10 CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011
Scuola media
Pieraccini Firenze
Aulla sommersa. «Siamo con voi» Il sindaco Simoncini ha incontrato gli alunni del nostro istituto I RESTAURI
Archivio di Stato Un lavoro prezioso L’ARCHIVIO di Stato di Firenze si è occupato del restauro dei documenti alluvionati nel 1966. Dei 30 chilometri danneggiati, 24 sono stati restaurati. Il processo comprende molte fasi: prima si spagina il volume, poi col bisturi si toglie pazientemente il fango, si lava il foglio con acqua tiepida e con un pennello si leva lo sporco residuo. Una volta asciutto, si ricalcano le parti strappate sulla “carta giapponese” operando con un ago appuntito, poi questa viene incollata. Quando tutto è fatto si ricostruisce il fascicolo cucendo tra loro le pagine. Dopo l’alluvione del ’66 erano in 13 a lavorare, oggi è rimasta una sola restauratrice, la dottoressa Morelli, perché l’Archivio non ha più finanziamenti. Ad Aulla lo scorso ottobre si è ripresentato il problema: come ci ha confermato l’assessore Cristina Scaletti, che si sta occupando della cosa, ben 40000 volumi della biblioteca e dell’Archivio Storico sono stati danneggiati dall’acqua, fra i quali 45 preziosissimi atti notarili del ‘400. Questi ultimi sono stati messi in uno dei congelatori offerti dalla Bofrost. Lì saranno mantenuti in sicurezza fino a quando non saranno gli “liofilizzati”, con questo metodo i fascicoli vengono congelati fino a -50˚, poi messi in un apparecchio che prima li mette sottovuoto, poi “sublima”il ghiaccio,cioè lo trasforma in vapore senza passare dallo stato liquido. Altrimenti, dopo il congelamento, si può passare al restauro tradizionale.
MARTEDÌ scorso, 13 dicembre, nell’aula Polifemo dell’Istituto comprensivo Pieraccini, gli alunni della scuola hanno incontrato il sindaco di Aulla, Roberto Simoncini, che è venuto per parlare dell’alluvione che ha colpito la sua città, un piccolo comune di 11.000 abitanti nel cuore della Lunigiana. Il 25 ottobre nell’arco di 24 ore sono caduti 366 mm di pioggia, un evento straordinario che ha provocato l’esondazione del fiume Magra. «Erano le 18,30 quando il Magra è esondato — ha detto il sindaco — prima è andata via la corrente poi è arrivata un’onda improvvisa, uno dei primi edifici ad essere colpito è stata la caserma dei vigili del fuoco». Poi il fango ha sommerso ogni cosa. L’ALLUVIONE è durata 2 ore e 30, in questo tempo i danni sono stati enormi: «Ci sono stati due morti e 108 evacuati. Le criticità sono molte: case allagate, ponti crollati, frazioni isolate, mancanza di acqua potabile e gas, in numerose frazioni niente corrente
gazzi del liceo classico di Aulla sono riusciti a portare in salvo i libri. Non è un caso che sono stati proprio i ragazzi a salvare l’archivio storico, poichè fanno parte del Consiglio dei Giovani e Aulla è stato il primo comune d’Italia ad averne uno. I libri sono stati trasportati a Firenze per il processo di liofilizzazione. I soccorsi sono stati numerosi: per nove giorni hanno operato sul territorio provinciale 7144 unità di personale di cui 3851 angeli del fango».
LA VISITA I ragazzi della Pieraccini con il sindaco di Aulla
elettrica e linee telefoniche». «Quali sono stati i monumenti più colpiti della città?»: chiede un alunno della scuola primaria. «L’Abbazia di San Caprasio dell’884 per fortuna non è stata distrutta, ma è stata allagata e sommersa dal fango». Cos’è l’Archivio Storico notarile
dei Feudi della lunigiana? «L’archivio è prezioso perchè ci sono tutti i manoscritti del ‘400 che raccontano la storia notarile del paese — spiega il sindaco — l’edificio è stato devastato dal fango, ma grazie all’intervento di una giovane archivista romana, Francesca Frugoni, insieme ai ra-
CHIEDE un bambino: «Cosa ha provato quando ha visto la sua città distrutta?». «Un grande dispiacere, ma questa catastrofe paradossalmente ci ha avvicinati di più. In seguito alla tragedia abbiamo ricevuto una grande solidarità da tutta la Regione, sopratutto da Firenze. Molti cittadini ci sono stati vicini, tra cui tassisti fiorentini, la Fiorentina Calcio e altri». Un alunno della scuola Pieraccini saluta il sindaco e promette: «Anche la nostra scuola contribuirà con un piccolo gesto di solidarietà».
L’INTERVISTA IL SEGRETARIO DEL PD HA PARTECIPATO AI SOCCORSI DOPO L’ALLUVIONE DI FIRENZE NEL ’66
Bersani, un angelo del fango di quindici anni CHI SONO gli angeli del fango? Sono persone comuni come il nonno di un nostro compagno o note come l’onorevole Pierluigi Bersani. Il loro aiuto è stato fondamentale nelle città alluvionate. Lei dov’era il giorno dell’alluvione a Firenze?
«Credo a scuola. Le notizie arrivavano dalla radio». E’ stata un’idea sua andare a Firenze per portare aiuto?
«Ne parlammo tra noi, e cominciammo a chiederci: perché non andiamo? Diciamo pure che fui uno dei promotori. Il nostro insegnante di religione, don Niso Della Valle, era un riferimento per noi. Ci venne naturale andarne a parlarne con lui: non solo disse di sì, ma si preparò a partire con noi». SOLIDARIETÀ Angeli del fango dopo l’alluvione del ’66
Quell’esperienza ha cambiato qualcosa nella sua vita?
«Sicuramente, perché fu un’esperienza straordinaria.
Avevo quindici anni! E’ stata una grande emozione poter vivere la solidarietà che si sentiva in quei giorni. Non solo: ho anche avuto l’occasione di respirare i primi passi di una storia nuova. Girava un’aria di cambiamento». Ci sono ancora oggi molti documenti danneggiati che hanno bisogno di essere restaurati. Quando sarà al governo farà qualcosa per aiutare questa opera?
«Adesso che me l’ hai ricordato sicuramente lo farò. Ricordo che quando partii sapevo che dovevamo salvare i libri e gli oggetti d’ arte, immaginavo che avrei fatto quello. Però la mia squadra finì ad occuparsi di ripulire dal fango laboratori e cantine. Ho fatto manovalanza. Ma fu lo stesso indimenticabile». Nel 2011 gli angeli del fango sono tornati in azione ad Aulla; questa volta sono arrivati in aiuto anche gli ultras della Fiorentina e i ragazzi del liceo classico di Aulla.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della I C della scuola media Pieraccini in collaborazione con la classe V A della scuola Lavagnini. I C: Abbado Luigi, Batacchi Tommaso, Berretti Lucrezia, Borgioli Alessandro, Camastro Giorgia, Canastrini Maria, Celli Guglielmo, D’Antoni Arianna, Gabbrielli Edoardo, Garchitorena Vincent Galamay, Ghisu Duccio, Huaroc Samaniego Ashley Sayuri, Jesus Me-
dina Nilton Oswaldo, Lenzi Lapo, Mucci Samuele, Nati Agnese, Pairazaman Chambergo Miguel, Parducci Umberto, Pelleschi Greta, Rossi Federico, Wu Weiwei. V A: Abdelqader Jasmin, Ani Ochenna, Bayongan Jamever Balunso, Caramitti Alessio, Carhuallanqui Montes Maria, Cicali Alessia, Cosofret Alexandru Constantin, Daghini Martina, Dauplo Christian Paul, Eletti Lorenzo, Gnesutta Daniele,
Haxhiu Aishe, Holguin Caller Mabel Gaudy, Maccallum Eva Maria, Mananghaya Paragas Guilfred, Masi Giulia, Michahelles Flavia, Palchetti Vittoria,Perez Camila Natalia, Piras Vittoria, Pistolesi Boni Irene, Poli Zoe, Reyes Harold James, Valladares Aguilar Marialaura, Vega Carol Olalla. Dirigente scolastico: Valerio Vagnoli. Insegnanti tutor: Cinzia Tosti Guerra, Anna Colantuono.
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MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011
Scuola media
Carducci Firenze
Oltre la ribalta della moda Vestirsi in un certo modo è diventato bisogno: come scegliere bene LA MODA è una presenza fondamentale nella vita di noi adolescenti, condiziona il modo di vestire e costituisce un bisogno da soddisfare, al pari delle necessità primarie. La maggior parte di noi segue le tendenze che sono in voga nel momento, alle quali è difficile rinunciare, senza sentirsi “diversi”; il rischio infatti è di trovarsi emarginati da quei compagni che hanno un forte interesse per i prodotti che più rispondono al conformismo. Anche per questo i giovani ritengono essenziale indossare abiti che li fanno sentire parte del gruppo, e non estranei, con il risultato di favorire la tendenza al consumo e incrementare il fatturato delle aziende più “alla moda”. Di queste in generale i consumatori sono portati a fidarsi, perché ritengono il marchio una garanzia. IL RAPPORTO tra la qualità e il prezzo permette oggi a tutti, anche ai meno benestanti, di acquistare le cose che desiderano; ma i giovani, pur di assicurarsi il capo che li fa sentire “alla moda”, sono indotti a spendere anche molto.
APPARIRE O ESSERE? Il rischio di essere succubi della moda e non protagonisti visto con la fantasia
Chiaramente chi ha più disponibilità economica ha maggiori possibilità di tenersi aggiornato con la moda, perché può permettersi di andare oltre certi limiti, ma non sempre ne sente il bisogno, mentre chi ha meno disponibilità a volte si concede strappi eccessivi. Tutto questo fa emergere differenze rese immediatamente evidenti
dalla volontà o meno di indossare i capi delle marche più prestigiose. Ciò, non di rado, è motivo di contrasto tra i giovani, portati a seguire le tendenze e ad ignorare i gusti e le scelte dei genitori, più orientati di solito a un look più tradizionale, attenti alla qualità e al prezzo. Dietro il mondo fascinoso della
moda si nascondono, in qualche occasione, realtà di cui non siamo spesso a conoscenza, ma che hanno a che fare direttamente con ciò che indossiamo. Sembra ad esempio, da indagini compiute e da denunce fatte negli anni addietro, che non sia assente l’impiego di sostanze dannose da parte di aziende e marchi anche famosi, ma fa ben sperare il fatto che sia stato raggiunto un impegno comune a ridurre, entro il 2020, l’uso di simili componenti. Non molto tempo fa, una giovane donna accusava sulla rete di avere subito seri danni per aver indossato abiti acquistati presso una catena di grande distribuzione. UN ALTRO aspetto negativo del mondo della moda è dato dallo sfruttamento di manodopera minorile, senza che vi sia un adeguato controllo della filiera produttiva e un intervento repressivo da parte dei governi di quei Paesi che tollerano il fenomeno. Ci si chiede se non sarebbe meglio che prestassimo più attenzione a questi aspetti del problema di cui di solito non teniamo conto, invece di occuparci solo del marchio che ci permette di stare “alla moda”.
L’ESPERTO A COLLOQUIO CON LORENZO BRACCIALINI, DIRETTORE MARKETING DELL’OMONIMA GRIFFE
«Rapporto prezzo-qualità, vigilato speciale»
MANAGER Lorenzo Braccialini in azienda
ABBIAMO incontrato Lorenzo Braccialini, direttore marketing e comunicazioni dell’omonima azienda, e gli abbiamo posto alcune domande sul tema della moda nel mondo, specie in relazione agli adolescenti. «Le dinamiche dei giovani tendono oggi ad incrociarsi in modo continuo; non esiste più un target unico, ma una fusione di stili e tendenze: gli adulti amano tornare alla loro adolescenza, i giovani imitarli, per sentirsi più grandi». La Braccialini è un’azienda attenta ai giovani; per loro «ha creato una collezione che si ispira ai famosi Looney Tones, un marchio avuto in licenza dalla Warner Bros. Lo stile sposa la moda ai personaggi simbolici che hanno segnato l’infanzia di molte generazioni».Quando si tratta di scegliere i capi da indossare, il consumatore in generale tiene conto «della funzionalità del capo in rapporto al tipo di vita di ognuno e quindi all’uso, ma vi è da parte di
tutti una forte attenzione al prezzo e alla qualità dei prodotti, visti in relazione tra loro». In fatto di moda, Firenze ha una nobile tradizione che risale al Rinascimento, «legata all’ideale di bellezza e alla qualità dei prodotti che nascono dalle mani sapienti degli artigiani»; una tradizione che si conserva e che fa anche oggi di Firenze il centro della moda. Gli abbiamo chiesto cosa pensasse dello sfruttamento del lavoro minorile di cui spesso si sente parlare a proposito di aziende che operano nel settore. «Le grandi multinazionali estere, ci ha risposto, oggi fanno più attenzione alla filiera, proprio a seguito degli scandali avvenuti; quanto alle griffe italiane già esercitano il controllo sul ciclo della produzione per i propri marchi». Gli esponiamo, prima di congedarci, una nostra esigenza: che i prodotti siano tutti etichettati per poterne verificare la tracciabilità, conoscere la qualità delle materie impiegate e saperne la provenienza.
LA REDAZIONE III A: Anzillotti Edoardo, Baldini Eva, Benucci Delfina, Bertini Emma, Bigi Bianca Maria, Bongiovanni Chiara Tiffany, Busoni Edoardo, Carubia Gabriele, Chen Yongjie, Crescioli Marco, Donati Federico, Finta Jane, Menicatti Teresa, Montagnoni Adele, Montaguti Leonardo, Moriani Leonardo, Pagnano Tommaso, Prajia Diana Andreea, Rama Martina, Scalzullo Giulio, Stefanon Luca, Toschi Vespasiani
Martina, VaggelliGemma, Vigori Anna. II A: Bayon Tommaso, Bertolasi Federico, Bongiovanni Marco, Borghi David, Caldo Luigi, Carbungo Jairus James, Denith Irene, Di Bari Giuliana, Dragoni Filippo, Enriquez Camongol Lou, Flora Alessia, Gagliardo Michael, Iacopozzi Cosimo, Lomascolo Ilaria, Londono Henao France-
sco, Lunardo Maria Caterina, Magni Lorenzo, Massa Eugenia, Moschella Vanni, Noferi Benedetta, Paratore Giulia, Ruocco Matthew Alexander, Sansosti Chiara, Soffietto Niccolò, Ventura Margherita, Verrecchia Beatrice. Docente tutor: De Robertis Rita Dirigente Scolastico: Marchese Luciana
L’ANALISI
Un fenomeno radicato nella società CI INTERESSAVA conoscere quale fosse il rapporto dei ragazzi con la moda, e se cambia con l’età, ma anche quanta importanza abbia la moda per loro. Ne abbiamo intervistati alcuni, ed abbiamo ascoltato il parere di qualche adulto, nella cerchia famigliare. La moda è un punto di riferimento, lo strumento attraverso il quale ogni adolescente, nel momento in cui ricerca una sua identità, esprime il proprio stile e la propria personalità, e costruisce il rapporto con gli altri. La maggior parte dei giovani, in fatto di moda, non si fa influenzare dai compagni di classe, ma segue l’esempio dei coetanei in generale, perché l’aspetto esteriore, sfortunatamente, oggi è quello che più conta. Nella scelta dei capi, ragazzi e adulti danno importanza alla comodità e all’eleganza; gli adulti tengono conto anche della qualità; per tutti è fondamentale sentirsi a proprio agio negli abiti che si indossano. Un altro fattore decisivo al quale tanto gli adulti che i ragazzi prestano attenzione è il prezzo: i ragazzi, che iniziano a comprarsi i vestiti con i propri soldi, si sentono responsabilizzati, gli adulti hanno il sospetto che un abito che costa poco sia di qualità scadente: il prezzo costituisce una garanzia. Può succedere però che i produttori ne approfittino e mettano sul mercato capi di bassa qualità ad un prezzo più alto, ricavandone maggior profitto. Anche per questo sarebbe doveroso educare i ragazzi ad un consumo consapevole.
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GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011
Scuola media
De Mattias Firenze
Il rugby: lo sport del cuore Cresce il movimento nella nostra città: capitale europea dello sport 2012 RIFLESSIONI
Una disciplina vissuta con passione “SONO in mezzo al campo, e non so neppure io, se ho più paura o coraggio… Ultima frazione di gioco, lancio lungo, palla dell’avversario, sono l’ultimo uomo, la partita è nelle mie mani… La tensione sale, penso ai miei compagni che credono in me, tutto si svolge in pochi secondi: con tutta la mia forza lo placco! E finalmente… vittoria!” Pratico il rugby da diversi anni, le emozioni che provo in questo sport sono frutto di una nuova passione in me. Quando scendo in campo guardo negli occhi i miei compagni e so che in quel momento devo fidarmi di loro: siamo come “fratelli in guerra”. La cosa che amo di più in questo sport è “il terzo tempo” nel quale le squadre, fino ad ora rivali, escono insieme dal campo, vinte o vincitrici che siano. Così i giocatori socializzano andando a mangiare e bere, uniti come “amici” e non più come “nemici”. Questa esperienza, se praticata fin da piccoli, insegna valori importanti quali il rispetto verso il prossimo fondamentale per la società. Il nostro Istituto, propone il progetto “Crescere in Movimento” relativo alle Scienze motorie, che nel primo anno della scuola secondaria presenta il rugby come il modello di sport da seguire, particolarmente indicato per la crescita integrale della persona. Consiglio ai ragazzi di provarlo, per far crescere in loro passione e valori che rimarranno per tutta la vita.
QUANDO William Webb Ellis, giovane studente della cittadina di Rugby vicino a Birmingham decise, nel lontano 1823, di infrangere le regole del football prendendo in mano il pallone e correndo verso la linea di fondo campo avversaria, non immaginava certo di avere posto le prime regole di un nuovo sport, il Rugby Football, che di lì a breve divenne tra i più popolari nel mondo. Tantomeno sapeva, il giovane William, che da quel gesto di ribellione sarebbe nata una disciplina nella quale valori e confronto leale sono un esempio per tutti gli altri sport. Oggi, con tutto quello che accade tra le tifoserie nel calcio e spesso in campo tra giocatori stessi, il rugby rappresenta un’esperienza di formazione positiva, soprattutto fra i giovani, portatrice di elementi fondamentali: “la cultura” dello sport, intesa come una serie di valori di cui il giocatore è esempio in campo come nella vita, il rispetto delle regole e la lealtà verso gli avversari, l’educazione come collaborazione e considerazione dei compagni e, infine, il “fair
PALESTRA DI VITA Un’immagine che illustra l’affetto degli appassionati per il rugby, una disciplina sportiva rude, ma ricca di valori etici
play”. Quest’ultimo racchiude in sé la vera forza di questo sport. Il “terzo tempo” prevede un momento in cui le squadre avversarie si riuniscono informalmente a fine partita per parlare di quanto accaduto, davanti a un rinfresco nella club house e a volte insieme all’arbitro, tutto in modo confidenziale. Questo è un atto di ami-
cizia ed umiltà, nel quale il significato di vincere e perdere fanno parte del gioco. PERCHÉ quindi non immaginare che il rugby abbia un ruolo di primo piano nei prossimi eventi che Firenze dovrà organizzare in occasione della sua nomina a “Capitale dello sport 2012”? Perché il
vicesindaco e assessore allo sport Dario Nardella non potrebbe cogliere l’occasione per rilanciare Firenze come città del rugby? Firenze vanta già una buona tradizione in questo sport, e non solo perché il calcio in costume, in qualche modo ne è stato il precursore, ma anche perché in questa città sono presenti società che da decenni svolgono con successo la loro attività in questo settore. Se “l’idea di sport è quella di strumento diffuso di forte socializzazione e accrescimento delle qualità di vita,” come recita un passaggio del documento che l’amministrazione comunale ha presentato a Bruxelles per candidarsi al ruolo di città europea dello sport 2012, allora il rugby può veramente rappresentare questo pensiero. Se sapremo cogliere quest’occasione, il gioco della palla ovale potrebbe essere non più quello sport “incomprensibile a molti” come scrive Alessandro Baricco, bensì una fonte di formazione fisica ed etica per molti giovani della nostra città.
L’INTERVISTA INCONTRO CON LUIGI FERRARO, GIOCATORE DEL FIRENZE RUGBY ED EX NAZIONALE
«Una palla ovale che costruisce valori» ABBIAMO intervistato Luigi Ferraro , giocatore della Firenze Rugby ed ex capitano della Nazionale A. Per quale motivo ha deciso di dedicarsi al rugby?
Ho iniziato a praticare il rugby a tredici anni, ma era un gioco e quando scendevo in campo pensavo solo a divertirmi. Poi sono diventato capitano, ho iniziato a giocare a Padova e in Lombardia, nelle regionali e nelle nazionali. Questa esperienza mi ha fatto crescere come uomo e come rugbista; ora alleno i ragazzi più giovani e spero di trasmettere loro quanto io stesso ho appreso: rispetto dei compagni, senso del gruppo e lealtà, perché la squadra non può funzionare se manca un membro. Cosa le ha insegnato l’esperienza di diventare capitano?
PROTAGONISTA Luigi Ferraro in azione
Ho provato una grande emozione e senso di responsabilità verso gli altri. Nelle partite di rugby non ci
sono barriere fra pubblico e giocatori e quello che si impara giocando è l’integrazione di tutti quanti, avversari e compagni, ma soprattutto la voglia di non mollare mai. Si impara a vincere, a godere di una vittoria, ma anche a prendersela con te stessi se si perde e non si è dato tutto. Il valore del fairplay secondo lei si va perdendo?
Nel rugby è incondizionato il fairplay, è possibile “schiantarsi” sull’avversario e fargli male, ma non ha senso dargli un calcetto fuori dal gioco! Una volta che è terminato lo scontro, è grande il desiderio di aiutarlo a rialzarsi. Qual è stata la partita più significativa?
Secondo me tutte le partite sono fondamentali, anche se la più importante è quella che ancora deve essere giocata. Il rugby si può paragonare alla vita, ciò che si è già vissuto è importante, ma quello che verrà lo è ancor di più.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti: Logan Aspin, Stefano Baylon, Valentino Brocchi, Julia Brogi, Piero Brogi, Federico Franceschi, Matilde
Francioni, Raveen Khawe, Cosimo Lori, Giulia Matteuzzi, Edwards Miglinieks, Maximilian O’ Kief, Brando Sacramento, Andrea Cottoni, Filippo Torrini, Niccolò
Vieri, Davide Villani della III media della Scuola Secondaria di primo grado Beata Maria De Mattias. Docente tutor e Dirigente scolastico è la professoressa Monica Milanesi
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GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011
Scuola media
Marsilio Ficino Figline
Autumnia: la tre giorni del gusto La trasformazione di Figline: da borgo lontano a polo d’attrazione CAMMINANDO per Figline, immersi nel profumo di castagne arrostite, mandarini e dolciumi vari, si possono trovare, qua e là, orticelli con alberi e verdure, signori che vendono cappelli e ceste fatte di paglia, altri che lavorano il ferro e così via. Sono i giorni 11 - 12 - 13 novembre. La stagione autunnale è festeggiata con uno degli eventi più significativi della Toscana: Autumnia, che quest’anno raggiunge la sua tredicesima edizione e coinvolge, oltre alla Protezione civile, gli Assessorati alla attività produttive, al turismo ed alle politiche ambientali. Fiumi di persone si riversano nelle strade e nelle piazze, non per la solita passeggiata, ma spinte dalla curiosità di vedere e assaggiare qualcosa di nuovo e dal desiderio di sentirsi fiere delle bellezze e delle bontà che questa terra e tutta l’Italia possono offrire. La “piccola” Figline, per tre giorni, diventa l’attrazione turistica dell’intera regione: circa ottantamila visitatori di ogni età calpestano quei cinquemila metri quadrati
su cui è spiegata la manifestazione. Parlare di numeri però non rende l’idea dell’autentico trasporto che investe ogni visitatore, delle emozioni che vengono vissute. No, perché non si tratta di un mercato, Autumnia non è un semplice appuntamento economico, è piuttosto, grazie anche a una serie
di convegni, un’appetitosa possibilità di ampliare le conoscenze sull’Ambiente, sull’Alimentazione, sull’Artigianato e sull’Associazionismo. Tutto infatti converge a sviluppare il programma delle quattro “A”, su cui si basa l’evento. Un programma che offre anche la possibilità di giocare e di di-
vertirsi o con un percorso di corde sugli alberi, o con una passeggiata a cavallo, o con la mungitura di una mucca. Vista così, Autumnia diventa un mezzo per educare a vivere meglio, alla cura del patrimonio circostante, al rispetto del fantastico sfondo naturale che incornicia questa città e tutta la Toscana, che troppo frequentemente trascuriamo. È un modo per aprire gli occhi davanti alla natura e rendersi conto che magari come “vicini di casa” non abbiamo solo gentili vecchietti, ma forse anche qualche animale, un procione o una lepre, che vive proprio sopra Figline, nel bosco di Vallombrosa. Al tempo stesso Autumnia è un mezzo per guardare più lontano, per “unire” l’Italia, mediante lo scambio di usi e costumi con altre parti della penisola, presenti con i loro prodotti tipici e la loro cultura. Di fronte a questa città in festa non resta che lasciarsi piacevolmente coinvolgere, animati da tanta voglia di rispolverare tradizioni e di saziare la propria curiosità.
L’INTERVISTA QUATTRO DOMANDE A RICCARDO NOCENTINI, PRIMO CITTADINO FIGLINESE
«Una festa per guardare al mondo»
SINDACO Riccardo Nocentini con alcuni alunni dopo l’intervista
AUTUMNIA attira l’interesse di decine di migliaia di persone. Come sente il rapporto tra la città di Figline e questo evento che apre sempre più i propri confini? «Autumnia è diventata la festa più importante della città e una delle prime della Toscana — risponde il sindaco di Figline, Riccardo Nocentini — è la festa in cui tutta la comunità, tutta la cittadinanza attiva figlinese si apre all’esterno e tantissime persone rispondono positivamente al suo richiamo. Aprire l’esperienza di Autumnia a livello più ampio possibile e conservare il suo carattere locale è una sfida difficile da accogliere». Quale idea può aiutare questo evento a mantenere i livelli raggiunti e a incrementarli? «Autumnia è una manifestazione locale perché promuove i prodotti di Figline e del Valdarno, ma insieme è qualcosa di più ampio, perché, richiamando l’attenzione su tutto
quello che può portare a una qualità migliore della vita, vuol dare un messaggio universale. E lo fa anche con specifici incontri di approfondimento, che coinvolgono le varie associazioni presenti nel territorio, e con iniziative per gli alunni delle scuole». Come valuta in generale l’associazionismo a Figline? «Una delle fortune maggiori di Figline è quella di essere “Terra di Associazioni”. Sono tante ed operano nei settori più diversi per il bene comune. Non solo, esse maturano al loro interno valori importanti che poi si diffondono all’esterno, fra la gente». In una battuta, cosa può insegnare Autumnia? «Autumnia può insegnare che tutto è collegato. Ogni persona, ogni cosa è parte integrante di un tessuto naturale e sociale legato in ogni sua parte da strettissime e inscindibili relazioni».
LA REDAZIONE CLASSE III A: Aglietti Allegra, Anzevino Fiammetta, Bellandi Cristian, Bumbuc Alexandra, Di Trapani Antonio, Gabbrielli Fiammetta, Lanini Cosimo, Lapi Niccolò, Marzano Chiara, Mosconi Lisa, Nocentini Tomma-
so, Poggesi Eleonora, Regina Filippo, Sabatini Chiara, Taddeucci Cosimo, Turrini Margherita. III B: Bettini Giulia, Botti Francesco, Cannelli Lapo, Carlone Davide, D’Angiulli Thierry, Emanuele Laura, Ermini Costanza, Marti-
gnetti Eleonora, Nannini Gregorio, Oliviero Rosa Lucia, Ponzalli Elisa, Sicuro Rebecca, Soldi Mabel. Dirigente scolastico: Enrico M. Vanoni. Docenti tutor: Lorenzo Artusi, Paolo Butti, Vera Checcacci.
L’ANALISI
Un modo per riscoprire valori etici A FIGLINE un perfetto incontro tra presente e passato, tra la realtà di oggi e i suoi problemi e le origini, tra vicino e lontano. Quattro “A” in festa: Agricoltura, Alimentazione, Ambiente e Associazionismo. “A”, la prima lettera dell’alfabeto, l’origine, un tentativo di recuperare genuinità, di avanzare verso il futuro senza recidere il legame con il nostro passato. “A” di Agricoltura e Alimentazione, per evitare che i bambini del XXI secolo ignorino il miracolo che ogni giorno si rinnova nei campi o non sappiano da dove proviene il cibo che vedono nel piatto; ed è importante riscoprire i prodotti tipici di un’antica e storica regione come la nostra, la Toscana, che vede nella coltivazione della vite e dell’olivo due fondamenti dello sviluppo della sua cultura e una prospettiva di lavoro e di guadagno. “A” di Ambiente: per sottolineare come questo pianeta, che ci piaccia o no, perderà la pazienza di dare la vita a un’umanità che non lo rispetta e non lo salvaguarda; e in quest’ottica non può una festa come Autumnia non porsi il problema della tutela della realtà che ci circonda e che ha orizzonti sempre più vasti. Infine, “A” di Associazionismo, per ricordare il valore della collaborazione e della solidarietà; e per questo è giusto dedicare spazio alle numerose organizzazioni di volontariato che fioriscono nel nostro territorio, dispensando frutti preziosi per tutti.