, Davide Villani. Dirigente scolastico e docente tutor: professoressa Monica Milanesi


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

MARTEDÌ 6 MARZO 2012

Scuola media

Ficino

Figline Figline Valdarno Valdarno

La scuola che vorremmo Re-immaginare l’istruzione per il prossimo centenario dell’Unità d’Italia CERCANDO un argomento per scrivere questa pagina di giornale abbiamo letto insieme alcuni articoli e anche alcuni brani presi da dei libri. Siamo rimasti molto colpiti da un pensiero in modo speciale, preso dal libro Cuore dello scrittore Edmondo De Amicis e ne abbiamo parlato tra noi tirando fuori alcuni pensieri sulla scuola. Perché la scuola è il nostro mondo, è la nostra vita, e occupa la maggior parte delle nostre energie e del nostro tempo. E non smettiamo di domandarci: “perché andiamo a scuola?”. Una frase, in particolare, ci ha fatto molto discutere proprio perché si riferisce ai ragazzi che vanno a scuola, come noi: “Coraggio: ognuno di voi può far crescere nei ragazzi di domani la speranza che la civiltà umana si vuol muovere verso il bene, verso un mondo migliore”. Questo pensiero è bellissimo perché ricorda a tutti l’importanza che ha la scuola per il futuro di ogni persona. Non avevamo mai pensato che la scuola fosse importante anche per la formazione morale di una persona; ma invece è

IL DISEGNO Ritagli di scuola, opera di Gabriele Poggesi

proprio così, perché nella scuola non si imparano solo le materie scolastiche. A scuola, infatti, incontriamo altre persone, come i nostri compagni, che ci possono insegnare tantissimo e noi possiamo insegnare moltissimo a loro. Infatti, se insieme ai compagni riusciamo a costruire un gruppo unito, la forza che ne scaturirà sa-

rà enorme, perché ognuno metterà a disposizione le proprie qualità per gli altri e allo stesso tempo verrà aiutato dagli altri a correggere i propri difetti. Anche i professori sono degl’importanti maestri di vita perché hanno più esperienza di noi e dai loro atteggiamenti, che siano buoni o cattivi, possiamo imparare co-

me comportarci. Abbiamo capito che trasmettere valori non è facile: da una parte devi crederci, seguirli anche quando non fa piacere; ma dall’altra, anche per accoglierli e riconoscerli non sono tutte rose e fiori. È difficile ammettere i propri errori per imparare e per crescere senza cercare rifugio nei genitori e scappare con mille giustificazioni. Abbiamo paura di non essere all’altezza della vita. Ma siamo qui per imparare. Certo, sarebbe più povera la nostra vita senza la scuola. Immaginate la mattina il movimento immenso dei ragazzi di tutti i popoli e pensate: “Se questo cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; perché questo movimento è la civiltà, la speranza, il futuro del mondo”. La scuola, allora, ha il non facile compito di insegnarci i valori importanti, come il rispetto e la lealtà, la giustizia, la solidarietà, perché se li seguiremo, ci sarà davvero speranza per quelli che verranno dopo di noi. Tutto questo, abbiamo capito, non si impara da soli, ma stando insieme, anche se non è facile.

IL PROGETTO CI SIAMO CIMENTATI SUL VALORE DELL’UNITÀ DENTRO E FUORI LA SCUOLA

Concorso grafico-pittorico: modo di conoscersi

VINCITORI Un momento della premiazione del Concorso

CREATIVITÀ e tanta fantasia si sono unite per un concorso grafico-pittorico indetto nell’autunno scorso dall’istituto Marsilio Ficino. Molti alunni hanno aderito al progetto ed hanno realizzato opere piene di espressività personale, cercando di comunicare l’importanza del legame che può unire i bambini sotto un “unico” tetto scolastico. Vedere “invaso” il nostro istituto da centinaia di lavori è stata un’esperienza eccitante: quanta fantasia in certi disegni davvero originali per contenuti e tecniche! Le opere sono rimaste esposte per oltre un mese lungo i corridoi e ogni tanto ci fermavamo a guardarle pieni di ammirazione: ecco qui una scuola che sembra un vulcano; lì, invece, un mappamondo pieno di figure di tutti i tipi che vanno verso una scuola colorata d’arcobaleno… La

fantasia non ha davvero limiti! L’iniziativa ci ha dato modo di meditare e di vivere un tema di grande significato, quello dell’unità, un valore fondamentale da promuovere con impegno dentro e fuori la scuola, in vista di un mondo migliore, più umano. A dicembre sono stati consegnati tanti premi ai lavori più belli. Ma tutti erano belli!! Sicuramente non è stato facile il compito della giuria, di cui faceva parte anche un noto pittore figlinese, Marco Bonechi. Tutti insieme abbiamo fatto festa e la presenza di ragazzi provenienti da varie esperienze scolastiche ha reso quel momento di gioia ancora più ricco e significativo. La scuola ha costituito un momento prezioso di aggregazione ed ha offerto un contributo insostituibile per la nostra crescita.

LA REDAZIONE TERZA A: Aglietti Allegra, Anzevino Fiammetta, Bellandi Cristian, Bumbuc Alexandra, Di Trapani Antonio, Gabbrielli Fiammetta, Lanini Cosimo, Lapi Niccolò, Marzano Chiara, Mosconi Lisa, Nocentini Tomma-

so, Poggesi Eleonora, Regina Filippo, Sabatini Chiara, Taddeucci Cosimo, Turrini Margherita. Terza B: Bettini Giulia, Botti Francesco, Cannelli Lapo, Carlone Davide, D’Angiulli Thierry, Emanuele Laura, Ermi-

ni Costanza, Martignetti Eleonora, Nannini Gregorio, Oliviero Rosa Lucia, Ponzalli Elisa, Sicuro Rebecca, Soldi Mabel. Dirigente: Enrico M. Vanoni. Tutor: Lorenzo Artusi, Paolo Butti, Vera Checcacci.

L’ANALISI

Incontrarsi per sognare a occhi aperti IL SUCCESSO del concorso grafico pittorico organizzato dalla nostra scuola ci ha fatto venire il desiderio di realizzare altri modi di incontro tra le scuole: potremmo fare dei giochi insieme, delle gite, organizzare gruppi teatrali, visitare insieme luoghi significativi, accoglierci reciprocamente nelle nostre scuole… Fare scambi non solo con chi vive a timbuctù (l’abbiamo scritto bene, prof?.) (No, si scrive maiuscolo! Nota del prof.), ma anche con chi vive nel paese accanto al nostro o anche nel nostro stesso paese e che non conosciamo! Costa anche meno! Abbiamo capito che si tratta di cambiare completamente modo di pensare e vedere le cose, ma abbiamo capito anche che non è impossibile. Basta fare piccoli passi e cercare di cambiare la testa, di non vedere l’altro come un nemico, ma come uno che sta davanti a te e che può diventare un amico, se lo vogliamo. Abbiamo letto insieme una frase di un personaggio molto conosciuto che ha scritto un libro e ne hanno fatto un film famoso, Lawrence d’Arabia. Dice così: «Non tutti gli uomini sognano allo stesso modo; coloro che sognano di notte nei ripostigli polverosi della loro mente, scoprono al risveglio l’inutilità di quelle immagini, ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi perché può darsi che vivano ad occhi aperti i loro sogni per realizzarli». Ecco, vorremmo invitarvi a sognare con noi a occhi aperti…


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VENERDÌ 9 MARZO 2012

Scuola media

Paoli Signa

Lavorare sicuri: sfida quotidiana Formazione e prevenzione: la scuola laboratorio di buone pratiche L’INTERVISTA

I volontari del soccorso immediato ABBIAMO intervistato i signori Fabiani e Papini, appartenenti alla Protezione Civile di San Mauro. Quando e perché è nata la Protezione Civile?

«Nasce nel 1992 in concomitanza con l’alluvione di Poggio a Caiano e Campi, con l’obiettivo di creare un servizio in grado di operare immediatamente». A quale età si può entrare a farne parte?

«È richiesta la maggiore età, ma dai 16 anni si può partecipare ai corsi di primo soccorso sanitario». Fate attività per coinvolgere i giovani?

«Certo, facciamo attività dimostrative con esercitazioni di vari tipo». Per entrare nella Protezione Civile che tipo di preparazione dobbiamo avere?

«Si inizia svolgendo compiti semplici, poi si frequentano i corsi di formazione, al termine dei quali si supera un esame per ottenere il brevetto. In questi corsi vengono trattati: conoscenza dei materiali, organizzazione e bonifica di una zona di atterraggio per elicotteri, cartografia, orientamento, attivazione di una motopompa».

SE CONSIDERIAMO i dati statistici degli infortuni sul lavoro in Italia diffusi dall’INAIL, emerge che nell’anno 2010 gli incidenti sono stati 775.374, di cui 980 mortali. La flessione, rispetto all’ anno 2009, è stata dell’1,9%; un segnale positivo soprattutto se confrontato con i dati del 2001, ma non ancora soddisfacente poichè ogni giorno muoiono 3 persone sul lavoro. Abbiamo riflettuto su queste cifre con il dottor Di Bella, tecnico della prevenzione (U.F. Tav e Grandi Opere Presidio Mugello), durante un suo intervento nella nostra scuola e ci siamo resi conto che gli incidenti nei luoghi di lavoro sono tra le prime cause di morte della popolazione e si verificano quando i lavoratori operano in condizioni di pericolo. Non di rado gli incidenti sono provocati dall’inosservanza delle disposizioni in materia di sicurezza previste dal Decreto Legislativo n. 81/2008 (e successive modificazioni e integrazioni), noto anche come Testo Unico; si tratta di un documento innovativo che si occupa non solo della prevenzio-

Una volta sul posto, come intervenite?

«Per primo giunge il nucleo di valutazione rischi, poi l’unità tecnica che mette in sicurezza i luoghi infine il soccorso sanitario. Alla fine di ogni intervento si torna stanchi ma contenti perché spesso un sorriso vale più di ogni altra ricompensa».

ne degli infortuni sul lavoro, ma, ribadendo il diritto alla salute, (riconosciuto anche dall’art. 32 della Costituzione), delinea un nuovo rapporto tra il lavoro e il lavoratore, riconoscendo a quest’ultimo il diritto di vigilare sull’applicazione delle misure di sicurezza. Quindi, Prevenzione e Sicurezza

(la maiuscola è d’obbligo) sono i due pilastri su cui si fonda la vita lavorativa e, si sa, prevenire è meglio che curare. La sicurezza, ha precisato il dottor Di Bella, è “vivere senza rischi”, eliminando in modo parziale o totale danni o pericoli; in poche parole è “saper essere”, cioè

NOI STUDENTI possiamo considerarci lavoratori, perchè quello dello studente è un lavoro e pertanto ci sentiamo coinvolti dal problema. Prima di questa riflessione non davamo molta importanza ai pericoli che avremmo potuto correre in alcune circostanze; ora che siamo più informati sulle norme da rispettare siamo in grado di mettere in atto quanto appreso su prevenzione e sicurezza, ma soprattutto abbiamo capito che le leggi non devono mai essere sottovalutate nè tantomeno ignorate. Spetta anche a noi diffondere la cultura della sicurezza, una buona pratica che si impara a scuola per poi tradursi in comportamenti quotidiani da cittadini responsabili e prudenti: un investimento che dura tutta la vita.

IL FENOMENO NEL 2011 LE MORTI BIANCHE SONO STATE 1170. IL RUOLO DEI FILM-INCHIESTA

Italia, la sicurezza tra realtà e finzione

Dove siete intervenuti?

«Ovunque c’è stato bisogno in zone colpite da terremoti, alluvioni e altre calamità o per emergenze legate alla viabilità durante le manifestazioni».

adottare comportamenti adeguati alle varie situazioni. La sicurezza sul lavoro è una sfida nazionale e internazionale che deve coinvolgere tutti i soggetti, ognuno con le proprie responsabilità e garantire ai lavoratori, uomini e donne, uno stato di benessere fisico e psichico.

SOCCORSI Volontari e vigili del fuoco dopo un infortunio sul lavoro

OGNI GIORNO tre Italiani escono di casa e non vi fanno più ritorno perché trovano la morte sul lavoro. Questo accade in Italia, il paese europeo con la più alta percentuale di morti bianche. Infatti, nel 2011 le morti sono state 1.170 tra lavoratori in loco e in itinere e di una di esse abbiamo trovato il ricordo in un testo poetico: “L’operaio capì che l’inferno è sulla terra e il paradiso sono quelle ali che ti fanno volare sopra le miserie, dall’ultimo piano, il decimo piano, guardò il cielo, fece per toccare una nuvola con il dito e precipitò nel vuoto.” Sono versi di M. Santhers, un poeta che ci fa comprendere come siano atroci queste morti, tutt’altro che bianche. Un altro esempio letterario è quello di Rosso Malpelo, una novella di Giovanni Verga, nella quale l’autore racconta di un ragazzo, Malpelo, che perse il padre operaio mentre lavorava in

una cava “facendo la fine del sorcio”. La mancanza di sicurezza sul lavoro passa dalla letteratura al cinema attraverso l’incendio di Torino nell’acciaieria Thyssen Krupp del 6 Dicembre 2007 che ha provocato 7 morti e alcuni feriti. DA QUESTA vicenda sono nati due film-inchiesta: La fabbrica dei Tedeschi e Thyssen Krupp Blues. Infine, troviamo le morti bianche anche nella musica: Vieni a Ballare in Puglia di Caparezza: “Tieni la testa alta quando passi vicino a una gru, perché può capitare che si stacchi e venga giù”. Purtroppo dell’argomento si parla poco e soltanto quando succedono delle tragedie, ma il modo per non provocarle è essere coscienti dell’importanza della sicurezza pretendendo da tutti l’applicazione delle regole.

LA REDAZIONE CLASSE III A: Bambagioni, Bucca, Cafaggi, Coppola, Franchi, Franco, Grignoli, Hu Jincun, Hu Vifeng, Mangino, Marchesi, Nencioli, Perretti, Porcello, Sabbar, Scaffai, Touil, Zanatta (prof. L. Malatesti). Classe III C: Baroni,

Barretta, Bernardi, Berni, Cecconi, Conti, Di Mauro, Enned, Falsone, Ghelli, Huetink, Moccia, Oliarca, Papini, Pasquini, Zanni, Zheng, Hu (prof. E. Vestri). Classe III E: Barbieri, Barisonzo, Benozzi, Cadeddu, Cinci, Coli, Corma-

ci, Corsi E., Corsi F., Dainelli, De Carlo, De Zolt, Dini, Dumitrescu, Fall, Ferrone, Fioretti, Lento, Marabini, Masi, Mazzara, Mazzoli, Mori, Neri, Pepe, Sodi, Tamai (prof. N. Corredi). Tutor: Nadia Corredi. Dirigente: A. Franci


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

VENERDÌ 9 MARZO 2012

Scuola media

Da Settignano Dicomano

L’Italia c’è, ma gli italiani? Qualche dubbio a conclusione dell’anno dedicato all’Unità nazionale NON CI SONO ancora gli italiani. Anche in una piazza o in una classe si osservano casi di discriminazione non solo nei confronti degli extracomunitari, ma anche fra italiani di diversa provenienza geografica. Abbiamo infatti notato che vengono utilizzati anche tra di noi termini come “polentoni” e “terroni” e si scherza utilizzando la frase “Da Roma in giù Italia non è più!” Ma come può esserci razzismo nello stesso Paese? E come ci può essere discriminazione tra persone della stessa nazione? Pur essendo uniti politicamente da un secolo e mezzo, il sentimento nazionale sembra non essere stato ancora realizzato. Lo dimostrano le parole, nelle quali sembrano annidarsi pregiudizi che avrebbero dovuto già essere stati superati da tempo. Molti termini che a volte abbiamo usato scherzando li abbiamo appresi dalla televisione o dagli adulti, ma non li sentiamo nostri se esprimono in realtà una discriminazione e un pregiudizio. Questi “nomignoli” sembrano solo un modo di scherzare indican-

1861-2011 La speranza di un’Italia aperta agli altri e al futuro

do una provenienza geografica ma in realtà quelli che a noi sembrano termini spiritosi e divertenti sono insulti. Per esempio l’uso del termine “terrone” è stato considerato reato e un giudice di pace ha richiesto un risarcimento economico a un cittadino che ha usato questa parola. Siamo cittadini italiani, cittadini

europei, cittadini del mondo. Si sono appena concluse le celebrazioni dei 150 anni dell’Italia unita. Volendo tirare le somme è bastato riflettere sulla realtà che ci circonda e che possiamo quotidianamente osservare per renderci conto che a volte nella mentalità delle persone, altre volte nelle parole rimangono i segni di una divi-

sione che ancora esiste tra Nord e Sud d’Italia. Rimaniamo sorpresi quando entrando in contatto con coetanei di altre nazioni scopriamo che Paesi come la Gran Bretagna, la Germania, la Francia hanno un sentimento nazionale maggiore del nostro pur avendo una divisione amministrativa e politica interna. Invece noi, dopo tutta la fatica che ha fatto Garibaldi, eccoci qui a rovinare tutto! Pensiamo che ciò sia sbagliato. Se consideriamo i sacrifici che sono stati fatti per unire l’Italia, sarebbe ora di finirla con questi “campanilismi”. Secondo noi dovrebbero essere i governanti a dare il buon esempio polemizzando un po’ meno e facendo di più per creare un popolo unito perché non basta ricordare l’unità negli anniversari e poi dimenticarsene nella vita di tutti i giorni. Vorremmo che gli italiani capissero che non dobbiamo essere divisi ma sempre uniti sotto la bandiera tricolore che il 17 marzo 2011 ha riempito le piazze delle nostre città.

INCONTRO CON GLI STUDENTI IMMIGRATI LE DOMANDE DEI RAGAZZI AI LORO COMPAGNI DI SCUOLA

«In Toscana si vive bene. Ci vogliamo restare»

LAVORI IN CORSO La costruzione di un’Italia unita

VOLEVAMO capire lo stato d’animo di alcuni nostri compagni di scuola che non sono nati in Toscana; abbiamo perciò deciso di intervistare due meridionali e due extracomunitari, che fin da piccolissimi si trovano nella nostra regione (avevano pochi anni o pochi mesi quando sono arrivati in Italia). Durante l’intervista abbiamo incontrato qualche problema perché i compagni non si sentivano a proprio agio ed erano molto incerti quando rispondevano alle nostre domande. Alla nostra prima domanda (È stato difficile trovare degli amici?), i compagni extracomunitari hanno risposto di no, mentre quelli meridionali hanno detto che non è stato facile riuscire a stringere amicizia. La seconda domanda rivolta ai compagni extracomunitari è stata “Quando sei arrivato in Italia ti sei

sentito accolto bene?” e loro hanno risposto di sì. Abbiamo, dunque, posto una domanda forse imbarazzante: “Quando sarai grande tornerai nella regione dei tuoi genitori, nel tuo Paese d’origine oppure resterai qui?”. I due compagni meridionali e un extracomunitario hanno detto con aria fiera: “Resto qui!”, mentre soltanto uno di loro ha detto che preferirebbe ritornare nel suo Paese. Ci interessava capire se si erano mai sentiti a disagio per il fatto di non essere nati in Toscana: un extracomunitario e un meridionale hanno risposto di sì, gli altri compagni hanno detto no. La domanda finale è stata la seguente: “Hai mai ricevuto offese a causa della tua provenienza o del colore della tua pelle?” I due compagni extracomunitari hanno risposto di no, mentre quelli meridionali hanno raccontato di essere stati offesi.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Jasmin Ali Ahmed, Samuele Bacciotti, Rebecca Berretti, Claudio Bosi, Duccio Casamenti, Roberto Cimmino, Saskia Covino, Oussama Dennoun, Nitai Di Benedetto, Maros Fanciul-

lacci, Leonardo Gori, Lupo Hoffmann, Gilberto Innocenti, Pietro Innocenti, Sara Manna, Francesco Marino, Saro Mariotti, Alessio Nannucci, Valeria Nika, Cesare Pretolani, Neri Lupo Ravoni, Marta Sarri, Ludjana Tamazi,

Piero Turri, Amarildo Vallaj (classe III A, Istituto Comprensivo Statale “Desiderio da Settignano” di Dicomano). Il Dirigente Scolastico è Adelina Giglio e l’insegnante-tutor è Maria Vincenza Monti.

L’ANALISI

No al razzismo La vigilanza sia continua LA REALTÀ italiana vive spesso di campanilismi e separazioni. Ma se l’Italia non riesce ad accettare se stessa come può accettare gli altri cittadini stranieri? I fatti si commentano da soli, basti soltanto pensare alla tragedia avvenuta a Firenze nel mese di dicembre. Alcune settimane fa un uomo ha ucciso due persone senegalesi, poi ha tentato di ucciderne altre e alla fine si è suicidato. Il razzismo è presente nelle nostre città oggi più di ieri. Le parole rivelano chiaramente che ancora non abbiamo maturato la capacità di accogliere gli stranieri. Nel caso del razzismo nei confronti degli extracomunitari è facile sentire, per esempio, “L’Italia fa schifo per i troppi immigrati”. Ma qualche tempo fa eravamo noi gli immigrati poco graditi. I fiorentini hanno, comunque, saputo mostrare solidarietà nei confronti delle famiglie senegalesi, partecipando numerosi alle manifestazioni organizzate in loro memoria. In realtà il male sono l’odio, la paura, il senso di superiorità, l’egoismo e l’ignoranza, che portano alla discriminazione. Ma il razzismo secondo noi non avrebbe motivo di esistere. Per rendere questo paese migliore bisognerebbe mettere da parte queste differenze perché sono inutili e dannose; magari unendoci potremmo affrontare meglio anche i momenti di difficoltà. In un paese come il nostro che vive un periodo di crisi economica forte, gli extracomunitari rappresentano una risorsa.


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CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 13 MARZO 2012

Scuola media

Cavalcanti Sesto Fiorentino

Ginori: una storia, un museo La Manifattura: viaggio nelle eccellenze del nostro territorio PROTAGONISTI

Carlo Ginori Da Firenze a Livorno IL 7 GENNAIO 1712 nasce a Firenze Carlo Ginori. Il padre di Carlo, Lorenzo Ginori, sposò Anna Maria Minerbetti, figlia del senatore Arrigo Minerbetti. Si sposarono nel 1699. Come voleva la tradizione fiorentina di quell’epoca, venne esposto nel cortile di palazzo Ginori un grande stemma raffigurante l’arma dei Ginori a sinistra, e lo stemma dei Minerbetti a destra. Lorenzo Ginori morì nel 1710. Carlo Ginori venne educato dai Gesuiti e a 16 anni venne nominato paggio del Granduca Cosimo III. Carlo, oltre a studiare per la sua condizione sociale di nobile, ha anche un grande interesse per le scienze, che approfondisce mediante esperimenti di vario genere realizzati da lui stesso. In seguito Carlo allestì a palazzo Ginori un laboratorio di chimica e fisica privato, equipaggiato con strumenti rari tra i quali una lente che concentrava la luce solare in un solo punto, sviluppando temperature elevatissime. Nel 1728 intraprese la carriera politica a fianco dello zio paterno Giuseppe. All’età di 32 anni venne nominato senatore. Nel 1730 celebrò le nozze con Elisabetta Corsini. I Corsini erano la famiglia più potente di Firenze e i massimi rappresentanti del partito filoborbonico. Il matrimonio di Carlo con la figlia di un politico molto potente e ricco, ebbe conseguenze positive sulla sua carriera politica. Carlo trascorse i suoi ultimi giorni di vita a Livorno. Morì nel 1757.

IL MUSEO Richard Ginori, inaugurato nel 1965 e costruito su progetto di Pier Niccolò Berardi e Fabio Rossi, raccoglie gran parte delle opere della Ginori e alcuni oggetti raccolti dopo la fusione con la Richard. L’attuale museo è più o meno un’evoluzione del vecchio, che Carlo Ginori allestì al pianterreno della sua villa a Doccia. Espone una vasta gamma di opere, dalle copie di oggetti antichi alle più recenti porcellane decorate. Le opere, collocate nelle vetrine in ordine cronologico, sono di materiali diversi, maiolica, porcellana e terraglia, che si alternano nelle numerose sale. Si può trovare anche un’intera sezione dedicata alle produzioni delle altre manifatture, con oggetti di grande qualità. I pezzi più importanti sono un camino di porcellana, copie di statue classiche, quadri rinascimentali su porcellana e numerosi calchi e busti realizzati dai più grandi esperti. Per capire a fondo la storia della manifattura Ginori si possono visitare archivi

ORGOGLIO SESTESE Come i ragazzi vedono la Richard Ginori

o spazi appositi, sia per bambini che per studiosi. La collezione originale del museo non è completa perché nel 1950 la famiglia Ginori riacquisì per la sua collezione più vasta un terzo degli oggetti esposti.Tutto il museo è basato sulla storia della manifattura Richard Ginori: nella seconda metà

dell’ottocento Lorenzo Ginori, era indeciso se mantenere il carattere artigianale della manifattura o trasformarla in industria, opzione che scelse. Dopo questo grande cambiamento, nell’arco di trent’ anni i dipendenti aumentarono più del 500%. Ci furono molti promotori di questo cambia-

mento, come Paolo Lorenzini, futuro direttore.In quegli anni la famiglia Ginori ebbe un periodo di crisi, anche per il fatto che ci fu una congiura economica. In seguito a questo, la famiglia Ginori non riuscì a proseguire l’attività, e “passò il testimone” a Augusto Richard, figlio di Giulio Richard, il più grande produttore di ceramica dell’epoca. La fusione fra le due famiglie avvenne nel 1896, facendo nascere la società che oggi tutti conosciamo: la Richard-Ginori. La principale sede era a Milano, con tre stabilimenti principali in tutt’Italia. I diversi impianti permettevano la produzione di molti tipi di ceramica, dalla più economica terraglia alle pregiate maioliche artistiche. La vasta produzione permise alla Ginori il domino assoluto sul mercato di porcellana in Italia. Con la fusione, la Richard-Ginori migliorò anche dal punto di vista artistico, Luigi Tazzini incaricato di aggiornare la produzione al gusto moderno, abbandonò il vecchio stile ispirandosi al nuovo stile francese.

DUE TESTIMONIANZE A CONFRONTO I RICORDI DEI LAVORATORI PENSIONATI

Azienda dal grande passato, cosa dicono gli ex LAVORATORI della Richard Ginori in pensione. Ecco i loro ricordi. 1ª intervista: Quanti anni hai lavorato alla Ginori?

«Sono stato assunto dalla Ginori nel 1956 e ci ho lavorato 5 anni». Che compito avevi di preciso?

«Ero specializzato nella decorazione della ceramica con oro liquido». Quanto era grande il tuo spazio di lavoro?

«Avevo un grande spazio dove, insieme ad altri colleghi, realizzavo sia il contorno decorato, sia manualmente disegni di vario genere. Il contorno delle ceramiche lo realizzavo mettendo un vaso su un tornio di legno e, facendolo girare, lo dipingevo». OGGETTI DI PREGIO Omaggio grafico alle porcellane

Quanto durava la giornata di lavoro e quanti piatti realizzavi e dipingevi al giorno?

«La giornata di lavoro durava 8 ore. Il tempo medio per realizzare un piatto era di circa 10 minuti. Per la decorazione il tempo dipendeva dalla difficoltà del disegno». 2ª intervista: Quanti anni hai lavorato alla Ginori?

«Ho lavorato alla Ginori 38 anni e mezzo». Che compito avevi?

«Il mio lavoro era rifinitrice di pezzi grandi crudi, tipo vassoi, insalatiere, pirofile». Com’era l’ambiente di lavoro?

Quali erano i materiali che usavi più spesso?

«Non era molto confortevole: freddo d’inverno e caldo d’estate, con tanta polvere e aspirapolveri mal funzionanti».

«Usavo la ceramica e l’argilla per realizzare la porcellana, mentre per dipingere e rifinire usavo colori disciolti nell’acqua».

«Sì, lo era. Il mio lavoro comportava di stare molte ore in piedi».

Era un lavoro stancante?

LA REDAZIONE GLI ALUNNI della II H: Alessio Brandi, Kevin Burrini, Miria Capacci, Jessica d’Elia, Elisabetta di Marino, Edoardo Fiesoli, Niccolò Filippi, Federico Focardi, Viola Gensini, Giada Gigli, Kevin Luna, Marzia

Miceli, Francesco Molluzzo, Sharon Nenci, Sofia Nistri, Danilo Pellegrini, Andrei Puha, Andrea Rinaudo, Larissa Silva, Sofia Simonetti, Irene Stroppa, Viola Tacchi, Eleonora Vanni, Marius Vicol, Lorenzo Vi-

sani. La Preside: Annamaria Sorrentino La Vicepreside: Susanna Smeraldi I Professori tutor: Ambra Petreni (Lettere), Virginia Serafi (Tecnologia), Giorgio Corrado (Sostegno)


CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 13 MARZO 2012

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Scuola media

Compagni Firenze

Razzismo, parliamone ancora Non aspettiamo che accada la prossima aggressione per indignarci ERA UNO di Pistoia, così si sono giustificati alcuni cittadini di Firenze di fronte al tragico evento che ha segnato la giornata del 13 dicembre scorso, quando due Senegalesi sono stati uccisi e tre feriti. Nei giorni successivi molti sono stati i Fiorentini che sono scesi in piazza per manifestare e chiedere giustizia, e adesso? Ora niente, adesso il 13 dicembre sembra scomparso nel nulla, qualcuno ne parla ancora? No. Qualcuno sta facendo qualcosa? Come stanno i ragazzi feriti? E chi lo sa! Nessuno ne parla più. Noi pensiamo sia giusto continuare a discutere, senza aspettare che certi fatti accadano di nuovo. Per riflettere su eventi come questo pensiamo sia utile ricordare a tutti che noi Italiani, prima dei Senegalesi, siamo stati immigrati, poveri in cerca di lavoro e di ospitalità in tanti paesi del mondo. Questi i commenti di alcuni dei più importanti giornali stranieri riservati agli Italiani in cerca di fortuna: E’ impossibile fare delle stime precise a proposito del nu-

IL SOGNO DELL’ACCOGLIENZA Disegno di Riccardo Penco

mero dei delinquenti che si trovano tra gli italiani …. Di sicuro, essi hanno raggiunto un record di criminalità durante gli ultimi dieci anni che è ineguagliato nella storia di un paese civile. “l’ingresso dei criminali stranieri” Harper’s Weekly, Usa, 1909. I dati riportati da Gian Antonio Stella

nel suo libro “L’Orda” che a sua volta cita la fonte autorevole del ministero degli Esteri (“Bollettino dell’Emigrazione” 1910) documentano queste affermazioni: Usa 1908: immigrati in cella per reati gravi: Francesi 341, Inglesi 679, Irlandesi 395, Italiani 2077. Ricordano i commenti di molti di

noi sugli zingari le affermazioni del New York Times del 26-9-1878 : Gli italiani delle classi inferiori si sono sempre distinti come mendicanti. Sembra che molti di loro lo facciano per il piacere di mendicare. L’affermazione riportata sul Century Magazine (dicembre 1913) coincide perfettamente con alcuni commenti dei nostri giorni sugli immigrati che giungono in Italia in cerca di lavoro: molti italiani del Sud sbarcano qui con idee piuttosto stravaganti… Subito sembrano cercare soccorso con l’aria di chi dice: “Eccoci qui. Che cosa avete intenzione di fare per noi? E addirittura insistono sull’aiuto come se gli fosse dovuto”. (Century Magazine, Usa, dicembre 1913). E’ necessario mantenere viva la consapevolezza di tutto ciò e questo vale soprattutto per gli adulti, meno abituati degli alunni che frequentano la scuola in questi anni, a condividere lo spazio e il tempo con persone diverse da loro per cultura, tratti somatici e condizione sociale.

L’INTERVISTA UN POMERIGGIO CON IL RAPPRESENTANTE DELLA COMUNITÀ SENEGALESE DOPO L’AGGUATO

Diaw: «Sento di dovermi guardare attorno» A DISTANZA di tre mesi dai fatti del 13 dicembre abbiamo incontrato il rappresentante della comunità senegalese a Firenze, Pape Diaw. Signor Diaw come stanno le persone ferite?

«Due sono rientrati a casa e hanno ripreso la loro vita, la terza è ancora in ospedale; le sue condizioni sono gravi. Sarà difficile per lui riprendere la vita normale». Come è cambiata la vostra vita?

«Io mi sento irrequieto. In certe circostanze e in certi momenti della giornata sento di dovermi guardare attorno. Questo è stato l’unico crimine per motivi razziali dal 1980. In questi ultimi decenni in Italia non avevamo mai dovuto far fronte ad aggressioni così gravi».

Il presidente della Regione aveva detto che per i feriti avrebbe presentato la richiesta del rilascio della Cittadinanza italiana. Che cosa sa a questo riguardo?

con delle scuse. Forse sarebbe stato diverso se gli stessi fatti fossero accaduti in altri paesi europei come la Francia».

«Il Presidente è una persona che usa le parole in modo responsabile. Io ho fiducia in lui. Dovremmo aspettare i tempi imposti dalle procedure».

«Io vorrei trascorrere gran parte della vecchiaia in Africa; non posso accettare il modo in cui questa società tratta gli anziani; per noi Africani è insopportabile vedere le persone di una certa età escluse».

Come è stato riportato il fatto dai giornali senegalesi?

«I giornali in Senegal si sono espressi in modo equilibrato. La presenza di persone che erano state in Italia e di alcuni Italiani hanno contribuito ad affrontare in modo riflessivo la notizia. A Dakar una ragazza italiana che vive in Senegal ha distribuito dei volantini

Pensa che Firenze sia la città in cui può invecchiare con i suoi nipoti?

Come si è sentito quando è venuto a vivere in Italia?

«Era il 1979. Superate le difficoltà linguistiche e la conseguente solitudine ho partecipato alla vita sociale e politica di Firenze quando tutti erano più disponibili ad aiutarsi e a conoscersi. Ora su tutto prevale l’interesse commerciale».

LA REDAZIONE DIRIGENTE prof.ssa E. Pagni, tutor: prof. A. Luigi Spanu, prof. Valerio Adamo. Classe III D. A. Aldini, E. Baldi, F. Becagli, E. Becocci, M. Beragnoli, C. Cerbai, N. Codelupi, L. De Vitto, S. Del Gigia, R. Delcroix, M. Mantechi, M. Fantoni, F.

Frilli, M. Giachi, A. Gigli, F. Landi, N. Lucarini, V. Marcheschi, Marco Minicucci, Massimo Minicucci, N. Parbuono, R. Penco, L. Picchiani, I. Rossi, L. Sani, S. Torrini, R. Vitali, C. Zini. Classe III C. C. Baldini, S. Bisori, F. Bruno, S. Camunici, L.

Capineri, C. Carta, N. Consumi, Correia P. Weslley, T. Doliana, A. Q. De la Cruz, A. Di Donna, S. Di Giovanni, E. Donati, M. J. Espinosa, L. Grattarola, S. Marcelli, G. Natali, L. Poli, L. Rossi, C. Serpa, C. Somigli, S. Manganelli, V.M. Yparraguirre, C. Ughes. Disegno di Riccardo Penco.

L’ANALISI

L’importanza delle parole che usiamo CON QUESTO articolo vorrei invitare i lettori a una riflessione sul significato delle parole. Freud diceva: “E’ impossibile conoscere gli uomini senza conoscere la forza delle parole”. Udiamo tante parole ma conosciamo davvero il loro significato? E’ necessario fermarsi ad analizzare le parole che usiamo tutti i giorni perché forse di alcune di loro non conosciamo il reale significato. La parola tolleranza, per esempio, è molto usata, sia dai politici che dagli insegnanti come sinonimo di accettazione. Consultando il dizionario della lingua italiana si trova infatti che a questa parola corrisponde un “atteggiamento teorico e pratico di rispetto o indulgenza …”. Se consultiamo invece il vocabolario della lingua latina per scoprirne l’etimologia, troviamo una definizione che svela l’ambiguità e la problematicità di questa parola; infatti troviamo: “Tollerare, sopportare un peso, un fardello…”. La parola sottintende quindi un atteggiamento di superiorità nei confronti dei tollerati. Questo significato negativo fu modificato per motivi politici a seguito delle guerre di religione che si susseguirono dopo la riforma protestante del XVI secolo. In questo momento storico questa è una delle parole più importanti perciò è necessario renderne evidente la problematicità. Forse la parola nasconde le reali intenzioni della nostra società.


14 CAMPIONATO GIORNALISMO

VENERDÌ 16 MARZO 2012

Scuola media

Nardi Firenze

Psiche, i colori alati dell’anima Conoscere la nostra parte più nascosta tramite le bellezze della natura L’ANALISI

Adolescente e farfalla Vite parallele? NELLA VITA di una persona il periodo forse più duro e difficile è quello dell’adolescenza che, oltre a riservare molte difficoltà, presenta numerosi cambiamenti. Come la farfalla uscendo dal suo bozzolo scopre un mondo sensazionale, l’adolescente, uscendo dal periodo dell’infanzia, scopre nuovi interessi, amici e sentimenti che segneranno per sempre la sua crescita. Noi ragazzi, per crescere bene, dovremmo formare la nostra personalità attraverso la scuola, luogo in cui viviamo esperienze di socializzazione, apertura alla vita, amicizie nuove; questo come nella farfalla che, uscendo dal bozzolo, deve rafforzarsi dentro e fuori, affrontando i rischi della vita che ogni giorno la metteranno alla prova. Inoltre per noi adolescenti è fondamentale avere un amico, poiché abbiamo bisogno di aiuto, fiducia, conforto e comprensione. Come la farfalla per sopravvivere nell’affascinante mondo in cui vive deve avere un valido appoggio per andare avanti, nonostante la sua vita sia così breve, così noi ragazzi, iniziando questo periodo difficile, scopriamo sentimenti, ideali, passioni che non avevamo mai provato prima, scopriamo un nuovo mondo, perché da piccoli, incoscienti, diventiamo “grandi”: siamo come la farfalla che da bruco diventa uno degli animali più sorprendenti, affacciandosi ad una realtà completamente nuova e diversa da quella che conosceva prima.

COLORI, fantasie e forme stravaganti: questi sono gli elementi che caratterizzano l’immagine pura della farfalla la quale col tempo ha assunto varie simbologie ed è stata citata in alcuni miti importanti e significativi. Una delle figure che più si associa alla farfalla è Psiche, fanciulla bellissima pari alla dea Afrodite e che è stata costretta a trascorrere la sua vita nel mistero. LA PAROLA “psiche” (dal greco “psyché” che vuol dire “anima” ma anche “farfalla” in una sua accezione secondaria) può assumere vari altri significati: soffio, forza vitale e qualcosa che si oppone al corpo. Da ciò si capisce il motivo per cui nelle arti visive e nella scultura ci siano varie rappresentazioni di Psiche con ali di farfalla. DOBBIAMO immaginarci la figura della farfalla come gli occhi spensierati di un bambino che impara a sognare e a crescere attraverso elementi piccoli ma molto

ne e il simbolo del fuoco sfavillante collegato al sole: per le tribù messicane le farfalle sono segno di abbondanza e buon auspicio per le raccolte estive. In Pennsylvania una farfalla che si posa su un albero annuncia la pioggia.

significativi. Allo stesso modo la figura della farfalla è misteriosa a tal punto che sembra quasi voglia nascondere la propria purezza. Il simbolo della farfalla assume valori diversi a seconda delle varie culture dei popoli nel mondo, infatti si va dalle interpretazioni più classiche a quelle più strane e originali. NELLA LETTERATURA inglese famose scrittrici la associano alla femminilità che si fa mani-

festa nelle ragazze che diventano donne; per gli Indiani d’America le farfalle sono mediatrici dei desideri che gli uomini rivolgono al Grande Spirito; in Giappone rappresenta la donna giovane e due farfalle che volano rappresentano la felicità coniugale; in Cina come in altre culture raffigura lo spirito di una persona morta che sale al cielo. IN MESSICO rappresenta uno dei simboli del dio della vegetazio-

NEL CRISTIANESIMO la farfalla, oltre a rappresentare la vita dopo la morte, è la compagna di Gesù bambino. L’ultimo esempio proposto e considerato da noi il più strano è quello che la farfalla può anche simboleggiare la strega: essa è infatti capace di trasformarsi e mutare aspetto. LA FARFALLA è anche simbolo di libertà, leggerezza e voglia di scoprire sempre cose nuove e mondi incantati. Nella farfalla è presente il punto d’incontro tra tempo ed eternità, per questo è considerata un animale molto particolare; in conclusione, una persona dovrebbe essere proprio cieca se, alla vista di una farfalla, non provasse gioia e fanciullesco incanto.

LA CURIOSITÀ GIRIAMO L’ITALIA ALLA SCOPERTA DEI LEPIDOTTERI E DEL LORO HABITAT

Alla ricerca delle “Butterfly House”

RIFUGIO SICURO La “Butterfly House” di Collodi

LA FRAGILE bellezza delle farfalle e la loro metamorfosi ha da sempre affascinato gli uomini divenendo fonte inesauribile d’ispirazione per molti artisti. La distribuzione geografica delle farfalle è strettamente correlata a quella della vegetazione: le farfalle sono in tutto il mondo e non esiste habitat, per quanto inospitale possa sembrare, che non ospiti almeno qualche specie. Alcune farfalle si spingono fino ad 80 gradi di latitudine Nord e fino ad un’altitudine di seimila metri. Ma negli ultimi anni si è verificata la scomparsa di molte specie di farfalle, dovuta a cambiamenti ambientali, inquinamento e distruzione dell’habitat soprattutto a causa del disboscamento delle foreste pluviali: per questo sono state create le Butterfly House, vasti ambienti in cui è ricreato l’habitat ideale per que-

sti insetti. La Casa delle Farfalle a Milano Marittima (in provincia di Ravenna), nei suoi cinquecento metri quadrati di serra climatizzata, ospita moltissime specie di farfalle tropicali: grazie ad un equilibrio tra temperatura ed umidità, viene riprodotto l’ambiente fluviale e l’habitat ideale. La Casa delle Farfalle di Bordano (Udine) propone tre ambienti in cui vivono oltre 100 specie di bellissime farfalle, in cui ogni esemplare può vivere come in libertà nel proprio ambiente naturale; la Collodi Butterfly House, nei pressi del parco di Pinocchio, accoglie numerose specie di farfalle da tutto il mondo. A Firenze un posto magico in cui vedere le farfalle è il “Tè con le Farfalle”, al Giardino dell’Orticultura, dove è possibile servirsi ad un bar mentre le farfalle volano attorno e un biologo risponde alle curiosità.

LA REDAZIONE II A: Alinari Caterina, Anselmi Edoardo, Baldi Ginevra, Baldini Sara, Beni Rebecca, Bomberini Alice, Cacace Chiara, Cambi Maria Vittoria, Carli Leonardo, Conti Ginevra, Coppola Gabriele, De Angelis Sara, Frappi Denise, Gurioli Gaia, Lasagni Letizia, Lo Presti Francesca, Mangani Edilberto, Mobasheri Moayed Sara, Nencioni Aurora, Paggetti Federica, Petracchi

Giovanni, Piccione Martina, Tarchi Thomas, Vecchini Emanuele, Vedovato Ettore. III A: Andrei Martina, Australi Lorenzo, Bellini Riccardo, Bosi Alessandro, Cecchini Sara, Cicione Marta, Di Vincenzo Marco, Favalli Rachele, Guidotti Martina, Innocenti Chiara, Innocenti Tommaso, Lanzetta Francesca, Maccari Greta, Marchini Bernardo, Mazzanti Edo-

ardo, Noto Pietro, Otraschi Lorenzo, Raugei Lapo, Righini Luciano, Sfingi Samuele, Simoncini Caterina, Tesi Ginevra, Titi Costanza, Stefano Vicini. Docenti tutor: prof.sse Sara Ottanelli, Paola Velgi, Silvia Stefanacci. Dirigente scolastico: Vanna Lidia Maria Prencipe.


CAMPIONATO GIORNALISMO 15

VENERDÌ 16 MARZO 2012

Scuola media

Mino da Fiesole Fiesole

Fiesole: sviluppo per l’ambiente Sì alla raccolta differenziata. No all’inquinamento del territorio IL COMUNE di Fiesole ha sempre ritenuto importante il tema dell’ambiente. Sin dall’epoca dei Medici, infatti, Fiesole fu il luogo privilegiato per la costruzione di residenze di villeggiatura. Questa tradizione continuò nel ‘700, quando molti personaggi illustri e famiglie reali scelsero Fiesole per costruirvi abitazioni di lusso. Negli anni ‘60 del Novecento ci furono molte battaglie politiche, anche a livello nazionale, per proteggere il paesaggio dalle speculazioni edilizie. Questo ha permesso a Fiesole di mantenere la sua bellezza, tanto da essere inserita nella recente pubblicazione sui 100 paesaggi rurali più belli d’Italia fatta in occasione dei 150 anni dell’unità. Abbiamo intervistato l’assessore all’ambiente Luciano Orsecci sulle iniziative del comune sulla tutela del territorio. «L’Italia è in difficoltà perchè si producono troppi rifiuti che non vengono riciclati»: ha detto. Il 19 luglio 2010 la raccolta differenziata nel nostro Comune era al

IMPEGNO DI TUTTI La sensibilità ecologica secondo i ragazzi

38%, oggi è al 51%. Per incrementarla il Comune ha effettuato il porta a porta, con la raccolta dei diversi tipi di materiale in giorni stabiliti. Le bottiglie di plastica usate per l’acqua minerale, oltre ad avere un costo per il consumatore, sono anche inquinanti per la produzione, il traspor-

to e il loro smaltimento. Il comune di Fiesole ha installato un fontanello di acqua a Caldine e uno a Compiobbi e presto ne verrà situato uno anche a Fiesole. Per la tutela del territorio il Comune ha chiesto finanziamenti regionali per il ripristino della discarica di Maiano che attualmente

non è piu in uso ma che richiede dei soldi per evitare che il percolato prodotto non inquini il territorio. Il Comune ha anche partecipato ad un progetto europeo per la creazione del “Sentiero degli Scalpellini”, un percorso pedonale che collega Fiesole a Settignano e che permetterà ai turisti di visitare le cave di Brunelleschi passando attraverso la zona del Mensola e Monte Ceceri. Oltre ad essere un’iniziativa turistica, permetterà anche la tutela delle zone. Per quanto riguarda il risparmio energetico purtroppo il Comune non può finanziare il privato che decida di installare un impianto fotovoltaico ma, non avendo fondi sufficienti, sta pensando di affittare i tetti di scuole e di edifici sportivi a società o banche che potrebbero recuperare la spesa dell’impianto attraverso la vendita dell’energia prodotta in eccesso; una volta recuperato l’investimento i tetti tornerebbero al Comune. Molto interessante l’iniziativa “Mi illumino di meno” grazie alla quale la luce degli edifici comunali è stata spenta per un’ ora.

L’INTERVISTA L’ASSESSORE COMUNALE SPIEGA L’IMPORTANZA DEL RICICLAGGIO

Orsecci: «Il porta a porta ha dato i suoi frutti» ABBIAMO incontrato l’assessore all’ambiente, allo sport e al personale del Comune di Fiesole, Luciano Orsecci, e gli abbiamo posto delle domande.

Il Comune ha costruito un fontanello di acqua a Caldine e a Compiobbi, come è nata questa idea?

Da quando lei ricopre l’ incarico di assessore cos’è cambiato?

«Dalla necessità di ridurre l’uso delle bottiglie di plastica che sono molto inquinanti. Ne istalleremo presto una anche a Fiesole».

«Ricopro l’incarico di assessore dal 2009, ma mi è sempre stato a cuore l’ambiente fiesolano. Abbiamo cercato di portare avanti il progetto della raccolta differenziata e il 19 luglio 2010 abbiamo iniziato la raccolta porta a porta, siamo passati dal 38% al 51% di rifiuti riciclati ed ho notato in questi anni il cambiamento di sensibilità rispetto alle tematiche ambientali». Quali sono le persone più sensibili?

RESPONSABILE L’assessore Luciano Orsecci

«I giovani e gli anziani sono in generale i più sensibili a queste tematiche perchè hanno più tempo, mentre gli adulti che sono sempre di corsa fanno meno attenzione».

Qual è la la qualità del nostro acquedotto?

«La qualità del nostro acquedotto è alta e sfrutta l’acqua sorgiva anche se l’impianto non è dei più nuovi». Quanto tempo è necessario invece per smaltire un sacchetto di plastica? E’ diffusa l’abitudine di utilizzare quelli di stoffa?

«Per smaltire un sacchetto di palstica servono molti anni. Per fortuna è abbastanza diffuso l’uso di sacchetti di stoffa o biodegradabili nei superemrcati, ma non è molto frequente invece vedere all’uscita dei negozi persone che li utilizzino».

LA REDAZIONE CLASSE III A: Adamo Marco, Aglietti Elena, Bandelli Noemi, Brilli Virginia, Checcaglini Chiara, Filippini Lapo,Giovannini Giulia, Mazzini Chiara, Nannini Isacco, Olmi Margherita, Paoleschi Chiara, Poggiali Giulia, Santucci Samuele, Sestini Arianna,Tarli Matilde,Tavanti Martina, Valenti Maria Novella, Vozza Marco, Zampieri Saverio, Zebi Giulio,Zoboli Marco. Classe III B: Becherucci Elena, Bonomo Irene, Brunelli Patri-

zia, Buonamici Mattia, Ciapetti Rebecca, Daprà Leonardo, De Luca Corinna, Falciani Tommaso, Gavilli Gaia,Iacomelli Alessia, Innocenti Andrea, Marashi Anton, Martelli Flavio, Niccoli Tommaso, Novelli Leonardo, Pesci Cosimo, Petre Moise, Pieri Francesco, Romano Elisabetta,Truta Wilhelm,Vannetti Irene. Classe III C: Bado Elisa, Bartolomei Mecatti Claudia,Bianchini Indelicato Eugenio, Brierley Chiara Isabel, Brilli Gabriele, Ca-

sini Giovanni, Filippini Anastasia, Fioretti Favà Leonardo, Giomi Andrea, Gori Gabriele,Graziani Giacomo, Kola Matilda, Maccari Anna, Manetti Giovanni, Masini Elisa, Mochi Susanna Maria, Moeini Jazani Rastin, Nesi Alessia, Pedol Emma, Soggiu Laura. Docenti Tutor: Santucci Laura Maria, Sirianni Manuela, Pescatore Sonia. Dirigente scolastica: Lucchesi Maria Giovanna

IL SONDAGGIO

Natura sana Le famiglie rispondono ABBIAMO fatto un sondaggio tra i genitori della nostra scuola sui comportamenti eco sostenibili. Ecco ciò che emerso: l’86% delle famiglie fa la raccolta differenziata e il 74% ritiene di avere sufficienti informazioni, mentre solo il 20% non sa come si fa. Circa il 10% invece non differenzia i rifiuti. La maggior parte delle famiglie (70%) ritiene di avere i cassonetti facilmente accessibili. Dal nostro questionario è emerso che solo il 29% della popolazione controlla che i prodotti provengano da zone vicine evitando l’inquinamento dovuto al trasporto mentre il 67% ci fa attenzione. Solo il 31% delle famiglie controlla che i contenitori dei prodotti acquistati siano riciclabili mentre la maggioranza (63%) non prende in considerazione questo aspetto;metà degli intervistati ha dichiarato di non scegliere prodotti in base alla grandezza degli imballaggi. Dal sondaggio emerge che molti fanno attenzione a non sprecare l’acqua (91%) infatti quasi la totalità delle famiglie cerca di fare la doccia piuttosto che il bagno, fa la lavastoviglie solo a pieno carico e si lava i denti chiudendo il rubinetto. E’emersa molta attenzione da parte dei cittadini del Comune verso il risparmio energetico nelle case (96%) e il 77% della popolazione sarebbe disposto ad investire in impianti eco sostenibili. Possiamo concludere che nelle nostre famiglie c’è una discreta attenzione alle tematiche ambientali.


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CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 20 MARZO 2012

Scuola media

Piero della Francesca Firenze

Tasse: tributi al bene comune I ragazzi si confrontano con fisco, evasione, utilità delle imposte DATI A CONFRONTO

La pressione fiscale in Europa

I DATI ci dicono che la dichiarazione di un ex ministro italiano “Le tasse sono una cosa bellissima” è vera solo in parte. Questa la classifica della pressione fiscale nell’eurozona, cioè l’indicatore percentuale che misura il livello di tassazione medio di uno Stato, tutto ciò deriva da scelte del governo in materia di politica fiscale e dalla situazione economica. In un’indagine che risale al 2009 troviamo al primo posto la Danimarca con il 48,9 % e subito dopo la Svezia con il 46,4 %, seguono l’Italia col 43,5 %, Belgio con 43,2 %, Austria 42,8 % e Francia 41,9 %. Negli ultimi posti della classifica si ha la Slovacchia con il 29,3 % e l’ Irlanda 27,8 %. Altri dati riguardano Lituania 29,9 %, Romania 29,5 %, Lettonia 30,2 % ed Estonia 32,4 %. In Danimarca nonostante la pressione fiscale incida parecchio sugli stipendi dei lavoratori, i cittadini vengono ripagati con ottimi servizi pubblici e soprattutto gratuiti. Invece noi italiani abbiamo notevoli detrazioni sugli stipendi e servizi spesso a pagamento o scadenti. L’Istat, l’ente italiano di statistica, calcola la pressione fiscale come il rapporto tra l’ammontare delle imposte e il PIL. All’ interno delle imposte sono incluse quelle dirette, indirette e le imposte in conto capitale. Dagli ultimi dati però emerge che l’Italia è risalita nella classifica europea facendo degli italiani il popolo più tassato d’Europa.

“LE TASSE sono una cosa bellissima”, questa è la frase di un ex ministro italiano che ha causato una nuova polemica, perché male interpretata. A parer nostro, aveva pienamente ragione: se ognuno versasse allo Stato la quota che deve, sarebbe possibile aiutare tutti quei cittadini che si trovano nel bisogno e fornire loro servizi sociali, sanitari e di ogni altro genere. Le tasse servono per migliorare la qualità della nostra vita collettiva: per migliorare i servizi negli ospedali o per la costruzione di nuove opere. Sono necessarie anche per noi studenti che grazie alle tasse studiamo e lavoriamo in scuole più sicure e moderne. Ma ci sono tante persone che cercano di evitare di pagare le tasse. Molti commercianti non fanno scontrini e ricevute e così facendo non registrano i guadagni delle loro vendite, in questo modo fanno un furto alla collettività. Per non parlare di una buona parte di sportivi, che pur guadagnando tantissimo e vivendo nel lusso, non pagano ciò che dovrebbero.

LA VIGNETTA Cosa pensano i ragazzi dell’evasione. In tutti i sensi

Molti poi, per bisogno, accettano anche occupazioni pagate a nero e così non vedono riconosciuti i loro diritti ma neanche pagano le tasse. Lo Stato, avendo a disposizione meno risorse da destinare ai servizi pubblici, quali l’istruzione, la sanità, i trasporti, è costretto a “ta-

gliare” i costi, facendo mancare nuove opportunità di sviluppo. La colpa di tutto ciò è degli evasori fiscali che non forniscono allo Stato il denaro necessario. Recentemente sta andando in onda in televisione una pubblicità sull’ evasione fiscale che presenta tra i vari parassiti quello della società, ap-

punto l’evasore fiscale. Esiste poi un altro problema gravissimo collegato al lavoro in nero il mancato versamento per le pensioni, per le eventuali malattie e per gli incidenti sul lavoro. L’evasione fiscale e contributiva dimostra, a nostro avviso, un grande egoismo. Le tasse sono una specie di ”cassa comune”, e un bene per i cittadini, con il contributo di ognuno di noi, ogni mese, tutti i servizi della nostra città possono essere attivi al nostro bisogno. Grazie alle tasse se abbiamo bisogno di un’operazione chirurgica molto importante possiamo sottoporci a questo intervento pur non avendo i soldi. Siamo rimasti molto colpiti sapendo che, per esempio i vigili del fuoco, che fanno un lavoro difficile e pericolo non evadono le tasse pur ricevendo uno stipendio non certo esagerato, mentre, sempre per fare un esempio, alcuni calciatori che, in genere, ricevono uno stipendio alto evadono le tasse. A noi questa sembra un’ingiustizia, che ci fa guardare con meno simpatia certi “eroi” dello sport.

UNA GRANDE STORIA SCOPRIAMO L’ATTIVITÀ DELLE FIAMME GIALLE IN DIFESA DEI SOLDI PUBBLICI

Finanza, il segreto di chi controlla da 240 anni

IN AZIONE Alcuni finanzieri durante un’operazione

LE ORIGINI della Guardia di Finanza risalgono al 1774 quando nel regno di Sardegna fu istituito un corpo speciale per la vigilanza finanziaria. Con l’unita d’Italia viene istituito un corpo delle unita doganali per la difesa dello stato. La Guardia di Finanza è il più antico corpo militare dello Stato e si occupa di evasione fiscale, phiscing, cioè la truffa online nota per sottrarre carte di credito e informazioni personali, calamità naturali e iniziative internazionali. Attualmente il corpo ha in organico circa 68000 militari delle varie categorie: ufficiali, ispettori, sovrintendenti, appuntati e finanzieri. Una delle ultime operazioni risale all’8 marzo: è stato arrestato un ex facchino macellatore di 53 anni, che ha accumulato un patrimonio grazie alla ge-

stione di una frode giungendo nel tempo ad acquistare un’azienda agricola con 17 terreni, immobili, auto costose oltre ad avere ben 5 milioni di euro. È il primo caso per cui un evasore fiscale viene ritenuto socialmente pericoloso. Ma quali strumenti utilizzano le Fiamme gialle? “Serpico”, acronimo di servizi per i contribuenti, ma che ricorda il nome di un famoso poliziotto che stanava truffatori, è un computer gigante che processa 22 mila informazioni al secondo per mettere a contrasto redditi, polizze assicurative, informazioni del catasto, del demanio, della motorizzazione e molto altro e trovare cosi gli evasori fiscali. Attualmente si trova a Roma, sino ad adesso il computer ha stanato 518 proprietari di aerei, 42 mila proprietari di yacht tutti ufficialmente indigenti e tutti finiti sotto accertamenti.

LA REDAZIONE ISTITUTO comprensivo Piero della Francesca di Firenze. Classe III B. Redattori: E.Alvitez, E.Balzano, L.Bandinelli, L.Belli, L.Bonacchi, I.Brunetti, D.Carlucci, T.Casantini, M.Martelli, E.Manini, G.Mecherini,

F.Panzani, S.Pratesi, S.Rogai, L.Vecchietti, R.Zagli, M.Coppola, M.Mina, M.Ragazzini. Tutor: prof.essa T.Ducato. classe II B:S. Abazi, N.Acosta, I.Angeli, M.Baldanzi, V.Carraresi, L.Cerza, A.Ciaccheri, A.De Ia-

sio, H.El Fadil, M.Ionita, S.Kamberi, D.Kumorek, A.Landi, M.Lepri, M.Margiotta, A.Mindris, I.Nannoni, C.Nieto, F.Pizzo, S.Rossi, E.stefan, N.Tortelli, G.Tupayachi, L.Turchetti. Tutor prof. F.Bezzi


CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 20 MARZO 2012

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Scuola media

Leonardo da Vinci Lastra a Signa Signa

Noi, i ragazzi rapiti dai miti I modelli preferiti dai giovani? Sono quelli proposti dai mass media “UH, C’È BATMAN in tv !” Ti dice il cuginetto di sei anni. “Stasera gioca il Barça; sono già in agitazione perché vedrò Lionel Messi esibirsi nei suoi numeri d’alta classe!” Dice il tuo compagno di banco fanatico del bel calcio. “L’hai visto l’ultimo film di Johnny Depp? Che fisico! ”Si confidano le ragazze pazze per i bellimbusti di Hollywood. Spesso capita di sentire frasi del genere dagli adolescenti e ti chiedi: ma se questi personaggi non esistessero, cosa farebbero tutti quei giovani i cui occhi si illuminano solo a sentire il nome del proprio idolo? Come sarebbe il loro mondo senza supereroi, attori e attrici, calciatori, veline, cantanti, ballerine, uomini di spettacolo e showgirls; insomma, senza i miti di oggi? Avere un mito non è un bisogno secondario per chi, come noi, è da poco entrato nel mondo dell’ adolescenza: la presenza di una figura di riferimento ci dà una marcia in più per andare avanti nella vita e non rinunciare a inseguire i nostri sogni. Soprattutto nei mo-

LA FORZA DELL’IRONIA Superman riveduto e corretto

menti di sconforto, quando ci sentiamo giù di morale e niente sembra andare per il verso giusto, ci basta pensare al nostro mito o guardarlo mentre si esibisce, che immediatamente l’ umore si risolleva, torna il sorriso e la voglia di darsi da fare per raggiungere i nostri obiettivi. Lui è lì per dirci che

anche noi possiamo farcela, basta concentrare tutte le energie e la volontà verso il traguardo. Ma come sono cambiati i miti di oggi rispetto a quelli delle generazioni che ci hanno preceduto? I nostri genitori e i nostri nonni avevano come modelli personaggi di cui condividevano idee e

pensieri, persone appartenenti al mondo reale, che rappresentavano un esempio di vita, ciò che un giovane avrebbe voluto diventare. Oggi, con la diffusione della televisione, del web e dei mezzi virtuali, sono nati nuovi personaggi, dei modelli perfetti “fabbricati “ dai mass-media: è in questo universo che noi ragazzi cerchiamo i nostri miti. Ma, relegati in questa “realtà parallela”, i nostri eroi rischiano di rimanere idoli ineguagliabili che possiamo solo ammirare nel loro splendore e adorare; nell’impossibilità di diventare come loro, non ci rimane quindi che imitarne l’immagine che ci proiettano: l’abbigliamento, il modo di muoversi, il taglio dei capelli. Consapevoli di quanto il mito sia lontano dalla nostra realtà, irraggiungibile, rimane comunque per noi una figura importante, perché sa darci emozioni straordinarie e indescrivibili, come nessun altro sa fare; con il suo aspetto e le sue azioni rapisce il cuore e… una volta rapiti, non si sfugge dai miti!

L’APPROFONDIMENTO UN QUESTIONARIO PER CAPIRE MEGLIO CHE COSA ATTRAE I GIOVANI

Rihanna e Cristiano Ronaldo, stelle al top

VITA DA STAR La pop-singer Rihanna

PER FARCI un’ idea più precisa sui personaggi preferiti dagli adolescenti e per capire cosa li rende mitici ai loro occhi, abbiamo pensato che la cosa migliore fosse chiedere ai diretti interessati: abbiamo distribuito a tutte le classi terze della nostra scuola un questionario preparato da noi e ne abbiamo analizzato le risposte, che ci sono sembrate interessanti. Per cominciare, il 99 per cento degli intervistati ci ha detto di avere un mito; la maggior parte afferma che si tratta di una persona affascinante, che riesce a distinguersi dalla massa e che primeggia nel suo campo; le altre qualità indicate come determinanti sono il successo e la ricchezza. Nel mondo dello sport, il personaggio più votato è Cristiano Ronaldo, considerato dai ragazzi un calciatore straordinario e dalle ragazze molto attraente.

Altro sportivo molto amato è Stevan Jovetic, considerato un giovane talento. Nella categoria dei cantanti, si contendono il primo posto Rihanna e Marracash, mentre tra gli attori troviamo Chuck Norris, il più votato, poi Raul Bova. Alla domanda: ‘‘Che cosa saresti disposto a fare per incontrarlo?” Più della metà ha risposto che farebbe qualsiasi cosa. Significativa la risposta che abbiamo avuto alla domanda: ‘‘Se facesse qualcosa di scorretto, rimarrebbe comunque il tuo idolo?” La maggioranza ha risposto che un mito rimane tale indipendentemente da come si comporta. Infine, gran parte degli intervistati afferma di averlo scoperto tramite la tv,che si conferma il mezzo attraverso il quale le star costruiscono il proprio successo.

LA REDAZIONE CLASSE III C: Attanasio Paolo, Badii Alessandra, Bagni Alice, Ballerini Carlotta, Benelli Lorenzo, Cafaggi Giacomo, Cecchini Samuele, Chini

Camilla, Cinque Paolo, Del Turco Samantha, Lari Leonardo, Mandarò Leonardo,, Martinelli Emanuele, Masi Andrea, Nannini Lisa, Paparini Sara,

Romeo Samuele, Scerra Paolo, Sciacca Vincenzo, Staderini Fabio, Stivè Sabrina, Vierucci Filippo, Zitouni Fakri. Docente coordinatore: Mottola Tiziana. Dirigente: Cianti Luciano

L’ANALISI

Talento e bellezza mix perfetto DALL’INDAGINE che abbiamo condotto, Rihanna e Cristiano Ronaldo risultano i personaggi preferiti dagli adolescenti del nostro tempo. La cantante Rihanna, classe 1988, rappresenta un mito in particolare per le ragazze: ha debuttato giovanissima, è bella e fa musica coinvolgente e orecchiabile. Non bisogna dimenticare che la sua vita privata non è stata facile; il che rappresenta un ulteriore motivo di ammirazione: la sua infanzia è stata infatti segnata dalla dipendenza da cocaina del padre e dal divorzio dei genitori; a questo si sono aggiunte le violenze subite dall’ex fidanzato. Queste esperienze dolorose non le hanno comunque impedito di conquistare l’Oscar della canzone, il Grammy Award. Nella categoria maschile, il più amato è Cristiano Ronaldo, calciatore portoghese nato nel 1985. Anche lui ha ottenuto riconoscimenti importanti: il Pallone d’Oro, la Scarpa d’Oro e il Fifa World Player. Si tratta senza dubbio di un calciatore eccezionale, ma anche di un ragazzo bellissimo; questo spiega perchè sia adorato anche dalle ragazze, che sono disposte a perdonargli un modo di fare talvolta arrogante e antipatico. Insomma, la bellezza, unita al successo, attrae sia i ragazzi che le ragazze; mentre un brutto carattere non scalfisce l’immagine di un mito, che risulta ancora più amato se nella vita privata ha dovuto affrontare situazioni difficili.


24 CAMPIONATO GIORNALISMO

VENERDÌ 23 MARZO 2012

Scuola media

Poliziano Firenze

“Ansia”: leggere le avvertenze Adolescenti in crisi: un numero che è destinato a crescere RIFLESSIONI

E in un attimo ci toglie il sorriso UNA MATTINA ti svegli e ti accorgi che è notte. Continui a dormire e non vai a scuola. Potrebbe iniziare così, la storia di un adolescente in crisi. Sempre più spesso, camminando per strada, a scuola o in qualsiasi altro luogo, capita di incontrare ragazzi tristi, apparentemente annoiati e incapaci di ridere. E’ colpa di un brutto voto? Di qualcosa di spiacevole? O è’, probabilmente, ANSIA, l’oscuro malessere, “che ci toglie il sorriso?” L’ansia di farci accettare, di mostrarci come non siamo, l’ansia dei risultati, di raggiungere la meta prima e meglio degli altri. Essere adolescenti è difficile ma è ancora più difficile quando ogni giorno vivi con la paura di non farcela, di non arrivare primo. Lo richiede la società. E l’Ansia prende il sopravvento, ci annienta. E dunque il pianto, il malessere, il non riso. Poi un giorno…il sole. E ritrovi le facce dei giorni bui; quelli che ci hanno aiutato, capito e preso per mano: mamma, papà, l’amico di sempre e,perché no, la scuola. E’ difficile, non cadere nella trappola della paura ma ,quando tutto ciò accade, non rimaniamo in silenzio facciamo sentire la nostra voce, diciamo ciò che ci spaventa; parliamone con genitori, amici, insegnanti; chiediamo aiuto senza timore di apparire deboli: ”al di là del muro” qualcuno ascolterà. Una mattina ti svegli e il sole splende più di prima. Potrebbe iniziare così la storia di un adolescente tornato a sorridere.

IN OCCIDENTE, milioni di persone accusano disturbi d’ansia. In prevalenza sono donne, d’età compresa fra i 30 e i 50 anni. Secondo l’Oms entro il 2020, l’ansia/ depressione, sarà la seconda patologia più diffusa al mondo dopo i disturbi vascolari. In Italia, sono circa 12 milioni le persone che soffrono di stress, ansia o depressione: questo vuol dire 1 persona su 4. Tantissimi sono i giovani d’età compresa fra i 9 e i 17 anni; e i numeri sono in continua crescita. Molteplici le cause: prestazioni scolastiche, paura di crescere, “pressioni” da parte dei genitori, lotta tra desiderio di libertà e ricerca di dipendenza… Ma cos’è l’ansia? E’ un’emozione naturale che serve a preparare l’organismo a una prova di qualsiasi genere. Di solito, dopo un attacco d’ansia tutto torna come prima, significa cioè che ci siamo preparati e abbiamo reagito a un evento ben preciso, magari con i sudori freddi, il fiatone o le gambe tremolanti. A volte, però, succede di vi-

vere uno stato d’ansia non legato a stimoli evidenti, ma ad uno stato emotivo interno di preoccupazione. Nei momenti peggiori ci si sente come se il mondo ci crollasse addosso, come se la vita diventasse una catastrofe. ci si sente tristi,deboli, inutili ma anche soli e strani perché gli altri non sono co-

me noi. Si comincia a vivere, come ci ha riferito uno psicologo, sempre preoccupati che possa succedere qualcosa che però non accade. A questo seguono gli attacchi di panico: l’ansia, che è molto forte e intensa, che si manifesta improvvisamente e senza un motivo appa-

rente, può portare una persona a non uscire di casa, se non accompagnata, e a evitare di fare cose di solito normali e piacevoli. Naturalmente, non è pensabile curare questa patologia aspettando, come dicono in tanti, che tutto passi: occorre chiedere aiuto sin dalle prime manifestazioni senza aspettare che la situazione sfugga di mano e condizioni la propria vita perché impossibilitati a fare ciò che si faceva prima. La cura dell’ansia necessita di una terapia psicologica adeguata che permetta di capire le cause e possa dare strumenti per gestire gli attacchi di panico. Fondamentale, quindi, la figura del terapeuta, che serve a insegnare a capire i segnali e cambiare la convinzione sbagliata, che si è creata a partire dal primo attacco di panico, che è una bruttissima esperienza dalla quale non è possibile più venirne fuori. Cosa che non è vera perche se si interviene in modo mirato e tempestivo, sarà possibile superare “la paura della paura”, e quindi, il pensiero negativo, di non farcela più.

LA TESTIMONIANZA I GENITORI RACCONTANO: “QUELLA VOLTA CHE LI ABBIAMO VISTI TREMARE”

Quando a soffrire sul serio, è “nostro figlio” L’ANSIA è un problema molto serio che condiziona la vita sia di chi ne soffre che della sua famiglia. E se il problema riguarda gli adolescenti, tutto diventa più complicato. Per capire cosa si prova quando a soffrire di attacchi d’ansia, è “nostro figlio”, abbiamo chiesto il parere di alcuni genitori. Ci hanno risposto che, all’inizio, vedendo i propri ragazzi stare male, e credendo che il malessere fosse dovuto a normale paura e instabilità emotiva, li hanno incoraggiati e stimolati a pensare “bene”. Quando hanno capito che si

trattava di attacchi di panico, hanno provato una sensazione d’impotenza e sconforto per non saperli aiutare. Rivolgendosi a dei medici

problema serio. Se da un lato tutto ciò gli ha provocato altro sconforto dall’altro essi hanno imparato a capire veramente il disagio e ad aiutare i propri figli a conviverci senza forzature e imposizioni. SENSAZIONE D’IMPOTENZA E’ chiaro, la sensazione più ricorrente per un genitore è Di fronte agli attacchi l’impotenza, per non riuscire a di panico la prima preservare il proprio figlio, da reazione è di sgomento queste forti crisi. Realtà dura da affrontare perché, di fronte alla crisi superata, si è consapevoli specialisti, che gradualmente che l’ansia è sempre lì, dietro hanno spiegato loro la l’angolo. E’ importante non complessità della cosa, hanno tenere né dentro di sé né dentro il proprio figlio quest’apparente scoperto che si trattava di un

sensazione di diversità che, come tante altre cose, appartiene ad un’età difficile come l’adolescenza. Il problema va affrontato a viso

GLI SPECIALISTI Sono disturbi che si possono curare e riuscire a dominare aperto perché l’unica soluzione è riuscire a convivere con l’ansia, sentendola arrivare, assopirla e sentirla andare via.

LA REDAZIONE GUICCIARDINI-POLIZIANO. Dirigente Scolastico: M.L. Simonini; docente tutor: G.L. Aquino. Classe III A, redazione in classe: Apaza Apaza Karen Mishell, Bacci Elisa,

Benelli Giulia, Bini Davide, Cai Xian, Cai Xing Dong, Chen Jessica, Del Guasta Sofia, Di Lauro Zoe, Faiola Lorenzo, Forconi Gregory, Gjondrekaj Enri, Hautmann Ludovi-

co, Huang Guoning, Innocenti Beatrice, Lagman Jayvieron, Pancani Lapo, Parcossi Niccolò, Patilla Sotomayor Pedro, Rausse Silvia, Scalise Jessica, Todaro Margherita, Torrini Giulia, Trenti Alessandro.


CAMPIONATO GIORNALISMO 25

VENERDÌ 23 MARZO 2012

Scuola media

Beato Angelico Firenze

Progetto d’amore per il Brasile Lavorare insieme per la solidarietà fa crescere. La Beato si mette in gioco «PASSAMI la colla!» - «Dove sono i brillantini?» - «Piega quel biglietto!» - «Sono stanchissimo, però so che tutto questo serve a qualcosa!». Avere la consapevolezza di essere utili a qualcuno ci faceva resistere alla fatica e lavorare con il sorriso sulle labbra anche oltre l’orario scolastico. Abbiamo risposto numerosi all’invito della nostra professoressa di arte , rimanendo a scuola molti pomeriggi, creando addobbi,decorando piatti e oggetti di recupero. Siamo così riusciti a realizzare nell’atrio della nostra scuola uno splendido mercatino di Natale. Le famiglie hanno contribuito con gioia all’iniziativa comprando le nostre semplici creazioni, permettendoci di raccogliere fondi per i ragazzi di Salvador Bahia, sostenuti dal progetto Agata Smeralda. La cifra raccolta ha superato le nostre aspettative e ha permesso l’acquisto di materiale didattico di prima necessità per gli studenti di Mata Escura, quartiere con molti disagi. La nostra amicizia con quei ragaz-

VOLONTARI Un momento del lavoro a favore di Agata Smeralda

zi meno fortunati,ma desiderosi di un futuro, va avanti ormai da diversi anni; ciò ci rende orgogliosi perché gli sforzi compiuti si sono trasformati in fatti concreti come la creazione di strutture e attività per i giovani. Siamo stati molto contenti di ricevere la lettera di suor Claudia, mis-

sionaria in Brasile, che ci tiene informati sui progressi compiuti dal Centro Giovanni Paolo II anche grazie al nostro sostegno. Le parole di lei, che riportiamo, ci hanno colpito e commosso: «Non posso dimenticare l’aiuto del vostro Istituto che con le “sue ali” fatte di tante piume dei suoi

alunni, si ricorda ancora dei ragazzi di Mata Escura che si accingono ad iniziare le attività scolastiche di questo nuovo anno. Grazie per il Vostro generoso contributo pervenuto al Progetto Agata Smeralda di Firenze. Sarà di notevole importanza. Nonostante la confusione a causa dello sciopero della Polizia Statale, gli alunni di Mata Escura si sono iscritti numerosi a vari corsi. Sono più di 1870. Noi missionari lottiamo giorno e notte per togliere i bambini e gli adolescenti della strada ed inserirli nel mondo della scuola. Il Centro Giovanni Paolo II rappresenta per molti la vera e unica salvezza. “Grazie, dunque, per la vostra generosità e per l’aiuto che ci date per realizzare questa opera, costruita sulla fede e sulla condivisione. Vi rendano merito la nostra gratificazione e la gioia di tanti bambini e giovani come Voi». Saremmo felici se la nostra iniziativa fosse presa come esempio da altre scuole, perché stando insieme e divertendoci possiamo realizzare progetti grandi e diventare seminatori di speranza.

LA TESTIMONIANZA ABBIAMO INCONTRATO DON WIESLAW OLFIER, ESEMPIO DA SEGUIRE

Un seminatore di speranza nelle favelas L’INCONTRO in classe con don Wieslaw Olfier, vicepresidente del Progetto Agata Smeralda è iniziato con una proiezione di bambini che vivono in contesti molto poveri, ma con volti sorridenti e accoglienti. Don Wieslaw che è originario della Polonia ed è stato per sei anni parroco della chiesa di San Donato in Polverosa, che si trova nella nostra zona di Novoli, ha vissuto cinque anni in Brasile, a Salvador Bahia come missionario del Progetto di solidarietà. Ci ha colpito la forte disuguaglianza sociale e il contrasto esistente nelle diverse zone della città bahiana. Chi abita nelle favelas è estremamente povero. IN CLASSE Don Wieslaw Olfier con i ragazzi della “Beato”

I PERICOLI maggiori colpiscono i giovani che si uniscono in bande di trafficanti di droga che

mettono in atto vere e proprie guerriglie notturne, tanto che ogni fine settimana muoiono per ferite di arma da fuoco una trentina di giovani. Spesso questi ragazzi sono assoldati fin da bambini e usati per lo spaccio perché troppo piccoli per essere arrestati. In seguito viene fatta provare loro la droga, così uscire dalla dipendenza diventa impossibile. È IMPORTANTE dare a questi giovani delle nuove opportunità di studio e di lavoro così da tenerli lontani dalla strada. È proprio ciò che il Progetto Agata Smeralda si prefigge. Don Wieslaw ci ha fatto riflettere sulla speranza e sui sogni che questi giovani hanno nonostante le tante difficoltà: «Nel donare in realtà si riceve molto di più»: dice lui.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Elena Abbamondi, Alessandro Alfaroli,Matteo Bassi, Lorenzo Braccini, Lorenzo Cardillo, Francesca Celima, Tommaso Compagnino, Filippo Corrieri, Giulia Cozzani, Alisia

D’augello, Mattia Del favero,Alessia Fazio, Samuele Frassinetti, Claudia Frosecchi, Elisa Greori, Ethan Lara, Alessandro Masini, Valentina Modica, Matteo Monzali, Tommaso Polidori, Francesca Ranieri, Marta Ronconi,

Klaudia Sulejmani e Carlo Terranova (classe III C). Il dirigente scolastico è la dottoressa Eda Bruni e l’insegnante tutor è la professoressa Serenella Ferretti e a curare la grafica la professoressa Emanuela Severini.

APPROFONDIAMO

Agata Smeralda Obiettivo rinnovamento IL PROGETTO Agata Smeralda nasce a Firenze 20 anni fa da un’idea e dall’amicizia del professore Mauro Barsi e del Cardinale Lucas Moreira Neves, allora arcivescovo di Salvador Bahia. Prende il nome dalla prima bambina abbandonata nella pila della chiesa dello “Spedale degli Innocenti” di Firenze il 5 febbraio 1445. Alla piccola Agata, oltre al nome del santo del giorno, viene dato anche quello di una pietra preziosa a indicare l’importanza del dono della vita. Il Progetto è cominciato con il sostegno a distanza dei bambini e dei ragazzi di Salvador Bahia, la capitale dello stato della Bahia sulla costa nord-orientale del Brasile. Dal 2001 l’associazione ha iniziato ulteriori collaborazioni in altre parti del mondo: Albania, Congo, Kenya, Costa d’Avorio, Nigeria, Sri Lanka, India, Gerusalemme, Haiti. Il Progetto, sostenuto attraverso le adozioni a distanza e con progetti di solidarietà, garantisce ai bambini assistiti e alle loro famiglie istruzione, vitto e cure mediche. Grazie al lavoro instancabile dei missionari molti giovani cresciuti all’interno del Progetto sono avviati nel mondo del lavoro attraverso laboratori professionali che offrono anche una formazione per le famiglie a livello igienico, sanitario e pedagogico. In questo modo i bambini possono vivere e crescere liberi nella loro terra per essere domani protagonisti della storia del loro Paese.


10 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 27 MARZO 2012

Scuola media

Maltoni Pontassieve

Adolescenti, istruzioni per l’uso Alcol, fumo, droga, mode giovanili: teniamoci stretta la sicurezza APPROFONDIMENTO

L’importanza di osservare le regole MOLTE persone pensano che le parole “rischio” e “pericolo” abbiano lo stesso significato, ma non è così. Non esisterebbe nemmeno il detto “a tuo rischio e pericolo” se questi vocaboli fossero sinonimi. In realtà “pericolo” è la proprietà di un qualcosa (sostanza, attrezzatura, procedura di lavoro) potenzialmente in grado di causare danni; mentre “rischio” è legato alla probabilità che si verifichino danni in una situazione pericolosa. Facciamo un esempio: le scale sono un pericolo di per sé, ma se le scendo di corsa, o se magari spingo un mio compagno per scherzo, o se manca la striscia antiscivolo, il rischio di avere un danno aumenta.Quindi una corretta valutazione e previsione del rischio consentono di prendere provvedimenti per salvaguardare la propria persona e gli altri. Abbiamo trovato queste definizioni all’interno del decreto legislativo n. 81/08 che si occupa di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e abbiamo osservato le parole più ricorrenti. A antincendio, allarme; B barella; C cautela; D danno, dispositivo di protezione; E emergenza, evacuazione; F formazione; G gestione sistema sicurezza; H handicap; I informazione, idrante, infortunio; L luci di emergenza; M misura, malattia; N nocivo; O organizzazione primo soccorso; P pericolo, prevenzione, probabilità; Q quadro elettrico; R rischio; S salute; T tutela; U uscita di sicurezza; V valutazione dei rischi, via di fuga; Z zona sicura.

QUEST’ANNO a scuola abbiamo fatto un percorso dedicato alla sicurezza, in tutti gli ambiti. Si sono tenuti diversi incontri con la Questura di Firenze, con i carabinieri di Pontassieve e con un giudice sul tema dei comportamenti a rischio diffusi tra i giovani, aspetto che ci riguarda da vicino. Partendo da un discorso più generale sul tempo libero, siamo arrivati a parlare dei pericoli che possiamo correre durante il nostro tempo di svago. Infatti esso può essere divertimento come può essere rischio, sia piccolo che estremo. Ci siamo focalizzati su alcuni comportamenti a rischio più frequenti quali assunzione di droghe, alcol, fumo, atti di bullismo e cyberbullismo, e ci siamo posti degli interrogativi, nati dalla discussione fra noi ragazzi. Siamo sicuri che chi beve, si droga o fa il bullo sia “sicuramente” un adolescente a disagio, prepotente, emarginato o educato male? No, può essere solo un ragazzo che vuole sperimentare nuove sensazioni o che si vuole integrare in un gruppo per farsi accettare,oppure che ha ricevuto un’eccessiva libertà o un’educazio-

ne troppo oppressiva da parte della famiglia. E’ per questo che è importante sviluppare in noi ragazzi la consapevolezza e l’informazione, per non correre rischi inutili, a causa di un’eccessiva superficialità. Siamo sicuri che “il vino fa buon sangue”, “il vino riscalda”, come dice la saggezza popolare? No, ci siamo informati e abbiamo

dedotto che l’alcol è tossico e provoca dipendenza, soprattutto se assunto in grande quantità o prima dei 18 anni, perché il nostro corpo non ha ancora gli enzimi necessari per metabolizzarlo. In Italia, purtroppo, sono presenti i bevitori più giovani. Per quanto riguarda il detto “l’alcol riscalda” è vero in parte, perché ha un effet-

to apparentemente benefico solo momentaneo, ma quando esso svanisce, per tornare alla normalità, è necessario assumere altro alcol, che finisce per creare dipendenza. L’alcol è pericoloso soprattutto se assunto prima di guidare, poiché spesso causa perdita di equilibrio,riduzione del campo visivo e una minore percezione dei rischi e dei pericoli. Le ragazze poi sono più sensibili agli effetti negativi dell’abuso di alcol,in quanto la quantità che può essere metabolizzato è quattro volte inferiore a quella di un uomo. Siamo sicuri che il senso di fatalismo all’italiana racchiuso nelle frasi “Un bicchiere, cosa vuoi che sia? A me non capiterà mai! Per questa volta e basta!” non sia un ostacolo alla nostra sicurezza? Certo che sì, è proprio questa errata percezione del rischio che ci rende più vulnerabili. Noi giovani ci dovremmo convincere che è necessario non sottovalutare i pericoli e non considerare la prudenza un eccesso di perbenismo, ma uno strumento per salvaguardare la nostra vita!

L’INTERVISTA INCONTRIAMO LA RESPONSABILE DELL’UFFICIO MINORI DELLA QUESTURA DI FIRENZE

Prevenzione: la parola agli esperti della polizia DOPO L’INCONTRO a scuola con la dottoressa Nadia Giannattasio sul tema “tempo libero e sicurezza”, l’abbiamo intervistata.

«Sì, mette a contatto con la violenza e la sofferenza.La legge è un prodotto umano e come tale non è infallibile, ma è l’unico modo per avvicinarsi alla giustizia». Che tipo di problematiche presentano i giovani a rischio?

Cosa l’ha portata a fare questo lavoro?

«Mi interessavano sia la funzione investigativa che l’idea di una professione di aiuto». Che studi si devono seguire?

«Studi Giuridici, ma sono anche utili studi di psicologia e sociologia per comprendere gli altri, per interagire con le vittime di un reato, per conoscere meglio se stessi e fronteggiare situazioni di stress».

«Il rischio nasce quando si supera il limite della sperimentazione mettendo in pericolo sé stessi e gli altri. I comportamenti a rischio riguardano abuso di alcol e droghe, atteggiamenti aggressivi e atti di vandalismo. L’età fra 16 e 18 anni è quella più propensa alle trasgressioni». Qual è il confine tra uno scherzo pesante e un reato?

Le piace questo lavoro?

VALORI Osservare le regole: la prima difesa di tutti

«Sì, integra molti tipi di attività: investigazione,analisi dei fenomeni che coinvolgono minori e fasce vulnerabili, prevenzione e formazione.in particolare mi piace il contatto con i cittadini,con i giovani e il mondo della scuola». E’ un lavoro difficile?

«Uno scherzo è tale solo se è condiviso dal destinatario e non lede la sua dignità né provoca alcun danno o sofferenza». Quali sono le difficoltà a rapportarsi con un adolescente?

«Conciliare autorevolezza e dialogo».

LA REDAZIONE SCUOLA media Maria Maltoni, classe III D, Pontassieve. La pagina é stata realizzata dagli studenti; Bulli Elisa, Donatini Niccolò, Galbusera Giulia, Giorgi Lucia, Giorgi Sofia, Limaj Serena, Masini Marco,

Massini Beatrice, Mazzoni Bianca, Morandi Marco, Mugnai Samuele, Parenti Margherita, Parrini Erica, Pignalosa Ginevra Maria, Poggiolini Sergio, Pratesi Vassja, Sagliocco Antonio, Stetka Elia, Tanini Te-

resa, Terenzi Lapo, Toci Giulia, Trovato Simone, Von Samsonow Wladimir, Yacus Niccolò, Yang Cosimo. Il dirigente scolastico: Tiziana Torri. Docenti tutor: Maria Francesca Lanzara, Marina Quinzani.


CAMPIONATO GIORNALISMO 11

MARTEDÌ 27 MARZO 2012

Scuola media

San Giuseppe dell’Apparizione Firenze

Dantesca, 120 anni portati bene La Società è il più prestigioso centro studi sul Sommo Poeta FONDATA nel 1888 da alcuni dei più bei nomi della cultura italiana come Giosuè Carducci, Isidoro Del Lungo, Pasquale Villari, Guido Mazzoni per la promozione scientifica dell’opera dell’Alighieri, la Società Dantesca Italiana è il più importante centro studi sul Sommo Poeta. «E’ nata-spiega la dott. Giovanna Puletti che si occupa della Bibliografia Internazionale Dantescaper diffondere l’amore e la conoscenza di Dante, da un punto di vista scientifico ma anche più divulgativo». L’obiettivo era quello di giungere ad un testo critico della Commedia e delle sue opere minori e anche di pubblicare un “Bullettino” (oggi sostituito dalla rivista “Studi Danteschi”) per descrivere l’attività della Società e segnalare le più importanti pubblicazioni sull’argomento. La Dantesca, inoltre, vanta una biblioteca specialistica, ricca di volumi anche rari (del ‘400 e ‘500) e di microfilm dei manoscritti danteschi, aperta al pubblico. Inoltre, uno dei suoi compiti è sempre stato quello di stilare una bibliogra-

LA VISITA Gli alunni della classe III alla Società Dantesca Italiana

fia delle pubblicazioni dantesche prima come rassegna bibliografica in ogni numero degli “Studi Danteschi”, poi, dal 1984 e fino al 1999, come progetto cofinanziato dal Ministero per l’Università e la Ricerca e pubblicato come volume monografico della stessa rivista. La bibliografia è disponibile

anche online. Più recentemente è stato allestito il sito www.leggeredante.it, relativo ad un progetto iniziato nel 2005 quando la Società ha dato vita alla rassegna Leggere Dante–Voci per il Poeta, ideata e sostenuta con passione dal professor Francesco Mazzoni, a lungo presi-

dente della Società, per diffondere l’opera del Poeta attraverso performances realizzate da grandi figure del teatro italiano e ispirate non solo alla Commedia ma anche alle opere minori. L’iniziativa, nel 2008, ha dato inizio al Premio Francesco Mazzoni, in ricordo del grande studioso. «Conoscere e studiare Dante — ha aggiunto Puletti — è l’occasione per incontrare un’esperienza umana e letteraria che ha tanto da dire al cuore di ognuno». Le sue riflessioni sulle grandi questioni etiche (libertà, giustizia) e politiche (lo Stato, la Chiesa, l’individuo) continuano ad avere uno stretto rapporto con i temi del dibattito attuale. E’ questa libertà di pensiero e di parola che oggi tanto disturba chi persegue solo il “politicamente corretto” (si veda la recente polemica sull’insegnamento a scuola di alcune terzine della Commedia). La pubblicazione a breve dell’Edizione Nazionale della Vita Nuova e della Questio de aqua et terra tra i principali progetti della Società, in attesa delle iniziative in vista del 750˚ della nascita di Dante nel 2015.

IL GRANDE LETTERATO STUDIÒ LE OPERE DELL’ALIGHIERI. MA I “FIORENTINI” NON LO AMAVANO

Giovanni Pascoli critico della Divina Commedia

AUTOGRAFO Ringraziamento di Pascoli alla “Dantesca”

GIOVANNI PASCOLI, di cui ricorre il centenario della morte, si distinse anche per i suoi scritti danteschi: Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La mirabile visione (1902) cui è stata aggiunta postuma, ad opera della sorella Maria, la raccolta di Conferenze e studi danteschi. Nella rassegna Leggere Dante del 2011 (visibile nel sito www.leggeredante.it) il professor Riccardo Bruscagli e l’attrice Sonia Bergamasco hanno rispettivamente introdotto e interpretato Pascoli dantista. Emerge la figura di un uomo che si accostò all’opera del Sommo Poeta non solo da studioso e critico, ma soprattutto da poeta che ha “visto nel pensiero di Dante”. Si chiedeva: «Conoscere e descrivere la sua mente sarà mai possibile?». La poesia

dell’Alighieri rappresentò un’esperienza con la quale paragonare sé e la propria opera poetica: il Pascoli, come chiunque si accosti all’opera dantesca, in Dante cerca se stesso. In verità, non ebbe inizialmente grande fortuna: gli studiosi del tempo, in particolare i fiorentini della Società Dantesca, furono abbastanza ostili sia nella brevità che nella durezza delle loro recensioni. E Pascoli rispose: «Sarà tutta colpa mia? Forse sarà colpa anche di codesto ambiente fiorentino, pieno di frasi fatte e di partiti presi». Il poeta fu invitato nel dicembre del 1902 a Firenze dalla Società Dantesca Italiana a tenere una Prolusione al Paradiso e nel giugno del 1904 fu insignito della medaglia della Dantesca, un riconoscimento che tuttora viene dato a chi si è distinto nello studio dell’Alighieri.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della classe III Lorenzo Bardelli, Alessandro Boscherini, Maria Elisabetta Carrai, Valeria Cartoni, Lorenzo Ceccato, Gae Fattini Fellini, Andrea Fusi, Valentina Giorget-

ti, Virginia Groppi, Niccolò Lisoni, Giulio Loreto, Andrea Mucci, Lorenzo Nappo, Rebecca Nardone, Piergiorgio Neri, Bianca Paccosi, Jacopo Palli, Matteo Paolanti, Lucrezia Paoletti, Teresa Rossi, Simone Schi-

rano, Benedetta Scionti, Matteo Sunseri, Vieri Suppi, Rachele Tirelli, Filippo Urciuolo. Gli insegnanti tutor sono le professoresse Lucia Rossi e Maria Serena Mercati. Dirigente scolastico: Lucia Rossi.

LA STORIA

Da Palazzo Vecchio al Palagio dell’Arte della Lana LA SOCIETÀ Dantesca Italiana ha sede nel Palagio dell’Arte della Lana, in via Arte della Lana, nel cuore di Firenze. L’inaugurazione ufficiale è del 1905 alla presenza della regina Margherita. In realtà la Società nacque a Firenze il 31 luglio del 1888 in Palazzo Vecchio, nella Sala Leone X, e il primo presidente provvisorio, poi onorario, fu il marchese Pietro Torrigiani, sindaco di Firenze. Grandi nomi della cultura italiana, tra i quali Guido Mazzoni, Pasquale Villari, Isidoro Del Lungo e Giosuè Carducci, erano tra i fondatori. Al primo periodo di attività risale l’allestimento di una Biblioteca specializzata, nel tempo arricchita dal dono di collezioni prestigiose. Nell’attesa della sede definitiva, nel Palagio, i libri e gli uffici furono ospitati temporaneamente presso l’Accademia della Crusca. Nel tempo, la Società è riuscita a porre le fondamenta non solo dei moderni studi su Dante, ma anche della filologia italiana e dello studio della tradizione e della poesia medievale. Nel dopoguerra i vari presidenti della Società che si sono succeduti, tra i quali Mario Casella, Gianfranco Contini e Francesco Mazzoni, sulla scia dei predecessori, hanno portato quasi a compimento l’Edizione Nazionale delle Opere di Dante. Oggi è possibile consultare: www.dantesca.it, sito ufficiale della Società, www. danteonline.it, sito scientifico dove si trovano le opere dantesche e www.leggeredante.it.


12 CAMPIONATO GIORNALISMO

VENERDÌ 30 MARZO 2012

Scuola media

Gramsci Firenze

La vita a tempo di musica Considerazioni sul legame indissolubile che unisce i giovani al ritmo TENDENZE

Giovani Generazione “X Factor” I TALENT SHOW sono programmi televisivi il cui scopo è scoprire nuovi talenti da lanciare sulla scena musicale. Il termine talent show significa letteralmente esibizione del talento: una giuria decide chi, tra coloro in gara, può andare avanti e chi, invece, è costretto a lasciare il programma; a volte il pubblico a casa, telefonando, esprime il proprio parere che può essere determinante per la salvezza o l’eliminazione del concorrente. E’ inutile dire che spesso la tecnica e la bravura del cantante passano in secondo piano a vantaggio di elementi come l’avvenenza o la simpatia. American Idol, The X Factor, Britain’s Got Talent e America’s Got Talent sono alcuni dei Talent Show più rinomati, visti in tutto il mondo. In Italia i più famosi sono X-Factor, Amici, Io canto e Italia’s got talent. La vittoria o a volte anche solo la partecipazione a questi show assicura fama e successo. Cantanti come Marco Carta e Emma, che quest’anno ha vinto il Festival di Sanremo, Noemi e Marco Mengoni hanno partecipato ai Talent. I giovani musicisti farebbero pazzie pur di apparire in uno di questi programmi televisivi che permettono a perfetti sconosciuti di passare in poco tempo dall’anonimato alla notorietà. Ma se non si possiede un vero talento non è facile mantenere nel tempo il successo. Di tutti i personaggi che sono passati per i talent show, quanti saranno ricordati fra qualche anno?

«NON POSSIAMO immaginare un mondo senza musica, essa è un modo di evadere dalla vita di tutti i giorni in un mondo personale dove dare forma alla propria immaginazione ed esprimere le proprie emozioni». Questa è la definizione di musica data dai noi giovani. La musica è antichissima, nasce con l’uomo. Non c’è stata civiltà che non abbia definito un proprio sistema musicale. E ci accompagna per tutta la vita, da quando siamo nella pancia della mamma a quando diventiamo vecchi. Tutto è musica. Viviamo continuamente circondati da suoni, anche da quelli del nostro corpo: il battito cardiaco, il respiro, la voce. L’adolescenza è il momento più importante della crescita, quello in cui la personalità dell’individuo cambia e si forma. La musica accompagna questo cambiamento e, per la maggior parte di noi adolescenti, rappresenta il modo di dare espressione ai nostri sentimenti, di condividere con gli altri una passione identificando con essa il gruppo cui si appartiene.

IL DISEGNO Il lavoro è stato realizzato da Chadi Arague

Pop o rock, rap o metal: i gusti musicali sono vari e radicali. E intorno ad essi formiamo le nostre amicizie, ci scambiamo pareri, informazioni, giudizi sui nostri cantanti preferiti, impariamo le loro canzoni a memoria. Mtv, la nota emittente musicale, ha condotto tempo fa un esperi-

mento: ottocento ragazzi tra i 14 e i 20 anni sono stati privati della musica per un mese e i risultati sono stati sconcertanti. Alcuni ragazzi sono entrati in depressione, altri hanno avuto crisi di panico e altri ancora sono ingrassati perché hanno colmato il vuoto della musica mangiando senza soluzio-

ne di continuità. La conclusione è che i giovani senza musica sono più deboli e insicuri. Infatti, che tu sia felice, triste, allegro o malinconico, la musica è un’amica fedele, la tua compagna, portavoce dei tuoi stati d’animo e consolatrice. E ogni momento della giornata è buono per ascoltarla, con l’ipod o il cellulare, alla radio o guardando i video musicali sul computer e in televisione. Spesso le nostre scelte musicali sono dettate dalla moda e dalla pubblicità, spesso i cantanti ci influenzano con il loro modo di vestire e di parlare e gli esempi che ci danno non sempre sono positivi. Amy Winehouse una delle voci più belle del panorama musicale degli ultimi anni si è spenta a soli 27 anni consumando la sua giovane vita tra alcool e droga. La musica è passione, vita, rabbia e forza tutto insieme: una canzone può racchiudere una miriade di sentimenti diversi. La musica insomma racconta come nient’altro noi giovani, spiega chi siamo e che cosa stiamo vivendo. E davvero non potremmo immaginare la nostra vita senza.

IERI E OGGI L’EVOLUZIONE DEL SUPPORTO MUSICALE DAGLI ANNI ’50 AI NOSTRI GIORNI

Al passo con le novità: dal vinile all’Ipod

AMARCORD Un juke box nella serie televisiva ‘Happy days’

NEGLI ANNI ’50 la musica si ascoltava tramite i dischi e la radio. I primi dischi furono a microincisione, in plastica o in gommalacca, chiamati 78 giri. Si passò poi ai 33 giri e in seguito ai 45 giri con un disco realizzato in vinile. Quest’ultimo poteva arrivare a contenere una registrazione di 30 minuti per facciata e veniva suonato con il giradischi: alla fine di ogni lato ci si alzava e si girava il disco. Una bella seccatura! In molti locali pubblici dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ’60 si trovavano i jukebox: macchine che riproducevano canzoni scelte dalla lista di dischi, tramite una tastiera. Oggi sono oggetti di arredamento molto ricercati. Negli anni ‘70 si diffonde la musicassetta e i giovani ascoltano la musica mentre camminano con il loro Walkman. Gli anni ’90 vedono la comparsa sul mercato del Compact Disc e dei lettori

CD con una definizione del suono mai avuta prima. NEGLI ULTIMI venti anni il cambiamento è stato vorticoso, una vera e propria rivoluzione. Il supporto musicale è scomparso, la musica è diventata liquida, si scarica dal computer e si ascolta su apparecchi all’avanguardia, sempre più piccoli, come gli Iphone, Ipod e mp3 player. Si è perso il piacere di avere tra le mani l’oggetto della musica: il disco, la cassetta, il cd. Anche le copertine dei dischi, un tempo veri capolavori di Pop Art, hanno perso importanza. I vinili sono ormai roba da collezionisti che frequentano negozi vintage a caccia di qualche buon affare e la collezione di musicassette è finita in soffitta. Chissà di questo passo dove ci porterà la tecnologia!?!

LA REDAZIONE LA REDAZIONE è composta da: Chiara Alinari, Filippo Andaloro, Chadi Arague, Redion Arapi, Cristina Bertini, Stolie Berliu, Matteo Buffolino, Adamo Cicco, Eleonora Fava, Emilian Ferko, Simone Geri, Cosimo

Gallicchio, Leonardo Giovannozzi, Nuredin Haliti, Matteo Lanni Cappelli, Giulio Lisi, Luca Massai, Rachele Porri,Lorenzo Prosperi, Bianca Putrino, Francesca Ricci, Marta Storchi, Camilla Talozzi, Lorenzo

Terrosi, Matilde Zoppi Tutor: professoressa Cristina Leccese, professor Emidio Di Maio. Dirigente scolastico: Stefano Pagni Fedi


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

VENERDÌ 30 MARZO 2012

Scuola media

Istituto Salesiano Firenze

La scuola si tinge di tanti colori La presenza nei banchi degli alunni stranieri tra vantaggi e difficoltà LA SOCIETÀ multietnica è un sistema sociale in cui convivono soggetti con identità etniche diverse: con ciò si intende l’appartenenza consapevole a un gruppo che condivide uno spazio geografico di provenienza, una comune discendenza, una cultura condivisa, siano essi reali o socialmente costruiti. «La scuola italiana si tinge di tanti colori e di tanti nomi»: hanno affermato alcuni alunni di una scuola primaria di Firenze: Afiz, Dimitriescu, Wladimir. Sono i bambini immigrati provenienti da oltre 190 nazioni, di sedici religioni. Sono sudamericani, asiatici, africani, europei dell’Est. Ognuno ha la sua lingua, la sua religione, le sue tradizioni, le sue ricorrenze. Queste esigenze devono trovare adeguato riconoscimento nella scuola italiana. Le esperienze scolastiche rilevate in province con alta percentuale di alunni non italiani (Milano, Torino, Bergamo, Brescia), dimostrano le difficoltà di inserimento e di integrazione incontrate dagli

studenti stranieri anche in materie che non richiedono competenze approfondite d’italiano; da qui il fenomeno della dispersione (insuccessi ripetuti e abbandono). E’ auspicabile che la scuola pubblica introduca tutti gli strumenti e le nuove tecnologie informatiche utili per trasformare l’informazio-

ne in un contenuto organizzativo. In questo contesto le istituzioni scolastiche italiane si presentano poco preparate ad accogliere ed integrare le nuove “reclute”, che hanno bisogno di un sostegno culturale e psicologico per inserirsi nel nuovo mondo culturale e nel nuovo sistema di comunicazione

che abbraccia scuola e società. A tale scopo indispensabili sono i mediatori culturali, che gestiscono e coordinano i flussi e i significati di comunicazione tra i bambini stranieri, i loro genitori e la scuola. È necessario che i docenti dispongano di una formazione specifica ed aggiornata nel campo dell’insegnamento ai bambini stranieri e che le classi siano formate da un limitato numero di alunni. Importante è domandarsi come la scuola italiana si pone di fronte a temi come il bilinguismo e l’integrazione, oppure come viene programmato dai docenti l’insegnamento/apprendimento dell’italiano come L/2. Assume rilevanza anche l’attenzione che la scuola dà alla relazione con la famiglia immigrata e quindi a favorire il processo di integrazione e il successo scolastico. Se la scuola italiana sarà aperta e disponibile alle esigenze delle diversità, dell’innovazione e dell’integrazione potrà contribuire a realizzare concretamente quelle tre parole chiave presentate nel XIV Rapporto Immigrazione: “programmare, accogliere, integrare”.

LA STATISTICA PUBBLICATO DAL MINISTERO IL RAPPORTO SULLA SITUAZIONE NEL NOSTRO PAESE

Le classi sono sempre più multietniche IL RAPPORTO elaborato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, fotografa gli allievi italiani e pone la base di un progetto di politiche educative volte alle trasformazioni della scuola italiana, che per la prima volta dedica un’attenzione maggiore agli studenti delle superiori. I dati dell’anno scolastico 2010-2011 rivelano che gli alunni non italiani sono 711.064. I gruppi più numerosi sono rumeni, albanesi e marocchini e minoranze della Moldavia e dell’India. La Lombardia è la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana

(173.051); seguono il Veneto (84.914), l’Emilia Romagna (82.634), il Piemonte (68.070) e il Lazio (67.476). Le province con il maggior numero di alunni stra-

nieri sono Milano (64.934), Roma (52.599), Torino (33.920), Brescia (30.605) e Bergamo (20.961). Per la percentuale, invece, risaltano: Piacenza (18,1%),

Prato (18%), Mantova (17,8%), Asti (16,1%) e Reggio Emilia (16%). Il rapporto prosegue con l’analisi della realtà degli studenti con cittadinanza non italiana nelle scuole superiori. I ragazzi stranieri nelle secondarie di secondo grado sono 153.513: la maggior parte (40,4%) frequenta gli istituti professionali; solo il 18,7% sceglie i licei. Dai dati emerge che progredendo nei vari livelli di istruzione, questi alunni incontrano maggiori problemi a essere promossi o saltano un anno: il 18,2% nella scuola primaria, il 47,9% nella scuola secondaria di primo grado e il 70,6% nelle superiori. Però si rileva anche che la situazione sta migliorando.

LA REDAZIONE DIRIGENTE Scolastico: Sergio Bugada. Tutors: Prof.sse Lisa Gallori e Cristiana Giovanetti. Allievi: Balò Cosimo, Balsimelli Tommaso, Bernardini Giulia, Berchielli Gaia, Bönan Edoardo, Calabrò Silvia, Cecche-

rini Ginevra, Ciuffi Eleonora, Conti Cosimo, Dal Dosso Olivia, Galli Carlo Alberto, Gardini Eleonora, Gourmelen Terence, Imburgia Massimo, Kang Yejin, Khodin Dmytro, Lelli Valentina, Lisi Alberto,

Magazzù Raul, Marilli Edoardo, Musiari Yuri, Naldoni Matteo, Paszkoski Elisabetta, Reali Edoardo, Serna Marlin, Solms Afonso, Sullo Naima, Vaggi Chiara, Wanika Anupa, Wannheden Caroline.

L’ESEMPIO

La nostra III B Un modello che funziona UN ESEMPIO di classe multietnica è la nostra, la III B dell’Istituto Salesiano di Firenze. Quasi la metà degli alunni è nato all’estero o ha provenienza straniera. Una parte di noi ha origini miste: madre italiana e padre straniero o viceversa. La maggior parte delle famiglie si è trasferita in Italia per motivi di lavoro o semplicemente ha scelto il nostro paese perché uno dei due genitori è italiano. La nostra classe può essere considerata un esempio positivo di integrazione di studenti di origini diverse (Corea del Sud, Svezia, Africa, Sri Lanka ecc.). Questo aspetto ci rende ancora più uniti perché ci regala la possibilità di entrare in contatto con altre culture. Dopo aver effettuato un sondaggio nella nostra scuola secondaria di primo grado (130 alunni), è emerso che il 18,4% ha genitori di origine straniera ma è nato in Italia, il 9,2% è nato all’estero. Il 96,1% del campione scelto pensa che sia un vantaggio stare in una classe multietnica: conosciamo ragazzi di altri paesi (78,4%); possiamo confrontarci con usi e costumi di altre culture (58,4%); abbandoniamo i pregiudizi (86,1%); sperimentiamo ogni giorno che le differenze sono un arricchimento personale (63,8%); entriamo in contatto con nuove lingue (88,4%). Lo sappiamo, siamo un’eccezione nella nostra scuola, ma così non è altrove e noi ci riteniamo fortunati, perché eccezione significa fuori dal comune, esattamente come eccezionale, o eccellente.


12 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 3 APRILE 2012

Scuola media

Arrigo da Settimello Calenzano

Insieme per superare le barriere Incontri a più voci nella “Comenius Week”: un’esperienza di cooperazione I PRECEDENTI

Protagonisti nel sostegno a distanza NELLA NOSTRA scuola abbiamo da vari anni dei legami con l’Africa, in particolare con l’Etiopia, attraverso il CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia), un’organizzazione non governativa che si batte per promuovere il riconoscimento del bambino come persona e difenderne ovunque i diritti fondamentali. Attualmente il CIAI lavora in vari Paesi disagiati economicamente e socialmente, spesso scossi da guerre e conflitti, nel Sud del mondo. Gli Stati che beneficiano delle sue azioni sono Colombia, Burkina Fasu, Costa d’Avorio, Etiopia, Cina, Cambogia e India. Uno dei suoi obiettivi è impedire l’arruolamento di bambini e bambine negli eserciti, in modo da evitare e, si spera, eliminare al più presto, l’atroce e sempre più diffuso fenomeno dei bambini-soldato. Grazie ai nostri contributi, ben nove bambini etiopi possono permettersi di andare a scuola. Il pensiero che quelle nove vite sono salve anche grazie a noi ci riempie il cuore d’orgoglio, di felicità e di speranza. Ogni anno arriva la pagella scolastica con le loro foto: Tessfaye, per esempio, è una bambina di nove anni che vive con la mamma e due fratelli. Noi speriamo che Tessfaye possa continuare a vivere una vita felice, senza tristezza e violenza. Grazie ai nostri progetti, abbiamo capito che è possibile sostenersi e sviluppare una buona collaborazione, ma soprattutto una grande amicizia, anche se siamo lontani e di diversa nazionalità.

CERTAMENTE è stata una bella settimana, quella dal 27 gennaio al 3 marzo, in cui abbiamo avuto l’occasione di conoscere vari ragazzi provenienti da Germania, Svezia e Repubblica Ceca. Tutto questo grazie al progetto Comenius. Sette giorni pieni di belle esperienze, di divertimento e allegria, ma anche di riflessione: come dev’essere stare in un luogo così lontano da casa, in cui si parla una lingua così diversa dalla nostra? La “Comenius Week” per noi ragazzi è cominciata in prima linea, dato che abbiamo avuto la possibilità di ospitare nelle nostre case i partecipanti stranieri. Il programma verteva su storia e cultura locale. I protagonisti sono stati due: da un lato gli ospiti, dall’altro i sei ragazzi italiani che formavano il “Parlamento europeo”, che per sette giorni hanno abbandonato la sedia ed il banco per accompagnare i nostri nuovi amici a spasso per la Piana e Firenze. Ma vediamo un po’ più da vicino questa avventurosa settimana piena di emozioni. All’inizio, specialmente per quelli che

Insieme nel castello di Calenzano per la “Settimana Comenius”

non partecipavano direttamente al progetto, i dialoghi con i nuovi arrivati sono stati piuttosto stereotipati: “Hello, how are you?” “I am fine, and you?” Ecco la prima difficoltà: parlare in inglese. Scambiarsi domande, pareri, emozioni e sentimenti in una lingua che non è la nostra. E a sentire il loro accento impeccabile, il no-

stro cominciava a farci pena. Ma la voglia di fare amicizia ha saputo superare anche la barriera della lingua, che siamo riusciti a frantumare in mille pezzi con la forza di volontà. La prima piccola gita è stata per le scuole di Calenzano, anche per conoscere un po’ meglio i luoghi in cui per una settimana i nostri

amici si sarebbero dovuti ambientare. Firenze con i suoi musei e Calenzano Alto col suo castello, sono stati due luoghi di cui svedesi, tedeschi e cechi non si dimenticheranno facilmente: come scordarsi della magnifica visione che la piazza Belvedere a Calenzano e piazzale Michelangelo a Firenze ci offrono? Come non ricordarsi le vie spaziose e popolate da ogni genere di persone, i negozi, i musei, i palazzi che il capoluogo fiorentino ha impresso, così speriamo, negli occhi dei nostri nuovi amici? Amici, sì. Perché questa settimana sarà anche servita a far conoscere ad altri un “pezzettino d’Italia”, a far incontrare culture e usi diversi, ma soprattutto per noi ragazzi è stato bello e importante aver potuto allacciare nuove amicizie, conoscere persone particolari, ma non meno interessanti e divertenti. Speriamo vivamente che la distanza che ci separa non riesca a slegare questo “laccio” che tra di noi si è creato. Questo non è stato un addio: è stato, e ne siamo sicuri, solo un triste ‘’goodbye’’.

LE INTERVISTE L’IMPORTANZA DI PARLARE INGLESE SENZA LA PAURA DI NON FARSI CAPIRE

Idee a confronto su una settimana diversa ABBIAMO raccolto le opinioni di coloro che, nelle varie classi, sono stati coinvolti più direttamente in questa esperienza. E’ stato difficile parlare inglese per una settimana intera?

AMICI ANCHE IN CAMPO La “Comenius Week” è anche un’occasione per stare insieme e divertirsi, magari con una partita internazionale di volley

«Ho subito pensato che non ce l’avrei mai fatta perché non avevo mai provato a dialogare veramente in inglese con qualcuno, ma poi tutto è andato bene». «Quando li ho visti mi sono vergognato un po’, perché erano più grandi e sapevano meglio l’inglese, ma dopo mi sono fatto coraggio e siamo riusciti a parlare e comunicare moltissimo». Credi che sia possibile coltivare un’amicizia a distanza?

«Sì, credo che sia possibile, nonostante le differenze linguistiche e la lontananza /.../ Quando parliamo ci scambiamo opinioni sulla scuola o su come impieghiamo il tempo libero».

«E’ stato inizialmente molto strano, ma col passare del tempo l’amicizia si è solidificata e ogni sera parlo con loro tramite Internet: ciò significa che sono molto importanti per me». Amicizia a parte, cosa ricordi di questa esperienza?

«E’ stato interessante scoprire le differenze; non solo nella lingua, ma anche nelle abitudini fra Paesi diversi, come i cibi e il modo di trascorrere il tempo libero. Confrontandoci abbiamo scoperto le diverse tradizioni e culture». «Il ricordo più vivo è stata la gita a Firenze, perché noi ragazzi italiani abbiamo descritto brevemente i principali monumenti della nostra città e per questo ci sentiamo orgogliosi; a pranzo abbiamo mangiato dei piatti tipici e mi sono resa conto che, pur essendo diversi, abbiamo trascorso una bellissima giornata insieme».

LA REDAZIONE SCUOLA Secondaria di Primo grado “Arrigo da Settimello” di Calenzano. Classe III A: Balestri Alessandra, Bellandi Leonardo, Bottalico Giovanna Irma, Briceno Valery, Cavini Francesca, Cavini Tom-

maso, Ciabatti Tommaso, Crociani Eleonora, Daghini Christian, Dragomir Alexandra, Ferri Bryan, Giusti Alessandro, Giusti Isabella, Mari Emma, Mariani Alessandro, Mazzanti Jacopo, Monticelli Ginevra, Pela-

gatti Pietro, Pezzotti Lorenzo, Procacci Matteo, Zhang Lili. Docente tutor: prof. ssa Mariella Bresci. Dirigente scolastico: dott.ssa Laura Chirici.


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

MARTEDÌ 3 APRILE 2012

Scuola media

Della Casa Borgo San Lorenzo

Non solo autodromo e tortelli Invito alla scoperta: tanti ancora gli aspetti poco conosciuti del Mugello CHI NON CONOSCE, in Italia e all’estero, l’autodromo internazionale del Mugello? Chi non ha mai assaggiato i golosi tortelli mugellani, o non ne ha mai sentito parlare? Noi che ci viviamo sappiamo che il Mugello non è solo questo, ma è anche molto altro. Infatti, il paesaggio, prevalentemente collinare e attraversato dal fiume Sieve, è ancora ricco di vaste aree boschive di querce, faggi e castagni, questi ultimi rinomati per la produzione di marroni, ed è un vero e proprio “polmone verde” a nord di Firenze. IL MUGELLO ha dato i natali a illustri personaggi quali i grandi pittori Giotto e Beato Angelico, nati nel territorio dell’attuale comune di Vicchio nei secoli XIII e XIV, a monsignor Giovanni Della Casa, autore del “Galateo”, a cui è intitolata la nostra scuola, al poeta e viaggiatore Filippo Pananti da Ronta. Fu originaria del Mugello la famiglia de’ Medici, signori di Firenze: Lorenzo de’ Medici soggiornava spesso e volentieri nella villa di famiglia a Cafaggio-

CON LA FANTASIA Lorenzo de’ Medici in versione futurista

lo. IL TERRITORIO è ricco di opere d’arte, dalla Madonna di scuola giottesca custodita nella Pieve di Borgo San Lorenzo al Crocifisso di Donatello al Bosco ai Frati. Ricordiamo soprattutto le chiese e le Pievi millenarie di San Giovan-

ni in Petroio, nel comune di Barberino, di Sant’Agata, nei pressi di Scarperia, e quella dedicata a San Lorenzo nel capoluogo mugellano. Più recentemente le opere delle manifatture della famiglia Chini hanno caratterizzato e abbellito la nostra terra e diffuso nel mondo lo stile Liberty.

LA QUALITÀ della vita rimane ancora ad un buon livello e, soprattutto nei piccoli centri dove tutti si conoscono ed è praticata la solidarietà attiva fra le persone, si vive ancora in una dimensione umana.

APPROFONDIMENTO

SONO, infatti, tradizione consolidata in Mugello le numerose associazioni di volontariato, fra le quali ricordiamo l’ultracentenaria Confraternita della Misericordia e il Centro Radio Soccorso, che fanno parte delle associazioni di Pubblica Assistenza, poi l’AUSER, l’A.V.O. (volontari ospedalieri), il “Progetto Arcobaleno” contro il disagio giovanile e, infine, le molte società sportive le cui attività sono essenzialmente svolte da volontari. Tante, quindi, sono le realtà importanti sul nostro territorio, ma ancora molto c’è da scoprire e da fare in una terra che, pensiamo, non ha ancora espresso del tutto le sue potenzialità e noi ragazzi ci impegneremo per affrontare al meglio le sfide che ci attendono.

NELLA SCUOLA “Della Casa” di Borgo San Lorenzo si sta attuando un progetto per l’allestimento di un orto, un’attività con significative ricadute educative e didattiche che si svolge in una vera e propria aula a cielo aperto. Nell’ambito del progetto, che coinvolge nella fase iniziale le classi prime, gli alunni sono aiutati, tra l’altro, a migliorare la propria manualità con piccoli lavori che i ragazzi di oggi non conoscono quasi più. Dell’allestimento dell’orto si occupano alunni, docenti e l’AUSER, un’associazione di volontari, per lo più pensionati, che già cura gli orti sociali a Borgo San Lorenzo. È stata individuata un’area verde adiacente all’edificio scolastico; un esperto dell’associazione, dopo un sopralluogo preventivo, ha suggerito l’acquisto di materiali e attrezzature di vario tipo grazie ad un finanziamento del CRED. Siamo sicuri che l’esperienza dei “nonni” sarà utile per guidare gli alunni in questa nuova attività a contatto con la natura e i risultati saranno ben presto apprezzati. Infatti, il 29 marzo, in occasione della Festa nazionale dell’Albero sono stati messi a dimora alcuni alberi da frutto; seguirà l’allestimento di un piccolo semenzaio di piantine annuali e già da fine aprile si potrebbero trapiantare alcuni ortaggi secondo i principi dell’agricoltura biologica, cioè utilizzando solo fertilizzanti e antiparassitari naturali.

L’INTERVISTA L’ORGANISTA MARILISA CANTINI: «RIDIAMO VITA A UN CAPOLAVORO QUASI SCONOSCIUTO»

Tutti insieme per salvare l’organo di Faltona Ci potrebbe raccontare in breve la storia dell’organo di Faltona?

«Questo monumentale organo barocco fu costruito nel 1696 da Bartolomeo Stefanini. — risponde l’organista Marilisa Cantini — Le truppe napoleoniche nel 1808 lo trafugarono dalla Badia fiesolana e poi lo abbandonarono in un campo verso Bologna. Fu trovato in pessime condizioni e si decise di collocarlo definitivamente nella Pieve di Faltona». In quali condizioni si trovava l’organo prima di iniziare il restauro?

«Pessime: era ricoperto di polvere, di guano di pipistrello e molte canne erano gravemente compromesse; il degrado causato dal tempo e dall’incuria umana lo aveva segnato profondamente». IN CLASSE La redazione e il maestro organista Marilisa Cantini

A che punto è il restauro?

«Tutte le parti sono state smontate e pulite una ad

una, arrestando il rischio di ulteriore deterioramento». Dove si trova ora l’organo?

«In vari laboratori di restauro: la parte acustica (canne e tastiera) a Prato, la parte lignea (cassa di risonanza, cantoria, telamoni, fregi dorati) è a Montemurlo». Quanti fondi serviranno per restaurarlo? Quanti ne avete raccolti finora?

«Siamo arrivati a circa 70.000 euro in sei anni grazie a concerti, cene, donazioni sia di privati che della Banca di Credito Cooperativo, della C.E.I. e di altri enti; anche la nostra iniziativa Adotta una canna ha contribuito alla raccolta. Serviranno 300.000 euro per completare l’opera; si tratta di un lavoro lungo e complesso. Chi volesse donare fondi, può rivolgersi al Pievano di Borgo San Lorenzo oppure a me presso la scuola Della Casa».

LA REDAZIONE LE CLASSI I C, I F E I H: Lorenzo Allegri, Noemi Berti, Chiara Bologni, Leopoldo Bonamici, Lorenzo Colferai, Niccolò Erci, Aurora Fantechi, Simone Fedi, Viola Giovannini, Elena Graziani, Ginevra Mandriani,

Vittoria Margheri, Sofia Marilei, Riccardo Mattagli, Sara Parigi, Suada Pastacaldi, Anna Pieri, Giosuè Sbrocchi, Costanza Zeh Vignettisti: Simone Fedi, Viola Giovannini e Sofia Marilei

Docenti tutor: Caterina De Nicola, Licia Martelli, Cinzia Merico Dirigente Scolastico: Dott.ssa Laura Quadalti

L’orto a scuola Un’opportunità da sfruttare


12 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 17 APRILE 2012

Scuola media

Spinelli Scandicci

Scandicci, aiuti alla Colombia Stretta collaborazione per combattere lo sfruttamento minorile L’INTERVISTA

«Il nostro impegno con i ragazzi» ABBIAMO incontrato i volontari che operano in Colombia. Che genere di ragazzi sono presenti nella vostra associazione?

«Sono bambini e ragazzi con situazioni particolari, con ad esempio genitori guerrieri , i quali , sono sempre assenti. Inizialmente il numero di componenti era di circa 8 ragazzi, ma pian piano, siamo diventati un’associazione molto numerosa, dove i ragazzi si aiutano a vicenda e partecipano a varie attività». Che genere di giornata svolgono questi ragazzi?

«La mattina si alzano alle 5 e vanno a scuola a piedi, le lezioni iniziano alle sei; le aule sono costituite da 50-60 ragazzi. Il pomeriggio, invece di giocare, si impegnano a lavorare per esempio aiutando i genitori al mercato o, anche se piccoli, preparando la cena». Quali sono i lavori che si svolgono all’interno e all’esterno dell’associazione?

«All’interno vengono svolti lavoretti con la carta e tutto ciò che ricavano rimane a loro. All’esterno invece, girovagano per le strade, vanno in giro a vendere oggetti dato che alla gente i bambini fanno tenerezza. Particolarmente importante per i ragazzi , è lo spirito della fondazione, quella di dare un lavoro degno a ogni ragazzo ovvero di aiutarli a mantenersi e ad avere la voglia di andare avanti, ma soprattutto farli ragionare su cosa fare della loro vita. La nostra associazione è entrata nella “rete” cioè collaborando con diverse associazioni e facendosi sentire a livello politico e sensibilizzando l’opinione pubblica».

NELL’AUDITORIUM della nostra scuola si è tenuto un incontro riguardante lo sfruttamento minorile che, anche ai nostri giorni, avviene a discapito di ragazzi e bambini in Colombia così come in altre parti del mondo. A illustrarci questo grave problema è stata l’Associazione Colombia Es-Onlus, fondata nel 2005 a Scandicci da sei volontari e che oggi può contare sull’appoggio di moltissimi sostenitori. Questa associazione si occupa di seguire le famiglie colombiane in difficoltà immigrate nel nostro paese e si propone di essere un punto di riferimento per tutti gli immigrati di origine colombiana attraverso il progetto “scuola di dignità e pace” e in collaborazione con le associazioni “Creciendo Unidos” e “Pequeno Trabajador”. In pratica, l’associazione si occupa fra l’altro di formare il personale educativo che poi si recherà in Colombia per lavorare sul campo, aiutando i ragazzi del centro ricreativo attraverso alcuni laboratori pratico-manuali. In questi laboratori, bambini e ragazzi hanno la possibilità di crescere al livello

AUDITORIUM L’incontro con i rappresentanti della onlus

personale sia a livello familiare e sociale. Grazie a questi progetti, in poche parole, i ragazzi imparano un “lavoro degno” come sostengono gli operatori, una educazione e imparano a partecipare attivamente alla società , evitando di rimanere vittime del reclutamento armato minorile e di avere altri contatti

con la criminalità. “Creciendo Unidos” lavora principalmente nella zona di Bogotà e Cucuta e si occupa di bambini che vivono al confine con il Venezuela in una zona di forte tensione politica e di grave difficoltà sociale. “Pequeno Trabajador” agisce solamente a Bogotà a favore di bambi-

ni che provengono da zone rurali e da periferie e che hanno genitori in situazioni problematiche. Una parte di colombiani infatti vive in situazioni di difficoltà e per questo i bambini, già da sei anni, sono costretti a lavorare invece di frequentare la scuola e subiscono un’esclusione sociale, diventando quindi soggetti più vulnerabili. L’Associazione Colombia EsOnlus cerca di porre rimedio allo sfruttamento minorile, assegnando lavori manuali adatti alla loro età: ad esempio, riciclando la carta per realizzare quaderni, biglietti e altro materiale cartaceo, che non solo li divertono ma riescono a procurar loro e alla loro famiglia un guadagno. Il governo colombiano appoggia l’associazione e supporta una scuola del luogo organizzando attività multiculturali per garantire un futuro migliore a questi ragazzi. Colombia Es si è ramificata collaborando con altre associazioni come : Nats per…Onlus di Treviso, Sal e Asal di Roma, Colombia Viva di La Spezia e l’Università di Firenze.

L’ANALISI LE ORIGINI DEL FENOMENO SONO DA RICERCARSI NELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Bambini sfruttati, nel mondo sono 250 milioni LO SFRUTTAMENTO minorile non è un fenomeno recente, ma si è sempre verificato nel corso della storia. Lo sviluppo del sistema industriale, prima in Gran Bretagna poi in tutto il mondo, generò lo sfruttamento minorile. Solo nel 1878, infatti, entrò in vigore la prima legislazione che vietava ai bambini minori di dieci anni di lavorare. Attualmente, il lavoro minorile è illegale quasi ovunque e, nonostante ciò, viene ancora praticato. La prima causa di questo fenomeno è la povertà;molte storie di sfruttamento partono dalle necessità di una famiglia numerosa o di una che ha perso il padre e, quindi, la fonte principale di guadagno. L’articolo dell’Onu sui diritti dell’infanzia recita: “Gli Stati riconoscono il diritto di ogni bambino ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che compor-

ti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale”. Tuttavia nel mondo 250 milioni di bambini al di sotto dei quattordici anni sono costretti a lavorare. Quando sei vittima di queSORRISO sta violenza, vieni privato totalAMARO mente delle tue libertà, ma anLa condizione che dei tuoi diritti,quali andare di molti bambini a scuola e divertirsi. Non dobbiamo scordare che anche in Italia ci sono tanti bambini stranieri che, vivendo al margine della società, non riescono ad integrarsi nel nostro sistema sociale e, spesso, svolgono lavori e sono sfruttati. Pensiamo che sia necessario unirci il più possibile e appoggiare le tante associazioni che operano nel settore per eliminare questa tortura a cui sono sottoposti ragazzi come noi.

LA REDAZIONE LA III E della Spinelli: Ammannati Tommaso; Ballerini Gioele; Basiliani Alessia; Brancato Margherita; Brizzi Eleonora; Cherin Alessia; Coman Ionut Marian; Comanzo Alessia; De Vitis Niccolò; Di Palma

Riccardo; Fiorentini Chiara; Garofalo Ilaria; Gomez Reyes Giulia; Magri Giuseppe; Melli Lorenzo; Picozzi Samantha; Rettori Francesca; Sovini Alessia; Syedov Illya; Topini Rebecca. Con la collaborazione di

Palchetti Riccardo (IA). Docente tutor: professoressa Iris Antonella Bumbaca e con un piccolo contributo da parte della professoressa Marina Bongi. Dirigente scolastico: Rosa Mimmo.


CAMPIONATO GIORNALISMO 13

MARTEDÌ 17 APRILE 2012

Scuola-città

Pestalozzi Firenze

Tecnologie, finestra sul mondo Uso, abuso ed effetti collaterali dell’informazione ai tempi del web SIAMO qui in classe, tutti a prendere appunti, stiamo intervistando una giornalista che ci parla dell’ informazione oggi e del suo lavoro. Ma è questo l’inizio? No, questo percorso è iniziato molto prima. Una giornata invernale, una discussione sui video-giochi e al tempo che dedichiamo al PC e all’uso che ne facciamo. Ci piace l’argomento e decidiamo di approfondirlo. Da una prima indagine emerge che i video-giochi usati da noi giovani, sono tantissimi, compresi i Wii con i quali puoi fare ginnastica. Ci soffermiamo sulla playstation e i giochi al computer. La discussione si fa calda, ci dividiamo in due gruppi, uno esporrà argomentazioni a favore, l’altro contro. A favore dei videogiochi si dice che sono divertenti, che ci puoi giocare con gli amici, che da alcuni impari concetti e parole nuove. Usi l’intelligenza e l’astuzia per creare strategie per superare i livelli. Argomentazioni contro: molti giochi sono violenti, isolano dal mondo, fanno perdere la cognizione del tempo, crea-

NELLA RETE I rischi di internet in un disegno dei ragazzi

no dipendenza, impigriscono, rovinano la vista, espongono a radiazioni, non ti fanno dormire o studiare perché vuoi “finire il “livello” che rimanda al prossimo e così all’infinito. Chissà cosa ne pensano i compagni della nostra scuola? Emerge dalla discussione che c’è un altro uso che facciamo del

pc: ci informiamo, cerchiamo notizie. Allora ci viene spontaneo chiederci se le informazioni che leggiamo siano tutte vere. Scopriamo un sito vengono messe informazioni vere ma anche“burle” o “bufale”. Ne prendiamo in esame una e ci rendiamo conto che non è facile distinguere. Sentiamo il

bisogno di chiedere a chi queste operazioni le fa di mestiere! Così invitiamo una giornalista per rivolgerle alcune domande cercando di porle in maniera da avere il maggior numero possibile di informazioni. Siamo emozionati all’idea di incontrare un vero giornalista! E alla fine soddisfatti delle sue risposte. Su suggerimento degli insegnanti abbiamo deciso di provare a fare anche noi i giornalisti nella nostra scuola. Argomento: informazione e uso del pc. Alla fine del nostro viaggio nel mondo dell’informazione, abbiamo constatato che non leggiamo il giornale come prima, ora siamo lettori consapevoli, non crediamo alla prima cosa che leggiamo, abbiamo scoperto che per avere una informazione vera è necessario confrontare varie fonti cercando di sviluppare così un proprio senso critico. Non ci immaginavamo che i giornalisti avessero un ruolo così importante e di responsabilità, perché ciò che scrivono può avere una forte influenza e delle conseguenze sulla vita e sulle opinioni delle persone.

L’INTERVISTA VERIDICITÀ DELLE NOTIZIE E PROFESSIONALITÀ: INCONTRO CON GERALDINA FIECHTER

Viaggio nei segreti del buon giornalismo Da quali fonti prende le notizie?

«Prima c’erano meno fonti, ma era più facile controllarne la veridicità, con l’arrivo di Internet si è invertito il problema».

Come si controlla la veridicità della notizia?

«Molti giornali possiedono delle loro pagine Web».

Come si fa a capire se una foto è un fotomontaggio?

«Deve rispondere alle 5 W del giornalismo anglosassone, che stanno per who («chi»), what («cosa»), when («quando»), where («dove») e why («perché»), avere un titolo accattivante, essere scritto con un linguaggio chiaro».

«Se possibile, i giornalisti vanno sul posto per accertarsi dell’accaduto, altrimenti controllano più fonti». «Non è facile capirlo, farlo senza dirlo è reato». Come si arriva ad essere un giornalista?

CONFRONTO SERRATO Il computer: amore e odio

di prima di Internet?

«Le fonti variano a seconda del tipo di notizia — risponde Geraldina Fiechter —, ma a volte purtroppo capita di non riuscire a verificare notizie false che a volte vengono pubblicate come vere. E in altre occasioni la voglia di scoop a tutti i costi può far commettere errori».

«Ci sono percorsi accademici, ma soprattutto ci vuole talento». Che differenza c’è fra il giornalista di oggi e

Nelle ultime guerre sono stati usati tre nuovi mezzi: Facebook, Twitter, blog, per documentare i fatti, come si fa a sapere se le informazioni sono vere? Come si costruisce un articolo?

Quali sono le qualità di un buon giornalista?

«Deve essere curioso, saper ascoltare, fornire dati per far ragionare e sviluppare senso critico, dividere la sua opinione dai fatti».

LA REDAZIONE LA REDAZIONE della Classe II Media Scuola-Città Pestalozzi: Alunni: Beyerano Libreros Lorenzo, Benucci Mira, Ciulli Alice, Corradi Daniele, Dallerba Niccolò, Di Filippo Wondwesen, Diodati

Francesco, Dowlatchahi Keivan, Elegi Diego, Fintoni Laura, Forconi Ginevra, O’Neil Daniele Michael, Pezzini Alexander, Poli Michelangelo, Renieri Afonso Henrique, Uchoa Maciel Miqueias,

Vitali Leonardo, Zappoli Ruben , Zuppiroli Amit. Docenti : Angela Dell’Agnello, Cristina Lorimer, Rosanna Ristori. Dirigente : Stefano Dogliani.

NOI... GIORNALISTI

Curiosità e passione Doti essenziali E’ STATO divertente preparare il questionario, lavorare in gruppo e andare nelle classi a illustrarlo. Molti di noi erano emozionati, abbiamo fatto tante prove per spiegare più chiaramente il nostro lavoro, consapevoli che l’emozione ci avrebbe tradito. La cosa più bella è stata leggere le risposte degli altri ragazzi e vedere cosa c’era di diverso tra noi e loro. Come dei veri giornalisti siamo andati alla fonte, i nostri compagni, per sapere come si informano, che rapporto hanno con il pc, come lo usano. Poi abbiamo trovato il modo di tabulare le risposte in grafici a torta (che sono consultabili all’indirizzo http://campionatodigiornalismo.lanazione.it/wpc o n t e n t / u p l o a ds/2012/04/QUESTIONAR IO_1.pdf). Chiarezza e proprietà di linguaggio, rispetto delle 5 W, sono per noi qualità importanti per la realizzazione di un articolo. Rispetto al controllo della notizia, abbiamo scoperto che per alcune è più facile capire se sono vere o false, ma per altre è comunque difficile controllarne la veridicità. Qual è l’alchimia per creare un buon giornalista? La curiosità, crediamo, per arrivare in fondo al non-conosciuto, poi la passione, essenziale per fare una cosa bella che soddisfi e la responsabilità perché il giornalista può formare l’opinione del lettore. Qualcuno di noi considera anche molto importante la qualità di “saper ascoltare”. Alla domanda come ci informiamo, noi “nativi digitali” abbiamo risposto che usiamo Internet perché più veloce e comodo, perché lo consulti quando vuoi, mentre seguiamo talvolta i telegiornali e leggiamo i giornali, perché lo fanno i nostri genitori.


18 CAMPIONATO GIORNALISMO

VENERDÌ 20 APRILE 2012

Scuola media

Fermi Scandicci

Italia che vai, lingua che trovi Viaggio nella storia dell’italiano parlato e scritto dal 1861 a oggi IL PERSONAGGIO

Se Manzoni potesse parlarci Signor Manzoni, ci parli del suo ruolo nella scelta della lingua per l’Italia unita?

«Nel 1868 il ministro Broglio mi affidò la presidenza della commissione incaricata di trovare la lingua nazionale per il Regno appena nato e di fornirne i metodi di diffusione». Come mai ha indicato proprio il fiorentino dell’800 come lingua unitaria?

«Perché, pur essendo in continuità con la lingua della tradizione dei grandi scrittori, è nello stesso tempo una lingua viva, degna di diventare la lingua nazionale, che dalla capitale si diffonde in tutto il territorio, come già era avvenuto per la Francia, con la lingua di Parigi». Ha trovato ostacoli nell’attuazione di questa scelta?

«Sì. Alcuni ritenevano più consono l’italiano dei grandi autori. Non erano d’accordo neppure sul metodo per la diffusione della nuova lingua, in particolare l’arciconsole Tabarrini sosteneva che dal rimescolarsi di italiani dalle Alpi all’Etna sarebbe uscita una lingua molto modificata. Il linguista Ascoli invece, pur essendo d’accordo con me sul ruolo centrale della scuola riteneva che bisognava prima migliorare le condizioni culturali per favorire la diffusione dell’italiano». A distanza di 150 anni, ritiene che il percorso per il primo possesso della lingua sia stato facile e completamente riuscito?

«Non è stato facile e in questo, devo ammettere, avevano ragione Tabarrini e Ascoli, ci sono voluti cento anni e l’intervento di mezzi di comunicazione impensabili a quei tempi».

26 FEBBRAIO 1861: Torino brulica di forestieri, giunti da ogni parte d’Italia per festeggiare l’apertura del primo parlamento del Regno d’Italia appena nato e vedere il primo Re della nazione finalmente riunita. Sotto i portici risuonavano le pronunce di innumerevoli dialetti. L’Italia era stata fatta! L’aveva fatta un Re che parlava piemontese e francese, che era il sovrano di un regno, quello di Sardegna, i cui sudditi comprendevano l’italiano tanto quanto l’inglese, dai quali era più facile farsi comprendere nella lingua dei gesti. L’incomprensione ebbe effetti anche drammatici come per un diciassettenne pastorello lucano fucilato per brigantaggio perché rimase muto quando l’ufficiale piemontese gli chiese in un’altra lingua come fosse entrato in possesso delle scarpe da lui indossate che erano in dotazione dell’esercito italiano. Anche Vittorio Emanuele II si esprimeva in dialetto, entrando per la prima volta nel palazzo del Quirinale, disse: finalment ij suma (finalmente ci siamo). C’era la consapevolezza che serviva una lingua unitaria. Ma quale lingua? La Questione veniva da lontano,

COME SI CAMBIA La metamorfosi della lingua italiana

l’aveva lanciata Dante, additando nel fiorentino aulico la lingua unitaria per un popolo che di unito aveva solo la cultura. Nel 1612 gli Accademici della Crusca avevano pubblicato un vocabolario della lingua italiana,su base fiorentina medievale e rinascimentale. Solo alla fine del ’700 e nell’800 questa lingua fu accusata di essere una

lingua morta perché non rispondente alle nuove esigenze del Paese, mentre la Crusca rimaneva ancorata al suo uso. L’intervento di Manzoni riuscì a dirimere la disputa con la proposta del fiorentino ottocentesco come modello linguistico, lui stesso aveva già sciacquato i suoi panni in Arno. Manzoni indicò anche le vie per dif-

fondere la lingua su tutto il territorio: un vocabolario, l’azione della scuola e un’adeguata formazione degli insegnanti. Impresa ardua in un contesto di analfabetismo, fino al 94%, in una scuola, frequentata da pochi, dove il metodo privilegiato dallo Stato per risolvere il problema dell’unificazione linguistica, era la traduzione dal dialetto all’italiano. Più che la scuola poterono altri Istituzioni: l’esercito, la leva obbligatoria per quattro anni, la Chiesa, la burocrazia, la magistratura e anche le emigrazioni. Alla scuola il compito dell’insegnamento. Solo l’arrivo della radio nel 1924, del cinema sonoro poco dopo e della televisione nel 1954, portò alla diffusione capillare della lingua. Il vocabolario si è arricchito di neologismi legati alla modernità, alla diffusione di nuove forme testuali attraverso l’uso dei cellulari e di Internet, ma questo è ancora territorio di confine. Per ora ci basti sottolineare che attraverso lo studio e la padronanza della lingua, l’individuo diventa persona e cittadino e come scriveva Rodari: Tutti gli usi della parola a tutti. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.

APPROFONDIMENTO IL PASSAGGIO DALL’UNITÀ DELLA LINGUA SCRITTA ALL’UNITÀ DEL PARLATO

Breve viaggio nelle parole della radio

INCONTRO CON L’ESPERTO Marco Biffi con i ragazzi

LA LINGUA ITALIANA è nata come lingua letteraria, perciò soprattutto scritta, conosciuta al massimo dal 10% degli italiani al momento dell’Unità, il resto della popolazione era dialettofono e analfabeta. Come si è arrivati alla capillare diffusione dell’ italiano parlato oltre che scritto? Per capirlo abbiamo invitato il professor Marco Biffi dell’ Università di Firenze, dove insegna storia della lingua,responsabile anche del sito web dell’Accademia Della Crusca. «Tutto è avvenuto dopo il 1924 — ci ha detto — anno in cui fu introdotta la radio. Fino a quel momento la pronuncia delle persone che si esprimevano in italiano rispecchiava la varietà dei dialetti. Con la Radio si avvertì l’esigenza indispensabile di uniformare, al di sopra delle varietà regionali, la

pronuncia degli operatori la cui voce, per il pubblico, era la voce della Radio. L’Ente delle trasmissioni radiofoniche e di quelle televisive dopo, si fece carico della formazione di tutti i professionisti del microfono, istituendo un centro d’addestramento, dopo aver fatto stabilire da una commissione di esperti la pronuncia sovradialettale da adottare, sostituendo alcuni caratteri della pronuncia tipica fiorentina con quelli della pronuncia romana». Radio, televisione e cinema sono stati veicoli eccezionali di diffusione della lingua orale anche per i moltissimi Italiani analfabeti, soprattutto negli anni ’60, quelli cioè del boom economico e della scuola media unificata e obbligatoria. Sotto questo profilo hanno fatto scuola le trasmissioni di alfabetizzazione di massa del maestro Manzi.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Nicola Amari, Petra Baldacci, Matilde Becherelli, Eleonora Biagiotti, Francesco Cambi, Daniel Crescenzo, Simona D’Orazio, Andrea Di Mauro, David Giachetti, Tahmina Hossain, Silvia Lazzerini, Alan Luciani, Jessica Marini, Siria Mazzanti, Luisa Miccio, Massimiliano Montani, Margherita Mugnai, Alessia Orlandini, Niccolò Perico, Ilaria Picciotti, Gaia

Rondanini, Daniele Scolari, Chiara Testa Camillo, Vittoria Verniani (classe III D scuola media Fermi di Scandicci) Insegnante tutor Maria Antonietta Foscarini, dirigente scolastico Leonardo Camarlinghi, vice preside Valeria Dessolini. Tessa Bianchi, Alessio Binazzi, Valentina Bonci, Asia Burgio, Sara Costagli, Maria Vittoria Del Furia, Federico

D’Uva, Cosimo Fani, Andrea Florio, Tommaso Galeotti, Jacopo Galli, Alessia Ganz, Diego Goretti, Marta Guarducci, Dariush Haghighi, Rahul Jhamatt, Daniele Lapini, Erica Marchetti, Alessandro Pallai, Riccardo Pratelli, Lorenzo Raveggi, Camilla Sacchetti, Francesco Vannini, Rouitz Escarlet (classe III F). Insegnante tutor Francesca Polidori.


CAMPIONATO GIORNALISMO 19

VENERDÌ 20 APRILE 2012

Conservatorio

Santa Maria degli Angeli Firenze

A Roggiano con De Coubertin La nostra scuola in gara nelle Miniolimpiadi il 18 maggio in Lombardia CHE LO SPORT fosse un toccasana non soltanto per il fisico, m anche per la mente era già chiaro agli antichi greci, che prevedevano l’attività sportiva non solo come momento altamente formativo nel percorso di crescita di ogni individuo, ma anche come espressione di bellezza e suprema manifestazione artistica. Le Olimpiadi antiche erano un evento che esaltava la forza e l’agilità umana all’interno di un contesto dai tratti fortemente rituali e spirituali, a sottolineare la stretta connessione tra dimensione intellettuale e fisicità. Un connubio inevitabile perché come l’educazione della mente sviluppa sensibilità e arguzia così l’educazione del corpo insegna a conoscere le potenzialità e i limiti dell’individuo. Lo sport è quindi strumento di conoscenza e di analisi. Proprio questo è lo spirito che De Coubertin tentò di riproporre quando nel 1894 diede inizio all’avventura agonistica delle Olimpiadi moderne. Città olimpica del 2012, Londra si accinge ad accogliere le delegazioni sportive provenienti da ogni angolo del pianeta, pronte a gareggiare nelle più disparate discipline sportive, esaltando forza, resistenza, armonia, coraggio, intelligenza e arguzia dell’essere umano.

L’INCONTRO Con Eugenio Giani, presidente del Coni provinciale

E noi della Santa Maria degli Angeli di Firenze? Memori del ruolo indiscutibilmente importante che lo sport, ogni tipo di sport, gioca nella formazione di un individuo adulto equilibrato e completo, anche quest’anno, insieme agli studenti delle scuole secondarie di primo grado della Congregazione di Santa Marta parteciperemo alle Miniolim-

piadi, manifestazione agonistica nazionale che si svolgerà presso le strutture sportive di Roggiano, in provincia di Varese, il 18 maggio prossimo. E sarà proprio la scuola fiorentina di via Laura a passare simbolicamente il testimone alla sesta edizione dei giochi. Infatti proprio la città di Firenze ha ospitato l’anno scorso, allo stadio Ridolfi, i

ragazzi provenienti dalle scuole di Milano, Chiavari, Genova, Vighizzolo e Roggiano. Stavolta saremo noi ad andare in trasferta e a gareggiare con entusiasmo, impegno, rispetto e stima degli avversari. Soltanto poche settimane fa abbiamo avuto comunicazione della natura delle gare che disputeremo e subito è iniziata la preparazione attenta e responsabile di numerosi atleti. Sì, perché ogni edizione dei giochi è diversa dalle altre e riserva sempre inaspettate e divertenti sorprese. Quest’anno, oltre alle consuete competizioni della corsa di resistenza e di velocità, del salto in lungo e del lancio del vortex, classiche discipline dell’atletica, sono stati inseriti in cartellone sia gli sport a squadra, calcio e pallavolo in primis, che affascinanti novità, una per tutti il cosiddetto “Oreentering”, un’ attività che ci vedrà impegnati, insieme a compagni di squadre avversarie, nella lettura di carte geografiche per ritrovare il giusto orientamento verso il traguardo. E questa è forse la gara che meglio di ogni altra sintetizza lo spirito dei giochi, manifestazioni ludico-sportive che sono espressione di sentita partecipazione, comunione e condivisione fraterna nello spirito dell’accoglienza.

L’INTERVISTA SPORT, EDUCAZIONE, VALORI: LA PAROLA AL PRESIDENTE DEL CONI PROVINCIALE

Giani: «Muoversi fa crescere. E molto bene» PRESIDENTE del Coni per la provincia e riferimento per l’organizzazione fiorentina della quinta edizione delle Miniolimpiadi, Eugenio Giani ci ha ricevuto nei suoi uffici. Quale ricordo ha delle Miniolimpiadi dello scorso anno?

«È stata un’esperienza indimenticabile, della quale ricordo ancora con immensa gioia i colori, l’entusiasmo e la vitalità, ma soprattutto la felicità dello stare insieme». Lei è presidente di un ente molto importante. Di cosa si occupa il Coni?

SIAMO TUTTI SPORTIVI La locandina delle miniolimpiadi

«Il Coni è un’istituzione molto importante. La sua principale finalità è la promozione dell’attività sportiva e la diffusione dell’educazione allo sport. Funziona un po’ come un vero e proprio ministero, quello dello sport, che in Italia manca».

Quindi lei si occupa anche di divulgare i valori formativi dello sport?

«Le potenzialità formative dello sport sono importantissime. Già gli antichi romani se ne erano accorti e avevano sintetizzato questa verità nel motto mens sana in corpore sano. E ancora oggi è così». Quali sono secondo lei gli sport che hanno maggiore valore formativo?

«Io sono uno sportivo da sempre. In gioventù ho praticato atletica e quella è la disciplina che amo di più, quella che io considero fondamentale per la crescita personale e base per un approccio consapevole a qualsiasi altro tipo di disciplina. È uno sport individuale, che insegna a conoscere le proprie potenzialità e i propri limiti. E conoscersi è indispensabile per dare il meglio di sé nelle discipline a squadre, per mettersi al servizio degli altri e puntare al raggiungimento di un obiettivo condiviso».

LA REDAZIONE HANNO partecipato gli alunni delle classi II e III media del Conservatorio Santa Maria degli Angeli. Classe II: Barbarulo Olimpia, Bicchi Giulio, Conte Lucrezia, Corigliano Fabio, D’Amico Anna, Garofalo Federica, Mancusi Niccolò, Murdaca Guidalberto, Pieri Virginia, Pini Rebecca, Riganò Giusy, Santos Human Jesus

David, Scicolone Sofia, Spacocci Amalia, Stroppa Filippo, Tamburini Guidetta, Tombelli Lucrezia, Zorzi Giacomo. Classe III: Camarlinghi Emma, Cambi Francesco, Cavuta Damiano, Comotto Alessandro, D’Ottavio Carolina, Feri Duccio, Fiesoli Camilla, Fossi Filippo, Gangi Maria Chiara, Giannotti Gezabel, Guarnieri Cri-

stina, Martelli Lucrezia, Matteini Andrea, Maurigi Sofia, Maurizi Filippo, Mineo Aurora, Morelli Niccolò, Olmi Lorenzo, Pasquali Silvia, Sani Melani Iacopo, Seccafieno Giulio, Spadafora Angelica. Dirigente scolastica: Rosa Pezzotta. Docenti tutor: Clara Birello, Katy Giacomelli

L’ANALISI

Ritrovarsi su valori condivisi SE È unanimemente riconosciuto che l’attività fisica è importante per ogni essere umano, questo è tanto più vero quando l’individuo in questione è ancora in una fase di sviluppo sia fisico che psicologico. Praticare sport aiuta a metabolizzare le tensioni derivanti dalle attività quotidiane, di lavoro o di studio e quindi aiuta a liberarsi dallo stress, fa conoscere limiti e potenzialità personali, fa acquisire maggiore capacità di autocontrollo perché lo sport è conoscenza di se stessi e quindi di riflesso degli altri. Sia le discipline sportive individuali che quelle a squadre promuovono l’acquisizione della consapevolezza del proprio io attraverso un confronto costante e attento con il proprio corpo inteso come strumento di conoscenza dell’altro e veicolo di valori umani e civili dai quali nessun ambito della vita quotidiana può prescindere. Collaborazione e rispetto reciproco sono solo alcuni dei valori che l’attività sportiva promuove. Chi, praticando sport a squadre, non ha sperimentato quanto sia bello poter contare su compagni fidati che si impegnano vicendevolmente, in una moderna rilettura del motto moschettieresco “uno per tutti e tutti per uno”? Durante l’adolescenza, più che in ogni altra fase della vita, è quanto mai importante riconoscersi in un gruppo di pari, che sia capace di intercettare, per comune sensibilità paure, limiti e aspettative. In un tale contesto anche l’avversario non è più concepito come un nemico da battere, bensì come un leale sfidante, che partecipa dei valori promossi dallo sport e che si impegna per la loro realizzazione. Egli è specchio concreto dello spirito di sacrificio che caratterizza ogni attività finalizzata al raggiungimento di un obiettivo. Questo è lo sport di cui noi giovani abbiamo bisogno.


16 CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 24 APRILE 2012

Scuola media

Calamandrei Firenze

Religioni, siamo una città aperta Fin dall’800 fioriscono luoghi di culto diversi, aspettando la moschea LA RIFLESSIONE

Sognando la Firenze che vorremmo A SCUOLA, con gli alunni delle prime e delle seconde classi, abbiamo fatto un sondaggio su come vorremmo la nostra città e ne sono emerse risposte interessanti. Caterina afferma che Firenze è bella, ma grigia e vorrebbe che tutte le case fossero colorate. Gaetano vuole una città verde, con giardini e tanti alberi e piante per strada, le mura di tutte le case ricoperte interamente dal verde, pannelli foto-voltaici sui tetti più grandi, meno auto, più canili. Andrea M. lamenta la mancanza di piste ciclabili e desidererebbe lungo i torrenti promenades, vie da percorrere in bicicletta per godersi il sole e chiacchierare. Emanuele chiede che ci siano teatri e spettacoli per bambini e ragazzi, Geremia desidera vedere i fiorentini meno indaffarati e più gioiosi. Un’altra proposta, quella di Aurora, riguarda la costruzione di serre disseminate per la città. Andrea D. F. vorrebbe musei interattivi come quelli che ha visto a Parigi e a Londra, dove i visitatori possono sperimentare e toccare da vicino gli oggetti esposti, vorrebbe un museo delle auto, infine locali per ragazzi dove le bands possano suonare. Elisa spera che dopo la tranvia, sia abbia il coraggio di costruire una metropolitana. La più buffa è l’idea di Ambra, che immagina una Piazza Duomo e una Piazza Strozzi piena di prati in fiore. Potremmo concordare con l’architetto Giovanni Michelucci quando scrive che “la città futura non deve esserci, si deve aspettare. La bellezza è proprio questa: aspettarla!”.

LA NOSTRA CITTÀ è sempre stata sin dall’inizio un luogo di passaggio, di scambio e d’incontro tra le culture spirituali più disparate. Non si può non rimanere sorpresi nel vedere il gran numero di edifici sacri appartenenti a differenti realtà religiose che Firenze ospita. Tutta l’atmosfera rinascimentale si esprime nelle chiese di matrice cattolica. Accanto a queste esistono altri luoghi di preghiera, più o meno conosciuti dai fiorentini. Vicino a piazza d’Azeglio, situata in via Farini, riluce la famosa cupola verde rame della Sinagoga, punto di riferimento della comunità ebraica cittadina.. La Chiesa della Natività di Gesù Cristo e di San Nicola Taumaturgo, in via Leone X, visibile per le cinque cupolette a cipolla, è invece espressione della presenza ortodossa e mostra la sua intima unione con il tessuto urbano fiorentino: sulla sua cancellata l’aquila russa si incontra con il giglio di Firenze. A partire dall’Ottocento fioriscono le Chiese Evangeliche straniere: quelle dei luterani, dei riformati, degli

ceneri furono sparse tra Mugnone e Arno con il rito induista. Dall’India al Tibet: a Castello è possibile trovare uno dei tanti centri buddisti sparsi per la città. La religione musulmana invece è di recente acquisizione; la prima comunità islamica si è costituita a Firenze dal 1991 e da allora, numerosa, è ancora in cerca di un luogo di culto appropriato.

L’ALBERO DELLE RELIGIONI Appello alla tolleranza e al dialogo

anglicani, come anche la Valdese, la Metodista e quella dei Fratelli. Pensiamo alla Chiesa Episcopale di Saint James nella zona degli Orti Oricellari, eretta nel 1911, con il suo profilo neogotico di origine inglese: la ‘colonia’ inglese è sempre stata a Firenze consistente e decisiva per l’influenza culturale

esercitata. E non solo. Che dire del Tempietto dell’Indiano alle Cascine, che dà il nome al trafficato ponte che unisce Peretola all’Isolotto e che trae origine dal fugace soggiorno del principe indiano Rajaram Chuttraputti. Di ritorno da Londra verso l’India morì a Firenze nel 1870 e le sue

QUESTA costellazione di idee religiose ha rappresentato un sostrato significativo della vita culturale della città e ci ha consentito di vivere gli uni accanto agli altri in una libera convivenza. Si sente però la necessità non soltanto di unirsi in amicizia, bensì di saper cogliere nell’incontro con l’Altro un nuovo modo di stare insieme che, oltre alla reciproca tolleranza, percepisca l’importanza di far parte di una stessa comunità globale con la ricchezza e il dinamismo culturali che ne derivano. La vera sfida consisterà, in un prossimo futuro, nel far colloquiare idee tanto diverse tra loro e far nascere a nuova vita gli uomini che ne sono portatori.

L’APPROFONDIMENTO IN VIA DI CACIOLLE L’OPERA REALIZZATA DALL’ARCHITETTO TREVES

Il cimitero ebraico, esempio di arte nascosta

MONUMENTO Il cimitero ebraico di via di Caciolle

“…CELESTE dote questa /. Corrispondenza d’amorosi sensi, / Celeste dote è negli umani; e spesso/ Per lei si vive con l’amico estinto…”. Così, uno dei più grandi poeti italiani, Ugo Foscolo, si esprime in riguardo ai sepolcri, alle tombe che serbano il ricordo di coloro che, prima di noi, hanno camminato su questa terra. A pochi passi dalla nostra scuola, sorge, silenzioso e quasi misconosciuto, il Cimitero ebraico di via Caciolle. A seguito dell’espansione urbanistica di Firenze, attorno agli anni ’70 dell’800 e delle leggi sanitarie allora in vigore, fu decretata la chiusura del Cimitero ebraico di viale Ariosto. La comunità ebraica si trovò nell’esigenza di trovare un luogo per provvedere alla sepoltura dei propri defunti. Fu scelta una zona periferica della città. Il progetto di edificazio-

ne venne affidato all’architetto vercellese Marco Treves, il quale si era già occupato del Tempio Israelitico fiorentino. Molti monumenti funebri interni al Cimitero sono stati ideati e progettati da famosi artisti, architetti e scultori vissuti a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, quali Raffaele Romanelli, del quale si può ammirare il busto di Benvenuto Cellini sul Ponte Vecchio e il cenotafio di Donatello nella Basilica di San Lorenzo; Giuseppe Boccini, costruttore del Cimitero degli Allori; Gaetano Fortini da Settignano, abile scultore e decoratore, tanto per citarne alcuni. Sculture bellissime, che suggeriscono quanto amore e rispetto si sia avuto per le persone care scomparse e quanto il ricordo, vissuto nella propria mente, mantenga vive le immagini e le azioni che continuano a sopravvivere sulla terra nonostante la morte.

LA REDAZIONE CLASSE I A: Christian Aedo, Luana Agresti, Kyle Ariola, Sefora Baruti, Emanuele Bradi, Aurora Buglione, Davide Ceccherelli, Enrico Chen, Virginia Ciani, -Gaetano Cortese, Rachele Fiore, Ambra Kolnikaj, Jacopo Landriscina, Geremia Limonio, Caterina Luti, Chiara Mancini, Andrea Maretti, Aishaaya Shehata Mohamed, Graziella Navarro, Serena Orlandini, Carlotta Pergolizzi, Deborah Pini, An-

thony Reyes, Mentor Shala, Mariarca Stanzione, Daniel Toubi, Eleonora Zacchi. CLASSE II A: Gabriele Bacus, Samuele Bartolozzi, Anamaria Basica, Angelbert Bisaya, Andrea Del Francia, Alessia Di Geronimo, Giorgio Chen, Asia Fibbi, Cristiana Gjona, Mattia Gloter, Davide Langella, Lorenzo Lapini, Annalisa Li Volsi, Giulio Maldonado, Lorenzo Mechi, Sadia Monga-

lieri, Alessandro Muru, Diletta Noferini, Maurizio Pallante, Aleksandra Pela, Christian Privitera, Niccolò Sarti, Elisa Sottili, Gemma Spatafora, Diana Toldea, Lucrezia Uccellieri. Tutor: Alessandra Vettori, Laura Fornaciai, Rita Salusti. Dirigente scolastica: Lucia di Giovanni


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