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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012
Comprensivo
«Fucini» San Marcello
Social network: origine e sviluppo Ripercorriamo le tappe della rivoluzione della comunicazione IL SONDAGGIO
Alunni e genitori a confronto CONFRONTANDO i risultati di un sondaggio effettuato tra gli alunni delle tre classi terze dell’Istituto con quelli dell’analogo sondaggio proposto ai genitori sono emerse alcuni dati inaspettati. Facebook è il social network più conosciuto sia dagli alunni che dai loro genitori: dichiarano di sapere cos’è il 100% degli intervistati. Un dato abbastanza sorprendente è che i ragazzi sono d’accordo con i genitori riguardo al fatto che l’uso dei social network da parte di giovanissimi sia abbastanza scriteriato: lo pensano il 60% dei genitori e ben il 75% dei ragazzi. Il 57% dei genitori ritiene che la possibilità di comunicare tra amici in modo veloce sia il vantaggio maggiore che i social network offrono; sono della stessa opinione i loro figli, al secondo posto la condivisione di idee e immagini. ANCHE sui rischi grandi e piccoli vanno d’accordo: il rischio maggiore è per tutti la possibilità di fare incontri pericolosi; non è sottovalutata da nessuno la possibilità di un eccessivo isolamento. RIGUARDO al tempo che viene dedicato a questo tipo di intrattenimento i dati divergono lievemente: i ragazzi usano i social network più a lungo.
IL SOCIAL NETWORK è un sistema che permette di comunicare on-line con più persone. Si entra a far parte di un social network creando un proprio profilo che si può arricchire con foto, commenti e pensieri personali. La storia dei social network è recentissima. Nel 1997, venne lanciato il sito web Six Degrees; dopo soli tre anni fu chiuso, ma lasciò un’impronta sullo sviluppo di internet. All’inizio le persone non credevano ai social network, dato che internet non era consolidata a sufficenza per poter essere personale e interattiva. FURONO NECESSARI altri tre anni prima che fossero lanciati siti come LinkedIn e MySpace, che videro entrambi la luce nel 2003. Facebook iniziò la sua storia dopo un anno, e all’inizio fu utilizzato soltanto da alcuni studenti di Harvard. Diventò il modo migliore per comunicare con gli altri, anche a grandi distanze e per incontrare nuove e vecchie amicizie.
le molte persone usano i social network, è quasi impossibile senza una ricerca molto acccurata, ma comunque si possono ricavare alcune ipotesi, per esempio: i ragazzi, giovani, pensano che l’uso delle reti sociali sia un momento di svago, divertimento e conoscenze di nuove amicizie, questi sono alcuni dei tanti vantaggi ma come tutte le tecnologie, questo sistema se se ne fa un uso scorretto, può diventare oltre che sgradevole anche pericoloso.
IL GRAFICO I giudizi degli utenti dei social network
Questo rese il mondo molto più piccolo nel corso di una sola notte. Nel 2006 è nato You Tube che ha portato alla conoscenza Twitter. Al momento di questa scoperta Facebook si è diffuso a livello mondiale.
Il fatto di poterci mandare messaggi virtualmente, in passato non era lontanamente immaginato, ed invece oggi è la vera e propria realtà. SPIEGARE la ragione, per la qua-
ALCUNI RAGAZZI usano anche i social network per sentirsi superiori; ma anche per essere uguali a tutti, ed integrarsi nel gruppo degli amici. Gli adulti invece usano questi sistemi per motivi piu ragionevoli come: motivi e discussioni su il lavoro, ritrovare vecchi amici, aggregarsi a gruppi, associazioni sportive , di beneficienza , per organizzare giornate o feste. Quindi i motivi per i quali le persone usano questo nuovo modo di comunicare cambiano secondo l’età.
L’ANALISI DALLE TRUFFE AI CONTENUTI PORNOGRAFICI: ECCO I I PERICOLI CHE SI NASCONDONO IN RETE
Piazze virtuali: tanti vantaggi, altrettanti rischi
LA VIGNETTA Internet è diventato un idolo per tanti
I VANTAGGI dei social network come Facebook, Twitter, Skype, Messanger, utilizzati da moltissimi ragazzi in tutto il mondo, sono numerosi; innanzitutto possiamo divertirci con le numerose applicazioni che si possono trovare praticamente dappertutto come: giochi di ruolo, di animali, di guerra e di logica. Inoltre possiamo venire a conoscenza di notizie di attualità, di gossip e di spettacolo. Un altro aspetto positivo è quello di poter comunicare con amici che non vediamo da tanto tempo attraverso chat, videochiamate ecc. Infine possiamo conoscere nuovi amici. Altrettanti sono i rischi che si corrono utilizzando questi nuovi strumenti di comunicazione: il più frequente è quello di imbattersi in contenuti pornografici o violenti che sono molto numerosi su alcuni social network e infatti compaiono anche
quando non li cerchiamo. Possiamo anche subire delle truffe con concorsi o promozioni falsi che ci attraggono con oggetti che desideriamo; inoltre può accadere di subire delle molestie o di venire in contatto con persone pericolose visto che internet è accessibile a tutti. Talvolta si possono scaricare involontariamente virus che danneggiano il computer. UN GROSSO RISCHIO è quello di diventare dipendenti e perdere la capacità di interagire con le persone a causa dell’eccessiva permanenza su Internet. Man mano che utilizziamo questi social network ci isoliamo e perdiamo contatto con le altre persone e infatti non siamo più in grado di apprezzare le qualità dell’amicizia concreta, fatta di gesti e di divertimento insieme agli amici.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Filippo Castelli, Chiara Ciampi, Viola Cinotti, Filippo Coppi, Lisa Del Vecchio, Matteo Di Cagno, Dario Ducci, Matteo Ducci, Tommaso Ducci, Sara Gavazzi, Gianluca Io-
ri, Francesco Nesti, Ovidio Nicu, Mattia Nieddu, Giulia Pagliai, Francesca Strufaldi (classe II C, scuola secondaria di I grado «Renato Fucini», Istituto Comprensivo San Marcello Pistoiese).
Il dirigente scolastico è l’ingegner Maria Lucia Querques e l’ insegnante tutor (che ha seguito i ragazzi nella raccolta delle notizie e nella realizzazione del lavoro) è la professoressa Letizia Evangelisti.
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MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012
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Scuola Media
Montemagno Quarrata
1, 2, 3… e la quarta vien da sé Insolite fontane rinnovano l’arredo urbano della città di Quarrata VORRESTE vedere il gruppo stellare delle Pleiadi accompagnato da giochi di luci bianche e turchesi, leggere nei pensieri della gente di Quarrata, magari stando in una casa trasparente, sedere in uno spazio che inviti alla meditazione e allo stesso tempo vi dia l’impressione di essere in un mondo del passato? Magari vivere queste sensazioni accompagnate dal piacevole rumore dell’acqua che scorre? A Quarrata questo è possibile grazie al nuovo volto che l’Amministrazione Comunale ha deciso di dare alla città. Gli abitanti di Quarrata, in linea con l’idea del Comune di creare spazi artistici fruibili dai cittadini e non solo ammirati dall’esterno, sono stati coinvolti nei vari progetti di realizzazione di alcune fontane che contribuiscono al nuovo arredo urbano. Così la fontana di Corsini in piazza Fabbri ha l’insolita forma di una casa trasparente, con dentro una panchina per sedersi. Tutto è simbolico: dalla forma della casa, che rappresenta il bisogno primordiale dell’uomo, alla trasparenza, che vuole significare l’apertura
dare l’illusione del cielo stellato.
LA VIGNETTA I ragazzi ironizzano sulle abitudini antiche
verso gli altri. Sul vetro delle pareti riporta fedelmente i messaggi spediti dai cittadini su invito dell’artista dentro una cassetta apposita. Alla fontana di piazza Risorgimento hanno contribuito i ragazzi delle elementari, con disegni poi riprodotti nelle formelle in bronzo che incorniciano gli ugelli.
NOVE ZAMPILLI schizzano l’acqua direttamente dal pavimento della piazza, leggermente concavo in quel punto. Ad ogni zampillo corrispondono un faretto bianco e uno turchese, e la posizione ripropone quella delle Pleiadi, mentre la pavimentazione di pietra di Luserna la notte presenta quel tipico brillare della mica, per
E INFINE l’ultima nata, che per la sua collocazione ha suscitato polemiche, in quanto desta scalpore un’opera contemporanea in un sito rinascimentale. «Muri fontane a 3 colori per un esagono» di Daniel Buren nasce dalla collaborazione fra il Comune e il mecenate di arte contemporanea Giuliano Gori, che già si è distinto per aver dotato il parco della villa di Celle di numerose opere d’arte. Il marmo bianco di Carrara per la base esagonale e per le sei pareti, posizionate in modo da ricordare vagamente i celebri monoliti di Stonehenge, e la collinetta sulla cui sommità si trova la fontana contribuiscono alla magica suggestione del luogo. Ci si può sedere sul marmo abbagliante e ammirare, negli spazi tra un muro e l’altro, scorci di paesaggio sul Montalbano o sulla Magia. E se qualcuno pensasse che non si vive di sola arte... c’è anche una fontanella di acqua da bere, in piazza Berlinguer.
LE INTERVISTE UNA DOMANDA AI CITTADINI: «L’AREA DELL’ESAGONO È GIUSTA O SBAGLIATA?»
Opinioni della gente: i quarratini dicono la loro
L’OPERA La fontana di Daniel Buren
ACCESA discussione sulle fontane di Quarrata. Daniel Buren, con «Muri Fontane a 3 colori per un esagono» nel parco della villa La Magia, e aperta da qualche mese ai visitatori, ha riacceso la discussione: è giusto collocare opere d’arte contemporanea in luoghi storici? Ecco le opinioni di alcuni quarratini. «E’ vero che la Magia è rinascimentale – sostiene Chiara, studentessa del classico —, però vi si promuovono anche discipline moderne come le scienze, e la fontana di Buren rappresenta il connubio tra antico e moderno. Anche se mi sembra che i colori non si integrino bene con il paesaggio, la forma esagonale richiama la perfezione del sei, ricorda il megaron greco dove gli antichi si riunivano per ascoltare gli aedi; la trovo bella perché è già di-
ventata un punto di ritrovo, è dunque uno spazio da vivere». «Non discuto la bellezza della fontana — dice Ernesto, abitante di Quarrata —, ma per me non è adatta al parco mediceo: la scelta della collocazione più che per motivi artistici è dovuta al fatto che Buren voleva farsi notare». «CONOSCO le polemiche sulla fontana di Buren — risponde Rosita Testai, professoressa ed ex primo cittadino di Quarrata —, ma io non concordo con i detrattori: per me la fontana è molto bella, l’artista è quotato e crea opere di pregio. E il luogo è adatto per la land art, per cui l’opera e il paesaggio si fondono insieme. È una rivisitazione dell’antica riserva del Barco Mediceo, che mentre prima era dei nobili e basta, ora deve essere della gente che ci va a passeggio, o addirittura a meditare».
LA REDAZIONE ... 3˚ D: E. Barbato elisa; L. Bardi; F. Belluomini; A. Besser; L. Bugiani; F. Chiti; M. Cosmo; E. D’Isep; B. Florenzi; J. Fronteddu B. Gamberi; T. Giacomelli; C. Giusti, F. Laschi; A. Lecceti, L. Mazzanti; D. Nannini; M.
Niccolai; I. A. Pavel; F. Pecorini; I. Petracchi; E. Ponziani, M. Rossomandi, S. Sciatti; A. Scipioni, G. Silano; F. Sommariva. classe 3 L: Y. Amato, F. Astorino, V. Cancedda; I. D. Dragomir; C. Gjeloshi; M. Gonfiantini;
S. Gorgeri; M. Grillini; R. Marsella; S. Noferi; X. Ramovic; F. Rizzo; M. Sardi; V. Sorbello; G. Tesi; I. Vanello, D. Zhang. Docenti: Daniela Gori; Luigi Barontini e Gionata Pucci.
RIFLESSIONI
Opera d’autore Vi diciamo com’è fatta STRISCE verticali larghe 8,7 cm: non c’è dubbio, è un autentico Buren! Ed è sua la firma del progetto per la fontana monumentale nel parco della villa medicea La Magia. «Muri Fontane a 3 colori per un esagono» è stato realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. La struttura dell’opera è costituita da una base esagonale. Da ogni lato dell’esagono si erge una parete rivestita di marmo di Carrara, che presenta il motivo tipico delle opere di Buren: le strisce verticali bianche, alternate a strisce gialle, rosse o blu. Tra una parete e l’altra, il paesaggio, che si fonde con l’opera, secondo il criterio della Land art. L’opera è concepita infatti in modo da «dialogare» con l’ambiente in cui si trova: non ha lo stesso valore se collocata altrove. In questa ottica l’autore ha già realizzato varie opere in Toscana, tra le quali anche una a Santomato nella villa di Celle. La fontana è stata oggetto di numerose polemiche: è ritenuta una spesa inutile, priva di gusto artistico, da non porsi accanto a una villa medicea, benché la villa ospiti ormai molte opere di arte contemporanea che arricchiscono lo «spirito» del luogo e che non sono destinate a dei musei, ma fanno parte del paesaggio. Al pari di un albero, e non c’è il cartellino con scritto non toccare, perché ci si può sedere come su una roccia o all’ombra di un albero.
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MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012
Istituto Comprensivo
«L. Da Vinci» Pistoia
L’archivio «ghiacciato» Ambiente e sicurezza: Gaia conserva la nostra storia RIFLESSIONI
Salviamo i doni della terra per il futuro CI PIACE immaginare Gaia come un’amica di «penna» con la quale dialogare per comprendere e raccontare la nostra storia di ragazzi. Cara Gaia, ora ti illustriamo una bella immagine. Lungo il delizioso Rio che passa attraverso le Fornaci, il quartiere della nostra scuola, una volta scendevano le donne a lavare i panni, vicino ad una melodiosa cascatella con i mattoncini rossi. Oggi, in primavera non è raro trovare due o tre adolescenti, armati di stivaloni «a coscia» , canna da pesca e vermicelli, intenti a pescare nella concentrazione assoluta. Ultimamente, un bell’airone bianco si abbevera serenamente in quelle acque, sempre lì, vicino a quella cascatella circondata dagli argini in pietra. Abbiamo tante aspettative verso il nostro avvenire, abbiamo fiducia nel progresso della scienza, ma abbiamo anche paura di perdere i preziosi tesori del nostro pianeta blu. Lewis definiva il nostro pianeta come il «pianeta silenzioso», perché aveva smesso di comunicare con gli altri mondi e se ne stava muto ed isolato nel proprio egoismo. Una inutile ed insignificante palla cosmica. Noi non vogliamo che ciò accada, non vogliamo vivere come alieni sulla nostra terra. Cara Gaia, come possiamo mantenere un rapporto armonico con la natura? E vivere in sintonia con essa? Ci piace ricordare il pensiero di San Francesco D’Assisi: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et erba». Questa è la strada da seguire.
GAIA È IL NOME della terra: essa ha conservato nella sua «pancia» gli eventi accaduti prima di noi. Nell’Antartica terra riposa, strato su strato, la storia geologica del nostro pianeta: solo studiando Gaia e scoprendo il suo valore impariamo a proteggere e rispettare noi stessi. Il corso B dell’Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci ha partecipato al progetto denominato «Ambiente, salute e sicurezza» che si è svolto nell’istituto stesso nel precedente anno scolastico. Ci sono stati tre incontri con i volontari della SPI-CGIL alla presenza di tre esperti. Ognuno di loro ha apportato nuove conoscenze nell’ambito dello stretto rapporto che esiste tra la salute e la sicurezza dell’ambiente, inteso sia come luogo di quotidianità, sia come habitat del genere umano. Gli incontri più interessanti sono stati quelli con Daniele Frosini, giovane ricercatore scientifico nelle basi antartiche. Daniele ha mostrato le strabilianti foto di questo straordinario continente e ha illustrato ai ragazzi come l’uomo possa influire sulle variazioni
saggi apparsi nel corso del tempo. Ed è proprio lì nel ghiaccio antartico, il «libro» più importante da leggere che la terra fa riemergere dalle proprie profondità. Daniele, con i suoi studi, con la sua passione e con il sacrificio che essi richiedono, ha aperto ai ragazzi una finestra sul mondo, che li ha portati in un continente tanto lontano, per comprendere meglio l’ambiente a loro vicino.
LA VIGNETTA La terra non è una proprietà dell’uomo
delle condizioni dell’ambiente.
climatiche
ATTRAVERSO le «carote polari» (carotaggio), lui e i suoi colleghi possono studiare i cambiamenti del clima avvenuti nel corso di molti anni. Le «carote polari» sono dei lunghi tubi di ghiaccio, estratti dal ventre della terra
con appositi macchinari, la cui composizione in strati dà notizie scientifiche sulla storia climatica della terra. Una volta estratte , le «carote» vengono ridotte in lunghezza con opportuni tagli, in modo da poterle studiare meglio. Esaminare le «carote polari» è un po’ come veder scorrere in verticale le immagini di ambienti e pae-
GLI UOMINI vestono l’ambiente in base alle loro necessità e lo trasformano in un territorio a misura, per viverlo nel presente e immaginarlo nel futuro. L’augurio è però che il rapporto tra l’uomo e la natura rimanga sempre armonico. Un rapporto così come lo vedeva un vecchio capo indiano Swamish di Seattle: «Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere degli antenati … insegnate ai vostri figli quello che abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre, qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra … Questo noi lo sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra».
LE INTERVISTE UNA PROPOSTA «TERAPEUTICA» PER GUARIRE I MALI DELLA TERRA
Il geologo «condotto» e gli 007 del territorio IO SONO Raffaele Lombardi e la mia professione è il geologo, che consiste nel capire come verrà trasformato il territorio. Lavoro a Pistoia. Svolgo questa professione da 30 anni. Il nostro territorio è a rischio?
«Il nostro territorio è a rischio idrogeologico e sismico, perché Pistoia è attraversata da tre fiumi importanti, dai loro affluenti e da molti fossi idrici. Quando esondano, in realtà, non si tratta di grandi alluvioni, quanto di fastidiosi disagi nelle campagne o nella viabilità. Il rischio sismico esiste, in quanto Pistoia ha intorno le montagne e le scosse sono dovute al riassesto della crosta terreste dell’Appennino». C’è una parola d’ordine per la tutela del nostro territorio?
IN CLASSE Gli studenti fanno lezione sui temi dell’ambiente
«Bella domanda! Una parola non c’è. Io però ho una mia idea fin da quando mi sono laureato: ho
sempre pensato alla figura del geologo «condotto» che tutte le mattine prende la sua jeep, insieme alla forestale, va in montagna e per tutto il territorio, controlla il «paziente», relazionando su situazioni di potenziale rischio e intervenendo prima che la cosa si aggravi. E’ un modo per prevenire i disastri». Ci piacerebbe adottare un po’ di natura ...
«Approvo iniziative del genere e bisognerebbe crearne anche una nuova per tutelare, per esempio, pezzi di argine: fotografare, relazionare per evitare che diventino discariche a cielo aperto». Insomma, un po’ come degli 007 a servizio di sua maestà la Natura, in aiuto al geologo «condotto», concludiamo noi contenti! Raffaele ci saluta con la frase «studiate con passione», intanto noi pensiamo alla nuova missione … chissà se tra noi c’è un futuro geologo «condotto».
LA REDAZIONE... HANNO REALIZZATO LA PAGINA gli studenti della classe II B. Ecco i loro nomi: Bacci Ylenia,Cafarella Francesco, Caligaris Enrico, De Meo Luca, Hamri Salaheddine, Lombardi Sara, Mara-
viglia Claudio, Mazzoncini Nicolas, Niccolia Giulia, Oumahia Anas, Pancani Kevin, Paolacci Melania, Puccianti Giorgia, Ricciarelli Matilde, Scartabelli Emanuele, Souid Rachid, Souid Zahra, Zambuto Giuseppe.
La dirigente scolastica è la professoressa Anna Maria Corretti, l’ insegnante-tutor è la professoressa Paola Mei, insieme alla disponibilità di tutti i professori del corso B.
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MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012
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Istituto comprensivo
don “Milani” Ponte Buggianese
Una donna su tre è vittima di violenze «1522» è un numero nazionale da chiamare per chiedere aiuto NON SONO tanti a saperlo o a ricordarselo. Ma il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. E’ stata l’Assemblea dell’Onu a istituirla nel 1999, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ong a organizzare ogni anno incontri ed eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questo dramma. E’ assurdo che, ancora oggi, le donne siano il capro espiatorio dell’aggressività maschile; molte volte non ci facciamo caso, come se si trattasse di un problema minore, che riguarda solo certi paesi, solo certe classi sociali. Ma non è così. Nonostante i progressi nel campo dell’uguaglianza dei diritti, il rapporto che gli uomini intrattengono con il mondo femminile è molto complesso. SECONDO il Consiglio d’Europa, sono proprio le violenze fisiche e psicologiche che subiscono le donne una delle cause principali di mortalità femminile negli Stati membri. In Italia, secondo gli ultimi dati dell’Istat, una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è sta-
mento come “normale”. Uomini che, invece di cercare di capire cosa esattamente non funzioni nella loro vita, accusano le donne e le considerano responsabili dei loro fallimenti.
I NUMERI Donne con residenza in Valdinievole che si sono rivolte al centro negli anni 2008, 2009, 2010 e primo semestre 2011
ta vittima della violenza di un uomo, almeno una volta nella propria vita. Nel 63% dei casi hanno assistito anche i figli. Chi sono allora questi uomini violenti? Grazie a numerosi studi, oggi sappiamo che “l’uomo violento” non è solo un pazzo, un malato, un uomo che proviene necessariamente da un contesto sociale povero o in-
colto. L’uomo violento può essere di buona famiglia e avere una buona istruzione: non conta il lavoro o la posizione sociale che occupa, ma l’incapacità ad accettare l’autonomia femminile. Si tratta di uomini che diventano violenti perché hanno paura di perdere il controllo e il potere sulla donna e che percepiscono il proprio atteggia-
TALVOLTA fino a trasformare la vita delle donne che li circondano — madri, mogli, sorelle o figlie — in un vero incubo, distruggendone l’essere stesso. E’ proprio questo il messaggio di questa giornata: far capire che è molto difficile per una donna che subisce violenze e umiliazioni, parlare di ciò che ha vissuto o che vive quotidianamente, soprattutto se l’autore è un padre o un marito. Ci vuole tempo prima di integrare “questi pezzi di vita” in un racconto coerente. Per poterlo fare c’è bisogno di persone qualificate in grado di ascoltare veramente, senza pregiudizi e senza diffidenza. Nessuno di noi è immune dall’odio, dall’invidia o dalla volontà di dominio, ma la vera autorità non ha bisogno di usare la prevaricazione.
ASSOCIAZIONI L’IMPORTANZA DI UN PUNTO DI RIFERIMENTO SUL TERRITORIO PER DIRE NO
L’attività del centro antiviolenza «Liberetutte» PURTROPPO anche il nostro paese non è immune dalla violenza nei confronti delle donne, un male che si consuma nella maggior parte dei casi all’interno della cerchia delle persone vicine alla vittima, se non addirittura dentro le rispettabili mura domestiche. Ecco perché a Montecatini Terme nel 2003, grazie ad un gruppo di donne consapevoli che questa è una violenza di genere e rappresenta ormai un fenomeno culturale e sociale, è nato il Centro Antiviolenza Liberetutte.
VIOLENZA Per togliere forza alla paura e alla solitudine
UN CENTRO in cui donne di tutte le età, italiane e straniere, vittime di ogni forma di violenza, possono trovare operatrici qualificate in grado di “ascoltare” la richiesta di aiuto, riconoscerla, condividere l’esperienza e rompere l’isolamento che è sicuramente il momento più faticoso, ma costitui-
sce già il passaggio dalla posizione passiva di vittima a un’altra attiva, in cui si riprende a progettare la propria vita. GRAZIE all’apporto di figure specializzate nel diritto penale e civile, queste donne possono intraprendere un percorso legale nei confronti degli autori delle violenze o, in situazioni di grave pericolo, quando ne è compromessa l’incolumità, trovare ospitalità con i loro figli in case rifugio a indirizzo segreto. Fin dalla sua nascita il centro ha iniziato un lavoro con tutti i soggetti territoriali e dopo un lungo e faticoso percorso, oggi ha realizzato una rete locale attiva su tutta la Valdinievole: sono ben 301 le donne, dai diversi profili socio-economici, che sono state accolte dal centro uscendo così dal vicolo cieco della violenza.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata da: Baldecchi Kety, Bernardo Lorenzo, Cippo Maila, Coniglio Alessio, Grazzini Lucrezia, Krawczyk Karol, Lupori Diego, Marmeggi Federico, Menicucci Benedetta, Moroni
Eva, Nigro Viviana, Parenti Sara, Perini Mattia, Rossi Martina, Sensi Elena, Seva Anna, Simoncini Matteo, Sirigu Riccardo, Sorini Riccardo, Zei Samuele dell’istituto comprensivo don «Lorenzo milani» di
Ponte Buggianese, classe III A. La dirigente scolastica è la Dott.ssa Catia Gonnella. Un ringraziamento particolare alla Dott. ssa Baronti, coordinatrice del Centro Antiviolenza Liberetutte di Montecatini.
RIFLESSIONI
Abusi: una possibile definizione SI PUO’ considerare violenza ogni abuso di “potere” che si manifesti principalmente attraverso il sopruso fisico, come pugni, calci, spinte, ma anche psicologico, con una mancanza di rispetto che offende e mortifica la dignità altrui, oppure come forma di controllo sull’autonomia economica. Anche lo stalking può essere considerato un fenomeno di grande attualità: un comportamento ripetuto di sorveglianza, un contatto pressante e minacce che invadono con insistenza la vita di una persona e le tolgono la quiete e l’autonomia. QUESTI diversi tipi di violenza si possono presentare isolatamente, ma spesso sono combinati insieme, in modo che una forma di controllo apre le porte all’altra; ciò accade soprattutto quando conosciamo chi usa violenza e siamo legati a lui da un rapporto affettivo. Molestie quotidiane, silenziose, difficili da individuare, denunciare e arrestare. Raramente sono riferite alle forze dell’ordine per terrore delle rappresaglie, del disonore, ma anche per una certa diffidenza nei confronti della polizia, del sistema legale o, molto più semplicemente, per una pesante disinformazione in merito a quelli che sono i diritti legali in questi casi. E’ nostro dovere invece prenderne coscienza, perché solo operando sulla nostra generazione, sarà possibile abbattere pesanti stereotipi che vedono la donna relegata a un’idea d’inferiorità e promuovere la diffusione della cultura della “non violenza”.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012
Istituto Comprensivo
«E. Fermi» Casalguidi
Con i giochi a spasso nel tempo I passatempi dei nostri nonni. Niente tecnologia e molta fantasia LE INTERVISTE
Lo svago non ha età A ognuno il suo DIMMI quanti anni hai e come ti diverti. Le interviste che abbiamo svolto tra gli abitanti di Casalguidi hanno dimostrato come il divertimento cambia con l’età. I bambini dai 6 ai 10 anni amano guardare la tv, ma soprattutto passare il tempo con gli amici all’aperto. Pensano che il paese abbia tutto quello che serve loro per divertirsi. I ragazzi tra gli 11 ai 13 anni amano passare il tempo con i giochi elettronici ed anche all’aperto con gli amici. Vorrebbero più spazi verdi pubblici, ma anche un centro per soli ragazzi dove ritrovarsi insieme e giocare, dotato di attrezzature per più piccoli (come altalene, scivoli, costruzioni) e per più grandi (come biliardini, giochi da tavolo, ping pong). I ragazzi tra 14 e 17 anni amano stare al PC e uscire con gli amici. Per loro sarebbe importante che Casalguidi avesse un cinema. I giovani del nostro paese pensano inoltre che i giochi che facevano i loro genitori erano molto divertenti. Gli adulti tra 20 e 40 anni amano mangiare, fare sport e stare in famiglia. Le persone tra i 40 e i 60 amano correre, leggere e viaggiare. Gli adulti tra 60 e 80 amano giocare a carte e a tombola. Molti adulti vorrebbero che ci fossero discoteche per loro. Gli adulti in generale pensano che i ragazzi si divertano spesso in maniera eccessiva e sarebbe necessario, per far sì che si frenino un po’, dei luoghi di aggregazione e doposcuola per tutti.
I NOSTRI nonni, da piccoli, facevano dei giochi ben diversi da quelli di oggi. Dalle nostre indagini è venuto fuori che anche i giochi di un tempo erano molto divertenti, ce ne erano di vari tipi, uno si chiamava «A dai». Si svolgeva così: si disegnava un cerchio per terra distante più o meno 2 metri dal muro da cui si lanciavano delle monetine. Dentro al cerchio ce ne erano altre. Centrando il cerchio vincevi tutte le monetine che erano al suo interno. Un altro era «La trottola», per fare questo gioco occorreva una trottola, un bastoncino con legato all’estremità un filo che serviva per fare girare la trottola. Il primo che la faceva fermare perdeva. Un altro signore ci ha raccontato che lui si divertiva col gioco del «Ferro di cavallo»: si piantava al suolo un chiodo e poi si lanciava un ferro di cavallo e il primo che faceva centro vinceva. Poi a raccontarci un gioco molto interessante è stata una signora perché questo gioco lo praticavano soprattutto le ragazze: «La povera cieca».
sto lungo. Sistemato il filo in modo che collegasse i due barattoli i giocatori si ponevano ad una certa di distanza fra loro e alternativamente uno pronunciava delle parole nel barattolo e l’altro percepiva il messaggio del compagno di divertimenti.
IN STRADA I ragazzi giocano a «campana»
UNA FEMMINA si dirigeva al centro di un cerchio formato da altre ragazze. Una di queste porgeva la mano alla povera cieca dopo che ella aveva recitato la seguente filastrocca: «la povera cieca caduta nel fosso, morire non posso, tiratemi su!». Dopodiché la cieca doveva cercare di indovinare di chi era la mano che la stava sorreg-
gendo. Un signore di età avanzata alle nostre domande ha risposto dicendo: «Al mio tempo facevamo un gioco tanto divertente che in chiunque lo provava suscitava una grande felicità! Il nome del gioco era «Il telefono». Le cose che occorrevano dunque erano: 2 barattoli di latta vuoti e bucati sul fondo ed un pezzo di spago piutto-
INFINE un’anziana signora ci ha illustrato il gioco con cui si divertiva da piccola, si chiamava «L’anello». Per praticare questo gioco era necessario possedere un filo e un anello, quest’ultimo andava fatto passare attraverso il filo che ogni partecipante doveva tenere ben stretto tra le mani. Un giocatore si metteva al centro del cerchio formato dagli altri che si passavano l’anello fra le mani senza farsi vedere. Se il giocatore al centro indovinava chi aveva in mano l’anello si scambiava il ruolo con quest’ultimo. Per noi ragazzi sicuramente sono più divertenti «play station» e «x box», comunque i giochi di una volta non erano così brutti e facevano sì che ci si ritrovasse tutti insieme.
INCHIESTA MANCANO LUOGHI DI INCONTRO: I GIOVANI NON SANNO DOVE PASSARE I POMERIGGI
Divertimento? A Casalguidi solo a settembre
AL PARCO Gli studenti disegnano i giochi all’aperto
CASALGUIDI è un grazioso paesino che offre ai suoi abitanti molti dei servizi necessari, molti.. ma non tutti. Infatti, in paese mancano i luoghi per potersi divertire. Fa eccezione, naturalmente, il mese di Settembre quando finalmente arriva la fiera tanto aspettata da grandi e piccini. Questa grande festa dura sei giorni ed è conosciuta dalle persone di tutta la provincia. Le giostre vengono montate nel vecchio campo sportivo, giungono quelle più belle da tutta la Toscana: ci sono la giostra a catene, il tagadà, le macchinine a scontro, il bruco mela, gli elastici e molto altro per divertirsi in libertà. Inoltre, nella Piazza Vittorio Veneto, vengono allestiti alcuni stand per l’acquisto di prodotti artigianali di ogni genere. Nel grande piazzale delle scuola media invece riscopriamo le nostre radici contadine: vengono esposti trattori, macchine, animali e nella palestra
espongono i loro oggetti preziosi numerosi artigiani della zona. L’ultimo giorno della fiera, a mezzanotte, arrivano i fuochi d’artificio per la chiusura della festa. La fiera per noi del paese è particolarmente bella, forse anche perché è l’unica festa che viviamo durante l’anno. OGGI ci rendiamo conto che il divertimento per i più giovani scarseggia, mancano locali adatti ai ragazzi e ancor più un centro commerciale che racchiuda negozi, pizzerie al taglio, ristoranti, pub, discoteche e bowling, pattinaggio sul ghiaccio o a rotelle, sale giochi, piscine al chiuso per l’inverno e una grande multisala. Anche se il nostro non è un paese grande i giovani sono davvero tanti e comunque il divertimento non ha età, ecco perché un progetto che possa accontentare tutta la popolazione sarebbe davvero necessario.
LA REDAZIONE 2˚A: A. Alduini, M. Ballerini, J. Bardelli, G. Biagini, C. Biagioni, R. Callegaris, R. Cenci, S. Crosetta, E. Di Paola, M. Fabbri, A. Fonti, A. Giovannetti, A. Giovannetti, P. Kanjanakomon, H. Kheiry, G. Magnaricotte, F. Manella, A. Masci, S.
Mazzi, S. Pittelli, M. Quaranta, C. Rafanelli, G. Rafanelli, K. Rrukaj, M. Scianna, F. Torselli. C. 2˚B: S. Agostini, M. Bruni, D. Bugiani, M. Bugiani, A. Collaro, F. Frosini, L. Frosini, E. Gocaj, G. Guri, A. Marangoni, M. Mezzani, G. Micillo, I. Mi-
litello, A. Moschi, G. Pacini, A. Pellegrini, F. Penta, B. Pierucci, A. Tanteri, K. Tesi, L. Tortelli, C. Trinci, F. Tucci, C. Vannelli, M. Vuolo, A. Zadrima, C. Zadrima. Dirigente: Stefania Corsini. Tutor: Ilaria Gargini; Elisabetta Celotto
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012
9
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Istituto Comprensivo
«Ferrucci» Larciano
Guarire con dolci terapie ‘bestiali’ Ora anche in Italia la pratica della Pet Therapy: curare con l’aiuto degli animali I RAGAZZI amano gli animali e nel loro desiderio di averli vicini si nasconde talvolta la necessità di avere aiuto, sicurezza, compagnia e l’instaurarsi di un legame profondo del tutto simile a quello tra amici. «Comunemente il significato del termine Pet Therapy indica i benefici salutari che l’uomo riceve dall’interazione e relazione con l’animale — dice la dottoressa Cristina Bertani, esperta in Etologia degli animali d’affezione — in realtà questa definizione è troppo generica: la Pet Therapy è un atto sanitario a tutti gli effetti, non alternativo, ma coadiuvante le terapie convenzionali in modo da aumentarne l’efficacia. I risultati ottenuti derivano dall’instaurarsi di una relazione tra l’uomo e l’animale dove l’animale è il diverso in grado di suscitare in noi simpatia ed empatia». I BAMBINI e gli anziani sono i soggetti che meglio rispondono alla Pet Therapy, perché la loro comunicazione è spontanea e basata su uno scambio gratuito di tipo emotivo-affettivo. Questa terapia viene praticata nelle scuole, nelle
pre più spesso dell’azione co-terapeutica dell’animale.
PET THERAPY Un cane disegnato dai ragazzi della scuola
comunità di recupero per portatori di handicap fisici e psichici, nelle carceri, negli ospedali e nelle case di cura; una recente disposizione regionale autorizza, in alcuni casi, la possibilità di far visita agli ammalati in compagnia del cane di famiglia. Buoni risultati si sono ottenuti anche con i bambini adottati e con
gli anziani che soffrono di depressione e solitudine. Il rapporto affettivo che si stabilisce tra persona ed animale aiuta tutti coloro che, per motivi diversi, tendono a chiudersi in se stessi e a rimanere isolati. L’autismo, i disturbi comportamentali, le sindromi depressive e le disabilità, sono le patologie per cui oggi ci si avvale sem-
LA PET THERAPY, nata attorno agli anni ‘60 negli USA, solo recentemente si é diffusa anche in Italia: la sua efficacia sembra derivare dal fatto che, come una medicina alternativa, mira a curare la persona malata e non tanto la malattia. Ovviamente l’animale va considerato, in quanto co-terapeuta, un soggetto importante: va selezionato accuratamente, accudito adeguatamente e il suo inserimento nel contesto terapeutico va controllato nel tempo da una équipe esperta. Esistono due forme di Pet Therapy: - la A.A.T. (Terapia assistita con gli animali) rivolta a persone con problemi fisici e psichici, da affiancare ad altre cure, che prevede la scelta dell’animale adatto in base allo scopo da raggiungere e il sostegno di un team specializzato; -la A.A.A. (Attività assistite con gli animali) mirate a migliorare la qualità di vita di persone con disagio sociale.
INTERVISTA ALLA PSICOLOGA EQUIPE DI PROFESSIONISTI COLLABORANO A UN PIANO DI RIABILITAZIONE
Come gli animali aiutano persone con problemi LA PET THERAPY, che è il frutto di una equipe di professionisti che collaborano ad un progetto di riabilitazione, può aiutare in vario modo le persone con problemi: la passeggiata col cane diventa uno strumento per migliorare la coordinazione degli arti inferiori, lanciare la pallina diventa un esercizio di coordinazione occhio-mano, dargli un biscotto diventa un esercizio di manualità fine di coordinamento, in questi casi il cane, debitamente addestrato, viene utilizzato come co-terapeuta. Ne parliamo con la psicologa Noemi Sembranti. Ma quali sono i veri destinatari della Pet Therapy?
CHE AFFETTO Un cane e il suo amico che deve guarire
«La Pet Theraphy può essere usata con persone di ogni età e, sempre più spesso, viene utilizzata in patologie come l’Alzheimer, l’autismo, la disabilità o problemi di tipo comportamentale. E’ importante sottolineare che da malattie gravi quali
l’autismo e l’alzheimer non si guarisce, ma, attraverso la P.T. si può migliorare la qualità della vita della persona malata». Nelle nostre scuole sarebbe utile sviluppare un progetto di Pet Therapy?
«Sicuramente sì. Ci sono già molte esperienze fatte all’interno delle scuole pubbliche dove viene utilizzata la P. T. a scopo educativo per fronteggiare i disagi degli allievi con deficit motori, visivi ed intellettivi, per garantire loro un equilibrato ed armonico sviluppo psico-affettivo, favorire un maggior contatto di socializzazione tra alunni normodotati e bambini con disabilità varie e migliorare la qualità della vita all’interno della scuola . Ma credo che questa terapia sarebbe utile anche ai ragazzi normodotati per favorire una migliore espressione delle emozioni positive, della competenza relazionale, per aumentare l’autostima e incrementare le abilità cognitive».
LA REDAZIONE Ha realizzato la pagina il Consiglio comunale dei Ragazzi dell’Istituto formato da: Michelotti Anna, Princi Lorenzo,Innocenti Simone, Lavecchia Giuseppe, Dika Bernard, Moscato Loris, Baioli Lisa, Del Rosso Niccolò, Rinaldi Alessia, Lucchesi Francesca, Simoni Alessandro, Maccioni Christian,
Cardinale Claudio, Falasca Francesca, Mercugliano Daniele, Fagni Naomi, Petta Fabrizio, Tesi Giulia, Castani Giada, Michelotti Alberto, Sgambato Raul. Il dirigente scolastico è il dottor Andrea Faini, gli insegnanti tutor sono il prof. Niccolai Alvaro e la
prof.Venturini Letizia con la collaborazione della prof. Mori. Un ringraziamento particolare alla psicologa dott.Sembranti Noemi, al veterinario dott. Federico e alla dott. Cristina Bertani.
INTERVISTA
La parola al veterinario Bernardini QUALI animali sono più adatti alla Pet Therapy, dottor Federico Bernardini?
«Gli animali comunemente utilizzati per la Pet Therapy sono i cani e i gatti ma possono essere anche cavalli, asini, capre, conigli, criceti, cavie peruviane, pappagalli cioè animali facilmente addomesticabili». Ha esperienza di Pet Therapy?
«Ho praticato un corso di ippoterapia svolgendo il servizio militare come ufficiale del corpo veterinario dell’esercito. I bambini erano affetti da patologie genetiche o acquisite, alcuni erano paraplegici, altri con sindrome di Down, altri ancora autistici. Venivano accompagnati dai genitori tutti i martedì pomeriggi, iniziando con la pulizia del cavallo. Ogni bambino aveva un assistente, ogni cavallo un palafreniere, poi c’era una psicologa ed infine io. Dopo quattro settimane tutti i bambini sono riusciti a salire in groppa ai cavalli che si muovevano con molta delicatezza». Si potrebbe diffondere nelle scuole?
«Sarebbe un segnale di grande civiltà introdurre la Pet Therapy nella scuola dell’obbligo, ma sempre con l’aiuto delle diverse figure professionali di riferimento ( psicologo , veterinario, insegnante di sostegno, addestratore...) Tutto ciò mi induce a concludere che il progetto non sia di facile attuazione, ma ci sono già esperienze di questo genere. Mai dire mai».
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12 CAMPIONATO GIORNALISMO
SABATO 4 FEBBRAIO 2012
Istituto Comprensivo
«M. Luther King» Bottegone Bottegone
Piene le teste, vuote le tasche La sfida di noi ragazzi per un futuro migliore. Partiamo dalla quotidianità RIFLESSIONI
Questo Natale meno cose più calore IL NATALE appena passato è stato, per la maggior parte di noi, diverso dagli altri che ricordiamo. Ci sono stati meno pacchetti sotto l’albero e, quei pochi sono stati regali utili, quasi necessari. Giuseppe, un nostro compagno di classe, ha invitato a Natale, la famiglia di un suo cugino, licenziato il 20 dicembre ed ha regalato al figlio di questi, dei giochi che lui ormai non usa più e di averglieli messi sotto l’albero. Alcune mamme hanno preparato il pranzo di Natale per le famiglie che, essendo in difficoltà, non avevano i soldi per il pranzo e non avevano nemmeno il coraggio di andare a fare la fila alla mensa della Caritas. La nonna di Giovanni che ha vissuto il Natale del dopo-guerra, ha raccontato che quello appena trascorso le ha fatto ricordare il «calore e la solidarietà» di quei tempi: tutti facevamo la nostra parte e ciascuno dava e aiutava con quello che aveva e che sapeva fare; racconta ancora nonna Anna che c’era l’attenzione per gli ultimi e la «necessità» di curare con amore, giorno per giorno, le persone malate. Il Natale appena trascorso, è stato per tutti un tempo di ripensamento dal momento che la crisi da noi vissuta non è solo economica, ma culturale, sociale e morale. Siamo convinti che, se è stato diverso il Natale 2011, è stato sicuramente pieno di «calore umano». Allora ci chiediamo spontaneamente: «Ci dicono che se non consumiamo, non si riprende l’economia italiana! E se il consumo fosse meno stupido, più essenziale, più legato al necessario? E magari condiviso con chi ha niente da mettere in tavola?». E ancora: «Se si smettesse di fare pubblicità alle cose inutili e costose? Sappiamo tutti che i bisogni possono essere indotti, allora perché non essere più essenziali anche nell’offerta dei prodotti da consumare?».
L’ARGOMENTO di cui tutti noi sentiamo parlare in questo periodo è quello della crisi economica. Molti genitori sono senza lavoro o precari, con impegni finanziari presi in precedenza, come mutui o prestiti da restituire, per aver acquistato una macchina, una casa o altro quando il lavoro e quindi uno stipendio era garantito. La crisi che noi vediamo alla televisione è la crisi dello «spread» che, del resto, noi ragazzi non comprendiamo. La crisi che viviamo è quella delle proteste in piazza, dei capannoni chiusi in Sant’Agostino, dei tanti negozi falliti, quella… che abbiamo notato e «toccato con mano» nel periodo natalizio sotto l’albero. È comprensibile che il nuovo governo, proprio come un genitore responsabile, chieda sacrifici ai cittadini, con riforme «pesanti ed eque». Ciò che non comprendiamo è che ci siano cittadini che si sottraggono a tali sacrifici. «Ciascuno — dice il Presidente Giorgio Napolitano — deve fare la sua parte in base alle proprie possibilità, senza privilegi per nessuno».
Si potrà uscire dalla crisi solo se ci saranno: regole uguali per tutti, principi morali e stile di vita più «essenziale». Cambiando lo stile di vita, si torna ad essere tutti responsabili dei soldi e dell’ uso che di essi si fa, proprio come i nostri nonni ci raccontano.
LA VIGNETTA Gli oggetti pubblicizzati ci riempiono le teste
IN OGNI FAMIGLIA i genitori fanno delle rinunce e le chiedono a ciascun figlio, in base alla loro età, per esempio ai più piccoli un giocattolo in meno ed ai più grandi la comprensione di non chiedere il superfluo. Ieri abbiamo fatto un’ indagine tra di noi e abbiamo scoperto che ognuno in media ha 38 oggetti inutili nella sua came-
retta. Noi per primi quindi dobbiamo avere il coraggio di «cambiare» e non seguire la moda; comprare ad esempio un paio di scarpe solo se le vecchie non ci stanno più o sono consumate. Certo è difficile tutto ciò visto che viviamo in una società consumistica, in cui la pubblicità per le cose inutili la fa da «padrona».
ECCO LA SFIDA di noi ragazzi: rivedere i nostri comportamenti ed accontentarci del necessario! Questo ci consentirebbe di non sprecare e di utilizzare il superfluo per chi non ha niente. I poveri accanto a noi, infatti, ci chiamano ad uscire dal nostro egoismo, dal nostro io, dai nostri Facebook e Twitter e ci invitano a vivere la realtà del «noi» e quindi della condivisione, a riconquistare quei valori umani che tante distrazioni quotidiane ci han fatto smarrire. «Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa che è la tragedia di non voler lottare per superarla». (Einstein)
RACCONTI LE TESTIMONIANZE DAL PASSATO DEI NOSTRI CARI: UN AIUTO IMPORTANTE PER IL FUTURO
A «pane e cooperazione» come i nostri nonni
IL GRUPPO Gli studenti si mettono al lavoro insieme
A PROPOSITO del cambiamento di stile di vita, abbiamo chiesto ai nostri nonni e bisnonni come hanno affrontato e superato i tanti momenti critici avuti nella loro vita. A quel tempo, non essendoci molto denaro nelle famiglie, la gente si aiutava moltissimo, per questo tante persone sono cresciute a «pane e cooperazione». Nonna Corilla ci ha detto che molte persone donavano a chi aveva bisogno o prestavano ciò che non usavano più (abiti, scarpe, giocattoli, etc.) e aggiunge che personalmente ha prestato il suo abito da sposa alla figlia di una sua amica. Nonno Marcello ci ha raccontato che c’era una famiglia del vicinato con problemi economici che, spontaneamente, veniva aiutata dai vicini nei limiti del possibile e a rotazione. Nei lavori dei campi il contadino aiutava il vicino e a sua volta era aiutato, per esempio
nella battitura del grano, nella frangitura delle olive o nella pigiatura dell’uva. Cristi, il nostro compagno di classe, arrivato dalla Romania, ci dice che nel suo paese, gli abitanti sono molto solidali tra loro e conservano lo stile di vita di cui ci hanno parlato i nostri nonni. Nonna Piera ci ha detto che a Iolo, dove lei abitava, si consideravano tutti una «grande famiglia» e si aiutavano reciprocamente, come succedeva in tutti i paesi. QUESTI ESEMPI ci fanno riflettere su come è cambiata la modalità di essere solidali: oggi, rispetto al passato, in Italia aiutiamo gli altri attraverso le maratone della solidarietà. Da queste testimonianze abbiamo capito che solo «insieme», con l’ascolto, la conoscenza ed il dialogo, possiamo superare qualunque difficoltà.
LA REDAZIONE ISTITUTO comprensivo Martin Luther King. Classe II A, scuola media, Studenti: Alijaj Lorena, Andreotti Francesca, Bani Leonardo, Becheri Alessia, Bellucci Alessia, Bonechi Edoardo, Castronuovo Tho-
mas, Fattori Andrea, Ferri Lapo, Frosini Gioia, Emiljan Gjeka, Gori Allegra, Matteini Federica Miano Elisa, Mussato Giovanni, Niccolai Irene, Pascali Federico, Pechtu Cristi, Perricone Giuseppe, Sandroni
Giovanni, Speciale Nicole. Docenti: professoressa Raffaela Gentile, professoressa Rossella Cristallo, professoressa Luisetta Bartolini. Dirigente: Patrizia Annalisa Tesi.
CAMPIONATO GIORNALISMO 13
SABATO 4 FEBBRAIO 2012
Istituto Comprensivo
«Pasquini» Massa e Cozzile
Entro i confini del mondo nessun esilio Dalla mobilità alla scelta di stabilizzarsi nel territorio di immigrazione ESIGENZE di studio, avventure professionali e rapporti di lavoro portano l’uomo a spostarsi dal proprio paese d’origine e a viaggiare per il mondo, libero di circolare fra paesi diversi, come sancisce l’art.13 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il diritto alla mobilità non è però riconosciuto a tutti e allo stesso modo. Molte persone partono spinte da disparità sociali, dalla mancanza di prospettive nell’ambito del lavoro, da squilibri demografici, guerre, persecuzioni etniche, politiche e religiose, dal terrorismo e arrivano con la speranza di una vita dignitosa. Ma talvolta le frontiere respingono: l’insicurezza, l’ignoranza, il pregiudizio generano nelle popolazioni che ricevono paura verso i migranti e i governi fanno leggi restrittive nei loro confronti. Così i trattati dell’Unione europea garantiscono ai loro cittadini di circolare in libertà, sicurezza e giustizia, ma frenano lo stesso diritto agli extracomunitari. “ENTRO i confini del mondo non vi può essere esilio” afferma-
ni; e l’esempio di Ismail, ragazzo di origini albanese, ha dimostrato la verità di questa affermazione. Ismail vive in Italia da quattordici anni, qui si è laureato,conosce perfettamente la lingua, ha un lavoro fisso: ma non quello che avrebbe voluto fare, perché non ha ancora la cittadinanza italiana a tre anni dalla richiesta. E non ce l’ha la sua bambina, sottoposta in questura alle foto segnaletiche appena nata.
A LAVORO I ragazzi dell’istituto “Pasquini” preparano un disegno
va Seneca nel I secolo d.C, e questa saggezza antica è oggi più che mai attuale. Perché questo esilio nella terra di destinazione esiste: esiste nella discriminazione che troppe volte prende il posto della cultura dell’accoglienza, nelle file e nelle carte della burocrazia che ostacolano il percorso all’integrazione, nei diritti non riconosciuti
o riconosciuti solo in parte. “Non c’è libertà senza diritti, è scritto nella nostra Costituzione. Oggi il 18% di bambini nelle scuole è figlio di stranieri. Aiutiamoli a inventarsi un futuro e a sognare insieme a voi” ha detto l’assessore all’Istruzione del comune di Firenze davanti a circa 8000 studenti al XV Meeting dei diritti uma-
«CHI NASCE in questo paese deve essere fratello d’Italia, dobbiamo riconoscere che chi nasce qui è cittadino italiano» ha detto il governatore Rossi dal palco del Mandela, facendo suo l’appello del presidente Napolitano. Oggi il quadro dell’immigrazione in Italia ci presenta cittadini stranieri stabilizzati e residenti, tanti figli di seconda generazione: convivono, studiano, lavorano insieme agli italiani e con loro contribuiscono allo sviluppo economico e sociale dello stato, ma non con gli stessi diritti. Il principio dell’uguaglianza fra persone è in parte disatteso.
INTERVISTA CITTADINANZA: SI TRATTA DI UN DIRITTO DI SANGUE O DI UN DIRITTO DI SUOLO?
«L’Italia sono anch’io»: una scelta di civiltà PER MOLTI stranieri in Italia il conseguimento della cittadinanza è un vero problema. Le condizioni, i modi e i tempi per averla sono spesso sconosciuti, le richieste trovano intoppi burocratici e solo pochi stranieri residenti sono cittadini. Si diventa cittadini italiani per discendenza (un bambino nato da genitori italiani in Italia o in un altro paese) e non per nascita sul territorio, grazie ad un matrimonio con un cittadino italiano, per adozione o per naturalizzazione, cioè per meriti specifici. Su questo tema l’assessore alla Pubblica Istruzione del comune di Massa e Cozzile Claudio Barbi ha risposto ad un gruppo di alunni. TANTE BANDIERE Un disegno per esprimere il diritto di cittadinanza
Cosa spinge uno stato a scegliere fra ius sanguinis e ius soli?
«La scelta è legata ai flussi migratori del passato. Il diritto di suolo è stato riconosciuto in Francia, Usa,
Argentina, Brasile, nelle terre di colonizzazione o a forte immigrazione, allo scopo di allargare la cittadinanza ai figli degli immigrati; lo ius sanguinis mantiene un retaggio di cittadinanza con la terra di origine e tutela i diritti dei discendenti degli emigrati. Per questo l’Italia dell’emigrazione ha adottato il diritto di sangue». Il comune di Massa e Cozzile ha accolto iniziative a favore degli stranieri?
«Con una delibera del 29/12/2011 il nostro comune ha aderito alla campagna “L’Italia sono anch’io” con il duplice scopo di dare la cittadinanza a coloro che nascono sul territorio italiano da genitori stranieri e la possibilità di partecipare in maniera diretta alle elezioni amministrative agli stranieri che risiedono in Italia da più di cinque anni. Si raccolgono firme entro febbraio per portare in Parlamento questa proposta».
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti dell’Istituto comprensivo “B.Pasquini”: 3˚D Lisa Battaglini , Gaia Bellettini, Marco Bonomini, Ludovica Di Pietro, Sara Fattorini, Dumitrian Filote, Joana Gafton, Elena Garganti, Matteo Gatto, Elisa Ghilardi, Giulio Giusti, Silvia Gjoshi, MarJan Idrizi, Margherita Lavieri, Lucrezia Lollini, Eleonora
Macchi, Ilaria Marchetti, Matteo Meucci, Jacopo Moretti, Allegra Pucci, Emanuele Sordi, Mattia Stefanelli; 3˚E Elisa Baroncelli, Biancasofia Cardelli, Jacopo Cialdoni, Giovanni Delorenzo, Raya Dzhukeva, Daniele Giambrone, Stela Kola, Alessandro Lavorini, Giacomo Maccioni, Laura Mariotti, Alessandra Masotti, Javie-
ra Michelini, Michela Michelozzi, Blerina Myftari, Gemma Orsi, Jessica Pellegrini, Teresa Pieraccini, Raoul Pievani, Chiara Ruggi, Samuele Ruotolo, Alessia Zampelli. Il dirigente scolastico: prof.Giuseppe Arnese. Docenti tutor: Cinzia Melosi, Iliana Parenti, Stefania Susini.
RIFLESSIONI
Il mondo non è di nessuno, è per tutti “LA CITTADINANZA è un segno di appartenenza al paese che permette all’uomo di avere un’identità, una patria”. “Io mi ritengo fortunato perché grazie alla cittadinanza mi sento parte dello stato italiano dove vivo e studio. Chi ha ottenuto la cittadinanza fin dalla nascita spesso non le dà la giusta importanza come tante persone che lottano per ottenerla e che a volte la meritano più di molti italiani”. “Nelle nostre classi ci sono compagni stranieri che si sono bene integrati e si sentono italiani. Mi chiedo perché non permettere a chi vive e lavora ormai da anni nel nostro Paese e contribuisce quindi alla sua crescita di sentirsi partecipe, ascoltato e rappresentato”. “Non è un controsenso che l’Italia abbia reso possibile il voto all’estero a persone che, pur essendo cittadini italiani, da anni non vivono qui o addirittura non hanno mai toccato il suolo italiano e lo neghi a stranieri stabilmente e onestamente inseriti nel nostro territorio?” “Chi ha lasciato la propria terra finisce con l’essere straniero sia nel paese d’origine perché ormai vive in un altro sia in quello dove è andato ad abitare di cui conosce bene la storia, la politica e la cultura, ma non ha la cittadinanza.” “Sono favorevole alla cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia che fanno qui il loro percorso formativo, imparano la lingua e vivono le nostre tradizioni : devono essere considerati ragazzi come noi senza discriminazioni”.
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12 CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012
Istituto Comprensivo
“Raffaello“ PISTOIA PISTOIA
In campo con Massimiliano Banci La funzione riabilitativa dello sport rispetto alla disabilità LE PARALIMPIADI
Atleti toscani verso Londra 2012
IL GRUPPO Sportivo dell’Unità Spinale Firenze Onlus è affiliato al Comitato Italiano Paralimpico, poiché la pratica sportiva a livello agonistico di atleti con disabilità trova il massimo riconoscimento nei Giochi Paralimpici, una realtà relativamente recente. I Giochi di Stoke Mandeville furono organizzati nel 1948 dal medico Ludwig Guttmann, per coloro che avevano riportato danni alla colonna vertebrale sui fronti della II Guerra Mondiale. L’iniziativa prendeva il nome dalla cittadina inglese che iniziò ad ospitare annualmente le gare. LA NECESSITÀ di coinvolgere nello sport giovani con disabilità si fece più pressante negli Stati Uniti in seguito alla guerra del Vietnam. Grazie all’impegno del medico Antonio Maglio, si svolse nel 1960 a Roma la IX edizione dei Giochi di Stoke Mandeville, posteriormente riconosciuti come Giochi Paralimpici Estivi. Le prime Paralimpiadi Invernali si tennero in Svezia nel 1976. I giochi sono abbinati sistematicamente alle Olimpiadi dal 2001. Alle competizioni di Londra 2012 faranno seguito le Paralimpiadi, che avranno luogo nelle stesse strutture delle gare olimpiche e che avranno per mascotte il personaggio di Mandeville, in onore all’iniziativa di Guttmann. L’unità Spinale Firenze Onlus ha iniziato da due anni il percorso di allenamento, proiettando gli atleti Fabrizio Caselli (canottaggio) e Marco Innocenti (tennis) verso le qualificazioni per Londra 2012.
UN INCIDENTE stradale. E’ così che la vita del pistoiese Massimiliano Banci è cambiata. Nel 2005 è finito fuori strada con l’auto, riportando una lesione midollare che lo costringe sulla carrozzina. Un incubo reale il risveglio in ospedale tra il dolore e il torpore; cresce la rabbia e arriva la consapevolezza, che non significa rassegnazione. Durante la riabilitazione, gli operatori del Gruppo Sportivo dell’Unità Spinale Firenze Onlus, attivo dal 2003 all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Careggi, gli propongono di praticare sport. Pare uno scherzo amaro, una sfida impossibile che Massimiliano accetta. Oggi, a sette anni di distanza, è diventato Presidente del Consiglio Direttivo del Gruppo Sportivo Unità Spinale, pratica tennis in carrozzina a livello agonistico, allenandosi in campo tre ore a settimana presso il circolo del T.C. di Pistoia con l’istruttore Andrea Cagliari e due ore in palestra con la preparatrice atletica Alice Girasoli; in gennaio ha partecipato ai tornei ITF ad Adelaide, Melbourne e Sidney in
GIOCO Massimiliano Banci con l’istruttore Andrea Cagliari durante l’allenamento presso il T.C. di Pistoia
Australia. «Lo sport è stato fondamentale nel percorso riabilitativo — sostiene Banci — perché mi ha aiutato a riconquistare la libertà di progettare la vita». Massimiliano ha imparato a montare e smontare la carrozzina in un minuto, lavora, promuove e segue le attività dell’Unità Spinale, guida l’auto e
viaggia in aereo. «CHIUNQUE si avvicina ad uno sport a livello agonistico — osserva Ludovica Del Carlo, studentessa dell’ICS Raffaello e allieva del corso di agonistica presso il T.C. di Pistoia — sa cosa significa vincere la fatica, spingersi sempre
più avanti, far fronte alle insicurezze. In uno sport come il tennis, individuale, l’avversario al di là della rete non è un nemico bensì qualcuno che come te cerca di superare l’ansia dell’incontro e le frustrazioni. Lo sport è un percorso sano verso la crescita fisica e mentale. Chiunque conosca Massimiliano, chi come me ha avuto l’onore di giocarci insieme lo guarda con ammirazione. Su un campo da tennis le diversità si annullano, il sudore e l’impegno ‘omologano’ tutto. Entrare in campo con Massimiliano significa lasciare fuori sentimenti come l’indulgenza. Mi ha corretta quando all’inizio cercavo di facilitargli i colpi, tirandogli piano la palla». Ognuno di noi nello sport come nella vita adatta strategie più o meno efficaci per superare le difficoltà; Massimiliano attraverso il tennis è riuscito a ridefinire se stesso. Lo sport è questo: non smettere mai di impegnarsi per migliorare e superare qualsiasi ostacolo. La volontà e la determinazione hanno consentito a Massimiliano di vincere la sua ‘partita’.
L’INIZIATIVA GLI STUDENTI DELL’ICS RAFFAELLO ALLA GIORNATA DELLE ATTIVITÀ PARALIMPICHE
I ragazzi: «Siamo tutti molto abili nello sport»
ATTIVITÀ Piazza del Duomo per la VI Giornata Paralimpica
IL 13 OTTOBRE 2011 Pistoia ha ospitato la VI Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico, organizzata dal Comitato Italiano Paralimpico con il patrocinio del Comune e il contributo di Enel Cuore Onlus. Piazza Duomo è stata trasformata in un minivillaggio olimpico da oltre 20 Associazioni e Gruppi Sportivi con pedane, campi da gioco e gazebo destinati ad accogliere le diverse discipline: tennis, tennis da tavolo, hockey, scherma, basket, calcio a 5, atletica, golf, torball, judo, danza, da far sperimentare ai 2000 studenti delle scuole pistoiesi intervenuti per l’occasione, tra questi le classi III A, D ed E dell’ICS Raffaello. Gli alunni hanno avuto l’opportunità di conoscere e provare gli sport con i relativi ausili: per esempio, per il tennis sono necessarie carrozzine diverse da quelle «da passeggio» e si può ribattere la palla anche dopo il secon-
do rimbalzo. SECONDO L’ISTAT, ogni anno 2000 persone riportano disabilità in incidenti stradali e, se i volontari dei Gruppi Sportivi affiancano sempre più spesso i pazienti nel percorso riabilitativo, risulta che un milione di persone con disabilità, tra i 6 e i 40 anni, non pratica attività sportive. «Lo sport è gioco e fonte di divertimento: dà corpo al diritto alla felicità, intesa come benessere psico-fisico e piacere di stare insieme agli altri», recita la Carta Etica dello Sport della Regione Toscana. Il diritto alla pratica sportiva deve essere garantito a tutti, in primis alle persone con disabilità, per le quali lo sport è fonte privilegiata di inclusione e ariete ineguagliabile contro le «barriere sociali», spinta ad uscire di casa, a vivere.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della Scuola Sec. di I Grado Raffaello di Pistoia: L. Morandini, A. Scuffi, F. Sgrilli, A. Stanica, G. Tondini, M. Tredici, 3ª A; L. del Carlo, 3ª C; A. Buccola, S. Di Stefano, L. Pec-
chioli, 3ª D; A. Affricano, S. Andreotti, A. Barbiconi, N. Bechi, D. Biagini, A. Bianchini, L. Borgognoni, A. Buralli, D. D’Accico, G. Gallastroni, F. Giacomelli, M. Lombardo, S. Neri, V. Suci, A. Ziani, 3ª E. Il Dirigente Sco-
lastico è la dott.ssa Franca Baglioni, i docenti tutor Stefania Cabitza, Michela Cantagalli, Annalisa Ceccarelli, Franca Croccia, Nada Nardi, Maria Chiara Pagliai, Silvia Piva.
CAMPIONATO GIORNALISMO 13
MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012
Sc. Sec. I grado
“F. Berni”
LAMPORECCHIO LAMPORECCHIO
La febbre del sabato sera… Come si divertivano i giovani negli anni ’60 in un paese della Valdinievole LA SORRIDENTE Lamporecchio degli anni Sessanta pullulava di giovani uomini e donne che attendevano con ansia il fine settimana per andare a divertirsi, allora nelle strade si poteva sentire l’odore della febbre del sabato sera… Dopo una faticosa giornata i ragazzi lasciavano i loro abiti da lavoro e si preparavano a lanciarsi nelle più sfrenate danze. L’abbigliamento era molto curato, non si indossavano jeans strappati o troppo stretti, ma abiti eleganti, gli uomini giacca e cravatta mentre le donne gonne o abiti molto femminili. I soldi in tasca erano pochi, magari guadagnati con qualche lavoretto extra nella fabbrica di scarpe o durante la vendemmia a settembre oppure con la vendita al pellaio delle pelli di coniglio essiccate. INFATTI. molti giovani non avevano i mezzi propri e due sale da ballo più importanti offrivano un servizio di trasporto che consentiva a tutti di raggiungere il luogo di divertimento, questo accadeva soprattutto per le ragazze quasi
concedersi una serata danzante, e allora anche i muri della sala sudavano insieme agli sfrenati ballerini che si esibivano in spericolati boogie-boogie o movimentati twist, mentre le donzelle aspettavano trepidanti con i genitori accanto che un ragazzo chiedessero loro un giro di danza.
IL PAESE DI UNA VOLTA La via Martiri del Padule
sempre accompagnate dalla mamma. I giovani, che avevano raggiunto almeno 18 anni si ritrovavano al bar per un veloce caffè e poi in gruppi di 4 o 5 si recavano con le prime motorette a ballare. I più fortunati disponevano anche di un auto magari la 1100 o la giardinetta del babbo, che veniva con-
cessa solo in via eccezionale. Naturalmente gli orario di apertura della sala era quasi subito dopo cena, di solito apriva alle 21 e chiudeva non più tardi delle 24. La serata regina era il sabato, ma il pienone si verifica soltanto per le feste comandate, infatti a Natale, a Capodanno e a Carnevale tutti, proprio tutti, erano in grado di
I PRINCIPALI luoghi di ritrovo per gli allora giovani erano la Taverna, situata al di sotto dell’attuale edicola di “Barincia” dove i ragazzi si sfidavano a passi di danza, mentre d’estate andava forte “La Perla” dove oggi troviamo la ben più nota omonima pizzeria. Chi non poteva raggiungere il centro si accontentava di quello che offrivano le frazione di Lamporecchio. A San Baronto la vita cominciava con la bella stagione quando all’Indicatore si ballava le canzoni di San Remo. A Mastromarco si ballava alla “Ballera” ideata e gestita dalla famiglia di Arnolfo Vescovi, in Cerbaia si ballavano tre canzoni con 100 lire nel juke-box, al circolo di Fagiolino ma solo durante le feste.
AMARCORD IL RICORDO DI QUELLO CHE E’ STATO LOCALE TRENDY DEGLI ANNI SESSANTA E SETTANTA
La Perla del Bosco: la regina delle discoteche
DANZE DI IERI Due giovani in “Taverna”
NEGLI ANNI Sessanta i ragazzi e le ragazze erano soliti trascorrere la domenica sera nella pista da ballo più famosa della Valdinievole: La Perla del Bosco di Lamporecchio. Era un luogo di ritrovo per i giovani ragazzi che cercavano il “vero” amore, le ragazze si sedevano al tavolino accanto alla mamma, aspettando e sperando che un giovane venisse a invitarle per ballare. La Perla, che prima faceva parte del Parco Rospigliosi, aveva una pista da ballo di forma ellittica con una capienza di circa 100-200 persone, intorno erano disposti tutti i tavolini con le sedie e in un angolo un chioschetto dove si ordinava da bere; poi naturalmente in fondo alla pista il palco dove suonava il Quintetto Gaio insieme al cantante di turno. Si ballava oltre al twist anche il liscio e il rock and roll; durante la serata le luci illuminavano le
chiome dei pini creando un’atmosfera romantica e piacevole. Si può dire che la sala da ballo della Perla del Bosco sia stata una delle antenate delle moderne discoteche, andava fortissimo anche se si ballava solo la domenica sera dalle nove a mezzanotte. IL PROPRIETARIO del locale era Lido Ancillotti, chiamato “Schiocchino”. Alla Perla i più vicini arrivavano a piedi, invece gli altri venivano portati dai genitori oppure da un servizio taxi gestito dallo stesso Schiocchino, da Marino Niccolai “Passerino” e da Antonio Leone. La sala da ballo si usava nel periodo estivo, in quello invernale si andava a divertirsi nella Taverna, un luogo non più all’aperto ma al riparo del freddo invernale, gestito per molti anni da Fernando Gori e la sua famiglia.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti: A. Bonfanti, V. Venturini, V. Pierozzi, M. Ancillotti, G. Cortesi, E. Meacci, C. Salegna, G. Ginanni, M. Bonfanti, G. Mei, L. Aelenei, M. Sostegni, G. Pagnini, A. Bettini,
M. Mazzeo, V. Biagini, I. Neri, F. Meoni, L. Magnani, G. Giannoni, A. Ancillotti, A. Belcredi, A. Cinelli, M. Occipiti, G. Fattori, F. Vai, M. Pierucci, L. Nardi, I. Tafa, M. Pastacaldi, A. Pieri, F. Mancini, A. Morena, N. Gi-
raldi. Il dirigente scolastico è la professoressa Daniela Mancini; l’insegnante tutor è la professoressa Monia Leone con la collaborazione della prof. Angela Vescovi.
RIFLESSIONI
Ieri e oggi come cambia il divertimento LO STEREOTIPO del ragazzino del 2000 è quello di una persona che ha pochi limiti per quanto riguarda il divertimento e le uscite, infatti, eccetto gli impegni scolastici ed eventualmente sportivi, noi non dobbiamo aiutare la famiglia impegnandoci in lavoretti extra. Siamo molto più liberi di un tempo, usciamo quasi tutti i pomeriggi e ogni sabato sera e abbiamo pochi limiti sull’orario di rientro. Ci incontriamo di solito a mangiare un gelato o un pezzo di pizza e a parlare ai giardini pubblici. Molti di noi tredicenni che non frequentiamo ancora la “Taverna04” ci ritroviamo in pizzeria o davanti ai videogiochi. Ma la differenza vera e propria con i nostri nonni sta nell’opportunità economica che è notevolmente cambiata negli ultimi cinquant’anni. Infatti il periodo catastrofico del secondo conflitto e poi il boom economico hanno valorizzato le cose che noi riteniamo normali, ma che per i nostri nonni erano motivo di grande felicità, come per esempio mangiare una pizza oppure andare a ballare. I nostri genitori sono molto generosi, con facilità ci regalano qualche euro e quindi con i soldi in tasca tutto è più facile, anche l’abbigliamento è diventato un bene comune mentre ieri era motivo di lusso e di vanto. Oggi in tutto questo però c’è un risvolto negativo ed è la tecnologia; l’utile telefonino diventa spesso una “rottura” perché i genitori non ci lasciano in pace, in continuazione ci chiamano per chiedere cosa facciamo e con chi siamo… Certo a pensarci bene con i tempi che corrono hanno tutte le ragioni!
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MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012
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«Cino» Pistoia
La scuola che vogliamo La qualità della vita passa attraverso il posto in cui ci formiamo RIFLESSIONI
Ragazzi, accettiamo le sfide! LE SFIDE non sono solo quelle sportive: una partita, una gara, un derby ….in cui la «meta» è vincere qualcosa, come una medaglia. Anche la vita ha le sue sfide e per noi adolescenti sono tante! Attraversiamo un periodo delicato, caratterizzato da trasformazioni fisiche e psicologiche. Siamo insicuri, in conflitto con i genitori, vorremmo essere «liberi» di gestirci e scegliere in autonomia, senza l’autorità degli adulti. Sappiamo che affrontare le sfide aiuta a formare il carattere accettando il confronto con qualcuno o con qualcosa: rimediare un’insufficienza, migliorare le prestazioni di una gara, relazionare con gli altri, conciliare lo studio con il tempo libero, vincere l’ansia da interrogazione..Una sfida che dobbiamo superare prossimamente è l’esame di Stato, prova che richiede tanto impegno e concentrazione. Tutto si può cambiare in meglio se ci si crede davvero! Dobbiamo capire quali sono le nostre possibilità per fare le scelte giuste e prendere decisioni consapevoli. Certo, si può anche sbagliare o incontrare difficoltà, ma l’errore può «aiutare» a crescere. Chiediamoci: come posso migliorare? Chi mi può aiutare? Il dialogo con insegnanti e genitori,la richiesta di spiegazioni e consigli sono le «vitamine» che portano benefici. Senza la disciplina, il rispetto, l’autocontrollo è difficile costruire il futuro e diventarne protagonisti.
ABBIAMO LETTO e commentato il Piano dell’Offerta Formativa della nostra scuola e abbiamo capito che si vuole assicurare a tutti gli alunni il successo formativo. Al termine delle medie dobbiamo essere in grado di relazionare con gli altri, comunicare in modo efficace, operare in modo logico…. Per raggiungere lo scopo è indispensabile star bene a scuola, in un clima di benessere fisico e psicologico. Crediamo che la qualità della vita passi anche attraverso la scuola. Qui trascorriamo gran parte del nostro tempo, impariamo ad imparare e a crescere per diventare adulti responsabili. Se potremo garantire, con il nostro impegno futuro, sanità, lavoro, giustizia, ambiente, istruzione, la vita migliorerà per tutti. Per qualità intendiamo progresso riferito sia al singolo che alla società. LA SCUOLA media Cino da Pistoia,secondo il parere di molte persone intervistate, è una scuola attenta ai «bisogni» di ciascun alunno. Realizza attività e progetti per far emergere in ciascuno competenze e attitudini: dalla
me cantare e suonare, e in più si aumentano le capacità di concentrazione e autodisciplina, competenze utili in ogni attività».
LA VIGNETTA La scuola, un posto meraviglioso
Continuità con ordini di scuole diverse alle varie discipline sportive, dall’Informatica (presto potremo fare video-conferenze) ai corsi di recupero e potenziamento, dal giardino didattico al patentino per il ciclomotore …e poi la musica! L’indirizzo musicale è il fiore all’occhiello della nostra scuola.
LA MUSICA migliora la qualità della vita: affina la sensibiltà, la capacità d’ascolto, arricchisce il patrimonio culturale …Sentiamo il parere dell’esperto, il professor Alessandro Duma. «Sì, la musica è molto importante nella formazione di un giovane. Si ottiene un risultato artistico, co-
E’ DIFFICILE imparare a suonare uno strumento? «Beh, ci vogliono attitudine e passione, impegno costante, un po’ di sacrificio del tempo libero! Però è un piccolo investimento di inestimabile valore:anche così si migliora la qualità della vita!». Quanti alunni della Cino frequentano l’Indirizzo Musicale? «Sono 192, divisi fra corsi di pianoforte, violino, violoncello, flauto traverso, chitarra, batteria e percussioni, con lezioni individualizzate e il Corso di teoria e Musica d’insieme. I ragazzi, durante l’anno, diventano i protagonisti perché partecipano a molte attività: dal tradizionale Concerto di Natale a saggi e Rassegne regionali…». Si può assistere a questi eventi? «Certo, inoltre sono gratis! Invitiamo tutti i lettori de La Nazione a venire numerosi! Per le date consultate il nostro sito e…sentirete che musica!».
I SERVIZI CHE COSA FA LA SCUOLA PER NOI RAGAZZI? SPORTELLO ASCOLTO E PSICOLOGI COME REFERENTI
La novità: un aiuto in più per gli studenti
POF Tante attività aggiuntive sono presentate nel piano scuola
LA PROFESSORESSA Maria Luisa Iozzelli, referente per il Benessere Scolastico della Cino, organizza oltre allo Sportello Dislessia, incontri con psicologi, perché se ognuno sta bene con se stesso sarà in sintonia anche con gli altri. Conoscere se stessi e saper mettersi in relazione sono qualità che riteniamo fondamentali. Cosa ne pensa la dottoressa Laura Galardi, psicologa dell’Unità Funzionale Consultoriale dell’ASL 3 di Pistoia? «Da anni — spiega — collaboriamo attivamente con le scuole, incontriamo gli alunni nel progetto «Sessualità e affettività consapevole», per accompagnarli ad attraversare questo complesso e impegnativo periodo. Per quali problematiche? «Voi ragazzi siete impegnati ad affrontare ‘sfide’, tappe di crescita e compiti evolutivi superabili se le esperienze precedenti
sono state arricchite da opportunità affettive, relazionali, educative. Dovete allargare gli interessi personali, utilizzare risorse cognitive, diventare responsabili, acquisire una coscienza etica …Beh, non è semplice! Ecco le vostre contraddizioni e incertezze, paure e desideri!». Lo Spazio Giovani consultoriale cerca di rispondere a questi temi, attraverso un ascolto non giudicante, per restituire alle emozioni e alle sensazioni quella saggezza che è spesso dimenticata. Qual è il ruolo del carattere se vogliamo migliorare la qualità della vita? Il carattere si forma precocemente, si modifica in base al soggetto e alle sue esperienze, ma è alla fine dell’adolescenza che acquista coerenza e stabilità. E’ necessario costruire nuovi modi di essere e di agire e trovare una modalità definitiva di confronto con noi stessi e con la realtà.
LA REDAZIONE Pagina realizzata dagli alunni della 3ª A dell’Istituto Cino da Pistoia : Balletti Tobia, Baselli Camilla,Bonfanti Rabuzzi Lorenzo, Citera Lorenzo, Dragonetti Claudia,Gavagni Nicolò, Giannecchini Emma, Innocenti
Clarissa, Livi Francesco,Magni Elisa,Mancinelli Mitiam, Marchi Noemi, Mustazzo Eleonora, Niccolai Irene, Olmi Linda, Pace Matteo, Pettini Charles, Pierinelli Benedetta, Puccinelli Virginia, Quilici Emma,
Rossi Edoardo, Simone Alessandro, Sparnacci Amerigo, Tesi Linda, Traversi Lorenzo. Insegnanti tutor : Franca Pagliai e Paola Massa. La dirigente è la dottoressa Chiaramaria Camoni. Grazie agli intervistati
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“Salutati” Borgo a Buggiano
Estamos todo se nel mismo barco In una società sempre più multietnica e multiculturale è importante comunicare con gli altri trice e docente di Pedagogia interculturale- Perché l’integrazione fra la società ospite e gli immigrati possa funzionare entrambi devono porsi come sistemi aperti. Occorre favorire la conoscenza reciproca lasciando che l’altro parli di sè per capire ciò che dà senso e valore al suo modo di vivere. Dobbiamo lasciarci prendere dalla curiosità: confrontarsi e decentrarsi con la consapevolezza della propria appartenenza culturale e nella ricerca delle tradizioni.”
IL FENOMENO immigrazione è fatto da persone con le loro storie, le loro speranze, i loro diritti (e i loro doveri) i loro vincoli familiari. Ma chi sono gli immigrati?
“Persone in difficoltà che vengono a cercare fortuna”. “Senza di loro non si potrebbero fare certi lavori che gli italiani rifiutano.” “La loro entrata va regolarizzata perché quelli che non hanno lavoro spesso diventano delinquenti.” “E’ necessario inserirli senza conflitti nella società costruendo una graduale reciprocità di diritti e di doveri.” “Li rispetto se loro rispettano le nostre leggi.” “Un piatto di minestra non si nega a nessuno.” (Risposte sondaggio adulti). Chi sono i nostri compagni, figli di immigrati?
“Sono come noi; se rispettano le persone che hanno accanto si guadagnano amicizie, altrimenti sfortune.” “Ci arricchiscono e con il loro pensiero, diverso dal nostro, ci fanno riflettere.” “L’unico lato negativo è che alcuni di loro, alla fine, finiscono per frequentare brutte compagnie: magari perché si sentono esclusi.” “Non dobbiamo emarginarli. Grazie alla nostra ignoranza e arretratezza si tende talvolta a escludere, senza valutare le conse-
Esempi?
DIVERSI IN MUSICA Ogni paesi ha balli e canzoni proprie
guenze.” “Hanno gli stessi nostri diritti: calpestano la nostra terra, respirano la nostra stessa aria.” “Rispetto la loro cultura, imparo e capisco di più la mia.” “In fondo siamo tutti uguali anche se ogni persona è unica:” Visto che la scuola è il luogo d’incontro e di scambio dei saperi, il luogo in cui è possibile costruire orizzonti comuni e condivisi a partire da radici differenti, è giusto chiederci:
Come gestire le differenze, diventare oggi un ingrediente normale della realtà: come promuovere l’incontro senza negare le appartenenze?
“E’ necessario che coloro che operano in contesti educativi scolastici e nell’extrascuola si adoperino affinché si creino le condizioni necessarie all’instaurarsi di rapporti di integrazione fra chi arriva da lontano e chi vive stabilmente in un luogo.Afferma Mariangela Giusti, ricerca-
Il nostro progetto d’Istituto “Una scuola per tutti” che prevede azioni ben definite di accoglienza, valendosi di mediatori culturali, di laboratori L2, di attività che favoriscono la comunicazione e lo scambio. La festa interculturale “Incontro di tradizioni, colori e sapori dal mondo”, promossa dal comune di Buggiano, svoltasi sabato 14 gennaio 2012. Come da programma sono stati realizzati cibi tipici delle varie nazioni e regioni. Il tutto “condito” con musiche e balli. L’iniziativa è piaciuta a grandi e piccini, coinvolti in vari modi in questa esperienza significativa. Naturalmente, insieme al sushi e al couscous, non potevano mancare... ma sì... proprio loro: le tagliatelle di nonna Pina.
INTERVISTE I RACCONTI DI DANIELE BETTARINI, IL NOSTRO SINDACO, E RICCARDO MONTI, IL NOSTRO PRESIDE
Quando gli immigrati eravamo proprio noi... Signor Sindaco anche lei ha vissuto da immigrato?
«Dal 1963 al ’67 ho vissuto in Germania, dove mio padre si era trasferito per lavorare in una nota fabbrica di automobili: la Opel. Ci trasferimmo a Magonza in un quartiere di umili italiani. Eravamo, non dico ghettizzati, ma confinati in un’area ben definita. Io vivevo in una fabbrica dismessa. Per la prima volta, lassù, ho visto la neve. Ricordo che quando andavo all’asilo ero tenuto un po’ in disparte dai compagni; questo perché la comunità italiana non si era ben integrata con quella tedesca comunque, tutto sommato, ritengo questa esperienza positiva». Cosa ne pensa dell’immigrazione in Italia oggi?
«Sono d’accordo, e credo che sia necessario accogliere e integrare coloro che vengono qua per trovare lavoro. Io li ammiro visto che non cambie-
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti : 3˚A Bacci Alessia, Barsotti Francsca, Bartoli Margerità, Braccini Filippo, Bruschi Melissa, Cerofolini Chiara, Fusi Sara, Galligani Arianna, Giacomelli Chiara, Lombardo Giovanni,
rei per niente al mondo il posto in cui vivo. Sono stato l’ultimo nato in casa,qui al Borgo. I borghigiani sono il sale della mia vita». Lei preside, come ha vissuto la sua esperienza all’estero?
«Sono stato tre anni in Turchia e nove in Belgio, dove ho insegnato. Ero un emigrante privilegiaLorello Anna, Martini Asya, Pannocchi Simone, Perondi Carlotta, Pischedda Alessandro, Ratto Lorenzo, Rellecati Gabriella, Vernino Luciano, Vezzani Maico, Zenca Riccardo. 2˚A Battaglia Clara, Bechini Silva, Borgianni Elia, Calistri Lorenzo, Della Valle Emanuele, Del Re Francesco, Fan Yijang, Federighi Rebecca, Fiorenza Jacopo, Hudorovic Daniel, Io-
to perché inviato dal Governo ed avevo già un lavoro. Integrarsi, comunque è stato difficile. E’ molto importante il rispetto delle leggi, delle regole, delle usanze. Ricordo che, in Belgio, i miei vicini non erano molto cordiali con me. Col tempo capii perché; non tagliavo abbastanza spesso l’erba del prato, perciò ero mal considerato. Iniziai a farlo e così ci guadagnai in stima ed amicizia. Andare all’estero è indispensabile, arricchisce. E’ utile, per voi giovani, imparare le lingue e fare scambi culturali. Tanti sono gli italiani che vivono in diverse parti del mondo dove sono stimati ed apprezzati. Qui in Italia ci sono 5 milioni di stranieri e molti di loro contribuiscono a far crescere la nostra economia. Le donne, in particolare, incrementano le nascite in questa Italia che è considerata “un paese di nonni senza nipoti». Questa è la società che cambia: in meglio o in peggio sta a noi deciderlo. ri Mariapia, Malesci Alberto, Maltagliati Lara, Nappi Simona, Natali Simone, Orsucci Andrea, Palumbo Paolo, Poloboc Radu, Sergi Isabella, Simi Nicholas, Sun Jingpeng, Tintori Christian, Tintori Alice, Znida Rita. Il dirigente scolastico: Riccardo Monti. Docente tutor: Patrizia Dami. Collaborazione della prof. Michela Giacinti
RIFLESSIONI
Uniti nella diversità delle nostre storie “NELLA nostra storia la parola unità si sposa con altre: pluralità, diversità, solidarietà, sussidarietà” G. Napolitano Sun è venuta in Italia a 8 anni, nel marzo 2006. Non rimpiange la scuola di Shangai. Ricorda che tutte le mattine doveva alzarsi alle 5 per andare a pulire la propria classe. Durante le lezioni c’era un silenzio totale e se qualcuno sbagliava veniva “bacchettato” con il bastone di bambù. Per non dimenticare la sua lingua si è iscritta al corso di cinese tenuto da suo zio Fan Quenlin. Si sente bene, a suo agio in Italia. Radu viveva in una piccola città della Romania, Izovoare, e lì tutti i giorni era festa. E’ lì che ha imparato a giocare a calcio, è lì che ha lasciato la nonna, il cane e molti amici. “Il mio paese di origine è il Marocco — racconta Znida — e ci vado un mese all’anno: quello è il momento più bello della mia vita. Il mare laggiù mi abbraccia come le persone a cui sono molto legata. Mi manca tanto la mia terra, con i suoi odori e colori; in Italia mi trovo molto bene”. Alex è arrivato in Italia il 21 aprile 2011 da Bucarest. E’ rimasto nascosto in casa per diversi mesi. Poi, un giorno la mamma lo ha accompagnato a scuola insieme a suo fratello. Era spaventato, timoroso, triste. Non conosceva una parola di italiano. Tutti lo hanno aiutato. Ora riesce a cavarsela ed è felice. “Mi chiamo Nicole, sono dominicana e mi manca tutto della mia terra soprattutto la salsa, la baciata, il regeton che ballavo scalza con i miei amici. Laggiù a Santo Domingo ci salutavamo tutti, ascoltavamo musica fino a tardi, stavamo sempre in compagnia”. “La vita mi ha insegnato che non è necessario essere belli o brutti o chissà come, ma conta ciò che siamo “dentro” come pensiamo ed agiamo”, afferma Carlotta. “E’ con il rispetto di ciascuno che si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso.” Tahar Ben Jelloun, da “Il razzismo spiegato a mia figlia”.
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MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012
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«Fucini»
SAN SAN MARCELLO MARCELLO
Non arrendiamoci al declino Idee per far rivivere la montagna: dai tesori del sottobosco alle biomasse ANALISI
Popolazione montana in diminuzione PER SAPERNE di più sulla popolazione della Montagna abbiamo analizzato la relazione dell’Irpet (Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana) su «Demografia e lavoro nel territorio pistoiese». I dati evidenziano che la popolazione della Montagna Pistoiese sta diminuendo e allo stesso tempo sta invecchiando: negli ultimi cinquant’anni la zona montana ha subito il calo demografico più accentuato dell’intera provincia di Pistoia. Inoltre dal 1971 al 2001, le persone anziane sono aumentate molto più che nelle altre zone della provincia e non solo, infatti l’indice di vecchiaia è uno dei più alti della regione (299%). Dagli stessi dati si capisce che non c’è un sufficiente ricambio tra persone che vanno in pensione e giovani che entrano nel mondo del lavoro. Secondo le previsioni dell’Irpet, inoltre, la popolazione della Montagna Pistoiese diminuirà di circa il 5% entro l’anno 2024, mentre nelle altre zone della provincia andrà ad aumentare di una media del 10%, soprattutto Valdinievole. La tendenza a una costante diminuzione dei residenti nelle zone montane è confermata dai dati che ci sono stati forniti dall’ufficio Servizi Demografici del Comune di San Marcello Pistoiese: negli ultimi dieci anni la popolazione residente è diminuita costantemente per un totale di 400 abitanti passando da 7.148 nel 2001 a 6.744 nel 2011.
NELLA Montagna Pistoiese al giorno d’oggi vivono molte meno persone di un tempo; infatti, la maggior parte della popolazione prende lavoro nelle città vicine, vivendo sempre meno in montagna. Questo perché si preferisce un lavoro in città dove ci sono più opportunità e, sicuramente, gli spostamenti e le vie di comunicazione sono facilitati dal territorio, piuttosto che «inventarsi» un’attività lavorativa in un ambiente «scomodo» come la montagna. Secondo noi la soluzione a questo problema potrebbe consistere nel recuperare le attività del passato sfruttando le risorse tradizionali della montagna con tecniche moderne. Ad esempio l’utilizzo di risorse come i prodotti del sottobosco quali funghi, fragole, mirtilli, lamponi, more che crescono spontaneamente, potrebbe essere incrementato con la creazione di numerose imprese di produzione artigianale di confetture, sciroppi, dolci molto genuini e sempre più ricercati.
IL DISEGNO L’esodo delle persone dalla montagna alla città
SI POTREBBE inoltre sfruttare il vento tipico degli Appennini per generare energia eolica; sarebbe una fonte rinnovabile e pulita il cui utilizzo potrebbe creare posti di lavoro. Un’altra possibilità di sfruttare risorse naturali con tecnologie all’avanguardia sono le centrali a biomasse; le biomasse,
presenti in gran quantità nei nostri boschi, sono dei residui combustibili di origine organica come alberi caduti, rami secchi, foglie, pigne secche. La gestione di una centrale a biomasse richiederebbe molto personale per il recupero del materiale, senza contare che si terrebbero puliti i boschi.
UN’ALTRA importante risorsa del nostro territorio è la bellezza degli ambienti naturali come crinali, aria pura,campi,laghi e neve che potrebbero essere sfruttati meglio attraverso un’adeguata pubblicità anche via internet, per incrementare le attività turistiche. Particolare rilievo nell’incremento del turismo sarebbe fornito anche dal poter utilizzare con criteri più moderni strutture ed edifici oggi inutilizzati quali alberghi e residence. Un esempio di come si potrebbero riutilizzare importanti strutture oggi in disuso è quello della Dinamo Camp: nei vecchi stabilimenti Smi è stato aperto un centro di soggiorno e riabilitazione per bambini affetti da gravi malattie. Tale complesso, con sede a Limestre, ha portato molto turismo e opportunità di lavoro nel nostro territorio. Crediamo che lo sviluppo di queste strutture contribuirà a dare una svolta positiva all’economia della Montagna Pistoiese e quindi al ripopolamento di quest’ultima.
LA STORIA DALLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE AL DECLINO DEI NOSTRI PAESI
Montanini: scarpe grosse e cervelli fini
LA FOTO Un’immagine d’epoca della ghiacciaia
NELLE EPOCHE passate i montanari hanno saputo sfruttare con grande abilità le risorse della montagna.Una di queste era il legname che veniva utilizzato per produrre carbone; l’abilità dei carboni della Montagna Pistoiese era conosciuta e ricercata in tutta la Toscana. I montanini erano così furbi da riuscire a sfruttare positivamente ciò che era apparentemente uno svantaggio: il freddo della stagione invernale; lo impiegarono per produrre ghiaccio da vendere in città dove era utilizzato per conservare il cibo. Una delle risorse più importanti erano le castagne, che abbondavano in tutta la montagna; erano usate per produrre molti tipi di cibo diversi e ugualmente nutrienti, che a quei tempi era molto utile e importante. Dal 1900 in poi le opportunità di lavoro furono offerte soprattutto dalla S.M.I., fabbrica nata a Cam-
po Tizzoro che produceva munizioni. In questa fabbrica, quando era a pieno regime, nel periodo delle guerre mondiali, lavoravano più di 1500 operai, quasi tutti abitanti della Montagna Pistoiese. Lo stabilimento è stato molto importante per lo sviluppo della montagna perché, oltre a offrire lavoro, faceva «pubblicità» a questi luoghi, ma allo stesso tempo ha portato i montanari a occuparsi meno delle loro risorse naturali. CON LA PROGRESSIVA dismissione della produzione di munizioni e con la definitiva chiusura della fabbrica nel 2006, sono venute a mancare molte opportunità di lavoro e le persone hanno iniziato a cercare lavoro in altri luoghi. Con il diminuire della popolazione sono venuti a mancare molti servizi, la popolazione è calata ulteriormente ed è iniziato il declino della montagna.
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Filippo Castelli, Chiara Ciampi, Viola Cinotti, Filippo Coppi, Lisa Del Vecchio, Matteo Di Cagno, Dario Ducci, Matteo Ducci, Tommaso Ducci, Sara Gavazzi, Gianluca Io-
ri, Francesco Nesti, Ovidio Nicu, Mattia Nieddu, Giulia Pagliai, Francesca Strufaldi (classe II C, scuola secondaria di I grado «Renato Fucini», Istituto Comprensivo San Marcello Pistoiese). Il dirigente scola-
stico è l’ingegner Maria Lucia Querques e l’ insegnante tutor è la professoressa Letizia Evangelisti. Si ringrazia la signora Valentina dell’ufficio servizi demografici del comune di San Marcello Pistoiese.
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Scuola Media
«Chini»
MONTECATINI MONTECATINI
Adolescenza, lo sappiamo noi Un’età difficile: problema irrisolvibile o indimenticabile esperienza? ADOLESCENZA: parola di uso comune e di facile comprensione, definita dagli scienziati come un periodo di crescita e sviluppo che va dai dodici ai venti anni. È in questo periodo che iniziano a formarsi i primi ideali, le prime passioni e le future aspirazioni che costituiscono spesso uno stato di confusione nell’adolescente che non riesce a trovare il proprio posto nella società. Oltre alla propria personalità, i ragazzi sono spesso condizionati dall’ambiente familiare, dagli idoli (attori, cantanti, sportivi) dalle compagnie che essi frequentano. Sono proprio le amicizie, infatti, le «guide spirituali» dei giovani. Nel periodo adolescenziale l’amico è la persona con cui divertirsi e sognare, la spalla su cui piangere, il sostegno e il punto di riferimento di ogni ragazzo, che spesso sostituisce il ruolo della famiglia; la quale sembra non comprendere le difficoltà dei ragazzi e non trovare un modo per aiutarli a superare gli ostacoli di questa fase. L’adolescenza è infatti caratterizzata da una molteplicità di cambiamenti su svariati fronti che
C’è anche chi, invece, sogna di avere una famiglia anche con tutte quelle caratteristiche che noi solitamente critichiamo, c’è chi è solo e troppo indipendente per l’ età che ha ed è costretto a crescere senza lo stesso supporto che hanno i coetanei, essendo privati di questo periodo perché costretti a maturare velocemente.
LA VIGNETTA Spesso gli adolescenti preferiscono vivere isolati
coinvolgono i ragazzi e sconvolgono la famiglia.
l’equilibrio e l’affetto che si era costituito in casa.
COME SPESSO SUCCEDE, anche nel nostro caso, vengono a crearsi situazioni conflittuali con i propri gentori, non si riesce a trovare un punto di incontro e a volte potrebbero formarsi voragini irreparabili che possono spezzare
LA FAMIGLIA, che dovrebbe essere il posto più confortevole e sicuro in cui poter stare, diventa per l’adolescente un luogo in cui è difficile passare del tempo, in cui non si riesce ad essere felici come quando si è con i propri amici.
QUESTA FASE nonostante le diverse problematiche che può presentare è vissuta però , anche in maniera positiva, vista come un periodo di cambiamento ed esperienze che saranno, nel bene o nel male, un ricordo indelebile per tutta la vita. Ricordiamo comunque che l’adolescenza, come dicono sempre i nostri genitori, è il momento più libero e intenso e che deve essere quindi vissuto a pieno! Solo noi a volte riusciamo a comprendere ciò che proviamo e che sentiamo, non vorremmo essere considerati soltanto una «fase» ma una vita vissuta in pochi, ma meravigliosi anni.
LE STAGIONI ADOLESCENTI ED EX ADOLESCENTI PER CONFRONTARE IDEE E PENSIERI: CHI AVRÀ RAGIONE?
Teenagers: problemi, consigli e opinioni
LA FOTO I ragazzi di ieri e di oggi allo specchio
GIROVAGANDO per il centro della nostra città, abbiamo incontrato alcuni adolescenti e li abbiamo intervistati riguardo al periodo che stanno vivendo. La prima ragazza intervistata è stata Maria, una studentessa del liceo scientifico, a cui abbiamo chiesto: «Come vivi l’adolescenza?» e lei ha risposto: «Mi accorgo che sto cambiando carattere e che preferisco stare con le mie amiche. Sto diventando timida ed emotiva. Inoltre, quando sono giù di morale, mangio solo per consolarmi, ma così posso solo aumentare di peso». In pineta abbiamo incontrato Lorenzo, studente del liceo artistico, e gli abbiamo chiesto: Che rapporto hai con i tuoi genitori e con gli amici? Lorenzo ha detto: «Mi capita di litigare con i miei genitori anche per delle incomprensioni, ma è una cosa normale. Spesso mi faccio influenzare dai miei
amici e i miei genitori mi rimproverano per questo». CONTINUANDO a passeggiare nel parco incontriamo Graziella, un’anziana signora, e anche a lei abbiamo chiesto un parere sull’adolescenza di oggi. Gentilmente ci risponde: «Molti ragazzi si fissano sulla loro forma fisica e fanno di tutto per essere alla moda. Ora le ragazze non si accettano e non mangiano per perdere peso e, alcune volte, sono disposti a cambiare loro stessi per essere accettati». Infine abbiamo intervistato Paola, a lei chiediamo: «Cosa consiglierebbe a noi adolescenti?». «Il mio consiglio è quello di vivere al meglio questo periodo e fare tesoro di tutte le esperienze e di tutti i consigli che ci vengono dati dalle persone adulte perché ci possano indirizzare su una crescita molto più equilibrata e tranquilla».
LA REDAZIONE GLI STUDENTI: 3A: Bartolozzi C. , Bastiani G., Beltrami E. , Boldrini F. , Bonelli F., Cardinale M. , Cavallari M. , Cristea R. , Grasso M. , Ladisa L. , Leone. P. Lubis A. , Maraviglia E. , Natali E. , Naviragni E., Orifici G.,
Paolini F., Pellegrinetti A., Placido C., Pucci C. , Rastelli R. , Tognarini M. 3D: Bartolini F. , Bruni V., Damiano M. , Fanucci J., Flori I. , Forceri I. , Gjepali S. , Inguì J. M. , Kucaj S. , Lucchesi E. , Magnani F., Martines
L. , Massetani C. , Moriani A. , Papa F. , Perone G. , Quaranta N. , Rossetti M. , Rossi F., Stoica R. , Toni C., Trafiku F. , Vannelli A. , Zucconi L. Docenti tutor: M. G. Grilli, E. Puccini. Dirigente scolastico: P. Zecchi
LE DOMANDE
Tanti punti interrogativi in testa L’ ADOLESCENZA è un momento di vita unico e irripetibile,nel quale ci si sente spaesati e incompresi. Molti dei problemi nascono a livello psicologico poiché ci si lascia influenzare dal giudizio negativo degli amici. Le problematiche psicologiche emergono specialmente all’ interno delle famiglie, dove i troppi limiti imposti dai genitori possono provocare un senso di incomprensione nell’ individuo. Non di rado assistiamo a crisi di ansia, a sfuriate incontrollabili, a momenti depressivi, a variazioni di umore. Non esistono però solo problemi psicologici ma anche fisici come la bulimia e l’anoressia. Essi nascono per colmare sensazioni di solitudine e di amarezza. Questi dubbi emergono perché non ci si sente accettati e non troviamo certezze sul nostro futuro. Sorgono, inoltre,anche dubbi sui nostri sentimenti che sono spesso in contrasto con il nostro carattere. L’ adolescenza è il periodo in cui i nostri sentimenti più intimi vengono a galla e, magari, per paura di non piacere agli altri, ci si chiude in noi stessi. Il desiderio di crescere, in questo periodo, è molto forte e, molti ragazzi, si comportano in modo pericoloso per cercare di sembrare più grandi. Per esempio essi incominciano a fumare, bere e nel caso più grave ad assumere stupefacenti nel tentativo di colmare questo desiderio. Questi comportamenti fanno capire che non è facile essere adolescenti oggi.
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MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012
Ist. Comprensivo
L. Da Vinci Pistoia
Chi è «stato»? Sono «stato» io La vita tra essere e costituire. La legge regola tutta la nostra esistenza RIFLESSIONI
Diario di un «bravo» ragazzo UNA STUPIDA mattina di novembre. Caro diario, oggi ti scrivo per annunciarti una strana notizia: ho rubato dei soldi ad un mio compagno di classe e mi ci sono comprato una merendina ed una bevanda. Non avevo bisogno di soldi. Le cose sono andate così: la nostra aula era vuota, eravamo andati in auditorium per un incontro; io sono tornato in classe per prendere un quaderno e la penna … non so cosa mi sia preso, di fatto, ho messo la mano in un giacchetto dell’attaccapanni, ho trovato dei soldi e li ho presi. Ero curioso, ho provato dei brividi, ho agito di testa mia! Non l’ho detto a nessuno. Ciao, il tuo furbacchione. Il giorno dopo. Caro diario, ho scoperto che quei famosi soldi sarebbero serviti al mio compagno per pagare l’anticipo della gita a Firenze. Pochi spiccioli, però adesso non può segnarsi e si dispera, non capisce come siano spariti i soldi. Mi sento davvero in colpa e, per dirla tutta, lui e i suoi genitori stanno passando per bugiardi. Aiuto! Ho combinato un vero disastro e non so come rimediare! Ciao, l’anonimo. Dopo alcuni giorni. Caro diario, basta! Non ne posso più. Si parla molto del fatto, il mio amico è serio e distaccato, tutti hanno capito che qualcosa non «quadra», in classe c’è aria di sospetto. Io sono la causa di tutto questo! Basta, davvero! Caro diario, domani raccoglierò tutto il mio coraggio, andrò dalla Preside e le dirò: - Sono «Stato» io!- Ciao, il tuo bravo ragazzo.
LA LEGGE si può paragonare ad un faro che guida le azioni dell’uomo, affinché sappia come comportarsi nelle situazioni della vita. La legge regola la vita scolastica, familiare, sociale, stradale … essa costituisce il modo d’ essere nel mondo. Quando si infrange la legge, ce ne sono altre che definiscono la equa punizione. Nell’ambito scolastico esistono delle regole per attuare un giusto comportamento; chi non rispetta le regole del vivere civile viene sottoposto ad una punizione (nota, rapporto, richiamo) che si risolve nell’attribuzione, nella scheda di valutazione, del terribile «cinque in condotta». Nelle leggi scolastiche emerge quella del 30 ottobre 2008, n. 169 sulla valutazione del comportamento degli studenti che viene effettuata mediante l’attribuzione di un numero espresso in decimi. Successivamente il D.P.R. 22 giugno 2009, n. 122 emana il regolamento della finalità e dei caratteri della valutazione. Il collegio degli insegnanti definisce poi criteri e le modalità di essa, affinché sia equa, omogenea, trasparente e
LA VIGNETTA La legge sale in cattedra
che contribuisca al processo di crescita dell’individuo. Da un semplice sondaggio effettuato a scuola sugli studenti delle classi II e III, è emerso che sulla scheda di valutazione essi preferiscono avere il quattro nelle materie, piuttosto che un imbarazzante cinque in condotta. I quattro si possono recuperare, la famiglia
può accettare un figlio poco studioso, sostengono in molti; mentre il cinque in condotta fa fare brutta figura alle famiglie, e difficilmente si può rimediare. DA ADULTI è diverso: se viene commesso un reato, lo Stato, con l’art. n. 27 della Costituzione punisce il cittadino con la detenzione
carceraria (prigione). Nel territorio di Pistoia esiste una struttura carceraria che ospita coloro cha hanno infranto la legge, ossia che hanno in qualche modo violato le altrui libertà. La struttura risale agli anni ’20, si trova nel centro della città ed è collegata con i mezzi pubblici alla stazione. La casa circondariale è dotata di una palestra, un laboratorio ed una sala utilizzata come biblioteca ed aula scolastica. Essa si articola su due piani e comprende anche la caserma degli agenti. La struttura ha una capienza di 65 detenuti che passano in cella circa 18 ore al giorno; attualmente essa contiene il 230% di detenuti in più rispetto alla norma. Il carcere è un luogo di condanna in cui si conduce una «vita ristretta», con tempi e ritmi diversi da quelli normali, ma è soprattutto il luogo che deve indurre al pentimento ed alla rieducazione. Altrimenti, che senso possiamo dare alle parole di V. Hugo: «La liberazione non è la libertà: si esce dal carcere, ma non dalla condanna»?
L’INTERVISTA FABRIZIO AMATO, PRESIDENTE DEL TRIBUNALE: «SI’ ALLE PUNIZIONI ALTERNATIVE»
«Una regola al giorno leva il giudice di torno» Può presentarsi, gentilmente?
«Sono Fabrizio Amato, sono un magistrato e sono il Presidente del Tribunale di Pistoia. Ho compiuto gli studi in Giurisprudenza e nel 1974 a 23 anni mi sono laureato. Poi ho fatto un apposito percorso di studi per diventare magistrato (1976)». In cosa consiste il suo lavoro?
«Mi occupo degli aspetti organizzativi del Tribunale ma, in generale, il compito del magistrato è quello di regolare gli accordi (contratti) e rilevare chi ha torto o ragione in essi». Sa dirci se a Pistoia esiste una grossa percentuale di reati?
MAGISTRATO Fabrizio Amato
«Non conosco i dati precisi, ma posso dirvi che i reati non presentano una percentuale altissima, nemmeno alta; in proporzione al numero dei cittadini non si verificano molti casi di criminalità». Cosa può dirci sull’attribuzione delle pene?
«Alcuni reati sono puniti con la detenzione carceraria in base all’art. 27 della Costituzione italiana. Ogni imputato ha diritto alla difesa per mezzo di un avvocato. In Italia non esiste la pena di morte. Altra cosa importante: il carcerato può ritornare alla vita civile con un percorso di rieducazione». Cosa consiglia a noi ragazzi per non perdere la giusta strada?
«Guardate, la cosa più importante è l’esercizio della regola. Vivete secondo le regole, sono quelle che vi garantiscono i diritti. E proprio nella scuola potete imparare ad esercitarle». Un po’ come dire «una regola al giorno leva il giudice di torno» …
Bravi, proprio così, bella idea, e chi trasgredisce avrà una giusta punizione. Io personalmente credo nelle pene alternative, cioè in quelle punizioni eseguite per il bene della collettività.
LA REDAZIONE... HANNO REALIZZATO LA PAGINA gli studenti della classe II B. Ecco i loro nomi: Bacci Ylenia,Cafarella Francesco, Caligaris Enrico, De Meo Luca, Hamri Salaheddine, Lombardi Sara, Mara-
viglia Claudio, Mazzoncini Nicolas, Niccolia Giulia, Oumahia Anas, Pancani Kevin, Paolacci Melania, Puccianti Giorgia, Ricciarelli Matilde, Scartabelli Emanuele, Souid Rachid, Souid Zahra, Zambuto Giuseppe.
La dirigente scolastica è la professoressa Anna Maria Corretti, l’ insegnante-tutor è la professoressa Paola Mei, insieme alla disponibilità di tutti i professori del corso B.
CAMPIONATO GIORNALISMO 11
MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012
Scuola media
Montemagno Quarrata
Mamma (non) ho perso il bus Il servizio di scuolabus garantisce il diritto allo studio A QUARRATA una fitta rete di percorsi con lo scuolabus consente ai ragazzi di tutte le fasce di età di raggiungere le rispettive sedi scolastiche. Se negli anni passati pur servendo quasi tutto il territorio l’Assessorato alla Pubblica Istruzione per una cinquantina di ragazzi ricorreva al trasporto integrato, chiedendo la collaborazione della Copit con il Blubus, dall’inizio del 2012 si è riusciti, rivedendo percorsi e orari, a provvedere totalmente con il servizio pulmini. Questo consente un miglioramento del servizio perché il Comune conosce meglio il territorio, si adatta con facilità alle esigenze che via via si presentano. Garantire a tutti il diritto allo studio rientra nei principi fondamentali della Costituzione che il Comune considera prioritari, tanto da investirci molte risorse. Forse agli utenti non sembrerà di essere particolarmente privilegiati, ma confrontando il servizio con quello di altri comuni, appare sicuramente molto accurato.
le varie scuole. UN SERVIZIO capillare insomma, che è addirittura “porta a porta” per i bambini delle scuole materne, e a un prezzo abbordabile. Infatti l’importo da pagare per ciascuna famiglia è relativo alla fascia di reddito, e in ogni caso, anche per la fascia più alta, si tratta di all’incirca un euro a corsa. Certamente da quando la crisi infierisce sull’economia, alcune famiglie mirano al risparmio preferendo organizzarsi con mezzi propri, aiutandosi tra loro e facendo a volte una specie di turnazione nel portare a scuola i figli propri e altrui. Questo comunque per il momento non sta andando a scapito delle tariffe degli altri utenti. DISEGNO Lo scuolabus è un amico che accoglie tutti i bambini
LA SCUOLA media, insieme all’Amministrazione Comunale, ha deciso di rendere il viaggio degli alunni ancora più sicuro: dal momento in cui escono di casa, fino al suono della campanella, e viceversa, i ragazzi vengono fatti
scendere e risalire nel campino della scuola, dove non si trova traffico. Oltre ai tragitti casa-scuola e ritorno, il pulmino è a disposizione gratuitamente anche per le tante uscite didattiche programmate nel corso dell’anno scolastico dal-
IL SERVIZIO poi è soddisfacente anche grazie alla serietà e all’esperienza dei dieci autisti, quattro dipendenti comunali e sei in appalto, i più anziani dei quali hanno assistito alla crescita e alla formazione di molti bambini, fino ad arrivare a incontrarli a volte ormai grandi e riconoscerli, già patentati e indipendenti.
L’INTERVISTA IL LAVORO DEL CONDUCENTE TRA I SENTIERI E GLI SCHIAMAZZI DEI GIOVANI PASSEGGERI
Per chi suona il «clacson»? L’autista dice che.. PER SAPERNE di più sul servizio scuolabus del comune di Quarrata, abbiamo intervistato l’autista Massimo che tutti i giorni con il pulmino percorre le strade che salgono sulla collina quarratina per il tragitto casa-scuola e viceversa degli studenti che abitano le zone più isolate. Ogni anno gli studenti non sono sempre gli stessi, quindi deve cambiare percorso, come fa a ricordarselo?
«Ognuno di noi ha sempre lo stesso percorso, nella stessa zona. La strada non varia, cambiano solo le case dove devo fermarmi». Ultimamente il gelo vi ha messo a dura prova. Quali disagi comportano gli agenti atmosferici nelle stradine collinari?
«Il problema è la neve e il ghiaccio, in quel caso metto le catene, ma in alcune strade il passaggio è comunque difficile. Se c’è molta neve il Comune consiQUARRATA Il parcheggio dei pullman davanti alla scuola glia di restare a casa».
LA REDAZIONE Classe 3^ D: Barbato Elisa; Bardi Leonardo, Belluomini Francesco, Besser Adriano, Bugiani Leonardo; Chiti Francesca; Cosmo Maria, D’Isep Eleonora; Florenzi Benedetta, Fronteddu Jessica; Gamberi Bea-
La preoccupa la responsabilità del suo lavoro?
«Sì, e cerco sempre di essere attento e protettivo nei confronti dei miei giovani passeggeri». Com’è il suo rapporto con gli studenti, e come interviene quando si comportano male?
«Ci parlo il più possibile cercando di non arrabbiarmi. C’è differenza tra bambini delle elementari e quelli più grandi – continua Massimo — come ‘linguaggi’ e come argomenti. I più piccoli sono più confusionari, ma anche più educati e più sensibili ai richiami». Un episodio che ricorda?
«Capita che i ragazzi litighino e arrivino alle mani, allora bisogna fermare il pulmino e calmarli. A volte si manda una lettera ai genitori per metterli al corrente del comportamento dei figli». Le piace questo lavoro?
«Sì, molto, mi piace interagire con i ragazzi».
trice, Giacomelli Tommaso, Giusti Chiara, Laschi Francesco, Lecceti Andrea, Mazzanti Luca, Nannini Daniele, Niccolai Martino, Pavel Ioan Angelo, Pecorini Fabio, Petracchi Jacopo, Ponziani Edoardo, Rossomandi Matteo, Sciatti Simone, Scipioni Andrea, Silano Giada, Sommariva Filippo. Classe 3^ l: Amato Yuri, Astorino Francesco, Canced-
da Valentina, Dragomir Ionut Darian, Gjeloshi Claudio, Gonfiantini Matteo, Gorgeri Samuele, Grillini Mattia, Marsella Roberto, Noferi Sergio, Ramovic Xina, Rizzo Francesco, Sardi Mattia, Sorbello Vanessa, Tesi Giovanni, Vanello Irene, Zhang Dacheng, Docenti: Gori Daniela Barontini Luigi, Pucci Gionata, Dirigente: Maria Bizzarri
I DATI
E ora facciamo i conti IL COMUNE di Quarrata si estende su un vasto territorio con scuole materne e elementari dislocate nelle varie frazioni più le due sedi di scuola media: una nel centro quarratino e l’altra a Vignole. Ecco alcuni numeri, secondo i dati che gentilmente ci ha fornito il Responsabile del Servizio Pubblica Istruzione del Comune, signor Alessandro Landini, che rendono l’idea del notevole impegno dell’Amministrazione Comunale per garantire un servizio efficiente e di qualità. I 14 pulmini utilizzati, guidati quotidianamente da 10 autisti, servono 8 scuole dell’infanzia, 6 scuole primarie e 2 scuole secondarie di 2˚ grado. Su una popolazione scolastica di 2467 alunni, 845 si avvalgono del servizio di trasporto organizzato dal Comune, ossia ben il 34,25%. Vediamo come sono suddivisi: dei 658 alunni della scuola dell’infanzia, 189 prendono il pulmino, cioè il 28,72%; dei 1178 della scuola primaria, lo prendono 425, cioè il 36,08%, mentre dei 631 ragazzi iscritti alle medie, sono in 231 a utilizzare il servizio scuolabus, ossia il 36.61%. La capienza complessiva dei pulmini è di 464 posti a sedere, le corse giornaliere sono 65. In un anno vengono svolte ben 430 uscite didattiche sul territorio, per un totale di 6450 km percorsi. I chilometri percorsi per il trasporto in un anno sono ben 204.750: più di 5 volte il giro del mondo! O, se si vuole, in due anni, la distanza dalla Terra alla Luna!
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012
Istituto «Fermi»
Casalguidi Pistoia
Una scuola tutta nuova L’edificio sarà pronto nel 2013. I ragazzi: «Perché non fare una piscina?» RIFLESSIONI
Il progetto: i pensieri del popolo SONO MOLTI gli abitanti di Casalguidi a pensare che la nuova scuola si troverà in una posizione molto vantaggiosa per tutti ed anche che è stata una buonissima idea quella di realizzare un solo edificio invece di avere molte scuole, asilo nido, scuola materna e scuola elementare, sparse sul territorio comunale. Per tanti però i tempi di costruzione sono stati troppo lunghi, siamo ormai in ritardo ed i lavori dovevano essere finiti da tempo. Osservando il cantiere, la nuova scuola sembrerebbe molto spaziosa all’interno e all’esterno, inoltre è stato previsto anche un grande giardino per i giochi dei bambini. Per tutti il nuovo edificio è un elemento positivo ed una buona opportunità per le future generazioni, anche perché molte delle scuole ora in funzione sono piuttosto vecchie e avrebbero bisogno di costosi lavori di ristrutturazione. Forse la nuova scuola, che dovrebbe essere più bella e più accogliente, stimolerebbe i bambini a studiare di più perché tutti gli oggetti e tutte le aule saranno nuove e molto più piacevoli per un buon studio. La posizione vicino alle scuole medie è una cosa positiva perché i bambini di 5˚ elementare potranno più facilmente osservare la scuola media per essere coscienti del loro futuro in ambito scolastico, la stessa cosa vale anche per i bambini dell’asilo che potranno anche loro andare a visitare la scuola successiva che dovranno frequentare.
DA ALCUNI ANNI a Casalguidi si parla di una nuova scuola e finalmente sembra che la realizzazione di questo progetto sia vicina. Il polo scolastico, dicono, sarà terminato a dicembre 2012, mentre i ragazzi potranno effettuare l’accesso ai nuovi locali nel settembre del 2013. Il nuovo edificio riunirà i vari ordini, gli asili-nido, la scuola dell’infanzia e la scuola elementare, mentre la scuola media resterà invece dove si trova essendo una costruzione abbastanza recente. Anche il centro sociale «Melograno», che da molti anni opera in aiuto di ragazzi in difficoltà, sarà spostato nel nuovo edificio. Il polo scolastico è senza dubbio necessario perchè le scuole attuali iniziano davvero ad essere piccole, le aule poco capienti mentre il numero dei bambini del paese aumenta sempre più. Intervistando alcuni paesani abbiamo ricavato le loro opinioni in proposito. Gli abitanti del paese hanno risposto che l’idea della costruzione di questo nuovo polo scolastico che raggruppi sia bambini che frequentavano la scuola
ro maggiore di aule rispetto a quelle attualmente progettate.
I LAVORI Il nuovo edificio in costruzione
materna sia ragazzi delle scuole elementari è assai positiva; altre persone invece non erano molto contente in quanto ritenevano giusto mantenere distinti gli ordini di scuola perché le necessità dei bambini dell’asilo nido sono diverse da quelle dei ragazzi della scuola elementare.
ALCUNI CITTADINI ci hanno risposto che la struttura doveva essere costruita in altro luogo, ad esempio dietro le piscine di Cantagrillo, e abbiamo riscontrato in alcuni di loro molti dubbi su tale struttura, in quanto il nostro paese si sta allargando sempre più e forse ci sarà bisogno di un nume-
I GIOVANI più fantasiosi vorrebbero che la scuola avesse una bella piscina per l’educazione motoria e inoltre anche una grande mensa interna con dei cuochi desiderosi di cucinare eccellenti pranzetti per gli studenti. Il pensiero dei cittadini di Casalguidi va alla futura utilizzazione delle vecchie strutture. Sembra che la scuola elementare di Casalguidi sarà rasa al suolo e in metà dello spazio ottenuto ci verrà costruito un parcheggio mentre la scuola di Cantagrillo sarà venduta e quindi vi verranno costruiti tre edifici destinati ad abitazione. Ma gli abitanti pensano a qualcosa di diverso e di più utile al paese. C’è chi pensa alla necessità di un grande centro per gli anziani soli, chi invece vorrebbe un ambiente per potersi divertire, come anche una moderna pista di gokart! Chissà quale sarà la sorte di tutte quelle scuole che hanno ospitato e visto crescere migliaia di bambini di Casalguidi e Cantagrillo!
INTERVENTI LE NOSTRE SCUOLE STANNO INIZIANDO A ESSERE UN PO’ VECCHIE E PICCOLE
Ragazzi, addio all’antica sede di Montaletto
L’EDIFICIO La villa di Montaletto
LA SCUOLA PRIMARIA di Casalguidi, adagiata ai piedi del colle di San Biagio, porta il nome di «Renato Fucini», illustre scrittore del Verismo toscano. L’edificio accoglie dieci aule oltre al refettorio e a spazi destinati ai laboratori di informatica e audiovisivi. E’ circondata da un grande giardino. La scuola è destinata a scomparire sostituita dal nuovo polo scolastico di imminente costruzione. La scuola d’infanzia di Montaletto è immersa nel verde e dista circa due chilometri dal centro abitato di Cantagrillo. In genere i bambini sono organizzati in classe aperte. Il plesso è dotato di biblioteca scolastica, angolo multimediale, aula per attività motoria, spazio per attività espressivo-linguistico. Sono inoltre presenti spazi attrezzati per giochi imitativi (casetta, mer-
cato, ecc.) e per attività guidate. Il giardino è provvisto di giochi (castello, scivoli, altalene, sabbiera). Anche questa struttura scomparirà, inglobata dal nuovo polo scolastico. La scuola primaria di Cantagrillo, situata poco distante dal centro e dalla maestosa villa «Costa-Righini», attualmente accoglie centoventicinque alunni che frequentano il tempo pieno per quaranta ore settimanali. È dotato di cinque aule, la biblioteca, oltre ad alcuni laboratori rinnovati di recente quali il laboratorio di informatica, audiovisivo e di educazione all’immagine. Del nuovo polo scolastico farà parte anche questa struttura. La nuova costruzione risulta necessaria perché il paese ha vissuto un grosso incremento demografico ed i vecchi edifici sono risultati inadeguati ad accogliere tutti i bambini della zona.
LA REDAZIONE ... CLASSE 2˚A: A.Alduini, M. Ballerini, J. Bardelli, G. Biagini, C. Biagioni, R. Callegaris, R. Cenci, S. Crosetta, E. Di Paola, M. Fabbri, A. Fonti, A.Giovannetti, A. Giovannetti, P. Kanjanakomon, H. Kheiry, G. Magnaricotte, F. Manella, A.
Masci, S. Mazzi, S. Pittelli, M. Quaranta, C. Rafanelli, G. Rafanelli, K. Rrukaj, M. Scianna, F. Torselli. Classe 2˚B: S. Agostini, M. Bruni, D. Bugiani, M. Bugiani, A. Collaro, F. Frosini, L. Frosini, E. Gocaj, G. Guri, A. Marangoni, M. Mezzani, G.
Micillo, I. Militello, A. Moschi, G. Pacini, A. Pellegrini, F. Penta, B. Pierucci, A. Tanteri, K. Tesi, L. Tortelli, C. Trinci, F. Tucci, C.Vannelli, M. Vuolo, A. Zadrima, C. Zadrima. Dirigente: Stefania Corsini. Docenti: Ilaria Gargini; Elisabetta Celotto.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012
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Ist. Compr.
Don L. Milani Ponte Buggianese
La veridicità di una sentenza 23 agosto 1944: morirono 184 innocenti per mano nazifascista A UN PRIMO sguardo appaiono unicamente come numeri quei 94 uomini (per lo più anziani), 63 donne e 27 bambini che furono le 184 inconsapevoli vittime di una delle più terribili stragi avvenute durante la Seconda guerra mondiale. Ma sarà forse a causa della sua vicinanza alla nostra quotidianità che il “risultato” della devastante furia dell’esercito tedesco in ritirata, si rivela così inverosimile per chi ha avuto, come noi, la fortuna di nascere in un’epoca diversa. Avvenne tra le cinque del mattino e le due del pomeriggio del 23 agosto 1944. Le truppe tedesche, in particolare gli “esploratori” agli ordini del capitano Josef Strauch, batterono uno ad uno i casolari della zona del Padule alla ricerca dei partigiani. TROVARONO solo famiglie di contadini e sfollati in fuga dai bombardamenti, i quali si erano rifugiati in questa località perché la ritenevano un luogo sicuro. Furono tutti trucidati, nessuno fu risparmiato. Ma qual è la Verità sto-
dal Comando del Generale Albert Kesselring. È ormai dimostrato che fu un deliberato atto di “terrorismo di guerra” finalizzato a fare terra bruciata intorno al ritiro delle truppe tedesche cercando, con questa strategia, di intimidire la popolazione locale e di troncare ogni possibilità di sostegno ai Liberatori.
STRAGE Una delle zone dove morirono decine di persone
rica emersa dopo quasi settant’anni? Oggi è possibile affermare che non si trattò di un’operazione militare finalizzata a determinare l’andamento della guerra: di lì a pochi giorni, infatti, l’artiglieria americana avrebbe iniziato a liberare questi territori. Non si trattò nemmeno di un’azione contro i
Partigiani, ridotti a poche decine di uomini male armati e poco organizzati, che avevano fatto del Padule la loro base operativa. Probabilmente non si trattò nemmeno di una rappresaglia, come per lungo tempo si è ritenuto, in rapporto al ferimento di un soldato tedesco, secondo quanto previsto
LA RECENTE sentenza del Tribunale Militare di Roma sembra aver finalmente reso giustizia: gli imputati sono i quattro ex-militari tedeschi, all’epoca tutti appartenenti ai diversi reparti della 26/a divisione corazzata della Wehrmacht. Secondo l’accusa i quattro “avrebbero contribuito a causare la morte” di 184 “persone che non prendevano parte a operazioni belliche”, con le aggravanti “dei motivi abietti, della premeditazione e di aver compiuto il fatto con sevizie e crudeltà”. Si tratta certo di una giustizia simbolica, ma che restituisce la giusta dimensione alla vicenda e soprattutto onorabilità, dignità e riscatto morale a tutte le vittime dell’eccidio.
L’INTERVISTA PARLA IL FIGLIO DEL PARTIGIANO CHE ERA A CAPO DI UNA PICCOLA FORMAZIONE IN PADULE
«Ricordi macabri dei giorni della strage» Prof. Alfredo Benedetti che ricordi ha di suo padre?
«Nell’estate del 1944, all’età di 36 anni, mio padre Aristide Benedetti era a capo di una piccola formazione di partigiani, la “Silvano Fedi”, chiamata così in ricordo dell’amico morto. Era un insegnante di liceo e un noto antifascista. Qualche giorno prima dell’eccidio, però, gli fu riscontrata “una grave forma di febbri paduline”: fu trasportato con un’autolettiga a Montecatini Alto per essere curato. Tornò a Ponte Buggianese solo dopo la Liberazione». Come ha vissuto la terribile esperienza della strage del 23 agosto?
IL RICORDO Una delle lapidi in memoria delle vittime innocenti
«Ne ho un ricordo macabro. Alcuni giorni dopo, verso le ore 14, mentre mi trovavo vicino alla chiesa, ho sentito un forte “odore di cadaveri” e il rumore di carri che trasportavano le vittime al cam-
posanto. Subito ho pensato ad una rappresaglia, poiché alcuni giorni prima avevo visto un tedesco ferito a una gamba da un colpo di cartuccia caricata a pallini. Non poteva essere opera dei partigiani locali, probabilmente si trattava dell’azione di qualche “avventuriero”». Quali sono i suoi ricordi relativi a questo periodo?
«All’epoca avevo circa 13 anni ed ero un ragazzo schivo ma molto coraggioso. Mi ricordo di quando, dopo il coprifuoco delle 21, uscivo di nascosto dall’abitazione dei miei zii e mi recavo presso il Ponte della Vittoria; qui salivo su un barchino per andare a rubare ai tedeschi dei candelotti di dinamite che consegnavo al mio amico Romano Banditori. In un’altra occasione sono riuscito a procurarmi delle armi entrando di nascosto in un androne della casa di mia nonna paterna, vicino ad una falegnameria dove lavoravano i tedeschi».
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti: Baldecchi Kety, Bernardo Lorenzo, Cippo Maila, Coniglio Alessio, Grazzini Lucrezia, Krawczyk Karol, Lupori Diego, Marmeggi Federico, Menicucci Benedetta, Mo-
roni Eva, Nigro Viviana, Parenti Sara, Perini Mattia, Rossi Martina, Sensi Elena, Seva Anna, Simoncini Matteo, Sirugu Riccardo, Sorini Riccardo, Zei Samuele , classe III A. La dirigente scolastica è la Dott.ssa Catia
Gonnella. Un ringraziamento al Prof. Alfredo Benedetti per il prezioso contributo. Alunni foto-reporter: Elena Sensi, Diego Lupori, Federico Marmeggi
UNA RIFLESSIONE
Il valore della memoria storica SOLIDARIETA’, libertà, democrazia, giustizia non sono realtà scontate: una volta ottenute devono essere coltivate e difese. Dobbiamo capire che tutti questi valori sono derivati da un passato sofferto e che “tutto quello che è stato” non deve essere letto unicamente su qualche libro, quindi archiviato e preso in considerazione solo in particolari momenti, ma trasformato in un prezioso strumento per capire il presente e viverlo con maggiore responsabilità. Dobbiamo fare in modo che tutti gli eventi di quel terribile periodo della nostra storia non siano dimenticati, ma abbiano ancora conseguenze sulle nostre giovani coscienze, perché tutto il dolore provato e il sangue versato da chi ha combattuto contro le ideologie nazifasciste sia ricordato come fondamento del nostro vivere democratico. Oggi noi ragazzi lottiamo per studiare, per difendere i nostri ideali, per avere un paese dove sia presente il principio di libertà e dove la diversità sia una ricchezza. Dobbiamo lottare perché “ciò che è avvenuto nel passato” possa permettere di avere un presente migliore e tutto questo grazie ai sacrifici che hanno fatto molte persone e agli ideali che ci sono stati trasmessi. Ed è in questo senso che la condanna alla violenza e l’impegno per affermare i principi di tolleranza e di uguaglianza, secondo quanto previsto dalla nostra Carta Costituzionale, non devono essere mai qualcosa di scontato.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 14 MARZO 2012
Ist. Comprensivo
«M. L. King» BOTTEGONE
C’era una volta… il lavoro! Dall’«otium» degli antichi, al mestiere nei campi, fino a quello telematico RIFLESSIONI
Diritti e ‘rovesci’ l’infanzia negata TUTTI I BAMBINI del mondo, di ogni continente, di ogni colore, di ogni condizione sociale hanno gli stessi diritti. Molti fra loro, però hanno solo «rovesci» gravissimi e frequenti! Abbiamo letto nella Carta dei diritti del bambino dell’Onu che ogni bambino ha diritto di essere nutrito e di ricevere un’educazione che tenga conto delle sue capacità e attitudini. Dai giornali e da alcuni brani antologici letti in classe, abbiamo appreso che per un piatto di riso e un tetto sulla testa: in Nepal e in Pakistan ci sono bambini che per dodici ore circa lavorano in una fabbrica di tappeti; nella foresta africana bambini e ragazzi sono rapiti per fare i soldati, quindi possono uccidere ed essere uccisi; in Brasile ci sono bambini e ragazzi della nostra età, che lavorano nei campi di canna da zucchero e altri che cuciono palloni dall’alba al tramonto; in America Latina bambine e adolescenti sono costrette a prostituirsi; e che in Francia e in Italia ci sono laboratori tessili clandestini in cui lavorano bambini cinesi. Secondo noi si parla ancora molto poco di «infanzia negata» e si fa ancora meno! Questo è un gravissimo e grandissimo problema che interroga le coscienze di tutti e dovrebbe creare, specie negli adulti, grandi sensi di colpa. Noi ad esempio, ci sentiamo fortunati come se avessimo vinto una «lotteria biologica», e ci chiediamo: «Perché a loro i ‘rovesci’ e a noi i diritti?».
IL LAVORO, una delle fondamentali attività dell’uomo, soggetta nel corso della storia umana, a diverse interpretazioni. Presso i Greci e i Romani il lavoro era l’attività degli schiavi, gli uomini liberi invece, erano impegnati nella guerra, in politica e all’otium, che significava tempo del pensare, scrivere e studiare. Andando avanti si arriva nel Medioevo, tempo in cui la parola lavoro era quasi sinonimo di lavoro della terra, cioè un’attività umiliante e degna dei servi; mentre i nobili si dedicavano alla vita di corte e alla guerra, gli studi infine erano riservati al clero. Nel suo significato storico, dunque, il lavoro è stato inteso come dovere, come attività necessaria per procurare all’uomo i beni di cui aveva bisogno per vivere. Con la rivoluzione industriale cambia il modo di lavorare perché interviene la macchina a vapore e l’uomo, pur non avendo più un ruolo attivo nel processo produttivo, riesce a migliorare la qualità della sua vita in quanto può comprare anche altri beni che non siano quelli necessari. Oggi qualcuno già lavora da casa con il computer e si dice che tra
per esprimere liberamente la propria personalità.
LA VIGNETTA Come il lavoro è cambiato attraverso i secoli
qualche anno sarà questo il lavoro più diffuso, anche se in questo modo sarebbero penalizzate la socializzazione e la manualità del lavoratore. SAPPIAMO però che non è solo questo, infatti, il lavoro è qualcosa di più complesso perché è la fonte di ogni ricchezza e progresso
dell’umanità, oltre ad essere un importante momento di aggregazione sociale, perché mette in relazione tra loro le persone. La nostra costituzione tiene conto di tutto questo e pone il lavoro tra i principi fondamentali della Repubblica (art.1 e 4), pertanto il lavoro si veste di una nuova dignità in quanto è inteso come un mezzo
UN RAGAZZO che sin dalle scuole medie coltiva le proprie aspirazioni (noi in classe ne abbiamo un esempio con L. che ama disegnare fumetti) e riesce nella propria attività, trova grande soddisfazione e realizzazione e giunge persino a scordare la fatica materiale. Oggi, lavorare vuole anche dire stare otto ore al giorno in fabbrica, in ufficio o nei vivai, sgobbare, ripetere i soliti gesti e fare le solite cose monotone; in questi casi il lavoro è davvero soltanto fatica e insoddisfazione, come osserva G., una nostra compagna, in suo padre vivaista, la sera quando torna a casa molto stanco. Il lavoro può essere anche gioia dell’anima, come F., un altro nostro compagno, interpreta l’occupazione di sua madre, sarta soddisfatta dei risultati ottenuti. «Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione…» (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)
LE OPINIONI LE NOSTRE INTERVISTE PER TESTIMONIARE ASPIRAZIONI E ASPETTATIVE RAGGIUNTE
Tra sogni e bisogni! Vecchi e nuovi mestieri
TESTIMONE Intervista a Luciano Giovannetti
PER NOI, dodicenni, il lavoro è molto lontano, ma il prossimo anno sceglieremo la scuola per il nostro futuro. Per aiutarci a decidere abbiamo intervistato chi oggi lavora e, alla nostra età, sognava come noi. Abbiamo chiesto loro quali erano i loro sogni e se li hanno realizzati. Abbiamo intervistato Luciano Giovannetti, due volte campione olimpico, 1980 a Mosca e 1984 a Los Angeles, più volte campione d’Europa nel Tiro a piattello. «Ho sempre amato lo sport e mi allenavo già a dodici anni. In realtà, non è stato un sogno perché ho faticato molto e studiato poco, sbagliando perché studiare è importante nella vita. Agli inizi lavoravo saltuariamente e mi allenavo ogni giorno. Quando ho cominciato a raggiungere certi risultati ho capito che stavo vivendo il mio sogno. Così ho con-
tinuato e dopo le due Olimpiadi vinte ho iniziato a fare il CT della Nazionale Italiana. Penso che qualsiasi lavoro vada fatto con passione, determinazione, impegno e sacrificio. Io mi ritengo fortunato perché posso dire che ho realizzato il mio sogno, ma penso che il sogno più grande per i giovani di oggi sia avere un lavoro!» E poi abbiamo intervistato i nostri genitori. La mamma di A., sognava di fare l’interprete: ha studiato lingue straniere, ha lavorato anche all’estero; ora è Responsabile della sua azienda vivaistica, molto conosciuta nel nostro territorio. Il babbo di T., che da piccolo voleva fare il notaio, ha dovuto iniziare a lavorare a quattordici anni. Oggi non è un notaio ma un bravo falegname. Il lavoro è gioia dell’anima. Il sarto, il contabile, il falegname. Ma allora, qual è il lavoro dei nostri sogni?
LA REDAZIONE... CLASSE II A, Scuola media, Istituto comprensivo «Martin Luther King». Studenti: Alijaj Lorena Andreotti Francesca Bani Leonardo Becheri Alessia Bellucci Alessia Bonechi Edoardo Castronuovo Thomas
Fattori Andrea Ferri Lapo Frosini Gioia Emiljan Gjeka Gori Allegra Matteini Federica Miano Elisa Mussato Giovanni Niccolai Irene Pascali Federico Pectu Cristi Perricone Giuseppe Sandroni Giovanni Specia-
le Nicole. Docenti: professoressa Raffaela Gentile, professoressa Rossella Cristallo, professoressa Luisetta Bartolini. Dirigente scolastico: dottoressa Patrizia Annalisa Tesi.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 14 MARZO 2012
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Ist. Comprensivo
«Ferrucci» LARCIANO
Can che abbaia… può mordere Aggressività e randagismo sono spesso riconducibili al comportamento dell’uomo IL NOSTRO articolo precedente, pubblicato il 25 gennaio 2012, ha trattato di Pet Therapy, cioè di una nuova modalità di cura con gli animali per alcune patologie e disabilità umane. Negli ultimi tempi, però, stiamo assistendo ad un problema contrario con aumento di aggressioni all’uomo da parte di cani randagi, e così abbiamo voluto approfondire anche questo aspetto con una professionista esperta in comportamento animale, la dottoressa Cristina Bertani.
Come difendersi da loro nell’eventualità di ritrovarsi in simili situazioni?
Applicando corrette modalità di approccio al cane: importante è non farsi prendere dal panico; non scappare, non urlare, non gesticolare, allontanarsi lentamente sempre senza voltare le spalle. Non le sembra che i media accentuino troppo i casi in cui gli animali hanno attaccato l’uomo e soprattutto i bambini?
Perché i cani randagi che vivono in branco tornano ad essere aggressivi verso l’uomo?
Innanzitutto è necessario fare un po’ di chiarezza sui termini. I cani inselvatichiti sono animali nati da 2-3 generazioni lontano dall’uomo, figli di animali abbandonati o scappati come cani da pastore o da caccia che si sono poi accoppiati tra loro o con i lupi. Vivono in piccoli branchi in zone non urbanizzate, non conoscono l’uomo, lo evitano, vivono di caccia predando piccoli animali. I cani randagi, invece, vivono nel-
CRONISTI I ragazzi che hanno preparato questa pagina
le realtà urbane cibandosi per lo più di rifiuti, non hanno dimora nè padrone, ma non sono inselvatichiti, non hanno perso il contatto con l’uomo e, spesso, lo ricercano. I gravi fatti di Palermo, Livorno e Milano sono, purtroppo, ancora da comprendere nelle loro dinamiche reali e, comunque, i cani
coinvolti non sarebbero da ritenersi neppure randagi: in tutti e tre i casi si trattava di gruppi di cani che vivevano in una area precisa e non vaganti, accuditi e nutriti da persone anche se in condizione di grande degrado e forse è proprio questa una possibile causa di un disagio psicologico tale da scatenare le aggressioni.
E’ una caratteristica dei media quella di cavalcare i filoni delle notizie. Certo i fatti denunciati sono gravissimi, ma personalmente penso che, accanto al clamore della notizia sarebbe costruttivo dare anche qualche informazione sulla prevenzione, su chi avvisare se si è a conoscenza di gruppi di cani vaganti, sulla esistenza di una legge sul randagismo che è in vigore fin dal 1991. E soprattutto, non stancarsi mai di fare informazione sui rischi dell’abbandono e sull’utilità delle campagne di sterilizzazione degli animali che non hanno proprietario.
LE NUOVE SCOPERTE BILINGUISMO ZOOANTROPOLOGICO PER COMUNICARE CON GLI ANIMALI
Il cane impara e riconosce molti termini umani viene rapidamente associata alla ciotola del cibo, il termine “andiamo” connesso al guinzaglio per uscire a passeggio, l’imperativo “No! Basta!” per interrompere un comportamento indesiderato.
CONOSCERE come rapportarsi con gli animali è il primo segreto che ci aiuta a prevenire l’insorgenza di disagi comportamentali e a stabilire con loro una relazione di successo. Tra il cane e l’uomo dovrebbe instaurarsi una comprensione reciproca secondo quello che, in termini tecnici, si definisce “Bilinguismo zooantropologico” e che è il vocabolario grazie al quale si traducono i messaggi di entrambi. LA PRINCIPALE voce del cane è l’abbaio che nelle sue modulazioni può indicare diversi stati d’animo come la gioia nel rivedere il proprietario, lo stato di allarme per la vicinanza di un intruso oppure di disagio per la presenza di un pericolo. Oltre all’abbaio il ca-
ne comunica con altre modalità vocali come il sospiro, il guaito di dolore , l’ululato, il ringhio. Ma riesce anche a riconoscere molti termini umani, soprattutto se semplici e collegati con momenti importanti e piacevoli; ad esempio il suo nome, la parola “pappa” che
NEGLI ULTIMI tempi stiamo assistendo ad un aumento delle problematiche psicologiche degli animali, richiedendo spesso l’intervento di un professionista esperto in comportamento animale per la risoluzione dei problemi. Nella maggior parte dei casi il disagio del cane non è causato da vere e proprie patologie organiche, ma da una relazione distorta con il proprietario, per comunicazione non corrette spesso causa di incomprensione, ambiguità e conflittualità.
LA REDAZIONE CONSIGLIO Comunale dei Ragazzi dell’Istituto: Michelotti Anna, Princi Lorenzo, Innocenti Simone, Lavecchia Giuseppe, Dika Bernard, Moscato Loris, Baioli Lisa, Del Rosso Niccolò, Rinaldi Alessia, Lucchesi Francesca, Simoni Alessandro, Maccioni Christian,
Cardinale Claudio, Falasca Francesca, Mercugliano Daniele, Fagni Naomi, Petta Fabrizio, Tesi Giulia, Castani Giada, Michelotti Alberto, Sgambato Raul. Il dirigente scolastico è il dott.Andrea Faini, gli insegnanti tutor sono il prof. Niccolai Alvaro e la prof.Venturini
Letizia. Un ringraziamento particolare alla dott.sa Cristina Bertani, biologa Comportamentalista con Master in Etologia degli Animali d’Affezione, che ci ha fornito gentilmente tutte le informazioni riportate nella pagina.
RIFLESSIONI
Attenti al cane o attenti all’uomo? L’ABBAIO del cane, per quanto a volte possa essere minaccioso, non è così strettamente correlato alla sua pericolosità. Il segnale più predittivo del rischio di attacco o morso è, infatti, il ringhiare. Un cane prima di attaccare avvisa sempre e lo fa ringhiando. Sembra ormai certo che il cane ha come antenato il lupo. Il lupo non abbaia, ulula; è il suo modo per mettersi in contatto con i suoi simili a distanza, per il resto la sua comunicazione è prevalentemente olfattiva e visiva. L’abbaiare del cane ha a che fare con il nostro parlare. Abituato da millenni a convivere con un essere parlante ha cercato di adeguarsi sviluppando le sue qualità vocali. Al cane piace la voce dell’uomo, ma non dobbiamo esagerare. Non riversiamo su di lui i nostri problemi esistenziali parlandogli continuamente ogni momento. Piuttosto parliamogli con tono pacato ma chiaro, usiamo il cosiddetto “doggerel”, che molti proprietari adottano istintivamente, e cioè un linguaggio fatto di frasi brevi, di poche parole, pronunciato cantilenando affettuosamente, come si fa con i bambini. Sembra essere il miglior modo per richiamare la sua attenzione ed il suo interesse. Nell’ambito della comunicazione visiva sono importanti i “segnali di pacificazione” con i quali i cani comunicano tra loro e con l’uomo per chiarire certe relazioni sociali, soprattutto per allentare la tensione che può essere presente in certe dinamiche di confronto, per chiedere calma e serenità. Alcuni di questi segnali sono, ad esempio, leccarsi il naso, porgere la zampa, distogliere il muso e lo sguardo, mostrare il fianco o la pancia.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 21 MARZO 2012
Scuola media
“F. Berni”
LAMPORECCHIO
Il grande valore della salute Aspetti positivi di un piccolo centro: incontro col presidente della Croce Verde RIFLESSIONI
Un sostegno per chi è solo UN NOSTRO compagno ci ha raccontato di un anziano vicino di casa che aveva bisogno di effettuare una T.A.C. all’ospedale di Empoli e, non avendo nessuno che lo potesse accompagnare, ha chiamato il servizio di assistenza della la Croce Verde. Purtroppo il suo nome non risultava nell’elenco dei pazienti, ma i volontari si sono impegnati a risolvere velocemente il malinteso e finalmente il paziente ha potuto eseguire l’esame. L’anziano signore poi è stato ricondotto a casa e l’indomani ha raccontato soddisfatto la sua disavventura finita bene grazie al sostegno dei volontari. Questo racconto ci fa riflettere sull’importanza di questo ente presente nel nostro territorio. Spesso non ci rendiamo conto del valore di questo servizio finché qualcuno della famiglia o vicino a noi non ne ha bisogno. Un altro compagno ha raccontato l’esperienza del nonno da diversi mesi costretto a letto: i volontari si presentavano ogni giorno, con il loro sorriso e la loro disponibilità, a prestare assistenza e cure sollevando la famiglia da un gravoso impegno. Dopo questi incontri e riflessioni abbiamo pensato che è giusto contribuire al sostegno degli enti che operano sul nostro territorio e offrono un aiuto silenzioso ma prezioso, infatti riteniamo utile destinare una piccola somma annuale a favore della Croce Verde e a sollecitare i nostri genitori a fare altrettanto sottoscrivendo il 5 x 1000.
IL PRESIDENTE della Croce Verde, Dimitri Bettini, durante un incontro con i ragazzi della Scuola, ha illustrato le varie attività che l’associazione svolge sul territorio, dal trasporto di malati e feriti alle strutture sanitarie, servizi per gli anziani. La Croce Verde dispone di vari tipi di ambulanze a seconda del codice: rosso di massima emergenza, giallo di seconda emergenza e bianco di minima emergenza. I volontari soccorritori sono divisi in tre categorie specifiche: autisti, soccorritore di Livello Base e soccorritore di Livello avanzato. Per fare l’autista si richiede il possesso di patente di guida B da almeno 3 anni, il soccorritore di Base, da sedici anni, prevede l’acquisizione di conoscenze elementari di soccorso e trasporto dei pazienti; per diventare soccorritore di livello avanzato è necessario avere diciotto anni, il corso abilita ai servizi di Emergenza 118 e ai protocolli principali di soccorso (BLSPBLS e SVT). La loro attività è di grande responsabilità, infatti il Presidente ci ha raccontato un episodio in cui era stato necessario
un ambiente familiare offrendo la possibilità ai degenti di convivere con un proprio familiare e anche con il proprio animale domestico. Oltre a stanze comuni, ogni degente dispone di una camera dove può ricreare la sua vita privata e cercare di vivere così un po’ più serenamente. Sempre a Spicchio esiste l’R.S.A. Minghetti residenza che accoglie persone sole, anziani o adulti inabili ai quali i familiari non possono dare adeguata assistenza.
STRUTTURE La casa della Salute posta in Piazza IV Novembre
trasportare un paziente in pericolo di vita presso un altro ospedale a tutta velocità ed evitando sobbalzi al mezzo, ci riuscimmo con successo felici di aver contribuito a salvare una vita. L’HOSPICE “La Limonaia” è una struttura che nasce per assistere, non solo da un punto di vista
clinico, ma soprattutto spirituale e psicologico i pazienti nella fase avanzata e spesso finale della malattia. La caposala dell’Hospice, Rosella Petetto, in un incontro con i ragazzi, ha spiegato come funziona l’organizzazione sanitaria toscana, soffermandosi soprattutto sulla realtà locale. Il centro in cui lavora si impegna a ricreare
IN LOCALITA’ Orbignano vi è un’altra struttura, il centro “Raggio di Sole”, che assiste le persone disabili. Offre un servizio di grande valore perché per ogni ragazzo viene formulato un progetto educativo e riabilitativo che, partendo dalla conoscenza delle abilità e potenzialità, individua le autonomie da mantenere, consolidare o acquisire attraverso adeguate modalità di intervento, svolgendo attività come musicoterapia, acquaticità, psicomotricità e fisioterapia.
ASSOCIAZIONI LA CROCE VERDE FU FONDATA NEL 1966, IL PAESE HA ANCHE LA RSA «MINGHETTI»
Piccole ma grandi realtà nella comunità NEL 1966, dopo la morte di un uomo che non era riuscito ad arrivare in ospedale, un gruppo di persone modificando un furgone per contenere una barella, fondarono la Croce Verde. Lamporecchio allora aveva un piccolo ospedale che prestava assistenza di base, e quindi era necessario raggiungere i centri più grandi per patologie più gravi. Oggi il territorio di Lamporecchio vanta un servizio all’avanguardia nel campo dell’assistenza: l’RSA Minghetti offre assistenza agli anziani, l’Hospice ai malati terminali, il Centro Raggio di Sole accoglie persone disabili e la Croce Verde presta una prima assistenza. MINGHETTI Il vecchio ospedale oggi sede dell’Hospice e dell’Rsa
IL 2 DICEMBRE 2005 è nata la “Società della salute della Valdinievole”, di cui fanno parte Comuni di Buggiano, Chiesina Uzzanese, Lamporec-
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti: V. Venturini, V. Pierozzi, F. Maccagnola, A. Hasanllari, M. Orsini, G. Cortesi, G. Ginanni, N. Natali, N. Orsini, I. Mor-
chio, Larciano, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montecatini Terme, Pieve a Nievole, Pescia, Ponte Buggianese, Uzzano e l’Azienda USL 3 di Pistoia. Si tratta di un’organizzazione sperimentale, prevista dalla Legge Regionale n. 40 e 41 del 24/02/2005, che si pone la finalità fondamentale di affrontare in maniera unitaria e partecipata le politiche per la salute sul territorio. IN SEGUITO ad un progetto del 2003 la Croce Verde dal 2010 si è trasferita nella sede attuale, in piazza IV Novembre, nel centro del paese, in modo da essere un punto di riferimento per i cittadini. Alla “Casa della Salute” i lamporecchiani trovano i medici di Famiglia, gli ambulatori specialistici e soprattutto un efficiente servizio di cure primarie.
dini, L. Manzi, G. Fiorineschi, M. Venturini, L. Aelenei, F. Lo Voi, L. Penta, L. Ferraioli, M. Sostegni, G. Pagnini, W. Santamaria, L. Mele, L. Bagnoli, G. Giannoni, A. Ancillotti, A. Cinelli, M. Leporatti, A. Putignano, E. Venturini, A. Venturini, N.
Pappalardo, M. Pierucci, L. Nardi, L. Tozzi, E. Tarabusi, S. Santini, V. Lazzeretti, G. Gamenoni, S. Chaouki. Il dirigente scolastico è la prof.ssa Daniela Mancini; l’insegnante tutor è la prof.ssa Monia Leone con la collaborazione della prof.ssa Angela Vescovi.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 21 MARZO 2012
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Istituto comp.
«Pasquini» MASSA E COZZILE
La legalità profuma di primavera Massa e Cozzile e l’istituto Pasquini celebrano la ‘Giornata della memoria’ IL 21 MARZO si celebra la giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il primo giorno di primavera è simbolo di speranza e occasione di incontro con i famigliari delle vittime che hanno trovato la forza di elaborare il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, di trasformare il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e pace. Nella manifestazione nazionale di sabato 17 a Genova sono state ricordate le vittime delle mafie, nomi famosi e semplici cittadini, i magistrati Falcone e Borsellino, sacerdoti come don Puglisi, commercianti come Libero Grassi, giornalisti, uomini delle forze dell’ordine, amministratori locali e altri, morti per aver compiuto il loro dovere. L’ISTITUTO Pasquini, nel promuovere l’educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole, lo scorso 10 marzo, con l’inaugurazione della piazza di Massa e Cozzile intitolata ad Angelo Vassallo, ha onorato il sindaco pescatore di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010
semplice cittadino con onestà e coraggio. E per questo è stato ucciso.
L’INCONTRO Un momento della giornata dedicata a Vassallo
in un attentato di probabile matrice camorristica. Il fratello Massimo ha raccontato il carattere umano e politico di Angelo generando una convinta partecipazione e forti emozioni. “Angelo farà più danni da morto che da vivo. Chi l’ha ucciso non ha risolto nulla, perché ora avrà a che fare con i suoi fratelli” così ha risposto Massimo
ad un alunno che gli domandava cosa avrebbe voluto dire agli assassini del fratello. Ambientalista convinto, libero da vincoli, Angelo Vassallo ha trasformato un paese dissestato in un ambiente pulito, sano e efficiente, proteggendolo dalle mire della camorra, dagli abusi edilizi, dal narcotraffico. Lo ha fatto da
LA MAFIA è l’opposto della democrazia: s’impone con la violenza, intimidisce con il ricatto, predica l’omertà, crede di vincere facendo vittime per il potere e il denaro. Questa organizzazione criminale, ormai reato penale (art. 416 bis), si è infiltrata ovunque: ha corrotto la politica, è diventata imprenditrice con interessi economici in tutti i settori, traffica in armi e droga, sfrutta la prostituzione, l’immigrazione, la povertà e il disagio, estorce denaro e lo ricicla. Dove domina la mafia ciò che viene riconosciuto dalla Costituzione come un diritto è inteso come un favore che il boss concede agli amici sotto la pressione psicologica del silenzio e della paura. Se vogliamo che Angelo Vassallo e le oltre 900 vittime della mafia non siano morti invano bisogna opporre alla mentalità mafiosa la cultura della legalità. Dobbiamo farlo in gruppo, perché chi lotta da solo viene ucciso, chi si muove in gruppo fa paura. Non basta ricordare, bisogna impegnarsi. L’antimafia siamo noi.
L’INTERVISTA PARLA LA COORDINATRICE PROVINCIALE, PROFESSORESSA ALESSANDRA PASTORE
Libera, movimento antimafia che agisce in concreto Che cos’è l’associazione Libera?
IL DISEGNO «Mafia. Non vedo. Non parlo»
“Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è nata il 25 marzo 1995 per sollecitare la società civile nella lotta alle mafie. Attualmente Libera raccoglie oltre 1300 associazioni, scuole e realtà di base, impegnate sul piano politico, culturale e organizzativo per diffondere la cultura della legalità e della giustizia. Gli obiettivi di Libera sono: il recupero e l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, l’attività antiusura, la formazione nelle scuole e fra i cittadini. Libera da sedici anni promuove il 21 marzo come giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Perché il nome “Libera”?
LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dagli studenti: 3˚D Lisa Battaglini , Gaia Bellettini, Marco Bonomini, Ludovica Di Pietro, Sara Fattorini, Dumitrian Filote, Joana Gafton, Elena Garganti, Matteo Gatto, Elisa Ghilardi, Giulio Giusti, Silvia Gjoshi, MarJan Idrizi, Margherita
Si chiama “Libera” perché contro le mafie non basta la repressione da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. Il tessuto sociale mafioso si riproduce: se viene arrestato un boss, al suo posto ce ne sarà un altro; occorre un cambiamento culturale e sociale, occorre che dove c’è lavoro sporco ci sia lavoro onesto. Cosa fa Libera dei terreni confiscati alla mafia?
Grazie ad una legge del 1996 oggi 6500 beni confiscati alla mafia sono stati riutilizzati per fini sociali. Sui terreni sono state create cooperative agricole i cui prodotti sono venduti in tutta Italia da “Libera terra”, agenzia che garantisce anche servizio tecnico e manodopera a coloro che gestiscono questi terreni. In Toscana si trova il più grande fondo confiscato alla mafia di 7080 ettari.
Lavieri, Lucrezia Lollini, Eleonora Macchi, Ilaria Marchetti, Matteo Meucci, Jacopo Moretti, Allegra Pucci, Emanuele Sordi, Mattia Stefanelli; 3˚E Elisa Baroncelli, Biancasofia Cardelli, Jacopo Cialdoni, Giovanni Delorenzo, Raya Dzhukeva, Daniele Giambrone, Stela Kola, Alessandro Lavorini, Giacomo Maccioni, Laura Mariotti, Alessandra Masotti, Ja-
viera Michelini, Michela Michelozzi, Blerina Myftari, Gemma Orsi, Jessica Pellegrini, Teresa Pieraccini, Raoul Pievani, Chiara Ruggi, Samuele Ruotolo, Alessia Zampelli. Istituto comprensivo “B.Pasquini”. Il dirigente scolastico: prof.Giuseppe Arnese. Docenti tutor: Cinzia Melosi, Iliana Parenti, Stefania Susini.
RIFLESSIONI
«Gli uomini passano, le idee restano» «CARO Angelo, grazie per essere riuscito a toccare i nostri cuori, tu che hai dimostrato coraggio e ostinazione nella vita. Ci hai reso consapevoli della brutalità del mondo della camorra, ci hai insegnato l’altruismo e l’amore per la propria terra e ci hai reso orgogliosi di essere italiani come te». Aver partecipato attivamente all’inaugurazione del “Largo Angelo Vassallo” è stata un’esperienza che ci ha arricchito. Il nome di una via o di una piazza deve parlare alla gente e trasmettere messaggi educativi. Questa piazza che porta il nome di Angelo Vassallo ha un grande significato: di vita, sacrificio e rispetto, quei sentimenti che Angelo provava per la sua terra e per il suo mare. Chiunque passi davanti alla piazza e legge quel nome dovrebbe riflettere su chi era quest’uomo e ricordare che lui ha costruito il futuro dei giovani di Pollica ed è di esempio a tutti noi. Perché Angelo ha detto che “Lo Stato siamo noi, sono i paesi che fanno il Paese”. Noi infatti saremo i cittadini di domani e se tutti viviamo nella legalità e agiamo “alla luce del sole” avremo vinto una grande battaglia e potremmo dire di essere veri protagonisti della nostra Storia. Angelo infatti era un uomo qualsiasi che nel nostro Paese ha fatto la differenza. Noi vorremmo che quella piazza, che ora è un parcheggio, diventasse uno spazio di incontro per i giovani, per spettacoli o manifestazioni, o un parco, pieno di alberi e fiori, perché Angelo teneva moltissimo alla natura. Egli sarebbe fiero di vedere messi in pratica i suoi insegnamenti.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 28 MARZO 2012
Ist. Comprensivo
«Raffaello» PISTOIA
Il territorio siamo noi Un’accorta gestione può ridurre o evitare i disastri Le riflessioni
Alluvioni, frane e crisi idriche: cosa fare IN CASO di calamità naturale prevista o già in atto bisogna: ascoltare gli avvisi della Protezione Civile e seguirne le indicazioni; evitare l’uso dell’auto e spostarsi solo se necessario; chiamare i numeri di emergenza se vi trovate o siete a conoscenza di persone in reale pericolo, altrimenti evitare di sovraccaricare le linee telefoniche; tenere in casa riuniti in un posto noto a tutti: un kit di pronto soccorso con i medicinali; generi alimentari non deperibili; una scorta di acqua potabile; una torcia elettrica e una radio con pile di riserva (utili nel caso di black out elettrico e della telefonia), un coltello multiuso. In caso di alluvione in atto in un edificio bisogna: raggiungere i piani più alti; all’aperto, non andare mai verso il basso, dirigersi verso zone elevate e lontano dai corsi d’acqua, da argini, ponti, passerelle o sottopassi; ricordare che durante e dopo le alluvioni l’acqua dei fiumi è inquinata e trasporta detriti che possono ferire o stordire. In caso di frana: se sta procedendo nella vostra direzione, allontanarsi velocemente puntando verso un luogo più elevato o stabile; se non è possibile scappare, rannicchiarsi e proteggersi la testa con le mani. Non soffermarsi sotto pali o tralicci. In caso di crisi idrica bisogna: fare un uso morigerato dell’acqua a disposizione; procurarsi una scorta minima perché potrebbero verificarsi temporanee sospensioni dell’erogazione.
NELL’AUTUNNO scorso un’alluvione ha ucciso 13 persone e ne ha costrette un migliaio ad abbandonare abitazioni e paesi nello Spezzino e in Lunigiana; dieci giorni più tardi, più di 500 mm di pioggia in poche ore hanno causato l’esondazione di torrenti a Genova, dove 6 persone hanno trovato la morte. I territori alluvionati distano tra i 100 e i 200 km da Pistoia: il nostro territorio è esposto agli stessi rischi idrogeologici e quali accorgimenti possiamo osservare per contenerli? Ci siamo rivolti alla Protezione Civile che, a livello comunale, ha il compito principale di mantenere la salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Il geologo Arnoldo Billwiller e il geometra Angelo Biagini, funzionari della Protezione Civile del Comune di Pistoia, giudicano il territorio pistoiese della piana meno a rischio rispetto all’entroterra ligure e alla Lunigiana, sebbene più esposto sia sempre stata l’area collinare e montana. Basti ricordare l’aprile 2009, quando un movimento franoso, dovuto a forti piogge, ha interrotto la statale dell’Abetone al-
coli cedimenti degli argini come quello mostrato nella foto in basso, presso il Ponte dei Bini a Badia sulla Brana.
DISEGNO La dura vita del meteorologo
la Lima o il giorno di Natale dello stesso anno nei pressi di Pracchia, quando una frana ha bloccato la strada principale, la ferrovia Porrettana e due famiglie sono state evacuate. Episodi degni di nota si sono però anche verificati nel dicembre 2009 e 2010 in pianura, nelle località più depresse del pistoiese situate a ridosso dei corsi
d’acqua come Badia a Pacciana, Chiazzano, Quarrata, Olmi, Vignole e Ferruccia, ove si sono avute esondazioni, allagamenti di strade e dei piani bassi degli edifici, con danni economici per famiglie e aziende. La prolungata siccità degli ultimi mesi potrebbe invece aver impoverito i terreni, dando luogo a pic-
IL RISCHIO idrogeologico di un’area dipende da una serie complessa di fattori che dobbiamo conoscere ma sui quali non possiamo intervenire come la composizione del terreno, la presenza di corsi d’acqua, la pendenza, il microclima, le condizioni meteo, ecc.; e da un’altra serie di fattori di cui siamo responsabili come la cura dei corsi d’acqua e degli argini, il grado di cementificazione (che aumenta il pericolo di esondazioni e il numero delle persone in pericolo, moltiplica i danni e impedisce interventi ideali di messa in sicurezza degli argini). Dunque, il cittadino, sostenuto dalle istituzioni, ha il dovere di concorrere alla cura del territorio e di impegnarsi nel contenimento delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra, causa dell’estremizzazione degli eventi meteo che tanti danni provocano.
L’ESPERIMENTO GLI STUDENTI DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO RAFFAELLO METEOROLOGI PER UN GIORNO
Lamma: il meteo al servizio dell’uomo
CEDIMENTO L’argine della Brana al Ponte dei Bini a Badia
IL CONSORZIO Lamma, Laboratorio per il Monitoraggio e per la Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile, dalla sua sede di Sesto Fiorentino garantisce il monitoraggio delle condizioni meteo della Toscana attraverso l’elaborazione quotidiana di bollettini, resi pubblici via radio, internet e televisione. Osservando la crisi idrica in cifre: a Pistoia nell’autunno meteorologico (settembre- ottobre - novembre) 2011 sono piovuti circa 190 mm invece dei ca 390 normali (del periodo 1971-2000); nell’inverno meteo (dicembre-gennaio-febbraio) circa 220 mm invece dei circa 350. I dati di pioggia sono stati gentilmente forniti dal meteorologo Giorgio Bartolini del Consorzio, che ha illustrato alle classi II E, III A, B, E dell’istituto comprensivo Raffaello come nasce una previsione e come essa abbia un certo margine di errore, in quanto output di complessi
modelli matematici che approssimano lo stato dell’atmosfera. In caso di forti piogge il Lamma informa il Servizio Idrologico Regionale (CFR) di Pisa che, sulla base dei mm di precipitazione previsti, del territorio interessato e della situazione pregressa, può decidere se emanare l’allerta avvertendo, quindi tutti i Comuni toscani; mentre in caso di vento, ghiaccio, neve, mare agitato o altro è il Consorzio stesso che decide se emanare l’allerta. LA MISSIONE di ricerca, di studio e di analisi dei fenomeni, per cui il Lamma è nato, continua ad essere parte dei suoi compiti, fornendo un supporto importante nella comprensione del cambiamento climatico in atto, suggerendo strategie di mitigazione e adattamento come il ricorso ad energie rinnovabili, attraverso il monitoraggio di parchi eolici come quello sull’Appennino.
La redazione GLI STUDENTI della Scuola Raffaello: Giulio Baglioni, Mattia Bonacchi, Diego Michelozzi, Lorenzo Trinci, 2˚ B; Linda Barontini, Gabriele Lo Iacono, Chiara Meccariello, Rebecca Nannini, 2˚ E; Anna Scuffi, 3^ A;
Diletta Biagini, Martina Bonacchi, Matilde Capecchi, Alessia Cioni, Marta Lippi, Jasmine Morelli, Francesca Paroli, Rachele Vannacci, 3˚ B; Alex Affricano, Andrea Barbiconi, Alessio Bianchini, Lucrezia Bor-
gognoni, Gaia Gallastroni, Valentina Suci, 3˚ E. La dirigente scolastica è Franca Baglioni, i docenti tutor C. Baldi, S. Cabitza, M. Cantagalli, M.T. Gargini, N. Nardi, S. Piva.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 28 MARZO 2012
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Ist. comprensivo
“Salutati”
BORGO A BUGGIANO
Da Calimero al nostro amico Mario La pubblicità da tattica a strategia: dietro le quinte dei 30 secondi IERI la pubblicità era Carosello. Nato il 3 febbraio 1957 alle ore 20,50 per vent’anni ha trasmesso migliaia di réclame creando decine di personaggi e di cartoni animati. Tra questi famosissimo è Calimero, il pulcino nero, creato dai fratelli Pagot per il detersivo della Mira Lanza, che detiene un record assoluto: è l’unico cartone animato che i giapponesi ci hanno copiato! Oggi, quando pensiamo alla pubblicità, ci vengono in mente tutti quegli spot, talvolta noiosi, interminabili, ripetitivi che interrompono il nostro programma preferito proprio sul più bello, senza considerare che dietro c’è molto di più. Qualsiasi tipo di messaggio volessimo prendere in esame (uno spot, un’affissione, o i banner che incontriamo su internet) dietro al risultato finale è nascosto il lavoro di molti professionisti, organizzato in fasi precise e strutturate: dal “brief”che è l’incarico che l’azienda dà all’agenzia di creare la pubblicità della propria acqua minerale, agli “storyboard”, le bozze illustrate che l’agenzia presenta al cliente per proporre le proprie idee, fino ai “deriverable”, i materiali finiti (siano questi lo spot video, l’immagine per l’affissione o il banner). Questa disciplina della comunica-
cura subito una bottiglietta. Facciamo zapping ma non c’è niente che ci convinca per questo prendiamo la guida tv dove, accanto ai programmi delle varie reti, svetta l’immagine di due giovani sorridenti con in mano una bottiglietta d’acqua scintillante, la solita che avevamo visto poco prima nel quiz. Nel frattempo controlliamo Facebook dal cellulare e notiamo che il nostro amico Mario è “diventato fan” di una marca di acqua minerale.
L’IMMAGINE Cattura l’attenzione, suscita emozioni, colpisce in maniera immediata, parla e “fa parlare” la pubblicità, così come la musica. Colonna sonora: “One Direction – I want”
zione, nata con lo scopo di informare circa l’uscita di un nuovo prodotto, è molto mutata nel tempo, per questo abbiamo chiesto ad Alessio Petracchi, montecatinese di nascita ma da molti anni residente a Milano, dove ricopre il ruolo di client director di una famosa agenzia pubblicitaria straniera, di illustrarci brevemente questo cambiamento: «Oggi la pubblicità non è più pensa-
ta come una “tattica” tramite la quale presentare il prodotto, ma come “strategia” che accompagni il consumatore durante le varie fasi della propria giornata. Pensiamo ad una situazione tipica: torniamo a casa, ci sediamo sul divano, accendiamo la tv e ci sintonizziamo sul nostro quiz preferito. Il conduttore del programma ha sete e chiede dell’acqua, così l’assistente gli pro-
PER CURIOSITA’ andiamo a vedere di cosa si tratta e scopriamo non solo che diventando fan si possono vincere premi fantastici, ma che l’acqua in questione è la stessa che avevamo visto prima in tv e sul giornale. Questo semplice esempio ci introduce un concetto fondamentale: in pubblicità niente nasce per caso, ma la bravura del pubblicitario sta proprio nel farti pensare che sia così, nel raccontarti una storia senza annoiarti, stimolando la tua curiosità e la voglia di sapere di più su quella famigerata bottiglietta d’acqua, che unisce famosi conduttori televisivi, giovani sorridenti, il nostro amico Mario e tra poco, forse, noi stessi».
COMUNICAZIONE CAPIRE GLI ELEMENTI, CHE INTRECCIATI INSIEME, COME IN UN TESSUTO, NE FORMANO LA “TRAMA”
Come dobbiamo leggere la pubblicità…
VOCE SPEAKER “Gli anni passano la tradizione resta” Colonna sonora: “Yiruma - The river flows in you”
IMMAGINIAMO di trovarci in un museo di fronte ad un quadro famoso con il quale l’artista ha comunicato una molteplicità di contenuti, emozioni. Forse ci stupiremo nel vedere, accanto, la pubblicità di una nota marca di biscotti. Eppure l’intento di questa seconda opera è identico alla precedente: comunicare ed emozionare. E’ importante comprendere i significati di una comunicazione pubblicitaria per saper decidere, con la propria testa, se un prodotto è veramente ciò che fa per noi o se a guidarci è stato solo un falso istinto, causa del ben noto”shopping compulsivo” che ci fa tornare a casa con le borse della spesa piene di cose inutili. Per comprendere il messaggio pubblicitario è necessario conoscere gli elementi che variano a seconda del media utilizzato. Nel caso degli spot televisivi che, da un’ inchiesta svolta tra noi ragazzi, risultano i più seguiti, possiamo scindere il messaggio nei seguenti elementi principali: il video o “visual”, che rappresenta la parte dedicata al rac-
LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della 3˚A Bacci Alessia, Barsotti Francesca, Bartoli Margherita, Braccini Filippo, Bruschi Melissa, Cerofolini Chiara, Fusi Sara, Galligani Arianna, Giacomelli Chiara, Lombardo Gio-
conto della storia proposta, il “copy”che esprime, oltre a tutti i dialoghi dei protagonisti, le scritte sovraimpresse o scorrevoli che appaiono durante il video e la musica in sottofondo. E’ questa la “trama” all’interno della quale le immagini vengono rafforzate dalla voce dello speaker ed accompagnate dalla colonna sonora. Il pubblicitario e l’agenzia committente sanno che il destino della propria campagna si gioca nei fatidici 30”, quindi sarà loro interesse comunicare in modo più diretto possibile i plus del prodotto, cioè le caratteristiche che lo rendono migliore, scegliendo immagini e toni evocativi, puntando su “gag” comiche o altre tipologie di comunicazione visiva, al fine di spingerci all’acquisto. Per questo motivo è bene tener presente che il “miglior prodotto” spesso non esiste ed il modo per scegliere tra molte possibilità è capire non solo quello che ci soddisfa ma anche quello che non ci piace e da lì decidere se, nonostante tutto, rappresenta la nostra scelta finale.
vanni, Lorello Anna, Martini Asya, Pannocchi Simone, Perondi Carlotta, Pischedda Alessandro, Ratto Lorenzo, Rellecati Gabriella, Vernino Luciano, Vezzani Maico, Zenca Riccardo. 2˚A Battaglia Clara, Bechini Silva, Borgianni Elia, Calistri Lorenzo, Della Valle Emanuele, Del Re Francesco, Fan Yijang, Federighi Rebecca, Fiorenza Jacopo, Hudorovic Daniel, Io-
ri Mariapia, Malesci Alberto, Maltagliati Lara, Nappi Simona, Natali Simone, Orsucci Andrea, Palumbo Paolo, Poloboc Radu, Sergi Isabella, Simi Nicholas, Sun Jingpeng, Tintori Christian, Tintori Alice, Znida Rita. Il dirigente scolastico: Riccardo Monti. Docente tutor: Patrizia Dami. Collaborazione della prof. Michela Giacinti
L’INIZIATIVA
Facciamo pubblicità ai nostri sapori L’IDEA nasce quando Mario Giovannini, una mattina, qui a scuola, apre il sacchetto dei suoi cantucci; grandi, bruni, croccanti, col bordo scuro ancora arricciato dal taglio manuale. Sono cose semplici, genuine, realizzate fin dal 1875 dal ”Premiato Stabilimento per la fabbricazione dei cantucci igienici e biscotti usi Inglesi di Attilio Giovannini” che, esportando i suoi prodotti per mezza Europa si era guadagnato onorificenze e persino il brevetto di Sua Maestà Vittorio Emanuele III. Di Attilio restano gli eredi: i Giovannini della rinomata pasticceria di Montecatini e Mario qui al Borgo. E’ lui che continua la tradizione di quei cantucci fatti un tempo per la Casa Reale ed il Vaticano. «Ho iniziato a far cantucci a 12-13 anni. Il mestiere l’ho imparato da mio padre. Da quei tempi non mi sono mai stancato di mangiare e per questo continuo a fare. Per me è una grossa soddisfazione lavorare la pasta, vederla nascere, vivere durante il processo di lievitazione. Basta poco per fare un cantuccio: farina, acqua, zucchero. Occorrono però cura e attenzione nei tre giorni di fermentazione naturale. Saper fare un biscotto richiede inoltre estro, manualità, creatività. Per fare il pasticciere bisogna essere anche buoni disegnatori; il biscotto deve apparire oltre che essere buono». Mario ci racconta del Borgo di un tempo; del porto dell’Anchione, del mercato del bestiame. Non smetterebbe più di parlare e noi di ascoltare. Diamo un’occhiata ai cantucci. Chi l’avrebbe detto? Ci è venuta non solo voglia di assaggiare ma anche di curiosare, ricercare, imparare guardandoci intorno in modo più attento e consapevole. E perché no? Di pubblicizzare comunicando ed emozionando.
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CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012
Istituto Comprensivo
«Cino da Pistoia» Pistoia
Fra le stelle con i piedi per terra Nessuno di noi ci credeva, ma la «prof» non scherzava: Aldebaran esiste RIFLESSIONI
Vedo, prevedo stravedo «OGGI UN BEL voto nel compito di …» : previsioni così si leggono sui giornali o si sentono alla TV. Le rubriche di Astrologia sono seguitissime, perché? Possibile che a tutti quelli del medesimo segno zodiacale capiti la stessa cosa nello stesso giorno? Gli antichi pensavano che le costellazioni, nelle categorie di acqua, terra, fuoco, aria, determinassero il destino di ogni uomo. Gli astrologi utilizzano due tecniche per convincere: adattano situazioni a previsioni vaghe e si affidano a mezze verità. Non lasciamoci suggestionare da facili fortune o impressionare da ridicoli allarmismi! Usiamo il buon senso. Però, se ci capita un imprevisto, si dà credito al senso comune e magari diciamo: «Accidenti, l’oroscopo mi aveva avvisato!». Dalle nostre interviste risulta che alcune persone sono convinte dell’influenza astrale, molte dichiarano «Non è vero ma ci credo!», altre ancora si ritengono scettiche e pensano che ciascuno di noi «è figlio delle proprie scelte». L’uomo non resiste al fascino del mistero,a conoscere se stesso e il futuro che lo attende. Però non conviene fondarsi sull’oroscopo al punto da diventare superstiziosi; d’altra parte viva la libertà di pensare e credere a ciò che si vuole! La consultazione deve rimanere una semplice curiosità, un gioco, una riflessione sulle nostre responsabilità,senza attribuire ad altro fallimenti o delusioni. E poi i Maya ci danno per spacciati.
È LA STELLA più luminosa della costellazione del Toro, una gigante arancione molto più grande del Sole e noi l’abbiamo vista. All’osservatorio di Gavinana arriviamo in una limpida serata di marzo, allegri per un’insolita uscita serale coi compagni, ignari che una lezione di Astronomia possa rivelarsi così emozionante. La Luna è nel primo quarto, il momento migliore per essere osservata. La sua superficie ci appare bucherellata come una forma di formaggio, segnata da tanti crateri in parte di origine vulcanica in parte formati dall’impatto con meteoriti. Al contrario delle stelle non brilla di luce propria, riflette la luce del Sole. L’unico satellite naturale della Terra ruota intorno e insieme a noi e ci mostra sempre la stessa faccia perché il tempo del moto di rivoluzione è uguale a quello di rotazione. Usciti dalla cupola ci rivolgiamo al cielo ad occhio nudo; con la guida esperta degli astrofili individuiamo la costellazione di Orione con la sua tipica forma a
L’ESPERIENZA Alla scoperta dei tesori celesti
clessidra e le tre stelle allineate che costituiscono la «cintura»; verso nord, per la forma a W, riconosciamo Cassiopea e dalla parte opposta la costellazione del Toro; cerchiamo poi l’Orsa maggiore, l’Orsa minore e la Stella polare; la serata è limpida e il cielo ha un’infinità di stelle; le loro dimensioni
dipendono dalla distanza da noi e dal loro stato evolutivo: tutte nascono da una nebulosa, un ammasso di gas aggregatisi per attrazione gravitazionale; l’elevata temperatura innesca una serie di reazioni di fusione nucleare e la stella prende vita; quando la riserva di idrogeno si esaurisce seguo-
no fasi di instabilità e la stella diviene una gigante rossa e poi, se la sua massa è piccola come il nostro Sole, una nana bianca ed infine una nana nera; se la massa è grande la stella diventa una supergigante rossa; la sua esplosione genera pulsar o la materia collassa in un buco nero. Rientrati nell’osservatorio gli astrofili ci mostrano spettacolari immagini dal satellite e foto che hanno scattato durante l’eclissi di Sole; poi, per metterci in difficoltà, scherzosamente chiedono: «Chi di voi è nato sotto il segno di Ofiuco?». Beh, questa volta non ci facciamo trovare impreparati: Ofiuco è una costellazione dello Zodiaco, una delle più vaste della volta celeste; si trova tra lo Scorpione e il Sagittario; lo Zodiaco è stato diviso erroneamente in 12 parti di uguale ampiezza corrispondenti ai segni zodiacali, ma le costellazioni sono 13 per cui l’oroscopo non riflette la vera posizione planetaria celeste. Ragione in più per non farsi illusioni: guardiamo le stelle, ma stiamo coi piedi per terra!
INTERVISTA PARLA GIANCARLO FAGIOLI, APPASSIONATO ASTROFILO E CACCIATORE DI STELLE
Il prossimo asteroide si chiamerà Cino NE HA SCOPERTI 60 con l’amico Luciano Tesi, come lui socio del Gruppo Astrofili Montagna pistoiese, perlustrando il cielo all’Osservatorio astronomico di Gavinana. Quando il signor Fagioli è venuto a scuola con un telescopio per farci osservare il Sole, non abbiamo resistito a soddisfare le nostre curiosità. Si parla di Universo, potrebbe esistere un Multiverso?
«La teoria dell’Universo è collegata alla quantità di materia presente nello spazio, ancora nessuno scienziato è riuscito a verificare l’esistenza di un multiverso o di un ‘mondo parallelo’; l’Universo potrebbe essere solo un frammento di qualcosa di molto più grande». L’IMMAGINE Una visione molto ravvicinata
Quando potremmo comprare un biglietto aereo per Marte?
«Entro il 2040 ha detto Obama, ma per ora il pro-
gramma è sospeso, mancano i soldi. Oltre la Terra sono pochi i pianeti che garantiscono possibilità di vita per cui la prossima meta dei viaggi spaziali sarà sicuramente il Pianeta Rosso». Quanto influisce l’inquinamento luminoso sull’osservazione del cielo?
«Molto: i luoghi dove si verifica di più sono le città tanto che i vicini osservatori astronomici sono stati costretti a chiudere. Il più grande telescopio del mondo si trova sulle Ande in un luogo isolato dove per 320 giorni all’anno il cielo è sereno». Che ci dice della spazzatura cosmica?
«Un problema allarmante; negli ultimi 4 anni il numero di detriti spaziali è aumentato del 40%; l’U.S. Air Force ha censito 800 satelliti e 500 oggetti non manovrabili. I frammenti intorno alla Terra sono circa 521 000, fra questi una ‘seconda Luna’; il rischio di ‘incontri ravvivinati’ tra satelliti è altissimo!».
LA REDAZIONE... LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della 3ªA dell’I.C.S.«Cino da Pistoia»:T. Balletti, C. Baselli, L. Bonfanti Rabuzzi, L. Citera, C. Dragonetti, N. Gavagni, E. Giannecchini, C. Innocenti, F. Livi, E. Magni, M.
Mancinelli, N. Marchi, E. Mustazzo, I. Niccolai, L. Olmi, M. Pace, C. L. Pettini, B. Pierinelli, V. Puccinelli, E. Quilici, E. Rossi, A. Simone, A. Sparnacci, L. Tesi, L. Traversi. Docenti tutor: Marina Tieghi e Franca Pa-
gliai. La dirigente è la dott.ssa Chiaramaria Camoni. Grazie agli intervistati per la disponibilità. Per l’osservatorio di Gavinana telefonare allo: 0573/621289.
CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012
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Ist. Comprensivo
«G. Chini»
MONTECATINI MONTECATINI TERME TERME
Il naufragio Costa Concordia L’incidente all’Isola del Giglio presenta ancora molti interrogativi IL 13 GENNAIO alle ore 21.45 presso l’Isola del Giglio c’e stato il naufragio della nave da crociera “Costa Concordia” comandata da Francesco Schettino. I morti accertati sono ventidue ed i dispersi due. La caccia alle responsabilità è iniziata subito e la dinamica dell’incidente non è ancora chiara e chissà se lo sarà mai. Tante sono le cose strane: l’allarme non è arrivato dal comandante ma da un passeggero, la rotta non era quella ufficiale e vi è il giallo del computer del comandante che è scomparso e dei turisti russi che sono stati messi in salvo per primi. SI PARLA di errore umano e di traffici illeciti. Ora è tutto nelle mani della magistratura e ci auguriamo che si arrivi alla verità. Il disastro ecologico è stato evitato con lo svuotamento di tutti i serbatoi del carburante e delle acque nere da parte della società olandese incaricata da “Costa Crociera” e sono iniziate le necessarie operazioni di bonifica delle zone circostanti al naufragio. Rimane l’urgenza della rimozione del relitto
cietà Carnival proprietaria della Costa Crociere. Vi sono anche alcune cause individuali come quella di una passeggera italiana che ha perso il bambino al quinto mese di gravidanza richiedendo danni per oltre un milione di euro.
IL DISEGNO La Costa Concordia di fronte all’Isola del Giglio
ma non sono state ancora individuate le relative modalità. Il team della protezione civile italiana ha fatto un bellissimo lavoro dimostrando estrema competenza e prontezza nelle decisioni. Purtroppo si teme un crollo nelle presenze estive dei turisti e questo avrebbe un impatto negativo sull’economia isolana. Fortunata-
mente le campagne promozionali a sostegno delle bellezze dell’isola sono tante. Ai passeggeri che non hanno subito danni fisici Costa Crociere ha riconosciuto la somma di 14.000,00 ma non tutti hanno accettato. Al momento ci sono alcune cause collettive, che in termini tecnici vengono chiamate “class action”, contro la so-
CI TROVIAMO davanti ad un incidente incomprensibile nelle modalità ma la cosa più grave è l’assoluta leggerezza con cui è stato gestito l’incidente nella sua immediatezza. Il comportamento del comandante è stato ridicolizzato in tutto il mondo e di riflesso l’Italia ha subito un forte danno di immagine. Riteniamo, comunque, che il momento delle polemiche debba finire per lasciare spazio al lavoro dei magistrati. Sicuramente tutte le figure coinvolte nella tragedia dovranno essere risarcite nei propri diritti e nella propria dignità e, soprattutto, nessuno dovrà mai dimenticare chi è morto e chi è ancora disperso sia per la loro memoria che per il rispetto delle famiglie che hanno perso i propri cari.
LE INDAGINI LA MISTERIOSA SCOMPARSA DELLA CAMPANA DELLA COSTA CONCORDIA
Hanno trafugato il simbolo della nave
LA CAMPANA Il simbolo della Costa Concordia
E’ MISTERO sulla scomparsa della campana della nave Concordia naufragata il 13 gennaio all’Isola del Giglio. La campana, divenuta il simbolo nel mondo della Costa Concordia, dal peso di circa 40 kg è stata trafugata da un fondale di circa 8 metri. Gli accertamenti degli inquirenti vengono svolti con il massimo della cautela: attorno alla nave gli unici che si immergono sono i sub dei soccorritori, degli investigatori e dei tecnici che lavorano al recupero del carburante. E sono stati proprio loro gli unici ad essere autorizzati alle immersioni a fotografare dopo il naufragio la campana dorata, con il nome della nave inciso, ancora fissata ad una parte della prua della nave sommersa dalla notte del 13 giugno scorso. Praticamente impossibile agli estranei avvicinarsi al relitto senza autorizzazione e sen-
LA REDAZIONE GLI STUDENTI: 2H: Autuori Giorgio, Bargagni Giorgia, Bechini Beatrice, Bendinelli Giulia, Beneforti Alessio, Berti Andrea, Bocci Omar, Buscemi Naike, Castillo Paredes Wesley, Cerra Sharon, Cocconcelli Ra-
za essere accompagnati dagli addetti ai lavori. Chi l’ha rimossa è probabile potesse contare su un natante su cui caricarla e difficilmente l’operazione può essere stata compiuta da una sola persona. I CARABINIERI del nucleo investigativo di Grosseto hanno avviato le indagini, ma fino ad ora non è emerso niente di rilevante. La nave è sotto sequestro e chi ha trafugato la campana ha violato il divieto di avvicinarsi all’area, che peraltro è delimitata anche per motivi di sicurezza. Lì, quasi due mesi fa, era stata fotografata insieme a due sommozzatori: un’immagine che aveva fatto il giro del mondo. Nelle intenzioni degli abitanti del Giglio, la campana avrebbe dovuto, una volta concluse le operazioni, rimanere sull’isola in memoria del naufragio e dell’impegno dei soccorritori.
chele, Del Buono Francesca, Filippelli Salvatore, Ghirardini Marco, Ialuna Chiara, Napolitano Santo, Pierallini Elena, Romano Federico, Romoli Sofia, Rossi Lucrezia, Sina Arbri, Taddei Viola; 2D: Alves Pereira Nicolly, Antipin Vlad, Bachini Irene, Balducci Francesco, Baroni Aurora, Bivone Alessandro, Ferrara Andrea,
Ferretti Marco, Giambrone Martina, Ginanni Giulia, Giovanelli Aandrea, Guerra Tiziano, Innocenti Luca, Miele Angela, Pasquini Federica, Plepi Jenni, Poleschi Simone, Romani Federico, Sandu Cosmin Marcel, Volpi Alice. Docente tutor: Fabrizio Pagni. Dirigente scolastico: Paola Zecchi.
RIFLESSIONI
Il timore di danni ambientali SE IL PRIMO pensiero è andato alle 25 vittime ed ai 7 dispersi di questa incomprensibile tragedia, tuttavia non possono ignorarsi i devastanti danni per l’ecosistema marino. Questo “mostro delle acque” da centodiecimila tonnellate di stazza disponeva di un carico di 2400 tonnellate di carburante, tra cui olii densi e lubrificanti: olii per le cucine, cloro per le piscine e, soprattutto, centinaia di chili di tensioattivi e detersivi che erano contenuti nella stiva della nave. NONOSTANTE l’intervento di recupero del carburante della nave sia stato compiuto con successo, purtroppo tutte le restanti sostanze si sono riversate o si riverseranno in mare senza che ciò possa essere evitato. Si rileva la presenza di 2/3 milligrammi di tensioattivi per litro di acqua: prima di questa tragedia nelle acque prossime all’Isola del Giglio, oasi incontaminata, la presenza di tensioattivi non era rilevabile. Il danno ambientale è quindi devastante: il capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino, è indagato anche per danno ambientale. In particolare gli viene contestata la fattispecie prevista e punita dall’art. 733bis del codice penale rubricata “Distruzione e deterioramento dell’habitat all’interno di un sito naturale protetto” che è una norma che stata introdotta nel codice penale soltanto nel luglio del 2011. Il Ministero dell’Ambiente ha annunciato che si costituirà parte civile.
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