••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012
Scuola Media
«C. Cattaneo» LA LA SPEZIA SPEZIA
Per una scuola ’alunnocentrica’ Metodo Gordon: efficacia educativa in uno scenario di sterile tecnocentrismo RIFLESSIONI
«Formazione» tra motivazione e apprendimento HO CONOSCIUTO il metodo Gordon nella scuola “Carlo Cattaneo” che frequento da due anni. All’inizio ero alquanto scettico, sono piuttosto chiuso di carattere, ma sono bastati i primi incontri per ricredermi. Ho provato molta serenità nel parlare delle mie emozioni durante il problem-solving e il brain-storming perché gli altri non potevano giudicarmi per quello che dicevo. A volte era più semplice, altre più difficile e nel confronto ho compreso di non essere “solo”. Questo mio pensiero è condiviso dai tutti i compagni di classe; ora affrontiamo serenamente le interrogazioni, le verifiche e partecipiamo con gioia ai successi di ognuno di noi. Il fatto di conoscere meglio me stesso mi da più sicurezza nell’affrontare i miei coetanei; rispetto all’anno scorso sono in grado di esprimermi meglio e questo facilita la comunicazione e rafforza il rapporto di amicizia: se riesco ad esprimere la mia gioia, ma anche il mio disagio, chi mi sta di fronte è in grado di conoscere i miei bisogni, e viceversa, per empatia. Penso che un mondo più sincero e onesto inizi da questo. Sarebbe un peccato interrompere proprio adesso questo percorso appena iniziato perché grazie al metodo Gordon siamo meno inibiti e non temiamo più il giudizio dei nostri amici: la consapevolezza delle nostre potenzialità ci fa capire su cosa “puntare” per valorizzare le nostre capacità e superare le nostre debolezze.
RIPERCORRENDO le tappe della nostra storia abbiamo compreso che l’uomo ha compiuto progressi sorprendenti in ogni campo. L’umanità “bambina”, desiderosa di crescere, si è aperta al mondo attraverso i miti, le fiabe e le favole, acquisendo una graduale consapevolezza di sé. L’Occidente europeo, dopo una visione oscurantista di teocentrismo, “monopolio” di un Medioevo clericale, è passato ad un maturo e consapevole antropocentrismo a partire dall’Umanesimo-Rinascimento. L’uomo ha così cominciato ad avere fiducia nelle proprie capacità e a “costruire” se stesso, diventando artefice del proprio destino. Oggi strumenti “sopraffini” e un certo tecnologismo idolatrato hanno finito per aprire il varco alla grande era tecnocentrica, impoverendo quell’humanitas che nella scuola dovrebbe essere il vero motore. L’efficentismo frenetico che dilaga ormai in ogni ambito ( anche educativo!) spesso crea sfiducia in noi giovani e soprattutto non stimola la motivazione allo “studio”.
LABORATORIO Spazio di interazione di gruppo
Thomas Gordon (1918-2002), psicologo americano di orientamento umanistico, consapevole di questi “vuoti” (nonostante le speranzose nuove tecnologie!), recupera il materiale più prezioso: quello umano! Lo sviluppo della persona nella sua “unicità” e il suo processo di maturazione diventano
l’obiettivo primario: solo così si può ottimizzare l’apprendimento, rendendolo piacevole e stimolante. Il cosiddetto “metodo Gordon” rappresenta proprio una valida opportunità per recuperare il senso dell’azione educativa nonché della sua efficacia, puntando i riflettori sul nostro ruolo di alun-
ni e sulla paritetica centralità della relazione educando-educatore. Esso garantisce uno spazio scolastico “non giudicante”, aperto al dialogo, alla comunicazione, all’ascolto, alla nostra crescita in termini di autenticità e trasparenza. Partendo da una serie di “esercizi psico-pedagogici”, che hanno coinvolto l’intero gruppo-classe con l’uso di “carte speciali”, siamo riusciti a vivere e a gestire il tempo scuola in modo armonico, imparando a collaborare e a sanare eventuali conflitti. Queste carte esprimono, attraverso le parole e le immagini, sensazioni, emozioni, desideri e bisogni ed invitano noi studenti alla riflessione, alla comunicazione “senza filtri” e alla condivisione della nostra storia. Il recupero di sé e della dimensione valoriale permette di accrescere la motivazione allo studio nonché la propria fondamentale autostima. Ogni alunno, infatti, nella centralità (e qualità!) della relazione educativa sente finalmente di poter esistere per quello che “è” e non soltanto per quello che “fa”.
PROGETTO DI CRESCITA STRUMENTI DI LAVORO “SUI GENERIS” TRA PIRAMIDI (DEI BISOGNI) ED EMPATIA
Psicologia “applicata” e conoscenza di sé
IL METODO La Piramide di Maslow
IL METODO Gordon ci ha offerto la possibilità di lavorare con strumenti decisamente “sui generis”: non vanno al di là del cartaceo (ad esempio le “carte emozionando”, le “carte chi sono io”, le carte dei “bisogni”) ma sono capaci di sollevare “montagne”, di superare ostacoli che a prima vista risultano insormontabili. In un clima di autentica cooperazione e con il sostegno dei nostri docenti siamo riusciti a prendere atto dell’importanza di aspetti del nostro vivere quotidiano che forse, per distrazione o superficialità, ci risultavano quasi estranei. Si è trattato di prendere atto di “concetti” nuovi, dai nomi nuovi ma che abitavano segretamente in noi! Il loro risveglio ci ha permesso di sentirci più “grandi” e dunque più forti per seguire un percorso (anche scolastico!) più stimolante e
motivante! E allora ecco che la parola magica “empatia”(mettersi nei panni dell’altro, condividendone le esperienze) è stata un colpo di fulmine: abbiamo imparato a uscire dal nostro piccolo mondo, a guardare con occhi nuovi e a capire che è costruttivo (per noi e per gli altri) condividere emotivamente le esperienze. Dunque il dare agli altri, ascoltandoli e comprendendoli, è automaticamente anche un ricevere con gli interessi! Un certo signor Maslow, psicologo umanista e “maestro”di Gordon, è stato davvero illuminante con la sua “piramide dei bisogni”, il cui soddisfacimento, tappa dopo tappa, è fondamentale per progettare il nostro cammino di crescita. Dai bisogni fisiologici a quelli di sicurezza, dai bisogni sociali a quelli di stima verso la nostra realizzazione!
LA REDAZIONE LA PAGINA é stata realizzata dagli alunni di 1˚ C Adumitroaei Sergiu, Biggio Nicole, Campagni Federico, Carignani Silvio, Dibenedetto Cristian, Dughetti Chiara, El Alloui Hamza, Evangelisti Luca, Fossati Gaia, Gritti Melba, Ilardi Maria, Masini Mat-
teo, Morelli Irene, Paoletti Micol, Vinciguerra Gaia, Zeuli Emanuel e di 2˚ C: Borzani Greta, Cantini Rossella, Cutugno Cinzia, De Marinis Luca, D’Este Giulia, Dibenedetto Gabriel, Di Biasi Francesco, Frunza Mihaela, Grassi Elisa, Isernia Giuseppe,
Lago Greta, Lagomarsni Giacomo, Millhaj Klevisa, Moreni Sara, Paolucci Chiara, Pioli Camilla, Saia Leonardo, Salamina Samuele, Salvemini Alessia, Sejdovic Mirsad, Zucchello Lorenzo. Il Dirigente è Felice Biassoni, i prof tutor sono Aurora Ceccarini e Paolo Mignani.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012
7
Scuola Media
«D. Alighieri» CASTELNUOVO CASTELNUOVO MAGRA MAGRA
Lavoro minorile, lavoro sempre In classe si parla di sfruttamento e della «Dichiarazione sui diritti del fanciullo» SIAMO i ragazzi della 3B della scuola media “Dante Alighieri” di Castelnuovo Magra e quest’anno abbiamo deciso di proporre un argomento che ci sta particolarmente a cuore, ossia lo sfruttamento dei minori. Quest’idea è nata dopo aver letto un brano in classe con la nostra professoressa di lettere la quale, piacevolmente stupita per il nostro interesse, ci ha divisi in gruppi di ricerca per approfondire l’argomento. Una delle nostre fonti di documentazione è stata la «Dichiarazione sui diritti del fanciullo», in particolare l’Articolo n˚ 32 paragrafo 1: «Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e qualsiasi tipo di lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale». E’ assurdo quindi che ancora oggi lo sfruttamento nei confronti dei ragazzi persista: esso non solo si manifesta nei paesi più poveri, ma anche negli stati più industrializzati e moderni come la Cina popolare ecc. La schiavitù consiste nell’imposizione della proprietà non di un bene, ma di una persona che è sem-
ATTIVITA’ Ragazze e ragazzi devono prima di tutto studiare
pre considerata un oggetto facente parte del patrimonio del padrone. Egli crede di avere diritto di sfruttare il lavoro dello schiavo, sino ad arrivare a poterlo uccidere. I bambini vengono impiegati nelle più ignobili mansioni, ad esempio nell’ambito della prostituzione, come operai nelle fabbriche di scarpe e palloni, nelle industrie tessili (sono molto utili perché hanno le mani talmente piccole che riescono a cucire ogni mini-
mo particolare). I bambini schiavi sono costretti a lavorare per più di 12 ore al giorno senza nessuna pausa per riposare e nutrirsi. Da non dimenticare sono, inoltre, i bambini soldato: essi vengono allontanati dalle loro famiglie all’età di 4 anni, privati del gioco e dell’istruzione, quindi dell’infanzia che non conosceranno mai. I fanciulli vengono inoltre utilizzati per scavare fosse nelle quali metteranno degli ordigni
esplosivi. Questa è una delle forme di sfruttamento più atroci. I ragazzi sono in costante pericolo di fronte a sostanze tossiche, con situazioni di igiene e sanità pari a zero, senza ottenere ovviamente quasi nulla in cambio. I bambini non hanno nemmeno i soldi per nutrirsi, e quindi sono costretti a saccheggiare villaggi, per poi rivendere gli oggetti rubati a prezzi stracciati e poter finalmente mangiare. Le bambine sono utilizzate anche come domestiche nelle case dei padroni. Altre invece lavorano nei campi da mattina a sera. Un inferno senza uscita. Per fortuna nel 1948 con la «Dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo» la schiavitù è stata definita una condizione illegale in tutto il mondo occidentale. Solo dopo aver affrontato questo argomento abbiamo compreso che ciò che noi consideriamo «scontato» come vivere una vita serena, giocare, studiare e imparare è un privilegio riservato a pochi. Dobbiamo quindi smetterla di lamentarci per le cose più futili e apprezzare ogni gioia che la vita ci offre.
LAVORO APPELLO DI UNA ONG AMERICANA PER DIFENDERE QUESTI RAGAZZI SFRUTTATI E MALPAGATI
In Cina tanti adolescenti «Schiavi di Topolino»
TEMPO LIBERO C’è chi gioca alla guerra e chi lavora in fabbrica
A VOLTE sui mass media alcune notizie hanno meno risalto rispetto ad altre. Quando si tratta del nome di una grande multinazionale le informazioni negative ci arrivano maggiormente attraverso la rete. Negli anni ‘90 era scoppiato il caso Nike: bambini che cucivano palloni di cuoio destinati ai mercati occidentali .Dopo lo scandalo e l’indignazione dell’opinione pubblica tutto sembrava risolto ma negli ultimi anni un’altra grande multinazionale è implicata in un episodio simile. Sapete chi sono gli «schiavi di Topolino»? Noi lo abbiamo scoperto navigando su internet: sono adolescenti cinesi con un’età variabile dai 13 ai 16 anni che lavorano 12 ore al giorno per confezionare i pupazzi con cui giocheranno i loro quasi coetanei di tutto il mon-
do e con i quali, forse, abbiamo giocato anche noi. A lanciare l’allarme è stata una ong americana contro lo sfruttamento minorile: sotto accusa sono finiti soprattutto gli orari insostenibili per qualunque lavoratore, figurarsi per un ragazzo di 14 anni. Secondo l’ong i baby-operai restano in fabbrica 76 ore alla settimana per uno stipendio di soli 1100 yuan (121 euro) al mese, circa 11 centesimi all’ora. Siamo rimasti colpiti anche dalle disumane condizioni dell’ambiente di lavoro e dalla pericolosità dei materiali chimici che devono maneggiare. L’azienda, da parte sua, ha risposto alle accuse sostenendo di aver avviato un’inchiesta e noi speriamo di leggere presto che questo caso si sia risolto, come quello della Nike.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della classe III B della scuola media «D. Alighieri» di Castelnuovo Magra. Sono Bertini Sally, Bianchi Mattia, Bogazzi Andrea, Borotto Elia, Bosco Greta, Coloretti
Camilla, Di Pasquale Francesca, Luchesini Lorenzo, Malloggi Giacomo, Manfredi Alessandro, Marzari Sofia, Moussaddak Ronaldo, Musetti Ginevra, Orlando Alessio, Petacchi Giulia, Petacco Sean Valerio,
Petrolo Daniele, Ponzanelli Marco, Raiti Gabriele, Salini Patrick, Simonelli Luca, Tinfena Francesco, Tonelli Giada, Villano Diego. I docenti «tutor» sono i professori Logli Veronica e Giorgi Maria Luisa.
DRAMMA
La storia di Khaehdr soldato bambino «…È QUASI buio e sto guardando tra le foglie: al di là del fiume c’è un villaggio. Perfetto, questa sera mangerò dopo tre giorni di digiuno! Il Padrone mi ha minacciato anche oggi, non ne posso più di queste continue pressioni. Hamel, il mio compagno, è morto ieri dopo l’ennesima serie di calci e pugni del Padrone e non posso permettergli di mietere altre vittime. Noi ragazzi siamo una squadra, ci proteggiamo a vicenda, e ogni persona è come l’anello di una catena: morto uno, morti tutti. Sappiamo che le possibilità del Padrone di sopravvivere senza di noi sono pari a zero. Siamo noi che reggiamo la baracca! Per ora siamo in sei ragazzi, ma presto il Padrone andrà a comprare altri innocenti. Kajheda ha 5 anni, è la più piccolina del gruppo eppure combatte ogni giorno come tutti noi. È da poco che l’ha comprata, ma è come se fosse la nostra sorellina minore da sempre. Quando “vivi” qui impari ad amare il prossimo come fosse te stesso: può sembrare impossibile, ma l’odio dell’uno nei confronti dell’altro non c’è. Fra di noi c’è solo il sentimento di fratellanza che ci unisce e ci rende forti. Forti nel mondo, ma non contro il Padrone, perché l’ultimo compagno che ha provato a ribellarsi è stato picchiato a morte. Adesso sono qui, ho 21 anni e sono riuscito a fuggire da quell’inferno. Racconto la mia storia con la speranza che il futuro sia migliore, perché non si può continuare con questo terribile massacro». Ci siamo immedesimati in Khaehdr, “immaginario” bambinosoldato.
••
••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012
Scuole Medie
«Di Giona-Signorini» LE LE GRAZIE-RIOMAGGIORE GRAZIE-RIOMAGGIORE
Fango e acqua: la paura di chi c’era Testimonianze inedite di chi ha vissuto la tragedia di Vernazza sulla sua pelle RIFLESSIONI
Bomba d’acqua Solo fatalità? UNA bomba d’acqua quella del 25 ottobre; una bomba d’acqua che da sola non spiega ciò che è accaduto, ma che indubbiamente ha le sue origini nella particolare situazione climatica che sta interessando anche le nostre zone. Si deve partire da lunedì 24 ottobre quando un vasto fronte freddo, favorendo il formarsi di una sacca nel golfo del Leone, ha richiamato un flusso di corrente più calda. Questo fiume di aria calda, arricchito di vapore nel suo tragitto, ha posto le basi per precipitazioni intense. Nella notte hanno cominciato a formarsi delle linee temporalesche e nella giornata del 25 si era in presenza di una situazione di blocco: un fronte freddo esteso sul golfo del Leone e un fronte caldo sul mar Ligure. La notevole differenza di pressione tra la pianura Padana e il mar Ligure ha poi causato una persistente ventilazione dalla terra verso il mare: l’aria più fredda, a contatto con l’acqua più calda ha incrementato l’evaporazione creando una zona di bassa pressione, e spinta contro le Prealpi ha facilitato la generazione della pioggia. Il primo temporale, nato sul mare e scaricatosi nell’interno, ha creato un flusso di aria fredda che ritornando al mare (molto caldo per la stagione) ha creato i presupposti per la formazione di un’altra cella temporalesca e così di seguito. Questa l’origine del sistema multi cella che si è autoalimentato insistendo ore sulla stessa area geografica. La natura ci ha messo del suo, ma forse, sui cambiamenti climatici (come un mare di stagione troppo caldo) qualche responsabilità è da attribuire anche all’uomo.
LE TESTIMONIANZE inedite di chi ha vissuto la tragedia di Vernazza sulla propria pelle. La signora S. lavorava nel bar vicino alla stazione. Veniva una pioggia fortissima e c’era molto vento. “All’inizio eravamo tranquilli” ci ha raccontato “poi quando abbiamo sentito l’odore del gas e l’acqua che arrivava alle ginocchia abbiamo sbarrato le porte con tavoli. Oltre a noi c’erano molti turisti e due bambini. Proprio uno di loro ha chiesto al proprietario se non c’erano altre vie di fuga e allora lui si è ricordato di una porta murata che portava in un locale con accesso al piano alto. Con un martello abbiamo aperto un buco sufficientemente largo per passarci uno alla volta. Io sono passata quasi per ultima e ho fatto in tempo a vedere un albero enorme che veniva trascinato via come se fosse una foglia. Quando l’acqua ha iniziato a scendere i vigili ci hanno raggiunti e ci hanno portato in municipio dove abbiamo passato la notte”. La signora G. R. era invece nella sua pizzeria in fondo al paese: “Ho iniziato a preoccuparmi
TIZIANO RACCONTA I pesci del mare incontrano quelli del fiume
quando il tombino si è alzato di mezzo metro. Nonostante mi avessero detto che era impossibile raggiungere casa mia, sono comunque andata alla macchina e sono riuscita a arrivarci. Da lì ho visto il disastro che era successo e ho pensato che i cittadini di Vernazza erano tutti morti. Il mio vicino non riusciva a contattare la fi-
glia che era a scuola. Quando sono arrivati i soccorsi ci hanno detto che il paese era diviso a metà. Dove ero io c’era ancora la luce ma non potevamo raggiungere quelli che stavano dall’altra parte dove non c’era più né luce né gas. Il giorno seguente nella pizzeria ho trovato un disastro: pezzi di macchine, alberi e tanto fango. A
volte non mi sembra vero quello che è successo…è troppo” Antonella, una nostra compagna racconta: “Ha iniziato a piovere verso le 10.30 e fino a sera questa pioggia non si è fermata mai. Dopo pranzo ho sentito molte urla provenienti dalla via principale, ma da casa non potevo vedere quello che succedeva. Mio padre è sceso e io sono rimasta sola. Poco dopo due miei amici mi hanno detto di andare in municipio e li ho seguiti salendo le scale il più velocemente possibile. Non ho visto subito quello che è successo ma vedere il mio paese ridotto così è stato tremendo. Camminavo nel fango e piangevo”. Ancora più forte è il racconto di Tiziano, un alunno della prima: “Ero con mio padre chiuso nel ristorante quando abbiamo visto l’acqua salire, siamo riusciti a telefonare ai nostri vicini che ci hanno calato una corda dal terrazzo e ci hanno aiutato a salire. Il giorno dopo ho visto che il paese era diviso da un fiume in piena. La terra si era fermata e arrivava alle finestre del primo piano”.
TESTIMONIANZE A TRE MESI DI DISTANZA I VIGILI DEL FUOCO RACCONTANO L’INFERNO DI VERNAZZA
Via mare, via cielo, via terra: difficile anche arrivare
LA VIGNETTA L’acqua ci dà la vita ma a volte ce la toglie
NON era un film sull’apocalisse quello che si è presentato agli occhi dei soccorritori accorsi a Vernazza ma una realtà assurda anche per chi è abituato a intervenire nelle emergenze. Non paura per ciò che si doveva affrontare, ma sgomento per non poter essere subito presenti ovunque. Questo lo stato d’animo, come emerge dal racconto dei vigili del fuoco Andrea Stretti e Nicola Donno, di chi si è trovato lì il 25 ottobre. Dalle parole dei due Capi Squadra appare chiaro come una serie di concause abbiano reso difficilissimi i soccorsi a Vernazza, dove è saltato ogni tipo di collegamento e dove i primi soccorsi sono potuti giungere con un carrello ferroviario agganciato a un vagone procedendo a passo d’uomo grazie a chi spalava la terra dai binari. All’alba, i vigili del fuoco si sono calati
dall’elicottero su Vernazza. Impossibile elencare tutti gli interventi, si citano solo il salvataggio dei due giovani intrappolati in banca, tirati fuori in apnea, e dei due anziani coniugi recuperati nei propri letti e calati dal loro appartamento in un clima di dignitosa compostezza. Compostezza di tutti gli abitanti che ha contribuito a facilitare le operazioni. Gestire una tale emergenza non era facile, ma le fasi (soccorso, messa in sicurezza delle strutture, recupero dei beni) si sono succedute puntualmente. Come ricordato da Donno e Stretti, lavorare con personale di Comandi diversi, ma con la sensazione di trovarsi con colleghi di sempre, è la prova che, anche quando si scende all’inferno, la professionalità non viene meno. E questo in una società dove si insegue il facile successo è bene ricordarlo.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata da Berghich Gloria, Dabroja Sabina,D’Aprile Micol, Faietti Marco, Giunti Alice, Giusti Giulio, Maniscalco Lorenzo, Martino Lucrezia, Mori Emma, Myftaraj Mimosa, Palmas Leonardo, Pirone Chiara, Pisano Costanza, Polani Elia,Sadlej Damian, Selimi Sauro, Turano
Matteo, Agrifogli Noemi, Barbati Serena, Bello Manuele, Bertano Arianna, Blandino Mattia, Carassale Mattia, Coluccia Giacomo, Consoli Veronica, Danese Martina, Fonzi Sara, Giunti Elisabetta, Intorcia Marika, Malvolti Luca, Matana Zeno, Mercole Stefano, Mora Silvio, Nuzzello Nicolò, San-
venero Aurora, Stradini Marlena, Azzaro Giacomo, Barberotti Matilde, Cappellini Luca, Cataldi Marco, Daniello Noemi, Donelli Greta, Franceschetti Leonardo, Mazzitelli Antonella, Pasini Pietro, Vesigna Marco. Tutor Natale Gloria, Ghio Tiziana, Colla Marta. Dirigente Beretta Giancarlo.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012
••
Scuola Media
«Fratelli Incerti» FABIANO FABIANO
Quale territorio, per quali cittadini? Le colline di Fabiano: esempio per una riflessione generale QUALE territorio, per quali cittadini? Questa la domanda che ci siamo posti da giovanissimi cronisti della classe. E abbiamo scelto le colline della nostra Fabiano per proporre sul tema una riflessione generale. Le colline di Fabiano, come tutta la zona occidentale dei promontori del golfo, rientrano nell’area dei SIC (siti di interesse comunitario). Vi sono habitat particolari legati alle caratteristiche geologico-carsiche (campi a massi, doline), vi vivono molte specie animali e botaniche di generale interesse (piante... volatili, mammiferi e roditori), tuttavia, per chi percorra uno dei bei sentieri fino al monte Santa Croce, o nei dintorni del paese alto, risulta evidente lo stato di abbandono dei manufatti, la presenza di cave e spesso di discariche abusive, per non parlare del generalizzato disordine edilizio. In Liguria il 98 per cento dei comuni sono esposti a frane e alluvioni, 470 chilometri quadrati (kmq) sono ad elevato rischio idrogeologico e i tragici avvenimenti dell’ottobre scorso, anche se eccezionale è stata la quantità
PRATICA I ragazzi al loro secondo anno di orto scolastico
di pioggia caduta in poco tempo (500 ml d’acqua in poche ore, gli stessi raggiunti in media in 6 mesi), ci devono far riflettere sul valore, sulla vulnerabilità e sulla cura del nostro territorio. Sappiamo che l’uomo ha sempre più abbandonato gli antichi per-
corsi insieme alle attività per cui erano stati costruiti, così pure le zone boschive o coltivate non sono più sfruttate, molti muri a secco tendono a cadere, mulattiere e gradinate sono invase dalle erbacce, danneggiate dai cinghiali o da smottamenti del terreno, quando
addirittura l’uomo non interviene depositando abusivamente rifiuti di ogni genere. Sul monte Santa Croce e lungo tutta la Litoranea, ben visibili da diversi punti, esistono zone di cava di portorino e di materiale per l’edilizia, vecchie e nuove, che feriscono il paesaggio e aumentano i rischi idrogeologici, come risulta chiaramente anche da una recente interrogazione parlamentare dei “Verdi” sull’argomento. La valorizzazione dei sentieri (con l’attività di mappatura e censitoria del Comune della Spezia, quella didattica del LabTer, quella delle associazioni di volontariato, del CAI, e così via) e le iniziative come l’ «orto in condotta» mirano a sensibilizzare alla conoscenza e alla salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico. Nel corso di questi anni, proprio grazie a queste iniziative di cui siamo stati protagonisti, abbiamo preso coscienza dell’importanza e della fragilità del nostro territorio e abbiamo imparato ad osservare, a riflettere e a giudicare, acquisendo un crescente senso di responsabilità individuale, che è il primo passo verso un impegno condiviso.
PENSIERO E AZIONE IMPEGNO: ESSERE RESPONSABILI VUOL DIRE DARE UNA RISPOSTA
La cronaca di un dibattito in classe
LA VIGNETTA Non tutte le catastrofi sono inevitabili
PARLIAMO di catastrofi: non tutte, lo abbiamo capito insieme, sono inevitabili. Spesso nascono da incuria. Siamo chiamati ad essere responsabili, tutti, del nostro pianeta nella sua complessità (geosfera, idrosfera, atmosfera e soprattutto zooosfera: creature a due zampe, quattro, con le ali, le pinne e striscianti). I gravi fatti legati all’alluvione in Liguria hanno qualcosa in comune con il naufragio della Costa. L’uomo si comporta in modo irresponsabile verso il pianeta e verso i suoi simili. Nella discussione abbiamo trovato tante possibili azioni positive e abbiamo contribuito ad esprimerle: Nicholas: fare del pianeta un unico grande par-
co internazionale; Niccolò: non disboscare, ridurre le emissioni che portano alle piogge acide; Martina: non versare petrolio in mare; Giulio: abolire le guerre che sono il massimo della distruzione; Yang: pulire i fiumi; Claudio: aumentare le aree protette e poi proteggerle davvero; Greta e Cassandra: smettere di fumare e di bere (per partire da noi stessi); Davide: sostituire i combustibili fossili con le energie alternative; Alice e Sara: fare raccolta differenziata fino alla eliminazione delle discariche; Oussam: proteggere gli animali e lasciarli liberi; Michele e Lisa: innalzare gli argini e non costruire vicino ai fiumi. Aspettiamo di diventare adulti per concretizzare.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Di Prisa, Cozzani, Ginesi, Miotti (della classe III B), Milone, Tinto, D’Aprile, Di Mauro, Telara, Gavini (della classe II B) e
dalle classi I e II A della Scuola Secondaria di primo grado “Walter e Riccardo Incerti “ a Fabiano. Il dirigente scolastico è Professoressa Ro-
saria Micheloni e le insegnanti tutor che hanno seguito i ragazzi nel lavoro di ideazione e di redazione di questa pagina sono Silvia Pellegrottti, Paola Faleni e Paola Di Capua.
RIFLESSIONE
Agricivismo e riffa con lattuga e basilico LA RIFLESSIONE che proponiamo è su «Agricivismo e riffa con lattuga e basilico». E vi spieghiamo sinteticamente il perché attraverso due semplici passaggi. Comiciamo con «agricivismo». Con il termine agricivismo si definisce un nuovo movimento, spontaneo, attraverso il quale singoli o gruppi di persone recuperano spazi verdi per coltivare i propri ortaggi. Sembra peraltro che il fenomeno sia internazionale: da New York, al Regno Unito (terrace garden); e, ovviamente, anche in Italia, prolificano orti urbani e suburbani, in case e spazi privati o pubblici, che coinvolgono un crescente numero di persone di diverse età. La prima esperienza, quella avviata a Bologna, risale già a diversi anni fa, mentre noi siamo solo al nostro secondo anno di orto scolastico. Tuttavia, tra la semina e il raccolto, abbiamo scoperto la pazienza, l’attenzione a quelli che sono i ritmi naturali e ai fenomeni climatici, il rapporto con gli anziani che ci hanno trasmesso con le loro conoscenze, anche le storie e i ricordi. Poi, con la «Riffa dello zuccone» (il primo premio consiste in uno zucchino enorme che per sbaglio non era stato raccolto) sono in molti che hanno potuto godere del premio di un ortaggio freschissimo e biologico.
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012
Scuola Media
«Silvio Pellico» LA SPEZIA
La prima vera scelta della nostra vita Su materne, elementari, medie decidono i genitori, ma ora per le superiori... LICEO MUSICALE
Nuova offerta dell’Istituto Cardarelli MOLTE nella nostra città sono le interessanti e valide offerte di studio, ma una novità di quest anno è il Liceo Musicale, che va a coprire una lacuna avvertita ormai da molto tempo. Noi alunni di una classe a indirizzo musicale della scuola media Silvio Pellico abbiamo accolto con grande interesse la notizia e quindi ci è parso naturale porla all’attenzione dei nostri coetanei. A partire dall’anno scolastico 2012-2013 il liceo Vincenzo Cardarelli aprirà la sezione musicale, presso la sede del liceo Artistico in via Montepertico 1. Il corso di studio prevede l’insegnamento di due strumenti e l’approfondimento della musica in tutti i suoi vari aspetti: espressivi, culturali, interdisciplinari, tecnologici, interattivi… A queste attività viene affiancato, inoltre, il tradizionale monte ore delle materie comuni: Lingua e Letteratura italiana, Storia e Geografia, Filosofia, Lingua straniera, Matematica, Fisica e Scienze. La dirigente scolastica dell’Istituto Cardarelli, Sonia Carletti, dopo essersi recata in varie scuole medie della nostra provincia, ed essersi scusata per il ritardo con il quale è stata presentata la nuova offerta,invita noi possibili futuri alunni a seguire le nostre passioni e a scegliere liberi, sulla base di quello per cui ci sentiamo davvero portati, senza farci influenzare dai giudizi e dalle critiche altrui.
«DA BAMBINO volevo diventare archeologo» dice, con aria nostalgica Filippo «ed io un calciatore dell’Inter» riprende Marco. «Io sognavo di fare la modella» ricorda Lucrezia «ed io la cantante» aggiunge Michelle. Un breve silenzio, sono passati non molti anni dal dolce fantasticare dell’infanzia, eppure a tredici anni la realtà s’impone e, non senza timore e incertezze, noi alunni di terza media dobbiamo affrontare per la prima volta nella nostra vita un problema serio e da «grandi» che, in qualche misura, impegnerà il nostro futuro: la scelta della scuola superiore, finito il ciclo delle elementari e delle medie. E’ forse la prima percezione concreta che abbiamo di non essere più dei bambini. Un pò dispiace lasciare il rassicurante universo delle decisioni prese dagli altri, ma, allo stesso tempo, è come salire su una barchetta e per la prima volta remare oltre le acque tranquille del porticciolo: timore ma anche aspettativa. E’ con questo spirito che molti di noi affrontano il duro tema della scelta scolastica. Mancano solo pochi giorni alla scadenza della
VIGNETTA Emblematica ironia di una decisione importante
data di consegna della domanda d’iscrizione ed è ormai arrivata l’ora di chiarirsi le idee. Dal Classico al Linguistico, dallo Scientifico all’Alberghiero… le possibilità sono molte, ma l’indecisione non è da meno, ed è in parte dovuta anche alla nostra età: quella della preadolescenza. Infatti, nella fase della vita che stiamo vivendo ci
poniamo domande come: chi sono davvero? Per cosa sono portato? Chi voglio diventare?...e quasi mai riusciamo a darci una risposta. Un giorno ci sentiamo in un modo, il giorno dopo in un altro. Gli adulti dicono che la preadolescenza è un’età felice e spensierata, eppure alla fine della terza media tutti noi ci troviamo di fronte
ad una scelta che potrà condizionare la nostra vita; scegliamo quasi ad occhi chiusi perché non ci conosciamo abbastanza. Ma chi può consigliarci seriamente? Fidarci ciecamente dei nostri genitori i quali pretendono di conoscerci? Quanti aspetti di noi ignorano! E i nostri insegnanti, che cosa sanno di noi? Vedono soltanto i risultati scolastici, la punta di un iceberg. Di certo sappiamo che sarebbe sbagliato lasciare la scuola a sedici anni: senza un apprendistato è impossibile trovare lavoro. Agli Open Day, i giorni in cui le superiori aprono le porte ai loro futuri alunni, le scuole sembrano dei paradisi dove si studia poco e si socializza molto, dove tutto il corpo docente è formato da angeli. –Iscriviti da noi- ti dicono- ed avrai un futuro assicurato. Però le voci di corridoio dicono ben altro. E i giornali ricordano che anche i migliori neolaureati hanno difficoltà a trovare un impiego. A chi dare ascolto? Sbagliare scuola significa perdere un anno di studi, ricevere frustrazioni e far spendere inutilmente soldi ai genitori.
SONDAGGIO INDAGINE NELLA NOSTRA CLASSE RIGUARDO ALLE PREFERENZE E ALLE DIFFICOLTÀ
Responsabilità: che cosa ne pensano i ragazzi? ABBIAMO svolto un sondaggio nella nostra classe riguardo alle preferenze e alle difficoltà incontrate nella scelta. È emerso che la maggior parte dei ragazzi di oggi preferiscono un liceo Classico o Scientifico, in quanto credono che apra maggiore possibilità per il futuro, sono sempre di meno, invece coloro che scelgono istituti tecnici o professionali, pensando di non essere dotati per una scuola più impegnativa. Molti intervistati si sono basati sui consigli dei genitori e degli amici più grandi che ci sono già passati, ma trovano difficile individuare le loro attitudini. Emma: “Ero molto indecisa dato che mi piacLA CLASSE Gli allievi della Media Silvio Pellico, ciono sia le materie letterarie che quelle sciensezione musicale, che formano la redazione tifiche e ho buoni voti in entrambe, così ho
scelto la scuola che secondo me offre più possibilità di lavoro in futuro: il liceo Scientifico”. Enrico: “Io, invece, non ho trovato grandi difficoltà, infatti, sono portato per le materie umanistiche, mentre la matematica non è il mio forte”. Federico: “A me appassionano le lingue e le culture straniere quindi ho scelto con una certa sicurezza il liceo Linguistico”. Luca: “ Io ho deciso di iscrivermi all’Alberghiero perché non sono un grande studioso e vorrei imparare a cucinare”. Angelo: “Io sono un appassionato di musica, adoro suonare la chitarra e quindi ho scelto il nuovo Liceo Musicale che mi consente di seguire il mio sogno e di diventare un musicista famoso”.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dalla classe 3 C della Scuola Media «Silvio Pellico»: Abbione Priscilla, Bianchi Edoardo, Brescia Marco, Brignolo Andrea, Canese Filippo, Capobianco Gilda, Chilosi Chiara, Cornetto Angelo, Corradino Margherita, Costa Edoardo, De Hoffer Filippo, Di Sacco
Eleonora, Farina Emma, Fazio Enrico, Gagetti Emanuele, Greco Federico, Landi Lucrezia, Milella Alessia, Moran Gustavo, Moricca Arianna,Orlando Federica, Pietra Matteo, Pispisa Michelle, Pucci Emanuele, Quaranta Mattia, Schiffini Celeste, Sebastiani Diego e Tavilla Federico. Il cuore
della redazione in classe è stato formato da Priscilla Abbione, Eleonora Di Sacco, Lucrezia Landi, Michelle Pispisa e Celeste Schiffini. Dirigente scolastico professor Giuseppe Sciacca, insegnante tutor il professor Umberto Monti.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012
7
••
Scuola Media
«D. Alighieri» CASTELNUOVO MAGRA
Svizzero? No, Castelnovese! Ciocco-lezione: una classe con tanti piccoli ‘Maître Chocolatiers’ PERCHÉ concludere una pesante settimana di scuola con una lezione di aritmetica o una lettura dei Promessi Sposi?! Visto che siamo una classe ‘all’avanguardia’, abbiamo pensato di fare una lezione alternativa all’insegna del cioccolato. Questa divertente ma anche istruttiva esperienza si è svolta un sabato mattina, con un cielo uggioso ed un vento freddo. Il professor Mario Vangeli, docente di cucina all’Istituto Alberghiero di La Spezia, ha tenuto per noi una lezione sul cacao e il cioccolato. Dapprima ci ha illustrato le origini, le varietà, le proprietà e le modalità di lavorazione di questo pregiato prodotto tramite diapositive, poi ci ha fatto assaggiare, partendo dalla fava del cacao, diversi tipi di cioccolato per farci capire la differenza dei sapori: fondente in percentuali varie e al latte. Qualche ‘eroe’ è riuscito anche a mangiare il fondente al 90%, che è un po’ amaro ma non fa ingrassare e non causa quegli sfoghi cutanei che noi adolescenti tanto odia-
MESTIERI Gli studenti che hanno lavorato per fare i cioccolatini
mo perché contiene pochissimi zuccheri e grassi! Abbiamo poi annusato e toccato il burro di cacao puro, che ha un profumo davvero delizioso, e alcuni di noi se lo sono spalmato sulle mani e sulle labbra! Dopo questa prima degustazione ci siamo messi ai fornelli per creare favolosi cioccolatini ri-
pieni di una notissima crema di nocciole spalmabile (che tecnicamente si definisce una ‘ganache’, termine che interessava molto al nostro compagno Alessio, che è un fanatico di programmi televisivi sulla cucina ma talvolta non capisce il linguaggio del settore!). Dopo aver sciolto a bagnomaria
del cioccolato fondente e averlo temperato mettendo la pentola sul ghiaccio (non avendo a disposizione una lastra di marmo), lo abbiamo colato nelle apposite formine, lasciandolo raffreddare. Nel frattempo abbiamo ammorbidito la crema alla nocciola, che con il sac-a-poche è stata poi versata nelle ‘camicie’. Per finire, abbiamo ripetuto le prime operazioni per richiudere i cioccolatini. Quando abbiamo visto il risultato del nostro lavoro ci siamo sentiti dei veri ‘maître chocolatiers’ e forse abbiamo provato lo stesso orgoglio dello svizzero Suchard, che nel 1913 produsse i primi cioccolatini ripieni! Non ci è voluto tanto tempo a farli ma ne abbiamo impiegato ancora meno a mangiarli! Il professore ci ha spiegato che il cioccolato aiuta il cervello a produrre le endorfine, sostanze chimiche che influiscono positivamente sull’umore: sarà per questa ragione che siamo usciti da scuola così euforici e pieni di energie o forse solo perché era sabato?!
LAVORO MINORILE LO SFRUTTAMENTO DEI RAGAZZI NELLE PIANTAGIONI IN AFRICA
Il cioccolato non è sempre dolce per tutti
SFRUTTAMENTO Nel mondo il lavoro minorile è una triste realtà
IL CACAO si ricava dai semi di un albero originario dell’America centrale, il Theobroma cacao, oggi coltivato anche in Africa e in numerose isole tropicali. A partire dal Cinquecento i coloni europei portarono nel Vecchio Continente questi semi, che sollevarono subito un grande interesse. Dapprima il cacao era consumato come bevanda, ma nell’Ottocento si cominciò a produrre il cioccolato in forma solida e secondo varie ricette. Dai tempi di Montezuma, quando i semi servivano anche come moneta, ai nostri giorni i progressi tecnici sono stati notevoli, ma c’è un aspetto di questo mondo che sembra rimasto ai tempi del colonialismo: il lavoro nelle piantagioni. Purtroppo le modalità di raccolta della materia prima sono ancora basate sullo sfruttamento del lavoro in Paesi poveri e arre-
trati. I più colpiti da questo fenomeno sono i bambini tra i 10 e i 16 anni, venduti per poche decine di dollari dalle loro famiglie a persone senza scrupoli che li portano nelle piantagioni e li costringono a lavorare anche 18 ore al giorno tra fatiche e abusi. Le Organizzazioni internazionali e le associazioni umanitarie, negli ultimi anni, hanno condotto indagini nell’Africa occidentale e subsahariana, segnalando il dramma di alcuni Stati dove la schiavitù infantile sembra ormai inestirpabile e continua ad essere praticata apertamente. Questa situazione ci tocca molto da vicino perché nostri coetanei vengono maltrattati e sfruttati nel lavoro nero e ci sentiamo impotenti di fronte ad un problema così importante; ma il fatto di essere consapevoli di questa terribile realtà ci renderà forse più determinati, da adulti, a cambiare le cose.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della classe III C della scuola «Dante Alighieri» di Castelmnuovo Magra. Ecc i loro nomi: Amorfini Eleonora, Antognetti Elena, Bacci Adamo, Bertelloni Lorenzo, Ber-
tolini Alessio, Bonvini Ilaria, Bussini Matteo, Cagnoli Elisa, Daino Erika, Filattiera Malfanti Anna Lucia, Filippi Beatrice, Gianfranceschi Alessia, Guglielmotti Nicolò, Imberti Lorenzo, Paone Veronica, Pelli-
stri Emanuela, Petacco Martina, Poli Federica, Presti Luana Ailen, Pupuleku Majlinda, Ricci Federico, Suffer Kelly, Tempesta Nicola, Valenti Umberto e Veschi Eros. La docente tutor è la prof. Silvia Scaglione
STORIA
Lo sapevate che aiuta i soldati? NELL’universo del cacao e del cioccolato si possono trovare tante notizie curiose! Sembra, ad esempio, che nel regno degli Aztechi esistessero già i falsari che utilizzavano come moneta, al posto delle fave di cacao, palline di creta di aspetto molto simile alle ‘monete’ originali. Nel 1569 l’intransigente papa Pio V fece scalpore consentendo nei periodi di digiuno la consumazione di una tazza di cioccolata al giorno, sostenendo che fosse un liquido. Prima dell’Ottocento in Europa il consumo del cacao era riservato agli adulti perché considerato altamente afrodisiaco; Giacomo Casanova, infatti, ne era un grande consumatore. Manzoni amava molto i dolci, in particolare il panettone e la cioccolata. Alcuni cronisti riportano che Giuseppe Mazzini durante l’esilio in Francia fosse solito dire: “Il cioccolato ha mille pregi: consola i fallimenti, i tradimenti, le ingiurie della vita, le malinconie per le passioni perdute e per quelle mai avute.” In epoca più recente, a partire dal 1937, il governo americano inserì il cioccolato nelle razioni standard delle forze armate affinché i soldati avessero sempre a disposizione una buona risorsa energetica di formato tascabile e allo stesso tempo una piccola ‘gratificazione’ morale. In occasione della Guerra del Golfo, lo stesso governo americano mise a punto un nuovo impasto di cioccolato in grado di resistere alle alte temperature (fino a 60˚C), ma le truppe non lo accolsero con entusiasmo!
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012
Scuola Media
«C.Ceccardi» ORTONOVO ORTONOVO
Da grande farò il calciatore! Alessandro Cesarini: «Ho trovato la mia faccia sulle figurine Panini» RIFLESSIONI
Lo sport non esclude nessuno CALCIATORI, tennisti, piloti sono tra gli idoli di noi ragazzi. Lo sport è divertimento, passione, movimento, sfidare continuamente se stessi e vincere. Ci siamo chiesti qual è la vera forza dello sport e la risposta l’abbiamo trovato in due campioni: Alex Zanardi e Oscar Pistorius. Sì, proprio Alex,il pilota senza gambe che continua a correre in macchina e a vincere azionando contemporaneamente acceleratore al volante, frizione con un pulsante sul cambio e il cambio stesso. Oscar Pistorius, l’atleta che ha subito da bambino l’amputazione delle gambe sotto il ginocchio e corre i 100 metri con le protesi. Sono solo due fra i tanti esempi di persone che, con il corpo oltraggiato da protesi o legato ad una carrozzina, hanno costretto lo sport a guardare quello che restava e non quello che non c’era. La loro storia rischiava di finire nella nebbia della compassione, ma loro hanno continuato a divertirsi, , a seguire la loro passione, a muoversi aiutati dalle protesi, a sfidare se stessi e a vincere. Ci piace ricordare un nome: Mattia. A molti non dirà nulla ma per noi, ragazzi della scuola media di Ortonovo, vuol dire un compagno costretto su una carrozzina da una rara malattia che gioca a ping-pong con noi, si diverte, si muove, ci sfida e vince. Questa è per noi la vera forza dello sport: non escludere nessuno e riportare dentro la vita chi ne è stato sbattuto fuori dal destino
IL TALENTO innato unito ad una volontà tenace hanno portato Alessandro Cesarini, 22 anni, 34 reti segnate, ad indossare la maglia con il numero 10 nel Viareggio, squadra di Prima Divisione. Ecco cosa ci ha raccontato durante una lunga «intervista».
Ti dà più soddisfazione un goal o un assist?
«Il goal è il massimo. Un assist è bello per condividere con il gruppo il successo». Buttiamola sulla cucina: pastasciutta o panigacci?
Alessandro ride: «Panigacci!Mangio sempre pastasciutta per la mia forma».
Si parte con la Sarzanese, no?
«Ero un bambino e non mi separavo mai dal mio pallone. Poi sono arrivare le squadre: Castelnuovo, Follo e la Sarzanese. Sì, la svolta è iniziata dalla Sarzanese».
Hai mai sognato di trovare la tua faccia sulle figurine Panini?
«Oh, sì! Ho sempre fatto gli album dei calciatori, che soddisfazione quando ho trovato la mia figurina! C’è qualcuno che la vuole scambiare?» Scherza Alessandro con noi ragazzi.
Dove un giorno arriva un bel regalo
«Dall’allenatore Sottili, che mi dà fiducia, ero un ragazzino, e mi butta in Prima squadra. Il destino cominciava a muoversi». Nel 2010 l’esordio in prima squadra nello Spezia.
«L’esordio più bello. Fin da bambino sognavo di poter giocare con la squadra del cuore: lo Spezia». E poi arriva il Viareggio...
DIBATTITO Alessandro Cesarini durante l’incontro con gli alunni
Alessandro sorride sornione: «Per tutte e tre, ma se proprio dovessi scegliere: Inter».
«Ascoltare la canzone di Morandi Uno su mille…»
Cosa vorresti migliorare nel tuo bagaglio tecnico?
«L’allenatore Sottili e la mia famiglia, che mi è sempre stata vicino nei momenti belli e nei brutti».
A chi chiederesti consiglio?
«Finale play-off Legnano Spezia, fondamentale per la promozione in C1, lo stadio pieno, un pallonetto fuori area e il goal decisivo. Ricorderò sempre quel goal!».
«Qualche difficoltà di ambientamento, meno tifosi alle partite. Questa squadra è una buona occasione per crescere calcisticamente. Voglio andare oltre».
«Devo riuscire a sbagliare il meno possibile».
Faresti le valigie domani per la Juventus, il Milan o l’Inter?
Cosa ti aiuta prima di una partita?
«A Ibrahimovic per gestire al meglio una partita importante».
Chi ti ha dato di più?
Qual è il tuo goal più bello?
«Che ne pensi degli episodi di violenza che sconvolgono il calcio?»
Alessandro si fa serio: «Il calcio deve essere divertimento, passione. Se noi calciatori riusciremo a far venire allo stadio più bambini e famiglie sarà una grande festa. Dobbiamo lasciare fuori le forze del male travestite da tifosi. Questo è anche vostro compito, siete voi il pubblico del futuro, non lasciate che la violenza infanghi il calcio». Alessandro ci saluta. La sua storia continua sui campi da calcio.
EDUCAZIONE FISICA IL VALORE DELLO SPORT PER LO SVILUPPO FISICO E MENTALE
Praticare discipline sportive ci fa crescere forti
CALCIO Alessandro Cesarini durante una partita
DOPO AVER intervistato Alessandro Cesarini abbiamo parlato a lungo dell’importanza dello sport non solo per mantenersi in salute ma anche per scaricare le tensioni emotive e per maturare. A seguito di questa discussione abbiamo svolto una piccola indagine per rilevare quali fossero gli sport più praticati: il calcio rimane lo sport preferito dai maschi anche se non è l’unico. Piacciono molto anche il tennis, la canoa, il ciclismo, l’atletica e il nuoto; tra le femmine sono diffusi specialmente il nuoto, la pallavolo, l’aerobica, la danza, la ginnastica artistica, lo sci e l’atletica. Fare sport mantiene in forma, aumenta la concentrazione, insegna a lavorare insieme favorendo il rispetto nei confronti degli altri. Misurarsi quotidianamente con i propri limiti è molto importante an-
che perchè oltre alle gioie della vittoria s’impara ad accettare la sconfitta. La cosa che più ci ha fatto riflettere è stato constatare che i ragazzi più sportivi ottengono spesso i risultati scolastici migliori, non sottraggono tempo allo studio ma alla televisione e ai giochi elettronici. La nostra scuola fortunatamente riconosce il valore aggregante dell’attività sportiva ed organizza tornei interni di calcio, sci, atletica, pallavolo e ping pong. Ogni anno partecipiamo alle competizioni sportive interscolastiche, qualche volta ci qualifichiamo bene… qualche volta no! L’importante non è vincere, è sentirsi una squadra; lavorare tutti insieme per conseguire un obiettivo comune; vivere l’esperienza sportiva come una palestra di vita; darsi una mano quando c’è bisogno, gioire insieme, soffrire insieme, crescere insieme.
LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata realizzata dagli alunni delle classi prima, seconda e terza «C» della sezione strumentale della Scuo-
la Media «Ceccardo Ceccardi» di Ortonovo. Gli insegnanti che hanno svolto il ruolo di
«tutor» sono i professori: Francesca Bassani, Paola Macchiarini e Lucio Cesarini.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012
9
Scuola Media
«2 Giugno» LA LA SPEZIA SPEZIA
Un Santuario... in Paradiso L’importanza della riserva per i cetacei nel Mar Tirreno Settentrionale LA SERA del 13 gennaio 2012, mentre la nave Costa Concordia stava effettuando una crociera nel Mediterraneo, ha urtato, tra le 21:20 e le 21:40, gli scogli situati a 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo e causando morti, dispersi, numerosi feriti, sul totale delle 4.229 persone a bordo della nave tra equipaggio e passeggeri. La notizia si è diffusa velocemente ed è accorso un gran numero di soccorritori e volontari, in tutto più di 300 secondo vari telegiornali nazionali. Il gravissimo incidente coinvolge una zona particolarmente pregiata del nostro mare. Infatti le acque dell’Isola del Giglio sono inserite in una zona marina protetta: il Santuario dei Cetacei. Il primo progetto di monitoraggio del tratto di mare interessato dalla presenza di cetacei a livello nazionale è del 1978. Il 29 settembre 1998 il Santuario del Mar Ligure è più vicino alla sua realizzazione, grazie alla presa di posizione del Governo Italiano che si impegna ufficialmente a promuoverne la causa con il go-
AREA PROTETTA Si estende su 100mila chilometri quadrati
verno francese e quello monegasco. Nel novembre 1999 si arriva all’accordo definitivo tra i rappresentanti di Francia, Italia e Principa-
to di Monaco che sancisce l’istituzione del Santuario. Dopo la firma dei Ministri dei tre Stati, che rende realtà l’idea proposta dall’Istituto Tethys (Orga-
nizzazione non-profit per lo studio e la tutela dell’ambiente marino, ndr) 10 anni fa, la presidente dell’ente Margherita Zanardelli ha dichiarato: «Questo è un passo molto importante per la conservazione dell’ambiente marino mediterraneo. Speriamo che rappresenti un modello da imitare in altre zone del bacino del Mare Nostrum». L’area, che è di circa 100.000 chilometri quadrati, comprende le acque tra Tolone (costa francese), Capo Falcone (Sardegna occidentale), Capo Ferro (Sardegna orientale) e Fosso Chiarone (Toscana). Il tratto di mare interessato dal Santuario è una porzione del Mediterraneo estremamente ricca di vita pelagica e senz’altro la più importante dell’intero bacino per via delle popolazioni di cetacei che ospita. Anche nel nostro Mar Ligure si possono incontrare gruppi di cetacei, tra cui: i delfini, le balenottere, i capodogli e altri. Noi crediamo che i cetacei siano un simbolo della energia del mare molto importante, perché sono animali che ci ricordano il nostro legame preistorico con l’acqua, che dà la vita.
LA MAPPA TUTTI GLI SPLENDIDI ANIMALI CHE SI INCONTRANO NELLA GRANDE AREA MARINA
Ecco le nostre meravigliose ricchezze
AVVISTAMENTI La piacevole sorpresa di vedere da vicino balenottere, delfini, capodogli...
I CETACEI più diffusi tra la Francia e l’Italia, nella riserva marina a loro dedicata, il Santuario dei Cetacei, sono: la balenottera, il secondo animale più grande mai esistito sulla terra, avendo una lunghezza del corpo che, nelle femmine, leggermente più grosse dei maschi, può arrivare a 24 metri; il capodoglio, il più grande odontocete esistente, caratterizzato da un capo enorme di forma squadrata; il globicefalo, odontocete di mole media, con evidente dimorfismo sessuale, il cui nome deriva dalla forma globosa del capo; maschi e femmine differiscono anche per la forma della pinna dorsale che, bassa e con base allungata, nei primi è maggiormente ricurva. A queste specie si aggiungono
la Stenella striata, che è provvista di una pinna dorsale piccola e arretrata e assomiglia a un piccolo delfino dalla forma slanciata e dalla lunghezza massima di un paio di metri, con un peso intorno ai 100 chilogrammi; il delfino comune, che ha dimensioni e morfologia simili a quelle della stenella striata eccetto che per il rostro, leggermente più sottile e allungato; lo zifio, unico cetaceo bifide presente nel Mar Ligure, che misura dai 5 ai 7 metri di lunghezza e può pesare fino a 5 tonnellate e il tursiope, di corporatura possente e muscolosa, il cui capo presenta un melone pronunciato e un rostro corto e tozzo. Tutti questi splendidi animali fanno parte delle meravigliose ricchezze del nostro mare.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Chiara Cositore, Justin Quezada Jiminian, Kevin Monaco, Juan Cortorreal Lopez Ignazio, Fabrizio Condotti , Ibrahim Ak-
nouch, Angie Ivette Escudero Montoya, Erick William Fernandéz Chavez delle classi 1˚ e 2˚ D della Scuola media «2 Giugno», Istituto comprensivo ISA 2. Il dirigente
scolastico è la dottoressa Antonella Minucci e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi nella raccolta delle notizie e nella realizzazione del lavoro è la professoressa Liana Locatelli.
COMMENTO
Inquinamento del mare: rischi e tutela IL NAUFRAGIO della Concordia continua a preoccupare anche per il riaschio inquinamento: la nave si è incagliata in uno scoglio dell’Isola del Giglio, che appartiene alla zona protetta Santuario dei Cetacei. La biodiversità, la fauna e la flora marina, oltre alla gravissima fuoriuscita di olio combustibile, rischiano di essere aggredite dalle sostanze tossiche e dai materiali presenti nella nave: vernici, solventi, oli lubrificanti, detersivi, reflui sanitari,composti del cloro, metalli pesanti oltre alle enormi quantità di derrate alimentari in putrefazione. Ma l’inquinamento del mare consiste in diversi fenomeni: l’invasione biologica delle zone vicine ai porti e alle lagune per i cambiamenti del microclima dell’area, con il deterioramento degli ecosistemi locali invasi da nuove specie esotiche; le attività e i ritmi di pesca insostenibile accompagnati da nuove forme di acquacultura, pratica di allevamento che modifica gli equilibri biologici con l’introduzione di nuove specie e alghe pericolose. Inoltre, si deve tenere conto anche della fioritura delle alghe, che provoca episodi di mortalità in massa di pesci e di mammiferi marini e abbassamento dei livelli d’ossigeno nei fondali; dell’urbanizzazione, che altera la struttura del territorio anche con la produzione di rifiuti e, infine, l’inquinamento dovuto all’uso e al trasporto di petrolio, che purtroppo finisce nel nostro mare, con gravissimi danni.
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
Scuola Media
«Don Celsi» AMEGLIA
«Lord, here comes the flood!» L’alluvione raccontata tra tentativi di indagini e voglia di un futuro migliore TESTIMONIANZE
La salvezza si raggiunge con la solidarietà OGNUNO di noi ha situazioni da raccontare, momenti particolari della “sua” alluvione. Chiara B., 15 anni, vive a Corea, nel comune di Vezzano, una casa tra due canali e il Magra, vicino a un argine che non ha fermato la furia del fiume: «Appena giunto mio padre in casa — racconta — ci ha detto che il fiume era furioso, incontenibile, e stava straripando. Ha preparato una borsa con qualche indumento, i portafogli, qualche gioiello. Il tempo di uno sguardo alla finestra e vedo la marea di fango che si avvicina, affamata, spietata. Ho provato terrore nel guardarla sfiorare la mia casa… e poi entrare. Il piano terra ha iniziato a sommergersi d’acqua che si è introdotta con forza dalla porta, dalle finestre, dal pavimento e dai condotti idrici, tanto da ostruire le uscite e farmi restare intrappolata». Alla fine è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. «Non ho idea di che ora fosse, e non ricordo neanche dopo quanto sono arrivati i soccorsi a tirarci fuori». Ma l’avventura di Chiara non era ancora terminata, perché poco distante dalla sua casa abita M.R., la sua migliore amica. «Non potevo andare via senza vedere se Marina ce l’aveva fatta a uscire. L’ho raggiunta, era con il suo gatto in braccio e cercava di uscire dalla finestra insieme a sua madre. Le ho preso un braccio e ho tirato con tutta la forza fino a che non sono state fuori». Chiara ha fatto un gran gesto, prima di salire sul camion del padre e allontanarsi dal pericolo: uno dei tanti, per fortuna, in questa tragedia.
«AMEGLIA, 25 ottobre 2011 - È arrivata di nuovo l’alluvione: un mostro di fango e acqua che inghiotte case, auto e vite umane, talvolta anche la speranza, per alcune sfortunate famiglie, di rivedere i propri cari, rapiti da un fiume che procede inesorabile, senza guardare in faccia nessuno. E il fiume raggiunge i ponti sotto i quali scorre ogni giorno e che per lungo tempo lo hanno sormontato maestosamente: ora, in pochi istanti, vengono travolti dalla sua furia cieca. Come una foglia trasportata dal vento, l’immensa costruzione di cemento cede al fiume in burrasca.» (dal diario di Giacomo G.) C’è chi ricorda così il crollo di quella notte, la fine del ponte della Colombiera. Oggi resta la sua assenza, la certezza che per molto tempo non potrà essere restituito alle nostre comunità. La mancanza prolungata di questo collegamento ha già imposto rinunce, modificato l’organizzazione della giornata di molte famiglie, costrette a cancellare progetti; il mondo delle piccole e grandi imprese che su di esso contavano, la vita delle attività commerciali legate all’in-
DANNI Il ponte della Colombiera travolto dalla piena
dotto dei cantieri navali, la gran quantità di persone già in difficoltà per la crisi e che ora si trova di fronte a un futuro senza lavoro. I pensieri vanno in cerca di risposte sul futuro e sul passato, su cosa si farà e su cosa si sarebbe potuto fare. Molti i j’accuse alle autorità di turno, ma le colpe vanno cercate anche molto più indietro, nella
storia di questa terra, la Liguria, una montagna affacciata sul mare che nei secoli è stata scavata e cementificata per ricavare case e strade, stravolgendone le origini geologiche e idrogeologiche: e la natura presenta sempre il conto. Oggi, il nostro timore più grande è che, superato il momento critico dell’emergenza, si riprenda a
trattare il territorio nello stesso modo di prima. Qui, alla foce del fiume, come in tutte quelle comunità più a monte o sul mare che hanno pagato prezzi altissimi in questa alluvione, sappiamo che il rischio più grande è perdere le nostre identità se cala il silenzio su questo dramma. Ce lo siamo chiesto allora, in preda alla paura del momento, e ce lo chiediamo ancora oggi, a freddo, pensando al futuro di questa parte di territorio tra Liguria e Toscana, tanto bello quanto fragile. Che cosa c’è dietro a queste alluvioni, a queste piogge torrenziali che seguono lunghi mesi di siccità? È solo una bizza della natura o forse c’è il nostro contributo di uomini? Forse il degrado ambientale, una cementificazione sfrenata, gli abusi edilizi finalizzati a guadagni illimitati e che si trasformano in immani tragedie? Noi continueremo a riflettere su queste domande, cercando risposte concrete. Per ora, il nostro appello a tutti coloro che conoscono, vivono e amministrano queste terre, è uno solo: la difesa del territorio deve venire prima degli interessi personali, delle battaglie elettorali, nella speranza che possa non accadere più.
I FATTI DALLE PIAZZE E DALLE STRADE I DETRITI E I SEGNI DELLA PIENA: RESTANO SOLO I RICORDI?
La cronaca di un’alluvione annunciata
RICORDO Ecco quello che i ragazzi trovavano in strada
A DISTANZA di quasi quattro mesi, per molti l’alluvione del 25 ottobre scorso sembra un fatto lontano. Non per noi. Ripensiamo ancora a come solo poche ore prima della tragedia nelle nostre case si ragionava se valesse la pena alzare o no i mobili e spostare le auto. Certo, era incominciato a piovere molto forte verso le cinque del pomeriggio, ma era pur sempre solo una mezza giornata di pioggia: difficile immaginare un tale disastro anche in zone dove l’acqua non era mai arrivata… Tra tante polemiche e senza una risposta univoca sulle cause, resta la cronaca di quella giornata, che per noi cominciò alle 13, all’uscita da scuola, quando il fiume era ancora tranquillo e non si capiva perché fosse stata data l’allerta 2. Alle 17.30, invece, il fiume faceva letteralmente paura: si era alzato incredibilmente, mancavano solo due dita alla banchina ed era completamente icoperto di fusti di pino, rami di ogni genere, persino un frigo-box che correva
ad una velocità impressionante. Imbarcazioni abbracciate ai pontili scheggiavano come se stessero gareggiando in un circuito di Formula uno, trascinate via dalla corrente. Due ore dopo il fiume era straripato. Molti, pur di non abbandonare l’abitazione o l’attività commerciale, cercavano di salvare il possibile e cacciare fuori l’acqua fangosa che avevano già alla vita. Ma il fiume si alzava a vista d’occhio. L’accumulo di detriti attorno alle pile del ponte era sempre più imponente: da lì a poco, sarebbe stato chiuso al traffico e avrebbe ceduto. Alle 23 la piena si era arrestata, ma si era lasciata dietro il disastro. Era arrivato il momento più difficile: passare dalla paura alla reazione, dalla disperazione alla voglia di farcela. Al risveglio, Fiumaretta e Bocca di Magra erano due immense piscine riempite di fango, brulicanti di vite già pronte a ricominciare, perché nessuno in queste zone si vuole arrendere.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della III A della scuola media «Don Lorenzo Celsi» di Ameglia (Alberti Eva, Bacchiocchi Mattia, Caboara Marcello, Caleo Andrea, Cerisola Viviana, Frassini Anasta-
sia, Frati Gianmarco, Gajda Daniel, Grassi Giacomo, Laafar Matteo, Leonini Luca, Micheloni Gabriele, Nardi Wendy, Paganini Sebastiano, Paita Christian, Raggi Rebecca, Sala Giulia, Villafrate Daniele). Il diri-
gente scolastico è la dott.ssa Maria Cristina Rosi e gli insegnanti tutor che ha seguito i ragazzi nella raccolta delle notizie e nella realizzazione del lavoro sono i professori Barbara Spera e Pierluigi Iviscori.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
9
••
Scuola Media
«Vittorio Alfieri LA SPEZIA
Tutti insieme informaticamente Che piaccia o no, è un mondo che si sta diffondendo nelle scuole “PROPRIO una classe fortunata!”, ha commentato il padre di uno di noi studenti della classe 3^A sul Progetto Acer Eun. E ancora: “Che il mondo dell’informatica piaccia o non piaccia, entusiasmi o spaventi è un opinione personale; non si può negare, però, che esso esista e abbia un ruolo sempre più importante nella società moderna”. Il ruolo primario della scuola è quello di formare i cittadini del domani, capaci di comprendere il mondo nel quale vivono, di padroneggiare l’utilizzo degli strumenti che l’evoluzione del pensiero mette loro a disposizione, in termini di conoscenza e di tecnologia, ma è anche innegabile l’importanza che sia proprio la scuola a guidarli verso un corretto uso dello strumento. Noi ragazzi siamo rapiti dal computer (e dai videogiochi), forse perché secondo noi può aprire un mondo dove tutto è a portata di mouse, anche le lezioni dei professori assenti. E’ quanto accaduto con la prof di matematica, a casa per malattia: si è collegata con noi in videocon-
LA REDAZIONE La classe della 3A al lavoro per la pagina
ferenza e, oplà, la lezione si è tenuta regolarmente! Nel 2010 la nostra classe è stata scelta per partecipare alla prima fase di sperimentazione nel progetto Acer Eun, che prevedeva
l’assegnazione di un netbook a ogni alunno, da usare sia a scuola che a casa. Tale progetto ha coinvolto 10 classi in 6 paesi europei: Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, Tur-
chia. Nel secondo anno è stato esteso ad altre 3 classi della nostra scuola. Esso nasce dalla volontà di testare le possibilità di utilizzo dei netbook nella didattica. Noi li usiamo per effettuare ricerche su internet, compiti a casa ed approfondimenti su materie come letteratura, scienze, storia, geografia, lingue, e così via. La professoressa di matematica è la referente del progetto e nello scorso anno ha rappresentato la scuola al Convegno Nazionale di Napoli e, addirittura, è stata ambasciatrice per l’Italia nel Convegno Internazionale di Copenaghen e, naturalmente, di questo siamo molto orgogliosi! Noi alunni siamo ovviamente entusiasti del progetto. Se proprio dobbiamo pensare a un aspetto negativo, l’unico è quello che, durante le lezioni, spesso ci lasciamo distrarre dalle innumerevoli applicazioni divertenti che si trovano nel netbook. Dal prossimo anno i netbook cambieranno utenti: le nuove classi prime li erediteranno per iniziare una nuova entusiasmante esperienza.
PROGETTO ACER EUN OPINIONI DEI PROTAGONISTI: PARLANO ALUNNI, GENITORI E INSEGNANTI
Favorevoli o contrari? I vantaggi e i rischi
ATTENTO «Non dimenticare di usare il cervello!»
HANNO espresso la loro opinione su Acer Eun insegnanti, genitori e alunni. Anna Gorra, professoressa tutor del progetto: “E’ fondamentale sperimentare in classe insieme, considerando la grande quantità di informazioni e l’utilizzo di programmi specifici, che i ragazzi devono imparare. Occorrono però una preparazione preventiva degli alunni, degli insegnanti e la disponibilità di fondi per attuarla”. Manuela Baldini, insegnante di inglese: “L’utilizzo dei netbook da parte degli alunni è stato positivo per la motivazione all’apprendimento, con le dovute protezioni dalla pirateria e dai contenuti indesiderati. La novità del mezzo ha contribuito a vivacizzare i ragazzi”. Roberto Tallerini, psicologo e padre dell’alunno Tommaso: “Il mezzo
ha avuto effetti positivi per le nozioni e le conoscenze ma permane qualche dubbio rispetto al rischio di una dipendenza dallo strumento multimediale”. Infine gli alunni della 3^A. Alessandro Cavallo: “Il netbook ci ha dato molti vantaggi, lo usiamo al posto del quaderno per fare i compiti, facilitandoci la scrittura e la lettura. Su alcuni computer, le insegnanti hanno caricato uno screen reader per chi è dislessico o disgrafico”. Ylenia Parbuono: “Avere il computer è una fortuna da molti punti di vista, ma bisogna tenere bene uno strumento così delicato. Se non si installa un valido antivirus, c’è il rischio di danneggiare il sistema”. Francisco Polanco: “La rete, a volte, è poco efficace, e quando ne abbiamo bisogno, è troppo lenta”.
LA REDAZIONE LA PAGINA è realizzata da Bardine Giacomo, Barillari Gabriele, Buttafuoco Vittorio, Carlini Gianluca, Cavallo Alessandro, Decillis Christian, Esposito Francesco, Federici Lorenzo, Galli Andrea, Genova Cesare, Ho-
xha Melissa, Impallomeni Massimiliano, Kuci Daniela, La Colla Valeria, Lobina Noemi, Luzi Serena, Parbuono Ylenia, Pasquali Chiara, Pellerito Rosalia, Polanco Francisco, Romeni Francesco, Russo Jean Clau-
de, Sanchez Edduly, Tallerini Tommaso, Tronfi Marco, Tufi Sebastiano (III A), Il dirigente è la prof Maria Rosaria Micheloni; la prof tutor è Giuseppina Abate, collaboratore tecnico la prof Anna Gorra.
CHE BELLO L’AMORE
San Valentino tra innovazione e tradizione 14 FEBBRAIO. San Valentino. Giorno in rosso, oggi. Centinaia di coppiette innamorate passeranno la giornata a darsi cioccolatini e bigliettini. Sarà vero amore, oppure una trovata per farsi vedere? Saranno soldi spesi bene, o il regalo non sarà gradito? Molto spesso, a festeggiare, sono ragazzini che non superano l’adolescenza, conosciutisi in giro per la rete, che si giurano amore eterno attraverso uno schermo, spesso senza essersi mai visti, se non tramite webcam. Che bello l’amore! Ma vedersi da una webcam non è come avere davanti a te la persona che ami, o che almeno pensi di amare. Ci manca poco che inventino anche il modo di potersi baciare, attraverso il computer… Sarebbe veramente il massimo, no? Non doversi più alzare da una sedia, non dover più uscire a divertirsi con altri ragazzi, per condividere passioni e prendere una boccata d’aria fresca, una volta ogni tanto. Niente di tutto ciò. Il web che prende il sopravvento, i ragazzi che non si muovono più di casa, a meno che non abbiano, ovviamente: portatile, tablet o cellulare con tanto di wi-fi. E anche fuori, continuano a inviare messaggini sdolcinati al proprio ‘boy’ o ’girl’ di turno, mentre, magari, sono a passeggio, mano nella mano con altri. Evviva l’amore dei computer, con i suoi tanti e fedeli seguaci delle più svariate età!
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2012
Scuola Media
«Mario Fontana» LA SPEZIA
Come eravamo: La Spezia nel 1800 Un viaggio nel passato della città attraverso i grandi personaggi storici FASCINO
In Francia sono le belle “Italiennes” I FRANCESI le chiamano les italiennes: attrici, modelle, e show girl italiane che nel paese d’Oltralpe hanno trovato successo. La più famosa è sicuramente Carla Bruni, Première dame dopo il matrimonio nel 2008 con il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Ma non si tratta di un fenomeno di costume di questi ultimi tempi: tra il 1500 e il 1600, infatti, ben tre donne italiane furono protagoniste della storia francese. Nel 1533 Caterina de Medici, bisnipote di Lorenzo il Magnifico, sposò Enrico di Valois, figlio secondogenito del re Francesco I e della regina Claudia di Francia. Divenuta regina nel 1547, dopo la morte del marito, fu reggente dei figli Francesco II e Carlo IX, prematuramente scomparsi. Caterina svolse un ruolo chiave nel regno del terzo figlio, Enrico III. Altra italiana sul trono francese fu Maria, che sposò Enrico IV di Navarra. Nel 1600, dopo l’assassinio del re, divenne reggente per conto del figlio primogenito Luigi XIII, che la esautorò nel 1617. Maria fu una grande protettrice delle arti e amica personale di Rubens. La terza fu una nobildonna toscana: tra il 1503 e il 1514, Leonardo da Vinci realizzò il ritratto di Monna Lisa Gherardini, moglie di Francesco Del Giocondo; il quadro fu portato in Francia un paio d’anni dopo la sua esecuzione dal pittore stesso. Dopo vari trasferimenti la Gioconda è al museo del Louvre, dove migliaia di visitatori rendono omaggio alla sua bellezza misteriosa, che ha ispirato fiumi di inchiostro da parte di critici, scrittori e psicologi.
UN VIAGGIO nel passato della città, attraverso i grandi personaggi storici per raccontare «Come eravamo», ovvero La Spezia nel 1800. La contessa Verasis Oldoini chiamò romanticamente La Spezia «Golfo di Ariel», mentre Napoleone, valutando la sua posizione strategica nel Golfo e volendone fare la piazzaforte marittima tirrenica dell’impero, avrebbe voluto battezzarla «città Napoleonica». L’imperatore francese, durante l’esilio nell’isola di Sant’Elena, ricorderà il nostro comprensorio come «il più bel porto dell’ Universo». Ma non si tratta dell’unico personaggio storico ad essere legato al nostro meraviglioso territorio. Giuseppe Garibaldi soggiornò alla Spezia parecchie volte. Nel 1849, in particolare, dopo la caduta della Repubblica romana, il grande condottiero fu salvato da un abitante di San Terenzo, «il padrone Paolo Azzarini» che lo aiutò a trovare rifugio a Porto Ve-
RICORDI L’antico golfo che ha incantato Napoleone e Cavour
nere. Successivamente, ferito ad una gamba dopo i fatti dell’ Aspromonte, Garibaldi fu prigioniero al Varignano, vicino alle Grazie, nel 1867, non prima di aver trascorso una notte nel famoso albergo Croce di Malta in città. In questo periodo La Spezia co-
nobbe un forte rilancio turistico: in città trascorrevano le vacanze i componenti della famiglia reale, e contemporaneamente, divenne una delle mete preferite dagli intellettuali, come il musicista Richard Wagner. Si trattava, ovviamente, di un turismo elitario: i vacanzieri soggior-
navano, infatti, negli eleganti alberghi cittadini, quale il Grande Bretagne, il Croce di Malta, la Locanda di Odessa e il De Ville de Milan. La città in questi anni subì una trasformazione che riguardò in primo luogo l’architettura civile; gli edifici di stile umbertino adornarono la città durante il Regno d’ Italia, mentre il Liberty influenzò notevolmente le costruzioni nei primi anni del Novecento. Anche Camillo Benso conte di Cavour, come Napoleone, vide nella Spezia un obiettivo strategico importante tanto da iniziare la costruzione di un Arsenale e di un porto militare (1862-1869). La progettazione e la realizzazione furono affidate all’ ingegnere genovese Domenico Chiodo (che costruì anche la batteria fortificata di Monte Marcello). L’Ottocento vide, quindi, la nascita e lo sviluppo di una delle città più moderne e industrializzate di tutta l’Italia dell’epoca: La Spezia.
IL PERSONAGGIO STORIA DELLA CONTESSA DI CASTIGLIONE, LA SPEZZINA CHE HA INCANTATO LA FRANCIA
Una protagonista della politica e della corte
RITRATTO La Contessa di Castiglione
I TRANSALPINI non sempre ci stimano, ma hanno sempre dimostrato una vivace attrazione nei confronti delle nostre donne; oltre alle figure femminili che abbiamo approfondito, come non citare «quella contessa di Castiglione – per dirlo con le parole di Guido Gozzano – bellissima di cui si favoleggia»? «Sono nata alla Spezia, mi sono sposata Alla Spezia e voglio essere sepolta alla Spezia» scriveva, anche se in realtà, Virginia era nata a Firenze il 23 Marzo 1837 dal marchese spezzino Filippo Oldoini e della fiorentina Isabella Lamporecchi. Divenne la contessa di Castiglione sposando giovanissima il conte Francesco Verasis di Castiglione, dal quale presto si separò. Alta, bionda, snella, era consapevole del suo fascino, convinta di poter passare alla storia aiutando il Paese; Cavour il suo «brutto cugino» la inviò a Pa-
rigi, con l’approvazione del re d’Italia Vittorio Emanuele II, affinché influenzasse favorevolmente nei confronti dell’Italia Napoleone III, spingendolo all’alleanza franco-piemontese. Divenne una delle poche donne in grado di svolgere, seppur con mezzi discutibili, una funzione politica importante. Dopo aver brillato in una vita da favola, tra balli e amanti, finì i suoi giorni sola, ignorata, disperata ed inconsolabile per il fascino perduto. Venne sepolta nel cimitero parigino Père Lachaise dove ancora oggi riposa. Nel 2001 la sua città l’ha ricordata collocando un busto in bronzo, opera dello scultore Francesco Vaccarone, all’ingresso del palazzo in cui abitava in Piazza Sant’Agostino; sempre nello stesso anno, il Comune della Spezia le ha intitolato un «Largo Virginia Oldoini» nei giardini di fronte al Conservatorio “Puccini”.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata progettata e realizzata dalla II B della Scuola Media “Mario Fontana” (I.S.A. 7 - Istituto comprensivo La Spezia), classe composta da Giacomo Galletti,
Rebecca Missadin, Lorenzo Montali, Luca Rosati, Alessandro Romboni, Nicole Vratogna.
I Professori tutor sono Maria Pia Gemignani e Raffaella Zangani. Il dirigente scolastico è la professoressa Maria Rosaria Micheloni.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2012
7
••
Scuola Media
«Alcide Cervi» LA LA SPEZIA SPEZIA
Imperdonabile! La storia racconta Poche frasi per ricordare: “Chi non la conosce sarà costretto a riviverla” 27 GENNAIO 1945, le truppe sovietiche liberano il campo di concentramento di Auschwitz. Il mondo apre gli occhi su uno dei più grandi orrori che l’umanità abbia conosciuto. Il 5 maggio dello stesso anno tocca a Mauthausen spalancare i cancelli e dare la libertà ai superstiti del peggiore dei delitti, lo sterminio volontario e sistematico di milioni di persone. L’operazione denominata dai nazisti “soluzione finale” ha inizio nel 1941. Erano vecchi, giovani, donne, bambini, ebrei, oppositori politici, omosessuali, malati di mente, tutti deportati nei lager di Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Terezin, Bergen-Belsen e altri luoghi di sofferenza, tortura e morte. Gli internati morivano di fame, freddo, alcuni hanno resistito agli stenti e alle torture, altri sono morti quasi subito. E poi quando il fisico arrivava all’esaurimento, quelle persone ormai private delle loro identità venivano mandate alle “docce”. In quei campi di “docce” si moriva. Nessuno ha saputo nulla sino a quel lontano 27 gennaio, ora “Giornata della Memoria”. Ora che la libertà e la democrazia
GRIDA ACCORATE «Mai più» nel disegno della redazione
ci danno l’opportunità di ricordare orrori lontani che spaventano se confrontati con la nostra vita quotidiana. Noi ragazzi abbiamo la libertà di essere chi siamo, di appartenere a qualunque religione o etnia, senza costrizioni, senza paura di essere puniti “per un sì o per un no”.
27 gennaio 2012, assistiamo alle celebrazioni per la Giornata della Memoria davanti al monumento ai deportati all’interno del parco del 2 Giugno. Un cubo con dei triangoli incisi e delle targhe che riportano i nomi tristemente noti dei principali campi di concentra-
mento e il numero delle vittime spezzine. Ascoltiamo in silenzio il discorso pronunciato davanti alle autorità locali, dal Sindaco Federici ai numerosi assessori e rappresentanti di associazioni partigiane, della dottoressa Ferrato, presidente dell’ANED, che ricorda i momenti tragici che hanno segnato la nostra città dopo l’armistizio,come i rastrellamenti di Migliarina e Valeriano. Dopo la deposizione della corona accanto al monumento, incontriamo alcuni deportati che raccontano brandelli della loro triste esperienza e poi ci rechiamo all’interno del Sacrario della Libertà. La prima cosa che attira la nostra attenzione è l’elenco dei nomi dei caduti con accanto l’età e ciò che salta agli occhi è vedere come ci siano anche bambini come Adriana Revere o Franco Cetrelli, al quale è stato intitolato l’Auditorium della nostra scuola Media Cervi. E poi tanti volti di persone che non ci sono più o sono tornate ferite nel corpo e nell’anima. Rientriamo a scuola pieni di emozioni e più ricchi di conoscenza, certi che questa giornata debba essere un invito convinto a gridare MAI PIU’!
LE INTERVISTE LA MEMORIA DI CHI HA VISSUTO RACCONTATA ALLE GIOVANI GENERAZIONI
Le parole dei protagonisti scaldano il cuore
COMMEMORAZIONE La presenza al «2 Giugno»
ALLA CELEBRAZIONE della Giornata della Memoria abbiamo incontrato i rappresentanti delle istituzioni ai quali abbiamo rivolto alcune domande. Signor Sindaco, qual è il significato della sua presenza qui? «Per le autorità questo giorno è importante perché rappresenta non solo la liberazione dei prigionieri dai campi di concentramento ma anche il primo rastrellamento a Migliarina e i suoi deportati politici. Questo luogo ci ricorda la tristemente famosa caserma del XXI Reggimento Fanteria dove molti degli arrestati furono torturati e delle grida che provenivano da qui mi raccontava anche mio padre. Fa piacere vedere tanti studenti che hanno il dovere civile di ricordare il passato. Abbiamo chiesto ai rappresentanti dell’Anpi pre-
senti la loro testimonianza. «Tutti hanno il dovere di tramandare il ricordo. L’insegnamento deve essere che l’uomo si deve distinguere per le sue idee e non per razza o religione. I giovani hanno ereditato la libertà che è un bene fondamentale da conservare attraverso scelte e idee responsabili, non dando tutto per scontato». Il rappresentante dell’Aned ha ricordato le difficili condizioni di vita nei campi: «Ci facevano lavorare 12 ore al giorno senza cibo né acqua». Nel Sacrario due rappresentanti dell’Aned hanno citato i nomi dei deportati e ci hanno parlato delle condizioni degli internati: «Il campo di Bergen-Belsen è quello dove maggiormente ho visto l’orrore della persecuzione e sentito il freddo della morte in un silenzio irreale».
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dalla redazione della classe 2B composta dagli studenti Alessandro Amato, Samuele Borrello, Mattia Brizzi, Yasmin Castano Lopez,
Matteo Casti, Thomas Cossu, Mattia Delogu, Diego Desogus, Mohammed El Bouabdellaoui, Sharon Polastri, Giulia Randisi, Irene Romeo, Francesca Rossi,
Alessio Spadoni, Davide Zaccaria, Serena Zappelli, Frarlin Garcia Ramos Dirigente scolastico Prof. Felice Biassoni Insegnanti tutor Alessandra Sussi, Roberta Vergassola e Elisabetta Lupi.
MEMORIE
«Meditate che questo è stato…» È UNA GIORNATA piovosa, grigia, quella in cui incontriamo i rappresentanti dell’Aned della Spezia. Sono figli di deportati nei campi di concentramento nazisti e solo due di loro hanno visto tornare a casa i propri padri, feriti a morte nell’anima dalla crudeltà umana. Il signor Orsetti non ha avuto questa fortuna e ricorda la giornata in cui lui quattordicenne e la sorella, hanno visto portare via il padre che nemmeno ha potuto abbracciarli. Dopo soli tre mesi non c’era più. Non ci sono parole adeguate per raccontare ciò che abbiamo ascoltato in silenzio, rispettando il dolore di quei figli che ancora oggi si commuovono pensando all’ingiustizia senza senso che ha fatto milioni di vittime, sparite dal mondo con un numero sul braccio e, come dice Primo Levi, «senza capelli, senza nome». In quei campi sono morti la dignità umana, i valori e i sentimenti che rendono le persone straordinarie e uniche. Milioni di esseri umani trasportati su treni come merci, costretti a vivere nella fame, nel freddo e nella paura. Partecipando alla Commemorazione della Giornata della Memoria, abbiamo veramente compreso il suo significato e abbiamo provato un sentimento di tristezza profonda per quello che è stato. Oggi dobbiamo ricordare ciò che è avvenuto affinché non si ripetano più gli orrori del passato. Sul muro del campo di concentramento di Auschwitz c’era una scritta: «Chi non conosce la storia, sarà costretto a riviverla».
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012
+Scuola Media
«Anna Frank» LA LA SPEZIA SPEZIA
La musica paesaggio dell’anima E’ molto più di ciò che sembra: è libertà di espressione e di pensiero PASSATO-PRESENTE
Cambiano le modalità di ascolto
IN CHE modo i giovani si avvicinavano e si avvicinano alla musica leggera? Una volta vi erano meno occasioni di ascoltare la musica. Molto diffusa era la modalità di ascolto attraverso la radio e i programmi radiofonici. Anche il Festival di Sanremo, la più popolare manifestazione di musica leggera italiana, fu trasmesso per la prima volta nel 1951 per radio. Solo dal 1955 passò in TV, in bianco e nero. Ebbe molto successo. E più tardi diventò un evento televisivo trasmesso in Eurovisione dalla Rai. Le canzoni entrarono nelle case degli italiani e diventarono molto popolari. Poi a partire dagli anni Settanta il fenomeno musicale si diffuse sempre di più attraverso il giradischi, il mangianastri e lo stereo. Non erano però strumenti così diffusi come oggi l’MP3, l’IPod o i nuovi «gioielli» tecnologici. Un tempo la musica non era facile da raggiungere. Per ascoltare il cantante e il complesso preferiti si andava al concerto, evento che univa grandi masse di giovani. Adesso invece la prospettiva è cambiata: i ragazzi non inseguono la musica come un tempo ma è la musica che segue sempre i giovani. E’ sufficiente andare su You Tube, digitare il titolo dell’ ultimo successo discografico che ci piace ed ascoltarlo con le nostre cuffiette quando e dove vogliamo.
OGNUNO di noi percepisce la presenza della musica. Ne entriamo in contatto ogni giorno, molto spesso senza che ce ne accorgiamo. Basti pensare a comuni azioni quotidiane come respirare, camminare, correre e mangiare. Semplicemente con il suono della nostra voce produciamo forme melodiche. La musica non rappresenta però e non ha per tutti lo stesso significato e la stessa funzione. Ci siamo soffermati sulla musica leggera, quella che preferiamo ascoltare nel tempo libero. Assume un ruolo rilevante in età giovanile, in particolare a partire dalla preadolescenza. Ma che cosa rappresenta per noi? A questo proposito abbiamo svolto un’indagine all’interno della nostra classe, ponendo alcune domande agli intervistati: “Cos’è per te la musica?” Martina dice: “La musica è un passatempo che trasmette allegria e che mi fa provare sensazioni diverse a seconda del genere che ascolto. Esprime ciò che sono”. Alle domande: ”Che sensazioni provi mentre ascolti la musica? Quando e per-
LA MUSICA Importante compagna di vita per ognuno di noi
ché la ascolti?” Luca risponde: “La musica mi aiuta a riflettere e a ritrovare serenità, facendomi sentire meglio, a volte ho l’impressione di staccarmi dal resto del mondo. Ogni volta che ho voglia di stare da solo con i miei pensieri, so che posso contare sulla musica”. Noi ragazzi ascoltiamo generi dif-
ferenti in base al nostro stato d’animo. Preferiamo canzoni americane, inglesi, spagnole e ultimamente anche brasiliane. Ricordiamo a questo proposito il brano “Ai se eu te pego” di Michel Telò, che ci coinvolge grazie al suo ritmo orecchiabile e al testo facilmente memorizzabile. Usiamo la musica per rilassarci,
per riflettere, per ballare, per ricordare, per dimenticare almeno per un istante ogni sorta di problema che affolla la nostra mente. Leggendo alcuni passi del saggio ”Chiedimi chi erano i Beatles” di Roberto Cotroneo, ci ha colpito la definizione della musica come “paesaggio dell’anima”, come qualcosa che “…ti entra direttamente dentro, ti attraversa, ti fa ridere, ti fa piacere, ti genera nostalgie, dà colore alle tue giornate e al mondo…”. Chiunque è legato a un motivo che gli ricordi momenti, affetti, persone e stati d’animo. Durante l’ascolto infatti le nostre emozioni prendono il sopravvento e la razionalità passa in secondo piano. La nostra mente spazia con la fantasia e ci riporta a situazioni passate che hanno avuto una certa importanza nella nostra vita. Chi di noi non ha dei ricordi legati ad avvenimenti speciali, che ama rievocare ascoltando una determinata canzone? Tutto questo per affermare che la musica è molto più di ciò che sembra, è un’importante compagna di vita per ognuno di noi.
DISAGIO L’ESPERIENZA DI JOSÈ ANTONIO ABREU COME PROGETTO DI RISCATTO SOCIALE
Una cascata di sogni attraverso la musica
ORE 7:50 Nel giardino della scuola, ancora … musica
LA MUSICA per i giovani non è sempre una forma di svago, ma può costituire una speranza, una luce per chi vive da sempre in un mondo buio e “ricco” di povertà. Un esempio lampante è sicuramente quello di Josè Antonio Abreu, ex ministro della cultura e maestro venezuelano che ha inteso la musica come strumento di prevenzione e di lotta contro il disagio dei giovani. Musica come riscatto sociale. Nel 1976, a Caracas, capitale del Venezuela, ha sperimentato per la prima volta la sua filosofia. Abreu è riuscito a strappare molti bambini e giovani ai barrios, quartieri degradati della città e dove il tasso di delinquenza si presenta molto elevato. E’di qui che Abreu è partito per fondare “El Sistema”. Questo programma mirava ad inserire i ragazzi in orchestre giovanili, riscattandoli da
una situazione di assoluta miseria materiale e spirituale. Quest’uomo ha dedicato tutta la sua vita per salvare i ragazzi ormai allo sbando e la musica ha dato loro una possibilità di riscatto. Secondo i dati le orchestre coinvolgono 250.000 bambini e ragazzi divisi in 140 orchestre giovanili e 300.000 coristi di età compresa tra i dodici e i ventisei anni. Ognuno è messo nella condizione di studiare uno strumento e tutti hanno le stesse opportunità. Non vi sono discriminazioni. Per questo suo progetto Josè Antonio Abreu vinse a sessantacinque anni il premio Unicef per la musica. Anche nella nostra scuola abbiamo l’opportunità di frequentare laboratori pomeridiani per imparare a suonare uno strumento musicale come pianoforte o chitarra gestiti dai nostri professori di musica.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e elaborata dalla classe che ha partecipato all’attività della redazione. La classe è la III C della Scuola Media Anna Frank con gli allievi Ilaria Andreoli,Nicole Benedetti Debora Bertoni, Nicole Bigliardi, Alessandra Costa, Giorgiana Gia-
nardi, Gian Marco Gilli, Simone Grizzi, Henrik Ibrahimi, Erica Lapperier, Nicholas Laudicina, Gaetano Lo Cascio, Cristian Lonardo, Greta Lorenzini, Davide Marchetti, Leandro Mazhi, Alessia Morise, Laura Pardini, Lorena Pensa, Martina Pindaro, Cecilia Piscino, Enrico Poli, Claudia Sorrenti-
no, Giuseppe Luca Tripodi, Dejia Veiss, Alfio Vicari. Docente tutor Alessandra Semorile Collaboratori tutor Cristiana Ricci e Veronica Giunta. Dirigente Scolastico: Prof Rosanna Cucurnia.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012
7
••
Scuole Medie
Petrarca-Fermi LEVANTO LEVANTO EE MONTEROSSO MONTEROSSO
Il sole ritorna a Monterosso Tra paura del futuro e voglia di ricostruire: il paese si riprenderà? A DISTANZA di quattro mesi dal giorno in cui abbiamo visto l’acqua portarci via una parte del paese, noi alunni di Monterosso proviamo a guardarci intorno per fare un piccolo bilancio della situazione. È un momento particolare questo: solo da pochi giorni sono stati riallacciati gas, acqua e luce elettrica nel centro storico, dove finalmente possiamo tornare ad abitare. Restano molte preoccupazioni: intervistando la gente del posto, scopriamo tante piccole e grandi storie di duro lavoro, di lotta contro l’acqua e il fango e di danni di tutti i tipi. Le persone si mostrano, però, sempre con l’aria di chi è molto lontano dall’arrendersi. Anche chi, alla domanda “Cos’ha perduto nel nubifragio?” risponde “La pazienza!”, subito dopo mostra di credere fermamente che il paese si riprenderà e non può che essere così. Dai racconti, tra il dolore e la paura di quei giorni, affiorano anche sorrisi inaspettati, qualcuno, come Antonio, gestore di un bar che ora ha riaperto, è visto come un eroe dalla moglie e dalla dipendente che ha salvato quel gior-
FIDUCIA «Sì, il nostro paese tornerà a splendere»
no e continua a guardare la vita con coraggio: “Monterosso tornerà a splendere, forse anche più bello di prima!” esclama con aria convinta. Altri si stupiscono ancora di quanta gente sia arrivata a dare una mano in mezzo al fango in maniera
così generosa e gratuita. Molti di noi giovani sono riusciti a vivere con allegria anche i momenti passati tra il fango a spalare tutti assieme e le pause al bar “Giò”, unico rimasto aperto in quei giorni, dove le persone del paese si ritrovavano, ricevevano accoglienza e
cibo e potevano almeno un poco rilassarsi assieme. Certo, i sorrisi non bastano a ricostruire. Mentre ancora si indagano le cause di questa tragedia, si stanno già attuando nuovi mezzi per prevenirne altre: oltre alla messa in sicurezza delle frane, le strade in prossimità dei canali vengono demolite e ricostruite con pannelli di cemento armato carrabili e rimovibili, capaci di ‘saltare’ se dovesse tornare una simile massa d’acqua, evitando così l’effetto ‘tappo’ che si era creato il 25 ottobre scorso. Anche se non dimentichiamo la sofferenza provata nel risvegliarci in un paese che non riconoscevamo più, vogliamo sperare che tutto riprenderà e che la gente torni presto a visitare la nostra Monterosso, stupendosi ancora di quanto sia bella. Nel frattempo cerchiamo di imparare qualcosa: come le persone si accorgono dell’importanza del sole solo quando si nasconde tra le nubi, così, nei momenti difficili, ci si rende conto di quali (e in questo caso di quante!) persone siano pronte a dare una mano. Noi cercheremo di non dimenticarcene.
TERAPIA DELLE COCCOLE PROGETTO APTEBA NELLA SCUOLA MATERNA E ELEMENTARE DI MONTEROSSO
Piccoli animali in aiuto di piccoli scolari
PET THERAPY Anche gli animali possono aiutarci
DOPO la terribile tragedia del 25 ottobre, l’Apteba, Associazione Pet Therapy E Bioetica Animale, su richiesta delle insegnanti della Scuola Materna e Elementare e del Comune di Monterosso, sta effettuando un intervento di Pet Theraphy per i piccoli allievi monterossini che, impossibilitati a utilizzare i loro edifici scolastici perché inagibili, frequentano le lezioni presso l’Istituto di Padre Semeria, a Fegina. L’equipe che sta conducendo l’intervento, composta da psicoterapeuti, veterinari e operatori volontari, è guidata da una psicologa, Luisa Marnati. La Pet Therapy, «la terapia delle coccole», attraverso il contatto fisico e il rapporto affettivo con animali opportunamente educati a ciò, favorisce il superamento di situazioni di disa-
gio o di fragilità emotiva e genera nelle persone condizioni di benessere e serenità. Essa impiega animali domestici come asini, cavalli, cani, gatti o piccoli mammiferi come furetti, conigli, criceti, creature sensibili alle quali è chiesto di svolgere un lavoro che ha bisogno, come per tutti gli esseri viventi, delle necessarie pause di riposo. A contatto diretto con i piccoli animali, all’interno delle classi, i bambini svolgono attività ludico-ricreative e educative, talvolta integrate con filmati e racconti di animali. I settantacinque bambini di Monterosso manifestano grande interesse e partecipazione e l’intervento si sta dimostrando efficace, tanto che si prevede, a primavera, una gita in una fattoria dove essi potranno interagire con cavalli e asini.
LA REDAZIONE LA PAGINA è di Levanto-Monterosso: III B Giulia Arsena, Marco Bardellini, Alex Basso, Paolo Beretta, Marta Callo, Elena Calosso, Giorgia Daneri, Andrea Dedola, Pietro Defilippi, Chiara Di Spaldro, Victoria Fi-
lippone, Andrea Garibotti, Alessio Germano, Marco Guarducci, Chiara Mazzantini, Mario Medone, Tecla Medone, Lucia Merani, Julie Montano, Camilla Romano, Alice Sinelli, Katia Solari, Davide Tadei; III M
Edoardo Benvenuto, Maya Cavallo, Gloria Celsi, Chiara Poggi, Jasmine Pollicardo, Annalaura Valente. Tutor Maria Rosaria Podestà, Carla Peragallo, Patrizia Delbene. Dirigente Maria Angela Rebecchi.
AIUTO INASPETTATO
Angeli del fango crescono ALESSANDRO, Asia, Claudio, Simone sino all’anno scorso frequentavano la classe terza della scuola media di Levanto. Alcuni di loro erano un pò discoli e non si può proprio dire che le loro pagelle fossero tutte otto e nove, ma oggi un dieci e lode se lo sono proprio meritati perché, in seguito all’alluvione, si sono impegnati per dare il loro contributo alle popolazioni colpite, chi spalando il fango chi portando beni di prima necessità. La distruzione della nostra terra li ha lasciati allibiti e provati fortemente ma non li ha scoraggiati, perché hanno lavorato come persone adulte, dimostrando un cuore grande e generoso. Simone è stato per cinque giorni a Monterosso, incaricato di distribuire i viveri alla popolazione. Molti lo ringraziavano per l’aiuto che stava portando e la cosa lo stupiva e imbarazzava perché per lui era scontato essere lì. Asia ha una cugina che vive nel paese e sebbene il suo primo pensiero sia stato per lei, appena ha potuto si è messa a disposizione: il suo compito era smistare i viveri provenienti da tutta Italia. Claudio, invece, spalava il fango insieme ai tanti ragazzi giunti da ogni parte della Liguria. Alessandro è stato a Vernazza, dove ha lavorato per quattro giorni: il paese in quelle condizioni, quasi irriconoscibile, gli ha fatto stringere il cuore, ma lo ha commosso vedere quanta forza d’animo, nonostante la tragedia, dimostrassero gli abitanti.
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2012
Scuola Media
Capoluogo VEZZANO LIGURE
Coltiviamo con cura il nostro futuro «Riambientiamoci: noi studenti amici della natura» QUESITO
Uomo e natura: mondi paralleli o unica realtà? CON L’INIZIO del nuovo millennio, la pressione che l’uomo esercita sull’ambiente è sempre più evidente: circa metà delle foreste temperate e tropicali sono state distrutte o danneggiate; lo smog e le piogge acide, originati dalle emissioni di anidride carbonica, contribuiscono al riscaldamento globale; insostituibili specie animali e vegetali si estinguono a ritmi sempre più accelerati. La popolazione cresce rapidamente e con essa aumentano le esigenze di cibo, acqua e spazi abitabili; senza contare che il mondo industrializzato sottrae all’ambiente risorse preziose e lo ripaga con residui tossici dannosi. Non si tratta di dati innovativi né sensazionali: sui quotidiani, in televisione, si parla da anni della pressione negativa esercitata dall’uomo sugli ecosistemi, ipotizzando soluzioni e sperando sempre in un futuro diverso, in cui l’uomo impari davvero a proteggere il mondo in cui vive. Affinché la speranza lasci il posto all’azione concreta, è necessario educare la nostra generazione al rispetto e alla tutela dell’ambiente, perché non esistano più mondi “paralleli”, ma una sola realtà vivibile e sana:“Sbuffando odore di fumo/guardo fuori/un opaco cielo/specchia la grigia città dall’aria popolare/Pongo il mio sguardo all’orizzonte/ fitto/immenso/ricoperto da un verde manto/silenzioso/ che con aria selvaggia/l’uomo preserva/Ma le virtù di uno e dell’altra /non verranno mai rispettate/finché sarà presente/solo l’esagerazione”.
IN TRE ANNI di scuola media, in collaborazione con il CEA (Centro di educazione ambientale), abbiamo seguito un lungo ma importante percorso di educazione ambientale che ci ha consentito di acquisire maggiore consapevolezza sul tema, imparare dei modelli di comportamento “virtuosi” e conoscere più correttamente le risorse del nostro territorio. In prima media abbiamo aderito al progetto regionale “Da sCuO2la a scuola un TAM TAM per il clima “, proposto dal parco di Montemarcello-Magra, per contribuire a combattere i cambiamenti climatici. Ci siamo posti come primo obiettivo quello di ridurre l’ emissione dell’anidride carbonica e per far ciò abbiamo piantato degli alberi da frutto in un’area verde vicino alla scuola, sfruttando proprio la loro capacità di assorbire anidride carbonica dall’ambiente, tramite l’attività della fotosintesi. Grazie al nostro intervento abbiamo constatato che siamo riusciti ad eliminare dall’atmosfera ben 56 tonnellate di anidride carbonica! In seconda media, attraverso il
ESPERIENZE «La posa del nostro primo albero da frutto»
progetto “Bello…L’ambiente pulito”, condiviso con il Comune del nostro paese, abbiamo appreso il concetto di riciclaggio, imparando così a suddividere i rifiuti in categorie. Abbiamo successivamente elaborato questionari sulla raccolta differenziata, che sono stati distribuiti alle nostre famiglie, per studiarne le abitudini
“ecologiche”. Abbiamo, così, analizzato il possibile impatto che i nostri stili di vita, spesso errati, hanno sull’ambiente, arrivando a comprendere che il riciclaggio è necessario non solo per la diminuzione dell’inquinamento nel territorio, ma anche per il recupero di materiali utili alla produzione di nuovi manufatti. Quest’anno, infi-
ne, la nostra attenzione si è rivolta in maniera ancora più concreta all’ambiente che ci circonda. Stiamo infatti studiando le piante officinali e aromatiche tipiche del nostro territorio, sia quelle comuni che quelle più rare, scoprendone così anche le proprietà curative: tali piante, infatti, come la camomilla o la valeriana, vengono utilizzate non solo per insaporire piatti deliziosi ma anche per correggere il gusto di molti farmaci, soprattutto quelli sgradevoli, come lo sciroppo! Sono queste sostanze di origine vegetale a conferire al medicinale un sapore dolciastro ed esse variano in numero e tipo da paese a paese, a seconda delle tradizioni: l’obiettivo ultimo del nostro laboratorio sarà quello di realizzare un libro delle erbe aromatiche, in cui raccogliere le specie presenti proprio a Vezzano. Il nostro percorso di educazione ambientale è ancora in corso ma faremo tesoro degli insegnamenti ricevuti, perché solo dalla conoscenza e dalla comprensione può nascere il rispetto verso la realtà che ci circonda.
AMBIENTE FACCIAMO TESORO DEGLI INSEGNAMENTI DEL PASSATO PER COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO
«E’ una eredità da non disperdere...»
INSEDIAMENTI Valeriano di Vezzano Ligure
L’UOMO nel corso degli anni è sempre riuscito a fare di ogni ambiente il proprio, sfruttandolo in base alle proprie necessità. Viene naturale pensare subito alle popolazioni che abitano le torride foreste dell’Africa o le aspre terre della Siberia, ma tale affermazione è valida anche per la realtà storica di paesi collinari a noi ben noti, come Vezzano Ligure. L’adattamento dell’uomo a questi ambienti naturali è stato caratterizzato, in passato, da un atteggiamento di rispetto che assecondava l’elemento naturale e non lo distruggeva, contrariamente a quanto accade oggi con lo sviluppo industriale. L’ antropizzazione del territorio partiva, infatti, dal crinale perché consentiva alle popolazioni nomadi di spostarsi senza incontrare ostacoli naturali. Il fondovalle era invece l’ultimo ambiente ad essere
conquistato, perché paludoso e soggetto a inondazioni: richiedeva, insomma, attenzioni maggiori e anche conoscenze tecniche precise, per evitare ad esempio le piene dei fiumi. Il fattore principale per cui l’uomo si stabilì, definitivamente, ad altitudini inferiori, rispetto al crinale, fu la mancanza di acqua: essa si poteva ottenere solo all’altezza delle risorgive, quindi nella mezza costa. I vantaggi furono molti, in particolare la maggiore esposizione al sole e la possibilità di trovare spazi ampi per coltivare. L’economia di un paese nasceva, così, in maniera spontanea, dalle caratteristiche del territorio, dal clima e dall’esposizione dei versanti: si pensi alla produzione di vini o alla coltivazione di uliveti. C’era la consapevolezza che i luoghi non fossero tutti uguali e come tali venivano trattati.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti che hanno formato la redazione in classe della scuola media di Vezzano capoluogo: Ammirati Edoardo, Basini Filippo, Bonamino Viola, Capurro Leonardo, Ciardi Tommaso, Costa Soraya, Firenze Alessia, Gabetti Gaia, Garcia Erlianis Jimenez, Gra-
vati Leonardo, Mancini Samanta, Martini Marina, Palumbo Sara, Rolla Asia, Sani Serena, Sommella Davide, Vicini Filippo (classe III A dell’Istituto Comprensivo di Prati di Vezzano, plesso di Vezzano Capoluogo). Il dirigente scolastico è la Dottoressa Re-
becchi Mariangela; gli insegnanti tutor che hanno seguito i ragazzi nella raccolta delle informazioni e nella realizzazione del lavoro sono le Prof.sse Rossinelli Manuela e Ferdeghini Francesca. La poesia “Mondi paralleli” è stata creata dall’alunno Davide Sommella.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2012
7
••
Scuola Media
«Formentini» LA SPEZIA
“Educazione ai rischi naturali” Alluvioni, frane, incendi e terremoti: una questione di sopravvivenza IL RISCHIO naturale è legato al verificarsi di eventi quali alluvioni, frane, incendi e terremoti. Lo abbiamo imparato aderendo al progetto “E.Ri.Nat.” (Educazione ai Rischi Naturali), a cui hanno partecipato le classi terze del nostro Istituto Ubaldo Formentini, anche in seguito agli avvenimenti meteo eccezionali che hanno riguardato recentemente la nostra provincia e la nostra regione. Per sapere qual è la percezione del rischio, in particolare dovuto a dissesto idrogeologico, relativo all’ambiente in cui viviamo, abbiamo intervistato un campione di 40 persone di varie età, residenti principalmente nella zona est della nostra città, che costituisce il bacino di utenza privilegiato del nostro istituto. I risultati sono stati particolarmente interessanti. È emerso che la maggior parte degli intervistati non si aspettava che in Liguria potessero avvenire alluvioni catastrofiche come quelle verificatisi a ottobre-novembre con esondazione di torrenti, frane, smottamenti e interi paesi distrutti dal fango e dalle acque. La prima tra le cause individuate
INDAGINE Quale è la percezione del rischio?
per spiegare la distruzione è la costruzione in luoghi non idonei (troppo vicino al letto di fiumi e torrenti), a seguire il disboscamento, la scarsa o mancata pulizia degli alvei fluviali, le piogge troppo concentrate e il clima “impazzito”, la manutenzione inade-
guata degli argini e la canalizzazione erronea delle acque, la mancanza di controlli adeguati da parte delle autorità preposte e in generale degli atteggiamenti irresponsabili da parte dell’uomo. Circa l’ottanta per cento degli intervistati si sente sicuro in città
ma ritiene pericolose le zone collinari e i quartieri vicino alle colline, perché a rischio frane e smottamenti o anche incendi boschivi. In generale i nostri intervistati hanno dichiarato a rischio anche le aree vicino ai canali cittadini, per il pericolo di esondazione. Per quanto riguarda i comportamenti da adottare in caso di allerta meteo dovuta a piogge intense, questi sono i maggiormente indicati: non andare per strada e non usare l’auto, ripararsi ai piani superiori degli edifici ove necessario, se si è all’aperto cercare riparo in luoghi elevati ed evitare le situazioni di pericolo come soffermarsi sui ponti o lungo le passerelle. I risultati dell’intervista ci inducono a credere che, sebbene ci sia una consapevolezza diffusa circa il fatto che l’uomo stia sfruttando troppo e talvolta in maniera dissennata l’ambiente, tuttavia spesso i rischi che ne derivano siano sottovalutati e ci si renda conto dei pericoli troppo tardi. Bene invece sul fronte dei comportamenti da tenere in caso di emergenza. Evidentemente l’esperienza insegna!
TEMPO REALE LE IMMAGINI DI QUANTO STAVA AVVENENDO CHE HANNO FATTO “IL GIRO DEL MONDO”
Quando l’informazione corre sul web
PROVA I ragazzi sulle scale di sicurezza
SE PENSIAMO alle alluvioni di ottobre e novembre, abbiamo ancora negli occhi i video di chi si trovava sui luoghi del disastro e ha documentato in tempo reale quanto stava avvenendo. Una volta caricate sul web, queste immagini hanno fatto “il giro del mondo”. Il modo di vivere l’informazione in questi ultimi anni è cambiato radicalmente perché il web ci consente di avere informazioni costantemente aggiornate. Inoltre possiamo contribuire noi stessi a creare l’informazione e all’occorrenza improvvisarci “reporter” non professionisti, come è capitato a chi si è trovato a filmare i fiumi di fango che hanno invaso Vernazza e Monterosso. Ci sono poi siti che è bene memorizzare tra i preferiti del nostro internet browser. Ad esempio il sito
della Protezione civile e quello della Prefettura. Qui possiamo scoprire se è stata diramata qualche allerta meteo sul territorio e le misure di prevenzione da attuare in caso di situazioni di rischio potenziale. Ad esempio, in seguito alla scossa sismica che il 27 gennaio è stata avvertita distintamente nella nostra provincia e che aveva come epicentro alcuni comuni del parmense, la prefettura ha pubblicato online un prontuario di comportamenti da tenere prima, durante e dopo il sisma, visto che allo stato non è possibile prevedere se seguiranno altre scosse. Il web si sta quindi rivelando un efficace mezzo per tenersi costantemente informati e per non farsi cogliere impreparati in caso di eventi naturali con cui dobbiamo imparare a convivere.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata redatta dalla classe III H dell’Istituto Ubaldo Formentini Arena Elena, Baldacci Cristiano, Bancone Chiara, Barile Niccolò, Bernabò Micol, Bertoli Alessandro, Camporzano Jorge Joshua,
Capodicasa Rossella, Chiesa Luca, De Angelis Paola, D’Imporzano Elia, Gagliardelli Greta, Giorgi Sabrina, La Ferla Nicholas, Lerici Laura, Marrone Maria Rosaria, Montini Nikolas, Pesce Francesca, Porto Ales-
sia, Raineri Gianmarco, Raineri Nico, Ravani Lorenzo, Rossi Jacopo, Tartaglione Leonardo, Zilioli Matteo. Docenti tutor prof. sse Ceci Giulia, Remagni Gloria, Ruschini Silvia Dirigente Maria Rosaria Micheloni.
COMPORTAMENTI
Le regole da non dimenticare QUALI sono le regole d’oro da seguire in caso di calamità naturale? Gli esperti dicono che prima di tutto bisogna mantenere la calma. Come insegna l’esperienza farsi prendere dal panico può creare situazioni di pericolo per noi o per chi ci sta attorno. È poi importante attenersi alle indicazioni fornite dalle autorità competenti. Ad esempio, se ci riferiamo all’esperienza scolastica, noi ragazzi sappiamo quali sono le procedure da seguire per evacuare velocemente l’edificio. Al segnale d’allarme convenuto gli alunni e l’insegnante di classe si portano verso il punto di raccolta, uscendo dall’edificio tramite le scale o l’uscita di sicurezza. La fila segue un ordine preciso e ci sono compagni che hanno l’incarico di aprirla (apri fila) e di chiuderla (chiudi fila). L’insegnante poi provvede a fare l’appello, portando con sé il registro, per verificare che non ci siano persone rimaste all’interno. In caso di sisma, dobbiamo metterci prontamente sotto i banchi o la cattedra, cercare riparo sotto il muro portante e aprire la porta, perché dobbiamo tenere aperta una via di fuga in caso di scosse successive. È bene anche riparare la testa con le mani e tenersi lontano dagli oggetti che possono rompersi, come i vetri delle finestre o crollare, come le scaffalature. Una volta all’aperto bisogna tenersi lontano dagli edifici, perché possono staccarsi pezzi di cornicione, intonaco o tegole. Né bisogna ostacolare i soccorsi. Ad esempio bisogna limitare le telefonate per non sovraccaricare inutilmente le linee telefoniche.
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
Scuola Media
Mario Fontana LA SPEZIA
E per noi è «Crossing borders» A scuola nessuno è straniero: la ricchezza di avere il “mondo in classe” RIFLESSIONI
Festa delle forze armate nel 150˚ l’Unità condivisa 4 NOVEMBRE 2011: si celebra la Giornata delle Forze Armate in un anno speciale, il 150˚ anniversario dell’Unità nazionale. Alla Spezia festeggiamenti in grande stile. Infatti, in Piazza del Marinaio si è svolta la cerimonia di deposizione delle corona presso il monumento ai Caduti, mentre in Piazza Chiodo, l’alza bandiera, alla quale hanno partecipato le locali istituzioni, le compagnie militari interforze, comuni cittadini interessati e le rappresentanze delle varie scuole. Un drappello di soldati spara delle “salve” come saluto, la bandiera viene portata da un marinaio donna accanto all’asta dell’antico Arsenale Militare, poi, mentre la banda della Marina suona l’inno di Mameli, il tricolore sale lento, sventolando. È un’immagine meravigliosa, che rimarrà indelebile nella nostra mente: è stato come uno squarcio di sole nel cielo grigio e piovoso di quella mattina, che ci ha trasmesso un forte brivido, ma anche un forte senso di unità e sicurezza, che hanno potuto assaporare anche i nostri compagni stranieri. Abbiamo tutti compreso come il tricolore rappresenti la libertà conquistata dal popolo italiano: esso è concreto simbolo di unità di uno stato che trova la propria identità nei principi di giustizia, uguaglianza e fratellanza, non solo fra la sua gente, ma anche nell’accogliere l’ ”altro”.
LA NOSTRA classe è un piccolo mondo dentro un altro, un universo parallelo che talvolta si scontra, ma quasi sempre si incontra. Siamo la più evidente rappresentazione dell’affermazione “il mondo è bello perché è vario”. E proprio come il mondo è pieno di storie, lingue, colori, nazioni, religioni, culture, anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo potuto conoscere ragazzi provenienti dall’ Albania, dal Marocco, dalla Russia, e perfino dalla Repubblica Domenicana. Sono state proprio le differenze fra noi gli ingredienti nell’incontro educativo quotidiano, che ci hanno sollecitato a conoscere e valorizzare la storia di ciascuno. Ora, quasi alla fine del nostro percorso, siamo veramente consapevoli che la scuola è stata per tutti noi un luogo di incontro privilegiato per apprendere ed acquisire insieme una cittadinanza responsabile vissuta nella pluralità. In questi tre anni, oltre ad aver lavo-
REDAZIONE Il mappamondo internazionale in classe
rato sulla nostra identità, grazie a questa particolare configurazione, abbiamo avuto l’occasione di svolgere un’attenta riflessione sui valori e i simboli di alcuni popoli: canti, preghiere, inni nazionali,
bandiere, tradizioni, usanze, rimanendo affascinati e colpiti dai contenuti diversi ma uguali che legano un paese all’altro, facendoci sentire così cittadini del mondo. Inoltre, siamo orgogliosi che la
nostra scuola ci abbia dato, in questi anni, l’opportunità di partecipare a stage linguistici per favorire il contatto diretto con realtà socio-culturali e linguistiche diverse per promuoverne la comprensione e la valorizzazione e di partecipare al progetto Comenius, che vede coinvolti quattro paesi: Italia, Regno Unito, Danimarca e Turchia. Esso si prefigge di far lavorare noi ragazzi con coetanei di altri paesi per sviluppare in noi la consapevolezza delle differenze, ma anche delle somiglianze e dei valori che accomunano popoli diversi. Infatti riteniamo che lo studio delle lingue, al giorno d’oggi, sia indispensabile per comunicare con l’altro, perché il mondo globalizzato, ha come conseguenza quella di legare le vite di popoli che possono sembrare lontani. Ma questa, secondo noi, è una conseguenza positiva, che ci porta ad essere pienamente partecipi dell’umanità.
INTERVISTA QUANDO L’ARTE DIVENTA INTEGRAZIONE E IL LINGUAGGIO GESTUALE UN FATTORE UNIFICANTE
Nel «magico» atelier di Gianna Taverna LA PASSIONE, l’interesse e l’apertura verso gli altri hanno portato l’arteterapeuta Gianna Taverna a dar vita al progetto di rete «Arte, strumento per crescere». Ci siamo improvvisati giornalisti e, nel suo magico atelier, abbiamo intervistato l’esperta che da oltre dieci anni si occupa di integrazione. Nel suo studio si lavora in assoluta libertà, i gruppi sono misti, l’integrazione è spontanea, il linguaggio gestuale diventa un fattore unificante che non esclude nessuno. Il lavoro è molto emozionante e coinvolgente, difficile da descrivere a parole. Ecco i punti salienti. Da quali paesi provenivano i ragazzi?
MANIFESTO Le molteplici forme del vivere insieme
Ecuador, Colombia, S. Domingo, Argentina, Filippine, Tonga, Marocco, Algeria, Tunisia, Senegal… dall’Europa dell’est, ma anche da Cina, Thailandia e Bangladesh. Da tutto il mondo! Come comunica con i ragazzi stranieri?
La difficoltà più grande è trovare il modo giusto di
lavorare con la persona, legato all’approccio iniziale piuttosto che alla lingua parlata. Si è mai affezionata a un ragazzo o una ragazza?
Ci sono molti ragazzi ai quali mi sono affezionata, mi cerano anche quando la scuola per loro è finita. Sono rapporti belli, partiti da situazioni spesso tristi. È difficile lavorare con i ragazzi stranieri?
Non sono più una novità, all’inizio erano pochi, oggi sono la normalità. Le difficoltà dei ragazzi stranieri sono spesso le stesse dei ragazzi italiani, perlopiù legate a situazioni di disagio e non alla specificità di “essere stranieri”. Qual è il ricordo più bello del suo lavoro?
Domanda impegnativa. Sono tanti i ricordi intensi e commoventi. I protagonisti sono i ragazzi che, giorno per giorno, accettano la sfida della loro crescita e la affrontano con coraggio e passione.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e poi redatta dalle ragazze e dai ragazzi della Classe III B della Scuola Media «Mario Fontana» della Spezia. Questi i nomi dei piccoli redattori in classe: Bianchi Caterina, Biggi Artiom, Bordigoni Mattia, Brandi Sharon, Brunetti Luca,
Camparini Jiulia Cela Kejdi, Citarrella Francesco, Delaj Xhejsi, Di Valentino Mattia, Gardoni Denise, Genuario Felice, Gianelli Michele, Golinelli Emanuele, Hafid Abdesammad, Izzo Andrea, Llesci Kristiana, Ndou Edmira, Shollo Oltensia, Sulcaj Lorent, Tushaj Dajana, Valentino Mario,
Valentino Rossella. Gli insegnanti tutor sono la Prof Anna Brivonese, la Prof Silvia Marciasini e la Prof Valentina Andaloro. La Dirigente scolastica è la Prof Maria Rosaria Micheloni.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
7
Scuola Media
••
P. Mantegazza SAN TERENZO
Commercio libero o liberalizzato? I negozianti santerenzini alle prese con la crisi e con la concorrenza ULTIMAMENTE a San Terenzo si fa sentire la crisi dei piccoli negozianti per la concorrenza sempre più spietata dei supermercati che stanno aperti alla sera e anche alla domenica. Abbiamo intervistato vari genitori che hanno in paese un’attività commerciale oppure loro amici o parenti stretti che operano sempre in tale settore. Non tutte le opinioni sono state concordi: ci sono quelli che non temono la competizione dei grandi supermercati perché i loro esercizi hanno un’alta specializzazione e chi invece vede nei centri commerciali un grosso scoglio per la sopravvivenza del piccolo commercio. In generale gli intervistati sono stati concordi nel ritenere che il negozio a conduzione familiare punta tutto sulla qualità perché in genere si appoggia a piccoli laboratori artigianali. Un dolce fatto da un pasticciere con ingredienti freschi è decisamente migliore di uno confezionato a livello industriale con componenti di minore qualità. I grandi punti di vendita sono avvantaggiati dall’orario continuato
ORARI Impossibili o compatibili: «E io quando dormo?»
e da un maggior tempo d’apertura, da una più vasta offerta di prodotti e anche dalla possibilità di farsi pubblicità. I piccoli negozianti però sono protetti da leggi che impediscono di aprire troppi centri commerciali sullo stesso territorio.
Il commercio minuto deve fare i conti con le sue poche risorse di forza-lavoro (in genere, in un negozio lavorano il titolare e una o due altre persone, che il più delle volte sono dei famigliari), mentre nelle medie e grandi realtà i disagi sono dei dipendenti che sono
costretti a lavorare a turno anche in giorni estivi. È vero che ci sono grossi centri che promuovono progetti di tutela dell’ambiente o di mercato equo e solidale, ma il piccolo commerciante, secondo gli intervistati, è quello che più di tutti difende i prodotti locali e artigianali. Fra gli operatori che ci hanno dedicato un po’ del loro tempo: Vittorio Curci, pizzaiolo di “Entragià”, che ha ricordato la penalizzazione delle attività a causa dell’istituzione delle Zone a Traffico Limitato, Massimiliano Rolla, che ha banco di pescheria e peschereccio al molo di Lerici, Angela Bertella barista, Paolo Bertella, ristoratore, Lamberto Maccari, barista, Federica Maccari, negoziante nell’abbigliamento, Marzio Buonanno, yogurtiere, Tiziana Solari, gelataia, Gianni Mencacci, rosticciere, Manuela Roversi, rosticciera, Leandro Collini, barista, Sabrina Melani, ristoratrice, Francesco Canale, impresario edile, Leonardo Mazzi, gestore dello stabilimento balneare “Colombo” e dell’albergo “San Terenzo”. Tutti genitori, zii o amici di famiglia dei ragazzi della classe prima.
LE INTERVISTE DUE CIBI FONDAMENTALI: PANE PER IL CORPO E CULTURA PER LA MENTE
C’è chi se ne è andato e chi è restato...
NUTRIMENTI Pane per il corpo e cultura per la mente
STEFANO Conti aveva un avviato forno a San Terenzo ma si è trasferito a Follo. Perché te ne sei andato? Per la scelta fatta di chiudere ai cittadini non residenti l’unica strada di accesso del paese (allora chiusa tutto l’anno); molti miei clienti hanno scelto, con dispiacere, di utilizzare panifici di più facile accesso. Che differenza c’è nel tuo lavoro tra San Terenzo e Follo? I prodotti che realizzo sono i medesimi ma cambia la clientela, fatta di giovani famiglie a Follo, mentre a San Terenzo d’inverno ci sono in prevalenza anziani e in estate turisti mordi e fuggi. A Follo il lavoro è ben ripartito per tutto l’anno e non è necessario stare aperti anche la domenica, così posso godermi di più la famiglia.
Lorenza Lupi, libraia: Ti ha penalizzata la liberalizzazione delle aperture domenicali? No, in quanto i miei clienti preferiscono il contatto diretto, umano con il piccolo commerciante, il fatto di poter chiacchierare sugli ultimi libri e chiedono consigli. Pochi sono quelli che infilano nel carrello della spesa, con frutta e verdura, anche l’ultimo best-seller. Sicuramente in città si risentirà di più della concorrenza, rispetto al nostro paese. Che pensi dei tablet che stanno sostituendo libri e carta? Sono allergica a queste novità, perché non si possono sostituire il profumo dell’inchiostro e le pagine del libro con il tocco di un vetro. È meraviglioso vedere libri amati in una libreria. Ma dovremmo riciclare di più, per tagliare meno alberi.
REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della prima classe della Scuola Media «Paolo Mantegazza» di San Terenzo. Ecco i loro nomi: Matteo Basta, Francesca Biso, Virginia Bracco, Pietro Bragazzi, Federico
Buonanno, Rosamaria Canale, Jacopo Collini, Nicolò Conti, Mattia de Ceglia, Nicolas Del Freo, Chiara De Maria, Francesco Di Benedetto, Ilham El Hasnaoui, Simona Frincu, Andrea Gubertini, Matteo Luchini,
Federico Maccari, Francesco Mencacci, Andrea Montanini, Kirsia Paulino, Fabiana Riera, Lorenzo Rolla. Insegnante tutor Maria Luisa Guigli Eguez. Dirigente Ileana Bacchini.
CONGRESSO
Famiglia riunita perlomeno alla domenica IL MOVIMENTO Cristiano Lavoratori sta preparando il settimo incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano dal 29 maggio al 3 giugno prossimi. Ne segue i lavori il santerenzino Amerigo Lupi, uno degli storici fondatori del Movimento negli Anni Settanta, eletto per acclamazione presidente regionale della Liguria il 20 novembre scorso. C’è un appello dell’MCL ligure e toscano che riguarda le aperture selvagge dei negozi: in cosa consiste?
Sono anni che ci battiamo perché il lavoro festivo sia effettuato solo per comprovate necessità tecniche, per rilevanti esigenze di servizio alla collettività o per ragioni di significativa utilità pubblica: ci sono lavori, come quelli negli ospedali, che non possono interrompersi mai, ma il commercio può fermarsi.
Perché è così importante avere questo giorno di riposo comune a tutta la famiglia?
Ogni individuo sviluppa la propria dimensione personale attraverso le relazioni affettive e la partecipazione alle aggregazioni sociali. Per coltivare buoni rapporti le persone hanno bisogno di un tempo comune di astensione dal lavoro: genitori e figli hanno il diritto di avere un giorno alla settimana da dedicare allo stare insieme, non solo fra di loro ma anche con nonni, parenti e amici. Questo è un valore imprescindibile che ha radici millenarie nella storia e nella cultura europee: la domenica è il giorno della famiglia riunita e dà senso al lavoro di tutta la settimana.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 1 MARZO 2012
Scuola Media
«D’Acquisto» FOLLO
«Intrusi» a casa: guerra o pace? L’arrivo degli immigrati divide l’opinione pubblica italiana IMMEDESIMAZIONI
Frammenti di vita... immaginata!
MI CHIAMO... anzi nessuno mi chiama per nome. È una storia triste la mia, non è come essere in una favola dove si sistema tutto, ma è giunto il momento di rivelarvi la maledetta realtà... Del viaggio ricordo poco o niente: i miei ricordi sono offuscati ma sono sicuro di essere stato prima su un camion con altri clandestini per giorni e poi di aver viaggiato su una nave piena di merce umana; questo siamo diventati, corpi ammassati come bestie... Si stava strettissimi e molta gente è morta durante quel viaggio. Ero spaventato perché non sapevo che fine avremmo fatto... Ci avvicinavamo sempre di più, finalmente i miei piedi hanno toccato terra: «Che liberazione!»... Il centro di accoglienza...un campo di sofferenza e dolore; ovunque povere famiglie sdraiate per terra su una coperta: piangevano, si guardavano intorno con occhi smarriti alla ricerca di uno sguardo amico... La differenza più grande fra me e gli altri è che io ho la pelle nera come il carbone, sembro proprio uno spazzacamino. Per questo ho timore che la gente mi disprezzi... Essere diverso per me è sentirmi diverso e mi toglie ogni speranza. Ti considerano solo se sei qualcuno, se non sei nessuno ti stanno alla larga... Oggi il mio sogno è stato coronato dalla mia determinazione e dal mio coraggio, ora le persone mi accettano per quello che sono. Essere diverso significa sentirsi parte di un mondo vario.
ESPRIMEREMMO le nostre congratulazioni a chi ha appena ricevuto fratelli o sorelle, ma in realtà parliamo di immigrazione. Siamo solo un microscopico pezzo del puzzle che compone l’Italia e che esprime una delle numerose opinioni sugli atteggiamenti verso gli immigrati: gruppi di persone che raggiungono un nuovo Stato, dopo aver lasciato il loro Paese. In questi ultimi anni una miriade di immigrati ha scelto l’Italia come approdo della speranza e, pur di raggiungerla, ha viaggiato su sporchi scafi inaffidabili, in condizioni di vita estremamente misere e precarie. Tali “viaggi” sono affidati troppo spesso a “trafficanti di uomini” che consentono agli immigrati di superare in modo clandestino le nostre frontiere; l’illegalità è ormai il modo abituale di introdursi in casa nostra. Gli immigrati possono dividersi in tre gruppi: profughi, rifugiati politici e, principalmente, clandestini. Si è calcolato che circa il 3%
FATTI E OPINIONI L’immigrazione è un problema globale
della popolazione mondiale è soggetta alle migrazioni, che ci sono sempre state e per gli stessi motivi: povertà, difficoltà economiche, crisi politico-sociali e conflitti etnico-religiosi. L’immigrazione è un problema globale: in tutti i luoghi e in tutti i tempi è stata il perno nella storia
dell’umanità. Anche oggi in tutti i Paesi sono presenti degli immigrati, “buoni” o “cattivi” che siano. Secondo noi però non esistono immigrati “cattivi” ma solo persone che lo diventano perché soggette allo sfruttamento. Essi, sentendosi un po’ come una ruota di scorta, assumono atteggiamen-
ti distruttivi e si mettono, così, in cattiva luce. Afghani, marocchini, albanesi, rumeni e altri vengono ospitati per poi derubare, violentare, sottrarre lavoro agli altri e portare droga. Ecco come li vedono gli italiani razzisti che non fanno distinzioni tra gli immigrati; li odiano tutti perché vivono la diversità e lo straniero, in generale, come il male che affligge il mondo. Non potrebbero, invece, costituire un’opportunità per far rifiorire alcuni settori dell’economia in crisi? Non sono proprio quegli italiani xenofobi a rifiutare quegli onerosi ed umili lavori svolti oggi unicamente dai cittadini extracomunitari? Non potremmo aprirci ad una visione multiculturale della società? Intolleranza, odio, ostilità, rifiuto e aggressione oppure rispetto, accoglienza, condivisione ed arricchimento reciproco per l’integrazione e la convivenza pacifica? In sintesi: guerra o pace? La risposta siamo noi a darla. Chi ha orecchi per intendere, intenda!
ESPERIENZE QUANDO GLI IMMIGRATI SUPERANO LE LORO DIFFICOLTÀ RELAZIONALI E COMUNICATIVE
La scuola in prima linea per l’integrazione
A SCUOLA Una percentuale consistente di stranieri
LA NOSTRA è una delle scuole spezzine con una percentuale consistente di stranieri. Abbiamo così intervistato alcuni compagni. Quando sei arrivato/a in Italia? Florin (Romania): agosto 2011. Julia (Bielorussia) a 8 anni, nel 2003. Youssef (Marocco) dicembre 2011. Vitaly (Russia)luglio 2008. Quali sono state le tue difficoltà? F: la lingua. J: arrivata in Italia ero molto impaurita. Abituata alla realtà dell’orfanotrofio in cui sono cresciuta, pensavo che i miei genitori adottivi potessero picchiarmi e non riuscivo a esprimermi. Y: sono da poco in Italia, non so né scrivere né parlare e ho difficoltà a comunicare. V: dopo esser diventato cieco ho dovuto affrontare diversi problemi e utilizzo altri mezzi per studiare. Come le hai affrontate? F: vedendo film, telegior-
nali e navigando su internet. J: ho imparato la lingua dai miei genitori adottivi. Y: imparo l’italiano frequentando la scuola e corsi per stranieri. Come ti sei trovato con i nuovi compagni? F: i primi giorni mi prendevano in giro, poi mi sono integrato grazie all’aiuto dei compagni e degli insegnanti. J: dapprima mi sentivo inferiore, pensavo di essere meno intelligente ma, imparando dai miei coetanei, ho scoperto le mie capacità. Y: ero felice di iniziare la nuova scuola e i compagni mi hanno dato il benvenuto. V: la classe è come una seconda famiglia, mi sento a casa. Vorresti tornare nel tuo paese? F: per salutare i miei amici. Y: alla fine degli studi. J: no, mi sono trovata male all’orfanotrofio. V: sì ma solo per salutare la mia assistente e i compagni.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta da studenti delle classi II B, III A e III B dell’Istituto comprensivo «Salvo d’Acquisto» di Follo. Questi i componenti della redazione in classe: Dania Balestracci, Giacomo Barto-
lacci, Marina Bertano, Ginevra Bresciani, Alice Cannarsa, Aurora Carassale, Serena Casale, Giulia Cecchinelli, Camilla Cozzani, Edoardo Cremente, Ilaria Ferone, Elena Francini, Erica Osvildi, Ludovica Palì, Matteo Ronzano, Andrea Celeste Savi, Ga-
ia Scirocco, Alice Spinozzi, Barbara Ventre, Giorgia Zangani. Il dirigente scolastico è il professor Paolo Manfredini. Le docenti tutor sono le professoresse Elena Gabrielli Barsanti, Maria Cristina Lupoli e Aurora Zito.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 1 MARZO 2012
9
Scuola Media
••
«Jean Piaget» LA SPEZIA
Quelli che… il teatro lo fanno a scuola Il valore di un’esperienza di anni dalla sceneggiatura alla rappresentazione IL TEATRO, sembra essere diventata una forma d’arte per pochi, in eterna competizione con cinema e televisione, che tendono a uniformare personaggi e storie, ma anche i gusti degli spettatori. Il teatro punta invece sulla diversità, vissuta come un valore. Recitare un ruolo e dare voce a un personaggio in scena significa incontrare da vicino l’altro, esprimere qualcosa che è diverso e lontano da noi. Non c’è un “modello”, da cui prendere ispirazione; essere se stessi è il vero valore perché solo chi si conosce riesce a calarsi nei panni del personaggio e a dargli vita e originalità. È utile fare teatro a scuola, perché aiuta a compiere un viaggio dentro se stessi , a vivere insieme agli altri, ad acquisire fiducia in se stessi, valorizzando le diversità. Proprio per l’importanza che racchiude, presso la nostra scuola è attivo dal 1987 un laboratorio teatrale, nato, nell’ambito del tempo prolungato, come attività pomeridiana a classi aperte a tutti gli alunni che desiderano partecipare .Le insegnanti responsabili sono Giovanna Accialini e Rossana Cola, che è stata per 20 anni la conduttrice del laboratorio teatrale e che, no-
PALCOSCENICO Una scena da “Eravamo… figli della Luna”
nostante sia andata in pensione, continua a lavorare, anche se gratuitamente, nel nostro laboratorio. Alla scuola non sono così venuti a mancare la sua professionalità e la grande passione che riesce a trasmettere agli alunni, coinvolgendo anche quelli dal carattere
più difficile. È solita dire che i suoi migliori insegnanti sono stati proprio i suoi ragazzi, il loro entusiasmo e la loro fantasia. Importante, per il nostro laboratorio, è la partecipazione a concorsi o rassegne provinciali, interregionali o nazionali per giovani, per
creare occasioni di confronto o discussione con altri gruppi scolastici. Per 9 volte i ragazzi di teatro hanno superato la selezione del Concorso Marinando, vincendo, nel 2005 e nel 2011,la Coppa del Presidente della Repubblica, il maggior riconoscimento di questa manifestazione. Dopo aver scelto la trama di base e decisa la suddivisione in scene, i ragazzi vengono invitati a interpretare la parte aiutandosi con la fantasia e la loro spontanea capacità di improvvisazione. Le scene vengono ripetutamente provate, quindi viene fatta una scelta delle migliori battute che, infine, vengono riportate per scritto. Creare il copione diventa un gioco…. da ragazzi, infatti la costruzione della storia tocca agli attori che dovranno recitarla, che non imparano a memoria delle battute, ma costruiscono, modificano, perfezionano, quasi ogni volta, i dialoghi o i monologhi. Chi è sul palco recita le battute che lui ha contribuito a creare I materiali usati per le scenografie sono sempre di recupero, i ragazzi fanno tutto da soli sotto la guida dell’insegnante, cercando sempre di limitare le spese usando materiali poveri o riaggiustando vecchie scenografie.
MARINANDO E IL SUCCESSO ARRIVA CON LA COPPA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
«Eravamo… figli della luna» omaggio all’Unità d’Italia
NOI PRIMI L’ambito premio: la targa del Presidente
A SETTEMBRE i nostri compagni del Laboratorio di Teatro, accompagnati dalle prof Cola e Accialini hanno raggiunto Ostuni (BR) per la finale della XVI˚ edizione di “Marinando”, concorso nazionale indetto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per sensibilizzare i giovani sui problemi del mare. È stata un’esperienza unica e irripetibile con escursioni, prove e spettacoli, incontri e tanto divertimento. Già essere arrivati alla finale, data la vasta platea di scuole, costituiva una grande soddisfazione. Nessuno sperava di ottenere un’altra ricompensa, invece la nostra scuola è arrivata prima, premiata con l’ambita Coppa del Presidente della Repubblica. La commedia, «Eravamo figli della luna», che i nostri 25 compa-
gni hanno messo in scena, è in dialetto spezzino e affronta, anche se non in maniera diretta, il tema dell’Unità d’Italia. I ‘figli della luna’ sono i pescatori spezzini, così chiamati per la forma del nostro Golfo, che dopo la metà dell’800 si confrontano con le famiglie di pescatori siciliani trasferiti alla Spezia. Dopo un’iniziale diffidenza, le due comunità si avvicinano sempre di più fino a scambiarsi i segreti della pesca e della conservazione delle acciughe. Anche l’amore – che sboccia tra i giovani delle due comunità – dà un forte contributo ad abbattere i muri della paura e del sospetto fra i due gruppi. La lotta tra i pescatori spezzini e siciliani si conclude unendo piccioli e palanche per comprare un peschereccio a cui daranno nome Italia.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dalle ragazze e dai ragazzi della redazione «FuoriClasse» della scuola media «Jean Piaget» che da anni vede attivo il laboratorio di giornalismo. La redazione di «Fuori-
classe» è formata da Bertoli Federico,Feola Ekaterina, Fontanelli Luca, Mangora Carmen, Scatta Isa, Tota Omar, Codeglia Gabriele, D’Auria Davide, Agotani Jacopo, DelVigo Filippo,Gianardi Diletta, Marchet-
ti Greta, Oniboni Giulia, Pellegrotti Caterina e Venturini Martino. Tutor sono la Prof. Giovanna Calani e laProf. Mariateresa Natale. Dirigente scolastico Antonella Minucci.
INTERVISTA
Il magico mondo del palcoscenico ABBIAMO intervistato Isa Scatta, una delle ragazze che ha preso parte allo spettacolo. Perché fare teatro a scuola?
È un’ esperienza molto stimolante, ci si può esprimere con grande libertà. Ti permette essere un’altra persona e allo stesso tempo conoscere meglio te stessa. Puoi viaggiare nel tempo e nello spazio, ma soprattutto regala sensazioni incredibili prima, durante e dopo lo spettacolo. Quale importanza ha avuto per te questa esperienza?
Il teatro è stato una sfida, mi ha aiutata a trovare il mio spazio e ad interagire con persone completamente diverse da me, alle quali ho offerto il mio modo di essere e dalle quali ho ricevuto numerosi stimoli. In scena è la diversità ad unire e a dare vita ai personaggi, spesso differenti dalla nostra persona. Sul palco scompaiono i problemi personali, bisogna mettersi in gioco e lavorare tutti insieme in modo coordinato per raggiungere il risultato. Consiglieresti ad un adolescente di fare teatro?
Durante l’ adolescenza si può incontrare qualche problema nel relazionarsi con i coetanei, nel vivere pienamente la propria personalità. Spesso si ha paura del giudizio degli altri e si tende a rimanere nel proprio guscio e questo non accade solo alle “persone timide. Ebbene, il teatro aiuta a superare queste difficoltà o, comunque, a iniziare un percorso. Certo, bisogna lavorare molto, ma le risate non mancano mai.
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
Scuola Media
U. Formentini LA SPEZIA
Quando il mare ci sorride La cultura del Mediterraneo un linguaggio condiviso che accomuna IN NAVIGAZIONE
Ore 8: lezione di marineria ALL’INIZIO dello scorso anno scolastico, in occasione dell’importante manifestazione sulla Marineria che si sarebbe svolta a giugno, la nostra classe scendeva in campo, con i compagni di altre scuole, a rappresentare gli istituti scolastici del territorio per l’edizione 2011 del progetto “Mare Giovane”, proposto dall’associazione “La Nave di Carta”. Al termine di questo percorso, in maggio abbiamo compiuto la traversata nel nostro bellissimo Golfo, a bordo della goletta Oloferne. Tutto questo aveva uno scopo ben preciso: sensibilizzarci alla tutela e al rispetto dell’ambiente marino e accrescere l’interesse e la passione per il mare, per noi spezzini una delle principali risorse per la cultura e l’economia Il primo ad aprire le lezioni in classe, è stato il comandante Marco Tibletti, presidente dell’Associazione “La Nave di Carta”, presentandoci i momenti più importanti per la storia della navigazione. Sulla nostra Lim (la lavagna interattiva multimediale) scorrevano le immagini delle prime imbarcazioni, le zattere egiziane, e poi, seguendo lo sviluppo della tecnologia, i grandi bastimenti a vapore del XIX secolo, e infine i modernissimi yacht. Abbiamo inoltre imparato che l’azione esercitata dall’uomo sull’ambiente marino può definirsi buona e cattiva. Un impatto positivo l’hanno avuto le dighe, le opere di protezione, mentre negativa è stata l’utilizzo di alcune modalità di pesca. Tra queste ve ne sono alcune che trascinano via, estirpandola, molta vegetazione, creando danni a volte irreversibili.
LA STORIA delle genti vissute nei borghi rivieraschi si caratterizza per attività e mestieri, usi e costumi che le hanno indissolubilmente legate al mare. Anche nella nostra città Lo sviluppo della marineria ha origini così remote e radicate da essere sopravvissute anche dopo la costruzione dell’Arsenale Militare. Fra queste una delle più antiche è senz’altro la coltura dei mitili. Considerati l’oro nero delle popolazioni locali, molti barcaioli dopo la raccolta, ingaggiavano delle vere e proprie gare per raggiungere rapidamente la banchina e sbarcare i loro prodotti a terra. Questa sfida era importante poiché in gioco non c’era ancora un trofeo sportivo, bensì la possibilità garantirsi un guadagno sicuro. Oggi gli armi delle borgate disputano una gara importante, mettendo in campo la preparazione atletica dei loro vogatori, ma il senso di quell’antica sfida è ancora vivo. La tradizione, la comunicazione e la condivisione delle conoscenze sono alla base della mitilicoltura spezzina la cui origine risale alla fine dell’Ottocento. Ne è nata un’attività fiorente che ha continuato a prosperare fino a quel terribile 1973, quando
BORGHI DEL GOLFO Gli antichi mestieri legati al mare
un’epidemia di colera ridusse questa produzione del 50%. Quella che poteva rappresentare una crisi fatale, divenne invece un’occasione di rinnovamento perché da allora furono fissate severe regole igienico-sanitarie, si adottarono nuove strutture di ferro zincato e i fili di nylon che sostituirono definitivamente quelli fatti con l’er-
ba e i paletti di legno. Fu però soprattutto l’apertura dell’impianto di stabulazione a Santa Teresa, ancor oggi rinomato per l’avanguardia delle sue tecniche, a “dare la svolta”. Questo è soltanto uno degli antichi mestieri che, fioriti intorno agli inizi del Novecento sono giunti sino a noi carichi di quella sapienza antica che li ha re-
si interessanti anche ai nostri occhi. Nei cantieri navali di un tempo, una professione di spicco era rappresentata dall’ artigiano specializzato nella lavorazione del legno per la costruzione delle imbarcazioni. Un lavoro duro, che richiedeva doti indispensabili come una grande manualità e molta applicazione. Spesso il suo laboratorio era la spiaggia, altre volte costruiva direttamente nei bacini, e adoperava utensili che lui stesso fabbricava ed adattava secondo le diverse esigenze. Dopo averne stabilito le dimensioni e la stazza, e ancora la lunghezza e l’alberatura, preparava un disegno che riportava alle dimensioni naturali su una grande superficie, il più delle volte un pavimento imbiancato, quindi procedeva all’assemblaggio delle sagome della barca. A questo punto bisognava eseguire la calafatura, Si compattavano i pezzi e si fissavano con la pece calda, poi, dopo aver sigillato e saldato i vari incastri, si tappavano le eventuali fessure rimaste. Un’impresa davvero impegnativa, ma alla fine era sempre coronata dalla sensazione impagabile di contemplare quanto si era soltanto immaginato.
PASSIONE E VITA IN MARE L’ANTICO MESTIERE DI GENNARO PINDARO TRASMESSO AL FIGLIO FRANCESCO
Sapete come si costruiscono le reti da pesca?
LA VIGNETTA E’ antichissimo il rapporto tra uomo e mare
MOLTE delle nostre ricerche sono state possibili grazie alla gentilissima collaborazione di Gennaro Pindaro di Cadimare che da più di settant’ anni (ora ne ha 85!) dedica la sua vita al mare. Prima come pescatore e in seguito come riparatore e costruttore di reti da pesca, oggi vanta una clientela affezionata ma esigente, spesso proveniente da lontano, cosa di cui va molto fiero. Negli ultimi anni aiuta “da terra”, sistemando le reti strappate o costruendone di nuove, il figlio Francesco che ha ereditato da lui questo antico mestiere. I suoi preziosissimi consigli e i suoi aneddoti sono un esempio di come l’uomo, da sempre, è legato al mare e ai suoi capricci. Chi fa questo lavoro molto spesso non lo reputa ta-
le, ma un’arte i cui segreti sono tramandati per generazioni. Le “trame” sono filate con le agocelle, ossia aghi di plastica ( una volta di osso) di varie dimensioni. Inizialmente le reti erano di cotone e venivano tinte, ora invece sono di nylon, perché il materiale è più resistente. Queste sono acquistate nei retifici e il prezzo dipende dal peso. La parte portante delle reti, utilizzata per ottenere la forma voluta, è costituita da corde contenenti, al loro interno, materiale galleggiante o piombo , se necessita lasciarle sul fondo. Il punto in cui vengono fissate alle corde si chiama cavallino. La loro durata dipende dal materiale usato e, ovviamente, dall’impiego, ad esempio le reti utilizzate per pescare le acciughe durano all’incirca 8/10 anni, che a noi è parso decisamente un tempo da record.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dagli alunni della Scuola Media della Secondaria primo grado “Ubaldo Formentini”, Istituto ISA 7. Sono gli alunni della classe 3^ I ad aver formato la redazione dei giornalisti in classe. Ecco i loro nomi: Acerini Vida-
li Chiara, Batini Asia, Bennati Margherita, Bertolini Alessio, Biggio Luca, Ciacci Federica, Cipriani Beatrice, Evangelisti Alessio, Ferrante Marco, Garzella Gioele, Koka Gladiola, Lio Emanuele, Magnani Davide, Montecchio Laura, Paoletti Jonathan,
Picelli Beatrice, Villavicencio Andrea e Volpi Nicholas. I docenti tutor che hanno indirizzato e seguito i ragazzi sono i prof Abate Ambra e Ricciardi Laura. La Dirigente Scolastica è la prof Maria Rosaria Micheloni.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
7
••
Scuola Media
Dante Alighieri CASTELNUOVO MAGRA
Inseriamo Fido nel libro di storia Cani famosi e meno famosi. Piccoli, grandi eroi che non solo ci amano ALCUNE persone credono che la storia sia stata scritta da grandi uomini, non è proprio così. I testi scolastici non ne parlano ma molti animali hanno influenzato gli eventi. Siamo abituati a vedere cani protagonisti di telefilm come Rex o Lessie ma altri sconosciuti hanno dimostrato di essere nella realtà veri eroi, concorrenti reali di quelli cinematografici. In passato Pertas ha evitato che Alessandro Magno venisse ucciso da un elefante e in situazione diversa Rin-tin-tin ha salvato dalla bancarotta la casa cinematografica Warner-Bross. Anche Sigmund Froid, il più grande psicanalista della storia, possedeva un cane che percepiva lo stato d’animo dei pazienti e si dirigeva alla porta quando la visita era giunta al termine; un vero orologio. Chissà cosa pensasse dei pazienti con cui aveva a che fare il suo padrone? Negli Stati Uniti un labrador che faceva da cane guida per non vedenti salvò invece il suo padrone dall’attacco terroristico alle Torri Gemelle a New York. Il 21 Settembre 2001 gli fece strada per le
AMICIZIA Il cane di Gabriele
scale dell’edificio sino all’uscita attraverso il fumo e la polvere. Un pastore tedesco, che è stato addestrato per soccorrere il padrone durante le sue numerose crisi cardiache, è riuscito inoltre a chiamare il 112 ,facendo così intervenire i medici, ed Ettore, un setter ingle-
se di soli 7 mesi, ha salvato un intero palazzo dal rischio di esplosione di una bombola di gas. L’animale ha attirato l’attenzione con il suo abbaiare in direzione del balcone dove si trovava la bombola, facendola così notare. Anche nel nostro territorio alcuni
cani si sono messi in evidenza per aver aiutato persone in difficoltà e hanno contribuito ai soccorsi delle persone colpite dall’ultima alluvione. Leo e Natalina hanno avvisato i loro padroni del pericolo di una delle molte frane che hanno sepolto le Cinque Terre il 25 Ottobre 2011. Leo stava per essere soppresso in Serbia perché randagio, ma Pierpaolo Paradisi lo ha adottato e l’animale ha ricambiato il favore salvandolo dalla morte . Il cane ha intuito ciò che stava per accadere, ha percepito il pericolo e si è gettato in braccio al suo padrone obbligandolo a fermare la macchina. Davanti a loro una grossa frana si è staccata dal monte; pochi secondi e i loro nomi sarebbero stati inseriti nella tragica lista delle vittime. Natalina ha fatto altrettanto con la sua famiglia salvandola dal crollo della casa. La cucciola ha tirato fuori dall’abitazione la sua padrona Carla Tozzi, costringendola a vedere quel che stava per accadere e a porsi in salvo. Tutto questo ci dimostra che per «verità storica« dovremmo inserire nei testi scolastici anche i nostri eroi a quattro zampe.
ANIMALI TUTTO FARE CI SONO DAVVERO MILLE IMPIEGHI PER IL NOSTRO FIDO
Anche i nostri cani lavorano e non poco
AMORE I cani amano i loro padroni, prendiamo esempio
MOLTI nostri amici a quattro zampe non solo ci fanno compagnia, ma svolgono ruoli importantissimi nella società. Quante volte abbiamo incontrato poliziotti affiancati da fedeli e ubbidienti «agenti a quattro zampe», capaci di uguagliare l’attività umana e di essere di grande aiuto. L’ unico inconveniente è che raggiungono prima l’età pensionabile; lavorano solo per otto-nove anni. La Finanziaria non li tocca e ci fanno risparmiare perché al posto dello stipendio preferiscono deliziosi biscotti! Ci sono molti altri impieghi dove incontriamo i nostri amici: il cane per ricerche di materiali esplosivi, in grado di segnalare qualsiasi sostanza pericolosa, quello che guida i non vedenti nella vita quotidiana, quello così dolce e docile che assiste i disabi-
li e li aiuta a superare le difficoltà o quello che lavora per la protezione civile. Ci sono enti predisposti per l’educazione dei cani: il lavoro che svolgono è meticoloso, ma l’animale apprende in fretta. L’ addestramento del cane anti droga, avviene facendo vedere al nostro Fido un sacchetto con sostanze stupefacenti come se fosse un gioco da scovare e lui attraverso l’attività ludica apprende e ci aiuta a vincere la criminalità! L’elenco non termina, ci dimostra però quanto il cane sia importante: se non sapete nuotare, fatevi accompagnare da un bellissimo Terranova e se invece amate il fuori pista non dimenticate il San Bernardo. Noi avremmo bisogno di un amico per fare i compiti, chissà se il nostro Fido ci verrà incontro… noi ci proviamo.
LA REDAZIONE QUESTA PAGINA è stata redatta dalla 3A dell’Istituto Comprensivo di Castelnuovo Magra. Dirigente Luca Cortis, insegnanti tutor Melania Franciosi e Luca Braida. Gli alunni sono: Airaghi Giorgia, Benassi Da-
niel, Botta Federico, Filattiera Malfanti Eugenio, Gerini Gabriele, Ghiara Jessica, Giorgi Michele, Giuliani Jacopo,landucci Alice, Mazzoni Elia, Mignani Martina, Moccero Jlenia, Musetti Francesco, Petacco
Diego, Salvalaggio Daniel, Santos Mercedes Williana, Sergiampietri Maria, Sergiampietri Rebecca, Valletta Caterina, Valletta Simona, Valsuani Erika, Vatteroni Carolina, Viscusi Alessia
RIFLESSIONI
Non sia solo inchiostro LA normativa italiana tutela gli animali da compagnia e li difende da soprusi e violenze. Ancora oggi ci fanno raccapricciare le immagini che hanno girato per Facebook dove dei ragazzi per gioco maltrattavano un cagnolino. Sono pochi i randagi che nella loro strada incontrano Giuliana, la nostra bidella, e vengono raccolti dalla spazzatura, evitando una fine tragica. La legge 201 del 4 novembre 2010 sostituisce la n?189 del 2004 e aumenta le sanzioni per i reati di uccisione e maltrattamento degli animali, introducendo inoltre, il nuovo reato di traffico illecito degli animali da compagnia. Il commercio dei cuccioli è regolare quando le transazioni sono trasparenti e rispettose delle normative sanitarie. Piccoli cuccioli,provenienti per la maggior parte dai paesi dell’Est, vengono strappati fin dai primi giorni alla madre per essere trasportati in condizioni penose, al freddo o al caldo, nel nostro paese. Sono animali che hanno una breve prospettiva di vita e hanno come unica colpa quella di essere di razza e “oggetti del desiderio”spesso di piccoli bambini viziati . Per fortuna ora la legge protegge questi piccoli cuccioli con una multa che varia da 3000 a 15000 euro ed una reclusione da tre mesi ad un anno. La posizione legale del trasgressore si aggrava se i cuccioli hanno un età accertata inferiore alle dodici settimane. Speriamo che sia sufficiente a fermare queste insensibili persone.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 8 MARZO 2012
Scuola Media
Prati Vezzano VEZZANO LIGURE
Cambiare vita? Si può... Lavorare per consumare non rende felici. Lo sappiamo tutti, ma come uscirne? L’ALTERNATIVA
«Consumare» è un valore LA MAGGIOR parte della popolazione ha più oggetti di quelli necessari e nessuno di questi è utilizzato fino in fondo, anzi quasi sempre diventa spazzatura prima di essere stato veramente «consumato». Dopo essere stati usati gli oggetti di ogni tipo, diventati rifiuti, devono essere smaltiti, ma spesso vengono bruciati o seppelliti in discarica, causando talvolta gravi conseguenze alla salute. La cosa migliore da fare è riciclare i rifiuti. Il riciclaggio è il processo attraverso il quale si recuperano materiali di rifiuto per utilizzarli invece di smaltirli. Basta deporre negli appositi cassonetti il vetro, il metallo, le materie plastiche e la carta che usiamo ogni giorno, per riciclarli e usarli di nuovo. Così aiutiamo a conservare le risorse naturali della terra e l’economia. Una cosa ancora migliore sarebbe provare a produrre meno rifiuti. Oggi, nel mondo, si creano molti più rifiuti di quanto, in teoria, si dovrebbe. Gli imballaggi e le confezioni in generale, ad esempio, dovrebbero essere ridotti, perché spesso inutili. Una buona soluzione è quella di usare macchinari che riempiano diversi contenitori, portati dai clienti, con i prodotti desiderati, come già accade in alcuni punti vendita. Ma, soprattutto, sarebbe buona abitudine, come facevano i nostri nonni e come sta facendo anche chi non si vuole arrendere al consumismo sfrenato, utilizzare ciò che possediamo fino a quando è in grado di svolgere la funzione per cui è stato prodotto. Dovremmo cioè «consumare» di più, evitando così di logorare irrimediabilmente il nostro pianeta.
«ADESSO Basta», cosi é intitolato uno dei libri di Simone Perotti, l’autore che abbiamo incontrato il 6 ottobre 2011 in sala Dante, dove ci ha colpiti per la sua graffiante analisi sulla società moderna. Egli per diciannove anni ha fatto il manager: carriera in ascesa, ritmi di lavoro ossessivi, vita “sopra le righe” nel centro di Milano e l’obbligo di indossare giacca e cravatta. La vita di lusso però non lo appagava più, si era inaridito, eppure aveva dei sogni: scrivere e «andar per mare». Allora un giorno decise di cambiare... Lasciò il suo lavoro, acquistò con pochi soldi un rustico nella Val di Vara, nei dintorni di Bolano, e lo ristrutturò. Oggi si dedica solo alle sue passioni: scrivere e navigare, è un istruttore di barca a vela, e si mantiene con i proventi delle sue attività. Durante l’incontro lui ci ha dimostrato che, comprando solo l’essenziale e stando attenti ai prezzi, si può mangiare con poco meno di quattro euro al giorno. Ci ha anche raccontato che la pubblicità condiziona la nostra spesa mostrandoci una realtà della vita
IL MOTTO «Poco tempo per il lavoro e molto per la vita»
che non è vera, per esempio spot televisivi ci mostrano una famiglia «perfetta» a colazione, appagata dai frollini del tal marca, carica di energia per cominciare una nuova giornata. In realtà la pubblicità spesso induce ad acquisti inutili, a confondere il bisogno con il desiderio, ma il non assolvi-
mento dell’uno provoca dolore, dell’altro solo l’aumento del desiderio stesso. Così per acquistare il superfluo ci riduciamo a lavori non appaganti, convivenze difficili con colleghi non graditi e superiori odiati. Ma essendo omologati non osiamo cambiare. Simone ha adottato la teoria, ideata dallo
scrittore statunitense Jack London, «della linea di minor resistenza», ovvero ogni persona è come una pallina che corre su un piano inclinato, minor resistenza opponiamo ai nostri desideri più la vita scorre serena. Scoprire la propria rotta non è facile, dobbiamo chiederci chi siamo e che cosa vogliamo. Un fenomeno sociale che interessa milioni di persone nel mondo è il downshifting, lo stile di vita semplice, basato sulla scelta di molti professionisti di optare per una libera, volontaria e consapevole autoriduzione del salario, bilanciata però da un minore impegno in termini di ore dedicate all’ attività professionale, in maniera tale da godere di maggiore tempo libero. Questo è lo stile di vita che ha adottato Simone Perotti e del quale è orgoglioso. Il suo motto è «poco tempo per il lavoro e molto per la vita». Egli ci ha indotto a riflettere sulle nostre scelte, anche in vista dell’iscrizione alla scuola superiore, ma crediamo sia importante che questa filosofia di vita diventi un abito mentale.
COSTUME E SOCIETA’ RIUTILIZZARE OGGETTI IN BUONO STATO, UNO DEI MODI PER COMBATTERE LA CRISI
Il baratto: per molti questa è una soluzione
SCELTA Quando una filosofia di vita diventa abito mentale
SE NELL’ANTICHITÀ il baratto era indispensabile per la vita, oggi è un ottimo modo per far fronte alla crisi e combattere il consumismo. Si scambia di tutto e di più: dai doni di Natale non desiderati alle scatolette di tonno, dalle case in estate alla conoscenza di una lingua e alle prestazioni lavorative. Negli ultimi tempi si è affermata una particolare forma di baratto: il baratto su internet. Molti portali dedicati al baratto sono completamente gratuiti come: zerorelativo.it, baratto-online.com, babygreen.it, il virtuale.com, e-barty.it, scambiamoci.it, barattopoli.com, gqitalia.it Il baratto su internet è detto anche swapping, da swap, scambio, ed è una forma sempre più popolare di risparmio e recupero. I beni scambiati possono essere i più svariati, dagli indumenti, ai dvd, ai cd
musicali, a ogni tipo di oggetto e gadget. Lo scambio avviene registrandosi, inserendo i propri dati sul sito. A questo punto bisogna fotografare gli oggetti che vogliamo scambiare e caricare le immagini, aspettando le reazioni degli altri iscritti. Su molti siti, quando riusciamo a cedere un nostro oggetto, non dobbiamo necessariamente prenderne uno da chi ci ha contattati, ma accumuliamo crediti, spendibili in tutta la community, sugli oggetti che sono disponibili in quel momento. Su Facebook si possono trovare pagine che promuovono il baratto, come quella di un disoccupato sanremese che ha ottenuto un insperato successo, o quella realizzata nei vicoli di Genova per barattare regali natalizi indesiderati. Dal passato al virtuale: che sia questa la soluzione per uscire dalla crisi?
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni delle classi III B e III C della Scuola media di Prati di Vezzano (Allegri Angelica, Barile Chiara, Buratti Daria, Capolla Tommaso, Dadà Lorenzo, Dadà Matteo, De Giorgi Lisa, Galano Matteo, Galati Sarah, Ginepro
Anna, Laminetti Alessia, Leonardi Asia, Lomabardi Simone, Musso Andrea, Paladini Francesca, Squatrito Christian, Venturini Irene, Borysov Vitaly, Cribari Pasquale, Ferrari Alessia, Gallerini Adriano, Gallerini Rossella, Gatti Vanessa, Gianfranceschi
Selene, Gioan Davide, Lori Marco, Maggioncalda Aurori Lisa, Papadhopulli Sophie Ollga, Recchia Alessio, Savi Elena, Trafossi Giorgia, Zampolini Chiara).Dirigente scolastico:Dott.ssa Rebecchi Maria Angela.Insegnanti tutor: Maggiani Manuela e Sermi Valentina.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 8 MARZO 2012
9
••
Scuola Media
«Silvio Pellico» LA SPEZIA
Che fatica essere donna! I ragazzi del 2000 riflettono su una Storia piena di ostacoli SFOGLIANDO i nostri libri scolastici, raramente troviamo figure femminili alla ribalta della Storia. L’uomo e la donna hanno avuto un’importanza diversa nella società. Se nella preistoria era giustificata la divisione dei compiti in cui l’uomo, più forte, cacciava il cibo, e la donna custodiva la prole e la casa, con il progredire della società ciò non avrebbe dovuto avere più ragione di esistere. Invece la donna è stata discriminata e ha visto calpestati i suoi diritti più elementari, relegata ad un ruolo subalterno e marginale. I nomi di donne che hanno fatto la Storia sono quelli di figure eccezionali, Matilde di Canossa, Giovanna d’Arco, Anita Garibaldi che hanno dovuto ricoprire ruoli «da uomini» per vedere riconosciute le proprie capacità. Ma delle donne di tutti i giorni chi ne parla? Provate e pensare ad alcuni sostantivi che identificano professioni tradizionalmente maschili: sindaco, ministro, avvocato, soldato, vigile… la versione «al femminile» è una vera e propria storpiatura! Conoscete la storia di Carmela Chiribiri? Noi ne abbiamo appreso l’esistenza, una come tante, attraverso le parole di Maurizio Maggiani nella mostra «Storie. Il cantiere della nazione il
PERSONAGGI Ma delle donne di tutti i giorni chi ne parla?
quartiere degli italiani» organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia. Carmela era un’operaia bella persino nella foto segnaletica della matricola, simbolo di tutte le donne dal busto insaccato in una cappa da lavoro. E’ il 1925 quando viene assunta come manovale in Arsenale: ha sedi-
ci anni. E ha una grande determinazione che la rende combattiva di fronte alle convenzioni sociali e alla moralità del tempo. Dopo qualche anno diventa conduttrice di macchine nell’officina siluri. Un meccanico (non una «meccanica») specializzato nell’uso di macchine utensili. Chissà se fu li-
cenziata nel 1943, tre giorni dopo l’Armistizio, perché occupava un posto da maschio nella fabbrica delle corazzate. Le donne costituiscono il 60% dei laureati italiani. Eppure hanno un ruolo assolutamente marginale in termini di partecipazione. «Senza il lavoro delle donne l’Italia non riparte». ha ribadito il ministro Elsa Fornero recentemente. Una maggiore presenza femminile nel mercato del lavoro potrebbe ridare slancio alla nostra economia. Se il tasso di occupazione delle donne passasse dall’attuale 46,9 al 60% si avrebbe un aumento del Pil del 9,2%. Obiettivo previsto dall’Ue nel Trattato di Lisbona del 2010, ma fallito a livello nazionale. Non mancano però le buone notizie: in Italia attualmente le imprese femminili sono aumentate al 23,4% del tessuto imprenditoriale nazionale. Affermava Margaret Thatcher, ex primo ministro britannico, unica donna ad aver ricoperto questo incarico: «Se vuoi che venga detto qualcosa chiedi ad un uomo, se vuoi che venga fatto qualcosa, chiedilo ad una donna!» A proposito: il Nobel per la Pace del 2011 è stato assegnato a due donne liberiane e a una yemenita «per il loro impegno per i diritti delle donne nel processo di pace».
TRA IL DIRE E IL FARE ABBIAMO RACCOLTO I PARERI DI RAGAZZI, RAGAZZE E DEI LORO FAMIGLIARI
Troppo difficile conciliare lavoro e famiglia
LE LEGGI La parità è chiara e condivisa ma...
L’ART. 3 della Costituzione sancisce come principio fondamentale della Repubblica la pari dignità sociale e l’eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso. L’Art. 37 ribadisce per le donne lavoratrici stessi diritti e parità di retribuzioni. Le leggi per onorare la parità di genere sono chiare e condivise. Ma cosa pensano ragazze, ragazzi e familiari? Confida Sofia, 85 anni, che quando era giovane i salari delle donne erano minori e poche le professioni a loro riservate, però le famiglie erano più unite. Alcuni nostri compagni riconoscono di non aver mai notato, prima, che tutto il «peso» della famiglia è sulle spalle della donna. «Non sempre la società accoglie la donna in tutta la sua ambizione, in tutta la sua intelligenza – ribadisce Sara, 13 anni. In Parlamento la percentuale di donne non su-
pera il 22%. Siamo al 25˚posto in Ue su 27 Paesi». Monica, poliziotta: «Difficoltà se ne vivono ogni giorno, ma il mio lavoro ha contribuito alla nostra emancipazione, inserendo le donne in un settore sempre stato occupato da uomini. Le donne devono confrontarsi con uomini ancora riluttanti all’idea di essere messi sul nostro stesso piano. Non mancano commenti e battute di dubbio gusto ma non è sempre così». Jasmine, universitaria: «La mia famiglia viene da Casablanca e ottenere l’emancipazione e gli stessi diritti delle italiane per me è importante. Ma c’è ancora tanto da fare perché nella mia religione ci sono regole troppo spesso rigide». Ci piace chiudere con un proverbio cinese: «L’uomo è il capo della famiglia, ma la donna è il collo e muove il capo dove vuole».
LA REDAZIONE La PAGINA è stata realizzata dalla 3E della Scuola Media Silvio Pellico: Balma Margherita, Battezzati Germano, Borghetti Chiara, Capriglione Mathis, Cascioli Sarah, Caso Giuseppe, Castello Elena, Cozza-
ni Jacopo, Del Santo Eugenio, Delucchi Sara, Diamanti Mattia, Fincato Giovanni, Fkari Hasnae, Ghironi Claudia, Leone Sara, Lucchi Manuel, Maiocchi Gerardo, Morales Burgos Julissa, Mosconi Francesco, Pa-
vinelli Leonardo, Perfigli Chiara, Pignataro Pietro, Rizzi Giulia, Surace Michele. Le vignette sono state realizzate da Jacopo e Gerardo. Il Dirigente è il professor Giuseppe Sciacca, prof tutor Brunella Medugno.
UN FIORE
La mimosa signora in giallo LA MIMOSA è stata adottata come fiore simbolo della festa della donna per contraddistinguere la ricorrenza dell’8 marzo. La mimosa appartiene alla famiglia della Acacia Dealbata: è una pianta originaria del sud-est australiano e della Tasmania, importata in Europa verso gli inizi del ‘900. E’ una pianta sempreverde e conserva le sue foglie di colore verde argenteo per tutto l’anno. I suoi fiori sono riuniti in capolini globosi di colore giallo, molto profumati. Mimosa è anche un nome femminile e indica una stella della costellazione della Croce del Sud, che dista dalla Terra 556 anni luce. La mimosa è stata adottata come fiore simbolo della Festa della Donna dalle attiviste italiane dell’Udi (Unione Donne Italiane) che nel 1946 organizzarono il primo 8 marzo del dopoguerra. In questa occasione venne scelto il fiore della mimosa per la sua semplicità e per il fatto che fioriva in quel periodo dell’anno. L’uso della mimosa come fiore simbolico dedicato alle donne si fa risalire anche al funerale delle operaie morte nell’incendio della loro fabbrica nel 1908 a New York. I presenti lanciarono sul corteo funebre rametti di mimosa staccati dagli alberi. Nelle tribù indiane d’America regalare mimosa era simbolo di amore appassionato. Una cosa è certa: la mimosa è simbolo di forza e femminilità. E di dolcezza, visto che è anche il nome di una torta squisita!
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 13 MARZO 2012
Scuola media
Dante Alighieri CASTELNUOVO MAGRA
Intervista a uno chef castelnovese Botta e risposta con Francesco Ambrosini, ex alunno della «Dante Alighieri» GASTRONOMIA
Viva la tradizione Italiana! LA BELLEZZA del territorio italiano garantisce la vastità di prodotti tipici diversi a seconda del clima e della composizione del suolo; si passa dalle montagne (Alpi e Appennini) alla Pianura Padana fino alle coste del Mediterraneo. La nostra zona ha un clima e un territorio adatto alla coltivazione di oliveti e vigneti, da sempre base dell’economia territoriale che col passare degli anni ha sviluppato tecniche raffinate per la coltivazione e dovrebbe essere un esempio per territori che importano solo senza esportare le proprie tradizioni. Dobbiamo tutelare i prodotti italiani sia per un fattore sociale che per uno economico: per questo sono state scritte le norme europee per la tutela dei prodotti di origine territoriale nazionale come la Dop (Denominazione di origine protetta) e la Stg (Specialità nazionale garantita). Questi marchi sono solo un fattore simbolico, dato che per portare avanti la tradizione serve che i consumatori comprino prodotti Dop, alimenti che vengono lavorati in una specifica zona con materie proprie. Stessa cosa per la Stg, che contraddistingue un alimento lavorato con materie specifiche che lo distinguano da cibi della stessa categoria. Il costo a volte può essere uno svantaggio dato che comprando prodotti tipici il prezzo sale, ma bisogna considerare cosa c’è in questi prodotti, che sono sicuramente più salutari sia per chi compra che per l’ambiente. Molti prodotti costituiscono una vera e propria dieta, come quella Mediterranea che è basata su prodotti tipici.
DOPO il successo ottenuto da Francesco Ambrosini, noto cuoco e parente di un nostro compagno di classe, è nata la curiosità in noi ragazzi di sapere qualcosa di più sulla sua vita, così lo abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha risposto. «Ho iniziato ad interessarmi alla cucina da piccolo. Ho frequentato la scuola media D. Alighieri, qui ho conosciuto un mio carissimo amico. Suo padre ha un ristorante e mi ha trasmesso la passione per la cucina. Dopo le medie non sapevo cosa fare e il mio amico mi ha consigliato di iscrivermi all’Alberghiero. Non studiavo granché, però l’estate facevo le stagioni già a 14 anni. Cucinavo a casa per le feste e i compleanni. Ho avuto la fortuna di iniziare la carriera in ristoranti prestigiosi come «Paracucchi» e la «Locanda delle Tamerici». Qui mi sono reso conto che la preparazione è importante, così ho ripreso a studiare tutte le materie che da studente non avevo studiato. Nonostante tutto mi mancava qualcosa: la cucina deve esprimere quello che si è, cercando di usare la propria impronta. Ora lavo-
IL VIP Lo chef castelnovese Francesco Ambrosini
ro a Berceto dove ho dovuto studiare le tradizioni e le vecchie ricette per riproporle in maniera attuale». Ami il tuo lavoro? « Si, amo molto il mio lavoro e penso che la professione che scegliamo debba piacerci. Il mio lavoro richiede molti sacrifici, ma non mi è mai capitato di alzarmi
al mattino lamentandomi di dover andare a lavorare». Come è stata l’esperienza in tv? «Per raccontare la mia esperienza in televisione bisogna partire dall’inizio: nel 2009 sono entrato all’Accademia Nazionale Cucina Gastronomica Storica e un anno dopo sono stato nominato Cuoco Dell’anno. È stato così che ho par-
tecipato alla trasmissione Rai “La Prova Del Cuoco”(nel 2010), dove si facevano itinerari gastronomici nelle cucine regionali. Ero molto emozionato, quando dovevo impiattare mi tremavano le mani tanto che la conduttrice Antonella Clerici mi ha dovuto tranquillizzare. Nel 2011 ho partecipato a “Campanile italiano”: una sfida tra cucine regionali con una giuria di esperti e televoto. Sono arrivato in finale contro il cuoco della Valle d’Aosta e alla fine ne sono uscito vincitore». Cosa puoi dire, ora, della tv? «La televisione è un mondo a parte, nel quale devi puntare al massimo nel giro di poco tempo; poi è tutto finito, si ritorna alla propria vita. Ti dà notorietà, devi quindi essere sempre al top dato che i clienti hanno grandi aspettative. Non devi mai pensare di essere arrivato ad un traguardo; si deve essere sempre in evoluzione. Il successo è frutto dell’impegno e della fortuna. Infatti se i selezionatori dell’Accademia non avessero mangiato al mio ristorante, peraltro a mia insaputa, e non mi avessero scelto, il mio percorso sarebbe stato diverso».
GLOBALIZZAZIONE NO GRAZIE DALL’ATTENZIONE ALLA TRADIZIONE E’ NATO UN GRANDE PRODOTTO
Mirko in salumeria ha inventato la prosciutta
L’ESEMPIO Mirko Bertini, inventore della «prosciutta»
LA GLOBALIZZAZIONE è un fenomeno nato circa negli anni ’50, che indica una diffusione su scala planetaria di prodotti, idee e problemi. Purtroppo, cade sempre a discapito delle piccole attività, che si ritrovano soffocate dalle grandi potenze economiche del mondo. Nel nostro paesino, Castelnuovo Magra, la globalizzazione è lenta, ma si fa sentire. I negozi tipici e gli alimentari stanno progressivamente scomparendo, lasciando posto a grandi marchi. Potremo definire la globalizzazione come la nuova faccia della colonizzazione mondiale. Al giorno d’oggi, anche un grande Chef, per essere tale, deve utilizzare i prodotti migliori per le proprie ricette, e la globalizzazione lo nega. Abbiamo parlato col padre di una nostra compagna, che da anni porta avanti l’orgoglio Castelnovese, facen-
doci trovare nelle nostre tavole la tradizione del nostro paese. Mirko, ha una salumeria, ed è l’unico produttore al mondo della “prosciutta”, un salume squisito tipico di Castelnuovo Magra. Mirko Bertini, il papà della nostra compagna, è anche stato premiato per la sua invenzione; lo scorso inverno, Linea Verde, un programma di Rai 1, è arrivato a Castelnuovo Magra per intervistarlo. Mirko è molto attento alle tradizioni, gli piace ritrovare i sapori tipici sulla propria tavola ogni giorno. Questo è uno dei pochi esempi di una piccola impresa che non rischia di scomparire, perché ha avuto l’ingegno di creare qualcosa di indispensabile e unico al mondo. Senza questa via di fuga, questa piccola impresa rischierebbe di soccombere di fronte alle grandi industrie.
LA REDAZIONE QUESTA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della classe «3 B» della scuola media «Dante Alighieri» di Castelnuovo Magra. L’insegnante tutor è la professoressa Veronica Logli, il preside è il dottor Luca Cortis. Gli alunni che hanno fat-
to il lavoro sono: Sally Bertini, Mattia Bianchi, Andrea Bogazzi, Elia Borotto, Greta Bosco, Camilla Coloretti, Francesca Di Pasquale, Lorenzo Lucchesini, Giacomo Malloggi, Alessandro Manfredi, Sofia Marzari, Ronaldo Moussaddah, Gine-
vra Musetti, Alessio Orlando, Giulia Petacchi, Sean Valerio Petacco, Daniele Petrolo, Marco Ponzanelli, Gabriele Raiti, Patrick Salini, Luca Simonelli, Francesco TInfena, Giada Tonelli e Diego Villano.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 13 MARZO 2012
7
••
Scuola Media
Carlo Cattaneo LA SPEZIA
Poesia e progetto “continuità” Un ponte “sublime” tra scuola primaria e secondaria di primo grado IL TESTO lirico, grazie alla sua funzione “metacomunicativa”, che permette di trasmettere emozioni, sensazioni, stati d’animo, aprendo a mille spazi e a mille voci, si è rivelato, per noi studenti di prima classe della scuola secondaria di primo grado, un ottimo strumento di condivisione con gli alunni della classe quinta primaria. Siamo partiti con quella piacevole e produttiva “tempesta di cervelli” (brainstorming) che ha permesso a tutti noi, un nuovo gruppo più numeroso e variegato, di misurarci con le nostre piccole idee che, agganciate ad altre, hanno creato macroidee sempre più stimolanti ed utili per arrivare a produrre un testo completo sul significato e sul valore della poesia. Immensa è stata la soddisfazione e gratificazione di aver realizzato un prodotto tutto nostro, carico di concetti e di pensieri, che ci hanno davvero fatto comprendere l’importanza della poesia. E così siamo stati pronti ad affrontare la seconda tappa: quella teorica. Ci ha particolarmente colpito il
CREAZIONE Colpiti dal concetto intrinseco della parola
concetto intrinseco della parola poesia (poiesis) che rimanda all’atto della creazione proprio perché si nutre di fantasia e di emozioni , uscendo spesso dalla quotidianità e dalla monotonia esistenziale. Abbiamo anche compreso che le figure retoriche (metafora, simili-
tudine, allegoria, ossimoro, sinestesia), se sperimentate, usate e applicate in modo ludico, hanno di difficile soltanto il nome che vestono! Così finalmente, forti dell’acquisito bagaglio formativo, è scattata la prima vera e propria fase operati-
va: ognuno di noi ha incominciato a “ricostruire” un testo del ’200 di Cecco Angiolieri (“S’i’ fosse foco”): sulla base dell’iniziale gioco anaforico ognuno di noi ha “ricostruito” il testo, manifestando maggiore generosità verso il mondo e verso gli altri rispetto al poeta comico-realistico. Sono venuti fuori dei versi davvero interessanti, la cui lettura ad alta voce ha sprigionato energia, entusiasmo e consapevolezza delle nostre capacità….. qualcuno ha scoperto persino la propria vena poetica! Ormai provetti lirici, ci siamo poi cimentati sulla realizzazione di un testo poetico in piena autonomia testuale, senza uno schema precostituito! Dopo la lettura della bellissima lirica di Giovanni Pascoli, “Novembre”, ognuno di noi ha creato una poesia a tema stagionale illustrandone successivamente a livello iconico il contenuto stesso. Siamo soddisfatti dei lavori realizzati perché ci hanno permesso sul campo di comprendere il valore della poesia e del nome che porta: sì, il genere letterario sublime per eccellenza!
POESIA IL NOSTRO RAPPORTO CON DANTE TRA ALLEGORIE, POLITICA E SOCIETÀ MEDIEVALE
Un modo per andare oltre l’umano significato
BRAINSTORMING «Tempesta di cervelli»
LA NOSTRA classe è rimasta ora folgorata, ora contagiata, ora scioccata per i coraggiosi versi del padre della letteratura italiana, ma mai indifferente! Grazie alle sue terzine siamo riusciti a consolidare le conoscenze sul testo lirico. Ecco le nostre singole “voci” come una sorta di “ringraziamento” a Dante. “Il rapporto che ho con Dante è molto forte. Inizialmente non pensavo che fosse così interessante, ma mi sono dovuta ricredere. Era un uomo di grandissima fantasia e cultura e la sua opera un capolavoro che si spinge oltre l’immaginabile.” “Noi concepiamo Dante come il sommo poeta italiano ma…. chi era veramente? Un uomo politico? O un comune essere umano? Io direi la summa di tutto perché Dante ha saputo coniugare il quotidia-
no con l’eterno, parlandoci di politica da orgoglioso guelfo bianco, di Dio e soprattutto di se stesso, un peccatore come noi!”. “Egli esprimeva le sue “emozioni” in modo diverso, parlando con un linguaggio allegorico non sempre facile (e so che molti studenti lo “maledicono”per questo!) che ha trovato nella “Commedia” la sua più alta realizzazione”. “Ho sempre pensato (ancor prima di affrontarlo in classe) che Dante fosse il miglior poeta di tutti i tempi; ora, dopo averlo studiato, non posso che confermarlo! Le sue allegorie mi hanno stimolato nella duplice direzione del linguaggio denotativo e connotativo, quest’ultimo ha il sublime potere di trasformare la semplice parola in qualcosa di più profondo del semplice nome che porta”.
LA REDAZIONE LA PAGINA è redatta da I e II C della Carlo Cattaneo. IC: Adumitroaei Sergiu, Biggio Nicole, Campagni Federico, Carignani Silvio, Dibenedetto Cristian, Dughetti Chiara, El Allioui Hamza, Evangelisti Luca, Fossati Gaia, Gritti Melba, Ilardi Maria, Masini Mat-
teo, Morelli Irene, Paoletti Micol, Vinciguerra Gaia, Zeuli Emanuel. IIC: Borzani Greta, Cantini Rossella, Carboni Alessia, Cutugno Cinzia, De Marinis Luca, D’Este Giulia, Dibenedetto Gabriel, Di Biasi Francesco, Eccel Gianluca, Frunza Mihaela,
Grassi Elisa, Isernia Giuseppe, Lago Greta, Lagomarsini Giacomo, Mhillaj Klevisa, Moreni Sara, Paolucci Chiara, Pioli Camilla, Saia Leonardo, Salamina Samuele, Salvemini Alessia, Sejdovic Mirsad, Zucchello Lorenzo. Dirigente Felice Biassoni, tutor prof Aurora Ceccarini e Paolo Mignani.
ISPIRAZIONI
Fare finta di …. “Essere poeti” DEDICHIAMO questa pagina alla nostra produzione. Sono piccole pennellate di colore che hanno animato le pagine bianche dei nostri quaderni con l’unica pretesa di offrire uno spazio creativo e la possibilità di giocare a “ fare il poeta”. Ecco alcuni brevi versi delle nostre poesie. ESTATE: “Tu che sei calda tu che ogni giorno vieni illuminata dai raggi solari tu che porti allegria, tu che in un soffio d’afa te ne vai, tu che sei l’estate” IL CIELO: “Amo il fatto che ilo cielo sia infinito e che la luna sostituisca il sole. Amo le stelle che ricoprono lo scuro manto” NEBBIA: ”M’incamminai nel bosco, e vidi un grande mare. Una lepre bianca lasciava impronte qua e la verso quel grande mare” RIFLESSIONE: “Son contento d’essere venuto al mondo, nato nel nostro pianeta. Amo la terra, il raccolto e la battaglia. E’ vero accanto al Sole è un giocattolo questo nostro pianeta, ma è gigantesco. Voglio andare in giro a vedere pesci, frutti e stelle che non conosco, a sentire il rumore dell’onda contro la riva dei mari remoti” FORBICI: “Forbici che tagliano il mondo, forbici che mai si spezzano, mentre il mondo soffre creiamo il nostro puzzle” AMORE: “L’amore è quel sentimento che ti rapisce, l’amore è un sentimento indescrivibile, l’amore è felicità l’amore è sofferenza l’amore è quando doni la tua vita a chi? A un bambino ad un amico a colui che chiede con gli occhi e con l’anima”
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 15 MARZO 2012
Scuola Media
Fratelli Incerti FABIANO-LA SPEZIA
Noi andiamo a tutto G. A. S. Dal transgenico al biologico passando per “Km zero” COMMENTO
La ricerca di cibo è un motore LA RICERCA di cibo è un motore che spinge non solo noi, ma anche i nostri compagni di strada: gli animali. Quelli che vivono in casa sanno che dal frigo o dalla scatoletta esce sempre qualcosa e se la cavano… Quelli liberi hanno preso nuove abitudini, osservando i nostri comportamenti e cercano diricavarne vantaggio. I gabbiani hanno capito che su un tetto riparato e caldo si sta meglio che appollaiati sulla scogliera. I piccioni frequentano i parcheggi perché gli umani e i loro avanzi sono roba interessante. Le volpi conoscono la mappa dei cassonetti perché è più utile e meno rischiosa dell’assalto al pollaio. E i passeri? Se lasciamo briciole sulla finestra per un paio di giorni tornano alla stessa ora e reclamano se non le trovano. Ci siamo chiesti che emozioni ci provocano istintivamente gli animali. Ansia, tenerezza, pena, a volte disgusto o ripugnanza. Però, osservandoli piu attentamente nelle loro abitudini, è venuto fuori che sono meno sporchi di noi e con impatto ambientale quasi nullo rispetto alle strade impestate di cingomme, ai mozziconi di sigarette che produciamo e lasciamo dovunque, ai sacchetti di plastica dispersi in mare insieme al petrolio di svariati lavaggi e perdite criminali su e giù per il pianeta allora chi sono i veri animali?
AVERE un orto scolastico è stata l’occasione, per noi cronisti di terza, per approfondire alcune tematiche quali le biotecnologie, gli O.G.M., l’agricoltura biologica, ma, soprattutto, i G.A.S.. Cosa si intende con questi termini? Perché ci interessa conoscerli? Con il termine biotecnologie si indicano tutte le applicazioni tecnologiche della biologia utilizzate nel settore agroalimentare; sono più spesso associate alla creazione di organismi geneticamente modificati (O.G.M. o piante transgeniche), infatti, lo strumento principale di cui si avvalgono è l’ingegneria genetica. Il dibattito, attualmente, si è concentrato sulle conseguenze impreviste della interazione delle piante transgeniche con altre specie viventi, sui rischi per la salute e sulle opportunità economiche e sociali. In opposizione a queste pratiche, una delle più rilevanti innovazioni dell’ultimo decennio, si va sempre più sviluppando l’agricoltura biologica che sfrutta il suolo senza usare sostanze chimiche e promuove la biodiversità. Anche nella nostra mensa che ade-
BANCO IN CITTA’ Dal coltivatore al consumatore
risce a un progetto regionale, sono presenti prodotti bio locali, con lo scopo di abituarci a scelte e comportamenti alimentari più corretti. A questo aspetto si ricollegano i G.A.S. (gruppi di acquisto solidale) che sono presenti nella nostra Provincia (circa una decina) e che hanno deciso, appunto, di acqui-
stare in modo più consapevole, puntando sul biologico e sul “Km zero” (riduzione del percorso della merce, privilegiando i produttori bio del territorio). Abbiamo intervistato la responsabile del G.A.S. di Castelnuovo Magra che ci ha spiegato come nasce, funziona e quale scopo si prefigge il suo gruppo.
La signora Katia si sente una “consuma-attrice” perché è “protagonista nella scelta della merce che deve acquistare”. In 25 famiglie stabiliscono quando e cosa comprare, dividendo gli impegni di gestione degli ordini e di ricerca del prodotto migliore. Un G.A.S. nasce dall’incontro di persone che cercano cibi più genuini e “etici” e si associano spontaneamente, ma esiste un sito che è possibile consultare, per diventare parte di un gruppo. Anche quando si ordina una merce di una zona di produzione necessariamente lontana (ad esempio le arance), si può ridurre al massimo la filiera (passaggi da un acquirente ad un altro). I G.A.S.,ci ha spiegato la signora Katia, sono solidali con l’ambiente, ad esempio per la riduzione di CO2, e tra loro, nella convinzione che “anche fare la spesa è un atto sociale”. Ogni prima domenica del mese in Piazza Brin si svolge un mercato contadino dove sono presenti molti produttori legati ai G.A.S. provinciali. E se portassimo i nostri ortaggi?
COLTIVIAMO FELICITÀ VI RACCONTIAMO LA NOSTRA ESPERIENZA NEL « PODERE DELLA SCUOLA»
Orto-grafia, un progetto tra passato e futuro
ORTI DI FABIANO Riscoperta di una tradizione
UN TEMPO gli orti per Fabiano erano molto importanti, un modo per risparmiare denaro e mantenere il contatto con la terra. L’orto veniva curato dopo il lavoro; molta fatica, ma grandi soddisfazioni. Ancora c’è chi continua questa tradizione: è bello assaporare il gusto genuino del cibo prodotto nel campo sotto casa. L’anno scorso abbiamo anche noi iniziato la nostra esperienza nel nostro podere (3x4metri). Con gioia e con giganteschi guanti, abbiamo estirpato ortiche e altre erbe che avevano l’abitudine di infilarsi sotto maniche e pantaloni pungendoci. Questo ci ha permesso di fare conoscenza con simpatici ragnetti, curiose cavallette e pigri millepiedi. In una giornata particolarmente calda e assolata, alle due del pomeriggio, con zappa e vanga sono stati preparati i solchi, mentre la no-
stra fronte, gocciolando, irrigava il terreno. Poi abbiamo adagiato semi e piantine, coprendoli amorevolmente con la terra e li abbiamo nutriti con il nostro profumatissimo compost. Dopo una lunga attesa, ecco le nostre fatiche premiate: le piantine sono spuntate. Una volta mature, le abbiamo raccolte, alcune erano normali, altre esemplari da record: un solo pomodoro, ma da un chilo, tre melanzane da quattro centimetri e il più grande zucchino mai visto. E pensare che all’inizio l’idea di coltivare un orto ci era sembrata noiosa! Realizzarlo è stato emozionante: insieme abbiamo cresciuto i nostri “amici” ai quali abbiamo dedicato cura e attenzione e abbiamo capito che in ogni amicizia, tra persona e persona e tra persona e ambiente, se non si dà amore, il legame si spezza.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dai cronisti di diverse classi della Scuola Media «Fratelli Walter e Riccardo Incerti» di Fabiano. Gli studenti che hanno fatto parte della redazione di cronisti in classe della scuola appartengono alla seconda A, alla
seconda B e alla terza B. Aderendo alla richiesta pervenuta dalle insegnanti non abbiamo alcuna difficoltà ovviamente a non pubblicare come di consueto tutti i nominativi degli studenti della Scuola Media «Fratelli Incerti» di Fabiano che partecipano al progetto del Campionato
di Giornalismo. Le insegnanti tutor che hanno seguito i ragazzi nella ideazione e nella realizzazione delle pagine sono le professoresse Faleni, Pellegrotti e Di Capua. La Dirigente scolastica è la dottoressa Micheloni .
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 15 MARZO 2012
9
••
Scuola Media
Di Giona Signorini LE GRAZIE-RIOMAGGIORE GRAZIE-RIOMAGGIORE
«Carispezia si può»… fare Dopo il fango e la paura, un aiuto concreto per ricominciare PALAZZO Biassa , 28 ottobre 2011 – 17 febbraio 2012. Due giorni importanti per Carispezia e per la nostra provincia. Nel primo giorno l’annuncio degli interventi volti a sostenere la ripresa nelle aree colpite dall’alluvione, nel secondo giorno la comunicazione dei risultati degli interventi di tipo bancario attuati. Carispezia, a soli tre giorni da quel drammatico 25 ottobre, ha messo in atto tutta una serie di interventi per fornire un reale contributo alle aree alluvionate. Gli interventi pensati sono stati un primo concreto segnale per dimostrare che Carispezia, come affermato dal Direttore Generale, Roberto Ghisellini è «Banca sul territorio». Ma quanto è stato fatto ad oggi? Ecco quanto ci ha spiegato il manager di Carispezia, Pierluigi Gualco durante un incontro nella sede del nostro Istituto: «Attualmente le richieste ricevute per interventi di tipo bancario, a favore dei privati e delle aziende colpite dall’alluvione, sono state oltre 400 per svariati milioni di euro». Tra gli interventi più apprezzati,
CARISPEZIA «Sì, si può ricominciare se non si è soli»
il finanziamento a tasso zero per privati e ditte individuali reso possibile grazie alle sinergie con la Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia; delle 315 richieste pervenute fino ad oggi sono 240 quelle già erogate (termine ultimo entro il quale presentare le ri-
chieste sarà il 30 aprile 2012), e l’offerta a favore di famiglie ed imprese “Carispezia Sipuò”, pacchetto di prodotti che permette, ad esempio, di sospendere la quota capitale dei mutui. Non possiamo poi dimenticare l’apertura del conto corrente per
la raccolta fondi «Emergenza Alluvione», con l’impegno da parte della Banca di raddoppiare l’importo della cifra raccolta al 31 dicembre; la realizzazione, insieme al Comune della Spezia, del concerto SPEZIALIVE2 per il quale Carispezia si è fatta carico delle spese di organizzazione e ha raddoppiato l’incasso ottenuto dalla vendita dei biglietti e l’accantonamento a fondo di beneficenza per interventi a fondo perduto a favore delle comunità alluvionate. Parafrasando il nostro articolo del 2 febbraio scorso , dopo «Il fango, l’acqua , la paura e la difficoltà anche nell’ arrivare» di quei giorni, e la consapevolezza che molto è ancora da fare, è un conforto poter citare quei primi interventi che — con la loro tempestività — hanno fornito un aiuto concreto per la ripresa della vita e dell’economia nelle aree alluvionate. Ed è un conforto ancor maggiore il fatto che sia lo stesso presidente Andrea Corradino a ribadire che gli interventi non si devono esaurire qui e che l’attenzione non deve calare. Si può ricominciare se non si è soli.
RISCHIO IDROGEOLOGICO TRE ESPERIMENTI DI PIOGGE SUI BACINI RIOMAGGIORE IN MODELLO IN 3D
Dai banchi al territorio: imparare dall’alluvione
BILANCIO Quello che si è fatto e ciò che resta da fare
IL 2 MARZO siamo andati a Vernazza per vedere quello che è stato fatto e quello che rimane da fare dopo l’alluvione. Abbiamo percorso la strada che costeggia il torrente Vernazzola rendendoci conto della potenza che aveva quel giorno per scavare così a fondo la valle e portare via quasi tutto. Prima della visita abbiamo approfondito lo studio idrogeologico eseguendo in classe due esperimenti. Con il primo abbiamo sperimentato tre piogge di diversa intensità sui bacini del Comune di Riomaggiore utilizzando un modello in 3D. Per simulare la pioggia leggera abbiamo usato un nebulizzatore, per l’intensità media un annaffiatoio bucherellato e uno a getto unico per simulare la pioggia torrenziale. Alla fine l’acqua si è concentrata sulla foce
dei tre ruscelli in tempi diversi: ovviamente ha impiegato meno tempo l’acqua dell’annaffiatoio a getto unico. Con il secondo esperimento abbiamo voluto comprendere come reagisce l’acqua a un cambio di pendenza e quando incontra ostacoli che ne ostruiscono il corso. Abbiamo tagliato a metà un tubo di plastica e lo abbiamo adagiato sul banco per simulare la parte in pianura mentre per la parte in pendenza abbiamo utilizzato una sedia. Abbiamo messo terriccio per simulare gli ostacoli che incontra il fiume non ripulito; dall’alto abbiamo cominciato a versare acqua. Abbiamo notato che quando la pendenza è cessata, l’acqua ha rallentato e quando il corso è stato ostacolato dai detriti essa è straripata devastando tutto ciò che incontrava.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata redatta da Berghich Gloria, Dabroja Sabina, D’Aprile Micol, Faietti Marco, Giunti Alice, Giusti Giulio, Maniscalco Lorenzo, Martino Lucrezia, Mori Emma, Myftaraj Mimosa, Palmas Leonardo, Pirone Chiara, Pisano Costanza, Polani Elia, Sadlej Damian, Selimi Sauro, Turano Matteo, Agrifogli
Noemi, Barbati Serena,Bello Manuele, Bertano Arianna, Blandino Mattia, Carassale Mattia, Coluccia Giacomo, Consoli Veronica, Danese Martina,Fonzi Sara, Giunti Elisabetta, Intorcia Marika, Malvolti Luca, Matana Zeno, Mercole Stefano, Mora Silvio, Nuzzello Nicolò, Sanvenero Aurora, Stradini Marlena,
Azzaro Giacomo, Barberotti Matilde, Cappellini Luca, Cataldi Marco, Daniello Noemi, Donelli Greta, Franceschetti Leonardo, Mazzitelli Antonella, Pasini Pietro, Vesigna Marco. Tutor Natale Gloria, Ghio Tiziana, Colla Marta. Dirigente Beretta Giancarlo.
L’INTERVISTA
Parla il sindaco di Vernazza A PIÙ di 4 mesi dall’alluvione di Vernazza siamo andati a trovare il suo primo cittadino per chiedergli a che punto è la ricostruzione del paese: «Fino ad oggi è stata riaperta la farmacia e la strada principale è stata ripulita e resa utilizzabile; abbiamo liberato le vie del paese dai detriti e tre ditte diverse, dopo aver ripulito l’alveo del torrente, lo stanno mettendo in sicurezza; sono state riattivate le linee elettriche e le fognature e ormai quasi tutte le case hanno di nuovo la fornitura del gas. Devono ancora essere ripristinati i sentieri e le strade invase dalle frane (ce ne sono state 150), devono essere rese abitabili le case ed essere riaperti gli esercizi commerciali, dovrà essere sistemato il centro storico e liberato il porticciolo dai detriti. Purtroppo per fare tutto questo servono moltissimi soldi: solo per gli interventi d’urgenza è stata stimata una spesa di 50 milioni di euro e altrettanti serviranno per completare la ricostruzione (per ora lo stato ha dato 40 milioni per tutti i 13 comuni alluvionati)». «Ma da questa tragedia dobbiamo imparare qualcosa – continua il sindaco – capire che non dobbiamo abbandonare le nostre terre e per questo abbiamo chiesto agli anziani del paese di insegnare ai giovani come costruire e mantenere i muretti a secco, le pietre sono già state raccolte dalla spiaggia. Per la balneazione abbiamo deciso di far esaminare l’acqua da esperti per vedere se entro l’estate si potrà fare il bagno».
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 MARZO 2012
Scuola Media
Dante Alighieri CASTELNUOVO MAGRA
2.0 cl@ss:a new experienceat school Un progetto per lavorare insieme ma questa volta con piacere INTERNET
Un’invenzione rivoluzionaria davanti a noi A noi che siamo del ‘98 sembra che Internet sia sempre esistito, ma in realtà non è così vecchio! Questo sistema di comunicazione informatico fu inventato a metà degli anni ‘60 dal Ministero della Difesa statunitense con il nome di ARPANET. Esso aveva la funzione, durante la Guerra Fredda, di diffondere informazioni via rete alle basi militari statunitensi. Sembra che nel 1976 la regina Elisabetta II abbia inviato la prima email in Europa! Con l’avanzare del tempo questo sistema diventò sempre più diffuso e ricco di particolari, come gli ‘emoticon’, creati, pare, nel 1979. Nel 1983 nacque Internet come lo conosciamo ora. Tre anni dopo l’Italia fu il terzo paese in Europa, dopo Norvegia e Regno Unito, a connettersi alla rete. E ora? Ai nostri giorni Internet viene usato da un quarto della popolazione mondiale, talvolta in modo scorretto. Molti sono dell’idea che social network, siti, blog, possano avvicinare persone indifese, come donne e bambini, a delinquenti. Pensando ad aspetti meno drammatici, sembra si stia perdendo l’uso della penna, sostituita dal computer. La rete, però, è anche uno svago per ragazzi e adulti e offre la possibilità di trovare interessanti argomenti per ricerche, lavoro e curiosità. Molto visitati sono i social network, che aiutano ad esprimersi più apertamente e a costruire nuovi rapporti. Di recente questi siti hanno aumentato le applicazioni, riscuotendo successo in ogni fascia d’età. Le tecnologie non si fermano mai, sono in continua evoluzione; come saranno usate domani?
HEY! : P Siamo la cl@sse 2.0 della Scuola Media Alighieri di Castelnuovo Magra. Sono passati tre anni da quando abbiamo varcato la soglia di quella che sarebbe diventata la nostra classe ed abbiamo trovato un’aula diversa da come la immaginavamo. Con nostra ‘sorpresa’ eravamo stati scelti dal Ministero Istruzione Università Ricerca per diventare la cl@sse 2.0 nella provincia di La Spezia all’interno di un progetto nazionale innovativo. ‘Cos’è una cl@sse 2.0?’ è la domanda che spesso ci rivolgono, facendoci sentire un po’ speciali. L’aspetto che più ci differenzia dalle altre classi è il modo di lavorare, particolarmente concentrato sull’utilizzo delle nuove tecnologie 2.0. Ognuno di noi dispone di un proprio portatile che possiede la connessione a Internet e tutti i programmi che possono servire per lavorare meglio. Inoltre, in classe abbiamo una LIM, ossia una grande lavagna interattiva utilizzabile come schermo per proiettare ciò che facciamo sui nostri pc, come strumento di lavoro per lezioni orga-
SCUOLA Gli alunni della III C durante la lezione con l’insegnante
nizzate da e con gli insegnanti ed infine come una classica lavagna, col vantaggio che usandola non ci si sporca di gesso! Per raggruppare le informazioni che abbiamo raccolto in questi tre anni, abbiamo creato un blog di classe, in cui ogni alunno può entrare e mettere quello che più gli piace.
Quest’anno abbiamo costruito più blog, a gruppi di due o tre alunni. Qui mettiamo ricerche, progetti e svariati lavori che inventiamo, cercando anche spunti nel web ma evitando di fare il solito ‘copia e incolla’; sono lavori che tutti possono vedere e commentare. Ogni blog ha uno stile
diverso a seconda della personalità di ognuno di noi, ed è bello per questo, anche perché tra di noi ci sono goth, ballerini, ginnaste, pallavoliste, tenniste, batteristi, cantanti e così via. Con diversi professori abbiamo sperimentato lo studio attraverso video, notizie e testi che possiamo poi trovare sui nostri computer di casa. Un’altra curiosità sulla cl@sse 2.0 è che nemmeno a casa si può stare tranquilli e riposare se si sta poco bene; infatti, quando qualcuno è assente noi lo chiamiamo tramite social network e con la webcam dotata di microfono lui assiste alla lezione come se fosse in classe con i suoi compagni, seguendo come quando sta a scuola. Insomma, tante persone credono che con le nuove tecnologie non si riesca a studiare bene come sui libri, ma secondo noi si sbagliano di grosso perché è tutto l’opposto: ci sentiamo ‘intellettuali-produttivi’, che apprendono e si divertono con il computer ma allo stesso tempo partecipano attivamente alla vita moderna.. E comunque anche noi abbiamo libri e quaderni su cui ‘studiare’ ;)!
NEWS If you want to know something more of our experience, see you on our blog : www.ulissewii.blogspot.com
Along The Pilgrims’ Way on The Web!!!
ALUNNE Gli studenti sono simili: a Castelnuovo come negli Usa
THREE YEARS ago, when we came into our class, we were surprised to see a lap top on every desk!! Yes .. our class was chosen to be a 2.0 cl@ss. It isn’t easy to give a definition of our experience, we can only say it’s a new way to be students. With our teachers, for three years, we have used lap tops, interactive board, the web, blogs, and social networks to be the main characters of our learning. With our English teacher, we are preparing a tourist web site for our village, Castelnuovo Magra, with photos, videos, local recipes and meetings with local people. We’re as pilgrims along the way, in Medieval times: we are fighting with kings and marquis, we are living inside medieval castles, we’re eating chestnuts soup and bread and vegeta-
bles pies, we are climbing the hill with Dante Alighieri to sign the peace between the bishops of Luni and the Malaspina family … a new way to learn English and History, but also Italian, Art, Geography, Music... We think this experience has been really useful. We learn a lot, we are little wizards with our PC and... we are enjoying at school!! If you want to know something more of our experience,... See you on our blog : www.ulissewii.blogspot.com and taste our “ torta de kastana “ with chestnut flour, raisins and pine nuts, milk and olive oil. It’s delicious !!!
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e realizzata dagli alunni della classe III C della scuola media «Dante Alighieri» di Castelnovo Magra. Gli studenti sono Amorfini Eleonora, Antognetti Elena, Bacci Adamo, Bertelloni Lorenzo, Bertolini Alessio, Bonvini Ilaria,
Bussini Matteo, Cagnoli Elisa, Daino Erika, Filattiera Malfanti, Anna Lucia, Filippi Beatrice, Gianfranceschi Alessia, Guglielmotti Nicolò, Imberti Lorenzo, Paone Veronica, Pellistri Emanuela, Petacco Martina, Poli Federica, Presti Luana Ailen, Pupu-
leku Majlinda, Ricci Federico, Suffer Kelly, Tempesta Nicola, Valenti Umberto e Veschi Eros. Gli Insegnanti tutor sono G. Burzi, T. Neri, S. Scaglione. Il dirigente Scolastico è il dottor Luca Cortis.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 MARZO 2012
9
Scuola Media
Silvio Pellico LA SPEZIA
«Porchetta vs Kebab» La Fiera di San Giuseppe: un incontro di culture …ARRIVATI alla fine di Corso Cavour, di fronte alla statua equestre di Garibaldi vieni travolto dal profumo di croccante caramellato e porchetta; dai colori di migliaia di palloncini e soprattutto dal vocio di una grande folla: è arrivata la fiera di San Giuseppe! Questa tradizione spezzina risale al XVII secolo, quando volendo incrementare il commercio della città era stata istituita la festa in onore del Santo Patrono, il 19 marzo. Tale ricorrenza viene festeggiata nell’arco di tre giorni in cui tutta la popolazione si riversa per le vie della città, facendosi spazio tra le innumerevoli persone provenienti da tutta la provincia e non solo, per raggiungere le tipiche bancarelle che caratterizzano la nostra antica fiera. I nostri nonni la ricordano lungo Viale Savoia, oggi Viale Amendola, come un’occasione unica per divertirsi, sgranocchiando torrone e croccante, trascinando gli stanchi genitori e parenti verso i venditori di dolciumi e di giocattoli. Un tempo questa fiera durava cinque giorni e i mercanti vendevano soprattutto utensili, generi ali-
EVENTO Il profumo dei dolci emana dai banchetti della fiera
mentari e giocattoli per bambini: oggetti particolari ed insoliti, che non si trovavano in città durante il resto dell’anno. Caratteristici erano gli estroversi venditori che cercavano in tutti i modi di attirare l’attenzione dei clienti, gridando e illustrando la
propria merce in modo accattivante e divertente. In oltre organizzavano veri e propri spettacolini: il venditore di piatti li sbatteva con violenza sopra a una lastra flessibile di metallo, opportunamente occultata, per dimostrare la qualità e la resistenza della sua merce.
Tutti attendevano la fiera con trepidazione per conoscere le ultime invenzioni. Oggi siamo sommersi dalle novità tramite internet, la televisione, i social-network .. e i ragazzi non aspettano un anno per avere l’ultimo ritrovato tecnologico. Perciò questa ricorrenza ha perso in parte il suo scopo informativo e si sta evolvendo verso una globalizzazione delle tradizioni: alla fiera sono presenti venditori provenienti dal Nord Africa, Sud America e dalla Cina.Accanto ai tradizionali banchi di brigidini, mele caramellate, zeppole e porchetta possiamo gustare dal Kebab ai nachos sudamericani. La fiera di San Giuseppe è anche un’occasione per animare la nostra città e nelle piazze principali, soprattutto durante la celebre Notte Bianca, vengono organizzate una serie di concerti di vari generi musicali. Alcuni scrittori nei loro saggi hanno omaggiato questa nostra festività, in particolare Gino Patroni: egli la ricorda nel periodo prima della guerra, in cui la gente vi partecipava con gioia e faceva “tendenza” indossando ‘’sfarzose” collane di nocciole.
TRADIZIONI IL COMUNE HA ORGANIZZATO NUMEROSI EVENTI IN OCCASIONE DELLA FIERA PATRONALE
La festa 2012: un altro grande successo
VIGNETTA La fiera attorno al monumento a Garibaldi
DURANTE la giornata di sabato 17 si sono tenuti due laboratori di arte per intrattenere i bambini e fare scoprire loro il mondo dell’arte antica e contemporanea, uno al Museo Lia e uno al Camec: grande è stata la partecipazione dei «giovani artisti». La Notte bianca ha animato la serata del sabato lungo le vie principali della città, attraverso una serie di iniziative intitolate «Vola alla Spezia», rassegna comprendente circa settanta concerti e spettacoli che si protrarrà dal mese di marzo fino ai mesi estivi. Come da tradizione, durante questa festa, è stato aperto al pubblico l’Arsenale Militare e si è potuto visitare il Museo Tecnico Navale; particolarmente apprezzata dai visitatori è stata la collezione di polene, statue lignee poste anticamente sulle
prore dei vascelli. Una in particolare da sempre riscuote l’interesse del pubblico: la polena raffigurante una bella fanciulla per la quale, una leggenda narra che un ufficiale tedesco, innamoratosene, si suicidò. Molti musei, sono stati tenuti aperti per una visita guidata gratuita, domenica 18 è stata proposta una visita al Museo Lia, mentre il Museo Etnografico ha allestito una particolare attività riguardante la riproduzione artistica, durante una gara di abilità, delle uova di uccelli liguri e in particolare della nostra provincia. Anche gli appassionati del mare hanno trovato di che sognare; è stato possibile visitare la meravigliosa nave scuola Amerigo Vespucci, vanto della Marina Militare italiana.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata redatta dagli studenti della III C della Media Silvio Pellico: Abbione Priscilla, Bianchi Edoardo, Brescia Marco, Brignolo Andrea, Canese Filippo, Capobianco Gilda, Chilosi Chiara, Cornetto Angelo, Corradino Margherita, Costa Edoardo,
De Hoffer Filippo, Di Sacco Eleonora, Farina Emma, Fazio Enrico, Gagetti Emanuele, Greco Federico, Landi Lucrezia, Milella Alessia, Moran Gustavo, Moricca Arianna, Orlando Federica, Pietra Matteo, Pispisa Michelle, Pucci Emanuele, Quaranta Mattia,
Schiffini Celeste, Sebastiani Diego e Tavilla Federico. Il «cuore» della redazione è composto da Moricca Arianna, Farina Emma, Orlando Federica, Corradino Margherita. Dirigente Scolastico Prof Sciacca Giuseppe. Professore Tutor Prof Monti Umberto.
LA CITTA’ E’ GRANDE
«Diamoci la mano, se no ci perdiamo» E’ UNA Fiera che coinvolge e sconvolge tutte le generazioni e soprattutto gli automobilisti... Abbiamo rivolto alcune domande sulla fiera nel dopoguerra a un anziano, Cesare. Quali sono i suoi ricordi della fiera quando era bambino?
Sono passati tanti anni e i ricordi che mi sono rimasti più nitidi sono quelli sui frequentatori e sulle merci: le donne erano interessate agli oggetti utili per la casa e gli uomini agli attrezzi per coltivare la terra. Nel dopoguerra gli inverni erano più rigidi e almeno un giorno su tre della fiera era caratterizzato da acquazzoni e vento. A che cosa erano interessati i bambini?
Noi bambini sostavamo attorno ai banchi che vendevano animali per comprare pesci rossi e uccelli colorati. I genitori ci compravano i dolci tipici, quali il croccante, lo zucchero filato e le zeppole. Tra i giocattoli ricordo le pistole a tamburo, caricate con cartucce a salve e una pallina di stoffa colorata, piena di segatura, alla quale veniva collegato un elastico, che permetteva di lanciarla in testa agli amici. Chi frequentava la fiera?
Oltre ai concittadini, tanti visitatori venivano da fuori: i marinai di leva, con la divisa facile da individuare: era un mare di berretti bianchi e i loro parenti. Poi le persone che provenivano dalle campagne che si distinguevano per gli enormi cappelli e perché indossavano soprabiti che toccavano il suolo. Camminavano tenendosi per mano per paura di perdersi in mezzo alla folla: «danse a man ca’ se sperdan, che la zità l’è grand»!
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 22 MARZO 2012
Scuola Media
«2 Giugno» LA SPEZIA
Da luogo di odio a luogo di pace Il parco del «2 Giugno», un parco ora per tutti e di tutti RIFLESSIONI
«Ma che bello scrivere in italiano» ANCHE per il secondo quadrimestre il laboratorio di giornale della scuola “2 Giugno” partecipa al campionato di giornalismo promosso da La Nazione riservata a tutti gli studenti delle scuole medie inferiori delle regioni in cui il quotidiano è diffuso. Per il secondo quadrimestre abbiamo pensato di occuparci della multiculturalità della scuola e del parco che frequentiamo. Secondo noi partecipare al campionato di giornalismo vuol dire mettere alla prova la nostra scrittura che, per alcuni di noi, vuol dire scrivere in un’altra lingua, condividere con i nostri compagni idee, progetti, decisioni e opinioni attraverso la lingua veicolare italiana. Per molti di noi, così anche per me, frequentare la scuola, i compagni, il parco, parlare e comunicare con gli insegnanti, i bidelli, le segretarie ha voluto dire servirsi dell’italiano sempre più con precisione e facilità. Ora posso scrivere un articolo in italiano, e mi sembra quasi impossibile se penso che quando sono arrivata l’anno scorso aveva una grandissima paura. Ma poi ho visto che molti i miei compagni usavano la lingua italiana per stare insieme e comunicare con tutti gli altri amici, per giocare al parco, per telefonarsi, e così anche per me è stato facile cominciare a parlare in italiano e adesso, grazie alla scuola e grazie al fatto che ci ritroviamo tutti insieme dopo le lezioni al parco, posso scrivere un articolo per il campionato di giornalismo de La Nazione.
L’ULTIMA iniziativa avvenuta nel parco “2 Giugno” è stata l’inaugurazione del parco come “Giardino della Pace”, il 4 Maggio del 2011, dal sindaco della Spezia Massimo Federici, dal prefetto Giuseppe Forlani e dai 12 rappresentati della Consulta delle Comunità delle religioni. Ogni Comunità ha piantato un alberello con una targa sulla quale è riportato un breve testo, ricavato dai propri libri sacri, mentre una targa più grande invita i visitatori ad aprirsi al dialogo e a superare ogni difficoltà di comprensione e di comunicazioni fra religioni diverse. Secondo noi il parco del 2 Giugno è il posto più adatto per un’iniziativa del genere perché è frequentato da persone di diverse religioni, ci passa molta gente, ci giocano moltissimi bambini e ragazzi di tutto il mondo. Infatti, come il parco è il luogo in cui le comunità religiose rappresentative di tutto il mondo hanno deciso di mettere un segno di dia-
CASERMA Dalle storie di tortura al dialogo aperto al mondo
logo fra gli uomini, così per noi ragazzi è il luogo in cui ci incontriamo e, attraverso la lingua italiana, diventiamo amici. Se pensiamo che nel Parco c’era la costruzione della Caserma del XXI Fanteria, luogo di prigionia e di tortura durante la Seconda Guerra Mondiale, possiamo dav-
vero dire che la storia non passa invano. Vogliamo ricordare la vicenda di Franco Cetrelli, morto il 22 aprile del 1945, all’età di 14 anni. Il sito che riporta la sua storia a firma di Andrea Bonatti, www. cittàdellaspezia.com racconta che il ragazzo, apprendista presso lo studio fotografico di Renato Pe-
drini, militante antifascista, a Migliarina, fu catturato, insieme al fotografo, nel settembre 1944 e imprigionato proprio nella caserma del XXI Fanteria per poi, dopo diversi trasferimenti, morire nel campo di concentramento di Mathausen. Franco è stato una giovane vittima di un periodo terribile della storia europea, in cui ideologie, pregiudizi, contrasti hanno portato sospetti, paura e morte per gli uomini. Oggi, in quello stesso luogo in cui Franco è stato imprigionato, sorge un parco che raccoglie ragazzi di tutto il mondo, che si incontrano, giocano, diventano amici nonostante provenienze diverse, culture diverse, religioni diverse: è bello, dopo la scuola, arrivare nel parco pieno di sole e di bambini e ragazzi che si divertono insieme, sotto gli occhi attenti delle mamme, dei nonni o dei fratelli più grandi e anche degli insegnanti che, passando, li salutano. Sì, il parco oggi è un luogo davvero di pace.
LABORATORIO ABBIAMO DECISO DI DEDICARE UN ARTICOLO ANCHE AI FREQUENTATORI GIOVANI E ANZIANI
I giochi che vorremmo per i bambini e per i ragazzi
INAUGURAZIONE Il «Giardino della Pace»
NOI ALUNNI del laboratorio di giornale abbiamo deciso di dedicare un articolo ai ragazzi che frequentano il parco del 2 Giugno, sul quale si affaccia anche la nostra scuola. Molti di noi che frequentano la scuola media “2 Giugno” infatti, hanno vissuto i pomeriggi a giocare nel parco dopo la mensa e dopo la scuola, quando frequentavano già le primarie: anche la scuola primaria e le superiori si affacciano sul parco. Per noi ragazzi, oggi, il parco è un posto per giocare, correre, divertirsi... Sia io, Clarily, sia il mio amico Juan, andiamo al parco e incontriamo tutti i giorni amici vecchi e nuovi. Insieme ai bambini e ai ragazzi che frequentano le scuole del parco, ci sono le mamme, le nonne, i nonni, gli zii, i fratelli e le sorelle più grandi. Le mamme e le nonne chiacchierano, i papà giocano
con i figli, i fratelli grandi giocano a basket. Il mio amico Juan gioca con Luis a guardie e ladri o a nascondino. A volte immaginano di essere cavalieri medievali che combattono contro draghi e maghi cattivi. Spesso le ragazzine giocano con i fratelli o con i cugini più piccoli a nascondino o a “lupo mangia frutta”, un gioco in cui vince chi corre più veloce del lupo. A noi piacerebbe che il parco fosse più attrezzato con giochi come altalene, scivoli, castelli di legno, ma anche con più panchine e qualche tavolo per fare stare comodi gli anziani e le mamme che con pazienza aspettano la fine dei giochi dei nipoti e dei figli. Ci piacerebbe che ci fossero anche più strutture per lo sport come porte e campi da calcio e reti da pallavolo. Il parco però, anche così com’è, è un posto bello comunque.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e realizata dagli studenti Clarily Nuñez Jaquez, Juan Cortorreal Lopez, Angie Ivette Escudero Montoya,Ibrahim Aknouch (che appartengono alle classi I˚ D e II˚ D, della Scuola Media «2 Giugno»la quale, a sua volta, appartiene all’Istituto comprensivo «ISA 2».
Il dirigente scolastico è la dottoressa Antonella Minucci e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi nella realizzazione del lavoro è la professoressa Liana Locatelli. I ragazzi di questa scuola hanno in particolare proposto, attraverso il Laboratorio del giornale, servizi che abbracciano sia
gli aspetti della multiculturalità della scuola sia gli aspetti del territorio del quale la storia fa parte. In particolare si è voluto centrare l’attenzione sul parco del «2 Giugno», sul passato, sul presente e sulle attese dei ragazzi e non solo.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 22 MARZO 2012
9
Scuola Media
«Ceccardi» ORTONOVO
Intervista alla professoressa Fini Quando la passione per la musica diventa una professione «Shostakovich, un compositore russo molto raffinato».
LA NOSTRA è una scuola speciale: abbiamo un’esperta prof. di educazione musicale, una prof che svolge un laboratorio nuovissimo, quattro prof di strumento (chitarra, pianoforte, flauto e percussioni). Grazie a questi docenti abbiamo fatto indimenticabili concerti e abbiamo avuto la possibilità di conoscere la musica a 360˚. Oggi vogliamo farvi conoscere la nostra professoressa di pianoforte perché ha suonato come concertista in varie parti del mondo; siamo orgogliosi di avere un’insegnante così apprezzata. E’ un esempio positivo, la prova che la passione è contagiosa. Ecco il testo dell’intervista.
Quale tipo di musica ascolta?
«Amo la musica in tutti i suoi generi, mi piace la classica, la musica popolare, i cantautori italiani e i complessi rock, dipende dai momenti e dalle situazioni».
Quali qualità deve avere un buon pianista?
«Un buon pianista deve avere pazienza, costanza, musicalità e soprattutto deve trasmettere emozioni». E un buon insegnante di pianoforte?
«Deve conoscere l’allievo, sapergli consigliare un buon repertorio e guidarlo». Qual è la soddisfazione più grande che le ha dato il suo lavoro di insegnante?
A quanti anni ha iniziato a suonare il pianoforte?
«A cinque anni». Come conciliava lo studio del piano con la scuola?
INSEGNAMENTO La professoressa Fini con i suoi alunni
«Di giorno studiavo il pianoforte, mentre la sera facevo i compiti, non è stato facile. Ammetto di aver fatto tanti sacrifici».
«La prima volta che ho suonato con l’orchestra».
Quante ore al giorno si esercita?
Qual è stata la cosa più divertente che le è capitata in occasione di un concerto?
«Un tempo suonavo anche otto ore al giorno». Qual è stato il concerto più difficile?
Quale il più emozionante?
«Mi emoziono ad ogni concerto».
«A Chicago al mio arrivo avevano organizzato una festa italiana, negli Stati Uniti adorano la nostra
musica e in generale la nostra cultura; i musicisti italiani sono accolti con grande calore». In quali nazioni ha suonato?
«Negli Stati Uniti, in Austria, Germania, Francia e Spagna». Qual è il suo pianista preferito? «Richter, un pianista russo
straordinario».
Qual è il suo compositore preferito?
«La mia più grande soddisfazione siete voi; avere la possibilità di insegnare per due anni in questa scuola è stata per me una gioia. Sono poi orgogliosa del fatto che alcuni miei alunni quest’anno hanno vinto un prestigioso concorso a Parigi». Cosa consiglia a un ragazzo che vorrebbe intraprendere la sua strada?
«Siate seri, costanti e determinati… vedrete che i risultati arriveranno».
IL PALCOSCENICO GLI ALUNNI DELLA SEZIONE MUSICALE A TEATRO: OZ ON THE ROAD, CHE MUSICAL !
Dorothy, lo spaventapasseri e l’orchestra
LAVORO Questa vignetta è stata realizzata da Federica
UN MUSICAL che viaggia tra diversi generi musicali ha debuttato, in prima assoluta per le scuole, il 24 gennaio al «Carlo Felice» a Genova. Lo spettacolo si è ispirato al romanzo” Il meraviglioso mago di Oz” di Baum. In questa versione Dorothy viene catapultata dal ciclone nella mitica route66 (che attraversa gli Stati Uniti) negli anni ’60. La giovane conoscerà un uomo di latta, che ha assemblato la corazza con quello che ha trovato in una discarica; un leone codardo; un bullo che non fa paura a nessuno; uno spaventapasseri senza cervello! Ci sono le streghe: buone e cattive. Tutti si ritroveranno al cospetto del misterioso Oz. Il risultato è un musical allegro e colorato come i costumi dei protagonisti che cantano sulle note dell’orchestra accompa-
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della 1 e 2 C della scuola media Ceccardo Ceccardi di Ortonovo. Classe 2C musicale Alfieri Vittorio Rey, Atzori Graziella, Baudone Nicolò, Baudoni Andrea, Boggia Matteo, Bruschi Blanca, Ciucanu Dragos Petru, Collo Federico, Costi Fi-
gnati dal Coro delle voci bianche del Teatro. Alla fine Dorothy tornerà nel Kansas del 1900 o preferirà rimanere negli anni ’60? Forse né l’uno né l’altro...Dopo lo spettacolo i ragazzi hanno curiosato dietro le quinte e sono rimasti affascinati dal meccanismo del palco, con ben 4 piattaforme mobili! Gironzolando,tra funi, fari e scenografie sono venuti a conoscenza della leggenda del fantasma: una giovane è morta rinchiusa nelle segrete del convento che si ergeva nel luogo dove ora si trova il Teatro e il suo fantasma si aggiri nei sotterranei: c’è chi giura di averla vista, chi ricorda mazzi di fiori misteriosamente scomparsi dai camerini e ritrovati nei sotterranei. I ragazzi nelle scale hanno trovato una scarpa: non era loro, di chi sarà stata?
lippo, Del Conte Grazia Federica, Greco Luciani Alessandro, Lorenzini Niccolò, Martino Giulia, Miraglia Iacopo, Mitolo Sara, Morachioli Carolina, Mottola Alessandro, Shadran Arvin, Tenerani Martina. Classe 1C musicale Ammirati Gennaro, Bogazzi Marco, Bologna Marco, Bragazzi Brayan, Cesarini Matteo, De Masi Paolo, Di Casale Beatri-
ce, Fabiani Leonardo, Falanga Francesca, Federici Veronica, Galletti Lorenzo, Genovesi Luca, Greco Luciani Elisa Nina, Lippi Alex, Micheloni Stefano, Moretti Alice, Musetti Giordano, Poli Lisa, Porzio Federica, Pucciarelli Sofia, Tizza Cristiano, Tognetti Nicole, Vanelli Alessandro, Vargas Herrera Antony. Dirigente scolastico prof Luca Cortis, tutor prof Francesca Bassani, Paola Macchiarini, Lucio Cesarini.
RIFLESSIONI
Il laboratorio «tutto e tutti in musica» TUTTO è partito con un concerto a dicembre, in Comune, organizzato dalla commissione intercultura del nostro Istituto, si intitolava “Assaggi”: prima abbiamo mescolato musiche etniche e pezzi classici …poi abbiamo mangiato cibi tipici di vari paesi insieme a piatti locali: un’esperienza squisita! Poi ci abbiamo preso gusto e a gennaio nella nostra scuola è cominciato un laboratorio nuovo: si chiama “Tutto, Tutti in musica”. Noi ragazzi di tutte le classi, partecipiamo a turno. Stiamo insieme un’ora durante la quale usiamo la voce, i gesti-suono, lo strumentario, la body-percussion; realizziamo delle sequenze ritmiche e melodiche, delle improvvisazioni, cantiamo e suoniamo; i più intonati sono spesso i compagni che provengono dai paesi caraibici; hanno proprio la musica nel sangue. Tutto questo ha uno scopo preciso: migliorare la socializzazione e la collaborazione all’interno del gruppo nel rispetto dell’altro; sviluppare una migliore concentrazione; aumentare la capacità di memorizzare; ci sprona inoltre ad acquisire consapevolezza delle nostre capacità creative, conosciamo musiche nuove….ma soprattutto ci divertiamo tantissimo! E’ bello vedere come ognuno di noi contiene la “sua” musica che è calibrata sul ritmo vitale e imprevedibile dell’emozione e dell’umore più che sui rigidi accademici quattro quarti. Grazie professoressa Katia Cecchinelli, senza di lei tutto ciò non sarebbe stato possibile.
••
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 27 MARZO 2012
Scuola Media
Vittorio Alfieri LA SPEZIA
Mangiare bene per vivere meglio Le tentazioni del cibo spazzatura: come difendersi fin dall’adolescenza RIFLESSIONI
Essere o apparire? Sempre più ragazzi a rischio anoressia L’ANORESSIA, un tempo problema limitato a poche persone, per lo più donne, si sta diffondendo a macchia d’olio tra ragazzi sempre più giovani, di entrambi i sessi. Ragazzi e ragazze di tutte le età sono tormentati dalla paura di prendere un chilo di troppo, che li porta a fare ‘diete’ disumane, che spesso equivalgono a non mangiare. Si tende a non ammetterlo, ma questa è una vera e propria malattia, che, in certi casi, porta anche alla morte. Ma ancora, nel 2012, la si fa passare inosservata. La si nasconde. Perché?
Ovviamente, perché a molta gente va bene così. Se si va a guardare una sfilata di moda, appaiono solo modelle alte 1 metro e 75, che di profilo scompaiono. Se si sfoglia un qualsiasi settimanale, si possono ammirare foto di bellissime donne, le cui uniche forme sono le costole che sbucano dalla pelle. La società di oggi si basa solo sull’apparenza, mettendo da parte tutte le persone un pò meno “belle” perché con qualche chilo di più o con qualche vestito di meno. Ma siamo proprio sicuri che sia giusto così? Che questo porti effettivi benefici?
Beh, se andare in giro e vedere ragazzi tutti uguali e con gli stessi vestiti, senza né forma né personalità, è ritenuto un bene, allora si, è sicuramente così. Svegliamoci gente! È sicuramente meglio vedere una ragazza un pò diversa dalla massa e con tutte le sue forme, piuttosto che uno stecchino che si confonde con qualcun’altra.
SE FACESSIMO una banale ricerca sul cibo consumato nelle scuole, durante la ricreazione, ne risulterebbe che la maggioranza dei giovani abitualmente mangia merendine, focaccine, biscotti e, raramente, cose preparate in casa. Lo stesso accade quando ci si incontra tra amici nel pomeriggio: i “cibi spazzatura” (patatine, cioccolata, caramelle, bibite gassate) la fanno da padroni. Affascinati dalla pubblicità, che promuove cibi di forme e colori accattivanti, ci capita di non gradire più i prodotti genuini, che hanno caratteristiche differenti da quelli industriali ma che sono sicuramente più sani e nutrienti. Tutto ciò conduce inevitabilmente ad un allontanamento dalle nostre radici alimentari e ne consegue una “malnutrizione”, causata anche dal tipo di vita frenetico e stressante che conducono i nostri genitori, sempre presi dai numerosi impegni quotidiani. Il risultato di questa situazione è preoccupante: la maggior parte dei cibi amati dai giovani, e non solo, contengono grassi e “veleni”. Per “veleni” si
BAMBINO «Mangia che ti passa… la salute»
intendono tutte quelle sostanze di sintesi, aggiunte ai preparati alimentari di ogni genere, comunemente indicate in etichetta da una serie di sigle incomprensibili per noi consumatori. Tra queste sostanze ci sono esaltatori di sapori e sapidità, e, a volte, addirittura componenti che stimolano ad un
consumo continuo di tali cibi, quasi come se il consumatore diventasse un famelico drogato. Questi alimenti inoltre sono spesso inquinati da “nanoparticelle”, che accidentalmente contaminano i cibi durante il processo industriale e durante le coltivazioni come “polveri sottili”. Le grandi in-
dustrie, pur sapendo i gravi danni che potrebbero provocare, continuano a pubblicizzare quei prodotti perché, purtroppo, l’aspetto economico è per loro prioritario rispetto alla salute dei cittadini; questi ultimi, inconsapevoli di tutto ciò, acquistano e consumano sempre di più. Un aiuto ci arriva dall’alimentazione biologica, dove sono garantite la genuinità dei prodotti e l’assenza di additivi chimici (assicurate dalle ispezioni del Nucleo Controllo Antisofisticazioni dei Carabinieri e dal Ministero delle politiche agricole). Oggi, per fortuna, i negozi e i supermercati più validi e affermati dispongono di una propria linea di prodotti biologici, spesso dai prezzi contenuti. In sintesi, un’alimentazione sana, una produzione onesta e un consumo consapevole sono un aiuto concreto per la nostra salute. Bisognerebbe che la rieducazione alimentare cominciasse in famiglia, coinvolgendo genitori e ragazzi. Anche noi giovani dovremmo fare la nostra parte e capire che quello che conta di più è un’alimentazione sana ed equilibrata.
INGREDIENTI SEGRETI NEMICI INVISIBILI DELLA NOSTRA SALUTE, FIGLI MOSTRUOSI DEL PROGRESSO SELVAGGIO
Nanoparticelle e polveri sottili, cosa sono?
NANOPARTICELLE Guarda ciò che non si vede
NOI RAGAZZI, facendo una ricerca sul cibo, abbiamo scoperto questi “ingredienti segreti”. Le nanoparticelle e le polveri sottili sono molecole di sostanze inorganiche piccolissine. Una nanoparticella, paragonata a un PM10 (prodotto da inquinamento che causa disturbi e malattie respiratorie), è come un granello di zucchero rispetto a un uovo di gallina. Le sostanze tossiche più sono piccole più sono pericolose. Le nanoparticelle, rilasciate abitualmente nel corso di azioni meccaniche o combustive naturali, si disperdono nell’ambiente e qui rimangono, come pure nel nostro corpo dopo che vi sono entrate mediante inalazione o ingestione. La loro permanenza nell’organismo può provocare infiammazioni croniche e malattie gravi in qualsiasi organo data la loro facilità a raggiungerlo attraver-
so la circolazione sanguigna. Le nanoparticelle e le polveri sottili prodotte dall’uomo sono di solito incidenti di percorso prevedibili ed evitabili: una regolare manutenzione delle attrezzature di produzione delle industrie alimentari, per esempio, eviterebbe che nanoparticelle di alluminio, bismuto e cromo finissero nei cibi. Ma la manutenzione costa all’industria! Purtroppo neanche l’agricoltura e l’allevamento biologici sono al riparo da contaminazioni, soprattutto da polveri sottili, distribuite “equamente” dai venti su tutta la superficie terrestre. Come la sabbia sahariana che a volte “tinge” le nostre auto, le polveri sottili provenienti da inceneritori, centrali a carbone e gas di scarico vengono trasportate dal vento. L’industria non deve fermarsi, l’economia deve crescere… E allora?
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Bardine Giacomo, Barillari Gabriele, Buttafuoco Vittorio, Carlini Gianluca, Cavallo Alessandro, Decillis Christian, Esposito Francesco, Federici Lorenzo, Galli Andrea, Genova Cesare, Hoxha Melissa, Impallomeni Massimiliano, Kuci Daniela, La
Colla Valeria, Lobina Noemi, Luzi Serena, Parbuono Ylenia, Pasquali Chiara, Pellerito Rosalia, Polanco Francisco, Romeni Francesco, Russo Jean Claude, Sanchez Edduly, Tallerini Tommaso, Tronfi Marco, Tufi Sebastiano (classe III A Scuola Media Vittorio Alfieri. Ringraziamenti per la col-
laborazione all’educatrice Gabriella Menchini e alla prof Lucia Bernabei. Dirigente la prof Maria Rosaria Micheloni e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi nella raccolta delle notizie e nella realizzazione del lavoro è la prof Giuseppina Abate. Collaboratore Tecnico prof Anna Gorra.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 27 MARZO 2012
7
Scuola Media
«Don Celsi» AMEGLIA AMEGLIA
Suolo ko: sei pronto a difenderlo? L’Italia agricola e delle bellezze paesaggistiche soccombe al cemento IL 27 GENNAIO 2012 l’ex assessore del Comune di Ameglia Gianni Torri e la dottoressa Silvia Minozzi, responsabile locale del movimento Stop al Consumo del territorio, hanno incontrato gli alunni delle classi terze della scuola media “Don Lorenzo Celsi” di Ameglia, per parlare dello sfruttamento del suolo. Attraverso due documentari gli alunni hanno raccolto informazioni interessanti ma allarmanti sulla quantità di terreno fertile che viene coperta da supermercati, palazzi ed edifici vari. L’ultimo censimento ha rivelato che il 7% del suolo italiano è coperto da strutture che talvolta non vengono nemmeno finite o restano inutilizzate, facendo emergere città fantasma costituite da enormi “scatoloni vuoti”. Negli ultimi 50 anni, questo fenomeno si è quadruplicato; circa 600 mila ettari sono stati bruciati da una colata di cemento. Dove prima vi era il verde e la campagna ora domina il grigio e la città. Cos’è successo? Si è accentuata la “capannizzazione”, cioè l’incontrollata espansione delle periferie urbane che sta modificando gli equilibri del nostro ecosistema producendo effetti irreversibili. Nel momento in cui si interviene su un terreno fertile e vi si costruisce sopra, quel terreno non potrà
SOGNO O INCUBO? La vignetta è stata disegnata da Francesca Torre
più tornare ad essere usato a livello agricolo per circa 100 anni: un abuso edilizio, un capannone inutilizzato, anche se si dovessero rimuovere dopo la loro realizzazione non permetterebbero di cancellare la ferita inferta al territorio. Tutto ciò non è solo un problema di natura estetica ma anche un au-
tentico spreco; la popolazione non tende ad aumentare e quindi non necessita un incremento di abitazioni. Ad Ameglia, ogni neonato ha a disposizione sette vani (ma c’è da tenere conto di chi nascerà con 100 appartamenti e chi senza…). Al contrario, invece, ci troviamo a fare i conti con la ridu-
zione degli spazi coltivabili e, di conseguenza, la necessità di importare quei prodotti agricoli che vorremmo vedere arrivare sulle nostre tavole dai nostri campi. L’uomo tende a cementificare o edificare, perché la nostra società considera il mattone – dai capannoni industriali agli edifici commerciali, dai palazzi ai centri residenziali – una fonte particolarmente redditizia: l’edilizia porta un guadagno più immediato e sicuro di quanto se ne possa ricavare dalla coltivazione di un campo. Ma l’abbandono della terra porta con sé conseguenze inimmaginabili, evidenti ad ogni evento alluvionale o franoso. Bloccare un simile scempio, recuperare un equilibrio dell’ecosistema è possibile solo se la comunità intera fa sentire la sua voce, se la cultura della difesa del territorio viene sostenuta dalle istituzioni in modo concreto e non a parole. La scuola prova a sensibilizzare le nuove generazioni e a formare personale specializzato nel settore agrario, e questo ci fa ben sperare, ma ciascuno di noi deve cercare di impegnarsi perché le parole e i propositi diventino concreti. Ogni piccola attenzione, ogni gesto, ogni contributo è importantissimo: ora tocca ad ognuno di noi, quindi… anche a te.
EDILIZIA DAL PROGETTO MARINELLA AI CENTRI COMMERCIALI E AI PARCHEGGI: QUALE FUTURO CI ATTENDE?
Là dove c’era l’erba ora c’è una città…
CAMPAGNA Meglio i campi coltivati o il cemento?
IL CEMENTO che ha modificato pesantemente molte aree della Pianura Padana e di altre regioni, sta espandendosi anche in Liguria, non salvando nemmeno le nostre zone. Basta pensare alla periferia di Sarzana e della Spezia, al “Progetto Marinella”, al “Caso Basko” di Romito Magra o al parcheggio di Monterosso. Fenomeni di questo tipo sono controproducenti, soprattutto per un territorio, già colpito duramente dalle alluvioni. Nella realizzazione del supermercato a Romito, per esempio, vi sono studi geologici che individuano la zona come area golenale, ovvero uno spazio che il fiume deve avere a disposizione in caso di esondazione. Il “Progetto Marinella” è un piano di urbanizzazione che sembra in qualche modo inarrestabile: la
creazione di una darsena e di un’intera “città” che possa sviluppare ed incentivare il turismo. Ma quale turismo ? Le attrazioni della nostra zona sono le bellezze naturali: se continueranno ad essere cementificate, saranno sostituite da eco-mostri estranei al paesaggio. Salvaguardare le risorse, dare la possibilità alle future generazioni di usufruire ancora delle ricchezze naturali, non significa impedire lo sviluppo, ma evitare che l’ecosistema ne sia la vittima sacrificale. Il futuro è davvero nello sviluppo a macchia d’olio di un’edilizia come questa? È questo che l’uomo ha bisogno di avere intorno? Oppure, come dice la canzone “Meraviglioso”, non siamo davvero più capaci di accorgerci dei doni insostituibili che la natura ci offre ogni giorno?
LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata redatta dagli alunni della classe III B della scuola media «Don Lorenzo Celsi» di Ameglia. Ecco i nomi degli studenti: Beatrice Faconti, Marco Genovesi, Leonardo Leovino, Raffaela
Mori, Asia Pallini, Zaccaria Parmigiani, Elena Petacchi, Alessandro Ricci, Filippo Salvadori, Francesco Scognamiglio, Leonardo Sid Ahmed, Matthew Sinnema, Luna Stiffi, Kevin Strenta, Francesca Torre,
Giulia Virruso, Laura Zolesi. Gli insegnanti «tutor» sono i professori Barbara Spera e Pierluigi Iviscori. Il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Arcola-Ameglia è la dottoressa Maria Cristina Rosi.
FUTURO
Una scelta: mattoni o campi? AL GIORNO d’oggi tutti vogliamo cibi di alta qualità, biologici e freschi e prodotti nel nostro territorio. I nostri vecchi hanno coltivato questa terra, producendo latte, pomodori, zucchine e ortaggi di ogni genere. Vogliamo trovare alimenti nostrali, anche per una questione di sicurezza: siamo scettici sui prodotti che vengono da altri paesi che non sono attenti dal punto di vista igienico. Ma non ci preoccupiamo più di tanto che sta scomparendo il terreno destinato all’agricoltura. La pubblicità ci illude, ma la realtà è che viviamo in un mondo avvolto nel grigio del cemento. E questo fenomeno causa l’aumento delle importazioni dei prodotti agricoli da altri paesi, dove sono meno costosi, più alla portata delle nostre tasche e più vantaggiosi per i centri commerciali. E questo a dispetto del fatto che acquistare prodotti locali porterebbe grandi vantaggi, a cominciare dalla riduzione delle emissioni di CO2 per il trasporto merci. I dati degli ultimi 50 anni sono allarmanti: le 20mila aziende agricole degli anni Sessanta ora sono poco più di 5mila e la superficie agricola si è ridotta dei due terzi. Lo spopolamento delle campagne, l’abbandono dei campi degradano il territorio rurale, la cui importanza si comprende solo di fronte ad alluvioni e frane. Gli aspetti negativi di una globalizzazione dei consumi, che ha visto la piccola produzione locale soccombere alla grande distribuzione planetaria, sono evidenti: in Val di Magra c’è qualche segno di cambiamento, ma ancora troppo ridotto.
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 29 MARZO 2012
Scuola Media
Alcide Cervi LA SPEZIA
Il «bel quartiere» ieri e oggi I ragazzi della Cervi raccontano il Favaro attraverso il tempo UN PARERE
Un posto tranquillo dove vivere IL FAVARO è il quartiere nel quale viviamo. Qui ci sono negozi, bar, il parco dove giochiamo, le scuole che abbiamo frequentato sin da piccoli e la nostra Media Cervi dove attualmente studiamo. Qui si esce di casa e si trovano gli amici, compagni di giochi nel tempo libero, che sono gli stessi con i quali si sta in classe, si studia e si cresce. E’ bello vedere intorno visi amici, strade conosciute da sempre, i negozi con le loro insegne colorate. Ci sentiamo partecipi della vita quotidiana del nostro “bel quartiere” e la familiarità con le persone e i luoghi ci dà sicurezza. La compagnia qui non manca mai, si sentono le voci dei bambini che giocano, le persone si salutano e scambiano quattro parole tra loro, tutti si conoscono e sono pronti ad aiutare chi ne ha bisogno. Ci piace tanto la nostra scuola circondata da un giardino nel quale ci divertiamo a coltivare ortaggi e fiori, il nostro piccolo orto. E non dimentichiamo la nostra palestra, spaziosa, luminosa che frequentiamo sia durante l’orario scolastico sia al pomeriggio per le nostre attività sportive. Fra poco avremo una grande biblioteca che ora è in fase di sistemazione al piano terra della nostra Media Cervi. Sarà la biblioteca del quartiere e chiunque potrà usufruirne. . Sono molti i quartieri cittadini, tutti insieme sembrano i pezzi di un grande puzzle che è la nostra bella città, facciamo che ogni parte sia accogliente e con tanti colori, i colori della vita.
SORGE a monte del quartiere di Migliarina e vede segnato il confine dal torrente Dorgia tanto che in documenti ‘500 è chiamato “Indorgia” e risulta abitato solo da dieci famiglie. Per moltissimi anni il quartiere del Favaro è vissuto di riflesso a quello ben più antico e conosciuto di Migliarina, con il quale veniva identificato vista anche la vicinanza geografica. Il Favaro è abitato soprattutto a partire dalla metà degli anni Trenta. I primi palazzi, Via Caselli e Via Spella, risalgono all’epoca fascista anche per accogliere le famiglie operaie che abitavano numerose la nostra città dopo la costruzione dell’Arsenale. Ma è dopo la seconda guerra mondiale che il quartiere ha preso vita e sono nati i complessi di edilizia popolare disposti in una griglia ordinata. I nomi delle strade, tutte di partigiani o combattenti per la libertà, testimoniano proprio il forte impegno antifascista della zona che ha pagato anche in termini di vite umane, basti pensare
IERI E OGGI Lo storico Bar Bonamini, ritrovo di tutti i tempi
ai rastrellamenti del novembre 1944 a Migliarina e ai nomi dei componenti delle formazioni partigiane locali. Nel 1955 c’è stata poi l’inaugurazione della chiesa che è stata un centro importante di aggregazione giovanile per alcuni anni. Gli abitanti del quartiere erano in
prevalenza lavoratori con simpatie politiche di sinistra, persone semplici e solidali tra loro sia che provenissero da famiglie povere o benestanti. Risale poi ai primi anni Settanta la costruzione della nostra scuola, la media “Alcide Cervi”, che a quel tempo era la Scuola Statale
numero 9 e poi, per volontà degli studenti stessi, è stata intitolata ai fratelli Cervi a ricordo del loro incredibile sacrificio. Negli anni Settanta ha vissuto momenti di alti e di bassi, identificata in modo spregiativo con il termine “Bronx”. Dalla fine degli anni Ottanta si è assistito ad un cambiamento della popolazione: meno giovani, più anziani. Con la costruzione del nuovo quartiere nella parte alta si è attuato un nuovo tipo di popolamento, meno di sosta e più di passaggio. Ma da qualche anno a questa parte tutto è cambiato di nuovo: il quartiere è tornato ad essere un luogo con spazi verdi e aree di gioco, con persone sedute a chiacchierare nelle panchine o fuori dai bar, con i bambini che giocano o girano in bicicletta, con ragazzi che si divertono, ma soprattutto è un luogo vivibile, a misura di persona, dove tutti si salutano, si conoscono e sono pronti al sorriso, un quartiere dove non si è mai soli, insomma, il nostro bel quartiere...cosa dite…volete venire anche voi?
INTERVISTE A SPASSO TRA GLI ABITANTI FACENDO QUATTRO CHIACCHIERE QUA E LÀ
La parola di chi il quartiere lo conosce bene SIAMO usciti a spasso per il quartiere per incontrare le persone che lo vivono ogni giorno. I primi che incontriamo sono Gianna della latteria e Stefano del bar. Com’era il quartiere molti anni fa?
All’inizio il Favaro aveva pochi palazzi occupati da famiglie numerose. Si è sviluppato soprattutto dopo il 1945 con l’arrivo di molti operai, gente semplice, abituata a vivere con poco o niente. Nel tempo hanno visto crescere i propri figli e poi sono invecchiati. C’erano molti piccoli negozi e una sala da ballo. Ci sono state poi le difficoltà di ogni periferia e adesso ci sono persone nuove. Quali sono i pregi e i difetti del quartiere?
TESTIMONIANZA Il cuore del quartiere
Un pregio è di non essere mai soli, ci si conosce tutti e le persone sono solidali tra loro. Negli ulti-
mi anni una caratteristica evidente è stata l’invecchiamento degli abitanti e se proprio si vuole trovare un difetto è il forte aumento del traffico dopo che il centro si è esteso. Anche la presenza di immigrati ha creato qualche difficoltà di integrazione. Proseguendo nella passeggiata sotto gli occhi divertiti di alcuni anziani seduti sulle panchine, incontriamo il Walter del negozio di alimentari che ci racconta la sua esperienza di alunno della nostra scuola media, proprio della classe che scelse di intitolare la scuola a Alcide Cervi. Ci ha detto che vivere qui è piacevole e che il quartiere ha gli stessi problemi di altre zone. Oggi il Favaro sta cambiando ancora volto. E noi siamo contenti di essere spettatori e soprattutto protagonisti di questa nuova fase della sua storia che è anche la nostra storia.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e realizzata dai cronisti in classe del Campionato di Giornalismo, girone di ritorno, della Scuola Media «Alcide Cervi». La classe che partecipa al Campionato è quest’anno la 2B con gli studenti Alessan-
dro Amato, Samuele Borrello, Mattia Brizzi, Yasmin Castano Lopez, Matteo Casti, Thomas Cossu, Mattia Delogu, Diego Desogus, Mohammed El Bouabdellaoui, Sharon Polastri, Giulia Randisi, Irene Romeo, Francesca Rossi, Alessio Spadoni, Davide
Zaccaria, Serena Zappelli, Frarlin Garcia Ramos Il Dirigente scolastico è il professor Felice Biassoni. Gli insegnanti tutor sono le professoresse Alessandra Sussi, Roberta Vergassola, Elisabetta Lupi.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 29 MARZO 2012
9
••
Scuola Media
Mario Fontana LA LA SPEZIA SPEZIA
New Generation: i giovani «flessibili» Dovremo noi avviare il processo di trasformazione decisivo della società OGGI si sente sempre più spesso dire che i giovani sono viziati, superficiali, insoddisfatti pur avendo tutto; è questa l’era più tecnologica mai esistita: i-pad, pc, smartphone, tablet… sono alcuni degli oggetti divenuti indispensabili alla nostra vita e di cui i ragazzi hanno una conoscenza approfondita. Noi ciattiamo, abbiamo facebook, messenger e amici in tutto il mondo. Facciamo sport, studiamo, suoniamo strumenti… ma siamo felici? Nessuno ce lo chiede mai, perché la nostra vita è fatta di apparenze. La realtà è ben diversa! I ragazzi dovrebbero essere spensierati e felici, invece sono vittime dello stress cui i loro genitori li sottopongono. La giornata dovrebbe essere fatta di scuola, studio e tempo libero, invece è tutta una corsa per fare diverse attività nelle quali dobbiamo essere i migliori. E sì perché sapete? I nostri genitori che stanno tutto il giorno al lavoro, nel loro tempo libero (ammesso che ce l’abbiano) si devono preoccupare di mettere in risalto la bravura dei figli: «Sai oggi il mio “bambino” ha segnato tre gol... il mio ha preso 10 di matematica… il mio frequenta un corso di inglese alla British... il mio ha preso 3 di storia, ma la colpa è del prof, lui poverino aveva un’importante partita di calcio». Capite cos’è la no-
STRESS Ogni giorno di corsa: se rallenti o ti fermi sei fregato
stra vita oggi? Quando la mamma mi racconta della sua gioventù, di com’era bello incontrare ragazzi e ragazze e giocare in strada a nascondino, a palla prigioniera, a calcio e di quando un vicino si arrabbiava perché avevano rotto un vetro con il pallone o si limitava a fare una lavatina di testa ai ragazzi, provo invidia. Lei mi dice che la parola stress neanche la si conosceva e i loro problemi erano, forse,
più grandi dei nostri. Una volta chi aveva tutto erano i ricchi, la maggior parte dei ragazzi andava in giro con i pantaloni bucati (e non era la moda), se arrivavi a casa in ritardo le prendevi, mica c’era il cellulare per avvisare! Se guardavi la tv ti accontentavi del bianco e nero e di tre canali... e la radio? Che bello ascoltarla mentre si sentivano le famose scariche. E l’italiano? Che bello quando tutti
lo sapevano parlare più o meno correttamente altro che t.v.b. , t.v.t.b, sms... anche i rapporti umani erano migliori: se uno era lontano scrivevi lettere, se avevi un problema parlavi a tu per tu con l’altro e non mandavi freddi messaggini. Insomma, noi giovani, possiamo dire che il nostro più grande stress è la vita stessa, che sembra un circuito di formula uno dove se rallenti o, peggio, ti fermi sei “fregato”. abbigliamento, auto, accessori: siamo sempre alla ricerca della camicia firmata, di oggetti che saltano agli occhi ma servono a nascondere malessere e disagio sociale. Fortunatamente i ragazzi oggi hanno un grande dono: speranza e voglia di sognare. Malgrado i problemi sul loro domani (mancanza di lavoro, instabilità...) hanno voglia di combattere e di vivere questa vita! Tanti si danno da fare per raggiungere i loro obiettivi per i quali sono disposti ad andare all’estero tra mille difficoltà. Noi giovani con il nostro impegno, le nostre capacità di adattamento, le nostre idee, le nostre decisioni e i nostri comportamenti duttili potremo avviare finalmente un processo di trasformazione decisivo della società. I problemi, forse, per essere risolti avranno bisogno di una rivoluzione culturale dalla quale potrà nascere un uomo nuovo.
ANALISI RAGAZZO CONTEMPORANEO ASSUMI CONSAPEVOLEZZA DELLE TUE POTENZIALITÀ, DEI TUOI LIMITI E DEL TUO IO
Da «fuori campo» la voce del Grillo Parlante
GIOIA «Inventati la vita, costi quel che costi»
DA «FUORI CAMPO» ci apprestiamo a raccogliere i suggerimenti del nostro personale “Grillo parlante”... ascoltiamolo: ragazzo contemporaneo, fai oggetto di analisi e riflessioni su te stesso in tutti i campi: psicofisico, intellettuale, sociale, affettivo, comportamentale. Assumi consapevolezza delle tue potenzialità, dei tuoi limiti e del tuo io profondo… Cerca di accettarti per quello che sei e proponiti per diventare quello che vorresti essere attraverso il tuo impegno assiduo e costante e la capacità di interagire produttivamente con gli altri. Tu vivi qui ora in una famiglia, in una comunità sociale, civile e culturale che ti accoglie e ti aiuta a
diventare te stesso perché tu sappia vivere. Non adattarti alle mode, ai condizionamenti, non cercare la “nicchia” in cui vivere tranquillo, questo breve “soffio di tempo” che è la vita non limitarti a custodire i pochi o tanti talenti che ti sono stati dati, tenta, rischia, mettili a frutto. In che modo? Non puoi saperlo in anticipo: sarebbe comodo, semplice, forse piacevole, ma non certo bello, perché ti mancherebbe quella gioia vera e profonda che nasce dal crearti e costruirti ogni giorno, cioè ti verrebbe a mancare la gioia del rischio di inventarti la vita, costi quel che costi. Insuccessi, sofferenze affrontale per vederti quello che oggi non sei e che domani sarai.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e realizzata dagli studenti della Classe 2 B della Scuola Media «Mario Fontana» della Spezia. Gli studenti «giornalisti in classe» sono Curci Francesco, BIporzio Mario Giovanni,
Ferrari Roberto, Galletti Giacomo, Missadin Rebecca, Montaly Lorenzo, Romboni Allessandra, Rosati Luca, Saggese Davide, Vratogna Nicole. I docenti tutor che hanno seguito i rgazzi
sono i professori Zangani e Maria Pia Geminiani. Il DIRIGENTE scolastico è la professoressa Maria Rosaria Micheloni.
RIFLESSIONE
Le nostre incertezze sul futuro IL PRIMO articolo della Costituzione afferma che l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro e l’articolo 4 che la repubblica riconosce e garantisce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e al giusto salario. Queste norme però non sono mai state attuate del tutto, sono obiettivi ai quali lo Stato deve tendere, ma difficili da realizzare, soprattutto in tempi di crisi economica mondiale. Il lavoro concorre a realizzare la personalità di ogni individuo e oggi crescono le aspettative che noi giovani riponiamo nel lavoro.Ma aumenta l’incertezza sulla possibilità di trovare un’occupazione. Spesso ci troviamo ad avere a che fare con occupazioni occasionali e povere e, non solo intermini economici, ma anche professionali. Ci viene chiesto di studiare per anni, di prepararci a immergerci in una realtà che richiede flessibilità, mobilità, capacità d’inventiva, competenze e conoscenze approfondite, ma spesso veniamo lasciati soli ad affrontare realtà più grandi di noi in cui è facile smarrirsi. Il lavoro, soprattutto giovanile, è diventato precario, con contratti di breve durata che non danno sicurezza, anche se con titolo di studio, e ci impediscono di inserirci nella vita economica del Paese in modo stabile. Un giovane su tre, in Italia, è senza lavoro. Questo significa incertezza sul futuro e difficoltà di formarci una famiglia. Stato e società sono quindi chiamati a investire più risorse a nostro favore e a creare condizioni necessarie per nuove opportunità lavorative, secondo criteri di dignità, giustizia, merito e competenze.
••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 12 APRILE 2012
Scuole Medie
Petrarca-Fermi LEVANTO - MONTEROSSO
Il viaggio: conoscere, capire, vivere Dolcemente viaggiare, rallentando per poi accelerare, col ritmo fluente... DACHAU
Se viaggiare porta lontano nel tempo DURANTE la gita a Monaco, siamo andati a visitare il primo campo di concentramento della Germania nazista, Dachau, creato il 22 marzo 1933 per gli avversari politici, ma poi diventato campo di sterminio. Abbiamo così attraversato il percorso di chi era considerato di una razza ‘impura’, come ebrei o zingari, o indegno di vivere perché ‘diverso’. La scritta che ci accoglieva all’ingresso, “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), strideva, suonava come una presa in giro per loro che, forse, credevano di essere stati condotti lì per lavorare, ma che di lavoro dovevano morire. Il video sulla vita quotidiana dei prigionieri, i poveri oggetti conservati nel museo, i letti costituiti solo da tavole di legno, le sale delle torture e i forni crematori dove si eliminavano gli esseri umani ci facevano desiderare di uscire il prima possibile. Eppure, ognuno di noi sentiva che tutti dovrebbero compiere un simile viaggio nel passato, per essere costretti a riflettere: solo così, forse, si potrà evitare che qualcosa del genere si ripeta. Anche se dopo siamo tornati alla parte allegra della gita, tra wurstel, crauti e musica bavarese, non riuscivamo a dimenticare l’immagine della scultura vista nel campo: uomini morti nel tentativo di superare il filo spinato. Con essa resta in noi l’idea che la vita perda ogni significato se l’uomo smarrisce il rispetto degli altri e della loro libertà.
PER QUALI ragioni si viaggia? Per andare in vacanza, per conoscere luoghi diversi dalla quotidianità, per dare uno stop ai problemi di ogni giorno, per incontrare persone nuove, per dirigersi da parenti che vivono al di fuori del proprio paese, per essere là dove molti non hanno la possibilità di arrivare. Viaggiare significa anche aprire la mente a nuove situazioni di vita, ambiente e cultura. Si stabiliscono relazioni con paesaggi, popolazioni e persone che determinano nuove esperienze e arricchiscono il “bagaglio culturale” di chi viaggia. Inoltre, chi di noi è mai rientrato da un viaggio a mani vuote? Un souvenir comprato ad una bancarella, un pugno di sabbia o una conchiglia raccolti in una spiaggia malgrado il cartello di divieto, una penna con il nome dell’albergo. C’è chi ama compilare un diario di viaggio corredato di piccoli ricordi, come biglietti dei mezzi pubblici o d’entrata ai musei, per non parlare delle innumerevoli fotografie scattate con le moderne digitali che hanno soppiantato gli anti-
VIAGGIARE «Nessun luogo è irraggiungibile...»
quati rullini. Oggi è molto più facile viaggiare, le agenzie offrono mete di ogni tipo a prezzi vantaggiosi e le distanze si fanno sempre più corte: pensiamo ai mesi di navigazione che gli emigranti dovevano affrontare per raggiungere l’America mentre noi, oggi, possiamo farlo in una sola giornata!
Il viaggio è spesso anche l’unico mezzo di fuga per quanti, artisti, scienziati, o perseguitati politici hanno scelto una terra d’esilio per vivere. Purtroppo ci sono anche i viaggi che nessuno vorrebbe mai fare, i viaggi della speranza di chi, malato, si reca in cliniche oltreoceano
o presso mete religiose, oppure quelli che affrontano i soldati per missioni di guerra o di pace. Ma si può viaggiare anche senza muoversi di casa, infatti con la tv satellitare o Internet ci spostiamo da un luogo all’altro in un attimo. Vuoi visitare l’Australia? Clicchi e ci sei. Il Giappone? Il Brasile? Vuoi fare il giro del mondo? Si può andare dovunque, ammirare ogni volta un paesaggio diverso e immergersi nel blu di un mare tropicale, nel verde di una foresta o nelle luci dell’aurora boreale. Anche le nostre zone sono mete ambite di viaggio. Chi non conosce le meravigliose Cinque Terre, uniche al mondo, oppure Levanto? Anche quest’anno, nonostante l’alluvione che ha ferito profondamente i nostri paesi, saranno numerose i turisti, anche stranieri, e il viaggiatore curioso troverà ancora angoli unici ed affascinanti. Sicuramente metterà in valigia un souvenir e porterà nel cuore il ricordo di questi luoghi, consapevole di aver contribuito, anche solo con la sua presenza, alla loro rinascita.
MAURITANIA LA DIFESA DEGLI ANTICHI MANOSCRITTI DELLA CITTÀ’ CAROVANIERA DI CHINGUETTI
Mauro Melis, attraversando il Sahara a vela
SAHARA Impegnativo ma suggestivo e affascinante
QUALCHE settimana fa abbiamo incontrato Mauro Melis, un esperto velista spezzino che ci ha parlato dei viaggi insoliti e avventurosi da lui compiuti. Oltre ad aver attraversato l’Oceano Atlantico in solitario, nel 2000 ha realizzato la traversata del Sahara con un mezzo a ruote e a vela. Partito dal Marocco, il suo scopo era raggiungere la Mauritania e consegnare speciali contenitori, utili a preservare gli inestimabili manoscritti antichi conservati nella biblioteca dell’antica città carovaniera di Chinguetti. Il mezzo utilizzato per il viaggio era molto particolare e realizzato con l’aiuto di alcuni giovani ex-tossicodipendenti in riabilitazione: in vetroresina e di forma aerodinamica, era dotato di una grande vela, tre ruote e due alettoni ai lati per evitare, in caso di ribaltamento, il danneggiamen-
to dell’albero che sorreggeva la vela. Mauro si era preparato a lungo per compiere questo viaggio, allenandosi fisicamente e psicologicamente, per poter affrontare le condizioni estreme del Sahara: caldo intenso durante il giorno, temperature bassissime durante la notte, vento costante. Fortunatamente non era solo, ma seguito a distanza da una jeep sulla quale viaggiava anche una donna medico specializzata in imprese di questo tipo. Il percorso è stato molto arduo ma la ricompensa più grande sono stati i visi stupiti e sorridenti dei bambini di Chinguetti, ai quali ha fatto provare il suo incredibile mezzo. Oggi Mauro può sentirsi orgoglioso del suo “viaggio” perché ha contribuito a difendere una preziosa “biblioteca del deserto”, dichiarata dall’Unesco patrimonio mondiale.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata redatta dalla squadra unica formata dalle Scuole Medie Petrarca di Levanto e Fermi di Monterosso. Gli studenti della III B sono Giulia Arsena, Marco Bardellini, Alex Basso, Paolo Beretta, Marta Callo, Elena Calosso, Giorgia Daneri, Andrea Dedola, Pietro Defilippi, Chia-
ra Di Spaldro, Victoria Filippone, Andrea Garibotti, Alessio Germano, Marco Guarducci, Chiara Mazzantini, Mario Medone, Tecla Medone, Lucia Merani, Julie Montano, Camilla Romano, Alice Sinelli, Katia Solari, Davide Tadei. Gli studenti della III M sono Edoardo Ben-
venuto, Maya Cavallo, Gloria Celsi, Chiara Poggi, Jasmine Pollicardo, Annalaura Valente Docenti Maria Rosaria Podestà, Carla Peragallo e Patrizia Delbene. Dirigente Prof Maria Angela Rebecchi.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 12 APRILE 2012
Scuola Media
Anna Frank LA LA SPEZIA SPEZIA
La bella avventura oltre i confini La possibilità di ampliare gli orizzonti per conoscere... AL GIORNO d’oggi è molto facile sentire l’espressione “scambio culturale” e sempre più spesso nelle scuole. E’un’opportunità che viene offerta ai ragazzi che frequentano le scuole medie e superiori, attraverso veri e propri progetti innovativi. Uno di questi è “Comenius” per gli studenti più grandi. Gli obiettivi sono molti. Principalmente è una proposta che genera grande solidarietà tra ragazzi e che aiuta ad approfondire la conoscenza di realtà e contesti culturali di altri Paesi. E’ inoltre un’occasione preziosa per arricchire il proprio sapere in maniera decisamente concreta ed efficace, allo scopo di padroneggiare al meglio la lingua. Lo scambio culturale aiuta a sensibilizzare i rapporti con altre realtà ed è un’opportunità di confronto tra di esse. Aiuta a riscoprire la propria identità culturale e il proprio valore. Favorisce un approccio diretto e aperto a un confronto con altre culture e induce a riflettere e ad eliminare i pregiudizi, fondati sull’ignoranza, che molto spesso vengono a crearsi.
CONFRONTO Italia-Francia per progettare insieme
Chi è interessato ha la possibilità di visitare Paesi, ampliando i propri orizzonti e arricchendo il proprio “bagaglio personale”. Lo scambio culturale entusiasma i giovani e rappresenta per loro un’attività davvero creativa, che genera solitamente effetti più che
positivi. I ragazzi hanno infatti l’occasione di socializzare e conoscere coetanei, in conclusione non così diversi da loro. Anche per quanto riguarda le istituzioni universitarie abbiamo alcuni progetti simili.
Il più importante è “Erasmus”. Offre la possibilità ad alcuni studenti di effettuare in un’università straniera un periodo di studio. Attualmente più di 4.000 istituzioni universitarie dei Paesi membri dell’Unione Europea partecipano al progetto. Anche nella nostra scuola alcuni nostri compagni hanno avuto l’occasione di aderire all’iniziativa dello scambio culturale, che è risultata molto interessante e costruttiva. L’attività è stata organizzata con la scuola “Albert Camus” di Bois Colombes, a pochi chilometri dal centro di Parigi. L’iniziativa è stata promossa dalla nostra Dirigente scolastica, professoressa Rosanna Cucurnia, che in passato con altre scuole si era già dedicata a tali progetti. Tutto è partito l’anno scorso con uno scambio epistolare tra ragazzi della seconda media e coetanei francesi che studiano l’italiano come seconda lingua comunitaria. Il lavoro è stato seguito dalle insegnanti Luisita Corsi e, quest’anno, Stefania Pisani. Durante l’anno scolastico i due gruppi si sono potuti incontrare.
INSIEME LA MEDIA «ANNA FRANK» RICEVE I RAGAZZI DELLA SCUOLA PARIGINA «ALBERT CAMUS»
Un’esperienza di vita: lo scambio culturale
SCAMBIO E’ essenziale perché fa vivere e parlare
QUEST’ANNO abbiamo realizzato con la scuola «Albert Camus» lo scambio culturale. L’attività ha compreso due fasi. Nella prima sono stati i ragazzi italiani a recarsi a Parigi, accolti per una settimana dai corrispondenti. Lì hanno avuto la possibilità di visitare la splendida città e di approfondire lo studio della lingua. Nella seconda fase, conclusa qualche giorno fa, sono stati i parigini ad avere l’occasione di conoscere il nostro territorio. Hanno potuto vedere le città di Pisa e di Lucca e seguire un percorso sul marmo a Carrara. In città sono stati proposti il Camec e un’attività di disegno astratto, il Museo Amedeo Lia, Lerici e l’isola Palmaria. L’attività, che ha coinvolto le classi terze, è stata stimolante. A parer nostro lo scambio non è servi-
to solo per imparare una nuova lingua ma anche per fare nuove conoscenze e confrontarci. Ci ha aperto la mente a nuove esperienze ed emozioni. Abbiamo poi intervistato il professore Matteo Consonni, che ha accompagnato i nostri amici. E’ la prima volta che viene in città ma è entusiasta del posto. La professoressa Regine Hautelier, insegnante di italiano, si occupa invece del progetto da dodici anni e sempre con La Spezia, perché ha detto di trovarsi molto bene. La frase che secondo noi è stata quella che ha descritto meglio il nostro percorso è stata proprio quella che ci ha detto: «Per me lo scambio è essenziale perché fa vivere e parlare». Questo perché permette di fare nuove esperienze ed amicizie e di approfondire la lingua.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata redatta dagli studenti della III C Ilaria Andreoli,Nicole Benedetti Debora Bertoni, Nicole Bigliardi, Alessandra Costa, Giorgiana Gianardi, Gian Marco Gilli, Simone Grizzi, Henrik Ibrahimi, Eri-
ca Lapperier, Nicholas Laudicina, Gaetano Lo Cascio, Cristian Lonardo, Greta Lorenzini, Davide Marchetti, Leandro Mazhi, Alessia Morise, Laura Pardini, Lorena Pensa, Martina Pindaro, Cecilia Piscino, Enrico
Poli, Claudia Sorrentino, Giuseppe Luca Tripodi, Dejia Veiss, Alfio Vicari. Dirigente prof Rosanna Cucurnia, docente tutor Alessandra Semorile, collaboratori tutor Veronica Giunta e Tiziana Lungo.
INTERVISTA
E i francesi dicono che... LO SCAMBIO culturale è stata un’attività divertente e positiva, ma che cosa ne pensano i francesi? Abbiamo posto a Julie, Juliette e Gianni alcune domande per sentire la loro opinione al riguardo. “Come ti è sembrata quest’esperienza?”
Gianni: “ Mi è servita per capire meglio l’italiano che è una lingua che amo. La studio da circa un anno e mezzo …” “Che te ne pare della Spezia?”
“Parigi – dice Juliette - è meglio, ma qui c’è il mare e la vita è meno caotica!” “Come ti sei trovata con la famiglia che ti ha ospitato?”
Julie: “Mi sono trovata benissimo, la famiglia era gentile e accogliente.” “Cosa ti piace della nostra città?”
Juliette: “I ragazzi e la gastronomia.”
“Vorresti tornare?”
“Beh... – conclude Gianni io non vorrei proprio andare via.” Per salutarci, l’ultimo giorno siamo usciti tutti insieme e abbiamo rivolto loro un’ultima domanda: “Che cosa vi mancherà di più?”
Tutti: “Ci mancheranno tutti i ragazzi con i quali abbiamo fatto amicizia. Abbiamo stretto forti rapporti con voi e vorremmo un giorno rivedervi.” Alcuni di loro in realtà vorrebbero ritornare quest’estate e noi ne saremmo davvero felici. Il giorno dopo la loro partenza tutti abbiamo pianto tanto anche a scuola. Per noi infatti questa esperienza è stata molto più che un’ attività scolastica. I nostri amici ci mancheranno davvero tantissimo!
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 17 APRILE 2012
Scuola Media
Formentini LA SPEZIA
Unità d’Italia: una storia in musica Percorsi musicali tra le pagine della storia del Risorgimento SOTTOVOCE
Giuseppe Verdi L’intervista impossibile È IL 9 MARZO del 1842, siamo all’uscita del teatro alla Scala di Milano. Il Nabucco ha ottenuto un grande successo di pubblico e incontriamo il compositore di questa nobile opera: il giovane Giuseppe Verdi. Perché ha deciso di musicare quest’opera?
Perché in questo periodo di oppressione, senza libertà di stampa, né di parola, né di pensiero, voglio, attraverso la mia musica, dare un messaggio di incoraggiamento a tutti gli Italiani che sperano nella libertà dalla dominazione austriaca Perché il Nabucco?
Perché ritengo che Nabucodonosor, il tiranno babilonese che perseguitò gli Ebrei a Gerusalemme nel VI secolo a.C., sia il simbolo di tutte le oppressioni Il popolo italiano ha capito il messaggio dell’opera?
LA MUSICA è la colonna sonora della nostra vita e anche gli avvenimenti storici importanti hanno avuto il loro accompagnamento musicale. Si sono chiuse esattamente da un mese le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia e abbiamo voluto ripercorrere la storia del nostro Risorgimento in musica, attraverso i canti più conosciuti, le cui melodie e ritornelli sono stati e sono anche oggi molto popolari. Perciò mentre leggete il nostro articolo, cercate di farli risuonare dentro di voi e vi sentirete ancora di più “Fratelli d’Italia”. Il nostro inno vede la luce nel 1847, alla vigilia della Prima Guerra d’Indipendenza, grazie a Mameli e Novaro. Forse non tutti sanno che la prima strofa va ripetuta due volte. La seconda esecuzione è quella del popolo che risponde all’invito a combattere. Le parole che ha sentito sono così forti che non può far altro che ripeterle, all’inizio con tono sommesso e alla fine sicuro e deciso: “Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte l’Italia chiamò”.
compositore della musica è ignoto. I volontari che la intonano per la prima volta sono giovani studenti, che lasciano i libri e impugnano i fucili per andare a combattere per la propria patria. Ed è proprio l’amore per la patria il filo conduttore di questo canto, che ha subito un grande successo.
LA STORIA RIEVOCHIAMO QUELLA NOTTE IN CUI NACQUE IL «CANTO DEGLI ITALIANI»
Fratelli d’Italia: un inno Made in Italy
Non ha visto che quando il coro ha cantato - Va pensiero, sull’ali dorate -, gli Italiani si sono alzati in piedi?” Cosa ne pensa delle scritte -W Verdi- che si vedono sui muri qui intorno e che inneggiano a lei?
Vorrei raccoglierne tutto il merito ma il vero significato è -W Vittorio Emanuele Re d’Italia-. Sono contento che il mio popolo stia diventando consapevole del fatto che l’Unità d’Italia non è un sogno irrealizzabile. Questa intervista naturalmente deve rimanere segreta, saranno le future generazioni dell’Italia libera a pubblicarla. Diciannove anni più tardi, il 17 marzo 1861, l’Unità d’Italia potrà dirsi compiuta e il desiderio di tanti Italiani di vedere la propria patria libera dalla dominazione straniera finalmente realizzato.
REPORTER La redazione in classe si immedesima nel tema
L’anno seguente, in occasione della partenza di un battaglione di volontari fiorentini per la guerra, nasce “Addio, mia bella, addio”. Il ritornello suona così: “Addio, mai bella addio: \l’armata se ne va; se non partissi anch’io sarebbe una viltà”. L’autore delle parole è Carlo Alberto Bosi, mentre il
Sempre nel 1848, viene composta una canzone patriottica popolarissima “La bandiera tricolore”, la cui paternità è attribuita a Francesco dall’Ongaro, musica di Cordigliani. È un inno alla nostra bandiera, nata al tempo delle repubbliche giacobine e simbolo dell’Italia stessa: “La bandiera dei tre colori è sempre stata la più bella, noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la libertà.” Durante la Seconda Guerra d’Indipendenza la canzone più popolare è sicuramente “La bella Gigogin”. Eseguita per la prima volta nel 1858, già all’esordio conquista otto bis: “Oh, la bella Gigogin, \col tromilerillellera,\la va spasso col so’ spincin,\col tromilerillerà!” All’apparenza è una canzonetta dai temi frivoli, ma il popolo attribuisce alle parole di questa polca un significato marcatamente antiaustriaco. Gli Austriaci non se ne accorgono e, nella battaglia di Magenta, la intonano in segno di attacco. Una specie di autogol E così, al suono di queste parole e melodie, siamo diventati ufficialmente fratelli, fratelli d’Italia.
LA VIGNETTA Simbolo dell’Unità della Nazione
L’INNO di Mameli ci piace e ora ci piace ancora di più perché abbiamo scoperto come è nato. Le parole furono ideate dal poeta patriota Goffredo Mameli, che morì per le ferite riportate combattendo per la Repubblica Romana, nel 1849. La musica è di Michele Novaro, convinto liberale che offrì alla causa il suo talento compositivo. Si dice che quando lesse le parole di Mameli si commosse e scrisse la musica d’impeto, sul primo foglio di carta che ebbe tra le mani. Fratelli d’Italia diventa inno della Repubblica italiana il 12 ottobre del 1946. Nella sua chiacchierata musicale sull’inno, Michele D’Andrea, storico della Presidenza della Repubblica, che abbiamo avuto modo di ascoltare, smonta le critiche che più comunemente gli vengono mosse: «È una marcia, peggio una marcetta….». Bi-
sogna sapere che il Canto degli Italiani viene eseguito come una marcia per esigenze di cerimoniale, in quanto sostituisce la Marcia Reale, di cui conserva il tipo di esecuzione. Se ascoltiamo la partitura autografa, quella sinfonica, ci accorgiamo che è meno ingessata, molto più morbida. Ha un’armonia orecchiabile perché è canto di popolo, nato nel pieno del fervore risorgimentale e come tutti i canti di popolo, ha successo perché si ricorda facilmente. Inoltre, se lo mettiamo a paragone con altri inni, come quello americano o quello tedesco (che sono riadattamenti di melodie), ci rendiamo conto che perlomeno il nostro è un inno originale, un vero made in Italy. Il nostro inno ha quindi una grandissima dignità, sia dal lato musicale che da quello patriottico e questo ci spinge a esserne fieri.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dagli studenti della classe III sezione H dell’Istituto «Ubaldo Formentini»: Arena Elena, Baldacci Cristiano, Bancone Chiara, Barile Niccolò, Bernabò Micol, Bertoli Alessandro, Camporzano Jorge Joshua, Capodica-
sa Rossella, De Angelis Paola, D’Imporzano Elia, Gagliardelli Greta, Giorgi Sabrina, La Ferla Nicholas, Lerici Laura, Marrone Maria Rosaria, Montini Nikolas, Pesce Francesca, Porto Alessia, Raineri Gianmarco, Raineri Nico, Ravani Lorenzo, Ros-
si Jacopo, Tartaglione Leonardo, Zilioli Matteo La vignettista della classe è De Angelis Paola. I docenti tutor sono le professoresse Ceci Giulia, Cipressini Raffaella, Ruschini Silvia. La dirigente scolastica è la professoressa Maria Rosaria Micheloni
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 17 APRILE 2012
9
Scuola Media
«Incerti» VEZZANO VEZZANO LIGURE LIGURE
La Resistenza nello spezzino Quei patrioti che vennero dalle montagne LA RESISTENZA italiana, comunemente chiamata Resistenza (ma detta anche Resistenza partigiana o Secondo Risorgimento) fu l’insieme dei movimenti politici e militari che in Italia, dopo l’8 settembre 1943, si opposero al nazifascismo. Regione per regione, zona per zona, la presenza delle formazioni partigiane nelle vallate e sulle montagne si fece sempre più massiccia e dalle bande iniziali si passò a ben organizzate brigate (le “Garibaldi”, le “Giustizia e Libertà”, le “Matteotti”, le “Mazzini”, le “Autonome”, etc.), mentre nelle città prendevano vita le SAP (Squadre di Azione Patriottica) e i GAP (Gruppi di Azione Patriottica), dediti a operazioni di reclutamento, di sabotaggio, azioni di guerriglia urbana, attività propagandistica e di reclutamento. Nella primavera del 1944 anche l’attività delle bande partigiane della Spezia iniziò ad estendersi in tutte le zone montagnose della provincia, sconfinando verso Genova, Parma e Massa-Carrara; questo territorio, compreso tra il mare e il Monte Gottero, diverrà in seguito la “IV Zona” operativa
STORIA Un gruppo di partigiani in armi sulle montagne
del corpo volontari della libertà, che conterà circa tremila uomini. Ci volle poco tempo perchè tutte le montagne fossero controllate dai partigiani, che le percorrevano incessantemente e vi si accampavano, utilizzandole come basi per le spedizioni nelle valli.
I partigiani colpivano i piccoli gruppi tedeschi e poi scappavano, rendendo quindi impossibile per loro una sconfitta e creando, di conseguenza, un alone di mistero e invincibilità che entusiasmava il popolo. La leggenda così prese sempre
più campo e tanti giovani indecisi e clandestini cominciarono ad orientarsi al movimento partigiano. Dal luglio del ‘44 venne nominato comandante della IV Zona il colonnello Mario Fontana, che intendeva inquadrare, coordinare ed istruire militarmente gli uomini. Il colonnello avviò un’azione disciplinare, assieme all’ addestramento degli uomini, e riorganizzò le bande con l’eliminazione di elementi negativi, che non combattevano realmente per la causa. Purtroppo, nel novembre del 1944 numerosi rastrellamenti colpirono la nostra provincia, da Sarzana a Migliarina e circa un centinaio tra partigiani e collaboratori della resistenza vennero catturati, imprigionati e destinati ai campi di lavoro tedeschi. Dopo un difficile inverno, finalmente nella primavera del 1945 i partigiani, vista la ormai debole resistenza tedesca, iniziarono a scendere verso La Spezia e i centri vicini, riuscendo così, il 23 aprile dello stesso anno, a conquistarla e liberarla senza aspri combattimenti.
L’INTERVISTA LA LEZIONE DI PIERO GUELFI, CHE SI UNÌ ALLA RESISTENZA NELLA BRIGATA UGO MUCCINI A 17 ANNI
«La libertà, ragazzi, è come l’aria»
JACOBS Il disegno è dell’alunna Samanta Mancini
NEL percorso Democrazia e Costituzione proposto da Anpi Sarzana, abbiamo incontrato Piero Guelfi, che si unì alla resistenza nella Brigata Garibaldi Ugo Muccini. Come fece ad arruolarsi? Fu difficile: le prime due volte avevo 17 anni, ma non fui preso. La terza volta andai con mio padre e finalmente mi presero. Perchè finalmente? Perchè il nostro unico scopo era liberare il paese dal nazifascismo. La libertà, ragazzi è come l’aria ci si accorge di quanto vale quando manca. Aveva un nome di battaglia? Quando arrivai sulle montagne mi chiesero quale fosse il mio nome di battaglia e io risposi Piero. Un vecchio partigiano, vedendomi indeciso mi disse di usare il suo nome,
Danilo, per proteggere la mia vera identità. Che sensazioni provava negli attacchi? Ero ragazzo e provavo paura. Il 29 novembre 1944 mi spararono in viso. Attesi due ore, in camera mortuaria, il medico che mi curasse e non fu una bello. A fine guerra la vita degli italiani era cambiata, fu lo stesso per lei? Certo, ricordo che rimasi sorpreso quando mi consegnarono 1500 am-lire (lire americane), 1000 per avere combattuto e 500 per la ferita. Le mostrai a mia madre con orgoglio e dissi che mi sarei comprato un motorino, ma non li ritirai. Perché? Per una frase di mio padre: sei andato perchè combattevi per la libertà o perchè sei un mercenario? Mi dispiacque ma avevo combattuto per la libertà del mio paese. E la libertà non ha prezzo.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Ammirati Edoardo, Basini Filippo, Bonamino Viola, Capurro Leonardo, Ciardi Tommaso, Costa Soraya, Firenze Alessia, Gabetti Gaia, Garcia Erlianis Jimenez, Grava-
ti Leonardo, Mancini Samanta, Martini Marina, Palumbo Sara, Rolla Asia, Sani Serena, Sommella Davide, Vicini Filippo (classe III A dell’Istituto di Prati di Vezzano, plesso di Vezzano Capoluogo). Il dirigente
è la dottoressa Rebecchi Mariangela; l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi è la prof Rossinelli Manuela. Il disegno di Rudolf Jacobs è stato realizzato dall’alunna Samanta Mancini.
RUDOLF JACOBS
«L’uomo che nacque morendo»
«SE ciò che facciamo servirà a fermare queste assurdità, allora ne sarà valsa la pena» (Jacobs) Rudolf Jacobs fu un capitano di marina tedesco, che si unì alla Brigata Garibaldi Ugo Muccini. Esperto in costruzioni difensive, venne destinato a Lerici per rafforzare le coste, sulle quali il generale Rommel temeva uno sbarco. Giunse nella nostra città nell’autunno del 1943 e passò alla Resistenza italiana il 3 settembre 1944, con il nome di Primo. Nei paesi circostanti a Sarzana, si vociferava di un tedesco, di nome Iaco, che sequestrava derrate alimentari a spese dell’esercito tedesco, per distribuirle gratis alla popolazione affamata. Poco tempo dopo Rudolf Jacobs rivelò la sua scelta anti-nazista di collaborare con la Resistenza e di combattere contro i propri connazionali. Inizialmente i partigiani, sospettosi, lo misero alla prova, tenendolo in un nascondiglio e consentendogli di uscire solo di notte. Morì purtroppo solo due mesi dopo, il 3 novembre 1944, mentre comandava un’azione contro le brigate nere, acquartierate nell’albergo Laurina di Sarzana. Lo accompagnarono nell’impresa cinque italiani e tre russi: al momento della sparatoria la sua arma si inceppò e Jacobs perse la vita. Sepolto nella nostra città, Rudolf Jacobs è insignito della medaglia d’argento al valor militare. Per lunghi anni in Germania fu considerato un disperso e la moglie e i figli appresero la sua storia solo nel 1957, grazie all’allora sindaco di Sarzana, Paolino Ranieri, ex partigiano.
••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
SABATO 21 APRILE 2012
Scuola Media
Mantegazza SAN TERENZO
Alla ricerca delle erbe perdute Viaggio intorno a casa per conoscere l’arte di mettere in pentola antichi sapori L’ALTRA INTERVISTA
La salute verde nella farmacia dell’orto di casa QUALI sono le proprietà benefiche degli erbi più diffusi da noi? “Per lo più essi hanno dei nomi dialettali e comuni che a volte ne indicano la caratteristica scientifica - ci ha risposto la prof. Cabanocome nel caso del Tarassaco che è detto “Piscialetto: è un purificante del fegato, abbassa il colesterolo e contiene vitamine A e C. La Cicoria ha facoltà depurative e digestive; una volta dalle sue radici si ricavava una specie di caffè. Il Crescione è diuretico, così come il Centocchio, che però non va utilizzato in presenza di fiori rossi o blu perché velenosi. La Borragine è depurativa, tonica e diuretica. L’Ombrellino Pugliese ha proprietà espettoranti e antiossidanti. Ci sono la Valeriana, detta “Canonela” per il suo stelo cavo, che con i suoi poteri rilassanti facilita il sonno; la Malva, rinfrescante: il suo decotto può essere impiegato per sfiammare il cavo orale; ma c’è anche il Sambuco, utile per il mal di gola. Abbiamo poi l’Acetosella, chiamata anche «Pane e vino», dal gusto acidulo che ricorda appunto l’aceto: ha proprietà decongestionanti e astringenti ed è un utile rimedio per le pelli arrossate; insaporisce le insalate anche se non va usata in grandissime quantità per la presenza notevole di acido ossalico. Il Finocchietto selvatico è un antisettico per l’intestino, la Bietola selvatica è antianemica e lassativa, mentre la Salvia ha proprietà balsamiche, digestive ed espettoranti”.
ERA UN BEL sabato di sole sabato dieci marzo quando la classe prima della media “Paolo Mantegazza” è andata nella campagna del signor Nello Lombardi che si trova a San Terenzo sopra via Brigate Sap. Il signor Nello conosce gli erbi e i loro diversi impieghi e ha accettato di spiegarli ai ragazzi. La sua passione per questo argomento è così grande che è diventato uno degli animatori del Gruppo Micologico Naturalistico della sezione sarzanese del Club Alpino Italiano presieduta da Remigio Pagliari. Assieme all’amico Benito Matera ha curato così la parte fotografica di un libro appena uscito grazie al sostegno della Regione Liguria, del Comune di Sarzana e del Consorzio del Monte Gottero (Sesta Godano), che s’intitola “Erbi – Erbe mangerecce della Lunigiana e Val di Vara”. Lombardi ha spiegato che non tutti gli erbi sono commestibili e fra quelli che l’uomo può mangiare alcuni sono buoni anche crudi mentre altri vanno sempre cotti perché non sono abbastanza tene-
REPORTER Gli studenti di S. Terenzo impegnati nella ricerca
ri. Ha quindi parlato delle numerose proprietà curative di quelle piante che troppo frettolosamente oggi sono classificate dalla maggior parte della gente come “erbacce”, sottolineando come mangiate abbiano effetti medicinali anche se con una concentrazione minore degli estratti che si trovano in ven-
dita in farmacia o erboristeria. La classe si è poi sguinzagliata fra le piane per vedere con i propri occhi gli erbi e ha scoperto che se ne trovano moltissimi a due passi da casa fra cui il Finocchio selvatico, la Cicerbita, la Malva, la Cicoria, l’Acetosella, l’Asparago selvatico, l’Aspraggine, la Borragine, il Dente di leone, l’Erba cipollina e tanti
altri, ma, incredibile a dirsi, sono buoni da mangiare anche i fiori come la Viola, la Primula e la Margherita. Una risorsa enorme, basti pensare che in Lunigiana ci sono circa 80 specie di erbi e 42 solo nella nostra zona. Il signor Nello ha spiegato che gli erbi non vanno strappati via da terra, ma tagliati al “colletto” con un comune coltello da cucina per evitare d’estirparli e, come i funghi, non vanno messi per il trasporto in un sacchetto di plastica che li fa trasudare, ma in un cestino di paglia o vimini. Durante l’esercitazione pratica ne ha raccolti alcuni che ha fatto annusare e assaggiare ai ragazzi che lo volevano. È stato un po’ come ritrovarsi ai tempi dei nonni e bisnonni, a contatto con una cultura che va scomparendo. Eppure ancora al giorno d’oggi si potrebbero utilizzare le proprietà degli erbi per evitare l’uso di troppi medicinali e raccoglierli per mangiarli. Questo anche durante l’ultima guerra mondiale ha permesso ad alcune persone di superare momenti difficili.
TRADIZIONI LE RICERCATRICI MOLLI, CABANO E I LORO LIBRI SULLA CUCINA LERICINA
Piatti che vengono da un tempo lontano
VIGNETTA Dialogo ironico sui tempi che viviamo
DUE NOMI ben noti a Lerici quelli di Gabriella Molli, lunigianese per nascita e lericina d’adozione, ex-maestra elementare, giornalista, autrice di testi come «Cucina e Salute con le Erbe di Lunigiana» e di Patrizia Cabano, tellarese doc, docente di materie scientifiche alle medie di San Terenzo e autrice, con Molli, della raccolta «Tellaro, sapori e profumi della vecchia cucina di casa», entrambe esperte d’erbi. «Nella vecchia tradizione della cucina del territorio di Lerici – ci dice Molli - c’è un piatto fatto con gli erbi che un tempo compariva spesso sulla tavola: zuppa di fagiolini dall’occhio con erbetti di campo. In tempo di raccolta, le donne andavano sulle colline con il coltellino e si procuravano un cesto di erbe mangerecce di cui esisteva una cultura vera e propria, trasmessa da madre
in figlia. L’abbinamento con i fagiolini dall’occhio era ottimale per ottenere un piatto gustoso da condire con un filo d’olio. Piatto che oggi sono in pochi a conoscere, da accompagnare a fette di pane abbrustolito». Perché questa eclissi quasi totale di un piatto sano, buono ed economico? Ci risponde: «Con l’avanzare della perdita dei caratteri rurali del territorio la cultura degli erbi va scomparendo. Ma c’è Patrizia Cabano, che lotta per non disperderla. Sta infatti lavorando alla stesura di un libro su ’Erbi, erbucci, erbetti della collina di Tellaro’ in cui troveremo profumi e paesaggi, memorie e ricette». Anche la santerenzina Laide Rovagna conferma la ricetta coi fagioli dall’occhio nero, le insalate crude e le frittate fatte con uova, parmigiano, erbi cotti, sale, pepe e noce moscata.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e realizzata dagli studenti della prima classe della scuola secondaria inferiore «Paolo Mantegazza» di San Terenzo. I reporter in classe sono Matteo Basta, Francesca Biso, Virginia Bracco, Pietro
Bragazzi, Federico Buonanno, Rosamaria Canale, Jacopo Collini, Nicolò Conti, Mattia de Ceglia, Nicolas Del Freo, Chiara De Maria, Francesco Di Benedetto, Ilham El Hasnaoui, Simona Frincu, Andrea Gubertini, Matteo Luchini, Federico Maccari, Fran-
cesco Mencacci, Andrea Montanini, Kirsia Paulino, Fabiana Riera, Lorenzo Rolla. La dirigente scolastica è la professoressa Eliana Bacchini. L’insegnante tutor che ha seguito gli studenti nella ricerca e nella realizzazione della pagina è la prof Maria Luisa Guigli Eguez.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
SABATO 21 APRILE 2012
Scuola Media
Mario Fontana LA LA SPEZIA SPEZIA
25 aprile: sacrificio per la libertà Siamo vicini a una data molto importante per la storia italiana IL 25 APRILE si celebra l’anniversario della liberazione italiana dal governo fascista avvenuta nel 1945. Oggi siamo dunque vicini a quella che è una data molto importante per la storia italiana. Questa data é simbolica poiché in questo giorno furono liberate le città di Torino, Milano, Genova rendendole simbolo della liberazione. Il 25 aprile 1945 i partigiani, con l’aiuto e l’appoggio degli alleati americani e inglesi, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, liberando l’Italia e gettando le basi per una nuova democrazia. Questi, nonostante fossero di idee politiche e religioni differenti, erano accomunati dal desiderio di creare una nazione basata sul rispetto, senza distinzione di razza, di idee, di sesso o di religione. Purtroppo di questi anni si sono trovate poche testimonianze scritte, e la mancanza di diari e racconti degli avvenimenti, non ci forniscono una dettagliata descrizione dell’epoca. Aprile e Maggio del 1944 furono due mesi terribili per gli spezzini,
STORIA Un’immagine del generale Mario Fontana
costretti a vivere «dentro o attorno ai ricoveri». I bombardamenti a tappeto sulla città provocarono in tutto 49 morti e 21 feriti, ma neanche i contadini in aperta campagna o i rifugiati in montagna si sentivano sicuri. Intanto i reparti partigiani delle
valli montane, all’inizio dell’estate 1944, erano già pronti all’insurrezione. A questo fine furono sciolte le «bande», furono strutturate su basi più definite e poste sotto un «Comando Unificato». Questo territorio fu denominato
“IV Zona Operativa Ligure” e venne posta sotto il comando di un alto ufficiale dell’esercito, il colonnello Mario Fontana, che comandò magnificamente i partigiani spezzini sino alla liberazione. Furono infatti loro stessi a liberare il territorio della provincia, La Spezia compresa e non le truppe alleate. La popolazione insorse e, con l’aiuto della IV Zona Operativa, costrinsero i nazi-fascisti a ritirarsi; questi tentarono invano di risalire la zona della Cisa, lungo la quale vennero decimati. La battaglia finale ebbe luogo a San Benedetto Vissegi il giorno 23 aprile 1945, con gli ultimi tedeschi che si arresero. Il 25 aprile i partigiani sfilarono in trionfo lo stesso giorno in cui nella restante Italia settentrionale veniva proclamata l’insurrezione nazionale. Diciannove mesi di stenti e di lotta si conclusero così vittoriosamente. Ricordiamo oggi le donne e gli uomini, di tutte le età, morti per garantire i diritti di cui noi oggi godiamo. Questo, non dovremmo mai dimenticarlo!
DRAMMI MEZZA ITALIA ERA LIBERATA E LA LOTTA PARTIGIANA AL NORD INCALZAVA LE TRUPPE TEDESCHE
Rappresaglia a Sarzana, febbraio del 1945
MARTIRI Un quadro del pittore spezzino Angelo Prini
ALLA Spezia e provincia, era ormai impossibile condurre una vita normale per bombardamenti, coprifuoco, rastrellamenti, sparatorie. Le scuole vivevano episodicamente: il liceo scientifico, dove allora il colonnello Sauro Toffi frequentava il secondo anno teneva le lezioni tre giorni la settimana. Il 23 febbraio 1945 rimarrà come uno dei più tragici. Transitando per Sarzana, al ritorno da scuola ebbe la sensazione che qualcosa di grave stesse accadendo: i soldati tedeschi e repubblicani bloccavano le strade e spingevano i passanti verso piazza Vittorio Veneto circondati da militari con le armi puntate sulla folla. Le tristi esperienze fino ad allora vissute indussero Toffi a pensare che i tedeschi, prima di ripiegare, intendessero lasciare terra brucia-
ta dietro di sé. Invece, ecco giungere da una stradina laterale un plotone di soldati con al centro due giovani in abito borghese, i quali furono subito bendati e legati a due pali di legno piantati a terra di fronte al teatro. Ciò provocò l’improvviso arretramento della folla che si ammassò al muro delimitante della piazza sul lato opposto. Il silenzio fu rotto dalla dura voce del comandante che spiegò come l’esecuzione fosse una rappresaglia in seguito all’uccisione di un sottufficiale della Wermacht della sera prima, e solo grazie ai buoni precedenti con la popolazione erano stati fucilati solo due ribelli e non dieci. Oggi su quel luogo un cippo ricorda il martirio di Oreste Viani e Giglio Orlandi innocenti vittime delle barbarie nazi-fascista.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dagli studenti della classe terza B della Scuola media Mario Fontana: Bianchi Caterina, Bordigoni Mattia, Brunetti Luca, Brandi Sharon, Camparini Giulia, Cela Keidj, De-
lai Jeisy, Di Valentino Mattia, Gardoni Denise, Golinelli Emanuele, Ndou Edmira, Leshi Kristiana, Valentino Mario, Valentino Rossella, Citarella Francesco, Tushai Dajana, Sulcai Lorent, Gianelli Michele, Biggi
Artiom, Izzo Andrea, Genuario Felice. Insegnanti, Brivonese Anna, Andaloro Valentina, Marciasini Silvia. Insegnante tutor Anna Brivonese. Dirigente scolastico prof Maria Rosa Micheloni.
L’INTERVISTA
La Liberazione vista con gli occhi di un bambino ABBIAMO fatto un’intervista al nonno di un compagno di classe che ha vissuto nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. -Come era la città? Come si viveva? Io vivevo nel quartiere di Migliarina. La città era povera e cadente per i frequenti bombardamenti. I giardini sopravvissuti erano però di conforto, soprattutto per noi bambini; andavamo in quelli di Piazza Garibaldi perché ci piaceva ammirare l’imponente statua. -C’erano solo partigiani o anche truppe alleate? Per quello che mi ricordo si sentivano i partigiani che, sulle montagne, sparavano: il loro rumore seppur fievole era assordante per le nostre orecchie stanche della guerra. Quando scendevano dai monti, distribuivano acqua e viveri che sottraevano aI tedeschi. Si sentivano anche i carri armati in lontananza, presumibilmente americani. -Ha mai assistito a un attacco dei tedeschi? Le truppe spesso non ricevevano rifornimenti e dovendo mangiare, sfruttavano i nostri viveri. Una volta ho assistito a una scena che non dimenticherò mai… I tedeschi erano al loro solito giro di rastrellamento di viveri, quando un ragazzo si rifiutò di dare loro le provviste acquistate nel negozio di alimentari. Io mi nascosi subito e non fui scoperto, ma rimasi impotente davanti a quella scena: tre o quattro soldati lo stavano picchiando a sangue e ogni volta che gli sferravano un colpo, sorridevano compiaciuti. Anche questo è stata la guerra!
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 24 APRILE 2012
Scuola Media
Jean Piaget LA SPEZIA
Ragazzi, non bruciate le vostre vite Alcol, sigarette e droghe non liberano dalle paure, ma rendono schiavi L’INTERVISTA
Il nostro futuro è nel presente! ABBIAMO incontrato la professoressa Arrighi, tutor del programma Unplugged, che ci ha rilasciato questa intervista. Perché questo Unplugged?
titolo,
«Unplugged, come sanno gli appassionati di rock, è un brano eseguito senza elettrificazione, letteralmente “staccati dalla corrente”. Il progetto è infatti mirato a dimostrare ai ragazzi che essere “unplugged” è bello, che si può essere forti e vivere bene anche “con la spina staccata”, senza essere “elettrificati” da un qualcosa di artificiale e eccessivo, che amplifichi esageratamente il nostro essere. D’altra parte i migliori rockers sono stati grandi “unplugged”: hanno infatti pubblicato grandiosi album “unplugged”artisti come Bob Dylan, Neil Young, Eric Clapton….
LA VITA di noi adolescenti, e non solo, può essere attraversata da momenti di sconforto, malinconia, crisi personali e problemi che vengono vissuti come insormontabili. Spesso non riusciamo a parlarne né con i genitori né con insegnanti e, talvolta si ricorre ad utilizzare sostanze che ci danno l’illusione di stare meglio ma che in realtà ci danneggiano. Quante volte abbiamo sentito parlare, in tv, del consumo giovanile di droga, tabacco e alcool ? Nonostante le informazioni ricevute che dovrebbero consapevolizzare i ragazzi, tante sono le cause che purtroppo portano a sottovalutare gli avvertimenti: problemi sociali o fisici, curiosità di provare, sentirsi accettato dal gruppo, oppure sembrare più grande, ribelle e trasgressivo alle regole; Talvolta sono i genitori che spingono i loro figli alla ribellione e a cercare una “consolazione” per il loro disinteresse, nell’uso di alcol, fumo e stupefacenti. Esistono un’infinità di sostanze che rendono dipendente chi le assume; infatti ad un primo
Come è stato accolto Unplugged nelle classi in cui lo avete proposto?
Molto bene e poi si gioca moltissimo!
ci avvelena. Eppure secondo i dati di un sondaggio l’utilizzo di sigarette è la dipendenza più diffusa ! Ma da cosa sono formate in realtà le sigarette ? Oltre alla nicotina, il fumo contiene circa 3700 sostanze tossiche di cui 40 cancerogene. Tra queste sono state rilevate : ammoniaca, arsenico, catra-
FORMARE PARTE ALLA SPEZIA IL PROGETTO EUROPEO PER LA PREVENZIONE ALL’USO DELLE SOSTANZE
«Sos Unplugged»: no alle dipendenze
Che differenza c’è fra Unplugged e le normali informazioni che si danno a scuola per prevenire la dipendenza da alcol e droghe?
La sperimentazione di Unplugged ha dato buoni risultati in alcuni paesi europei. Si è notato che tra i partecipanti vi sono state meno vittime da dipendenza da alcol e droghe. Questo perché, più dell’informazione è la partecipazione attiva a lavori di gruppo e a giochi di ruolo, che rafforza l’assertività, l’autostima e la capacità di comunicare efficacemente e dà migliori risultati per quanto riguarda la prevenzione dalle dipendenze.
VIGNETTA Leyli Elisabeth Guzman: diviso tra il bene e il male
impatto, esse inducono nel cervello un meccanismo che tranquillizza, fa sentire più sicuri e spavaldi e sopprime le inibizioni ma che in un secondo tempo rendono confusi e deconcentrati soprattutto incapaci di smettere. Per vivere ci serve aria fresca e pulita : respirarla fa bene; il fumo del tabacco
me, cianuro di idrogeno, monossido di carbonio, gas butano e persino liquirizia che permette un maggiore assorbimento della nicotina. Il fumo è la causa della morte di più di 4 milioni di persone nel mondo e come alcol, cannabis e altre sostanze psicoattive, provoca dipendenza che a sua volta dà origine alla sindrome d’astinenza che produce nervosismo, depressione, difficoltà di concentrazione, insonnia. Il consumo di sostanze è una piaga sociale i cui effetti non ricadono solo su chi ne fa uso ma sulla vita familiare, sul rendimento scolastico , sulla salute del corpo e della psiche. Spesso ci siamo chiesti come fare per risolvere il problema e la soluzione è quella di non farsi coinvolgere. E come convincere i ragazzi che non sono queste le soluzioni ai loro problemi? Un proverbio dice “meglio prevenire che curare” e solo la scuola e la famiglia, secondo noi, possono studiare ed attuare strategie di prevenzione ed arrivare efficacemente là dove non arrivano gli altri agenti.
SIMBOLO L’immagine di Unplagged
RAGAZZI, conoscete droghe, fumo e alcol ? Esiste uno speciale progetto per ragazzi delle scuole medie: Unplugged, letteralmente staccare la spina. E’organizzato a livello europeo e nasce per formare: questa è infatti la parola chiave di Unplugged. Esso vuole stimolare i ragazzi a discutere e lavorare insieme in modo positivo ma soprattutto modificare gli atteggiamenti nei confronti delle sostanze, rafforzare le abilità necessarie per affrontare la vita quotidiana, sviluppare negli adolescenti le competenze e le risorse di cui hanno bisogno per resistere alla pressione dei pari e alle influenze sociali; fornire informazioni sulle sostanze e sui loro effetti sulla salute. Unplugged si snoda attraverso 12 unità, ognuna delle quali ha un tema preciso da affrontare; ciò viene sviluppato con l’uso di gra-
fici, schemi, testi informativi e giochi di gruppo. I temi da svolgere sono molti: da “fare o non fare parte di un gruppo” fino ad arrivare a “soluzioni di problemi e capacità decisionali”. Il tutor coinvolge gli alunni in una conversazione nella quale sono liberi di esprimere la propria opinione, raccontare esperienze personali, e dopo una divisione in gruppi ,si svolgono attività di simulazione di situazioni reali. Tutto ciò permette una visione delle difficoltà adolescenziali e attraverso varie tappe guida i partecipanti ad una maggior consapevolezza del vivere quotidiano. Unplugged è un programma utile e prezioso se affrontato con serietà e impegno, può aiutare ad affrontare nel modo giusto molti problemi adolescenziali nella società moderna, diventata ormai senza regole né controlli.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dalla redazione dei ragazzi di «Fuori Classe» nell’ambito del «Laboratorio di giornalismo» che è attivo da molti anni nella Scuola Media «Jean Piaget» La redazione di «Fuori Classe» è formata
dagli studenti Bertoli Federico, Feola Ekaterina, Fontanelli Luca, Mangora Carmen, Scatta Isa, Tota Omar, Codeglia Gabriele, D’Auria Davide, Agotani Jacopo, DelVigo Filippo,Gianardi Diletta, Marchetti Greta, Oniboni Giulia, Pellegrotti Caterina e Ven-
turini Martino. Le insegnanti tutor che hanno seguito i ragazzi sono la professoressa Giovanna Calani e la professoressa Mariateresa Natale. La Dirigente Scolastica è la professoressa Antonella Minucci.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 24 APRILE 2012
9
Scuola Media
D’Acquisto FOLLO
Un tedesco per l’Italia Rudolf Jacobs: la storia di un eroe «sbagliato» «DAREI la mia vita pur di abbreviare, anche di un solo minuto, questa guerra insensata». Ciò spinse il capitano della marina militare tedesca Rudolf Jacobs, incaricato nel 1943 di fortificare la costa del levante ligure, ad entrare nella brigata Muccini, rinunciando alla splendida villa requisita dai nazisti, sulle alture di Lerici. E’ proprio questa villa ad incuriosire Luigi M. Faccini, autore del libro “L’uomo che nacque morendo” (pubblicato nel 2004), dal quale è tratto l’omonimo film-documentario, prodotto dalla moglie Marina Piperno. Egli, a quattro anni, scampò all’eccidio di San Terenzo Monti (Massa), tra le cui vittime figurano molti bimbi “passeri in fuga nel cielo caldo di agosto” del 1944. A scuola gli abbiamo rivolto le seguenti domande. Come ha ricavato le informazioni del libro? È una storia di famiglia. Nel 1946, accompagnando un cugino di mia madre a pescare, dalla barca vidi una bella villa verde e bianca sotto Pugliola, e, affascinato dalle grandi terrazze e dalla tor-
LA SCELTA Il capitano della marina tedesca Rudolf Jacobs
retta a trifore, gli chiesi di chi fosse. Mio cugino, che aveva riempito il vuoto lasciato da mio padre morto in guerra all’età di trent’anni, era un operaio dei cantieri navali del Muggiano e partigiano, mi raccontò di aver seguito lo “strano” capitano che sfamava i
bambini. Lui, sorvegliandolo, capì che era un tedesco speciale, che “non sparava neanche con gli occhi”. La storia di Jacobs si attiene del tutto alla realtà? No, è stata in parte romanzata. Le lettere scritte da Jacobs al padre sono frutto della
mia fantasia, fondate però su fatti realmente accaduti. Ho ipotizzato ciò che avrebbe potuto pensare basandomi sull’idea che mi sono fatto del carattere di quell’uomo, dalle diverse testimonianze orali raccolte negli anni. Perché far conoscere la vita di Jacobs? Mi sono così appassionato ad alcuni avvenimenti più rilevanti della sua vita e ho voluto divulgarli per coinvolgere tutti coloro che vogliono ricordare la strage nazista avvenuta nei nostri territori durante la Seconda Guerra Mondiale. Secondo lei Jacobs è un traditore del suo popolo o della sua patria? Per rispondere a questa domanda vorrei citare le parole pronunciate da Jacobs: “Voi vi sentite traditori del vostro popolo? Se la causa per cui vi battete è giusta, allora gli altri sono i traditori. Come potrei sentirmi un traditore se considero la mia patria il mondo e l’umanità il mio popolo?!” Quali sono gli ideali di Jacobs che lei trasmetterebbe alle nuove generazioni? Sicuramente la giustizia, la libertà, la democrazia e la legalità contro ogni forma di guerra per l’Europa che verrà.
RICORDI COMMEMORAZIONE DEI PARTIGIANI A FOLLO PER DIRE GRAZIE PER QUELLO CHE HANNO FATTO
Numerosi i giovani caduti per la Libertà
MARTIRI Nel monumento il tuo nome scolpito nel bronzo
TRA TANTI, troppi giovani, anche i partigiani di Follo furono uccisi dai nazisti e noi così li abbiamo ricordati: «Davanti a questa lapide l’unica cosa che mi rimane è dirti grazie per quello che hai fatto per noi...» Questa la tua frase lasciandomi nelle mani del destino: «Non avere paura di nessuno, punta sempre alla libertà!» Nel monumento il tuo nome scolpito nel bronzo... I tuoi occhi: laghi rossi come nuvole nel cielo al tramonto. Sei tu ciò che sta nella mia testa, che fa parte della mia anima; sei tu che mi fai vivere ogni giorno, mi fai andare avanti ma anche tornare indietro..Tu l’unico capace di farlo. Mi è ignoto il tuo sorriso ma non il tuo sacrificio... Sui fili della luce ricordo il tuo nome... Affrontavi tutto con la paura di chi non sapeva se
avrebbe vissuto abbastanza... Dentro tanta rabbia, dolore, voglia di cambiare il destino... Nella disperazione da cui non si può fuggire, nello spirito combattente, nella volontà di andare avanti, nella libertà profanata..la tua anima spezzata! Tra pagine di poesia una preghiera che chiede solo la vita: il miracolo di un nuovo giorno... Nel mio cuore offuscato dal dolore ricompongo il tuo nome... Per le vittime di ogni crisi, massacro, guerra..il tuo nome: tu, ovunque io guardi dagli alti palazzi alle povere baracche; tu, ovunque io ascolti dal ticchettio dell’orologio alla risacca delle onde, alle valanghe dei monti... E tra alba, tramonti, cielo di volti cancellati, genocidio di cuori... Ma la vita è dolore e gioia e nel futuro la trama di un nuovo passato.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata redatta da studenti delle classi II B, III A e III B dell’Istituto Salvo d’Acquisto di Follo: Dania Balestracci, Giacomo Bartolacci, Marina Bertano, Ginevra Bresciani, Alice Cannarsa, Aurora
Carassale, Serena Casale, Giulia Cecchinelli, Camilla Cozzani, Edoardo Cremente, Ilaria Ferone, Elena Francini, Erica Osvildi, Ludovica Palì, Matteo Ronzano, Andrea Celeste Savi, Gaia Scirocco, Alice
Spinozzi, Barbara Ventre, Giorgia Zangani. Il dirigente scolastico è il professor Paolo Manfredini. Le docenti tutor sono le professoresse Elena Gabrielli Barsanti, Maria Cristina Lupoli e Aurora Zito.
RIFLESSIONI
Pianeti diversi a confronto IL SECONDO conflitto mondiale nacque dalla volontà di potenza e dalla sete di dominio di Hitler, abbagliato dal nazionalismo come i tedeschi complici della sua follia. Ma tutti i tedeschi sono nazisti? Fedeli al mito della superiorità della razza ariana? Per Jacobs il mondo era la patria e l’umanità il suo popolo. Nel Mein Kampf e ne «L’uomo che nacque morendo» emerge il profondo contrasto tra i due e la nostra capacità critica. Hitler scrisse: Voglio una gioventù che compia grandi gesti, dominatrice, ardita, terribile; l’animale rapace, libero, dominatore deve brillare dai suoi occhi. I giovani devono imparare il senso del dominio e vincere nelle prove più difficili la paura della morte. Jacobs: Il destino dell’uomo sembra essere violentare la natura e i diritti degli esseri viventi che ne fanno parte. H: E’ mio dovere usare ogni mezzo per addestrare il popolo tedesco alla crudeltà e prepararlo alla guerra. J: Combatto contro lo sterminio di uomini di cui ci siamo resi colpevoli. H: Il terrore è lo strumento politico più efficace, non me ne lascerò privare da una massa di stupidi smidollati borghesi. J: L’uomo in me smette di obbedire al soldato; accusa il soldato e chiede al dolore che abbiamo inflitto il coraggio dell’espiazione ma anche la forza della ribellione estrema a costo della mia stessa vita, perché l’umanità riveli l’amore e la passione che giustificano l’esistenza.
••
••
6
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 26 APRILE 2012
Istitutocomprensivo
«D. Alighieri»
CASTELNUOVO MAGRA
Morirono per darci la libertà Intervista a una piccola grande-donna: la partigiana Vanda Bianchi RIFLESSIONI
Il passato è lo scudo del futuro NOI DELLA nuova generazione abbiamo una grossa responsabilità: dobbiamo sforzarci di capire quello che è stato, dobbiamo tramandarlo ai nostri figli e difenderli da coloro che vogliono attaccare la democrazia. Ma che valore ha avuto la Resistenza negli anni bui della guerra? La nostra classe non ha dubbi: senza i partigiani ora non saremo liberi di giocare spensieratamente, di ridere e di scrivere questo articolo, dato che il regime vietava ogni tipo di libertà. I partigiani armati di coraggio e determinazione ci hanno difeso da tutto quello che il fascismo è stato, senza pensare alle loro vite ma al bene dei postumi. Senza attrezzature specializzate, cantando canzoni come «O bella ciao» e «Quel mazzolin di fiori», andavano su «ai monti» senza sapere se avrebbero riabbracciato la moglie e i figli oppure se sarebbero caduti sotto al fuoco nemico. Guerra, una parola futile e priva di scrupoli, che dovrebbe essere evitata in ogni modo e con ogni mezzo. E tocca a noi ragazzi non permettere più che questo accada. Vanda, parlando con calma, senza alcuna traccia di rancore, è riuscita a sollevare al cielo parole pesanti come piombo e tinte di vermiglio. «Non fatevi calpestare da chi vuole attaccare la democrazia. Amatela, perché è qualcosa che riguarda tutti». Parole sentite spesso, ma dette da chi era in prima linea per il nostro futuro, hanno tutto un altro valore.
giani. Camminavo tranquilla quando due fascisti mi vennero incontro guardandomi negli occhi con aria di complicità. Mi sentii sbiancare il volto e mi fermai di colpo innanzi a loro. Per fortuna presero una ragazzina bionda che camminava dietro di me, credo che mi avessero risparmiata poiché le armi nascoste sotto i vestiti mi facevano apparire in stato interessante. Infatti due signore che mi videro svenire mi soccorsero portandomi nella farmacia del dottor Malagoni».
IL 14 MARZO 2012 abbiamo tenuto un incontro con una delle poche partigiane ancora in vita: Vanda Bianchi. «Sono nata staffetta…» ci ha raccontato, sin da quando era bambina ha collaborato con i partigiani contribuendo alla difesa della nostra libertà. Il suo nome di battaglia era «Sonia». Suo padre non lavorava perché non possedeva la tessera del partito fascista e per questo era appellato «Sovversivo». Data la grande occasione abbiamo deciso di porle alcune domande sulla sua vita. Ecco il testo dell’intervista.
Ha mai avuto un momento di soddisfazione e se sì, quale?
Come è stata la sua infanzia e dove ha vissuto?
«Nacqui nel 1926 nel periodo fascista a Castelnuovo Magra dove ho vissuto la mia triste infanzia e dove tutt’ora vivo. Non si avevano amici e solo a scuola ero felice». Perché è entrata a far parte dei partigiani?
«Forse non c’è nemmeno un motivo; spontaneamente ho voluto sostenere i principi partigiani che simboleggiavano la difesa della libertà dei cittadini italiani». Com’erano organizzati qui i partigiani?
GENERAZIONI La classe 3 A insieme a Vanda Bianchi
«Inizialmente i partigiani erano organizzati alla bella e meglio; successivamente si formarono gruppi e brigate che davano vita a una sorta di esercito. Le brigate nere, i fascisti, deportavano, torturavano, per poi uccidere i partigiani, solo dopo che questi gli avessero confessato i segreti delle brigate. Alcuni non esitavano a farsi uc-
cidere per non tradire i propri compagni e la patria». Ha mai avuto paura?
«Ogni giorno si rischiava la vita ma il momento in cui sentii il terrore dentro fu una mattina di aprile. Ero imbottita di armi sotto il cappotto, stavo tornando dai monti dopo aver preso ordini dai parti-
«In quegli anni la mia vita non poteva avere momenti di felicità. Solo quando la guerra finì ero orgogliosa, ma anche quel momento di gioia non potei viverlo con la mia famiglia poiché mia madre morì durante la guerra a causa di problemi al cuore e io rimasi sola con mio fratello». Qual è il messaggio che vuole dare a noi giovani?
«Ora sta a voi proteggere la libertà per la quale noi abbiamo lottato. Ragazzi non siate indifferenti a niente e non permettete che quel che è successo riaccada».
DIRITTI E DOVERI VIAGGIO IMMAGINARIO IN UN MONDO SENZA LEGGI ALLA RICERCA DELLA LIBERTÀ
La Costituzione è importante per noi giovani?
PARTIGIANA Vanda Bianchi durante l’intervista
LA COSTITUZIONE è, tecnicamente parlando, una raccolta di leggi approvata il 22 dicembre 1947 dall’Assemblea Costituente, contenente i dirittidoveri del cittadino. In parole spicciole e di uso comune: «Carte con tante leggi importanti dell’ordinamento fondamentale di uno Stato». Noi giovani spesso non comprendiamo quanto valore abbiano queste norme, molto probabilmente per il fatto che queste ci appaiano come inutili regole da studiare e saper dire a pappagallo alla professoressa. Immaginiamo questa scena: Tu (sì proprio tu) al parco, che giochi sull’altalena e socializzi con un amico. Magari di colore o ebreo . Molto probabilmente, senza la Costituzione, il tuo amico, per qualche strana ragione, potrebbe non esistere. Non esserci! Perché dal dittatore lui è considerato
sbagliato e va combattuto. Senza Costituzione non c’è libertà, perché chiunque può prendere il potere, quando e come vuole. Ora metti che il dittatore bandisca le altalene. Adesso ci sei tu, senza amico e senza gioco. Deprimente! E pensa, il dittatore vuole pure chiudere tutti i parchi, perché vuole costruire. Ed eccoti, sconsolato, in mezzo alla strada, da solo. Vorresti chiamare tua madre per farti venire a prendere con il cellulare, ma sono stati banditi proprio una settimana fa. Non c’è libertà di parola e l’Iphone è considerato pericoloso. E ora, che fai? Ti ribelli! Perché sei stufo! E hai ragione! Ma il dittatore lo viene a sapere e ti uccide. THE END. Questo è quello che succederebbe se non avessimo quel grosso tomo. Una storiella da niente, scritta in classe alle 8 del mattino, che spera, in queste poche righe, di farvi riflettere.
LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata elaborata dalla classe 3 A dell’ Istituto Comprensivo «Dante Alighieri» di Castelnuovo Magra. Gli alunni coinvolti sono: Airaghi Giorgia, Benassi Daniel,Botta Federico, Filattiera Malfanti Eugenio, Gerini Gabriele, Ghiara
Jessica, Giorgi Michele, Giuliani Jacopo, Landucci Alice, Mazzoni Elia, Mignani Martina, Moccero Jlenia, Musetti Francesco, Petacco Diego, Salvalaggio Daniel, Santos Mercedes Williana, Sergiampietri Maria, Sergiampietri Rebecca, Valletta Caterina,
Valletta Simona, Valsuani Erika, Vatteroni Carolina, Viscusi Alessia. Gli insegnanti «tutor» sono Melania Franciosi e Luca Braida. Il dirigente scolastico è il dottor Luca Cortis.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 26 APRILE 2012
7
Scuola Media
U. Formentini LA SPEZIA
Spezia raccontata ai ragazzi Le strette relazioni tra la nostra città e la potente Repubblica di Genova STRANO, ma vero: la storia, intendiamo quella con la “S” maiuscola, croce e delizia, tormento dei nostri pomeriggi, trascorsi a studiare, ripetere, capire cose lontane e ormai sepolte, da qualche tempo per nostra fortuna è diventata qualcosa di diverso, che non somiglia più alla lezione tradizionale, fondata sulla sequenze, non sempre felici, libro-alunno-interrogazione. Le ragioni di questo restyling? Il progetto di storia locale che la nostra classe ha potuto attuare grazie l’intervento del professor Roberto Palumbo, studioso e collaboratore dell’Accademia delle Scienze e degli Studi Lunigianesi, e per la quale pubblica, periodicamente, il frutto delle sue ricerche. L’esperienza ha avuto come tema la storia della provincia della Spezia, attraverso lo sviluppo del sistema viario ligure. Una prospettiva un pò insolita, che prendendo in esame le diverse ragioni politiche, sociali, economiche che hanno portato nel corso dei secoli a prediligere itinerari e strade piuttosto che altri, ha condizionato, nei secoli lo sviluppo della nostra città, facendole assumere le particolari caratteristiche che, dall’anno mille ai giorni nostri, ci sono giunte attraverso alterne fortune. La visione degli an-
RICERCA Reporter in classe nella sede dell’Accademia
tichi documenti e la visita dei luoghi più antichi e meno conosciuti della città, ci ha permesso di indagare sulla storia di uno stemma che di frequente, e ancor oggi, è possibile scorgere guardando la sommità di porte e edifici posti nel centro storico: la croce di San Giorgio, che campeggia rossa sul
fondo bianco. Questa è la straordinaria testimonianza delle strette relazioni politico militari che univano la nostra città alla potentissima Repubblica di Genova, con cui condivideva sicurezza e benessere. L’ emblema era così importante da diventare successivamente il simbolo impresso nella
Union Jack britannico, al tempo in cui Genova era la potente repubblica che tutti conosciamo, molto tempo prima del dominio della marina inglese, affermatosi con la regina Elisabetta I. Gli inglesi, che non erano ancora ben consci del proprio destino, si trovarono a dover chiedere alla città della Lanterna il permesso di battere bandiera della Repubblica di San Giorgio per garantirsi una navigazione sicura nel Mediterraneo, che sicuro certo non era. Le sorti politiche della nostra città, una podesteria che dal 1576 passò poi a capitanato, sempre sotto l’egida genovese, dipendevano anche dal fiorente commercio del sale, risorsa importantissima e a quei tempi assai utile per la conservazione dei cibi. Le risorse, la posizione, i legami avevano reso La Spezia baluardo, non schiava, della potente vicina. Che la dotò di notevoli strutture difensive e di fortificazioni per scongiurare la minaccia della dominazione spagnola. Il restaurato Castello San Giorgio e la piccola isola muraria di Torre Scuola testimoniano questo passato glorioso e inquadrano il nostro golfo come centro attivo e importante dal punto di vista storico, ancor prima della costruzione dell’Arsenale Militare.
PERSONAGGI DUE UOMINI CHE HANNO RESO ILLUSTRE LA CITTÀ: GIOVANNI CAPELLINI E UBALDO FORMENTINI
Due spezzini Doc, anzi onorevoli a tutto tondo
VIA XX SETTEMBRE La sede dell’Accademia Capellini
NEL LIBRO della storia cittadina compaiono due uomini di grande valore che l’hanno resa illustre: Giovanni Capellini e Ubaldo Formentini. Il primo fu un eminente geologo e paleontologo. Nominato senatore del nuovo Regno d’Italia per il suo amore per lo studio. Dopo la laurea compie ricerche sulle Alpi apuane. Assume poi l’incarico di professore di Geologia nella prestigiosa università di Bologna, ateneo frequentato dai personaggi più in vista del mondo scientifico e letterario. Negli Stati Uniti approfondisce la sue conoscenze antropologiche e inizia a delineare la carta geologica dell’Italia. La Spezia lo ricorda con un monumento in via Chiodo e a lui è intitolata l’Accademia di Scienze. Ubaldo Formentini, avvocato e uomo po-
litico, ebbe un ruolo di primo piano nel riassetto amministrativo della Lunigiana, in vista dello sviluppo economico della Spezia, dipendente dal collegamento ferroviario con l’Emilia, alternativa al monopolio del traffico marittimo genovese. La guerra e la vita politica del paese non gli impedirono il successo nella carriera di accademico, ottenendo la cattedra di storia dell’arte medievale e moderna che lo videro in prima linea anche nella conservazione del patrimonio artistico e storico della città. Ma la ragione per cui la nostra scuola è intitolata a lui è di essersi occupato dell’istruzione giovanile e della diffusione della scuola elementare obbligatoria, in un periodo in cui studiare non poteva dirsi ancora un diritto comune.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dai reporter in classe della Scuola Media «Ubaldo Ferdeghini». I reporter della classe Terza sezione I, autori degli articoli, sono
Acerini C., Batini A., Bennati M., Bertolini A., Biggio L., Ciacci F., Cipriani B., Evangelisti A., Ferrante M., Garzella G., Koka G., Lio E., Magnani D., Montecchio L. , Paoletti
J., Picelli B., Villavicencio A., Volpi N. Insegnanti tutor sono i professori Abate Ambra e Ricciardi L. La dirigente scolastica è la Professoressa Maria Rosaria Micheloni.
VIA XX SETTEMBRE
Il «luogo» della storia e della scienza
C’È UN LUOGO alla Spezia dove è possibile ripercorrere tutta la storia del nostro territorio, dalle origini più remote a tempi più recenti. Quel luogo è l’Accademia delle Scienze e della Storia della Lunigiana ontitolata a Giovanni Capellini. Si tratta di una istituzione culturale nata alla Spezia nel 1924, con lo scopo di promuovere la ricerca storica, archeologica, scientifica, letteraria e artistica della Lunigiana, considerata nell’ambito dei suoi confini storici, senza peraltro trascurare gli aspetti folcloristici, legati al costume e alle tradizioni delle popolazioni locali e al loro particolare dialetto. La prestigiosa sede è situata nei primi Colli, in via XX settembre. E’ una palazzina, recentemente restaurata e che si distingue anche per le due spesse colonne (o colonnine) in stile neoclassico che indubbiamente la caratterizzano. Oltre alla biblioteca e agli uffici e salette di studio c’è all’ultimo piano un ampio salone per gli incontri e le conferenze. La palazzina è stata progettata dall’architetto Manlio Costa ed è stata inaugurata nel 1929. A partire dal 1915 l’Accademia pubblica annualmente le «Memorie», una raccolta di studi che contiene eventi, fra quelli ritenuti più importanti, esiti di convegni, resoconti, incontri che per la loro alta qualità, sono spesso oggetto di consultazione da parte delle maggiori istituzioni culturali europee.
••
••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2012
Scuola Media
Silvio Pellico LA SPEZIA
Il dubbio: piazze o terrazze? Vantaggi e svantaggi: adolescenti alla ricerca di spazi vecchi e nuovi LA SPEZIA CHE VORREI
Inchiesta tra i desideri degli adolescenti ORMAI sei grande per giocare! Sei ancora piccolo, dove vuoi andare da solo? Sono affermazioni che ci sentiamo ripetere di continuo, e noi, gli adolescenti, quelli che non sono grandi, non sono piccoli ci ritroviamo spiazzati e difficilmente siamo interpellati. Luca, 15 anni svela un suo desiderio: Mi piacerebbe che Spezia diventasse una città di mare: il mare c’è ma chi lo vede? Fa da sfondo ai giardini e alle cartoline! Mio padre mi ha raccontato che a Fossamastra si poteva fare il bagno! E pescare sulla Morin! Il Porto Mirabello non ci piace. Non puoi andarci neppure in bicicletta: neanche alla Maggiolina puoi andare in bicicletta, perché noi siamo considerati grandi – dice Davide – e se vai in Piazzetta del Bastione, che è bellissima, i commercianti si arrabbiano se giochiamo a pallone. Non ho capito a cosa serva SpeziaExpò: tutte le volte che andiamo al cinema lo vediamo chiuso. Non credo sia stato costruito solo per la Campionaria e la Festa della Birra! Di sabato e di domenica potrebbero suonarci i giovani gruppi musicali spezzini – dice Francesco – noi ragazzi avremmo in questo modo un posto per fare e ascoltare musica, fare quattro salti senza dover andare chissà dove per ballare. Se i giardini fossero più curati – prosegue Lorenzo – uno potrebbe starci ma ci ho visto di quei topi! Marco, 17 anni: Le Terrazze? Gran figata! Ci trovi quello che serve e una marea di ristorantini. Speriamo che duri. Sofia e Gianmarco ci confidano: preferiscono andare alle Terrazze perché ci si può incontrare anche se piove.
LA SPEZIA, sabato pomeriggio, ore 16, via Lunigiana. Frotte di ragazzini vengono a piedi da Canaletto e da Migliarina. Sono scesi con l’autobus in via Veneto dagli altri quartieri periferici della città. Sembrano tutti uguali: jeans a vita bassa, magliettine risicate dove sventola la bandiera americana, bandana, ballerine, scarpe da ginnastica. Qualcuno ostenta un ciuffo ribelle trattenuto dagli occhiali da sole. E’ il popolo degli adolescenti. Attraversano rumorosi una nuova strada ancora senza nome: poi, come tante formichine, si sistemano diligentemente in fila indiana per oltrepassare un sottopassaggio angusto, maleodorante. Pericolosissimo: è transitabile dalle automobili a doppio senso di marcia. Non c’è attraversamento pedonale, non c’è marciapiede. Ma al di là c’è la meta: le Terrazze! Il centro commerciale le Terrazze è stato inaugurato il 21 marzo di quest’anno ed è il più grande di tutta la Liguria. Occupa 220.000 metri quadrati di superficie, di cui 38.500 a scopo commerciale. Attualmente è il fiore all’occhiel-
ALTERNATIVA Il dubbio nella vignetta realizzata da Jacopo
lo della città, la sua costruzione ha attirato gente da fuori. Subito è diventato la nuova meta di noi adolescenti quando vogliamo incontrare i nostri amici. Giriamo per i negozi, compriamo, mangiamo nei fast food e possiamo sederci a chiacchierare. Perfetto per quando piove! Ma il centro commerciale è completamente al chiu-
so: la piazza d’accesso, che raffigura un’ipotetica cittadina ligure animata da personaggi famosi, è una piazza “virtuale” e noi trascorriamo già tanto tempo al chiuso. Stiamo ore su Internet, chattiamo con i nostri amici sui vari social network, guardiamo ore di TV o giochiamo alle console di ultima generazione. Non dimentichia-
moci la scuola e lo studio, che occupano gran parte delle nostre giornate. Così facendo, l’incontro tra amici negli spazi aperti avviene con sempre minore frequenza, soprattutto nel periodo scolastico. Fino al mese scorso i nostri punti di ritrovo erano Via Prione e Piazzetta del Bastione, il cuore della città, che sembrava viva proprio perché animata dalle nostre voci, da quel “passeggio” apparentemente senza meta, così importante per noi. Il centro commerciale sta cambiando radicalmente Spezia: fa una spietata concorrenza agli esercizi commerciali più piccoli, ha svuotato il centro storico, fa chiudere i negozi delle periferie che diventano sempre più frequentemente quartieri dormitorio. Soprattutto spinge i ragazzi della nostra età a consumare continuamente, mangiare e comprare, riempiendoci sempre più di falsi bisogni e facendo di noi un bersaglio commerciale. Ma i rapporti umani restano più importanti di qualsiasi oggetto.
CONFRONTI I NOSTRI GENITORI AVEVANO LA NOSTRA ETÀ, FREQUENTAVANO LE NOSTRE SCUOLE...
Quando in via Chiodo si facevano le «vasche»
GIOVANI Le «vasche» in Via Chiodo e Via del Prione
STIAMO parlando dell’altro secolo. Kennedy era il nome di un presidente americano assassinato, via Carducci non era un raccordo autostradale, al posto del Camec il Tribunale, dove c’è la Palazzina delle Arti l’ufficio Igiene. I nostri genitori avevano la nostra età, frequentavano le nostre scuole e facevano le “vasche” in via Chiodo, la via principale. C’era un viavai di ragazzi e ragazze, dalle 5 del pomeriggio in poi: avanti e indietro, sotto i portici lato monte. Chissà perché sotto quelli di fronte non ci andava nessuno. Tra una vasca e l’altra c’era il tempo di un gelato dalla Fiorentina. Con le amiche di sabato cenavamo con un gelato. Poi al Civico, che era anche cinema, alle 8, altrimenti il film finiva troppo tardi e i genitori ci sgridavano. Il bello era andare avanti e indietro, incontrarci cento
volte e salutarci altrettante, ma non arrivavamo mai oltre corso Cavour, che non faceva parte della zona pedonale. Da questo punto di vista abbiamo migliorato molto la vivibilità del centro. I fighetti si ritrovavano davanti al bar Peola, gli altri alla fermata del bus. Una marea di ragazzi popolava la scalinata delle Poste. Spesso con loro parlava un giovane parroco che oggi, non più giovane, continua a incoraggiare gli studenti del liceo. Come oggi, per ballare, bisognava andare fuori città: al Lido a Lerici o al Genio a Portovenere, al Charlie Brown in Bottagna…. Eri fortunato se trovavi un passaggio, se no ti accompagnavano i genitori, facendoti le raccomandazioni che facciamo noi. A San Benedetto c’era il Cobra Verde: ci si andava in pullman e alle 7 l’ultima corsa da non perdere!
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dalla classe III E della Scuola Media “Silvio Pellico” della Spezia. I redattori in classe sono: Margherita Balma, Germano Battezzati, Chiara Borghetti, Mathis Capriglione, Sarah Cascioli, Giuseppe Caso, Elena Castel-
lo, Jacopo Cozzani, Eugenio Del Santo, Sara Delucchi, Mattia Diamanti, Giovanni Fincato, Hasnae Fkari, Claudia Ghironi, Sara Leone, Manuel Lucchi, Gerardo Maiocchi, Julissa Morales Burgos, Francesco Mosconi, Leonardo Pavinelli, Chiara Perfigli, Pie-
tro Pignataro, Giulia Rizzi, Michele Surace. La vignetta è stata realizzata da Jacopo. Il Dirigente Scolastico è il Professor Giuseppe Sciacca, Insegnante tutor è la professoressa Brunella Medugno.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2012
Scuola Media
Prati
VEZZANO VEZZANO LIGURE LIGURE
Incontro con la giustizia… A scuola con Gherardo Colombo, il paladino della Costituzione IL PROGETTO Pace ha incluso un incontro con Gherardo Colombo a cui hanno partecipato le “classi ponte” del nostro plesso. Egli ci ha parlato di regole, diritti e doveri ed ha risposto alle molte domande. Gherardo Colombo era un magistrato e lo è stato fino al 2007 , conducendo e collaborando a celebri inchieste spesso concernenti mafia e terrorismo. Fra le sue attività , specialmente dopo il percorso in magistratura , si è dedicato alla scrittura di libri dai contenuti veramente importanti e ha iniziato a girare l’Italia insegnando cosa vuol dire giustizia, soprattutto nelle scuole. Tra i suoi libri ricordiamo “Democrazia”, del quale noi ragazzi abbiamo letto alcuni estratti significativi per entrare in contatto con le tematiche che avrebbe affrontato.Ci ha spiegato che una società è organizzata su principi , regole, finalità, limiti , vero fondamenta della democrazia , perché sul rispetto di questi poggiano la nostra libertà, i nostri diritti , l’uguaglianza e soprattutto la giustizia.In modo particolare si è soffermato sulla nostra Costituzione , di fondamentale impor-
LEZIONE Gherardo Colombo con gli alunni di Vezzano
tanza dal primo all’ultimo punto perché, se tutti ci impegnassimo a rispettarla, la democrazia e quindi la giustizia, ci sarebbero davvero, ed è stata proprio la costituzione un argomento trattato in molte delle nostre domande per placare dubbi e curiosità o per conosce-
re il parere del “ paladino della costituzione”.Un altro dei temi affrontati ci ha coinvolto particolarmente: il diritto all’istruzione, che spesso da noi ragazzi è avvertito come un fardello, un dovere al quale vorremmo sottrarci, ma abbiamo capito che il sapere è impre-
scindibile perché ci dà gli strumenti per agire ,così come senza il ricordo del passato il nostro futuro sarebbe fondato sul niente. Infine ha affrontato in modo elementare ed efficace, poiché presenti anche i bambini della scuola materna e primaria, il tema sulle regole,già dibattuto nel suo libro “Sulle regole” dove spiega che senza il rispetto di esse non potremmo vivere in società e senza una discussione pubblica sulle loro ragioni non ci sarebbe evoluzione e proiezione verso il futuro. Siamo stati entusiasti di partecipare al Progetto Pace che ci ha insegnato valori importanti per la nostra vita di ragazzi e adulti ben inseriti nella società . Abbiamo capito che il nostro sistema democratico,per quanto imperfetto ed esigente, è irrinunciabile, come l’aria per i nostri polmoni, perciò nessuno può astenersi dall’avere un ruolo consapevole e attivo,questo significa non solo votare,firmare proposte di leggi o petizioni,ma rispettare le regole, contribuire,nell’esercizio quotidiano,alla solidarietà e al rispetto delle libertà di tutti,vere basi di una Repubblica.
TESTIMONE IMPARARE LA DEMOCRAZIA SI PUÒ: CE L’HA INSEGNATO IL PARTIGIANO LUIGI FIORE
Costruire il futuro ripensando al passato
FRA’ DIAVOLO Ricordi di vita da partigiano
25 APRILE, quale data migliore per incontrare un testimone della Resistenza? Luigi Fiore, classe 1919, nome di battaglia Fra’ Diavolo ci accoglie nella sede del Museo della Resistenza di Fosdinovo. Chi si aspettava un vecchio poco lucido sbagliava: è un signore distinto e elegante, attento a coordinare il gilet con il colore della cravatta, dotato di una dialettica non comune. Dal suo racconto capiamo che cresce in una famiglia borghese benestante, educato al culto del Duce e del fascismo. Abituato a mantenere le distanze con i coetanei delle altre classi sociali, imparò a condividere le sue emozioni e i disagi senza più distinzione di classi quando divenne comandante partigiano. Era ufficiale dell’esercito a Roma, quando l’8 settembre 1943 fu
diffusa la notizia dell’armistizio. Nei momenti successivi allo sbandamento dell’esercito privo di direttive, egli, come molti altri, abbandonò la divisa, trovò in una casa di contadini abiti civili, rischiando di essere rastrellato dai tedeschi divenuti nemici, raggiunse un cugino alla periferia romana e poi la casa paterna a Sarzana. Da quel momento Luigi decise: diventò partigiano, ma soprattutto prese coscienza di che cosa è la democrazia. Ci ha ricordato che la Costituzione è nata là sui monti, durante la Resistenza. In essa sono contenuti tutti i diritti e i doveri, dobbiamo rispettarla, ma soprattutto verificare che chi ci governa non la fraintenda e non commetta abusi. Solo con la partecipazione e la conoscenza si realizza la vera democrazia!
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata ideata e redatta dagli studenti di 3 B e C della Prati di Vezzano Allegri Angelica, Barile Chiara, Buratti Daria, Capolla Tommaso, Dadà Lorenzo, Dadà Matteo, De Giorgi Lisa, Galano Mat-
teo, Galati Sarah, Ginepro Anna, Laminetti Alessia, Leonardi Asia, Lombardi Simone, Musso Andrea, Paladini Francesca, Squatrito Christian, Venturini Irene, Borisov Vitaly, Cribari Pasquale, Ferrari Alessia,
Gallerini Adriano, Gallerini Rossella, Gatti Vanessa, Gianfranceschi Selene, Gioan Davide, Lori Marco, Maggioncalda Lisa, Papadhopulli Sophie, Recchia Alessio, Savi Elena, Trafossi Giorgia, Zampolini Chiara. Prof tutor Manuela Maggiani e Valentina Sermi. Dirigente Maria Angela Rebecchi.
SCELTE DI VITA
Intervista impossibile a Falcone VENT’ANNI FA, il 23 maggio 1993, morivano nella strage di Capaci il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo (magistrato), gli agenti di scorta Di Cillo, Schifani e Montinaro. In questo articolo vi proponiamo un’ intervista impossibile a Giovanni Falcone. Cosa rimpiangi della tua giovinezza?
Non rimpiango niente, forse solo di non aver avuto un vero dialogo con mio padre: lui mi ha insegnato a rispettare gli impegni ma aveva 65 anni, io solo 20. Avevi deciso di iscriverti all’Accademia Navale, i tuoi genitori erano d’accordo?
Non proprio, mio padre non condivideva, ma non mi ostacolava. Mia madre accolse la scelta con freddezza. Insomma, nessuno in famiglia era entusiasta di questa scelta. Perché hai deciso di lasciare l’Accademia?
Ero già abbastanza scontento della vita in Accademia, quando mio padre mi disse che mi aveva iscritto alla facoltà di giurisprudenza. Mi sono appassionato agli studi e ho continuato. Se potessi tornare indietro, rifaresti le stesse scelte, pur sapendo di essere nel mirino della mafia?
Sì. Sono orgoglioso di tutte le mie scelte e, pur potendo tornare indietro, non cambierei niente. Terminiamo ringraziando Giovanni Falcone, che aveva capito che una lotta efficace contro la criminalità non poteva prescindere dal coordinamento tra le procure, che Cosa Nostra ha una struttura verticale, e che era importante la collaborazione con gli Stati Uniti.
••