MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
ECONOMIA & FINANZA 25
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Ecco i giovani che fecero l’impresa Come il sogno si trasforma in lavoro Botteghe artigiane, start-up, aziende virtuali: tre storie toscane in vetrina NON È VERO che non vogliono lavorare, che cercano il posto fisso e non amano rischiare. Ci sono generazioni di giovani che non si perdono un bando di concorso, un’occasione di finanziamento, uno stage in grandi o piccole aziende,
un contributo per avviare un’attività. E’ la «meglio gioventù» e non è certo una prerogativa solo toscana o dell’Italia di Mezzo. Ma è quella che noi vogliamo far salire alla ribalta, additare come buon esempio, esaltare per farla diven-
tare un modello da seguire. Tutte le settimane cercheremo storie di giovani che hanno fatto l’impresa, che si sono affrancati da qualunque etichetta offensiva, frutto dell’eloquio di un ministro o della fantasia di un regista, e
che hanno dimostrato di poter fare affari. O crearsi un lavoro in proprio, senza aspettare segnali dal cielo o da qualcun altro. Sono tanti i giovani imprenditori, molti self-made young. E un bel pezzo di futuro è loro.
LAURA CONTEMORI, «BOTTEGA CREATIVA»
«Dai pupazzi per mio figlio alla vendita di emozioni»
ALESSANDRO LORI, SOCIO DI KKT
«L’idea nata a Montreal Ora cresce nell’incubatore» FORNIRE consulenze e prodotti software tecnologicamente avanzati in grado di migliorare le performance di aziende ed enti. Ecco l’obiettivo dello spin off Kkt, che ha sede all’interno dell’Incubatore dell’università di Firenze, Ne parliamo con uno dei tre soci, l’ingegner Alessandro Lori, 30 anni. Com’è nata l’idea?
«Tutto è iniziato 5 anni fa. Io e Mirko Maischberger, soci dello spin off insieme al professor Fabio Schoen, cullavamo il sogno di creare un’azienda di questo tipo. In seguito, gli studi hanno portato me nella Silicon Valley e Mirko a Montreal. E proprio a Montreal pensammo che le nostre alternative erano due: o rimanere all’estero oppure tornare a casa per sviluppare l’idea che ci frullava nella testa. Ha prevalso la seconda ipotesi».
sa?
«Poco, i tempi tecnici. Era l’ottobre 2010 quando per la prima volta siamo andati all’Incubatore. Abbiamo fatto un master in Business administration. E poi ci sono stati messi a disposizione dei consulenti, che ci hanno aiutato a stilare un business plan. A luglio 2011 siamo andati dal notaio. E abbiamo costituito la società». Quali difficoltà hai incontrato?
«La difficoltà maggiore è rappresentata dal cambio di mentalità. Da ricercatori ci siamo trasformati in imprenditori. Se prima ragionavamo sui numeri, adesso dobbiamo farlo in un’ottica aziendale».
Com’è nata l’idea di aprire un’attività?
«Ho iniziato a cucire pupazzi per mio figlio, che oggi ha 5 anni. Volevo realizzare degli oggetti particolari. E’ partito tutto come un hobby. Ho visto che le cose che creavo erano apprezzate dalle mie amiche. Facevo il grafico pubblicitario, ma con la crisi il lavoro non c’era. Un giorno ho visto il fondo nel quale ho creato il mio laboratorio. Me lo sono immaginato già arredato, è stato un attimo: ho deciso di licenziarmi e di cambiare lavoro». Come ha fatto fronte all’investimento iniziale?
«Ho utilizzato una parte della liquidazione. Le spese non sono state molte. Tutto quello che c’è in negozio è fatto da me».
Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
«Poco. In due mesi ho aperto. A giugno ho visto il fondo, a luglio è iniziata la mia nuova avventura». Quali difficoltà ha incontrato?
«In realtà non ho dovuto affrontare grossi problemi». Chi o cosa ti è stato più utile nella fase di start up?
«Sicuramente essere iscritta a un’associazione di categoria. La Cna mi ha dato una grossa mano nella fase iniziale, sbrigando al posto mio tutte le pratiche burocratiche». I prossimi obiettivi?
«Non ne ho idea. Sono molto creativa, non penso molto al lato commerciale. Probabilmente sono un po’ incosciente. Non sono proiettata verso il futuro. Penso al presente, cercando di far conoscere alla gente gli oggetti che realizzo. Non faccio grandi piani pluriennali. La mia attività, nonostante la crisi, sta andando bene e la mia più grande soddisfazione è vedere che ciò che faccio piace agli altri». mo.pi.
Chi o cosa vi è stato più utile nella fase di start up?
Come è partito l’investimento iniziale?
«La fase di ‘pre-incubazione’ è stata fondamentale. È stato lì che ci hanno aperto gli occhi sulla programmazione dell’attività».
Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impre-
«Vogliamo arrivare ad essere un’azienda stabile per poi espanderci anche all’estero. Usciremo dall’Incubatore, cercheremo una sede a Firenze». Elettra Gullè
«Abbiamo buttato nell’azienda tutti i nostri risparmi, tra anni di dottorato e consulenze aziendali. L’investimento complessivo è stato di 21mila euro».
LAURA CONTEMORI ha 31 anni. E’ una persona dalla marcata vena artistica. La sua ‘Bottega Creativa’, a Pistoia, è un laboratorio-negozio, aperto nel luglio scorso, nel quale crea e vende pupazzi e abbigliamento per bambini. Come si legge sul sito internet, è «una vera bottega artigianale dove dal niente si creano emozioni».
ISABELLA CAMBI E ELISA BARBIERI
La fabbrica del cioccolato che va dove c’è il cliente UNO DEI loro lavori più creativi è stato quello di riempire Montelupo Fiorentino di cappelli per promuovere un parrucchiere della zona. Isabella Cambi ed Elisa Barbieri sono due giovani consulenti di comunicazione strategica, che insieme arrivano a 61 anni di età. Il loro originale Chocolate Factory studio (www.chocolatefactorystudio.com) è on-the-go. Non esiste una sede fisica. Sono loro che vanno «dove è necessario». Hanno clienti in tutta Italia. Com’è nata la vostra idea?
«Ai tempi dell’università. Eravamo compagne di studio a Perugia e avevamo un sogno nel cassetto: aprire un’attività tutta nostra. Così, una volta laureate, abbiamo proseguito gli studi all’estero e ci siamo ritrovate per avviare l’attività». Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?
I prossimi obiettivi?
«Abbiamo cercato di ridurre il più possibile i costi. Niente ufficio e niente viaggi in prima classe. Poi, il fatto che tutte le spese erano divise a metà ci ha aiutato molto. Anche oggi non
LE TAPPE PER APRIRE UN’AZIENDA
abbiamo una sede e dunque non paghiamo un affitto. Lo studio è il nostro computer portatile». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
«Circa 6-7 mesi. Ci siamo prese un po’ di tempo per capire come posizionarci sul mercato a livello di comunicazione, abbiamo valutato quello che facevano i nostri concorrenti e ci siamo costruite la nostra identità: il nome, quali servizi offrire, quindi il sito internet, i biglietti da visita, la carta intestata e l’apertura della partita iva…» Quali difficoltà avete incontrato?
«La mentalità italiana. L’essere giovani spesso è sinonimo di inaffidabilità piuttosto che di novità». Chi o cosa vi è stato più utile nella fase di start up?
«Il nostro sostegno reciproco. Nei momenti di difficoltà è stato fondamentale sostenersi a vicenda». I prossimi obiettivi?
«Avendo un background internazionale, vorremmo riuscire ad uscire dai confini italiani». mo.pi.
Raccontateci la vostra storia di giovani imprenditori. Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net
La scelta del settore
Le mosse burocratiche
Le iscrizioni
Analizzare il segmento di mercato in cui si vuole operare, guardare i dati e preparare un business plan. Esaminare i possibili concorrenti e le prospettive del comparto. Focalizzare lo studio sul territorio
In caso di uno studio di professionisti iscritti a un albo, andare dal notaio per l’atto costitutivo e lo statuto. Per le imprese individuali, rivolgersi al Suap (sportello unico attività produttive)
Dopo le eventuali autorizzazioni per avviare l’attività, bisogna iscriversi alla Camera di Commercio, all’Inps, all’Inail e aprire la partita Iva con un’unica domanda on line, attraverso il software ComUnica
MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012
ECONOMIA & FINANZA 31
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
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L’attimo fuggente dei giovani imprenditori «Bisogna cogliere al volo ogni occasione» Dai contributi per aprire ai corner virtuali, come avere certezza del domani COGLIERE l’attimo, sfruttare ogni occasione, seguendo il consiglio di Orazio e di Lorenzo il Magnifico. E’ il distillato filosofico che sta dietro a tutte le storie che sono arrivate alla nostra e-mail, raccontate da lettori, da associazioni di ca-
tegoria, da giovani imprenditori. Sepolte le speranze del posto fisso sotto la lapide di una crisi pesante e di nuove norme sul lavoro, invece di restare precari a vita, i giovani, non solo toscani, cercano di carpire qualunque chance si pari
loro davanti per far germogliare un’idea e per ampliare l’orizzonte del proprio futuro. Ognuna di queste avventure imprenditoriali, coronate o meno da successi di fatturati, comincia con la consapevolezza che nulla sarà più regalato.
Bandi pubblici per contributi ad aprire aziende, spin off universitari, corner virtuali o no dove lanciare prodotti scoperti o sperimentati: questo lo spaccato di una «meglio gioventù» che vuole realizzare la sua impresa: lavorare.
GIACOMO ARZELA’, POLAB
«La mia sfida? Avere le antenne dritte sul mondo» Tommaso Massei · CASCINA
ANDREA GUAZZORA, THUS
«Con i led al fosforo ho acceso il mio futuro» PER AVVIARE un’impresa servono un po’ di soldi da investire. Ma perché tutto quel che si tocca diventi oro, occorre essere dotati di genio e di un pizzico di follia. Lo conferma la storia di Andrea Guazzora, 40 anni, originario di Schio, astrofisico con il pallino dei led. Una passione che lo ha portato a sviluppare una nuova tecnologia, i led a fosforo remoto, di proprietà di Thus Italia, azienda di Altopascio, della quale è titolare dallo scorso settembre. Com’è nata l’idea?
«Mi sono occupato di opotoelettronica e led a partire dal 2003, prima come dipendente, poi come consulente e infine come imprenditore, fondando una società produttrice di lampioni stradali a led a Padova, e poi rilevando la Thus». Come ha fatto fronte all’investimento iniziale?
«La prima società a Padova è stata costituita con un pool di investitori, per questa ho fatto tutto da solo». Quanto tempo c’è voluto?
«Non molto: 5 mesi, ma è bene precisare che per la Thus si tratta di un re-avviamento, in quanto l’impresa esisteva già».
Quali difficoltà ha incontrato?
«La maggiore è la crisi del settore del lighting, che sta attanagliando tutta Europa». Chi o cosa è stato più utile nella fase di start up?
«L’esperienza padovana nel settore è stata la palestra necessaria, che ha messo in luce la validità delle mie intuizioni e la bontà della tecnologia». Che cos’è il led a fosforo remoto?
«E’ un led tradizionale, dal quale viene separato lo strato di fosforo che normalmente gli viene steso sopra, rendendo il nuovo sistema costituito da due moduli spaziati in aria: il led genetico, senza fosfori a contatto, e un supporto esteso quale vetro o policarbonato contenente appunto i fosfori. Con questo sistema si produce una sorgente di luce assolutamente nuova e mai vista prima nel mercato dell’illuminazione». I prossimi obiettivi?
«Raddoppio del fatturato 2011, ampliamento gamma prodotti, avvio della rete commerciale internazionale e di un paio di importanti partnership». mo.pi.
A 31 ANNI si è caricato sulle spalle una responsabilità non da poco: diventare socio dell’unica società privata in Italia a realizzare per le pubbliche amministrazioni (fino ad oggi 400 Comuni e 14 Regioni) i piani per la localizzazione delle antenne di telefonia. In Polab – nata come spinoff del Polo Tecnologico di Navacchio – Giacomo Arzelà, 31 anni, è entrato come stagista. Ma poi non si è fatto scappare l’opportunità, insieme a Matteo Citti di entrare in società coi fondatori Alfio Turco e Benedetto Michelozzi. «Un posto fisso in Italia non è una garanzia sul futuro. Entrare come socio dell’impresa per cui lavoravo vuol dire impegnarsi affinché cresca. E’ una crescita personale e professionale che non ha paragoni e che altri giovani dovrebbero vedere come opportunità».
Che difficoltà hai incontrato? Chi ti ha aiutato?
Cambia la prospettiva, ma l’essere già inserito in un team di lavoro collaudato, ha permesso di non trovarci impreparati. Da dipendente le responsabilità ed il peso delle scelte sono e meno pesanti, mentre una gestione richiede conoscenze e tempi più articolati. L’essere insediati all’interno del Polo Tecnologico di Navacchio, inoltre, ci ha senza dubbio favorito. I prossimi obiettivi?
Consolidare la posizione di leader nazionale nel nostro settore. Le tecnologie e la normativa sono in rapida evoluzione: ne è un esempio la legge toscana che indica ai Comuni i tempi e le procedure per redigere i Piani delle antenne. E poi sono in cantiere altre iniziative, tra cui un prossimo brevetto su uno strumento ancora non presente sul mercato.
Come è nata l’idea di diventare imprenditore?
L’opportunità di proseguire più dall’interno un progetto nato circa dieci anni prima, mi è sembrata una stimolante sfida. Non sapendo se potesse ricapitarmi una stessa opportunità, l’ho colta con inevitabile timore ma anche con enorme entusiasmo.
FRANCESCA BIANCHI, SCANDICCI
«Abitida sposa low cost Il matrimonio non è un lusso» Lisa Ciardi ANTICIPARE le tendenze nel mercato e credere in un’idea. È il segreto di chi vuole mettersi in proprio e sicuramente quello di Francesca Bianchi, 29 anni, sarta e stilista di Scandicci (Fi), che dopo aver perso il posto sicuro si è inventata un lavoro, captando una domanda in aumento, quella di abiti da sposa low cost. Potendo contare su una professionalità da spendere e avendo notato la crescente richiesta di matrimoni a prezzi ridotti, Francesca ha creato un negozio di abiti on line, DivaMarabuSposaFirenze.com e un sito di consigli per chi vuole un matrimonio a prezzi accessibili labitofalasposa. blogspot.com. «Tutto è nato dopo un periodo di lavoro come dipendente in due grandi marchi di abbigliamento - racconta -. Credevo sarebbe stata la mia strada, ma a causa della crisi mi sono ritrovata a casa. Era il 2010 e ad aggravare la situazione c’era il matrimonio imminente con mio marito». Solo due possibilità: andare
avanti e affrontare le spese della cerimonia nonostante le ristrettezze o non farne di nulla. Ma Francesca ha intuito una terza via: «Ci siamo immersi nell’universo dei matrimoni low cost - racconta - e su Internet ho scoperto un mondo. Per il vestito, in particolare, nei negozi normali era impossibile trovare qualcosa a meno di mille euro. Alla fine, ho conosciuto la titolare di una sartoria di Bologna, Caterina, che oltre a farmi un vestito bellissimo, mi ha incoraggiato a seguire la sua strada». È nato così il negozio virtuale di Francesca. «In due anni, ho servito decine di ragazze dalla Toscana e da altre regioni che continuano a portarmi le amiche. Risparmio sull’assenza di spese per il negozio. Ci si sente, ci si scrive e si fanno poche prove. Per gli accessori poi, occorre usare quelli che ho sul momento, altrimenti il prezzo sale». Stando a queste regole, un abito di Francesca costa in media dai 650 agli 850 euro. «Oggi mi sento realizzata perché faccio il lavoro che amo alle mie regole». Non tutto il male viene per nuocere.
Raccontate la vostra storia di giovani imprenditori Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net
LA SOCIETA’ PIU’ SEMPLICE La novità del decreto
A che punto siamo
A chi rivolgersi
Con le norme sulle liberalizzazioni i giovani under 35 possono costituire una srl semplificata con il capitale minimo di 1 euro, anzichè di 10mila euro, somma minima prevista dal codice civile finora
Il decreto non è stato ancora convertito, sta terminando l’iter in commissione al Senato, poi ci sarà il voto in aula. Ultima modifica, l’atto costitutivo della ssrl sarà autenticato a costo zero dal notaio
Il Conservatore del registro delle imprese della Camera di Commercio consiglia di aspettare la conversione del decreto prima di costituire questo tipo di società. Ci si può rivolgere agli uffici per avere informazioni
MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
ECONOMIA & FINANZA 23
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Amicizie e fortuna, i segreti per il futuro I giovani sognano ancora il posto fisso Sondaggio Demopolis-La Nazione sul lavoro ai tempi della crisi L’ITALIA del 2012 non sembra essere un Paese per giovani. La transizione verso il mondo adulto, trovare un impiego, realizzarsi nella vita, di questi tempi è un cimento non privo di ostacoli. L’indagine condotta dall’Istituto Nazionale
di Ricerche Demopolis fra i giovani lettori under 40 del quotidiano online “laNazione.it” lo racconta. L’indagine demoscopica, diretta da Pietro Vento con la collaborazione di Maria Sabrina Titone e Giusy Montalbano, è stato realizza-
ta da Demopolis in esclusiva per La Nazione. I dati sono stati rilevati in un sondaggio condotto - dal 22 febbraio al 4 marzo 2012 - con metodologia cawi tra i giovani navigatori del sito lanazione.it. Al campione demoscopico in rientro
(860 giovani di età compresa tra i 18 ed i 39 anni) è stata applicata una ponderazione sulle variabili di quota in relazione al genere, alla fascia di età ed all’area di residenza. Supervisione della rilevazione online di Marco Tabacchi.
GIULIA BIAGI E BRUNA BERTACCINI
«Valmon dà le pagelle a dieci università italiane» Elettra Gullè · FIRENZE
IL SONDAGGIO
Ente pubblico o società privata purché ci sia la busta paga NAVIGANTI senza timone alla ricerca di un posto di lavoro. E’ la fotografia della situazione in cui si trovano i giovani toscani, come appare da un sondaggio dell’Istituto Demopolis tra i lettori under 40 de La Nazione. La necessità di orientamento e informazione è il primo dato che emerge: il 66% degli intervistati ha confessato di non conoscere i settori con maggiori possibilità di inserimento lavorativo nella propria regione. Al classico passaparola, che si conferma come principale strumento di ricerca di un posto, se ne affiancano di nuovi. Non sempre ortodossi, tra l’altro, perché oltre all’invio dei curricula, l’iscrizione ai centri per l’impiego e la ricerca attraverso la rete internet, nelle credenze dei ragazzi serve altro per inserirsi presto e bene nel mondo del lavoro. OLTRE un intervistato su due ha infatti confessato di contare sull’appoggio di amicizie e conoscenze, a discapito della fiducia che una volta si riponeva più volentieri nei percorsi di stage e nei servizi di orientamento proposti da scuole e università. I numeri parlano chiaro: il 70% dei
giovani che hanno partecipato al sondaggio concordano sul fatto che serva conoscere persone che contano, o godere di un appoggio politico. Solo in seconda battuta arrivano la fortuna (51% di citazioni) e l’appoggio familiare (31%). Purtroppo in questo momento storico, è indubbio che nell’immaginario collettivo le virtù del merito abbiano la peggio. Nonostante tutte le parole spese e gli sforzi veri o presunti del Governo per riqualificarle. Infatti, il 45% degli intervistati, meno di 1 su 2, sostiene che serva essere preparati professionalmente e culturalmente. IL POSTO FISSO rimane comunque una priorità, forse proprio per le difficoltà che si percepiscono nella realizzazione occupazionale. Secondo l’indagine di Demopolis, solo il 18% dei giovani che hanno partecipato al sondaggio preferirebbero lavorare in proprio, mentre il 42% vorrebbe lavorare alle dipendenze nel settore pubblico e il 35% nel comparto privato, ma sempre alle dipendenze. Il sondaggio conferma una volta di più quanto sia difficile oggi trovare la bussola e scegliere la strada da percorrere in tempi di precarietà.
UN’AZIENDA nata per richiesta del mercato. È originale la storia di Valmon Srl, spin-off dell’Università di Firenze che sviluppa, produce e commercializza sistemi informativi statistici di supporto alla valutazione e al monitoraggio delle politiche accademiche. Valmon è nata tre anni fa dal gruppo di ricerca d’Ateneo, che fa parte del dipartimento di statistica. «In un secondo momento è stato avviato l’iter per il riconoscimento come spin-off universitario», spiegano Giulia Biagi, 27enne dottoranda, e il ricercatore Bruno Bertaccini. Valmon, oltre ad offrire collaborazioni agli studenti e ai dottori di ricerca, dà lavoro a tre persone. Com’è nata l’idea?
Ci si rese presto conto che per il dialogo con il mondo esterno era necessario costituire una società. Di qui l’idea della Srl, che opera da tre anni con buoni risultati. Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?
te insieme. Nel 2007 non avevamo scelta: o dicevamo di no, oppure fondavamo l’impresa». Quali difficoltà avete incontrato?
Nessuna. Abbiamo la fortuna di poter trasferire all’esterno il nostro know how universitario. I vostri progetti?
Il nostro fiore all’occhiello è il sistema informativo statistico per la valutazione della didattica, utilizzato in dieci Atenei, che permette di elaborare automaticamente i questionari elettronici degli studenti. Stiamo poi cercando di diffondere il nostro sistema di erogazione dei test d’accesso, che quest’anno verrà utilizzato anche per un’attività di orientamento degli studenti di alcuni istituti superiori di Firenze. Abbiamo sviluppato un sistema informativo statistico per la direzione abbonamenti Rai». L’Ateneo cosa ci guadagna?
«Partecipa agli eventuali utili. E poi gode delle licenze gratuite per l’accesso a tutti i nostri sistemi informativi».
«Non c’è stato un investimento iniziale; la società è nata dalle richieste del mercato. È stato grazie alle prime commesse che abbiamo potuto investire nell’azienda». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
Le richieste da parte delle aziende e degli Atenei sono arrivate in gran numero, e tut-
DEIANIRA ROSAMILIA, FUCECCHIO
«Dalla partita doppia alle fiere Porto in giro i sapori toscani» Johara Camilletti DEIANIRA Rosamilia, di Fucecchio, ha 26 anni ed ogni settimana il suo banco itinerante di prodotti tipici toscani la porta sulle piazze di tutta Italia. Così, grazie ad un’attività ereditata dai genitori ed un pizzico d’inventiva questa giovane ha reinventato un mestiere. Come è nata la tua attività? E’ il lavoro che hai sempre voluto fare?
«Ho studiato per diventare ragioniera e dopo il diploma ho lavorato quattro anni nel settore; tuttavia il mio lavoro non mi dava soddisfazioni perché sentivo il bisogno di un contatto umano maggiore. A quei tempi aiutavo i miei genitori con il loro furgone che vendeva hot dog e patatine prevalentemente fuori dagli stadi. Navigando su internet ho notato la grande quantità di fiere di prodotti tipici delle varie regioni: così è nato il banco «Tentazioni toscane». Ho aperto una partita Iva tutta mia ed ho ampliato l’attività familiare».
Quali sono gli orari del tuo mestiere?
«Lavoro tre giorni a settimana (venerdì, sabato e domenica) ed nei giorni di festa dalle 7 di mattina alle 8 di sera. Il sacrificio maggiore è lo spostamento: a volte arrivo a percorrere 500 km per partecipare ad una fiera. Durante la settimana mi occupo di ordinare la merce: noi acquistiamo direttamente dal produttore e vogliamo la garanzia che i maiali siano nati, cresciuti e lavorati in Italia». Quali prodotti sono maggiormente apprezzati?
«Finocchiona, porchetta, pane toscano, salame e prosciutto salato vanno a ruba. Vendiamo anche Chianti, Brunello, Vin santo, ricciarelli e panforte. I nostri prodotti sono molto amati nelle altre regioni, soprattutto in Liguria. Inoltre di noi toscani vengono apprezzati soprattutto la simpatia ed il calore, calore che personalmente non ho perso grazie a questo mestiere che mi mette in contatto con il pubblico e che mi ha donato nuovo entusiasmo».
Raccontate la vostra storia di giovani imprenditori Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net
I BANDI PER APRIRE UN’IMPRESA I contributi di avviamento
I requisiti
Come fare domanda
I giovani che hanno intenzione di iniziare un’attività imprenditoriale in Toscana possono usufruire di un premio di primo insediamento, che va dai 20.000 ai 40.000 euro secondo l’importo degli investimenti
Per accedere al premio il giovane deve avere tra i 18 e i 40 anni, deve insediarsi per la prima volta a capo di un’azienda agricola e deve ottenere la qualifica di imprenditore agricolo professionale.
Per partecipare alla graduatoria sui fondi disponibili, la domanda per il Pacchetto Giovani («Domanda di aiuto») deve essere presentata via web entro le 13 del 31 marzo. Informazioni su www.giovanisi.it.
MERCOLEDÌ 14 MARZO 2012
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IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
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La fantasia della generazione 2.0 Vecchi mestieri rivisitati con Internet Luca, agricoltore di 22 anni: «Il premio giovani è una beffa» «SECONDO me il premio giovani è una truffa. Mi sono iscritto nei coltivatori diretti il primo gennaio 2010, ho fatto domanda per il premio giovani presso la coldiretti di Pescia, pagando fattura alla mano 180 euro più 181 euro d’iscrizione
agli imprenditori agricoli. Sono stato in graduatoria per quasi 2 anni, pochi giorni fa mi è stato detto che sono fuori premio». E’ la lettera che Luca Martini, 22 anni, agricoltore di Pescia, scrive dopo la presentazione del «premio giovani»
voluto dalla Regione. «Le mando il bilancio entrate e uscite del 2010. Olio prodotto 420 kg per 9 euro, 3780 euro. Pagato frantoio 480 euro. benzina e gasolio 330 euro; contributi Inps 2200 euro; concimi 350 euro; rame 80 euro;riparazione
tagliaerba 85 euro; attrezzi da lavoro 80 euro; tassa Camera di commercio 80 euro; sindacato coldiretti 361 euro. Perdita totale, 266 euro. Da mangiare me lo dà la mia famiglia, tutte le settimane il mio babbo mi dà la paghetta».
ELISA, MAMMA SUL WEB
«Fiorentini si cresce anche grazie alla rete» · FIRENZE
LABORATORIO GINISKI, FIRENZE
«Siamo tre liutai moderni che lavorano con la musica» · FIRENZE
LORENZO Gianneschi, Claudio Di Marco e Alberto Rosin. Sono loro i tre «liutai moderni», come amano definirsi, che riparano, costruiscono e restaurano strumenti musicali a plettro. Il loro laboratorio professionale, premiato dalla Salvatore Ferragamo quale ‘artigianato artistico d’eccellenza’, si chiama Giniski ed è a Firenze. Com’è nata la vostra idea?
«Come spesso accade l’idea nasce da un bisogno e, nella più classica tradizione artigianale fiorentina, ad un bisogno si deve dare soluzione. Ma non ci si sveglia la mattina e si decide di fare questo lavoro; lo si costruisce anno per anno, competenza per competenza». Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?
«Siamo stati cauti, ma ci abbiamo messo tutto ciò che potevamo. Questo è un lavoro strettamente legato a noi stessi e non si finisce mai di investire in se stessi». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
«Burocraticamente parlando la cosa è breve, anche perché siamo cresciuti a stadi, dalla prima partita Iva a vari riassetti societari. Questo è un la-
voro artigianale che cresce con le richieste dei clienti. L’avviamento, inteso come esperienza imprenditoriale, si può valutare in un’incubazione di 10 anni». Quali difficoltà avete incontrato?
«La più grande è culturale. In Italia, paese di melomani, la musica da un lato è un lusso non sempre facilmente accessibile, dall’altro non è considerato un lavoro, ma un hobby. A chi è nel campo della musica viene sempre chiesto “si, ma che lavoro fai ?”. Una difficoltà pratica ed economicamente gravosa, invece, è l’abbondanza di ‘improvvisati’ che, senza alcuna fiscalità artigianale, né tanto meno esperienza, arrotondano il loro vero stipendio». Cosa è stato più utile nella fase di start up?
«Una sana incoscienza giovanile. Le nostre famiglie che ci hanno supportato e sopportato. L’ambiente fiorentino. La fortuna di alcuni insegnati illuminati che ci vedevano come persone che cercavano un modo di esprimersi attraverso una delle arti più universali». I prossimi obiettivi?
«Ampliare la gamma di prodotti offerti e magari raggiungere il più ambizioso obiettivo per una piccola ditta: l’estero». Monica Pieraccini
DIVENTARE mamma spesso significa rinunciare alle ambizioni professionali, a volte perdere il lavoro. Ma c’è chi riesce a fare di questo momento della vita uno stimolo per una nuova attività. Elisa Staderini ha 35 anni ed è mamma di Teseo. «Prima della gravidanza lavoravo come arredatrice in uno studio di architettura – racconta - ma ho perso il lavoro perché sono diventata mamma. Per una donna con prole è complicato trovare una nuova occupazione. Cominciai a ‘dare di matto’ in casa tra pannolini, pulizie e cucina. Cercai qualche iniziativa dove portare mio figlio che andasse oltre i soliti giardini, ma era difficile avere notizie». Alla fine dell’estate ebbe l’idea: creare un sito dedicato alle iniziative di Firenze e dintorni per i più piccoli. Con l’aiuto del marito informatico ha creato il portale Fiorentinisicresce.it. «Un’iniziativa – spiega – nata dall’esigenza mia come mamma, ma che ha reso felici molti genitori». Il cuore del progetto sono le attività delle ludoteche, le feste in piazza, i musei e i teatri per bambini, le biblioteche dedicate ai ragazzi. Ci sono rubriche curate da esperti come il pedagogista, la psicologa, la logopedista, il pediatra, il ginecologo, la consulente perinatale per chiarire i dubbi su come crescere bene il proprio piccolo o come vivere al meglio la gravidanza. «Abbiamo anche inserito gli annunci per la tata ideale, servizi utili, l’elenco dei centri commerciali e i ristoranti provvisti di spazi gioco, nursery e me-
IDEA: E SE APRISSI UNA FARMACIA?
nu per bambini, ma anche fumetti inediti e disegni da stampare e colorare, favole e ricette scritte su misura per piccoli cuochi». Da Firenze, le segnalazioni si sono allargate a tutta la Toscana. CI SON VOLUTI 5 mesi perché l’idea diventasse realtà. I costi sono per lo più relativi all’hosting e alle bollette, sfruttando per il portale soluzione informatica regalata dal marito che si occupa di quesgto settore. «Ma il prezzo maggiore è l’impegno quotidiano: ogni mattina fino alle 14, orario in cui Teseo esce da scuola, e poi dopo cena». I numeri delle visite sono in crescita: 19 mila al mese e 1500 iscritti alla newsletter gratuita. I primi guadagni sono già arrivati: «Nel 2011 ho fatto 7900 euro di fatturato, ma tolte le tasse a me son rimasti meno di 4000 euro in un anno». Spesso le viene offerto scambio merci al posto di soldi. «Sono comunque molto soddisfatta e spero quanto prima di poter prendere qualcuno che mi aiuti nel lavoro». Manuela Plastina
MARCO MENICONI, ‘SALTALBERO’
«Il bosco diventa un parco Un’avventura per tutti» UN’AVVENTURA low cost. È questa la chiave del successo del parco divertimenti «Saltalbero», giovane e bella realtà nel comune di Rapolano Terme, in provincia di Siena, nata nel 2009 dall’idea di tre amici. Marco, Benedetta e Filippo, di ritorno da una gita in un parco negli Appenini si sono interrogati sul destino di una loro azienda agricola che stentava il passo ma che aveva spazi inutilizzati (20 ettari di bosco). Marco Meniconi, agronomo, racconta così la genesi di una sfida alla crisi che ha le carte in regola per vincere: «L’agricoltura non attraversa un momento felice, per cui destinammo lo spazio verde che non utilizzavamo, a ospitare questa avventura. Vogliamo rendere le due attività complementari: ci piacerebbe autoapprovvigionare il nostro ristorante coi prodotti dell’orto biodinamico». Dall’ispirazione all’inaugurazione, quanto tempo è passato? «In tutto un anno tra autorizzazioni, labirinti burocratici e rapporti con le banche, anche se il Comune di Rapolano ha collaborato e ci ha sostenuto».
Quali attività si possono svolgere da voi? «Un mix di avventura e didattica: da noi oltre a sentirsi un po’ Indiana Jones nei 7 percorsi acrobatici, si impara a conoscere il bosco. Quest’anno organizzeremo campi estivi e ci piacerebbe coinvolgere le scuole. C’è uno spazio per eventi e musica dal vivo, abbiamo campi da calcetto e beach volley, e allestiamo iniziative equestri. Siamo i primi nella zona delle Crete ad essere partiti con un progetto simile e aspettiamo la concorrenza». Saltalbero è un nome curioso, una trovata pubblicitaria? «In effetti il nome resta subito in mente. Quanto alla nostra campagna di comunicazione passa anche e soprattutto dal web, nonostante il passaparola serva ancora molto più di quanto si possa credere. Abbiamo una pagina su Facebook (‘Saltalbero’) e un sito (www.saltalbero.it). Il nostro è un prodotto scacciacrisi: per venire qui si spende meno che ad andare al mare nel weekend. Molti quest’anno ci hanno pensato, anche turisti stranieri». Irene Carlotta Cicora
Raccontate la vostra storia di giovani imprenditori Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net ON LINE
Che cosa dice il decreto
L’investimento
I bandi
Saranno 142 le nuove farmacie da aprire in Toscana, in 80 Comuni. Ai bandi per le nuove licenze potranno partecipare solo singoli farmacisti iscritti all’albo, da soli o in due
Tra farmaci e attrezzature la dotazione iniziale deve essere di circa 250mila euro. Alla cifra vanno aggiunti i costi di locazione. I giovani laureati senza aiuti familiari sono penalizzati
Non si sa quando usciranno i concorsi per l’assegnazione delle aperture. Dall’entrata in vigore della legge le regioni dovranno provvedere entro 120 giorni all’emissione dei bandi
Lavoro, le «ricette» dei giovani contro la crisi. Le nostre storie sono anche sul web. Racconta la tua. Clicca su www.lanazione.it
20 CRONACHE
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IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
MERCOLEDÌ 21 MARZO 2012
L’artigianato è il settore rifugio per chi è in cerca di nuove strade Oltre 45milioni di euro in «premi giovani», 4.300 domande presentate ALTRE STORIE di giovani con la lampadina accesa in testa, che riescono a scavarsi una nicchia in un mondo ostile. Spin off universitari, aziende innovative, persino la riscoperta di artigianati particolari: un mondo in perenne evolu-
zione, che regala speranze in mezzo a un diluvio di cifre quasi tutte negative. E intanto, colpiti dal tono della lettera di Luca Martini, il giovane agricoltore che aveva definito il «premio giovani una beffa», i dirigenti della Regione che
si occupano di bandi a favore delle imprese giovanili, forniscono i loro numeri: «La delusione del giovane agricoltore è comprensibile, non sarebbe rientrato tra i progetti finanziati. Ma dal 2006 a oggi la Regione ha lanciato 4 bandi e pa-
gato a oltre 1.100 giovani premi di 40.000 euro a fondo perduto ciascuno, per un totale di circa 45 milioni di euro. Le domande presentate sono state oltre 4.300, è stato finanziato 1 progetto su 4. Le informazioni su www.giovanisi.it»
GIONATAN TORRICELLI, INSONO
«Facciamo saltare il tappo se un oleodotto si blocca» · FIRENZE
SUPERDUPER HATS, FIRENZE
«Abbiamo tirato fuori un’impresa dai cappelli» · FIRENZE
LA SOCIETÀ, SuperDuper Hats, è nata solo un anno fa, ma è già un successo. I tre giovani designer fiorentini, Matteo Gioli e Ilaria e Veronica Cornacchini, hanno presentato i loro cappelli fatti a mano a Pitti e alla settimana della moda di Parigi. Delle loro creazioni si parla già in tutta Europa e il loro marchio è diventato un must internazionale. Com’è nata la vostra idea?
«Dalla passione per il cappello. Li abbiamo sempre indossati, anche prima di imparare a farli. E’ stata questa passione che ci ha spinto a cercare i nostri primi maestri, Anna Maria Niccolini, modista fiorentina, e Giampiero Bellucci, uno degli ultimi falegnami che scolpisce con immensa maestria le forme di legno per fare cappelli». Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?
«Abbiamo cercando di sfruttare al meglio le risorse che avevamo, iniziando con molto poco. La fase di start up è senza dubbio la più difficile». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
«In poco meno di un anno,
dal primo cappello realizzato con le nostre mani siamo riusciti a costruire una solida base di partenza, che ci ha portato prima a Pitti Immagine Uomo e poi in tutta Europa». Quali difficoltà avete incontrato?
«Inutile dire che le difficoltà più grosse sono state di tipo economico. Il momento storico non aiuta, è molto difficile per chi ha un’attività da anni, figuriamoci per chi inizia ora… Non è facile trovare i bandi giusti per avere finanziamenti o aiuti». Cosa è stato più utile nella fase di start up?
«I consigli dei nostri amici, che già lavoravano nel mondo della moda, e degli altri artigiani,che avevano prima di noi affrontato gli stessi problemi. E il sostegno dei nostri genitori, anche se, alla fine, se non si prova sulla propria pelle, non ci si rende mai conto di cosa può essere più o meno adatto per la propria crescita». I prossimi obiettivi?
«Cercare di riportare l’amore per il cappello nell’era moderna, rimanendo ben attenti a mantenere l’altissima qualità dei nostri prodotti e la totale artigianalità. Speriamo anche di sbarcare molto presto oltreoceano». mo.pi.
STUDIANO i flussi. Dall’esterno, senza inserire alcun dispositivo, riescono a monitorare i flussi interni a una condotta. Ecco uno dei campi d’azione di InSono, spin off dell’Ateneo fiorentino composto da sei soci, ai quali presto potrebbero aggiungersi, come dipendenti, altri due ingegneri. «Questo se alcune importanti commesse andranno in porto», sorride Gionatan Torricelli, ingegnere 35enne entrato in InSono insieme ad altri due ex assegnisti di ricerca di Ingegneria: Giulio Pelosi, 30 anni, e Fabio Cioria di 28. Supervisore è il docente Leonardo Masotti. Com’è nata l’idea?
«Tutto è partito dai progetti di ricerca che sono stati attivati tra il laboratorio Ultrasuoni e controlli non distruttivi del dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni e un colosso come Eni Spa. È stata proprio l’Eni a cercare il professor Masotti. Da lì, era la primavera del 2008, è iniziato il nostro cammino. Per crescere professionalmente, una tappa obbligata è stata la costituzione dello spin off, grazie al quale possiamo proseguire nella nostra ricerca e realizzare nuovi prototipi.
Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
Non è stato difficile. A luglio scorso ci siamo costituiti come Srl. E dal 10 febbraio anche UniFi partecipa al capitale. Essere accreditati come spin off ci dà una visibilità maggiore. Ci raccontate alcuni progetti che state portando avanti?
Ci occupiamo di flussimetria. Per capirci, noi interveniamo in caso di tubazioni otturate o di flussi anomali. Siamo in grado, dall’esterno, di rilevare se qualcosa di ‘strano’ sta accadendo all’interno dei tubi. Un grosso vantaggio, perché così facendo i grandi gruppi industriali, nostri principali committenti, non devono fermare le macchine per controlli di questo tipo. Risultato: massimizzano la produzione. E risparmiano sulla manutenzione. Noi ci muoviamo nel campo dell’industria petrolchimica, ma anche in quello alimentare. E poi facciamo controlli sui prodotti, sia intermedi che finiti, nell’ambito della produzione meccanica. Elettra Gullè
Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?
Grazie ai nostri risparmi. E ai contratti di ricerca garantiti dall’Eni. Così, siamo partiti senza chiedere nessun prestito. Certo, abbiamo un capitale sociale piccolo. Io e gli altri due soci siamo presenti all’interno dell’azienda col 51%. All’inizio, ognuno di noi ha investito circa 2mila euro.
CHI PUO’ FINANZIARE LA MIA IDEA?
MARTINA VANGELISTI
«Sogno di aprire un negozio dove vendere i miei bijoux» UN FORNETTO, paste sintetiche e tanta fantasia per lavorare in proprio. È la storia di Martina Vangelisti, 26 anni, di Sesto Fiorentino, una laurea in archeologia nel cassetto, un’esperienza come lavoratrice precaria che va avanti ormai da cinque anni e una strada intrapresa da poco nella creazione di bijoux. «Ho concluso l’Università nel 2008 - spiega - conquistando una laurea in Storia e Tutela dei Beni Archeologici. Da allora, nonostante i tentativi, non ho mai trovato una vera occasione di lavoro nel mio campo. Per lavoro intendo, chiaramente, qualcosa di retribuito. perché di esperienze non pagate e di stage ce ne sono in quantità. Così, ho voltato pagina, iniziando a lavorare prima come assicuratrice e poi in qualità di commessa in diversi settori, sempre a tempo determinato». Ma Martina non ha lasciato che il precariato fosse un limite ai suoi progetti. «Mi sono sposata un anno e mezzo fa - racconta - e, nei periodi in cui non lavoro, abbiamo solamente lo stipendio di mio marito,
che è l’impiegato. Da qui l’idea di trovare qualcosa di diverso per arrotondare e, contemporaneamente, per coltivare una vera passione». È iniziata così l’avventura della creazione di bijoux in paste sintetiche e bigiotteria da vendere a fiere e mercatini. «DALL’ANNO scorso ne ho fatto una sorta di lavoro - continua Martina - anche se continuo ad accettare tutti i contratti che riesco ad avere come commessa. Ho iniziato a partecipare alle fiere del fumetto dove queste opere d’ingegno e creatività vanno molto di moda e, di volta in volta, mi affido alle associazioni che lanciano iniziative espositive per vendere ciò che produco con tanto amore. Per ora quello che guadagno mi serve più che altro per arrotondare, ma le vendite aumentano. Spero quindi che questa possa diventare molto presto un’attività a tempo pieno». Con un obbiettivo già chiaro in mente: creare un negozio con una propria linea di produzione. Lisa Ciardi
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Le agevolazioni
I requisiti
A chi rivolgersi
Garanzie su finanziamenti e operazioni di leasing fino a un massimo di 250mila euro e durata massima del finanziamento di 15 anni, contributo al taglio degli interessi, assunzione di partecipazioni di minoranza.
Possono accedere alle agevolazioni piccole e medie imprese con sede legale in Toscana, iscritte al registro. Le imprese devono essere costituite da giovani «under 40», donne, lavoratori in mobilità o cassa.
Il soggetto attuatore è FidiToscana. La società ha creato Fidi Toscana Giovani, la domanda va inviata ai soggetti finanziatori e a Fidi Toscana, secondo il modello disponibile su www.fiditoscanagiovani.it
26 ECONOMIA & FINANZA
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IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012
Ci sono posti di lavoro vacanti E i giovani cominciano ad adattarsi Nonostante la disoccupazione record, molte occasioni non sfruttate IL RITRATTO DELL’ISTAT è impietoso anche per la Toscana. Quando la fotografia parla del 16,2% di disoccupazione giovanile, di perdita di peso del titolo di studio, visto che tra i 30enni disoccupati ci sono più laureati che diplomati, c’è
qualche reazione che deve scattare. Oltre agli spin-off universitari, alle aziende create da un’idea, ci sono due aspetti del dramma lavoro emersi in questi giorni: un’agenzia turistica cerca 100 animatori, ma alle selezioni all’uni-
versità si sono presentati solo in 26. Il distretto della pelle fiorentino è pronto a buttare sul tavolo centinaia di occasioni per giovani, ma stenta a trovare ragazzi affascinati dal mestiere del «pellettiere». Se non si vuole alzare bandiera
bianca, cadendo nella frustrazione del tramonto del posto fisso, non è più possibile lasciare così ampi vuoti nel mercato del lavoro. Per questo ci sono giovani che ripongono la laurea nel cassetto e si adattano a tutti i mestieri.
DIVAL TOSCANA, FIRENZE
«Tanti esami sui farmaci L’affare degli anticorpi » · FIRENZE
CLEMINA CARLUCCI, ESTETISTA
«Un fondo di garanzia per sognare con la bellezza» · FIRENZE
C’E’ CHI sogna il principe azzurro e chi di aprire un centro estetico. E’ il caso di Clemina Carlucci, 36 anni, che non ha mai abbandonato il suo sogno nel cassetto. Prima ha lavorato come dipendente, poi ha aperto una prima attività di estetica, che ha dovuto chiudere. Ma non ha mollato e nel 2009 è finalmente riuscita ad avviare un nuovo centro estetico, in via di Scandicci, a Firenze. Perché aprire un centro estetico?
«Dopo tanti anni di specializzazione nel settore, ho voluto avviare un’attività tutta mia. E’ un centro estetico naturale, dove non uso macchinari, ma punto tutto sulla manualità. E’ una piccola attività artigianale, che mi dà grandi soddisfazioni». Come ha fatto fronte all’investimento iniziale?
«Sono stata fortunata. Grazie ad un consorzio di garanzia sono riuscita ad ottenere un finanziamento, che sto ancora pagando. Senza quello non sarei riuscita a realizzare il mio sogno». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?
«Non molto, in realtà. A fine
marzo 2009 ho trovato il fondo che mi piaceva. A luglio ho aperto. E nel frattempo sono riuscita anche a fare i lavori di ristrutturazione, visto che prima i locali erano occupati da una lavanderia». Quali difficoltà ha incontrato?
«Ho avuto tanti problemi con i dipendenti. Non sono mai riuscita a trovare la persona giusta. Il punto di forza della mia attività è la qualità. E invece ho finito con il perdere tanti clienti perché le stagiste o le dipendenti che hanno lavorato con me non avevano voglia di dare il meglio. Così, per il momento, anche se mi dispiace, ho deciso di stare da sola». Chi o cosa è stato più utile nella fase di start up?
«Come ho già detto, il finanziamento è stato determinante. Per il resto, ho contato molto su me stessa». Prossimi obiettivi?
«Mi piacerebbe trovare una persona in gamba, che venga a lavorare con me e mi aiuti nella mia idea di ampliare i servizi. Nonostante sia specializzata in riflessologia e in trattamenti per la cura del corpo, continuerò a puntare sull’estetica. Mi sono resa conto che è quello che i clienti preferiscono». mo.pi.
VALIDAZIONE di farmaci. In tre parole, ecco il campo d’azione di Dival-Toscana, spin off dell’Università di Firenze. Una realtà giovanissima, la costituzione dell’azienda risale a neanche un mese fa. A spiegarci di cosa si occupa Dival è Annarosa Arcangeli, docente di Patologia generale, uno degli undici soci dello spin off. «Da una parte valutiamo l’efficacia terapeutica dei farmaci, dall’altra la loro potenziale tossicità – spiega Arcangeli -. Ma facciamo anche ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di individuare nuovi modelli attraverso cui dimostrare la validità e la non tossicità di un prodotto farmaceutico. Sviluppiamo pure nuovi farmaci, in particolare anticorpi». I clienti di Dival sono ricercatori dell’Università o di aziende farmaceutiche che, per testare i farmaci da loro prodotti, si rivolgono allo spin off fiorentino, che ha sede all’Incubatore di Sesto. Ma le commesse possono arrivare anche da imprese del territorio e da aziende tessili che vogliono assicurarsi che i loro prodotti non causino allergie. Ampio il ventaglio dei soci: oltre ad Arcangeli, ci sono altri due professori, quattro giovani - due ricercatrici e due assegnisti di ricerca, - un’azienda chimica di Empoli, Colorobbia Italia, un medico veterinario dell’Asl di Prato e un ingegnere gestionale, che riveste il ruolo di amministratore delegato. Infine, l’Ateneo.
po che, sei anni fa, avevo costituito un laboratorio congiunto con l’Istituto Toscano Tumori. Così, sulla base di quest’esperienza di validazione di farmaci e di produzione di modelli di studio ho pensato di coinvolgere il mio team nella costruzione di una piccola azienda che potesse stare in piedi. Chi vi ha aiutato?
Il rettore Tesi crede molto negli spin off. Poi, fondamentale è stato il percorso, durato un anno, all’interno dell’Incubatore. Lì abbiamo imparato a stendere un business plan. E siamo stati seguiti da un tutor. L’investimento iniziale? Siamo partiti da un capitale sociale di 70mila euro. Tra noi, c’è chi ha contribuito con mille euro e chi con 20mila. D’altra parte abbiamo età diverse. Alcuni progetti che state portando avanti?
Il nostro fiore all’occhiello è un progetto finanziato dalla Regione e che vede Colorobbia come capofila. Obiettivo: ottenere un sistema iper-nano per diagnosticare e curare il tumore al pancreas, che è molto nascosto e altrettanto maligno.
Elettra Gullè
«Vacanze da un geologo Esami in Bed&breakfast» · PISA
ESSERE A CASA. È la sensazione che si prova in un bed&breakfast, la sua formula ricettiva vincente. Un po’ perchè il gestore è molto più ospitale di un cameriere di albergo, e un (bel) po’ perché in tempi di crisi, dove andare al bar costa come un biglietto del treno, è naturale cercare di risparmiare. Alberto Franceschi, classe 1984 laureando in geologia, nel 2010 ha intuito di avere le carte in regola per avviare un’attività tutta sua: un immobile molto grande già suddiviso e tanta voglia di mettersi in gioco. Così ha aperto a Gello, Pisa, il b&b “La dimora del bassotto”. «Durante un viaggio in America ho realizzato che pagare un extra per avere la colazione in un hotel a 4 stelle è un furto, e poi più che una gabbia dorata dove rinchiudersi, i turisti cercano un punto d’appoggio dove riposarsi giusto il tempo che serve per ripartire l’indomani». Dalla teoria alla pratica quanto tempo è passato?
«A settembre 2010 ho avuto l’idea, a marzo 2011 abbiamo aperto. Per i permessi co-
Com’è nata l’idea?
E’ venuta a me, dopo 30 anni di lavoro ad UniFi e do-
LA NUOVA NORMATIVA SUI TIROCINI IN AZIENDA
ALBERTO FRANCESCHI, PISA
munali i tempi d’attesa sono stati brevi, non me lo aspettavo e ne sono stato felice. I miei genitori mi danno una mano, e per la scelta del nome mi hanno ispirato i miei due bassotti, Arturo e Zoe. Portano il nome di un fumetto degli anni ‘60: sono diventati subito le mascotte». Perché i turisti vi scelgono?
«D’inverno la clientela è soprattutto italiana, nella zona vengono organizzati convegni medici: il boom è durante l’estate. Tanti stranieri, e non solo giovani. Siamo poi convenzionati con le terme di San Giuliano, offriamo il noleggio di bici e mettiamo a disposizione il servizio di personal shopper. Ci vuole tempo per rientrare delle spese sostenute, ma gli affari vanno bene». Pensate di espandervi...
«Vede, io suono il pianoforte da quando avevo 6 anni, e più che un hobby suonare col mio gruppo soul/blues, “The Never Wings” è come un secondo lavoro. Sogno di organizzare al b&b eventi musicali estivi. Ma c’è tempo, siamo ‘giovani’». Irene Carlotta Cicora
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I tirocini
I contributi
E’ prevista una retribuzione di almeno 500 euro mensili per i tirocini extra curricolari con la possibilità da parte del soggetto ospitante di richiedere un rimborso di 300 euro da parte della Regione.
Possono accedere al contributo della Regione sul rimborso dei tirocini sia i soggetti privati che pubblici. Il cofinanziamento è concesso per i tirocini svolti da giovani tra i 18 e i 30 anni
Come fare domanda Il giovane individua l’azienda presso la quale effettuare il tirocinio. L’azienda stipula una convenzione con il soggetto (centri impiego, sindacati ecc.). Dettagli su www.giovanisi.it, sezione ‘tirocini’.