••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Dante Alighieri II A Capannoli
Strega? Preferisco contadina Processate con l’accusa di malefici, donne innocenti della Valdera del ‘600 INTERROGATORIO
Come le altre anche Caterina confessò A DÌ 12 maggio 1647, estratta di carcere e costituita personalmente avanti l’ill.mo et rev.mo vescovo di San Miniato et avanti il suo rev.mo signor vicario generale Caterina di Matteo da Capannoli habitante a Campignoli... Detto che dica la causa per la quale è stata condotta qua, risponde «Io mi immagino la causa, perché mi è stato apposto che io habbia fatto una cosa che non è, cioè che io habbia guasto una donna». Detto chi sia questa donna che habbia guastato, rispose «Si chiama Caterina di Sandro lavoratore del signor abate Borghini del Bosco Grosso». Detto in che modo li sia stato detto che habbia fatto questa malia, rispose: «Mi dicano che io gnene habbia data in un fico». Detto se veramente essa confessasse a prete Domenico d’haver fatto questa malia, rispose: «Doppo molte parole e molti interrogatori li dissi ‘Voi volete che io l’habbia fatto, io dirò d’haverlo fatto!’». Detto di che età ella sia, rispose: «Io ho da sessantatré a 64 anni». Detto se in casa sua sia sola o habbia nessuno altro, rispose: «Io sono vedova già quindici anni sono et una figliola che sta meco et due figlioli, Francesco e Bartolomeo, che stanno tutti dua a Solaia».
DOMANDATO se detta Caterina di Sandro li chiedesse rimedio alcuno contro a questo suo male, rispose: «Signor sì». E quivi, legata et al canapo sottoposta, dettoli che essa nelle sue examine ha confessato essere stata col demonio...>> da atti del processo, nell’Archivio vescovile, San Miniato, in S.Nannipieri “Caterina e il Diavolo” ed. ETS
CAPANNOLI, arsa viva per «stregoneria». Era quello che succedeva ad alcune donne con doti curative particolari nel XVII secolo. La chiesa considerava queste donne in contatto con il diavolo e capaci di fare malefici verso altre persone fino alla morte. Nell’archivio vescovile di San Miniato, tra i processi dell’anno 1647, si conserva quello a Caterina Volterrani, detta la Volterrrana. Residente in un piccolo paesino della Valdera situato tra Volterra e Pontedera precisamente a Santo Pietro in Belvedere (frazione di Capannoli), Caterina, vedova di 64 anni, vive in una casa nel podere Campignoli, ospite dei Gobbi, dopo che i figli maschi l’hanno abbandonata. Faceva la contadina ed era esperta di cure con le erbe grazie, cure apprese non dal diavolo ma da un medico, Pietro Ruschi, quando lei faceva da balia in casa Berzichelli a Pisa,
IL 7 MAGGIO di quell’anno, Giuseppe Valentini, sbirro di Ponsacco, denuncia che una certa Caterina Volterrani abbia fatto una malia, alla moglie di Sandro Giobbi, lavoratore al Bosco Grosso( nella fo-
CAPANNOLI Il podere Campignoli dove viveva Caterina
to), un podere dell’abate Borghini. Caterina gli aveva detto, nella speranza di guadagnare qualcosa, che sua moglie “spiritata” sarebbe guarita, grazie alle sue cure. Siamo nell’anno 1647 e Caterina, senza un uomo al suo fianco a difenderla, si trova sotto l’accusa di stregoneria. Da questo momento inizia la persecuzione giudiziaria, che arriva fino
alla tortura. Gli atti del processo riportano una storia confusa. La debole mente di donna anziana si confonde, afferma e nega, inverte l’ordine dei fatti. Caterina è consapevole che rischia la pena di morte, quindi decide di collaborare. Riferisce di viaggi straordinari, episodi magici, di un noce, di una città del diavolo (verosimilmente Firenze,
città di vizi e feste per i contadini della Valdera), riporta narrazioni ascoltate dalla gente, durante le veglie. Infatti i luoghi e i fatti che Caterina inventa assomigliano molto a quello che qualche decennio prima aveva riferito un’altra donna di queste zone, processata anche lei per stregoneria a San Miniato, Gostanza da Libbiano (Peccioli). Il 28 maggio si mise in moto la struttura inquisitoria superiore, il tribunale di Pisa; da Pisa gli atti del processo furono spediti alla congregazione del Sant’Uffizio di Roma, in Santa Maria sopra Minerva. Il 22 luglio Caterina Volterrani fu ricondotta a casa del figlio e lì lasciata, come si direbbe oggi, agli arresti domiciliari. Non fu assolta, ma nemmeno condannata a causa della scarsità degli indizi contro di lei. Alla fine Caterina fu assolta perché si capì che era una donna vedova e una povera contadina. Caterina ebbe fortuna perché trovò un giudice comprensivo, ma ciò non accadeva sempre a quell’epoca; in particolare a Salem (1692, New England), come abbiamo studiato, 19 persone furono giustiziate. Donne torturate o arse vive, in modo che non lasciassero tracce e che il loro corpo si purificasse.
LA RICERCA STORICA UNA PROSPETTIVA LOCALE PER DARE UN CONTRIBUTO
L’Inquisizione e la condizione femminile
IL CALDERONE Ecco come gli alunni vedono la stregoneria
LA STREGONERIA è detta anche «l’era dei roghi» quando la chiesa Cattolica, appoggiata dal mondo laico, torturò ed uccise un numero imprecisato di streghe o presunte tali. Il numero delle donne morte a causa di questa isteria collettiva fu enorme. La figura della strega è molto antica, seppur con diversa caratterizzazione. Nella cultura greca e latina aveva una propria collocazione e non veniva descritta coi toni delle donne malefiche datesi a Satana. A determinare un cambiamento della strega, ebbe un ruolo fondamentale il contatto con il mondo cristiano, che considerava ogni espressione della cultura pagana una testimonianza del culto di Satana. Le persecuzioni delle streghe risalgono al 340 d.c. con il Concilio di Alvira, di Rotari (643) e di Liutoprando (727), che punivano chiunque procurasse la morte con l’ausilio della magia. Nel XI-XII secolo il dibattito sulle streghe passò in secondo piano, solo nella metà del XIII secolo tornarono ad occuparsene per il fatto che nel 1218
Federico II decise che la stregoneria fosse giudicata come un’offesa alla maestà divina. Nel 1231 il papa accolse la decisione e condannò le streghe al rogo.
LA VICENDA di Caterina Volterrani si svolge nel 1647, nella situazione socio-culturale della campagna toscana, in cui le pratiche terapeutiche, che risentivano di elementi magici, accettati per secoli, non erano più tollerati dalla chiesa controriformata. Ricorrevano a questa guaritrice gli abitanti, anche di un certo livello sociale, dei paesi della Valdera, Valdarno e Valdelsa: Chianni, Terricciola, Peccioli, Ghizzano, Montaione, Gambassi, Capannoli, Ponsacco, S.Miniato. Nei fatti di stregoneria, simili a quello di Caterina Volterrani, il racconto storico è basato sulla narrazione orale, ma soprattutto sulle confessioni sollecitate dagli inquisitori, che spesso erano più fini conoscitori di letture demoniache che non di esseri umani.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo, organizzato da «La Nazione» è stata realizzata dalla IIA, scuola media “Dante Alighieri” di Capannoli: Guglielmo Benedetti, Francesca Bernardeschi, Debora Bi-
tossi, Gianluca Bove, Camilla Carnesesecchi, Francesca Cipolli, Sara Citi, Mario D’Avino, Martina Fontana, Giuntini Alissia, Aurora Granchi, Melissa Granchi, Lorenzo Landi, Desara Mehmeti, Giovanna Moccia-
ro, Michelle Morani, Federica Paoli, Roberta Paoli, Mario Papadopol, Eleonora Pratelli. Docente tutor: Patrizia Guiggi, dirigente scolastica: Renata Lulleri.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Luca d’Aosta II C Cascina
Piccoli paesi ma grandi storie Segreti nascosti nel territorio di Cascina. Una guida per sentirti a casa PICCOLI paesi in mezzo ai campi, gente che si conosce, vecchie storie raccontate di padre in figlio, persone che credono che il luogo in cui abitano sia soltanto un paese. Quelle persone forse non sanno o non pensano che il posto in cui abitano è stato a sua volta abitato da grandi persone. Piccoli paesi somiglianti ad opere d’arte, edifici strani in territori estesi, chiese belle e sconosciute! E tu? Sì, proprio tu che stai leggendo, lo sapevi? Sapevi o immaginavi tutto questo? Sapevi che il paese dove abiti ha una grande storia? Sapevi perché il tuo paese porta quel nome? Se sei curioso e vuoi saperlo, leggi e leggi ancora! Noi, dopo tutto, abbiamo fatto questo lavoro anche per te…! FORSE, abiti a San Benedetto e comunque, anche se non ci abiti, potrebbe interessarti la storia di quel paese che conosci, no? Ad esempio sai chi è il Conte Ugolino? Ti do un aiuto, ne parla Dante Alighieri nella Divina Commedia: fu accusato di tradimento contro Pisa e cercò rifugio qui. Ti
PASSATO E FUTURO La facciata di San Lorenzo
chiederai il perché, beh lo sapevi che aveva un Castello qui e i resti sono ancora visibili nel letto dell’Arno durante i periodi di siccità? E i Lanfranchi, nobili pisani ma ghibellini, anche loro ricordati da Dante Alighieri nella Divina Commedia purtroppo come nemici del Conte Ugolino? Sapevi che
esiste ancora la loro residenza in questo territorio così importante anche per i Romani perché delimitava il Limes dell’Impero Romano? Ed ancora San Frediano, un irlandese, che divenuto vescovo di Lucca, ha deviato il corso del fiume Serchio? Sapevi che il nome del paese è dovuto a lui an-
che se porta l’aggiunta di Settimo perché si trova al Settimo Miglio Romano della “Strata Vallis Arni” che porta a Pisa, così come San Benedetto e indica la distanza da quella città?. Conosci San Giorgio a Bibbiano? Si trova a tre chilometri da Cascina, abiti lì tu? Lo sapevi che le pietre con cui è stata costruita la chiesa vengono dal Monte della Verruca? Beh, noi lo sapevamo! Già il Monte della Verruca, avamposto della gloriosa Repubblica Pisana, fortezza militare dalla quale si poteva avvistare l’arrivo dei nemici da qualunque parte essi arrivassero, anche dal mare, e che nessuno riuscì mai a conquistare, nemmeno i Fiorentini che dovettero comprarla per averla!! Ma ora siamo in tempo di pace, le lotte comunali sono finite per nostra fortuna!!!Spero che tu abbia imparato tante cose leggendo questo articolo e spero soprattutto che tu imparerai ad apprezzare il meraviglioso posto in cui abiti perché tu, da oggi in poi, chiamerai questo paese, qualunque esso sia, «CASA» e con una punta di orgoglio nella voce!.
PROGETTI FRA TRADIZIONE, CULTURA E CURIOSITÀ. ECCO I NOSTRI APPROFONDIMENTI
Il territorio, i romani, il Medioevo e le chiese LA CENTURIAZIONE, fatta dividendo il terreno in superfici tutte uguali le Centuriae, da cui il nome di Centuratio, determinò l’insediamento abitativo dando origine a tutti i paesi del territorio. Quando i Romani conquistavano un territorio presidiavano la strada percorsa dalle Legioni e lo facevano servendosi dei Legionari Veterani, cioè quelli congedati, ad ognuno davano 50 jugeri di terreno (12,50 ettari), capi bestiame e schiavi; il Legionario, esonerato dal servizio e trasformato in Colono, s’insediava con la famiglia nel territorio assegnatogli, a guardia del sentiero aperto e percorso dai Legionari. PERSONAGGIO San Frediano fu vescovo di Lucca
LE CHIESE: San Frediano a Settimo: edificata nel 1178 a pianta rettangolare, nel 1872 divenne a croce latina con l’aggiunta di due cappelle laterali
e della cupola. Fra le sue opere d’arte la «Madonna in trono col Bambino ed Angeli» attribuita a Turino Vanni. E’ dedicata a San Frediano, vescovo di Lucca, che riuscì a deviare il corso del Serchio. San Giorgio a Bibbiano: romanico-pisana, ad una navata e intitolata a San Giorgio che ha ucciso il drago simbolo del male, è diversa dalle altre chiese del territorio: ha la facciata rivolta a Mezzogiorno, è tronca al vertice termina con una piccola bifora a vela; reca la lapide indicante l’altezza raggiunta dall’Arno durante l’inondazione del 1855. San Lorenzo a Pagnatico: romanica, ad una navata, fu edificata tra il XI e XII sec. Ha sulla facciata l’unico portale d’accesso, la lunetta, il timpano come nella Pieve di Cascina e al centro una fessura a forma di croce con due oculi ai lati; il campanile quadrato è diviso in tre fasce.
LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dalla IIC scuola media Duca D’Aosta, Cascina: Afrune Giulia, Alberti Alessio, Bellomo Andrea, Biocca Luca, Caggiano Chantal, Caliniuc Sebastian Eduard, De Marco Camilla, Der-
vishi Debora, Di Lillo Simmaco, Germano Leonardo, Giorgetta Luca, Guerucci Benedetta ,Hysa Alessia Andja, Katorri Klaudja, Martini Leonardo, Meli Raffaele, Nuti Giorgia, Ozkutayli Deniz, Riva Alessandro, Ter-
ni Dario, Vazzano Chiara (Classe 2˚C, Scuola Media “Duca d’Aosta”) Istituto Comprensivo “Fabrizio De Andrè”. Insegnante-tutor: professoressa Martelli Rita. Dirigente scolastico: Beatrice Lambertucci.
SCOPERTE
San Frediano e San Giorgio Miracoli e vita NEL MEDIOEVO l’Arno straripava, allagava case e affogava animali e persone. Ciò succedeva per la troppa acqua che riceveva dal Serchio e dagli altri suoi affluenti che scendevano dalle Colline Pisane. I Medici, ricca famiglia fiorentina, durante il loro governo pensarono di deviare il corso del Serchio. Secondo una leggenda, però, fu il vescovo di Lucca San Frediano che, con un miracolo, riuscì a deviare il fiume, facendo in modo che le sue acque finissero in mare; con un rastrello il Santo tracciò il corso che avrebbe dovuto seguire il Serchio e le sue acque, miracolosamente, vi s’incanalarono come ubbidendo ad un ordine. Altri dicono che San Frediano fosse un esperto idraulico e fece eseguire i lavori per deviare il corso del fiume. Le leggende sono tante; si dice anche che i lucchesi, per dispetto ai Pisani, deviarono il corso del fiume per non far arrivare più l’acqua nell’Arno, ma si rovinarono da soli: a Pisa ci fu e c’è ancora acqua nell’Arno, mentre i costi sostenuti per deviare il Serchio furono altissimi. UNA STORIA sulla vita di San Giorgio racconta che il santo, arrivato in un paese, vide un bimbo che annaffiava le rocce, domandò perché lo facesse e lui rispose che voleva un fiore: la nonna gli aveva detto che, nella vita, per arrivare a qualcosa bisogna impegnarsi. Il giorno dopo S. Giorgio ripassò, vide il fiore e decise anche lui d’impegnarsi per raggiungere i propri scopi.
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Toniolo centrale II A Pisa
Tiriamo fuori l’Italia dalla spazzatura Informazioni su alcune delle città italiane meno pulite. I problemi dell’ambiente LE CENTRALINE
Pisa e lo smog Tutti i dati PISA è in buone condizioni per ciò che riguarda l’ozono (9 sforamenti giornalieri , al di sotto dei 25 consentiti per legge) e biossido di azoto (valore medio annuale di 31,3 microgrammi al metrocubo,minore dei 40 consentiti per legge). Peggiora invece, rispetto al 2010, la situazione polveri sottili (particelle di materia allo stato liquido o solido che si trovano sospese nell’aria). Alla centralina di via del Borghetto gli sforamenti sono stati 44 nel 2011 (erano 31 l’anno precedente) e alla centralina de I Passi (quella valida per la regione) sono stati rilevati 28 sforamenti (erano 13 nel 2010). Pisa rimane comunque dentro i parametri della legge che fissa a 35 li sforamenti annui massimi consentiti di Pm10. L’APPARECCHIO de I Passi è quello da considerare a questo scopo, così dice infatti la legge regionale, perché è una centralina “di fondo urbano” e quindi misura in maniera rappresentativa l’incidenza media sui cittadini. Mentre l’apparecchio di via del Borghetto è classificato come «di traffico» perché posto a lato di una strada. Quindi, pur avendo alcuni difetti, a Pisa l’aria è comunque buona. Vari studi e approfondite ricerche hanno fatto capire alle persone che la città della Torre Pisa si può vivere bene, senza pensare allo smog presente nell’aria che ci circonda.
L’ INQUINAMENTO è un’alterazione dell’ambiente, naturale o antropico, e può essere altrettanto di origine antropica o naturale. Esso produce disagi temporali, patologie o danni permanenti per la vita in una data area, e può porre la zona in disequilibrio con i cicli naturali esistenti. Non esiste una sostanza o un fattore fisico di per sé inquinante o non inquinante. Si dice inquinamento tutto ciò che è nocivo per la vita o alterna caratteristiche-chimiche che riguardano soprattutto acqua e aria. L’inquinamento di quest’ultime potrebbe provocare malattie in grado di cambiare la salute umana. Potremmo considerare inquinamento tutti gli atti nocivi commessi dall’uomo e non quelli naturali come per esempio emissioni gassose naturali connesse al vulcanismo (dispersione di ceneri vulcaniche che provocano l’aumento naturale della salinità delle acque). IN ITALIA ci sono molte città, province e comuni a rischio di inquinamento, questo perché non
IL QUADRO Ecco la mappa delle città più inquinate in Toscana, zona per zona. Ambiente e prevenzione il glossario dalla A alla Z
si rispettano alcune regole fondamentali. Tra le città più inquinate d’Italia ricordiamo Napoli. Ogni giorno a Napoli moltissime macchine, passando per le strade più popolate, danneggiano l’aria che tutti noi oggi respiriamo. Le misure adottate dai comuni per combattere il fenomeno variano da na-
zione e nazione e di città in città, ma sostanzialmente il rimedio principale è quello che adotta anche il comune di Napoli: il blocco del traffico cittadino e la promozione delle “domeniche ecologiche”, ovvero la chiusura al traffico automobilistico di aree che per un giorno diventano pedonali o
percorribili in bicicletta. Facciamo altri esempi di città inquinate: Milano e Torino. L’inquinamento di queste due città interessa il fattore atmosferico. Per quanto riguarda Milano il provvedimento voluto dalla Giunta Pisapia per limitare la congestione di traffico e inquinamento, imponendo un pedaggio di 5 euro alle auto che vogliono entrare in centro, non sta dando i frutti sperati. Prima di immettere questa tassa lo smog aveva un valore maggiore a quello reputato massimo dalla protezione civile. Se non fosse stata immessa questa nuova tassa il comune avrebbe continuato a pagare dai 31-35 milioni di euro l’anno per il mantenimento di “politiche verdi”. Per quanto riguarda Torino è allarme smog, che ha superato di 124 volte la soglia giornaliera oltre la quale l’inquinamento diventa pericoloso per la salute. I segnali che arrivano dalla politica non sono certo incoraggianti. Nonostante il livello di inquinamento, Legambiente dice no a domeniche a piedi e targhe alterne.
LENTE D’INGRANDIMENTO IL PUNTO DI VISTA DEI PIU’ PICCOLI. ECCO IL VADEMECUM DEL RISPARMIO
La nostra guerra contro l’inquinamento ANCHE un piccolo aiuto da parte di noi bambini potrebbe migliorare l’ ambiente in cui viviamo. Alcuni esempi sono: spegnere la luce quando non è necessaria; spegnere la luce dello standby di tv, pc e altro. Chiudere l’acqua quando ci laviamo i denti o le mani. Dove è possibile passare al riscaldamento a legna, fare attenzione quando si fa la spesa: preferire confezioni con meno imballaggi. E ancora: fare la raccolta differenziata. Ci sono metodi anche per limitare la quantità di polveri presenti in una città. Per esempio potremmo ridurre l’inquinamento con misure di prevenzione e stili di vita corretti. LA PROMOZIONE Uno degli slogan per promuovere la differenziata
NELLE scelte quotidiane, andando a lavoro o a scuola, usando il riscaldamento o l’aria condizionata possiamo favorire o aggravare il
livello di inquinamento. Un ottimo rimedio all’inquinamento è il risparmio di energia. Risparmiare energia aiuta a ridurre l’inquinamento atmosferico. Quando si bruciano combustibili fossili, si inquina l’aria. Usare meno benzina, gas ed elettricità (le centrali elettriche bruciano combustibili fossili per generare elettricità): sostituire le lampadine con quelle a risparmio energetico; usare il ventilatore e non l’aria condizionata; istallare miscelatori di aria sui rubinetti di casa; ridurre il consumo di elettricità,gas e altri combustibili etc. Secondo uno studio inglese, pur mantenendo un livello di vita accettabile, all’interno del proprio nucleo familiare si possono applicare cambiamenti che, se adottati da tutti, porterebbero a una riduzione drastica delle emissioni di gas a effetto serra: ben il 37%, più di un terzo.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato organizzato dalla Nazione è stata realizzata da: Benedetta Azzarà, Samuele Birindelli, Matteo Bonistalli, Stefano Ceccanti, Chen Pei Zhou, Alessio Cipolli, Tommaso Fiaschi,
Francesco Fiorini, Nicola Giani, Matteo Giannetti, Emanuele Giarri, Andrea Grosso, Envera Hajdarevic, Richard Harper, Gilda Macelloni, Elena Mercatanti, Martina Mughini, Marco Cini Pacciardi, Andrea Par-
dini, Daniel Pisha, Michele Pratali, Rebecca Renieri, Daniele Rindi, Jessica Salazar, Romica Taragan, Enrico Tripiccione, Gabriele Vannini, Pietro Leopoldo Vicerè. Tutor prof Aldo Sgarrella. Dirigente Andrea Serani.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012
9
••
Scuola media
Da Vinci III A Castelfranco di Sotto
Un albero secolare: la musica Le note attraverso i secoli, sinfonie e aree. Come cambiano i gusti I GENERI
Le canzoni più ascoltate dai ragazzi OGGI la musica si è molto diversificata rispetto a qualche decennio fa. Sia i ragazzi che gli adulti ascoltano generi musicali che vanno dallo stile classico-melodico ad uno più pop, rock e hip hop. Da qualche tempo sono nati anche sottogeneri musicali come: reggae, rap, heavy metal, elettro, ecc.. che hanno avuto subito molto successo tra i ragazzi. A questi generi, fanno riferimento soprattutto i “neoadolescenti”, che tendono a creare gruppi secondo lo stile a cui pensano di appartenere e così facendo ascoltano la stessa musica, si vestono in maniera affine e in qualche modo si isolano dai coetanei. Artisti come Claudio Baglioni, Antonello Venditti, Andrea Bocelli e Lucio Dalla hanno perso la popolarità nel mondo giovanile, mantenendola però nell’ambito adulto; invece i cantanti ascoltati dai ragazzi sono Rihanna, Babaman, Fabri Fibra, Eminem, Pitbull, Beyoncè, Britney Spears, Emma Marrone, Micheal Jackson, Ligabue, Vasco Rossi e Madonna, che riescono ad attrarre gli adolescenti con un genere più commerciale.
NEGLI ULTIMI periodi alcuni cantanti hanno iniziato ad andare contro le regole, affrontando, nelle loro canzoni, argomenti scabrosi e tabù, come ad esempio la droga e il sesso; forse è anche per questo che alcuni ragazzi li ascoltano, ciò che conta, per loro è “trasgredire” e meno “sentire”. Secondo un sondaggio fatto nelle classi terze della nostra scuola, risulta che su 77 ragazzi, il 29% preferisce il rap, il 21% ascolta il rock, al 27% piace il pop, il 17% privilegia il reggae e il 6% segue l’heavy metal.
INDAGANDO tra le tradizioni musicali dei popoli primitivi, è risultato che intendevano la musica come forza creatrice e sostanza dell’universo. La musica ha origini lontanissime, ne troviamo traccia nelle più antiche civiltà e religioni: in Mesopotamia, in Egitto, in Palestina, in Grecia. Da questa civiltà e in particolare da quelle fiorite attorno al bacino del Mediterraneo o nelle più immediate vicinanze, è nata appunto la musica. Il suo impiego naturale è sempre stato quello in ambito religioso; ma era presente anche negli aspetti della vita sociale e laica, come feste, banchetti e spettacoli. Gli arabi, però, che hanno il merito di avere trasmesso alla nostra civiltà gli strumenti più significativi.
NEL ‘500 la musica era basata sui testi delle poesie di celebri scrittori del tempo. In Italia, le città in cui si sviluppò questo tipo di musica furono Roma e Venezia e i principali strumenti erano l’organo e il liuto. Il violino, il flauto, l’organo e il clavicembalo furono gli strumenti che dominarono la scena musicale del Seicento italiano ed europeo, i maggiori musicisti di quel tempo furono Antonio Vivaldi e Wolfgang Amadeus Mozart. Vivaldi
CHIAVE DI VIOLINO Ecco come i ragazzi vedono la musica, come un albero con tanti rami. Ognuno sceglie quello che più gli piace
nacque a Venezia nel 1678 e fin da giovane, grazie al padre, si cimentò nello studio del violino. Mozart fu un importante musicista, tutt’ora è ricordato come uno dei più bravi suonatori di pianoforte di tutti i tempi. Il Settecento, invece, fu un periodo in cui si svilupparono diversi tipi di musica, come: la musica descrittiva, la quale attraverso
strumenti o voci, riusciva a descrivere un evento; l’opera buffa, che aveva come protagonisti la borghesia e il popolo e l’opera seria, che metteva in scena eroi mitologici e della storia antica. Nell’Ottocento, la musica divenne patrimonio di tutti coloro che per cultura e condizioni economiche erano in grado di accoglierne il messaggio artisti-
co. Il più importante musicista del tempo fu Beethoven, compositore di molte Sinfonie e Quartetti per organo. Le sue innovazioni concludono e completano un’evoluzione che vede la musica diventare l’espressione più elevata del rapporto tra musicista e uomo. Con Beethoven termina l’età classica e si apre un nuovo periodo dell’arte musicale: il Romanticismo. Verso la seconda metà dell’800 la corrente romantica trovò applicazione nell’opera di Verdi e Wagner. Alla luce del nuovo secolo la musica si rinnova: compare nelle colonie il jazz. Le sue origini vanno ricercate in Africa e nei villaggi delle foreste equatoriali. Le tribù si ritrovavano intorno al fuoco dando libero sfogo alle loro sensazioni con danze e canti al ritmo dei tamburi. Nel Novecento la musica jazz andò progressivamente affermandosi in America, soprattutto, e negli anni Trenta, a Chicago, nacquero le grandi orchestre, composte da più elementi: pianoforte, banjo, chitarra, contrabbasso e batteria per la sezione ritmica, mentre per quella melodica sassofoni, trombe, tromboni e clarinetti. Nel tempo, la musica si è evoluta mantenendo però la sua caratteristica di colonna sonora nella vita degli uomini.
I GIOVANI ASCOLTARE LE MELODIE E’ COME RITROVARSI IN UN RIFUGIO
«Infili le cuffie e tutto svanisce»
STRUMENTI Se una chitarra e un organo parlano di musica
LA MUSICA è ovunque: la troviamo come sottofondo negli ambienti che frequentiamo, in televisione, alla radio, la suonano i musicisti per strada, i ragazzi mentre vanno a scuola o quando sono con gli amici e la tengono come sottofondo anche quando fanno i compiti. La musica accompagna sempre più la vita dei giovani. E’ facile vedere per strada, alla fermata dell’autobus o nei luoghi di ritrovo, ragazzi e ragazze con le cuffie nelle orecchie: qualcuno canta sottovoce, altri muovono lievemente la testa, seguendo il ritmo della loro musica preferita. Il tipo di musica che ascoltano è importante per identificarsi e per sentirsi parte di un gruppo. La musica serve quindi per unire, per fare nuove amicizie; ma allo stesso tempo può isolare, ghettizzare. Infili le cuffie e tutto svanisce! Parte la musica che hai scelto secondo il tuo stato d’animo e rimani solo! Ascoltare musica è come ritrovarsi in un rifugio, lontano da tutto e tutti, lonta-
no dalle altre voci, lontano dal caos, dal traffico o magari lontano dal silenzio. Spesso la musica è sottovalutata, in realtà ha un potere fortissimo: è più persuasiva della parola, più colorata di un paesaggio. La musica è una continua scoperta: capita spesso, ascoltando una canzone più volte, di trovarla sempre più bella, di sentire note nuove e nuovi strumenti: una sfumatura nella voce del cantante che non avevamo colto, di comprendere più a fondo un testo. La musica è come un mondo personale, privato, che ognuno ricerca per sé ogni volta che ne ha bisogno; attira i ricordi e fa maturare i progetti. Non c’è nulla di più utile ed efficace quando si vuole riflettere se si hanno dei dubbi, se ci si vuole rallegrare un po’ quando si è tristi, se si vuole aumentare la positività quando si è felici. La musica è terapeutica: ci “cura” allontanandoci dal mondo. E’ un’ amica per molte persone che non si sentono accettate dalle società; un’amica che sa distrarre, sa mettere allegria, sa far riflettere.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dalla III A della scuola Da Vinci: Bocancea Daniela Borghesi Mattia Calò Aurora Cavallini Benedetta Corti Sara De Felice Alessia Eyce Muham-
med Fastella Alessia Flammia Luca Gjoka Albi Golopyat Anton Guerrieri Luca Kerri Roberto Lo Russo Giada Manzi Melissa Martone Michelangelo Medei Yuri Novelli Alice Pepe Federico Pizza Paolo Rasera
Celeste Rubino Simone Scagnoli Erika Trozzo Greta. Docente-tutor Alessandra Castrigano. Dirigente scolastico Pietro Vicino.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Gandhi IIA Pontedera
Piaggio: cuore pulsante dell’economia Azienda di importanza mondiale nel nostro territorio. Dalla prima produzione al futuro Il MUSEO
Una visita interessante nella storia A PONTEDERA, nel 2000, è stato inaugurato un vero e proprio museo, ideato da Giovanni Alberto Agnelli (l’allora giovane presidente dell’azienda Piaggio), dove si conserva la memoria storica della grande azienda Piaggio. Il museo si trova in uno dei più antichi capannoni di circa tremila metri quadrati, che un tempo erano sede degli stabilimenti e che è stato recuperato proprio per raccogliere le collezioni iniziali di scooter e motorini realizzati dalla Piaggio.
APPENA arrivati, nel cortile, possiamo vedere un piccolo aereo costruito nei primi anni 50, impiegato per addestramento piloti e per voli acrobatici. Davanti al museo è esposta un’automotrice ferroviaria. All’interno vi sono esposte molte immagini di prototipi e di pubblicità che ci permettono di ripercorrere la storia delle due ruote. Infatti chi visita il museo, può ricostruire tutta la storia dell’importante azienda metalmeccanica pontederese. Si possono vedere anche sia i progetti originali dei motoveicoli che i primi modelli della mitica Vespa. Sono esposti inoltre alcuni pezzi unici della produzione Piaggio, particolarmente curiosi e affascinanti che hanno fatto la storia dei mezzi di trasporto sia italiani che stranieri. Oltre alla esposizione permanente delle collezioni Piaggio, sono spesso allestite, all’interno del museo, mostre periodiche di opere di vari artisti.
ABBIAMO deciso di trattare questo argomento che riguarda l’economia della nostra città, perché proprio oggi, in un momento critico della produttività mondiale, ci sembra opportuno mettere in rilievo l’importanza di una così grande azienda. La Piaggio, che per intere generazioni ha dato lavoro a molte famiglie pontederesi compresi i nostri nonni, zii e genitori , nonostante la crisi, continua a rappresentare una notevole risorsa per il nostro territorio. Inizialmente, la Piaggio era una fabbrica di arredi navali e di aerei; solo più tardi si è specializzata nella produzione delle due ruote a motore. L’arrivo della Piaggio a Pontedera risale al 1924; la successiva messa in produzione dei primi motori , fece sì che la cittadina diventasse un centro di produzione significativo a livello regionale. Negli anni 30- 40 l’azienda pontederese si impose sul mercato con i suoi motori per aerei arrivando ad essere uno dei principali poli industriali aeronautici nazionali, fino alla vigilia della seconda guerra mondiale. Nel 1946, a Pontede-
voratori Piaggio avevano la possibilità di frequentare l’asilo del Villaggio e la colonia estiva sulle montagne di Santo Stefano d’Aveto, in Liguria e ricevevano, in occasione della Befana, un dono offerto proprio dall’azienda Piaggio.
LA SCELTA Ecco come gli studenti vivono il dilemma «Motorino sì o no?» pensando anche alle conseguenze di questa decisione sulle ragazze
ra, venne brevettato il primo modello di motocicletta dal nome “Vespa” che, nel giro di pochi anni, riscosse un grande successo. Infatti, in quegli anni la Vespa rappresentava per molte famiglie la possibilità di spostarsi facilmente sia per andare al lavoro che per andare in gita domenicale ad un
costo inferiore rispetto a quello di un’automobile. Per dare un alloggio alle famiglie dei lavoratori, la Piaggio costruì a Pontedera un intero villaggio con molti spazi verdi, la vasca con la fontana, la palestra, i campi sportivi, il circolo ricreativo con biblioteca, il centro medico e la chiesetta. I figli dei la-
NEGLI ANNI sessanta la richiesta dei motoveicoli aumentò notevolmente e di conseguenza anche la manodopera Piaggio. Altro grande successo della produzione fu nel 1963 la Vespa 50, il cosiddetto “vespino”, guidabile senza obbligo di patente né di targa, adatto quindi ai giovanissimi quattordicenni. Successivamente, come molte altre aziende, la Piaggio ha subito momenti di crisi. Ha diminuito il personale, ha venduto ai lavoratori le case del suo villaggio ma ha incrementato la propria attività nei paesi emergenti come la Cina e l’India. Per la nostra città, comunque, la Piaggio rimane una delle più importanti aziende che continua a dare lavoro a molte persone del nostro territorio.
IL MITO IL SUCCESSO DELLO SCOOTER NEL MONDO DEGLI ADOLESCENTI
Il motorino? Sì, ci piace decisamente
DUE RUOTE La vespa vista dagli alunni della scuola media Gandhi
PER UN QUATTORDICENNE, il regalo ideale potrebbe essere il motorino. Infatti per la maggior parte di noi, il ciclomotore è un mezzo di spostamento che ci permetterebbe di essere indipendenti dai genitori che fino ad ora ci hanno spesso accompagnato. Possedere uno scooter rappresenta il raggiungimento di una tappa fondamentale per noi giovani: potrebbe essere paragonato al cavallo per il cavaliere medioevale, chi lo cavalca è in grado ormai di compiere gloriose imprese. Lo scooter viene visto da molti ragazzi e ragazze come simbolo di una grande libertà e di una forte energia. Infatti, chi lo possiede è più popolare nel gruppo degli amici e si sente più valorizzato e più grande. In estate è molto piacevole guidarlo, si possono evitare le file del traffico e, specialmente per i ragazzi che vivono in periferia, è indispensabile per raggiungere gli amici e socializzare. Per poter guidare
bene il motorino però non dobbiamo dimenticare che serve responsabilità e una buona educazione stradale che bisogna seguire. IL LIMITE di velocità, l’uso del casco e altre regole importanti stabilite dal Codice della Strada, devono essere rispettate. Spesso sono i genitori che non vogliono comprare il motorino ai figli perché credono che loro non siano ancora capaci di guidare in modo responsabile e hanno paura degli incidenti stradali. Fra alcuni mesi molti di noi raggiungeranno l’età per prendere il patentino. A scuola infatti ci daranno la possibilità di ottenere il documento per guidare gli scooter di cilindrata pari a 50cc.Tutti i ragazzi dai 14 ai 18 anni sono obbligati ad avere il patentino per guidare il ciclomotore e dopo non ci resterà che avere un’occasione per poterlo chiedere in regalo…..
LA REDAZIONE LA SFIDA ON LINE Leggi, vota e fai vincere questa pagina realizzata dai ragazzi della scuola Clicca su campionatodigiornalismo.lanazione.it
QUESTA pagina del campionato di giornalismo organizzato dalla Nazione è stata realizzata dalla II A dell’istituto comprensivo Gandhi di Pontedera: Baroni Francesca, Becherini Eleonora, Benincasa Elena, Ber-
telli Sofia, Bitossi Martina, Bruno Marco, Carretta Tiruwork, Cecchetti Jacopo, Ciccone Alessia, Daka Alessia, Dalipi Francesca, De Feo Michele, El Meknassi Naima, Fiorentini Rachele, Morze Mattia, Mussoli-
no Salvatore, Ndiaye Coumba, Panicucci Chico, Pratesi Elia, Torcini Valente. Insegnante tutor: professoressa Carla Dell’Unto. Dirigente scolastico: professoressa Daniela Travi.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012
9
••
Scuola media
II D Da Vinci Castelfranco di Sotto
La crescita? Una corsa a ostacoli! Dubbi, incertezze dei ragazzi tra i banchi di scuola. Quanto pesa il giudizio CARO DIARIO
I teenager tra autonomia e sicurezza A 12-13 anni è molto importante trovare spazi in cui poter esprimere se stessi, i propri interessi, senza sentirsi addosso l’occhio degli adulti. Al tempo stesso però affettivamente siamo ancora molto legati ai genitori, vogliamo esplorare nuovi territori senza mai separarci del tutto da loro. Vogliamo più autonomia, nel senso di poter esprimere il nostro pensiero o decidere come vestirci o con chi fare amicizia, ma contemporaneamente abbiamo ancora bisogno della guida degli adulti.
ALCUNI di noi, soprattutto le ragazze, scrivono nel loro diario i problemi che incontrano in questa fase di crescita spesso lamentandosi di quanto sia faticoso «uscire dal guscio»... ecco le parole di una nostra compagna di classe… Caro diario, ieri su Facebook una mia amica mi ha scritto le parole di una canzone che faceva così: «La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare...», appena ho letto queste parole ho pensato alla mia crescita, all’adolescenza e a quei momenti in cui ogni adolescente vorrebbe “volare”, cioè, vorrebbe essere più grande per poter essere libero di scegliere e di decidere della propria vita, almeno finché i genitori non coprono quelle ali con i soliti discorsi, del tipo: «stai attento o non allontanarti». I genitori, caro diario, sono loro il problema perché vorrebbero che i figli rimanessero sempre i loro piccoli angioletti, e quando provi ad essere più libero e più grande ti dicono: «Finché non hai 18 anni fai quello che dico io!!!». Quello che dicono loro non è sempre facile da affrontare, e siccome sono più grande mi danno responsabilità sempre più impegnative.
LA SFIDA ON LINE Leggi, vota e fai vincere questa pagina realizzata dai ragazzi della scuola Clicca su campionatodigiornalismo.lanazione.it
QUEST’ANNO a scuola abbiamo fatto una riflessione sui problemi dell’adolescenza analizzando, ad esempio, il nostro modo di vivere all’interno del gruppo classe. Molti di noi hanno detto che di fronte agli altri si sentono a volte giudicati. Può succedere che in una classe la maggioranza dei ragazzi pensi che una certa persona sia da escludere perché non è alla moda o ha capacità diverse dagli altri e da queste differenze nasce l’abitudine ad «etichettare» le persone. Etichettare qualcuno significa dargli un soprannome, giudicandolo sempre nello stesso modo anche se poi il suo comportamento cambia. In una lettura che abbiamo fatto, il protagonista dice che in ogni classe esiste «l’ invisibile Tabella del Punteggio», cioè una tabella che è presente nella mente di tutti e in cui vengono annotati i pregi e i difetti di ognuno. QUESTO fenomeno accade soprattutto quando diventiamo più grandi, nell’età della scuola media. All’asilo, infatti, non pensava-
TUTTI DIVERSI, TUTTI UGUALI Un gruppo di adolescenti impegnati in alcune attività all’interno di un oratorio di una parrocchia di provincia
mo a come i nostri compagni fossero brutti, belli, antipatici, simpatici o se si vestivano male, pensavamo solo a giocare o a divertirci. Alla scuola elementare abbiamo iniziato a notare i primi cambiamenti: abbiamo cominciato a escludere alcuni compagni, non invitandoli a casa o ai complean-
ni. Arrivati alla scuola media, questa tendenza a giudicare gli altri si afferma sempre di più, le cose spesso peggiorano e si possono verificare episodi di bullismo. I ragazzi prepotenti e aggressivi prendono di mira alcuni ragazzi più deboli prendendoli in giro per emarginarli dal gruppo. Alcuni ra-
gazzi si schierano dalla parte del bullo per paura, per non essere a loro volta aggrediti dai bulli. Anche per colpa di questi ragazzi chi viene preso in giro si sente a disagio, perché a dodici o a tredici anni non è facile stare bene a scuola come si immaginano gli adulti, che ripetono spesso ai figli che forse essere emarginato può essere un vantaggio, in quanto significa che non si ha nulla in comune con certi tipi prepotenti. Analizzando la figura del bullo, ci siamo resi conto che in realtà la persona debole è proprio lui perché ha bisogno di attirare continuamente l’attenzione degli altri per sentirsi importante. Questi comportamenti violenti derivano in parte dalla tv e dai videogiochi che influenzano il modo di pensare dei ragazzi, ma soprattutto quello dei bulli. Anche alcuni programmi televisivi possono influenzare i ragazzi: I reality come il Grande Fratello e altri programmi simili si fondano sull’eliminazione dei componenti meno popolari e sul meccanismo dell’esclusione dei propri compagni, non insegnano il valore dell’amicizia e della sincerità.
RIFLETTORI LE INSICUREZZE DEI RAGAZZI DI FRONTE ALLO SPECCHIO
Alt..! Adolescenza in corso..!
RISCHI DEL «MESTIERE» La vignetta realizzata dai ragazzi della IID Da Vinci
ALT..! Adolescenza in corso..! Le insicurezze degli adolescenti di fronte allo specchio. Abbiamo fatto un’inchiesta sui problemi dell’adolescenza e in particolare abbiamo analizzato i rapporti tra ragazze e ragazzi, il loro modo di vestirsi e di incontrarsi, le loro insicurezze sul loro aspetto fisico. Per questo abbiamo intervistato Matteo, un amico che rappresenta un po’ lo studente medio della nostra scuola. 1/ Quali sono i principali luoghi in cui ti incontri con gli altri? La piazza del paese, il bar del paese, l’oratorio, la biblioteca e a casa degli amici. 2/ Sei contento del tuo aspetto fisico? Non sempre perché a volte guardandomi allo specchio temo di essere troppo grasso o mi sembra di avere un naso non regolare. 3/ Ti poni il problema di controllare il tuo peso? In quanto ragazzo, dal momento che faccio sport non mi pongo più il problema del peso, ma ho delle compagne che si pesano continuamente cercando di stare a dieta. 4/ Che difficoltà incontri quando devi comunicare con
un ragazzo|a? Di fronte a una ragazza mi sento timido e imbarazzato e a volte provo anche paura perché non so cosa può pensare quella ragazza di me e temo di essere giudicato da lei. A volte non so cosa dire e cerco di fare battute per farla ridere. Oppure non trovo il coraggio di chiederle se vuole uscire perché ho paura che mi rifiuti. Ultimamente sono uscito con Paola e sono stato molto contento. 5/ A volte ti senti non accettato per il tuo aspetto fisico? In certi casi mi sento escluso dal gruppo per il mio aspetto fisico ma riesco a superare questa difficoltà cercando di essere simpatico. Penso che le persone mi debbano conoscere per come sono dentro e non per il mio aspetto fisico. 6/ Pensi che seguire la moda ti faccia apprezzare da gli altri? In certi casi mi vesto alla moda se devo uscire con una ragazza o devo andare a giro con gli amici(cinema, paese ….). 7/ Ti sei mai sentito inferiore rispetto ai modelli tv?. Certo, rispetto ai modelli televisivi mi sento inferiore.
LA REDAZIONE QUESTA pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dalla classe II D della scuola media Da Vinci: Alighieri Matteo Alvino Jessica Banchini Filippo Baronti Al-
berto Camerini Riccardo Caramelli Rebecca Carducci Noemi Costa Matteo D’Alessandra Luca Degl’Innocenti Silvia Giungato Gioele Jamea El Mahdi Loia Federico
Matteucci Gioele Morena Christian Roberto Federica Stefanelli Daniele Taddei Lisa Valori Silvia Valardi Cristopher. Insegnante-tutor Lemmi Antonella, dirigente scolastico Pietro Vicino.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Toniolo succursale II F Barbaricina
Essere famosi o non essere: questo è il problema? Vite in maschera sotto lo sguardo attento del pubblico IL COMMENTO
«Vip» Persone o cose? CI SONO persone che, per soldi, vanno a infilarsi nella vita privata delle star e pubblicano qualunque cosa le riguardi... Questi sono i paparazzi. Persone che a volte possono far crollare la carriera e la vita privata dei Vip. Per problemi legati al successo e ai paparazzi, alcuni «famosi» sono caduti in depressione, dipendenze, vita sbandata. Come la cantante Amy Winehouse, morta la scorsa estate a 28 anni dopo esperienze di anoressia, bulimia, droga e alcool; aveva dichiarato alla stampa inglese che i commenti che facevano sul suo peso erano stati la causa dei disturbi alimentari. Non ce l’ha fatta ad uscire dai suoi problemi, le sue esibizioni da ubriaca erano finite su video e rete. Anche Macaulay Culkin, dopo il successo di «Mamma, ho perso l’aereo», si è rovinato: il padre ha sperperato tutto il suo patrimonio, i genitori si sono contesi la sua custodia; ha avuto esperienze di alcool e droga. I VIP sono sotto gli occhi di tutti, rappresentano dei modelli; come le mode, condizionano il nostro modo di pensare e di agire: ci piacerebbe vedere molto di più sugli schermi e su Internet notizie di Vip che si danno da fare per aiutare gli altri, per vivere onestamente; questo aiuterebbe anche loro a dare più senso al successo! Un altro rischio per un Vip è allontanare i veri amici e circondarsi di persone in apparenza amiche ma che si rivelano poi interessate solo ai suoi soldi.
VERY important Person: personaggi del mondo dello spettacolo, campioni sportivi, ma anche semplicemente gente (famosa o meno) che partecipa a programmi televisivi per il divertimento degli spettatori. Già, gli spettatori: infatti un personaggio diventa famoso se noi lo guardiamo, ne parliamo, lo adoriamo... Quindi un Vip è tale anche per merito, o per colpa, di tutti noi. Potenzialmente lo spettatore ha un grande potere nei confronti dei personaggi pubblici, è lui a decidere chi sarà o non sarà famoso. Però è anche vero che i mezzi di informazione ci sparano nel cervello ciò che vogliono: dirette 24 ore su 24, pubblicità, interviste. IL SUCCESSO di un Vip può crescere o calare ma il potere dello spettatore è alla fine limitato. Abbiamo parlato di merito o colpa perché in effetti grazie al pubblico si può diventare famosi per... non aver fatto nulla: come i partecipanti del reality «Grande Fratello», che vivono nove mesi in una casa dotata di ogni genere di comfort e relax con altre perso-
curiosità ma anche cultura. Il successo appare come a una strada che qualcuno percorre con grande facilità, grazie alla bellezza o alla possibilità di entrare in contatto — in un modo o nell’altro — con chi «conta», mentre per altri è faticosa e richiede delle competenze e dei meriti.
LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA La strada per il successo: liscia per qualcuno, ripida per qualcun altro. E il merito? E poi il successo: da una parte soldi a palate, dall’altra il rischio dell’infelicità
ne (Siamo pronti a criticarlo, ma d’altra parte diversi di noi lo seguono!). Per non parlare di chi acquista notorietà grazie a tragedie o fatti di cronaca nera: i delitti di Sarah e di Yara, oltre a commuoverci e a farci provare rabbia e paura, sono stati riproposti in tv per settimane, con interviste, commenti sulle indagini e sui perso-
naggi; tutto questo non aiuta le famiglie delle vittime e offre a chi guarda la tv solo angoscia e una sorta di abitudine. Per fortuna c’è anche chi fa carriera grazie alle sue doti: pensiamo a vari sportivi, al comico Roberto Benigni, o a Piero Angela, che riesce a spiegare al grande pubblico argomenti complessi alimentando non solo
UN’ALTRA immagine del mondo dei Vip, secondo noi, è quella di una maschera, che da una parte sorride, perché ha ottenuto successo, soldi e riconoscimento da tutti, ma dall’altra è triste, perché sente che gli manca sempre qualcosa, quasi non ha più una vita normale, e non necessariamente ha raggiunto la felicità. La quantità di soldi che girano nel mondo dei Vip francamente a volte ci fa rabbia, anche se capiamo che questo fa parte di un «sistema». Crediamo che con i soldi e il successo si possa fare anche qualcosa di buono (beneficenza, sostegno a campagne con scopi umanitari...): essere Vip è una bella responsabilità... !
SPORTIVI E PERSONAGGI DELLO SPETTACOLO: LE STORIE DIVENTATE FAMOSE
Una miriade di vite sotto i riflettori
IL RISCHIO L’obiettivo di una fotocamera può trasformarsi in... frullatore, che «trita» i personaggi
CHI NON CONOSCE Fiorello? Il mattatore radiofonico e televisivo si è imposto con la sua simpatia in programmi seguitissimi dal 2000 fino al recente Il più grande spettacolo dopo il week-end, andato in onda lo scorso autunno e visto da oltre 10 milioni di persone. Al «fenomeno Fiorello» la Rai ha dedicato persino una puntata di La storia siamo noi. Altro Vip, dalla lunga carriera, è Roberto Benigni. Nato da famiglia contadina nel 1952, è da quarant’anni attore, comico, regista, personaggio televisivo e sceneggiatore, e, di recente interprete della Divina Commedia che ha portato in tour in Europa e America. Personaggio inizialmente scomodo e ribelle, ha sbeffeggiato personaggi pubblici, scandalizzato il pubblico prendendo in braccio seriosi uomini politici, baciando in diretta le conduttrici di Sanremo, rivolgendosi al papa in toscanac-
cio. Del 1997 è l’applauditissimo La vita è bella, suln tema dell’Olocausto, Oscar per il miglior film in lingua straniera, per il miglior attore protagonista e per la colonna sonora; lo criticano per il contrasto tra comicità e tragedia raccontata, ma Benigni, figlio di un ex-deportato, difenderà sempre la sua scelta. Federica Pellegrini, la più giovane atleta italiana a salire sul podio olimpico individuale, nasce a Mirano (Ve) nel 1988. A 16 ANNI partecipa alle Olimpiadi di Atene, dove vince l’argento nei 200 metri, prima atleta italiana a tornare sul podio dopo 32 anni. A Pechino nel 2008 vince l’oro, e sarà al primo posto sul podio nei 200 e nei 400 metri anche ai Campionati del Mondo del 2009 e del 2011, e agli Europei del 2008 e del 2010.
LA REDAZIONE Pagina realizzata dalla classe II F della scuola secondaria «Toniolo», sede succursale Barbaricina: Pietro Albanese, Megan Anastasi, Filippo Dell’osso, Chiara Di Sacco,
Jessika Domi, Cristina Ferraro, Leonardo Lascialfari, Luca Lippolis, Giulio Metushi, Luca Mirigliani, Leonardo Nacci, Natalia Nikolli, Alessandro Nocent, Alice Orsini, Sara
Pistolozzi, Andrea Schlechtleitner, Alice Spera, Elisa Stasi, Gabriele Toni, Luigi Traino. Insegnante tutor: Teresa Bonaccorsi. Dirigente scolastico: Andrea Serani.
LA SFIDA ON LINE Leggi, vota e fai vincere questa pagina realizzata dai ragazzi della scuola Clicca su campionatodigiornalismo.lanazione.it
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
9
••
Istituto Comprensivo
Carducci III D Santa Maria a Monte
La dipendenza che distrugge L’aiuto bugiardo di droghe, alcool e tabacco INTERVISTE
Uno sportello per non essere soli ATTIVATO a Santa Maria a Monte uno sportello «informagiovani» per aiutare chi ha tra 15 e 35 anni. Dalle interviste ai ragazzi del nostro comune abbiamo riscontrato l’uso di sostanze dannose alla salute e un crescente disagio sociale. Silvia Memmini, assessore alle politiche giovanili di Santa Maria a Monte, presenta gli interventi dell’amministrazione: «Abbiamo messo a disposizione uno sportello con un operatore che due volte alla settimana risponde alle richieste di aiuto dei ragazzi». L’operatore, cercando di superare le timidezze dei giovani, li ascolta e tenta di dare consigli utili, per evitare le dipendenze, facendo leva sui servizi del territorio, e informandoli sulle possibilità di impiego lavorativo. «CERCHIAMO di favorire una crescita equilibrata dei ragazzi — spiega l’assessore —. Il comune ha il compito di mantenere i rapporti con gli enti sanitari, sensibilizzando alla conoscenza dei pericoli ai quali si può andare incontro con l’assunzione delle droghe». L’assessore Memmini intende anche proporre al dirigente scolastico una giornata di approfondimento per gli studenti che frequentano le classi terze. Un appuntamento per riflettere sulle cause che comportano l’uso eccessivo di sostanze che danno dipendenza. «Pensiamo a un colloquio con operatori specializzati —conclude l’assessore —. La giornata servirà a far ragionare gli studenti su tutti i problemi legati alla droga».
LA SFIDA ON LINE Leggi, vota e fai vincere questa pagina realizzata dai ragazzi della scuola Clicca su campionatodigiornalismo.lanazione.it
DALL’EUFORIA delle prime dosi all’abisso della dipendenza. I giovani di oggi sono più informati, rispetto al passato, riguardo alle possibili conseguenze negative dell’assunzione di alcool, droga, e nicotina. Purtroppo nonostante la maggiore consapevolezza, continuano a rappresentare una popolazione ancora ad alto rischio. La droga risulta essere assunta da una quantità sempre maggiore di giovani che spesso non sono sufficientemente consci di quanto possa essere dannosa per la propria integrità psico-fisica. La droga esercita infatti un’azione distruttiva sia sull’organismo che sul sistema nervoso e per questo motivo essa rappresenta un vero e proprio attentato alla vita. All’inizio l’assunzione di stupefacenti provoca piacere, benessere, energia, resistenza alla fatica e lucidità. Effetti che durano solo poche ore e che con il loro esaurirsi lasciano il posto a depressione, ansia e spossatezza. L’uso protratto di droghe determina invece instabilità dell’umore, apatia e passività, deficit cognitivi, possibili alterazioni delle funzioni sessuali e depressio-
crescente di nicotina per raggiungere gli effetti provati con dosi inferiori.
ne del sistema immunitario, senza parlare degli esiti negativi sul feto se presa da donne incinta. UN ALTRO dei pericoli che può portare alla morte è l’eccessivo uso del tabacco. Alcuni ricercatori hanno realizzato uno studio approfondito sulla nicotina da cui emerge che essa è in grado di
espandere temporaneamente la memoria, l’umore e la velocità di riflessi, ma genera anche una dipendenza chimica molto elevata. La mente ed il fisico si abituano progressivamente ed inesorabilmente a certe quantità di nicotina e a causa di questo meccanismo che viene detto “assuefazione”, il fumatore avverte una necessità
UN ULTERIORE rischio che può compromettere, oltre alle relazioni interpersonali, la vita stessa è l’alcool. Recentemente le persone, soprattutto i giovani, bevono meno vino, preferendo birra e superalcolici. A causa della globalizzazione, che omologa i comportamenti, non si beve più al bar o nelle taverne, ma nei pub o in discoteca come nel Nord Europa. Possiamo quindi affermare che ultimamente si siano venuti a creare due modelli «del bere»: un modello equilibrato, legato a un consumo moderato di alcolici e alla cultura dello stare assieme per godere della compagnia degli amici, e un modello distruttivo, che cerca nel consumo di vino, birra e superalcolici il modo per allontanare le difficoltà personali che vengono dalle richieste di una società sempre più competitiva e che non lascia spazio alle debolezze individuali.
GLI STUPEFACENTI E I GIOVANI IN CERCA DI CERTEZZE
L’adolescenza, un’età a rischio LA PAROLA «droga» è una definizione ormai conosciuta da tutti, deriva dall’olandese «droog» e significa «secco». Un tempo era usata per indicare quelle sostanze che, nel 500, venivano essiccate e poi trasportate in barili dalle Indie Olandesi all’Europa. Oggi il termine droga indica sia le spezie che si acquistano nelle drogherie, sia i farmaci e le sostanze illegali quali la cannabis, l’eroina, la cocaina e simili. Per alcuni osservatori i giovani cominciano a fare uso di spinelli e acidi tra i 14 e i 16 anni ed è difficile che inizino a «bucarsi» dopo i 20 anni quando la personalità è già formata. I motivi per cui gli adolescenti si drogano possono essere individuali come curiosità, noia, solitudine, imitazione, desiderio di provare sensazioni nuove o dimostrare di essere forti; familiari come carenze affetti-
ve e comunicative con la famiglia, ribellione ai valori trasmessi, reazione alla mancanza fisica di uno o di entrambi i genitori; sociali come mancanza di interessi, ma, soprattutto, bisogno di appartenenza ad un gruppo. L’adolescenza è una fase turbolenta, instabile, discontinua, in cui ci si critica, ci si trova persi, si ha bisogno di costruirsi un’identità che non è ancora ben definita, il modo per risolvere questa conflittualità interiore, però, non si trova nelle droghe o, ancora, nell’alcool. UN’ALTRA dipendenza molto diffusa tra i giovani è quella di fare uso di sigarette: il 13% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni fumano 10 sigarette al giorno. Il fumo provoca enfisema, asma e malattie cardiovascolari e sarebbe utile che anche sul tabagismo ci fosse più prevenzione.
LA REDAZIONE La 3ªD della Media dell’Istituto Comprensivo Carducci di S. Maria a Monte: Domenico Agrizzi, Alessandro Banti, Aurora Barsotti, Carola Calabrò, Simona Capasso, Alessia Coppola, Alessio Di Vito, Claudio
Elezi, Federico Ganci, Giulio Giannessi, Gianluca Gorini, Jaspreet Kaur, Samuele Martini, Diletta Melai, Giulia Melani, Chiara Montagnani, Chiara Montanelli, Benedetta Mordenti, Edoardo Nencetti, Michel-
le Pellerito, Denise Saccotelli, Giulia Salvadori, Giacomo Sarandria, Jessica Stagi, Serena Trevisan, Andrea Zitola, Giacomo Zolfanelli. Insegnante tutor: Monica Calugi. Dirigente scolastico: Fabrizio Nieri.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Carducci III B Santa Maria a Monte
Noi, generazione di sognatori I sogni aiutano a vivere, o la vita aiuta a sognare? GLI INTERVENTI
Un aiuto prezioso nella decisione NELLA SCELTA della scuola superiore, alcune persone ci sono state di aiuto; La prima è la nostra professoressa Marconi, responsabile dell’orientamento, che ci ha fatto capire in base a cosa i ragazzi di oggi scelgono la scuola superiore: «Alcuni scelgono in base alle amicizie, oppure in base a quello che vogliono i genitori, ma ogni ragazzo dovrebbe avere il diritto di seguire i propri sogni». IL SIGNOR Franco Di Corcia è un’altra persona che ci ha dato dei consigli facendoci vedere il film «Billy Elliot», «è bene che ogni persona abbia sempre davanti a sé il suo “super obiettivo». L’ultima persona che ci ha aiutato in questo momento di “crisi” è stata la dottoressa Giaroli Federica; ci ha consigliato di non chiuderci in se stessi e avere il coraggio di prendere decisioni. Per scegliere il proprio percorso, la maggior parte dei ragazzi tiene conto soprattutto delle offerte che il mercato offre, e una piccola parte segue le proprie aspirazioni. Queste persone sono solo una piccola parte delle persone che ci stanno a fianco in questi momenti di scelta, ci hanno anche detto che se un ragazzo ha un sogno nel cassetto, se si impegna può arrivare alla mèta. «I sogni non spariscono mai, restano rinchiusi in quel cassetto finché noi non ci decidiamo a rendere quel sogno realtà; non smettere mai di sognare».
«NOI, ragazzi di oggi noi, con tutto il mondo davanti a noi, viviamo nel sogno di poi, noi siamo diversi ma tutti uguali». Siamo ragazzi che ancora stanno cercando un posto nel mondo, che ancora non sanno cosa fare della loro vita. Idee che vanno, idee che vengono, la nostra è una scelta difficile, ma nonostante i mille pensieri e parole che si affollano nella nostra testa, siamo noi gli unici a poter, dover decidere del nostro futuro. E a una banale domanda come: «Tu cosa farai da grande?» saremo soliti rispondere che da grandi faremo semplicemente i grandi. Quelli che prenderanno le loro decisioni dando ascolto a tutti e a nessuno. Forse ci stiamo facendo troppe domande, o forse abbiamo solo paura di fare la scelta sbagliata. UNA BAMBINA sogna di diventare una principessa e di vivere nel suo castello, un bambino di diventare un famoso calciatore e di giocare in un campo che senta suo, un anziano sogna di rivivere la sua vita passata, la sua gioven-
CREATIVI Gli alunni della IIIB, scuola Carducci, e i loro sogni
tù, ricordarsi che tutto è stato utile per rendergli la vita una sogno. Leopardi in una delle sue poesia dice: «Quando la sua giovinezza sarà irrimediabilmente finita, potrà solo rimpiangere ciò che non ha fatto e pentirsi di come ha vissuto», mentre John Barrymore (attore teatrale e cinematografico) di-
ce che un uomo diventa vecchio quando i suoi rimpianti prendono il posto dei suoi sogni. Noi, ragazzi di soli tredici anni, diciamo invece che i sogni aiutano a vivere, noi abbiamo un cuore ma i sogni non hanno né testa né piedi, ma guarda caso i sogni ci aiutano, vengono inseguiti per poi essere
acchiappati e scoprire realmente cosa sono. Questo è quello che pensa un sognatore, perché quando si sogna siamo isolati dal mondo, impegnati a scoprire se è realtà o solo una nostra fantasia. Ragazzi troppo cresciuti per aver voglia di rincorrere un sogno irrealizzabile, un sogno forse impossibile da seguire e portare ad un fine. Immedesimarci in desideri troppo grandi per ragazzi della nostra età, troppo piccoli per avere speranze che poi si rivelano solo stupide illusioni. Che i sogni esistano o meno non lo decidiamo noi, anche se, eccoci qua, i veri protagonisti. Forse sognare è frutto della nostra immaginazione creativa che oltre i limiti ci fa desiderare quello che immaginiamo, quello che è sempre stato nei nostri piani, o forse semplicemente illusioni cresciute e coltivate, che si sono infine trasformate in sogni. Che la nostra vita sia breve o lunga non ha importanza, non dobbiamo mai perdere la speranza di realizzare i nostri desideri. «Noi siamo quello che può succedere, noi siamo quelli in cui tu puoi credere».
I DUBBI SEGUIAMO DAVVERO I NOSTRI OBIETTIVI? GUARDARE AVANTI E NON MOLLARE MAI
Adolescenti in crisi per una scelta difficile
VOLARE ALTO I sogni visti dai ragazzi
OGNI MATTINA, nella savana, una gazzella si alza e inizia a correre, perché sa che potrebbe diventare la colazione di un predatore. Ogni mattina, nella savana, un leone sa che deve correre per continuare a vivere; nella savana non importa che tu sia leone o gazzella, è l’ istinto che ti guida....ma noi ragazzi di oggi ci fasciamo troppo la testa su cosa fare da grandi, invece di pensare a cosa vorremmo fare alle superiori e a seguire per prima cosa, i nostri sogni .In questo periodo stiamo passando un momento molto difficile perché dobbiamo decidere cosa vogliamo fare per il nostro futuro. Molti ragazzi scelgono una scuola per gli sbocchi lavorativi che essa offre anche se non risponde alle loro aspirazioni invece dovrebbero scegliere secondo le proprie passioni. Qualcunovorrebbe fare il
calciatore, altri invece geometri, ragionieri, ma comunque dobbiamo seguire le nostre passioni con dedizione e voglia di andare avanti nonostante ci siano molti ostacoli. Alcuni di essi possono sembrare insormontabili all’apparenza ma dobbiamo lottare con tutte le nostre forze se vogliamo superarlie andare avanti!!!! UNO degli ostacoli nella vita di un teenager può essere la famiglia, che, ad esempio, può condizionarci sulla scelta della scuola allontanandoci da quello che vorremmo realmente fare. Voi avete già raggiunto i vostri obiettivi? Ci sentiamo di darvi un consiglio. Se avete un sogno nel cassetto cercate di realizzarlo in tutti i modi possibili e non arrendetevi mai.
LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dalla IIIB: Andrea Abbondandolo, Barneschi Federico, Battini Alessio, Biondi Martina, Bolog Andrea Beatrice, Calloni Andrea, Calloni Filippo, Castellani Lorenzo, Cataneo Mirko,
Cipriano Luca, Dervishi Simona, Falorni Gabriele, Fisoni Riccardo, Gaggioli Giulia, Giermanski Pawel, Granchi Alice, Montagnani Enrico, Mustardino Margherita, Novelli Jacopo, Paternesi Laura, Peccerilli
Noemi, Perrotti Alessia, Rossi Elisabetta, Scialdone Stella, Su Liwei, Terranova Giuliana Belen, Valenza Daiana, Vivaldi Gabriele. Insegnante tutor: Alessia Vincenti. Dirigente scolastico: Fabrizio Nieri.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2012
9
Media Toniolo
succ. II E Pisa
Superstizione o verità: ci sarà il 2013? La profezia Maya: c’è chi cerca rifugi, noi cerchiamo di capire DA PIÙ di un anno “gira voce” che a dicembre del 2012 il mondo finirà. Sono state proposte da trasmissioni televisive e siti internet varie ipotesi di distruzione: si va dallo scontro con un pianeta sconosciuto, Nibiru, o con un asteroide, a una guerra nucleare, o a un esperimento prodotto in un acceleratore di particelle; oppure l’inversione dei poli magnetici, o la nascita di una super-intelligenza artificiale con intenti distruttivi. Di tutte queste ipotesi non si hanno indizi scientifici. La fine del mondo nel 2012– si dice – è prevista da una profezia dei Maya. Che però non specifica cosa accadrà, ma solo che finirà un ciclo positivo. I Maya avevano conoscenze astronomiche avanzate, su cui basavano la religione e vari aspetti della loro civiltà. Persino nel gioco della pelota, il campo rappresentava il cosmo e la palla la corsa del sole. Avevano individuato la durata dell’anno solare e scoperto che il sistema solare intero si muove, ipotizzando che ciò avvenisse secondo cicli molto lunghi: il ciclo attuale, iniziato nel 3114 a. C.,
MONDO Fra tante paure la soluzione è incontrarsi, darsi una mano
finirebbe nel dicembre 2012. Abbiamo realizzato un sondaggio nel quartiere intervistando 490 persone. ALLA DOMANDA «Crede che secondo la profezia Maya quest’anno finirà il mondo?» abbiamo ottenuto 98 sì e 392 no: cir-
ca una persona su cinque crede a questa ipotesi, ma va considerato che tra i ragazzi di 11-17 anni i sì sono il 35%, mentre tra gli adulti solo il 18%. Il dato ci sembra comunque abbastanza alto. Ci chiediamo: da dove nasce la disponibilità a credere a una profezia vecchia di millenni? Forse dalla pau-
ra? Il futuro non appare positivo, per molti. Secondo un sondaggio della Commissione europea (Eurobarometro), nel 2011 il 51% degli italiani pensa che la situazione economica e dell’occupazione del paese sia molto negativa e il 40% che lo sia abbastanza; opinioni simili per l’economia europea e mondiale; l’occupazione migliorerà solo per il 21%, mentre quasi la metà (46%) pensa che peggiorerà; i problemi più gravi per gli italiani sono la situazione economica (61%), l’aumento dei prezzi (29%), la disoccupazione (47%), le tasse (14%); meno del 5% indica come problemi la sicurezza, la criminalità, la salute, l’istruzione, l’immigrazione, il terrorismo. Nel 2009 il 37% non faceva progetti neanche a breve termine a causa della crisi. Anche i problemi ambientali preoccupano gli italiani: cattiva gestione dei rifiuti, interessi della criminalità organizzata nel settore dell’ambiente... Forse conviene darsi da fare per capire e risolvere questi problemi e queste paure, più che farsi prendere da una vaga profezia.
L’ESPERTO PAROLA AL PROFESSOR MAURO ROSI, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA
La conoscenza in risposta alla paura
DISASTRO La libertà e la civiltà travolte da uno tsunami
CREDE all’imminente fine del mondo? Una grande scienziata, Marie Curie, ha detto: «Della vita non bisogna temere nulla, bisogna solo capire»: una frase adatta a rispondere a chi fa leva sulle paure dell’uomo. Non credo che un calendario Maya abbia alcuna influenza sul futuro della terra. Disastri naturali o climatici potrebbero portare alla fine della vita? La Terra si è formata quasi 5 mld di anni fa, nella sua lunghissima storia ha subito molte trasformazioni che l’hanno portata ad essere un pianeta in cui si è sviluppata la vita. Ci sono stati molti eventi che hanno portato all’estinzione di varie specie viventi. L’impatto con un grosso meteorite potrebbe essere causa dell’estinzione dei dinosauri e di moltissime specie circa 65 milioni di anni fa. Per fortuna si stima che possa avvenirne uno solo ogni 100 milioni di anni! Ci sono stati frequenti cambiamenti
climatici: l’ultima Era Glaciale è terminata solo 13mila anni fa. Il problema di quelli attuali è la velocità: al ritmo attuale di riscaldamento, il livello del mare salirà di almeno 1m entro il 2100! E L’INQUINAMENTO? E’ una causa importante di perturbazioni del “sistema Terra”: uso di fertilizzanti, immissione nell’atmosfera di CO2, metano ed altri gas ad effetto serra, riduzione della biodiversità. Problemi globali da affrontare su scala globale attraverso organismi mondiali, come nel caso della proibizione, imposta a tutti i paesi, dell’uso dei gas CFC responsabili del “buco dell’ozono”. Possiamo sperare di risolvere con la scienza alcuni grandi problemi, ma senza pensare di essere onnipotenti. In ogni caso, come usare le scoperte dipende sempre dagli uomini.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dalla classe II E, secondaria di I grado “G. Toniolo”- sede succursale di Barbaricina: Antonio Adelsburg, Lorenzo Canale, Francesco Cecchi,
Marco Chiarelli, Francesca Fragetti. Lorenzo Franco, Angela Fratianna, Gabriele Garcea, Aki Gargiulo, Nicol Gizzi, Alessandro Grisolia, Saber Hannachi, Andrea Impagnatiello, Giada Orsolini, Alessia Salva-
torini, Denise Santacroce, Alessandra Sodini, Simone Tonarelli, Umberto Vitali, Elio Zhupa. Insegnante tutor: Teresa Bonaccorsi. Dirigente scolastico: Andrea Serani.
LA STORIA
Non solo Maya Oracoli falliti e pregiudizi IN MOLTI altri momenti gli uomini hanno ipotizzato la fine del mondo; nel 992 l’aveva prevista Bernardo di Turingia; secondo i vangeli apocrifi doveva essere nel 999, mille anni dopo la nascita di Cristo; nel 1533 fu calcolata dal matematico tedesco Stifelius; saltiamo al secolo scorso, tralasciando altre decine di date previste; secondo Nostradamus, la fine del mondo sarebbe stata nel 1999, mentre il 2000 era l’anno del Millennium Bug, una falla che se non sistemata avrebbe riportato la tecnologia al 1900. Per il 2036 è prevista, il giorno di Pasqua, la caduta sulla terra dell’asteroide Apophis. Ci sono molte altre profezie sulla fine del mondo da qui al 4000! Pensare che simili profezie possano condizionarci è un atteggiamento superstizioso, come associare eventi negativi a un gatto nero o a uno specchio rotto. C’È UNA SPIEGAZIONE alla base di queste credenze, ma non significa che abbiano valore. Che rompere uno specchio causi sette anni di guai deriva dal fatto che, essendo costoso, per ricomprarlo occorrevano sette anni di lavoro. Un’altra spiegazione è che per i Romani lo specchio, catturando un soffio d’anima alla persona che lo usava, una volta rotto avrebbe guastato la sua anima. In passato quando un gatto nero attraversava la strada di notte, i cavalli spaventati dai suoi occhi nel buio si imbizzarrivano e provocavano un incidente. Il gatto, poi, viene associato alle streghe.
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Pascoli IIIC Cascina
Due vite : unico tragico destino Ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a venti anni dalla morte RIFLESSIONI
L’omertà un nemico da sconfiggere IL TERMINE: omertà, sta ad indicare l’atteggiamento di silenzio attuato per non denunciare reati più o meno gravi di cui si viene a conoscenza. Ciò, sia per evitare il coinvolgimento delle indagini di carabinieri, polizia e magistratura e sia per timore delle ritorsioni da parte delle organizzazioni malavitose. Questo, però, comporta, anche se non sempre, un sentimento di solidarietà verso gli atti criminali. In misura maggiore, però, determina una sicura responsabilità negli insuccessi delle forze dello Stato nell’azione di repressione. Sicuramente, l’omertà è l’ostacolo più difficile da rimuovere nella lotta contro le mafie. E’ sicuramente facile parlare di trovare il coraggio della denuncia; più complesso e pericoloso è dover difendere quotidianamente l’incolumità propria, quella dei familiari ed, infine, quella dei propri beni. IL TIMORE è quello di non essere abbastanza protetti e difesi. Per abbattere completamente questo nemico della legalità: l’omertà, bisogna che lo Stato dimostri una presenza più costante e responsabile in quelle regioni dove il fenomeno mafioso è più esteso e più radicato. In sostanza, lo Stato deve guadagnarsi la fiducia nelle istituzioni attraverso un’opera incisiva e sistematica, volta ad attuare il miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro, d’istruzione, di formazione con particolare riguardo per le giovani generazioni.
IL GIORNO 23 maggio 1992, Giovanni Falcone, magistrato siciliano viene ucciso dalla mafia mentre, arrivato in aereo da Roma per il fine settimana, percorreva l’autostrada che doveva portarlo dall’aeroporto di Punta Raisi alla città di Palermo. Con lui rimangono uccisi, oltre alla moglie Francesca Morvillo, tre agenti di scorta: Vito Schifano, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Precisamente, alle ore 17.58, scoppia una carica di tritolo di 5 quintali che, nascosta in una galleria scavata sotto la strada, investe le auto su cui si trovavano gli agenti di scorta, il giudice e la giovane moglie. A premere il detonatore del telecomando - verrà ricostruito in seguito dagli inquirenti - è Giovanni Brusca, sicario del famoso boss: Totò Riina. Circa due mesi dopo, esattamente il 19 luglio 1992, viene ucciso un altro magistrato siciliano, amico e collaboratore di Falcone: Paolo Borsellino mentre, dopo aver pranzato con moglie e figli, si reca, insieme alla sua scorta in via Mariano D’Amelio per far visita a sua madre. Questa volta, a scoppiare, è una 126
LA COPPIA DELLA GIUSTIZIA I due magistrati Falcone e Borsellino interpretati dalla penna degli studenti della IIIC Pascoli di Cascina
imbottita di 100 kg. di tritolo, parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre del magistrato. Con lui muoiono anche i 4 agenti di scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Casina e Claudio Traina. MOLTE sono le ombre che pesano tuttora sui mandanti ed esecu-
tori dell’assassinio. Quel che è certo è che la bomba venne radiocomandata a distanza. Mandante di questo omicidio è sempre lo stesso boss: Totò Riina. Ambedue i magistrati hanno segnato un passo importante nella lotta contro la mafia, lavorando e collaborando insieme nella Procura di Palermo, a partire dagli anni ‘80 nel co-
siddetto “pool antimafia” sotto la direzione di Rocco Chinnici , un altro magistrato anche lui vittima delle organizzazioni mafiose. Chinnici fu ucciso, davanti alla sua abitazione di Palermo, il 29 luglio 1983. Le indagini condotte dai due magistrati, seguendo il movimento di danaro, frutto delle attività illecite, portarono a smascherare la gigantesca organizzazione di “Cosa Nostra” e ad istruire il famoso maxiprocesso di Palermo, dove, per la prima volta, la Giustizia inchiodò la mafia con 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare. Il processo, conclusosi il 16 novembre 1987, segnò un grande successo per il pool antimafia, l’organismo costituito da magistrati che si occupano esclusivamente di processi mafiosi. A concludere questo breve ricordo si aggiunge una frase di Giovanni Falcone: «La mafia non è affatto invincibile. E’un fatto umano e, come tutti i fatti umani, ha un inizio e avrà anche una fine».
OMERTA’ IL VOLTO NUOVO DELLE ORGANIZZAZIONI MALAVITOSE: UNA MINACCIA PER LA SALUTE
L’ecomafia è un pericolo per l’ambiente IL TERMINE «ecomafia» è stato utilizzato, per la prima volta, da Legambiente, per indicare le attività illegali gestite dalla malavita organizzata, quando queste procurano danni all’ambiente. Le regioni dove si compie il maggior numero di reati ambientali sono: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, le stesse in cui sono attive le principali organizzazioni mafiose italiane. L’ecomafia si occupa di attività di vario tipo: abusivismo edilizio su larga scala, escavazione abusiva, allevamento di animali da combattimento, smaltimento illegale di rifiuti, Proprio quest’ultimo si è rivelato un’attività molto redditizia. NON VEDO, NON SENTO, NON PARLO L’omertà vista dai banchi di scuola
IL NORD Italia è noto per essere territorio di transito dei rifiuti tossici provenienti dall’Europa e destinati all’Africa. Il meridione d’Italia è la regione
dove vengono smaltiti illegalmente i rifiuti che partono dalla Puglia diretti verso la Campania e la Calabria. Lì, vengono sotterrati in cave abusive oppure sono abbandonati nelle campagne e ai margini delle strade. Successivamente, vengono incendiati e i roghi diffondono diossina nell’atmosfera e nelle terre circostanti, provocando un tipo di inquinamento molto pericoloso. Il fenomeno è in crescita ed interessa attualmente una vasta area della provincia di Napoli e di Caserta. Proprio in questa zona è stato riscontrato un forte aumento della mortalità per cancro. Il fenomeno si va estendendo al campo delle energie e delle fonti rinnovabili, perché le organizzazioni mafiose sono come un polipo dai mille tentacoli che afferra e non si lascia sfuggire alcuna occasione di enormi, facili ed immeritati guadagni.
LA REDAZIONE Questa pagina è stata realizzata dalla III C della media “G. Pascoli” dell’Istituto Comprensivo “G. Falcone” di Cascina: Alessi Carmine, Benazzi Kaoutar, Bernardini Matteo,Bertini Federica,Buselli Martina,
Castronovo Noemi, Cioni Chinnu Monica, Dbiri Abdelilair, De Angeli Chiara, Di Lupo Federica, El Assri Hossein, Hamzaoui Othmane, Ledesma Federico, Lucchese Alessandro, Massella Lia, Messinese Ginevra,
Monti Francesca, Prosperi Noemi, Raffaelli Matteo, Ricco Francesco Pio, Scatena Luca, Szanto Simone, Tiozzo Giulia, Zanobetti Francesca. Docente tutor: Anna De Cillis. Dirigente scolastico: Leonardo Stano.
#!-0)/.!4/ ')/2.!,)3-/
-!24%$º &%""2!)/
rr
BRd^[P \TSXP
3P EX]RX 8882
2PbcT[UaP]R^ SX B^cc^
B^V]PaT PS ^RRWX P_TacX) d]P ]TRTbbXcÇ.
5X] SP _XRR^[X dcX[XiiXP\^ `dTbc^ \Tc^S^ _Ta bRPaXRPaT [T cT]bX^]X ST[[P VX^a]PcP 8; ?D=C>
AXbR^_aXP\^ X[ eP[^aT ST[[T Pb_XaPiX^]X -- " ÌiÀâ> i` > V Ã > ` ÛÕÌ V i Ì>Ài i > ÃVi Ì> `i > -VÕ > -Õ «iÀ Ài° «À «À V Ã > >VV ÀÌ V i µÕ>Ã iÃÃÕ ` >ÛiÛ> i `ii V > Ài ÃÕ V Ã> >ÛÀi Û ÕÌ v>Ài i ÃÌÀ i` >Ì vÕÌÕÀ \ À ÕÃV Û> >` >} >ÀV >`Õ Ì ] V «iÀV ÀÃ ` ÃÌÕ` V « iÌ> Ì i V Õ ÃÌÀ >Û À °
à > «À viÃà ÀiÃÃ> ` Ì> > V > V iÃÌ ` À V À `>Ài V Ã> à } >Û> ` v>Ài `> « VV \ ½ L iÌÌ Û iÀ> µÕi ` ÃÕÃV Ì>Ài > V Ã> «iÛ iââ> `i ÃÌÀ à } i ÃÌ >Ài µÕi « ââ V ` >ÕÌ ÃÌ > V i L>ÃÌ> «iÀ >ÛiÀ Û } > ` Ài> ââ>À ° Ãi Ì Àà Ài> ââ>Ì > ÃÕ> Û Ì>° " ºÀ>VV Ì » ÃÌÀ à } i >LL > ÃV «iÀ Ì V i Ãi `> L> L iÀ> > v> Ì>à > > v>À >] « Ù `i i Û Ìi] `> «>`À >] >` iÃVi Ì >LL > À ÃV ÌÀ>Ì « Ù V VÀiÌiââ>\ «>À ÀÕVV iÀ>] V ÀÕÀ} « >ÃÌ V ] «Ã V }>] iVV> V ] µÕiÃÌ > VÕ `i ÃÌÀ à } ° «>Ãà ÃÕVViÃÃ Û m ÃÌ> Ì µÕi ` Ûi`iÀi Ãi] V «À à i}Õ `i} > ] à } « ÌiÃÃiÀ ` Ûi Ài Ài> ÌD°
"- ÌÀ> Ìi > VÕ i ÌiÀ Û ÃÌi V i V à > v>ÌÌ ½Õ ½> ÌÀ>] >ÃV Ì> ` i À ë ÃÌi] >LL > ÃV «iÀÌ V i] > V i Ãi « V à À ÕÃV Ì > Ài> ââ>À ] V >ÃVÕ >Ûi Û> >ÛÕÌ «À «À à } «iÀV j] V½m ÃÌ>Ì `iÌÌ ] > Û Ì> Ãi â> à } > Ã>« Ài°
1" ÌÌi i à } `½ À ] m > vÀ>Ãi > ÀiÛ i V VÕ > > > à V }i`> `> ÃÕ « VV ° à } i ÌÀ> V à > v>À «>ÀÌi `i L> }>} Õ > V i µÕ> V Ã> ` >ÛÛiÀÌ Ì «À v `> i Ìi V i « Ã Ì Û ] V ÌÀ>«« à â i > ½ VÕL ] «iÀ VÕ ] VÀiÃVi ` ] Ài i} > « Ù Ã > i Ì `i à ] > V V > > à } >Ài > V i `> ÃÛi} i V >««>Ài o ` Vi >ÕvÀ>}>À µÕi ÃÌ >À \ > v> Ì>à > «Ài `i à «À>ÛÛi Ì ÃÕ > Ài> ÌD i à } >` VV >«iÀÌ > ÕÌ> > `>Ài Õ > Û Ã i } Ài `i > «À «À > Û Ì>° - } >Ài > ÌÕÌÌi i iÌD] > ëiV > i Ìi i ½i« V> `i > VÀiÃV Ì>] m « ÀÌ> Ìi° i ½ v> â > « Ù `i i Û Ìi Ì> à } À }Õ>À`> V Ãi « Ãà L `> À>}} Õ }iÀi] V i ÌÀ>Ãv À >Àà i} iÀ `i V>ÀÌ Ã] `i i v >Li `i vÕ iÌÌ °
" Õ >ÌÌ ÌÀ> Õ Ì>Ì v>Ì i 7 Ý À>} >> ] «À V «iÃÃi Õ >} v V V>ÃÌi * i ] i} } >`À> L> iÀ > i /i ° i «À à i}Õ `i} > à } >` VV >«iÀÌ Ã ` v V> `ià `iÀ V i i > Û Ì> Ài> i Ã
V V Ì Û> «À «À Ã } m `iÃÌ > Ì >` >ÛiÀi ÃÕVViÃÃ i > Û Ì>] ` Ûi «iÀ ÃÕVViÃÃ Ã Ìi `i ÃÛ }i Ài Õ >Û À V i « >Vi°
#/3! &!2/ $! '2!. $% 3ECONDO DEGLI STUDI
SOLO CHI COLTIVA SOGNI HA SUCCESSO NELLA VITA %CCO COME VEDONO L ARGO MENTO I RAGAZZI
` vv V i Ìi À>}} Õ } L ] > « Ù « Ãà L \ À> V ÌÀ>Ãv À > V> V >Ì À v> à V i > `> ÃÌ>` Û Ã L ] V> Ì> Ì V ÃV ÕÌ V i v À > >ÕÌ }À>v >ÌÌ À Ã> >Ì `> i v> ð *iÀV ÀÀi ` > Û Ì> ` Àiâ i `i ½>` iÃVi â> >ÛÛ i i Õ Õ ÌiÀ Ài «>ÃÃ>}} \ Ì À Õ V > > «À «À à } ] > ÌÀ
À i >L À> «À v `> i Ìi i` ià à ` Ûi Ì> Ì « Ù >`iÀi Ì > > Ài> ÌDÆ V Ûi` > V i >ÛÛ V> Ì ] V ÀÕÀ} ] }i} iÀ ] VÕ V iVV> V ] > V Õ µÕi ` }À> `i Û> Ài° ½ µÕiÃÌ i Ì VÕ Ã m V Û Ì `i v>ÌÌ V i Ãi ià ÃÌ Ã } ` ÛÀ> «ÕÀ ià ÃÌiÀi i À v À i ` >ÌÌÕ>â i° -iV ` ÃÌÕ` ` VÕ i Ì>Ì ] Ã
+1 -/ >ÌÌ Û ÌD] V i Ãi LÀ> V à >À} > i] µÕ>à } V Ã>] Ài > ÌD m Õ > à ÀÌ> ` Û> Û > ` ÃV>À V \ `i` V> ` V > µÕiÃÌ> «iÀ>â i i Ì> i] À ÕÃV > >` > i}}i À Ài i Ìi à À ÕÃVi ` V à >` iÃÃiÀi « Ù À >ÃÃ>Ì ] « Ù Àià ÃÌi Ì > i «ÀiÃà > VÕ > Û Ì> µÕ Ì ` > > V à ÌÌ « i > µÕ> à >à iÌD] « Ù ` «i `i Ì i `iÌiÀ >Ì ° à } à > V «iÀ iÌÌi ` v>Ài «À }iÌÌ i ` «ÀiÛi`iÀ i i V Ãi }Õi âi i µÕiÃÌ «À iÌÌ>ÀV i vÕ ÌÕÀ ] Õ > Ài> ÌD ` ÛiÀÃ> i } Ài] V LiÀ> `i i v Õi âi i }>Ì Ûi `i «ÀiÃi Ìi° à } >` V V >«iÀÌ `iÛ µÕ ` iÃÃi Ài V à `iÀ>Ì Õ > «iÀ` Ì> ` Ìi « ] > Õ i Ì ` ë>â V i > ÃÌÀ> i Ìi à «Ài `i «iÀ À >à Ã>Àà i À V>À V>Àà «iÀ « >vvÀ Ì> Ài Õ Û> i Ìi i > i} > Û Ì> µÕ Ì ` > >° - } >Ài m `Õ µÕi ÕÌ i > Û ÛiÀi «iÀV j > i Ì> } `i> ] > ëiÀ> â>] vÕÌÕÀ °
02%#!2)!4/ <>;C8BB8<8 B8 8=C4AA>60=> BD; ;>A> 5DCDA> 4 BD; <>=3> 34; ;0E>A>
;PbRXPcT RWT X aPVPiiX bXP]^ _XT]X SX STbXSTaX
05.4/ ).4%22/'!4)6/ 5NA RAGAZZA ALLE PRESE CON IL SUO FUTURO
1 ½ *" VÕ À>}>ââ VÀiÃV > LÀ V ià i Û `i } V ] ` Ûi > Ài> ÌD V i « Ù V ÃV m µÕi > Û ÀÌÕ> i i > µÕ> i Ã Õ Ài i à ÀiÃÕÃV Ì>] Ã Û Û x £ä Û Ìi] à ÃVi} i Õ «iÀV Àà > Ãi m ÃL> } >Ì Ã > > « Ãà L ÌD ` Ì À >Ài ` iÌÀ i V V >À i Õ > ÌÀ Ãi â> > VÕ > V Ãi}Õi â>] V½m > V À> « ÃÌ «iÀ > v> Ì>à >¶ À>}>ââ à vÀÕ Ì À «>ÃÃ Û ` µÕiÃÌ } V V i ià À>L }Õ `> i « ÀÌ> «iÀ > ÛiÀà V ¢ «iÀ VÕ Ã ÃÌ>Ì VÀi>Ì ] Ãi â> >ÃV >Ài ë>â > ½ >} >â i° µÕiÃÌ Ã >} } Õ }i v>ÌÌ V i ÌÀ «« ëiÃà }i Ì À > Ì V «> `ià `iÀ `i v } V i V à > « Ù Ìi « ` >ÌÌi `iÀi] ` `ià `iÀ>Ài° ½>ÌÌiÃ> m > ` ÃÌ> â> V i Ãi«>À> à } `> > ÃÕ> Ài> ââ>â i] i ½>ÌÌiÃ> `i > Ài> ââ>â i `i > «À iÃÃ> > i Ì> i à ÃÌ i i `ià `iÀ ° `ià `iÀ>Ài m ÃÌÀiÌÌ> i Ìi V i}>Ì V > V>«>V ÌD ` à } >Ài i à } m v `> i Ì> i «iÀ ½i« v> > `i «À «À `iÃÌ ] `i > «À «À > Û V> â i `i «À «À «À }iÌÌ ` Û Ì>° V>ÕÃ> ` µÕiÃÌ
à i i ` V Ãi ` ÌiÀ Ài `i À>}>ââ à ÃÌ> ÌÀ>Ãv À > ` Õ `iÃiÀÌ °
**1, m À > ViÀÌ V i à } >Ài v> Li i] > ÕÌ> ÌÕÌÌ > Û ÛiÀi V >}} Ài ÃiÀi ÌD `> ` ëiÀ> â> > vÕÌÕÀ i ÌÀi à }Õ>À`> Ì> Ì >vvÀ Ì>Ài > `Õ À> Ài> ÌD° 6 Û > Õ i Ì VÕ ` > ] Û ÃÌ `> > «À ëiÌÌ Û> `i } Û> ] >««>Ài µÕ> Ì > ViÀÌ «iÀ µÕ> Ì À }Õ>À`> > Ài> ââ>â i «iÀ à > i° *ÀiV>À ] Ìi « À> i à } >}}iÌÌ Û V i « Ù Ûi } ÕÃ>Ì }} \ µÕ> Ì> > } ÃV >t > à «Õ¢ à } >Ài V i i V Ãi ÕÌ ° > À> À ÃV>ÌÌ > à } \ >`Õ Ì ] Ãi Ì ÌiÛ V «> Ãi ÃÌ>Ìi ÌÕÌÌ Ìi « V i Û ÀÀiÃÌi V v } > V>ÕÃ> ` >Û À ] ÃÌ> V iââ>] ½ « ÀÌ> Ìi m V i µÕi « V V i À ÕÃV Ìi > ÃÌ>Ài V À }Õ ` >Ìi V Ã>}}iââ> ÛiÀà à } ] À à } \ >ÃV >Ìi V i Ì À > `ià `iÀ>Ài] «iÀV j Õ > Û Ì> À VV> ` ÌÕÌÌ Li >ÌiÀ > « Ãà L ] > Ãi â> à } ] m Û Ì>°
;0 A430I8>=4 @dTbcP _PVX]P ST[ RP\_X^]Pc^ SX VX^a]P[X b\^ Ï bcPcP aTP[XiiPcP SP[[P 8882 bRd^[P \TSXP 3P EX]RX 2PbcT[UaP]R^ SX B^cc^) 0]P caP EP[T]cX]P 0]VT[T[[X 1TPcaXRT 1PV]^[X =XR^ 1T]^iiX 0[XRT 1aPRRPV]X BPaP 2PV
VXP]^ AXRRPaS^ 2PbRXT[[^ A^bP]]P 7X\P RW <XaXP\ 7d 2WdX]gXP^ :dbX :[PaT]R ;[P]X 8b\Tc ;^\QPaSX 4[T]P <Ta^[P 6P QaXT[T <TcP >[cY^] <^]cP]T[[X 0]VT[P >a[PRRWX^ BPaP >abdRRX 6XP][dRP ?P^[^ <X
RWT[P ?X_Xc^]T 5X[X__^ ?Xbc^[TbX <PcX[SP ?dRRX^]X 6XP]<PaR^ AdQX]^ 6XP]]X BPVP ]TXcT ;dXVX B_PV[X EP[T]cX]P 3^RT]cT cd c^a _a^UTbb^aTbbP 2Pa^[P 6X^aSP]^ 3XaX VT]cT bR^[PbcXR^ ?XTca^ EXRX]^
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 1 MARZO 2012
Scuola media
Pirandello IIIC Lari
Sogni e speranze in vendita Consigli per gli acquisti: dal caro vecchio spot ai banner su internet SONDAGGIO
In televisione: tendenza o influenza? I RAGAZZI per i loro acquisti sono molto condizionati dalla pubblicità? Secondo le informazioni che abbiamo trovato sembrerebbe di sì, perché i giovani guardano molto la tv, mezzo principale di diffusione dei messaggi pubblicitari. Gli adolescenti rappresentano inoltre il target principale di molte aziende multinazionali nel settore dell’intrattenimento, della moda, dell’alimentazione perché sono i maggiori consumatori di questi prodotti. PER TROVARE conferma a queste informazioni abbiamo intervistato le classi terze del nostro istituto. Alla domanda «Quanto ti influenza la pubblicità nei tuoi acquisti?» abbiamo ottenuto le seguenti risposte: l’85% si dichiara non influenzato dalla pubblicità, l’11% influenzato parzialmente e il 4 % molto influenzato. Al contrario delle statistiche generali, i nostri risultati sono dunque in contrasto con quello che dicono gli esperti, cioè che la pubblicità ha maggiore influenza soprattutto tra gli adolescenti perché devono ancora consolidare certezze e autostima. I ragazzi della nostra scuola dichiarano di non esserne influenzati, ma guardandoci intorno vediamo che siamo tutti vestiti più o meno allo stesso modo, possediamo gli stessi telefonini e oggetti tecnologici di ultima generazione, e questo ci fa pensare che, anche senza esserne consapevoli, i modelli che vengono trasmessi dalle pubblicità in qualche modo riescono a condizionare le nostre scelte.
VOTA ONLINE Segui i baby cronisti sul web e dài la tua preferenza. Clicca la sezione dedicata su www.lanazione.it
LA PUBBLICITÀ ci assedia e ci colpisce da ogni parte: in casa attraverso radio, tv, giornali; per strada sui cartelloni e nei locali pubblici con manifesti e locandine. La prima forma di pubblicità televisiva fu, alla fine degli anni Cinquanta, Carosello, un programma costituito da sketch pubblicitari presentati in forma di scenette o cartoni animati. La trasmissione andò in onda per vent’anni, diventando uno dei programmi televisivi più amati dalle famiglie italiane. La frase «a letto dopo Carosello» è rimasta per lungo tempo nel gergo popolare. Negli anni Settanta, con l’arrivo delle tv commerciali, cambia il modo di fare pubblicità, con spot infilati di continuo a interrompere i programmi. Gli investimenti pubblicitari aumentano considerevolmente e alcuni slogan di marche famose diventano frasi di uso comune utilizzate spesso nelle conversazioni di ogni giorno. SIAMO negli anni Ottanta, si passa a storie più complesse, con colonne sonore importanti e testi-
IL QUADRO I risultati del sondaggio effettuato dai ragazzi della IIIC sull’influenza della pubblicità sulle scelte di consumo, condotto fra i coetanei della loro scuola, la media Pirandello di Lari
monial internazionali. Le aziende non badano a spese pur di costruirsi una propria identità. Perché è questo il fine ultimo della pubblicità: non tanto far vendere più copie di un giornale o più barattoli di sugo, quanto creare un’anima ai prodotti e far sì che il consumatore possa riconoscersi
nelle scarpe che indossa o nell’auto che guida. Ci vende il sogno e la speranza di sentirci accettati per quello che compriamo. Oggi con l’avvento di internet e dei Social Network, e con la maggiore diffusione di siti come Youtube, la pubblicità cerca di sfruttare le nuove potenzialità offerte dalla re-
te. Con la crisi economica in agguato, le aziende diminuiscono gli investimenti e scelgono forme nuove di comunicazione dal costo minore. Facebook permette di conoscere alla perfezione gusti e interessi di un potenziale consumatore. A molti sarà capitato di veder scorrere nella parte destra del proprio profilo annunci pubblicitari mirati e studiati ad hoc, piccoli testi che ci invitano a provare prodotti che dovrebbero rispecchiare i nostri gusti e i nostri interessi. Resta da vedere quale sarà l’effetto di questi nuovi strumenti sul consumatore. Se da una parte internet fornisce un numero di potenziali lettori o ascoltatori maggiore della tv, cosa resta nella mente di chi guarda un banner o un video su Youtube? È una domanda a cui il settore pubblicitario dovrà rispondere in futuro. Cosa ne sarà del caro vecchio spot? È una forma destinata a morire di fronte al nuovo che avanza? Per quanto ci riguarda sono tutti stratagemmi per condizionare le nostre scelte dei quali vogliamo essere consapevoli.
CREATIVITA’ & PENSIERI SPOT PER DERIDERE O PER RIFLETTERE? ECCO IL NOSTRO ESEMPIO
L’ironia della «Pubblicità regresso» D&F Droga e fumo. Il manifesto della pubblicità regresso realizzato dagli alunni della IIIC
NAVIGANDO in internet i giovani di oggi si imbattono in video creati da altri giovani che prendono alcune pubblicità note e le doppiano con il solo scopo di far ridere spesso utilizzando una comicità piuttosto volgare. Sono conosciute come «pubblicità regresso». I ragazzi della 3C, durante i loro studi hanno affrontato un altro tipo di pubblicità regresso che, come la più famosa pubblicità progresso da cui trae origine, serve invece a denunciare importanti problematiche come la crisi economica, la povertà, la violenza sulle donne, l’abbandono degli anziani e lo fa in modo particolare: tratta il problema come un comune prodotto da pubblicizzare utilizzando ironia e creatività e sembra «vera» perché, come tutti gli annunci, è composta dai quattro elementi fondamentali (titolo, immagine, testo descrittivo e logo).
I RAGAZZI si sono cimentati nella creazione di “pubblicità regresso” e uno dei temi affrontati è stato quello della droga e del fumo. È stato scelto questo argomento perché sono sempre di più i ragazzi che cominciano ad usare tali sostanze già dalle scuole medie. È stata creata la parodia di un prodotto estetico, come se esistesse veramente una crema dal nome D&F (droga e fumo), che rende la pelle perfettamente rugosa: un elisir di vecchiaia anche per pelli molto giovani. Lo slogan è “Nutri il tuo malessere” e la testimonial una ragazza che sta fumando con il viso pieno di rughe. È stato ottenuto un risultato alquanto bizzarro, ma che risponde perfettamente allo scopo per cui è stato pensato. Forse l’ironia colpisce più di tanti discorsi paternalistici.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo, edizione 2011-2012 organizzato da La Nazione, è stata realizzata dalla IIIC della scuola media Pirandello di Lari. Ec-
co gli studenti baby cronisti: Agarini Davide Manuel Bacci Costanzo Crincoli Lorenzo El Idrissi Abbes Kellal Youssef Morandini Clarissa Morandini Jasmine Pado
Dawid Patrone Leonardo Rofrano Laura Scarpino Veronica Simaku Matteo. Docenti tutor professoressa Bruna Balestri, professoressa Cristina Paoli. Dirigente scolastico, dottor Maurizio Dario.
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 1 MARZO 2012
9
••
Scuola media
Toniolo IIC Pisa
Pisa: provincia ricca di volontariato Una scelta che fa la differenza: oltre trecento associazioni iscritte all’albo MAI SOLI
Servizi Sociali Un’altra realtà importante I VOLONTARI quando operano, non ti chiedono chi sei o da dove vieni, quali sono la tua religione o le tue opinioni politiche, ti chiedono solo di cosa hai bisogno. Ogni giorno, infatti, grazie alla disponibilità e all’impegno dei volontari, anziani, ammalati e persone impossibilitate a muoversi, hanno la possibilità di raggiungere le strutture sanitarie e gli ambulatori, utilizzando auto e mezzi appositamente attrezzati e dedicati a questo servizio. Bisogna sottolineare che spesso questi mezzi vengono acquistati con contributi e donazioni, ma anche con l’autofinanziamento dei volontari stessi; in questo modo si riescono a coprire le carenze del Servizio Sanitario Nazionale. E COME non ricordare quei volontari, uomini e donne, che incontriamo alle mense dei poveri, a cucinare un pasto caldo a chi non ce l’ha, a raccogliere abiti e scarpe usate, a portare una coperta o una bevanda calda ai barboni dentro le stazioni ferroviarie o sotto i portici, a prestare aiuto nelle carceri, nelle comunità di tossico-dipendenti, negli ospizi e negli orfanatrofi. E non ci dimentichiamo di tutti coloro che assistono malati a domicilio o vanno nelle corsie degli ospedali pediatrici vestiti da clown per regalare un po’ di serenità e un sorriso ai bambini… tutto volontariamente e tutto gratis, con cuore e passione!. Uno slogan di promozione del volontariato dice “per essere utili agli altri non serve volare, basta volere”. Allora cominciamo a volere!!
VOTA ONLINE Segui i baby cronisti sul web e dài la tua preferenza. Clicca la sezione dedicata su www.lanazione.it
LA PROVINCIA di Pisa ha promosso, nello scorso 2011, un nuovo censimento che riguardava le realtà di volontariato di vario genere - sanitario, culturale, protezione civile e antincendio boschivo - che operano nel territorio pisano e che svolgono la loro attività in vari settori; il risultato ottenuto è stato davvero importante: oltre trecento associazioni iscritte all’albo provinciale del volontariato non possono essere considerate soltanto un “fenomeno”, ma una vera e propria realtà, grazie alla quale molti servizi che gli enti addetti non sarebbero in grado di fornire, sono invece garantiti. Il lavoro e l’impegno quotidiano di centinaia di persone, giovani e meno giovani, che gratuitamente mettono a disposizione il loro tempo libero, danno un forte contributo alla buona riuscita delle situazioni in cui c’è bisogno di aiuto. In particolare, proprio nel settore della difesa ambientale della Protezione Civile, sono presenti ben cinquantasette associazioni
UN SORRISO Ecco come i ragazzi della scuola media Toniolo interpretano il ruolo dei volontari soprattutto in corsia
che vanno dalle Misericordie, alla Croce Rossa, alla Pubblica Assistenza, fino a gruppi locali di piccole o medie dimensioni che, in caso di bisogno, offrono uomini, mezzi, attrezzature e soprattutto buona volontà e tanta professionalità.
LO ABBIAMO visto nei recenti eventi che hanno colpito il nostro territorio negli ultimi tempi, a cominciare dall’alluvione del fiume Serchio nel comune di Vecchiano nel dicembre del 2009, al tremendo incendio che, sempre lo stesso anno distrusse oltre 250 ettari di bosco sul monte Verruca nel Co-
mune di Calci, alla nevicata nel dicembre del 2010 che ha paralizzato la rete stradale dell’intera provincia. Ma questa professionalità e questa capacità operativa, sono state “esportate” anche in altre Regioni. Tutti ci ricordiamo il disastroso terremoto che ha colpito la regione dell’Abruzzo, in particolare la zona dell’Aquila, i cui danni sono visibili ancora oggi, dove i volontari pisani sono stati presenti per molto tempo; inoltre le alluvioni dei mesi scorsi nelle altre province e comuni, come quello di Aulla, in provincia di La Spezia, e Marina di Campo, all’Isola d’Elba, che hanno distrutto interi paesi, dove l’aiuto dei volontari è stato determinante. Insomma una ricchezza, “un valore aggiunto” da proteggere ed aiutare, in una società che ogni giorno perde valori importati come la solidarietà e il rispetto dell’ambiente che ci circonda: valori che a Pisa sembrano, invece, ancora forti e presenti soprattutto tra i giovani che sempre più numerosi spendono un po’ della loro vita per gli altri.
PRONTO 118!!! GLI ANGELI DELLA SOFFERENZA. E IL GRUPPO DI CHIRURGIA D’URGENZA CON LA 46ESIMA
Eroi delle ambulanze: «Corriamo per la vita»
L’AIUTO SU QUATTRO RUOTE Il mondo del pronto soccorso
CI È CAPITATO sicuramente di vedere sfrecciare un’ambulanza a sirene spiegate verso il Pronto Soccorso, ma probabilmente non pensiamo che a bordo, oltre al medico, l’equipaggio di soccorso è formato anche da volontari. Dopo tanti corsi di formazione, sono in grado di soccorrerci, prestarci le prime cure e, se necessario, accompagnarci, il più velocemente possibile, al Pronto Soccorso più vicino. Non sono pagati e non è neanche il loro mestiere; se ne conosciamo alcuni scopriamo che nella vita di tutti i giorni sono impiegati, operai, gente comune che nelle feste o dopo il lavoro, indossano la divisa della propria associazione e prestano servizio nel “118” e se chiediamo loro perché lo fanno, ci rispondono che è il loro modo di rendersi utili e di sentirsi parte attiva nella Società. SONO i primi a partire quando c’è un’emergenza
o una calamità; lavorano per ore senza sosta mettendo il loro tempo libero a disposizione ventiquattro ore su ventiquattro per trecentosessantacinque giorni l’ anno. A Pisa esiste una realtà riconosciuta a livello nazionale ed internazionale: è il Gruppo Chirurgia d’Urgenza dell’Ospedale di Pisa, associazione di volontariato formata da medici, infermieri e tecnici guidata dal professor Evangelista che è in grado, in poche ore, di raggiungere il luogo dell’evento sia in Italia che all’estero, grazie anche al supporto della 46esima Aerobrigata di Pisa che è intervenuta ad Haiti, per il terremoto, in Cina e in Sri - Lanka, Albania, Algeria e se ne potrebbero aggiungere altri ancora. Un’altra testimonianza che si affianca al resto del volontariato e che fa aumentare di molto la “ricchezza” del volontariato pisano. Ecco perché conviene vivere da angeli in un mondo di diavoli!
LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dalla II C “Toniolo” di Pisa, sede centrale: Samuele Barandoni Giulia Belotti Mariagiulia Bistazzoni Michelle Carena Alessia Cataneo Gioia Chiarini Adnando Daja Andrea De Frenza
Alberto Di Legge Elisabetta Di Legge Francesco Failla Giulia Fratta Marco Gelli Francesca Gnesi Beatrix Grasso Virginia Lovisi Carlotta Marri Dustin Marcel Navarro Lloyd Justin Navarro Edoardo Pagni Nico-
le Pandolfi Jacopo Puccini Tommaso Raspolli Guido Rossi Federico Salati Matilde Sarti Scarinci Leonardo Simoni Pietro Vetturini. Docente tutor: Aldo Sgarrella. Dirigente Scolastico: Andrea Serani.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
Scuola media
III H Fibonacci Pisa
Per le bici un campo minato C’è l’impegno del Comune, ma i ciclisti corrono troppi pericoli IL SONDAGGIO
Due ruote: tanti ragazzi mille incidenti LA BICI è uno dei mezzi più utilizzati dai cittadini di Pisa e in particolare dagli studenti di tutte le età. Anche nella nostra scuola i ragazzi usano frequentemente la bicicletta, che però sembra rivelarsi un mezzo piuttosto insidioso. Grazie a un nostro sondaggio, abbiamo registrato che circa il 48% dei ragazzi la usa almeno due volte a settimana, ma solamente il 30% usa le piste ciclabili, mentre il 29% ha avuto almeno un incidente tra gli 8 e i 12 anni. Un ragazzo ci racconta: «Ero in via Randaccio e, anche se avevo la precedenza, una macchina mi ha spinto sul marciapiede». Un altro dice di aver sbattuto contro un’auto mentre andava su una pista ciclabile vicino a scuola. GLI INCIDENTI sono dovuti, a volte, anche alla scarsa qualità delle piste ciclabili, che sono malmesse o terminano improvvisamente proprio in zone pericolose, come in via Garibaldi o davanti al Giardino Scotto. Le leggi italiane prevedono che le piste a una corsia misurino 1,5 m, a due corsie 2,5 m; per questo motivo, quando le piste sono ricavate dai marciapiedi, come in via S.Francesco, i pedoni restano con poco spazio e le invadono, anche se ciò può diventare un pericolo. Ecco cosa ci dice un ragazzo: «Ero su una pista ciclabile vicino alla scuola, quando a un certo punto mi sono scontrato con una signora che invece di stare nella corsia dei pedoni, camminava in quella delle bici». Insomma, una guerra tra poveri.
LA SFIDA ON LINE Vuoi votare questa pagina con gli articoli e le foto realizzati dai ragazzi? Clicca su www.lanazione.it
PROVATE ad ascoltare i ragazzi all’entrata e all’uscita da scuola, quanti raccontano di aver avuto o rischiato un incidente in bici? Secondo una nostra inchiesta, sono veramente tanti, anche se il Comune, per aumentare la sicurezza dei ciclisti, ha costruito parecchi chilometri di piste ciclabili. Ma la loro funzionalità, in molto casi, è scarsa: sono situate in posti non adeguati, si interrompono all’improvviso in luoghi pericolosi, non sono segnalate adeguatamente, costeggiano cancelli e garage da cui possono sbucare le auto; oppure sono usate per parcheggiare, o sono percorse da pedoni che non sanno di fare un’infrazione camminandoci. Invece le piste ciclabili sono la soluzione più sicura per chi va a lavorare o a fare commissioni senza dover ricorrere alle automobili e sono molto importanti anche per i ragazzi, sia nel tempo libero sia per andare a scuola, perché permettono loro di essere autonomi dai genitori e di sostituire il motorino con un mezzo meno pericoloso e inquinante.
PEDONI STRIZZATI Il tratto in via San Francesco nel mirino
L’ASSESSORE David Gay ci ha comunicato l’impegno del Comune: «Pisa ha istituito un Ufficio Bici nel 2007 e poi una consulta della bicicletta nel 2008, affinché le decisioni sulle bici non vengano prese solo dal Comune. Stiamo investendo ogni anno una parte molto importante dei fondi a di-
sposizione per la costruzione della rete ciclabile ed esiste un Piano della Mobilità ciclabile che seguiamo per cercare di chiudere i “buchi”. Un progetto in conclusione è quello della pista Tirrenia-Calambrone e quello che collega il parcheggio di via Pratale con la chiesa di San Francesco». Ma pro-
prio quest’ultima pista, che passa davanti alla scuola Damiano Chiesa, occupa la maggior parte del marciapiede e i pedoni dovrebbero camminare in fila indiana per non invaderla. Intervistando l’ispettore Massimo Conforti per avere informazioni sugli incidenti, abbiamo saputo che la Polizia Municipale ne registra circa 1100 in un anno che coinvolgono tutte le due ruote, le altre forze dell’ordine ne registrano altri 1500. E le principali vittime sono i ragazzi. Apprendiamo, inoltre, che i ciclisti, considerati anch’essi conducenti di veicoli, hanno il dovere di rispettare il codice della strada, altrimenti possono essere multati ma, se sono minorenni, le multe vengono fatte ai genitori. In conclusione, c’è l’impegno del Comune per ampliare e rendere più sicure le piste ciclabili, ma bisogna fare presto perché gli incidenti sono davvero troppi! Sarebbe opportuno impiegare maggiori risorse nel perfezionamento di quelle già esistenti e nella vigilanza affinché le norme che le regolano siano rispettate.
LA MAPPA LE CITTÀ CHE COMPETONO CON L’UE NONOSTANTE I DISAGI. 14,3 KM DI PISTE GIA’ ATTIVI
Avremo un’Amsterdam nella nostra Pisa
TERRORE CICLABILE Una missione quasi impossibile
L’ITALIA, paese di santi, poeti e navigatori, ma non di ciclisti. Anche se i possessori di biciclette sono tanti, la scarsità di piste ciclabili impedisce che questo sia un mezzo di trasporto sicuro e comune come in altri paesi europei, quali Germania e Olanda. Nei Paesi Bassi, ogni abitante percorre in media 1019km l’anno in bicicletta, mentre in Italia si sfiorano appena i 170 km; si contano più di 6000km di piste ciclabili, agibili e correttamente utilizzate, mentre in Italia ce ne sono meno di 1200km. Non a caso l’Olanda è nota come il Paese dove tutti vanno in bici, a cominciare dalla Regina: la rete di piste ciclabili è quasi tutta asfaltata e ricca di segnaletica ed Amsterdam è nota come la città più ciclabile del mondo. Dopo questo Paradiso Terrestre per ciclisti, torniamo in Italia: segnali
incoraggianti arrivano da Milano, dove è stato attivato un servizio di “Bike sharing” cioè un noleggio di bici gestito dal Comune che consente di usarle a prezzi orari molto bassi o di effettuare un abbonamento annuo che permette in qualsiasi momento di ritirare una bici nei punti di raccolta. Inoltre, solo nel 2011, sono state costruite, solo nella provincia di Milano, 35km di piste ciclabili. MA ANCHE Pisa ha il suo primato: è disponibile dal 2010 una marcatura di riconoscimento contro i furti, che ha fatto della nostra città la prima in Toscana ad adottare un Registro delle Biciclette. Al momento le piste realizzate nell’area comunale raggiungono 14,3km, ma è già avviata la costruzione di ulteriori 34,3km, che farebbero di Pisa l’Amsterdam italiana.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo organizzato da La Nazione è stata realizzata dalla IIIH scuola media Fibonacci. Abate Jacopo, Angileri Maurizio, Buttitta giulia, Carta Michela, Cassaro Bianca, Cau
Stefano, Ceravolo Jacopo, Cimini Chiara, Corrias Clementina, Firetto Giuseppe, Giannettoni Giulia, Malucchi Matthias, Masoni Nicola, Mertiraj Vasjego, Mey Pietro, Monopoli Matteo, Moscati Enrico, Nole’
Carmen, Piegaja Domitilla, Racioppoli Dora, Salvatori Sara, Sommani Giacomo, Vannozzi Tommaso, Vaselli Francesco, Vene’ Marco. Giovanna Soldi docente tutor, Enrico Valli dirigente scolastico.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
9
Scuola media
IIIC Toniolo Sede centrale Pisa
Basta una «dose» di coraggio Droga, fumo e alcool non risolvono i problemi della vita: li nascondono E’ ALTISSIMO il numero delle persone che ricorrono a sostanze stupefacenti per avere qualche minuto di spensieratezza, che forse nella vita reale, avvolti da tutti i problemi, è difficile ottenere. Oggi, la droga è diventata una vera e propria piaga, anche se per molti può essere una moda: «chi non si fa» rischia di risultare diverso agli occhi degli altri e addirittura deriso. I ragazzi che ne fanno credono di apparire grandi, ma in realtà sono “bambini” ingenui , inconsapevoli del danno arrecatosi. Un altro modo per “facilitarsi” la vita è quello di bere grandi quantità di alcool. Sono tutti dei “metodi” per “non affrontare” i problemi. Lo scrittore Robert Musil dice: «Se avete intenzione di affogare i vostri problemi nell’alcool, tenete presente che alcuni problemi sanno nuotare benissimo». Il modo migliore per superare le situazioni difficili è affrontarle, non aggravarle, tanto nella vita si presenteranno sempre. L’assunzione di droghe (anche fumando un semplice spinello) e alcool è dovuta però anche ad altri problemi di fondo, come ad esempio situazioni particolari in famiglia o sul lavoro, tensioni emotive non supe-
scenti, che iniziano per curiosità e gioco e si ritrovano in situazioni più grandi di loro, da cui è difficile uscire. A volte però noi giovani siamo inconsapevoli di ciò che assumiamo, come accade in molte discoteche: queste sostanze vengono inserite di nascosto all’ interno di drink, bevande e cibi: inodori e insapori si mimetizzano e vengono ingerite da vittime innocenti di questa assurda società dello sballo. All’uscita dalla discoteca molti sono talmente “fatti” e “sfatti” da provocare incidenti: le stragi del sabato sera.
I TRE NEMICI DELLA SALUTE Droga, alcol e fumo visti dai ragazzi
rate con la riflessione e il dialogo. Oltre al ruolo del tossicodipendente, colui che assume droga regolarmente, c’è lo spacciatore, colui che la fornisce conoscendo i canali sicuri di arrivo della merce. Spesso non riconoscibile, vende e propone vari assortimenti di droghe, più leggere e più pesanti, sintetiche e naturali. Niente e nessu-
no sembra disturbarlo: ormai nella nostra società spacciare è diventato un vero e proprio lavoro, con cui molta gente si guadagna da vivere: come un impiegato ogni mattina lavora nel suo ufficio, uno spacciatore lavora ogni giorno sulla strada, nei posti di aggregazione. Spesso la droga entra a far parte anche della vita di adole-
LA DROGA è una sostanza naturale altamente nociva, eccitante e stupefacente, in grado di causare modificazioni psichiche. Qualsiasi cosa occupi la mente impedendo di pensare ad altro o costituendo un bisogno assoluto è droga. Assunta ripetutamente, può causare la morte. L’alcoolismo è l’abuso di bevande alcooliche con conseguente dipendenza e patologia. Anch’esso può causare la morte. Noi diciamo: non abusare mai di sostanze che alterano la presenza dell’individuo nella realtà. Madre Teresa di Calcutta diceva in una sua poesia: «Vivi la vita!».
I DANNI PER SAPERNE DI PIÙ ABBIAMO RIVOLTO A ELISABETTA FONTE E STEFANO LUISI ALCUNE DOMANDE
Dipendenze: due medici ci aiutano a capire
IN BIANCO E NERO Droga, alcol e fumo annullano i colori
PER SAPERNE di più abbiamo rivolto alla dottoressa Elisabetta Fonte alcune domande: Che cosa è la droga?. «Dal punto di vista scientifico, è considerata qualsiasi sostanza notevole o sintetica capace di modificare l’attività psichica qualora venga assunta per scopi non terapeutici». Che cosa e’ l’alcool? «La parola alcool, deriva dall’arabo. Scientificamente è l’essenza, la parte più sottile di ogni sostanza». Quali sono i tipi di persone interessate? «Il tossicomane è colui che fa uso di droga, è dipendente da essa. La spinta alla droga nasce dal bisogno consapevole o inconscio di essere diversi: liberarsi cioè da inibizioni, dolori, senso di vuoto e di noia, o dal voler elevare il tono dell’umore e il livello delle proprie capacità. L’alcolista, invece, è colui che è dipendente dall’assunzione cronica di alcool. Sono soggetti incapaci di affrontare le situazioni esistenziali della vita quotidiana e perciò trovano rifugio nell’alcool». Che danni provocano? «L’eroina deprime l’attività dei cen-
tri bulbari cardiaci e del respiro, restringimento delle pupille, nausea, vomito… L’intossicazione acuta determina depressione respiratoria, abbassamento della pressione arteriosa, sonnolenza e sonno fino al coma. L’alcool provoca gastrite, che può portare ad ulcera gastrica, responsabile di emorragia della bocca e melena, pancreatite, patologie del fegato come cirrosi epatica e tumore, neuropatie, epilessie. Dal punto di vista psicologico provoca psicosi, allucinazioni, paranoia, demenza, deterioramento intellettivo fino alla morte». Abbiamo anche chiesto al ginecologo Stefano Luisi come la droga assunta da una donna incinta possa influenzare il feto e lui ci ha risposto così: «Attraverso la placenta la droga assunta dalla donna può arrivare direttamente al feto. Questo alla nascita può avere crisi di astinenza, in quanto l’organismo, abituato ad avere una certa dose di droga, quando improvvisamente questa gli manca, fa sì che l’individuo possa sentirsi male».
IL PERCHÉ
Un gesto che va contro chi lo compie CI SI DROGA o si esagera nel bere per: avere maggiori ritmi di lavoro e prestazioni (sport, ballo, divertimento); dare di noi un’immagine forte e coraggiosa; noia/curiosità/desiderio di trasgressione; esperienze negative in famiglia e/o a scuola, con gli amici, con il/la ragazzo/a; nascondere la realtà perché diversa da quella desiderata e/o immaginata; mancanza di coraggio nell’affrontare la vita e i suoi aspetti negativi; umore a terra; solitudine vera e/o sentita; paura di essere espulsi dal gruppo, sentirsi non accettati; emulazione di miti e di soggetti mitizzati sia a livello individuale che di gruppo; non sentirsi diverso nelle esperienze individuali e/o di gruppo. Le conseguenze: pagare gli spacciatori per farsi del male e farlo agli altri, specie a chi ci vuol bene; compiere reati per procurarsela; danneggiare la propria salute fino alla morte. Lessico specifico. Tossicodipendente= chi non può fare a meno della droga e ne vuole sempre di più e a qualunque costo. Assuefazione= il corpo ha bisogno di quantitativi maggiori per ottenere le stesse sensazioni e non riesce a sopravvivere senza perché abituato; é il suo organismo a richiedere la dose. Dipendenza psicologica = quel fenomeno in cui la mente si è abituata alla bella sensazione e vuole riprovarla; Crisi di astinenza = il corpo non prova quelle sensazioni prodotte dalla droga e cade in uno stato di infelicità, malessere e disperazione totale. Comunità terapeutica = comunità laica o religiosa in cui, con metodi diversi, si cercano di curare le persone tossicodipendenti.
LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dalla III C Toniolo sede centrale Pisa: Federico Alessandri Hil Herson Batallones Matteo Benvenuti Federico Burroni Alessia Caramanica Elena Cerasa Ludovico Ciappi France-
sco Cireddu Laura Eugeni Andrea Froli Arianna Galligani Edoardo Giovannelli Diego Guidi Rossana Mammoliti Allegra Maresca Margherita Marino Ludovica Pagliarone Federico Pasqualetti Iacopo Poli Annali-
sa Prudente Sara Raddi Jessalyn Salazar Laguerta Maria Marta Signoretta Dumitru Taragan Gianmarco Timpano.Dirigente: Andrea Serani, docenti-tutor: Giovanna Del Gratta e Antonio Ferramosca.
LA SFIDA ON LINE Vuoi votare questa pagina con gli articoli e le foto realizzati dai ragazzi? Clicca su www.lanazione.it
••
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 8 MARZO 2012
Scuola media
IIC Alighieri Capannoli
Un futuro sostenibile col cibo ‘bio’ Piatti sani per la salvaguardia della salute umana e dell’ambiente VI È mai capitato mangiando di chiedervi: «Sto mangiando cibo sano o dannoso?». Noi ce lo siamo chiesto e abbiamo fatto alcune scoperte. In questo articolo parleremo dei prodotti biologici: cioè prodotti coltivati senza aggiunta di elementi chimici. Che cos’è l’agricoltura biologica? È un tipo di agricoltura che considera l’intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi e organismi geneticamente modificati. Perché mangiare biologico? Le ragioni sono molte, possiamo così sintetizzarle: la qualità. Gli alimenti biologici si sono dimostrati privi di residui da fitofarmaci ed hanno un contenuto più alto di antiossidanti e nutrienti, quali zuccheri naturali, vitamina c, betacarotene e polifenoli; l’agricoltura biologica, non ricorrendo a concimi chimici di sintesi e pesticidi, preserva l’ambiente naturale e il suolo agricolo, sempre più saturo di residui di concimi, e altre sostanze che vanno a inquinare anche le falde acquifere. Inoltre l’uso indiscriminato di prodotti chimici, oltre ai problemi di inquinamento, comporta, LA SFIDA ONLINE Vota il tuo lavoro preferito. Visita la sezione del sito de La Nazione dedicata. Clicca su www.lanazione.it/pisa
MELA SECONDO NATURA Uno dei frutti genuini
no comparire etichette riportanti le seguenti diciture ed informazioni obbligatorie: 1) da agricoltura biologica a regime di controllo Cee; 2) nome e sigla dell’organismo di controllo; 3) codice del produttore.
L’INSALATA NELL’ORTO Sempre più persone chiedono cibi sani
nel lungo periodo , anche la perdita di fertilità del suolo e della biodiversità. Alcuni studi dimostrano come la qualità del terreno sia un fattore chiave, ma non è il solo: i cibi biologici, oltre che più nutrienti, sono liberi dalle neurotossine, tossine dannose per il cervello e le cellule nervose. Le piante bio, non essendo aiutate dalla
chimica a crescere e a difendersi, producono da sole molte più sostanze protettive che hanno un effetto contro insetti, funghi e batteri. Inoltre, non si prevede l’uso né di coloranti né di conservanti, gli alimenti vengono lavorati e trasformati nel pieno rispetto dei loro valori nutrizionali. Sulle confezioni dei prodotti biologici devo-
IL CONTROLLO delle produzioni biologiche in Italia viene effettuato da organismi autorizzati e riconosciuti dalla Cee. Nel nostro paese, in questi anni l’agricoltura biologica ha sollevato interesse nei consumatori ma rimane un mercato “di nicchia” , a causa di prezzi elevati rispetto ai prodotti convenzionali. In Italia l’agricoltura bio interessa circa il 6,9% della superficie agricola, una delle percentuali più alte d’Europa. L’Ue dà disponibilità di finanziamenti per l’adozione di pratiche agricole eco-compatibili ed ha stabilito appositi regolamenti uniformi in tutta l’Unione, sia per la coltivazione delle piante che per l’allevamento del bestiame. Tutto il sistema è gestito dal ministero delle Politiche Agricole e tutti i passaggi, che riproducono la filiera produttiva, sono sottoposti ad un sistema di controllo che garantisce il rispetto delle normative.
PROGETTO FILIERA CORTA UNA NUOVA FORMA DI DISTRIBUZIONE
Dal produttore al consumatore IL 14 MAGGIO 2007 la Giunta Regionale Toscana approvò il Progetto “Filiera Corta -rete regionale per la valorizzazione dei prodotti agricoli toscani”, allo scopo di: riconoscere agli agricoltori un valore equo alle loro produzioni; aumentare le opportunità di offerta di prodotti locali e di qualità, favorire la conoscenza dei prodotti toscani, favorire il consumo in zona delle produzioni locali, favorire il mantenimento di produzioni localmente importanti, aumentare il flusso di turismo “alimentare” verso le zone rurali e i loro mercati, favorire intese commerciali di filiera fra tutti i soggetti interessati. Con questo progetto, la Regione stanziò i contributi, a fondo perduto all’80%, per permettere l’avvio dell’iniziative promosse dagli enti locali ed anche nel nostro territorio alcuni agricoltori hanno aderito a questo nuovo tipo di produzione distribuzione, soprattutto per l’orto-frutta e per quei prodotti che non necessitano di processi di
trasformazioni. Che cos’è la «Filiera Corta?», è una filiera produttiva caratterizzata da un numero limitato e circoscritto di passaggi produttivi, detta anche produzione a Km 0. Il successo dei prodotti alimentari a Km 0 è dovuto principalmente a: contenimento dei prezzi, si calcola che mediante la filiera corta, si riesca a realizzare un risparmio intorno al 30/40 % rispetto alla spesa normale. Offerta di prodotti stagionali e genuini, che rispondono alla richiesta crescente di qualità e freschezza; maggiore sensibilità dei consumatori, per cui questo tipo di mercato sembra destinato ad aumentare. Se fino a pochi anni fa si pensava che avere sempre prodotti freschi, anche fuori stagioni, provenienti da ogni parte del mondo e a prezzi accessibili, fosse un privilegio, oggi i consumatori sono diventati più attenti ai costi ambientali e quindi sempre un maggior numero di persone si indirizza verso questo nuovo tipo di consumo.
LA REDAZIONE Questa pagina del Campionato di giornalismo è stata realizzata dagli studenti della classe IIC scuola media Dante Alighieri, Istituto comprensivo di Capannoli: Lorenzo Amodeo, Lorin Andrei Antoci ,Virginia
Asya Bacci, Debora Balla, Alessia Bernardeschi, Sara Bernardeschi ,Valentina Betti, Alessia Castorani, Lorenzo Castorani ,Maila Cioni, Alessia Doveri, Debora Lami, Dèsirèe Lazzeroni, Benedetta Magozzi,
Elena Magozzi, Lorenzo Morini, Francesca Morucci, Elena Nassi, Giovanni Rossi, Antony Rubens Sapia. Docente tutor: Maria Rosa Fardellini. Dirigente scolastico: Renata Lulleri.
L’INTERVISTA
La parola a un addetto del settore LA PAROLA a un addetto del settore. Che tipo di agricoltura pratica e quali sono i prodotti che coltiva?
«La nostra azienda non ha ancora la certificazione “biologica”, comunque pratichiamo un’agricoltura a basso impatto ambientale attenta alla genuinità dei semi, basata su procedure tradizionali, a scapito spesso della quantità ma di buona qualità. I prodotti che attualmente coltiviamo sono ortaggi e frutta a terra (in prevalenza fave, carciofi, patate, legumi, fragole e meloni) mentre in precedenza la nostra principale attività era la produzione di vino e olio». Quali sono le principali difficoltà legate a questo tipo di attività?
«Le difficoltà maggiori, nella nostra attività, sono quelle economiche, infatti le ore di lavoro non sono remunerative e gli investimenti, mobili e immobili, sono notevoli e incidono in maniera consistente sui bilanci. Anche il problema delle avversità climatiche è da tenere in considerazione. Nelle nostre zone siamo in siccità: fossi vuoti e fiumi in secca, a causa delle mancate piogge autunnali, speriamo nella primavera!». La sua clientela da chi è formata?
«E’ varia, ma abbiamo notato che mentre negli anni scorsi era costituita da abitanti della zona o clienti occasionali, oggi si rivolgono alla nostra azienda un maggior numero di persone, famiglie con figli, provenienti dalla città, alla ricerca del prodotto fresco e genuino e soprattutto, di stagione. I clienti tornano e si stabilisce così un rapporto fiduciario».
CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 8 MARZO 2012
9
Scuola media
••
Gruppo interclassi Russo, Russo, Navacchio Navacchio
Studiamo, ma per quale futuro? Licei e Università sono affollati, eppure la disoccupazione aumenta MOLTE persone, genitori, insegnanti e parenti ci incitano a studiare e a impegnarci per garantirci un futuro. Ma chi ci assicura che ci sarà posto anche per noi nel mondo del lavoro? Tutti i giorni leggiamo sui giornali e sentiamo in televisione che la condizione dei giovani nel nostro Paese è sempre più precaria e questo argomento ci preoccupa molto perché stiamo per fare la scelta di indirizzo che condizionerà il nostro futuro. In questo periodo le scuole superiori stanno ricevendo le iscrizioni per il prossimo anno e dai dati rilevati emerge un paradosso tutto italiano, che registra una forte presenza ai licei (che sfornano più del 50% dei diplomati) rispetto agli istituti professionali. Le imprese, dal canto loro, faticano a trovare manodopera specializzata e artigianale. Ma allora perché la scelta dei nostri coetanei ricade così spesso sui licei? Forse siamo vittime da un lato di condizionamenti familiari, che ci caricano inconsapevolmente di un peso fatto di tante aspettative, e dall’altro di una consuetudine di pensiero che
LA SFIDA ONLINE Vota il tuo lavoro preferito. Visita la sezione del sito de La Nazione dedicata. Clicca su www.lanazione.it
A.A.A. LAVORO CERCASI L’odissea per la caccia a un mestiere
porta a ritenere più appetibile un titolo di studio universitario rispetto a un diploma di specializzazione. Ma sembra proprio non essere così: a un anno dal conseguimento del dottorato, infatti, il tasso di disoccupazione dei laureati è di circa il 50% e i contratti da loro stipulati sono sempre più preca-
ri e temporanei. I dottori rappresentano perfettamente, dunque, la contraddizione dell’intero Paese, dove il merito e la qualifica non vanno quasi mai di pari passo con le opportunità e i compensi. In realtà, gli effetti della recessione che stiamo vivendo, e che ha ridotto i salari, sono stati parti-
colarmente gravi su coloro che, dopo aver investito nel proprio capitale umano negli anni di studio universitario, si affacciano per la prima volta nel mercato del lavoro. NON VA affatto meglio, però, a chi decide di non proseguire gli studi: i ragazzi che hanno conseguito il solo diploma popolano le percentuali di individui in cerca di occupazione e spesso devono accontentarsi di lavori saltuari e occasionali, che ne compromettono il futuro. Perfino sul palco dell’ultimo festival di Sanremo la canzone di Emma sulla disillusione di un giovane tradito dalla sua patria ha conquistato il podio, a conferma che il problema esiste ed è sentito fortemente. Che fare, allora? La situazione appare per i giovani senza alcuna prospettiva. Noi, per ora, prendiamo atto del difficile momento che viviamo ma non vogliamo rinunciare ai nostri sogni e, come dice la canzone, nutriamo ancora la speranza di un domani possibile in questo nostro Paese.
TALENTI ALL’ESTERO PERCHÉ SEMPRE PIÙ GIOVANI ITALIANI SCAPPANO OLTRE CONFINE
Rivogliamo i nostri “cervelli in fuga”!
CON LE VALIGIE Un cervello in fuga
OLTRE 60mila giovani italiani lasciano ogni anno il Belpaese e il 70% di loro è laureato. Questi sono i numeri della “fuga di cervelli”, che sta purtroppo prendendo sempre più piede a causa della crisi economica e della disoccupazione giovanile. Un fenomeno tutto a sfavore dell’Italia, visto che il saldo netto tra “cervelli” in entrata e in uscita è negativo: uno contro tre. L’immigrazione nel nostro Paese appare scarsamente qualificata mentre l’emigrazione è al contrario altamente specializzata. Per l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche sociali del Cnr circa 25mila professionisti italiani occupano posizioni di alto livello negli Usa e il 70% di loro ha meno di 35 anni. Si stima che siano 2 milioni i giovani italiani che sono andati oltre confine in cerca di fortuna, soprattutto in Gran
Bretagna, Germania, Svizzera e Usa. I COSTI di questo esodo sono notevolissimi: secondo l’Istituto Italiano per la Competitività il danno annuale della fuga dei ricercatori è di un miliardo di euro, cifra corrispondente al valore dei 243 brevetti che i nostri “cervelli in fuga” hanno realizzato all’estero negli ultimi venti anni. Il Governo italiano ha messo in atto incentivi fiscali per il rientro dei professionisti ma per ora i dati statistici sulle cause della fuga dei laureati sembrano escludere la possibilità di un loro eventuale rientro dall’estero, dato che gli investimenti in ricerca in Italia restano bassi (solo l’1,23%) e quelli per l’istruzione solo il 4,6% del Pil. Inoltre i laureati con occupazione in Italia sono il 76,6% contro la media europea dell’82,3%.
LA REDAZIONE Questa pagina è stata realizzata dal gruppo interclasse, scuola media “L.Russo”, Istituto Comprensivo “Borsellino” Bacchieri Erika, Burelli Jacopo, Cacelli Aurora, Casipoli Chiara, Cordova Giulio, Cuomo
Giulia, Giuffrida Daniele, Maenza Marta, Maniaci Marco, Migliorini Francesca, Nannipieri Caterina, Pistelli Tommaso, Puglioli Filippo, Rossi Gianmarco e Turco Francesca. La dirigente scolastica è la dottores-
sa Maria Carla Carretta e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi nella raccolta del materiale e nella realizzazione del lavoro è la professoressa Raffaella Ioannone.
FOCUS SU CASCINA
E’ il commercio il settore con più chance PER APPROFONDIRE il tema della disoccupazione giovanile sul nostro territorio, abbiamo consultato il rapporto del 2010 del Centro per l’Impiego provinciale. Da questi dati emerge che su un totale di quasi 40mila disoccupati oltre il 36% è rappresentato da giovani tra i 15 e i 34 anni. La situazione ancora più specifica del nostro comune ci è stata fornita dalla dottoressa Rosa Farsace, responsabile dello sportello InformaLavoro dell’Ufficio sociale del Comune di Cascina. Qual è la situazione occupazionale della zona di Cascina?
«Il 40,7% dei cascinesi risulta occupato, mentre la disoccupazione è del 2,3%; questi dati sono perfettamente in linea con le medie nazionali». Quali settori dell’economia forniscono più occupazione ai nostri concittadini?
«Secondo i dati Istat che abbiamo a disposizione, il settore più gettonato è quello del commercio, seguito dall’attività manifatturiera, dalle costruzioni e dal turismo». Qual è la distribuzione per sesso in questi settori?
«Le donne si occupano principalmente di commercio e svolgono attività operaia, mentre gli uomini, oltre a essere impiegati in questi due settori, spiccano come presenze nel campo edile. Su un totale di 3086 lavoratori solamente un terzo è rappresentato dalle donne, che continuano a dover conciliare la vita familiare con quella professionale e spesso solo dopo i 40 anni vengono al nostro sportello in cerca di un’occupazione».
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 13 MARZO 2012
Scuola media
IIB Gandhi Pontedera
Robot: fantascienza o realtà? Un aiuto per gli uomini. In visita ai laboratori del Polo Sant’Anna Valdera NEL NOSTRO Istituto si parla spesso di una disciplina diversa da quelle studiate fini ad oggi a scuola, una scienza interessante da approfondire e inserire nei curricula scolastici: la robotica. Questo perché sul nostro territorio è presente uno dei più importanti centri, il Polo Sant’Anna Valdera, che ospita laboratori che svolgono attività di ricerca scientifica e tecnologica proprio sulla robotica. Gli studi sui robot, però, se da una parte possono essere un formidabile strumento di progresso, dall’altra suscitano problemi che fino ad ora sembravano riservati al campo della fantascienza. Noi, studiando i vari generi letterari, abbiamo appreso che la fantascienza ci aiuta a riflettere sia su noi stessi che sulla realtà che ci circonda: è il mondo di ciò che non è, ma che potrebbe essere; mette in movimento il pensiero logico per anticipare il progresso e la costruzione tecnico-scientifica del futuro. LA SFIDA ONLINE Vota il tuo lavoro preferito. Visita la sezione del sito de La Nazione dedicata. Clicca su www.lanazione.it
IN CASA Il robot del futuro visto dai ragazzi
SUPER Un mix di fisica, matematica e informatica
I PERSONAGGI della fantascienza sono appunto robot, costruiti dagli uomini ma dotati di volontà e intelligenza autonome. I primi esempi di automatismi risalgono al tempo degli antichi Egizi, più tardi ai Greci e successivamente pare che uno dei primi progetti di robot umanoide sia sta-
to creato da Leonardo da Vinci. In seguito sono stati molti gli scienziati che si sono occupati di creare macchine artificiali capaci di svolgere compiti che fino ad allora erano riservati solo all’uomo. Attualmente sembra sempre più concreta la possibilità di realizzare apparecchiature artificiali che
possano assomigliare a veri e propri robot. Questi, oltre ad avere movimenti simili a quelli dell’uomo, devono possedere una «memoria» cioè un’intelligenza artificiale. Sono sempre stati pensati come macchine in grado di sostituirsi al lavoro dell’uomo. CONTRIBUISCONO agli studi sui robot importanti discipline come la fisica, la matematica, l’ingegneria, l’automazione, l’informatica, l’elettronica, la biologia e molte altre ancora. Il Polo Sant’Anna ha aderito, tra l’altro, al progetto Robot-Era, il cui obiettivo è quello di inventare soluzioni robotiche che i cittadini possono utilizzare con facilità. Sono allo studio diversi tipi di robot sia per i lavori di casa che per le pulizie delle strade. I robot saranno in grado di cooperare fra loro nell’ambiente, dimostrandosi efficaci, utili e facili da usare. Sono allo studio creazioni di robot “badanti”, che potrebbero aiutare gli anziani nella amministrazione della vita quotidiana.
IL FUTURO IN SALA OPERATORIA AL SERVIZIO DELLA MEDICINA
Tecnologia per chirurgia e diagnosi UNA DELEGAZIONE di alunni della nostra classe ha visitato i laboratori di ricerca robotica del Polo Sant’Anna di Pontedera (gestito da Pont-Tech, Pontedera tecnologica), dove sono in corso importanti studi sulla progettazione di robot, utilizzabili in campo medico, che potrebbero contribuire a facilitare e a migliorare sia le analisi endoscopiche che le operazioni chirurgiche. Una ricercatrice ha presentato un prototipo di micro robot chirurgo, dotato di dimensioni contenute da poter essere introdotto all’interno dell’organismo umano, per individuare e risolvere patologie dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino e in modo particolare del colon. Questa piccola capsula potrebbe sostituire dolorosi esami diagnostici come la gastroscopia e la colonscopia. Infatti potrebbe essere ingerita dal paziente con un bicchiere di acqua e viaggiare e percorrere, allo stesso modo del cibo, le strade in-
terne del nostro organismo. La capsula sarà guidata dalla mano del chirurgo tramite una console o un link magnetico. SONO allo studio anche altri progetti di robotica legati alla Medicina, ad esempio un robot per la chirurgia addominale e per l’asportazione di tumori. Esso renderà possibili operazioni chirurgiche con incisioni al massimo di 35 mm, tramite l’introduzione di un tubo attraverso l’ombelico. La forma con cui è stato realizzato si ispira al corpo umano in modo che il chirurgo possa facilmente operare, sfruttando gli stessi principi del movimento naturale del braccio e della mano. I robot possono essere utilizzati per la terapia riabilitativa e per l’assistenza a disabili e anziani. Inoltre la Biorobotica dovrebbe poter progettare alcune protesi in campo ortopedico e non solo.
LA REDAZIONE Questa pagina è stata realizzata dalla 2˚B dell’istituto Gandhi: Bibbiani Alessandro, Bracali Martina, Brijani Monika, Calloni Davide, Campeol Federico, Capuozzo Valeria, Cesarano Edoardo, Guidi Alessia,
Hajro Sendibel, Linguetta Antonio, Mancini Giulia, Mosti Rebecca, Nasale Manuel, Pagano Giovanni, Panicucci Rachele, Pretesi Gaia, Ragusa Riccardo, Rossi Ilaria, Rossi Susanna, Savorani Francesca, Sco-
gnamiglio Domenico, Taviani Gianluca, Ventre Simone. Insegnante tutor: Carla Dell’Unto. Si ringrazia per la collaborazione la professoressa Erika D’Ambrosio. Dirigente scolastico : Daniela Travi.
RIFLESSIONI
E se dovessi progettare un umanoide? IN CLASSE abbiamo discusso su quali potrebbero essere i robot che vorremmo progettare per il nostro futuro. Ecco alcune delle nostre idee: visto che le donne dovranno dedicare sempre più tempo al lavoro fuori casa sarebbe molto utile un robot che potesse fare perfettamente tutte le faccende domestiche come pulire , stirare, cucinare… Per i ragazzi che sono spesso soli davanti al computer o alla televisione ci vorrebbe un robot amico, spiritoso e divertente che possa condividere giochi ed impegni. DURANTE le partite di calcio potrebbe essere utile un robot arbitro e guardalinee che riesca a rilevare le infrazioni in modo preciso e imparziale. Anziché usare cavie di animali per esperimenti e vivisezioni, potrebbero essere usati piccoli robot da smontare e rimontare. Sarebbe bello anche un robot baby-sitter che potesse intrattenere i bambini in modo divertente, sempre in contatto con i genitori per qualsiasi problema. Si potrebbe avere un robot-gemello, uguale identico a noi e quando non abbiamo voglia di andare a scuola, mandare lui al posto nostro. Dovrebbe essere in grado di rispondere esattamente alle interrogazioni, di fare i compiti in modo corretto…. Infine, uno strumento che ci sembra molto utile per il nostro futuro è un computer –robot che possa sostituire libri e quaderni e possa esserci utile per fare i compiti sia a scuola che a casa…
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 13 MARZO 2012
9
Scuola media
IIIB Da Vinci Castelfranco Castelfranco
Intervista a un volontario speciale Il nostro professore Rosi fa parte della Cri: ‘Aiutare gli altri rende più forti’ per natura sono un po’ pignolo... così dicono».
PROFESSOR Mauro Rosi, stiamo scrivendo un articolo che parla della povertà e del disagio sociale. Noi sappiamo che lei fa parte della Croce Rossa Italiana...
LA SFIDA ONLINE Vota il tuo lavoro preferito. Visita la sezione del sito de La Nazione dedicata. Clicca su www.lanazione.it
Che lavoro svolge nella Cri?
«Ho più di un incarico: ufficiale del Corpo militare con il grado di sottotenente, contabile e Volontario del soccorso (Vds) che opera nel sanitario sociale e protezione civile al comitato di Ponte a Egola. Sempre nell’ambito militare svolgo l’incarico di maestro della banda del Corpo militare della Cri».
E di non riuscire ad aiutare
«Sono sempre stato attratto tra quelle persone che senza paura e con senso del dovere soccorrevano i feriti negli incidenti stradali, nelle catastrofi e nelle situazioni tragiche e allora mi sono detto: “perché non provare anch’io?” Quindi eccomi qua, dopo 11 anni di Cri, a fare ancora parte di questa grande famiglia». I suoi familiari cosa pensano di quello che fa?
Cosa prova quando aiuta le persone bisognose?
«Mi sento bene e fiero di aver aiutato quelle persone molto più sfortunate di me; alle volte basta poco, anche solo ascoltare i loro problemi e cercare di risolverli insieme». Le è mai capitato di trovare persone che non volevano il suo aiuto? «Sì, soprattutto le persone che provengono da altri paesi all’inizio sono un po’ diffidenti. Credo dipenda dalla loro cultura o dalla loro religione ma, dopo il primo impatto, cerchiamo di metterle a loro agio dialogando e facendo capire loro che le stiamo aiutando».
Perché ha intrapreso la carriera di soccorritore nella Cri?
SORRISO Un bambino riceve il pane dagli operatori sanitari qualcuno nonostante i suoi sforzi?
«Nonostante si facciano corsi, simulazioni e prove, si verificano anche situazioni che non riusciamo a risolvere. Quando interveniamo, specialmente nei casi di Acr (arresto cardio respiratorio) lottiamo contro il tempo e contro la stanchezza nel praticare il massaggio cardiaco fino all’arrivo del medico».
Come la ringraziano le persone che lei aiuta? Cosa le dicono?
«Con un semplice grazie, con un abbraccio... comunque non chiediamo ringraziamenti. Quello che facciamo è un dovere. Gli anziani sono quelli che più ci emozionano». Le è mai successo di avere dei sensi di colpa e fra sé e sé dirsi “potevo fare di più”?
«Sempre, non mi accontento mai,
«Credo siano un po’ gelosi della Croce Rossa perché spesso e volentieri sono fuori per servizio ma nello stesso tempo orgogliosi di quello che faccio. Ho cercato sempre di far capire loro che far del bene gratifica e ti rende più forte. Ringrazio sia mia moglie che i miei due figli». Perché proprio la Cri?
«Sono stato prima tanti anni alla Pubblica Assistenza di Santa Croce e devo dire che ho passato momenti bellissimi; però la Cri mi ha dato la possibilità di operare in un territorio più vasto rispetto a quello locale e poi è l’unica associazione che ha un corpo militare ausiliario delle Forze armate: io sono il maestro della banda militare».
LE CAUSE LE ECONOMIE DI MERCATO SENZA REGOLE E LE FINANZE SPECULATIVE ESTREME
La povertà: la sua evoluzione nella società OGGI la povertà è un problema molto diffuso nel mondo ma del quale se ne parla sempre meno. Ci siamo abituati a vedere immagini e a parlare sempre del terzo mondo non accorgendoci che questa realtà sta coinvolgendo anche le popolazioni dei paesi occidentali industrializzati. E’ ormai comune per noi tutti riconoscere i luoghi geografici della povertà nei paesi nel sud del mondo, Africa, America Meridionale, India, etc. In questi luoghi ormai la povertà ha assunto un aspetto più ampio, quello dell’esclusione sociale. Ad esempio in India, in Iraq, in Afghanistan i poveri, le donne vedove e gli orfani vengono esclusi dalla società e dalla famiglia a cui appartengono, sono considerati impuri, inutili e per questo emarginati e negati dalla società stessa. Parliamo di milioni di persone... è quindi comprensibile l’entità del problema: fame, malattie degrado morale. IRONIA Una vignetta sul problema povertà
LA POVERTÀ di oggi non è più la stessa rispetto a
quella di un tempo perché la società si è trasformata e diventare poveri non è più qualcosa che proviene solo da malattie (Aids, malaria, epidemie varie...) o da disastri naturali (siccità, alluvioni, terremoti...) o comunque non solo; oggi la povertà è un rischio prodotto dalla società stessa e dal sistema economico da noi creato e dal nostro modo di vivere. Questi rischi non solo si sono moltiplicati ma sono diventanti molto più insidiosi e le possibilità di cadere in situazioni di disagio sono sempre più elevate poiché nel corso della propria vita si incontrano tanti momenti di difficoltà. In realtà, questo “fenomeno” si sta diffondendo anche in quei paesi cosiddetti industrializzati cioè in Europa e negli Stati Uniti. Nella nostra cara e vecchia Europa nuove ed impreviste cause stanno generando povertà: sono le economie di mercato senza regole e le finanze speculative estreme di cui abbiamo tanto sentito parlare nei tg e che hanno coinvolto nuove categorie sociali, come quella degli operai.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dalla classe III B della scuola media Da Vinci di Castelfranco: Agnoloni Francesco Aribi Meriam Bertoncini Francesco Bevilacqua Annamaria
Bianchi Gabriele Brogi Luca Bruschi Lorenzo Cavaleri Francesca Dema Xhuliana Giana Daiana Gozzoli Alain Masha Attilio Nannei Francesco Ndiaye Cheikh Pino Marquino Maurizio Reitano Davide Ruotolo
Vincenzo Salvadori Massimiliano Scaffidi Chiara Sicuranza Virginia Silvia Solfato Valentina Vanni Mirea. Docente tutor: Lucia Piemontese. Dirigente scolastico: Pietro Vicino.
QUALE INFANZIA?
Indigenza, lavoro minorile e analfabetismo UNICEF: organizzazione mondiale delle Nazioni unite per la protezione dell’infanzia. Quante volte abbiamo letto o sentito parlare di questa sigla, ma quanti realmente conoscono la sua funzione? Questa organizzazione è nata a New York nel 1946 subito dopo la Seconda Guerra Mondiale per proteggere ed aiutare tutti quei bambini che, a causa della guerra, erano rimasti orfani e senza alcun tipo di sostegno sociale. Oggi gli obiettivi si sono moltiplicati: oltre a combattere la fame nel mondo, la mancanza di scolarizzazione, l’Unicef cerca di garantire le vaccinazioni adeguate e di offrire protezione da ogni tipo di sfruttamento (sessuale, lavorativo etc.).
PURTROPPO, nonostante l’impegno di questa ed altre organizzazioni di volontariato, il problema del lavoro minorile e dello sfruttamento dei bambini ha raggiunto proporzioni notevoli ed è sempre più necessario che le nazioni più sviluppate provvedano a controllare e proteggere il rispetto dei diritti dei bambini di tutto il mondo. Il lavoro minorile è un problema che affligge la nostra società perché la manodopera dei bambini costa poco e la mancanza di un sistema di protezione li rende facile preda di gente senza scrupoli. Secondo la Bit (Bureau du Travail) i bambini lavoratori nel mondo sono almeno 75 milioni, di questi molti vengono impiegati in lavori particolarmente difficili: estrazione delle pietre preziose, raccolta di caffè, cacao o the e manifatture di articoli sportivi. «L’infanzia negata» non avrà soluzione finché questi nostri compagni non avranno la possibilità di scegliere come noi.
••
••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 15 MARZO 2012
Scuola media
IIB Toniolo c. Pisa
Pisa: lavori in corso Il centro si rinnova, ma le periferie? I residenti chiedono più attenzione LA STORIA
Caro diario... ecco che cosa è cambiato CARO diario… Pisa, 15/3/2032. Caro diario, dopo molti anni d’assenza sono tornata a Pisa, la città dove sono nata. Ho trovato una città molto diversa da come la ricordavo, ha molti spazi verdi e strani laboratori tecnologici connessi alla rete. La nuova Pisa mi piace anche perché ora è molto più pulita e non si vedono più quei sacchetti dell’immondizia che una volta la rovinavano. Anche i turisti sono più felici soprattutto da quando nella Torre pendente è presente un ascensore nascosto che, senza farle perdere la sua bellezza, permette ai visitatori di risparmiare fatica. NELLE scuole, i ragazzi non usano più i libri ma delle tavolette elettroniche e tutte le aule sono fornite di apparecchiature informatiche fornite dallo Stato. Un’altra novità è che ogni appartamento ha un giardino. A partire dal 2025 il Comune ha promosso il progetto “orto-industriale”, un’iniziativa proposta per aumentare la produzione e consumazione di cibi più sani. Il nome del progetto viene dal fatto che le industrie sono state chiamate a partecipare coltivando propri orti e cercando di inventare delle nuove verdure e frutti ottenuti con l’insieme di vitamine e sali minerali già contenuti in altre piante già esistenti. Nonostante tutte queste novità devo dire però che una cosa è rimasta sempre la stessa: i monumenti e le opere d’arte che continuano ad incantare per la loro bellezza e fanno della nostra città una cosa unica al mondo.
L’11 FEBBRAIO di quest’anno, dopo dieci anni di lavori, è stata finalmente inaugurata la piazza Vittorio Emanuele II che assume una forma ovale al cui centro si erge la statua dedicata al re d’Italia Vittorio Emanuele II. Andrea Serfogli, assessore ai lavori pubblici, ha affermato che la piazza sarà interamente pedonalizzata e l’accesso sarà consentito soltanto ai mezzi pubblici. Il parcheggio sotterraneo, invece, è stato inaugurato il 28 maggio 2010 e si tratta di una struttura di tre piani contenente 283 posti auto. Oltre alla piazza, in questo periodo, Pisa si sta mobilitando per ristrutturare e valorizzare alcuni edifici pubblici e aree del centro storico. Esempio ne sono la Domus Mazziniana, inaugurata il 4 marzo 2012 ma aperta al pubblico già dallo scorso ottobre, dopo la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Laboratorio Fibonacci, un centro di ricerca sulla matematica nato dalla collaborazione tra Francia e Italia, inaugurato il 5 marzo del 2012, la ripavimentazione di Corso Italia e di LA SFIDA ONLINE Vota il tuo lavoro preferito. Visita la sezione del sito de La Nazione dedicata. Clicca su www.lanazione.it
TECNOLOGIA Un esempio di città del futuro
PAESAGGIO DESOLATO Uno scatto fatto dai ragazzi della periferia
piazza dei Cavalieri. Un altro intervento importante è la riqualificazione delle mura cittadine con la sistemazione a verde pubblico di diverse aree. MA CHE COSA ne pensano i cittadini di questi lavori? Secondo noi tutte queste iniziative sono
certamente molto importanti per lo sviluppo della nostra città sia per quanto riguarda la promozione del turismo che per la crescita degli altri settori del terziario più avanzato come l’università e la ricerca. A nostro avviso questi interventi sono molto utili perché rendono più bella ed efficiente la cit-
tà, con vantaggio non solo per le molte persone che ogni anno vengono a visitarla ma anche per noi cittadini. Il centro storico rappresenta una grande risorsa per l’economia cittadina e merita quindi tutta l’attenzione ma pensiamo che si dovrebbe dedicare spazio anche alle periferie dando loro maggiore vivibilità e munendole di servizi come per il centro. Lo chiedono i cittadini che abitano in queste zone che a volte danno vita a manifestazioni per denunciare alcune situazioni di degrado. Un esempio è quello del quartiere Cep dove, dopo una vicenda abbastanza travagliata, inizieranno i lavori per la realizzazione entro il 2013 dei cosiddetti “campini” cioè di una struttura sportiva comprendente un campo da calcio con tribuna e due palestre il tutto affiancato da parcheggio e area verde. Noi ci auguriamo che questo esempio possa essere seguito da altre iniziative di riqualificazione delle periferie della nostra città perché crediamo che uno sviluppo equilibrato sia giusto per dare gli stessi diritti ed opportunità a tutti i cittadini.
LA «CITTÀ INTELLIGENTE» L’UE SCOMMETTE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA
«Smart City», la mobilità del futuro DI SOLITO, quando pensiamo ad una città del futuro, crediamo che sarà piena di macchine volanti, di robot o di case fluttuanti. Immaginiamo anche che saremo in grado di convivere meglio con l’ambiente sviluppando tecnologie che ci permettano di utilizzare fonti alternative e pulite senza più doverci preoccupare degli effetti nocivi dell’inquinamento sulla nostra salute. Ma il futuro, forse, non è poi così lontano. L’Ue ha dato l’avvio ad un progetto intitolato Smart City che è rivolto alle città europee di media grandezza ed ha come obiettivo quello di garantire uno sviluppo urbano equilibrato e sostenibile. Con l’iniziativa, l’Ue intende finanziare quei progetti che hanno come scopo il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, delle reti energetiche e dei sistemi di trasporto in modo tale da ridurre, entro il 2020, del 40% le emissioni di gas serra. L’Ue prevede un investimento di 11 miliardi di euro fra il 2013 ed il 2020. Secondo quanto affermato dal ministro Pro-
fumo, il governo ha messo a disposizione un miliardo di euro di cui 700 milioni destinati alle regioni del centro-nord. Il primo obiettivo da raggiungere per creare una vera “Smart city” è una gestione ottimizzata delle risorse energetiche e del trasporto, in modo che le aree urbane diventino il più efficienti possibile, riducendo le emissioni di carbonio, i rifiuti, l’inquinamento e la congestione. Puntare sulle nuove tecnologie è dunque la linea seguita da alcune amministrazioni locali che stanno siglando accordi con grandi imprese del settore per ridisegnare le proprie città. E la nostra città? A detta del sindaco Marco Filippeschi anche Pisa non si lascerà sfuggire l’occasione di diventare una Smart city e per questo sono state avviate collaborazioni con le più avanzate realtà nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica presenti sul territorio come l’Istituto Superiore Sant’Anna, l’Ibm e altre imprese che operano nel settore.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dagli studenti della classe II A, scuola media “Giuseppe Toniolo” di Pisa, sede centrale: Letizia Abdiu Bianca Bacci Greta Bardelli Tommaso Bar-
sotti Xavier Peter Josh Belen Edoardo Bellani Rebecca Catalano Andrea D’Orta Virginia Galli Matteo Giuntini Denis Idriz Cristian Matica Florian Alessia Mondini Virginia Nuti Sara Ostinato Marco Pellegrini
Erika Pistoia Jomari Samson Landicho Lisa Santillo Michele Sciotti Iacopo Simoncini Eleonora Todisco. Il Dirigente Scolastico: Andrea Serani. Docente Tutor: Georgia Arrivo.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
GIOVEDÌ 15 MARZO 2012
Scuola media
IIB S.Caterina Pisa
A tutto G.A.S.! L’altro consumo I Gruppi di Acquisto Solidale: una scelta in difesa dell’uomo e dell’ambiente QUANTI di voi sono rimasti delusi addentando una mela bellissima, lucida e rossa, ma priva di sapore? Vi è mai capitato di mangiare pomodori al gusto di plastica, ortaggi insipidi e frutta indefinibile? E che dire di quelle buste di insalata prelavata o delle verdure precotte all’aroma di bicarbonato? C’è chi ha detto «basta!» al modo più diffuso di fare la spesa nella nostra società dai ritmi sempre più convulsi, in cui provvedere all’approvvigionamento alimentare è diventato quasi una perdita di tempo, una necessità da assolvere nel modo più rapido possibile: si corre al supermercato una volta alla settimana e si riempie il carrello di cibarie, senza interrogarci molto sulla loro provenienza e sui criteri della loro produzione. È possibile sottrarsi, almeno in parte, a questo modo di comprare e di consumare? Una risposta viene dai Gas, i «Gruppi di Acquisto Solidale». DI COSA si tratta? Il Gas è un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare prodotti alimentari da ridistribuire tra
PIU’ BRUTTI MA BUONISSIMI La frutta biologica
LA SFIDA ONLINE Vota il tuo lavoro preferito. Visita la sezione del sito de La Nazione dedicata. Clicca su www.lanazione.it
loro; la finalità che caratterizza questa libera associazione sta nell’aggettivo «solidale», di cui i gruppi di acquisto si fregiano. Scegliere la solidarietà come criterio guida nei consumi alimentari significa quindi prima di tutto preferire produttori piccoli e locali, rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori, con cui entrare in relazio-
ne diretta senza ricorrere alla grande distribuzione (il prodotto cioè viene acquistato direttamente da chi lo produce, senza intermediari). Una parola d’ordine di questo modo alternativo di acquistare è dunque ‘rispetto’, per l’uomo e per l’ambiente. Nell’attuale società globalizzata, in un mercato sempre più intercontinentale,
le multinazionali spostano la produzione dove i costi sono più bassi, dove la manodopera è spesso sottopagata e dove i lavoratori hanno pochissimi diritti. Preferire i prodotti locali significa allora aiutare i piccoli produttori, spesso schiacciati dalle grandi imprese, e al tempo stesso uscire dal circuito dell’ingiustizia legato allo sfruttamento del lavoro. Rispetto per l’ambiente significa invece preferire prodotti ottenuti nel rispetto della natura e delle sue leggi (prodotti cioè biologici e stagionali, ottenuti senza l’uso di pesticidi o additivi chimici). Acquistare prodotti locali consente inoltre una riduzione dell’inquinamento e dello spreco energetico dovuti al trasporto della merce su e giù per il pianeta, ma non solo: viaggiando di meno, la merce arriva più fresca e non richiede conservanti. Chi sposa oggi la filosofia dei Gas è insomma un consumatore critico, che sceglie di rispettare l’ambiente e il lavoro dei produttori, traendone benefici in termini di qualità del prodotto consumato.
LA STORIA L’IMPRENDITORE BANTI: PRODOTTI LOCALI E FILIERA CORTA PER UN’OPZIONE RESPONSABILE
Coltivare secondo natura, l’agricoltura bio PIER LUIGI Banti è venuto a scuola per parlarci di come funziona la sua piccola azienda agricola (“Il girasole”, vicino a S. Giuliano Terme), fornitrice del G.a.s. di Campo. Da subito, ha scelto di rivolgersi ai G.a.s. preferendoli ai mercati, perché – ecologista, vegetariano, agricoltore per passione – con i gruppi di acquisto solidale condivide la filosofia della produzione biologica e della filiera corta, il no all’inquinamento e al trasporto su gomma. Poco più di un ettaro di terreno, con ulivi, viti, l’orto, un cavallo e le galline: i suoi prodotti sono solo stagionali, coltivati in campo aperto, e rigorosamente biologici (no pesticidi, no antibiotici, no fertilizzanti chimici, no additivi). L’ALTRA AZIENDA Un esempio di struttura bio
IL CONCIME? Pollina delle galline e stallatico del cavallo, sottoposti a procedimento biodinami-
co (l’acqua in cui vengono immersi per 20 giorni è data alle piante, e immediatamente assorbita dalle radici). La programmazione delle colture? Secondo l’antica scienza della rotazione delle coltivazioni, mantenendo sempre un terreno a riposo. L’irrigazione? Goccia a goccia, per un consumo più controllato. Eventuali avanzi dei prodotti? Ci sono gli animali, ma anche il biotrituratore, il macero, il concime: non si butta mai via nulla. Ma il bello di questo incontro è stato imparare che le piante hanno ottime armi di difesa naturale: il sedano coltivato vicino al cavolo lo protegge dai pidocchi e dalle mosche, (grazie al suo aroma, per loro repellente) e le patate, se piantate vicino ai baccelli, da questi ricevono tutto l’azoto di cui hanno bisogno. E che dire poi delle ortiche? Uno splendido antibiotico naturale!
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo organizzato da «La Nazione» è stata realizzata dalla classe II media sez. B, Istituto Arcivescovile Parificato “Santa Caterina”, Pisa: Marco Allegrini, Caterina Anti-
chi, Giorgio Campomori, Giorgio Cappelli, Virginia Cremonese, Elena De Vivo, Simone Del Punta, Edoardo Fantozzi, Kevin Giordano, Vittorio Lami, Giulia Leonardi, Francesca Mancioppi, Matilde Michi, Leo-
nardo Padella, Greta Perini, Mirco Poldaretti, Micol Procopio, Margherita Staffa. Insegnante tutor: Marzia Bonfanti; dirigente scolastico: Romano Gori.
I PERCHÉ
La svolta Comprare insieme L’ORGANIZZAZIONE di un G.a.s. può cambiare da gruppo a gruppo: in genere però i suoi membri si occupano di cercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell’uomo e dell’ambiente, di raccogliere gli ordini fra chi aderisce, di acquistare i prodotti e infine di distribuirli. La filiera corta (diventano pochissimi o addirittura si annullano i passaggi dal produttore al consumatore) limita l’inquinamento, dà più valore al lavoro dell’agricoltore, consente verifiche sulle modalità di produzione, garantisce cibo più sano e saporito. A Campo, una frazione di San Giuliano Terme, da qualche anno è attivo un piccolo G.a.s.: ad alcuni suoi componenti abbiamo rivolto le nostre domande, in loco tramite ‘inviati speciali’ e nella nostra scuola, su invito. In primo luogo, le risposte raccolte hanno messo in luce la qualità dei prodotti, incomparabile con quella della grande distribuzione. Certo, la spesa è rigorosamente di stagione, ma tale scelta di prodotti locali e stagionali ha un valore aggiunto, educativo, all’interno del gruppo familiare, come ci ha spiegato ad esempio la signora Mariotti: «La terra non produce tutto in ogni periodo dell’anno, e seguire il corso delle stagioni insegna a vivere in armonia con la natura». Un aspetto che i nostri intervistati hanno sottolineato, poi, è la relazione che si è instaurata tra i componenti del gruppo: l’appuntamento settimanale per il ritiro della merce, davanti alla parrocchia, è diventato un momento di incontro e di condivisione (per ricette e consigli, ma non solo).
••
••
10 CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 MARZO 2012
Scuola media
IIA Curtatone Pontedera
Tutti pazzi per la tecnologia, ma... Videogiochi e robot influenzano la vita dell’uomo: sappiamo gestirli? GLI STUDENTI
Che uso facciamo di pc e Mp3? PER CAPIRE cosa pensano i nostri coetanei nei confronti della tecnologia, abbiamo effettuato un’intervista a circa cento alunni della nostra scuola media. Tutti usano tutto, dal pc all’Mp3, dal cellulare alla play station per più di quattro ore al giorno. Sorge spontanea una domanda: se passiamo cinque ore a scuola, quattro ore al computer, un paio d’ore a fare sport e per otto ore dormiamo, quante ore abbiamo per studiare? Veramente poche!. Inoltre dall’intervista è emerso che ogni studente sta bene quando usa questi apparecchi elettronici, anche se tutti sono consapevoli dei problemi che possono causare. Nonostante tutti vivano a Pontedera o nei dintorni, pochi conoscono la scuola superiore Sant’Anna e quasi nessuno sa che cosa si studia in questo polo universitario. PERCHÉ invece di uscire a divertirci, restiamo in casa davanti alla console o al display? Sappiamo che danneggiano la nostra salute ma il divertimento ci spinge ad essere «schiavi» del mondo digitale. Molti di noi sono disposti a creare un falso profilo pur di entrare su Facebook, su Twitter e su altri Social Network. Tutti, quindi, possono falsificare la loro identità creando un vero «disguido» sociale, una falsa realtà dove nessuno è chi è veramente. Siamo totalmente attratti da questo tipo di tecnologia, ma ignoriamo i suoi progressi in campo medico, di assistenza, di collaborazione, di potenziamento del lavoro umano.
AL GIORNO d’oggi la tecnologia ha invaso la nostra vita. Tutti sembrano pazzi di cellulari, computer, mp3, tablet per non parlare della tv. Le nostre case sono piene di strumenti ultra moderni capaci di ogni funzione, che hanno modificato le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare e di divertirci. Viene da pensare a come potessero vivere i nostri nonni senza telefono cellulare, senza ricevere notizie in tempo reale su Internet, senza comunicare attraverso i social network, senza fare ricerche su Google o Wikipedia o fare footing senza Ipod. Tutto ciò sembra indispensabile. È un «bisogno» di cui sentiamo di non poter fare a meno, eppure persone di generazioni precedenti affermano di aver avuto una qualità della vita migliore della nostra. Allora la tecnologia aumenta il nostro benessere o riduce la nostra libertà? NON POSSIAMO dare una risposta definitiva sugli effetti positivi e negativi della tecnologia, possiamo solamente riflettere sui suoi condizionamenti nella noVOTA ONLINE
Segui i baby cronisti sul web e dài la tua preferenza. Clicca la sezione dedicata su www.lanazione.it
IL LINGUAGGIO Le prime parole di un bambino sono... tecnologiche
stra vita. Ovviamente piace a tutti giocare con i video-games o usare il computer per andare su internet, ma non bisogna esagerare. Ricerche mediche hanno scoperto che i bambini passano in media sei ore al giorno usando la tecnologia senza nessun controllo. Questo può causare dei problemi alla
salute, addirittura l’epilessia, perciò sarebbe opportuno seguire una “Dieta Tecnologica”, cioè attività fisica e sport, per allontanarsi dagli apparecchi elettronici. D’altra parte questi giochi permettono, però, di perfezionare molte abilità mentali quali lo sviluppo delle capacità senso-motorie, la ra-
L’IDEA PROPOSTA PER NON DIVENTARE “SCHIAVI” DEGLI APPARECCHI
HI-tech: istruzioni per l’uso
MOLTI RAGAZZI sono consapevoli che i videogiochi danneggiano la salute, ma continuano ad utilizzarli quotidianamente. Occorre fare molta attenzione: non è detto che chi passa tante ore davanti ai videogiochi sia dipendente. Si riconosce un giocatore dipendente dall’ossessione irrefrenabile di giocare, dal disinteresse verso la scuola, la famiglia, il lavoro e dal non riconoscere le gravi conseguenze delle proprie azioni. I sintomi di questa dipendenza possono essere: attacchi di panico, problemi di sonno, incubi e tremori. Sui giornali troviamo anche diversi episodi di crisi epilettiche dovute ad un uso prolungato di videogiochi. La parola chiave per prevenire questi disturbi è «equilibrio». IL MONDO DELLE MERAVIGLIE Un bambino davanti al pc
pidità decisionale e il controllo delle emozioni. Quindi la tecnologia non è né negativa né positiva, tutto dipende dall’uso che se ne fa. L’uomo deve gestire la tecnologia come uno strumento con il quale può migliorare la qualità della propria vita, non peggiorarla. Sicuramente può offrire molte comodità alla vita quotidiana, basti pensare allo sviluppo della robotica. La ricerca più avanzata (attuata ad esempio al polo Sant’Anna Valdera) sta provando a realizzare robot che siano utili alla società e migliorino le condizioni di vita umane, occupandosi per esempio di pulire le strade, di raccogliere rifiuti porta a porta o di aiutare gli anziani e i disabili a compiere le azioni quotidiane. Sicuramente offrono grande aiuto, ma privano di rapporti umani reali, in quanto non consentono più di avere un contatto fisico con le altre persone, percepire sensazioni, sguardi ed emozioni. Inoltre i robot sostituendo il lavoro umano potrebbero creare disoccupazione a coloro che svolgono queste.
I METODI per prevenire i sintomi sono: ridurre
il tempo di esposizione ai videogiochi, illuminare l’ambiente per smorzare la luminosità dello schermo e non avvicinarsi troppo all’apparecchio. È da consigliare ai ragazzi di fare pause di dieci o quindici minuti dopo un’ora di gioco; non giocare troppo al lungo; riposarsi o sospendere l’attività per alcune ore se si presenta uno dei sintomi sopra citati. Oltre ai videogiochi i ragazzi devono imparare ad utilizza il cellulare, i Social Network , i tablet...I ragazzi di questa generazione sono «nativi digitali», perché sono nati e si sono trovati immersi in un mondo tecnologico senza essere esperti di informatica. Nessuno spiega mai loro ad usare la tecnologia come un supporto per semplificare le proprie azioni giornaliere senza lasciarsi dominare da essa, a non ridurre la propria vita sociale alla cura del proprio profilo Facebook.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dalla II A della media Curtatone e Montanara: Andreoli Francesca, Campinotti Chiara, Cecchi Marco, Ciardelli Walter, Crecchi Francesco, Dad-
di Niccolò, Doni Luna, Federighi Francesco, Florio Martina, Giuliani Alessio, Lelli Marco, Leoncini Alessandra Sofia, Leoncini Edoardo, Leone Stefano, Li Jinwei, Lombardi Simone, Mannetta Alfonso, Onyene-
zide Lilian, Pampaloni Sara, Ricotti Arianna, Salzano De Luna Luca, Sartini Tommaso, Vannini Martina, Velu Pandian Ishvarya, Volpe Laura. Docente tutor: Paola Carlotti. Dirigente scolastico: Daniela Travi.
••
8
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 MARZO 2012
Scuola media
IIC Pascoli Cascina
Animali: passione, moda, mania? Sempre più in aumento la presenza nelle case di una tenera compagnia SONO numerose le famiglie italiane e, in misura maggiore le persone sole che adottano o comprano un animale che possa stare in casa con loro. Secondo le ultime indagini dell’Eurispes, sono oltre 40 milioni gli animali che vivono stabilmente nelle case degli italiani: secondo l’Aida, associazione italiana difesa animali e ambiente, il 58% degli italiani ospita un animale in casa. La percentuale più alta appartiene agli anziani che colmano così il loro senso di solitudine. Per la maggior parte, a beneficiare di un tetto sicuro, sono cani e gatti. Ultimamente, però, a farla da padroni sono i pesci rossi, sicuramente poco impegnativi. Chiudono la classifica, in ordine, volatili, roditori e rettili. Riguardo a questi ultimi, non si tratta solo delle solite tartarughe, ma anche di iguane e serpenti. In molti casi, a godere di una comoda vita casalinga è un unico beniamino, ma sono molte le situazioni in cui convivono più esemplari della stessa o di diversa specie in perfetta simbiosi, magari dopo lunghi
VOTA ONLINE Segui i baby cronisti sul web e dài la tua preferenza. Clicca la sezione dedicata su www.lanazione.it
AL CALDUCCIO Nelle case, cani, conigli, ma anche rettili
ed estenuanti periodi di autentica guerra. La convivenza con un animale da compagnia risulta, quindi, una tendenza in costante crescita. Pur tuttavia, non è una scelta semplice, ma una responsabilità da affrontare quotidianamente con impegno costante. Difatti, prendersi cura di un animale do-
mestico è come accudire un bambino a cui rivolgere con pazienza attenzioni e cure amorevoli. Perciò, chi adotta un animale è disposto anche a fare follie per accontentarne i capricci ed è per questo che il mercato dei prodotti alimentari, dei giocattoli e dell’abbigliamento è ricco di novità e parti-
colarità di ogni genere. A ciò si aggiungono gli istituti di toelettatura, le riviste specializzate, le mostre, i concorsi, i programmi televisivi, i siti web, i blog. VIZIATI, coccolati e vezzeggiati, gli animali da compagnia rappresentano una categoria privilegiata. Sono da ricordare, e sono tantissimi, gli animali che collaborano con l’uomo nelle operazioni di soccorso come i cani pompiere, i cani da valanga e da soccorso nautico e alpino. A loro si aggiungono i cani poliziotto e i cani soldato addestrati a riconoscere la presenza delle mine su un territorio di guerra. Non ultimi sono gli animali che affiancano l’uomo nel lavoro come nel traino. Un elogio a parte va ai cani addestrati ad accompagnare i non vedenti rendendoli autonomi nei loro spostamenti e movimenti. Non bisogna, quindi, dimenticare che il rispetto per gli animali è un valore irrinunciabile. Rispettando gli animali, l’uomo rispetta se stesso, la natura di cui fa parte e, in definitiva, il valore della vita.
DRAMMA L’OMBRA DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA NEL MALTRATTAMENTO DEGLI ANIMALI
La barbarie dei combattimenti clandestini SONO tanti i casi di maltrattamento di animali. Uno dei più comuni è il traffico clandestino di cuccioli, di fauna esotica e selvatica. Tuttavia, la forma più crudele è lo sfruttamento di animali, più comunemente cani, nei combattimenti gestiti oltre che dalla mafia e dalla camorra anche da delinquenti comuni. Questo mercato rappresenta un mezzo di arricchimento molto rapido; frutta, difatti, alle organizzazioni criminali oltre 300 milioni di euro all’anno. Le scommesse, in Italia, vanno dai 50.000 ai 250.000 euro per combattimenti tra campioni, mentre all’addestratore spettano decine di migliaia di euro. DISUMANITA’ Un combattimento fra cani
LA MAGGIOR parte dei cani muore subito durante lo scontro, alcuni sopravvissuti vengono abbandonati e muoiono a causa delle ferite riportate.
Solo un numero esiguo riesce a resistere alle crudeltà a cui è sottoposto. Per fare diventare i cani molto aggressivi, gli addestratori utilizzano metodi e sistemi veramente atroci. Appena in grado, i cuccioli vengono sottoposti ad una dieta a base di proteine e droghe eccitanti e, di seguito, ad un allenamento intenso: corsa su tapis roulant e inseguimento di prede vive (per lo più gatti) legate a pertiche rotanti. I cani adulti vengono lasciati digiuni per giorni ed appesi per ore nel vuoto mentre mordono uno pneumatico per evitare la caduta. Per allenarli alla lotta sul ring, vengono lasciati chiusi in stanze buie con una sola luce fortissima e, dopo alcuni giorni di digiuno, viene tirato loro contro un gatto vivo che sbraneranno per fame. Una volta sul ring troveranno la stessa lampada e l’aggressività scatterà automaticamente.
LA REDAZIONE Questa pagina è stata realizzata dagli alunni della classe II C della scuola media Pascoli” dell’istituto comprensivo “Falcone” di Cascina: Bruka Edison, Cafissi Duccio, Calabresi Matilde, Cerlino Vincenzo, Cian-
nelli Paolo, Conti Sara, Demoreti Orjana, Fedeli Alessia, Ferlito Serena, Germani Elena, Hamzaoui Imane, Khabbas Asil, Lamonaca Gianni, Lavore Arianna, Logli Chiara, Masiero Sergio, Mazzei Alessio, Mul-
ler Riccardo, Novi Gabriele, Novi Massimiliano, Orsini Matteo, Pasquinelli Elia, Sonetti Mattia. Docente tutor: Anna De Cillis. Dirigente dell’istituto comprensivo: Leonardo Stano.
RIFLESSIONI
Amici sinceri da strapazzare di coccole IL REGALO più richiesto da un bambino e anche da un adolescente, per il suo compleanno o per una ricorrenza da festeggiare, è un cagnolino o un gattino. Pur tuttavia, un cucciolo non è né un giocattolo né un oggetto insensibile e inanimato che si può trascurare senza provocarne la sofferenza, esauriti i primi entusiasmi. E’, invece, un piccolo esserino che va accudito, nutrito, curato, ma soprattutto amato incondizionatamente, sempre e comunque, anche quando costa enormi sacrifici e continue rinunce. Questo è il prezzo da pagare in cambio di un tenero legame che si stabilisce quando si gioca insieme, ci si addormenta abbracciati sul divano guardando la televisione, si va insieme a passeggio o si combina qualche marachella. UN AMICO a quattro zampe ti accetta senza giudicare e fare confronti; diventa come una persona: gli si parla o si confidano segreti, ci si fa aiutare e consolare quando se ne ha bisogno. Nonostante ciò, il nostro amico leale e sincero non sempre è disponibile ad accontentarci, perché, come ogni altro essere vivente, ha esigenze, diritti e libertà da considerare e rispettare. Sicuramente, però, è capace di regalarci momenti, sensazioni e gioie indimenticabili. Quando un animale da compagnia entra in una casa diventa ufficialmente parte integrante della famiglia ed è come un parente o un fratello. Perciò non si riesce a comprendere come si possa abbandonarlo.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 20 MARZO 2012
9
••
Scuola media
IIIE Gamerra Putignano, Pisa
Quattro passi nella memoria Nei ricordi di chi visse quei momenti, lo stesso sgomento di allora LE BOMBE A ZONE
Pisa Una città coventrizzata
PISA è stata la prima città italiana ad essere «coventrizzata», cioè ad essere soggetta ad un’«area bombing», un bombardamento a zone. Da questo episodio il termine «coventrizzare», un neologismo che deriva appunto dal nome della città inglese di Coventry, nel Regno Unito, che, nella notte tra il 14 e il 15 novembre del 1940, subì un bombardamento a tappeto da parte della Luftwaffe tedesca, per circa dieci ore continuative. L’effetto fu devastante, spianando completamente tutto quanto compreso sotto il raggio d’azione degli aerei. Il bombardamento causò la morte di 1236 persone, migliaia di feriti e furono distrutte vie di comunicazione, ospedali e molte abitazioni. ANCHE PISA, il 31 agosto del 1943, fu soggetta a un simile bombardamento: alle 13 furono avvistati nei cieli di Pisa una schiera di 152 aerei bombardieri americani, «Liberator» e «Flying Fortress», che volavano parallelamente tra loro e in 7 minuti, a ondate successive, furono scaricate sulla zona sud della città 408 tonnellate di bombe, incatenate a due a due e legate a grappolo. Dopo lo sgancio delle prime bombe, il fumo che saliva dalle macerie era talmente denso che nelle ondate successive i piloti bombardarono alla cieca. Alla fine dell’incursione aerea si contarono quasi mille morti, molte abitazioni e luoghi di culto distrutti o danneggiati e i punti strategici della città devastati.
PARLARE del bombardamento del 31 agosto 1943 significa non dimenticare una pagina drammatica della millenaria storia cittadina. Il tempo passa e le ferite si risanano, ma Pisa, all’indomani del bombardamento, era una città prostrata! Molte volte prima di quel giorno erano risuonati falsi allarmi aerei: il patrimonio artistico della città sembrava proteggere dalla follia distruttrice della guerra. Quella speranza fu spezzata il 31 agosto, l’impreparazione generale fu causa delle numerose vittime. Gli alleati volevano colpire l’aeroporto, la stazione e tutte industrie riconvertite a uso bellico. A FUOCO La stazione dopo il bombardamento del 31 agosto 1943
ERANO le 13 quando la città a sud dell’Arno fu investita da un uragano di fuoco, un inferno che durò 7 lunghi minuti. Come testimonia la signora Nada Mattioli: «… Quando suonò l’allarme ero sulla terrazza di casa, poi un boato e mio padre, riconoscendo il rombo degli aerei, mi prese in collo e ci precipitammo con la famiVOTA ONLINE
Segui i baby cronisti sul web e dài la tua preferenza. Clicca la sezione dedicata su
glia nel rifugio al Giardino Scotto. Finito il bombardamento, attoniti, uscimmo dai rifugi e vedemmo un’immensa colonna di fumo coprire la zona di mezzogiorno; passò di lì una donna che teneva tra le braccia un giovane insanguinato: disperata, gridava a squarciagola - andate di là d’Arno, son
tutti morti! - In effetti in quella zona i morti furono tantissimi, lì abitavano anche gli zii con i figli: quel giorno è morta la mia cugina di 6 anni per le gravi lesioni riportate: avevamo giocato insieme proprio il giorno prima! La sera stessa con la famiglia dormii su un prato appena fuori città perché
temevamo un altro bombardamento; ormai impauriti, di lì a pochi giorni sfollammo sulle colline pisane. Nel diario della signora Massima Muller si legge che mentre la radio dava un bollettino di guerra, d’improvviso ci fu un silenzio tombale: con la prima bomba andò via la luce, poi uno schianto e iniziò la distruzione. Fu una sequenza interminabile di esplosioni. Tanto spavento in «quel diluvio di morte … mi metto sulla soglia di casa, perché mi hanno detto che, quando le case crollano, le soglie rimangono su … la mia vicina in ginocchio recita il Confiteor … lo spostamento d’aria piega le canne dei pomodori degli orti … un’ora d’inferno, un terrore che ci toglieva il respiro … quando la furia parve placarsi … era buio perché il pulviscolo … oscurava il sole … d’intorno un silenzio lugubre, poi gemiti, lamenti, pianti...». La signora Muller ricorda poi l’angoscia per i due figli che si trovavano nella zona devastata fino a quando non li ha visti tornare, un po’ malconci, ma vivi.
LE DOMANDE A 69 ANNI DA QUEL TRAGICO GIOVEDÌ 31 AGOSTO 1943 CI INTERROGHIAMO
www.lanazione.it
Ma ce n’era davvero bisogno?
A 69 ANNI da quel tragico giovedì 31 agosto 1943 ci interroghiamo: Ma ce n’era bisogno? Molte le immagini, i video e i testimoni diretti che ancora oggi ricordano i terribili bombardamenti da parte degli alleati, che non accontentandosi più di bombardare obiettivi precisi, introdussero il concetto di “bombardamento a zone”, per distruggere progressivamente il sistema militare e industriale italiano. Il raid su Pisa del 31 agosto 1943 fu un perfetto esempio di questa strategia offensiva. Ma perché intensificare i bombardamenti, coinvolgendo i civili, quando ormai l’Italia era stremata, il fascismo caduto e le trattative per la resa in corso? DALL’ALTO Ore 13 del 31 agosto 1943: si scatena l’inferno
PROPRIO il 31 agosto, mentre il generale Castellano si recava a Cassibile, pronto a sottoscrivere l’ar-
mistizio, le fortezze volanti iniziavano a sganciare le prime bombe su Pisa. Una possibile spiegazione potrebbe essere che fu Churchill a volere a tutti i costi sulle città italiane una tempesta di ferro e di fuoco, per spingere la popolazione a schierarsi sempre più contro il fascismo e la guerra; ma se i servizi segreti angloamericani si fossero sforzati di capire meglio la posizione degli italiani nei confronti della situazione politica, avrebbero intuito che il regime era ormai finito e l’inutile crudeltà del bombardamento su Pisa e su tante altre città, sarebbe stata evitata. Noi ragazzi stentiamo a capire tanta violenza ed è per questo che siamo convinti che ricordare un tragico evento come questo, sia, per tutti, un utile esercizio in un periodo della nostra storia in cui il fragore delle armi spesso torna a farsi sentire in tante parti del mondo.
LA REDAZIONE Questa pagina del campionato di giornalismo organizzato da «La Nazione» in collaborazione con gli sponsor è stata realizzata dalla IIIE della scuola media Gamerra di Putignano, Pisa: Bufalini Lorenzo, Cacel-
li Flavio Ceccarelli Giada Cini Kinzica Ciotir Margareta Di Ruscio Francesca Galli Giacomo Giusti Adriana Gori Christopher Magli Domiziana Mansueto Benedetta Mazzitelli Domenico Ndiouck Mor Pannocchia
Federico Romano Matilda Sasz Cristina Maria. Insegnante tutor: professoressa Alessandra Guerri. Dirigente scolastico: Paola Lucarelli.