Premio Mascagni, la Hettabrez

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20 BOLOGNA ECONOMIA

MARTEDÌ 26 FEBBRAIO 2013

SODDISFATTO Paolo Bertuzzi in azienda tra i pezzi d’arte etnica che ama collezionare

L’AZIENDA

Se il cliente è un re veste made in Bo

Quando la pelle è arte si chiama Hettabrez

Paolo Bertuzzi, il collezionista artigiano di MARCO GIRELLA

IL NOME viene dalle ultime cinque lettere di Enrichetta, la fondatrice, e dalla crasi del cognome Bertuzzi. Hettabrez. Un marchio che da più di cinquant’anni vuol dire moda in pelle. Molto prestigioso, vista la fila di clienti illustri, da Gianni Agnelli al sultano del Brunei, e relativamente poco conosciuto. Perchè in casa Bertuzzi nessuno ha mai puntato sul marchio. La politica aziendale, storicamente, si fondava sul prodotto, sulla qualità e sul servizio al cliente. Adesso alla guida c’è Paolo Bertuzzi, figlio di Enrichetta. Un bel tipo di ingegnere, collezionista d’arte come riescono ad esserlo solo gli uomini innamorati della vita. I tremila metri quadri della sua azienda sono pieni di opere, non necessariamente di valore, perché lui compra solo le cose che gli piacciono e, strano a dirsi, detesta il mercato. «L’arte e l’alto artigianato sono incompatibili con i grandi numeri dei mercati. Così come l’economia vera è incompatibile con la finanza». Eppure vivono dentro i mercati.

«Quando sono entrato in azienda sentivamo la prima crisi, dovuta all’affermarsi dei negozi monobrand. Noi eravamo presenti in tutto il mondo ma

solo nei multibrand. Io cominciai a occuparmi della gestione». Essendo ingegnere.

«No, mi sono laureato in ingegneria elettronica solo per amore». In che senso?

«Mio suocero non mi avrebbe mai permesso di sposare sua figlia senza laurea. Così mi adattai. Ma studiare non mi piaceva». Meno male.

LA SPINTA «Sono ricco perché faccio le cose che amo sul lavoro e nella vita» «A un certo punto mi misi a disegnare la collezione. Il risultato fu piuttosto buono. Nell’85 fatturammo 10 miliardi di lire con 6500 capi». Complimenti.

«Seguirono anni peggiori perché in realtà con il meccanismo della diffusione del marchio non c’entravo un tubo. A inizio anni Novanta decisi di accompagnare l’azienda alla chiusura, dolcemente, senza strappi». Come mai ha cambiato idea?

«Ho tre figli e il più grande insisteva per lavorare in azienda. Così nel ’96,

cominciai a fare il rianimatore. Avevo creato Hb uomo, perché non c’era tanta alta moda maschile. Riposizionai Hettabrez anche sulla donna». Funzionò?

«Fino al 2000 sì. Poi a fatica. Un po’ prendemmo come stilisti delle star che non ne imbroccarono una. Un po’ l’attentato alle Torri Gemelle e le difficoltà del mercato. Nel 2004 Hettabrez perse tutto il capitale». Cosa fece?

«Ho sempre pagato tutti. Mai chiesto un giorno di cassa integrazione. Così ricapitalizzai, vendendo un po’ di immobili e un po’ d’arte». Mossa azzardata.

«Ci abbiamo messo tre anni per tornare a guadagnare. Poi è entrato un contratto per produrre Brioni e infine un accordo con Stefano Ricci, che è diventato il più grande del mondo nel settore del lusso per uomo». Lei dà l’idea di divertirsi a fare il suo lavoro.

«Certo che mi diverto. Perché sono consapevole che la ricchezza non dipende dai soldi. Ma dal fare le cose che ami, lavorare con i tuoi figli, essere circondato da collaboratori che si fidano di te, occuparti di artisti veri, come quelli di cui ho comprato le opere e non di palloni gonfiati dai media. E queste cose, io le ho già tutte».

MODELLO Un capo in pelle di Hettabrez

I NUMERI

8,8 milioni

E’ il fatturato in euro del 2012 in crescita dell’11 per cento sul 2011

50

dipendenti E’ lo staff interno a cui si aggiungono 150 persone nell’indotto

6

per cento Gli investimenti dell’azienda in ricerca e sviluppo

E’ IL 1960 quando Enrichetta Bertuzzi, figlia di un noto importatore di pellame, fonda Hettabretz. Fin dalla nascita l’azienda opera nei mercati mondiali del lusso, specializzandosi nell’abbigliamento in pelle e pelliccia. Tra il ‘60 e il ‘70 i capi Hettabretz vengono distribuiti nelle più esclusive boutique del mondo. Sono clienti delle collezioni Hettabretz le famiglie reali inglese, olandese, greca, spagnola e saudita, dinastie industriali e bancarie come i Rothschild, Ford, Onassis, Fournier, Agnelli, celebrità come Audrey Hepburn ed Elizabeth Taylor. Paolo Bertuzzi, figlio di Enrichetta, entra in azienda dopo la laurea in Ingegneria nel 1969, e dall’80 in poi si dedica allo sviluppo del prodotto, puntando prevalentemente al mercato uomo. I clienti Hettabretz si chiamano Sultano del Brunei, principe Al Waleed, Arnold Schwarzenegger, Frank Sinatra, Anthony Hopkins e Michael Douglas. Nel frattempo Hettabretz mette a disposizione di primari marchi e griffes il suo know-how e lo straordinario archivio di materiali, lavorazioni e modelli. Nascono così importanti collaborazioni con Prada, Valentino, Louis Vuitton, Stefano Ricci, Brioni, Testoni, Barney’s, Ferragamo, Ralph Lauren e Romeo Gigli. Oggi a Paolo Bertuzzi si sono affiancati i figli Federico ed Enrico: attorno a loro si muove uno staff interno di oltre 50 persone per la gestione della ricerca, dello sviluppo, della modelleria e dei campionari; un indotto di laboratori nelle Marche, in Emilia-Romagna e in Toscana che rappresentano una forza lavoro di 150 persone.


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