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12 CAMPIONATO DI GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011
Scuola
Convenevole Prato
A casa di Nonno Giorgio La visita al Quirinale, una giornata meravigliosa RIFLESSIONI
Le lettere al presidente Napolitano LE LETTERE inviate al Presidente della Repubblica dagli alunni della 3F. Javed A. , Martini F. , Chiti C. , Mocarini V. e Di Santo S. desiderano chiedere al Presidente della Repubblica: - una maggior sicurezza nelle nostre città; - una migliore sicurezza del patrimonio; - un impiego per tutti i giovani che cercano un futuro sereno. Vorrebbero, inoltre fare i complimenti al Presidente per tutto ciò che ha fatto e che farà per la nostra Italia. Claps L. ,Cartei N. e Carli S. hanno chiesto al Presidente della Repubblica di realizzare alcuni loro desideri : - sconfiggere la crisi con vari progetti; - diminuire il numero dei parlamentari; diminuire i costi superflui da parte dei cittadini convogliando la spesa su altri fronti. Sara, Emma, Tommaso, Erika, Bernardo e Mattia hanno chiesto al Presidente della Repubblica di: - indirizzare la maggior parte del patrimonio statale alla scuola per migliorare alcune cose come la mancanza di sussidi didattici; - la mancanza di personale addetto all’igiene e alla pulizia dell’edificio. Ciuffatelli L., Amoroso G.,Luccarelli A., Tosa S., hanno chiesto al Presidente della Repubblica, nella sua autorevolezza d’intercedere per indirizzare i giovani d’oggi verso una passione che li accomuna: la musica passata. Potrebbe essere un progetto interessante, attraverso anche oggetti pratici ( libri, portaoggetti...). Ciò avvicinerebbe i giovani d’oggi a entrare nei panni di coloro che hanno vissuto in quest’epoca straordinaria.
IL 6 DICEMBRE la 3ª F è stata a visitare la nostra Capitale. Alle 4:45 era prevista la partenza per la Città; vista l’ora molti di noi sono stati vinti dal sonno. Circa alle 9:00 siamo arrivati a destinazione. Lì abbiamo incontrato il Preside, e ci siamo ritrovati circondati da un rettangolo di importanza storica: le mura del Quirinale. La guida, molto cortese, ci ha condotti all’ interno dell’edificio. Il Palazzo del Quirinale sorge sull’omonimo colle, il più alto. E’ la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica italiana ed uno dei simboli dello Stato. Costruito a partire dal 1583, è uno dei più imponenti palazzi della capitale, sia dal punto di vista artistico che da quello turistico. L’attuale inquilino del Quirinale è Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica dal 15 Maggio 2006. Il palazzo è composto dal corpo centrale, e si sviluppa attorno al masteoso cortile d’Onore. Abbiamo visitato le varie sale del Palazzo. Decorate da lampadari di cri-
GRUPPO I ragazzi della III F durante la visita a Roma
stallo (Boemia) e specchi antichi, le sale mostravano “orgogliose” l’incontro di due stili: il barocco e il rococò. Poi, con gli occhi che ancora non credevano alle mille bellezze dinnanzi a loro, abbiamo visitato il museo interno, allestito in onore dei 150 anni d’italia. Qui vi erano i ricordi dei personaggi
che hanno fatto la nostra storia: dai testamenti ai ritratti, dalle gesta ai gioielli, dalle curiosità ai busti... insomma, un posto magico. Dopo la visita al Palazzo del Quirinale abbiamo continuato la gita per le strade di Roma. Siamo andati a Piazza Trevi, dove abbiamo visto la famosissima fontana. Do-
podichè ci siamo incamminati verso il Pantheon dove ci siamo fermati per una pausa. Già pronti per ripartire, siamo andati verso gli altri palazzi dell’Istituzione. Dopo la visita al tempio ed il pranzo a base di pizza e patatine,ci siamo recati in un altro luogo di grande importanza, ossia Piazza Navona. Qui abbiamo trovato decine di bancarelle e venditori ambulanti; alcuni vendevano oggetti natalizi o comunque delle festività, altri invece mostravano giocattoli, fischietti o modellini e altri ancora le classiche calamite con la Fontana di Trevi. Come ultima tappa, stremati dalla fatica e con i piedi dolenti, abbiamo ammirato, qualcuno per la prima volta, il segno della grandezza di Roma: il Colosseo. Nel percorso fatto per raggiungere tale monumento, siamo passati proprio accanto all’ Altare della Patria, il quale custodisce il Milite Ignoto, simbolo di tutti i soldati morti nella Prima Guerra Mondiale.
L’INIZIATIVA TANTA FATICA MA BUONI RISULTATI ALLA CORSA CAMPESTRE PER LE SCUOLE
La «Convenevole» si mette in gioco
RAGAZZI Un gruppo di ragazzini alla corsa campestre
NONOSTANTE la gita a Roma, un gruppo di ragazzi della classe 3 F il giorno seguente si è recato ad una corsa campestre, organizzata dal Comune. I ragazzi partecipano ogni anno alle gare che vengono proposte dai professori perchè ritengono che sia un ottimo modo per avvicinarsi al mondo dello sport, il quale ripaga a piene mani. La gara si è svolta dietro il campo da calcio della Zenith; essa si organizzava in più mandate. Prima correvano le classi superiori alternandosi ragazzi e ragazze. Successivamente hanno cominciato a correre le prime medie, seguite dalle seconde fino alle terze dove hanno gareggiato i nostri compagni. Gli alunni che hanno partecipato alla campestre sono: Bernardo Goti (schermitore) e Lorenzo Ciuffatelli (calciatore); entrambi campioni regionali delle loro rispettive attività sportive. Il primo ha avu-
to una buona partenza, infatti per i primi cinquecento metri si trovava in testa, poi, sfortunatamente, una caduta gli ha impedito di vincere la gara, ma è riuscito a qualificarsi nelle prime dieci posizioni. Il secondo, alla partenza si trovava invece nelle ultime posizioni per il blocco postogli dagli avversari. Con spinte e gomitate, è riuscito a qualificarsi nelle prime cinquanta posizioni. Purtroppo Tommaso Porporini non ha potuto partecipare per un infortunio al piede destro. Lo ringraziamo ugualmente per il supporto dato ai compagni. Le due professoresse di educazione fisica si sono ritenute soddisfatte dei propri alunni, che saranno premiati con un incremento della valutazione finale. (Redazione: Bernardo Goti, Lorenzo Ciuffatelli, Gaetano Amoroso, Marco Sautariello e Mattia Brienza).
REDATTORI IN CLASSE LA REDAZIONE: Gaetano Amoroso, Mattia Brienza, Clarissa Capobianco, Simone Carli, Niccolò Cartei, Giulia Chen, Chiara Chiti, Rebecca Cirilli, Lorenzo Ciuffatelli, Loren-
zo Claps, Giada Craparo, Sara Di Santo, Mariafrancesca Gabino, Bernardo Goti, Abroo Javed, Sara Lanni, Andrea Luccarelli, William Mancini, Francesca Martini, Va-
lentina Mocarini, Tommaso Porporini, Emma Quiriconi, Marco Sautariello, Beatrice Sulas, Samuele Tosa, Erika Zampieri. L’insegnante tutor professoressa Caterina Cafarelli. Preside: Valerio Bandini.
CAMPIONATO DI GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011
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Scuola
Pier Cironi Prato
Le distanze si accorciano Il mondo è sempre più unito grazie al fenomeno della globalizzazione PENSATE davvero di sapere che cos’è la globalizzazione? Basta guardare la televisione, navigare su internet o leggere un quotidiano per incontrare questa parola. Ma cosa significa veramente? Il termine globalizzazione deriva dall’unione di “economia globale” e “integrazione” ed è stato introdotto per riferirsi ai cambiamenti che stava subendo l’economia a livello mondiale. Col tempo il suo significato si è ampliato e oggi si riferisce ad un fenomeno che ha cambiato molti aspetti della nostra vita. A determinare i nostri cambiamenti sono le multinazionali, grandi aziende che producono e vendono prodotti e servizi in tutto il mondo. La vita di noi tutti oggi sta subendo un processo di omologazione. Molti aspetti della nostra esistenza si stanno uniformando, come se in ogni paese del mondo si seguisse uno stesso modello: in ogni posto vanno di moda le stesse cose, si sentono le stesse canzoni, troviamo gli stessi cibi, ci piacciono gli stessi passatempi. Così si può dire che una persona che viaggia oggi si senta dappertutto a
PANGEA Quando i continenti erano tutti uniti
casa sua, perché ovunque trova gli stessi prodotti. Col miglioramento delle vie di comunicazione e grazie alle nuove tecnologie, le distanze si sono accorciate: il globo è diventato un unico grande mercato e perciò tutti ci assomigliamo sempre di più. Il mondo, in qualche modo, è diventato più unito.
Ma la globalizzazione è un fenomeno positivo o negativo? Le multinazionali stabiliscono le loro sedi in zone povere del mondo. Spesso lì trovano materie prime a buon prezzo, governi che offrono vantaggi e la manodopera costa meno. Le persone che sono a favore della globalizzazione pensano che così si creino posti di la-
voro nei paesi in via di sviluppo facendo diminuire la povertà e che, grazie alla circolazione di idee e informazioni, la globalizzazione metta i popoli di fronte a nuove realtà e favorisca cambiamenti culturali positivi. Altre persone attribuiscono alla globalizzazione responsabilità di molte conseguenze negative. Sono nati così gruppi e associazioni che nel loro insieme formano il movimento no-global e che in molte occasioni manifestano con iniziative di protesta contro le multinazionali e ciò che è legato ai processi di globalizzazione dell’economia. Questi movimenti sostengono che la globalizzazione stia facendo arricchire ancora di più i paesi già ricchi, mentre i paesi poveri non ne ricavano occasioni di sviluppo: le multinazionali sfruttano luoghi e popolazioni, creando benefici apparenti e non duraturi, e spesso danni all’ambiente. La globalizzazione dunque, fa ormai parte della nostra società, ma non tutti apprezzano la sua compagnia.
L’INTERVISTA NONNO GIOVANNI, 88 ANNI, RACCONTA COME SI VIVEVA QUANDO ERA RAGAZZO
Quando i pantaloni alla zuava erano di moda
LATESTIMONIANZA Giovanni Gistri, classe 1923
COME vivevano i nostri nonni? Che abitudini e che aspirazioni avevano? Noi della III C ci siamo posti queste domande e per questo abbiamo fatto un’intervista al “nonno” Giovanni Gistri, carabiniere in pensione, nato nel 1923. Come trascorreva il suo tempo libero e che abiti si portavano quando era un ragazzo? «Quando avevo la vostra età trascorrevo il mio tempo libero con gli amici del mio paese; i giochi preferiti erano il pallone, con il quale giocavamo nell’aia del contadino, e le carte. D’estate invece passavamo il tempo a fare il bagno nell’Arno. Il sabato andavamo alla casa del fascio per l’addestramento da carabiniere. Vestivamo con i pantaloni alla moda, cioè alla zuava». Come faceva a mettersi in contatto con i suoi amici?
«Mi mettevo in contatto con amici e parenti andando a piedi alle loro case. Poi mi hanno comprato la bicicletta e mi spostavo con questo mezzo». Senza apparecchi elettronici, come faceva ad informarsi su ciò che succedeva nel mondo? «L’unico modo per informarmi su ciò che accadeva era andare al circolo del paese e ascoltare la radio che trasmetteva le notizie; oppure leggere il giornale che il bottegaio metteva a disposizione di tutti». Si allontanava spesso dalla sua città? E con quali mezzi? «Per spostarmi da un paese all’altro utilizzavo, a seconda della distanza, la bicicletta o la carrozza con i cavalli. L’allontanamento dal mio paese comunque avveniva raramente: mi spostavo solo in caso di visite a parenti o amici oppure per andare al cinema».
REDATTORI IN CLASSE ECCO i nomi degli alunni della classe III C della scuola secondaria di primo grado Pier Cironi che hanno partecipato alla realizzazione della pagina. Giancarlo Aidara, Giulio Bardazzi, Cristia-
no Biacchessi, Monique Bianco, Irene Cammelli, Liyi Chen, Andrea Cirillo, Laura Cirillo, Simone De Feo, Francesca Giannelli, Fransi Hamolli, Darko Kocev, Francesco Lucianò, Cosimo Lunetti, Giulia Marino,
Francesca Nencetti, Simona Russo, Luca Scatizzi, Manuel Sesti, Xhesi Skota, Lucia Pia Stirparo, Serena Zhao, Rachele Zizzamia. Professoressa tutor Barbara Duccini.
APPROFONDIMENTO
Internet: un’arma a doppio taglio INTERNET è molto importante nel mondo odierno e nel fenomeno della globalizzazione. Può avere infatti vari scopi: chi lavora in borsa lo usa per comprare e vendere azioni da paesi lontani e uno studente può approfondire le proprie conoscenze sentendo le opinioni di persone che non conosce. Ma la rete può essere usata anche per il divertimento, giocando con gente che vive in posti lontani del mondo. Un ruolo fondamentale per le comunicazioni via internet lo ha Facebook. Grazie a questo social network riusciamo a rimanere in contatto con più persone nello stesso momento, sentendoci più vicini anche con chi si trova a chilometri e chilometri di distanza. Inoltre le nuove tecnologie permettono di fare una videochiamata tramite la webcam con altra gente, in modo da poter parlare con una persona e vederla nello stesso tempo. Internet ha vari pro e contro. Un vantaggio può essere il fatto che ci fornisce informazioni di ogni tipo, con la possibilità però che queste ultime possano essere false, dato che non sempre si può verificare l’autenticità delle fonti. Inoltre uno dei maggiori rischi di internet è il fatto che crei dipendenza: spesso i giovani preferiscono rimanere chiusi in casa e navigare nel web piuttosto che uscire all’aria aperta. Così internet è una grande invenzione, che però va saputa usare nella maniera corretta. E allora? Navigare sì, ma con moderazione.
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10 CAMPIONATO DI GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011
Scuola media
Alighieri Vernio
Vernio, la scuola del benessere Stretching in classe prima delle lezioni e fumo fuori dai cancelli FORMAZIONE
Studenti-tutor con la peer education ALUNNI in cattedra per insegnare ai coetanei l’educazione alla salute. Ricomincia la peer education, il progetto dell’Usl di Prato in collaborazione con l’Istituto comprensivo Sandro Pertini. Questa iniziativa nasce dall’esigenza di prevenire in modo diverso i comportamenti a rischio degli adolescenti: fumo, alcol, droghe e cattiva alimentazione. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a riconoscere i condizionamenti sociali che spingono ad adottare stili di vita dannosi per la salute, quali il tabagismo. I maggiori fattori di influenza per gli adolescenti sono rappresentati dalle amicizie, dai modelli familiari e dalla pubblicità. Ed è proprio sulla forza persuasiva del gruppo dei coetanei che il progetto si propone di agire: infatti non sono professori o esperti a guidare l’attività ma studenti delle classi terze chiamati appunto “peers” (pari). Gli studenti prescelti svolgeranno a gennaio un corso formativo con il dr. Luciano Gheri e Lucia Tronconi, formatrice dei progetti di Educazione alla Salute dell’Usl. UNA VOLTA formati, i peers svolgeranno nelle classi seconde tre lezioni durante le quali verrà redatto un decalogo sui sani comportamenti e saranno prodotti alcuni materiali come cartelloni e slogan. Il progetto terminerà con un campus, un’uscita di due giorni in collaborazione con l’Altavia Trekking di Prato. Qui i ragazzi saranno coinvolti in diversi giochi di squadra. Il pranzo, sarà costituito da cibi freschi e genuini, per educare ad una corretta alimentazione.
A CHI, seduto da diverse ore ad un banco o ad una scrivania, non è mai capitato di sentire un’immensa voglia di sgranchire le gambe e allungare i muscoli? A Vernio si sta cercando di dare una risposta a questa naturale esigenza fisica: pochi minuti di stretching in classe due volte al giorno, tutti i giorni; questa è l’iniziativa presa dall’Usl 4 di Prato e dall’Istituto Comprensivo Sandro Pertini di Vernio dove dodici classi (tra elementari e medie) stanno sperimentando questa nuova “materia” rivolta a correggere la scorretta postura che si assume passando molto tempo chinati sul banco. Il modo migliore, infatti, per evitare l’insorgere di malattie legate alla scorretta postura è appunto la prevenzione. A questo scopo i docenti, dopo un’adeguata formazione e, servendosi di cartelloni che illustrano i vari esercizi, fanno fare agli alunni pochi minuti di stretching. Questo, oltre a correggere la postura, dovrebbe anche rilassare i ragazzi e permettere loro di sciogliere la tensione accumula-
VIGNETTA Il fumo è tenuto rigorosamente alla larga
ta durante la lezione. Inoltre il progetto di «educazione alla salute» sempre in collaborazione con la Usl 4 promuove un’altra iniziativa che mira ad insegnare ai ragazzi corretti stili di vita: la Sandro Pertini sarà la prima scuola nel comprensorio Vernio-Prato a potersi presto definire «scuola li-
bera dal fumo». A SEGNALARLO a studenti, genitori e visitatori sarà una targa affissa fuori dal cancello, frutto della creatività di alcuni alunni della scuola media: una nuvoletta bianca intenta a scacciare una nube nera, simbolo sia del fumo di sigaret-
ta sia in generale di tutti gli atteggiamenti negativi che danneggiano la nostra salute. L’insegna inviterà tutte le persone a non fumare all’interno del perimetro scolastico, compreso il giardino circostante l’edificio. Questa iniziativa mira a dissuadere gli adulti dal fumare in quanto essi sono modelli importanti per i ragazzi sia nei loro punti di forza che in quelli di debolezza. Il messaggio che si intende far passare, secondo il dottor Luciano Gheri, psicologo della scuola, è questo: «Un corretto stile di vita e il non uso di sostanze come il fumo ci fa stare meglio con noi stessi e con gli altri». Gheri inoltre aggiunge: «La Usl organizza questi progetti per tutelare la vita dei cittadini, soprattutto dei più giovani: infatti se il vizio del fumo viene preso da ragazzi perderlo è molto difficile. Inoltre iniziare a fumare in giovane età rende più vulnerabili anche alla dipendenza da droghe e alcol». Queste iniziative non sono che tentativi per far si che nelle scuole vi sia uno stato di massimo benessere fisico, mentale e sociale.
LA STATISTICA INDAGINE SU UN CAMPIONE DI 316 PERSONE: COME È COMINCIATO IL RAPPORTO CON LE “BIONDE”?
Sigaretta, il vizio inizia in casa e con gli amici
DISTRIBUTORE Un self service di sigarette
QUANDO si è accesa la prima sigaretta? Perchè si è deciso di provare il gusto del fumo? Quanti genitori in casa fumano? Le classi terze dell’ Istituto Comprensivo Statale Sandro Pertini di Vernio hanno effettuato un’indagine per approfondire il rapporto dei membri della propria famiglia col fumo. Da queste interviste è stato possibile stilare una piccola statistica. Le persone attualmente prese come campione sono 316 tra i quali 80 (il 25.50%) sono risultati fumatori e 55 sono ex fumatori. Si è smesso di fumare per tutelare la salute, perchè sempre più luoghi pubblici lo vietano e anche perchè il vizio del fumo può incidere anche sul budget familiare. Oltre al numero di fumatori ed ex-fumatori l’indagine ha voluto individuare l’età in cui si è iniziato a fumare e i motivi che hanno spinto verso questa scelta.
E’ STATO riscontrato che l’età media in cui queste persone hanno iniziato a fumare è 17 anni, ma non manca chi ha cominciato anche in tenera età (10/12 anni). Fra i motivi principali che spingono un giovane ad accendere la sigaretta vi sono il desiderio di “sentirsi più grandi”, essere al centro dell’attenzione, omologarsi al gruppo di amici e non venire emarginati, dimenticare i problemi personali ma anche la semplice curiosità di provare sensazioni nuove. Infine, anche le fiction televisive e il cinema mostrano personaggi con la sigaretta fra le dita e soprattutto sul pubblico giovanile, il desiderio di immedesimarsi in quel personaggio può portare a voler provare il fumo.
REDATTORI IN CLASSE GLI STUDENTI cronisti: La pagina è stata realizzata per la 3B: Amicucci, Bartoloni, Biagioli, Cangioli, Carmagnini, Cauteruccio, Cecconi, Chiaramonti, Corsi, Erizma, Ferrarello, Ghrairi, Gori, Gualtieri, Gurie-
ri, Lena, Maglione, Marinaccio, Mensurati, Minelli, Peroni, Pieratti, Pieri, Querci, Stefan, Timpano. Per la 3A: Bagni, Baldini, Ballini, Bartolini, Bertucci, Biagi, Bogani, Bolognesi, Brachi, Corriere, De Biasi, Do-
ti, Elmi, Gaeta, Gurieri, Logli, Morganti, Muka, Pelagatti, Pucci, Saidi, Salvatore, Silvestri, Toccafondi, Venuto, Volpe, Zulfanelli. I docenti tutor sono Sara Galantucci e Vincenzo Mauro.
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MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011
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Scuola media
San Niccolò Prato
Chi si prende cura di loro? Una giornata al canile: tante emozioni, tra lacrime e sorrisi AVETE mai provato a guardare negli occhi dei cani in gabbia? Noi sì, e vi assicuriamo che nessuno ha resistito con gli occhi asciutti. E c’è da dire che il canile di Prato è davvero ben tenuto; ospita un centinaio di cani, accuditi e controllati da volontari. La struttura, esistente da circa trent’anni, è comunale ed è gestita dall’associazione “Qua la zampa”. Quello che colpisce quando si entra nel canile è l’impegno dei volontari e degli addetti, che mantengono la struttura sicura e adatta per ogni tipo di animale. Le gabbie sono capienti e i cani hanno a disposizione un giardinetto in cui correre. Inoltre il canile si appoggia ad un gruppo di veterinari esterni, che tengono sotto controllo la salute delle bestiole e le curano se malate. All’interno del canile possiamo trovare vari tipi di cani, che aspettano con ansia di essere adottati da un padrone che si prenda veramente cura di loro. Gli ostacoli maggiori per questi amici sono la vecchiaia, ma soprat-
UMORISMO Chissà cosa farebbero gli animali al posto nostro
tutto la gente che li abbandona per la strada o davanti al cancello del canile. I fondi sono sufficienti per mandare avanti la struttura senza troppi problemi e la maggior parte delle sovvenzioni viene dal Comune, a cui si aggiungono donazioni da altre associazioni. Tutti possono contribuire, portan-
do cibo come scatolette oppure oggetti utili come coperte e ciotole, donando soldi via internet e comprando il loro calendario. L’adozione dentro il canile è fatta da persone di tutte le età e gli ospiti che sono scelti più facilmente sono i più giovani e i meno ingombranti. Ogni anno sul nostro terri-
torio vengono adottati circa cento cani, ma purtroppo ne vengono abbandonati altrettanti. Chi trova un cane abbandonato, può chiamare direttamente il canile. I volontari controllano se l’esemplare ha il microchip, che permette di risalire al padrone attraverso gli archivi dell’Asl e lo ospitano per sessanta giorni; se entro quel limite di tempo il proprietario non si presenta, il cucciolo rimane nel canile e può essere adottato. Nel dare in adozione i cani, i volontari scelgono l’animale giusto in base al carattere delle persone e, per evitare il fenomeno del riabbandono, consigliano ai futuri padroni di “pensarci dieci volte prima invece che una dopo!”. Per chi è interessato il canile è aperto tutti i giorni, anche la domenica, dalle otto alle tredici e dalle quattordici e trenta alle diciassette e trenta. I volontari sono sempre disponibili e per informazioni è possibile consultare il sito:www.canilerifugioprato.it, dove compaiono tutte le indicazioni utili e i numeri dei volontari.
IL PROGETTO PRESTO AL VIA IL NUOVO CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI DI CANILE
’Gabbie aperte’, il cane giusto per ogni famiglia
ADOZIONE Uno degli amici a quattro zampe del canile di Prato
DAVVERO innovativa è l’idea dell’associazione “Una Uomo-Natura-Animali” di istituire un corso di formazione per i volontari del canile, promosso dal Cesvot, che si chiamerà «Gabbie Aperte». Il corso, come ci spiega Francesca Gheri, psicologa coinvolta nel progetto, vuole approfondire la conoscenza dei cani in tutti i loro aspetti per una gestione più corretta all’interno del canile e per diminuire il fenomeno sempre più frequente del riabbandono dopo l’adozione.
le di vita, il contesto domestico, le relazioni familiari che coinvolgeranno appieno la diade cane-padrone».
In base a cosa avviene la scelta di un cane da parte del padrone?
«Il corso vuole insegnare i metodi e le tecniche per diminuire lo stress dei cani in gabbia e aumentare il loro benessere. Allo stesso tempo intende fornire le competenze basilari per gestire l’incontro con i futuri proprietari, capire cosa cerchino esattamente e comunicare efficacemente come affrontare i possibili problemi post-adozione».
«La scelta di un cane è spesso poco razionale: la persona è pervasa da moti emotivi (la vista di un cucciolo o il ricordo di un vecchio amico a quattro zampe che non c’è più) e a volte sono lasciati in secondo piano dati di realtà importanti, quali lo sti-
Queste considerazioni come possono influenzare il lavoro dei volontari?
«E’ importante che i volontari del canile imparino a indagare le caratteristiche emotive e di vita delle persone intenzionate ad adottare un cane, così da poter consigliare l’amico più adeguato al fine di una convivenza serena per entrambi». Quali sono gli obiettivi specifici del corso?
REDATTORI IN CLASSE ECCO I redattori in classe della III A di San Niccolò: Francesco Agostini, Niccolò Balli, Clarissa Bardazzi, Lorenzo Bini, Mario Bonechi, Rebecca Cecconi, Emanuele Corti, Lisa Delle Rose, Filippo Giagnoni, Ludovi-
ca Gori, Margherita Iannelli, Riccardo Innocenti, Rachele Mariotti, Viola Melani, Alessandro Mercantelli, Beatrice Pacini, Alessia Panerai, Virginia Passini, Mattia Pierozzi, Caterina Tatti, Virginia Ucchino.
I docenti tutor che seguono il progetto sono Francesca Galli e Paolo Puggelli, sotto la supervisione del dirigente scolastico Alessandra Bardazzi.
LE STORIE
Veterani o matricole A voi la scelta AL CANILE si trovano cani di ogni età. Menta, un cane da caccia abbandonato a causa di una zampa ferita che non gli avrebbe permesso di essere un abile cacciatore, è stato avvistato in provincia di Prato pochi giorni fa, che gironzolava solo per i campi. Un uomo si è preso cura di lui per quindici giorni, però, non potendosi assumere la responsabilità di tenerlo, lo ha portato al canile di Prato proprio mentre lo visitiamo. Ora il cane cercherà di crearsi una nuova vita; per il momento si è ritrovato in una gabbia senza capirne il motivo. E’ confuso, sente abbaiare centinaia di cani intorno a sé. Fa molta pena e tenerezza. Speriamo solo che un giorno riesca a trovare un padrone onesto che si prenda veramente cura di lui e gli voglia bene. «Lasciare Menta è stato molto difficile, mi è venuto anche da piangere, ma purtroppo non posso tenerlo, nonostante mi abbia fatto molta compagnia» racconta il signore che l’ ha accudito in questi quindici giorni. Tilda, al contrario di Menta, vive nel canile da diciotto anni. La nostra amica a quattro zampe, vista l’età avanzata, sta in una casetta per i cani più anziani. Nessuno ha voluto adottarla perché è un cane di grande taglia ed ora è inferma e non può muoversi dalla sua cuccia, tanto che i volontari devono imboccarla per farla mangiare.
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MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012
Convitto nazionale
Cicognini Prato
Elena e Leonetto: due cuori, un’arca L’amore per l’arte legava quei personaggi dai caratteri opposti IL PERSONAGGIO
Lady Berruti una musa con personalità «LA PITTURA scorre nel sangue di Elena sempre. Seduta scomoda su uno scoglio davanti al mare e immersa nei cespugli del bosco. Goccia fra le onde delle sue marine, fronda nel bosco, fiore tra i fiori effonde in esaltata contemplazione quanto raccoglie nel suo abbandono». Leonetto Tintori usa amabili parole per descrivere la moglie. Nata il 23 maggio 1909 a Montevarchi, la Berruti si trasferisce a Prato per seguire il padre, professore di francese al Convitto Cicognini. Soggetto frequente nei suoi quadri, che firmava T. Elena, è la natura morta (in particolare i fiori). Era infatti appassionata di giardinaggio: i suoi fiori preferiti erano i giaggioli. Dipingeva su falsite con pittura ad olio e impiegava solo tre minuti a raffigurare i fiori, che chiamava “ripulitura di pennello”. L’amore per i fiori emerge anche dalla scultura che le ha dedicato Tintori, ora all’interno dell’Arca. Era una donna molto bella e le piaceva vestirsi in modo normale per noi, ma particolare per quell’epoca: infatti portava volentieri i pantaloni, un abbigliamento non consono per una donna della prima metà del Novecento. La sua estrosità si manifestava anche in alcune occasioni ufficiali: si racconta che alla presentazione di una mostra indossasse un turbante. Talvolta scappava di casa senza preavviso per rifugiarsi nell’adorata residenza marina di Quercianella, dove maggiore era l’ispirazione per via della quiete. Forse l’unico suo sogno, mai condiviso da Leonetto, è stato quello di trascorrere la vita interamente al mare, la sua vera passione.
GLI ARTISTI spesso vengono considerati come figure perfette anziché come uomini. Leonetto Tintori, pittore e scultore, ne era la prova vivente, conoscendo l’amore che lui provava per la moglie. Un amore esemplificato in una frase da lui stesso pronunciata con grande trasporto: «In tutte le luci, con tutte le materie possibili ho cercato me stesso in Elena». Siamo entrati nella sua vita l’anno scorso tramite la partecipazione ad un progetto offerto dal comune di Prato. Non sapevamo che oltre quel cancello, che delimitava una villa di campagna, ci fosse tutto un mondo da esplorare. Il giardino caratterizzato da dune, è disseminato da sculture in ceramica e in bronzo, tra le quali un maestoso elefante. Tintori, prima di diventare l’artista noto a Prato, era un semplice garzone ingaggiato da un fattore, poi apprendista in una modesta filanda e dopo commesso fattorino di merceria. Alla sera frequentava la scuola d’arte “Leonardo”, dove incontrò Elena Berruti, la futura moglie. L’amore per l’arte legava i due, anche se i loro caratteri era-
ULTIMA OPERA L’arca dove sono conservate le ceneri dei due coniugi
no diversi. Lui schivo e silenzioso: non che fosse scorbutico, ma era un uomo di poche parole; lei estroversa, le piaceva conoscere nuove persone, che spesso invitava a cena. Tutto cominciò nel 1935 quando, durante una passeggiata a Vainella, rimasero affascinati da una casupola piccola e diroccata con un po’ di terreno cir-
costante. Era da tutti definita «la casa delle buche» poiché situata in una zona nella quale precedentemente era attiva la Fabbrica Felici che estraeva l’argilla per fabbricare le stufe in cotto. Ma come comprare quella casa? Per un colpo di fortuna a Leonetto vennero offerti 1200 lire per restaurare gli affreschi in Duomo di Filippo
Lippi: un lavoro importante che lo rese famoso nella città, portandolo anche a restaurare la casa di Filippino Lippi (all’inizio di via Magnolfi) e di molte sue opere, alcune delle quali visibili al Museo di Pittura Murale. Grazie alla nuova attività, i coniugi arredarono la casa con gusto artistico ma anche con alcuni “vizi” come un’ampia piscina rettangolare, ora sostituita dall’attuale Laboratorio per affreschi. Negli ultimi anni della sua vita, Leonetto costruì un’arca nel giardino, non una scultura qualunque, bensì una tomba nella quale avrebbero trovato riposo le sue ceneri e quelle di Elena. Leonetto realizzò due sculture che li raffiguravano, vuote all’interno e con uno squarcio sotto lo sterno, a rappresentare le anime libere: Elena tiene in mano un mazzo di fiori, segno della sua passione per il giardinaggio. Probabilmente Leonetto costruì un’arca perché ad Elena piaceva molto il mare, o perché l’arca è simbolo della vita, che continua anche dopo la morte. Oggi la casa è diventata un museo, visitabile su appuntamento contattando l’ Associazione “Laboratorio per Affresco Elena e Leonetto Tintori”di Vainella.
L’INTERVISTA ECCO I RICORDI DI IVA TOCCAFONDI, “FIGLIA ADOTTIVA” DEL GRANDE ARTISTA
Un tuffo nel passato con il genio di Tintori ABBIAMO incontrato Iva Toccafondi, minuta e distinta signora, orgogliosa di raccontarci i suoi aneddoti sull’artista. Quanti anni aveva quando ha conosciuto Tintori?
MEMORIE La piccola Iva con Elena sulla porta di casa Tintori
«Vivevo in una casa comunicante con quella di Tintori e di Elena Berruti. Ho dei ricordi vaghi che iniziano nel 1945, all’età di tre anni. I tedeschi avevano messo una contraerea dietro casa, che allora era la sede delle Belle Arti, e i miei nonni ne erano i custodi. Poi arrivarono gli americani e Tintori tornò a lavorare nel suo studio, sopra la mia cameretta. Ogni tanto scendeva e mi diceva: “Puoi cantare più piano per favore? Sto creando”. Elena e Leonetto, dopo che la luce tornò (durante la guerra era stata tolta), iniziarono ad invitarmi a cena e ricordo che, vicino a Natale, Leonetto mi regalò delle statuine per il presepe che aveva fatto qualche giorno prima».
L’ha mai visto lavorare? Cosa ha provato?
«Quando lavorava non volevo disturbarlo, era come un secondo padre per me. Spesso mi capitava di vedere le sculture plasmate dalle sue mani posizionate nel giardino. Mi piaceva osservarlo mentre creava. A volte provò ad insegnarmi a disegnare o a fare piccole sculture: mi sento fortunata ad averlo conosciuto». Quando è tornata nella casa, che emozioni ha provato?
«Trovarmi lì dentro è stato come fare un tuffo nel passato, mi sembrava di rivedere Leonetto che passeggiava in giardino con sua moglie e io che invece giocavo con l’erba, dove ora si trova l’arca. Tutti i ricordi sono tornati a galla, come se fossi rimasta quella piccola bambina che ascoltava con attenzione i Tintori raccontare dei loro viaggi all’estero o delle loro opere. E’ stato magico».
REDATTORI IN CLASSE ECCO i redattori in classe della III B del Convitto Cicognini che si sono occupati della stesura della pagina: Eleonora Bartolini, Allegra Bechi, Edoardo Biagini, Alessia Bresci, Elena Cartei, Carlotta Colzi, Simo-
ne Corti, Edoardo De Luca, Simone Ding, Marco Dipace, Gaia Fanti, Maria Vittoria Laneve, Ylenia Levanto, Francesco Mancantelli, Doriana Moretti, Giovanni Lorenzo Ottanelli, Alessio Palmieri, Matilde Perini,
Sara Pierattini, Marco Pierozzi, Francesco Pratesi, Giulia Videtta, Angelo Zhan, Zhu Zhiwei, Hao Fu Zheng. La docente tutor del progetto è Paola Puppo, il rettore della scuola è il professor Daniele Santagati.
CAMPIONATO DI GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012
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Scuola media
Zipoli Gandhi Prato
Quando la moda fa epoca Il punto di vista degli adolescenti: pregi e difetti di un mondo complesso PRATO, 30 novembre 2011: nei laboratori della NTT (Next Technology Tecnotessile) viene presentato il progetto Otir 2020, il nuovo Polo dell’Innovazione regionale della moda, nato per ridare competitività alle aziende toscane del settore. Questa notizia, trovata in rete, ci ha inorgogliti, in quanto pratesi, e ci ha fatto riflettere su un tema, che, forse, solo apparentemente è effimero e futile: la moda, appunto. Ci siamo chiesti che funzione abbia per noi giovani la moda e ci siamo resi conto che, forse, il modo in cui la intendiamo oggi non è un concetto tanto “nuovo”. DI CERTO, l’uomo primitivo non la conosceva: coprirsi, per ripararsi dal freddo, era solo un bisogno primario. Ma, ben presto, la moda ha distinto e rappresentato ogni società, in ogni epoca, con gli abiti ricamati degli Egizi, i chitoni e i pepli dei Greci, le tuniche e le toghe dei Romani, dalla cui lingua, il latino, deriva la parola stessa, “modo, maniera”, le teben-
& Gabbana e Versace, per gli anni Ottanta; stile sobrio, vicino a quello attuale, comodo ed elegante, ma sempre “firmato”, negli anni Novanta. Insomma, ogni epoca si riconosce anche per lo stile della “sua” moda! E questo ci riporta alla domanda iniziale: che funzione ha la moda? E’ espressione, creatività e libertà o, al contrario, condizionamento, trappola, omologazione, segnale di conformismo? Forse, non è del tutto né l’una, né l’altra cosa.
VIGNETTA La moda vista con gli occhi degli adolescenti
ne degli Etruschi, gli abiti economici della Rivoluzione Industriale, quando anche i ceti più bassi possono permettersi di “essere alla moda” e la moda diventa accessibile a tutti. E così via, fino al nostro secolo: abiti da uomo per le donne che, durante la Prima Guerra Mondiale, restano sole e
svolgono anche lavori maschili; abbigliamenti “uniformanti”, come jeans, minigonna, bikini, per l’ideale di uguaglianza degli anni Sessanta; abiti colorati e bizzarri, tuniche e camicioni multicolori, fiori sgargianti, per gli Hippy degli anni Settanta; “made in Italy”, con stilisti come Armani, Dolce
E’ VERO che, per noi ragazzi, essere alla moda è spesso un modo per sentirci uguali agli altri, per non essere “diversi”, per giocare a diventare, attraverso il look, anche chi non siamo e veramente vorremmo essere, ma, forse, ci dà anche qualcosa in cambio. E’ la prima forma d’arte che conosciamo da vicino e ci aiuta a nascondere o mostrare “pezzi” di noi e della nostra identità, ogni volta che facciamo una scelta, ogni volta che, tra i tanti stili proposti, ne preferiamo e adottiamo proprio uno, e non un altro!
APPROFONDIMENTO IL PERFEZIONISMO UNA SPINTA PER RIUSCIRE, SE ECCESSIVO DIVENTA PERICOLOSO
Belle a tutti i costi: rischi e conseguenze
RISCHI Una statua «anoressica»
SOS emergenza peso. Nella vita quotidiana bisogna impegnarsi per raggiungere il massimo dei risultati. Ma è giusto mettere a rischio la salute pur di essere alla moda? Qual è il prezzo che le modelle pagano per essere perfette? Non è un segreto che sono disposte a privazioni enormi. Ne è un esempio il cake sniffing cioè annusare le torte: una tecnica in uso per ‘saziarsi’ in maniera virtuale. La spasmodica ricerca di corrispondere a certi canoni di perfezione, ha causato il sorgere nel settore moda e nell’intera società di gravi patologie: anoressia e bulimia. E, purtroppo, è facile trovare sul web racconti di adolescenti che considerando l’anoressia un’amica, da difendere. Vengono dati pericolosi consigli per dimagrire velocemente, si esortano le ragazze e i ragazzi a rifiutare il cibo, minimizzando
le conseguenze. Per fronteggiare questi problemi, alla vigilia della settimana della moda è uscita la campagna “100% fashion, 100% salute” in collaborazione con l’Aba, che aiuta persone affette dalle malattie alimentari. Tra le tante associazioni ne è nata una formata da parenti delle vittime: la ‘Looking glass fondation’, che esamina l’influenza che può avere lo specchio sulla vita delle persone. La moda pretende modelle magrissime: stereotipi e non persone, perciò il modello da seguire è “magro e bello”. Ciò genera un eccesso di perfezionismo sia verso se stessi come desiderio di eccellere, sia un disagio sociale nella convinzione di essere accettati dagli altri solo se perfetti. Il nostro vuole essere un urlo di aiuto: la moda quando crea dipendenza mette in pericolo la vita, un dono prezioso. Non cercate nella magrezza estrema la perfezione!
REDATTORI IN CLASSE LA PAGINA è stata realizzata da: Alessia Angiolini, Yessica Benfari, Filippo Bocchicchio, Matteo Cappelli, Chiara Fioravanti, Francesco Ghelardini, Lavinia Guarducci,
Guendalina Guasti, Camilla Legnini, Ginevra Limberti, Alessia Lombardi, Bianca Lucarelli, Matilde Magni, Edoardo Marchi, Lorenzo Mazzanti, Chiara Menici, Noemi Nie-
ri, Virginia Pelagatti, Lucreazia Pifferi, Beatrice Preziuso, Daria Reali, Antea Scrocco e Lorenzo Stabile. Gli insegnanti tutor sono i professori Cocchi, D’Ambrosio, Ferrante. La Dirigente è Daniela Mammini.
IL SONDAGGIO
Felpe e jeans sul podio dei ‘preferiti’ A SCUOLA abbiamo condotto un sondaggio sul rapporto di noi ragazzi con la moda, a cui hanno partecipato le classi terze. Cosa è emerso? Non è una sorpresa che i capi d’abbigliamento preferiti sono le felpe e gli immancabili jeans (60%). Nel guardaroba dei ragazzi non possono mancare gli accessori: 25% orecchini, 10% collane, 25% sciarpe, 10% borse, 15% cinture, 5% cappelli, 10% occhiali. I colori che prevalgono sono il blu e il nero. Il 40% ha dichiarato che, per un acquisto-investimento, sceglie le scarpe, a costo di rinunciare alla paghetta per un mese. Inoltre, alla domanda se si è soliti vestire con abiti firmati, il 40% ha detto di sì. Ma per quanto riguarda lo stile personale nessuno si è dichiarato ‘truzzo’ o ‘alternativo’: il 65% ritiene di avere uno stile sportivo, il 35% uno stile casual. Il sondaggio ha messo in evidenza che i nostri compagni si considerano “modaioli”, ma con uno stile del tutto personale: decidono gli abbinamenti da fare, mescolano i capi, sono interessati, ma non si sentono schiavi dei dettami del fashion system (85%), solo il 15%segue la moda perché sente di dover piacere agli altri. La metà degli intervistati ha ammesso sì di passare ore davanti allo specchio prima di decidere cosa indossare, ma solo per sentirsi più sicuri. Balza, infatti, agli occhi la crescente ricerca della consapevolezza di sé: per il 49% dei ragazzi, l’abito migliore è quello che ti fa sentire “te stesso” durante il giorno.
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